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Coordinato da Fabio Picciolini agenzia adiconsum • anno XVI - supplemento al n. 69 • 13 settembre 2004 Stampato in proprio in settembre 2004 In questo numero: Speciale Corporate Bond Approfondimenti - Facciamo il punto su… …Argentina …Cirio …e Parmalat - Le scadenze del 2004 - Investimenti Flash - Alitalia Aprilia Binda Sottrici Bipop – Carire Avatar Fantuzzi Ferrè Finmatica Finmek Fin.part Frati Gandalf Giacomelli Giochi preziosi Grassetto Impregilo - Italtractor La Veggia Liquigas Lucchini Necchi Olcese Opengate Saeco Stayer Stefanel TC Sistemi Tecnodiffusione Ventaglio Versace Viatel Worldcom Registrazione Tribunale di Roma n. 350 del 9.06.88 Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 46/2004) art. 1, comma 2, DCB Roma Adifinanza APPROFONDIMENTI Facciamo il punto su… …Argentina Un’analisi della situazione tra proposte di ristrutturazione del debito, posizione dei creditori, ruolo dell’FMI, azioni giudiziarie e legislative. Proposta di rimborso del debito estero Il Governo Argentino ha presentato una nuova proposta di ristrutturazione del debito che prevede il rimborso del 25,00% del debito, 81,2 miliardi di dollari in linea capitale e 18,2 miliardi per gli interessi maturati e non pagati dalla dichiarazione d’insolvenza nel dicembre 2001 fino al dicembre 2003. La proposta è stata respinta dai creditori e dal Global Commitee of Argentine Bondholders (Gcab), rappresentante di oltre il 40% degli obbligazionisti. In totale, rispetto all’esposizione di 99,4 miliardi di dollari, il Governo argentino rimborserebbe, attraverso l’emissione di nuove obbligazioni, 24,85 miliardi di dollari. Nel caso di accettazione di almeno il 70% degli obbligazionisti sarebbero riconosciuti anche gli interessi maturati fino al 30 giugno 2004, pari a 1,4 miliardi. Le nuove obbligazioni sarebbero di tre tipi: 1. Par bond. Stesso valore nominale del vecchio debito, con scadenza a 35 anni in caso di accettazione inferiore al 70%, 30-35 nell’altro, e tassi d’interesse molto bassi (1,35% primi 5 anni, 2,5% tra 6 e 15 anni, 3,75% da 16 a 25 anni e 5,25% in seguito). 2. Discount bond. Taglio del valore nominale con scadenze più brevi e cedole più alte (3,97% primi 5 anni e il 4,71% in seguito). 3. Emissione in pesos. Da destinare agli investitori argentini, con scadenza a 42 anni e indicizzate parzialmente all’inflazione. Per tutte e tre le categorie è previsto un premio nel caso di crescita economica superiore al 3,00, con il possibile (non certo) riacquisto di parte dei titoli da parte del Governo argentino. Il piano è stato presentato alla SEC (la Consob Usa) in quanto la sua autorizzazione è indispensabile perché la giurisdizione di riferimento è quella americana. Il governo argentino, dopo l’approvazione da parte della SEC, presenterà il piano in vari paesi. La conversione dei titoli dovrebbe avvenire entro gennaio 2005. La proposta dell’Argentina per l’Italia deve essere autorizzata dalla Consob, che deve approvare il prospetto informativo relativo all’Offerta Pubblica di scambio (OPS). Il prospetto, predisposto dallo studio Allen & Overy, dovrà specificare il quorum di adesioni necessario per rendere l’offerta valida. Con un quorum inferiore alla soglia prestabilita l’operazione sarà nulla. Gli obbligazionisti che non dovessero aderire all’offerta, per la prima operazione di ristrutturazione non avrebbero alcun rimborso, rimanendo in possesso di titoli senza alcun valore con l’unica possibilità di ricorrere alle vie legali. In passato (insolvenza Perù) alcuni obbligazionisti, dopo Test noi consumatori 2 Adifinanza aver rifiutalo l’offerta di ristrutturazione, sono riusciti a congelare i flussi di cedole pagate sui nuovi titoli. Considerati i progressi dell’economia argentina è opinione generale che, nonostante i “proclami” del governo, l’offerta potrebbe essere migliorata, mentre scarso credito hanno il possibile rimborso in contanti di una quota dei titoli, utilizzando parte dei 17 miliardi di dollari delle riserve valutarie, e la possibilità di riacquisto dei titoli da parte del Governo (buy-back). Posizione dei creditori - FMI La discussione internazionale con l’Argentina, tenuta il 9 marzo 2004, sul rispetto delle clausole dell’accordo con il FMI dopo che non erano stati rispettati gli impegni sulla ristrutturazione del debito estero, sul risanamento dei conti pubblici, sul trattamento delle public utilities e sui rimborsi al sistema bancario, ha portato solo ad un invito ad avviare negoziati in “BUONA FEDE” per ristrutturare il debito estero, alla firma di una lettera di intenti per tale tipo di negoziato e alla erogazione di nuovi aiuti da parte del FMI. Uno dei punti di debolezza della trattativa è la permissività con cui il Fondo Monetario Internazionale si è finora rapportato con il Paese Sud americano. L’accusa non è più solo dell’Adiconsum, ma di vari organismi indipendenti ed è condivisa dallo stesso GCAB a cui, nel corso di uno specifico incontro, l’Adiconsum ha chiesto di intervenire nei confronti del FMI per bloccare qualsiasi aiuto finanziario all’Argentina, fino all’avvio di seri negoziati. La proposta è stata condivisa dal Gruppo. Nessuna risposta, invece, è stata data all’altra richiesta dell’Adiconsum di agire per porre tutti i creditori, quindi anche il FMI, sullo stesso piano, eliminando gli attuali vantaggi che hanno consentito al Fondo di ricevere il rimborso delle linee di credito concesse all’Argentina. L’argomento è importante perché l’Argentina deve effettuare la terza revisione dell’accordo relativo alla linea di credito per oltre 13 milioni di dollari e trattare altri rimborsi; il paese però, per avere le mani libere verso i creditori privati, ha sospeso la revisione dell’accordo e rinviato il rimborso dovuto al FMI. Per un comportamento più rigido del Fondo si sono schierate anche le principali banche internazionali. Non condivisibile neppure la posizione degli Stati Uniti, che per motivi esclusivamente politici hanno un comportamento molto “morbido” verso l’Argentina, e soprattutto la posizione del Governo USA secondo cui “il negoziato è chiuso e la parola spetta al mercato”. Comitato internazionale per la tutela dei creditori argentini - Global Committee of Argentina Bondholders (GCAB) Il 12 gennaio 2004 è stato costituito un comitato internazionale per la tutela dei creditori argentini (GCAB) cui prendono parte la task force a tutela dei creditori argentini italiana, quella tedesca (ABRA), quella giapponese della Bank of TokyoMitsubishi, quella americana (ABC), una delegazione svizzera, e come osservatori Deutsche Bank, DZ Bank, Associazione banche svizzere e associazione bancaria ticinese. Il comitato è aperto anche ad altre istituzione di tutela, e con l’adesione della statunitense Fidelity, di un comitato israeliano e di uno russo rappresenta circa il 44% del debito totale argentino. Test noi consumatori 3 Adifinanza Il GCAB è guidato dal rappresentante italiano e si compone di tre sottocomitati per gli aspetti economici, legali, e finanziari. Rappresenta circa 37 miliardi di dollari di debito sui 57 miliardi detenuti da investitori non argentini: sul totale di 81,0 miliardi, una quota utile per bloccare qualsiasi proposta di ristrutturazione. Il 16 aprile 2004 si è svolto il primo incontro tra il Governo Argentino e il GCAB. L’incontro non aveva portato a novità sostanziali, ma era sembrato utile in quanto aveva portato l’Argentina a programmare un incontro per verificare le possibilità di rimborsare il proprio debito. Incontro mai svolto, per cui il Gruppo si è ritirato dai comitati consultivi creati dal governo argentino per discutere sulle modalità di rimborso del debito estero privato. La richiesta del Gruppo è di una quota consistente dello scambio tra vecchi e nuovi Tango-bond alla pari (quelli preferiti dai privati) e una durata non eccessivamente lunga delle nuove obbligazioni (non più di una generazione), e la proposta dell’Argentina non potrà essere inferiore a quella accettata per la Russia del 1996, che prevedeva il 64,00% del capitale rimborsato. Secondo l’opinione del GCAB e del suo consulente finanziario, Bear Stearns, l’Argentina sarebbe già in grado di rimborsare il 55,00% del proprio debito, rispetto al 25,00% proposto dal Governo e al 30,00% proposto dal mercato, grazie al risanamento del Paese, all’inflazione sotto controllo e ad una crescita economica superiore alle previsioni dal Governo. Il GCAB ha anche chiesto il rimborso delle spese sostenute. La scelta, benché in linea con la prassi adottata in casi simili, non sembra da condividere, nel momento in cui 450.000 risparmiatori stanno perdendo quasi tutto il proprio investimento. Infine, il GCAB, per tutelare gli interessi dei risparmiatori, ha deciso di nominare un advisor legale (White & Case) per impugnare legalmente gli impegni ufficiali sottoscritti e mai rispettati dall’Argentina e per il rimborso degli interessi pagati per i titoli non in insolvenza (default). Magistratura italiana Il Tribunale di Mantova ha emesso una sentenza di condanna contro la Banca Agricola Mantovana per la vendita di obbligazioni della Repubblica Argentina. Come l’Adiconsum aveva dichiarato, la crisi argentina poteva farsi risalire agli anni 2000/2001 e la “colpa” delle banche derivava in particolare: • dalla mancata comunicazione agli investitori circa l’abbassamento del rating, con l’aumento del rischio, • dalla mancata valutazione dell’adeguatezza delle operazioni rispetto alla situazione economico-finanziaria e di conoscenza dei singoli risparmiatori. Procedimenti penali e civili sono aperti in vari Tribunali. Azioni giudiziarie Lo studio Mc Dermott, Will & Emery Carnelutti, ha svolto incontri con alcune banche italiane (Cassa di Risparmio di Firenze, Banco di Desio, Banca Popolare di Verona e Novara, Banca Popolare dell’Emilia Romagna) per verificare la possibilità di procedere, direttamente o per conto dei bondholders. Test noi consumatori 4 Adifinanza L’obiettivo è raccogliere adesioni tra i possessori di bond della Repubblica argentina per almeno 40-50 milioni di dollari americani, per avviare azioni legali presso la Corte federale del distretto Sud di New York che ha già emesso una sentenza per il blocco dei beni argentini. Il blocco è esecutivo negli Stati Uniti e nei Paesi in cui i trattati lo consentono, mentre negli altri casi necessitano procedimenti specifici. Per avviare le azioni giudiziarie nei prospetti informativi o nelle offering circular o negli altri documenti del prestito, devono essere presenti la clausola di rinuncia alla immunità sovrana di Stato da parte della Repubblica argentina in caso di default e quella sulla possibilità di ricorrere ad almeno tre giurisdizioni alternative (Londra, Francoforte e New York). In Italia le cause in corso hanno un controvalore di 49 milioni di euro, rispetto ai 735 milioni in USA (class action e cause civili) e ai 20,3 in Germania. Presentata al Tribunale di Parma la richiesta di rimborso contro la Banca del Monte degli investimenti in titoli dell’Argentina e della Provincia di Buenos Aires. Azioni legislative In commissione finanze della Camera dei Deputati la proposta di legge sul rimborso dei titoli argentini è stata approvata quasi all’unanimità. Se la proposta diverrà legge, i possessori di obbligazioni argentine potranno andare presso la propria banca e venderli, per un massimo di 50.000,00 euro, al 70% del valore nominale, con la certezza di incassare il controvalore entro cinque giorni. In alternativa, per un importo massimo di 85.000,00 euro, potranno acquistare titoli della banca dove sono depositati i titoli. Gli obbligazionisti dovranno rinunciare a qualsiasi azione legale verso la banca e l’emittente. La proposta di legge prevede anche l’istituzione di un “fondo bond argentini” cui devolvere l’uno per mille del patrimonio di vigilanza delle singole banche al 31 dicembre 2003, da ripartire tra le banche collocatrici dei bond in proporzione ai rimborsi. Il sistema bancario valuta elevato il costo da sopportare. La realtà non è così “nera”, quanto meno perché si prevede una solidarietà e una ripartizione degli oneri tra tutti i soggetti coinvolti: gli obbligazionisti rinuncerebbero al 30% del proprio investimento (oltre gli interessi maturati) e perderebbero la possibilità di adire per via giudiziaria contro banche o Argentina; il sistema bancario da un lato si impegna interamente con l’uno per mille, facendo sì che l’impegno economico non ricada solo su alcune banche, recupera fiscalmente quanto contabilizzato come minus-valenze e ricaverà almeno il 25% dai titoli argentini (proposta di rimborso già presentata dal Governo). Banco Hipotecario Il Banco Hipotecario ha chiuso con successo la ristrutturazione degli 1,2 miliardi di titoli in circolazione, con l’adesione di oltre il 93% degli obbligazionisti. Gli obbligazionisti italiani, in possesso di circa 160 milioni di euro, dovranno riconsegnare i titoli per avere quelli nuovi. Metrogas Per la Metrogas (3.000/4000 investitori italiani) è in via di presentazione alla Consob la proposta di ristrutturazione. Test noi consumatori 5 Adifinanza Provincia di Buenos Aires e Provincia di Mendoza Per la Provincia di Buenos Aires (7.000/8.000 investitori per 700 milioni di euro circa) e per quella di Mendoza (210 risparmiatori) sono cadute, al momento, tutte le possibilità di ristrutturazione a causa dell’intervento contrario del Governo Centrale. Telekom Argentina Per Telekom Argentina, con l’autorizzazione da parte della Consob all’offerta pubblica di acquisto e scambio e con l’accettazione da parte dell’assemblea degli obbligazionisti del piano (Acuerdo Preventivo Extrajudicial – APE) con una percentuale vicina al 95%, è giunta a conclusione la ristrutturazione con un rimborso di circa il 90% del capitale originario. I titoli in ristrutturazione sono: • Series E Medium Term Notes scadenza 2005 – codice ISIN XS0076226942; • Series 1 Medium Term Notes scadenza 2003 – codice ISIN XS010926086; • Series 2 Medium Term Notes scadenza 2004 – codice ISIN XS0131485624; • Series I Medium Term Notes scadenza 2004 – codice ISIN XS0096148779; • Series K Medium Term Notes scadenza 2002 – codice ISIN XS0099123712; • Series F Medium Term Notes scadenza 2007 – codice ISIN XS0076689024; • Series H Medium Term Notes scadenza 2008 – codice ISIN XS0084707313; • Series C Medium Term Notes scadenza 2002 – codice ISIN US87923AE01 Condizioni previste per la rinegoziazione: a) Emissione di obbligazioni in dollari con scadenza 2011 e tasso nominale dall’8,00% all’11,00%. b) Obbligazioni per almeno 300,00 milioni, con scadenza 2014 (attualmente 2008, 2014, 2017) con piano di ammortamento, perciò la vita media sarebbe di circa 7 anni. Il tasso di interesse è compreso tra il 4,83 e il 6,89 per le emissioni in euro e dal 5,53 all’8,00% per le emissioni in dollari. Capitalizzazione degli interessi scaduti e non corrisposti dal 25.6.2002 al 31.12.2003, attraverso: 1) la capitalizzazione parziale, che darebbe il risultato di 1.058,00 euro per ogni 1000,0 euro nominali; 2) Il rimborso cash al momento dell’emissione delle nuove obbligazioni per il periodo 1.1.2004 e il momento dell’emissione. c) Rimborso in contanti per un importo compreso tra 740 e 850 milioni di dollari per ogni 1.058,00 milioni dollari nominati. Importo massimo convertibile 825 milioni. Al 20 agosto 2004 l’opzione b) era stata scelta per 1,683,5 milioni, l’opzione a) per 727,5 milioni, la soluzione c) per 69,1 milioni. Poiché l’opzione c) non ha raggiunto il limite minimo richiesto alcuni dei risparmiatori che hanno scelto l’opzione b) dovrà accettare il rimborso per contanti. Per definire l’operazione manca l’omologazione da parte del Tribunale di Buenos Aires (entro 45 giorni). I creditori che non hanno aderito avranno titolo a fare eventuale opposizione. Test noi consumatori 6 Adifinanza …Cirio Conciliazioni, inchieste, piano di dismissione, revocatorie, rimborsi. Conciliazioni Capitalia. Circa 4.000 i clienti di Capitalia potenzialmente coinvolti nei rimborsi Parmalat (2.850), Cirio (1.100), Giacomelli (150), ecc. hanno partecipato alla conciliazione. Unicredit. La conciliazione del gruppo Unicredito, solo per i titoli del gruppo Cirio, è ormai in via di conclusione. Per quanto riguarda i risparmiatori che si sono rivolti all’Adiconsum, solo 200, le percentuali di rimborso sono mediamente del 25,00% (7,500,00 euro); la percentuale deriva soprattutto dal mancato accoglimento di circa un terzo delle domande. Infatti, la percentuale di rimborso calcolata sulle domande accolte, fa salire la percentuale a circa 45,00% del capitale versato. Banca Intesa. La conciliazione con il Gruppo Intesa, concernente Cirio, Parmalat e Giacomelli, è ancora nella fase iniziale e non sono ancora disponibili dati utili. Inchiesta Consob L’inchiesta della Consob relativa al comportamento delle banche ha portato alla convinzione dell’esistenza di molti casi di conflitti di interessi non comunicati alla clientela e a molti vizi di procedura. Il conflitto di interesse rilevato riguarda il collocamento (partecipazione al consorzio di collocamento e vendita dei titoli ai risparmiatori) e i finanziamenti (contestualità tra cessione dei titoli ai risparmiatori e rientro dalle esposizioni verso il gruppo). Emittente Cirio Finance Lux Cirio Finance Lux Cirio Holding Importo in milioni Tranche Totale 150 150 150 200 75 Cirio Del Monte NV. Del Monte Fin. Cirio S.p.A. Totale 150 Cedola Data di emissione 7,50% Scadenza Banche 3:11:02 Banca di Roma, Unicredito, JP Morgan Banca di Roma, Unicredito, JP Morgan Banca Commerciale Italiana, Caboto SIM Abaxbank, Banca Akros, Cofiri SIM, ICCREA, Meliorbanca & Gallo, Arcadia Sec., Banca Profilo, Dexia Cap. Mark. LMF Servivi Finanziaria, Rasfin SIM Abaxbank, Banca Akros, Banca di San Marino Unicredit Banca Mobiliare, Meliorbanca & Gallo Abaxbank, Unicredit Banca Mobiliare Abaxbank, Unicredit Banca Mobiliare, Banca Akros, Caboto SIM, MPS Finance, Promos SIM Abaxbank Caboto SIM, Unicredit Banca Mobiliare, Abaxbank, Banca Akros, ICCREA, Mediobanca, Arcadia Sec., Banca di Roma, LMF Servizi Finanziari Euromobiliare Inv. Bank, Banca Akros, Caboto Sim, Meliorbanca & Gallo, Banca Commerciale Italiana, Intermobiliare SIM Variabile 23:10:00 30:04:03 6,25% 30:01:01 16:02:04 275 11:06:01 50 100 175 Variabile e 7,75% 26:02:02 14:03:05 25 200 200 6,38% 21:05:02 23:04:01 24:04:05 175 8,00% 150 25 29:11:00 9:01:01 21:12:05 1.125,00 Test noi consumatori 7 Adifinanza La Commissione ha inviato lettere di contestazione a dieci banche (Banca Intesa, Banca Nazionale del Lavoro, Capitalia, Credem, Banca Agricola Mantovana, Banca Antoveneta, Banca Popolare di Ancona, Carifirenze, SanpaoloIMI, Unicredit) e ad oltre 400 loro dirigenti. Per il gruppo Intesa si fa riferimento al collocamento, per la presenza nei consorzi della Caboto. Per Banca Nazionale del Lavoro non sono state riscontrate operazioni in conflitto di interesse. Per Capitalia il conflitto di interesse ha riguardato sia il collocamento che il finanziamento e si è riscontrato che non è stata raccolta la conferma dell’ordine di investimento impartito. Per il Credito Emiliano non sono state riscontrate situazioni di conflitto di interesse. Per il San Paolo sono state riscontrate situazioni di conflitto di interesse in relazione ai finanziamenti. Per Unicredito il conflitto di interesse riguarda il collocamento. A tutte le banche sono contestate carenze in relazione alle procedure per i titoli da vendere in contropartita diretta con la clientela, per fornire un’informazione utile per rendere il cliente pienamente consapevole dell’investimento, e in relazione alla “adeguatezza” delle operazioni proposte. Le banche hanno 30 giorni per contestare le conclusioni della Consob che potrà, poi, chiedere al M.ro dell’Economia le sanzioni a carico delle singole imprese. La Consob ha trasmesso gli atti alle Procure della Repubblica competenti. Inchiesta penale L’11 febbraio 2004 la Procura di Monza ha chiuso l’inchiesta sulla Cirio. Con 33 persone fisiche e 27 banche o altri intermediari indagati. Il reato contestato è quello di truffa. Le banche che hanno collocato i titoli obbligazionari Cirio sono gruppo Intesa, UBM (gruppo Unicredit), Banca di Roma e Bipop-Carire (gruppo Capitalia) Banca Antonveneta, Banca Popolare di Novara (gruppo Banche popolari unite), Banca Akros, (gruppo Banca Popolare di Milano), Abaxbank (gruppo Credem) BIM, Meliorbanca, Mediobanca, banca profilo, Banca Promos, Iccrea banca, Rasfin, Cofiri, Decia C.M., LMF Servizi Finanziari, Arcadia Sec. Inoltre, è stato accertato che sei banche (Banca di Roma, Banca Nazionale del Lavoro, UBS, Mediocredito Centrale, Banca di Napoli e Banca Popolare di Lodi), nel periodo 20002002, hanno ridotto i propri crediti verso il gruppo di 595 milioni, pari al 53% delle emissioni obbligazionarie del gruppo Cirio. Piano di dismissione Il Trustee ([email protected]) rappresentante degli obbligazionisti Cirio, ha comunicato ai creditori di avere condiviso il piano presentato dai commissari straordinari con la riserva sulla possibile valutazione delle dismissioni e sul mancato approfondimento delle reali possibilità di recupero per i creditori e per gli obbligazionisti in particolare. Le cessioni industriali che comunque stanno ottenendo un risultato superiore alle attese, potrebbero portare ad un rimborso più alto agli obbligazionisti e, non meno importante, salvaguardare i posti di lavoro (ad esempio la vendita della Del Monte Foods ha consentito il pagamento di tutti i creditori privilegiati e il mantenimento integrale di posti di Test noi consumatori 8 Adifinanza lavoro). Ultima cessione, in ordine di tempo, il “Panificio Moderno”, con un ricavo di circa 13 milioni. Prossime cessioni dovrebbero essere la Del Monte Pacific e la Cirio De Rica, anche se per quest’ultima le proposte d’acquisto sono state giudicate basse. Un accordo con i creditori è ricercato su Bombril Brasile, la società attraverso la quale il gruppo Cragnotti incassò oltre 300 milioni di euro provenienti da operazioni di compra/ vendita al vaglio delle magistrature italiana e brasiliana. Possibile la vendita all’asta della società. Revocatorie Una svolta nel recupero degli investimenti potrebbe venire dalle azioni revocatorie contro i creditori. La revocatoria è un’azione civile verso i creditori che si sono avvantaggiati per informazioni non note a tutti (violazione della par condicio creditorum). I commissari, per ottenere la restituzione delle somme, dovranno provare tale comportamento da parte di alcune banche. L’azione da richiedere è la revocatoria individuale, che consente di coprire un periodo di cinque anni. Ciò è fondamentale perché i commissari nella loro relazione hanno accertato che le emissioni dei prestiti era servita, dal 1999, a ritardare la dichiarazione di insolvenza del gruppo. Un accertamento dovrebbe essere fatto dalla magistratura sul comportamento dell’Adivsor della Cirio, Livolsi & Partners. Il tempo utilizzato per presentare il piano di ristrutturazione è stato molto lungo, creando una situazione per cui non è possibile avviare altri tipi di revocatoria, quelle che prevedono un riferimento temporale di uno (con onere della prova da parte del debitore) o due anni. Senza i “tempi tecnici” del piano Livolsi, era possibile attivare anche azioni revocatorie per sei dei sette prestiti. I commissari straordinari della Cirio hanno citato presso il Tribunale Civile di Roma per 473 milioni di euro Capitalia (ex Banca di Roma), Banca Intesa (ex Banca Commerciale Italiana), Banca Popolare di Lodi e Sergio Cagnotti (ex proprietario della Cirio). Il 30 settembre 2004 si terrà la prima udienza per il risarcimento dei danni verso le stesse banche per la vendita nel 1999 della Società Eurolat a Parmalat, il cui ricavato fu utilizzato per ridurre i debiti della Cirio verso le banche. Rimborsi Le previsioni attuali di rimborso sono comprese tra il 20% (poco) e l’80% (abbastanza) secondo l’emittente del titolo. Le nuove previsioni, pur positive, dovrebbero essere aumentate sia per la quota minima sia per la percentuale applicabile, che deve essere uguale per emittente e per garante. Uno dei commissari straordinari del gruppo Cirio ha ufficializzato che per gli obbligazionisti il rimborso sarà fino al 40%, anche in titoli di diritto lussemburghesi, con la possibilità di un ulteriore aumento, mentre i vecchi azionisti del gruppo non riceveranno alcun rimborso. Il rimborso sarà possibile perché i titoli lussemburghesi erano garantiti da aziende operative e in bonis, e perché i ricavi delle dismissioni saranno superiori alle previsioni. Test noi consumatori 9 Adifinanza …e Parmalat Amministrazione Straordinaria, ammissione al passivo, azioni giuridiche e legislative, concordato, piano industriale, revocatorie. Amministrazione Straordinaria Il M.ro delle Attività Produttive il 30 gennaio 2004 ha dato il proprio assenso per l’amministrazione straordinaria di Parmalat Finance Corp. BV (emittente di circa cinque miliardi di bond), Parmalat Turistico, Nuova Holding. Ultima società del gruppo ad essere posta in amministrazione controllata è la Nyte Investments. La notizia è positiva in quanto riporta sotto il controllo del commissario straordinario anche il controllo della rete di distribuzione italiana di Parmalat. Ammissione al passivo Il commissario straordinario della Parmalat ha confermato che i termini per l’ammissione al passivo per le società in amministrazione straordinaria del gruppo non devono intendersi perentori in quanto per la legge sono da considerarsi tempestive tutte le domande presentate prima della chiusura dello stato passivo (16 settembre 2004). Alla luce della presentazione della proposta di concordato, il giudice delegato aveva già sospeso l’attività di verifica per l’ammissione al passivo dei crediti. Ricorsi alla magistratura e Azioni legali Il percorso di recupero degli investimenti non è in contrasto con i ricorsi alla Magistratura ove fossero verificati comportamenti scorretti e giudizialmente rilevanti a danno dei singoli risparmiatori da parte della vecchia proprietaria, dei vecchi dirigenti o delle banche che hanno venduto i titoli. Citazioni sono state presentate presso i Tribunali di Parma e Milano verso Unicredit, Banca Intesa, Banca Popolare di Milano, San Paolo Imi. Le motivazioni più ricorrenti sono la mancata conoscenza di investimento in titoli esteri (Parmalat Bv), mancanza del prospetto informativo, mancanza di rating, nessuna comunicazione sulla situazione finanziaria del gruppo. La procura di Milano, il 26 marzo 2004, ha chiesto il rinvio a giudizio di 32 soggetti coinvolti nel crack Parmalat (29 persone fisiche e tre persone giuridiche) per i reati di aggiotaggio, false revisioni e ostacolo all’attività dell’organo di vigilanza. Entro il 6 ottobre 2004, data della prima udienza preliminare, devono essere presentate le domande di costituzione di parte civile. In data 10 aprile 2004 il Tribunale civile di Milano (VI sezione) ha stabilito, con procedura sommaria, il sequestro conservativo di parte del patrimonio della società di revisione Grant Thorton (certificatore Parmalat) a favore di quattro risparmiatori. L’importo posto sotto sequestro è di 72.000 euro, pari all’ammontare dell’investimento, per ognuno dei condannati. La decisione cautelativa del Tribunale, impugnata dai soggetti condannati (società e quattro funzionari) è stata confermata. La decisione, marginale per importo e soggetti coinvolti, potrebbe divenire estremamente importante perché se confermata negli altri gradi di giudizio, potrà essere la strada per gli altri investitori. La Procura di Parma ha in corso l’inchiesta principale relativa all’ipotesi di bancarotta fraudolenta. Test noi consumatori 10 Adifinanza Italaudit (ex Grant Thorton Italia) è stata cancellata dalla Consob dall’albo dei revisori per le gravi inadempienze consumate nella revisione dei conti del gruppo Parmalat. Il 4 giugno 2004, presso il Tribunale del distretto di Manhattan di New York, è stato avviato (e rinviato) il processo per truffa promosso dalla SEC (la Consob americana) contro la Parmalat finanziaria. L’alternativa al processo è un accordo tra le parti, che dovrebbe soddisfare i risparmiatori che hanno oltre 1,5 miliardi di dollari di obbligazioni e altri titoli. Il Tribunale di Bologna ha aperto un’inchiesta sul su Parmalat. Il consulente tecnico del Tribunale di Milano ha consegnato la relazione finale sul crack Parmalat. I primi dati parlano di 10.155 miliardi di euro di prestiti obbligazionari (50 in varie forme tecniche, private placement, preferences share, bond a tasso fisso e variabile) di cui otto ancora in circolazione, emessi esclusivamente sul Lussemburgo, salvo quattro a Milano e uno a Londra, per investitori istituzionali. Soltanto in commissioni, le banche che hanno collocato i prestiti hanno guadagnato circa 147 milioni. Ulteriore aspetto evidenziato dalla consulenza è la doppia fatturazione di crediti inesigibili. Azioni legislative di tutela Presentata una proposta di legge per far partecipare al concordato anche i piccoli azionisti (fino a 30.000 euro) attualmente esclusi. Class action Il Tribunale di New York, il 21 maggio 2004, ha stabilito che il rappresentante degli azionisti (cd. lead plaintiff) nella class action sarà Hermes (assistito dallo studio legale Grant & Eisenhofer di Washington), un fondo d’investimento inglese, che rappresentava, al momento del default, il 2,19% (50 milioni di dollari) di titoli Parmalat. Coordinatori degli obbligazionisti sono stati nominati quattro investitori istituzionali, Deminor international che nella causa civile rappresenterà la Cattolica Partecipazioni S.p.A. (un fondo di investimento controllato dalla Cattolica popolare Scarl di Molfetta, Bari), Capital & Finance Asset Management (Belgio), Smtp e Solotrat fondi di investimento francese e duemila obbligazionisti che avevano dato delega ad Altroconsumo. È stato escluso dall’azione collettiva Southern Alaska Carpenters, un fondo pensione che aveva deleghe anche di piccoli risparmiatori italiani. Nominati i rappresentanti, entro 90 giorni dovranno essere depositate le citazioni e i documenti su cui è basata la richiesta dei danni nei confronti del gruppo Parmalat, delle società di revisione e delle banche americane. Il tribunale ha prorogato i termini di presentazione definitiva della domanda al 18 ottobre 2004, per la necessità di esame e di accesso alla documentazione. Concordato Il Commissario straordinario nel primo incontro con i rappresentanti dei creditori (oltre 180), avvenuto il 26 marzo 2004, ha presentato la proposta di convertire le obbligazioni Test noi consumatori 11 Adifinanza in azioni di una nuova società (Newco). L’incontro è stato utile perché sono stati forniti alcuni dati molto importanti: • il debito complessivo del gruppo è di 14,27 miliardi di euro, di cui 4,2 verso banche e 9,4 verso obbligazionisti; • è prevista la riduzione delle strutture produttive, con il mantenimento di solo 10 presenze all’estero rispetto alle attuali 30, la riduzione delle categorie di prodotto da 20 a 7 e dei marchi da 120 a 30; • l’attuazione del progetto dovrebbe portare ad una società con 3,8 miliardi di fatturato, 220 milioni di margine (doppio rispetto all’attuale), 18 società operative (46), 77 impianti (132), 17.000 dipendenti (32.000), 1,2 miliardi di debito. Il 4 giugno 2004 si è svolto il secondo incontro dei creditori Parmalat con il commissario straordinario del gruppo, dove sono stati forniti ulteriori dettagli del piano di risanamento tra cui la costituzione di una “Fondazione dei creditori Parmalat”, che a sua volta costituirà la Newco con un capitale iniziale di 120.000,00 euro. La Fondazione, che avrà una vita di cinque anni e alla quale è stata formalmente riconosciuta personalità giuridica, ha acquistato il capitale della Parmalat. Essa avrà il compito di convertire le obbligazioni Parmalat e gli altri crediti non garantiti (banche e altri aventi diritto non privilegiati) in azioni della nuova società, denominata provvisoriamente Assuntore S.p.A.. La conversione dei crediti e delle obbligazioni in azioni di Assuntore riguarderà 16 società in amministrazione controllata: Parmalat S.p.A., Parmalat Finanziaria, Eurolat, Lactis, Geslat, Parmengineering, Contal, Dairies Holding, Parmalat Capital Netherlands, Parmalat Finance Corporation, Parmalat Netherlands, Olex, Parmalat Soparfi, Panna Elena, Centrale del latte, Centallo. L’operazione non è prevista per Parma Calcio, F.lli Strini e Eliar (in via di cessione), per Eurofood, (con problematiche legali aperte), per Parmatour Coloniale, Hit e altre società che non rientrano nel consolidato. La conversione sarà effettuata a concambi (recovery ratio, o tassi di recupero), molto penalizzanti per i creditori: • Parmalat finanziaria S.p.A. 11,30% del valore nominale del credito; • Parmalat S.p.A., 7,30%; • Parmalat Soparfi sa 26,9%; • Parmalat capital Netherland bv 0,0%; • Parmalat finance corporation bv 4,6%; • Geslat s.r.l. 19,9%; • Parmengineeringg s.r.l. 76.1%; • Contal s.r.l. 17,2%; • Parmalat Netherlands bv 2,3%; • Centrale Latte Centallo s.r.l.; • Eurolat S.p.A.; • Lactis S.p.A.; • Newco s.r.l.; • Panna Elena Cpc s.r.l.; • Olex Sa; • Dairies Holding Int. B.v. 100,00%. Per conoscere l’esatto ammontare del capitale recuperabile, i possessori di titoli esteri garantiti dalle società italiane Test noi consumatori 12 Adifinanza Rapporto di conversione (1) Valore % Importo Tasso annuo Ultima cedola Borsa Data Valuta Codice ISIN Società emittente % pagata emissione emissione (data emissione all'amministrazione straordinaria) Totale Garante soc. soc. garante Emittente di emissione di scadenza emittente 11,30% 11,30% PARMALAT FINANZIARIA SPA (30 dicembre 2003) 11,30% 11,30% var. 2-7-2003 101,292 200.000 Parmalat finanziaria spa IT0000960044 I 2-1-1997 2-1-2007 ITL 11,30% 11,30% 100,668 var 1-10-2003 200.000 1-10-2007 ITL 1-10-1997 Parmalat finanziaria spa IT0001157202 I 11,30% 11,30% 104,848 16-2-2003 ITL 100.000 5,600 (fisso) 16-2-2010 16-2-1998 Parmalat finanziaria spa GB0054047484 I 11,30% 11,30% PARMALAT CAPITAL NETHERLANDS BV (30 gennaio 2004) garantita da Parmalat Finanziaria (V) 0% 11,30% 11,30% 101,079 100,995 0% euro 281,2 1,000 (fisso) 31-12-2002 31-12-2005 19-3-1998 Parmalat capital Netherlands bv (convertibile in azioni XS0084903847 L ordinarie di Parmalat finanziaria spa) PARMALAT NETHERLANDS BV (30 gennaio 2004) garanzia da Parmalat finanziaria e Parmalat spa (y) 0% 11,30% o 11,30% o 7,30% 7,30% 13,60% 2,30% 11,30% 100,511 100,422 30-6-2003 0,875 (fisso) euro 350 28-2-2001 30/06/2021(p L XS0124248922 Parmalat Netherlands bv (convertibile in azioni ordinarie di (100,436) ut al Parmalat finanziaria spa) 30/06/06) 38,20% 26,90% 11,30% PARMALAT SOPARFI SA (30 gennaio 2004) garanzia Parmalat spa (con facoltà di rimborso con azioni ordinarie di Parmalat finanziaria spa) (z) 0,00% euro 246,4 zero coupon 103,122 102,835 12-12-2022 12-12-2002 Parmalat Soparfi Sa (equity linked) XS0158370121 L 26,90% 26,90% 0% 103,591(*) 104,212 306,48 6,1250 (fisso) 23-5-2003 euro 23-5-2002 23-5-2032 Parmalat Soparfi Sa (convertibile in azioni ordinarie di XS0146388656 L Parmalat finanziaria spa) 7,30% 11,90% 4,60% PARMALAT FINANCE CORPORATION BV (30 gennaio 2004) garanzia Parmalat spa (z) 11,90% 4,60% 7,30% 23-6-2003 102,788 102,319 4,625 (fisso) euro 100 23-6-1999 23-6-2004 Parmalat finance corp. bv XS0098549164 L 7,30% 11,90% 4,60% 101,839 101,320 20-9-2003 5,125 (fisso) 20-9-2004 euro 150 Parmalat finance corp. bv XS0135579349 L 20/9/01 4/2/02 7,30% 11,90% 4,60% 100,676 100,144 5,250 (fisso) 13-12-2003 euro 150 13-12-2004 13-12-2002 Parmalat finance corp. bv XS0156987058 L 11,90% 4,60% 7,30% 7-2-2003 106,096 105,462 6,250 (fisso) Parmalat finance corp. bv XS0106583577 L 7-2-2000 7-2-2005 euro 650 7,30% 11,90% 4,60% 100,742 100,482 16-10-2003 euro 500 2,58663 18-4-2005 L 16-4-1998 XS0085752748 Parmalat finance corp. bv (a) (float.) 11,90% 4,60% 7,30% 6-2-2003 105,868 105,260 6,000 (fisso) Parmalat finance corp. bv XS0123321068 L 6-2-2001 6-2-2006 euro 500 11,90% 4,60% 7,30% 30-9-2003 101,938 101,345 5,845 (float.) Aud 145 5-10-1999 5-10-2006 Parmalat finance corp. bv (b) XS0102619961 L 11,90% 7,30% 4,60% 106,052 105,457 5,875 (fisso) 18-1-2003 euro 300 18-1-2007 18-1-2002 Parmalat finance corp. bv XS0140751941 L 11,90% 4,60% 7,30% 101,879 101,170 7,000 (fisso) 23-10-2003 euro 150 23-10-2007 23-10-2000 Parmalat finance corp. bv XS0118659688 L 7,30% 11,90% 4,60% 5,100 (fisso) 3-7-2003 102,934 102,417 Parmalat finance corp. bv XS0171288177 L 3-7-2003 3-7-2008 euro 210 11,90% 4,60% 7,30% 3-7-2003 102,992 102,465 5,200 (fisso) Parmalat finance corp. bv XS0171287872 L 3-7-2003 3-7-2008 euro 210 7,30% 11,90% 4,60% 101,574 101,051 5,184 (float.) 10-10-2003 euro 300 10-7-2008 L 10-7-2003 XS0170717184 Parmalat finance corp. bv (c) 7,30% 11,90% 4,60% 103,502 102,813 6,800 (fisso) 25-7-2003 euro 500 25-7-2008 25-7-2001 Parmalat finance corp. bv XS0132599175 L 7,30% 11,90% 4,60% 104,596 104,038 30-3-2003 5,500 (fisso) 30-3-2009 euro 390 30-3-1999 Parmalat finance corp. bv XS0095639620 L 7,30% 11,90% 4,60% 102,411 102,005 4,000 (float.) 23-6-2003 euro 100 23-6-2009 23-6-1999 Parmalat finance corp. bv XS0098549677 L 7,30% 11,90% 4,60% 3-8-2003 101,962 101,556 4,000 (float.) Parmalat finance corp. bv XS0100135770 L 3-8-1999 3-8-2009 euro 25 7,30% 11,90% 4,60% 102,047 101,426 6,125 (fisso) 29-9-2003 euro 350 29-9-2010 29-9-2003 Parmalat finance corp. bv XS0176831013 L 7,30% 11,90% 4,60% zero coupon 19,644 19,508 1.000.000 ITL 18-2-1998 18-2-2028 Parmalat finance corp. bv (d) XS0083921881 L (1) valore % La domanda di ammissione al passivo dovrà essere valorizzata moltiplicando il capitale nominale detenuto per il valore percentuale indicato nella colonna, convertito, per i prestiti in valuta diversa da euro, al tasso di cambio indicato nel p I = quotata alla Borsa valori Italiana; L = quotata alla Borsa valori del Lussemburgo; valute indicate: lira, euro e dollaro australiano (a) 2,53513 (floating rate) dal 16 gennaio 2004 (b) cambio al 30 gennaio 2004 (emittente) 1,6396 e cambio al 24 dicembre 2003 (garante) 1,6727 (c) 5,153 (floating rate) dal 12 gennaio 2004 (d) l'importo indicato è quello alla scadenza del 18 febbraio 2028 La data di ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria delle due società garanti è per Parmalat spa il 24 dicembre 2003 e per Parmalat Finanziaria spa il 30 dicembre 2003 z) emittenti di bond per le quali sussiste garanzia di Parmalat spa: il creditore avrà diritto al tasso di recupero sia dell' eminente sia del garante (escluso bond Soparfi 2032); v) al recovery ratio dell'emittente va sommato quello di Parmatat finanziaria spa y) al tasso di recupero dell'emittente va aggiunto quello delle due garanti I recovery ratio, o tassi di recupero, cioè il rapporto tra massa attiva e passiva, per le società incluse nella proposto di concordato del gruppo Parmalat e che hanno emesso bond). Da questi rapporti si ricava il numero di azioni della newco (detta Assun 13 Test noi consumatori Adifinanza (Parmalat S.p.A. e Parmalat Finanziaria S.p.A.) dovranno sommare i recovery ratio dell’emittente e del garante, per cui il risparmiatore che ha acquistato i titoli emessi dalla Parmalat finanziaria S.p.A. avrà un tasso di recupero pari all’11.3% (ogni mille euro nominali posseduti avrà diritto a 113 azioni); il risparmiatore che ha acquistato titoli esteri, ma garantiti da Parmalat S.p.A., al recovery ratio dei primi (ad esempio per Parmalat Finance sa, 4,6) va sommato quello del garante 7,3, per cui avrà una 119 azioni ogni 1.000 euro di obbligazioni; il possessore dei bond emessi dalla Parmalat capital Netherland avrà diritto al recovery ratio della società emittente, pari allo 0%, e a quello della Parmalat finanziaria S.p.A. (garante) che è appunto dell’11,3%. In cambio, quindi, di mille euro nominali di bond Parmalat capital Netherland avrà diritto a 113 nuove azioni. Tripla somma, invece, per i possessori dei bond della Parmalat Netherlands bv, garantita sia dalla Parmalat Finanziaria sia dalla Parmalat S.p.A.: rispettivamente 2,3%, 11,3% e 7,3% per un totale del 20,9%. Pertanto, ogni mille euro di bond Parmalat Netherlands bv verranno assegnate 209 azioni e i warrant. Particolare il caso della Parmalat Soparfi sa, la finanziaria lussemburghese che ha lanciato due titoli, uno con scadenza 2022 e un altro nel 2032. Per la società sussiste la garanzia di Parmalat S.p.A., ma mentre per il prestito obbligazionario del 2022, che è un titolo zero coupon, tale garanzia è totale, per quello del 2032 è di tipo subordinato. Quindi, chi possiede il bond con vita più breve deve fare i calcoli con il recovery ratio della Soparfi (26,9%) più quello della Parmalat S.p.A. (7,3%), per un totale del 34,2%; il detentore dell’altro bond si deve accontentare del solo concambio dell’emittente (26,9%). Ad esempio, chi ha in portafoglio un valore nominale di 5 mila bond Parmalat Soparfi zero coupon avrà diritto a 1.710 titoli della nuova società (pari a 5.000 per 34,2 diviso 100), più i warrant. Chi possiede 5 mila bond “Soparfi 2032” si vedrà assegnare 1.345 nuove azioni (5.000 per 26,9 diviso 100), più i warrant. Con le stesse percentuali ai creditori saranno rilasciati dei warrant per le prime cinquecento azioni possedute. Ciascun warrant darà diritto a sottoscrivere azioni al valore nominale previsto all’atto dell’emissione a partire dal 2005 fino al 2015. Nel caso di rivalutazione delle azioni l’esercizio dei warrant potrà dar luogo ad un ulteriore recupero dell’investimento. Il piano non prevede l’emissione di warrant a favore dei vecchi azionisti che perderanno l’intero investimento. I creditori privilegiati saranno rimborsati interamente e in contanti. Il piano è stato presentato il 21 giugno 2004 al Ministero delle attività produttive che lo ha approvato il 21 luglio 2004. Successivamente il commissario ha migliorato il piano prevedendo che gli azionisti che avevano apportato le obbligazioni, abbiano diritto, per quindici anni, al 50% degli utili distribuiti dalla Parmalat. In caso di utili inferiori all’uno per cento del capitale sociale, gli stessi saranno computati negli anni successivi. Inoltre, negli utili saranno compresi anche i ricavi dalle revocatorie e dai risarcimenti danni. Infine, i warrant saranno rilasciati per le prime 650 azioni possedute. Dall’11 agosto 2004 è stato reso pubblico l’elenco dei creditori. Ogni creditore, cui sarà data una password, potrà rivolgersi ad un call center (non ancora attivo) cui chiedere Test noi consumatori 14 Adifinanza la propria posizione individuale. Entro il 18 settembre 2004, data ultima per la richiesta di ammissione al passivo, i creditori dovranno depositare presso la Cancelleria fallimentare del Tribunale di Parma le proprie osservazioni. Le domande ammesse, alla prima “conta” del 10 agosto 2004 sono state 56.000 per circa 3,126 miliardi di euro. Nel totale sono comprese anche le obbligazioni delle controllate estere; sono stati ammessi automaticamente tutti i piccoli obbligazionisti, anche quelli che non avevano presentato istanza di insinuazione al passivo. Il dato è molto importante perché se fosse mantenuto le obbligazioni da convertire in azioni sarebbero meno della metà di quelle in circolazione (circa 6,50 miliardi). L’ammontare può ovviamente aumentare sia perché c’è tempo fino al 18 settembre per la presentazione delle domande, sia per eventuali ricorsi (nelle domande bocciate c’erano quelle delle famiglia Tanzi, delle banche estere (2.639,22 milioni) e delle banche italiane (877,30 milioni)), perché mantenendo le azioni si ha la loro disponibilità per operare, eventualmente, sul mercato come potrebbe essere conveniente per gli investitori istituzionali, perché non si vuole avere pubblicità prima dell’ultimo momento utile (ad esempio alcuni investitori esteri coinvolti in azioni legali). Successivamente (60 giorni) il Tribunale di Parma dovrà stilare l’elenco completo ed ufficiale dei creditori, fondamentale per definire quelli ammessi a votare (entro la fine del 2004) sulla proposta di concordato presentata (www.parmalat.net). Per l’approvazione del piano è necessaria la maggioranza dei voti, contati sui crediti; l’astensione è considerata voto favorevole. La presentazione della lista dei creditori ha consentito lo sblocco delle obbligazioni, per cui le obbligazioni potranno essere vendute, ovviamente “fuori mercato” essendo i titoli sospesi. Il concordato non riguarda gli azionisti che lamentano la loro totale esclusione da qualsiasi ipotesi di recupero dell’investimento. Un piano dettagliato da presentare ai creditori è in via di completamento per la Parmalat Brasile (circa 120 milioni di euro di obbligazioni). Piano di dismissione È stato venduto il primo asset, la Parmalat Thailandia. Piano industriale La Parmalat ha buone opportunità di riprendere la propria crescita industriale. Per dare certezza al rilancio è necessario trovare una giusta tutela per i lavoratori (circa 2800, di cui 300 in esubero) e gli interessi dei risparmiatori. Ulteriore aspetto che deve essere valutato è quello di tutte le società che usciranno dal gruppo per la vendita. Revocatorie Il commissario, dopo l’approvazione del piano per il concordato da parte del Ministro delle Attività produttive, ha avviato azioni legali risarcitorie e revocatorie per cui ci sarà tempo fino all’assenso al concordato da parte del Tribunale di Parma. Test noi consumatori 15 Adifinanza Tra le revocatorie già avviate spuntano, per oltre un miliardo di euro, quelle contro varie banche estere: UBS (290 milioni), CSFB (248 milioni), Bank of America, Deutsche Bank (17 milioni), Morgan Stanley e l’italiana Banca Intesa, per cui, però non esistono i presupposti giuridici per l’azione. Tra le richieste di risarcimento danni, fondamentali quelle contro il gruppo Citigroup e verso i revisori Grant Thorton e Deloitte, per dieci miliardi di dollari. Tutele I creditori esteri della Parmalat hanno formato un comitato creditori istituzionali. Al comitato dovrebbero partecipare Citigroup (coordinatore), Bank of america, CSFB e SocGen. Le società italiane presenti dovrebbero essere comprese tra Capitalia, Intesa, Unicredit, Sanpaolo-IMI, Banca Popolare di Lodi, Monte dei Paschi di Siena, Banca Nazionale del Lavoro. Un raggruppamento di creditori (Unione Internazionale Investitori istituzionali Parmalat, cui partecipa Assoconsulenza, e sindacato piccoli azionisti Canapa) intende recuperare gli investimenti attraverso l’applicazione della legge 231/2001 che sancisce la responsabilità civile delle persone giuridiche, ovvero in sede penale è possibile avere risarcimenti patrimoniali dalle società i cui amministratori abbiano commesso reati societari, (falso in bilancio, aggiotaggio, ecc.). È stato nominato il consulente finanziario di tutela dei creditori. La società è la Close Brothers, che dovrà valutare “il programma di ristrutturazione nell’interesse dei creditori”, rilasciare il proprio giudizio (opinion letter), da allegare al programma di ristrutturazione e alla proposta di concordato, sull’equità e sulla ragionevolezza, dal punto di vista finanziario, del corrispettivo da offrire a ciascuna categoria di creditori. Le scadenze del 2004 Corporate bond italiani in scadenza nel 2004. Test noi consumatori Nel corso del 2004 sono in scadenza corporate bond di 24 emittenti italiani: • 1° gennaio Telecom 1,267,63 milioni di euro; • 22 gennaio Italtractor 100,00; • 23 febbraio Cartesio 250; • 15 marzo Lucchini 100; • 31 marzo Fiat Finance &Trade 2.000,00; • 1° luglio Biasi 20; • 12 luglio Tiscali 150; • 12 luglio Giochi Preziosi 100; • 16 luglio Fantuzzi 125; • 22 luglio Gruppo Frati fin 130; • 26 luglio Cerruti Fin 200; • 27 luglio Impregilo 125; • 29 luglio Telepiù funding 350; • 13 agosto Impregilo Int. Infras 75; • 5 ottobre Enel 1000; • 22 ottobre Sidmar 2000; • 9 novembre Merloni Ariston Int 150; • 10 novembre Cartiere Burgo 200; • 14 novembre La Veggia fin 100; • 26 novembre Premuda 30; • 29 novembre Chiesi fin 100; 16 Adifinanza • 30 novembre Borgosesia 5,16; • 3 dicembre Finmek Int. 150; • 12 dicembre Parmalat Fin. Corp 150. Investimenti Forte calo degli investimenti in obbligazioni di imprese nazionali. Nel primo trimestre del 2004 sono crollati gli investimenti in obbligazioni di imprese nazionali: 11,3 miliardi rispetto a 22,5 dello stesso periodo dell’anno precedente. Sulla riduzione degli investimenti hanno pesato gli scandali Parmalat, Cirio, ecc., la mancanza di soluzioni utili e la riduzione del reddito familiare. Per l’intero anno sono, comunque, previste minori difficoltà rispetto al 2003. I default sono stati, sino ad oggi, “solo” tre di cui due rientrati con la ristrutturazione dei prestiti. Al momento sono a rischio i prestiti Finpart e Finmek. FLASH Alitalia Le obbligazioni convertibili Alitalia sono per il 62,39% in possesso del Ministero dell’Economia, che è proprietario di uguale quota azionaria. Le obbligazioni hanno scadenza 2007 e una cedola del 2,90%, fino ad ora regolarmente pagata. Nel corso della crisi si è dimesso il rappresentatene degli obbligazioni. L’esercizio del diritto di rimborso per coloro che non convertiranno i titoli in azioni, potrà essere esercitato dal 7 luglio 2007. Aprilia Aprilia, pur in forte difficoltà economica, alla scadenza del 3 maggio 2004 ha regolarmente pagato la cedola, di 7,5 milioni, relativa al bond di 100 milioni per l’intervento delle banche che hanno concesso un prestito ponte di 30 milioni, dietro altre garanzie fornite dal titolare dell’azienda. Successivamente il gruppo è stato venduto alla Piaggio che si è impegnata a rilanciarlo e a rispettare gli impegni assunti. Binda Sottrici Società per azioni in liquidazione, per la quale non esiste alcuna possibilità di recuperare gli investimenti. Bipop – Carire Centinaia di cittadini, sia come risparmiatori che come azionisti, hanno subito perdite per la crisi della Bipop Carire, nata dalla fusione della Cassa di Risparmio di Ferrara con la Banca Popolare di Brescia. Danni che i risparmiatori imputano non all’andamento dei mercati, ma alle informazioni fuorvianti sulla sicurezza delle gestioni e all’amministrazione scorretta e deficitaria dell’impresa bancaria attraverso un’operatività ad altissimo rischio che ha portato al suo “fallimento”. Contestati anche i trattamenti di favore per alcuni investitori, il mancato rispetto degli impegni con i sottoscrittori di gestioni patrimoniali a rendimento garantito, la trasformazione, dal 1999, dei portafogli di tutti i clienti Carire da un profilo prudente ad uno aggressivo “per ottenere maggiori guadagni”, e la “truffa” perpetrata con la mancata vendita delle azioni della Bipop, nonostante gli specifici mandati della clientela. Test noi consumatori 17 Adifinanza La richiesta degli investitori, in sede civile, è il risarcimento del danno da parte degli amministratori, del collegio sindacale, dalla società e degli azionisti di riferimento. Il Tribunale di Brescia ha chiesto il rinvio a giudizio di 40 imputati per i reati di associazione a delinquere, aggiotaggio, falso interno bancario. La Prima sezione civile del Tribunale di Brescia ha ammesso, il 18 luglio 2004, il ricorso di alcuni azionisti sulla valutazione Bipop/ Banca di Roma e sui relativi concambi. Secondo i ricorrenti il concambio esatto doveva essere 3,53 euro (0,345 azioni Banca di Roma ogni azione Bipop) e non 1,42 euro. È stato nominato un consulente tecnico che entro il 15 ottobre 2004, data della prossima udienza, dovrà presentare una nuova valutazione. I ricorrenti, nel caso di modifica dei concambi, avrebbero diritto ad un risarcimento di 2,11 euro ad azione Le difficoltà della Bipop derivano anche dalla fusione con Banca di Roma, per cui è stato avviato un giudizio anche contro la decisione della Consob che, di fatto, aveva avallato la procedura per la fusione concedendo l’esenzione dall’obbligo di lanciare un’OPA, pur prevedendo alcune tutele speciali per i piccoli azionisti, peraltro ignorate da Banca di Roma e Bipop-Carire. Un comitato di piccoli azionisti, oltre 1.500, vuole chiedere a Capitalia di istituire un tavolo di conciliazione; il comitato è supportato a Brescia dalla Federconsumatori e a Reggio Emilia dal gruppo “Azionariato diffuso Bipop Carire” (www.azionariatodiffuso.it). L’Adiconsum, senza ulteriori comitati, assiste i risparmiatori danneggiati ed ha chiesto di avviare un confronto con il gruppo Capitalia, pur avendo presente che non si tratta del collocamento di un prodotto o di uno strumento finanziario, ma del rapporto di fiducia tra banca e clientela, difficilmente valutabile in un giudizio. Avatar La Consob e la Banca d’Italia hanno bloccato l’emissione di 150 milioni di bond della holding Avatar, controllata da società lussemburghesi. Fantuzzi La Fantuzzi Finance non è stata in grado di rimborsare il prestito obbligazionario di 125,00 milioni con scadenza il 16 luglio 2004; per tale motivo ha presentato alla Consob la domanda di riscadenzamento, approvata il 10 giugno 2004. Il piano, accolto favorevolmente dal sistema bancario, per divenire operativo doveva essere approvato dell’assemblea degli obbligazionisti, come avvenuto l’8 luglio 2004. Secondo il piano, il rimborso dei titoli avverrà il 16 luglio 2006 per 35 milioni, il 16 luglio 2007 per 40 milioni e il 16 luglio 2008 per 50 milioni, con la possibilità per la Fantuzzi di rimborso anticipato dal 16 gennaio 2005. La cedola salirà dal 6,25% attuale all’8,75% fino al 16.7.2006, al 9,75% fino al 16.7.2007 e al 10,75 fino al 16.7.2008. I favorevoli al piano hanno ricevuto un premio una tantum del 4%, pari a 3,9 milioni di euro, insieme alla cedola di complessivi 7,8 milioni di euro, scaduta il 16 luglio 2004. Le agenzie di rating hanno migliorato la valutazione del gruppo da SD (default) a CCC (molto a rischio ma con pagamenti effettuati). Ferrè Il 18 aprile 2002 il gruppo IT holding, attraverso Ferrè, aveva emesso un prestito obbligazionario di 200 milioni di euro, con scadenza 18 aprile 2005. Banche collocatrici furono Efibanca e UBM. Il prestito è stato ripagato per 25 milioni. Per il rimborso a scadenza, per le difficoltà finanziare del gruppo, dovrebbe essere emesso prima del 2005 un nuovo prestito, destinato esclusivamente Test noi consumatori 18 Adifinanza a investitori istituzionali, per l’intero importo in circolazione (175 milioni). Finmatica Il titolo Finmatica è sospeso dalle contrattazioni di borsa dal 20 gennaio 2004. La società, dopo il rimborso (26 febbraio 2004) della tranche di 16,6 milioni, del prestito sindacato 2001-2005 di 50 milioni, ha in circolazione due titoli emessi dalle controllate Finance BV 20022005 di 100 milioni, con scadenza 16 maggio 2004, collocato per il 50% presso piccoli risparmiatori. Il 17 maggio 2004 dovrebbe essere stata rimborsata la cedola del prestito obbligazionario di 6,50%. Contestabile il comportamento della società di revisione (Fitch), che aveva assegnato il rating B+ solo 20 giorni prima del tracollo di borsa. La situazione del gruppo è molto critica e rischia di non essere sanabile per l’elevatezza della perdita (105,4 milioni), per l’esposizione finanziaria (221,0 milioni) e soprattutto perché le banche hanno deciso di non finanziare il piano di salvataggio e le agenzie di rating hanno abbassato ancora la valutazione, portandola a CC, quasi insolvenza. Per far fronte alla situazione è stata chiesta, secondo le previsioni della cd. Prodi-bis, l’apertura della procedura concorsuale e, se necessaria, l’amministrazione straordinaria. L’assemblea sociale con all’ordine del giorno l’aumento di capitale è stata convocata per l’8 ottobre 2004. Un piano di ristrutturazione in discussione prevede il salvataggio della sola società Trend, l’unico ramo d’azienda redditizio e strategico per il sistema bancario e la Banca d’Italia perché produce il sistema informatico per i rapporti tra banche e organo di vigilanza. Alcune banche (Capitalia, Banca Nazionale del Lavoro, Banca Intesa, Banca Popolare di Lodi, Unicredit) potrebbero dar vita ad una nuova società, Nuova Trend, nella quale far confluire la Trend, Infotrend, Finmatica Trademarket Ltd, Sintel Progetti. La nuova società avrebbe un capitale di 15 milioni di euro, manterrebbe gli attuali dipendenti (250) e potrebbe essere affittata ad operatori del settore. La soluzione non è condivisibile perché utile solo al sistema bancario, che spenderebbe meno creando una nuova società piuttosto che rilanciare Finmatica o creare un nuovo sistema informatico, mentre i risparmiatori, gli azionisti e i creditori, perderebbero tutti i propri capitali. La Procura di Brescia ha aperto una seconda indagine sulla società ed ha chiesto la documentazione relativa al prestito obbligazionario. Le banche coinvolte sono: Banca Caboto, Abaxbank, BNL Inv. Bank, Meliorbanca. Finmek La Fimek S.p.A. fa parte del gruppo Fulchir, e come soci di minoranza sono presenti Generali (11,00%), Bpc Investimenti (2,2%) e Finint (gruppo finanziario Enrico Marchi) fondo di private equity (4,00%). La Finmek S.p.A. (e alcune controllate) è stata dichiarata insolvente dal Tribunale di Padova ed ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria (legge Marzano) il 5 maggio 2004, per le forti difficoltà finanziarie e dopo la mancata certificazione del bilancio 2002 da parte della società di revisione. Lo stesso Tribunale di Padova ha successivamente aperto un’inchiesta per reati connessi alla gestione della società prima dell’ammissione all’amministrazione straordinaria. Dopo la nomina del commissario straordinario, è stato trovato un accordo con le organizzazioni sindacali per mantenere l’integrità del gruppo e per ridurre il personale, anche se i problemi finanziari si Test noi consumatori 19 Adifinanza ripercuotono sull’attività di impresa, con gravi rischi non solo per gli obbligazionisti, ma anche per i dipendenti del gruppo. La società ha garantito un prestito obbligazionario (codice ISIN XS0138653372) della controllata Finmek International Sa di 150 milioni di euro, con cedola del 7%, emesso nel 2001 e con scadenza 3 dicembre 2004, organizzato da Banca Caboto (gruppo Intesa). La Finmek, attiva nella fabbricazione di apparati elettronici per le tlc, già dal 2003 aveva difficoltà, anche se nel triennio precedente (2000-2002) non aveva mai chiuso il bilancio in perdita; per questo sollevano dubbi la condotta contabile della società, ma anche la decisione della banca Caboto di collocare il prestito in presenza di parametri finanziari critici (nel 2001 il debito lordo consolidato era di 663 milioni di euro, rispetto ai 225 del 2000, il patrimonio netto di soli 56 milioni di euro, l’esposizione verso i fornitori era salita da 123 milioni del 2000 a 255 milioni). Una situazione reddituale che non avrebbe consentito di rimborsare neppure gli interessi del titolo, pari a un terzo dell’intero fatturato. La società ha assicurato, ma non c’è alcuna certezza, di avere accantonato 30 milioni di euro da destinare al rimborso del prestito, di poter avere 70 milioni dal cash flow aziendale e il resto attraverso un finanziamento e il riscadenzamento del debito. Il documento legale del bond prevede, però, il default del titolo nel caso d’insolvenza della società garante. L’unica possibilità di rimborso è il risanamento della società entro la scadenza dell’emissione (16 dicembre 2004). Banca Intesa ha concesso un prestito ponte di 8 milioni per pagare gli stipendi e finanziare le operazioni correnti così da riprendere l’attività e consentire di eseguire gli ordini già ricevuti. L’Adiconsum, a tutela degli obbligazionisti, ha già chiesto all’ABI, come avvenuto per Giacomelli e Parmalat, di attivarsi affinché l’eventuale ammissione al passivo sia effettuata, gratuitamente, dalle banche. Entro luglio doveva essere rimborsato anche un prestito obbligazionario di 23 milioni di euro interamente sottoscritto da Generali, di cui non si hanno notizie. Fin.part Il gruppo Fin.part a luglio 2004 non ha rimborsato un prestito obbligazionario di 29,50 milioni di euro e, soprattutto, il 26 dello stesso mese, un prestito di 200 milioni (emesso nel 2001, senza rating, al tasso del 6,50%, collocato da Ubm e Abaxbank, sottoposto alle normative della Gran Bretagna) intestato a Cerruti Finance Lux, garantito da Fin.part, collocato a piccoli risparmiatori. In default tecnico anche il prestito Fin.part 6,45% 1998/2005. Entrambi i prestiti sono attualmente “congelati”. Complessivamente sono coinvolti circa 6.000 piccoli risparmiatori che hanno acquistato i titoli Cerruti da Banca Fideuram (20,609 milioni), Fideuram Bank Suisse S.a. (8,287), Iccrea Banca (18,823), Monte dei Paschi di Siena (18,927), Banca Nazionale del Lavoro (7,496), Credito Emiliano (12,576). Il gruppo non ha fornito alcuna indicazione sul rimborso. Per tale motivo il rappresentante degli obbligazionisti (Marcello Gualtieri) ha chiesto formalmente informazioni alla proprietà, non ricevendo alcuna risposta. I conti della società vedono una perdita di 150 milioni, un patrimonio negativo per 24 milioni e un indebitamento di 413 milioni e la mancata certificazione del bilancio 2003 da parte della Kpmg. Il sistema bancario non ha ancora accettato di erogare un prestito-ponte di 80 milioni di dollari. Fin.part ha deciso di “affittare” la Cerruti e di vendere alcuni rami di azienda (Pepper e Frette). Il piano complessivo di salvataggio, predisposto dall’advisor (Abn Amro), dovrebbe prevedere un sostanzioso aumento di capitale, la ristrutturazione dei titoli Cerruti Finance e Fin.part con un rimborso del 25%-40% in contanti e per la differenza con azioni di nuova emissione. Il piano potrà essere definito e inviato alla Consob solo dopo avere ottenuto il prestito ponte e cedute le attività. Test noi consumatori 20 Adifinanza L’autorizzazione della Consob alla ristrutturazione dei prestiti obbligazionari, per divenire operativo, dovrà avere l’assenso dell’assemblea degli obbligazionisti. Il Trustee (Law Debenture Trust, lo stesso dei prestiti Cirio) per il finanziamento in scadenza il 26 luglio 2004 è delegato a decidere per conto degli obbligazionisti, e su richiesta di almeno un loro quinto (in valore nominale delle obbligazioni in circolazione) deve avviare le azioni legali a tutela degli obbligazionisti stessi. Uguale iniziativa deve essere avviata in caso di delibera assembleare. Frati Il gruppo Frati ha emesso, attraverso la Frati Finance Sa Luxembourg, due prestiti obbligazionari (collocati da Abaxbank e Banca Nazionale del Lavoro) di diritto inglese (non italiano) per complessivi 130 milioni di euro (uno a tasso fisso e uno a tasso variabile) con scadenza 22 luglio 2004. I prestiti sono stati quasi interamente collocati presso investitori istituzionali, per cui dovrebbero essere pochi i piccoli risparmiatori coinvolti. Per superare la crisi attuale il gruppo ha venduto parte delle proprie attività in Romania (Mdf Sebes Sa e Sepal Sa) per un importo pari ai titoli in scadenza. Una complicazione per il rimborso il fatto che la Sepal, una delle società vendute, ora è garante del prestito, per cui è stato necessario che gli obbligazionisti autorizzassero il rimborso. L’assemblea degli obbligazionisti, convocata per il 5 luglio 2004 per svincolare la garanzia della Sepal Sa., ha avuto successo, ed il primo prestito è stato regolarmente rimborsato. Gandalf Il 2 febbraio 2004 il Tribunale di Parma ha dichiarato il fallimento Gandalf. La Procura di Parma ha aperto una istruttoria verso l’amministratore delegato della società per verificare la sussistenza del reato di bancarotta fraudolenta. Giacomelli La Giacomelli, non rimborsando un prestito obbligazionario di 100 milioni ripartito tra 6.500 piccoli risparmiatori, è stata posta in amministrazione straordinaria. I Commissari straordinari (Elio Blasio, Antonio Bertani, Guido Tronconi), per evitare il ricorso individuale, hanno consentito la presentazione della domanda di insinuazione al passivo in maniera collettiva ed hanno invitato tutti gli obbligazionisti a rivolgersi alla propria banca (o intermediario) per chiedere l’ammissione in tempo utile per l’udienza del Tribunale di Rimini (competente per territorio), fissata per il 31 marzo 2004; opzione resa possibile dall’iniziativa del sistema bancario che si è fatto carico, gratuitamente, di presentare le domande per conto della clientela. La Bnp-Paribas ha notificato l’insolvenza delle obbligazioni Giacomelli, atto indispensabile per rendere esigibile il credito e attivato l’azione di escussione del credito (direct right) che hanno reso non indispensabile la domanda di ammissione al passivo. Il 16 febbraio 2004 è stato presentato al M.ro delle Attività produttive il piano di risanamento. Il Giudice delegato del Tribunale di Rimini, l’11 maggio 2004, ha chiuso l’udienza di verifica dello stato passivo. Dal 21 maggio 2004 il titolo Giacomelli è stato cancellato dal mercato di Borsa. I commissari straordinari hanno avviato la procedura di vendita delle attività del gruppo per un prezzo complessivo di circa 40 milioni. Ad oggi sono state vendute la Longoni, la It sport e alcuni asset minori. Il ricavo complessivo è stato di circa 39 milioni di euro. La Test noi consumatori 21 Adifinanza prossima, ed ultima vendita è quella di Giacomelli sport, che al terzo bando di gara ha visto presentare proposte congrue. Le vendite non consentiranno il recupero dei crediti, in quanto le ammissioni al passivo sono state 624 milioni di euro, pari all’86% del totale delle richieste di insinuazione, di cui il 2,95 milioni in prededuzione, 49,5 crediti privilegiati, 572,4 crediti chirografari. Per i creditori non restano che le strade delle revocatorie e del risarcimento dei danni, che hanno costi elevati e tempi lunghi. Giochi preziosi Giochi Preziosi ha emesso un prestito obbligazionario di 100 milioni con scadenza 12 luglio 2004, senza rating, attraverso un aumento di capitale di 15 milioni di euro e un nuovo prestito dalle banche; le due operazioni, insieme al riacquisto sul mercato di 21,6 milioni, hanno reso possibile rimborsare il prestito alla regolare scadenza. Grassetto Società per azioni in liquidazione senza alcuna possibilità di recuperare l’investimento. Impregilo I prestiti obbligazionari di 125 milioni di euro con scadenza 27 luglio 2004 e di 75 milioni, con scadenza 14 agosto 2004, sono stati regolarmente rimborsati, completando tutti i rimborsi previsti per l’anno. I fondi sono stati reperiti con un aumento di capitale e con prestiti bancari a medio lungo termine per circa un miliardo di euro, per rimborsare anche i prestiti obbligazionari ancora in circolazione. Italtractor L’Italtractor non ha rimborsato in gennaio il prestito obbligazionario di 100 milioni (codice ISIN XS0141764620) collocato da Abaxbank (Credem), Banca Akros, Caboto, MPS, Banca di Roma e Natexis, presso 3.400 piccoli obbligazionisti. Il regolamento del prestito prevedeva che il Trustee potesse avviare azioni esecutive contro la società, ma è stato scelto di attendere la presentazione della proposta di ristrutturazione. Il 24 febbraio 2004 è stato raggiunto l’accordo tra le 13 banche creditrici che prevedeva la possibilità di convertire i crediti bancari (68 milioni) in azioni, l’impegno della proprietà ad aumentare il capitale, la vendita di alcuni beni. Insieme all’accordo è stato presentato il piano di ristrutturazione del prestito, che prevedeva il rinvio della scadenza di quattro anni con cedole comprese tra il 9 e il 12% a partire dal 2004 e fino al 2008, rispetto al 6,50% attuale, oltre un “premio” del 4,50% sul capitale nominale posseduto per chi avesse votato a favore del piano di ristrutturazione. Il 25 marzo 2004 è stato presentato il prospetto informativo alla Consob che, dopo alcuni approfondimenti, il 7 maggio 2004 lo ha approvato. Il piano di ristrutturazione è stato sottoposto all’assemblea degli obbligazionisti che lo ha approvato il 3 giugno 2004. Pertanto il prestito è tornato in bonis. La Veggia Il 14 novembre 2004 scadrà un prestito obbligazionario di 100 milioni emesso nel 2001 da La Veggia fin (codice ISIN XS0138075071) con l’assistenza di Abaxbank (gruppo Credem). La società (di proprietà della famiglia Giacobini) ha chiesto al Tribunale di Reggio Emilia la messa in amministrazione straordinaria per la S.p.A. e chiederà la stessa procedura per la Calidavid Test noi consumatori 22 Adifinanza (cartiera), dopo il fallimento di tutte le trattative con il sistema bancario per un prestito ponte. L’amministrazione straordinaria della società porterà, con quasi certezza, al mancato rimborso del prestito obbligazionario. Trustee del prestito è The Law debenture. La posizione della società era già critica nel 2002, ed è fortemente peggiorata nel 2003. Come in altri casi l’esposizione bancaria circa 90 milioni di euro è diminuita di circa un terzo con l’emissione del titolo. Liquigas Nel 1972 furono emesse obbligazioni convertibili Liquigas, con scadenza 1992. La società è successivamente fallita e gli obbligazionisti sono stati inseriti nell’elenco dei creditori chirografari. La situazione attuale vede un commissario liquidatore (dr. Saverio Signori – [email protected]). I creditori chirografari attualmente sono soddisfatti in otto riparti parziali con distribuzione dell’8,55% del passivo. La comunicazione del riparto avviene con lettera raccomandata a tutti i creditori. Per i titoli al portatore le notizie sono pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale e sui maggiori quotidiani nazionali. Infine, è necessario non confondere la società con altra di uguale nome costituita nel 1994 che non ha alcun riferimento con la Liquigas originaria. Lucchini Il gruppo Lucchini deve rimborsare due prestiti obbligazionari, il primo 2001/2006 al 6,25%, il secondo a tasso variabile con scadenza 2005, entrambi emessi senza rating. Il gruppo è attualmente in ristrutturazione e il titolo risente della situazione, con forti oscillazioni di prezzo nelle contrattazioni di borsa. Necchi La Consob ha impugnato il bilancio 2002 della Necchi. La società ha abbattuto il capitale, per ripianare le perdite e ridotto il valore delle azioni ordinarie e di risparmio da 0,25 a 0,09 euro. Non è ancora possibile prevedere se sarà possibile procedere alla ricapitalizzazione del gruppo. Il prestito obbligazionario in circolazione (IT00013202248), è stato emesso il 1° maggio 1999 con scadenza 1° maggio 2005, con tasso variabile. Le cedole del titolo sono state regolarmente pagate. Olcese Per salvare la Olcese Raemer è in via di definizione il piano di risanamento che prevede l’aumento di capitale, la ristrutturazione dell’indebitamento bancario e la razionalizzazione dell’apparato industriale e commerciale. Possibile l’emissione di un prestito obbligazionario convertibile di 20 milioni di euro. Opengate Il commissario giudiziale di Opengate, società ormai fallita (5.11.93), ha dato parere negativo alla proposta concordato preventivo presentata al Tribunale di Varese. Il Tribunale ha respinto la richiesta di alcuni azionisti di inserirsi al passivo. Forti dubbi esistono sul comportamento del management nella gestione della società, e sussiste la possibilità che alcuni creditori siano riusciti a recuperare parte dei propri crediti utilizzando notizie non conosciute da tutti i creditori. Comportamento vietato. Test noi consumatori 23 Adifinanza L’8 giugno 2004 si è svolta presso il Tribunale di Varese l’ultima udienza per la verifica dei crediti esistenti e per definire l’eventuale riparto dell’attivo. Saeco Dopo la sospensione del titolo dalla contrattazione di borsa, si è costituito un comitato degli azionisti di minoranza (2% del capitale dichiarato). La società (66,80%) è stata venduta al fondo francese private equity PAI PARTNERS. Il fondo, che ha agito attraverso le società El Gringo Investimenti e Giro investimenti, dovrà lanciare una OPA per il residuo capitale in circolazione. Il prezzo è stato già fissato in 3,59 euro. Stayer Presentate due istanze di fallimento contro la Stayer (udienza 4.2.04), e la Consob ha impugnato il bilancio della Stayer presso il Tribunale di Ferrara ed ha sospeso il titolo. Possibile un piano di rientro garantito da una società esterna al gruppo. Intanto è stato sottoscritto un accordo industriale con un’impresa (Morpugo) che dovrebbe garantire la crescita dell’attività. La sottoscrizione dell’aumento di capitale per 10 milioni di euro, potrebbe essere sottoscritto dallo stesso gruppo Morpugo, tenuto conto che l’azionista di riferimento di Stayer non potrà sottoscriverlo, in quanto essa stessa (Efi) è sottoposta a procedura fallimentare. Il Tribunale fallimentare ha dato credito al piano di risanamento presentato ed ha rinviato al 22 marzo l’udienza per la dichiarazione fallimentare. Stefanel Il gruppo Stefanel ha in scadenza l’11 aprile 2005 un prestito obbligazionario di 100 milioni di euro, che per le voci sul gruppo sta creando preoccupazione ai risparmiatori. Il gruppo ha comunicato di avere già concordato con un gruppo di banche la concessione di un finanziamento con scadenza 2012, da destinare al rimborso del prestito obbligazionario. La comunicazione ufficiale dell’accordo e della certezza del rimborso è un passo fondamentale per tranquillizzare i piccoli risparmiatori. TC Sistemi Il 13 aprile 2004 è stato sospeso dalle contrattazioni di Borsa il titolo TC Sistemi. La società è in forte perdita e non si conosce il suo futuro. Il liquidatore della società (Giovanni Croce) ha chiesto alle banche la restituzione del 30% (circa 9,00 milioni) delle somme che hanno già recuperato, ma sottopose ad una eventuale azione revocatoria. Le banche sono attualmente esposte per 50 milioni di 25,5 per anticipi, 21,6 in conto corrente. La più esposta (30) è Banca Intesa. In caso di mancato accordo con le banche è possibile che sia richiesto il fallimento della società. Tecnodiffusione La società deve rimborsare un prestito obbligazionario di 25 milioni in scadenza nel 2005, che sta tentando di ristrutturare. I rischi per la stessa sopravvivenza della società e quindi per azionisti e obbligazionisti, che erano già stati evidenziati quando la società di revisione aveva giudicato incerto il recupero dei crediti verso terzi, sono divenuti certezza quando il 20 aprile 2004 i soci Test noi consumatori 24 Adifinanza hanno deciso di non accettare le offerte di acquisto e di porre in liquidazione la società. L’Assemblea degli obbligazionisti, convocata per il 20 aprile 2004, ha deliberato per l’ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria. Ventaglio Il gruppo del Ventaglio, nonostante i tentativi di risanamento e la ricapitalizzazione, non è in grado di assicurare gli obbligazionisti sul rimborso del titolo di 100 milioni di euro in scadenza nel maggio 2005. Il gruppo sta cercando le soluzioni (aumento di capitale, cessioni, redditività) per onorare i propri impegni. Versace Il gruppo Versace ha affidato a Banca Intesa l’incarico per la propria ristrutturazione, attraverso un finanziamento massimo di 140 milioni di euro. In tal modo dovrebbe essere rimborsato anche il prestito obbligazionario di 100 milioni in scadenza il 6 luglio 2005. Per il prestito c’è stata un’offerta all’80% del valore nominale da parte della Luxottica, non andato a buon fine. Viatel Le obbligazioni della società americana Viatel sono state collocate in Italia da Area Banca. Si tratta dell’obbligazione con scadenza 115.4.2008 cedola 11%. Il titolo era stato azzerato nel 2001 e non era stata pagata alcuna cedola. È stata creata Viatel Bermuda che ha offerto una conversione in azioni allo 0,36% Worldcom La Worldcom è una delle più grandi imprese statunitensi. Il default della società è stato uno dei più gravi dopo quello Enron. La società è uscita dal “Chapter 11” (una specie di amministrazione controllata) il 20 aprile 2004 ed ha assunto il nuovo nome di Mci. I creditori Usa hanno ricevuto una parte dei propri crediti: per quelli privilegiati 44,50%, per i possessori di diritti 52%; agli azionisti sono stati rimborsati complessivi 750 milioni di dollari, parte in titoli, parte in contanti. La Consob non ha autorizzato l’offerta pubblica di scambio in Italia per la quota parte di 1.200 milioni di dollari obbligazioni, perché l’offerta di conversione non è mai stata comunicata ufficialmente. Test noi consumatori 25 Adifinanza www.adiconsum.it un click e sei in adiconsum online per te tutte le notizie ed i servizi dell’associazione – – – – – – news e attualità dei consumi comunicati stampa eventi (forum, seminari, convegni, corsi) dossier e studi specifici facsimile di reclami, ricorsi, richieste di risarcimento tutte le pubblicazioni (Test noi consumatori, Guide del consumatore, Adibank, CD Rom ecc.) – iscrizione e consulenza online Partecipa anche tu alla nostra attività di difesa del consumatore: sei il benvenuto tra noi ADICONSUM, DALLA PARTE DEL CONSUMATORE. Direttore: Paolo Landi • Direttore responsabile: Francesco Guzzardi • Comitato di redazione: Angelo Motta, Fabio Picciolini • Amministrazione: Adiconsum, via Lancisi 25, 00161 - Roma • Registrazione Tribunale di Roma n. 350 del 9.06.88 • Sped. in abb. post. 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