Relazione tecnica - Comune di Possagno

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Relazione tecnica - Comune di Possagno
COMUNI DI CASTELCUCCO, CRESPANO DEL
GRAPPA, PADERNO DEL GRAPPA, POSSAGNO
Regione Veneto - Provincia di Treviso
Elaborato
R
1
P.A.T.I.
“DIAPASON”
Scala
Relazione Tecnica
Comune di Castelcucco
PROGETTISTI
dott. arch. Silvano De Nardi
dott. urb. Paolo Furlanetto
dott. arch. Bruno Goggi
Comune di Crespano del Grappa
con
dott. urb. Matteo Gobbo
geom. Stefano Casetta
geom. Paolo Daniel
Comune di Paderno del Grappa
Comune di Possagno
Regione Veneto
Contributi specialistici
dott. ing. Andrea Mori
dott. geol. Eros Tomio
Banche Dati e Quadro Conoscitivo
SIT Ambiente&Territorio
dott. arch. Andrea Merlo
dott. arch. Fabio Casonato
Provincia di Treviso
Agroambiente - VAS e VIncA
GREENPLAN ENGINEERING
Studio associato
DATA Marzo 2009
COMUNE DI CASTELCUCCO
COMUNE DI CRESPANO DEL GRAPPA
COMUNE DI PADERNO DEL GRAPPA
COMUNE DI POSSAGNO
Provincia di Treviso
Regione del Veneto
PATI Piano di Assetto del Territorio Intercomunale “Diapason”
RELAZIONE TECNICA
SOMMARIO DELLA RELAZIONE TECNICA
Parte prima – ANALISI PROPEDEUTICHE ALLA FORMAZIONE DEL PIANO DI
ASSETTO DEL TERRITORIO INTERCOMUNALE – PATI Diapason
1.
1.1
1.2
1.3
2.
2.1
3.
4.
4.1
4.2
4.3
4.4
4.5
PREMESSA
LA PIANIFICAZIONE URBANISTICA COMUNALE
IL PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO INTERCOMUNALE
PATI DIAPASON
I PIANI DEGLI INTERVENTI COMUNALI (PI)
GLI OBIETTIVI DEL PATI
LE FASI DELLA CONCERTAZIONE
L’INCARICO E LE CONSULENZE
GLI ELABORATI DEL PATI
IL DOCUMENTO PRELIMINARE
IL QUADRO CONOSCITIVO
GLI ELABORATI DI PROGETTO
GLI ELABORATI DELLA VAS
LA CONCERTAZIONE
pag. 3
pag. 3
pag. 4
pag. 6
pag. 8
pag. 9
pag. 11
pag. 11
pag. 12
pag. 12
pag. 14
pag. 16
pag. 16
Parte seconda – GLI ESITI DELLE ANALISI E I CONTENUTI DEL PATI Diapason
5.
6.
6.1
6.2
6.3
7.
7.1
7.2
7.3
8.
8.1
8.2
9.
LE SINTESI, LE DEDUZIONI E LE LINEE DI INDIRIZZO PER IL
PATI SULLA BASE DELL’USO DEL SUOLO E DEL QUADRO
CONOSCITIVO
ANALISI GEOLOGICHE, IDROGEOLOGICHE E IDRAULICHE
ANALISI GEOLOGICHE
ANALISI IDROGEOLOGICHE E IDRAULICHE
ALTRE COMPONENTI AMBIENTALI
ANALISI DELL’AMBIENTE E DEL PAESAGGIO
AMBIENTE E PAESAGGIO
DESCRIZIONE DEI LUOGHI E INDIVIDUAZIONE DELLE UNITA’
DI PAESAGGIO
INDIVIDUAZIONE DELLE MACROAREE OMOGENEE
ANALISI STORICA
RIFLESSIONI GENERALI SULLA GENESI DEGLI INSEDIAMENTI
IPOTESI DI SVILUPPO
ANALISI SOCIOECONOMICA
1
pag. 31
pag. 31
pag. 32
pag. 38
pag. 44
pag. 48
pag. 53
pag. 53
pag. 53
pag. 62
pag. 71
pag. 72
pag. 74
Parte terza – FABBISOGNO INSEDIATIVO E TRASFORMABILITA’ DELLA ZONA
AGRICOLA
10.
10.1
10.2
10.3
10.4
10.5
10.6
10.7
10.8.
11.
12.
13.
IL FABBISOGNO DI EDILIZIA RESIDENZIALE
GENERALITA’
FABBISOGNO ABITATIVO
FABBISOGNO DI VOLUMI ABITATIVI PER NUOVE COSTRUZIONI
FABBISOGNO DI VOLUME RESIDENZIALE PER ATTIVITA’
COMPATIBILI E/O DI SERVIZIO
FABBISOGNO COMPLESSIVO DI VOLUME DA DESTINARE
ALL’EDILIZIA RESIDENZIALE INTEGRATA PER IL DECENNIO
RIPARTIZIONE DEL FABBISOGNO DI VOLUME ABITATIVO
PER ATO
FABBISOGNO PER GRANDI INTERVENTI DI TRASFORMAZIONE
URBANA
FABBISOGNO PER ATTIVITA’ DI INTERESSE SOCIALE,
CULTURALE, ECONOMICO E PER LE INFRASTRUTTURE E
SERVIZI DI INTERESSE GENERALE
IL MONITORAGGIO DEL FABBISOGNO
TRASFORMABILITA’ DELLA ZONA AGRICOLA
LA SOSTENIBILITA’ DELLE PREVISIONI DEL PATI
pag. 81
pag. 81
pag. 81
pag. 83
pag. 84
pag. 84
pag. 86
pag. 86
pag. 87
pag. 87
pag. 88
pag. 92
Allegati
- Il Documento Preliminare e il Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente (ALLEGATO 1);
- Il Quadro Conoscitivo (ALLEGATO 2).
2
Parte prima – ANALISI PROPEDEUTICHE ALLA FORMAZIONE DEL PIANO DI
ASSETTO DEL TERRITORIO INTERCOMUNALE - PATI “Diapason”
1.
PREMESSA
(In riferimento alla LR 23 aprile 2004, n° 11 - Norme per i governo del territorio, nel testo
seguente, i richiami generici a: “legge regionale” o “LR 11”, si intendono riferiti alla LR 23
aprile 2004, n. 11 “Norme per il governo del territorio”.
(Le notazioni tra parentesi si riferiscono agli articoli della medesima legge)
La presente Relazione Tecnica è parte integrante del primo Piano di Assetto del Territorio
Intercomunale denominato anche PATI Diapason, che comprende i comuni di Castelcucco,
Crespano del Grappa, Paderno del Grappa e Possagno e che viene redatta ai sensi e per gli
effetti della legge regionale 11/2007, con l’obiettivo principale di perseguire gli obiettivi di
promuovere e realizzare uno sviluppo sostenibile e durevole, finalizzato a soddisfare le
necessità di crescita e di benessere dei cittadini, di tutelare le identità storico-culturali e della
qualità degli insediamenti urbani e extraurbani, del paesaggio rurale, montano e collinare, di
utilizzo oculato di nuove risorse territoriali, della messa in sicurezza degli abitati, di
coordinamento con gli strumenti della pianificazione sovracomunale e sovraordinata.
Il PATI, in sintonia con la LR 11, sarà rivolto a definire le regole per l’uso del suolo,
attraverso criteri:
- di prevenzione e riduzione o eliminazione dei rischi;
- di efficienza ambientale;
- di competitività;
- e di riqualificazione territoriale,
al fine di migliorare la qualità della vita.
Sono qui richiamati i contenuti del Quadro Conoscitivo che stà alla base del processo di
pianificazione del territorio e che rappresenta la fonte informativa necessaria e indispensabile
alla definizione degli assetti.
Al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile il PATI è accompagnato dalla Valutazione
Ambientale Strategica (VAS), ovvero la valutazione ex ante degli effetti derivanti
dall’attuazione degli stessi.
E’ agevole constatare che la LR 11/2004 innova sostanzialmente la qualità del processo di
formazione dei piani, attraverso i criteri e le finalità sopra sommariamente ricordati e
attraverso l’obbligo di effettuazione della VAS.
1.1. LA PIANIFICAZIONE URBANISTICA COMUNALE
Anche l’impostazione del piano comunale è fortemente innovativa, perché - pur mantenendo
l’antica denominazione: PRG o PRC - articola il piano in due strumenti coordinati, uno
denominato Piano di Assetto del Territorio Comunale (PAT) o Intercomunale (PATI) che
contiene le disposizioni strutturali e l’altro, denominato Piano degli Interventi (PI), che
contiene le disposizioni operative.
3
Il primo, (PATI)1 delinea le scelte strategiche attraverso l’individuazione delle vocazioni e
delle invarianti idrogeomorfologiche, paesaggistico-ambientali e storico-architettoniche, in
conformità alla pianificazione di livello superiore e alle esigenze della comunità locale.
Il secondo, (PI)2 individua e disciplina gli interventi di tutela e valorizzazione e di
organizzazione e trasformazione del territorio e delinea la programmazione della
realizzazione di tali interventi.
1.2 IL PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO INTERCOMUNALE (PATI
Diapason)
I contenuti del PATI (art 13) - redatto su base decennale, con obiettivi e condizioni di
sostenibilità - sono raggruppabili per omogeneità di caratteri ovvero secondo le “valenze” o i
ruoli del piano intercomunale.
Il processo di pianificazione ha sviluppato:
LA CONOSCENZA, attraverso:
- la costituzione del quadro conoscitivo territoriale comunale (Art. 13.1.a);
IL COORDINAMENTO “SCALARE” TRA LIVELLI DI PIANIFICAZIONE, attraverso:
- l’elaborazione della normativa di carattere strutturale in applicazione di leggi regionali di
altri settori (Art. 13.1.r);
- la salvaguarda dei contenuti del PTCP (Art 13.1.g);
LA TUTELA/VALORIZZAZIONE DEL “PAESAGGIO”, attraverso:
- la tutela delle invarianti idrogeomorfologiche, paesaggistico-ambientali e storicoarchitettoniche (Art. 13.1.b);
- la individuazione degli ambiti di tutela, di riqualificazione e valorizzazione (Art. 13.1.c);
- il recepimento dei “siti di importanza comunitaria” (SIC) (Art. 13.1.d);
- l’individuazione di parchi e riserve comunali (Art. 13.1.e);
- la determinazione dei limiti di trasformabilità della zona agricola (Art. 13.1.f);
LA TUTELA/VALORIZZAZIONE DELL’“INSEDIAMENTO”, attraverso:
- la disciplina dei centri storici, delle zone di tutela, delle fasce di rispetto e delle zone agricole
(Art. 13.1.h);
- la definizione delle aree di riqualificazione e riconversione e le (eventuali, necessarie e senza
alternative3) linee preferenziali di sviluppo insediativo (Art 13.1.l);
- la determinazione dei criteri per gli interventi relativi alla atttività produttive in zona
impropria (Art. 13.1.n);
- l’individuazione delle aree di urbanizzazione consolidata (Art. 13.1.o);
- l’individuazione dei contesti territoriali destinati a programmi complessi (Art. 13.1.p);
- la precisazione delle modalità di applicazione della perequazione e della compensazione
(Art. 13.1.m);
L’”ARMATURA” CIVILE E URBANA DEL TERRITORIO, attraverso:
1
(qualificato come strumento di pianificazione)
(qualificato come strumento urbanistico)
3
v. art 2, comma 1, lettera d), della LR 11
2
4
- l’assicurazione della dotazione minima di servizi (Art. 13.1.i);
- l’individuazione delle infrastrutturee e delle attrezzature e la definizione dei “criteri per
l’individuazionedi ambiti preferenziali di localizzazione delle grandi strutture di vendita e di
altre strutture ad esse assimilate” (Art. 13.1.j);
- la determinazione - per ambiti territoriali omogenei (ATO) - dei parametri teorici di
quantificazione e di dimensionamento (Art. 13.1.k);
- la determinazione dei criteri per l’individuazione dei siti relativi alle comunicazioni
elettroniche (Art. 13.1.q);
Il PATI è formato:
a) da una relazione tecnica4;
b) dagli elaborati grafici;
c) dalla norme tecniche5;
d) dalla banca dati alfanumerica e vettoriale6.
Da sempre il piano è formato dai primi tre elementi: Relazione, Cartografia, Norme (nel
nostro caso la Relazione è articolata nella presente Relazione Tecnica e nella ulteriore
Relazione di Progetto, oltre alla Relazione Sintetica).
La grande novità introdotta da questa legge è l’aggiunta - non ornamentale, ma fondativa del quarto: la Banca dati.
Banca dati
Ai sensi del punto 1.1 dell'atto di indirizzo di cui all'art. 50 lettera a) - banche dati e
cartografia: specifiche tecniche - della LR11/2004, i dati della pianificazione rappresentabili
sulla Carta Tecnica Regionale devono essere creati mediante l'uso di applicazioni
informatiche di tipo GIS, utilizzando esclusivamente la base della C.T.R.N..
Metodologia di lavoro per il trattamento dei dati cartografici, alfanumerici ed
iconografici
4
RELAZIONE CONOSCITIVA: Illustrazione degli esiti delle analisi e delle verifiche territoriali necessarie per
la valutazione di sostenibilità ambientate e territoriale; RELAZIONE DI PROGETTO: Dimostrazione della
sostenibilità dei contenuti progettuali e dei criteri che hanno presieduto la redazione del PAT; RELAZIONE
SINTETICA: Immediata lettura delle scelte e degli obiettivi del PATI.
5
Direttive, prescrizioni e vincoli, anche relativamente ai caratteri architettonici degli edifici di pregio, in
correlazione con le indicazioni cartografiche, con i criteri per la perequazione e compensazione, il credito
edilizio e gli standard urbanistici.
6
I dati della pianificazione rappresentabili sulla Carta Tecnica Regionale saranno creati mediante l'uso di
applicazioni informatiche di tipo GIS, utilizzando esclusivamente la base della Carta Tecnica Regionale
Numerica C.T.R.N..
Il GIS utilizzato e che ha prodotto i dati nel formato SHAPE richiesti dalla Regione e “GeoMedia”.
Le banche dati associate al GIS sono state strutturate per Gruppi Tematici, ordinati secondo il contesto di
applicazione.
Le Amministrazioni comunali, la Provincia e la Regione, nell’ambito degli accordi di copianificazione, hanno
fornito le benche dati di loro specifica competenzae, sulla base una apposita “maschera di composizione dei
metadati".
Le basi cartografica sono state aggiornate, in modo speditivo e mediante i dati che sono stati forniti dai comuni
relativamente ai vari progetti edilizi, opportunamente integrati dalle caratteristiche geometriche e informative per
ogni elemento progettuale, secondo le codifiche previste per l’aggiornamento della C.T.R.N.
5
Nella redazione del presente PATI, la progettazione è stata supportata dalla realizzazione
delle banche dati previste dalla LR 11 (Art. 50.1). Le fasi di lavoro relative al trattamento dei
dati possono essere così sintetizzate:
1. Creazione della banca Dati geografica della CTRN; importazione degli elementi forniti
dalla Regione; è stato quindi costituito un unico archivio dove la Base Cartografica numerica
viene gestita al continuo; la CTRN è stata rappresentata con le grafie previste nel Bollettino
Ufficiale della Regione Veneto 16/06/1992 n° 63.
2. Georeferenziazione delle Ortofoto digitali volo Italia NR (2003) al sistema di coordinate
delle Banche Dati Cartografiche in uso e creazione di una procedura per la visualizzazione e
la stampa delle ortofoto mediante il software regionale, e aggiornamento della CTRN.
L’operazione è stata condotta con l’aggiornamento “speditivo” della stessa CTR in base alle
ortofoto digitali (volo Italia NR 2003 e con successivi aggiornamenti mediante le ortofoto
digitali del volo 2006); per i periodi succesivi al volo Italia 2003, nel rispetto delle specifiche
della LR 11/2004, art. 50 lettera a) punti 6 e 7, gli aggiornamenti della carta tecnica sono stati
effettuati secondo la tipologia definita “parziale”, utilizzando le Pratiche Edilizie; i nuovi
oggetti inseriti, quelli modificati e/o eliminati hanno un livello specifico, con gli shape file
richiesti dalle suddette specifiche.
3. Creazione della Banca relativa al Patrimonio Immobiliare per l’aggiornamento grafico
dei fabbricati, l’aggancio dei dati relativi alle schedature in funzione dell’elaborazione grafica
delle tavole di analisi e dell’elaborazione dei dati per il dimensionamento del piano; sono stati
codificati tutti gli edifici esistenti, utilizzando il Sistema Informativo Territoriale Regionale, i
dati delle schede (in questa fase solo le schede relative ai beni culturali) sono state associate
ad ogni edificio dando la possibilità non solo di costruire le carte tematiche previste dalle
Norme Regionali, ma anche di elaborate nuovi tematismi che si rendessero utili e/o necessari.
Le banche dati territoriali relative al PAT sono state realizzate secondo le specifiche tecniche
della L.R. 11/2004 art. 50 lettera a), in cui i temi urbanistici cartografabili definiti nel punto
2.1. sono stati realizzati in formato shape, l'organizzazione e la codifica degli oggetti
territoriali è stata redatta secondo le indicazioni fornite dalla Regione del Veneto.
4. Raccolta e organizzazione del materiale per la costruzione del Quadro Conoscitivo
(Piani di livello sovracomunale come PTRC, PTP, ecc..) e definizione degli schemi
informatici e delle indicazioni per la produzione finale degli shape file relativi a tutti i temi
per i quali è richiesta la cartografia.
5. Realizzazione dei Metadati relativi alle Banche Dati del PAT ed ai livelli di
informazione del Quadro Conoscitivo e da associare ai livelli informativi delle banche dati
nonché ai livelli del quadro conoscitivo: le operazioni sono state condotte così come previsto
dalle specifiche tecniche all'art. 50.3.a, con la creazione della banca dati alfanumerica e
vettoriale costituente parte del quadro conoscitivo.
6. Creazione del Sistema Informativo per l’organizzazione e la sistematizzazione dei vari
livelli informativi prodotti: shape file, tavole analisi e progetto; pubblicazione web al fine di
rendere accessibile al pubblico delle informazioni e degli elaborati di analisi e di progetto e di
creare uno strumento di consultazione dei dati costituenti il Quadro Conoscitivo.
1.3
I PIANI DEGLI INTERVENTI (PI) COMUNALI
Il PI (art. 17), “braccio operativo” del PATI, organicamente legato ad esso, si rapporta al
Bilancio pluriennale comunale e al Programma triennale delle opere pubbliche e si attua
attraverso interventi diretti o per mezzo di piani urbanistici attuativi (PUA).
6
I contenuti del PI - in coerenza ed in attuzione del PATI e sulla base del quadro conoscitivo
aggiornato - sono di provvedere:
ALLA TUTELA/VALORIZZAZIONE DEL “PAESAGGIO”, attraverso:
- la suddivisione del territorio in ZTO Art. 17.2.a)
- la individuzione delle aree subordinate a PUA o a comparti (Art. 17.2.b)
- la definizione dei parametri per le varianti ai PUA (Art. 17.2.c)
- la individuazione delle unità minime, delle destinazioni e degli indici (Art. 17.2.d)
- la definizioneldela disciplina delle fasce di rispetto e delle zone agricole (Art. 17.2.j)
ALLA TUTELA/VALORIZZAZIONE DELL’ “INSEDIAMENTO”, attraverso:
- la definizione delle modalità di intervento sul patrimonio edilizio (Art. 17.2.e)
- la definizione delle modalità degli interventi di trasformazione e conservazione (Art.
17.2.f)
- la individuazione e la disciplina delle attività produttive (Art. 17.2.i)
- la definizione della disciplina dei centri storici (Art. 17.2.j)
- la individuazione degli interventi di sostenibilità ambientale (Art. 17.2.g)
ALL’ ”ARMATURA” CIVILE E URBANA DEL TERRITORIO, attraverso:
- a definire e localizzare le opere e i servizi pubblici e le reti (Art. 17.2.h)
- a dettare la normativa operativa relativa al commercio, al traffico, ai parcheggi,
all’inquinamento luminoso, alla classificazione acustica e alla mobilità ciclistica (Art.
17.2.k)
Il PI è formato:
a) da una relazione programmatica;
b) dagli elaborati grafici;
c) dalla norme tecniche operative;
d) dal prontuario per la qualità architettonica e la mitigazione ambientale;
e) dal registro dei crediti edilizi;
f) dalla banca dati alfanumerica e vettoriali.
La “novità” di questo strumento si evince dall’essere la “seconda gamba” con la quale il
piano, veramente, può camminare e dai due ulteriori contenuti che si aggiungono: il
“prontuario”, strumento significativo per il perseguimento della qualità e il “registro”,
strumento operativo di controllo e di perequazione.
Il primo PI sarà redatto sulla base del vigente PRG, così come previsto dalle disposizioni
regionali, naturalmente con la massima attenzione alla compatibilità delle previsioni tra i due
strumenti e con l’inttroduzione di tutti i necessari adeguamenti e aggiornamenti che ogni
singolo comune, nell’ambito del suo territorio riterrà necessario introdurre.
7
2.
GLI OBIETTIVI DEL PATI
Il PATI assume in se tutti gli obiettivi espressi dalla LR 11/2004 e, con riferimento al
territorio dei comuni di Castelcucco, Crespano del Grappa, Paderno del Grappa e Possagno, li
puntualizza e li specifica, articolandoli secondo i settori di intervento in cui si esplica l’azione
di Piano.
Il piano strutturale è la componente del piano regolatore che guarda al futuro più lontano,
fissando i capisaldi di lunga durata che riguardano la conservazione del patrimonio culturale e
naturale, nonché l’assetto e lo sviluppo degli insediamenti.
In questa ottica si è deciso, pertanto, di privilegiare gli obbiettivi di costituzione del Quadro
Conoscitivo il più completo possibile, oltre a quelli legati alla comunicazione
(dall’Amministrazione comunale ai cittadini e agli altri soggetti pubblici e privati portatori di
interessi inerenti il territorio, viceversa). Non si è ritenuto in questa fase adottare forme di
progettazione partecipata che meglio si collocano nelle fasi operative della pianificazione,
quando si cercheranno le soluzioni a problemi più concreti e più circoscritti (la
trasformazione di un’area, la progettazione di uno spazio pubblico, e così via), e quindi in
sede di progettazione del P.I..
Gli obiettivi generali del P.A.T.I. sono i seguenti:
0-1
Tutelare le Risorse Naturalistiche e Ambientali e l’integrità del Paesaggio Naturale
0-2
Provvedere alla difesa del suolo attraverso la prevenzione dai rischi e dalle calamità naturali,
accertando la consistenza, la localizzazione e la vulnerabilità delle risorse naturali, individuando la
disciplina per la loro salvaguardia
0-3
Individuare gli ambiti o unità di paesaggio agrario di interesse storico-culturale e gli elementi
significativi del paesaggio di interesse storico
0-4
Individuare la disciplina generale diretta ad integrare le politiche di salvaguardia e riqualificazione
del centro storico con le esigenze di rivitalizzazione dello stesso
0-5
Promuovere il miglioramento della funzionalità degli insediamenti esistenti e della qualità della vita
all’interno delle aree urbane individuando le opportunità di sviluppo residenziale in termini
quantitativi e localizzativi
0-6
Potenziare e razionalizzare la rete viaria per contribuire al miglioramento della qualità urbana ed
ecologico-ambientale
0-7
salvaguardare nel territorio rurale gli aspetti storico-culturali delle attività tradizionali, e di attuare le
politiche di sviluppo delle attività agricole sostenibili attraverso la promozione di specifiche
opportunità
0-8
definire l’assetto fisico funzionale degli ambiti specializzati per attività produttive e commerciali di
rilievo comunale e sovracomunale
0-9
promuovere l’evoluzione delle attività turistiche, nell’ambito di uno sviluppo sostenibile e durevole
0-10
individuare e potenziare i principali servizi a scala territoriale (Poli Funzionali)
8
Nella costruzione del PATI di Castelcucco, Crespano del Grappa, Paderno del Grappa e
Possagno si è proceduto in modo integrato e costante alla verifica delle azioni di piano ex
ante, mediante la VAS, utilizzando il modello costituito dalla sequenza DPSIR (Determinanti
– Pressioni – Stato – Impatto – Risposte), dove:
- Determinante (Driving force): attività generatrice di fattori di impatto ambientale (ad
esempio: traffico veicolare);
- Pressione (Pressure): fattore d’impatto ambientale (ad esempio: emissione di rumore);
- Stato (State): stato di qualità di una componente ambientale sensibile al fattore d’impatto
esaminato (ad esempio: stato di benessere della popolazione sottoposta ad un dato livello
del rumore di fondo);
- Impatto (Impact): cambiamento dello stato di qualità della componente ambientale;
- Risposta (Response): contrazione del piano volta a contrastare le pressioni ambientali, in
modo da conseguire le condizioni di sostenibilità (ad esempio: realizzazione di barriere
acustiche atte a riportare il clima acustico entro le soglie di ammissibilità fissate dalla
legge).
A questa sequenza è opportuno aggiungere due ulteriori elementi costituiti da:
- Prestazione (Performance) della risposta: data dal rapporto tra efficacia ambientale e costi
della risposta, dove l’efficacia ambientale è data dall’impatto ambientale della risposta ed è
valutata con l’indicatore d’impatto, e il costo è dato dal costo economico della risposta stessa
valutato in unità monetarie;
Detto schema trova una prima risposta sintetica all’interno delle Matrici che sono state
costruite con l’obiettivo di avere a disposizione un quadro sinottico comparativo di
valutazione.
Per talune tematiche, in particolare, soprattutto laddove gli indicatori sembravano non
congruenti o sufficienti, ai fini delle scelte strategiche, si sono adottate, ancorché in forma
semplificata, metodologie riconducibili all’analisi SWOT.
Condotta sui punti di forza (strenghts) e di debolezza (weaknesses) propri del contesto di
analisi e sulle opportunità (opportunities) e minacce (threats) che derivano dal contesto
esterno cui sono esposte le specifiche realtà settoriali o territoriali analizzate.
I PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA sono propri del contesto di analisi e sono
modificabili grazie alla politica o all’intervento proposto, LE OPPORTUNITÀ E LE
MINACCE derivano dal contesto esterno e non sono quindi modificabili.
Lo scopo dell’analisi è quello di definire le opportunità di sviluppo di un’area territoriale o di
un settore o ambito di intervento, che derivano da una valorizzazione dei punti di forza e da
un contenimento dei punti di debolezza alla luce del quadro di opportunità e rischi che deriva,
di norma, dalla congiuntura esterna.
Infine, per altre specifiche analisi settoriali, compatibili con la scala territoriale (provinciale,
regionale e intercomunale) sono stati adoperati metodi desunti dalle analisi contenute nel
PTCP della Provincia di Treviso, anche in ossequio alla elaborazione del PATI in
copianificazione con gli enti superiori.
2.1 LE FASI DELLA CONCERTAZIONE DEL PATI
Come riportato nella relazione sugli esiti della concertazione, l’elaborazione del PATI è
avvenuta nella massima trasparenza e con il massimo coinvolgimento di tutti i soggetti che a
diverso titolo e a diversa scala operano sul territorio.
Nel quadro della concertazione possiamo riassumere le modalità e le tematiche affrontate:
9
Le relazioni sovracomiunali e la mobilità
Il PATI deve decidere l’assetto futuro del territorio a partire dalle relazioni con i comuni
contermini, la provincia e la regione, condividendo le proprie decisioni assieme a questi enti;
il PATI deve affrontare la tematica dei trasporti e alla difficoltà che si incontrano negli
spostamenti in relazione alla distribuzione delle attività e dei servizi sul territorio.
Identità e caratteri del territorio comunale
Il PATI non può prescindere dall’identità dei quattro comuni di Castelcucco, Crespano del
Grappa, Paderno del Grappa e Possagno che sono formate dagli elementi ambientali,
paesaggistici, culturali che caratterizzano i singoli territori e la loro stessa sopravvivenza;
il PATI deve decidere se, quanto e dove devono crescere i centri, i nuclei, i borghi e le
località minori delle Frazioni dei singoli comuni, tenendo conto delle esigenze della
popolazione e dell’offerta di servizi. Il bilancio del piano strutturale deve essere riferito non
soltanto ai quattro comuni presi singolarmente e nel loro complesso, ma anche alle parti
elementari “unità territoriali o paesaggistiche”, ovvero in Ambiti Territoriali Omogenei
(ATO) nelle quali può essere suddiviso.
Le “unità territoriali”
E’ stato possibile, pur con talune difficoltà e introducendo delle semplificazioni, suddividere
il territorio dei singoli comuni in ambiti più piccoli, riconoscibili e autonomi. I criteri adottati
per la definizione degli ATO, sono stati lungamente discussi e verificati sia in ambito
comunale che in ambito intercomunale, con l’obiettivo di ricercare soprattutto le analogie e le
conformità che caratterizzano i quattro territori comunali.
I luoghi dell’abitare
In sede di incontri di concertazione sono state presentate e discusse le principali questioni
emerse dalle analisi, che come abbiamo modo di sottolineare in più occasione, possono essere
suddivise nei tre grandi sistema sui quali il PATI affronta la pianificazione:
- Sistema ambientale;
- Sistema insediativo;
- Sistema infrastrutturale.
Nel caso di questo territorio prevale nettamente la componente ambientale che detiene un
ruolo di indiscutibile priorità e che permea anche i luoghi in cui sembra prevalere la
conponente insediativa.
Gli strumenti urbanistici dei quattro comuni hanno saputo gestire in modo sufficientemente
razionale ed omogeneo la crescita insediativa che si è sviluppata negli ultimi anni, pur
registrandosi taluni siti nei quali insistono attività e preesistenze insediative non risolte e che
necessitàno di operazioni di riordino fisico e funzionale.
Conservare e trasformare
Il piano strutturale deve indicare gli elementi che debbono essere sottoposti a particolare
tutela e le parti del territorio che è opportuno trasformare. Prima di espandere il territorio
urbano, consumando suolo agricolo, si sono verificate tutte le possibilità di riutilizzare edifici
ed aree che oggi sono degradati o utilizzati in modo improprio. Le trasformazioni previste dal
PATI non devono comunque compromettere le risorse presenti (naturali, storiche, sociali).
Le risorse
Che cosa deve essere assolutamente conservato? Quali sono i luoghi significativi? Come
migliorare e rendere maggiormente fruibili, anche a livello turistico, le risorse presenti nel
territorio? Si tratta di valorizzare al meglio le potenzialità presenti nelle singole realtà
10
comunali (risorsa del paesaggio montano e del paesaggio collinare, presenza di beni culturali
da rendere fruibili, presenza di eccellenze produttive dei settori agricolo, artigianale, culturale
e del tempo libero.
Le criticità
Che cosa deve essere assolutamente trasformato, spostato, riutilizzato?
Quali sono i luoghi investiti da fenomeni negativi, da inquinamenti, con presenza di elementi
detrattori, ovvero poco piacevoli o poco sicuri?
Come abbiamo già accennato in precedenza, in tutti i quattro comuni sono presenti alcuni siti
degradati, con presenza di fenomeni di inquinamento, punti di conflittualità nei riguardi della
circolazione e della sicurezza stradale, e quindi con presenza di situazioni di criticità in senso
lato. Il PATI, nel perseguire gli obiettivi di miglioramento complessivo del territorio, della
tutela del patrimonio paesaggistico, ambientale e culturale, nonché della qualità urbana,
individua, attraverso il piano tutte quelle azioni tese a rimuovere e/o a ridurre le criticità
presenti.
3.
INCARICO E CONSULENZE
In seguito all’espletamento della procedura di avviso pubblico, regolarmente espletata dai
quattro comuni del PATI Diapason, gli stessi comuni hanno proceduto alla formalizzazione
dell’incarico professionale per la redazione del PATI in forma di copianificazione ai sensi
dell’art. 15 della LR 11/2004. Le operazioni di piano sono state condotte dallo Studio Silvano
De Nardi (Capogruppo), dallo Studio Bruno Goggi e dallo Studio Paolo Furlanetto, oltre agli
altri consulenti e specialisti nelle diverse discipline inerenti il territorio: Studio agronomico
ambientale Green Plan, studio Geologico Eros Tomio, studio idraulico Andrea Mori, studio
SIT Ambiente & Territorio, così come riportato nella presente relazione e negli altri allegati
al PATI stesso.
Il coordinamento in ambito comunale e in ambito sovracomunale (Provinciale e Regionale) è
stato effettuato dall’Ufficio Tecnico Comunale dei singoli comuni ed in particolare
dall’Ufficio Urbanistica, Ambiente ed Ecologia del Comune di Crespano del Grappa (in
qualità di Capogruppo e di Ufficio di Piano e di ccordinamento del PATI).
4. GLI ELABORATI DEL PATI
Il PATI Diapason è costituiti dai seguenti elaborati:
- Documento Preliminare;
- Quadro Conoscitivo (DVD);
- Elaborati di progetto.
Per ciò che attiene la VAS, i relativi elaborati sono riconducibili a:
- Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente, ovvero Relazione Ambientale;
- Rapporto Ambientale;
Per quanto attiene gli elaborati di compatibilità, essi sono costituiti da:
- Relazione di Compatibilità Idraulica;
11
- Valutazione di Incidenza Ambientale;
- Studio di Compatibilità Sismica.
4.1 IL DOCUMENTO PRELIMINARE
Il Documento Preliminare e il primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente
L’elaborato con i contenuti stabiliti dall’Art. 3, comma 5 della LR 11/2004, è stato presentato
ai diversi soggetti pubblici e privati interessati e direttamente o indirettamente coinvolti nella
pianificazione del territorio invitandoli a concorrere nella definizione degli obiettivi e delle
scelte strategiche, sulla base dei principi di concertazione e partecipazione stabiliti dall’Art. 5
della L.R. 11/2004.
Questa fase di consultazione ha permesso di verificare le indicazioni preliminari del
documento e di raccogliere utili indicazioni per la redazione del PAT.
Per i contenuti specifici si rinvia al documento originale approvato.
4.2
IL QUADRO CONOSCITIVO
Il Quadro Conoscitivo
Il percorso formativo del PATI Diapason è iniziato con la predisposizione del Quadro
Conoscitivo del territorio, costruito sulla base degli indirizzi stabiliti dalla Regione ai sensi
dell’articolo 50, comma 1°, lettera f) e in attuazione all’articolo 46, approvati con DGR n.
3178 in data 08.10.2004, e successivi adeguamenti e aggiornamenti, al fine di analizzare lo
stato del territorio ed i processi evolutivi che lo caratterizzano.
Il quadro conoscitivo per l'elaborazione del PATI costituisce il complesso delle informazioni
necessarie per una organica ed esaustiva rappresentazione e valutazione dello stato del
territorio e dei processi evolutivi che lo caratterizzano, nonché i riferimenti indispensabile per
la definizione degli obiettivi e dei contenuti di piano per la valutazione di sostenibilità.
I dati e le informazioni raccolte sono stati organizzati in modo da predisporre non solo un
“catalogo” permanente di informazioni utili per la gestione corrente del territorio, ma utili
anche per sviluppare le analisi di settore necessarie alla formazione del PATI.
Sono state elaborate le seguenti matrici, come disposto dagli atti di indirizzo regionali, che
vengono allegate in formato digitale:
01 Matrice Informazioni Territoriali di base
02 Matrice Aria
03 Matrice Clima
04 Matrice Acqua
05 Matrice Suolo e Sottosuolo
06 Matrice Biodiversità
07 Matrice Paesaggio
08 Matrice Patrimonio Culturale, Architettonico e Arceologico
09 Matrice Inquinanti Fisici
10 Matrice Economia e Società
11 Matrice Pianificazione e Vincoli
12
Tali matrici sono state analizzate attraverso l’esame dei tematismi che le compongono, a loro
volta strutturati attraverso l’aggregazione delle relative informazioni contenute nelle
specifiche banche dati.
L’analisi delle matrici, relativi tematismi e sottotematismi elencati, è propedeutica
all’elaborazione di un "Rapporto Ambientale”, in cui sono stati individuati, descritti e valutati
gli effetti significativi che l'attuazione delle previsioni contenute nel PATI potrebbe avere
sull’ambiente, nonché le ragionevoli alternative possibili alla luce degli obiettivi del PATI.
Costituzione del Quadro Conoscitivo Territoriale Intercomunale
Alla costituzione del Quadro Conoscitivo Territoriale intercomunale è stata assegnata
primaria importanza in quanto utile non solo alla redazione del PATI, ma alla sua successiva
gestione e attuazione da parte degli Uffici Tecnici dei quattro comuni coinvolti, e alle
relazioni con gli altri uffici comunali ed enti esterni e sovracomunali (Regione e Provincia in
primis).
A tal fine, preliminarmente all’avvio del lavoro, si è cercato di instaurare dei legami con i
referenti dell’informazione comunale per verificare le possibili sinergie e integrazioni tra le
banche dati esistenti, le modalità di aggiornamento e di implementazione delle banche dati
nell’ambito del SIT comunale. (In particolare gli archivi alfanumerici e grafici redatti
potranno essere collegati all’archivio informatico di supporto alla gestione delle pratiche
edilizie attraverso opportuni software al fine di condividere le informazioni).
Sin dall’avvio del lavoro si è provveduto alla ricognizione e acquisizione dei database
disponibili sia internamente sia esternamente ai comuni (Regione, Provincia, ISTAT, Aziende
fornitrici di servizi, ecc.), sia alla ricerca delle basi cartografiche disponibili. In questa fase si
è inserito anche il lavoro di aggiornamento speditivo della Carta Tecnica Regionale secondo
le specifiche, le codifiche e le direttive regionali, utilizzando come base la CTRN fornita dalla
Regione Veneto.
Per l’aggiornamento speditivo sono stati utilizzati i seguenti supporti: l’ortofopiano, i files dei
progetti pubblici e privati più rilevanti (lottizzazioni, OO.PP.), rilievi in loco, consultazioni
degli archivi delle pratiche edilizie giacenti presso gli uffici comunali.
I dati della pianificazione rappresentabili dalla Carta Tecnica Regionale sono stati realizzati
mediante l’uso delle applicazioni informatiche di tipo GIS utilizzando il programma
GeoMedia 5.2, fornito gratuitamente ai comuni dalla Regione Veneto.
Il GIS GeoMedia consente infatti una grande flessibilità di produzione dei documenti, sia in
formato Shape, ma anche la loro conversione in altri formati di tipo gestionale e di tipo
grafico (in particolare nel formato DWG per un eventuale utilizzo della cartografia mediante
il programma AUTOCAD).
Le banche dati associate al GIS sono state strutturate per Gruppi Tematici ordinati secondo
l’indice degli Atti di Indirizzo di cui alla DGR 3178/2004 e i successivi aggiornamenti.
Il quadro conoscitivo per l’elaborazione del PATI costituisce il complesso delle informazioni
necessarie per la rappresentazione e la valutazione dello stato del territorio e dei processi
evolutivi che lo caratterizzano, nonché il riferimento indispensabile per la definizione degli
obiettivi e dei contenuti di piano e per le valutazioni di sostenibilità.
Come richiesto dagli atti di indirizzo, anche l'articolazione del Quadro Conoscitivo è stato
organizzato secondo le seguenti grandi aree tematiche:
• a. il sistema naturale ed ambientale;
• b. il sistema territoriale insediativo;
• c. il sistema della pianificazione;
• d. il sistema economico e sociale;
• e. il sistema delle infrastrutture e della mobilità.
13
Il Quadro Conoscitivo si compone attraverso l'organizzazione coordinata di:
• dati e informazioni già in possesso dell’Amministrazione Comunale;
• dati e informazioni acquisite ed elaborate nella prima fase di formazione del Piano;
• dati e informazioni richiesti ad enti territorialmente interessati;
• altri dati ottenuti degli esiti di un programma di studi e indagini, definito in rapporto alle
esigenze di approfondimento e completamento delle conoscenze disponibili.
4.3
GLI ELABORATI DI PROGETTO
PATI - Tavola 1
CARTA DEI VINCOLI E DELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE - scala
1:10.000
* vincolo paesaggistico D.Lgs. 42/2004 - ex L. 1497/39
* vincolo paesaggistico D.Lgs. 42/2004 - corsi d'acqua
* vincolo paesaggistico D.Lgs. 42/2004 - zona boscata
* vincolo archeologico D.Lgs. 42/2004 * vincolo monumentale D.Lg. 42/2004
* vincolo idrogeologico-forestale R.D. 3267/1923
* vincolo sismico O.P.C.M. n° 3274/2003
* Rete natura 2000:
- Siti di Interesse Comunitario (S.I.C.)
- Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.)
* Pianificazione di livello superiore:
- ambiti dei Parchi o per l'istituzione di Parchi e riserve naturali ed archeologiche ed a tutela
paesaggistica
- piani di Area o di Settore vigenti o adottati
- ambiti naturalistici di livello regionale
- zone umide
- centri storici
- agro-centuriato
- strade romane
- aree a rischio idraulico e idrogeologico in riferimento al Piano di Assetto Idrogeologico
(P.A.I.)
* Altre componenti - fasce di rispetto:
- idrografia
- discariche
- cave
- depuratori
- pozzi di prelievo idropotabile, idrotermale e idroproduttivo
- viabilità
- ferrovia
- zone militari
- elettrodotti
- cimiteri
- impianti di comunicazione elettronica ad uso pubblico
PATI - Tavola 2
CARTA DELLE INVARIANTI - scala l:10.000
invarianti di natura geologica
invarianti di natura geomorfologia
14
* invarianti di natura idrogeologica
* invarianti di natura paesaggistica
* invarianti di natura ambientate
* invarianti di natura storico-monumentale
* invarianti di natura architettonica
PATI - Tavola 3
CARTA DELLE FRAGILITA’ - scala l:10.000
Penalità ai fini edificatori
Aree soggette a dissesto idrogeologico
* Altre componenti
PATI - Tavola 4
CARTA DELLE TRASFORMABILITA’ – scala 1:10.000
* individuazione degli Ambiti Territoriali Omogenei (ATO) con definizione, per ogni singolo
ATO, del contesto territoriale sulla base di valutazioni di carattere geografico, storico,
paesaggistico e insediativo
* azioni strategiche:
. aree di urbanizzazione consolidata
. edificazione diffusa
. aree idonee per interventi diretti al miglioramento della qualità urbana e territoriale
. aree di riqualificazione e riconversione
. opere incongrue
. elementi di degrado
. interventi di riordino della zona agricola
. limiti fisici alla nuova edificazione con riferimento alle caratteristiche paesaggisticoambientali, tecnico-agronomiche e di integrità fondiaria del territorio
. linee preferenziali di sviluppo insediativo
. servizi di interesse comune di maggiore rilevanza
. infrastrutture e attrezzature di maggiore rilevanza
. contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi
. specifiche destinazioni d'uso (es. centri direzionali/commerciali, ecc.)
* Valori e tutele:
. ambiti per la formazione dei parchi e delle riserve naturali di interesse comunale
. ville individuate nella pubblicazione dell’Istituto Regionale per le Ville Venete
. edifici e complessi di valore monumentale e testimoniale
. pertinenze scoperte da tutelare
. contesti figurativi dei complessi monumentali
. coni visuali
. matrici naturali primarie
. gangli principali
. zone di ammortizzazione o transizione
. corridoi ecologici principali, secondari, nodi
. barriere infrastrutturali
. barriere naturali
PATI - RELAZIONE TECNICA
Illustrazione degli esiti delle analisi e delle verifiche territoriali necessarie per la valutazione
di sostenibilità ambientate e territoriale.
15
PATI - NORME TECNICHE
Direttive, prescrizioni e vincoli, anche relativamente ai caratteri architettonici degli edifici di
pregio, in correlazione con le indicazioni cartografiche.
PATI - RELAZIONE SINTETICA DI PROGETTO
Immediata lettura delle scelte e degli obiettivi del PATI Diapason.
Le analisi specialistiche e di settore che vengono allegate al PATI e allegate alla presente
Relazione Tecnica sono:
ALLEGATO 3. - INDAGINE GEOLOGICO – TECNICA e IDRAULICA redatte da:
- dr. Geol. Eros Tomio
- dr. Ing. Andrea Mori
ALLEGATO 4 - ANALISI PER L’AMBIENTE E IL PAESAGGIO – redatte da:
dr. Agr. Gino Bolzonello
dr. Amb. Mario Innocente
dr. For. Mauro D’Ambroso
Stuidi De Nardi, Goggi e Furlanetto
Sono stati inoltre acquisiti i dati e le informazioni disponibili riguardanti la pianificazione
territoriale di livello superiore (PTRC e PTCP) e la programmazione regionale e locale.
Sono stati altresì redatti i seguenti elaborati di compatibilità:
- Valutazione di Incidenza Ambientale (Direttive 92/43/CEE 79/409/CEE, DPR 357/1997,
DM 3 aprile 2000, DGRV 1662/2001 2803/2002 2673/2004 241/2005);
- Relazione di compatibilità idraulica (DGRV 1322/2006);
- Relazione geologico-tecnica (sismica).
4.4
GLI ELABORATI DELLA VAS
Per ciò che attiene la VAS, i relativi elaborati sono riconducibili a:
- Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente – Relazione Ambientale (già redatta e allegata al
Documento Preliminare).
- Relazione sugli esiti della Concertazione, di cui al successivo punto 4.5 della presente
relazione;
- Rapporto Ambientale contenente il calcolo dell’Impronta Ecologica.
4.5
LA CONCERTAZIONE
PREMESSA
I comuni di Castelcucco, Crespano del Grappa, Paderno del Grappa e Possagno hanno avviato
le procedure per la formazione del Piano di Assetto del Territorio ai sensi di quanto previsto
dall’articolo 15 della Legge Regionale 23 aprile 2004, n. 11, mediante la procedura concertata
con la Provincia di Treviso e la Regione del Veneto.
16
VISTE le deliberazioni di giunta dei Comuni di CASTELCUCCO n. 36 del 25.06.2007;
CRESPANO DEL GRAPPA n. 41 del 26.06.2007; PADERNO del GRAPPA. n. 46 del
27.06.2007; POSSAGNO n. 49 del 25.06.2007; con le quali viene adottato il Documento
Preliminare e lo schema di Accordo di Pianificazione;
VISTA la nota n. 213158/47.01 in data 23.03.2005 del Dirigente della Direzione Urbanistica
e BB.AA. della Regione Veneto;
RICHIAMATA la nota prot. n. 1964 in data 23.02.2007 del Comune di Crespano del Grappa
(capofila) con la quale è stato richiesto alla Regione Veneto ed alla Provincia di Treviso
l’attivazione della procedura di Pianificazione concertata prevista dall’art. 15 della legge
Regionale 23.4.2004, n. 11;
VISTA la deliberazione della Giunta Provinciale di Treviso n. 537/73954 del 27.11.2006, che
stabilisce la partecipazione alla formazione del Piano di Assetto del Territorio mediante la
procedura concertata tra Comune e la Provincia di Treviso;
VISTO il parere ai sensi della DGRV nr. 3262 del 24.10.2006 della Commissione Regionale
per la VAS del 17.04.2007 nr. 34;
VISTA la nota n. 387208 in data 09.07.2007 del Dirigente della Direzione Urbanistica della
Regione Veneto;
In data 11.07.2007 è stato sottoscritto L’ACCORDO DI PIANIFICAZIONE tra Regione
del Veneto (Assessore Renzo Marangon), Provincia di Treviso (Assessore Franco Conte) e i
Sindaci dei comuni di Castelcucco, Crespano del Grappa, Paderno del Grappa e Possagno per
la redazione del PATI in forma concertata.
Il referente regionale assegnato al PATI “Diapason” è l’arch. Fabio Mattiuzzo, funzionario
della Direzione Urbanistica della Segreteria Regionale Ambiente e Territorio.
Il Documento Preliminare, contiene gli obiettivi generali che s’intendono perseguire con il
piano e le scelte strategiche di assetto del territorio, anche in relazione alle previsioni degli
strumenti di pianificazione di livello sovraordinato, nonché le indicazioni per lo sviluppo
sostenibile e durevole del territorio.
La Legge Regionale n. 11/2004 all’articolo 5, ha introdotto nella formazione degli strumenti
di pianificazione territoriale ed urbanistica forme di concertazione e partecipazione, attraverso
il confronto con gli altri enti pubblici territoriali e le altre Amministrazioni preposte alla cura
degli interessi pubblici coinvolti, con le associazioni economiche e sociali portatrici di
rilevanti interessi sul territorio e di interessi diffusi, nonché con i gestori di servizi pubblici e
di uso pubblico.
L’articolo 13 della nuova legge urbanistica prevede la redazione di un documento conclusivo
che illustri gli esiti della concertazione.
Tale relazione assume valenza di documento conclusivo sia del Documento Preliminare del
PATI, sia della fase informativa di avvio di procedimento di Valutazione Ambientale
Strategica (VAS), di cui alla Direttiva 2001/42/CE.
SOGGETTI COINVOLTI NELLA CONCERTAZIONE E PARTECIPAZIONE ALLA
FORMAZIONE DEL PATI “Diapason”.
I quattro comuni, al fine di dare seguito a quanto previsto dall’articolo 5 della L.R. n.
11/2004, hanno individuato i soggetti da coinvolgere nella concertazione/partecipazione per
la redazione del PATI.
17
In tal senso sia la norma regionale, sia gli atti di indirizzo successivamente approvati dalla
Giunta Regionale entro i termini di legge, non disciplinano espressamente tale processo,
lasciando pertanto alle singole amministrazioni comunali l’onere dell’impostazione
metodologica del processo partecipativo-concertativo, nonché della scelta delle forme ritenute
più idonee ed efficaci, sia per conformarsi ai principi innovativi introdotti dalla norma
regionale di settore, sia per conseguire la piena regolarità formale del procedimento di
formazione del PATI.
Al fine di pervenire al conseguimento del miglior risultato e forma di pubblicità del
Documento Preliminare tale da coinvolgere efficacemente sia gli enti pubblici territoriali che
le altre amministrazioni preposte alla cura degli interessi pubblici coinvolti, oltre ad
assicurare il confronto con le associazioni economiche e sociali portatrici di rilevanti interessi
sul territorio e di interessi diffusi, con i gestori di servizi pubblici e di uso pubblico, è stata
trasmessa sollecitamente l’informativa in ordine alla iniziativa di piano avviata, interessando i
destinatari di seguito individuati, suddivisi per categorie, anche mediante l’ausilio del proprio
sito Internet;
Enti pubblici e amministrazioni preposte alla cura di interessi pubblici:
- Amministrazioni comunali contermini (Cavaso del Tomba, Seren del Grappa, Cismon del
Grappa, Monfumo, Alano di Piave, Asolo, Fonte, San Zenone degli Ezzelini, Borso del
Grappa), oltre alla Comunità Montana del Grappa;
- Provincia di Treviso;
- Regione del Veneto;
- Genio Civile Regionale;
- Autorità di Bacino;
- Camera di Commercio Industria Agricoltura e Sevizi;
- Soprintendenza ai Beni Architettonici del Veneto Orientale;
- Soprintendenza ai Beni Archeologici del Veneto;
- Istituto Regionale Ville Venete;
- Consorzi di Bonifica (Consorzio di Bonifica Brentella di Pederobba);
- ARPAV;
- Azienda ULSS 8 di Asolo;
- Azienda ATER;
- Agenzia del Demanio;
Gestori di servizi pubblici e di uso pubblico:
- Azienda Trasporti e Autoservizi La Marca, CTM spa;
- Schievenin Gestioni srl;
- ENEL spa;
- TELECOM e altri gestori reti telefoniche;
- ASCO Piave;
- AATO Veneto Orientale;
- Veneto Strade;
- Anas;
- Comando Provinciale Vigili del Fuoco;
- SUEM 118;
- Casa di Riposo “Aita”
- Snam rete Gas;
Associazioni economiche e sociali portatrici di rilevanti interessi sul territorio e di
interessi diffusi:
18
-
Unindustria;
Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE);
Confcommercio - UNASCOM;
Confesercenti;
Confartigianato;
Artigiani CNA;
Sindacati CGIL, CISL, UIL;
Ordine Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori;
Ordine Ingegneri;
Collegio dei Geometri;
Ordine Agronomi e dottori Agroforestali;
Ordine dei Geologi;
Federazione Provinciale Coltivatori Diretti;
C.I.A.;
Unione Coltivatori;
COBAS;
Legambiente;
Italia Nostra;
WWF;
F.A.I;
L.I.P.U.
Pro Loco Castelcucco;
Pro Loco Crespano del Grappa;
Pro Loco Paderno del Grappa;
Pro Loco Possano;
Lascito Fondazione Canova di Crespano del Grappa;
Lascito Fondazione Canova di possagno;
Opera Pia dotazione del Tempio di Possano;
Associazione Sola in Deo Sors;
Associazione amici del Canova;
Associazione Volo Libero Monte Grappa;
Consorzio Tuiristico Vivere il Grappa;
Le Amministrazioni Comunali al fine di pervenire ad ulteriori forme di concertazionepartecipazione-confronto ha inteso estendere a tutta la cittadinanza l’illustrazione e la
diffusione e la discussione del Documento Preliminare, mediante alcuni incontri pubblici e
assembleari.
Al fine di fungere realmente da ausilio e sostegno operativo alle iniziative volte alla
definizione degli strumenti più efficaci per la pubblicità e la adeguata e più ampia diffusione
di informazioni afferenti al processo di formazione del Piano, è stata predisposta la diffusione
sul sito internet dei quattro comuni: del Documento Preliminare adottato, della relativa
deliberazione
di
Giunta
comunale
e
dell’accordo
di
pianificazione
Regione/Provincia/Comune.
E’ stata inoltre definita la gestione del flusso informativo presso l’indirizzo di posta
elettronica del Comune di Crespano del Grappa, al fine di avviare un confronto sistematico e
democraticamente aperto alle diverse opinioni degli attori e dei soggetti interessati.
Contestualmente è stata data l’informativa dell’avvio di procedimento di Valutazione
Ambientale Strategica (VAS), in attuazione della DGRV n. 3262/2006, del Decreto
Legislativo e direttiva 2001/42/CE del 27.06.2001 “Direttiva del Parlamento europeo e del
19
Consiglio concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi
sull’ambiente”.
Con la formalizzazione dell’avvio del procedimento di formazione del PATI, si è stabilito
altresì che contestualmente alla trasmissione dell’informativa ai soggetti sopra elencati, si
procedesse anche all’acquisizione di tutta la documentazione disponibile e utile per la
formazione del Quadro Conoscitivo, in particolare con la stessa Regione del Veneto (Ufficio
SIT) e con la Provincia di Treviso (Ufficio SITI).
In questo contesto si ricorda che il processo di partecipazione-concertazione-confronto, ha
potuto avvalersi degli elaborati costituenti il Quadro Conoscitivo, che sono stati
successivamente completati e integrati, in base alle disposizioni regionali contenute negli atti
di indirizzo.
GLI ESITI DELLA CONCERTAZIONE E PARTECIPAZIONE
I quattro comuni del PATI, sia singolarmente che in forma integrata, all’indomani della
promulgazione della legge e degli atti di indirizzo da parte della Regione del Veneto, avevano
manifestato interesse per la formazione del nuovo piano, con alcuni tentativi di coinvolgere
anche gli altri comuni contermini e quelli dell’intera Comunità Montana del Grappa, per
costruire un Piano di Assetto del Territorio Intercomunale, ancora più esteso.
Dalla seconda metà del 2006, i Sindaci e l’intera Giunta comunale dei singoli comuni, con
l’assistenza tecnica degli Studi incaricati, ha proceduto alla definizione di un Piano di Lavoro
puntuale e articolato per procedere alla redazione del PATI, in forma concertata con la
Regione e con la Provincia di Treviso, redigendo una prima bozza di Documento Preliminare.
Questo Documento Preliminare era stato inizialmente sottoposto ad un esame preventivo, sia
da parte della Direzione Urbanistica della Regione, sia da parte del Settore Urbanistica della
Provincia di Treviso.
Con l’entrata in vigore della DGRV 3262 del mese di ottobre del 2006 le quattro
Amministrazioni Comunali, con il supporto tecnico del gruppo di studio incaricato, ha
predisposto anche il Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente, ovvero la Relazione
Ambientale, successivamente integrata e completata con il contributo delle informazioni dei
singoli comuni e delle altre istituzioni che nel frattempo erano state coinvolte, Regione e
Provincia in primis.
In questo contesto, proprio per mettere a punto il programma operativo di costruzione del
PATI, si è dato l’avvio ad una sorta di consultazione preventiva, con alcuni enti e soggetti che
operano sul territorio in forma diretta ed indiretta senza tralasciare il fatto che nel frattempo i
comuni prestavano la loro attenzione ad alcune iniziative su tematiche particolari e/o settoriali
a livello sovracomunale, quali ad esempio la viabilità provinciale, la tutela del sistema
collinare e il confronto con gli strumenti di pianificazione territoriale regionale e provinciale
che avevano avviato la loro revisione e la nuova elaborazione.
Con la sottoscrizione dell’Accordo di pianificazione le quattro Amministrazioni Comunali
hanno dato ufficialmente corso alla fase di concertazione, mediante un intenso programma di
assemblee pubbliche e di incontri tematici e settoriali.
L’ufficio Tecnico del Comune coordinatore di Crespano del Grappa, il gruppo dei tecnici
incaricati e le Amministrazioni Comunali si sono quindi attivati per diffondere i contenuti
dell’iniziativa, anche sollecitando i soggetti interessati ad aprire un confronto sul Documento
Preliminare e, qualora necessario, mettere a disposizione eventuali dati, studi ed esperienze
per quanto riguarda i propri specifici settori di competenza.
I comuni aveva partecipato ad una serie di incontri tenutosi nelle rispettive sedi, per
coordinare e concordare tutti gli adempimenti amministrativi. Già in quelle occasioni erano
stati affrontati alcuni temi comuni all’area del PATI, tra cui erano emerse le problematiche
20
legate alla sicurezza della viabilità, lo stato delle zone produttive e delle attività “fuori zona”,
dei servizi pubblici da potenziare, ed altri temi ancora.
Antecedentemente alla data di adozione del Documento Preliminare e del Primo Rapporto
sullo Stato dell’Ambiente, presso la sede municipale di Crespano del Grappa, si è tenuto il
primo tavolo tecnico / organizzativo dell’attività redazionale e propedeutica di
formazione del PATI.
All’incontro è intervenuta la Regione, in veste di co-pianificatore, nella persona dell’arch.
Fabio Mattiuzzo (referente regionale della copianificazione);
All’incontro, oltre ai rappresentanti delle amministrazioni comunali, erano presenti i tecnici
incaricati del PATI.
E’ stato quindi esaminato lo stato dei lavori relativamente alle diverse operazioni di piano ed
in particolare i seguenti temi:
- redazione del Quadro Conoscitivo ivi compresi gli apporti da acquisire dalla Regione e dalla
Provincia (rinviando ad un prossimo incontro la verifica puntuale degli elaborati e per rendere
esplicito il percorso: ANALISI-VALUTAZIONE-PROGETTO);
- criteri e metodi per la definizione della trasformabilità del territorio e calcolo della SAU
trasformabile sulla base dei recenti indirizzi regionali;
- criteri ed orientamenti per la definizione degli Ambiti Territoriali Omogenei (ATO) e prime
ipotesi di suddivisione del territorio comunale investito dalla parte montana, dalla parte
collinare e dalla parte di pianura;
- la necessità di avviare le analisi geologiche e idrauliche, partendo dagli studi disponibili
presso le amministrazioni dei quattro comuni;
- la definizione degli obiettivi principali e degli obiettivi strategici costituenti la base di
riferimento delle linee di azione da demandare al PATI;
- la predisposizione dello stesso programma di lavoro per portare a compimento la fase
redazionale del Documento Preliminare e del Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente e
dell’avvio della VAS.
Assemblea pubblica di presentazione del Documento Preliminare
In data 26.09.2007 si è tenuta una riunione assembleare di presentazione del Documento
Preliminare del PATI, rivolta a tutti i cittadini interessati alla formazione del nuovo strumento
di pianificazione territoriale.
Negli incontri assembleari, si è registrato come una grande parte dei soggetti coinvolti non
abbia compreso la novità procedurale prevista dalla nuova legge regionale. In particolare il
doversi esprimere non tanto su un piano urbanistico già definito, quanto piuttosto su un
documento programmatico di tutela e di sviluppo del territorio intercomunale, quale il
Documento Preliminare, non è stato recepito completamente nella sua portata innovativa.
In data 28.09.2007 è stato organizzato un Tavolo Tecnico con gli enti di cui al precedente
elenco “Enti pubblici e amministrazioni preposte alla cura di interessi pubblici”, con la
presenza di:
- Comuni di: Borso del Grappa, San Zenone degli Ezzelini, Fonte, Asolo, Comunità Montana
del Grappa.
Nel corso dell’incontro, dopo una breve illustrazione del programma di lavoro e degli
obiettivi principali del PATI da parte delle Amministrazioni Comunali e del gruppo dei
pianificatori, gli intervenuti hanno dato il loro specifico contributo alla seduta ed in
particolare su:
Viabilità: condivisione degli obbiettivi programmatici di miglioramento della viabilità
esistente e di previsione di nuovo tracciato della variante alla S.P. 26 quale soluzione del
collegamento Pederobba-Bassano.
21
Centri storici: si pone attenzione sul tema del recupero fabbricati nei centri storici nel
territorio spesso trascurati e dei quali si deve incentivare la riqualificazione ed il recupero
attraverso appropriati meccanismi di incentivazione.
Ambiente: si pone attenzione sui corridoi ecologici principali quali per esempio Lastego e
Muson che andranno individuati.
In data 02.10.2007 è stato organizzato un incontro con i soggetti, enti e istituzioni (vedi
precedente elenco Associazioni economiche e sociali portatrici di rilevanti interessi sul
territorio e di interessi diffusi), con la presenza di
- Unindustria, Associazione
Nazionale
Costruttori Edili e Affini, UNASCOM,
Confartigianato, Confederazione Artigiani CNA, CGL, CISL, rappresentanti del Collegio dei
geometri della provincia di Treviso: geom. Capovilla Guido, Zardo Livio; Favero Caludio,
rappresentante ordine agronomi e dottori agroforestali: Rasera Roberto, Federazione Prov.
Coltivatori Diretti, Consorzio Turistico Vivere il Grappa.
Nel corso dell’incontro, oltre alla presentazione da parte dei Sindaci e dei Tecnici comunali e
del gruppo di lavoro del PATI e della VAS, sono stati puntualizzati gli obiettivi e alle azioni
affidate al Piano per affrontare, attenuare e risolvere le criticità presenti nel territorio
comunale. L’occasione è stata utile anche per ravvivare il messaggio di collaborazione tra
quanti operano sul territorio a diversa scala e a diverso titolo e le quattro Amministrazioni
Comunali, per contribuire a meglio puntualizzare le linee di indirizzo e gli obiettivi strategici.
Nella stessa occasione è stato presentato anche il Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente,
così come fin qui esaminato in sede di VAS.
Nell’ambito del dibattito che si è svolto dopo la presentazione del Documento Preliminare, gli
intervenuti hanno sottolineato la condivisione dei contenuti del DP, ponendo attenzione verso
i seguiteti spunti tematici:
- attenzione verso i siti e i manufatti di interesse storico e architettonico diffusi sul territorio
e spesso trascurati quali ad esempio le chiesette, i capitelli e i cippi votivi, gli edifici rurali di
interesse architettonico e ambientale;
per una più efficace conservazione e valorizzazione del paesaggio agricolo di deve
incentivare l’uso della essenze vegetali tradizionali;
promuovere l’uso di fonte alternative di energia da applicare alle nuove costruzioni;
evitare i fenomeni di inquinamento e pericolosità dovuti al traffico pesante;
intervenire nel campo del controllo e della riduzione delle emissioni sonore di disturbo
presenti in alcune zone centrali e periferiche;
zone produttive: nel rispetto delle caratteristiche ambientali e paesaggistiche che
contraddistinguono i quattro Comuni attenzione per la valorizzare e razionalizzare le zone
produttive esistenti sia in riferimento alle attività produttive esistenti ma anche in funzione
della ricollocazione delle attività fuori zona;
In data 05.10.2007 è stato organizzato un Tavolo Tecnico rivolto in prevalenza agli enti
gestori ed erogatori dei servizi tecnologici e a rete, agli enti gestori delle strade e del
trasporto pubblico.
L’invito era stato trasmesso ai soggetti, enti e istituzioni: di cui al precedente elenco “Gestori
di servizi pubblici e di uso pubblico”, con la presenza di:
- Schievenin Gestioni S.R.L., Casa di Riposo “Aita”.
Sono intervenuti all’incontro le Amministrazioni Comunali rappresentate dai sindaci o dai
responsabili degli Uffici Tecnici, oltre ai tecnici incaricati del PATI e del SIT.
Nel corso dell’incontro sono stati dibattuti argomenti inerenti i problemi della viabilità,
prendendo spunto dalle ipotesi formulate nel D.P.
In materia di servizi pubblici, l’occasione di incontro è stata utile soprattutto per uno scambio
di informazioni sullo stato e sulle dotazioni dei quattro comuni.
22
Per una più corretta gestione della risorsa idrica sono auspicabili iniziative per sostituire le
tratte di condotta obsolete, ovvero in relazione a progetti di ristrutturazione della viabilità
esistente o di nuova viabilità ed inoltre rivolte al risparmio della risorsa idrica, specie per usi
industriali, da coordinare con le categorie economiche (riciclaggio e accumulo acque da
destinare ad usi antincendio, ecc.).
Nel quadro della CONCERTAZIONE possiamo riassumere le modalità e le tematiche
affrontate:
- Le relazioni sovracomunali e la mobilità
Il PATI deve decidere l’assetto futuro del territorio a partire dalle relazioni con i comuni
contermini, la provincia e la regione, condividendo le proprie decisioni assieme a questi enti;
il PATI deve affrontare la tematica dei trasporti e alla difficoltà che si incontrano negli
spostamenti in relazione alla distribuzione delle attività e dei servizi sul territorio.
- Identità e caratteri del territorio comunale
Il PATI non può prescindere dall’identità dei quattro comuni di Castelcucco, Crespano del
Grappa, Paderno del Grappa e Possagno che sono formate dagli elementi ambientali,
paesaggistici, culturali che caratterizzano i singoli territori e la loro stessa sopravvivenza;
il PATI deve decidere se, quanto e dove devono crescere i centri, i nuclei, i borghi e le
località minori delle Frazioni dei singoli comuni, tenendo conto delle esigenze della
popolazione e dell’offerta di servizi. Il bilancio del piano strutturale deve essere riferito non
soltanto ai quattro comuni presi singolarmente e nel loro complesso, ma anche alle parti
elementari “unità territoriali o paesaggistiche”, ovvero in Ambiti Territoriali Omogenei
(ATO) nelle quali può essere suddiviso.
- Le “unità territoriali”
E’ possibile, pur con talune difficoltà e introducendo delle semplificazioni, suddividere il
territorio dei singoli comuni in ambiti più piccoli, riconoscibili e autonomi. I criteri da
adottare per la definizione degli ATO, dovranno essere discussi e verificati sia in ambito
comunale che in ambito intercomunale, con l’obiettivo di ricercare soprattutto le analogie e le
conformità che caratterizzano i quattro territori comunali.
- I luoghi dell’abitare
In sede di incontri di concertazione sono state presentate e discusse le principali questioni
emerse dalle analisi, che come abbiamo modo di sottolineare in più occasione, possono essere
suddivise nei tre grandi sistema sui quali il PATI affronta la pianificazione:
- SISTEMA AMBIENTALE;
- SISTEMA INSEDIATIVO;
- SISTEMA INFRASTRUTTURALE.
Nel caso di questo territorio prevale nettamente la componente ambientale che detiene un
ruolo di indiscutibile priorità e che permea anche i luoghi in cui sembra prevalere la
componente insediativa.
Gli strumenti urbanistici dei quattro comuni hanno saputo gestire in modo sufficientemente
razionale ed omogeneo la crescita insediativa ma ora l’azione dovrà essere maggiormente
coordinata ed indirizzata al massimo risparmio di suolo e di patrimonio edilizio esistente.
- Conservare e trasformare
Il piano strutturale deve indicare gli elementi che debbono essere sottoposti a particolare
tutela e le parti del territorio che è opportuno trasformare. Prima di espandere il territorio
urbano, consumando suolo agricolo, si sono verificate tutte le possibilità di riutilizzare edifici
ed aree che oggi sono degradati o utilizzati in modo improprio. Le trasformazioni previste dal
PATI non devono comunque compromettere le risorse presenti (naturali, storiche, sociali).
23
- Le risorse
Che cosa deve essere assolutamente conservato? Quali sono i luoghi significativi? Come
migliorare e rendere maggiormente fruibili, anche a livello turistico, le risorse presenti nel
territorio? Si tratta di valorizzare al meglio le potenzialità presenti nelle singole realtà
comunali (risorsa del paesaggio montano e del paesaggio collinare, presenza di beni culturali
da rendere fruibili, presenza di eccellenze produttive dei settori agricolo, artigianale e per il
tempo libero.
I CONTRIBUTI RACCOLTI
La pubblicazione e la diffusione del D.P. è stata accompagnata da una “scheda per la
partecipazione alla formazione del piano si assetto del territorio intercomunale”
contenente: il nominativo del soggetto proponente osservazioni o contributi;il tema di
appartenenza del contributo formulato, con riferimento ai settori del D.P.
Durante la fase di concertazione sono pervenuti i contributi che di seguito si sintetizzano e si
commentano.
1 - PROVINCIA DI TREVISO del 26.09.2007 prot. N° 87121
La Provincia di Treviso propone di organizzare degli appositi riunioni di lavoro finalizzate
alla progettazione, sulla base dello stato di avanzamento dei lavori:
- vincoli e fragilità;
- invarianti;
- trasformabilità e VAS;
- normativa.
L’ipotesi di programma di lavoro, proposta dalla Provincia, non esclude la disponibilità ad
individuare insieme ulteriori approfondimenti e scambi che daranno luogo alle specifiche
riunioni possibilmente presso la sede della Provincia. I tavoli tecnici sopra proposti
diventeranno espressione della fattiva partecipazione al processo costruttivo del PAT e
saranno anche l’occasione per prendere conoscenza dei contributi raccolti nella fase
partecipativa.
Commento:
Avendo la Provincia di Treviso sottoscritto il Documento Preliminare ed essendo pertanto in
questa sede elemento attivo anzi propositivo per la redazione in forma concertata del Piano di
Assetto Territoriale Intercomunale si condivide la metodologia di lavoro dalla stessa proposta
con il programma di lavoro che prevede tavoli tecnici di confronto nelle diverse fasi
progettuali.
2 - ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del
Veneto)del 12.10.2007 prot. N° 0130358.
Relativamente al Documento preliminare del Piano di Assetto del Territorio Intercomunale
“Diapsan”, l’ARPAV ritiene opportuno ribadire i seguenti concetti:
1- Per il comune di Castelcucco è indispensabile, per una corretta valutazione dello sviluppo
sia residenziale che produttivo del territorio, un aggiornamento della zonizzazione e
classificazione del territorio ed eventualmente si dovrà provvedere all’adozione di piani di
risanamento acustico come da art. 7 della Legge n° 447/95 “Legge quadro
sull’inquinamento acustico” e del D.P.C.M. 14 Novembre 1997;
Ai fini dell’art. 6 della Legge n° 447/95 “Legge quadro sull’inquinamento acustico” e del
D.P.C.M. 14 Novembre 1997, i Comuni di Crespano del Grappa, Paterno del Grappa e
Possagno dovranno provvedere ad una classificazione del proprio territorio, tale
operazione oltre che ad essere obbligatoria per legge, è indispensabile per una corretta
valutazione dello sviluppo sia residenziale che produttivo del territorio. Detta
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classificazione è premessa necessaria alla realizzazione del PATI e di qualsiasi strumento
urbanistico sul territorio;
2- Relativamente all’edificato sia esaminata la situazione esistente e di sviluppo futuro, in
particolare per la residenza, considerando l’incremento di traffico derivante dalle nuove
viabilità (es. Pedemontana ed eventuali opere complementari), ciò sulla base di quanto
detta il DPR n° 142 del 30.03.2004 (Disposizioni per il contenimento e la prevenzione
dell’inquinamento acustico derivante dal traffico veicolare);
3- Sia valutata l’opportunità di un recupero e ripristino del patrimonio ambientale esistente;
4- Sia privilegiato il recupero e utilizzo di zone produttive o edifici dismessi al posto di
urbanizzare nuove aree, mediante anche cambi di destinazione d’uso degli edifici stessi;
5- Si sconsiglia l’individuazione di nuove aree da urbanizzare ed edificare anche con singole
abitazione ove non sussista la presenza di opere fognarie a rete;
6- Relativamente alle zone a completamento residenziale siano escluse le aree adiacenti alle
zone produttive, al fine di evitare problematiche derivanti da emissioni in atmosfera,
polveri, rumori, ecc.;
7- Si cerchi di accorpare, ove possibile, le zone industriali o produttive aggregando edifici e
uniformando le tecnologie costruttive delle infrastrutture;
8- Al livello di nuove edificazioni sia considerata, anche mediante l’inserimento nei
regolamenti edilizi, la fattibilità di applicare sistemi innovativi, come pannelli solari,
fotovoltaici, recupero delle acque meteoriche per usi domestici e irrigui, masselli drenanti
e autopulenti che contribuiscono a diminuire i componenti atmosferici inquinanti, utilizzo
di manti asfaltici drenanti e fonoassorbenti in caso di adiacenza di edifici residenziali ad
arterie stradali con notevole flusso veicolare;
9- Per i nuovi parcheggi, in particolare in zone produttive e/o commerciali si valuti l’utilizzo
di pannelli fotovoltaici, corpi illuminanti che si autoalimentano, pavimentazioni drenanti,
sistemi di irrigazioni che recuperano e utilizzano le acque piovane;
10- Per il posizionamento di nuove antenne di telefonia si prediliga la concentrazione di più
gestori su un unico punto di trasmissione;
11- Si cerchi di conservare le zone agricole e comunque le zone di interesse ambientale
esistenti dall’edificato;
12- Sia effettuata un’indagine ambientale preliminare sullo stato delle cave non più in uso ed
eventualmente oggetto di recupero con azioni di riqualificazione delle stesse.
L’ente, inoltre fornisce ad ogni Comune un CD con gli Indicatori Ambientali come da L.R.
11/04 aggiornati al 07.05.2007.
Commento:
Punto 1: Si ribadisce l’obbligatoria di adozione di piano acustico relativamente a tutti i
comuni interessati dal PATI.
Punto 2: Si concorda facendo propria la correlazione edificabilità esistente e futura con la
posizione di miglior qualità sonora e di inquinamento da polveri sottili.
Punto 3 L’obbiettivo è già ampiamente indicato e ribadito nel Documento Preliminare.
Punto 4: L’obbiettivo è già ampiamente indicato e ribadito nel Documento Preliminare.
Punto 5: L’analisi delle fondamentali opere di urbanizzazione esistente costituisce parametro
di valutazione per l’individuazione di nuove aree edificabili, provvedimento già dichiarato dal
Documento Preliminare.
Punto 6: La scelta progettuale è già contemplata ed indicata nel Documento Preliminare.
Punto 7: Si concorda con il contenuto già condiviso e contemplato nel Documento
Preliminare.
Punto 8: L’utilizzo dell’energia alternativa e della bioarchitettura è già contenuto e
contemplato nel Documento Preliminare.
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Punto 9 : L’utilizzo di energia solare per la produzione energia elettrica da utilizzare per
illuminazione è un argomento legato al punto 8 precedente di cui si ribadisce l’intenzione di
procedere con normative ed indirizzi specifici.
Punto 10 : Si concorda con il posizionamento di nuove antenne di telefonia di più gestori su
un unico punto di trasmissione.
Punto 11: Nel Documento Preliminare e già prevista la salvaguardia delle aree di interesse
ambientale e del paesaggio agrario.
Punto 12: L’argomento dell’escavazione e delle cave costituisce obbligo di indagine e di
conseguente progettualità del PATI come già enunciato nel Documento Preliminare.
3 - ISTITUTO REGIONALE VILLE VENETE del 25.09.2007 prot. N° 4319
L’istituto fornisce l’elenco delle Ville Venete censite nei seguenti Comuni:
Castelcucco:
13- Villa Malfatti – Perusini, Pinarello, Filippin, Andreatta, Saviane.
Crespano del Grappa:
14- Villa Manfrotto, Canal;
15- Villa Canal, detta “La Biblioteca”;
16- Villa Ogniben
Paderno del Grappa:
17- Villa Fietta.
Si precisa, infine, che la salvaguardia e la valorizzazione delle Ville Venete non può
prescindere dal rispetto delle aree limitrofe, storicamente ad esse legate e dalle quali oggi
meglio si può godere la bellezza del bene architettonico.
L’ente chiede che vengano inserite, nello strumento urbanistico da adottare le norme più
adeguate al conseguimento di tali obbiettivi.
Commento:
Si fanno proprie tutte le indicazione fornite dall’Ente compresa quella di estendere la
salvaguardia e la valorizzazione alle aree pertinenziali o circostanti comunque connesse con il
bene architettonico individuato.
4 - ASCOPIAVE S.P.A. del 21.09.2007 prot. N° 9005
La società Ascopiave suggerisce di inserire nel nuovo strumento urbanistico alcune
precisazioni inerenti gli impianti di gas metano:
1- la possibilità di consentire la costruzione, in tutte le zone di impianti con funzioni di
servizio per la comunità: quali cabine gas metano di 1° salto e cabine di distribuzione di
quartiere, oltre agli armadi per il ricovero di apparecchiature di decompressione e misura
del gas metano a servizio degli utenti; in particolare le costruzioni devono essere
realizzate nel rispetto delle vigenti disposizioni legislative e delle norme del Codice
Civile; i fabbricati, intesi come vani tecnologici, osserveranno la distanza dai confini di
proprietà prevista dal piano urbanistico e dalle “Norme di sicurezza antincendio per il
trasporto, la distribuzione, l’accumulo, e l’utilizzazione del gas naturale” (D.M. 24.11.84
s.m.e.i.);
2- le cabine potranno essere inserite anche nelle aree di rispetto stradale ed in aree destinate
ad altri usi pubblici quali: parcheggi, verde pubblico, verde attrezzato, ecc.
Commento:
Si comprende l’importanza dell’osservazione formulata si accolgono i contenuti
rinviando l’approfondimento al quadro conoscitivo ed alle norme tecniche del PATI.
5 - SNAM rete gas del 23.10.2007 prot. N° 2399
La società informa che sui territori comunali di Castelcucco, Crespano del Grappa, Paterno
del Grappa e Possagno non sono presenti condotte di proprietà della società Snam rete gas.
6 - BRENTELLA Consorzio di Bonifica del 01.10.2007 prot. N° 6166
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Il Consorzio Brentella auspica la considerazione nell’elaborazione del piano urbanistico degli
argomenti di suo interesse quali: l’acqua, l’irrigazione e la difesa del suolo e precisamente:
Riguardo all’acqua:
in particolare con riferimento al rapporto sullo stato dell’ambiente, si evidenzia che tra i
fattori critici per lo sviluppo dell’agricoltura nell’area della conoide del Lastego, c’è la
mancanza d’acqua; si sottolinea che nel Documento preliminare tra gli obbiettivi però non
figura il superamento della criticità indicata e di conseguenza mancano indicazioni a riguardo
dei fabbisogni e di come sia possibile soddisfarli (collegamento al Brentella, invasi locali e di
punta) anche al recupero dell’attività di cava per lo scopo.
Se l’acqua è di interesse per Codeste Amministrazioni ed i territori interessati; il PATI
dovrebbe a loro avviso, prenderla in considerazione per la programmazione.
Riguardo alla difesa idraulica:
sempre con riferimento allo stato dell’ambiente, tra le criticità si individuano fenomeni
localizzati di esondazione per lo più collegate allo scarico di fognature meteo esistenti.
Tra gli obbiettivi è bene evidenziare anche l’esigenza di porvi rimedio oltre alla necessità
della compatibilità idraulica per i nuovi insediamenti.
Si ricorda anche in tal caso l’utilità di considerare dove possibile il recupero delle cave come
bacini di laminazione.
Tra i soggetti interessati alla difesa suolo si citano poi Genio Civile e Autorità di Bacino
mentre sono coinvolti il Genio Civile e il Consorzio di Bonifica per la difesa Idraulica, la
Provincia per la difesa idrogeologica (frane).
Ultima considerazione riguarda la previsione del PATI di censire e salvaguardare elementi
significativi del passato come “il sistema storico delle acque derivate e delle opere idrauliche”
(pag. 22), l’architettura industriale storica (pag. 25), salvo poi affermare a pag. 37 che non
esistono corsi d’acqua artificiali invece lo sono sicuramente quelli connessi alle antiche
derivazioni e utilizzazioni.
Commento:
un capitolo di fondamentale importanza è riservato dal PATI all’intero assetto idraulico inteso
sia per le acque superficiali che per quelle profonde. La risorsa dell’acqua è assolutamente
soggetta a salvaguardia, protezione e miglioramento. Si concorda pertanto con l’osservazione
del Consorzio Brentella e si rinviano gli argomenti all’indagine conoscitiva ed alle successive
misure progettuali del PATI.
In relazione al rilievo sollevato di apparente contraddittorietà tra l’esistenza di acque derivate,
opere idrauliche ed inesistenza di corsi d’acqua artificiali si ribadisce che:
- le derivazioni e le opere idrauliche note in questa fase propedeutica costituiscono elementi
accessori a manufatti industriali o artigianali ubicati lungo corsi d’acqua naturali;
- non figurano canali artificiali irrigui rilevanti, costituenti opera infrastrutturale agricola o
intervento consistente di bonifica se non la normale organizzazione di deflusso delle
acque meteoriche.
7 - AUTORITA’ DEL BACINO dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, BrentaBacchiglione del 02.10.2007 prot. N° 2645/B.5.05/4
L’Autorità del Bacino dei fiumi: Isonzio, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione
fa presente che nell’ambito della procedura di approvazione del P.A.I, i Comuni di
Castelcucco, Crespano del Grappa, Paterno del Grappa e Possagno non hanno formulato
osservazioni al Progetto di piano di assetto idrogeologico P.A.I.
Qualora in ambito della redazione del P.A.T.I., venissero rilevate situazioni di pericolosità
idraulica, geologica e da valanga attualmente non rappresentate nel P.A.I. oppure
rappresentate in modo non aderente alle reali condizioni di pericolosità, si rappresenta a
Codeste Amministrazioni Comunali la necessità di attivare la procedura di attivazione la
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procedura di aggiornamento del P.A.I. puntualmente previste al comma 1 dell’art. 6 delle
Norme di Attuazione del P.A.I.
Commento:
Si concorda e sarà certamente avviata l’attivazione della procedura di aggiornamento del
P.A.I. qualora si accertassero condizioni di pericolosità geologico idrauliche non rilevate dal
P.A.I.
8 - MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI SOPRINTENDENZA
PER I BENI ARCHEOLOGICI DEL VENETO del 01.10.2007 prot. N° 11653
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali afferma che nei territori Comunali di
Castelcucco, Crespano del Grappa, Paterno del Grappa e Possagno interessati dal PATI non vi
sono aree archeologiche o monumenti antichi tutelati ai sensi del D.Lgs. 42/2004.
Per quanto attiene ai rinvenimenti archeologici, nel I volume della carta archeologica del
Veneto, edita a Modena nel 1988, alle voci Foglio 37, nn. 42-49, nn. 140-144, di cui si allega
fotocopia (allegato n° 1), sono indicati alcuni siti dei Comuni in oggetto che hanno restituito
alcuni reperti archeologici rinvenuti si in contesti funerari sia abitativi.
Oltre a questi siti a Villa Sartori in Comune di Crespano del Grappa sono stati rinvenuti nel
1997 materiali litici, tra cui vi sono un nucleo, una lama e due grattatoi di età mesolitica o
neolitica.
In Comune di Castelcucco è da segnalare il rinvenimento di materiale fittile in un campo del
signor Favretto, posto sulla destra del Fiume Muson, poco lontano dalla località “Casonetto”,
al limite amministrativo fra i comuni di Castelcucco ed Asolo.
In Comune di Possagno, nel bacino lacustre di Steggio sono stati rinvenuti reperti osteologici
fittili (allegato n°2). Nel medesimo comune sono stati indagati in alcune campagne di scavo,
dirette dal Prof. Guido Rosada dell’Università degli Studi di Padova, il sito di Castelàr di
Rovèr, che ebbe una continuità di frequentazione di tipo abitativo XIII secolo e la chiesetta di
San Giustina (si veda M. Pavan (a cura di), La Valcavasia, Bassano del Grappa 1983, pp.493615).
Commento:
Si fanno proprie tutte le indicazione fornite dall’Ente, la salvaguardia del patrimonio
archeologico è tra obbiettivi fondamentali e strategici del PATI. Le segnalazione dei
rinvenimenti sono utili per attivare procedure di approfondimento sulla valenza archeologica
del sito o quantomeno nel predisporre particolari e specifiche normative di tutela.
9 - CENTRO DI SERVIZI CASA DI RIPOSO “AITA” del 10.10.2007 prot. N° 2404
Con riferimento all’accordo di programma, approvato con D.G.R.V. n° 284 del 29.03.2002
con il quale si prevedeva l’attivazione di n°20 posti di Centro Riabilitativo Diurno
(denominato Cerd) a seguito della riconversione dell’ospedale di Crespano del Grappa al fine
di offrire un ulteriore servizio alla popolazione del territorio circostante.
A tale scopo sono stati analizzati gli standards tecnici previsti dalla normativa vigente per
capire se e quale fabbricati potevano ospitare tale servizio.
Allo stato attuale non è stato possibile individuare alcun stabile all’interno delle proprietà
della Casa di Riposo che possa soddisfare sia gli standards richiesti dalla relativa normativa
sia le esigenze dettate dalle Associazioni delle famiglie richiedenti tale centro.
Si chiede, in occasione della redazione del PATI, interessante i comuni di Castelcucco,
Crespano del Grappa, Paterno del Grappa e Possagno, di individuare un territorio idoneo dove
realizzare tale struttura eventualmente in associazione con la Fondazione Canova e tenendo
conto delle esigenze delle associazioni delle famiglie dei disabili.
Commento:
si ritiene che tale proposta per le implicazione sociali, il necessario radicamento nella
cittadinanza, nonchè per l'importanza e l'utilità del servizio debba essere maggiormente
meditata aprendo sé necessario un tavolo specifico di confronto e di proposta con tutte le
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associazioni operanti consapevoli che comunque la sede più opportuna è e resta la struttura
dell’ex ospedale.
10 - MOROSIN GIUSEPPINA Direttore: CASA DI RIPOSO “AITA”del 06.11.2007
prot. N° 2651
relativamente al sistema insediativo:
chiede di potenziare la rete dei trasporti pubblici al fine di agevolare gli ospiti ed i familiari
nei rapporti con le realtà circostanti, con l’ULS e con i comuni di residenza.
relativamente al sistema produttivo:
come da documentazione allegata, si evince la difficoltà per l’Azienda ULS n° 8 di Asolo e di
conseguenza per la casa di riposo “AITA”(nucleo di RSA in locazione e futura
ristrutturazione dell’ex ospedale di Crespano del Grappa) di ottenere l’allacciamento alle reti
di distribuzione del gas metano a causa dell’insufficiente capacità di trasporto della rete
dell’Ascopiave S.p.a.
si allega:
- risposte Ascopiave alle richieste, di allacciamento alla rete gas metano, del 21.05.2007
e del 05.10.2007;
- risposta Azienda ULS n°8 del 23.08.2007 con numero di protocollo 51608.
Commento:
in merito al primo punto ovvero la richiesta di potenziamento della rete dei trasporti pubblici
si concorda e si ribadisce la necessità di progettare e coordinare i punti di interscambio tra i
vari tipi di trasporti ed i trasporti privati nonché di riorganizzare la rete viaria comunale ed
intercomunale e coordinare le varie forme di trasporto ed i diversi enti gestori
riqualificandone le potenzialità.
Relativamente all’allacciamento alle reti di distribuzione del gas metano la questione è
demandata all’ente gestore della rete ed eventualmente va accolta comprendendola nella
controdeduzione dell’osservazione n° 4 prodotta direttamente dall’Ascopiave ente gestore
della rete.
11 - ATER – TREVISO Azienda territoriale per l’edilizia residenziale della Provincia di
Treviso del 24.10.2006 prot. N° 14902
Si richiamo l’attenzione all’applicazione dell’art. 39 della Legge Regionale n° 11 del 2004
relativamente alla possibilità di sviluppo dell’edilizia residenziale pubblica (ERP).
Si rammenta che la legge urbanistica prevede che nella predisposizione del Piano di Assetto
del Territorio vengano riservate, nelle aree residenziali, delle quote di superficie o di volume
per l’ERP.
Per i comuni con più di 25.000 abitanti la riserva per il ERP è obbligatoria; per i comuni con
popolazione inferiore ai 25.000 la previsione di aree ERP è facoltativa e demandata al piano
degli interventi.
L’Ater della Provincia di Treviso suggerisce, se ritenuto opportuno, per un corretto sviluppo
della politica abitativa di tale settore che i comuni non obbligati diano applicazione dell’art.
39 e che le modalità di tale riserva o cessione stabilite dal Piano di Assetto del Territorio
(PAT) , confermino i canali privilegiati riservati all’azienda, nell’assegnazione delle aree,
dalla vigente normativa sui piani per l’edilizia economica e popolare.
Si auspica infine che nel PAT possano essere introdotta una disposizione che a livello
meramente indicativo, potrebbe avere il seguente contenuto:
“Ai sensi del 2° comma dell’art. 39 della L.R. 11/200, una quota di aree E.R.P. pari al ….%
del totale delle aree residenziale edificabili previste dal Piano degli Interventi, viene riservata
ad enti pubblici istituzionalmente operanti nel settore dell’edilizia residenziale pubblica,
un’ulteriore quota di aree E.R.P., pari a …%, viene altresì, riservata a soggetti operanti nel
settore dell’edilizia residenziale pubblica avente capitale sociale partecipato a maggioranza di
enti pubblici. Tali soggetti beneficiano dell’opzione di assegnazione diretta.
29
Commento:
si concorda proponendo di prevedere nel Piano di Assetto del Territorio Intercomunale,
all’interno delle nuove aree residenziali, delle quote di volume da destinarsi all’Edilizia
Residenziale Pubblica ed ai diversi soggetto attuatori.
12 - AERO CLUB MONTEGRAPPA, AERO CLUB TOP GLIDERS, CONSORZIO
TURISTICO “VIVERE IL GRAPPA”del 24.08.2006
In questa sede vengono fornite delle indicazioni e proposte riferite in particolare all’attività di
voto. Sono illustrate le aree, con spiccata vocazione per le attività legate al volo, presenti
principalmente sul territorio del Comune di Borso del Grappa indipendentemente dall’attuale
o futura destinazione d’uso.
Sono illustrate le varie tipologie delle aree per tipo di decollo ed atterraggio e gli interventi
necessari per migliorare la fruibilità e garantire una migliore sicurezza.
Si sottolinea che la chiave di volta per tutta l’attività sportivo-turistica sia legata alla
salvaguardia di alcune aree particolari, che per la posizione e le condizioni di contorno, sono
insostituibili per una continuazione dell’attività stessa.
Vedi testo e documentazione allegata.
Commento:
l’unica area interessante i comuni del PATI è quella riportata sull’allegato n° 1 parzialmente
ricadente in comune di Crespano del Grappa.
Si prende atto e si propone nella redazione del PATI di riconoscere, come già ribadito dal
piano d’Area del Massicio del Grappa, a questo tipo di sport la possibilità di insediamento
dell’attività tutelandone il sito di decollo.
Infine, sono pervenute altre proposte da parte di soggetti privati, con contenuti ed indicazioni
non configurabili quali contributi al Documento Preliminare ed alla procedura di VAS. Si
tratta nella maggioranza dei casi di richieste o proposte di natura privatistica finalizzate alla
modifica delle previsioni urbanistiche dei vigenti PRG.
NOTE CONCLUSIVE
La sintesi dei diversi contributi pervenuti e delle osservazioni formulate dai diversi attori che
a diverso titolo hanno fornito il loro contributo trovano risposta nell’ambito della puntuale
definizione degli obiettivi e delle azioni proposte dal PATI.
Dopo avere attentamente esaminato la documentazione pervenuta, nonché verificato le
ricadute degli esiti degli incontri di concertazione, non sono emersi contributi sostanziali per
la modifica del Documento Preliminare che risulta confermato negli obiettivi e nelle strategie.
Come previsto dall’Accordo di Pianificazione sottoscritto con Provincia e Regione,
nell’ambito dell’elaborazione del PATI ed in particolare del Quadro conoscitivo, sono stati
effettuati incontri settoriali e collegiali, su temi specifici e sui contenuti progettuali del Piano.
I quattro comuni del PATI, con le rispettive Deliberazioni di Giunta Comunale delle quali la
presente relazione costituisce allegato hanno formalmente concluso la fase di concertazione
sul Documento Preliminare al PATI.
30
Parte seconda – GLI ESITI DELLE ANALISI E I CONTENUTI DEL PATI Diapason
5.
LE SINTESI, LE DEDUZIONI E LE LINEE DI INDIRIZZO PER IL PATI
SULLA BASE DEL QUADRO CONOSCITIVO
L’elaborazione dei dati e delle informazioni è stata costantemente riferita ai 3 sistemi
territoriali individuati nel territorio intercomunale:
A - sistema ambientale - paesaggistico, caratterizzato dalla prevalenza delle risorse naturali
e paesaggistiche che qualificano i seguenti sottosistemi paesaggistici:
- ambito montano del Grappa;
- ambito pedemontano del Grappa;
- ambito collinare, a sua volta suddiviso in sottoambiti omogenei (dell’Asolano e della Val
Cavasia);
- ambito pedecollinare, afferente ai diversi sottosistemi e delle diverse macroaree omogenee;
- ambito agricolo di fondovalle e di pianura.
B - sistema insediativo, caratterizzato dalla struttura insediativa storica, dalle strutture
insediative recenti; queste ultime articolate in tre sottosistemi:
- residenziale di interesse culturale, preesistenze di valore architettonico e paesaggistico,
centri e nuclei storici;
- residenziale integrato, aree di completamento, quartieri residenziali, attività connesse con la
residenza, servizi alla residenza e alla persona;
- misto a dominante produttiva, aree artigianali, industriali e commerciali.
C - sistema infrastrutturale, della mobilità e dei servizi, caratterizzato da:
- sistema delle reti per la viabilità ed il trasporto stradale;
- sistema della mobilità e dei trasporti a scala intercomunale e locale;
- sistema dei servizi sociali, assistenziali, culturali di livello urbano e/o territoriale.
L’elaborazione ha permesso di individuare le “criticità” attuali e/o potenziali presenti nei tre
sistemi e, quindi, di identificare i problemi urbanistico – ambientali del territorio dei quattro
comuni.
La sintesi delle analisi viene ora esposta non tanto o non solo per riassumere i risultati delle
singole analisi di settore, quanto per far emergere, dal confronto e dalla sovrapposizione dei
dati acquisiti, le problematiche da affrontare in forma sistematica.
6.
ANALISI GEOLOGICHE, IDROGEOLOGICHE E IDRAULICHE
Di seguito sono riportate alcune sintesi tratte dalle analisi e dalle relazioni condotte da:
- Dott. geol. Eros Tomio
- Dott. ing. Andrea Mori
31
6.1
ANALISI GEOLOGICHE
L’indagine geologica del territorio dei Comuni di Castelcucco, Possagno, Paderno del Grappa
e Crespano del Grappa, qui sinteticamente riportata, con riferimento alla relativa specifica
tecnica del Quadro Conoscitivo, è finalizzata a supportare la formulazione del PATI.
Il lavoro è stato realizzato avendo particolare cura ad approfondire le problematiche locali del
territorio dei quattro comuni che ne condizionano l’utilizzo dal punto di vista edificatorio ed
urbanistico.
Tra di esse sono da ricordare in modo specifico la classificazione sismica e la tutela delle
zone montane e collinari, particolarmente sensibili dal punto di vista ambientale e
paesaggistico.
CARTA GEOMORFOLOGICA
La carta rappresenta le principali caratteristiche morfologiche e di geodinamica esogena, sia
passata che in atto, del territorio. Sono stati rappresentati in essa anche alcuni aspetti derivanti
dall'attività antropica: le cave, le discariche, le opere di difesa ed altre forme.
Facendo riferimento a quanto già visto al § 4 - Inquadramento del territorio, il territorio può
essere suddiviso, dal punto di vista geomorfologico, in cinque parti, così individuate
procedendo da N a S:
1) a N la porzione meridionale dell’altopiano del M. Grappa;
2) subito a S il versante meridionale del M. Grappa;
3) poi il fondovalle della V. Cavasia (porzione occidentale) e la sella di Fietta;
4) le colline terziarie, monoclinaliche, con assi disposti in direzione SW-NE;
5) le porzioni W e S delle conoidi.
Il tutto si è formato in tempi geologici diversi e grazie all’azione di processi di vario tipo:
sedimentari, tettonici, esogeni di accumulo e di erosione.
Anche attualmente l’area è interessata, dal punto di vista geologico, dalla compresenza di
molti fattori di trasformazione sia endogeni che esogeni, tra questi ultimi è da citare l’azione
dell’uomo, che in tempi recenti ha acquistato particolare importanza.
CARTA GEOLITOLOGICA
"La carta contiene dati sulla natura litologica e sulle caratteristiche fisiche e meccaniche dei
terreni...".
Al fine di conoscere le caratteristiche dei terreni costituenti il sottosuolo del territorio dei
quattro Comuni sono state raccolte varie stratigrafie di scavi e sondaggi, stratigrafie da pozzi,
esiti di prove penetrometriche ecc. Sono state acquisite le varie cartografie realizzate
precedentemente nell’area ed è stato effettuato inoltre un accurato rilevamento geologico di
alcune porzioni del territorio, con l'esame anche di scarpate, scavi ed affioramenti, ove
permanevano dubbi ed incertezze.
La nomenclatura dei termini litologici, nelle stratigrafie di cui si sono acquisite le risultanze, è
stata adeguata (ove possibile) a quella proposta dall'Associazione Geotecnica Italiana, ove
l’operazione poteva indurre incertezze è stata mantenuta quella originaria. Per i commenti
nella relazione, nella cartografia ecc. è stata sempre usata la classificazione dell'A.G.I..
Le stratigrafie, i grafici delle prove, realizzati con le risultanze delle citate prove
penetrometriche ed i dati principali tratti dalla geoelettrica sono riportati in Allegato. Le
ubicazioni sono visibili nella Carta Geolitologica.
Le caratteristiche dei penetrometri utilizzati per la effettuazione di alcune delle prove
penetrometriche dinamiche sono riportate nelle Tabb. A, B e C (v. Allegato).
32
La suddivisione nelle classi riportata nella Carta Geolitologica è stata redatta alla luce delle
grafie regionali aggiornate al dicembre 2008. Le descrizioni sono state ampliate in modo da
rendere più chiare le caratteristiche delle singole classi litologiche.
TETTONICA DELL’AREA
E’ da considerare in termini preliminari che la situazione tettonica e sismica dell’area verrà
meglio approfondita nella relazione che accompagna lo Studio di Compatibilità Sismica per il
P.A.T.I., parallela ed a corredo della presente Relazione Geologica.
Quelle che seguono sono alcune note generali, utili ad una migliore comprensione delle
problematiche geologiche dell’area.
Per descrivere la situazione tettonica del territorio del P.A.T.I. si è fatto riferimento agli esiti
dei rilievi di campagna;
alle varie relazioni geologiche dei singoli P.R.G. comunali;
alla documentazione cartografica a corredo della presente relazione (si vedano in particolare
le Carte Geomorfologica e Geolitologica);
al volume: F. Carraro, P. Grandesso, U. Sauro, “Incontri con il Grappa - I segreti della
geologia”, Ed. Moro & Centro Don Chiavacci, dicembre 1989, da cui è stata tratta la Fig. 7, in
allegato;
alla ulteriore varia documentazione bibliografica acquisita, tra cui principalmente sono da
citare i seguenti atti:
AA.VV. “Evoluzione neotettonica e schema strutturale dell’area compresa nei Fogli 38 Conegliano, 37 - Bassano del Grappa (p.p.) e 39 - Pordenone (p.p.),
C.N.R., Prog. Fin. Geodinamica - Sottoprog. Neotettonica, U.O. 6.2.9, Napoli, 1980;
AA. VV. "Evoluzione neotettonica dell’Italia Nord Orientale", Mem. Sc. Geol., Padova,
1982;
AA. VV. "Modello sismotettonico dell'Italia Nord Orientale", C.N.R., Gruppo Nazionale per
la Difesa dai Terremoti, Rendiconto N° 1, Trieste, 1987.
CARTA IDROGEOLOGICA
Questa carta tematica fornisce informazioni sulle caratteristiche idrogeologiche della zona.
Più in dettaglio:
evidenzia i caratteri idrografici principali;
riporta le aree interessate da fenomeni di esondazione o da ristagno idrico;
evidenzia le aree di emergenza delle sorgenti e di utilizzo di queste e delle acque sotterranee;
contiene dati sulle condizioni idrostatiche e idrodinamiche delle acque sotterranee.
E' da ricordare che, dal punto di vista della costituzione litologica, ed in stretta relazione alla
situazione idrografica, il territorio può essere considerato suddiviso nelle seguenti porzioni
principali:
a N il Massiccio del Grappa formato da rocce carbonatiche (calcari di vario tipo) interessati
da una circolazione sotterranea per fratturazione e carsismo. Il livello di base del sistema
idrico sotterraneo è molto profondo. La rete idrografica superficiale è raramente attiva;
la zona delle conoidi centro-meridionali, in essa il sottosuolo è costituito da materiali
grossolani, in spessore di alcuni metri, e pertanto molto permeabili, poi il substrato è formato
da materiali a debole o nulla permeabilità. L'idrografia naturale è praticamente assente, fatte
salve alcune incisioni torrentizie i cui letti giungono al substrato praticamente impermeabile.
E’ presente una limitata circolazione sotterranea in corrispondenza all’interfaccia substrato
impermeabile-copertura permeabile;
al centro le colline calcaree caratterizzate da un sistema carsico di dimensioni contenute e da
33
importante copertura di terra rossa con permeabilità limitata. La circolazione superficiale è
praticamente assente (in relazione al carsismo diffuso).
Le acque superficiali, dopo brevi percorsi, incontrano veloci vie di penetrazione nel
sottosuolo. Lungo i versanti si riscontrano tracce di idrografia superficiale non (o raramente)
attiva;
presso la porzione di SE (nelle alluvioni prossime al corso del T. Muson, in Comune di
Castelcucco) il sottosuolo è costituito da terreni a bassa o nulla permeabilità. La circolazione
idrica superficiale è importante e ramificata.
Idrologia di superficie - Acque superficiali
E’ da considerare, relativamente alla idrografia, che la morfologia e la grande diffusione di
rocce e terreni superficiali ad elevata permeabilità, determinano la presenza in genere di corsi
d’acqua attivi per brevi periodi nel corso dell’anno. Solamente i tratti di fondovalle di alcuni
corsi maggiori hanno carattere permanente.
In carta si sono cartografati i seguenti aspetti:
corso d'acqua permanente;
corso d'acqua temporaneo;
sorgente; le sorgenti sono distribuite nell’area in modo non regolare.
Acque sotterranee
Come già visto nel § 7.1 l’ambito territoriale di interesse può essere suddiviso in alcune aree
con caratteri idrogeologici diversi, verranno esaminate separatamente nei prossimi §§, dopo
l’elencazione degli aspetti particolari rappresentati.
7.3.2 - I caratteri cartografati
In carta si sono cartografati i seguenti aspetti:
pozzo freatico;
pozzo utilizzato per acquedotto pubblico;
numero di identificazione
profondità della superficie freatica dal piano campagna in metri;
quota del piano campagna in metri s.l.m.
quota della superficie freatica in metri s.l.m.
Permeabilità dei terreni
Il complesso sistema dei terreni e delle rocce che costituisce il sottosuolo dell’area del
P.A.T.I. è stato suddiviso, in prima approssimazione, in classi, con riferimento alla estensione
geografica che compare nella Carta Geolitologica.
Vulnerabilità intrinseca delle acque sotterranee
E’ stata condotta in prima approssimazione una valutazione della situazione della
vulnerabilità delle acque sotterranee nel territorio di interesse.
L'elaborazione del percorso logico e della metodologia operativa che hanno condotto alla
stesura delle presenti valutazioni sono avvenute tenendo in evidenza i seguenti elementi:
- D.G.R. 21.02.1996, n. 615 "Metodica unificata per l'elaborazione della cartografia
relativa all'attitudine dei suoli all'impiego agronomico di liquami zootecnici" - Approvazione
Piano Regionale di Risanamento delle acque. Allegato D. L.R. n. 33/85 e successive
modificazioni;
- la varia pubblicistica esistente in materia, in particolare quanto elaborato dal Programma
Speciale VAZAR (Vulnerabilità degli acquiferi di Zone ad Alto Rischio) nel quadro delle
ricerche del Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche.
34
Carta dei vincoli e della pianificazione territoriale
Per quanto di competenza sono stati riportati in carta i seguenti vincoli:
vincolo sismico; i quattro Comuni nel P.A.T.I. sono stati classificati sismici in Zona 2 dalla
Deliberazione n. 67 del 03.12.2003 del Consiglio Regionale del Veneto, in applicazione del
disposto dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20.03.2003;
precedentemente erano già stati classificati di seconda categoria - con sismicità massima S =
9° M.C.S. - dal D.M. 14.05.1982, “Aggiornamento dell’elenco delle zone sismiche della
Regione Veneto”;
area soggetta a valanghe in riferimento al P.A.I.; nell’ambito del Piano Stralcio per l’Assetto
Idrogeologico del Bacino Idrografico del fiume Brenta-Bacchiglione, elaborato per conto
dell’Autorità di Bacino dei Fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave, Brenta-Bacchiglione, nel 2007
è stata elaborata la cartografia denominata “Perimetrazione e Classificazione delle Aree in
Relazione alla Pericolosità da Valanga”, nel Foglio titolato “Comuni di Borso del Grappa,
Crespano del Grappa, Paderno del Grappa, Possagno, Cavaso del Tomba, Pederobba” sono
state individuate alcune aree all’interno del territorio del P.A.T.I. interessate da P2
“pericolosità moderata” e da P3 “pericolosità elevata”;
cave; nel territorio vi sono alcune porzioni residue di cave attive;
miniere, limite di concessione; nel territorio in esame esiste un’area interessata da attività
mineraria, ricade nei Comuni di Possagno e Paderno del Grappa. E’ una grande concessione
mineraria denominata “Possagno” intestata alla ditta “Industria Cementi Giovanni Rossi Spa”.
E’ in atto da circa 40 anni. La prima concessione fu rilasciata in data 02.09.1957 dal Corpo
delle Miniere di Padova. L’ultima, un rinnovo, è stata emessa dalla Regione Veneto con la
D.G.R.V. n. 2852 del 12.09.2006. La superficie rappresentata in carta è quella corrispondente
a quanto previsto dalla D.G.R.V. citata;
pozzo e sorgente di prelievo ad uso idropotabile e fasce di rispetto; sono stati rappresentati i
pozzi e le sorgenti utilizzati a fini idropotabili e la relativa area di rispetto ai sensi dell’art. 94
del D. Lgs. 152/06.
Carta delle invarianti
Sono stati riportati in carta alcuni aspetti geomorfologici (legati al carsismo di parte del
territorio) da conservare.
Sono i seguenti:
invarianti di natura geologica: grotte e abissi carsici;
invarianti di natura ambientale: sorgenti.
Carta delle Fragilità
E’ molto importante considerare che l’inserimento nelle categorie della “COMPATIBILITA’
GEOLOGICA AI FINI URBANISTICI” descritto nel successivo § e riportato nella Carta
delle fragilità non esime dall'applicazione, per quanto concerne le opere di fondazione, della
normativa vigente relativa alle indagini sui terreni, questo anche in relazione alla sismicità
dell’area.
E' da tener presente che i quattro Comuni sono stati classificati sismici in Zona 2 dalla
Deliberazione n. 67 del 03.12.2003 del Consiglio Regionale del Veneto, in applicazione del
disposto dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20.03.2003;
precedentemente erano già stati classificati di seconda categoria - con sismicità massima S =
9° M.C.S. - dal D.M. 14.05.1982, “Aggiornamento dell’elenco delle zone sismiche della
Regione Veneto”.
La normativa di riferimento è data dai seguenti atti principali:
L. 02.02.1974, n. 64, "Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le
zone sismiche";
35
D.M. 11.03.1988, "Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità
dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione,
l'esecuzione e il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione";
Circ. LL. PP. 24.09.1988, n. 30483 "Norme tecniche per terreni e fondazioni - Istruzioni
applicative”;
Circ. Reg. 05.04.2000, n. 9, “Indirizzi in materia di prescrizioni tecniche da osservare per la
realizzazione di opere pubbliche e private. Obblighi derivanti dalla L. 02.02.1974, n. 64 e dal
D.M. 11.03.1988”;
Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20.03.2003, n. 3274 “Primi elementi
in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di
normative tecniche per la costruzione in zona sismica”;
Deliberazione n. 67 del 03.12.2003 del Consiglio Regionale del Veneto “Decreto legislativo
n. 112/1998 articolo 94, Legge 2 febbraio 1974, n. 64 e Ordinanza del Presidente del
Consiglio dei Ministri 20.03.2003, n. 3274 come modificata dall’Ordinanza del Presidente del
Consiglio dei Ministri 02.10.2003, n. 3316. Nuova classificazione sismica del territorio
regionale: Direttive”;
Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 03.05.2005 n. 3431 “Ulteriori
modifiche ed integrazioni all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del
20 marzo 2003, recante «Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione
sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica»”;
D.M. 14.09.2005, "Norme tecniche per le costruzioni”; Ordinanza del Presidente del
Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28.04.2006 “Criteri generali per l'individuazione delle zone
sismiche e per la formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone”;
Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28.04.2006 “Criteri generali
per l'individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l'aggiornamento degli elenchi
delle medesime zone”;
Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 14.01.2008, “Approvazione delle
nuove norme tecniche per le costruzioni”;
D.G.R.V. n. 3308 del 04.11.2008, “Applicazione delle nuove norme tecniche sulle costruzioni
in zona sismica. Indicazioni per la redazione e verifica della pianificazione urbanistica. (L.R.
11 del 23 aprile 2004 - Norme per il governo del territorio)”.
La suddivisione in aree realizzata, e le varie parti di analisi allegate, devono essere
considerate a supporto, nella programmazione delle indagini e nella definizione degli
interventi, della stessa normativa esposta.
Si ricorda altresì che nei quattro Comuni, essendo classificati sismici, “l’elaborato progettuale
deve recepire ed essere coerente con la caratterizzazione geologica e geotecnica dei terreni”
(cfr. Circ. Reg. Veneto 05.04.2000, n. 9, capo 13, punto 2).
Pertanto le Relazioni Geologica e Geotecnica dovranno accompagnare gli elaborati
progettuali in tutto l’iter procedurale teso al conseguimento del permesso a costruire (cfr. il
capo 14 della citata circolare).
COMPATIBILITA’ GEOLOGICA AI FINI URBANISTICI
La compatibilità geologica dei terreni ai fini urbanistici, anche definita un tempo “delle
penalità ai fini edificatori”, è fondata su indici relativi di qualità dei terreni riferiti alle
caratteristiche geotecniche nei confronti delle opere di fondazione, alla compressibilità dei
terreni, alla sicurezza di arginature o di altre opere idrauliche ed al relativo rischio idraulico,
alla stabilità delle scarpate, alla capacità di drenaggio locale, alla profondità della superficie
di falda, alla sismicità e ad altre caratteristiche geologiche minori.
Il territorio in esame è stato suddiviso nelle due seguenti categorie previste dalla normativa
36
vigente relativamente alla edificabilità, non è stata utilizzata la categoria “area idonea” poiché
non si sono riscontrate aree completamente esenti da possibili condizionamenti o che non
necessitano di valutazioni e approfondimenti specifici.
Sono le seguenti:
1) AREE IDONEE A CONDIZIONE: sono state inserite in questa categoria varie aree in cui
l’utilizzo urbanistico è possibile in modo condizionato. Per poter edificare si ritengono
necessari specifici approfondimenti conoscitivi locali, che consentano: a) un adeguato
dimensionamento delle opere di fondazione; b) la tutela idraulica od altro; c) specifici
interventi correttivi della situazione locale; d) specifiche valutazioni relativamente alla
risposta sismica locale. In tutte le aree inserite in questa categoria è necessario che venga
valutata l’amplificazione sismica locale legata a fattori diversi. L’insieme degli elementi
areali, lineari e puntuali che possono determinare amplificazioni sismiche locali sono
rappresentati nella Carta della Pericolosità Sismica Locale (v. Studio di Compatibilità
Sismica). Tali elementi sono stati ripresi dai vari elaborati cartografici di analisi geologica.
Tali elementi inoltre dovranno essere oggetto di approfondimento nell’ambito della redazione
del Piano degli interventi.
Nei punti che seguono per ciascuna zona verranno indicate: le motivazioni che hanno
comportato l’inserimento e le possibili soluzioni od interventi correttivi od approfondimenti
necessari a raggiungere “l’idoneità”:
aree con inclinazione del terreno da 15° a 30°: in considerazione dell’inclinazione del terreno
la edificabilità in queste aree è opportuno avvenga dopo aver accuratamente valutato
nell’ambito della progettazione le problematiche di stabilità del terreno, aver definito in modo
appropriato i movimenti di terra e le eventuali opere di sostegno ed aver tenuto conto della
amplificazione sismica locale;
terreni compressibili e con difficoltà di drenaggio: appartengono a questa categoria alcune
situazioni di fondovalle nei Comuni di Castelcucco e Possagno ove si sono localmente
riscontrate limitata profondità di falda, possibile presenza di terreni compressibili, molto
limitata inclinazione del terreno. Qui le caratteristiche meccaniche si riducono nei primi metri
ed appaiono localmente mediocri e variabili, in relazione anche alla presenza di locali livelli
compressibili.
Si possono determinare, per vari motivi, locali situazioni di saturazione superficiale. Il
drenaggio è difficoltoso. E' opportuno che l'incremento sismico locale sia sempre valutato
puntualmente all’interno della relazione geologica.
Per il fondovalle del T. Muson, in Comune di Castelcucco, deve essere anche approfondita la
problematica della possibile liquefazione dei terreni sabbiosi, ove presenti. Le Relazioni
Geologica e Geotecnica dovranno essere opportunamente ed adeguatamente approfondite;
aree esondabili e soggette a ristagno idrico: in queste aree si riscontra un limitato rischio
idraulico. L’eventuale utilizzo urbanistico ed edificatorio dovrà avvenire a seguito di
opportune verifiche di fattibilità idraulica;
zone di risorgiva: in queste aree si riscontra, oltre che un limitato rischio idraulico, anche la
presenza periodica di fenomeni di risorgenza delle acque.
L’eventuale utilizzo urbanistico ed edificatorio dovrà avvenire a seguito di opportune
verifiche di fattibilità idraulica.
2) AREE NON IDONEE: sono state inserite in questa categoria varie aree in cui
l’edificazione non è consentita a causa della elevata penalizzazione locale, sono le seguenti:
aree con inclinazione superiore a 30°;
aree di valanga con pericolosità P2 estratte dal P.A.I. del fiume Piave;
aree di valanga con pericolosità P3 estratte dal P.A.I. del fiume Piave;
doline;
aree soggette a fenomeni franosi di vario tipo;
37
aree di ex discarica (di rifiuti non inerti);
aree “suscettibili di instabilità” nella cartografia delle zone omogenee in prospettiva sismica,
salvo il fondovalle del T. Muson inserito tra le aree idonee a condizione.
AREE SOGGETTE A DISSESTO IDROGEOLOGICO
In questa categoria, come specificato dalle istruzioni regionali, sono state collocate alcune
aree, comprese nelle precedenti, in cui si sono circoscritte, con apposito contorno, situazioni
tali da condizionare l’utilizzazione urbanistica.
Esse sono le seguenti:
area di frana;
area soggetta a esondazione o a ristagno idrico;
area soggetta a valanghe;
area di risorgiva.
ZONE OMOGENEE IN PROSPETTIVA SISMICA
In questa categoria, come specificato dalle istruzioni regionali, sono state collocate le zone
omogenee in prospettiva sismica.
Per un approfondimento si rimanda allo studio di compatibilità sismica.
6.2
ANALISI IDROGEOLOGICHE E IDRAULICHE
Il territorio dei Comuni del PATI Diapason, è solcato da tre corsi d’acqua di una certa
rilevanza: il torrente Curogna affluente del Piave, il torrente Muson e il torrente Lastego che
fanno capo al sistema idrografico Brenta-Bacchiglione. Per una piccola area del territorio
montano dei Comuni di Possagno e Paderno si ricade all’interno del bacino del torrente
Tegorzo.
Crespano del Grappa ricade interamente nel bacino del Brenta ed è solcato da numerosi rii e
affluenti del sistema Giaron-Brenton-Pighenzio e dal torrente Lastego, tutti gli affluenti
confluiscono nel torrente Muson a monte di Spineda frazione di Riese Pio X. Tra i numerosi
rii secondari che interessano il territorio di Crespano tra cui il rio Mardion che scorre ad est il
centro abitato di Crespano prima di entrare nel Lastego.
In Comune di Castelcucco ha origine e vi ricade per la quasi totalità il ramo del torrente
Muson denominato di “Castelcucco” che confluisce nel Muson “Vecchio” all’altezza del
Casonetto in Comune di Asolo. Un corso d’acqua di interesse secondario che interessa il
comune è lo Schener.
Possagno è interessato per la quasi totalità dal bacino del torrente Curogna e dell’affluente
Ponticello mentre una parte montana ricade nel bacino del Tegorzo.
Analogamente per Possagno, anche la parte più a nord del Comune di Paderno del Grappa
ricade all’interno del bacino del Tegorzo. La parte nord occidentale è interessata dalle
sorgenti che danno origine al torrente Lastego che scende verso valle a confine con Crespano
del Grappa. Nella parte meridionale vi è una suddivisione poco marcata tra i due bacini del
Muson di Castelcucco e quello del Lastego stesso. La parte centrale di territorio, a confine
con il Comune di Possagno fa capo, invece, al torrente Curogna e di conseguenza al sistema
idrografico del Piave.
Il consorzio di Bonifica Pedemontano Brentella di Pederobba è un Ente di diritto pubblico ai
sensi dell’art. 59 del R.D. 215/1933 e dell’art. 2 della L.R. 03/1976. E’ istituito come
comprensorio di bonifica n. 16 dal provvedimento consiliare n. 488 del 1977 (integrato con
38
P.C.R. n. 1046 del 1990) e costituito con deliberazione della Giunta Regionale del Veneto n.
1228 del 07/03/1978.
Ha il compito di mantenere il territorio in cui opera in buono stato garantendo: la disponibilità
di risorsa idrica per l’irrigazione, la difesa dalle alluvioni ed il regolare deflusso delle acque.
L’area operativa del Consorzio interessa una superficie di 64.699 ettari e comprende in parte
o totalmente i seguenti comuni: Altivole, Asolo, Borso del Grappa, Caerano di San Marco,
Castelcucco, Castelfranco Veneto, Castello di Godego, Cavaso del Tomba, Cornuda,
Crespano del Grappa, Crocetta del Montello, Farra di Soligo, Fonte, Giavera del Montello,
Loria, Maser, Monfumo, Montebelluna, Moriago della Battaglia, Nervesa della Battaglia,
Paderno del Grappa, Pederobba, Pieve di Soligo, Possagno, Resana, Riese Pio X, San Zenone
degli Ezzelini, Sernaglia della Battaglia, Susegana, Trevignano, Valdobbiadene, Vedelago,
Vidor e Volpago del Montello.
La rete idrica consiste in 3.296 chilometri di canali, tubazioni irrigue e in 758 chilometri di
canali di bonifica idraulica (scolo delle acque).
La superficie irrigua totale è di 32.000 ettari di cui 19.500 irrigati con il metodo ad
aspersione, 1.500 con canalette prefabbricate e 11.000 irrigati con canali in terra.
Tutta la rete naturale, artificiale o mista che nel comprensorio svolge la funzione di scolo
delle acque viene intesa come opere di bonifica. Vanno solamente esclusi i quei corsi d’acqua
che, con DGR n. 3260 del 15/11/2002, la Regione Veneto ha riservato alla propria esclusiva
competenza sia per la manutenzione che per la polizia idraulica.
Per quanto riguarda la competenza idraulica nei territori del PATI, rientrano nelle competenze
del Consorzio tutti i corsi d’acqua eccetto il torrente Muson e il torrente Lastego.
Il rapporto delle previsioni urbanistiche del PATI Diapason in relazione ai compiti del
Consorzio di bonifica sono sostanzialmente la collaborazione per uno sviluppo che non
pregiudichi la sicurezza idraulica locale e di bacino, oltre a soddisfare eventuali fabbisogni di
acqua irrigua.
Per quanto riguarda le trasformazioni urbanistiche è necessario prevedere opportuni interventi
compensativi sia per le nuove edificazioni che per l’esistente ove possibile favorendo
l'infiltrazione delle acque meteoriche nel sottosuolo dove le condizioni geologiche lo
consentano.
Per quanto riguarda i fabbisogni d’acqua irrigua, il Consorzio di Bonifica ha redatto, già nel
1990, un progetto generale per l’irrigazione della Pedemontana che comprendeva anche i
Comuni del PATI Diapason e prevedeva la posa di una condotta proveniente dal Comune di
Pederobba. La possibilità di realizzare l’opera è vincolata al reperimento di importanti risorse
finanziarie. Quindi, a fronte di indirizzi che prevedono una scarsa possibilità di derivazione,
devono essere sfrutttate le fonti locali immagazzinando l’acqua in aree come ex cave o in
appositi bacini di invaso da individuare.
Servizi idrici
Il Servizio Idrico Integrato è l’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e
distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue.
L’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale è la struttura dotata di personalità giuridica con
partecipazione degli Enti locali alla quale è trasferito l’esercizio delle competenze sulla
gestione delle risorse idrica e demandata l’organizzazione, l’affidamento ed il controllo del
Servizio Idrico Integrato.
La rete di distribuzione di acqua potabile a servizio dei Comuni del PATI è compresa nel
territorio dell’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale denominata Veneto Orientale assieme
ad altri 103 Comuni delle Province di Treviso, Venezia, Belluno, e Vicenza .
39
In occasione della ricognizione effettuata nel 2003 per conto dell’A.A.T.O. “VENETO
ORIENTALE” eseguita dall’allora Consorzio Schievenin Alto Trevigiano, sono state raccolte
informazioni relative alla rete fognaria e alla rete di distribuzione di acque potabili.
Acquedotto
In comune di Castelcucco la rete, nelle sue varie componenti: adduzione, distribuzione, ecc., è
gestita dallo Schievenin Gestione srl con sede a Montebelluna, mentre negli altri Comuni la
gestione della distribuzione è autonoma. L’adduzione idropotabile è comunque interconnessa
con la rete gestita dalla società Schievenin Alto Trevigiano srl.
Infatti, nel territorio montano, principalmente in Comune di Crespano e Paderno del Grappa,
sono presenti sorgenti di acqua potabile. Tali sorgenti di approvvigionamento idropotabile
fanno capo ad una rete di adduzione completata con un sistema di serbatoi per lo stoccaggio
della riserva idrica.
Per poter continuare a garantire, ed anzi incrementare secondo le future esigenze le dotazioni
irrigue dei territori, nonché per poter risolvere, almeno in parte le problematiche di alcune
zone della Pedemontana, sono previsti potenziamenti delle opere di adduzione ed accumulo.
In generale, per i Comuni del PATI Diapason, non si rilevano invece particolari
problematiche per la rete di distribuzione di acqua potabile.
Impianti di depurazione
Sono presenti impianti di depurazione della rete fognaria nei comuni di Crespano del Grappa
e Possagno, ma sono dislocate anche vasche imhoff a valle di frazioni minori.
L’impianto di depurazione di Crespano del Grappa è dotato di una vasca di prima pioggia in
cui confluiscono grosse portate di acque meteoriche, la vasca presenta dei problemi legati alle
elevate portate ed alla mancanza di una adeguata grigliatura. Si segnalano: la mancanza di una
fase di denitrificazione, elevate produzioni di fanghi di supero per mancanza di una fase di
digestione aerobica dei fanghi e la necessita di eseguire un adeguamento alla tabella D.Lgs.
152/99. L’impianto è dotato di un impianto ad ossigeno liquido per la vasca di ossidazione e
di un impianto ad ozono per la disinfezione finale in prova.
L’impianto comunale di Possagno è costituito da una vasca imhoff da 1.000 a.e.. Esiste un
progetto intercomunale tra i comuni di Possagno, Cavaso del Tomba e Pederobba che prevede
lo smantellamento dell’impianto ed il collettamento dei reflui al depuratore di Pederobba.
Quasi tutti i comuni del PATI Diapason hanno in programma interventi di potenziamento e
adeguamento degli impianti. L’intervento che interessa il depuratore di Crespano del Grappa
è finalizzato all’adeguamento dell’impianto in attesa che vengano attivate e realizzate le opere
di collettamento delle acque reflue al depuratore di Castelfranco Veneto.
Le reti di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche
Non sono disponibili informazioni di dettaglio sulla rete di smaltimento delle acque
meteoriche. Tale rete non è stata oggetto di un attento progetto generale o di uno studio
pianificatorio, non risulta censita e quasi certamente presenta caratteristiche disomogenee.
Generalmente tutti gli interventi costruttivi finora realizzati, non hanno richiesto particolari
studi idraulici in quanto le fognature realizzate avevano e hanno lo scopo di collettare con il
percorso più breve possibile le acque al corpo idrico recettore (torrente, rio, scolo ecc.).
Questo fatto, unitamente alla diminuito interesse per la manutenzione del territorio, ha fatto si
che negli ultimi anni si accentuassero locali fenomeni erosivi e di dissesto idrogeologico nei
versati interessati dallo scarico delle acque meteoriche.
40
Rischio e pericolosità idraulica
Per rischio idraulico si intende la combinazione fra pericolosità e vulnerabilità, ossia
l’eventualità che si verifichi un evento sfavorevole (esondazione, allagamento, ecc.) e che
questo determini un danno grave al territorio colpito.
Tale concetto è strettamente legato a quello della percezione, ovvero ci deve essere un
soggetto (persona singola o comunità) che percepisca un dato effetto come negativo per
poterlo definire dannoso. Il danno provocato da esondazioni o allagamenti è dunque
sensibilmente maggiore in zone urbanizzate che in zone agricole.
Il fenomeno delle inondazioni al giorno d’oggi si verifica anche in occasione di eventi
meteorici di non particolare gravità ed è attribuibile principalmente allo stato di degrado in
cui versa la rete idraulica minore, oltre che alla massiccia urbanizzazione del territorio, che ha
ridotto gli invasi naturali e i tempi di corrivazione delle reti di drenaggio.
Per procedere ad una corretta analisi del rischio idraulico occorre raccogliere tutte le
indicazioni sulle criticità idrauliche, integrarle con le segnalazioni del Consorzio e con
sopralluoghi nel territorio.
Nelle aree così individuate, la Valutazione di Compatibilità Idraulica, allegata al PATI, indica
le misure compensative secondo le modalità previste dalla D.G.R. n. 1841 del 19.06.2007, di
attuare specifici interventi già individuati e di approfondire le problematiche idrauliche
dell’area in esame, dando indirizzie e prescrizioni per il corretto sviluppo del territorio e per
le future espansioni urbanistiche.
L’Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione
nella delibera n. 1 del 3 marzo 2004 in conformità con quanto prescritto dalla legge 3 agosto
1998, n. 267, e le sue successive modifiche ed integrazioni, ha adottato il "Progetto di Piano
stralcio per l’assetto idrogeologico dei bacini dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave, BrentaBacchiglione”.
Tale documento non evidenzia particolari problematiche idrauliche per i territori del PATI.
L'analisi delle criticità riassunta nella relazione generale, infatti, non segnala per i corsi
d’acqua in esame problematiche di sorta.
Le condizioni di rischio idraulico per il torrente Muson rappresentate riguardano la fascia
pedemonatana da San Zenone degli Ezzelini fino a Maser, ma non i territori del PATI, inoltre,
sia il Muson che i suoi principali affluenti scorrono lungo valli molto al di sotto dei piani di
imposta dei fabbricati.
A quanto risulta, per il territorio dei Comuni del PATI diapason non è stata adottata alcuna
cartografia di perimetrazione della pericolosità idraulica.
In tal caso le norme di attuazione del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) prevedono che, in
assenza di specifici progetti, valutazioni o studi approvati dai competenti organi statali o
regionali, ovvero in assenza di specifiche previsioni contenute nel Piano Regolatore vigente,
debbano essere considerate pericolose le aree che sono state soggette ad allagamento nel
corso degli ultimi cento anni.
Come previsto dall’articolo 17 delle norme di attuazione relative al P.A.I., “nelle more
dell’emanazione del piano stralcio delle fasce di pertinenza fluviali, i territori compresi
all’interno degli argini, di qualsiasi categoria, o delle sponde dei corpi idrici costituenti la
rete idrografica dei bacini idrografici del Brenta-Bacchiglione, Piave, Tagliamento, Isonzo,
sono classificati nel grado di pericolosità idraulica P4 e pertanto per gli stessi valgono le
corrispondenti norme previste nel presente Piano. Fanno eccezione a quanto sopra
richiamato, peraltro, i territori compromessi da edificazioni esistenti alla data di adozione
del progetto di Piano.”
Tale articolo, assieme agli articoli 4, 5, 6, 7, 8, 9, 12, 13, 14, 15 e 16, costituisce misura di
salvaguardia ex art. 17 della legge 18 maggio 1989, n. 183 e successive modifiche (Delibera
41
N. 2 del 3 marzo 2004 Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave,
Brenta-Bacchiglione).
Criticità idraulica del territorio
Il torrente Muson
Lungo il Muson dei Sassi non si sono riscontrate in occasione delle maggiori piene
esondazioni espressamente dovute a tracimazioni degli argini.
Gli allagamenti del fiume hanno interessato territori di valle.
Si esclude anche la possibilità di un rigurgito dovuto ad alti livelli nel fiume Brenta neppure
per le maggiori piene che possono interessare il bacino. E’ tuttavia da rilevare che le
condizioni di pericolosità idraulica del medio e basso corso del fiume sono attenuate dalla
insufficienza della rete secondaria e dalle diversioni verso il bacino della laguna veneta.
L’insufficienza strutturale della rete secondaria impedisce che venga convogliata verso il
Muson dei Sassi tutta la portata generata dai vari sottobacini.
In particolare, nella relazione tecnica dell’Autorità di Bacino, si mette in risalto la limitata
capacità di portata della rete idrografica superficiale delle zone di alta pianura e pedecollinare,
che non sembra essere in grado di addurre al Muson o ai suoi affluenti le acque meteoriche
intercettate, causando esondazioni che interessano anche vaste aree urbanizzate.
Sovente la rete idrografica naturale è stata tombinata principalmente per dare spazio allo
sviluppo urbanistico del territorio. Questi ostacoli al deflusso generano diffuse ed
incontrollate esondazioni su una vasta fascia di territorio tra Mussolente e Maser (piena 1998)
limitano gli apporti al Muson che per l’asta principale non vede normalmente superata la sua
capacità di portata.
La Regione del Veneto di concerto con il Consorzio di Bonifica Brentella di Pederobba ha in
programma una serie di interventi, in parte già attuati, per sanare le situazioni di rischio nel
bacino del Muson. Tali interventi sono principalmente rivolti alla realizzazione di vasche di
laminazione per preservare i territori di valle da alluvioni.
Alcuni interventi sono stati eseguiti dal Consorzio di Bonifica anche nel tratto ora di
competenza della Regione del Veneto. Tali interventi: difesa di sponda e ripristino di argini,
venivano eseguiti nei tratti in cui le erosioni stavano compromettendo le opere irrigue e di
bonifica attraversanti o parallele all'alveo e in esso confluenti.
Il Consorzio di Bonifica segnala ancora la necessità di intervenire nel bacino collinare del
Muson con opere di consolidamento di versanti e difese di sponda negli alvei, ma non segnala
problemi di insufficienza idraulica.
Il torrente Lastego
Anche per il torrente Lastego, come per il Muson, non si può parlare di una vera e propria
insufficienza idraulica, ma di continua necessità di manutenzione per garantire, nella zona
pedemontana-collinare, la stabilità delle sponde e delle scarpate e nella zona di pianura la
quota di fondo dell’alveo onde consentire lo sgrondo dei canali in esso scolanti.
Le sponde risultano molto spesso in condizioni instabili, precarie per la matrice ghiaiosa dei
sedimenti da cui sono costituite (ghiaioni) e per la loro forte pendenza che in taluni punti può
essere superiore al 50%.
La carente manutenzione con conseguente innalzamento del fondo e del livello di piena,
causa difficoltà al deflusso degli affluenti minori con conseguenti allagamenti delle zone da
essi servite.
42
Bacino del Piave – torrente Curogna e Ponticello
Il regime del corso d'acqua è torrentizio con trasporto solido. La competenza gestionale del
corso principale è del Genio Civile, che negli ultimi anni ha eseguito alcuni interventi di
sistemazione tra cui difese di sponda e riprese arginali, in coordinamento con Consorzio e
Comuni interessati.
Sono evidenziate alcune locali insufficienze per la capacità di portata dell'alveo; inoltre, date
le caratteristiche geologiche dei terreni su cui il torrente scorre, l'alveo è fortemente instabile.
Nelle zone esondabili non sono comunque presenti importanti insediamenti.
La parte di bacino in destra idrografica del torrente Curogna, costituita dalla fascia collinare
tra Pederobba, Cavaso e Possagno è argillosa e sede di imponenti attività estrattive.
La maggior parte degli abitati si trova alle pendici dei rilievi e si sono sviluppati verso sud
sulle varie conoidi, spesso a danno dei corsi d’acqua, quasi tutti bisognosi di interventi di
manutenzione e stabilizzazione. In particolare, il torrente il Ponticello.
Il torrente Curogna è stato oggetto di studio idraulico già in occasione del PGBTTR, ma i
nuovi orientamenti per la difesa del suolo indirizzano verso soluzioni diverse dal
risezionamento dell’alveo, per esempio la localizzazione di aree di espansione. In particolare
si segnalano zone di ristagno idrico a seguito di eventi meteorici prolungati al piede
dell’abitato di Possagno per difficoltà di scolo delle acque meteoriche.
Criticità rilevate nella rete di smaltimento delle acque meteoriche
Il territorio montano è segnato da una rete di rii che confluiscono direttamente o
indirettamente ai corsi d’acqua ricettori.
Lo scorrimento superficiale influisce in taluni casi sulla stabilità dei versanti. Laddove si
concentrano i deflussi superficiali (in caso di rapide ed intense precipitazioni) è probabile che
si possano sviluppare piccoli eventi franosi che interessano i versanti. Tali fenomeni sono più
evidenti nel bacino idrografico del Lastego.
La rete idrografica naturale che scende dalle pendici del Grappa, ma anche da tutto il
territorio collinare, è stata tombinata in corrispondenza dell’attraversamento dei centri abitati
per dare spazio allo sviluppo urbanistico del territorio. Questi locali restringimenti provocano
allagamenti che possono interessare le infrastrutture viarie e creare locali disagi alla
popolazione.
Dal confronto con i tecnici che operano direttamente sul territorio è comunque emerso che i
problemi che si riscontrano sono generalmente associati ad erosioni localizzate in
corrispondenza di scarichi. Non si evidenziano particolari problematiche di carattere
puramente idraulico, legate alla difficoltà di smaltimento delle acque meteoriche. Vi è
peraltro da tenere in considerazione la perdita di efficienza della rete minore di scolo delle
acque a causa del progressivo abbandono che caratterizza in generale tutto il territorio
montano.
Valutazione di compatibilità idraulica
Nell’ambito del PATI, quale “piano strutturale”, la verifica della compatibilità idraulica non è
stata affrontata dal punto di vista “matematico” per determinare l’entità delle misure
compensative da prevedere, ma bensì come strumento guida di supporto alle scelte insediative
e di trasformabilità del territorio; il tutto nello spirito delle delibere regionali in materia ed in
quello della stessa L.R. 11/2003.
In tal modo, come richiesto dalle norme specifiche, è possibile subordinare, ove necessario,
l’attuazione di talune previsioni alla realizzazione di infrastrutture, opere o servizi per il
deflusso delle acque meteoriche. Inoltre è possibile perseguire l’obiettivo di pervenire
preferibilmente alla realizzazione di volumi complessivi al servizio di interi comparti,
collocati comunque idraulicamente a monte del recapito finale, nonché di individuare e
43
vincolare a livello di PATI le aree cui lo studio di compatibilità attribuisce le funzioni
compensative o mitigative, anche se esse non sono strettamente contigue alle aree oggetto di
trasformazione urbanistica.
Secondo il Piano di Assetto Idrogeologico, l’intero territorio del PATI Diapason non è
classificato “a rischio idraulico”, esistono comunque delle aree che possono essere interessate
da problematiche di natura idraulica. Tali aree possono essere soggette a disagi in caso di
eventi meteorici intensi e sono state individuate da indicazioni fornite dagli uffici tecnici
degli Enti competenti e da analisi dell’assetto idraulico e urbanistico esistente. Si vuole
sottolineare che tale stato può essere indotto da caratteristiche morfologiche, ma anche da uno
sviluppo urbanistico disordinato e poco coerente con la realtà territoriale in cui è insediate.
Le aree che possono presentare sofferenza idraulica, sono state definite a “rischio idraulico o
a possibile ristagno idrico”. Negli ambiti indicati, le tracimazioni si potrebbero limitare a
lame d’acqua più o meno persistenti in rapporto alla durata dell’evento meteorico, con
ripercussioni sulla circolazione stradale e qualche disagio per le abitazioni. L’idoneità
edificatoria in tali aree si ritiene sia vincolata all’approfondimento di alcuni aspetti specifici.
A tal proposito si vedano le Norme Tecniche di Attuazione allegate al PATI.
6.3
ALTRE COMPONENTI AMBIENTALI
Come abbiamo avuto modo di sottolineare fin dalla adozione del D.P. al PATI, i comuni
hanno posto alla base della loro azione, l’obiettivo della riduzione dei fenomeni di
inquinamento, presenti e potenziali sul territorio. Sia nell’ambito delle disposizioni contenute
negli strumenti di pianificazione generale vigenti, sia nell’ambito del Piano d’Area del
Grappa ed anche del Patto Territoriale “Diapason”, sono richiamate norme e indicazioni che
tendono a favorire la riduzione degli inquinamenti presenti e potenziali sul territorio.
ACQUA, ARIA E SUOLO
Con riferimento al Q.C. del PAT, dove sono presenti le informazioni specifiche sulla qualità
dell’aria, dell’acqua e del suolo, ottenute dagli enti competenti in materia ed in particolare
dall’ARPAV, in questa sede vogliamo solamente rivolgere un richiamo alle azioni che il
PATI propone di adottare per rispondere alla criticità presenti nel territorio e che possono
incidere positivamente anche nei riguardi del miglioramento della qualità delle diverse
componenti, biotiche, abiotiche e merobiotiche dell’ecosistema.
Si richiamano in particolare tutte le disposizioni di legge afferenti la tutela e il miglioramento
della qualità dell’aria e dell’acqua, nonché la sempre più attenta azione di difesa dei suoli da
fenomeni di inquinamentio, sia diretti che indiretti, la necessaria attenzione per evitare e/o
limitare consumi non necessari o non sostenibili di queste risorse.
Per l’aria il PATI, attraverso le azioni rivolte al riordino e al potenziamento della rete
infrastrutturale, nonché allo spostamento dei mezzi di trasporto pesante dai centri e
all’incremento della cosiddetta “mobilità sostenibile in generale”, oltre alle azioni di
razionalizzazione delle aree produttive e dei nuovi quartieri urbani, dovrebbe tradursi in un
graduale miglioramento della qualità, con la riduzione degli inquinanti attualmente presenti
(Ozono, Benzene, Amianto, Polveri atmosferiche, ecc.), che sono ancora presenti anche nei
centri dei quattro comuni.
Per l’acqua, a parte tutte le considerazioni già riportate in precedenza e riferite ai corpi idrici
superficiali e non, limitandoci a considerare le azioni previste nei riguardi della rete
acquedottistica, possiamo, da un lato focalizzare l’attenzione sull’aspetto della razionale
utilizzazione della risorsa ai fini dell’alimentazione umana (garanzia del servizo, per quantità
44
e qualità, riduzione delle perdite attualmente presenti nella rete acquedottistica, ecc.),
dall’altro promuovere e incentivare le molteplici azioni di recupero e di riuso della risorsa, sia
in ambiente urbano sia in ambiente produttivo industriale e artigianale, sia in campo agricolo.
Anche per la risorsa suolo, riconosciuta la sua limitatezza e la sua vulnerabilità, tutte le azioni
che richiedono l’utilizzo di nuovi spazi, a scapito del territorio agricolo, devono essere
improntate ad un uso oculato ed attento della risorsa, ossia alla sostenibilità.
In questo senso il PATI, in coerenza con l’obiettivo del risparmio di suolo agricolo, prevede
di avviare, laddove possibile, azioni di riconversione e di recupero del patrimonio edilizio
esistente, ovvero l’utilizzo di parti di territorio già destinate ad usi extra agricoli o di ambiti in
cui insistono attività incompatibili e/o improprie.
Ma il suolo è soprattutto un elemento essenziale degli ecosistemi, una sua qualsiasi
alterazione può ripercuotersi non solo sulla sua capacità produttiva, ma anche sulla qualità
dell’acqua che beviamo e dei prodotti agricoli di cui ci nutriamo. Il suolo ha anche una
importante funzione naturalistica quale habitat di una grandissima varietà di specie animali e
vegetali e perché in esso si completano i cicli dell’acqua e di altri elementi naturali. E’, infine,
un essenziale elemento del paesaggio e quindi parte integrante del patrimonio storico e
culturale.
In tal senso,nell’ambito della formazione del PATI, ovvero in sede di Piano degli Interventi, i
comuni potranno dotarsi di adeguati sussidi operativi in materia agro-ambientale e in materia
di “buone pratiche agricole”.
AGENTI FISICI
Gli agenti fisici di interesse ambientale sono:
• Radiazioni non ionizzanti: sono forme di radiazioni elettromagnetiche, comunemente
chiamate campi elettromagnetici che, al contrario delle radiazioni ionizzanti, non possiedono
l'energia sufficiente per modificare le componenti della materia e degli esseri viventi (atomi,
molecole, ecc.).
• Radiazioni ionizzanti: sono particelle e onde elettromagnetiche dotate di elevato contenuto
energetico, in grado di rompere i legami atomici del corpo urtato e caricare elettricamente
atomi e molecole neutri - con un uguale numero di protoni e di elettroni - ionizzandoli.
• Rumore: è un fenomeno fisico di tipo acustico distinto dal suono perché generato da onde
irregolari e non periodiche, percepite come sensazioni uditive sgradevoli e fastidiose.
• Inquinamento luminoso: è l'irradiazione di luce artificiale - lampioni stradali, torri faro,
globi e insegne luminose, ecc. - rivolta direttamente o indirettamente verso la volta celeste. E’
quindi un'alterazione dei livelli di luce naturalmente presenti nell'ambiente notturno. Questa
alterazione, più o meno elevata a seconda delle località, provoca danni di diversa natura:
ambientali, culturali ed economici. La definizione legislativa più utilizzata lo qualifica come
"ogni irradiazione di luce diretta al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata, ed
in particolare verso la volta celeste".
Tra i danni ambientali si possono elencare: alterazione dei ritmi circadiani nelle piante,
animali ed uomo (ad esempio la produzione della melatonina viene bloccata già con
bassissimi livelli di luce), difficoltà o perdita di orientamento negli animali (uccelli migratori,
tartarughe marine, falene notturne), alterazione del fotoperiodo in alcune piante.
Il danno culturale principale è dovuto alla sparizione del cielo stellato dai paesi più inquinati,
cielo stellato che è stato da sempre fonte di ispirazione per la religione, la filosofia, la scienza
e la cultura in genere.
Fra le scienze più danneggiate dalla sparizione del cielo stellato vi è senza dubbio
l'astronomia sia amatoriale che professionale; un cielo troppo luminoso infatti limita
45
fortemente l'efficienza dei telescopi ottici che devono sempre più spesso essere posizionati
lontano da questa forma di inquinamento.
Il danno economico è dovuto allo spreco di energia elettrica impiegata per illuminare
inutilmente zone che non andrebbero illuminate, in particolar modo la volta celeste. Anche
per questo motivo uno dei temi trainanti della lotta all'inquinamento luminoso è quello del
risparmio energetico.
ENERGIA
L'energia è la capacità di compiere un lavoro.
Esistono numerose forme in cui si presenta l'energia, ed è sempre possibile trasformare
l'energia da una forma all'altra, ma tutte le trasformazioni energetiche sono regolate da due
principi fondamentali della termodinamica. Tali principi sintetizzano il valore dell’energia
come risorsa naturale a disposizione, che si basa su un proprio equilibrio:
•
l'energia non si crea, non si distrugge ma può solo passare da una forma all'altra;
•
ogni trasformazione dell'energia comporta una dissipazione di una quota di essa sotto
forma di calore a bassa temperatura, non più utilizzabile.
L’energia è da sempre un bene indispensabile per la nostra vita quotidiana. Con l’energia
scaldiamo e rinfreschiamo le nostre case, facciamo funzionare i mezzi di trasporto e una
moltitudine di altre cose. Noi consideriamo l’energia come qualcosa di infinito, ma non è
così. A fronte di un costante aumento della domanda di energia, le fonti fossili vanno
esaurendosi e il loro utilizzo influisce pesantemente sull’ecosistema della terra.
Esiste una fonte di energia pulita di grosse potenzialità: il risparmio energetico.
La produzione e il consumo di energia non portano solo benefici al nostro modo di vivere:
essi sono causa di alterazioni dell’ambiente con conseguenze molto gravi.
I combustibili fossili dai quali ricaviamo circa il 90% dell’energia di cui abbiamo bisogno,
emettono anidride carbonica (CO2) uno dei gas che causano l’effetto serra. Inoltre i processi
di combustione producono ossidi di carbonio (COx), di azoto (NOx), di zolfo (SOx),
idrocarburi (HC), che sono causa di inquinamento delle città e di piogge acide.
Il modello di sviluppo fino ad oggi perseguito (più domanda = più offerta) non è più
sostenibile. E’ necessario innanzitutto minimizzare le perdite e gli sprechi oggi presenti,
tendere ad una gestione energetica razionale e tener conto dei costi ambientali della
produzione, trasporto e utilizzo dell’energia.
In quest’ottica la produzione di energia da fonti rinnovabili e il risparmio energetico
acquistano rilevanti potenzialità.
Il ciclo dell’energia, dalla produzione al consumo, rappresenta oggi il più importante fattore
di pressione ambientale. Il dibattito sulle fonti rinnovabili di energia è quotidiano: il risparmio
energetico e l’uso delle fonti rinnovabili possono e devono dare un forte contributo al
problema dell’approvvigionamento energetico ed alla questione ambientale.
Il risparmio energetico può essere definito come quella operazione economico-sociale con la
quale si intende incentivare gli utenti a modificare le loro abitudini di consumo, in modo da
ridurre i consumi globali di energia. L’uso razionale dell’energia è a tutti gli effetti una vera e
propria fonte di energia rinnovabile, in grado di ridurre le emissioni inquinanti.
Le modalità con cui si può ottenere sono:
•
evitando gli sprechi, un’azione che richiede semplicemente di modificare i
comportamenti individuali quotidiani, senza diminuire la qualità della vita. Evitare gli sprechi
ha a un impatto sull’ambiente importante tanto quanto le scelte strategiche a livello
istituzionale o dei grandi sistemi produttivi;
•
introducendo tecnologie innovative adatte a razionalizzare e ridurre i consumi di
energia nei processi produttivi;
46
utilizzando la fonte di energia più opportuna all’uso finale richiesto.
•
Il risultato di queste operazioni è l’efficienza energetica cioè la capacità di realizzare gli stessi
prodotti o servizi con un minor consumo di energia.
Si tratta in buona sostanza di applicare le norme già in vigore nel Paese sulla promozione del
risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili.
Ad esempio, a partire dal 2006, tutti gli edifici di nuova costruzione devono possedere un
attestato di efficienza energetica (D.Lgs. 19/08/2005, n° 192).
La certificazione dell’efficienza energetica degli edifici indica:
•
che il nuovo edificio è stato costruito in base a coefficienti di “consumo e dispersione
energetica” previsti dalla direttiva europea 2002/91/CE;
•
quanta energia e quanta dispersione comporta l’edificio;
Gli obiettivi della Certificazione energetica degli edifici sono:
•
definire un indicatore del consumo energetico dell’edificio nell’interesse dell’utente;
•
rendere più trasparenti i rapporti con i fornitori di energia e di servizi energetici;
•
identificare gli edifici che necessitano di interventi diagnostici più approfonditi;
•
fornire elementi sulla necessità di prevedere i primi interventi di risparmio energetico.
Anche la legislazione regionale è intervenuta, con la Legge Regionale 9 marzo 2007, n. 4
“iniziative ed interventi regionali a favore dell’edilizia sostenibile”. Le norme del PATI,
conseguentemente, contengono non solo i richiami normativi di legge, ma indirizze e direttive
che dovranno essere riprese in sede di PI, per disciplinare correttamente questo importante
aspetto, proponendo regole da seguire nella progettazione e realizzazione degli edifici
pubblici e privatie, da estendere ai comparti urbanistici e ai piani attuativi.
Le fonti rinnovabili sono quelle risorse non fossili che hanno la capacità di rigenerarsi in
tempi utili per lo sfruttamento da parte dell’uomo. Quando sfruttiamo una risorsa ad un ritmo
maggiore rispetto a quello con cui è in grado di rinnovarsi questa è destinata a esaurirsi.
Con opportune tecnologie le fonti rinnovabili di energia possono essere convertite in energia
utile: termica, elettrica, meccanica e chimica.
In Italia l’investimento nelle fonti energetiche rinnovabili e in particolare in quella solare e
eolica può rappresentare una prospettiva per ridurre la dipendenza dalle importazioni di
greggio e l’emissione di sostanze inquinanti. L’obiettivo delle politiche ambientali a livello
nazionale ed europeo è l'integrazione di diverse fonti pulite, utilizzabili sulla base delle
caratteristiche dei singoli territori.
Le fonti energetiche rinnovabili sono:
•
Energia Solare;
•
Energia Eolica;
•
Energia Idroelettrica;
•
Biomasse;
•
Energia Geotermica;
•
Biogas.
CONSIDERAZIONI FINALI
I dati raccolti sulla geomorfologia e sulla litologia e idrogeologia hanno consentito di
esprimere un giudizio su:
1) idoneità alla edificazione del terreno distinguendo tre livelli di idoneità:
• terreno idoneo;
• terreno idoneo a condizione;
• terreno non idoneo.
2) rischio geologico – idraulico delle zone che può essere così classificato:
47
• zona non esposta al rischio;
• zona mediamente esposta;
• zona molto esposta.
3) rischio sismico, con riferimento a …
Da sottolineare che:
● l’idoneità dei terreni per l’insediamento di nuove costruzioni e/o per la realizzazione di
infrastrutture dipende essenzialmente dalla prossimità alle aree fluviali arginate e dalla
presenza di terreni esposti al rischio di esondazione, di ristagno idrico, ovvero di condizioni di
non idoneità geologica.
● l’evoluzione dei fenomeni naturali o le modifiche apportate artificialmente alla
configurazione e allo stato dei luoghi non sempre sono classificabili in modo negativo.
● l’eventuale riduzione o scomparsa delle condizioni di rischio idraulico, da accertare con
specifiche indagini sul posto, potranno consentire la modifica della classificazione sopra
indicata.
In via cautelativa, data la fragilità riscontrata del territorio in materia di sicurezza idraulica, il
PAT, per le parti di territorio classificate dal PAI a pericolosità idraulica P2, potrà introdurre
disposizioni per mitigare tali criticità quali il divieto di realizzare piani interrati e il divieto di
destinate a funzioni abitative i Piani Terra degli edifici residenziali.
Il PATI darà inoltre il necessario contributo disciplinare per avviare una azione di
contenimentoe/o riduzione degli inquinanti, di risparmio del suolo agricolo e delle risorse
ambientali ed energetiche in genere.
7.
ANALISI DELL’AMBIENTE E DEL PAESAGGIO
Per questo tipo di analisi i riferimenti di partenza sono rappresentati dalla Convenzione
Europea sul Paesaggio, dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, dalla metodologia
finalizzata alla definizione degli ambiti omogenei di paesaggio nell’ambito del PTRCV e
dalla individuazione delle Unità di Paesaggio nell’ambito del PTCP della Provincia di
Treviso.
Posto che tra gli obiettivi del PATI la tutela del paesaggio costituisce uno dei contenuti da
perseguire con il maggiore impegno, ne consegue che questo aspetto è stato affrontato fino
dalla fase preliminare, in coerenza con tutti gli altri aspetti che vanno a comporre il quadro
conoscitivo ambientale.
Il percorso per la definizione dei contenuti paesaggistici del PATI è stato sviluppato secondo
le seguenti fasi:
- la conoscenza;
- l’identificazione;
- la valutazione.
Per l’individuazione degli insiemi e dei sottoinsiemi di paesaggio, ovvero delle Unità di
Paesaggio, sono stati utilizzati i metodi e le sintesi contenuti nell’Allegato U al PTCP (Gibelli
– Santolini), con alcune necessarie puntualizzazioni riferite alla scala di indagine, agli
indicatori utilizzati e all’esito a cui lo studio è finalizzato.
La sintesi dell’ambito provinciale riporta un elenco di 46 ambiti, raggruppati in unità
ecosistemiche che trovano individuazione nelle seguenti carte: carta dell’uso del suolo, carta
dell’idrografia, nell’ortofoto e nella carta forestale – pedologica.
48
Codic
e uso
1
Voce di legenda
Fonti dei dati
Descrizione
Distribuzione
Bacini d'acqua
carta dell'uso del
suolo, ortofoto
Laghi e specchi d'acqua di
origine naturale e bacini
artificiali.
2
Corsi d'acqua
naturaliformi
Idrografia SIRAV,
ortofoto
8
Castagneti e
rovereti.
carta forestale
9
Querco-carpineti e
carpineti.
carta forestale
10
Faggete.
carta forestale
11
Lariceti e laricicembreti
carta forestale
Sono incluse le classi "fiumi"
e "torrenti"; le aste fluviali
sono rappresentate con un un
buffer di 3 m per lato
dall’asse del fiume, di 2m
per lato dall'asse del torrente.
Nel caso l'alveo sia più
ampio è stato digitallizzato
dall'ortofoto
I Castagneti sono formati da
Castanea sativa, pianta
eliofila diffusa dal livello del
mare fino a 900m, si
accompagnano spesso ai
Rovereti, formati da Quercus
petraea; entrambi
contraddistinguono suoli a
tendenza acida
I Querco-carpineti sono
boschi formati da Farnia
(Quercus robur) e Carpino
bianco (Carpinus betulus)
prediligono terreni freschi e
ricchi di humus, si
sviluppano in zone luminose
fino a 1000 m.
Boschi formati da specie che
prediligono zone a bassa
escursione termica con
altitudini tra i 600 e 1200 m;
sono caratterizzate da una
vegetazione povera nel
sottobosco a causa della fitta
copertura delle chiome
arboree che limitano il
passaggio di luce
Boschi radi e luminosi con
sottobosco ricco di piante
erbacee formati da specie
che prediligono climi freddi,
e aree aperte, segnano il
limite superiore del bosco
Di piccola estensione,
diffusi prevalentemente
nella parte sudoccidentale della
provincia. Nella parte
nord-est si trovano quelli
di estensione maggiore
Ampiamante presenti
nella forma torrentizia
nella parte
montana. Presenti anche
in pianura con un
andamento più
regolare e sinuoso
12
Orno-ostrieti e
ostrio-querceti.
carta forestale
Boschi di orniello e carpino
nero che solitamente
sostituisce il querceto sui
versanti calcarei esposti a
49
Diffusi nella zona del
Montello e nell'area
settentrionale, da est e
ovest
Presenti in pianura come
residuali di precedenti
formazioni, più diffusi
nella zona montana in
particolare nei territori di
Conegliano e Pederobba
Distribuite nell'area
settentrionale, lungo il
confine provinciale da est
a ovest (al limite nord dei
castagnetirovereti).
Diffusi nella zona
settentrionale, più
concentrati nelle
vicinanze dei M.Grappa
(1775), M.Cesen (1570),
M.Cimone(1290) e della
Sella di Fedalto (488), a
quote elevate
Ampiamente distribuiti
nella zona montana e
pedemontana, ad
eccezione del Montello
nord; vi si possono osservare
specie arbustive ed erbacee
nemorali come la lonicera,
l’aristolochia, la felce dolce
o quelle che costituiscono il
mantello: citiso a foglie
sessili, biancospino
Boschi formati da specie che
prediligono climi freschi e
continentali delle alte
altitudini ma diffusi da 100 a
2200 m
Boschi formati da specie che
prediligono climi freschi e
continentali delle alte
altitudini
13
Peccete.
carta forestale
14
Piceo-Faggete.
carta forestale
17
Robinieto misto.
carta forestale
18
Saliceti e altre
formazioni riparie.
carta forestale
19
Fasce e aree
residuali di
latifoglie.
Carta dell’uso del
suolo/carta
forestale
21
Praterie naturali e
prati stabili
carta dell'uso del
suolo/carta
forestale
22
Praterie e incolti
con arbusti
carta forestale
Spazi aperti di limitata
estensione con presenze
arbustive
23
Pascoli
carta dell'uso del
suolo
Aree destinate al pascolo
27
Frutteti e frutti
minori.
carta forestale
Comprende frutteti e vigneti
(colture permanenti)
Formato da specie in grado
di colonizzare ambienti
fresco umidi di clima
oceanico a quelli caldo-aridi
di clima
mediterraneo;particolarmente
presente nel paesaggio
agricolo padano, viene
spesso utilizzato come
"divisore" di proprietà al
confine dei campi, lungo le
rogge e le marcite;si propaga
molto rapidamente formando
ampie boscaglie.
Rappresentati da specie
proprie dei suoli alluvionali
che contornano i corsi
d'acqua e i bacini lacustri;
molto utilizzate a scopo
ornamentale
In questa voce è stata
inglobata la voce "Altre
colture permanenti"
utilizzata dalla carta dell'uso
del suolo; a nord della
provincia comprende anche
zone a pascolo o praterie
Spazi aperti con poca o
nessuna vegetazione e prati
stabili
50
Distribuiti nella zona
montana e pedemontana,
intervallati alle faggete e
alle piceo-faggete
Distribuiti nella zona
montana e pedemontana,
intervallati alle faggete e
alle peccete
Molto diffuso nella zona
collinare ( Montello,
Asolo, Crespano del
Grappa, Pieve di Soligo,
Susegana e Vittorio
Veneto)
Presenti per lo più lungo i
corsi d'acqua o in
prossimità dei bacini
d'acqua, in particolare
nella zona nord-ovest.
Ampiamente diffusi su
tutto il territorio
rappresentano i margini o
le aree residuali di
macchie boscate.
Ai margini delle aree
boscate montane e
raramente lungo gli argini
fluviali
Ai margini delle aree
boscate montane e
raramente lungo gli argini
fluviali
Poco diffusi, si ritrovano
nelle zone montane
prevalentemente
Prevalentemente presenti
nella zona orientale della
provincia, e nelle zone
montane basse.
30
Aree di verde
urbano
carta dell'uso del
suolo
31
Parchi storici con
ville
shape puntuale
Dati Ville
32
Case sparse con
giardino
ortofoto
33
Tessuto urbano
discontinuo.
Carta dell’uso del
suolo
34
Tessuto urbano
continuo
Carta dell’uso del
suolo
36
Aree sportive e
ricreative
Aree in
costruzione
corinne
37
Comprende parchi pubblici,
aree verdi a margine
dell'urbanizzato.
Ville identificate in modo
puntuale al di fuori
dell'abitato, circondate da
parchi o giardini.
Case sparse o ai margini dei
centri abitati dotate di
giardino o ampio spazio
verde
Zone edificate dotate di spazi
verdi con un grado di
permeabilità variabile
Centri storici, zone edificate
con impermeabilizzazione
del suolo vicina al 100%
Impianti sportivi e di svago
Presenti in tutto il
territorio.
Presente in tutto il
territorio
Presenti in tutti i comuni.
Carta dell’uso del
suolo: luoghi di
costruzione
estratto da "luoghi
di
estrazione, cave e
discariche"
(carta dell'uso del
suolo)
Aree in cui sono presenti
cantieri
Presenti in tutto il
territorio.
Aree adibite a cava e relativi
edifici e attrezzature
Presenti in tutto il
territorio
Comprende edifici adibiti
alle attività
produttive,commerciali e
artigianali
Sono state considerate le
provinciali declassate (non le
comunali), è stato dato un
buffer di 3 m per lato
dall’asse
della strada
Sono state unificate le strade
provinciali e le provinciali
veneto strade. E’ stato dato
un buffer di 3,5 m per lato
dall’asse della strada
E’ stato dato un buffer di 4
m per lato dall’asse della
strada
Presenti in tutto il
territorio
39
Aree estrattive
40
Aree industriali e
commerciali
corinne
43
Strade locali (SL)
shape lineare
fornito dalla
Provincia
44
Strade provinciali
(SP)
shape lineare
fornito dalla
Provincia
45
Strade statali (SS)
shape lineare
fornito dalla
Provincia
Presenti in tutto il
territorio
Presenti in tutto il
territorio
Presenti in tutto il
territorio
Nell’ambito del PATI sono stati individuati, identificati e analizzati gli Ambiti di interesse
paesaggistico – ambientale.
In questa sede è riportata una descrizione sintetica delle macroare, la sua percezione,
l’eventuale presenza di elementi detrattori, di fenomeni di trasformazione in atto, la presenza
di fragilità ambientale e paesaggistica, con alcuni indirizzi nel caso di interventi che
comportino trasformazioni e proposte gestionali.
51
Le principali analisi condotte
Le analisi condotte sulle Macroaree hanno come obiettivo principale evidenziare i caratteri e i
valori dell’ambiente e del paesaggio, per poter valutare e confrontare con obiettività sia le
proposte di tutela, sia le indicazioni progettuali di carattere urbanistico.
Dette analisi sono riassunte, in modo sintetico, in ambito comunale e intercomunale, per
identificare le porzioni di territorio caratterizzate da una struttura sufficientemente omogenea
di paesaggio (componente formale e percettiva) e dell’ambiente (composizione biotica) che le
distinguono dalle Macroaree contigue. Sono altresì utili al fine di evidenziare la sensibilità del
sistema alla variazione degli equilibri ecologici esistenti, alle modificazioni dell’assetto
paesaggistico esistente e previsionale.
I fenomeni di trasformabilità in atto sul territorio nei riguardi delle pressioni che le Macroaree
esercitano o subiscono rispetto alle Macroaree confinanti.
Per ciascun ambito di interesse paesaggistico – ambientale individuato sono stati definiti i
limiti di trasformabilità, i valori di sottrazione e le necessarie azioni da intraprendere (con
riferimento, ambito per ambito alle NTA).
I limiti di trasformabilità sono degli indicatori che definiscono il grado di vulnerabilità
ambientale e paesaggistica agli interventi antropici e consentono quindi di valutare, anche se
in modo sommario, il costo economico delle trasformazioni.
Dalle analisi svolte e dalla documentazione disponibile, emergono le seguenti necessità:
• individuare le strutture edificate da salvaguardare per il loro valore culturale - ambientale,
proponendo regole di salvaguardia dei valori storici, architettonici, ambientali, volte a
favorire il recupero degli immobili;
• tutelare il sistema montano e pedemontano del Grappa, con particolare riguardo al
mantenimento degli insediamenti esistenti e al ruolo di presidio del territorio che svolgono
per l’equilibrio dell’ecosistema nel suo complesso;
• tutelare il sistema collinare e pedecollinare valorizzando le presenze insediative esistenti a
cui è affidato il ruolo di presidio e “manutenzione” delle risorse forestali e vegetazionali per
la conservazione di un ecosistema che presenta fragilità ambientali e risorse da gestore in
modo equilibrato;
• valorizzare e tutelare le emergenze ambientali e vegetazionali;
• Individuare aree e gli edifici, anche dismessi, del territorio montano, collinare e agricolo,
verso i quali far convergere politiche di investimento e servizi, anche per il turismo:
parcheggi, percorsi attrezzati, luoghi di ristoro e sosta, attività agrituristiche, ecc;
• valorizzare il sistema dei percorsi, per collegare le diverse aree di interesse ricreativo e
turistico, mediante itinerari esclusivi, turistico – ambientali, (sentieri, percorsi pedonali,
percorsi ciclabili, per l’equitazione, aree di sosta e di parcheggio, ecc.)
• prevedere adeguate attrezzature e servizi volti a garantire la sorveglianza e il controllo dei
luoghi, allo scopo di prevenire le azioni di degrado, di abbandono, ovvero di pericolo per la
pubblica incolumità.
Le componenti paesaggistiche considerate nell’analisi sono:
‰
componenti abiotiche (geologia, morfologia, idrografia),
‰
componenti biotiche (vegetazione, assetti ecosistemici, habitat di pregio, valore
naturalistico),
‰
componenti antropico relazionali (emergenze storiche, culturali, architettoniche,
religiose),
‰
componenti insediative (organizzazione dell’insediamento),
‰
componenti percettive (ambiti visuali particolari, sistemazioni agrarie tradizionali,
elementi puntuali testimoniali).
52
7.1
AMBIENTE E PAESAGGIO
Ogni parte e ogni luogo del territorio nella quale è immersa è "ambiente".
Ogni azione da intraprendere è obbligata a misurarsi con i canoni derivati dal rispetto
ambientale.
Il paesaggio, quello edificato e non, è risultato dalla presenza umana.
L'ambiente così fortemente antropizzato necessita di cura e manutenzione: deve essere
manomesso. "La tutela della natura obbliga la sua manomissione."
L'ecosistema è frutto di equilibri affidati alla intelligenza, cultura e sensibilità dell'uomo.
La sfida consiste nel saper rovesciare i criteri di tutela: non vincoli di segno negativo ma
modalità di comportamento e condizioni capaci di generare le diverse possibilità d'uso e di
trasformazione dei suoli.
La città vive il suo aggiornamento di vita produttiva e sociale e "usa" l'ambiente in un
equilibrio che indica la misura del suo livello qualitativo.
La qualità ambientale come elemento partecipe e determinante della ricchezza disponibile e di
quella che la città è in grado di produrre.
Il territorio è caratterizzato da emergenze ambientali, elementi scenici e morfologici
particolari, singolarità specifiche di straordinario interesse culturale che impongono azioni di
tutela e valorizzazione.
Dalle analisi condotte, il sistema ambientale può essere articolato in un certo numero di
macroaree, ovvero di “unità di paesaggio”, considerate come parti di territorio caratterizzate
da una struttura omogenea di paesaggio.
7.2 DESCRIZIONE DEI LUOGHI E INDIVIDUAZIONE DELLE UNITA’ DI
PAESAGGIO
In questa sede non si sono individuate unità di paesaggio omogenee, quanto piuttosto definiti
degli assetti paesaggistici riferibili ad esse; deve valere il “principio fondamentale della
integratività gerarchica”, secondo cui le perimetrazioni devono derivare da valutazioni
rigorose, allo scopo di non compromettere le funzioni bio-ecosistemiche, andando ad
interrompere trame spaziali specifiche. La condizione della complessità, infatti, “non è un
tutt’uno indifferenziato ma è costituito da complessità più semplici, che ci consentono di
indagarle secondo livelli incrementali di conoscenze.”
La progettazione del territorio deve tendere “al recupero del rapporto tra artificiale e
naturale, in termini tanto di vivibilità, benessere, bisogno di ruralità e rusticità, quanto di
intellettualità e narratività”, “alla ricerca dei caratteri fisici e funzionali dell’ambiente, alle
ragioni sociali”, con la “scoperta del senso del territorio, intendendolo come sapere del
luogo”. Le interazioni tra fattori abiotici e fattori biotici, nel sistema complesso delle
reciproche interrelazioni e interferenze, come delineato nella Convenzione Europea del
Paesaggio e nel Codice Urbani, costituiscono “l’origine della storia delle trasformazioni del
paesaggio”, e le modificazioni assumono, nei riguardi dell’uomo, “dimensione storica,
«consapevolezza e responsabilit໓
7.3
INDIVIDUAZIONE DELLE MACROAREE
Gli aspetti paesistici del territorio derivano, in quantità diverse, dall’analisi delle risorse
fisiche, strutturali, agricole e insediative.
53
Nel territorio si riscontra una notevole diversificazione della struttura paesaggistica, risultato
di connotati fisico-morfologici assai mutevoli.
Si possono distinguere ambiti territoriali con assetti ambientali, agricoli ed insediativi
sufficientemente omogenei, per i quali è possibile adottare una suddivisione in tipologie.
‰
‰
‰
‰
‰
‰
‰
‰
‰
‰
‰
‰
‰
‰
‰
‰
‰
Paesaggio aperto di conoide
Paesaggio collinare boschivo
Paesaggio collinare della Val Maor
Paesaggio collinare delle Valli
Paesaggio di fondovalle fluviale
Paesaggio montano boschivo
Paesaggio montano degli affioramenti rocciosi
Paesaggio montano di transizione
Paesaggio montano pascolivo
Paesaggio pedemontano di fondovalle torrentizio
Paesaggio pedemontano a seminativo
Paesaggio pedemontano ad insediamento diffuso
Paesaggio pedemontano boschivo
Paesaggio pedemontano in transizione
Paesaggio subcollinare ad indirizzo misto
Paesaggio ad insediamento diffuso
Paesaggio urbano e/o antropico
La distribuzione sul territorio è riportata alla Tavola che segue.
54
Aperto di conoide
Collinare boschivo
Collinare della Val Maor
Collinare delle Valli
Fondovalle fluviale
Insediamento diffuso
Montano boschivo
Montano degli affioramenti rocciosi
Montano in transizione
Montano pascolivo
Paesaggio pedemontano di fondovalle torrentizio
Pedemontano a seminativo
Pedemontano ad insediamento diffuso
Pedemontano boschivo
Pedemontano in transizione
Subcollinare ad indirizzo misto
Urbano e/o antropico
Carta delle tipologie di paesaggio
Il sistema paesaggistico-ambientale
Paesaggio aperto di conoide
Occupa le fasce agricole che si estendono a Sud dei centri abitati di Crespano e Paderno. La morfologia è subpianeggiante, con presenza di incisioni vallive caratteristiche, ad andamento Ovest-Est, che solcano il materasso
ghiaioso della conoide di deiezione del torrente Lastego, nota geomorfologia caratteristica dell’ambito. Si
caratterizza, oltre che per la destinazione colturale prevalente a seminativi dei terreni, per una buona integrità
territoriale, pur in presenza di alcuni elementi detrattori rappresentati da insediamenti produttivi. La vegetazione
naturale è assai ridotta, rappresentata da poche siepi con discrete caratteristiche. La destinazione colturale
prevalente consente di godere di ampi coni visuali verso Nord (versante montano) e verso la fascia collinare
asolana, a Sud. Paesaggio di interesse per i caratteri di integrità agricola e per la particolare localizzazione.
55
Paesaggio collinare boschivo
Tipologia corrispondente a tutta la fascia collinare tra Paderno, Possagno e, per la massima parte, Castelcucco.
Presenta caratteristiche peculiari per una morfologia da acclive a molto acclive, l’occupazione quasi totale del
bosco, con specie mesotermofile (orno-ostrieti, castagneti e robinieti), e la ridotta edificazione, localizzata
prevalentemente in colmelli e/o in versante. Ambito di buon interesse paesistico e ambientale in cui si
rinvengono anche esempi di zone di margine (transizione bosco-prato o bosco-vigneto) di interesse faunistico.
Buona l’integrità ambientale complessiva.
Paesaggio collinare della Val Maor
Occupa la parte centro-meridionale della Val Maor, percorsa centralmente dall’omonimo rio, e caratterizzata
dalla presenza di due bassi rilievi collinari, quasi completamente boscati, uniti da un fondovalle aperto e
contraddistinto dall’ordinamento colturale prativo. Il terreno argilloso e la scarsa permeabilità generano ambienti
umidi. La tipologia di vegetazione boschiva presente annovera tratti con querco-carpineto collinare, in buona
parte ampiamente rimaneggiati dall’introduzione di robinia e castagno, ma importanti per il loro significato
floristico e naturalistico. La conformazione “ad imbuto” della valle esalta la percezione paesaggistica
complessiva e contribuisce, assieme alla vegetazione arborea, a decretare l’elevato grado di naturalità e
sensibilità paesaggistica dell’ambito.
Paesaggio collinare delle Valli
Occupa la porzione sud-orientale del comune di Castelcucco, caratterizzata dal complesso collinare delle
“Valli”, esteso ad Est del corso del torrente Muson, verso i confini con Monfumo. Trattasi di un ambito
prevalentemente collinare, con presenza di molteplici rilievi che si susseguono in breve spazio, articolati in ripidi
versanti e strette vallecole, senza un orientamento definito. L’edificazione è di tipo rurale, per lo più isolata o in
colmelli. La particolare morfologia rende la zona vocata soprattutto alla coltura della vite, che costituisce la nota
colturale dominante dell’ambito, associata a tratti a prato stabile. La vegetazione naturale si concentra nelle
posizioni meno favorevoli ed è rappresentata da fasce arboree di robinia mista con elementi igrofili (pioppo,
salice e alte arbustive). Ambito di elevata valenza paesistica per le pregevoli sistemazioni agrarie e la buona
integrità ambientale.
Paesaggio di fondovalle fluviale
Si localizza in continuità, verso Ovest, con il precedente. È rappresentato dal fondovalle del torrente Muson che
si allarga nella porzione inferiore del suo corso in una valle ampia e dolce. L’alternanza di tratti a pendenza
costante, mai elevata, con altri più movimentati, permette la messa a coltura secondo ordinamenti misti in cui
prevalgono tuttavia i seminativi e i prati. L’edificazione è scarsa, per lo più isolata e di tipo rurale. La
vegetazione naturale è rappresentata dalle fasce arboreo-arbustive di vegetazione ripariale, localizzate lungo il
corso del torrente, e da poche siepi campestri, a prevalenza di robinia, poste al limitare degli appezzamenti.
Ambito di buon valore paesaggistico complessivo e buona integrità territoriale.
Paesaggio montano boschivo
Occupa una ridotta parte della porzione montana culminale del Massiccio, in particolare la parte inferiore di
Valle delle Mure. Si caratterizza per la presenza di superfici a bosco, rappresentate prevalentemente da faggete e
piceo-faggete. La morfologia è tipicamente di valle, variamente acclive, esposta prevalentemente a Sud-Est.
L’edificazione è data unicamente dalle strutture di malga. Dati i caratteri di integrità ambientale e vegetazionale
assume un notevole interesse in termini paesaggistici.
Paesaggio montano degli affioramenti rocciosi
Peculiare ambito con spiccata caratterizzazione geomorfologica che definisce la parte di transizione tra la
porzione montana superiore, ad acclività contenuta, e quella submontana inferiore, fortemente acclive. Trattasi
di un paesaggio peculiare, caratterizzato da scoscesi versanti incisi in cui il substrato roccioso calcareo affiora.
La vegetazione è composta da formazioni pioniere arbustive e da mughete che sfumano progressivamente verso
valle in quelle arboree di versante. Tuttavia le particolari condizioni microstazionali impediscono la copertura
andante della vegetazione, che si insedia solo ove i fenomeni erosivi risultano più contenuti. Data la peculiarità
geomorfologica e la collocazione in quota, l’ambito riveste un notevolissimo interesse paesistico e ambientale
per i caratteri “wilderness” che ingloba.
56
Paesaggio montano di transizione
Occupa alcune porzioni di territorio, per lo più in Valle delle Mure, un tempo continuativamente pascolate ed
ora soggette a progressivo ricoprimento con vegetazione parte arbustiva, talvolta arborea, e gradienti di sviluppo
che sfumano nel bosco vero e proprio dei versanti contermini.
Ha interesse prevalentemente ambientale, connesso alla varietà e al dinamismo degli ambienti che si generano
nella fase di espansione del bosco sui terreni aperti.
Paesaggio montano pascolivo
Si estende sulla porzione culminale del territorio montano. Si caratterizza per le estese superfici a pascolo e la
quasi totale assenza di vegetazione di specie arboree. L’edificazione è ridotta ad alcune strutture di malga. Di
notevole interesse ambientale per la presenza di endemismi floristici, e paesaggistico per la posizione culminale
che lo rende ampiamente percepibile dalla pianura e consente numerosi e pregevoli coni visuali su un ampio
territorio circostante.
Paesaggio pedemontano di fondovalle torrentizio
Si rinviene in modo evidente in corrispondenza della parte terminale della valle del Lastego. Trattasi di tipologia
che si allarga anche oltre gli immediati margini dei corsi d’acqua, in diretta connessione, verso monte, con i
versanti boscati. La peculiarità è data dalla morfologia incisa, dalla presenza dell’acqua e dalla vegetazione ad
essa associata, nonché dal regime idraulico che determina una modificazione morfologica frequente degli assetti
del fondovalle. La particolare conformazione valliva, talvolta stretta ed incisa, limita i caratteri percettivi.
Paesaggio pedemontano a seminativo
Trattasi della porzione pedemontana coltivata immediatamente a ridosso del bosco. Si estende tra località Gherla
in Crespano e il Tempio canoviano, in Possagno. La morfologia è abbastanza omogenea e variamente acclive.
La sistemazione dello spazio rurale vede, in alcuni tratti, la presenza di forme di terrazzamento con ciglioni,
secondo un’organizzazione dello spazio agricolo imperniata su piccoli appezzamenti, segnati ai confini verso
valle da vegetazione lineare di consolidamento delle scarpate di sostegno. La destinazione colturale prevalente è
a seminativi, con quota rilevante di prati. L’edificazione è ridotta, per lo più isolata e di tipo rurale. Data la
collocazione presenta una crescente pressione insediativa, soprattutto in Crespano. Il pregio paesaggistico è
comunque rilevante, minore quello ambientale.
Paesaggio pedemontano ad insediamento diffuso
Presenta forti analogie con l’insediamento diffuso nella parte collinare dell’ambito di PATI. Se ne differenzia
soprattutto per la morfologia maggiormente acclive. Occupa la parte pedemontana a Sud e a Ovest di Crespano,
nonché la porzione di versante soprastante Fietta. La matrice si caratterizza per l’edificazione rilevante e diffusa,
organizzata in aggregati o sparsa lungo gli assi viari comunali. La frammentazione fondiaria consegue a quella
edilizia. La morfologia acclive rappresenta l’elemento di pressione maggiore per tali ambiti che risentono della
spinta ad insediarvisi per godere dei coni visuali verso valle. Assai ridotto l’interesse paesaggistico complessivo.
Paesaggio pedemontano boschivo
Occupa la porzione di versante inferiore del Massiccio, a monte dei centri abitati. Si caratterizza per una
morfologia acclive, superiore a quella del piano montano, l’esposizione preferenziale a Sud, e la presenza di una
vegetazione boschiva di latifoglie mesotermo file (orno-ostrieti e castagneti), nella parte inferiore, in continuità
con formazioni miste di conifere (abete rosso, pino nero, pino silvestre) ed anche di faggio, nella porzione
superiore. Notevoli i caratteri di integrità ambientale, considerata anche la ridottissima presenza di edificazione.
Paesaggio pedemontano in transizione
Occupa ristrette porzioni di alto versante, in Possagno e Paderno, ove alla presenza di una morfologia fortemente
acclive si associa l’occupazione di superfici pascolive e prative abbandonate dall’opera di manutenzione
dell’uomo e soggette a fenomeni di ricoprimento da parte di specie arbustive e arboree. Il gradiente di tale
fenomeno è variabile e tende e a sfumare con il bosco vero e proprio. Di interesse soprattutto ambientale, per la
peculiarità degli habitat che la successione di vegetazione pioniera determina.
Paesaggio subcollinare ad indirizzo misto
Si sviluppa principalmente a Est e a Sud dell’abitato di Castelcucco, nonché in ristretti ambiti residuali a Nord di
Paderno, a SudEst di Fietta e SudOvest di Possagno. Si caratterizza per una morfologia variamente acclive, mai
accidentata, che consente un utilizzo agricolo misto in cui prevale talvolta il seminativo, ma sempre in alternanza
con il prato e il vigneto tradizionale. L’esposizione è variabile e ciò limita in parte le possibilità colturali. La
vegetazione naturale si configura in siepi e fasce boscate miste che, in alcune vallecole più umide, assume
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talvolta valenze ripariali. L’edificazione presente è di tipo rurale, localizzata nei punti dominanti o sulle dorsali
delle brevi balze. Discreto il pregio paesaggistico, da buona a ridotta l’integrità ambientale, con possibilità di
godere in alcuni punti di ampi e pregevoli coni visuali panoramici sul territorio circostante.
Paesaggio ad insediamento diffuso
Occupa le porzioni periurbane della fascia collinare inferiore, tra Castelcucco e Paderno, a Nord e a Sud del
centro di Paderno, lungo i rispettivi assi viari. La matrice è di scarsa naturalità ed integrità ambientale,
caratterizzata per l’edificazione rilevante e diffusa, organizzata in aggregati talvolta disposti a nastro.
L’insediamento su casa sparsa comporta riduzione dell’orizzonte visivo e frammentazione delle unità di
coltivazione; gli appezzamenti sono generalmente di minore estensione e maggiore è la probabilità di impatto
con elementi a sviluppo lineare sia di tipo vegetale (siepi), per altro ridotte in quantità e qualità, che di tipo
strutturale (viabilità minore). Di scarso interesse complessivo.
Paesaggio urbano e/o antropico
Occupa le parti urbanizzate del territorio di PATI. Si caratterizza per un’edificazione densa, diffusa e continua,
localizzata nella fascia pedemontana e allo sbocco delle valli (Valorgana, Valle del Lastego). Unitamente a tali
aree si associano le parti soggette ad escavazione in versante, presenti a ridosso dell’abitato di Possagno, che
amplificano la percezione paesistica di ambiti a forte impronta antropica.
Trattasi di aree che presentano ridotta vegetazione naturale, limitata biopermeabilità, parziale interclusione dei
coni visuali, numerosi elementi detrattori (aree produttive, cave). In tal senso l’integrità ambientale si può
considerare pressoché nulla, ed assai scarso appare anche il pregio paesaggistico.
Le esigenze dell’ambiente e del paesaggio
In generale la situazione analizzata nei 5 sottosistemi ha permesso di identificare le seguenti
esigenze da affrontare nella redazione del PATI ed in generale, nella gestione del territorio:
1. tutelare e recuperare le strutture edificate di valore culturale ed ambientale;
2. tutelare la morfologia dei versanti collinari, dei corsi d’acqua, prevedere adeguate
attrezzature e servizi volti a garantire la sorveglianza e il controllo dei luoghi, allo scopo di
prevenire i pericoli legati al rischio idrogeologico;
3. valorizzare e tutelare le emergenze ambientali e vegetazionali;
4. valorizzare il sistema dei percorsi, per collegare le diverse aree di interesse turistico,
mediante itinerari esclusivi, turistico – sportivi, e al tema dei percorsi ambientali e
ciclopedonali lungo i fiumi; (pedonali, ciclabili, per l’equitazione), anche in relazione agli
itinerari provinciali e regionali;
5. considerare la componente del bosco, nonché dei fondovalle e dei corsi d’acqua afferenti
agli stessi, come elementi di primaria importanza per la salvaguardia e la riqualificazione
ambientale della struttura insediativa;
6. promuovere politiche di investimento per il recupero degli immobili, anche dismessi,
presenti in area montana, collinare e agricola, con l’obiettivo di salvaguardare la struttura
socio – economica della comunità.
Gli apparati paesaggistici
L’analisi degli apparati paesistici è dettata dalla necessità di valutare, seppur in modo
sintetico, la funzionalità delle componenti paesaggistiche. L’apparato è infatti definibile quale
“…sistema di tessere e/o di ecotopi di funzione paesistica prevalente analoga…”.
La sua identificazione non è immediata poiché è mirata alla funzione prevalente attribuibile e
non ai caratteri strutturali, che invece guidano la definizione delle unità/tipi di paesaggio. La
singola tessera dell’ecomosaico può assumere una o più funzioni, riconducibili per altro a due
grandi raggruppamenti antitetici, definiti sistemi di habitat (Habitat umano e Habitat
naturale). L’Habitat umano rappresenta l’insieme dei luoghi dove l’uomo compie attività in
prevalenza e ha modificato (limitato) le capacità di autoregolazione dei sistemi naturali.
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Viceversa, nell’Habitat naturale sono ascrivili le tessere nelle quali la presenza umana è
saltuaria o momentanea. Conservano pertanto una loro capacità intrinseca di perpetuazione e
regolazione.
Applicando tal principi all’ambito del PATI Diapason si sono individuati gli apparti paesistici
che seguono:
Habitat umano prevalente
‰
‰
‰
‰
Apparato residenziale (RSD): funzioni insediative, residenziali, di servizio. Vi sono comprese le aree
edificabili, le aree scolastiche, aree a parcheggio, aree di culto, ecc. Sostanzialmente identificabile con
l’insediato residenziale.
Apparato sussidiario (SBS): funzioni infrastrutturali di trasporto, energia, industria. Vi sono comprese le
aree produttive, commerciali, le reti tecnologiche, i piazzali di deposito. Sostanzialmente identificabile
con l’insediato produttivo.
Apparato produttivo (PRD): tessere con alta produzione di biomassa (seminativi, vigneti, orti, frutteti,
pioppeti, foraggere, ecc.). Sostanzialmente identificabile con le porzioni rurali.
Apparato protettivo (PRT): vi appartengono gli elementi in grado di proteggere altri elementi o parti
dell’ecomosaico. Sono comprese le siepi, i filari, le alberate, i parchi urbani, i giardini, le macchie
residuali.
Habitat naturale prevalente
‰
‰
‰
‰
‰
‰
‰
‰
Apparato connettivo (CON): vi appartengono gli elementi in grado di garantire la connessione
ecosistemica all’interno dell’ecomosaico. Sono compresi i corridoi naturali e gli stepping stone presenti
nel territorio.
Apparato resistente (RNT): funzioni prevalenti di tipo metastabilizzante (elementi con alta capacità di
resistenza ovvero in grado di produrre alta BTC). Sono riconducibili ai boschi maturi e di vecchio
insediamento o comunque a quelli meglio strutturati ed ha maggiore biomassa.
Apparato resiliente (RSL): vi appartengono elementi con alta capacità di recupero ad eventuali fenomeni
perturbativi ed a bassa BTC. Funzione attribuibile ai prati e prati arborati a scarso input energetico,
nonché agli incolti, presenti in ambiti contermini alle aree boscate.
Apparato escretore (EXR): è costituito dalla rete dei corpi idrici superficiali. La funzionalità principale è
depurare l’ecomosaico di base dei cataboliti prodotti dallo stesso.
Apparato geologico (GEO): costituito da elementi dominati da processi geologici e geomorfologici (aree
con roccia affiorante, ghiaioni, ecc.).
Apparato stabilizzante (STB): elementi con funzione prevalentemente stabilizzatrice del territorio fisico
(es. vegetazione a macchia su versanti instabili.
Apparato di cambiamento (CHG): vi appartengono gli elementi ad alta capacità di trasformazione, ad
esempio aree dismesse, terreni marginali, aree periferiche agli insediamenti (residenziali e produttivi).
Apparato di disturbo (DIS)
La raffigurazione cartografica degli apparati individuati è illustrata di seguito.
È evidente la preponderante presenza delle funzioni di Habitat naturale sul territorio, con oltre
il 60% della superficie, valore del tutto comparabile a quello medio rilevabile negli ambiti
pedemontani trevigiani. Significativa (quasi il 55%) è la presenza di elementi con funzioni
resistenti e resilienti, dato che costituisce una fondamentale risorsa in termini di capacità di
riequilibrio dell’intero territorio, garantita in modo preponderante dal Massiccio del Grappa e
dal settore collinare meridionale.
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Apparato
Apparato
Apparato
Apparato
Apparato
Apparato
Apparato
Apparato
Apparato
Apparato
Apparato
Apparato
residenziale
sussidiario
produttivo
protettivo
di disturbo
di cambiamento
geologico
connettivo
stabilizzatore
resiliente
resistente
escretore
Il settore agricolo
Le caratteristiche strutturali, tecniche ed economiche del Settore Agricolo sono oggetto di
puntuale valutazione, in riferimento all’ampia estensione degli spazi aperti che si riscontra in
ambito di PATI e alla presenza di assetti ambientali di specifico pregio. Allo stesso tempo
particolare attenzione è posta ai rapporti che si instaurano negli agroecosistemi tra le diverse
componenti, specificamente negli ambiti propriamente agricoli, in quelli a prevalenza
naturalistico-ambientale (Rete ecologica) e nelle aree in trasformazione.
Nei territori aperti, l’identificazione delle componenti agricole assume una pregnanza
specifica, in ragione degli spazi predominanti occupati dagli ordinamenti colturali. In tal
senso, un ruolo particolare esercita la presenza e l’entità degli ambiti a qualità agricola
riconosciuta, per i quali si rende necessaria una più forte azione di tutela conservativa.
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L’articolazione della copertura del suolo agricolo è riportata nella tavola seguente.
21110 21132 21141 21142 22100 22200 22300 22410 23100 24100 24400 32100 32200 33200 51100 51200 61100 61200 -
Copertura del suolo agricolo
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Seminativi non irrigui
Tare ed Incolti (terreno abbandonato)
Colture orticole in pieno campo
Colture orticole in serra o sotto plastica
Vigneti
Frutteti e frutti minori
Oliveti
Arboricoltura da legno
Prati stabili
Colture temporanee associate a colture permanenti
Territori agro-forestali
Pascolo naturale, esclusi malghe e annessi
Lande e cespuglieti
Rocce nude, piste da sci e linee di impianti di risalita
Corsi d'acqua, canali e idrovie
Bacini d'acqua
Gruppo arboreo
Filare
8.
ANALISI STORICA
Il sistema storico-insediativo
In età preromana il Grappa, il Pedemonte e l'Asolano sono abitati da insediamenti paleoveneti
e frequentati da popolazioni di matrice retica, in contatto con gli abitatori della pianura che
hanno la peculiarità di produrre situle bronzee, commerciare ambra e vivere in "città simili ad
isole" ovvero circondate dall'acqua e poste su importanti vie di transito.
A quanto pare, nell'età del ferro e più tardi, tra il VII e il V sec. a.C., il sito dell'odierna
Crespano è compreso in un territorio né piccolo né sconosciuto, come attesterebbero anche i
recentissimi ritrovamenti a Cassanego, appena oltre il margine nordoccidentale del paese. La
base delle erte montane, abbondante di pascoli, si presta alla pastorizia e alla produzione di
lana e latticini, favorendo l'insediamento di un piccolo gruppo umano allacciato con i poli di
Asolo e del Montello, presso Montebelluna, e ricco sia per la lavorazione dei metalli sia per le
frequentazioni con l'area feltrina.
Si ipotizza che alcuni dei nuclei abitati più antichi - e probabilmente originari - si stendano
molto più a nord del paese attuale, presumibilmente in corrispondenza dell'area di San
Vettore, poco sotto il santuario del Covolo e, con certezza, nella zona di San Vito - dov'è ora
il sacello di Santa Lucia - e presso i Larghi, ai piedi del Monte Castel.
Pur nel nome dell'amicizia con il popolo romano, all'inizio del Il sec. a.C. i Veneti perdono
gradatamente indipendenza e autonomia e la loro regione, con Friuli e Dalmazia, viene a
costituire la X Regio detta Venetia et Histria.
Risale probabilmente a quest'età una radicale e decisa metamorfosi territoriale attraverso la
centuriazione e l'impianto di un'importante rete viaria nella fascia pedemontano-asolana una
nuova strada, l'Aurelia, dal 74 a.C. collega Patavium (Padova) ad Acelum (Asolo) e forse alla
zona ‘sub-grappense’ e di lì a Feltria (Feltre); nel 49 a.C., vie di transumanza che dalle alture
dovevano far scendere al piano anche la produzione tessile destinata alla città e
all'esportazione.
Acelum risulta municipium iscritto alla gens Claudia.
A questo proposito gode di un certo credito l'ipotesi che il torrente Lastego/Astego, sulle cui
sponde si addensa il nucleo storia più antico di Crespano, abbia segnato la linea di
demarcazione tra due agri di Patavium e Acelum e, nel contempo, abbia diviso i Pedemonte
antico in due distretti pagensi: quello capatius, riconoscibile nell'attuale Valcavasia e proteso
verso il Piave; quello misquil lensis, esteso fino al Brenta e al quale doveva appartenere pure
il territorio di Crespano.
Castelcucco
L’abitato di Castelcucco si trova lungo direttrici privilegiate nel contesto della fascia collinare
pedemontana, presso alcuni accessibili valichi che consentivano il passaggio verso la
Valcavasia. Tale favorevole posizione agevolò l’antropizzazione fin dalle epoche più remote,
testimoniata dai numerosi manufatti litici attribuiti al paleolitico medio e al neolitico.
All’inizio del secondo millennio a.C. arrivarono i Veneti dall’Illiria, di tradizioni mercantili,
si trovarono con un clima caldo-arido e la presenza di specie arboree ed arbustive di tipo
mediterraneo. In seguito il passaggio a un clima più fresco e umido favorì, tra l’altro, la
diffusione del faggio.
Durante l’epoca romana la zona di Castelcucco gravitò attorno al Municipio di Acelum, ma
non sorsero insediamenti stabili. Fu a partire dal VI sec. d.c. che i Longobardi popolarono
stabilmente questo territorio, periodo nel quale furono edificati due castelli in posizioni
strategiche: uno presso il Col Muson e l’altro accanto all’odierno oratorio di San Bartolomeo.
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La storia successiva del luogo è stata sempre segnata da una accentuata bipolarità tra la zona
occidentale, presso l’attuale Parrocchiale e quella orientale verso la Valmaor, Monfumo e
Bocca di Serra.
Frequenti furono i conflitti tra signori locali per il dominio delle terre, in particolare le
vicende egemoniche di Ezzelino III Da Romano, che voleva unificare tutta l’Italia del nord in
un unico regno.
Le faide tra feudatari ebbero fine con l’avvento del dominio veneziano. Risale al periodo della
Serenissima che, attraverso una saggia amministrazione, venne favorita la tutela del
patrimonio boschivo e attuata un’efficace politica agricola del territorio; a quel periodo risale
l’introduzione e la diffusione del castagno.
Grande rilievo assume in quel periodo, nella storia di Castelcucco, la presenza del torrente
Muson, per la possibilità di sfruttamento della forza idrica a fini produttivi, attestato dalle
numerose “fabbriche” installate lungo il suo corso che risultò notevolmente antropizzato.
Ultimo elemento da rilevare è il Bodelac con la sua sorgente, piccolo corso d’acqua che ebbe
la sua fama per la presunta scoperta di acque minerali tanto che nel 1824, e nel 1851 si pensò
di farne una stazione turistica, ma il progetto, dopo breve periodo fu abbandonato.
Rilevante è anche la presenza di "siti" di interesse storico, culturale, archeologico, quali i resti
del castello di col Muson, il Castellir, l’antica strada del valico di Santa Giustina, la Cava dei
Patt in località Carpenè. In particolare rivestono importanza i ritrovamenti presso la cava dei
Patt, a Ca’ Riva, sulle pendici meridionali di Collalto e nella Valle Organa, dove furono
scoperte alcune stazioni musteriane per la produzione di elementi litici lavorati, testimonianza
della presenza dell’uomo nella zona fin dal Paleolitico medio.
Sono individuati anche edifici singoli che presentano caratteristiche storico-architettoniche,
quali la villa Perosini, nel cui complesso sorge una chiesetta del Massari, le corti, i manufatti
di interesse religioso quali chiesette, capitelli, oratori, i colmelli e le aggregazioni edilizie
rurali di antica origine ed inoltre i seguenti siti di rilevanza storica, artistica e ambientale: Il
Castello di Col Muson - resti del castelliere, l’Antico Valico di Vallorgan, il complesso
monumentale di Santa Giustina, la Casa di Costalunga detta Villa dei Vescovi, la Strada
selciata detta di Fontana Bottin, la Strada delle Laste, i Grandi Murazzi della Dorsale
Costalunga, l’Antica Fornace di Calce ed inoltre l’insieme architettonico dell'Oratorio di San
Bortolo.
Sono stati individuati, inoltre, altri siti connessi alla presenza di manufatti legati alle attività
agricole (impianti di aucupio, sistemazioni dei terreni a terrazza), alle attività molitorie lungo
il corso del Muson e dell’Erega che, come risulta da fonti ottocentesche, consistevano in “8
mulini e tre fucine a maglio di Longamuson, i vari folli da panni dei Foscarini, dei Montini,
dei Perosini e altri che davano una notevole rendita durante la repubblica di Venezia”, nonché
una segheria, o di interesse ambientale quali sorgenti, filari rogge e punti panoramici dai quali
si può ammirare l’intero sistema collinare.
I castellieri, i colmelli, le dorsali collinari, i valichi, diventano luoghi privilegiati dai quali è
possibile usufruire dell’intero ambito attraverso punti di vista che si estendono verso l’intero
sistema collinare di altissimo valore paesaggistico.
Possagno
Paderno del Grappa
La formazione del tessuto urbano della Pedemontana del Grappa (versante Trevigiano) può
farsi risalire all’epoca pre-romana, ma soprattutto all’epoca Romana.
Durante l'epoca romana la zona gravitò intorno al "municipium" di "Acelum" (Asolo),
costituito nel I sec. a.C., ma non vi furono insediamenti stabili veri e propri in questi luoghi,
frequentati essenzialmente in relazione alla pratica della transumanza dalla pianura alla
montagna e viceversa.
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Restano tracce significative dell’epoca longobarda.
Fu a partire dal VI sec. d.C. che i Longobardi ripopolarono queste terre insediandosi
stabilmente. Nella loro avanzata dal Friuli a Milano non avevano infatti occupato Oderzo e
Padova, che rimanevano pericolose punte di avanzata dei Bizantini; si ritiene dunque che essi
avessero apprestato una serie di insediamenti e di posti di vedetta - forse ripristinando
precedenti postazioni difensive romane - sulla linea dei colli dal Piave al Brenta, in posizioni
tali da poter controllare la pianura e da comunicare cori segnali di fumo.
Numerose sono le testimonianze longobarde legate ai toponimi (Braida ai piedi di Asolo,
termine che indicava l'area suburbana; Fara tra Fonte e Paderno cioè antico
accampamento di soldati; Romano, che deriva da "arimannia", insediamento di guerrieri;
anche Gheda - Possagno - e Guizza - Pederobba - sono toponimi longobardi), ai nomi
propri (Leonildo, Matilde, Adalgiso, Romilda) e alla dedicazione delle chiese più antiche
(S. Bartolomeo, S. Giorgio, S. Martino ecc.), i cui impianti originali si fanno risalire ai
secoli VII-VIII, poichè si ritiene che la zona fosse stata evangelizzata fin dall'epoca
romana ad opera dell'antica diocesi di Padova, da cui Asolo dipese.
A proposito della influenza dei vescovi in epoca antica nel nostro territorio si può
sinteticamente annotare che la prima a diffondere qui il cristianesimo fu la diocesi di
Padova, che decadde però nel periodo longobardo, con sede vescovile vacante fino
all'arrivo dei Franchi nel VIII secolo.
Asolo fu sede di vescovado tra il 589 e 1'827 sostenuto dai longobardi; fu Ottone I di
Sassonia nel 969 ad unire la diocesi, il castello e le proprietà alla sede di Treviso.
Treviso fu sede episcopale non prima del IV secolo e si estese nei secoli VII - IX anche
verso il nostro territorio a discapito di antiche o piccole diocesi o di monasteri
benedettini.
Dopo il Mille la zona venne dominata da numerose famiglie feudali in parte legate al
vicino comune libero di Treviso (ricordiamo i Da Rovèr, i Da Cavaso, i Da Onigo, i Da
Camino, i Da Castelli, i Da Castelcucco e i più illustri Da Romano), che hanno lasciato
numerosi resti di fortificazioni nei punti strategici sulla sommità delle colline (dei quali
resta integra solo la rocca di Asolo). Durante il Medioevo si assiste infatti in tutta la zona
al fenomeno dell'incastellamento, come nel resto dell'Italia centro-settentrionale.
Frequenti furono i conflitti tra signori locali per il dominio delle terre, in particolare
ricordiamo le numerose devastazioni legate al progetto egemonico del temibile Ezzelino
III Da Romano, che voleva unificare in un unico regno tutta l'Italia del nord, ma fu
sconfitto nel 1259 a Cassano d'Adda e l'intera sua casata venne sterminata dai guelfi nel
castello di S. Zenone al confine con Borso del Grappa. In quest'epoca Treviso, per meglio
controllare la frammentazione delle autonomie locali, stabilì che vari centri abitati della
campagna con il territorio circostante costituissero una "regula", ovvero una
circoscrizione territoriale ed amministrativa che aveva un suo referente presso il Comune
(mèriga). Assegnò quindi a ciascuno dei quartieri cittadini una corrispondente parte del
territorio, individuata in un raggruppamento di "regulae" sotto una regula capopieve
rappresentata dal mèriga capopieve.
L'elenco completo delle regulae trevisane e delle maggiori unità in cui erano state inserite
risale al 1314 e qui compaiono anche quelle della pedemontana. Quanto alle attività
economiche, si ritiene che la pastorizia e lo sfruttamento della montagna fossero le
principali. Si suppone comunque che risalga al Medioevo l'azione di disboscamento,
bonifica e messa a coltura di nuove terre anche in pedemonte, azione avviata in Europa
fin dall'Xl secolo per iniziativa soprattutto dei monasteri, ma che nella zona fu avviata
dal comune stesso di Treviso.
Dominazione veneziana. Le faide tra feudatari ebbero fine con l'avvento del dominio
veneziano e, tra il 1338 e il 1797, la zona visse il più lungo periodo di prosperità e di
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pace dimostrato dal costante aumento della popolazione (nonostante le periodiche
pestilenze). La Serenissima Repubblica di Venezia intraprese una decisa politica di
investimento sulla terraferma, incentivando il progresso agricolo su basi più moderne e
operando una saggia amministrazione del patrimonio demaniale.
Vennero così costruite le tipiche ville venete (residenze estive nelle tenute di campagna
dei veneziani), numerose anche nella zona pedemontana, e nacque la cosiddetta "cultura
della villa" che nel'700 ebbe la sua massima espressione e di cui Goldoni tracciò un
indimenticabile ritratto nelle sue commedie. Ricevette notevole impulso anche
l'artigianato tessile in tutta la pedemontana, che nel Settecento entrò in concorrenza con
Inghilterra, Francia e Olanda. Il ciclo produttivo (attività di lavaggio, battitura, tintura e
filatura della lana) veniva distribuito all'interno dei nuclei familiari e divennero note
nell'Ottocento le filande di Cavaso e di Crespano, attive fino all'inizio del nostro secolo.
L'attività ebbe uno sviluppo così significativo che i veneziani, intorno alla metà del
secolo, riformarono il sistema fiscale locale, in modo da non definirlo più soltanto su
base campestre, ma tenendo conto delle nuove attività artigianali. Vennero quindi
registrate le categorie degli opifici a motore idraulico (telai da lana e da tela, tintorie,
mole, filatoi, ruote da molino e da grano) e il patrimonio zootecnico. Anche lo
sfruttamento delle cave e la produzione di laterizi (soprattutto a Possagno) risalgono a
questo periodo.
In seguito al rovinoso terremoto del 25 febbraio 1695 (S. Costanza), che ebbe come
epicentro la zona compresa tra Castelcucco, Possagno e Cavaso, Venezia contribuì alla
ricostruzione delle chiese parrocchiali (di inconfondibile stile palladiano) e da allora
vennero costruiti in tutti i paesi pedemontani piccoli sacelli dedicati a S. Costanza per
proteggere la popolazione dal terremoto. Venezia incentivò inoltre l'arte e la cultura,
ricordiamo al riguardo la corte rinascimentale della regina Cornaro ad Asolo e numerosi
artisti locali, tra cui gli scultori Torretti e soprattutto Antonio Canova.
Le condizioni di vita peggiorarono dopo la caduta della Serenissima e l'intera zona visse
una grave crisi economica e un periodo di distruzioni e saccheggi.
Dal 1797 al 1866 venne costituita la Giunta provvisoria della provincia di Treviso e,
tranne i brevi tentativi di autonomia tra il '48 e il '49, si alternarono quattro volte i
francesi e sei gli austriaci, che addirittura ostacolarono la produzione tessile temendone
la concorrenza. Ad aggravare la situazione, nel 1836 si verificò un nuovo terremoto e
nello stesso anno si diffuse una grave epidemia di colera che si ripetè nel 1855.
Dopo l'annessione al Regno d'Italia, seguì mezzo secolo di non facili tentativi di ripresa;
assumevano infatti dimensioni sempre più gravi la disoccupazione, il preoccupante
incremento demografico, l'accattonaggio e il banditismo. A ciò si aggiunsero nuove
calamità naturali: il freddo glaciale del '79, la siccità devastante dell''81 , le alluvione
dell"82 e il colera dell"83, a cui fece seguito una crisi agraria senza precedenti.
Il Novecento. I due conflitti mondiali portarono nuovamente miseria e devastazione,
soprattutto a ridosso della prima linea sul Grappa e sul Piave, decisiva per l'esito della
prima guerra mondiale (lo ricordano il Sacrario di Cima Grappa e i numerosi monumenti
ai Caduti in ogni Comune).
Nei due dopoguerra la crisi economica costrinse gran parte della popolazione
all'emigrazione, ma a partire dagli anni Settanta la zona iniziò lentamente a ripopolarsi e
sia l'economia che la dimensione culturale dei singoli paesi migliorò. In particolare
l'antica tradizione artigianale e manifatturiera ha conosciuto una significativa evoluzione
e preso il sopravvento sull'attività contadina, dando vita ad una piccola e media industria
impostasi sul mercato nazionale ed estero per l'alta qualità dei prodotti.
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Crespano del Grappa
Secondo alcuni studiosi locali, il nome stesso di Crespano del Grappa si dovrebbe far risalire
alla presenza in loco del cognomen 'Crispinus oppure della gens Crispa oppure a un Crispus o
Crispianus da cui (fundus) crispianus; per altri il toponimo richiamerebbe semplicemente la
morfologia increspata ed irregolare del terreno sia alle pendici della montagna sia sulla
sponda accidentata e spuntonata che sporge sul torrente Lastego.
Patavium (Padova) in età imperiale trae ingenti profitti dalla produzione laniera, tra le lane
più usate rientrano quelle delle aree pedemontana e montana del territorio di sua pertinenza e
di territori prealpini del Massiccio del Grappa e il Pedemonte stesso.
Nel territorio di Crespano, secondo una certa tradizione di studi, è riconoscibile la trama,
cronologicamente stratificata, di una certa rete viaria: a ridosso della costa submontana corre
la cosiddetta pista dei Veneti, itinerario di raccordo tra Plavis (Piave) e Medoacus (Brenta)
che doveva congiungere gli sbocchi delle vallate prealpine e che a Crespano doveva
attraversare gli abitati più alti (più ricchi di testimonianze archeologiche e quindi forse più
antichi) lungo la direttrice che da ponente toccava l'area di San Vito, di seguito quella di San
Vettore, e nell'estremità più orientale del paese il guado sul Lastego prima dell'imbocco della
valle di San Vitale/San Liberale - ben più a nord delle attuali vie di comunicazione - in
direzione della Valcavasia.
Parallela alla pista dei Veneti, ma ai margini meridionali del paese, la Piòvega [(via)Publica]
scorre a sud degli attuali abitati e a metà strada tra la base montana e la dorsale collinare
asolana e pedemontana, rivestendo piuttosto tardi, forse dall'età ezzeliniana, la funzione
confinaria con i limitrofi Fonte e San Zenone.
Fino ad oggi la ricerca archeologica non ha ancora contribuito a chiarire il problema
dell'insediamento nel territorio crespanese, in quanto mai sono state condotte campagne di
scavo sistematiche e adeguate recenti ricognizioni di superficie.
In tutta l'area del paese, decentrata rispetto agli agri centuriati della pianura, e, in generale,
nel resto della Pedemontana, non sono visibili pregnanti testimonianze archeologiche
dell'esistenza di un insediamento prealpino in epoca preromana o romana.
La suddivisione in due unità territoriali, una patavina e l'altra asolana, sopravvive al crollo
dell'Impero Romano: Asolo diventa sede di una diocesi per irradiazione aquileiana, il
territorio pedemontano - si presume - è sotto l'egida dell'Imperatore d'Oriente e la fascia
collinare dell'alto trevigiano è costellata di piazzeforti bizantine che assicurano il controllo
delle vie di transito dalla pianura fino al feltrino e al bellunese. All'inizio del VII secolo, però,
i Longobardi, irrompendo dal nord, scompongono l'assetto del territorio: la disomogeneità
delle loro aree di infiltrazione e dei loro insediamenti mette a nudo la fragilità di una linea di
confine tutt'altro che impermeabile tra le zone sotto loro controllo e quelle orientali.
Treviso accresce in fortuna sotto i nuovi dominatori, che ne fanno una delle loro sedi ducali e
fagocita l'intero agro asolano.
In territorio crespanese due toponimi potrebbero essere la spia di una presenza longobarda: il
toponimo catastale Cao di Breda ricorda che in mappe antiche Breda è il territorio compreso
tra Crespano, la via Piovega, la località Gherla ai confini occidentali del paese.
Nel frattempo, sulla zona cresce sempre più l'influenza del Vescovo di Treviso, capace,
nell'ultimo ventennio del VIII secolo, di allearsi sia con Carlo Magno (vittorioso su Treviso, i
cui nobili si sono opposti alla sua repentina nuova egemonia) sia con il Papa Leone III che
incontra il nuovo imperatore proprio vicino a Treviso.
Tra XI e XIII secolo il Pedemonte è interessato da un consistente fenomeno di
incastellamento in diretta prossimità degli sbocchi vallivi ed anche degli speroni dell'acrocoro
del Grappa. Ne sono responsabili le sempre più potenti signorie rurali, che nella loro
affermazione dilagante profittano della decadenza di Asolo, colgono opportunamente la
necessità di edificare luoghi fortificati, beneficiano di sostanziose concessioni imperiali.
66
Le famiglie da Crespignaga, da Cavaso, da Rover e, in primis, da Romano riescono a
concepire politiche di ampio respiro che oltrepassano i confini non solo del Pedemonte, ma
della stessa Marca. In questa temperie emergono i primi malfermi lacerti di storia crespanese.
La prima menzione d'archivio su Crespano risale al 29 aprile 1085: una certa Ermiza, assieme
ad Ezelo, figlio di Arpone capostipite della famiglia da Romano, giunta in Italia tra il 1024 e
il 1039 al seguito di Corrado il Salico.
E' questa la prima testimonianza scritta di un insediamento abitativo submontano sulla
sponda occidentale del Lastego nell'alto Medioevo. Nel 1185 papa Lucio III riconferma
all'abate Alberto e alla comunità di S. Eufemia la donazione del 1085 tra cui ciò che possedete
a Crespano ("quidquid habetis in Crespano").
Sulla famiglia da Crespano, i signori del luogo, le notizie edotte dagli archivi non sono
attualmente anteriori alla fine del XII secolo: nel 1164 la si trova ascritta alle 57 famiglie
della nobiltà di Treviso e risulta dominare la regula de Crespan dall'alto dell'imponente castello omonimo, eretto sopra uno sperone prominente sulla valle del Lastego e spianato all'inizio
del '900. Nominato in fonti posteriori castello di S. Michiel, detto fortilizio oggi non
sopravvive se non nel toponimo Castelar.
Il castrum, la chiesa di San Michele, e la non lontana antica parrocchiale di San Pancrazio sita su uno sperone appena più a monte del Castelar - sono la prova evidente che il paese
gravita, nei primi secoli dopo il mille, attorno a questo nucleo di edifici e coincide perciò con
l'area che anche oggi costituisce il centro 'storico' e il cuore del paese. In sostanza l'area di
Crespano è interessata da due insediamenti originari, uno sulla sponda del Lastego, l'altro ben
più a ridosso della montagna.
Alla metà del XII secolo il Vescovo di Treviso, il cui potere già sotto i Franchi è crescente ed
influente, è titolare non solo della sua diocesi, ma anche di estesi diritti temporali, tra cui
quelli sulla Pedemontana e sull'Asolano, anche i da Crespano gli prestano obbedienza
giurandogli fedeltà.
Tutto questo farebbe supporre che il vasto dominio sul Pedemonte sia venuto agli Ezzelini,
almeno in parte, oltre che dalla donazione di Corrado il Salico e dei vescovi vicentini, anche
da donazioni dei vescovi trevigiani.
Tra XI e XII secolo Crespano costituisce un comune autonomo.
Dal 5 luglio 1223, Ezzelino il Monaco dà in sorte per testamento il borgo ed il castello ad
Ezzelino III: per il nuovo signore tutti i castra de Pedemonte, primo tra tanti il Sancti Zenonis
castrum, rappresentano un segno tangibile di prestigio ed orgoglio, ma soprattutto un
convincente strumento di potenza, su cui contare e dal quale attingere uomini d'arme di valore
sicuro e provata fedeltà.
D'altra parte i da Crespano, pur con beni feudali propri, subiscono ora senza eccezione il
vassallaggio degli Ezzelini, veri feudatari del luogo; proprio a causa della loro dominazione,
molte famiglie nobiliari di origine imperiale decadono, costruiscono i loro palazzi a Treviso e
sembrano lasciare le terre della Marca al loro destino.
Nel 1261, dopo l'estinzione violenta degli Ezzelini, tutto l'Asolano torna sotto la dominazione
del Vescovo di Treviso e dal 1269 sotto il Comune di Treviso, dominato brevemente dai da
Castelli e di seguito, dal 1283 al 1313, dai da Camino.
I da Crespano, la cui famiglia si è nel frattempo ripartita in due rami distinti, dominano non
più vassalli la comunità crespanese, tuttavia non si distinguono mai in ruoli di primaria
importanza nella vita della Marca ed il loro prestigio rimane quindi sempre modesto.
Per tutto il XIV secolo Crespano ed il Pedemonte conoscono e in certi casi subiscono
duramente la presenza delle Signorie e delle loro lotte egemoniche:
Nel 1327 il meriga della regula di Crespano, assieme ai colleghi di Romano e di Borso e ai
capitani dei castelli dell'Asolano, è interpellato da due delegati del Comune di Treviso per
avere aggiornamenti sulle scorrerie delle truppe di Can Grande della Scala e dei suoi alleati in
67
queste terre. Nello stesso anno, forse nella stessa fase di insicurezza e fragilità politicomilitare, la villa di Crespano, strategicamente di un qualche rilievo per la custodia della valle
del Lastego, è indotta a stipendiarsi un capitano o capoarmigero per il presidio del castello e
così probabilmente fanno tutti i centri d'intorno, nel tentativo di difendere il territorio con
maggiore efficienza.
Di fatto dal 1329 gli Scaligeri reggono Treviso e così tutta quest'area, ma nel 1337 sono
scalzati dalla Serenissima e Can Grande sconfitto. Asolo e tutto l'Asolano si dedicano
spontaneamente a Venezia: per istituzione del doge Francesco Dandolo nasce nella zona la
Podesteria di Asolo che, oltre al capoluogo, comprende 37 ville o centri rurali, tra cui la stessa
Crespano.
Ma l'annessione alla Repubblica Veneta è turbata dalla lotta per il predominio definitivo
sull'entroterra veneto, sul quale prima di tutto fa irruzione il re d'Ungheria, Luigi I che
organizza una lega in funzione antiveneziana e, prima di sconfiggere i Veneziani a Nervesa ed
imporre loro un'umiliante pace nel 1358, rovina su Treviso e il Trevigiano; secondo le
cronache del tempo i suoi uomini non risparmiano da efferate devastazioni nemmeno le
popolazioni pedemontane come quella crespanese.
Quindici anni dopo, nel 1373, il forte alleato del re d'Ungheria, Francesco da Carrara, signore
di Padova, imperversa su tutto il Pedemonte e in genere sull'alto trevigiano con il saccheggio
e l'imposizione di ostaggi e prigionieri, l'assedio e la conquista di numerosi castelli — Rover,
Chastel Chuco, Possagno - e l'instaurazione di un nuovo dominio. Quanto a Crespano, tra
l'altro, è del 1374 la notizia isolata che — per intercessione del Podestà di Asolo e visti i
segnalati servizi contro i Carraresi — la Serenissima concede amnistia ad Antonio da
Crespano, già bandito per gravi delitti fin dal tempo degli Ungheresi.
In generale, comunque, l'area asolana è per l'intero periodo, fino al 1389, ambita, contesa o
effettivamente dominata prima dal successore di Luigi il Grande, Sigismondo d'Ungheria, e
poi dai da Carrara.
Nel 1389, infine, la Serenissima si riprende definitivamente il controllo di Treviso, del
Trevigiano, di Asolo; da quando, nel 1412, Filippo Maria Visconti riconosce il territorio dal
Mincio al Friuli come area d'influenza veneziana, tutto il Pedemonte vive un periodo di
stabilità e di pace durature ed è oggetto, come l'Asolano ed altri distretti di terraferma, di una
politica di ricostruzione e di potenziamento del territorio. Dal 1389 al 1796 — eccettuata la
breve parentesi bellica dell'invasione del Veneto da parte delle truppe tedesche
dell'imperatore Massimiliano (1509-1511), periodo in cui la fedeltà alla Serenissima è diffusa
e prevalente — Crespano è incluso nella podesteria di Asolo, che ha vita per oltre quattro
secoli e mezzo, come quella trevigiana e la sovranità veneziana rimane ininterrotta.
Nel primo Trecento (1322) è documentata l'esistenza di una gualchiera per follare panni,
ubicata nei pressi del torrente Lastego, forse rintracciabile in uno dei dismessi impianti
idraulici alla base meridionale del Castelar o ai confini meridionali con l'allora reputa di San
Paolo.
E' però con la duratura affermazione del dominio veneziano in terraferma nel corso del '400
(dal 1412) che al Pedemonte come all'Asolano è assicurato un lungo periodo di stabilità nel
quale le magistrature veneziane, e con esse gli imprenditori economici, si mostrano
particolarmente interessati alla ricostruzione e al rilancio del territorio.
L'interesse economico per l'area è tale da incoraggiare uno dei fenomeni tardo-medievali più
tipici della zona - e finora meno sistematicamente studiati - ovvero un prolungato e insistente
flusso migratorio dalle aree alpine e dalle valli lombarde, soprattutto bergamasche.
Le prime notizie di rilievo sull'arte laniera a Crespano emergono in concomitanza con
l'irrimediabile crisi della città — nello specifico quella di Treviso — e con il cedimento del
suo modello produttivo e commerciale ormai antiquato e rigido. Lenta, ma inesorabile è la
regressione delle corporazioni o arti cittadine, che hanno goduto di assoluto prestigio sociale e
68
C
preminenza economica in città e rispetto alla realtà rurale, hanno dato vita ad una vera e
propria civiltà mercantile, dalla quale i centri urbani hanno tratto il fondamentale benessere
economico.
La diffusione del lavoro a domicilio nelle campagne è la replica al carico sempre meno
sostenibile che le corporazioni praticano in termini di costo del lavoro e di flessibilità
dell'apparato produttivo e d'altronde è un fenomeno di amplissima portata europea dalla fine
del medioevo. E' inevitabile, in questa logica, che dalla metà del'400 si apra il conflitto
opponente Treviso ad un contado — il Pedemonte con l'Asolano — che conosce
l'inarrestabile affermazione di alcuni centri produttivi rurali e la tenace fortuna di nuovi
'imprenditori'.
Lo scontro raggiunge toni violenti che il governo veneziano è chiamato a stemperare in
provvedimenti sempre più favorevoli ai lanieri rurali.
Tra 1548 e 1602 e poi tra 1620 e 1640 la grande crisi economica nel continente sferra dure
spallate al mercato internazionale della lana — sia come materia prima sia come prodotto
finito —, segnando il declino definitivo del lanificio veneziano e comportando mutamenti
radicali: Venezia decade come porto di intermediazione per lo spiazzamento dalle rotte
oceaniche, la guerra di Candia (1645-1669) rarefa i contatti con l'Oriente e per di più
incombono la concorrenza dei panni a buon mercato portati da olandesi e inglesi, la caduta di
domanda nel Levante, il difficile reperimento della materia prima, un mercato del lavoro
problematico e, come se non bastasse, la carestia e le epidemie.
Nel secondo Seicento (dal 1670), accanto ai provvedimenti istituzionali di profilo
protezionistico, emergono nette indicazioni di una nuova “allocazione” delle risorse: rilevante
è il fatto che una certa parte della produzione veneziana sia trasferita in terraferma e che,
come effetto naturale, questa spinta iniziale promuova l'imitazione di generi già apprezzati di
provenienza estera: in ragione della preesistente tradizione laniera, sono la fascia
pedemontana vicentina e trevigiana a mettere in mostra un maggiore dinamismo.
Da questo momento l’espansione produttiva proseguirà fino agli anni '20 del '700, quando
oltre metà delle manifatture d'area trevigiana esce dal Pedemonte del Grappa. Nel 1686
Crespano risulta essere sede di bollatura.
La produzione crespanese di fine '600 nel suo complesso si stabilizza, ma conosce
un'impennata qualitativa soprattutto nella produzione dei mezzetti, stoffe di imitazione
padovana, robuste e pesanti, a tre fili probabilmente ritorti. E' proprio Crespano il centro
donde escono i mezzetti più fini e di qualità migliore: nei luoghi ove se ne imitano pregio e
finezza (a Ceneda) si dice comunemente che si fabbricano mezzetti ad uso di Crespan.
Protagoniste dell'epoca sono le prime dinastie `imprenditoriali': in ordine di tempo i
Manfrotto ascendono a grande ricchezza ancora nel '600, quando vengono detti mercanti in
luogo della Gherla di Crespan (dov'è la casa matrice che ospita gli impianti di produzione) I
Guadagnin(i) sono famiglia di rango sociale notevole nella società bassanese e crespanese,
con stabilimenti in contrada Seolina a Crespano. Dei Melchiori di origine opitergina,
fondatore del lanificio a fine '600 è Francesco. Non da ultimi gli Zardo, i Torresan(i), i
Bellato, hanno case-azienda sempre nel polmone artigianale di contrada Seolina.
Il paese conosce tra l'altro una significativa fase di rinnovamento edilizio: "molte case erano
salite in grande opulenza, massimamente per la fabbricazione dei pannilani".
La direttrice Crespano-Venezia rappresenta una strategica combinazione rurale-urbana,
costituendo la via maestra attraverso la quale una porzione della disseminata, eppure prospera
attività produttiva del Pedemonte trevigiano, si innesta nei circuiti del mercato internazionale.
La rete di interrelazioni a vario titolo con la laguna si dimostra talmente vitale da tradursi
spesso in strategie che oltrepassano di molto i limiti angusti di Crespano.
69
A rallentare questa espansione produttiva giunge il forte antagonismo delle produzioni
inglese, francese, olandese, che incontrano il favore della moda e che, proponendo prezzi
particolarmente competitivi, grazie alle sovvenzioni dei rispettivi governi, minano ancor di
più il monopolio veneziano nei mercati levantini. Di conseguenza a Crespano, Pieve di
Soligo, Follina vengono chiamate maestranze straniere ad insegnare a fabbricatori e tessitori
l'arte di lavorare stoffe di imitazione straniera.
Sul finire del secolo l'attività crespanese, pur dando ancora segnali di dinamismo, cede il
passo e nella zona lascia libera l'ascesa del polo tessile di Cavaso che, sia pure con panni di
tipo tradizionalmente popolare, nell'ultimo ventennio della Serenissima riesce a conquistare
un primato di forte produttività.
Accanto all'indubbio benessere economico, l'opulenza ed il potere di alcune famiglie fanno
emergere ingegni di primo piano e maturano un rigoglio davvero originale nei diversi campi
del sapere della cultura del tempo.
‘Civiltà crespanese’ è il conio non a torto attribuito a questa fortunata e circoscritta età, ed
effettivamente è una vera sorpresa che il ceto che fa da asse portante della floridezza di questo
paese possegga e affini un sicuro senso dell'arte ed un alto concetto di cultura:
Tutto questo spiega il sorgere anche nel Pedemonte e a Crespano di una armoniosissima
chiesa, di palazzi e ville eleganti, talvolta sedi di villeggiatura, secondo la prassi di una
società nobiliare, quella veneziana del '700 ormai vicina al tracollo, ma insieme dimore
splendide e riposanti, che costituiscono spesso gioielli d'arte e buon gusto.
Di fronte alle difficili condizioni economiche di un paese che, tra la caduta di Venezia, la
presenza asburgica e l'avvento del Regno d'Italia, conosce una marcata flessione economica e
demografica, risulta provvidenziale l'atteggiamento filantropico di alcuni cittadini benestanti,
che promuovono opere di urgente utilità pubblica beneficiando, per questo, di perdurante
stima presso la popolazione crespanese e del resto del Pedemonte.
Di assoluto rilievo per la presenza di una realtà sanitaria e ospedaliera nel territorio del
Pedemonte del Grappa è la nascita dell'Istituto Pio dal Lascito Aita. Il nobile friulano,
Francesco Aita lega tutti i suoi beni immobili a beneficio del Comune di Crespano a
condizione che nei locali della sua dimora crespanese – l'ex Ca' Melchiori – sia fondata una
"casa di riposo ed ospitale a sollievo degli accorati, miseri e impotenti di ambo i sessi di
Crespano". Nel maggio 1871 la Casa di ricovero, ormai in avanzata espansione, è affiancata
da un Ospedale di modesta entità, grazie alla convenzione stipulata tra l'Amministrazione
ospedaliera e le Suore di Carità dell'Ordine di Maria Bambina, che reggono pure un
Orfanotrofio femminile.
La Fondazione Canova è istituita nel 1875, non appena il conte Filippo Canal, esecutore
testamentario dell'ingente patrimonio dello scultore Antonio Canova nonché sindaco di
Crespano dal 1867, decide di "dare esecuzione e consegnare la sostanza ereditaria" ai comuni
di Possagno e per l'appunto Crespano. Il testatore fissa alcune indifferibili finalità della
Fondazione: l'istituzione di una scuola di agricoltura, l'educazione femminile, l'impulso
all'arte della tessitura per l'occupazione femminile, il sostegno agli studenti indigenti con
sussidi in forma di libri e di materiale scolastico; l'aiuto economico al Pio Istituto, Ospitale e
Casa di Ricovero e alla Fabbriceria parrocchiale.
L'Opera Bianchi Canal è il frutto di quel capitale che Antonietta Bianchi Canal, nipote del
vescovo Sartori Canova, destina "a vantaggio di fanciulli di ambo i sessi bisognosi di essere
custoditi, alimentati ed educati" per fornire loro un'arte o un mestiere con cui vivere
dignitosamente.
Sempre grazie alla viva promozione dei filantropi, l'attività scolastica crespanese conosce
una costruttiva convivenza tra pubblico e privato: dopo il 1858, il Lascito Sartori Canova
rivitalizza le finanze delle amministrazioni di Crespano e Possagno proprio con un'attenzione
70
peculiare in materia d'istruzione, alla quale esse sono tenute a provvedere per atto
testamentario.
In questo modo, nell'età di profonda crisi economica di carattere generale e inasprita dal
decadere dell'attività tessile, sia la Fondazione Canova sia l'Amministrazione comunale sia la
presenza ecclesiastica, soprattutto delle Suore di Carità, garantiscono a Crespano un servizio
scolastico articolato ed efficiente: un asilo infantile,
Nel 1876 un nuovo edificio scolastico è fatto erigere dall'amministrazione Canal su progetto
dell'ing. Antonio Zardo
Sempre nel 1874 è attiva anche "la scuola pur comunale elementare femminile nell'istituto
delle Suore di Carità”
Una Scuola di tessitura è promossa dal Sartori Canova, ancora in vita nel 1850, allo scopo di
preparare maestranze che rivitalizzino la declinante industria tessile crespanese; ma la sua
chiusura nel 1884 è per il paese il segno della fine di un'economia e di un'epoca.
Ma è soprattutto la stagione della Scuola di agraria, sovvenzionata con i denari della
Fondazione Canova Nelle intenzioni dei promotori la scuola deve assicurare ai contadini
l'apprendimento di tecniche agricole più sistematiche e scientifiche benché i superati e
tradizionali sistemi di coltivazione non siano facili da soppiantare.
LA GRANDE GUERRA.
Poco più di due anni di guerra trasformano repentinamente e radicalmente la storia ed il volto
del vasto e sfaccettato massiccio del Monte Grappa un lembo di terra poco noto fino alla
Grande Guerra, frequentato dalle genti pedemontane per provvedersi delle risorse pastorali ed
agricole necessarie all'autosufficienza.
Nel tormentato scenario del conflitto in Italia, il Grappa rimane ai margini delle vicende
belliche tra 1915 e 1916, salendo alla ribalta tra 15 e 24 Maggio 1916 e capace quasi di
schiudere alle truppe austro-tedesche la via verso la pianura veneta.
Di fatto il fronte non si muove fino alla decisiva e cosiddetta `terza battaglia del Grappa',
questa volta su iniziativa italiana, all'alba del 24 ottobre 1918, ad un anno esatto da Caporetto:
il Comando Supremo del generale Diaz affida all'Armata del Grappa il compito di farsi largo
nella valle feltrina per facilitare l'azione di rottura delle Armate VIII e X nell'attraversamento
del Piave in direzione di Vittorio Veneto.
Il 31 ottobre 1918 gli Austriaci iniziano la ritirata che in pochi giorni porta all"`armistizio di
Villa Giusti" il 4 Novembre. Sul Grappa rimangono caduti insepolti, migliaia di prigionieri,
quantità enormi di armi e di materiali abbandonati, centinaia di crateri sul terreno, casere
distrutte, boschi incendiati, trincee, e il segno vivo nella memoria dei combattenti e
dell'opinione pubblica nazionale.
8.1
RIFLESSIONI GENERALI SULLA GENESI DEGLI INSEDIAMENTI
Sembra opportuno, a questo punto, sottolineare ulteriormente le più significative tra le molte
innovazioni proposte nell’impostazione del Piano Regolatore Generale (PATI + PI), per il
governo dell’assetto del territorio.
Qualità che possono essere riassunte nel seguente “tracciato” concettuale essenziale:
l’obiettivo generale del piano consiste nella tutela delle identità storico-culturali, che si
71
riconoscono nella qualità insediativa del paesaggio rurale e urbano, tutela da perseguire
attraverso la priorità conferita al recupero e alla riqualificazione dell’esistente, con la graduale
“messa in sicurezza” del territorio, per realizzare lo sviluppo sostenibile.
Inoltre, le ipotesi di lavoro del PATI così concepito e le conseguenti esplicazioni progettuali
del nuovo “disegno” istituzionale per il territorio possono tradursi in realtà organica e
concreta, posto che al piano di assetto (buone intenzioni), si accosta il piano di intervento
(vere intenzioni): il primo infatti “può” indugiare sui tempi lunghi, il secondo “deve” operare
sui tempi brevi.
8.2
IPOTESI DI SVILUPPO
Si può e si dovrebbe stabilire un rapporto proporzionale tra fragilità idrogeologica e naturalità:
tanto più gli ambienti sono delicati, tanta più naturalità e verde protettivo.
In questo modo si ottengono almento tre risultati positivi: l’incremento di sicurezza,
l’incremento di qualità estetica e l’incremento di spazi di riposo e di svago e sport all’aperto
(Parchi urbani, tematici e territoriali).
Il territorio può essere considerato un sistema (più o meno) regolato di deflusso - un sistema
di bacini idrografici - in cui ogni goccia d’acqua è sotto controllo, salvo quando - sottraendosi
al troppo labile controllo e con “manifestazioni di massa” - ritorna più o meno brutalmente
negli spazi che furono suoi e dei quali non siamo stati abbastanza abili da farle perdere il
ricordo.
Il territorio è dunque una costruzione storica essenzialmente realizzata - più o meno bene - in
“chiave” acquea: peraltro, se un tempo si rispettava l’acqua, sia come fonte di energia
meccanica, importante e a buon mercato, sia come ordinatore “implicito e immanente” del
territorio, oggi questo rispetto è venuto meno - ragionevolmente - per l’acqua come fonte di
energia (e questo rappresenta un indubbio avanzamento tecnologico), ma - irragionevolmente
- anche per l’acqua come principio ordinatore generalizzato.
E ciò nonostante l’indubbio avanzamento della consapevolezza scientifica e generale circa il
ruolo e la necessità di controllo e gestione del ciclo dell’acqua e nonostante le leggi in materia
di difesa del suolo e la presenza, sia pure ancora “iniziale”, delle preposte Autorità di bacino.
Lo squilibrio e la difficoltà discendono dal fatto che - in buona“ sostanza” - la società ha
“voltato le spalle” all’acqua, con conseguenze periodicamente visibili a tutti (alluvioni) e con
conseguenze sempre visibili all’occhio esperto e attento (squilibri paesistici).
Tuttavia l’acqua è comunque immanente e ovunque condiziona la struttura e la configurazione
del territorio: seguendo la chiave acquea con approccio storico (ovvero seguendo le
trasformazioni nel tempo) e con approccio progettuale (ovvero considerando i vari assetti alle
diverse scale quali esiti di precise “intenzioni” o di “progetti”), si può avvicinarsi a capire i
caratteri fondamentali della struttura e della configurazione del territorio.
Il PATI acquisisce la classificazione dei Centri Storici e dei nuclei storici di cui all’Atlante
Regionale (e codificati nel PTRC) e ripresi dal PTCP, in relazione all’entità, al ruolo storico,
alle caratteristiche strutturali ed insediative.
Per ogni centro storico individua la perimetrazione, gli elementi peculiari, le potenzialità di
qualificazione e sviluppo, nonché gli eventuali fattori di abbandono o degrado sociale,
ambientale ed edilizio. Individua inoltre la disciplina generale diretta ad integrare le politiche
di salvaguardia e riqualificazione del centro storico con le esigenze di rivitalizzazione dello
stesso, anche con riguardo alla presenza di attività commerciali e artigianali, favorendo al
tempo stesso, il mantenimento delle funzioni tradizionali, affievolite o minacciate, garantendo
le condizioni socio-economiche alla residenza della popolazione originaria.
72
Il PATI stabilisce le direttive e le prescrizioni per la formazione del Piano degli Interventi PI
dei singoli comuni, nonché le norme per la salvaguardia degli elementi di rilievo storicoarchitettonico dei centri storici
In particolare, per la formazione del P.I., il PATI:
• specifica i criteri per l’acquisizione del quadro conoscitivo relativo a tutti i fabbricati
e manufatti presenti all’interno dei centri storici, nonché agli spazi liberi esistenti
d’uso privato o pubblico. Il PI classifica con apposite schede il patrimonio edilizio
esistente;
• definisce le modalità per l’individuazione delle categorie in cui gli elementi sopra
descritti devono essere raggruppati, per caratteristiche tipologiche e pregio storicoarchitettonico;
• stabilisce, per ogni categoria così individuata, la gamma degli interventi possibili
(gradi di protezione), quelli comunque necessari alla tutela degli elementi di pregio,
(norme puntuali), nonché le condizioni per le possibili variazioni al grado di
protezione (flessibilità), anche attraverso schemi e prontuari;
• determina le destinazioni d’uso possibili in relazione alle caratteristiche tipologiche,
alla consistenza ed al ruolo urbano;
• individua i limiti per la nuova edificazione, in funzione allo stato di conservazione,
al pregio degli edifici, ed alla struttura del tessuto urbano;
• delimita gli ambiti da assoggettare a:
- progettazione unitaria;
- strumento urbanistico attuativo;
- programma integrato;
• individua le aree e gli edifici da destinare a servizi, nonché le opere o gli impianti di
interesse collettivo o sociale e le nuove viabilità;
• definisce norme ed indirizzi per la soluzione dei problemi della circolazione;
• individua gli spazi di sosta e di parcheggio per gli autoveicoli, da realizzarsi
preferibilmente al di fuori del contesto del centro storico, indicando le aree pedonali
ed i percorsi ciclabili (piano della circolazione).
Il PATI individua e norma il recupero dei grandi complessi abbandonati interni alle zone
storiche quali gli ex opifici produttivi, i mulini, e l’architettura vetero industriale in generale,
oltre ai complessi scolastici e ai grandi palazzi residenziali quali:
per Crespano: ex ospedale, il Collegio femminile, Il Castellare, Villa ManfrottoCanal);
per Castelcucco: ex Latteria Zarpellon;
per Possagno: complesso ex albergo Soccal;
stabilendo nel contempo le destinazioni d’uso compatibili e graduandone il recupero a diversi
momenti temporali.
73
9.
ANALISI SOCIOECONOMICA
Le componenti antropiche di riferimento riguardano:
• L’evoluzione demografica;
• La composizione della famiglia;
• I tassi di natalità e di mortalità;
• La componente migratoria;
• Il reddito della popolazione;
• La distribuzione territoriale della popolazione;
• Il tasso di attività della popolazione;
• Le attività produttive e la loro dinamica.
Demografia
La popolazione residente appare in costante aumento (Tabelle 01 e 02).
I tassi di crescita della popolazione nell’ultimo ventennio, per l’intero ambito intercomunale
hanno portato i residenti ad oltre 11.000 inità, con un incremento del 25,3% nel periodo 1981
– 2006 e con un incremento del 21,8% nel periodo 2001 – 2006.
La densità demografica cresce conseguentemente, passando da 1,52 a 1,57 a 1,90 nello stesso
arco di tempo considerato, ma rimane su valori non elevati.
Nel 2006 la popolazione residente ha raggiunto quota 11.051 abitanti, così ripartiti:
Crespano del Grappa = 4.626;
Paderno del Grappa = 2.103;
Possagno = 2.205;
Castelcucco = 2.117.
Per le ipotesi previsionali, stimate per l’arco decennale del PAT, così come previsto dalla LR
11/2004, si rinvia al successivo punto 10.2 della presente relazione.
Ai fini del calcolo previsionale, alla luce delle dinamiche demografiche in atto, il dato di
maggiore interesse è rappresentato dalle famiglie, sono infatti i nuclei familiari che
determinano il reale fabbisogno edilizio, e non solo in termini assoluti, ma anche in termini di
dimensione e tipologia. Nel corso dell’ultimo decennio la dimensione media del nucleo
familiare dei quattro comuni del PATI ha evidenziato una dinamica in costante riduzione, ad
eccezione del dato di Possagno), con i seguenti valori:
Crespano del Grappa da 2,85 a 2,74 componenti/famiglia;
Paderno del Grappa da 2,73 a 2,54 componenti/famigila;
Possagno da 2,62 a 2,64 componenti/famiglia;
Castelcucco da 2,74 a 2,63 componenti/famiglia.
74
tabella 01 - AMBITO PATI e AMBITO INTERCOMUNALE
comune
1 CASTELCUCCO
2 PADERNO del Grappa
3 POSSAGNO
4 CRESPANO del Grappa
totale ambito PATI
5 ASOLO
6 BORSO del Grappa
7 CAVASO del Tomba
8 FONTE
9 MONFUMO
10 SAN ZENONE degli Ezz.ni
totale ambito intercomunale
superficie
popolazione
territoriale
residente
comunale
1981
ha
ab
densità
popolazione
densità
residente
ab
densità
residente
1991
ab/ha
popolazione
ab
densità
residente
2001
ab/ha
popolazione
2006
ab/ha
ab
ab/ha
879
1.946
1.208
1.786
5.819
1.648
1.641
1.778
3.751
8.818
1,87
0,84
1,47
2,10
1,52
1.693
1.713
1.828
3.902
9.136
1,93
0,88
1,51
2,18
1,57
1.871
2.002
2.034
4.328
10.235
2,13
1,03
1,68
2,42
1,76
2.117
2.103
2.205
4.626
11.051
2,41
1,08
1,83
2,59
1,90
2.534
3.300
1.896
1.463
1.131
1.997
18.140
6.295
3.812
2.543
4.435
1.329
4.571
31.803
2,48
1,16
1,34
3,03
1,18
2,29
1,75
6.651
3.932
2.390
4.683
1.381
5.386
33.559
2,62
1,19
1,26
3,20
1,22
2,70
1,85
7.434
4.935
2.675
5.479
1.428
6.506
38.692
2,93
1,50
1,41
3,75
1,26
3,26
2,13
8.741
5.355
2.917
5.816
1.446
7.156
42.482
3,45
1,62
1,54
3,98
1,28
3,58
2,34
75
tabella 02a - POPOLAZIONE E FAMIGLIE RESIDENTI - Castelcucco
e PREVISIONE al 2018
anno
popolazione famiglie
comp/fam
residente
residenti
n.
n.
n.
1996
1.763
634
2,78
1997
1.778
637
2,79
1998
1.777
644
2,76
1999
1.836
669
2,74
2000
1.905
701
2,72
2001
1.875
696
2,69
2002
1.962
715
2,74
2003
2.052
769
2,67
2004
2.076
785
2,64
2005
2.106
792
2,66
2006
2.117
805
2,63
2007
2.161
821
2,63
2008
2.205
837
2,63
2018
2.645
997
2,65
stima incr. Ipotesi A
440
160 stima incr. Ipotesi B
FONTE: anagrafe comunale - residenti al 31.12
* al 2001 sono riportati i dati ISTAT
note
*
424
tabella 02b - POPOLAZIONE E FAMIGLIE RESIDENTI - Paderno del Grappa
e PREVISIONE al 2018
anno
popolazione famiglie
comp/fam
note
residente
residenti
n.
n.
n.
1996
1.864
658
2,83
1997
1.904
689
2,76
1998
1.893
691
2,74
1999
1.930
707
2,73
2000
1.955
729
2,68
2001
2.022
760
2,66
*
2002
2.047
765
2,68
2003
2.097
768
2,73
2004
2.102
764
2,75
2005
2.131
775
2,75
2006
2.103
794
2,65
2007
2.126
820
2,59
2008
2.149
846
2,54
2018
2.379
1.106
2,15
stima incr. Ipotesi A
230
260 stima incr. Ipotesi B
559
FONTE: anagrafe comunale - residenti al 31.12
* al 2001 sono riportati i dati ISTAT
76
tabella 02c - POPOLAZIONE E FAMIGLIE RESIDENTI - Possagno
e PREVISIONE al 2018
anno
popolazione famiglie
comp/fam
residente
residenti
n.
n.
n.
1996
1.891
824
2,29
1997
1.907
810
2,35
1998
1.915
783
2,45
1999
1.979
754
2,62
2000
2.035
770
2,64
2001
2.041
759
2,69
2002
2.075
744
2,79
2003
2.097
708
2,96
2004
2.154
706
3,05
2005
2.151
696
3,09
2006
2.205
844
2,61
2007
2.243
850
2,64
2008
2.276
857
2,66
2018
2.604
924
2,82
stima incr. Ipotesi A
328
67 stima incr. Ipotesi B
FONTE: anagrafe comunale - residenti al 31.12re
* al 2001 sono riportati i dati ISTAT
note
*
189
tabella 02d - POPOLAZIONE E FAMIGLIE RESIDENTI - Crespano del Grappa
e PREVISIONE al 2018
anno
popolazione
famiglie
comp/fam
note
residente
residenti
n.
n.
n.
1996
3.994
1.385
2,88
1997
4.073
1.439
2,83
1998
4.249
1.508
2,82
1999
4.291
1.506
2,85
2000
4.283
1.519
2,82
2001
4.314
1.536
2,81
*
2002
4.305
1.537
2,80
2003
4.494
1.557
2,89
2004
4.501
1.626
2,77
2005
4.541
1.649
2,75
2006
4.626
1.693
2,73
2007
4.719
1.720
2,74
2008
4.766
1.741
2,74
2018
5.236
1.953
2,68
stima incr. Ipotesi A
212 stima incr. Ipotesi B
470
568
FONTE: anagrafe comunale - residenti al 31.12
* al 2001 sono riportati i dati comunicati dall'ISTAT
Sulla distribuzione territoriale della popolazione, nei quattro comuni si assiste, come del resto
avviene a livello provinciale e regionale, ad una ulteriore crescita della popolazione residente
nei centri (che sale da 6.284 a 8091 +29%) e nei nuclei (che passa da 903 a 1.217 +35%), con
una corrispondente riduzione della popolazione residente in territorio agricolo ossia in case
sperse (da 1.681 a 922 -45%). Tabella 03
77
tabella 03 - DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DELLA POPOLAZIONE
comune
anno
popolazione
popolazione
residente
residente
centri
nuclei
1981
877
88
Castelcucco 1991
1.001
141
2001
1.256
273
1981
629
547
Paderno del
1991
773
662
Grappa
2001
990
746
1981
1.508
177
Possagno
1991
1.715
37
2001
1.939
3
1981
3.270
91
Crespano del
1991
3.422
121
Grappa
2001
3.906
195
1981
6.284
903
totale ambito
1991
6.911
961
PATI
2001
8.091
1.217
FONTE: Censimenti ISTAT 1981 - 1991 - 2001
popolazione
residente
case sparse
683
551
342
465
278
266
143
76
87
390
359
227
1.681
1.264
922
popolazione
residente
totale
1.648
1.693
1.871
1.641
1.713
2.002
1.828
1.828
2.029
3.751
3.902
4.328
8.868
9.136
10.230
Attività produttive, occupati, addetti, unità locali
Il tasso di attività della popolazione, come riportato nella Tabella 04, è per tutti i quattro
comuni superiore a quello nazionale e, per Castelcucco supera anche quello Regionale; e
comunque tutti superano i valori medi provinciali, con un valore medio del 45,70% al 2001.
La ripartizione per settore di attività della popolazione denota, come del resto facilmente
presumibile, una ulteriore graduale riduzione del comparto primario, che dal 1981 al 2001
passa dall’11,20%, al 7,255, al 4,92%. Cresce sia il comparto industriale, passando nei tre
periodi censuari dal 47,19%, al 49,63%, al 50,30% e del comparto terziario e dei servizi dal
41,61%, al 43,12%, al 44,79%.
Le dimensioni aziendali del settore primario permangono esigue, ad esclusione delle malghe.
Pur considerando le probabili modifiche alle politiche comunitarie di sostegno all’agricoltura,
la permanenza sul mercato di imprese vitali appare sempre più incerta; ne possono derivare
richieste di cambio di destinazione dei suoli e, contemporaneamente, il venir meno dell’opera
di presidio ambientale garantito dall’attività agricola soprattutto nelle zone ad elevata fragilità
ambientale, collinari e montane. Qui l’attività agricola deve essere assolutamente preservata e
incentivata, con tutti i possibili strumenti di intervento.
Anche gli addetti (occupati) e le Unità Locali, seppure con caratteristiche differenti nei diversi
settori, aumentano in quasi tutti e quattro i comuni.
Nel periodo intercensuario le U.L. passano da 681 a 748 a 789 e gli addetti da 2.947 a 3.136 a
3.395, mentra la dimensione meda rimane assestata di poco al di sopra dei 4 addetti/unità
locale (Tabella 05).
78
tabella 04 - POPOLAZIONE ATTIVA (occupata e non occupata)
anno
Castelcucco
n.
%
1981
682
1991
2001
Paderno del
Grappa
n.
%
41,38
675
782
46,19
899
48,05
Crespano del
Grappa
Possagno
n.
%
41,13
705
719
42,47
879
43,91
*
Provincia Treviso
n.
%
38,57
1.482
777
42,51
895
44,11
*
n.
%
39,51
301.929
1.628
41,72
1.892
43,72
*
Regione Veneto
Italia
n.
%
41,90
1.780.039
332.280
44,70
336.688
42,34
*
n.
%
41,30
22.550.353
39,80
1.880.746
42,90
21.322.762
37,60
2.057.447
45,44
23.742.262
41,66
*
*
*
FONTE: Censimenti ISTAT 1981 - 1991 - 2001
nota: * la % è riferita alla popolazione residente
1= Castelcucco
2= Paderno
3= Possagno
4= Crespano
5 = Provincia
6 = Regione
7 = Italia
1= Castelcucco
2= Paderno
3= Possagno
4= Crespano
5 = Provincia
6 = Regione
7 = Italia
1= Castelcucco
2= Paderno
3= Possagno
4= Crespano
5 = Provincia
6 = Regione
7 = Italia
79
tabella 05 - POPOLAZIONE ATTIVA PER SETTORE DI ATTIVITA' (OCCUPATA)
comune
Castelcucco
Paderno del
Grappa
Possagno
Crespano del
Grappa
totale ambito
PATI
anno
1981
1991
2001
1981
1991
2001
1981
1991
2001
1981
1991
2001
1981
1991
2001
PRIMARIO
n.
%
106 16,08
61
8,02
48
5,51
83 12,71
72 10,23
43
5,10
77 11,21
36
4,71
27
3,10
119
8,26
108
6,79
98
5,42
385 11,20
277
7,25
216
4,92
SECONDARI
O
n.
%
333 50,53
409 53,75
453 52,01
284 43,49
323 45,88
423 50,18
354 51,53
406 53,07
460 52,81
652 45,28
758 47,67
873 48,31
1.623 47,19
1.896 49,63
2.209 50,30
FONTE: Censimenti ISTAT 1981 - 1991 - 2001
nota: la % è riferita al totale degli attivi (occupati)
80
TERZIARIO
n.
%
220 33,38
291 38,24
370 42,48
286 43,80
309 43,89
377 44,72
256 37,26
323 42,22
384 44,09
669 46,46
724 45,53
836 46,26
1.431 41,61
1.647 43,12
1.967 44,79
n.
659
761
871
653
704
843
687
765
871
1.440
1.590
1.807
3.439
3.820
4.392
TOTALE
%
100,00
100,00
100,00
100,00
100,00
100,00
100,00
100,00
100,00
100,00
100,00
100,00
100,00
100,00
100,00
Parte terza – FABBISOGNO INSEDIATIVO E TRASFORMABILITA’ DELLA ZONA
AGRICOLA
10.
FABBISOGNO DI EDILIZIA RESIDENZIALE
10.1
GENERALITA’
Il fabbisogno di edilizia residenziale dipende da fattori mutevoli nel tempo e differenziati da
luogo a luogo che non possono essere predeterminati in modo sicuro e tanto meno essere
risolti operando solo nell’ambito comunale.
Come si deduce dal quadro demografico ed economico di riferimento dei comuni, sono
molteplici i fattori che devono essere considerati per determinare in modo completo la
domanda di alloggi, di stanze e, in funzione degli standard abitativi, la volumetria necessaria a
far fronte alla domanda.
Entrano qui in gioco non solo fattori legati alla crescita demografica prevista per il prossimo
decennio, ma anche altre problematiche legate a fattori sociali e urbanistici, oltre che alla
conformazione del mercato degli alloggi e degli affitti, estendendo le valutazioni all’intero
ambito intercomunale, oltre che alle dinamiche degli altri settori produttivi che si
ripercuotono direttamente e/o indirettamente sul costo della casa.
Tutto ciò porta a constatare che il PATI non può dare tutte le risposte ad un mercato che
investe un territorio molto più vasto di quello comunale e nel quale convergono sia fattori
socioeconomici, sia politiche abitative di livello regionale e provinciale.
Tuttavia il PATI può predisporre, un quadro urbanistico di riferimento da porre alla base di
una politica abitativa adeguata volta a bilanciare l'offerta di abitazioni alla domanda che
proviene della popolazione residente e dalla popolazione prevista nell’arco previsionale
decennale.
Si tratta di operare su due fronti: da un lato va identificata la domanda potenziale di alloggi e
di stanze da rendere disponibili nel decennio, dall’altro di favorire lo sviluppo delle aree
maggiormente vocate a tale scopo e di integrare le aree residenziali con le altre destinazioni
economiche, sociali e di servizio necessarie e compatibili con gli insediamenti stessi. E’ anche
per questo motivo che il PAT deve occuparsi, non solo di definire il fabbisogno abitativo, ma
anche il fabbisogno di edilizia destinata a tutte le altre attività e funzioni che compongono e
che caratterizzano la struttura urbana.
10.2 FABBISOGNO ABITATIVO
Abbiamo già accennato in precedenza al PTRC, dove, agli articoli 38 e 40 vengono impartite
ai comuni le direttive in materia di edilizia residenziale e di politica della casa.
I comuni, nella redazione dei propri strumenti urbanistici generali e attuativi debbono
orientare le politiche relative al patrimonio edilizio verso:
- un prevalente impegno nel recupero dell'esistente e l'utilizzo delle aree intercluse nei centri
abitati, compatibilmente con le esigenze per il soddisfacimento degli standard per servizi;
- l'adozione di provvedimenti volti a promuovere la disponibilità del patrimonio esistente
inutilizzato e la riqualificazione degli alloggi degradati;
- la sperimentazione di tecniche di recupero e/o produzione edilizia, tendenti al controllo della
qualità e alla riduzione dei costi con riferimento ai diversi contesti e tecniche costruttive;
81
- la determinazione di standard abitativi differenziati per area validi tanto per il recupero che
per le nuove costruzioni (altezze minime, superfici minime, norme igieniche, ecc.), con
opportune variazioni e aggiornamenti dei regolamenti comunali edilizi e di igiene.
Il fabbisogno abitativo previsto per l'arco di validità del PATI è composto dal fabbisogno
pregresso e dal fabbisogno emergente:
- il primo consiste nella quota di alloggi, stanze e superfici di edificato da rendere disponibili
per l'ipotizzato incremento di popolazione e di famiglie;
- il secondo riguarda il fabbisogno pregresso che dovrà essere soddisfatto nell’arco di validità
del Piano, nel quale confluiscono tutta una serie di fattori: condizioni di affollamento o
presenza di coabitazioni, condizioni di degrado e obsolescenza fisica e funzionale degli
alloggi ancora presenti, standard abitativi, ecc..
A questi due fattori andranno inoltre aggiunti gli effetti provocati dalla diminuzione ulteriore
della dimensione media del nucleo familiare, da condizioni particolari del mercato locale, da
fattori sociali esterni ed indotti, dal tasso di crescita e sviluppo economico e sociale ed altri
ancora che toccano in modo particolare la realtà dell’area Pedemontana del Grappa e
dell’Asolano, quali le particolari condizioni ambientali, l’attenzione che deve essere prestata
verso i territori montani e pedemintani, i territori collinari e pedicollinari, la sicurezza
idrogeologica dei suoli, ed altre ancora.
1) Calcolo del fabbisogno emergente
A differenza del dimensionamento del vigente PRG, per il quale la LR 61/1985, fissava il
rapporto cubatura/abitanti in 150 mc, nel caso della nuova norma di riferimento, lo standard
va correttamente stabilito in relazione alle effettive dotazioni che caratterizzano questo
territorio.
I valori medi stimati per i comuni di Crespano del Grappa, Paderno del Grappa, Possagno e
Castelcucco, sulla base delle analisi dell’edilizia residenziale e della schedatura degli edifici,
con opportuni correttivi, danno una dotazione pro capite ben superiore a 200 mc (circa 250
mq/ab il valore medio di stima dell’ambito intercomunale).
Tale valore di riferimento è ampiamente dimostrato anche dalle analisi specifiche utilizzate
dalla Provincia di Treviso in sede di PTCP che presentano uno standard medio provinciale
variabile tra i 190 e i 240 mc/abitante.
Si deve tuttavia valutare questo aspetto in modo molto tale da non sovrastimare uno standard
che vede una differenziazione molto accentuata tra le varie parti del territorio sia all’intyerno
de singolo comune che tra i comuni stessi ed in particolare tra le aree rurali, montane e
collinari, ove lo standard tende a crescere e le aree di recente edificazione in cui lo standard
tende a ridursi. Inoltre c’è, altresì, da considerare la notevole importanza dei volumi entro i
centri storici, presenti, pur in modo diversificato, tutti i quattro comuni, che sono in gran parte
destinati ad attività direzionali, commerciali e di servizio, oltre al fenomeno degli alloggi non
occupati che al 2001 contava un valore medio di quasi il 20% del totale, con punte del 22,5%
per Paderno del Grappa.
Riteniamo quindi, in via prudenziale di differenziare lo standard di riferimento per il calcolo
del fabbisogno residenziale, comune per comune, per il periodo di validità del presente PATI,
con le seguenti ipotesi previsionali.
La previsione di incremento demografico, al 2018, nell’ipotesi di stima che possa mantenersi
un tasso di crescita in linea con quello medio tra l’ultimo decennio e l’ultimo quinquennio
(ipotesi prudenziale) vede un incremento calcolato tenendo conto di una previsione
demografica basata su una stima sia della popolazione, sia del numero di famiglie.
Il metodo utilizzato, è quello normalmente applicato alle popolazioni che tendono a
svilupparsi con saggi composti.
82
Gli anni considerati nel calcolo sono gli anni 1996 - 2006 in cui il trend demografico appare
costante.
Si avrà (P. = popolazione)
P. 1996 = a = log. p. 1996 = a1
P. 2006 = b = log. p. 2006 = b1
Differenza = c
log. P. 2006 = log. P. 1996 + (2006-1996) log. K = log. P. 1996 + 10 log. K
log.K = log.P.1996 - log.P 2006
10
La popolazione al 2018 sarà ottenibile come segue:
2018
2006
log.P.(2018) = log. P.(2006) + 10 log.K
A questo dato si è quindi affiancato quello ottenuto dalla stima del numero di famiglie,
applicando quindi una sorta di media mediata tra i due valori ottenuti.
2) Calcolo del fabbisogno pregresso
Il fabbisogno pregresso deriva quasi esclusivamente dalla vetustà del patrimonio abitativo
occupato; in particolare sono state considerate le sole abitazioni occupate e databili
anteriormente al 1960.
Una parte di questo patrimonio edilizio risulta essere in condizioni di degrado, vuoi per
vetustà o per mancanza di interventi di risanamento o di ristrutturazione, vuoi perché utilizzati
ad altro uso. Si può legittimamente ritenere perciò che una certa quota di queste abitazioni
(che possiamo stimare intorno al 25%) dovrà essere sostituita (o recuperata) nel prossimo
decennio.
Fabbisogno complessivo
La somma di questi due fattori di calcolo permette quindi di ottenere, con una buona
approssimazione, la previsione del fabbisogno, comune per comune, per il prossimo decennio
di validità del PATI.
10.3
FABBISOGNO DI VOLUME ABITATIVO PER NUOVE COSTRUZIONI
Sulla base del calcolo previsionale per singolo comune si ottiene una previsione complessiva
per il PATI di 1.340 nuovi abitanti insediabili, con 456 nuove famiglie.
La popolazione stimata al 2018 è partanto di 12.700 abitanti e il numero di famiglie 4.737,
con una dimensione media di 2,68 componenti/famiglia.
Le considerazioni più sopra riportate, oltre ai riferimenti socioeconomici che stanno alla base
del calcolo previsionale, portano a stimare il volume abitativo per le nuove abitazioni
necessarie a soddisfare il fabbisogno decennale del PATI.
Il volume complessivo necessario a soddisfare l’intero fabbisogno dei comuni del PATI, che
ammonta a circa 358.000 mc, è destinato a nuove abitazioni, comprendendo però non solo
abitazioni in aree di nuova formazione, ma anche gli alloggi da realizzare nell’ambito del
recupero del patrimonio edilizio esistente e nell’ambito di possibili riconversioni di immobili
e aree attualmente destinate a funzioni non residenziali (la cui stima è pari a circa 51.000 mc).
Al PI dei singoli comuni è affidato il compito di ripartire in modo puntuale, nell’ambito della
rispettiva previsione, la quota di volume per nuove costruzioni sia in zone di recupero, sia in
83
zone di nuova formazione, ovvero nell’ambito delle aree di completamento che caratterizzano
la struttura insediativa dei centri.
In via del tutto generale si può affermare che vale sempre il principio generale (e coerente con
gli obiettivi della sostenibilità) in cui prima di intervenire su aree agricole per trasformarle e
riclassificarle in zone di nuova formazione si dovrà ricercare ogni possibilità praticabile per
operare mediante azioni di recupero e di riconversione di aree già edificate e mediante
interventi di completamento del tessuto edilizio esistente.
Altro fattore sempre presente ai fini della attenta valutazione delle aree di nuova formazione è
quello relativo alla idoneità dei suoli dal punto di vista della sicurezza idrogeologica, della
compatibilità paesaggistica ed ecologica e della dotazione delle principali opere di
urbanizzazione di sostegno.
10.4
FABBISOGNO DI VOLUME
COMPATIBILI E/O DI SERVIZIO
RESIDENZIALE
PER
ATTIVITA’
Considerando che nelle zone residenziali il PATI prevede la realizzazione sia di volumi
destinati alla residenza, sia destinati ad attività al servizio alla residenza quali:
attività commerciali al dettaglio, uffici, studi professionali, artigianato di servizio e artistico,
banche, assicurazioni, agenzie, pubblici esercizi, alberghi, luoghi di svago, ecc., ovvero
destinazioni d'uso integrate con le abitazioni e funzionali al ruolo urbano sia dei centri sia, sia
delle frazioni, è stato necessario considerare un volume aggiuntivo, mediamente pari al 20%
del volume abitativo sopra determinato (pari a circa 72.000 mc) che porta la dotazione
complessiva del PATI a circa 430.000 mc.
10.5
FABBISOGNO COMPLESSIVO DI VOLUME DA
ALL’EDILIZIA RESIDENZIALE INTEGRATA PER IL DECENNIO
COMUNE DI CASTELCUCCO
Popolazione prevista al 2018
Famiglie previste al 2018
Abitanti teorici nuovi
Standard di riferimento mc/abitante
Stima del fabbisogno per:
n. Alloggi
incremento demografico
129
per ampliamenti edifici esistenti
16
per recupero edifici esistenti
16
Totale
161
attività compatibili e/o di servizio alla residenza (negozi, uffici,
pubblici esercizi, ecc.)
TOTALE COMPLESSIVO
161
84
DESTINARE
2.581
974
368
204
mc Volume
75.070
6.400
6.400
87.870
20% =
17.575
105.445
COMUNE DI CRESPANO DEL GRAPPA
Popolazione prevista al 2018
Famiglie previste al 2018
Abitanti teorici nuovi
Standard di riferimento mc/abitante
Stima del fabbisogno per:
n. Alloggi
incremento demografico
178
per ampliamenti edifici esistenti
23
per recupero edifici esistenti
23
Totale
224
attività compatibili e/o di servizio alla residenza (negozi, uffici,
pubblici esercizi, ecc.)
TOTALE COMPLESSIVO
224
5.116
1.909
525
225
mc Volume
118.125
9.200
9.200
136.525
20% =
27.305
163.830
COMUNE DI POSSAGNO
Popolazione prevista al 2018
Famiglie previste al 2018
Abitanti teorici nuovi
Standard di riferimento mc/abitante
Stima del fabbisogno per:
n. Alloggi
incremento demografico
91
per ampliamenti edifici esistenti
17
per recupero edifici esistenti
17
Totale
125
attività compatibili e/o di servizio alla residenza (negozi, uffici,
pubblici esercizi, ecc.)
TOTALE COMPLESSIVO
125
2.646
903
279
241
mc Volume
67.240
6.800
6.800
80.840
20% =
16.170
97.010
COMUNE DI PADERNO DEL GRAPPA
Popolazione prevista al 2018
Famiglie previste al 2018
Abitanti teorici nuovi
Standard di riferimento mc/abitante
Stima del fabbisogno per:
n. Alloggi
incremento demografico
81
per ampliamenti edifici esistenti
12
per recupero edifici esistenti
12
Totale
105
attività compatibili e/o di servizio alla residenza (negozi, uffici,
pubblici esercizi, ecc.)
TOTALE COMPLESSIVO
105
2.457
951
192
242
mc Volume
46.465
4.800
4.800
56.065
20% =
11.215
67.280
85
INTERO PATI
Popolazione prevista al 2018
Famiglie previste al 2018
Abitanti teorici nuovi
Standard di riferimento mc/abitante
Stima del fabbisogno per:
n. Alloggi
incremento demografico
470
per ampliamenti edifici esistenti
68
per recupero edifici esistenti
68
Totale
615
attività compatibili e/o di servizio alla residenza (negozi, uffici,
pubblici esercizi, ecc.)
TOTALE COMPLESSIVO
615
12.700
4.737
1.364
225
mc Volume
306.900
27.200
27.200
361.300
20% =
72.265
433.565
10.6 RIPARTIZIONE DEL FABBISOGNO DI VOLUME ABITATIVO PER ATO
Detto fabbisogno, che come abbiamo più sopra dimostrato, deriva prevalentemente da
esigenze legate al nucleo familiare, più che a motivi di tipo generale, è stato valutato per un
arco decennale e sarà oggetto di verifica periodica in sede di PI.
Poiché non è posibile conoscere la localizzazione di tale fabbisogno, sembra opportuno
prevederlo in ogni ambito ATO, limitandone l’estensione solo in termini quantitativi e
lasciando quindi la possibilità a tutti i residenti di utilizzarlo.
Detto fabbisogno può essere quindi ripartito in volume di nuova edificazione, in volume per
ampliamenti e in volume per interventi di recupero e riuso di edifici esistenti non abitati,
ovvero di riconversione di volumi sia negli ambiti ATO agricoli sia negli ambiti ATO
residenziali e integrati.
10.7. FABBISOGNO
URBANA
PER
GRANDI
INTERVENTI
DI
TRASFORMAZIONE
Il volume edilizio da destinare a questi interventi viene prudenzialmente valutato in 60.000
mc complessivi, da suddividere per comune, secondo una quota percentuale determinata
tenendo conto del carico insediativo complessivo:
- Castelcucco 20% = 12.000 mc;
- Crespano del Grappa 40% = 24.000 mc;
- Paderno del Grappa 20% = 12.000 mc;
- Possagno 20% = 12.000 mc;
da assegnare alle singole ATO dei comuni, sulla base delle indicazioni riportate nella Tavola
delle trasformabilità e degli obiettivi di piano.
Il PI potrà articolare ulteriormente detta disponibilità sulla base dei propri programmi.
86
10.8. FABBISOGNO PER ATTIVITA’ DI INTERESSE SOCIALE, CULTURALE,
ECONOMICO E PER LE INFRASTRUTTURE E SERVIZI DI INTERESSE
GENERALE
Oltre al fabbisogno di edilizia residenziale e dell’edilizia integrata, come qui sopra calcolata,
il PATI prevede che per correlare gli obiettivi di riqualificazione urbanistico – ambientale del
territorio con gli obiettivi di sviluppo sociale ed economico della comunità, sia necessario
prevedere le seguenti attribuzioni:
Destinazioni
Volume mc
Superficie
Superficie
coperta mq
territoriale mq
20.000
40.000
60.000
20.000
40.000
attività direzionali e commerciali
attività turistiche e ricettive
attività
produttive
(compreso
il
trasferimento delle attività localizzate in
zona impropria)
nuove infrastrutture
servizi di interesse generale
TOTALE
11.
55.000
60.000
110.000
110.000
30.000
30.000
280.000
IL MONITORAGGIO DEL FABBISOGNO
Poiché tra gli obiettivi espressi dal PATI, fino dal momento della elaborazione del
Documento Preliminare, vi è la particolare attenzione al consumo di suolo, a tale riguardo
risulta indispensabile prevedere il monitoraggio del fabbisogno che è stato formulato per
rispondere, in maniera adeguata, alle esigenze della comunità. Il monitoraggio è operazione
direttamente legata alla procedura VAS, per la quale sono stati individuati opportuni
indicatori utilizzati in funzione del modello insediativo del PAT.
In questa sede ci limitiamo a richiamare le azioni che sono state affidate agli ATO, attraverso
le disposizioni normative e le linee progettuali riportate negli elaborati di piano, con
particolare riguardo al territorio urbano, al territorio agricolo e al sistema e sottosistema delle
infrastrutture e dei servizi.
 Al territorio urbano in ambiti ove la pianificazione dispone politiche ed azioni di
miglioramento dei tessuti urbani consolidati, di riqualificazione urbana, per la realizzazione di
nuovi insediamenti; di consolidamento, ampliamento e nuovo insediamento di concentrazioni
specializzate di attività produttive ed aree ecologiche attrezzate, di poli funzionali. Appartiene
al territorio urbano anche il sistema insediativo storico relativo ai Centri Storici e ai nuclei
storici presenti nei quattro comuni, che costituiscono, di fatto, un ambito urbano entro cui la
pianificazione persegue gli obiettivi di integrare politiche ed azioni di salvaguardia e
riqualificazione e conservazione urbanistico edilizia dei tessuti storici con rivitalizzazione e
rifunzionalizzazione degli stessi.
 Al territorio rurale in ambiti in cui la pianificazione è caratterizzata dalla prevalente azione
di tutela e salvaguardia di valori naturali ed ambientali; da politiche di sviluppo di attività
integrative del reddito agricolo, per la presenza di limitazioni naturali o paesaggistiche
all’utilizzazione agricola dei suoli o per la pressione insediativa in are periurbane; da
interventi a favore di una attività produttiva agricola idonea per vocazione e specializzazione
ad una produzione di beni agro alimentari di elevata qualità e intensità. La pianificazione
87
riconosce e tutela gli elementi della identità culturale del territorio rurale con una disciplina
che si somma, in maniera coerente ed integrata, a quella degli ambiti rurali in cui si collocano.
 Al sistema delle infrastrutture per la mobilità di maggiore rilevanza urbana e territoriale,
individuando “corridoi” idonei per la localizzazione delle nuove infrastrutture e la rete
principale delle infrastrutture e dei servizi della mobilità. Tra queste infrastrutture una
particolare attenzione merita il tracciato “indicativo” della “Pedemontanina”, che costituisce
un asse viario di importanza strategica non solo per migliorare i collegamnenti tra la Val
Cavasia e la Strada Regionale “Schiavonesca Marosticana”, ma anche e soprattutto in
relazione ai benefici che potranno ricadere entro i centri urbani che soffrono per la presenza
di un traffico di scorrimento che crea disagio, pericolo e inquinamento.
La disciplina relativa al sistema delle dotazioni territoriali si configura invece come un
insieme di impianti, opere, spazi che, nel loro complesso, concorrono a realizzare gli standard
di qualità urbana ed ecologica ed ambientale all’interno degli ambiti del territorio urbano e
rurale; dunque a questi si legano per la fase attuativa e si “sommano” alle politiche di ambito
per definirne le caratteristiche urbanistiche di qualità. A questo proposito il PATI stabilisce
per ciascun ambito del territorio comunale il fabbisogno di dotazioni e la localizzazione degli
stessi. Tali dotazioni territoriali, che concorrono a realizzare gli standard di qualità urbana,
ecologica ed ambientale nei diversi ambiti del territorio urbano e rurale, collinare e montano,
sono a loro volta puntualmente definiti dal PI, secondo gli obiettivi espressi dal PATI,
all’interno dei diversi ambiti, in forma diffusa o puntuale con modalità differenti in
considerazione del loro ruolo strategico, del loro stato di attuazione e delle discipline
perequative e compensative che potranno essere applicate.
12.
TRASFORMABILITA’ DELLA ZONA AGRICOLA
Al fine di definire le modalità di calcolo della SAU trasformabile in destinazioni non agricole,
così come dettato dagli Atti di Indirizzo (lettera C – SAU) della LR 11/2004 e successive
modifiche introdotte con DGRV n° 3650 del 25/11/2008, deve essere definito il limite di
trasformabilità della zona agricola.
Tale limite di trasformabilità della zona agricola è stato calcolato sulla base dei dati contenuti
nel quadro conoscitivo e delle analisi agronomiche e dell’uso del suolo, che hanno fornito
tutti gli elementi di riferimento del calcolo.
Il Censimento agricoltura ISTAT 2000, riporta i seguenti dati della SAU.
Comune di Crespano del Grappa
SAU 2000
Superficie Territoriale Comunale STC
Superficie Agricola Utilizzabile SAU
Superficie non Agricola
Ha
1786
1117
669
FONTE: Censimento ISTAT 2000
Comune di Paderno del Grappa
SAU 2000
Superficie Territoriale Comunale STC
Superficie Agricola Utilizzabile SAU
Superficie non Agricola
FONTE: Censimento ISTAT 2000
88
Ha
1946
456
1490
Comune di Castelcucco
SAU 2000
Superficie Territoriale Comunale STC
Superficie Agricola Utilizzabile SAU
Superficie non Agricola
Ha
879
437
442
FONTE: Censimento ISTAT 2000
Comune di Possagno
SAU 2000
Superficie Territoriale Comunale STC
Superficie Agricola Utilizzabile SAU
Superficie non Agricola
Ha
1208
259
949
FONTE: Censimento ISTAT 2000
L’elaborazione dei dati ha dato il seguente esito:
Castelcucco
Crespano d.G. Paderno d.G.
Possagno
classificazione altrimetrica ISTAT
soglia del rapporto SAU/S.T.C.
S.T.C. (sup. terr. esclusa idrografia)
collina
collina
collina
collina
45,4%
45,4%
45,4%
45,4%
8.697.149 mq 17.799.326 mq 19.475.140 mq 12.084.062 mq
S.A.U. rilevata
rapporto S.A.U./S.T.C.
indice di trasformabilità applicabile
superficie boscata
S.A.U. rilevata + 9,5% della sup. boscata
4.118.605 mq
47,4%
1,30%
2.992.500 mq
4.402.892 mq
7.307.751 mq
41,1%
0,65%
7.726.000 mq
8.041.721 mq
7.195.486 mq
36,9%
0,65%
8.445.700 mq
7.997.827 mq
4.369.267 mq
36,2%
0,65%
5.185.000 mq
4.861.842 mq
S.A.U. Trasformabile calcolata
(S.A.U. + 9,5% sup. boscata) x indice
57.238 mq
52.271 mq
51.986 mq
31.602 mq
incremento del 10%
S.A.U. Trasformabile parziale
incremento del 20%
S.A.U. Trasformabile complessiva
5.724 mq
62.961 mq
12.592 mq
75.554 mq
5.227 mq
57.498 mq
11.500 mq
68.998 mq
5.199 mq
57.184 mq
11.437 mq
68.621 mq
3.160 mq
34.762 mq
6.952 mq
41.715 mq
Detta superficie rappresenta la quantità massima di “zona agricola” trasformabile in “zone
con destinazione diversa da quella agricola”.
Secondo la nota di prevalente orientamento predisposta dalla Regione Veneto, prot. 647842/57.09 del
19/11/2007, la quantità di S.A.U. trasformabile è sostanzialmente un limite alla trasformabilità di zone “E”
vigenti con caratteristiche S.A.U. ed il territorio agricolo non classificabile come S.A.U. non incontra limiti di
trasformabilità.
Al modificarsi delle modalità di calcolo, inoltre, si modifica automaticamente la quantità di S.A.U. trasformabile
senza necessità di variare il P.A.T.I.
NOTE ESPLICATIVE AL CALCOLO:
a) I Comuni del PATI sono tutti classificati “di collina” secondo la suddivisione ISTAT per
zone altimetriche ed agli stessi è pertanto applicata la soglia al rapporto di contesto
S.A.U./S.T.C. pari al 45,4% cui corrisponde un indice di trasformabilità pari 1,3% se
superata e 0,65% se inferiore.
b) Secondo gli atti di indirizzo la superficie territoriale comunale (S.T.C.) applicata nel
determinare il rapporto di cui sopra corrisponde alla superficie dei limiti amministrativi
89
riportati nel quadro conoscitivo al netto delle superficie idrografiche quali corsi d’acqua,
canali, bacini d’acqua, laghi, etcc…
c) Per calcolare la superficie agraria utilizzata (S.A.U.) si è considerato l’effettivo uso del
suolo riferito allo stato di fatto a prescindere dalle destinazioni e classificazioni di P.R.G..
La S.A.U. rilevata, infatti, deriva dall’analisi puntuale del territorio sotto l’aspetto
agronomico e di uso del suolo cui consegue l’elaborazione della tavola allegata di
“copertura del suolo agricolo” che rappresenta per l’appunto la S.A.U. esistente.
d) Secondo le modifiche al calcolo della SAU trasformabile introdotte con la DGR
3650/2008 ai comuni classificati collinari è data la possibilità di incrementare la SAU
esistente della quota pari al 9,5% della superficie boscata Comunale desunta dalla Carta
Forestale Regionale 2006 come riportata nella tabella allegata alla DGR stessa.
e) Secondo gli Atti di Indirizzo della Regione, ai singoli comuni costituenti il PATI, tenendo
conto delle specifiche caratteristiche del proprio territorio, è data facoltà di aumentare la
quantità di SAU trasformabile calcolata fino ad un massimo del 10%.
In tal senso si
sottolinea
che
il
territorio interressato
dal PATI, seppur
classificato
"di
collina"
nella
suddivisione ISTAT
dei Comuni per zone
altimetriche,
è
fortemente
caratterizzato
dalla
presenza del massiccio del Grappa che si estende, con le pendici del versante sud, su
buona parte del territorio stesso.
Tale caratterizzazione si configura quale evidente limite alla possibilità di utilizzo agrario
del territorio che, sotto l'aspetto morfologico, presenta un'alta percentuale di terreni a
media e forte pendenza e sotto l'aspetto vegetazionale è interessato da una vasta copertura
boschiva (stimata mediamente intorno al 42%)
90
Altimetria
Clivometria
91
Copertura Boschiva
Ne consegue che a fronte di un urbanizzazione sostanzialmente limitata in considerazione
di un estensione territoriale complessivamente ben più amplia e di un’altrettanto contenuta
utilizzazione agraria dei suoli vincolata dalle suddette caratteristiche morfologiche e
vegetazionali del territorio (per certi aspetti assimilabile ai territori montani a cui è
riconosciuta una soglia ben inferiore al rapporto di contesto SAU/STC), risulta
opportuna, se non doverosa, l’applicazione dell’incremento del 10% al quantitativo di
SAU trasformabile calcolata.
f) Secondo gli Atti di Indirizzo della Regione è altresì ammessa l’applicazione di un
ulteriore aumento fino al 20% per i Comuni che si coordinano fra loro presentando un
PATI che disciplini in tutto ed in modo integrale il territorio dei Comuni interessati, come
nel caso in specie.
13.
LA SOSTENIBILITA’ DELLE PREVISIONI DEL PATI
Valutazione di compatibilità idraulica
Nell’ambito del PATI, quale “piano strutturale”, la verifica della compatibilità idraulica non è
stata affrontata dal punto di vista “matematico” per determinare l’entità delle misure
compensative da prevedere, ma bensì come strumento guida di supporto alle scelte insediative
e di trasformabilità del territorio; il tutto nello spirito delle delibere regionali in materia ed in
quello della stessa L.R. 11/2003, sono stati individuati i contesti territoriali destinati alla
realizzazione di potenziali trasformazioni particolarmente estese, anche non prese
singolarmente ma come aggregazione di interventi contigui: questo al fine di accertare la
92
compatibilità delle scelte urbanistiche con le conoscenze e con la sicurezza idraulica del
territorio.
Le tipologie degli interventi che si prevede possano interessare il territorio del PATI
Diapason sono le seguenti:
1. espansioni e completamenti di aree residenziali esistenti;
2. espansioni di realtà produttive esistenti;
3. recupero di aree degradate.
Indirizzi operativi per la stesura del P.I. e dei P.U.A.
Si ritiene utile fornire delle disposizioni operative che dovranno essere recepite in fase di
redazione del Piano degli Interventi, ma anche dei Piani Urbanistici Attuativi, per la
redazione della Valutazione di Compatibilità idraulica e della compatibilità geologica, oltre
alla sostenibilità ambientale supportata dalla Valutazione di Incidenza.
Nelle aree in cui è prevista la trasformazione d’uso del suolo per l’attuazione di nuove
previsioni urbanistiche, o anche solo il recupero del patrimonio edilizio esistente, che
ricadono all’interno di aree ritenute “sensibili” o maggiormente esposte ai rischi, si ritiene
utile e necessario demandare ai singoli PI di prevedere ad un puntuale censimento delle
condizioni locali.
93