2B – Giorgio Ardizzone – “Uomini e topi”

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2B – Giorgio Ardizzone – “Uomini e topi”
RECENSIONI OTTAVO TORNEO - A. SC. 2010 – 2011
PAG. 5 DI 7
61 2B - Giorgio Ardizzone - "Uomini e topi"
2B –ARDIZZONE GIORGIO- N° PRESTITO 1156 - A.S. 2010/ 2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Uomini e topi”
di John Steinbeck
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
L'AUTORE
JOHN STEINBECK È UNO TRA I PIÙ TIPICI, OLTRE CHE TRA I PIÙ FORTI, NARRATORI
AMERICANI. NATO IN CALIFORNIA NEL 1902. DURANTE L’ULTIMA GUERRA MONDIALE
STEINBECK FU CORRISPONDENTE DI QUOTIDIANI IN INGHILTERRA E NEL MEDITERRANEO.
MORÌ NEL 1968.
TRAMA
QUESTO ROMANZO, AMBIENTATO NEGLI U.S.A. DEGLI ANNI 1930, PARLA DI DUE UOMINI DI
NOME GEORGE E LENNIE: IL PRIMO DI PICCOLA STATURA, SAGGIO E GUIDA DEL POVERO
AMICO; IL SECONDO, LENNIE, GIGANTE BUONO E IRRESPONSABILE. DOPO AVER LAVORATO
A WEED, LA FATTORIA DOVE LENNIE EBBE UNA BRUTTA ESPERIENZA, I DUE SI DIRIGONO IN
UN RANCH DOVE INCONTRANO CURLEY: UOMO CRUDELE E FIGLIO DEL CAPO DEL LUOGO
NEL RANCH TROVIAMO, TRA I PERSONAGGI, CANDY: UN VECCHIO SPAZZINO CHE STRINGE
AMICIZIA CON I DUE; CARLSON; SLIM: PERSONA BUONA, CONFORTANTE E AFFIDABILE. LA
MOGLIE DI CURLEY, DONNA ATTACCABRIGHE, A CUI PIACE TRADIRE IL MARITO. SARÀ PER
COLPA DELLA SFACCIATAGGINE DELLA DONNA CHE LENNY NON POTRÀ FARE A MENO DI
USARE LE SUE GRANDI E FORTI MANI, DI CUI NON HA IL CONTROLLO, PER ROMPERLE IL
COLLO E TOGLIERLE LA VITA, SENZA AVERLO MINIMAMENTE DESIDERATO.
LA STORIA SI CONCLUDE CON LA TRISTE FINE DI LENNIE, PERSONA BUONA, A CUI PIACEVA
TANTO CAREZZARE CUCCIOLI DI QUALSIASI GENERE, FOSSE ESSO UN CAGNOLINO O UN
TOPOLINO. AD UCCIDERLO SARÀ GEORGE, PERSONA CHE LENNY CONSIDERAVA UN
FRATELLO, CHE NON POTÈ FARE IN ALTRO MODO, ANCHE A COSTO DI MALEDIRSI PER TUTTA
LA VITA.
COMMENTO
ESPRIMERÒ IL MIO PARERE: DI PER SE’ IL LIBRO È STREPITOSO, SOPRATTUTTO PER LA SUA
STRUTTURA. MA MI SONO RATTRISTATO MOLTO QUANDO NELL’ULTIMA PAGINA, GEORGE,
IL MIGLIORE AMICO CHE LENNIE ABBIA MAI AVUTO, PUGNALA IL COMPAGNO ALLE SPALLE.
SINCERAMENTE, NON PENSAVO ANDASSE A FINIRE COSÌ. CREDEVO CHE GEORGE AVREBBE
TENTATO DI SALVARE LENNIE A QUALUNQUE COSTO, SCAPPANDO INSIEME O, NEL CASO PIÙ
TRAGICO, MORIRE INSIEME DA VERI GRANDI AMICI.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
62 2B - Martina Michienzi - "Il fu Mattia Pascal"
Martina Michienzi - 2b - N° Prestito 1157 - A. S. 2010 / 2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
Il fu mattia Pascal
di Luigi Pirandello
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
AUTORE:
LUIGI PIRANDELLO NASCE IL 28 GIUGNO 1867 AD AGRIGENTO. LA MORTE Dello SCRITTORE
COSTUI AVVIENE NELLA CITTÀ DI ROMA IL 10 DICEMBRE DELL’ANNO 1936. FU UN GRANDE
DRAMMATURGO, POETA E SCRITTORE ITALIANO.
TRAMA
MATTIA PASCAL È UN UOMO CHE LAVORA COME BIBLIOTECARIO NEL SUO PAESE
D’ORIGINE, MIRAGNO. EGLI NON È SODDISFATTO DELLA SUA SITUAZIONE POICHÉ, DOPO
MOLTI INTRIGHI FAMILIARI, SI TROVA SPOSATO CON ROMILDA, UNA DONNA CHE NON LO
AMAVA E CHE LO OBBLIGA A CONVIVERE CON LA SUOCERA.
MATTIA DECIDE DI FUGGIRE E GIUNGE A MONTECARLO DOVE, FREQUENTANDO IN UN
CASINÒ, OTTIENE MOLTE VINCITE. PENSA DI TORNARE NEL SUO PAESE E DI SBALORDIRE
TUTTI, MA UN ANNUNCIO GLIELO IMPEDISCE. MATTIA LEGGE INFATTI UN ARTICOLO DI
GIORNALE CHE COMUNICA LA SUA MORTE E DECIDE DI SFRUTTARE QUESTA SITUAZIONE. SI
ASSEGNA UN FALSO NOME, ADRIANO MEIS, E DECIDE DI VISITARE L’EUROPA.
DOPO AVER COMPIUTO INNUMEREVOLI VIAGGI CREDE SIA GIUSTO TROVARSI UN LUOGO
STABILE. AFFITTA UNA STANZA PRESSO LA FAMIGLIA DEL SIGNOR PALEARI. STRINGE
SUBITO AMICIZIA CON IL PROPRIETARIO E SPECIALMENTE CON LA FIGLIA ADRIANA. I DUE SI
SCOPRONO INNAMORATI L’UNO DELL’ALTRA; TUTTAVIA MATTIA SA DI NON POTERLA
SPOSARE, POICHÉ ADRIANO MEIS NELLA REALTÀ NON ESISTE.
TORNATO NELLA SUA CITTÀ SCOPRE CHE ROMILDA SI È RISPOSATA ED HA AVUTO UN
FIGLIO.
DOVE E CON QUALE IDENTITA’ IL PROTAGONISTA CONTINUERA’ A VIVERE LA PRORPIA
ESISTENZA?
COMMENTO
LA NARRAZIONE È CONDOTTA IN PRIMA PERSONA. MATTIA PASCAL, RACCONTANDO CIÒ
CHE GLI È CAPITATO, CI FORNISCE ANCHE IL SUO PUNTO DI VISTA. MATTIA SCRIVE LA SUA
BIOGRAFIA SOTTOFORMA DI DIARIO, RIVOLGENDOSI DIRETTAMENTE AL LETTORE.
LEGGENDO IL LIBRO SI HA L’IMPRESSIONE CHE IL PROTAGONISTA STIA PERSINO
DIALOGANDO CON SE STESSO.
IN TUTTA LA VICENDA MANCANO RIFERIMENTI CRONOLOGICI PRECISI ED ESPLICITI. LA
VICENDA SI SVOLGE PREVALENTEMENTE IN DUE LUOGHI DIFFERENTI: MIRAGNO, IL PAESINO
DOVE NASCE MATTIA E ROMA, DOVE IL PROTAGONISTA AFFITTA UNA STANZA. QUESTE DUE
LOCALITÀ POSSONO ESSERE CONSIDERATE IL CENTRO DELLA VITA DI MATTIA PASCAL E DI
ADRIANO MEIS.
SI PUÒ ANCHE DIRE CHE, GRAZIE ALL’ANNUNCIO DELLA SUA MORTE MATTIA, RIVENDICHI
QUEL SENSO DI LIBERTÀ CHE NON AVEVA MAI CONOSCIUTO PRIMA. BISOGNA ANCHE
METTERE IN EVIDENZA CHE TROVANDO LA LIBERTÀ EGLI RIESCE A REALIZZARE UNO DEI
SUOI PIÙ GRANDI SOGNI: VISITARE L’EUROPA.
NELL’OPERA DI PIRANDELLO VENGONO EVIDENZIATI NUMEROSI PERSONAGGI, CIASCUNO
CON CARATTERE DIVERSO E UNA IMPORTANZA DIFFERENTE NELLA STORIA.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
63 2B - Martina Michienzi - "Il nostro quartiere"
Martina Michienzi - 2b - N° Prestito 1379 – A. S. 2010 / 11
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
“Il nostro quartiere”
di Nagib Mahfuz
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
AUTORE:
NAGIB MAHFUZ È NATO AL CAIRO NEL 1911 E MUORE NEL 2006. LAUREATO IN FILOSOFIA, HA
PUBBLICATO NUMEROSI ROMANZI E RACCONTI. HA ANCHE SVOLTO ATTIVITÀ DI
SCENEGGIATORE CINEMATOGRAFICO. CONSIDERATO UNO DEI MIGLIORI SCRITTORI ARABI
DI TUTTI I TEMPI, HA RICEVUTO IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA NEL 1988.
Trama
QUESTO LIBRO, AMBIENTATO IN EGITTO DURANTE IL xx SECOLO, PARLA DELLA VITA DI UN
RAGAZZO CHE, ANCORA ADOLESCENTE, IN SETTANTOTTO CAPITOLI SPIEGA COME ERA LA
SUA VITA E QUELLA DEI SUOI SIMILI. AD ESEMPIO,UN CAPITOLO, NARRA LA STORIA DI SUO
CUGINO, CHE IMPROVVISAMENTE MUORE, LASCIANDO UN SEGNO PROFONDO
NELL’INFANZIA DEL RAGAZZO. IN UN ALTRO EPISODIO EGLI SI PONE DIVERSE DOMANDE
SULL’INVISIBILE <GRANDE VECCHIO> ,CONSIDERATO COME UNA DIVINITÀ.
TRA LE VARIE STORIE CHE MI SONO PIU’ PIACIUTE VI E’ QUELLA CHE HA PER TEMA LA
SCUOLA. COME LA MAGGIOR PARTE DEI RAGAZZI DELLA SUA ETÀ, IL PROTAGONISTA NON
AMA ANDARE A SCUOLA E SPERA CHE, NON SUPERANDO GLI ESAMI DI AMMISSIONE ALLA
CLASSE PRIMARIA, POSSA SMETTERE DI FREQUENTARE LA SCUOLA. IN UN ALTRO CAPITOLO,
EGLI RACCONTA LA STORIA DI UNA VICINA DI CASA, CHE ABITA CON IL MARITO E LE SUE
DUE FIGLIE,IN TUTTO E PER TUTTO UGUALI A LEI. LA DONNA POSSIEDE UNA SPLENDIDA
VOCE E SUBITO SI ACCORGE DELLA MAGNIFICENZA DELLA VOCE DEL RAGAZZO. CERCA DI
AVVIARLO AD UNA CARRIERA DA CANTANTE, TUTTAVIA LA MAMMA DELL’ADOLESCENTE
NON SI MOSTRA D’ACCORDO, POICHÉ DECISA A FAR PROSEGUIRE IL FIGLIO SULLA STRADA
DEL PADRE E DEI FRATELLI MAGGIORI.
COMMENTO
COME CI HA SPIEGATO LA PROFESSORESSA, QUESTO LIBRO PARLA DELLE ATTUALI
CONDIZIONI IN EGITTO. IL LIBRO ALL’INIZIO NON MI ERA MOLTO CHIARO, TUTTAVIA DOPO
UN PO’ HO COMPRESO IL SIGNIFICATO PROFONDO CHE LA POPOLAZIONE DI QUEL LUOGO
RIPONEVA NELLE PREGHIERE: NULLA FACEVANO SENZA PRIMA INVOCARE IL LORO DIO
PROTETTORE.
IL TESTO NON È UN ROMANZO, BENSÌ UN RITRATTO DEGLI ABITANTI E DELLE VICENDE CHE
SI SVOLGONO NEL LUOGO DI NASCITA DELL’AUTORE; ALL’INIZIO, COME HO GIÀ SCRITTO,
FA UNO STRANO EFFETTO POICHÉ SI CERCA UNA CONTINUITA’ NELLE STORIE, MENTRE POI
SI COMPRENDE CHE TUTTI I RACCONTI SONO IN SE CONCLUSI. L’AUTORE FA SPESSO
RIFERIMENTO AD UN VERSO DEL CORANO, IL LIBRO SACRO PER LA POPOLAZIONE EGIZIANA.
HO NOTATO CHE NON VENGONO QUASI MAI SPECIFICATI I NOMI DEI PERSONAGGI E
NEANCHE L’ETÀ DEL PROTAGONISTA O IL PERIODO CRONOLOGICO IN CUI VIENE
FOCALIZZATO L’EPISODIO.
BISOGNA INOLTRE RICORDARE CHE L’AUTORE CON QUESTO TESTO RIESCE AD OTTENERE IL
PREMIO NOBEL DELLA LETTERATURA. TUTTI I CAPITOLI HANNO IN SE RACCHIUSO UN
SIGNIFICATO ED ALCUNI CI SPIEGANO CON QUANTA FATICA SI OTTENEVANO LE COSE, COME
SPECIFICA L’AUTORE, IN TEMPO DI GUERRA.
NEL DARE UN GIUDIZIO SU QUESTO LIBRO DEVO AMMETTERE CHE MI SAREI ASPETTATA
MOLTO PIÙ DA UN AUTORE VINCITORE DEL PREMIO NOBEL: SECONDO ME SONO MOLTO
IMPORTANTI IN UN RACCONTO LA SPECIFICAZIONE DEL LUOGO E DELLE PERSONE CHE VI
VIVONO. RESTANO IN SOSPESO MOLTE DOMANDE COME, AD ESEMPIO, LE RICHIESTE SUL
<GRANDE VECCHIO>.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
--------------------64 2B - Martina Michienzi - "Il sogno di Menaseh e altri racconti"
MARTINA MICHIENZI - 2B - N° PRESTITO 991 - A. S. 2010/2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
“IL SOGNO DI MENASEH E ALTRI RACCONTI”
di Isaac Bashevis Singer
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
RECENSIONE
AUTORE:
ISAAC BASHEVIS SINGER è STATO UNO SCRITTORE POLACCO NATURALIZZATO
STATUNITENSE. FU INSIGNITO DEL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA NEL 1978. AUTORE
DI RACCONTI E ROMANZI,INIZIALMENTE IN YIDDISH,POI TRADOTTI IN LINGUA INGLESE.
NASCE NEL 14 LUGLIO DEL 1904 VICINO VARSAVIA, E MUORE A MIAMI IL 24 LUGLIO DEL 1991.
TRAMA - “IL SOGNO DI MENASEH”
QUESTO RACCONTO SI AMBIENTA IN UN VILLAGGIO VICINO A LUBLINO E NARRA LA STORIA
DI MENASEH, UN DODICENNE ORFANO, IL QUALE VIVE CON GLI ZII. IL POVERO ZIO, PERÒ,
NON È IN GRADO DI SFAMARE NEANCHE I PROPRI FIGLI.
UN GIORNO ACCADDE CHE ,DOPO AVER LITIGATO CON LA ZIA, MENASEH SI INOLTRA IN UN
BOSCO E SI ADDORMENTA; È A QUESTO PUNTO CHE FA UN SOGNO STRANO, MA PIACEVOLE.
EGLI CONTINUA A INOLTRARSI SEMPRE PIÙ NEL CENTRO DELLA FORESTA E, DOPO AVERLA
SUPERATA, SI RITROVA DAVANTI UNO STUPENDO CASTELLO CON INNUMEREVOLI FINESTRE;
AFFACCIANDOSI AD UNA DI QUESTE VEDE LA SUA FAMIGLIA. IL RAGAZZO E’ TRISTE POICHÉ,
TROVANDOSI DALLA PARTE OPPOSTA DEL MURO, I SUOI GENITORI POSSONO VEDERLO.
TUTTO A UN TRATTO IL NONNO, QUASI RISPONDESSE A UNA SUA DOMANDA, SI AVVICINA
ALLA FINESTRA E GLI APRE IL CANCELLO, DICENDO CHE GLI AVREBBE MOSTRATO IL
CASTELLO. DOPO UN CALOROSO ABBRACCIO CON I SUOI GENITORI, AL NIPOTE VENGONO
MOSTRATE SETTE STANZE DEL CASTELLO; MENASEH RIMANE PROFONDAMENTE COLPITO
DALLA SETTIMA, POICHÉ È PROPRIO QUELLA IN CUI VI SI TROVANO LE PERSONE CHE EGLI
INCONTRERÀ NEL SUO FUTURO. AD UN CERTO PUNTO IL SOGNO SFUMA.
MENASEH CHI INCONTRERA’ AL SUO RISVEGLIO?
TRAMA – “I TRE DESIDERI”
QUEST’ALTRO RACCONTO, AMBIENTATO NELLA CITTA’ DI FRAMPOL, NARRA DI TRE
BAMBINI CHE DECIDONO DI RIVOLGERSI A UNA STELLA PER ESAUDIRE I LORO TRE SUPERBI
DESIDERI.
IL PRIMO DESIDERAVA ESSERE SAGGIO E RICCO; COME IL RE SALOMONE, IL SECONDO
VOLEVA SAPERE OGNI COSA E LA RAGAZZA DESIDERAVA ESSERE BELLA COME LA REGINA
ESTHER. TUTTAVIA QUANDO LA STELLA CAPITÒ LORO, ESSI LA SPRECARONO PER DEGLI
INSULSI VOLERI.
NEL CUORE DELLA NOTTE APPARVE “IL GUARDIANO DELLA NOTTE”, UN VECCHIO CHE DISSE
LORO CHE SOLO CON L’IMPEGNO SAREBBERO RIUSCITI AD OTTENERE CIÒ CHE
DESIDERAVANO.
SI REALIZZERANNO I LORO DESIDERI?
COMMENTO
IN QUESTO COMMENTO FACCIO RIFERIMENTO A ENTRAMBI I RACCONTI CHE HO
SINTETIZZATO, PERCHE’ HANNO MAGGIORMENTE ATTRATTO LA MIA CURIOSITÀ . PRIMA DI
TUTTO BISOGNA DIRE CHE SINGER, SCRIVENDO QUESTE STORIE, HA RACCONTATO LA
PROPRIA VITA; L’ELEMENTO PRINCIPALE CHE CE LO FA COMPRENDERE, È IL FATTO CHE
QUASI TUTTI I RACCONTI AVVENGONO A VARSAVIA, LA CITTÀ NATALE DELLO SCRITTORE.
NEL PRIMO – IL CUI PROTAGONISTA E’ UN BAMBINO CHE, AVENDO PERSO I GENITORI,
IMMAGINA UN MONDO FANTASTICO - AMMIRO LA CAPACITA’ DELL’AUTORE NELL’AVER
SAPUTO DARE AL RAGAZZO UN’IMMAGINE CORAGGIOSA; EGLI CREDE CHE IL SUO SOGNO
SIA REALTÀ, ANCHE GRAZIE ALL’AIUTO OFFERTOGLI DALLA RAGAZZA, INCONTRATA NELLA
FORESTA.
IL SECONDO RACCONTO CI SPIEGA COME, SOLO CON FATICA E SUDORE, SI POSSA
RAGGIUNGERE LA META PRESTABILITA.
TUTTI I RACCONTI DOVREBBERO ESSERE STRUTTURATI IN QUESTO MODO, CON UN
MESSAGGIO CHE, PUR NON ESSENDO ESPLICITO, PRIMA O POI VERRÀ SCOPERTO DAI
LETTORI.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
65 2B - Martina Michienzi - "La valle della Paura"
Martina Michienzi - 2b - N° Prestito 1508 – A. S. 2010 / 11
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
“La valle della Paura”
di Arthur Conan Doyle
Autore :
Arthur Conan Doyle nasce a Edimburgo nel 1859 e muore nel 1930. Intraprende nel 1876 gli studi di medicina
e riesce a laurearsi nel 1855. Tra i suoi libri più famosi, ricordiamo “Le avventure di Sherlock Holmes” e “Il
mastino dei Baskerville”.
Trama
Questo romanzo, ambientato in Inghilterra nei primi giorni del 1889, narra di un delitto avvenuto nella famiglia
Douglas. Sherlock Holmes è chiamato a risolverlo.
Grazie alle sue abilità investigative, Holmes riesce a scoprire che la persona assassinata non è Douglas, ma
l’uomo che ha tentato di ucciderlo. Con questa messa in scena, Douglas, ha maggiori possibilità di fuggire dalla
banda che lo perseguitava. Sentendosi minacciato, egli torna dalla sua famiglia. Nel suo studio avviene uno
scontro, del quale si rendono partecipi lo stesso Douglas e l’inseguitore. La famiglia del ricercato decide di far
passare Douglas per morto. Holmes scopre l’inganno e dopo ciò, il signor Douglas porge al dottor Watson uno
scritto che contiene il suo passato.
Come si concluderà il racconto? Sherlock Holmes come scoprirà la verità e grazie a quale indizio risolverà il
caso?
Commento
In questo romanzo, secondo me, Doyle vuole suggerire un’accusa contro le associazioni segrete e gli atti di
vandalismo messi in atto da queste ultime.
Questa storia mi è piaciuta molto, poiché ricca di azione e colpi di scena che non finiscono mai di stupire il
lettore. Questo libro, forse ci vuole dimostrare che il bene tarda ad arrivare, mentre il male è sempre lì, nascosto
da qualche parte, pronto a prendere il sopravvento. Inoltre, credo che questo romanzo si possa collegare anche
con il mondo di oggi: infatti, nel nostro Paese, non mancano mai gli agguati, e le morti sono all’ordine del
giorno. Leggendo questo libro viene voglia di intraprendere la carriera di investigatore, proprio come il signor
Holmes, pronto a tutto pur di risolvere il mistero. Penso, tuttavia, che Sherlock Holmes voglia scoprire i diversi
casi che gli si presentano, non tanto per mettersi in mostra , quanto per il suo orgoglio personale, volendo
dimostrare di non essere un pazzo scettico, come molti dei suoi colleghi credevano. Scommetto che sarebbe
elettrizzante vivere quelle situazioni di pericolo e di allarme, così come descritte da Holmes.
Spero che questo mio commento possa indurre i ragazzi, ma anche gli adulti, a leggere questo romanzo, che ci
insegna a riflettere sulle nostre azioni; anche se non si nota apertamente, offre degli insegnamenti validi per la
nostra vita quotidiana.
--------66 2B - Martina Michienzi - "Pian della tortilla"
Martina Michienzi - 2b - N° Prestito 1314 – A. S. 2010 / 11
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
"Pian della tortilla"
di John Steinbeck
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
TRAMA
AMBIENTATO NEGLI U.S.A. DURANTE GLI ANNI DELLA <GRANDE DEPRESSIONE> (ANNI ’30),
QUESTO LIBRO PARLA DI DANNY E DEI SUOI AMICI. IL PROTAGONISTA, DI RITORNO DALLA
GUERRA, SI ACCORGE DI ESSER DIVENTATO IL PROPRIETARIO DI DUE ABITAZIONI,
LASCIATEGLI DALL’ORMAI DEFUNTO NONNO. DANNY, DOPO LA SCOPERTA SI INCONTRA
CON UN SUO CARO AMICO,PILON. SUBITO L’EREDITERIO DIMOSTRA GRANDE GENEROSITA’
VENDENDO UNA DELLE SUE CASE ALL’AMICO, CHE LA DIVIDERA’ CON UN ALTRO RAGAZZO:
PABLO. ALLA FINE SI AGGIUNGERANNO ALTRI MEMBRI, TRA I QUALI: JO, IL GRANDE E IL
PIRATA.
ANCHE SE CON LEGGERA AVIDITA’ DIMOSTRATA ALL’INIZIO, IL GRUPPO IMPARA A
CONDIVIDERE TUTTO, COMPRESI I FIASCHI DI VINO TANTO DESIDERATI. GLI AMICI DI
DANNY SI ACCORGONO DI STIMARLO MOLTO E SI MOSTRANO PREOCCUPATI QUANDO
DIVENTA TRISTE; NEPPURE IL RAGAZZO CONOSCEVA IL MOTIVO DELLA SUA TRISTEZZA. GLI
AMICI DECISERO, COSI’, DI ORGANIZZARGLI UNA FESTA ALLA QUALE PARTECIPA TUTTA
PIAN DELLA TORTILLA, IL PAESE NATALE DI DANNY.
IL GRUPPO RESTA PROFONDAMENTE SCOSSO DALLA MORTE DI DANNY.
GLI AMICI, A CAUSA DELLA SUA SCOMPARSA, SI DIVIDERANNO O RIUSCIRANNO A
CONSERVARE UNITA LA COMPAGNIA?
COMMENTO
SONO RIMASTA COLPITA DA QUESTO LIBRO CHE RACCONTA LA STORIA DI AMICI CHE
FONDAVANO IL SENTIMENTO DELLA LORO AMICIZIA SU UNA SOLA PERSONA. E QUESTA
PERSONALITA’ LA RICONOSCEVANO IN DANNY. DOPO LA FESTA IN SUO ONORE,
ORGANIZZATA DA TUTTI I SUOI AMICI PER VEDERLO SORRIDERE NUOVAMENTE, EGLI VIENE
CONSIDERATO COME UN DIO. ESSI CONSIDERAVANO L’ABITAZIONE DI DANNY IL SACRO
SIMBOLO DELLA LORO UNIONE: LA CASA CHE LI AVEVA ACCOLTI E, CON LORO, TUTTE LE
FESTE DA CODESTI ORGANIZZATE. DOPO LA MORTE DELL’AMICO,IL LEGAME CHE LI TENEVA
UNITI ERA ORMAI ROTTO. UNA VOLTA CONSIDERATA LA REALTA’, ESSI DECISERO CHE LA
CASA DOVEVA MORIRE CON DANNY. E ALLA FINE DEL RACCONTO PRENDONO LA
DOLOROSA DECISIONE DI SEPARSI PER SEMPRE E DI ALLONTANARSI, SOLI,OGNUNO PER UNA
STRADA DIVERSA. QUESTA, SECONDO ME, È LA PARTE PIÙ COMMOVENTE DEL ROMANZO E
QUELLA IN CUI VIENE DIMOSTRATO UN PIÙ VIVO SENTIMENTO DI AMICIZIA. C’È UN’ALTRA
PASSAGGIO, TUTTAVIA, CHE MI HA INTERESSATO. ALL’INIZIO DEL LIBRO DANNY CEDE
ALL’AMICO PILON LA SUA SECONDA CASA, CHIEDENDO GIUSTAMENTE IN CAMBIO UN
RISARCIMENTO ALLA FINE DI OGNI MESE. C’E’ DA DIRE CHE L’AMICO NON SI COMPORTA IN
MANIERA MOLTO CORRETTA, POICHÉ NON MOSTRA LA MINIMA VOGLIA DI VOLER PAGARE;
D’ALTRONDE SA CHE CHE NON ESSENDO LUI PER PRIMO A DARE I SOLDI DANNY, ED
ESSENDO IL PROTAGONISTA UN GENTILUOMO, QUESTI NON GLIELI AVREBBE MAI CHIESTI.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
67 2B - Martina Michienzi - "Tre uomini a zonzo"
Martina Michienzi - 2b - N° Prestito 116 – A. S. 2010 / 11
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
Tre Uomini a zonzo
di Jerome klapka Jerome
Autore:
Jerome klapka Jerome nasce il 2 maggio1859 a Walsall. A Northampton muore il 14 giugno del 1927. Egli è
stato scrittore, giornalista e umorista britannico. Il suo nome è conosciuto soprattutto per aver scritto “Tre
uomini in barca”.
Trama:
Questo libro parla di tre uomini - George,Harris e il narratore - che decidono di affrontare un viaggio in
bicicletta girando per la Germania. Pervasi da pensieri elevati, nella conclusione del libro, essi decidono di
arrampicarsi attraverso un bosco lussureggiante. Grazie a questo viaggio comprendono il carattere sentimentale
dell’uomo tedesco e quindi sono molto influenzati dalla figura della donna. Per gli avventurosi protagonisti è
stato un viaggio nell’insieme piacevole e, quando finisce, sono contenti di tornare a casa, ma allo stesso infelici
per averlo terminato.
Commento
Questo è un libro che, secondo me, induce la gente al sorriso. Per me “andare a zonzo” credo significhi un
viaggio,lungo o breve,senza una meta stabilita,regolato solo dalla necessità di tornare a casa dopo un certo
periodo. a volte si percorrono vie affollate altre volte campi o sentieri deserti. certe volte si ha a disposizione un
giorno altre volte solo qualche ora.
A mio giudizio la cosa più interessante è il vedere luoghi e, con essi, monumenti diversi delle città; come si
legge nel finale del libro, sarei contenta di tornare al punto di partenza, ma mi dispiacerebbe se il viaggio
finisse.
------68 2B - Matilde Borelli - "Il principe e il povero"
2B MATILDE BORELLI – N° prestito 430 - A. s. 2010 / 11
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“IL PRINCIPE E IL POVERO”
di Mark Twain
NOTIZIE SULL’AUTORE
Si chiamava Samuel Langhorne Clemens, nacque a Florida [Missouri] nel 1835. Trascorse i primi anni della
sua vita a Hannibal, sulle rive del Mississippi. Dopo un primo brusco ingresso nel mondo del lavoro come
tipografo a dodici anni, fu apprendista pilota lungo il fiume sul battello 'Alex Scott' (1857-1861), e dal
linguaggio del fiume derivò il proprio pseudonimo: «mark twain» (marca due) è infatti una espressione gergale
per segnalare che la profondità dell'acqua è di due braccia. Quella del battello sul fiume fu solo la prima di
molte esperienze. Fece una breve esperienza militare all'inizio della guerra civile, nel 1861. Nel 1862 iniziò con
il fratello Orion una serie di viaggi che contribuirono a fare di lui uno dei conferenzieri più richiesti e applauditi
del tempo. Fu minatore e cercatore d'oro in Nevada, poi iniziò ufficialmente la carriera giornalistica. Passò da
un quotidiano all'altro, e come inviato speciale, fu in tutti i continenti: Polinesia, isole Sandwich e quasi in tutta
Europa. Nel 1870 sposò Olivia Langdon, l'adorata Livy implacabile nel censurare le trasgressioni verbali dello
scrittore. Con lei si stabilì a Hartford [Connecticut], per dimorarvi nei momenti di sosta tra un giro e l'altro di
conferenze. Incontrò scrittori e intellettuali come Bret Harte e W.D. Howells, che influiranno sull'affinamento
della
sua
scrittura.
Gli ultimi anni furono segnati da tragici eventi familiari.
Morì a Redding nel 1910.
I romanzi più celebri che scrisse sono:
1 “Un americano alla corte di re Artù”
2 “ Il principe e il povero”
3 “ Le avventure di Huckleberry Finn”
4 “Tom Sawyer”.
Trama
In Inghilterra lo stesso giorno nacquero due bambini in condizioni sociali molto diverse: uno era destinato a
diventare re di Inghilterra, mentre l’altro viveva in povertà senza alcun grande destino. Una cosa però li legava:
la somiglianza fisica e i modi regali.
Tom, così si chiamava il povero bimbo, sognava di diventare principe ma il padre, uomo avido e prepotente,
ogni volta che provava a sognare ad occhi aperti lo picchiava senza alcuna pietà.
Un giorno Tom girava per la città, quando si trovò davanti ad un grande castello. Era il castello del principe. La
reggia era chiusa da un grande cancello di ferro con due guardie che lo sorvegliavano. All’interno vi era il
principe che giocava con una palla. Tom si avvicinò ma una guardia lo buttò per terra.
Il principe vide la scena, sgridò la guardia e portò dentro Tom con il quale parlò a lungo. Dopo poco tempo il
principe chiese al povero di fare uno scambio, data la loro grande somiglianza: gli propose di scambiarsi i
vestiti e di diventare, per un giorno, lui il povero e Tom il principe; si sarebbero poi scambiati gli abiti la sera
seguente. Questo però non accadde: infatti il principe rimase travolto in varie avventure così come Tom.
Quest’ultimo vide morire il re sotto i suoi occhi e imparò le buone maniere.
Poiché il re era morto, presto ci sarebbe stata l’incoronazione: nel momento dell’incoronazione Tom e il
principe ripresero le loro identità.
Il libro termina con la morte del principe ormai re e con la nuova vita felice di Tom come assistente del sovrano
d’Inghilterra.
Commento
Io credo che questo libro sia molto emozionante.
L’ ho trovato anche abbastanza critico nei confronti dell’Inghilterra. Infatti l’autore in molte parti del romanzo
descrive la società inglese del tempo come una società disorganizzata con molti vandali, ladri e gruppi di
persone che si rifugiano nella campagna per poi la sera derubare delle povere famiglie.
Il personaggio che più mi ha divertito è stato il principe, il quale in ogni occasione cercava di affermare la sua
identità ma nessuno gli credeva, anzi lo prendevano in giro e una volta lo elessero addirittura re dei buffoni.
Tom, ovvero il povero, in un primo momento considerò la vita di corte come una specie di inferno; in seguito
però si adattò alla situazione apprezzando il lato positivo delle cose. Le difficoltà che sia Tom, sia il principe
incontrano inizialmente quando cambiano vita, mi hanno insegnato a capire che l’uomo deve essere capace di
adattarsi alle varie situazioni senza piagnucolare di fronte alle difficoltà che la vita nel nostro percorso ci pone
davanti. Le difficoltà infatti sono ostacoli che ci aiutano a crescere e a maturare con il tempo.
Auguro a tutti coloro che un giorno lo vorranno leggere una dolce lettura e spero che provino tante emozioni
così come le ho provate io.
------69 2B - Matilde Borelli - "Il ritratto di Dorian Gray"
MATILDE BORELLI 2B – N° prestito 27 - A. s. 2010 / 11
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“ Il ritratto di Dorian Gray”
di Oscar Wilde
Trama
Dorian Gray era un ragazzo molto giovane, bello e affascinante. Il suo sguardo, o meglio i suoi occhi, erano
una specie di calamita, nessuno gli resisteva o non provava qualcosa quando lo guardava.
Un giorno, mentre Dorian camminava nelle luride strade di Londra, incontrò un pittore di nome Basil Hallward,
il quale gli chiese se poteva fare un suo ritratto (si era innamorato di Dorian). Il giovane accettò e dopo un po’
di giorni andò a casa del pittore, il quale iniziò a fare il suo ritratto alla presenza di un suo amico, Lord Henry.
Quest’ultimo era un uomo elegante ma molto cinico; egli convinse Dorian che la giovinezza era una cosa
stupenda, destinata però a finire. Henry riuscì a rendere Dorian l’incarnazione del suo pensiero. Infatti il
giovane cominciò a considerare la giovinezza la cosa più importante della sua vita e finì per provare invidia per
il ritratto, che rimaneva per sempre giovane, mentre lui invecchiava.
Questo sentimento lo porterà a patteggiare con il demonio, che renderà Dorian eternamente giovane e farà
invecchiare il quadro al posto suo.
Di questo Dorian si rese conto soltanto dopo la morte di una sua amante, Sybil Vane, la quale si suicidò per
amor suo (Dorian l’aveva abbandonata). Infatti, appena tornato a casa, Dorian guardò il quadro che appariva
come invecchiato. Ogni qual volta Dorian faceva del male, il quadro invecchiava sempre di più. Preso dal
timore, spostò il quadro in soffitta per non vederlo mai più.
In seguito, credendo che la sua eterna giovinezza fosse colpa di Basil lo assassinò e lo nascose vicino al quadro,
che ora aveva assunto un ghigno maligno sul volto.
Che ne sarà di Dorian e del suo ritratto?
Commento
Ho trovato questo libro molto malinconico, perché in fondo parla di un ragazzo la cui vita è stata molto infelice
e piena di guai: un’esistenza che non l’ha aiutato ad essere una persona vera e semplice. Tutto questo, secondo
me, è stato causato dalla sua bellezza troppo evidente che gli creava situazioni complicate e pericolose.
In realtà Dorian vive prigioniero della sua bellezza: a condizionargli tutta la vita è, infatti, il desiderio di
conservare la bellezza della gioventù. Il patto fatto con il demonio, proprio per mantenere la sua giovinezza,
l’ha fatto diventare matto e inconsapevole delle sue azioni: uccideva, mentiva e spingeva le persone al suicidio.
Secondo me lo scrittore ha anche voluto trattare l’argomento del bene e del male. Il fatto che il ritratto
invecchiasse ogni qual volta Dorian faceva una cattiva azione dimostra che il male conduce verso la morte e
che, invece, per rimanere sempre giovani nello spirito e nell’anima è necessario vivere nel bene. In altri termini
è come se l’autore dicesse che, per mantenere un animo giovane. l’unica strada è quella del bene.
In questo libro Wilde affronta un argomento che, ai suoi tempi, era particolarmente scabroso: l’omosessualità.
A quei tempi difatti l’omosessualità era considerata come un reato punito con il carcere: lo stesso Wilde andò in
carcere per questo motivo. Quindi in questo romanzo vi sono molti elementi autobiografici.
Consiglierei questo libro a tutti, perché può aiutarci a capire che la via del bene è quella che porta alla felicità,
mentre il male porta verso il dolore e la morte. Lo consiglierei anche a quelle persone che danno troppa
importanza alla loro apparenza e non si curano abbastanza della loro interiorità.
----------70 2B - Matilde Borelli -"Lo strano caso del Dottor Jekill e del Signor Hyde"
MATILDE BORELLI 2B – N° prestito 728 - A. s. 2010 / 11
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“LO STRANO CASO DEL DOTTOR JEKILL E DEL SIGNOR HYDE”
di LOUIS STEVENSON
NOTIZIE SULL’AUTORE
Nato a Edimburgo, Scozia, il 13 novembre 1850, dopo una giovinezza ribelle e in polemica con il padre e con il
puritanesimo borghese del suo ambiente, studia Legge, diviene avvocato ma non eserciterà mai la professione.
Nel 1874 i sintomi della malattia polmonare, che lo aveva colpito durante l'infanzia, si fanno più gravi; inizia
una serie di soggiorni curativi in Francia. Qui Stevenson conosce Fanny Osbourne, americana, di dieci anni più
grande di lui, divorziata e madre di due figli. La nascita della relazione con Fanny coincide con l'inizio
dell'impegno a tempo pieno come scrittore. Dopo poco tempo Stevenson ha l'opportunità di pubblicare i suoi
primi racconti. Oltre ai vari racconti inizia a scrivere anche saggi e poesie per vari periodici. Pubblica libri di
vario genere, tra cui "Un viaggio nell'entroterra" (An inland voyage, 1878) e "Viaggio con asino nelle
Cevenne” (Travel with a donkey in the Cevennes, 1879), la raccolta di articoli filosofici e letterari "A ragazze e
ragazzi" (Virginibus puerisque, 1881) e la raccolta di racconti "Le nuove notti arabe" (The new arabian nights,
1882). Nel 1879 raggiunge Fanny in California, dove era tornata per ottenere il divorzio. I due si sposano e
tornano insieme ad Edimburgo.
La notorietà giunge con "L'isola del tesoro" (Treasure island, 1883), ancora oggi il suo libro più popolare: in un
certo senso Stevenson con il suo romanzo ha dato vita ad un vero e proprio rinnovo della tradizione del
romanzo d'avventura. Nel 1886 viene pubblicato "Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde" , che narra
un caso di sdoppiamento di personalità.
Robert Louis Stevenson muore a Upolu, nelle isole Samoa, il 3 dicembre 1894.
Trama
Il romanzo è ambientato a Londra, nell’Ottocento.
Mr. Utterson era un uomo silenzioso e poco amante della compagnia.
Un giorno mentre camminava per le strade di Londra insieme al suo fedele amico Mr Enfield passò davanti ad
una porta nera. I due amici si fermarono ed Enfield incominciò a raccontare al suo amico uno strano incidente
avvenuto proprio lì davanti: era un pomeriggio come tanti quando Enfield vide un piccolo uomo giungere da
un lato della strada, mentre dall’altro lato veniva una piccola bambina. I due si scontrarono, la bambina cadde
ma il piccolo uomo non si fermò, bensì passò sulla bambina con indifferenza. In quel momento Enfield
incominciò a correre verso lo strano uomo acciuffandolo e costringendolo a pagare un milione di pound alla
famiglia della bambina come risarcimento. Lo strano uomo allora gli diede un assegno che però aveva la firma
di un altro uomo, ossia di un gentiluomo conosciuto in città.
Utterson non volle sapere il nome del gentiluomo bensì quello del piccolo uomo: il suo nome era Hyde. Dopo
quella passeggiata Utterson, incuriosito, tornò nel suo studio (era un avvocato) e aprì una cassaforte con dentro
tanti testamenti; rovistando, egli trovò quello firmato da Jekyll, un suo caro amico: il testamento diceva che, in
caso di scomparsa o morte del dottor Jekyll, tutti i suoi averi sarebbero andati ad Hyde. Utterson preoccupato
per quel testamento andò a casa del signor Jekyll ma il maggiordomo gli disse che in quel momento non era
presente. Utterson ne approfittò per chiedere a Poole se aveva mai sentito parlare di Hyde e il maggiordomo gli
rispose che poteva liberamente entrare in casa. Subito dopo si diresse verso la casa del dr. Lanyon il quale però
non ne voleva sapere di Jekyll. In seguito però Jekyll diede una festa e invitò anche Utterson. Il dottore chiese
ad Utterson di proteggere Hyde , nel caso in cui lui fosse sparito. Un anno dopo la donna delle pulizie di Jekyll
assistette ad un orribile omicidio: Hyde uccise sir Danvers Carew prendendolo a bastonate. La donna allora
andò alla polizia la quale trovò alcuni indizi tra i quali una lettera intestata ad Utterson. La polizia allora andò a
casa di quest’ultimo per porgli alcune domande. La faccenda terminò con una difficile ricerca dell’assassino.
Dopo poco tempo Utterson andò da Lanyon, il quale gli disse che stava per morire per un forte trauma. Prima di
andare via inoltre gli diede una lettera da leggere solo ed esclusivamente dopo la sua morte. Dopo una
settimana Lanyon morì.
Qualche tempo dopo, il maggiordomo corse a casa di Utterson per chiedergli correre a casa di Jekyll , chiuso da
giorni nel suo studio; giunti a casa, i due sentirono una voce, che diceva di non voler vedere nessuno. Utterson
capì che quella non era la voce di Jekyll ma di Hyde. In quel momento allora distrusse la porta ed entrò nello
studio trovando il corpo morto di Hyde che stringeva il testamento nel quale il beneficiario era ora Utterson.
Vicino a quest’ultimo vi era un’altra lettera sempre indirizzata a lui da leggere dopo la scomparsa di Jekyll.
Tornò allora a casa aprì prima la lettera di Lanyon e dopo quella di Jekyll.
Quale terribile segreto nascondeva la lettera?
Commento
Questo libro è tra il genere horror e il giallo: è quindi un libro che suscita paura.
Tuttavia, pur essendo io una persona facilmente impressionabile, devo dire che in questo caso più che paura ho
provato stupore e meraviglia per i forti sentimenti espressi dall’autore.
La storia racconta la lotta fra il bene e il male: Dr Jekyll era una persona buona ed onesta. Dopo un po’ però
quest’ultimo cominciò a provare dentro di sé un forte desiderio di comportarsi in modo meno onesto e corretto
di come faceva di solito. Così creò una specie di droga che permetteva di trasformarsi da Dr Jekyll in un altro
individuo, Hyde. E, nella veste di Hyde, dr Jekyll compie azioni malvagie.
L’autore fa anche un gioco di parole in quanto hide in inglese significa nascondere.
Il messaggio che questo romanzo ci vuole trasmettere è che per essere persone pure bisogna essere certi sulla
via da prendere: quella del bene.
Ma la seguiamo sempre la via del bene?
In realtà no; infatti tutti noi uomini abbiamo delle tentazioni, che spesso ci conducono verso strade sbagliate e
che ci spingono a fare del male a noi stessi e al prossimo.
Purtroppo il libro termina con un finale in cui muore sia il bene che il male; ciò sta a significare, secondo me,
che il bene e il male essendo uno la contrapposizione dell’altro non possono esistere se non insieme e sono
insiti entrambi nella natura umana.
--------------------71 2B - Silvia Alessio - "Il signore delle Mosche"
2B – ALESSIO SILVIA - N° PRESTITO 490 - A.S. 2010 /2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Il signore delle mosche”
di William Gerald Golding
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
L'AUTORE
William Gerald Golding nasce il 19 settembre 1911 a Newquay, Cornovaglia (Regno Unito). Inizia gli studi
alla scuola di Marlborough, dove il padre Alec è insegnante di scienze. Dal 1930 studia ad Oxford scienze
naturali; dopo due anni passa allo studio della letteratura e della filosofia.
Nell'autunno del 1934 William Golding pubblica la sua prima raccolta di poesie dal titolo "Poemi". Lavora poi
per due anni come insegnante a Streatham; torna a Oxford nel 1937 dove completa gli studi. Si trasferisce poi a
Salisbury per insegnare in una scuola elementare; qui conosce Ann Brookfield che sposerà l'anno seguente. La
coppia si trasferisce poi nel Wiltshire, dove Golding inizia ad insegnare alla Bishop Wordsworth's School.
Successivamente Golding si arruola nella Royal Navy: durante la prima parte della guerra presta servizio sia in
mare che in un centro di ricerca nel Buckinghamshire. Nel 1943 prende parte alla scorta delle navi dragamine
costruite nei cantieri statunitensi e dirette in Inghilterra; partecipa attivamente al supporto navale inglese
durante lo sbarco in Normandia e all'invasione di Walcheren. Lascia la marina nel settembre 1945 per tornare a
dedicarsi all'insegnamento. Nel 1946 con la famiglia si trasferisce nuovamente a Salisbury.
Inizia a scrivere un romanzo nel 1952 dal titolo "Strangers from Within"; terminato questo lavoro, spedisce il
libro a diversi editori ottenendo però solo risposte negative. Il romanzo viene pubblicato nel 1954 con il titolo
"Il signore delle mosche".
A questo romanzo fanno seguito le pubblicazioni di altri due libri e di alcuni testi teatrali. Nel 1958 muore il
padre Alec e due anni dopo anche la madre. William Golding abbandona l'insegnamento nel 1962 per dedicarsi
completamente alla scrittura. Negli anni seguenti pubblica diversi romanzi: a partire dal 1968 accusa alcuni
problemi nell'attività della scrittura, tanto che e a partire dal 1971 inizia a tenere un diario sulle sue difficoltà
fisiche.
Nel 1983 arriva un grande riconoscimento: gli viene conferito il Premio Nobel per la Letteratura con la
motivazione:"per i suoi romanzi i quali, con la perspicacia dell'arte di una narrativa realistica e la diversità e
universalità del mito, illuminano la condizione umana nel mondo di oggi".
Cinque anni dopo, nel 1988, viene nominato baronetto dalla Regina Elisabetta II. Sir William Golding muore il
19 giugno 1993 a causa di un attacco cardiaco, dopo che pochi mesi prima gli era stato asportato un melanoma
dal volto.
TRAMA
Un aereo cade su un’ isola deserta dell’Oceano Pacifico. Sopravvivono alcuni ragazzi tra cui i protagonisti del
romanzo: Ralph, Piggy e Jack. Loro e gli altri naufraghi si mettono all’opera per organizzare una vita senza
adulti. Il capo era Ralph anche se Jack, che si occupava della caccia, invidioso di lui fece valere la propria
autorità e istituì un’altra tribù, alla quale aderirono tutti i ragazzi eccetto Ralph ,Piggy ,Sam ed Eric.
Tra i sopravvissuti iniziò però a dilagare la paura di uno strano mostro che viveva sull’isola, che seminò paura e
sgomento, soprattutto tra i più piccoli della tribù. Purtroppo la fame e il modo selvaggio di vivere condussero
alcuni ragazzi a compiere molte spiacevoli azioni, che culminarono con la morte di due eroi dell’isola: Piggy e
Simone.
Che ne sarà dei protagonisti e delle figure minori del gruppo?
COMMENTO
Ho trovato questo libro molto bello e interessante. Mentre lo leggevo ho potuto riflettere di quanto sia brutale la
realtà umana.”L’uomo produce il male come le api producono il miele “. Questa è una frase celebre di William
Golding che riassume in poche semplici e dure parole la verità. L’odio sembra aumentare di pagina in pagina,
facendo capire come un uomo e persino un bambino possano tramutarsi in selvaggi disposti a tutto, anche ad
uccidersi tra loro per colmare il male che ha preso il sopravvento su di loro.
Il finale del romanzo mi ha stupito particolarmente: il pessimismo dell’autore infatti non fa credere ad un
ritorno a casa dei bambini, ma alla loro morte. Questo è stato uno dei colpi di scena realizzati dall’autore nel
corso della storia, che non fa mancare neanche dei piccoli momenti di suspence.
I personaggi del libro sono molto interessanti e con diverse qualità. Quello che ho preferito di più è stato Ralph,
che ho trovato molto deciso e testardo nel fare ciò che voleva, con gli altri o senza di loro.
Questo libro all’inizio mi è sembrato molto banale; mentre proseguivo la lettura ho scoperto un’ originalità e
una trama così avvincente, che mi hanno molto coinvolta.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
72 2B - Silvia Alessio - "Uomini e topi"
2B – ALESSIO SILVIA - N° PRESTITO 1311 - A.S. 2010/2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Uomini e topi”
di John Steinbeck
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
L'AUTORE
John Steinbeck nacque il 27 febbraio 1902 nella cittadina rurale di Salinas, in California. John ebbe un'infanzia
serena e crebbe sviluppando un legame affettivo molto forte con l'ambiente della valle di Salinas e della vicina
costa del Pacifico dove la famiglia soleva trascorrere i fine-settimana estivi. A 14 anni John, ragazzino timido e
schivo, decise che avrebbe fatto lo scrittore e trascorse parte dell'adolescenza scrivendo racconti e poesie. Nel
1919 iniziò gli studi presso la Stanford University e frequentò corsi di letteratura inglese e scrittura creativa.
Dal 1919 al 1925, Steinbeck interruppe spesso gli studi per svolgere lavori occasionali e temporanei venendo a
contatto con un ambiente che influenzerà notevolmente i suoi romanzi. Costretto ad abbandonare
definitivamente l'università alle soglie della laurea, cercò di entrare nel mondo letterario pubblicando, sulle
riviste e sui giornali disposti ad accoglierlo, articoli, racconti e poesie e nel 1925 tentò di trasferirsi a New York
che era in quel periodo il centro della vita intellettuale americana, ma l'anno successivo dovette ritornare in
California. Steinbeck racconterà questa sua esperienza, con maturità e auto-ironia in “Come si diventa
newyorkesi”. A New York Steinbeck lavorò per un brevissimo periodo come giornalista per il quotidiano New
York American. Tornato in California lavorò dal 1926 al 1928 come custode di una residenza estiva sul lago
Tahoe; quest'attività gli lasciò molto tempo libero e nell'agosto del 1929 pubblicò il suo primo romanzo “Cup
of Gold” ("La santa Rossa"). Il 14 gennaio 1930 sposò Carol Henning e i due si trasferirono a Pacific Grove,
dove vissero per qualche tempo con il sostegno economico della famiglia di John.Nello stesso anno Steinbeck
conobbe il biologo marino e filosofo Edward Ricketts; il rapporto di amicizia e i lunghi scambi di idee con
Ricketts influenzarono molto il pensiero di Steinbeck.
TRAMA
Il romanzo, ambientato in America del nord durante il Novecento, narra di due uomini: Lennie e George.
Lennie, affetto da un ritardo mentale, affida la sua vita all’ amico George che gli promette che apriranno una
fattoria in proprio.
I due amici, per racimolare soldi, vivono in un ranch . Purtroppo un giorno Lennie, non rendendosi conto della
sua forza perse il controllo, mentre accarezzava la moglie del capo, e la uccise. Lui e George furono costretti a
fuggire e George, per salvarlo dalla furia omicida del capo, lo uccise.
COMMENTO
A mio parere la storia, anche se breve, è molto affascinante. Essa infatti ci fa riflettere sull’amicizia che si può
instaurare tra due persone, anche di diverso carattere. Lennie e George infatti sono una coppia vincente, l’uno
completa l’altro . Sono rimasta molto colpita dal modo in cui George uccide Lennie, togliendolo da una vita che
sarebbe stata piena di pericoli e di dispiaceri.
Il personaggio che mi è piaciuto di più è Lennie, che con la sua ingenuità ha trasportato anche me nel suo sogno
della fattoria. George l’ho trovato un personaggio riflessivo e altruista, disposto molto spesso a proteggere
Lennie dalla dura realtà della vita.
Questo libro è forse uno dei più belli che abbia mai letto perché, oltre ad essere originale e interessante, è anche
pieno di insegnamenti utili che mi serviranno a vivere la vita di ogni giorno.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
73 2B -Camilla Marandola - "La felicità"
2B – MARANDOLA CAMILLA - N° PRESTITO 1641 - A.S. 2010/ 2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“La felicità”
di Hermann Hesse
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
L'AUTORE
Hermann Hesse nacque a Calw, Wittemberg, nel 1877 e morì a Montagnola, in Svizzera nel 1962. Soggiornò a
lungo in Oriente, dove si avvicinò al pensiero letterario, teologico e filosofico dell’India e della Cina, che ha
ispirato alcune delle sue più celebri opere. Nel 1946 ricevette il Premio Nobel per la letteratura.
Trama
L’opera è finalizzata a descrivere, con metafore poetiche, pittoresche e profonde, quella scintilla di perfezione,
che talvolta illumina le nostre grigie e monotone vite. In particolare, Hesse, si riferisce alla sua vita, affermando
in modo implicito ed ambiguo, come egli trovi pieno compimento di essa nella muta contemplazione della
natura. Proprio in questa presenza muta e apparentemente astratta,così simile alla felicità stessa, lo scrittore
raggiunge uno stato di idilliaca beatitudine, pur essendo malinconicamente consapevole della sua fatiscenza.
Alla natura affianca il viaggio e la solitudine, ma anche cose più concrete come i ricordi e la pioggia, che nella
loro semplicità svelano la capacità che abbiamo tutti di saper cogliere le gioie della vita nella loro unicità e
fuggevolezza.
Commento
E’ un libro profondo e ricco di significato, che mi ha aperto gli occhi verso una realtà particolare: nel “corri corri” della vita, non facciamo caso alle cose semplici della vita, come il cielo azzurro e limpido, la danza
magnetica della pioggia e l’armonica perfezione delle ali colorate di una farfalla. Così ci troviamo a trascinarci
da un giorno all’altro, con quell’apatia tipica dei nostri ritmi quotidiani, guardando la vita con quel fare scettico
e distante di chi ha smesso da tempo di godersela.
Hesse non sbaglia affatto nell’affermare che i momenti di maggiore felicità si vivono da bambini, forse perché
tutto, intorno a noi, è una sorpresa continua, una piroetta colorata di parole strane ed altisonanti.
Ma cos’è la felicità? Molti credono che sia un attimo fuggevole, il cui ricordo rimarrà impresso nella nostra
mente, perché l’uomo è attratto dalla fuggevolezza delle cose e spaventato dalla loro resistenza: si rispecchia in
ciò che più lo assomiglia.
Mi piace il concetto che Hesse ha del viaggio e del viaggiatore, colui che gode l’oggi e le cose presenti, pur
celando del cuore l’aspra consapevolezza che non le rivivrà più e, al contempo, essendo già desideroso di
partire alla volta di nuove frontiere.
Il solo fatto di aver letto un libro di Hesse, mi fa sembrare di conoscerlo, grazie alla sua capacità di “svuotare”
la sua anima sulla carta, di esprimere convinzioni personali senza la paura di trovare pareri contrari: dalle righe
traspaiono i suoi valori; la sua capacità di descrivere con parole semplici, concetti profondi, si rivela atta a
questo arduo compito.
Non ho abbastanza parole per descrivere questo libro, so solo che mi ha fatto venire voglia di ridere, come non
facevo da un bel po’ di tempo.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
74 2D - Francesco Gregorio 2D - GREGORIO FRANCESCO – N° PRESTITO 1350 – A.S. 2010/2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Fiorella Gentili
RECENSIONE
“Il cavaliere inesistente”
di Italo Calvino
TRAMA
Il romanzo è ambientato nel Medioevo, in Europa, durante il regno di Carlomagno. Il protagonista è Agilulfo,
un cavaliere particolare dell’esercito perché la sua è un’armatura vuota, senza uomo all’interno.
Il cavaliere non aveva bisogno di dormire e per questo nella notte incontra Rambaldo, un giovane entrato in
guerra per vendicare suo padre, ucciso dall’argalif Isoarre.
Rambaldo riesce nella sua missione, ma poi è accerchiato da due paladini dell’altro esercito; per fortuna in suo
soccorso arriva un cavaliere di cui egli si innamora , Bradamante, che in realtà è una donna, a sua volta
innamorata di Agilulfo.
Durante un viaggio di riavvicinamento l’esercito incontra per la strada Gurdulù, un ragazzo o uomo un pochino
pazzerello, che viene assegnato come scudiero ad Agilulfo.
In occasione di un banchetto Torrismondo mise in dubbio il nome e il grado di Agilulfo nell’esercito, dicendo
che lui era quel che era solamente perché aveva salvato la figlia del re di scozia, Sofronia, da una violenza di
due briganti; egli disse anche di essere figlio di un cavaliere dell’Ordine del Santo Gral e che sarebbe partito
quella stessa notte per andare a cercare suo padre.
Anche Agilulfo partì quella notte per salvare il suo onore, seguito da Gurdulù e Bradamante, alla ricerca di
Sofronia; intanto Rambaldo parte alla ricerca di Bradamante.
Ad Agilulfo, arrivato al convento dove si presumeva ci fosse Sofronia, viene detto che era stata rapita e venduta
ad un sultano.
Torrismondo raggiunge i cavalieri del Gral, dicendo di esser figlio di uno di loro, ma lo aspetta una brutta
sorpresa.
Agilulfo, dopo aver liberato Sofronia, la lascia riposare in una caverna e parte subito a riferire a Carlomagno
quello che era accaduto. Intanto Torrismondo, passando vicino alla grotta, vede la donna e se ne innamora;
Agilulfo, tornato alla caverna, scopre Sofronia insieme a Torrismondo e fugge…
COMMENTO
Questo libro di Italo Calvino, ambientato nel Medioevo, è veramente molto bello. Lo consiglio vivamente a
tutti.
Il linguaggio con cui è scritto è un pochino più difficile di altri, ma è comunque molto appassionante.
75 2D - Gaia De Santis - “Capitani Coraggiosi”
N° pr. 435 - De Santis Gaia - Classe II D – A. S. 2010/2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Fiorella Gentili
“Capitani Coraggiosi” (1897)
Di Rudyard Kipling
Recensione
“Capitani Coraggiosi”
di Kipling, Rudyard
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
“Capitani Coraggiosi” (titolo originale Captains Courageous - 1897) è un romanzo dello scrittore Kipling
Rudyard, nato a Bombay (1865) da famiglia inglese.
Protagonista del romanzo, ambientato nell’Atlantico settentrionale (Stati Uniti d’America) alla fine del XIX
secolo, è Harvey Cheney Jr. , figlio unico di un miliardario americano.
Coccolato e viziato dalla madre, Harvey non conosce i veri valori della vita. Ma un incidente tanto grave gli
consentirà di vivere un’esperienza fondamentale per la sua vita: farà il mozzo su We’re Here (Noi siamo qui) un
battello di pescatori di merluzzi.
Vivendo con Dan e suo padre, il capitano Disko Troop, il coraggioso Manuel, Pedro, Tom Platt e altri, Harvey
non sarà più un ragazzo snob e viziato ma diventerà maturo e responsabile.
Egli imparerà a rispettare il suo prossimo e capirà il valore dell’amicizia e l’importanza del sacrificio.
Chissà se questa dura esperienza consentirà a Harvey di “avvicinarsi a suo padre” e di vederlo non come un
miliardario ma come un uomo che si è fatto da solo partendo dal nulla?
A voi il piacere di scoprirlo.
COMMENTO
Il libro mi è piaciuto perché mi ha fatto riflettere sull’amicizia , sulla famiglia e sulla necessità di impegnarsi
con sacrificio per diventare qualcuno .
Consiglio questo libro a tutti i ragazzi e, in particolare, a chi pur avendo tutto, finisce per non apprezzare più le
piccole cose e i valori veri della vita.
A volte però il racconto è un po’ lento, soprattutto nelle parti in cui vengono descritte le scene di pesca.
Da leggere .
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
FINE PAG. 5 DI 7
OTTAVO TORNEO