Argentina

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Argentina
Coordinato da Fabio Picciolini
agenzia adiconsum • anno XVI - supplemento al n. 69 • 13 settembre 2004
Stampato in proprio in settembre 2004
In questo numero:
Speciale
Corporate Bond
Approfondimenti
- Facciamo il punto su…
…Argentina
…Cirio
…e Parmalat
- Le scadenze del 2004
- Investimenti
Flash
-
Alitalia
Aprilia
Binda Sottrici
Bipop – Carire
Avatar
Fantuzzi
Ferrè
Finmatica
Finmek
Fin.part
Frati
Gandalf
Giacomelli
Giochi preziosi
Grassetto
Impregilo
-
Italtractor
La Veggia
Liquigas
Lucchini
Necchi
Olcese
Opengate
Saeco
Stayer
Stefanel
TC Sistemi
Tecnodiffusione
Ventaglio
Versace
Viatel
Worldcom
Registrazione Tribunale di Roma n. 350 del 9.06.88
Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 46/2004) art. 1, comma 2, DCB Roma
Adifinanza
APPROFONDIMENTI
Facciamo il punto su…
…Argentina
Un’analisi della
situazione tra
proposte di
ristrutturazione del
debito, posizione
dei creditori, ruolo
dell’FMI, azioni
giudiziarie e
legislative.
Proposta di rimborso del debito estero
Il Governo Argentino ha presentato una nuova proposta di
ristrutturazione del debito che prevede il rimborso del 25,00%
del debito, 81,2 miliardi di dollari in linea capitale e 18,2
miliardi per gli interessi maturati e non pagati dalla dichiarazione d’insolvenza nel dicembre 2001 fino al dicembre 2003.
La proposta è stata respinta dai creditori e dal Global
Commitee of Argentine Bondholders (Gcab), rappresentante
di oltre il 40% degli obbligazionisti.
In totale, rispetto all’esposizione di 99,4 miliardi di dollari,
il Governo argentino rimborserebbe, attraverso l’emissione
di nuove obbligazioni, 24,85 miliardi di dollari. Nel caso di
accettazione di almeno il 70% degli obbligazionisti sarebbero
riconosciuti anche gli interessi maturati fino al 30 giugno
2004, pari a 1,4 miliardi. Le nuove obbligazioni sarebbero di
tre tipi:
1. Par bond. Stesso valore nominale del vecchio debito, con
scadenza a 35 anni in caso di accettazione inferiore al
70%, 30-35 nell’altro, e tassi d’interesse molto bassi
(1,35% primi 5 anni, 2,5% tra 6 e 15 anni, 3,75% da 16
a 25 anni e 5,25% in seguito).
2. Discount bond. Taglio del valore nominale con scadenze
più brevi e cedole più alte (3,97% primi 5 anni e il 4,71%
in seguito).
3. Emissione in pesos. Da destinare agli investitori argentini,
con scadenza a 42 anni e indicizzate parzialmente all’inflazione.
Per tutte e tre le categorie è previsto un premio nel caso
di crescita economica superiore al 3,00, con il possibile (non
certo) riacquisto di parte dei titoli da parte del Governo
argentino.
Il piano è stato presentato alla SEC (la Consob Usa) in
quanto la sua autorizzazione è indispensabile perché la
giurisdizione di riferimento è quella americana. Il governo
argentino, dopo l’approvazione da parte della SEC, presenterà il piano in vari paesi. La conversione dei titoli dovrebbe
avvenire entro gennaio 2005.
La proposta dell’Argentina per l’Italia deve essere autorizzata dalla Consob, che deve approvare il prospetto informativo relativo all’Offerta Pubblica di scambio (OPS).
Il prospetto, predisposto dallo studio Allen & Overy, dovrà
specificare il quorum di adesioni necessario per rendere l’offerta valida. Con un quorum inferiore alla soglia prestabilita
l’operazione sarà nulla. Gli obbligazionisti che non dovessero
aderire all’offerta, per la prima operazione di ristrutturazione
non avrebbero alcun rimborso, rimanendo in possesso di titoli
senza alcun valore con l’unica possibilità di ricorrere alle vie
legali. In passato (insolvenza Perù) alcuni obbligazionisti, dopo
Test noi consumatori
2
Adifinanza
aver rifiutalo l’offerta di ristrutturazione, sono riusciti a congelare i flussi di cedole pagate sui nuovi titoli.
Considerati i progressi dell’economia argentina è opinione
generale che, nonostante i “proclami” del governo, l’offerta
potrebbe essere migliorata, mentre scarso credito hanno il
possibile rimborso in contanti di una quota dei titoli, utilizzando parte dei 17 miliardi di dollari delle riserve valutarie,
e la possibilità di riacquisto dei titoli da parte del Governo
(buy-back).
Posizione dei creditori - FMI
La discussione internazionale con l’Argentina, tenuta il 9
marzo 2004, sul rispetto delle clausole dell’accordo con il FMI
dopo che non erano stati rispettati gli impegni sulla ristrutturazione del debito estero, sul risanamento dei conti pubblici, sul trattamento delle public utilities e sui rimborsi al
sistema bancario, ha portato solo ad un invito ad avviare
negoziati in “BUONA FEDE” per ristrutturare il debito estero,
alla firma di una lettera di intenti per tale tipo di negoziato e
alla erogazione di nuovi aiuti da parte del FMI.
Uno dei punti di debolezza della trattativa è la permissività
con cui il Fondo Monetario Internazionale si è finora rapportato con il Paese Sud americano. L’accusa non è più solo
dell’Adiconsum, ma di vari organismi indipendenti ed è
condivisa dallo stesso GCAB a cui, nel corso di uno specifico
incontro, l’Adiconsum ha chiesto di intervenire nei confronti
del FMI per bloccare qualsiasi aiuto finanziario all’Argentina,
fino all’avvio di seri negoziati. La proposta è stata condivisa
dal Gruppo. Nessuna risposta, invece, è stata data all’altra
richiesta dell’Adiconsum di agire per porre tutti i creditori,
quindi anche il FMI, sullo stesso piano, eliminando gli attuali
vantaggi che hanno consentito al Fondo di ricevere il rimborso delle linee di credito concesse all’Argentina. L’argomento
è importante perché l’Argentina deve effettuare la terza
revisione dell’accordo relativo alla linea di credito per oltre 13
milioni di dollari e trattare altri rimborsi; il paese però, per
avere le mani libere verso i creditori privati, ha sospeso la
revisione dell’accordo e rinviato il rimborso dovuto al FMI.
Per un comportamento più rigido del Fondo si sono
schierate anche le principali banche internazionali.
Non condivisibile neppure la posizione degli Stati Uniti, che
per motivi esclusivamente politici hanno un comportamento
molto “morbido” verso l’Argentina, e soprattutto la posizione
del Governo USA secondo cui “il negoziato è chiuso e la parola
spetta al mercato”.
Comitato internazionale per la tutela dei creditori
argentini - Global Committee of Argentina
Bondholders (GCAB)
Il 12 gennaio 2004 è stato costituito un comitato internazionale per la tutela dei creditori argentini (GCAB) cui prendono
parte la task force a tutela dei creditori argentini italiana, quella
tedesca (ABRA), quella giapponese della Bank of TokyoMitsubishi, quella americana (ABC), una delegazione svizzera,
e come osservatori Deutsche Bank, DZ Bank, Associazione
banche svizzere e associazione bancaria ticinese. Il comitato è
aperto anche ad altre istituzione di tutela, e con l’adesione della
statunitense Fidelity, di un comitato israeliano e di uno russo
rappresenta circa il 44% del debito totale argentino.
Test noi consumatori
3
Adifinanza
Il GCAB è guidato dal rappresentante italiano e si compone
di tre sottocomitati per gli aspetti economici, legali, e finanziari. Rappresenta circa 37 miliardi di dollari di debito sui 57
miliardi detenuti da investitori non argentini: sul totale di
81,0 miliardi, una quota utile per bloccare qualsiasi proposta
di ristrutturazione.
Il 16 aprile 2004 si è svolto il primo incontro tra il Governo
Argentino e il GCAB. L’incontro non aveva portato a novità
sostanziali, ma era sembrato utile in quanto aveva portato
l’Argentina a programmare un incontro per verificare le
possibilità di rimborsare il proprio debito. Incontro mai
svolto, per cui il Gruppo si è ritirato dai comitati consultivi
creati dal governo argentino per discutere sulle modalità di
rimborso del debito estero privato.
La richiesta del Gruppo è di una quota consistente dello
scambio tra vecchi e nuovi Tango-bond alla pari (quelli
preferiti dai privati) e una durata non eccessivamente lunga
delle nuove obbligazioni (non più di una generazione), e la
proposta dell’Argentina non potrà essere inferiore a quella
accettata per la Russia del 1996, che prevedeva il 64,00% del
capitale rimborsato.
Secondo l’opinione del GCAB e del suo consulente finanziario, Bear Stearns, l’Argentina sarebbe già in grado di rimborsare il 55,00% del proprio debito, rispetto al 25,00% proposto
dal Governo e al 30,00% proposto dal mercato, grazie al
risanamento del Paese, all’inflazione sotto controllo e ad una
crescita economica superiore alle previsioni dal Governo.
Il GCAB ha anche chiesto il rimborso delle spese sostenute. La scelta, benché in linea con la prassi adottata in casi
simili, non sembra da condividere, nel momento in cui
450.000 risparmiatori stanno perdendo quasi tutto il proprio
investimento.
Infine, il GCAB, per tutelare gli interessi dei risparmiatori,
ha deciso di nominare un advisor legale (White & Case) per
impugnare legalmente gli impegni ufficiali sottoscritti e mai
rispettati dall’Argentina e per il rimborso degli interessi
pagati per i titoli non in insolvenza (default).
Magistratura italiana
Il Tribunale di Mantova ha emesso una sentenza di
condanna contro la Banca Agricola Mantovana per la vendita
di obbligazioni della Repubblica Argentina.
Come l’Adiconsum aveva dichiarato, la crisi argentina
poteva farsi risalire agli anni 2000/2001 e la “colpa” delle
banche derivava in particolare:
• dalla mancata comunicazione agli investitori circa l’abbassamento del rating, con l’aumento del rischio,
• dalla mancata valutazione dell’adeguatezza delle operazioni rispetto alla situazione economico-finanziaria e di
conoscenza dei singoli risparmiatori.
Procedimenti penali e civili sono aperti in vari Tribunali.
Azioni giudiziarie
Lo studio Mc Dermott, Will & Emery Carnelutti, ha svolto
incontri con alcune banche italiane (Cassa di Risparmio di
Firenze, Banco di Desio, Banca Popolare di Verona e Novara,
Banca Popolare dell’Emilia Romagna) per verificare la possibilità di procedere, direttamente o per conto dei bondholders.
Test noi consumatori
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Adifinanza
L’obiettivo è raccogliere adesioni tra i possessori di bond
della Repubblica argentina per almeno 40-50 milioni di dollari
americani, per avviare azioni legali presso la Corte federale
del distretto Sud di New York che ha già emesso una sentenza
per il blocco dei beni argentini. Il blocco è esecutivo negli Stati
Uniti e nei Paesi in cui i trattati lo consentono, mentre negli
altri casi necessitano procedimenti specifici.
Per avviare le azioni giudiziarie nei prospetti informativi o
nelle offering circular o negli altri documenti del prestito,
devono essere presenti la clausola di rinuncia alla immunità
sovrana di Stato da parte della Repubblica argentina in caso
di default e quella sulla possibilità di ricorrere ad almeno tre
giurisdizioni alternative (Londra, Francoforte e New York).
In Italia le cause in corso hanno un controvalore di 49
milioni di euro, rispetto ai 735 milioni in USA (class action e
cause civili) e ai 20,3 in Germania.
Presentata al Tribunale di Parma la richiesta di rimborso
contro la Banca del Monte degli investimenti in titoli dell’Argentina e della Provincia di Buenos Aires.
Azioni legislative
In commissione finanze della Camera dei Deputati la proposta di legge sul rimborso dei titoli argentini è stata approvata
quasi all’unanimità. Se la proposta diverrà legge, i possessori
di obbligazioni argentine potranno andare presso la propria
banca e venderli, per un massimo di 50.000,00 euro, al 70%
del valore nominale, con la certezza di incassare il controvalore
entro cinque giorni. In alternativa, per un importo massimo di
85.000,00 euro, potranno acquistare titoli della banca dove
sono depositati i titoli. Gli obbligazionisti dovranno rinunciare
a qualsiasi azione legale verso la banca e l’emittente.
La proposta di legge prevede anche l’istituzione di un
“fondo bond argentini” cui devolvere l’uno per mille del
patrimonio di vigilanza delle singole banche al 31 dicembre
2003, da ripartire tra le banche collocatrici dei bond in
proporzione ai rimborsi.
Il sistema bancario valuta elevato il costo da sopportare.
La realtà non è così “nera”, quanto meno perché si prevede
una solidarietà e una ripartizione degli oneri tra tutti i soggetti
coinvolti: gli obbligazionisti rinuncerebbero al 30% del proprio investimento (oltre gli interessi maturati) e perderebbero la possibilità di adire per via giudiziaria contro banche o
Argentina; il sistema bancario da un lato si impegna interamente con l’uno per mille, facendo sì che l’impegno economico non ricada solo su alcune banche, recupera fiscalmente
quanto contabilizzato come minus-valenze e ricaverà almeno
il 25% dai titoli argentini (proposta di rimborso già presentata
dal Governo).
Banco Hipotecario
Il Banco Hipotecario ha chiuso con successo la ristrutturazione degli 1,2 miliardi di titoli in circolazione, con l’adesione
di oltre il 93% degli obbligazionisti. Gli obbligazionisti italiani,
in possesso di circa 160 milioni di euro, dovranno riconsegnare i titoli per avere quelli nuovi.
Metrogas
Per la Metrogas (3.000/4000 investitori italiani) è in via di
presentazione alla Consob la proposta di ristrutturazione.
Test noi consumatori
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Adifinanza
Provincia di Buenos Aires e Provincia di Mendoza
Per la Provincia di Buenos Aires (7.000/8.000 investitori
per 700 milioni di euro circa) e per quella di Mendoza (210
risparmiatori) sono cadute, al momento, tutte le possibilità di
ristrutturazione a causa dell’intervento contrario del Governo
Centrale.
Telekom Argentina
Per Telekom Argentina, con l’autorizzazione da parte della
Consob all’offerta pubblica di acquisto e scambio e con l’accettazione da parte dell’assemblea degli obbligazionisti del piano
(Acuerdo Preventivo Extrajudicial – APE) con una percentuale
vicina al 95%, è giunta a conclusione la ristrutturazione con un
rimborso di circa il 90% del capitale originario.
I titoli in ristrutturazione sono:
• Series E Medium Term Notes scadenza 2005 – codice ISIN
XS0076226942;
• Series 1 Medium Term Notes scadenza 2003 – codice ISIN
XS010926086;
• Series 2 Medium Term Notes scadenza 2004 – codice ISIN
XS0131485624;
• Series I Medium Term Notes scadenza 2004 – codice ISIN
XS0096148779;
• Series K Medium Term Notes scadenza 2002 – codice ISIN
XS0099123712;
• Series F Medium Term Notes scadenza 2007 – codice ISIN
XS0076689024;
• Series H Medium Term Notes scadenza 2008 – codice ISIN
XS0084707313;
• Series C Medium Term Notes scadenza 2002 – codice ISIN
US87923AE01
Condizioni previste per la rinegoziazione:
a) Emissione di obbligazioni in dollari con scadenza 2011 e
tasso nominale dall’8,00% all’11,00%.
b) Obbligazioni per almeno 300,00 milioni, con scadenza
2014 (attualmente 2008, 2014, 2017) con piano di ammortamento, perciò la vita media sarebbe di circa 7 anni.
Il tasso di interesse è compreso tra il 4,83 e il 6,89 per le
emissioni in euro e dal 5,53 all’8,00% per le emissioni in
dollari. Capitalizzazione degli interessi scaduti e non corrisposti dal 25.6.2002 al 31.12.2003, attraverso: 1) la
capitalizzazione parziale, che darebbe il risultato di 1.058,00
euro per ogni 1000,0 euro nominali; 2) Il rimborso cash al
momento dell’emissione delle nuove obbligazioni per il
periodo 1.1.2004 e il momento dell’emissione.
c) Rimborso in contanti per un importo compreso tra 740 e
850 milioni di dollari per ogni 1.058,00 milioni dollari
nominati. Importo massimo convertibile 825 milioni.
Al 20 agosto 2004 l’opzione b) era stata scelta per 1,683,5
milioni, l’opzione a) per 727,5 milioni, la soluzione c) per 69,1
milioni. Poiché l’opzione c) non ha raggiunto il limite minimo
richiesto alcuni dei risparmiatori che hanno scelto l’opzione b)
dovrà accettare il rimborso per contanti.
Per definire l’operazione manca l’omologazione da parte
del Tribunale di Buenos Aires (entro 45 giorni).
I creditori che non hanno aderito avranno titolo a fare
eventuale opposizione.
Test noi consumatori
6
Adifinanza
…Cirio
Conciliazioni,
inchieste, piano di
dismissione,
revocatorie,
rimborsi.
Conciliazioni
Capitalia. Circa 4.000 i clienti di Capitalia potenzialmente
coinvolti nei rimborsi Parmalat (2.850), Cirio (1.100),
Giacomelli (150), ecc. hanno partecipato alla conciliazione.
Unicredit. La conciliazione del gruppo Unicredito, solo per
i titoli del gruppo Cirio, è ormai in via di conclusione. Per
quanto riguarda i risparmiatori che si sono rivolti all’Adiconsum, solo 200, le percentuali di rimborso sono mediamente
del 25,00% (7,500,00 euro); la percentuale deriva soprattutto dal mancato accoglimento di circa un terzo delle
domande. Infatti, la percentuale di rimborso calcolata sulle
domande accolte, fa salire la percentuale a circa 45,00% del
capitale versato.
Banca Intesa. La conciliazione con il Gruppo Intesa,
concernente Cirio, Parmalat e Giacomelli, è ancora nella fase
iniziale e non sono ancora disponibili dati utili.
Inchiesta Consob
L’inchiesta della Consob relativa al comportamento delle
banche ha portato alla convinzione dell’esistenza di molti casi
di conflitti di interessi non comunicati alla clientela e a molti
vizi di procedura.
Il conflitto di interesse rilevato riguarda il collocamento
(partecipazione al consorzio di collocamento e vendita dei
titoli ai risparmiatori) e i finanziamenti (contestualità tra
cessione dei titoli ai risparmiatori e rientro dalle esposizioni
verso il gruppo).
Emittente
Cirio Finance
Lux
Cirio Finance
Lux
Cirio Holding
Importo in milioni
Tranche
Totale
150
150
150
200
75
Cirio Del
Monte NV.
Del Monte
Fin.
Cirio S.p.A.
Totale
150
Cedola
Data di
emissione
7,50%
Scadenza
Banche
3:11:02
Banca di Roma, Unicredito, JP
Morgan
Banca di Roma, Unicredito, JP
Morgan
Banca Commerciale Italiana,
Caboto SIM Abaxbank, Banca
Akros, Cofiri SIM, ICCREA,
Meliorbanca & Gallo, Arcadia Sec.,
Banca Profilo, Dexia Cap. Mark.
LMF Servivi Finanziaria, Rasfin
SIM
Abaxbank, Banca Akros, Banca di
San Marino Unicredit Banca
Mobiliare, Meliorbanca & Gallo
Abaxbank, Unicredit Banca
Mobiliare
Abaxbank, Unicredit Banca
Mobiliare, Banca Akros, Caboto
SIM, MPS Finance, Promos SIM
Abaxbank
Caboto SIM, Unicredit Banca
Mobiliare, Abaxbank, Banca
Akros, ICCREA, Mediobanca,
Arcadia Sec., Banca di Roma, LMF
Servizi Finanziari
Euromobiliare Inv. Bank, Banca
Akros, Caboto Sim, Meliorbanca &
Gallo, Banca Commerciale
Italiana, Intermobiliare SIM
Variabile
23:10:00
30:04:03
6,25%
30:01:01
16:02:04
275
11:06:01
50
100
175
Variabile e
7,75%
26:02:02
14:03:05
25
200
200
6,38%
21:05:02
23:04:01
24:04:05
175
8,00%
150
25
29:11:00
9:01:01
21:12:05
1.125,00
Test noi consumatori
7
Adifinanza
La Commissione ha inviato lettere di contestazione a dieci
banche (Banca Intesa, Banca Nazionale del Lavoro, Capitalia,
Credem, Banca Agricola Mantovana, Banca Antoveneta,
Banca Popolare di Ancona, Carifirenze, SanpaoloIMI, Unicredit)
e ad oltre 400 loro dirigenti.
Per il gruppo Intesa si fa riferimento al collocamento, per
la presenza nei consorzi della Caboto. Per Banca Nazionale
del Lavoro non sono state riscontrate operazioni in conflitto
di interesse. Per Capitalia il conflitto di interesse ha riguardato sia il collocamento che il finanziamento e si è riscontrato
che non è stata raccolta la conferma dell’ordine di investimento impartito. Per il Credito Emiliano non sono state
riscontrate situazioni di conflitto di interesse. Per il San Paolo
sono state riscontrate situazioni di conflitto di interesse in
relazione ai finanziamenti. Per Unicredito il conflitto di interesse riguarda il collocamento.
A tutte le banche sono contestate carenze in relazione alle
procedure per i titoli da vendere in contropartita diretta con
la clientela, per fornire un’informazione utile per rendere il
cliente pienamente consapevole dell’investimento, e in relazione alla “adeguatezza” delle operazioni proposte.
Le banche hanno 30 giorni per contestare le conclusioni
della Consob che potrà, poi, chiedere al M.ro dell’Economia le
sanzioni a carico delle singole imprese.
La Consob ha trasmesso gli atti alle Procure della Repubblica competenti.
Inchiesta penale
L’11 febbraio 2004 la Procura di Monza ha chiuso l’inchiesta sulla Cirio. Con 33 persone fisiche e 27 banche o altri
intermediari indagati. Il reato contestato è quello di truffa.
Le banche che hanno collocato i titoli obbligazionari Cirio
sono gruppo Intesa, UBM (gruppo Unicredit), Banca di Roma
e Bipop-Carire (gruppo Capitalia) Banca Antonveneta, Banca
Popolare di Novara (gruppo Banche popolari unite), Banca
Akros, (gruppo Banca Popolare di Milano), Abaxbank (gruppo
Credem) BIM, Meliorbanca, Mediobanca, banca profilo, Banca Promos, Iccrea banca, Rasfin, Cofiri, Decia C.M., LMF
Servizi Finanziari, Arcadia Sec.
Inoltre, è stato accertato che sei banche (Banca di Roma,
Banca Nazionale del Lavoro, UBS, Mediocredito Centrale,
Banca di Napoli e Banca Popolare di Lodi), nel periodo 20002002, hanno ridotto i propri crediti verso il gruppo di 595
milioni, pari al 53% delle emissioni obbligazionarie del
gruppo Cirio.
Piano di dismissione
Il Trustee ([email protected]) rappresentante degli obbligazionisti Cirio, ha comunicato ai creditori di
avere condiviso il piano presentato dai commissari straordinari con la riserva sulla possibile valutazione delle dismissioni
e sul mancato approfondimento delle reali possibilità di
recupero per i creditori e per gli obbligazionisti in particolare.
Le cessioni industriali che comunque stanno ottenendo un
risultato superiore alle attese, potrebbero portare ad un
rimborso più alto agli obbligazionisti e, non meno importante, salvaguardare i posti di lavoro (ad esempio la vendita
della Del Monte Foods ha consentito il pagamento di tutti i
creditori privilegiati e il mantenimento integrale di posti di
Test noi consumatori
8
Adifinanza
lavoro). Ultima cessione, in ordine di tempo, il “Panificio
Moderno”, con un ricavo di circa 13 milioni. Prossime cessioni
dovrebbero essere la Del Monte Pacific e la Cirio De Rica,
anche se per quest’ultima le proposte d’acquisto sono state
giudicate basse.
Un accordo con i creditori è ricercato su Bombril Brasile, la
società attraverso la quale il gruppo Cragnotti incassò oltre
300 milioni di euro provenienti da operazioni di compra/
vendita al vaglio delle magistrature italiana e brasiliana.
Possibile la vendita all’asta della società.
Revocatorie
Una svolta nel recupero degli investimenti potrebbe venire
dalle azioni revocatorie contro i creditori.
La revocatoria è un’azione civile verso i creditori che si
sono avvantaggiati per informazioni non note a tutti (violazione della par condicio creditorum). I commissari, per
ottenere la restituzione delle somme, dovranno provare tale
comportamento da parte di alcune banche.
L’azione da richiedere è la revocatoria individuale, che
consente di coprire un periodo di cinque anni. Ciò è
fondamentale perché i commissari nella loro relazione
hanno accertato che le emissioni dei prestiti era servita,
dal 1999, a ritardare la dichiarazione di insolvenza del
gruppo.
Un accertamento dovrebbe essere fatto dalla magistratura sul comportamento dell’Adivsor della Cirio, Livolsi &
Partners. Il tempo utilizzato per presentare il piano di
ristrutturazione è stato molto lungo, creando una situazione
per cui non è possibile avviare altri tipi di revocatoria, quelle
che prevedono un riferimento temporale di uno (con onere
della prova da parte del debitore) o due anni. Senza i “tempi
tecnici” del piano Livolsi, era possibile attivare anche azioni
revocatorie per sei dei sette prestiti.
I commissari straordinari della Cirio hanno citato presso il
Tribunale Civile di Roma per 473 milioni di euro Capitalia (ex
Banca di Roma), Banca Intesa (ex Banca Commerciale
Italiana), Banca Popolare di Lodi e Sergio Cagnotti (ex
proprietario della Cirio).
Il 30 settembre 2004 si terrà la prima udienza per il
risarcimento dei danni verso le stesse banche per la vendita
nel 1999 della Società Eurolat a Parmalat, il cui ricavato fu
utilizzato per ridurre i debiti della Cirio verso le banche.
Rimborsi
Le previsioni attuali di rimborso sono comprese tra il
20% (poco) e l’80% (abbastanza) secondo l’emittente del
titolo. Le nuove previsioni, pur positive, dovrebbero essere aumentate sia per la quota minima sia per la percentuale applicabile, che deve essere uguale per emittente e per
garante.
Uno dei commissari straordinari del gruppo Cirio ha
ufficializzato che per gli obbligazionisti il rimborso sarà fino al
40%, anche in titoli di diritto lussemburghesi, con la possibilità di un ulteriore aumento, mentre i vecchi azionisti del
gruppo non riceveranno alcun rimborso.
Il rimborso sarà possibile perché i titoli lussemburghesi
erano garantiti da aziende operative e in bonis, e perché i
ricavi delle dismissioni saranno superiori alle previsioni.
Test noi consumatori
9
Adifinanza
…e Parmalat
Amministrazione
Straordinaria,
ammissione al
passivo, azioni
giuridiche e
legislative,
concordato, piano
industriale,
revocatorie.
Amministrazione Straordinaria
Il M.ro delle Attività Produttive il 30 gennaio 2004 ha dato
il proprio assenso per l’amministrazione straordinaria di
Parmalat Finance Corp. BV (emittente di circa cinque miliardi
di bond), Parmalat Turistico, Nuova Holding.
Ultima società del gruppo ad essere posta in amministrazione controllata è la Nyte Investments. La notizia è positiva
in quanto riporta sotto il controllo del commissario straordinario anche il controllo della rete di distribuzione italiana di
Parmalat.
Ammissione al passivo
Il commissario straordinario della Parmalat ha confermato
che i termini per l’ammissione al passivo per le società in
amministrazione straordinaria del gruppo non devono intendersi perentori in quanto per la legge sono da considerarsi
tempestive tutte le domande presentate prima della chiusura
dello stato passivo (16 settembre 2004). Alla luce della
presentazione della proposta di concordato, il giudice delegato aveva già sospeso l’attività di verifica per l’ammissione al
passivo dei crediti.
Ricorsi alla magistratura e Azioni legali
Il percorso di recupero degli investimenti non è in contrasto con i ricorsi alla Magistratura ove fossero verificati
comportamenti scorretti e giudizialmente rilevanti a danno
dei singoli risparmiatori da parte della vecchia proprietaria,
dei vecchi dirigenti o delle banche che hanno venduto i titoli.
Citazioni sono state presentate presso i Tribunali di Parma
e Milano verso Unicredit, Banca Intesa, Banca Popolare di
Milano, San Paolo Imi. Le motivazioni più ricorrenti sono la
mancata conoscenza di investimento in titoli esteri (Parmalat
Bv), mancanza del prospetto informativo, mancanza di
rating, nessuna comunicazione sulla situazione finanziaria
del gruppo.
La procura di Milano, il 26 marzo 2004, ha chiesto il rinvio
a giudizio di 32 soggetti coinvolti nel crack Parmalat (29
persone fisiche e tre persone giuridiche) per i reati di
aggiotaggio, false revisioni e ostacolo all’attività dell’organo
di vigilanza. Entro il 6 ottobre 2004, data della prima udienza
preliminare, devono essere presentate le domande di costituzione di parte civile.
In data 10 aprile 2004 il Tribunale civile di Milano (VI
sezione) ha stabilito, con procedura sommaria, il sequestro
conservativo di parte del patrimonio della società di revisione
Grant Thorton (certificatore Parmalat) a favore di quattro
risparmiatori. L’importo posto sotto sequestro è di 72.000
euro, pari all’ammontare dell’investimento, per ognuno dei
condannati. La decisione cautelativa del Tribunale, impugnata dai soggetti condannati (società e quattro funzionari) è
stata confermata. La decisione, marginale per importo e
soggetti coinvolti, potrebbe divenire estremamente importante perché se confermata negli altri gradi di giudizio, potrà
essere la strada per gli altri investitori.
La Procura di Parma ha in corso l’inchiesta principale
relativa all’ipotesi di bancarotta fraudolenta.
Test noi consumatori
10
Adifinanza
Italaudit (ex Grant Thorton Italia) è stata cancellata dalla
Consob dall’albo dei revisori per le gravi inadempienze
consumate nella revisione dei conti del gruppo Parmalat.
Il 4 giugno 2004, presso il Tribunale del distretto di
Manhattan di New York, è stato avviato (e rinviato) il
processo per truffa promosso dalla SEC (la Consob americana) contro la Parmalat finanziaria.
L’alternativa al processo è un accordo tra le parti, che
dovrebbe soddisfare i risparmiatori che hanno oltre 1,5
miliardi di dollari di obbligazioni e altri titoli.
Il Tribunale di Bologna ha aperto un’inchiesta sul su
Parmalat.
Il consulente tecnico del Tribunale di Milano ha consegnato
la relazione finale sul crack Parmalat. I primi dati parlano di
10.155 miliardi di euro di prestiti obbligazionari (50 in varie
forme tecniche, private placement, preferences share, bond
a tasso fisso e variabile) di cui otto ancora in circolazione,
emessi esclusivamente sul Lussemburgo, salvo quattro a
Milano e uno a Londra, per investitori istituzionali.
Soltanto in commissioni, le banche che hanno collocato i
prestiti hanno guadagnato circa 147 milioni.
Ulteriore aspetto evidenziato dalla consulenza è la doppia
fatturazione di crediti inesigibili.
Azioni legislative di tutela
Presentata una proposta di legge per far partecipare al
concordato anche i piccoli azionisti (fino a 30.000 euro)
attualmente esclusi.
Class action
Il Tribunale di New York, il 21 maggio 2004, ha stabilito che
il rappresentante degli azionisti (cd. lead plaintiff) nella class
action sarà Hermes (assistito dallo studio legale Grant &
Eisenhofer di Washington), un fondo d’investimento inglese,
che rappresentava, al momento del default, il 2,19% (50
milioni di dollari) di titoli Parmalat.
Coordinatori degli obbligazionisti sono stati nominati
quattro investitori istituzionali, Deminor international che
nella causa civile rappresenterà la Cattolica Partecipazioni
S.p.A. (un fondo di investimento controllato dalla Cattolica
popolare Scarl di Molfetta, Bari), Capital & Finance Asset
Management (Belgio), Smtp e Solotrat fondi di investimento
francese e duemila obbligazionisti che avevano dato delega
ad Altroconsumo.
È stato escluso dall’azione collettiva Southern Alaska
Carpenters, un fondo pensione che aveva deleghe anche di
piccoli risparmiatori italiani.
Nominati i rappresentanti, entro 90 giorni dovranno essere depositate le citazioni e i documenti su cui è basata la
richiesta dei danni nei confronti del gruppo Parmalat, delle
società di revisione e delle banche americane.
Il tribunale ha prorogato i termini di presentazione definitiva della domanda al 18 ottobre 2004, per la necessità di
esame e di accesso alla documentazione.
Concordato
Il Commissario straordinario nel primo incontro con i
rappresentanti dei creditori (oltre 180), avvenuto il 26 marzo
2004, ha presentato la proposta di convertire le obbligazioni
Test noi consumatori
11
Adifinanza
in azioni di una nuova società (Newco). L’incontro è stato utile
perché sono stati forniti alcuni dati molto importanti:
• il debito complessivo del gruppo è di 14,27 miliardi di euro,
di cui 4,2 verso banche e 9,4 verso obbligazionisti;
• è prevista la riduzione delle strutture produttive, con il
mantenimento di solo 10 presenze all’estero rispetto alle
attuali 30, la riduzione delle categorie di prodotto da 20
a 7 e dei marchi da 120 a 30;
• l’attuazione del progetto dovrebbe portare ad una società
con 3,8 miliardi di fatturato, 220 milioni di margine
(doppio rispetto all’attuale), 18 società operative (46), 77
impianti (132), 17.000 dipendenti (32.000), 1,2 miliardi di
debito.
Il 4 giugno 2004 si è svolto il secondo incontro dei creditori
Parmalat con il commissario straordinario del gruppo, dove
sono stati forniti ulteriori dettagli del piano di risanamento tra
cui la costituzione di una “Fondazione dei creditori Parmalat”,
che a sua volta costituirà la Newco con un capitale iniziale di
120.000,00 euro.
La Fondazione, che avrà una vita di cinque anni e alla quale
è stata formalmente riconosciuta personalità giuridica, ha
acquistato il capitale della Parmalat. Essa avrà il compito di
convertire le obbligazioni Parmalat e gli altri crediti non
garantiti (banche e altri aventi diritto non privilegiati) in
azioni della nuova società, denominata provvisoriamente
Assuntore S.p.A..
La conversione dei crediti e delle obbligazioni in azioni di
Assuntore riguarderà 16 società in amministrazione controllata: Parmalat S.p.A., Parmalat Finanziaria, Eurolat, Lactis,
Geslat, Parmengineering, Contal, Dairies Holding, Parmalat
Capital Netherlands, Parmalat Finance Corporation, Parmalat
Netherlands, Olex, Parmalat Soparfi, Panna Elena, Centrale
del latte, Centallo. L’operazione non è prevista per Parma
Calcio, F.lli Strini e Eliar (in via di cessione), per Eurofood,
(con problematiche legali aperte), per Parmatour Coloniale,
Hit e altre società che non rientrano nel consolidato.
La conversione sarà effettuata a concambi (recovery ratio,
o tassi di recupero), molto penalizzanti per i creditori:
• Parmalat finanziaria S.p.A. 11,30% del valore nominale
del credito;
• Parmalat S.p.A., 7,30%;
• Parmalat Soparfi sa 26,9%;
• Parmalat capital Netherland bv 0,0%;
• Parmalat finance corporation bv 4,6%;
• Geslat s.r.l. 19,9%;
• Parmengineeringg s.r.l. 76.1%;
• Contal s.r.l. 17,2%;
• Parmalat Netherlands bv 2,3%;
• Centrale Latte Centallo s.r.l.;
• Eurolat S.p.A.;
• Lactis S.p.A.;
• Newco s.r.l.;
• Panna Elena Cpc s.r.l.;
• Olex Sa;
• Dairies Holding Int. B.v. 100,00%.
Per conoscere l’esatto ammontare del capitale recuperabile,
i possessori di titoli esteri garantiti dalle società italiane
Test noi consumatori
12
Adifinanza
Rapporto di conversione
(1) Valore %
Importo Tasso annuo Ultima cedola
Borsa
Data
Valuta
Codice ISIN
Società emittente
%
pagata
emissione emissione
(data emissione all'amministrazione straordinaria)
Totale
Garante
soc.
soc. garante Emittente
di emissione di scadenza
emittente
11,30%
11,30%
PARMALAT FINANZIARIA SPA (30 dicembre 2003)
11,30%
11,30%
var.
2-7-2003
101,292
200.000
Parmalat finanziaria spa
IT0000960044
I
2-1-1997
2-1-2007
ITL
11,30%
11,30%
100,668
var
1-10-2003
200.000
1-10-2007
ITL
1-10-1997
Parmalat finanziaria spa
IT0001157202
I
11,30%
11,30%
104,848
16-2-2003
ITL
100.000 5,600 (fisso)
16-2-2010
16-2-1998
Parmalat finanziaria spa
GB0054047484
I
11,30%
11,30%
PARMALAT CAPITAL NETHERLANDS BV (30 gennaio 2004) garantita da Parmalat Finanziaria (V)
0%
11,30%
11,30%
101,079
100,995
0%
euro
281,2
1,000 (fisso) 31-12-2002
31-12-2005
19-3-1998
Parmalat capital Netherlands bv (convertibile in azioni
XS0084903847
L
ordinarie di Parmalat finanziaria spa)
PARMALAT NETHERLANDS BV (30 gennaio 2004) garanzia da Parmalat finanziaria e Parmalat spa (y)
0%
11,30% o 11,30% o
7,30%
7,30%
13,60%
2,30%
11,30%
100,511
100,422
30-6-2003
0,875 (fisso)
euro
350
28-2-2001 30/06/2021(p
L
XS0124248922
Parmalat Netherlands bv (convertibile in azioni ordinarie di
(100,436)
ut al
Parmalat finanziaria spa)
30/06/06)
38,20%
26,90%
11,30%
PARMALAT SOPARFI SA (30 gennaio 2004) garanzia Parmalat spa (con facoltà di rimborso con azioni ordinarie di Parmalat finanziaria spa) (z)
0,00%
euro
246,4
zero coupon
103,122
102,835
12-12-2022
12-12-2002
Parmalat Soparfi Sa (equity linked)
XS0158370121
L
26,90%
26,90%
0%
103,591(*)
104,212
306,48 6,1250 (fisso) 23-5-2003
euro
23-5-2002
23-5-2032
Parmalat Soparfi Sa (convertibile in azioni ordinarie di
XS0146388656
L
Parmalat finanziaria spa)
7,30%
11,90%
4,60%
PARMALAT FINANCE CORPORATION BV (30 gennaio 2004) garanzia Parmalat spa (z)
11,90%
4,60%
7,30%
23-6-2003
102,788
102,319
4,625 (fisso)
euro
100
23-6-1999
23-6-2004
Parmalat finance corp. bv
XS0098549164
L
7,30%
11,90%
4,60%
101,839
101,320
20-9-2003
5,125 (fisso)
20-9-2004
euro
150
Parmalat finance corp. bv
XS0135579349
L
20/9/01 4/2/02
7,30%
11,90%
4,60%
100,676
100,144
5,250 (fisso) 13-12-2003
euro
150
13-12-2004
13-12-2002
Parmalat finance corp. bv
XS0156987058
L
11,90%
4,60%
7,30%
7-2-2003
106,096
105,462
6,250 (fisso)
Parmalat finance corp. bv
XS0106583577
L
7-2-2000
7-2-2005
euro
650
7,30%
11,90%
4,60%
100,742
100,482
16-10-2003
euro
500
2,58663
18-4-2005
L
16-4-1998
XS0085752748
Parmalat finance corp. bv (a)
(float.)
11,90%
4,60%
7,30%
6-2-2003
105,868
105,260
6,000 (fisso)
Parmalat finance corp. bv
XS0123321068
L
6-2-2001
6-2-2006
euro
500
11,90%
4,60%
7,30%
30-9-2003
101,938
101,345
5,845 (float.)
Aud
145
5-10-1999
5-10-2006
Parmalat finance corp. bv (b)
XS0102619961
L
11,90%
7,30%
4,60%
106,052
105,457
5,875 (fisso)
18-1-2003
euro
300
18-1-2007
18-1-2002
Parmalat finance corp. bv
XS0140751941
L
11,90%
4,60%
7,30%
101,879
101,170
7,000 (fisso) 23-10-2003
euro
150
23-10-2007
23-10-2000
Parmalat finance corp. bv
XS0118659688
L
7,30%
11,90%
4,60%
5,100 (fisso)
3-7-2003
102,934
102,417
Parmalat finance corp. bv
XS0171288177
L
3-7-2003
3-7-2008
euro
210
11,90%
4,60%
7,30%
3-7-2003
102,992
102,465
5,200 (fisso)
Parmalat finance corp. bv
XS0171287872
L
3-7-2003
3-7-2008
euro
210
7,30%
11,90%
4,60%
101,574
101,051
5,184 (float.) 10-10-2003
euro
300
10-7-2008
L
10-7-2003
XS0170717184
Parmalat finance corp. bv (c)
7,30%
11,90%
4,60%
103,502
102,813
6,800 (fisso)
25-7-2003
euro
500
25-7-2008
25-7-2001
Parmalat finance corp. bv
XS0132599175
L
7,30%
11,90%
4,60%
104,596
104,038
30-3-2003
5,500 (fisso)
30-3-2009
euro
390
30-3-1999
Parmalat finance corp. bv
XS0095639620
L
7,30%
11,90%
4,60%
102,411
102,005
4,000 (float.)
23-6-2003
euro
100
23-6-2009
23-6-1999
Parmalat finance corp. bv
XS0098549677
L
7,30%
11,90%
4,60%
3-8-2003
101,962
101,556
4,000 (float.)
Parmalat finance corp. bv
XS0100135770
L
3-8-1999
3-8-2009
euro
25
7,30%
11,90%
4,60%
102,047
101,426
6,125 (fisso)
29-9-2003
euro
350
29-9-2010
29-9-2003
Parmalat finance corp. bv
XS0176831013
L
7,30%
11,90%
4,60%
zero coupon
19,644
19,508
1.000.000
ITL
18-2-1998
18-2-2028
Parmalat finance corp. bv (d)
XS0083921881
L
(1) valore % La domanda di ammissione al passivo dovrà essere valorizzata moltiplicando il capitale nominale detenuto per il valore percentuale indicato nella colonna, convertito, per i prestiti in valuta diversa da euro, al tasso di cambio indicato nel p
I = quotata alla Borsa valori Italiana; L = quotata alla Borsa valori del Lussemburgo; valute indicate: lira, euro e dollaro australiano
(a) 2,53513 (floating rate) dal 16 gennaio 2004
(b) cambio al 30 gennaio 2004 (emittente) 1,6396 e cambio al 24 dicembre 2003 (garante) 1,6727 (c) 5,153 (floating rate) dal 12 gennaio 2004
(d) l'importo indicato è quello alla scadenza del 18 febbraio 2028
La data di ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria delle due società garanti è per Parmalat spa il 24 dicembre 2003 e per Parmalat Finanziaria spa il 30 dicembre 2003
z) emittenti di bond per le quali sussiste garanzia di Parmalat spa: il creditore avrà diritto al tasso di recupero sia dell' eminente sia del garante (escluso bond Soparfi 2032);
v) al recovery ratio dell'emittente va sommato quello di Parmatat finanziaria spa
y) al tasso di recupero dell'emittente va aggiunto quello delle due garanti
I recovery ratio, o tassi di recupero, cioè il rapporto tra massa attiva e passiva, per le società incluse nella proposto di concordato del gruppo Parmalat e che hanno emesso bond). Da questi rapporti si ricava il numero di azioni della newco (detta Assun
13
Test noi consumatori
Adifinanza
(Parmalat S.p.A. e Parmalat Finanziaria S.p.A.) dovranno
sommare i recovery ratio dell’emittente e del garante, per cui
il risparmiatore che ha acquistato i titoli emessi dalla Parmalat
finanziaria S.p.A. avrà un tasso di recupero pari all’11.3%
(ogni mille euro nominali posseduti avrà diritto a 113 azioni);
il risparmiatore che ha acquistato titoli esteri, ma garantiti da
Parmalat S.p.A., al recovery ratio dei primi (ad esempio per
Parmalat Finance sa, 4,6) va sommato quello del garante 7,3,
per cui avrà una 119 azioni ogni 1.000 euro di obbligazioni;
il possessore dei bond emessi dalla Parmalat capital Netherland
avrà diritto al recovery ratio della società emittente, pari allo
0%, e a quello della Parmalat finanziaria S.p.A. (garante) che
è appunto dell’11,3%. In cambio, quindi, di mille euro
nominali di bond Parmalat capital Netherland avrà diritto a
113 nuove azioni. Tripla somma, invece, per i possessori dei
bond della Parmalat Netherlands bv, garantita sia dalla
Parmalat Finanziaria sia dalla Parmalat S.p.A.: rispettivamente 2,3%, 11,3% e 7,3% per un totale del 20,9%.
Pertanto, ogni mille euro di bond Parmalat Netherlands bv
verranno assegnate 209 azioni e i warrant.
Particolare il caso della Parmalat Soparfi sa, la finanziaria
lussemburghese che ha lanciato due titoli, uno con scadenza
2022 e un altro nel 2032. Per la società sussiste la garanzia
di Parmalat S.p.A., ma mentre per il prestito obbligazionario
del 2022, che è un titolo zero coupon, tale garanzia è totale,
per quello del 2032 è di tipo subordinato. Quindi, chi possiede
il bond con vita più breve deve fare i calcoli con il recovery
ratio della Soparfi (26,9%) più quello della Parmalat S.p.A.
(7,3%), per un totale del 34,2%; il detentore dell’altro bond
si deve accontentare del solo concambio dell’emittente
(26,9%). Ad esempio, chi ha in portafoglio un valore nominale di 5 mila bond Parmalat Soparfi zero coupon avrà diritto
a 1.710 titoli della nuova società (pari a 5.000 per 34,2 diviso
100), più i warrant. Chi possiede 5 mila bond “Soparfi 2032”
si vedrà assegnare 1.345 nuove azioni (5.000 per 26,9 diviso
100), più i warrant.
Con le stesse percentuali ai creditori saranno rilasciati dei
warrant per le prime cinquecento azioni possedute. Ciascun
warrant darà diritto a sottoscrivere azioni al valore nominale
previsto all’atto dell’emissione a partire dal 2005 fino al 2015.
Nel caso di rivalutazione delle azioni l’esercizio dei warrant
potrà dar luogo ad un ulteriore recupero dell’investimento.
Il piano non prevede l’emissione di warrant a favore dei
vecchi azionisti che perderanno l’intero investimento.
I creditori privilegiati saranno rimborsati interamente e in
contanti.
Il piano è stato presentato il 21 giugno 2004 al Ministero
delle attività produttive che lo ha approvato il 21 luglio 2004.
Successivamente il commissario ha migliorato il piano prevedendo che gli azionisti che avevano apportato le obbligazioni,
abbiano diritto, per quindici anni, al 50% degli utili distribuiti
dalla Parmalat. In caso di utili inferiori all’uno per cento del
capitale sociale, gli stessi saranno computati negli anni
successivi. Inoltre, negli utili saranno compresi anche i ricavi
dalle revocatorie e dai risarcimenti danni. Infine, i warrant
saranno rilasciati per le prime 650 azioni possedute.
Dall’11 agosto 2004 è stato reso pubblico l’elenco dei
creditori. Ogni creditore, cui sarà data una password, potrà
rivolgersi ad un call center (non ancora attivo) cui chiedere
Test noi consumatori
14
Adifinanza
la propria posizione individuale. Entro il 18 settembre 2004,
data ultima per la richiesta di ammissione al passivo, i
creditori dovranno depositare presso la Cancelleria fallimentare del Tribunale di Parma le proprie osservazioni.
Le domande ammesse, alla prima “conta” del 10 agosto
2004 sono state 56.000 per circa 3,126 miliardi di euro. Nel
totale sono comprese anche le obbligazioni delle controllate
estere; sono stati ammessi automaticamente tutti i piccoli
obbligazionisti, anche quelli che non avevano presentato
istanza di insinuazione al passivo.
Il dato è molto importante perché se fosse mantenuto le
obbligazioni da convertire in azioni sarebbero meno della
metà di quelle in circolazione (circa 6,50 miliardi). L’ammontare può ovviamente aumentare sia perché c’è tempo fino al
18 settembre per la presentazione delle domande, sia per
eventuali ricorsi (nelle domande bocciate c’erano quelle delle
famiglia Tanzi, delle banche estere (2.639,22 milioni) e delle
banche italiane (877,30 milioni)), perché mantenendo le
azioni si ha la loro disponibilità per operare, eventualmente,
sul mercato come potrebbe essere conveniente per gli
investitori istituzionali, perché non si vuole avere pubblicità
prima dell’ultimo momento utile (ad esempio alcuni investitori esteri coinvolti in azioni legali).
Successivamente (60 giorni) il Tribunale di Parma dovrà
stilare l’elenco completo ed ufficiale dei creditori, fondamentale
per definire quelli ammessi a votare (entro la fine del 2004)
sulla proposta di concordato presentata (www.parmalat.net).
Per l’approvazione del piano è necessaria la maggioranza
dei voti, contati sui crediti; l’astensione è considerata voto
favorevole.
La presentazione della lista dei creditori ha consentito lo
sblocco delle obbligazioni, per cui le obbligazioni potranno
essere vendute, ovviamente “fuori mercato” essendo i titoli
sospesi.
Il concordato non riguarda gli azionisti che lamentano la
loro totale esclusione da qualsiasi ipotesi di recupero dell’investimento.
Un piano dettagliato da presentare ai creditori è in via di
completamento per la Parmalat Brasile (circa 120 milioni di
euro di obbligazioni).
Piano di dismissione
È stato venduto il primo asset, la Parmalat Thailandia.
Piano industriale
La Parmalat ha buone opportunità di riprendere la propria
crescita industriale.
Per dare certezza al rilancio è necessario trovare una
giusta tutela per i lavoratori (circa 2800, di cui 300 in
esubero) e gli interessi dei risparmiatori.
Ulteriore aspetto che deve essere valutato è quello di tutte
le società che usciranno dal gruppo per la vendita.
Revocatorie
Il commissario, dopo l’approvazione del piano per il
concordato da parte del Ministro delle Attività produttive, ha
avviato azioni legali risarcitorie e revocatorie per cui ci sarà
tempo fino all’assenso al concordato da parte del Tribunale di
Parma.
Test noi consumatori
15
Adifinanza
Tra le revocatorie già avviate spuntano, per oltre un
miliardo di euro, quelle contro varie banche estere: UBS (290
milioni), CSFB (248 milioni), Bank of America, Deutsche Bank
(17 milioni), Morgan Stanley e l’italiana Banca Intesa, per cui,
però non esistono i presupposti giuridici per l’azione.
Tra le richieste di risarcimento danni, fondamentali quelle
contro il gruppo Citigroup e verso i revisori Grant Thorton e
Deloitte, per dieci miliardi di dollari.
Tutele
I creditori esteri della Parmalat hanno formato un comitato
creditori istituzionali. Al comitato dovrebbero partecipare
Citigroup (coordinatore), Bank of america, CSFB e SocGen.
Le società italiane presenti dovrebbero essere comprese tra
Capitalia, Intesa, Unicredit, Sanpaolo-IMI, Banca Popolare di
Lodi, Monte dei Paschi di Siena, Banca Nazionale del Lavoro.
Un raggruppamento di creditori (Unione Internazionale
Investitori istituzionali Parmalat, cui partecipa Assoconsulenza,
e sindacato piccoli azionisti Canapa) intende recuperare gli
investimenti attraverso l’applicazione della legge 231/2001
che sancisce la responsabilità civile delle persone giuridiche,
ovvero in sede penale è possibile avere risarcimenti
patrimoniali dalle società i cui amministratori abbiano commesso reati societari, (falso in bilancio, aggiotaggio, ecc.).
È stato nominato il consulente finanziario di tutela dei
creditori. La società è la Close Brothers, che dovrà valutare
“il programma di ristrutturazione nell’interesse dei creditori”,
rilasciare il proprio giudizio (opinion letter), da allegare al
programma di ristrutturazione e alla proposta di concordato,
sull’equità e sulla ragionevolezza, dal punto di vista finanziario, del corrispettivo da offrire a ciascuna categoria di creditori.
Le scadenze del 2004
Corporate bond
italiani in scadenza
nel 2004.
Test noi consumatori
Nel corso del 2004 sono in scadenza corporate bond di 24
emittenti italiani:
• 1° gennaio Telecom 1,267,63 milioni di euro;
• 22 gennaio Italtractor 100,00;
• 23 febbraio Cartesio 250;
• 15 marzo Lucchini 100;
• 31 marzo Fiat Finance &Trade 2.000,00;
• 1° luglio Biasi 20;
• 12 luglio Tiscali 150;
• 12 luglio Giochi Preziosi 100;
• 16 luglio Fantuzzi 125;
• 22 luglio Gruppo Frati fin 130;
• 26 luglio Cerruti Fin 200;
• 27 luglio Impregilo 125;
• 29 luglio Telepiù funding 350;
• 13 agosto Impregilo Int. Infras 75;
• 5 ottobre Enel 1000;
• 22 ottobre Sidmar 2000;
• 9 novembre Merloni Ariston Int 150;
• 10 novembre Cartiere Burgo 200;
• 14 novembre La Veggia fin 100;
• 26 novembre Premuda 30;
• 29 novembre Chiesi fin 100;
16
Adifinanza
• 30 novembre Borgosesia 5,16;
• 3 dicembre Finmek Int. 150;
• 12 dicembre Parmalat Fin. Corp 150.
Investimenti
Forte calo degli
investimenti in
obbligazioni di
imprese nazionali.
Nel primo trimestre del 2004 sono crollati gli investimenti
in obbligazioni di imprese nazionali: 11,3 miliardi rispetto a
22,5 dello stesso periodo dell’anno precedente.
Sulla riduzione degli investimenti hanno pesato gli scandali Parmalat, Cirio, ecc., la mancanza di soluzioni utili e la
riduzione del reddito familiare.
Per l’intero anno sono, comunque, previste minori difficoltà rispetto al 2003. I default sono stati, sino ad oggi, “solo”
tre di cui due rientrati con la ristrutturazione dei prestiti. Al
momento sono a rischio i prestiti Finpart e Finmek.
FLASH
Alitalia
Le obbligazioni convertibili Alitalia sono per il 62,39% in possesso del Ministero dell’Economia, che è proprietario di uguale quota
azionaria. Le obbligazioni hanno scadenza 2007 e una cedola del
2,90%, fino ad ora regolarmente pagata.
Nel corso della crisi si è dimesso il rappresentatene degli
obbligazioni.
L’esercizio del diritto di rimborso per coloro che non convertiranno i titoli in azioni, potrà essere esercitato dal 7 luglio 2007.
Aprilia
Aprilia, pur in forte difficoltà economica, alla scadenza del 3
maggio 2004 ha regolarmente pagato la cedola, di 7,5 milioni,
relativa al bond di 100 milioni per l’intervento delle banche che
hanno concesso un prestito ponte di 30 milioni, dietro altre garanzie
fornite dal titolare dell’azienda.
Successivamente il gruppo è stato venduto alla Piaggio che si è
impegnata a rilanciarlo e a rispettare gli impegni assunti.
Binda Sottrici
Società per azioni in liquidazione, per la quale non esiste alcuna
possibilità di recuperare gli investimenti.
Bipop – Carire
Centinaia di cittadini, sia come risparmiatori che come azionisti,
hanno subito perdite per la crisi della Bipop Carire, nata dalla fusione
della Cassa di Risparmio di Ferrara con la Banca Popolare di Brescia.
Danni che i risparmiatori imputano non all’andamento dei mercati,
ma alle informazioni fuorvianti sulla sicurezza delle gestioni e
all’amministrazione scorretta e deficitaria dell’impresa bancaria
attraverso un’operatività ad altissimo rischio che ha portato al suo
“fallimento”. Contestati anche i trattamenti di favore per alcuni
investitori, il mancato rispetto degli impegni con i sottoscrittori di
gestioni patrimoniali a rendimento garantito, la trasformazione, dal
1999, dei portafogli di tutti i clienti Carire da un profilo prudente ad
uno aggressivo “per ottenere maggiori guadagni”, e la “truffa”
perpetrata con la mancata vendita delle azioni della Bipop, nonostante gli specifici mandati della clientela.
Test noi consumatori
17
Adifinanza
La richiesta degli investitori, in sede civile, è il risarcimento del
danno da parte degli amministratori, del collegio sindacale, dalla
società e degli azionisti di riferimento.
Il Tribunale di Brescia ha chiesto il rinvio a giudizio di 40 imputati
per i reati di associazione a delinquere, aggiotaggio, falso interno
bancario.
La Prima sezione civile del Tribunale di Brescia ha ammesso, il 18
luglio 2004, il ricorso di alcuni azionisti sulla valutazione Bipop/
Banca di Roma e sui relativi concambi. Secondo i ricorrenti il
concambio esatto doveva essere 3,53 euro (0,345 azioni Banca di
Roma ogni azione Bipop) e non 1,42 euro. È stato nominato un
consulente tecnico che entro il 15 ottobre 2004, data della prossima
udienza, dovrà presentare una nuova valutazione. I ricorrenti, nel
caso di modifica dei concambi, avrebbero diritto ad un risarcimento
di 2,11 euro ad azione
Le difficoltà della Bipop derivano anche dalla fusione con Banca
di Roma, per cui è stato avviato un giudizio anche contro la decisione
della Consob che, di fatto, aveva avallato la procedura per la fusione
concedendo l’esenzione dall’obbligo di lanciare un’OPA, pur prevedendo alcune tutele speciali per i piccoli azionisti, peraltro ignorate
da Banca di Roma e Bipop-Carire.
Un comitato di piccoli azionisti, oltre 1.500, vuole chiedere a
Capitalia di istituire un tavolo di conciliazione; il comitato è supportato
a Brescia dalla Federconsumatori e a Reggio Emilia dal gruppo
“Azionariato diffuso Bipop Carire” (www.azionariatodiffuso.it).
L’Adiconsum, senza ulteriori comitati, assiste i risparmiatori
danneggiati ed ha chiesto di avviare un confronto con il gruppo
Capitalia, pur avendo presente che non si tratta del collocamento di
un prodotto o di uno strumento finanziario, ma del rapporto di
fiducia tra banca e clientela, difficilmente valutabile in un giudizio.
Avatar
La Consob e la Banca d’Italia hanno bloccato l’emissione di 150
milioni di bond della holding Avatar, controllata da società
lussemburghesi.
Fantuzzi
La Fantuzzi Finance non è stata in grado di rimborsare il prestito
obbligazionario di 125,00 milioni con scadenza il 16 luglio 2004; per
tale motivo ha presentato alla Consob la domanda di
riscadenzamento, approvata il 10 giugno 2004.
Il piano, accolto favorevolmente dal sistema bancario, per
divenire operativo doveva essere approvato dell’assemblea degli
obbligazionisti, come avvenuto l’8 luglio 2004.
Secondo il piano, il rimborso dei titoli avverrà il 16 luglio 2006 per
35 milioni, il 16 luglio 2007 per 40 milioni e il 16 luglio 2008 per 50
milioni, con la possibilità per la Fantuzzi di rimborso anticipato dal
16 gennaio 2005.
La cedola salirà dal 6,25% attuale all’8,75% fino al 16.7.2006,
al 9,75% fino al 16.7.2007 e al 10,75 fino al 16.7.2008.
I favorevoli al piano hanno ricevuto un premio una tantum del
4%, pari a 3,9 milioni di euro, insieme alla cedola di complessivi 7,8
milioni di euro, scaduta il 16 luglio 2004.
Le agenzie di rating hanno migliorato la valutazione del gruppo
da SD (default) a CCC (molto a rischio ma con pagamenti effettuati).
Ferrè
Il 18 aprile 2002 il gruppo IT holding, attraverso Ferrè, aveva
emesso un prestito obbligazionario di 200 milioni di euro, con
scadenza 18 aprile 2005. Banche collocatrici furono Efibanca e UBM.
Il prestito è stato ripagato per 25 milioni. Per il rimborso a
scadenza, per le difficoltà finanziare del gruppo, dovrebbe essere
emesso prima del 2005 un nuovo prestito, destinato esclusivamente
Test noi consumatori
18
Adifinanza
a investitori istituzionali, per l’intero importo in circolazione (175
milioni).
Finmatica
Il titolo Finmatica è sospeso dalle contrattazioni di borsa dal 20
gennaio 2004.
La società, dopo il rimborso (26 febbraio 2004) della tranche di
16,6 milioni, del prestito sindacato 2001-2005 di 50 milioni, ha in
circolazione due titoli emessi dalle controllate Finance BV 20022005 di 100 milioni, con scadenza 16 maggio 2004, collocato per il
50% presso piccoli risparmiatori.
Il 17 maggio 2004 dovrebbe essere stata rimborsata la cedola del
prestito obbligazionario di 6,50%.
Contestabile il comportamento della società di revisione (Fitch),
che aveva assegnato il rating B+ solo 20 giorni prima del tracollo
di borsa.
La situazione del gruppo è molto critica e rischia di non essere
sanabile per l’elevatezza della perdita (105,4 milioni), per l’esposizione finanziaria (221,0 milioni) e soprattutto perché le banche
hanno deciso di non finanziare il piano di salvataggio e le agenzie di
rating hanno abbassato ancora la valutazione, portandola a CC,
quasi insolvenza.
Per far fronte alla situazione è stata chiesta, secondo le previsioni
della cd. Prodi-bis, l’apertura della procedura concorsuale e, se
necessaria, l’amministrazione straordinaria.
L’assemblea sociale con all’ordine del giorno l’aumento di capitale è stata convocata per l’8 ottobre 2004.
Un piano di ristrutturazione in discussione prevede il salvataggio
della sola società Trend, l’unico ramo d’azienda redditizio e strategico per il sistema bancario e la Banca d’Italia perché produce il
sistema informatico per i rapporti tra banche e organo di vigilanza.
Alcune banche (Capitalia, Banca Nazionale del Lavoro, Banca
Intesa, Banca Popolare di Lodi, Unicredit) potrebbero dar vita ad una
nuova società, Nuova Trend, nella quale far confluire la Trend,
Infotrend, Finmatica Trademarket Ltd, Sintel Progetti.
La nuova società avrebbe un capitale di 15 milioni di euro,
manterrebbe gli attuali dipendenti (250) e potrebbe essere affittata
ad operatori del settore.
La soluzione non è condivisibile perché utile solo al sistema
bancario, che spenderebbe meno creando una nuova società piuttosto che rilanciare Finmatica o creare un nuovo sistema informatico, mentre i risparmiatori, gli azionisti e i creditori, perderebbero
tutti i propri capitali.
La Procura di Brescia ha aperto una seconda indagine sulla
società ed ha chiesto la documentazione relativa al prestito
obbligazionario. Le banche coinvolte sono: Banca Caboto, Abaxbank,
BNL Inv. Bank, Meliorbanca.
Finmek
La Fimek S.p.A. fa parte del gruppo Fulchir, e come soci di
minoranza sono presenti Generali (11,00%), Bpc Investimenti
(2,2%) e Finint (gruppo finanziario Enrico Marchi) fondo di private
equity (4,00%).
La Finmek S.p.A. (e alcune controllate) è stata dichiarata
insolvente dal Tribunale di Padova ed ammessa alla procedura di
amministrazione straordinaria (legge Marzano) il 5 maggio 2004,
per le forti difficoltà finanziarie e dopo la mancata certificazione del
bilancio 2002 da parte della società di revisione. Lo stesso Tribunale
di Padova ha successivamente aperto un’inchiesta per reati connessi alla gestione della società prima dell’ammissione all’amministrazione straordinaria.
Dopo la nomina del commissario straordinario, è stato trovato un
accordo con le organizzazioni sindacali per mantenere l’integrità del
gruppo e per ridurre il personale, anche se i problemi finanziari si
Test noi consumatori
19
Adifinanza
ripercuotono sull’attività di impresa, con gravi rischi non solo per gli
obbligazionisti, ma anche per i dipendenti del gruppo.
La società ha garantito un prestito obbligazionario (codice ISIN
XS0138653372) della controllata Finmek International Sa di 150
milioni di euro, con cedola del 7%, emesso nel 2001 e con scadenza
3 dicembre 2004, organizzato da Banca Caboto (gruppo Intesa).
La Finmek, attiva nella fabbricazione di apparati elettronici per
le tlc, già dal 2003 aveva difficoltà, anche se nel triennio precedente
(2000-2002) non aveva mai chiuso il bilancio in perdita; per questo
sollevano dubbi la condotta contabile della società, ma anche la
decisione della banca Caboto di collocare il prestito in presenza di
parametri finanziari critici (nel 2001 il debito lordo consolidato era
di 663 milioni di euro, rispetto ai 225 del 2000, il patrimonio netto
di soli 56 milioni di euro, l’esposizione verso i fornitori era salita da
123 milioni del 2000 a 255 milioni). Una situazione reddituale che
non avrebbe consentito di rimborsare neppure gli interessi del titolo,
pari a un terzo dell’intero fatturato.
La società ha assicurato, ma non c’è alcuna certezza, di avere
accantonato 30 milioni di euro da destinare al rimborso del prestito,
di poter avere 70 milioni dal cash flow aziendale e il resto attraverso
un finanziamento e il riscadenzamento del debito. Il documento
legale del bond prevede, però, il default del titolo nel caso d’insolvenza
della società garante. L’unica possibilità di rimborso è il risanamento
della società entro la scadenza dell’emissione (16 dicembre 2004).
Banca Intesa ha concesso un prestito ponte di 8 milioni per
pagare gli stipendi e finanziare le operazioni correnti così da
riprendere l’attività e consentire di eseguire gli ordini già ricevuti.
L’Adiconsum, a tutela degli obbligazionisti, ha già chiesto all’ABI,
come avvenuto per Giacomelli e Parmalat, di attivarsi affinché
l’eventuale ammissione al passivo sia effettuata, gratuitamente,
dalle banche. Entro luglio doveva essere rimborsato anche un
prestito obbligazionario di 23 milioni di euro interamente sottoscritto da Generali, di cui non si hanno notizie.
Fin.part
Il gruppo Fin.part a luglio 2004 non ha rimborsato un prestito
obbligazionario di 29,50 milioni di euro e, soprattutto, il 26 dello
stesso mese, un prestito di 200 milioni (emesso nel 2001, senza
rating, al tasso del 6,50%, collocato da Ubm e Abaxbank, sottoposto
alle normative della Gran Bretagna) intestato a Cerruti Finance Lux,
garantito da Fin.part, collocato a piccoli risparmiatori.
In default tecnico anche il prestito Fin.part 6,45% 1998/2005.
Entrambi i prestiti sono attualmente “congelati”.
Complessivamente sono coinvolti circa 6.000 piccoli risparmiatori che hanno acquistato i titoli Cerruti da Banca Fideuram (20,609
milioni), Fideuram Bank Suisse S.a. (8,287), Iccrea Banca (18,823),
Monte dei Paschi di Siena (18,927), Banca Nazionale del Lavoro
(7,496), Credito Emiliano (12,576).
Il gruppo non ha fornito alcuna indicazione sul rimborso. Per tale
motivo il rappresentante degli obbligazionisti (Marcello Gualtieri) ha
chiesto formalmente informazioni alla proprietà, non ricevendo
alcuna risposta.
I conti della società vedono una perdita di 150 milioni, un
patrimonio negativo per 24 milioni e un indebitamento di 413 milioni
e la mancata certificazione del bilancio 2003 da parte della Kpmg.
Il sistema bancario non ha ancora accettato di erogare un
prestito-ponte di 80 milioni di dollari.
Fin.part ha deciso di “affittare” la Cerruti e di vendere alcuni rami
di azienda (Pepper e Frette).
Il piano complessivo di salvataggio, predisposto dall’advisor
(Abn Amro), dovrebbe prevedere un sostanzioso aumento di capitale, la ristrutturazione dei titoli Cerruti Finance e Fin.part con un
rimborso del 25%-40% in contanti e per la differenza con azioni di
nuova emissione. Il piano potrà essere definito e inviato alla Consob
solo dopo avere ottenuto il prestito ponte e cedute le attività.
Test noi consumatori
20
Adifinanza
L’autorizzazione della Consob alla ristrutturazione dei prestiti
obbligazionari, per divenire operativo, dovrà avere l’assenso dell’assemblea degli obbligazionisti.
Il Trustee (Law Debenture Trust, lo stesso dei prestiti Cirio) per
il finanziamento in scadenza il 26 luglio 2004 è delegato a decidere
per conto degli obbligazionisti, e su richiesta di almeno un loro
quinto (in valore nominale delle obbligazioni in circolazione) deve
avviare le azioni legali a tutela degli obbligazionisti stessi. Uguale
iniziativa deve essere avviata in caso di delibera assembleare.
Frati
Il gruppo Frati ha emesso, attraverso la Frati Finance Sa
Luxembourg, due prestiti obbligazionari (collocati da Abaxbank e
Banca Nazionale del Lavoro) di diritto inglese (non italiano) per
complessivi 130 milioni di euro (uno a tasso fisso e uno a tasso
variabile) con scadenza 22 luglio 2004.
I prestiti sono stati quasi interamente collocati presso investitori
istituzionali, per cui dovrebbero essere pochi i piccoli risparmiatori
coinvolti.
Per superare la crisi attuale il gruppo ha venduto parte delle
proprie attività in Romania (Mdf Sebes Sa e Sepal Sa) per un importo
pari ai titoli in scadenza.
Una complicazione per il rimborso il fatto che la Sepal, una delle
società vendute, ora è garante del prestito, per cui è stato necessario che gli obbligazionisti autorizzassero il rimborso. L’assemblea
degli obbligazionisti, convocata per il 5 luglio 2004 per svincolare la
garanzia della Sepal Sa., ha avuto successo, ed il primo prestito è
stato regolarmente rimborsato.
Gandalf
Il 2 febbraio 2004 il Tribunale di Parma ha dichiarato il fallimento
Gandalf. La Procura di Parma ha aperto una istruttoria verso
l’amministratore delegato della società per verificare la sussistenza
del reato di bancarotta fraudolenta.
Giacomelli
La Giacomelli, non rimborsando un prestito obbligazionario di
100 milioni ripartito tra 6.500 piccoli risparmiatori, è stata posta in
amministrazione straordinaria.
I Commissari straordinari (Elio Blasio, Antonio Bertani, Guido
Tronconi), per evitare il ricorso individuale, hanno consentito la
presentazione della domanda di insinuazione al passivo in maniera
collettiva ed hanno invitato tutti gli obbligazionisti a rivolgersi alla
propria banca (o intermediario) per chiedere l’ammissione in tempo
utile per l’udienza del Tribunale di Rimini (competente per territorio), fissata per il 31 marzo 2004; opzione resa possibile dall’iniziativa del sistema bancario che si è fatto carico, gratuitamente, di
presentare le domande per conto della clientela.
La Bnp-Paribas ha notificato l’insolvenza delle obbligazioni
Giacomelli, atto indispensabile per rendere esigibile il credito e
attivato l’azione di escussione del credito (direct right) che hanno
reso non indispensabile la domanda di ammissione al passivo.
Il 16 febbraio 2004 è stato presentato al M.ro delle Attività
produttive il piano di risanamento.
Il Giudice delegato del Tribunale di Rimini, l’11 maggio 2004, ha
chiuso l’udienza di verifica dello stato passivo.
Dal 21 maggio 2004 il titolo Giacomelli è stato cancellato dal
mercato di Borsa.
I commissari straordinari hanno avviato la procedura di vendita
delle attività del gruppo per un prezzo complessivo di circa 40
milioni.
Ad oggi sono state vendute la Longoni, la It sport e alcuni asset
minori. Il ricavo complessivo è stato di circa 39 milioni di euro. La
Test noi consumatori
21
Adifinanza
prossima, ed ultima vendita è quella di Giacomelli sport, che al terzo
bando di gara ha visto presentare proposte congrue.
Le vendite non consentiranno il recupero dei crediti, in quanto le
ammissioni al passivo sono state 624 milioni di euro, pari all’86%
del totale delle richieste di insinuazione, di cui il 2,95 milioni in
prededuzione, 49,5 crediti privilegiati, 572,4 crediti chirografari.
Per i creditori non restano che le strade delle revocatorie e del
risarcimento dei danni, che hanno costi elevati e tempi lunghi.
Giochi preziosi
Giochi Preziosi ha emesso un prestito obbligazionario di 100
milioni con scadenza 12 luglio 2004, senza rating, attraverso un
aumento di capitale di 15 milioni di euro e un nuovo prestito dalle
banche; le due operazioni, insieme al riacquisto sul mercato di 21,6
milioni, hanno reso possibile rimborsare il prestito alla regolare
scadenza.
Grassetto
Società per azioni in liquidazione senza alcuna possibilità di
recuperare l’investimento.
Impregilo
I prestiti obbligazionari di 125 milioni di euro con scadenza 27
luglio 2004 e di 75 milioni, con scadenza 14 agosto 2004, sono stati
regolarmente rimborsati, completando tutti i rimborsi previsti per
l’anno.
I fondi sono stati reperiti con un aumento di capitale e con prestiti
bancari a medio lungo termine per circa un miliardo di euro, per
rimborsare anche i prestiti obbligazionari ancora in circolazione.
Italtractor
L’Italtractor non ha rimborsato in gennaio il prestito obbligazionario
di 100 milioni (codice ISIN XS0141764620) collocato da Abaxbank
(Credem), Banca Akros, Caboto, MPS, Banca di Roma e Natexis,
presso 3.400 piccoli obbligazionisti.
Il regolamento del prestito prevedeva che il Trustee potesse
avviare azioni esecutive contro la società, ma è stato scelto di
attendere la presentazione della proposta di ristrutturazione.
Il 24 febbraio 2004 è stato raggiunto l’accordo tra le 13 banche
creditrici che prevedeva la possibilità di convertire i crediti bancari
(68 milioni) in azioni, l’impegno della proprietà ad aumentare il
capitale, la vendita di alcuni beni.
Insieme all’accordo è stato presentato il piano di ristrutturazione
del prestito, che prevedeva il rinvio della scadenza di quattro anni
con cedole comprese tra il 9 e il 12% a partire dal 2004 e fino al 2008,
rispetto al 6,50% attuale, oltre un “premio” del 4,50% sul capitale
nominale posseduto per chi avesse votato a favore del piano di
ristrutturazione.
Il 25 marzo 2004 è stato presentato il prospetto informativo alla
Consob che, dopo alcuni approfondimenti, il 7 maggio 2004 lo ha
approvato. Il piano di ristrutturazione è stato sottoposto all’assemblea degli obbligazionisti che lo ha approvato il 3 giugno 2004.
Pertanto il prestito è tornato in bonis.
La Veggia
Il 14 novembre 2004 scadrà un prestito obbligazionario di 100
milioni emesso nel 2001 da La Veggia fin (codice ISIN XS0138075071)
con l’assistenza di Abaxbank (gruppo Credem).
La società (di proprietà della famiglia Giacobini) ha chiesto al
Tribunale di Reggio Emilia la messa in amministrazione straordinaria per la S.p.A. e chiederà la stessa procedura per la Calidavid
Test noi consumatori
22
Adifinanza
(cartiera), dopo il fallimento di tutte le trattative con il sistema
bancario per un prestito ponte.
L’amministrazione straordinaria della società porterà, con quasi
certezza, al mancato rimborso del prestito obbligazionario.
Trustee del prestito è The Law debenture.
La posizione della società era già critica nel 2002, ed è fortemente peggiorata nel 2003.
Come in altri casi l’esposizione bancaria circa 90 milioni di euro
è diminuita di circa un terzo con l’emissione del titolo.
Liquigas
Nel 1972 furono emesse obbligazioni convertibili Liquigas, con
scadenza 1992. La società è successivamente fallita e gli obbligazionisti sono stati inseriti nell’elenco dei creditori chirografari.
La situazione attuale vede un commissario liquidatore (dr.
Saverio Signori – [email protected]).
I creditori chirografari attualmente sono soddisfatti in otto riparti
parziali con distribuzione dell’8,55% del passivo.
La comunicazione del riparto avviene con lettera raccomandata
a tutti i creditori. Per i titoli al portatore le notizie sono pubblicate
sulla Gazzetta Ufficiale e sui maggiori quotidiani nazionali.
Infine, è necessario non confondere la società con altra di uguale
nome costituita nel 1994 che non ha alcun riferimento con la
Liquigas originaria.
Lucchini
Il gruppo Lucchini deve rimborsare due prestiti obbligazionari, il
primo 2001/2006 al 6,25%, il secondo a tasso variabile con
scadenza 2005, entrambi emessi senza rating.
Il gruppo è attualmente in ristrutturazione e il titolo risente della
situazione, con forti oscillazioni di prezzo nelle contrattazioni di borsa.
Necchi
La Consob ha impugnato il bilancio 2002 della Necchi. La società
ha abbattuto il capitale, per ripianare le perdite e ridotto il valore
delle azioni ordinarie e di risparmio da 0,25 a 0,09 euro. Non è
ancora possibile prevedere se sarà possibile procedere alla
ricapitalizzazione del gruppo.
Il prestito obbligazionario in circolazione (IT00013202248), è
stato emesso il 1° maggio 1999 con scadenza 1° maggio 2005, con
tasso variabile.
Le cedole del titolo sono state regolarmente pagate.
Olcese
Per salvare la Olcese Raemer è in via di definizione il piano di
risanamento che prevede l’aumento di capitale, la ristrutturazione
dell’indebitamento bancario e la razionalizzazione dell’apparato
industriale e commerciale.
Possibile l’emissione di un prestito obbligazionario convertibile di
20 milioni di euro.
Opengate
Il commissario giudiziale di Opengate, società ormai fallita
(5.11.93), ha dato parere negativo alla proposta concordato preventivo presentata al Tribunale di Varese.
Il Tribunale ha respinto la richiesta di alcuni azionisti di inserirsi
al passivo.
Forti dubbi esistono sul comportamento del management nella
gestione della società, e sussiste la possibilità che alcuni creditori
siano riusciti a recuperare parte dei propri crediti utilizzando notizie
non conosciute da tutti i creditori. Comportamento vietato.
Test noi consumatori
23
Adifinanza
L’8 giugno 2004 si è svolta presso il Tribunale di Varese l’ultima
udienza per la verifica dei crediti esistenti e per definire l’eventuale
riparto dell’attivo.
Saeco
Dopo la sospensione del titolo dalla contrattazione di borsa, si è
costituito un comitato degli azionisti di minoranza (2% del capitale
dichiarato).
La società (66,80%) è stata venduta al fondo francese private
equity PAI PARTNERS.
Il fondo, che ha agito attraverso le società El Gringo Investimenti
e Giro investimenti, dovrà lanciare una OPA per il residuo capitale
in circolazione. Il prezzo è stato già fissato in 3,59 euro.
Stayer
Presentate due istanze di fallimento contro la Stayer (udienza
4.2.04), e la Consob ha impugnato il bilancio della Stayer presso il
Tribunale di Ferrara ed ha sospeso il titolo.
Possibile un piano di rientro garantito da una società esterna al
gruppo. Intanto è stato sottoscritto un accordo industriale con
un’impresa (Morpugo) che dovrebbe garantire la crescita dell’attività.
La sottoscrizione dell’aumento di capitale per 10 milioni di euro,
potrebbe essere sottoscritto dallo stesso gruppo Morpugo, tenuto
conto che l’azionista di riferimento di Stayer non potrà sottoscriverlo, in quanto essa stessa (Efi) è sottoposta a procedura
fallimentare.
Il Tribunale fallimentare ha dato credito al piano di risanamento
presentato ed ha rinviato al 22 marzo l’udienza per la dichiarazione
fallimentare.
Stefanel
Il gruppo Stefanel ha in scadenza l’11 aprile 2005 un prestito
obbligazionario di 100 milioni di euro, che per le voci sul gruppo sta
creando preoccupazione ai risparmiatori. Il gruppo ha comunicato
di avere già concordato con un gruppo di banche la concessione di
un finanziamento con scadenza 2012, da destinare al rimborso del
prestito obbligazionario.
La comunicazione ufficiale dell’accordo e della certezza del
rimborso è un passo fondamentale per tranquillizzare i piccoli
risparmiatori.
TC Sistemi
Il 13 aprile 2004 è stato sospeso dalle contrattazioni di Borsa il
titolo TC Sistemi.
La società è in forte perdita e non si conosce il suo futuro.
Il liquidatore della società (Giovanni Croce) ha chiesto alle
banche la restituzione del 30% (circa 9,00 milioni) delle somme che
hanno già recuperato, ma sottopose ad una eventuale azione
revocatoria.
Le banche sono attualmente esposte per 50 milioni di 25,5 per
anticipi, 21,6 in conto corrente. La più esposta (30) è Banca Intesa.
In caso di mancato accordo con le banche è possibile che sia
richiesto il fallimento della società.
Tecnodiffusione
La società deve rimborsare un prestito obbligazionario di 25
milioni in scadenza nel 2005, che sta tentando di ristrutturare.
I rischi per la stessa sopravvivenza della società e quindi per
azionisti e obbligazionisti, che erano già stati evidenziati quando la
società di revisione aveva giudicato incerto il recupero dei crediti
verso terzi, sono divenuti certezza quando il 20 aprile 2004 i soci
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hanno deciso di non accettare le offerte di acquisto e di porre in
liquidazione la società.
L’Assemblea degli obbligazionisti, convocata per il 20 aprile
2004, ha deliberato per l’ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria.
Ventaglio
Il gruppo del Ventaglio, nonostante i tentativi di risanamento e la
ricapitalizzazione, non è in grado di assicurare gli obbligazionisti sul
rimborso del titolo di 100 milioni di euro in scadenza nel maggio 2005.
Il gruppo sta cercando le soluzioni (aumento di capitale, cessioni,
redditività) per onorare i propri impegni.
Versace
Il gruppo Versace ha affidato a Banca Intesa l’incarico per la
propria ristrutturazione, attraverso un finanziamento massimo di
140 milioni di euro. In tal modo dovrebbe essere rimborsato anche
il prestito obbligazionario di 100 milioni in scadenza il 6 luglio 2005.
Per il prestito c’è stata un’offerta all’80% del valore nominale da
parte della Luxottica, non andato a buon fine.
Viatel
Le obbligazioni della società americana Viatel sono state collocate in Italia da Area Banca. Si tratta dell’obbligazione con scadenza
115.4.2008 cedola 11%.
Il titolo era stato azzerato nel 2001 e non era stata pagata alcuna
cedola.
È stata creata Viatel Bermuda che ha offerto una conversione in
azioni allo 0,36%
Worldcom
La Worldcom è una delle più grandi imprese statunitensi. Il
default della società è stato uno dei più gravi dopo quello Enron.
La società è uscita dal “Chapter 11” (una specie di amministrazione
controllata) il 20 aprile 2004 ed ha assunto il nuovo nome di Mci.
I creditori Usa hanno ricevuto una parte dei propri crediti: per
quelli privilegiati 44,50%, per i possessori di diritti 52%; agli
azionisti sono stati rimborsati complessivi 750 milioni di dollari,
parte in titoli, parte in contanti.
La Consob non ha autorizzato l’offerta pubblica di scambio in
Italia per la quota parte di 1.200 milioni di dollari obbligazioni,
perché l’offerta di conversione non è mai stata comunicata ufficialmente.
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