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10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 49 GIOVANNI HIPPOLITI (*) FARE SELVICOLTURA OGGI: I PROBLEMI In Italia dalla metà del secolo scorso il prezzo del legname, in moneta corrente, è aumentato di ca. 12 volte, quello della legna da ardere di 25 volte, quello dei segati di 35 volte; mentre il costo della manodopera è aumentato di 160 volte: 13 volte di più del prezzo del legname, 6 volte di più di quello della legna. Grazie all’impiego di macchine e al miglioramento della viabilità, la produttività dell’uomo nelle utilizzazioni è aumentata, ma soltanto di 3-4, forse 5 volte. Di conseguenza i macchiatici si sono ridotti e in molte fustaie di conifere, sopratutto in quelle di origine artificiale e in tagli a carattere colturale, sono negativi. Mancando lo stimolo economico c’è il rischio che la selvicoltura – la coltivazione attiva del bosco – venga trascurata. La cessazione di questa attività può comportare l’involuzione, il deperimento dei soprassuoli, in particolare dei vecchi rimboschimenti e di quelli molto antropizzati? I selvicultori, in particolare quelli che operano concretamente in bosco, sono invitati a esprimersi a proposito di questi rischi ed a indicare i provvedimenti che ritengono opportuni per evitarli. La selvicoltura concreta consiste un poco nel piantare, molto nel tagliare con criterio. In funzione delle caratteristiche del bosco, ma anche di ciò che interessa l’uomo: legna, legname, protezione del suolo, dell’ambiente, paesaggio, ecc. Attualmente tutte queste utilità sono ritenute importanti, in passato – oltre 50 anni fa – la produzione di legno, per combustibili e costruzioni, aveva particolare rilevanza (con cosa si cucina? come si fanno i tetti?). La produzione di legna e legname finanziava la selvicoltura, per questo motivo era ed è ancora importante anche ai fini delle altre funzioni del bosco, che vanno a beneficio di tutta la comunità ma che non remunerano direttamente il proprietario del bosco sul quale grava l’onere della selvicoltura concreta, del lavoro in bosco. Da tutti, ormai da tempo, è riconosciuta la multifunzionalità del bosco e la necessità di gestirlo tenendo presente (*) DISTAF - Università di Firenze. ANNALI A.I.S.F., Vol. LV, 2006: 49-75 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 50 50 questo obiettivo, ma l’onere della sua coltivazione, della selvicoltura, secondo l’opinione comune deve essere a carico del legname utilizzato, salvo casi eccezionali. Così come era in passato, quando lo scopo principale, anche se non esclusivo, della selvicoltura era quello direttamente economico, della produzione di legno, che permetteva macchiatici considerevoli. Questi, oggi, nel nostro Paese, non ci sono più. Da dopo la guerra – 60 anni fa – il prezzo del legname è diminuito in termini reali, e dalla fine degli anni ’80 anche in moneta corrente, mentre il costo della manodopera è continuamente aumentato. Di conseguenza i macchiatici si sono gradualmente ma drasticamente ridotti. Attualmente i tagli intercalari nelle conifere sono spesso negativi e anche i tagli di maturità in queste fustaie raramente danno macchiatici apprezzabili. Non soltanto nelle proprietà private ma anche in molti boschi pubblici le utilizzazioni – la selvicoltura concreta – stanno cessando. Con la sorprendente eccezione dei cedui con la loro legna da ardere. Oltre a non praticare più la selvicoltura in bosco, se ne parla anche sempre meno. Si dibatte di biodiversità, ambiente, ecologia, clima, paesaggio, ma non del trattamento più confacente per i soprassuoli, così come sono in realtà, e sopratutto di come realizzarlo, tecnicamente ed economicamente. Scopo di questo scritto è di stimolare i forestali, ed in particolare i selvicultori, soprattutto quelli che operano concretamente in bosco: – a esprimere la loro opinione circa le possibili – auspicate o temute – evoluzioni dei boschi in assenza di selvicoltura attiva; – a indicare quali boschi in caso di abbandono sono a rischio di involuzione o degrado, e che interventi ritengono necessari per evitarlo; – a individuare modalità e forme di gestione dei lavori che permettano di assicurare concretamente nel tempo, con continuità, l’esecuzione di questi interventi, ossia la selvicoltura. 1. LE CAUSE: PREZZI E COSTI, DAL 1950 AL 2004 Prezzi del legname, tondame da sega di abete (rosso in prevalenza) allestito all’imposto su strada camionabile. Per questi ho attinto: – dal 1950 al 1966 ai prezzi (orientativi) riportati dalla rivista Monti e Boschi per la provincia di Trento. Dal 1967 la rivista non li pubblica più. 28 02 2007 18:38 Pagina 51 51 – dal 1967 al 1990 agli esiti delle aste della F.D. provinciale di S. Martino di Castrozza (TN), facendo la media (semplice) fra i prezzi di aggiudicazione dei lotti venduti nell’anno. Nel 1990 disgraziatamente la Provincia di TN acquista una segheria a Caoria e le vendite del tondame cessano1. – dal 1994 al 2004 ai prezzi medi riportati nelle relazioni annuali del Progetto Legno della CCIAA di Trento. Da notare che le caratteristiche dimensionali dei toppi da sega si sono modificate nel tempo: fino alla fine degli anni ’80 il diametro a metà dei toppi di 4 m, ovviamente scortecciati, era «da cm 18 in avanti»; successivamente è aumentato a «da cm 22 compreso in avanti» e attualmente è «da 25 cm compresi», almeno nell’ambito delle F.D.Provinciali. E il tondame non viene più scortecciato in bosco, sul letto di caduta (Fig. 1). Fino al 1972 l’aumento del prezzo del tondame è lento e graduale, poi la svalutazione accellera e i prezzi si impennano. Con una sosta Prezzo del tondame da sega in Trentino (abete rosso in prevalenza, allestito all'imposto) 200000 C Prezzo (lire/m3) 10 Hippoliti A 150000 B C 100000 B 50000 0 1945 A 1955 1965 1975 1985 1995 2005 A - da Monti & Boschi, prezzi medi in Trentino B - aggiudicazione di aste nella F.D. di San Martino di Castrozza (TN) C - da Progetto Legno, aggiudicazione di aste, prezzi medi in Trentino Figura 1 1 Devo questi dati alla cortesia di Paolo Kovatsch, amministratore delle F.D.Provinciali del Trentino, all’efficienza del personale degli Uffici Amministrazione di Cavalese e di Primiero, e alla capacità e diligenza di Ester Sanviti: ringrazio tutti. 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 52 52 negli anni 1980-82 a causa degli schianti dell’uragano Vivian (100 milioni di m3 nel febbraio del 1980 in Europa centrale) e conseguente abbondanza di legname a basso prezzo sul mercato. E un continuo e marcato cedimento dopo il 1990 per effetto dell’apertura dei mercati dell’est, incrementato da Lothar (200 milioni di m3 schiantati nel dicembre del 1999, sempre in Europa centrale). Dal 1951 al ’69 – in 20 anni – i prezzi del tondame da sega sono aumentati del 50%, da 12.000 a 18.000 lire/m3; dal 1970 al 1989 – in altri 20 anni – sono aumentati di 11 volte, da 20.000 a quasi 220.000 lire/m3. Poi l’afflusso del legname dai Paesi dell’Europa orientale e dalla Russia ha ridotto il prezzo, dal 1990 al 2004, del 25%, da 200.000 a meno di 150.000 lire/m3 (76 €/m3). (Al 2005 sono ca. 80 € in media, attualmente – 2006 – stanno ulteriormente aumentando. Speriamo duri!). Complessivamente dai primi anni ’50 al 2004, in poco più di 50 anni, il prezzo del tondame da sega di abete rosso è aumentato di ca. 12 volte, in moneta corrente (quasi 13 volte al 2005). Prezzo dei segati di abete rosso della Magnifica Comunità di Fiemme (TN), franco segheria2 (Fig. 2). Riporto i prezzi di vendita al consumo praticati per i principali assortimenti di tavolame di abete in alcuni anni caratteristici. Dopo il 1985, essendo cambiate per motivi commerciali le denominazioni degli assortimenti, ho paragonato la scelta «Fiemme FALEGNAMERIA» al «2° assortimento andante» e la scelta «Fiemme» al 3° assortimento (Tab. 1). Normalmente nella segheria della MCF i segati normali («tavole» da 4 m) vengono da sempre suddivisi in 5 (e anche 6) classi di qualità. Il 3° assortimento è quello quantitativamente più rilevante della produzione (ma va tenuto presente che il tondame scadente – dal quale si ricava in prevalenza imballaggio (ossia 5° assortimento) – non viene lavorato in questa segheria) ed è idoneo, per la massima parte, per falegnameria. Il 2° assortimento vale dal 50 a oltre il 100% più del 3°, ed è cresciuto più di questo nei 50 anni considerati. Il prezzo dei segati si impenna dopo il 1972 a causa della svaluta- 2 Devo questi dati alla cortesia ed efficienza del sig. Giorgi, già impiegato della segheria di Ziano della M.C.F. 28 02 2007 18:38 Pagina 53 53 Prezzo di vendita dei segati di abete (rosso) della Magnifica Comunità Generale di Fiemme (TN) (spessori vari, lunghezza 4m, franco segheria) 800000 600000 Prezzo (lire/m3) 10 Hippoliti 400000 200000 0 1945 1955 1965 1975 1985 1995 dal 1953 i prezzi comprendono l'IGE (assolta una tantum, DM 30/12/52) dal 1960 i prezzi sono al netto dell'IGE (DM 14/12/1959) di £1536 a m3 dal 1973 i prezzi sono al netto dell'IVA 12% nel 1973 ci sono stati 7 aumenti di prezzo da gennaio a settembre nel 1976 ci sono stati 7 aumenti di prezzo, da gennaio a ottobre dal 1987, con l'apertura della nuova segheria di Ziano cambiano anche gli assortimenti. 2005 2° andante 3° scelta 4° scelta Figura 2 Tabella 1 M.C.F. Prezzi dei segati per la vendita, in lire x 1000 a m3 Anno 1° 2° 2° andante assortimento 3° 4° 1950 1972 1995 2002 33 78 1.600 1.600 (825 €) 23 65 1.100 1.104 (570 €) 19 58 610 660 (341 €) 15 44 440 441 (228 €) 11 36 300 331 (171 €) zione (come quello del tondame), non manifesta cedimenti; si arresta dopo il 1995 quando gli effetti dell’apertura dei Paesi dell’est si fanno sentire in pieno, ma senza arretrare. Dai primi anni ’50 al 2002 il prezzo dei segati è aumentato per il 1° e 2° assortimento di 38-48 volte; per il 2° andante (e tombante) di 25-35 volte; per il 3° e 4° assortimento di 22-30 volte, secondo che si prenda in riferimento il prezzo del 1951 o del 1950: dal settembre del 1950 al settembre 1951 i prezzi sono stati aumentati, dalla magnifica C.G.F., in 7 riprese (in pratica ogni mese), dal 27% per il 1° assortimento al 54% per il 4°. 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 54 54 Prezzo della legna da ardere Dal 1950 al 1966 la rivista Monti a Boschi riporta i prezzi orientativi anche per la legna; ma dal 1967 ne cessa la pubblicazione. In Toscana, all’imposto su strada camionabile, la legna di quercie spuntava: – negli anni 1950-55: dalle 550 alle 700 lire/quintale; – negli anni 1956-60: dalle 650 alle 750 lire; – negli anni 1961-66: dalle 700 alle 850 lire; Non ho preso in considerazione i dati dell’Annuario di statistica forestale dell’ISTAT, avendo constatato che riporta anche improbabili «prezzi di legna da ardere di conifere» per la Toscana e per l’Umbria. Ho rinunciato a cercare questi prezzi dal 1967 al ’96. Sherwood riporta prezzi orientativi della legna da ardere (querce) dal 1997 al 2004, gradualmente crescenti da 5,3 €/q (pari a 10.260 lire) a quasi 7,3 €/q (pari a ca. 14.120 lire) (nel 2006 si parla anche di 10 €/q!!!) Dai primi anni ’50 al 2004 il prezzo della legna da ardere è aumentato di ca. 25 volte in moneta corrente, il doppio del tondame da sega. Costo del lavoro Per gli anni remoti mi è stato impossibile individuare con precisione e certezza il costo della manodopera forestale. Gli annuari dell’ISTAT riportano costi della manodopera nell’edilizia e nell’industria, non per l’agricoltura né per il settore forestale. In quest’ultimo ricordo che negli anni ’60 e ’70 venivano applicati sia contratti salariali dell’agricoltura, in particolare per gli addetti ai rimboschimenti, che contratti industriali, per addetti alle utilizzazioni. I primi comportavano paghe orarie diverse secondo che i lavori avvenivano sotto o sopra i 1000 m s.l.m., erano esenti o pagavano contributi e assicurazioni ridotte sopra i 600 m s.l.m. I secondi comportavano pressochè lo stesso salario, ma migliori provvidenza (per malattia, infortuni, pensione) e di conseguenza maggiori costi. E ci sono differenze fra le diverse categorie, qualifiche o livelli di operai (da 3 a 5, secondo i periodi ed i contratti). Infine ci sono differenze fra operai fissi, assunti a tempo indeterminato, e stagionali, a tempo determinato, fra il pubblico ed il privato, fra Regioni diverse, ecc. Perciò per ricostruire approssimativamente ma attendibilmente il costo della manodopera mi sono basato: – per gli anni 1950-1962 in parte su dati (listini paga) reperiti nell’ar- 28 02 2007 18:38 Pagina 55 55 chivio della F.D. di Vallombrosa, in parte su ricordi di persone che stimo e ritengo pienamente attendibili3; – per gli anni 1975-1993 sulle «Tabelle salariali» impiegate nella F.D. di Vallombrosa per il calcolo delle paghe dei dipendenti4; – per gli anni 1995-2005 sulle tabelle della Magnifica Comunità di Fiemme5 che riportano sia le retribuzioni lorde che il costo orario della manodopera agricola e forestale (Fig. 3). Tenendo anche conto (approssimativamente) di oneri assicurativi e previdenziali a carico del datore di lavoro, pari al 20% della paga lorda (attualmente sotto ai 600 m di quota sembra ammontino a oltre Costo della manodopera forestale (operaio qualificato a tempo determinato) 25000 20000 Costo (£/h) 10 Hippoliti 15000 10000 5000 0 1945 1955 1965 1975 1985 1995 2005 F.D. Vallombrosa (FI) Magnifica Comunità di Fiemme (TN) Figura 3 3 Raffaele Rosini, dipendente delle F.D. Casentinesi dal 1946; Giancarlo Gabbrielli, dipendente della F.D. di Vallombrosa fino al 2000. 4 Il sig. Giancarlo Gabbrielli è riuscito a rintracciare negli archivi della F.D. di Vallombrosa le «tabelle salariali» manoscritte che impiegava per calcolare le paghe degli operai, dal 1975 al 1993. Le tabelle salariali riportano la paga oraria lorda. Per il calcolo del costo della manodopera ho assunto quello di operai qualificati – specializzati, a tempo determinato (comprende anche quota parte della tredicesima e della liquidazione), operanti oltre i 1000 m s.l.m., a metà anno e lo ho aumentato del 20% per tener conto di contributi e assicurazioni varie a carico del datore di lavoro. 5 Ringrazio Giorgio Behmann e gli impiegati della M.C.F. per avermele messe a disposizione. 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 56 56 il 40%), risultano i seguenti costi orari per operai qualificati – specializzati, assunti a tempo determinato: – anni 1950-51: 150 – 155 lire; – anno 1958: 180 – 205 lire; – anno 1961: 215 – 240 lire; – anno 1962: 250 – 300 lire. Non ho trovato dati attendibili dal 1962 al 1974. Successivamente, dalle tabelle salariali di Vallombrosa per operai qualificati - specializzati a tempo determinato, operanti sopra a 1000 m s.l.m., le paghe orarie lorde aumentate del 20% (per contributi e assicurazioni) danno i seguenti costi: – al 1975: 1810 – 2080 lire; – al 1980: 4880 – 5180 lire; – al 1985: 10740 – 11160 lire; – al 1990: 13742 – 14470 lire; – al 1993: 16019 – 16960 lire. Dal 1995 al 2005 dalle tabelle della M.C.F. risultano i seguenti costi, sempre per operai qualificati – specializzati a tempo determinato: – al 1995: € 7,60 – 7,95 pari a lire 14.715 – 15.395 – al 2000: € 10,24 – 11,45 pari a lire 19.825 – 22.170 – al 2005: € 12,34 – 13,76 pari a lire 23.900 – 26.645 Complessivamente, dal 1950 al 2005, il costo della manodopera è aumentato di circa 160 volte, in moneta corrente (Fig. 4). In sintesi, negli ultimi 55 anni: – il costo della manodopera è aumentato di 160 volte; – il prezzo del tondame da sega di conifere (abete rosso) allestito all’imposto è aumentato di ca. 12 volte; – il prezzo al consumo dei segati di abete (rosso) della Magnifica Comunità di Fiemme è aumentato mediamente di 35 volte; – il prezzo della legna da ardere (querce) allestita all’imposto in Toscana è aumentato di 25 volte, più del doppio del tondame da sega. L’incremento del costo della manodopera è stato di ca. 13 volte superiore a quello del prezzo del legname, e di 6 volte superiore a quello della legna da ardere. Nello stesso periodo la produttività dell’uomo nelle utilizzazioni è aumentata di 3 ~ 4 volte nel nostro Paese, grazie soprattutto alla meccanizzazione. Che però a sua volta comporta altri e nuovi, spesso imprevisti, problemi ed oneri. E che ha potuto contenere soltanto parzialmente la crescita del costo delle 28 02 2007 18:38 Pagina 57 57 Numeri indice 180 numero indice (1950=1) 10 Hippoliti 160 140 120 100 80 60 40 20 0 1945 -20 1955 1965 1975 1985 1995 2005 operaio qualificato tondo sega abete segati 2° andante Figura 4 utilizzazioni – della selvicoltura concreta – e la contrazione dei macchiatici. Con l’eccezione delle utilizzazioni dei cedui. Ma in questo caso la più elevata crescita della produttività è dovuta in larga misura alla maggiore età dei soprassuoli in taglio – al solito 25 – 35 anni contro i 14 – 18 degli anni ’50 e ’60 – e alle conseguenti maggiori provvigioni e diametri dei polloni e della legna. E l’incremento più consistente del suo prezzo permette, per il momento, previsioni più ottimistiche per quanto riguarda l’attenzione alla selvicoltura delle latifoglie (Tab. 2). Tabella 2 Cedui di cerro in utilizzazione Periodo Località Età, anni Diametro a 1,3, cm Provv. m3/ha A 1950 - 55 Cecina - Camaldoli 13 - 15 3,8 - 5,4 39 - 59 B 2003 - 04 Massa Marittima 34 7,6 - 11,7 113 - 240 A) da G. Giordano, Il legno dalla foresta ai vari impieghi, Hoepli, 1956, pag. 214 e seguenti. B) da F. Piegai et alii, Tagli di avviamento ed utilizzazioni di cedui, Italia Forestale e Montana, n.6/2004, pag. 483 e seguenti. 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 58 58 2. PERCHÉ PREZZI E COSTI SI SONO SVILUPPATI IN MODO DIVERSO Il nostro Paese importa il 90% del legno che consuma o lavora, di conseguenza il suo prezzo è determinato dal mercato mondiale: è la globalizzazione. In Europa centrale e in Scandinavia molti boschi crescono in pianura: la conseguente più agevole accessibilità e percorribilità e le maggiori dimensioni delle proprietà forestali facilitano il ricorso a sistemi di lavoro altamente meccanizzati, che consentono produttività doppie e triple rispetto alle nostre. Nei Paesi dell’Europa orientale costi della manodopera modesti – da 1/10 a 1/2 dei nostri (per il momento) – permettono, anche con produttività non rilevanti, costi di utlizzazione contenuti. Alla fine degli anni ’80, la «cortina di ferro» si è dapprima allentata e poi definitivamente rotta e dai Paesi dell’Europa orientale il flusso di legname a relativamente basso prezzo si è incrementato. In più, negli ultimi decenni, si sono aggiunti ripetuti fortunali e uragani in Europa centrale, e recentemente anche in Scandinavia, che hanno schiantato grandi quantità di legname, in prevalenza conifere (i principali: Vivian, febbraio 1980, in F, CH, DE, ca. 100 milioni di m3; Lothar, dicembre 1999, in F, CH, DE, A, ca. 200 milioni di m3; Gudrun, gennaio 2005, in Svezia e dintorni, ca. 100 milioni di m3). Questa abbondanza di legname sul mercato europeo ha tenuti bassi i prezzi in Italia, in particolare del legname di conifere, che negli ultimi 16 anni si sono addirittura ridotti, di ca. il 25% in moneta corrente, di forse il doppio in termini reali, al netto della svalutazione. Per questi motivi il prezzo del legname non ha seguito l’andamento del costo del lavoro e della vita, nel nostro Paese. In concreto i prezzi attuali del tondame da sega di abete (rosso in prevalenza) si sono ridotti a ca. 1/3 – 1/4 di quelli di 50 anni fa. Fare selvicoltura disponendo di così ridotti mezzi finanziari è difficile, anzi, insostenibile. E all’estero non stanno meglio: i prezzi del tondame sono ancora più bassi (Tab. 3). 3. PROBLEMI E RISCHI In carenza di stimoli economici, con conseguente rischio di abbandono della selvicoltura, cosa succederà ai nostri boschi? Quelli di latifoglie, in particolare i cedui, sembra avranno meno problemi: la domanda di legna da ardere continua ad essere sorpren- 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 59 59 Tabella 3 Prezzo (approssimato) del tondame da sega di abete (rosso), anno 2004 (elaborato da Forstzeitung, 2005 n.6, pag.21 e 23, e Progetto legno TN, relaz. 2004) in Italia (Trentino) in Austria in Germania e Finlandia meridionali in Svezia meridionale e Polonia nella Russia europea Euro/m3 76 69 60 53 43 pari a 100% 90% 80% 70% 57% Nota: subito dopo Gudrun, schianti del gennaio 2005 in Svezia meridionale, le industrie di segagione svedesi hanno fulmineamente ridotto il prezzo che sono disposte a pagare per il tondame da sega a 35, poi addirittura a 25 €/m3; per cartiera e legno da cellulosa a 15 €, franco imposto. (Forstzeitung n.11/05 AiW pag. 16). dentemente vivace e in 50 anni il suo prezzo è aumentato il doppio di quello del legname di conifere, anche perché dall’estero ce ne arriva relativamente poca, almeno per il momento. Di conseguenza le utilizzazioni dei cedui, purchè i soprassuoli siano accessibili ai trattori, spuntano macchiatici apprezzabili. In fustaie di latifoglie anche interventi a più specifico carattere colturale, dai quali si ricava almeno legna da ardere, riescono ad essere positivi, a condizione che l’esbosco non sia troppo oneroso. Perciò la selvicoltura dei soprassuoli di latifoglie non dovrebbe rischiare di essere trascurata in futuro. Nelle conifere i tagli intercalari comportano normalmente il macchiatico negativo, soltanto le utilizzazioni di maturità sono positive, di poco e non sempre: dipende dalla specie, dalla qualità del legno e dalle difficoltà dell’esbosco. In questa categoria rientra la massima parte dei rimboschimenti, alcune centinaia di migliaia di ettari di soprassuoli coetanei e normalmente monospecifici – soprattutto pinete – impiantati fra l’inizio del secolo scorso e gli anni ’70, che attualmente hanno da 30 a 100 anni, prevalentemente finalizzati alla difesa del suolo e situati per lo più su terreni poco fertili e ripidi. Queste fustaie artificiali possono essere abbandonate senza rischi di involuzione e degrado? Se la risposta è negativa, quali interventi sono necessari? Come si possono realizzare concretamente, tenendo conto, oltre che dei problemi tecnici (e di quelli burocratici) dei problemi economici e sociali? Il problema è particolarmente importante per boschi con funzione di protezione specifica, nei quali l’abbandono della selvicoltura rischia di portare all’invecchiamento e conseguente deperimento dei soprassuoli, con riduzione della loro efficacia protettiva. 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 60 60 L’abbandono della selvicoltura comporta anche la scomparsa di chi la sa praticare concretamente, degli uomini esperti del bosco e della montagna. Attualmente sono molti gli stranieri – Marocchini Albanesi Bosniaci Rumeni Polacchi ecc. – che lavorano nei nostri boschi, spesso con buona volontà, non sempre con perizia, raramente equipaggiati e diretti bene. Gran parte provvisoriamente, in attesa di un lavoro meno faticoso, meglio remunerato e più continuo e regolare. Ed i loro figli difficilmente lo faranno. Anche gli Svizzeri per gli esboschi nelle Alpi si affidavano ai Bergamaschi. Una volta, adesso non li trovano più. Il problema – sul quale qui intendo richiamare l’attenzione – non è quale selvicoltura sia corretto o opportuno perseguire, naturalistica o sistemica, o il modulo colturale o il trattamento più appropriato. Il problema è come realizzarla concretamente, con continuità, tenendo conto delle caratteristiche dei boschi, delle proprietà e delle disponibilità economiche, nonché delle necessità di chi in bosco ci opera e ci deve campare, del boscaiolo, senza il quale il termine selvicoltura resta un concetto astratto. Non sono in grado di offrire soluzioni sicure e garantite a questo problema; mi limito a richiamare l’attenzione su alcuni fatti, su quanto è accaduto all’estero. 4. CONSEGUENZE All’estero, come vanno le cose? In Europa centrale e settentrionale il prezzo del legname è inferiore, il costo della manodopera è superiore al nostro e il problema del contenimento dell’onere delle utilizzazioni – ossia del costo della selvicoltura – lo hanno affrontato agendo su tre fattori: meccanizzazione, viabilità, formazione. 1) Meccanizzazione A metà del secolo scorso la tecnologia delle utilizzazioni in Svizzera, Austria, Germania e Scandinavia era analoga alla nostra: accetta e segone e traino animale, più risine, avvallamenti e teleferiche Valtellina sulle Alpi e fluitazione in Finlandia. All’inizio degli anni ’50 sono apparse nei loro boschi le prime motoseghe, i primi trattori e le prime gru a cavo. Poi, dagli anni ’60, all’estero si sono rapidamente diffusi trattori specializzati per gli esboschi, scortecciatrici e, dagli anni ’80, 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 61 61 processori, cippatrici e harvester, sempre più efficienti e produttivi (e costosi). Questa meccanizzazione spinta ha permesso forti incrementi di produttività, in particolare nei diradamenti, ed ha contenuto l’aumento del costo delle utilizzazioni, ossia della selvicoltura. Ma ha anche comportato cambiamenti nelle forme di gestione dei lavori e di conseguenza problemi. Nelle proprietà piccole i lavori in passato venivano eseguiti direttamente dai proprietari, prevalentemente agricoltori. I cui figli si sono inurbati, hanno cambiato mestiere, coltivano la campagna a tempo perso se va bene, il bosco per niente. Le grandi proprietà avevano i loro operai, dipendenti a tempo pieno o parziale, ma praticamente fissi («Stammarbeiter»), retribuiti a cottimo o a giornata secondo le caratteristiche dell’opera. Con questi uomini venivano svolti tutti i lavori, sia di utilizzazione che di coltivazione e di manutenzione, per quanto il proprietario riteneva doveroso o conveniente, anche soltanto a lunga scadenza. Ciò entro le possibilità economiche dell’azienda; che a partire dagli anni ’60 sono state gradualmente superate dai costi di questa manodopera tradizionale, cresciuti più in fretta di quanto si ricava dalla vendita del legname. Le macchine hanno sostituito il lavoro manuale ed hanno fatto scomparire questo personale. Con lui, con i «Stammarbeiter», è scomparsa parte della pratica selvicolturale, quella più raffinata: cauta, continua, capillare - forse non indispensabile, comunque non sostenibile economicamente; rimane una selvicoltura esteticamente e intellettualmente meno attraente, ma concreta e compatibile con la dura realtà economica e tecnica, e – sembra – anche tollerata dalla natura. La meccanizzazione consente produttività elevate ma comporta necessariamente investimenti rilevanti, dell’ordine del milione di Euro per impresa, il cui ammortamento è impossibile nella massima parte delle singole, anche grandi proprietà forestali. Perciò è gestita da imprese di lavoro altamente specializzate che operano per conto dei proprietari dei boschi (la vendita del legno in piedi era poco praticata a nord delle Alpi, ma da alcuni anni si sta diffondendo in Germania, soprattutto nelle più piccole proprietà private). Ovviamente queste imprese eseguono soltanto lavori adatti alle loro attrezzature e a condizioni a loro convenienti. Lavori per i quali le macchine non sono idonee, per caratteristiche del terreno o del soprassuolo, o la cui entità non giustifica lo spostamento delle attrezzature e l’impianto del cantiere, non interessano e vengono tralasciati, anche se utili per il bosco. 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 62 62 È da ricordare che gli appalti, i cottimi di lavorazione, si prestano per definizione per lavori semplici e «misurabili», di quantità, come i tagli a raso, non per lavori difficili e/o non agevolmente e incontrovertibilmente misurabili, o nei quali prevale l’esigenza della qualità dell’esecuzione e questa non è facilmente e immediatamente rilevabile. Cottimi, e ancor più le vendite dei tagli in piedi, vanno bene per lo sfruttamento del bosco, non per la sua coltivazione. E infatti in Austria e Germania in boschi non utilizzabili con harvester i diradamenti vengono al solito omessi. E lo lamentano. Anche all’estero difficoltà economiche portano a trascurare la selvicoltura e a limitare le utilizzazioni a carattere colturale, prive di un utile immediato (o macchiatico positivo), alle situazioni più semplici. 2) Viabilità In Europa centrale i proprietari dei boschi sono abituati a provvedervi direttamente, poiché in passato gestivano tutti i lavori in bosco. In Italia, prevalendo il sistema delle vendite dei tagli in piedi, il proprietario del bosco, sia pubblico che privato, raramente cura queste infrastrutture: i problemi poi sono di chi gestisce i lavori, dell’acquirente del taglio o del cottimista. Il risultato è che la densità di strade camionabili nei boschi in Germania, Austria e Svizzera è mediamente di 40 – 50 m/ha (escludendo i boschi fuori gestione), mentre in Italia è dell’ordine di 10 – 20 m/ha, con rare eccezioni: in Trentino è di circa 30 m/ha, ma comprendendo anche le strade trattorabili. Nella ex FD di Vallombrosa è di 37 m/ha. Nel nostro Paese particolarmente carente è la viabilità secondaria, di piste di esbosco: mentre delle strade si sente la necessità da almeno due secoli, le piste per trattori risultano necessarie soltanto da 30-40 anni, da quando si ha iniziato a impiegare trattori negli esboschi. Le autorità forestali hanno a lungo osteggiato queste infrastrutture – non avendo personalmente esperienza del lavoro in bosco – ma, almeno in Toscana, da alcuni anni la normativa forestale regionale prevede le «piste temporanee di esbosco» e ne regolamenta la realizzazione e l’uso in modo abbastanza appropriato. 3) Formazione e aggiornamento tecnico In Europa centrale e settentrionale la formazione del personale forestale, sia esecutivo che direttivo, è sempre stata molto accurata. Negli ultimi 50 anni è stata ulteriormente potenziata e questo ha con- 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 63 63 sentito lo sviluppo e la diffusione di provvedimenti di razionalizzazione, sia per quanto riguarda l’aspetto tecnico ed economico che quello ergonomico dei lavori. Da noi formazione e aggiornamento tecnico sono stati presi in considerazione soltanto in poche Regioni e da pochi anni, soprattutto sotto la minaccia della 626 e norme affini, e sono rivolti esclusivamente al personale esecutivo, agli operai. Questo è un errore: il ricorso a sistemi di lavoro ed a attrezzature innovative dipende anche dalla disponibilità di operatori per le macchine, ma sopratutto dalle conoscenze, capacità e fantasia (e impegno) di chi può prendere l’iniziativa e decidere come operare, dei dirigenti. È soprattutto a questi che si deve rivolgere l’attività di aggiornamento tecnico. 5. SUGGERIMENTI Tenendo conto di quello che è successo all’estero, di come si sono sviluppate la meccanizzazione, le tecniche e le modalità di gestione dei lavori in bosco, e delle conseguenze, sia positive che negative, di questi sviluppi, mi permetto di formulare le seguenti considerazioni e di avanzare alcuni suggerimenti. a) La meccanizzazione è un provvedimento indispensabile sia per contenere i costi della selvicoltura che per motivi ergonomici, ma non è l’unico e preso da solo è inefficace e pericoloso. Va scelto il tipo di meccanizzazione adatto alle caratteristiche dei boschi, delle proprietà, della selvicoltura che si intende praticare e dei vincoli economici che sono oggettivamente imposti. Nel nostro Paese le caratteristiche di molti boschi, sia del terreno che del soprassuolo, e di gran parte delle proprietà, sono poco favorevoli alle macchine, soprattutto a quelle che in Europa centrale e in Scandinavia, in soprassuoli coetanei di picea e di pino silvestre, danno risultati apprezzabili, sia tecnicamente che economicamente. È necessario introdurre sistemi di lavoro ed attrezzature idonee ai nostri boschi e alla selvicoltura che vi intendiamo praticare. Questi sono noti agli specialisti, ma sono poco conosciuti a chi gestisce effettivamente i boschi, in particolare quelli pubblici, ed è oppresso da problemi amministrativi e burocratici che non gli lasciano tempo per la selvicoltura e ancor meno per la tecnica, e sono pressochè sconosciuti a chi decide la politica forestale e il bosco lo conosce soltanto astrat- 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 64 64 tamente, in teoria. Perciò la cosa più importante e preliminare è l’informazione e l’aggiornamento del personale tecnico forestale, in particolare di quello con mansioni progettuali e direttive, per quanto riguarda i sistemi di lavoro e le tecniche di impiego delle relative attrezzature e macchine, nonchè per gli aspetti selvicolturali, tecnici ed economici che le condizionano. Prima che alle macchine si deve provvedere agli uomini, per questi ci vuole molto più tempo e più impegno. b)Per quanto riguarda la viabilità, poichè la selvicoltura concreta consiste nel lavoro in bosco, è ovvio che è necessario poter accedere al posto di lavoro con uomini e mezzi con il minimo dispendio di tempo e di energie, e potervi operare produttivamente contenendo i rischi di incidenti e di danni. Questo è lo scopo principale sia delle strade che – soprattutto nel caso di diradamenti e del trattamento a scelta – delle piste, indispensabili per l’impiego di macchine che operano muovendosi sul terreno del bosco. Anche 50 anni fa, quando si esboscava con animali a soma o a strascico, questi percorrevano stradelli e viottoli idonei per il loro transito. Non se ne sentiva la mancanza perché c’erano, esistevano da secoli. Ma i vecchi stradelli e viottoli per animali per la massima parte non sono idonei per trattori, né come tracciato, né come pendenze e ancor meno come larghezza. La viabilità, sia principale che secondaria, è premessa indispensabile per la pratica della selvicoltura. Lo hanno affermato selvicultori come Pavari, Leibundgut, Mayer. È necessaria comunque, sia che i lavori di utilizzazione vengano gestiti dall’acquirente del taglio in piedi, sia che vengano appaltati o vengano eseguiti direttamente in economia dal proprietario. Ma soltanto quest’ultimo può provvedere razionalmente, con una visione a lunga scadenza, alla scelta del tipo di viabilità e dei tracciati di strade e piste più opportuni, svincolato dalle immediate necessità della singola utilizzazione. Quando il terreno diventa troppo ripido (orientativamente oltre il 50% di pendenza) o instabile ed è necessario ridurre al minimo l’apertura di strade e piste, perché rischiose per la stabilità del versante e comunque costose da realizzare e mantenere, si è costretti a ricorrere alle gru a cavo. (In passato su queste pendenze si avvallava su lunghe distanze, in risine o più spesso in impluvi o semplicemente e perniciosamente attraverso il bosco, con conseguenti dete- 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 65 65 rioramento del legname utilizzato, danni al soprassuolo – soprattutto nel caso di vendite in piedi – e rischi di erosione.) Ma per impiegare queste teleferiche ci vuole personale che le sappia usare, sia a livello esecutivo ma ancora prima per la scelta dei tracciati, l’organizzazione e la direzione dei lavori. E si deve adeguare la martellata ed entro certi limiti anche la selvicoltura alle possibilità delle macchine. Il potenziamento della viabilità, sia principale che secondaria, costituisce un miglioramento fondiario: è un investimento che facilita il lavoro in futuro, indefinitamente, se i tracciati sono stati scelti razionalmente, aperti e costruiti a regola d’arte e vengono mantenuti correttamente. I finanziamenti pubblici devono essere destinati prioritariamente a questo scopo, oltre che alla formazione e soprattutto all’aggiornamento tecnico del personale forestale, perché la costruzione (dove necessario) di nuove strade e piste ha un effetto permanente, e la loro realizzazione è facilmente controllabile. Contributi per diradamenti, un tanto all’ettaro, e per l’acquisto di macchine, nella migliore delle ipotesi esauriscono il loro effetto in una decina d’anni. c) Per quanto riguarda le modalità o forme di gestione dei lavori è da tener presente che le vendite del legname in piedi, con la gestione delle utilizzazioni da parte degli acquirenti (tanto gradite alle pubbliche amministrazioni per motivi burocratici) si prestano per lo sfruttamento del bosco, non per la selvicoltura. Possono essere accettabili per tagli a raso, in particolare in piantagioni, non per tagli intercalari a carattere colturale, perché chi gestisce e paga il lavoro cura e fa curare il legno che viene utilizzato e che ha pagato, non il bosco che non lo interessa. I cottimi di lavorazione, per conto del proprietario del bosco, si prestano per definizione per lavori facilmente misurabili, non per lavori con esigenze di qualità, che può essere valutata soggettivamente, ma non misurata oggettivamente. Il fatto è che questo sistema di gestione dei lavori si presta per l’impiego di macchine, come dimostrato da quanto succede all’estero. Accordi pluriennali lo facilitano e possono migliorare l’impegno (morale) dei cottimisti a curare la qualità delle esecuzioni. Questi accordi permettono alle imprese di lavoro di programmare i loro impegni e gli investimenti in attrezzature specializzate. Comunque l’appalto resta poco adatto 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 66 66 per lavori di manutenzione, difficili da preventivare a priori e da misurare a posteriori, e per lavori urgenti: la disponibilità di imprese di lavoro difficilmente può essere immediata. La gestione diretta dei lavori in bosco può permettere la migliore qualità delle esecuzioni, compatibilmente con la competenza di chi dirige ed opera, ma, al solito, non la massima economia (diretta, immediata). Questa dipende anche dall’impegno di chi lavora, ma sopratutto dall’efficienza delle attrezzature, normalmente più modeste e meno specifiche di quelle di imprese specializzate, e della organizzazione, spesso più pronta e reattiva in quest’ultime. Purtroppo la gestione diretta, con personale dipendente a tempo pieno, è economicamente possibile soltanto in grandi proprietà, che permettono la sua occupazione continua. In queste potrebbe essere opportuno appaltare a cottimo a imprese specializzate i lavori «misurabili» e con meno esigenze di qualità, e provvedere in economia, con proprio personale e attrezzature, alle manutenzioni, ai lavori più urgenti, a quelli più difficili o delicati. 6. CONCLUDENDO Il quadro economico nel quale è costretto chi gestisce i boschi è cambiato rispetto a 50 anni fà. Quanto si ricava dalla vendita del legname utilizzato in molti casi non è sufficiente per coprire i costi della selvicoltura. Ciò può indurre o addirittura costringere a sospendere la sua pratica. L’omissione degli interventi colturali può comportare rischi per l’evoluzione (o addirittura per la sopravvivenza) dei soprassuoli? In particolare di quelli di origine artificiale, dei vecchi rimboschimenti? Se questo timore è fondato, cosa è necessario per evitare il rischio di degrado? Quali provvedimenti di razionalizzazione è opportuno adottare per assicurare con continuità, anche in futuro, l’effettuazione dei lavori selvicolturali più importanti? Come è possibile adottarli concretamente, effettivamente? Quali sono le forme di gestione dei lavori in bosco più opportune, più «sostenibili» da tutti i punti di vista e per tutti? Invito in particolare chi ha esperienza diretta e concreta di gestione dei boschi e del lavoro in bosco a esprimersi in proposito. 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 67 67 SUMMARY Silviculture today: the problems Since the ’50s, market price of timber assortments has been increasing in Italy. In the last fifty years, prices of round timber, firewood and lumber increased about 12, 25 and 35 times, respectively. In the same period lumberjack costs increased about 160 times (13 times more than round timber and 6 time more than firewood), while the workers’ efficiency increased only 3-4 times, thanks to machinery improvement and forest road network expansion. Therefore, stumpage values were reduced and in many conifer stands, mainly when thinning artificial ones where stumpage values were negative. When the economical advantage fails, there is a very high risk that silviculture activities are dismissed. May silviculture cessation cause forest involution and decline, mainly in old stand afforestation or anthropogenic forests? The Author asks forest technicians to express ideas and suggest actions to reduce this risk. 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 68 68 Appendice Prezzo del tondame da sega di abete (rosso in prevalenza) in Trentino all’imposto su strada camionabile, in lire / m3 Media dei prezzi (orientativi) riportati dalla rivista “Monti e Boschi” nei numeri dellía nnata anno 1950 51 52 53 54 55 56 57 58 59 1960 61 62 63 64 65 1966 Lire/m3 8.600 11.400 15.350 14.900 15.250 18.100 20.000 20.800 20.400 17.900 16.700 17.800 19.000 19.000 19.000 19.000 Media dei prezzi di aggiudicazione dei lotti di tronchi da sega nella F.D.Provinciale di S. Martino di Castrozza anno Lire/m3 1966 17.780 67 15.512 68 69 17.847 1970 28.322 71 26.923 72 26.527 73 48.710 74 45.940 75 45.422 76 74.405 77 82.727 78 89.298 79 131.198 1980 121.612 81 123.888 82 123.443 83 138.633 84 145.809 85 147.443 86 141.150 87 140.329 88 154.529 89 219.132 1990 199.201 Prezzi medi di aggiudicazione conseguiti nelle aste del “Progetto legno” trentino per i lotti di tronchi da sega anno 1994 95 96 97 98 99 2000 2001 02 03 04 2005 Lire/m3 207.238 198.344 184.066 178.187 169.566 177.838 169.593 €/m3 pari a lire/m3 82,60 159.936 84,34 163.266 81,20 157.225 75,95 147.060 79,86 154.640 Note: 1. Dopo il 1966 su “Monti a Boschi” non vengono più riportati prezzi del legname. 2. Dopo il 1990 dalla F.D.P. di S.Martino di Castrozza il tondame da sega non viene più venduto ma viene lavorato nella segheria di Caoria. 3. Nel 2006 i prezzi del tondame da sega tendono ad aumentare. 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 69 69 Prezzo della legna da ardere di quercia, ammetrata all’imposto, in Toscana, in lire/quintale. Media dei prezzi (orientativi) pubblicati dalla Prezzi riportati da Sherwood, gennaio 2005, rivista “Monti e Boschi” nei numeri dell’annata Tecniko e Pratiko n° 8 anno Lire/q anno €/q pari a lire/q 1950 522 1997 5,30 10.262 51 566 98 5,55 10.746 52 700 99 5,58 10.804 53 690 2000 5,62 10.882 54 600 01 5,83 11.288 55 640 02 6,41 12.411 56 695 03 7,29 14.115 57 735 2004 6,95 13.457 58 643 59 682 1960 730 61 734 62 685 63 764 64 725 65 850 1966 850 7 9 10 11 1 2 3 5 9 7 8 9 11 4 5 10 12 4 5 9 4 1 4 9 12 4 9 3 10 2 7 1950 1962 1961 1960 1956 1957 1958 1959 1955 1953 1954 22,5 23 23,5 24 25,5 28,5 29,5 30 32 34 35 37 38 38,2 42 42 43 44 45 46 46 47 47 47 47 43 43,5 46 46,5 47 47 2° 0,200 0,210 18,5 19 19 19,5 21 24,5 25,5 26 24 29,1 28,6 30 31,5 31,5 33,8 34 34,5 38 38,5 40 40 41 41 41 41 38 38 40 41 42 42 14 14,5 15 15,5 16,5 19 20 21 18 24,8 24,5 25,5 25,2 24,5 25,8 26 27 30 33 33 33 33 33 32 32 29,4 30 31,5 32,5 32,7 33 3° 0,130 0,130 11 11 11 11 11,5 13 13,5 14 17 20 19,5 21 21 20 21 21 22 24 24 26,5 26,5 27,5 27 25 23,5 22 23 24,6 27 27,5 27,5 4° 0,095 0,095 35 35 35 36 39 44 45 45 45 46 46 48 48 49 52 52 52 55 56 57 57 58 58 58 58 54 54 57,5 58 59 59 1° 0,340 27 27 27 28 30,5 31 32 32 34 37 37 39 39 40 43 43 44 46 47 47 47 48 48 48 48 44,5 44,5 47,5 48 49 49 2° 0,250 18,8 19 19 19,5 22 26 27 27 29 30 30 31 31,5 31 34 34 35 38 38,5 40 40 41 41 41 41 38 38 40 41 42 42 14,5 14,5 14,5 15,5 16,5 19 20 20 24 24,25 24,25 25 25 24 24,5 24,5 26 28 30 31 31 31 31 30 30 27,5 27,5 28,5 29 29,5 29,5 3° 0,120 24 21 21 21,5 22,5 23 23 4° 0,070 - 21 21 21 21,5 23 26 27 27 29 32 32 32 33 34 34 34 36 38 40 40 40 44 45 45 45 42 42 44,5 45,5 47 47 (segue) 14,5 13 13 14 14,5 17 18 18 20 23 23 23,5 24 24 24 24 26 30 31 31 31 31 31 31 31 28,5 28,5 30 30 31 31 cirmo spessori >40 mm <40 mm 0,230 0,120 - 18:38 1952 32,5 33 33 33 36,5 39 40 40 42 43,5 45 45 45 46 50 50 51 53 55 56 56 57 57 57 57 53 53 56,5 57 57,5 57,5 1° 0,340 0,340 larice assortimento 2° and. 0,230 - 28 02 2007 1951 Mese 4 8 Anno 1935 1936 abete assortimento 2° and. 0,150 0,150 Prezzo di vendita al consumo dei segati della Magnifica Comunità di Fiemme, franco segheria, in lire/m3 x 000 come deliberato dalla Giunta amministrativa della MCF 10 Hippoliti Pagina 70 1977 1976 1975 1974 1973 1972 58,5 58,5 58,5 58,5 60 61 62 62 63,5 64,8 66 67,7 68,5 69,5 70 71 72 74 76,5 78,5 81 85 105 125 150 165 172 180 175 175 175 172 180 189 208 220 230 249 260 260 47 47 47 47 48,5 49,2 50 50 51,2 52,5 53,5 55,2 56 57 57 58 59 61 63,5 65,5 68 72 86 98 123 135 141 149 144 140 140 137 142 151 167 174 184 199 219 219 43 43 43 43 44 44,5 45,2 45,2 46,2 47,5 48,5 50,2 51 52 52,5 53,5 54,5 54,5 56,5 58,5 60,5 64,5 76 88 108 120 125 133 127 120 120 117 121 129 142 151 160 173 190 190 33 32 31 31,5 32,5 33 33,5 33,5 34,3 35,3 36,3 37,8 38,6 39,6 40,2 41,5 42,5 42,5 43,5 44,8 46,5 49,5 57 66 78 95 99 106 96 86 81 76 79,5 84 92,5 99 113 121 133 133 27,5 26,5 25,5 24 25 25,8 26,2 24,6 24,3 25 26 28 29,5 31 32,2 33,7 34,7 34,7 35,7 37 38,5 41,5 47,5 53 65 75 80 86 76 66 61 56 58,5 61 67 72,5 85 91 100 105 59 59 59 59 60 61 62 62 63,5 64,8 66 67,7 69 70 70,5 71,5 72,5 74,5 76,5 78,5 81 85 105 125 150 165 172 180 175 175 175 172 180 189 208 220 230 249 260 260 49 49 49 49 50 51 52 52 53,2 54,5 55,5 57,2 58 59 59 60 61 63 65 67 69,5 73,5 87,5 99 124 136 141 149 144 140 140 137 142 151 167 174 184 199 219 219 42 42 42 42 43 43,5 44 44 45 46,3 47,3 49 49,8 50,8 51,3 52,3 53,3 54 56 58 60,5 64,5 76 88 108 120 125 133 127 120 120 117 121 129 142 151 160 173 190 190 29,5 29,5 29,5 29,5 30 30,8 31 31 31,8 32,8 33,8 35,3 36,1 37 37,6 38,6 39,6 39,6 40,6 41,8 43,5 46,5 54 63 77 94 98 105 95 85 80 75 78,5 83 91,5 98 112 120 132 132 23 23 23 23 23,5 24 24,2 24,2 24 24,7 25,5 27 28 29,5 30,7 31,7 32,7 32,7 33,7 34,7 36 39 45 51 63 73 78 84 74 64 59 55 57,5 60 66 71 84 90 99 103 47 48,5 48,5 48,5 50 52 53 53 54 55,2 56,2 57,7 58,2 59,2 59,7 60,7 61,7 63 64,5 66,5 69 84 115 145 190 220 200 200 175 165 155 145 148 148 163 163 173 173 180 190 (segue) 31 31 31 31 32 32,5 33 33 33,5 34,5 35,5 37 37,5 38,5 39 40 41 41 42 43 44,5 56,5 85 115 160 190 180 180 160 150 140 130 130 130 143 143 153 153 158 165 18:38 1971 3 6 10 6 3 9 4 6 4 9 11 1 3 5 7 9 4 11 9 11 2 4/03 4/20 6 7 9 2 4 9 1 3 10 1 2 3 4 5 9 10 11 28 02 2007 1970 1967 1968 1969 1965 1966 1963 1964 10 Hippoliti Pagina 71 1981 1982 1983 1984 1980 1979 Mese 5 10/03 10/19 11 3 5 7 9 10 2 9 1 1 5 1 10 1° 270 300 310 320 335 355 385 405 435 460 480 520 560 650 800 800 2° 219 230 240 250 258 275 295 305 325 360 375 420 450 500 580 580 3° 133 139 145 153 160 169 179 189 196 211 221 240 240 265 295 295 4° 105 110 115 121 130 139 148 158 165 176 185 195 195 195 195 195 1° 270 300 310 320 335 355 385 405 435 460 483 520 560 650 - 2° 219 230 240 250 258 275 295 305 325 360 378 420 450 500 - larice assortimento 2° and. 180 180 190 200 207 221 241 251 265 300 315 340 365 400 400 400 3° 132 138 144 152 159 169 177 187 194 208 221 235 235 260 260 260 4° 103 108 112 118 127 139 146 156 163 173 185 190 190 190 190 190 cirmo spessori >40 mm <40 mm 210 180 230 200 240 210 250 220 280 240 310 270 335 285 345 295 445 345 475 360 475 360 500 375 500 375 500 375 500 375 500 375 18:38 Anno 1978 abete assortimento 2° and. 180 180 190 200 207 221 241 251 265 300 312 340 365 400 460 460 28 02 2007 Segue da pagina precedente 10 Hippoliti Pagina 72 mese 9 3 3 10 12 4 1 1 in € 1987 1988 1989 1990 1994 1995 2000 2002 1100 1100 570 1600 825 1000 1100 Fiemme DOC 380 420 630 700 1600 1500 1600 Fiemme PLUS 1000 1000 1400 1400 660 341 660 560 610 abete Fiemme FALEGNAMERIA 320 470 500 440 228 440 410 440 240 240 318 335 Fiemme 330 171 330 300 300 205 205 270 285 4° 1100 570 1100 1000 1100 Fiemme DOC 380 420 650 750 700 362 700 600 650 larice Fiemme FALEGNAMERIA 320 490 540 330 171 330 300 300 205 205 270 300 4° 990 510 990 900 900 500 260 500 500 500 cirmo Spessore Spessore >40 mm <40 mm 500 375 500 375 700 500 700 500 18:38 anno 28 02 2007 Negli anni 1986-87 viene modificata l’assortimentazione del tavolame, per quanto riguarda la denominazione delle categorie di qualità; non mi è chiaro se cambiano anche i criteri di assortimentazione. 10 Hippoliti Pagina 73 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 74 74 Il costo della manodopera 1950-51: Secondo alcuni listini paga rinvenuti nell’archivio dell’Uff. Amm.F.D. di Vallombrosa la paga oraria netta dell’operaio forestale qualificato ammontava a 130 lire. Secondo il sig. Raffaele Rosini (F.D.Badia Prataglia) ammontava a ca. 125 lire. 1958: Alcuni listini paga di Vallombrosa riportano paghe orarie nette di 150 – 180 lire, secondo la qualifica. 1960: Secondo Raffaele Rosini la paga oraria netta dell’operaio specializzato ammontava a 250 lire. 1961: Mi ricordo che in primavera nella F.D. di Follonica la paga oraria dell’operaio qualificato era di 187 lire; in autunno a Centa (TN) operai dipendenti dal Servizio Foreste provinciale venivano retribuiti, all’ora, con 200 lire il qualificato, con 250 lire lo specializzato. Da una tabella rinvenuta nell’archivio dell’Uff.Amm. F.D. di Vallombrosa, datata 1956, risultano «Contributi a carico dell’Amministrazione, da 200,65 a 247,80 lire al giorno» secondo la qualifica dell’operaio, più «contributi a carico del dipendente, da 51,85 a 64,05 lire al giorno». Questi importi corrispondono al 20~22 % di una paga giornaliera netta di 1200-1400 lire, pari a 150 – 175 lire all’ora. Anche secondo Raffaele Rosini negli anni ’50 e ’60, per calcolare il costo della manodopera, la paga andava aumentata del 20%. Aumentando del 20% le paghe orarie nette di 125-150-80-200-250 lire degli anni 1950-60, si ottengono costi orari lordi di circa 150-180 -216-240300 lire. Non ho reperito dati attendibili per il periodo 1962 – 74. Per il periodo 1975-1993 il sig. Giancarlo Gabbrielli ha rintracciato le «Tabelle salariali» manoscritte che impiegava per il calcolo delle retribuzioni degli operai nella F.D. di Vallombrosa. Nella seguente tabella sono riportate le paghe orarie lorde dei lavoratori forestali assunti a tempo determinato (comprensivi di quota parte di 13a, ferie, liquidazione), operanti a oltre 1000 m s.l.m., rilevate a metà anno, in lire, trascritte dalle suddette Tabelle salariali. 10 Hippoliti 28 02 2007 18:38 Pagina 75 75 anno 1975 76 77 78 79 1980 81 82 83 84 1985 86 87 88 89 1990 91 92 1993 Operaio specializzato 1732 2737 3095 3609 4318 5185 6258 7296 8012 9300 9696 9761 10340 11517 12059 12245 14133 Operaio qualificato 1508 2486 2844 3358 4067 4934 5997 7018 7678 8875 9264 9297 9820 10919 11452 11639 13349 Operaio comune 1295 2244 2603 3116 3826 4692 5746 6751 7343 8452 8831 8830 9283 10295 10817 11006 12383 Per calcolare il costo orario ho aumentato la paga lorda del 20% per tener conto, approssimativamente, degli oneri a carico del datore di lavoro (assicurazioni, contributi, ecc.). Dal 1994 i dati sono stati informatizzati, e con la rottamazione dei computer sono andati persi. Nella seguente tabella è riportato il costo orario a inizio anno degli operai forestali assunti a tempo determinato dalla Magnifica Comunità di Fiemme, in Euro. Detto costo è pari alla retribuzione oraria lorda aumentata di un importo variabile fra il 15 ed il 19,3%, secondo i periodi (anni) e le qualifiche. anno 1995 96 97 98 99 2000 01 02 03 04 2005 Op. specializzato 7,94 9,36 10,29 10,61 10,91 11,43 11,79 12,10 12,49 13,36 13,76 Op. qualificato super 7,75 9,00 9,75 10,01 10,29 10,91 11,27 11,58 11,95 12,79 13,18 Op. qualificato 7,60 8,62 9,29 9,48 9,75 10,22 10,55 10,83 11,19 12,00 12,34 Op. comune 6,35 7,27 7,84 7,83 8,07 8,45 8,73 8,99 9,27 10,58 10,90