Lezione del 11 settembre Prof soletti

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Lezione del 11 settembre Prof soletti
Lezione del 11 settembre Prof.ssa Soletti Indice della lezione: Il bambino nella scuola materna Sviluppo del linguaggio non è più solo un mezzo per esprimere bisogni o proteste ma diventa uno strumento per acquisire nuove conoscenze del mondo esterno e per l’avvio del processo di socializzazione. Il gioco (motorio, imitativo, simbolico9 diventa un mezzo per lo sviluppo della personalità. ¢ Sviluppo Affettivo: si esprime dapprima attraverso il gioco successivamente attraverso le competenze grafiche acquisite ¢ La scuola offre una realtà sempre in mutazione e favorisce lo sviluppo del naturale processo di adattamento. ¢ Il bambino è costretto a confrontarsi continuamente con abitudini, atteggiamenti e modelli di vita in rapida evoluzione dai quali possono derivargli conflitti, paure e tensioni emotive Scuola Materna: osservare! §
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Percezione visiva, uditiva, tattile Schema corporeo, orientamento spaziale, integrazione spazio-­‐temporale Coordinazione generale, coordinazione oculomanuale, Attenzione, memoria Linguaggio: comprensione, produzione, uso del linguaggio Ritardo del linguaggio ¢ Ritardo del linguaggio, descrive quadri clinici molto eterogenei, in cui le difficoltà o atipie linguistiche possono manifestarsi isolatamente oppure in associazione con altre condizioni patologiche (deficit neuromotori, sensoriali, cognitivi e relazionali). ¢ Quando in associazione, espressione di un ritardo psicomotorio che deve essere valutato clinicamente I bambini che presentano un ritardo del linguaggio in età precoce sono definiti con il termine anglosassone Late Talkers ‘Parlatori Tardivi’ Sono parlatori tardivi quei bambini che sviluppano il linguaggio tra 24 e 36 mesi (Rescorla, 1989) 24-­‐36 mesi ESPLOSIONE del LINGUAGGIO 1 è una fase di sviluppo in cui la maggior parte dei bambini è già in grado di utilizzare il linguaggio come uno strumento privilegiato per comunicare con gli altri e per ampliare il bagaglio di conoscenze sul mondo che va costruendo. VARIABILI QUANTITATIVE NELLO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO IMPORTANTE (POTREBBE ESSERE DOMANDA D’ESAME): Ritardo di Linguaggio: Rischio di strutturare DSL, Disturbo specifico di Linguaggio ¢ Si trovano in una situazione di alto rischio i bambini che NON possiedono le seguenti competenze: - A 2aa e 1/2 - Parole e verbi (circa 100 p e 20 v) - frase di 3 parole - Rispondere a 3 ordini verbali non contestuali - Gioco simbolico semplice - Non coordinazione in un’azione tra 2 persone ¢ Si trovano in una situazione di alto rischio i bambini che NON possiedono le seguenti competenze: - A 3 aa e 1/2 - Parole e verbi (circa 400 p e 50 v) - Periodo di 2 frasi coordinate - Rispondere a ordini verbali assurdi 2 - Gioco simbolico semplice - Difficoltà di comprensione - Scarsa intellegibilità nella produzione ¢ Si trovano in una situazione di alto rischio i bambini che NON possiedono le seguenti competenze: - A 5 aa e 1/2 - Racconto di 4-­‐5 frasi - Producono ipotesi - Comprendono intensioni segrete La sfasatura tra comprensione e produzione lessicale (Orsolini, 2000) ¢ Riconoscere le parole è un processo meno costoso e impegnativo rispetto a ricostruire e a riprodurre la pronuncia ¢ Lo sviluppo percettivo ha tempi diversi da quelli dello sviluppo articolatorio, avviene prima! ¢ Il bambino pur riconoscendo un suono può non essere in grado riprodurlo o di riprodurre l’esatta sequenza di suoni che compone una parola ¢ I bambini usano le parole con una certa economia, poche e per diversi significati. Gli strumenti utilizzati per valutare la normalità del linguaggio dei bambini variano molto da una nazione all’altra e persino da una tradizione clinica all’altra. Per valutare lo sviluppo fonologico (Bortolini, 1995) in genere si stabilisce quali fonemi linguistici fanno parte del repertorio del bambino, quali processi di semplificazione vengono applicati nella pronuncia delle parole, in che misura la pronuncia delle parole sia corretta. Per compiere queste analisi si può utilizzare sia un campione di linguaggio spontaneo, sia un campione di enunciati ottenuti chiedendo al bambino di descrivere immagini, o di ripetere ciò che è stato detto dall’adulto (vedere in un’altra parte della sezione, come si fa una valutazione fonologica). Per valutare lo sviluppo lessicale si utilizzano in genere dei test che chiedono al bambino di denominare immagini (produzione lessicale) o di indicare l’immagine che corrisponde alla parola pronunciata dall’esaminatore (comprensione lessicale). Per esaminare lo sviluppo morfologico e sintattico nella produzione del linguaggio si compie un’analisi di linguaggio spontaneo, esaminando quali strutture morfologiche (es., flessioni verbali, preposizioni, articoli, pronomi) e sintattiche (es., accordo soggetto-­‐predicato, frasi passive, frasi relative) sono presenti e utilizzate correttamente. Anche test di ripetizioni frasi possono servire per valutare lo sviluppo morfologico e sintattico. La comprensione di strutture morfologiche e sintattiche è valutata in genere attraverso test che chiedono al bambino di scegliere tra alcune immagini quella che corrisponde alla frase detta dall’adulto. Caratteristiche del ritardo fonologico nei bambini con disturbo specifico di linguaggio Se ci chiediamo quali caratteristiche abbia la produzione fonologica dei bambini di 4 o 5 anni con disturbo specifico di linguaggio, possiamo senz’altro tornare alla descrizione dello sviluppo fonologico di un bambino di due-­‐tre anni (cfr. l’articolo sullo sviluppo fonologico). Troviamo per lo più gli stessi fenomeni (Bortolini, 1995; Leonard, 1998): un repertorio ristretto di consonanti (le difficoltà con le vocali sono piuttosto rare, ma anch’esse sono 3 documentate), una variabilità nella pronuncia di uno stesso tipo di suono e talvolta della stessa parola, semplificazioni (es., [coccolata] per /cioccolata/), uso di strutture sillabiche semplici. Ci sono tuttavia diversità importanti con la produzione fonologica di bambini più giovani: il ritmo di apprendimento è molto lento nei bambini con disturbo specifico; al contrario, la produzione fonologica di un bambino di due anni cambia a ritmi molto rapidi. Un’altra diversità è che nei bambini di due anni l’ampliarsi del lessico sia in comprensione sia in produzione si associa ad un forte avanzamento nello sviluppo fonologico. Al contrario, nei bambini con DSL i cambiamenti a livello lessicale sembrano non indurre cambiamenti a livello fonologico. Valutare la comunicazione o
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Contatto di sguardo Intenzionalità comunicativa Partecipazione Triangolazione Uso dei gesti deiitici e referenziali Uso del gesto come sostegno al linguaggio mancante I Disturbi Specifici di Linguaggio ¢ Il disturbo specifico del linguaggio (DSL) è un disturbo evolutivo del linguaggio, detto "specifico" in quanto non è collegato o causato da altri disturbi evolutivi del bambino, come ad esempio ritardo mentale o perdita dell'udito. Fa parte della famiglia dei Disturbi Evolutivi Specifici. ¢ Vengono definiti come specifici quei disturbi del linguaggio che sono selettivi e cioè che compromettono lo sviluppo del linguaggio in assenza di un problema neurologico, sensoriale, intellettivo ed affettivo. ¢ I disturbi specifici di linguaggio possono compromettere in maniera diversa e complementare sia lo sviluppo della produzione verbale sia lo sviluppo della comprensione verbale Disturbi del linguaggio: icd-­‐10, [315.31] ¢ Disturbo della Fonazione F80.0 [315.39] ¢ Disturbo della Espressione del Linguaggio F80.1 [315.31] ¢ Disturbo Misto della Espressione e della Ricezione del Linguaggio F80.2 [315.31] ¢ Disturbo della Comunicazione Non Altrimenti Specificato F80.9 [307.9] ¢ Balbuzie F98.5 [307.0] 4 Le Balbuzie Anomalia del normale fluire e della cadenza dell’eloquio, caratterizzata da ripetizioni, prolungamenti, blocchi. Esordisce in genere tra i 2 e i 7 aa con un picco intorno ai 5 aa, nel 20% continua in età adulta. Incidenza: 5% dei bambini Spesso assente nel canto, nella lettura orale e nel parlare con animali. Aggravata dallo Stress EVOLUZIONE DEI DSL v 32 bambini su 1000 presenteranno un disturbo significativo delle competenze linguistiche, v 1 su 3 non presenterà più un disturbo di linguaggio, v 1 su 3 non presenterà più un disturbo di linguaggio, ma un disturbo dell’apprendimento, v 1 su 3 presenterà un disturbo psicopatologico e/o un disturbo cognitivo di cui il disturbo di linguaggio è la prima manifestazione (Fonte G.Levi) Attenzione! ¢ Nei bambini con DSL persistente dopo i 4 aa, il rischio di sviluppare un DSA è stimato tra il 37% e il 75%( Stothard et al, 1998 e altri autori) ¢ La severità del disturbo fonologico espressivo è un importante fattore predittivo di dislessia (Larrivee e Catts 1999) ¢ Le competenze metafonologiche possono essere considerate il miglior fattore predittivo dello sviluppo della lettura (Bryant 1989, Snowling 2000 ecc ) COSA FARE PER AIUTARE UN BAMBINO CON DISTURBO DI LINGUAGGIO ¢ Ascoltare il bambino quando parla cercando di non correggerlo e cercando di interpretare correttamente quanto dice. Correggerlo può creare ansia ¢ Ripetere quanto detto dal bambino per offrire un modello verbale corretto ¢ Favorire sempre l’uso del gesto per aumentare l’efficacia comunicativa ¢ Valorizzare tutte le altre qualità del bambino in modo da aumentare la sua autostima ¢ Dare tempo al bambino ¢ Segnalare alla famiglia la necessità di una valutazione COSA NON FARE ¢
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Non parlare davanti a lui delle sue difficoltà Non anticiparlo quando parla, completando per lui le parole o le frasi Cercare di non interromperlo Non fargli ripetere le parole, a maggior ragione se non riesce a pronunciarle! COSA FARE PER AIUTARE UN BAMBINO CON BALBUZIE ¢ Non dire di rallentare, ne di stare più tranquillo, non serve a niente! ¢ Non anticipare le parole ¢ Educare tutti i membri della classe all’ascolto e a rispettare i turni della conversazione, per tutti i bambini, e soprattutto per i balbuzienti è molto più facile parlare quando ci sono poche interruzioni e hanno l’attenzione dell’ascoltatore 5 ¢ Contenere l’ansia ¢ Seguire il contenuto e non la difficoltà, quello che dice non come lo dice. DISTURBI DELLA COORDINAZIONE MOTORIA LA DISPRASSIA ¢
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Inclusa nelle definizioni di Disturbo della coordinazione motoria DCD. E’ sinonimo? In cosa differisce? “la disprassia è un disturbo dell’esecuzione di un gesto intenzionale” Il valore etimologico del termine “disprassia” include il termine “prassia” ovvero “atto intenzionale che prevede la capacità di pianificare programmare ed eseguire una serie di movimenti deputati al raggiungimento di uno scopo od obiettivo. (Difficoltà di pianificazione, programmazione e esecuzione) DISTURBO DELLA COORDINAZIONE MOTORIA ¢ Disturbo della capacità di esecuzione del movimento/i non finalizzati DISPRASSIA o Disturbo della capacità di pianificazione, controllo ed esecuzione degli “atti motori” finalizzati. CARATTERISTICHE DEL BAMBINO CON DCM ¢ Bambino goffo e impacciato nei movimenti, urta, rovescia, fa cadere ¢ Può avere difficoltà nelle abilità grosso-­‐motorie (tutto il corpo) e nelle abilità fino motorie (uso delle mani) ¢ Impara in ritardo ad andare in bicicletta, calcia male , non afferra correttamente la palla, non sa saltare la corda, non sa allacciarsi le scarpe o abbottonarsi ¢ Ci può essere una discrepanza notevole tra le sue capacità motorie e per esempio le sue capacità intellettuali e linguistiche ¢ Può avere difficoltà ad acquisire nuove capacità motorie ¢ Può avere difficoltà a svolgere attività che richiedono l’uso coordinato di entrambi i lati del corpo (es tagliare con le forbici) ¢ Può avere uno scarso controllo della postura e uno scarso equilibrio ¢ Può avere difficoltà a scrivere in stampatello o a mano libera, in quanto implica una continua interpretazione del feedback sui mov della mano e la contemporanea pianificazione di nuovi movimenti. In genere questi bambino non sanno organizzarsi nelle azioni compiute, ne deriva: ¢ un gioco povero e ripetitivo, ¢ poco autonomi (non sanno vestirsi, spogliarsi, lavarsi) ¢ Scarso uso del disegno ¢ Frequenti disordini fonologici 6 DSL, DCD, Disprassia: difficoltà e disturbi frequentemente associati: ¢ Difficoltà nei movimenti fini delle dita delle mani associata a deficit fonetico-­‐
fonologico ¢ Problema nella velocità di esecuzione e sequenzialità associata a problemi di produzione morfosintattica ¢ Difficoltà in compiti di analisi visuo-­‐spaziale e problemi di oculomozione quasi sempre presenti ¢ Problemi nell’area dell’equilibrio statico e dinamico non vistosi ma presenti nei DSL ¢ Difficoltà nella produzione e nell’imitazione dei gesti e abilità manuali associata a deficit lessicali POSSIBILI DISTURBI ASSOCIATI ¢
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Inibizione Labilità attentiva Disagio emotivo relazionale Tendenza all’iperattività Reazioni oppositivo provocatorie A volte fobie 7 COSA FARE PER AIUTARE UN BAMBINO CON DCM? ¢ Valorizzare tutte le altre qualità del bambino (di solito sono tante) in modo da aumentare la sua autostima ¢ Non arrabbiarsi se si mostra disattento o poco accurato in alcune attività, darli più tempo per portare a termine il compito ¢ Aiutarlo nello sviluppo delle autonomie ¢ Aiutarlo nella definizione concreta degli spazi ¢ Sollecitarlo a osservare i suoi propri movimenti per aiutarlo a pianificare ed eseguire correttamente le azioni I Disturbi della Sfera Emotiva ¢
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SINDROME ANSIOSA DA SEPARAZIONE FOBIA SCOLARE FOBIA SOCIALE MUTISMO SELETTIVO DISTURBI OSSESSIVO-­‐COMPULSIVI 8 ¢ DISTURBI DELL’UMORE Ansia da separazione — Disturbo internalizzante — Presenza di ansia eccessiva (inadeguata rispetto all’età e al livello di sviluppo) e specifica che concerne la separazione dai familiari cui il bambino è maggiormente legato e che non è semplicemente parte di un’ansia generalizzata estesa a più situazioni. — Esordio prima dei 18 anni — Preoccupazioni irrealistiche circa incidenti o eventi sfavorevoli (smarrimenti, ricoveri) che allontanerebbero il bambino dai familiari stessi; persistente paura di rimanere solo, riluttanza o rifiuto ad andare a scuola. Come si manifesta? v Preoccupazione nona realistica su incidenti alle persone care v Paura che se vanno via e non ritornano v Preoccupazione che qualche evento possa separare il bambino dalla figura di accudimento. v Riluttanza ad andare a scuola per la paura della separazione v Riluttanza o rifiuto a dormire senza vicino la figura di riferimento v Paura a stare solo durante il giorno senza una delle figure di accudimento v Incubi ripetuti relativi alla separazione v Comparsa di sintomi somatici nelle occasioni di separazione v Sofferenza intensa prima, durante e dopo la separazione QUANDO È SINTOMATICA DI UN DISTURBO? — La durata dell'anomalia è di almeno 4 settimane. — C. L'esordio è prima dei 18 anni. — D. L'anomalia causa disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, scolastica (lavorativa), o di altre importanti aree del funzionamento. DISTURBO D’ANSIA DA SEPARAZIONE —
Fattori predisponenti ¢ Situazioni familiari conflittuali -­‐> fantasie di perdita ¢ Minacce di una figura di attaccamento di lasciare la famiglia ¢ Espressione di una figura di attaccamento della paura di ammalarsi o morire ¢ Separazioni precoci vissute in modo traumatico ¢ I genitori non sanno aiutare il b. a gestire la separazione (es. allontanarsi con l’imbroglio inaffidabilità del genitore) ¢ Quando i genitori descrivono il mondo esterno come molto pericoloso il bambino costruisce una percezione di sé come fragile ¢ Genitore che non riesce a stare da solo e tiene il b. per rassicurarsi, vicino a sé ¢ Genitore, soprattutto mamma, con disturbo d’ansia da separazione o problemi di panico 9 COSA FARE PER AIUTARE UN BAMBINO CON DISTURBO D’ANSIA DI SEPARAZIONE? ¢ Non avere ansia ¢ Gestire con attenzione il momento della separazione e il re-­‐incontro rassicurando madre e bambino ¢ MAI permettere alla mamma di andarsene senza salutare o con sotterfugi ¢ Spetta all’insegnante rassicurare il bambino quando il genitore se ne va ¢ Essere molto calmi e pazienti rassicurando verbalmente che la mamma tornerà ad un orario definito con il bambino che possa controllare concretamente (es linea del tempo) ¢ Essere molto calmi e pazienti rassicurando verbalmente che la mamma tornerà ad un orario definito con il bambino che possa controllare concretamente (es linea del tempo) ¢ Strutturare spazi e momenti così che il bambino non si senta mai disorientato o in balìa delle sue emozioni e paure DISTURBI DELL’EVACUAZIONE ¢ I disturbi dell’evacuazione: — Enuresi ¢ Emissione attiva involontaria incosciente e incontrollata di urina a un età in cui dovrebbe essere acquisito il controllo — Encopresi ¢ Evacuazione delle feci in luoghi inappropriati, di solito involontaria, a volte intenzionale dopo i 4 anni di età ¢ Enuresi — Differenziare dall’incontinenza ¢ Legata fattori infettivi ¢ Neurologici ¢ Epilessia ¢ diabete — E. Notturna -­‐ più frequente ¢ Di solito prima di una fase di sonno REM — E. Diurna -­‐ più rara ENURESI ¢ Primaria — Continua a presentarsi anche dopo l’eta in cui si dovrebbe avere il controllo vescicale (5 anni) ¢ Secondaria — Compare dopo almeno un anno in cui il b. ha il pieno controllo e regolazione della vescica ¢ Più frequente nei maschi — A 5 anni ¢ 7% maschi ¢ 3% femmine 10 — A 10 anni ¢ 3% maschi ¢ 2% femmine — Familiarità del disturbo? SI’ ¢ Compare in un momento di crisi — Ansia — Separazione — Gelosia — Depressione — E’ una forma di protesta — Di richiamo dell’attenzione ¢ soprattutto in una famiglia iperpolarizzata sulla pulizia e regolazione -­‐> innesca facilmente una situazione conflittuale — Regressione 11