Ordine Ingegneri della provincia di Cagliari
Transcript
Ordine Ingegneri della provincia di Cagliari
INFORMAZIONE IDRAULICA. L’IMPEGNO DEL GESTORE DEL SERVIZIO IDRICO PER L’AMMODERNAMENTO DELL’INFRASTRUTTURA Premessa Lo stato dell’arte nella distribuzione primaria e secondaria delle acque potabili e nella raccolta e smaltimento delle acque luride propone dei temi ricorrenti e comuni, sia pur con accenti differenti, tra le varie realtà esistenti in Italia. L’innovazione introdotta dalla legge Galli (L. 36/94) pone in termini concreti il problema della gestione economica del servizio idrico con riflessi sull’intera società, come quotidianamente possiamo constatare. Tutto ciò nonostante la spesa della popolazione ed i costi totali per il servizio idrico integrato in Italia siano decisamente inferiori a quelli di altri stati europei quali la Germania, la Francia o l’Inghilterra. Dal punto di vista organizzativo i problemi che si trovano ad affrontare i nuovi gestori (spesso società derivate dai vecchi gestori pubblici) sono legati a tubazioni vecchie, alla assenza o inefficienza di strumentazione di controllo, alla carenza di personale ovvero al non corretto assortimento degli organici, alla adozione di criteri di aggiudicazione dei nuovi appalti basati quasi esclusivamente sul criterio del minimo ribasso senza privilegiare la qualità. Quasi ovunque, e la Sardegna non fa certo eccezione, le reti idriche sono datate e ciò complica notevolmente l’attività dei gestori in termini operativi, economici, qualitativi; l’entità delle perdite idriche è uno dei riflessi più immediati. Gli obiettivi canonici delle società di gestione sono i medesimi da tempo: riduzione delle perdite e degli sprechi, incremento della durata delle tubazioni, risparmio energetico, compatibilità ambientale, ecc. La relazione che segue analizza più da vicino il tema delle tipologie di tubazioni con cui quotidianamente si confronta il personale di Abbanoa s.p.a., senza ridurla ad una mera elencazione ma associando ad una breve descrizione di ogni tipo di tubazione anche un commento riferito all’esperienza maturata ponendo in evidenza pregi, difetti, casi di impiego, ecc. I giudizi espressi, basati su esperienze perlopiù condivise nell’ambito societario, cercano di essere quanto più possibile oggettivi ma non hanno la pretesa di costituire affermazioni inconfutabili. 1. Il Servizio Idrico Integrato in Sardegna Il Servizio Idrico Integrato è definito dall’articolo 4, comma 1, lettera f della legge n. 36 del 5 gennaio 1994 (legge Galli) come l’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue. La legge Galli è stata recepita in Sardegna con L.R. n. 29/97 poi modificata ed integrata dalla L.R. n. 15/99. Il S.I.I. è controllato dalla Autorità d’Ambito (in Sardegna unico) sulla scorta del Piano d’Ambito mentre la gestione vera e propria è affidata ad Abbanoa spa. Il Piano d’ambito, elaborato nel 2002, ha preso le mosse da una oggettiva analisi della situazione delle gestioni correnti all’epoca, evidenziando un forte sbilanciamento economico pari a circa 75 milioni di euro già con la sola gestione corrente, con ricavi in grado di coprire appena il 58% dei costi operativi. Prima di passare a qualsiasi ipotesi di intervento è stato necessario identificare le cause di un simile disavanzo, riconducibili in modo preponderante alla situazione dei bilanci idrici. In altre parole, sintetizzando le considerazioni sviluppate dal Piano d’Ambito, i gestori (oggi la sola Abbanoa) si trovano a dover produrre ed immettere in rete un volume idrico notevolmente superiore a quello fatturato (perdite dell’ordine del 60% del volume immesso in rete). In termini assoluti l’ordine di grandezza pagina 7 GLI AUTORI. L’ingegnere Maurizio Cittadini è responsabile del Distretto 1 di Abbanoa s.p.a. Il geometra Antonello Corda opera presso l’Area Ingegneria 1 di Abbanoa s.p.a. telefono: 070.53755800 e-mail: [email protected] 108 I costi di una rete di distribuzione inaffidabile e la scelta dei materiali per le tubazioni 108 INFORMAZIONE Idraulica riscontrato è di circa 150 Mm3 perduti a fronte di circa 260 Mm3 immessi nelle reti di distribuzione e di circa 300 Mm3 prelevati dall’ambiente (compresi 40 Mm3 perduti in potabilizzazione, adduzione, sfiori). Questa osservazione ha dettato le principali direttrici dell’intervento occorrente per il riequilibrio dei conti e la sostenibilità del sistema; in particolare: • lotta alle perdite fisiche nella fase di distribuzione attraverso il risanamento ed il riefficientamento delle reti urbane; • lotta alle perdite in adduzione attraverso la manutenzione straordinaria e/o la sostituzione delle condotte foranee obsolete. Da tali premesse discende in modo palese, come ovvio, l’importanza delle tubazioni nel sistema sia in termini di sostenibilità economica che di impatto sull’ambiente che, ancora, di servizio reso all’utenza. È assolutamente necessario rinnovare le infrastrutture esistenti con criteri di massima oculatezza nella scelta dei materiali ragionando nella prospettiva della sostenibilità futura del servizio. Il piano d’ambito traccia una via da seguire per conseguire il miglioramento del servizio: la programmazione per progetti obiettivo. Ne individua 8 differenti, i primi 6 dei quali da sviluppare nei primi sei anni con l’attesa di un significativo impatto sul sistema volto al suo celere riequilibrio. Si evita di riproporre i temi ormai noti del Piano d’ambito, ma si rimarca il fatto che gli investimenti più significativi sono previsti proprio sull’efficientamento delle reti idriche che più di altre componenti patiscono la mancata esecuzione negli anni passati dei necessari investimenti per il mantenimento di un livello di servizio accettabile. 2. Condotte: definizioni e classificazioni Correntemente per tubi si intendono gli elementi ad asse rettilineo che, uniti fra loro, alle curve, ai pezzi speciali ed agli organi di manovra costituiscono le condotte. La loro importanza nel servizio idrico integrato è di chiara evidenza e discende anche da quanto esposto sinteticamente nel paragrafo precedente. La classificazione delle tubazioni può esser fatta in numerosi modi a seconda del criterio discriminante adottato: tubazioni per il servizio idrico o tubazioni per il servizio fognario, tubazioni idonee al trasporto di fluidi in pressione o a pelo libero, tubazioni di linea o di allacciamento, tubazioni di questo o quel materiale, tubazioni con un certo tipo di giunzione di accoppiamento, ecc. Nel settore di consueto per definire il tipo dei tubi si fa riferimento al materiale di cui gli stessi sono costituiti. PERCENTUALI MATERIALI ACQUEDOTTI SU 49 SCHEMI (4.330 KM) Ordinariamente le tubazioni utilizzate nel SII, rispetto ai materiali di cui sono costituite, si suddividono in tubazioni a matrice metallica (acciaio, ghisa, altri metalli), a matrice lapidea (cemento amianto, cemento armato, calcestruzzo, gres ceramico), a matrice plastica (polietilene, PVC, polipropilene), composite (multistrato), secondo lo schema della pagina seguente. Per quanto concerne l’ambito Sardegna, le indagini compiute alcuni anni orsono in occasione della elaborazione del Piano d’Ambito e del Piano Regolatore degli Acquedotti hanno evidenziato una consistenza delle condotte adduttrici pari a circa 4.330 km complessivi con l’impiego di vari materiali (PRFV, P.E.A.D., PVC, ghisa, acciaio, cemento armato, cemento amianto) e con diametri presenti con tutta la gamma continua dal DN 40 mm fino al DN 1400 mm. La ripartizione delle tubazioni censite fra i diversi materiali può essere sinteticamente schematizzata come segue: • ghisa circa 37%, • cemento amianto circa 30%, • acciaio circa 25%, • materie plastiche circa 5%, • altri materiali circa 3%. Si rimarca che il 3% di “altri materiali” è prevalentemente (2,7%) costituito dal cemento armato. Come si osserva, nelle condotte esterne è marginale la presenza di tubazioni plastiche, mentre è rilevante la presenza di cemento amianto, materiale pagina 8 INFORMAZIONE TUBAZIONI 108 grigia • • sferoidale gres ceramico ghisa vetroresina a matrice lapidea a matrice metallica a matrice plastica composite multistrato cemento armato cemento amianto PEAD acciaio inox • PVC • al carbonio altri metalli - trafilati - saldati ormai fuorilegge per quanto concerne la produzione e la commercializzazione. Oggi la situazione è lievemente modificata e la tendenza è nel verso della progressiva eliminazione del cemento amianto (ormai non più presente sul mercato da circa quindici anni) e di un incremento della presenza della ghisa sferoidale. DIAGRAMMA VARIABILITÀ DEI DIAMETRI Per quanto concerne i diametri delle condotte censite, come detto, essi variano da minimi ormai inusuali (normalmente oggi non si pongono in opera condotte per servizio idrico con diametro nominale inferiore a DN 80)(1) fino a valori di 1400 mm limitatamente alle foranee più importanti. Il grafico a destra riproduce la variabilità dei diametri per classi di valori, posto che non avrebbe gran significato tabellare il notevole numero di misure presente.La rappresentazione è indicativa in quanto per alcune tratte non è stato possibile risalire al diametro, ma si tratta di una quotaparte trascurabile rispetto al totale. Per quanto concerne le reti idriche si sono incontrate PERCENTUALI MATERIALI FOGNATURE notevolissime difficoltà nel reperire informazioni in quanto sono rari i casi di comuni in possesso di una conoscenza attendibile della composizione della rete e soltanto negli ultimi anni ha preso piede l’attività di ricostruzione delle informazioni relative alle reti anche grazie all’applicazione di tecniche di mappatura e di indagini non distruttive (per es. georadar) e, soprattutto, alla attivazione di progetti conoscenza da parte degli enti finanziatori. Naturalmente vi è una evoluzione in atto che in prospettiva porterà ad arricchire le conoscenze in proposito. Sulla base delle informazioni attualmente disponibili lo sviluppo complessivo delle reti idriche di distribuzione nell’ambito Sardegna viene valutato in 7.700 Km con un parametro di lunghezza procapite valutato pari a circa 4,5 m per abitante residente servito ed un carico di utenza corrispondente ad un valor medio di circa 86 utenze a 1) Il diametro minimo nel campo chilometro di rete . delle condotte fognarie a pelo libero Infine occorre parlare degli allacciamenti alle utenze (i tratti di condotta, nor- è normalmente stabilito in 200 mm. pagina 9 108 INFORMAZIONE Idraulica malmente di ridotto diametro, che vanno dalla condotta stradale principale fino al contatore dell’utente); va rimarcato che le mappature delle reti hanno evidenziato che proprio negli allacci risiede la preponderante causa di perdita. Per quanto concerne gli allacci, le informazioni disponibili sono ancora più rade anche se rivestono una importanza primaria nella erogazione del servizio. Per fissare un ordine di grandezza, si consideri che le utenze di Abbanoa sono circa 700.000, a cui si stimano corrispondere circa 500.000 allacci, per cui considerando un valor medio di 4 m di condotta per ogni allacciamento si arriva a valutare ulteriori 2000 km di tubazioni che sono grossomodo raddoppiabili se consideriamo anche gli allacci fognari. Per quanto concerne gli allacciamenti, i materiali prevalentemente utilizzati sono il polietilene, il ferro zincato, saltuariamente il rame e, soprattutto per quanto eseguito nell’ultimo periodo, il polietilene corazzato ed il multistrato. Sommando gli sviluppi riportati poc’anzi, arriviamo a quantificare lo sviluppo delle condotte dell’ambito Sardegna in circa 14000 km (compresi allacciamenti), cui sommare circa 5000 km di condotte fognarie(2) e ulteriori 2000 km di allacciamenti fognari. A proposito dei dati sulle reti fognarie, si osserva che anche essi provengono dalle attività di ricognizione effettuate per l’elaborazione del Piano d’ambito nel 2002; la loro consistenza è, però, ancor più incerta e rarefatta rispetto a quelli sulle reti idriche e molto dovrà essere fatto per ricostruire la realtà gestita. Tuttavia i dati disponibili, ancorché riferiti a solo 1.200 km di rete, consentono qualche considerazione di carattere generale. Si tratta di estrapolare la composizione del campione RIPARTIZIONE PER DIAMETRO DELLE TUBAZIONI CENSITE di dati disponibili sia sotto il profilo delle tipologie di tubazioni sia sotto quello dei diametri impiegati. Ciò che ne deriva può essere considerato entro certi limiti estendibile al totale delle condotte in gestione. I diametri più frequenti nelle reti fognarie sono quelli che vanno dal DN 200 mm fino al DN 400 mm, con maggiore frequenza sul diametro 300 mm. Al crescere del diametro, del resto, si prendono in considerazione dei collettori di raccolta il cui sviluppo inevitabilmente incide in minor misura rispetto alle fogne primarie. In maniera del tutto analoga, considerando i dati disponibili relativamente alle tratte per cui si conosce la natura delle tubazioni, si ricava il grafico di ripartizione delle tubazioni fognarie per materiale. Per quanto sia necessario adottare le cautele del caso nell’estendere all’intero patrimonio fognario le considerazioni desumibili da un campione limitato, si rileva una prevalenza di tubazioni in gres con elevata presenza di tubazioni plastiche (PVC in particolare); il complesso di questi materiali copre oltre il 60% del totale. Se ad esse associamo le tubazioni in calcestruzzo o in cemento armato arriviamo a circa l’ottanta percento del totale. Le tubazioni metalliche hanno preso piede nell’ultimo periodo e sono riferite prevalentemente a condotte prementi. In ambito nazionale recenti analisi, da prendere sempre con le debite riserve per il sussistere dei problemi poc’anzi accenati relativamente alla conoscenza del patrimonio gestito, indicano una estensione della rete acquedottistica pari a 291.900 km per una popolazione servita del 96%, con perdite superiori al 40%, ed una estensione della rete fognaria stimata di 131.000 km, con una popolazione raggiunta pari al 83,6%. Già questi numeri sono indicativi circa la rilevanza della componente “tubazioni” nel servizio idrico integrato. Sovente in passato i gestori erano portati a scegliere i materiali secondo criteri legati alla tradizione e secondo criteri di minimizzazione del costo immedia2) I dati sulle reti fognarie sono to di acquisto, e ciò ha comportato da un lato una rapida crescita del patrimonio molto frammentari per cui tale indicazione infrastrutturale gestito e dall’altro il lievitare dei costi operativi. Abbanoa, o meglio è approssimata per estrapolazione i soggetti da cui si origina, non hanno fatto eccezione. Oggi, forse fin da prima dagli scarni dati disponibili. pagina 10 11 108 pagina INFORMAZIONE dell’approvazione della Legge Galli, lo scenario ha proMATERIALI UTILIZZATI PER LE TUBAZIONI gressivamente cominciato ad evolversi verso una maggiore sensibilità nei confronti della qualità, del servizio reso all’utenza e della economicità della gestione. Indubbiamente comunque il tema della scelta fra diversi tipi di tubazione resta scottante e non può essere affrontato soltanto in linea tecnica o di economia di costruzione. Per indurre un momento di riflessione sulla considerazione soprarichiamata e che oggi ha pesanti riflessi sulla gestione del servizio idrico integrato, si propone un banale calcolo: un allacciamento non correttamente eseguito che dia origine ad un gocciolamento continuo (molto difficile da riscontrare) può comportare una perdita dell’ordine di 0,01 l/s (un rubinetto eroga ordinariamente 0,10 l/s). Orbene questo valore comporta una perdita quotidiana di poco meno di 1,00 m3. Se pensiamo che nella sola città di Cagliari si stima una presenza di circa 50.000 allacci, è ovvia ed immediata la riflessione sulla necessità di realizzare le infrastrutture a regola d’arte ed all’insegna della qualità. Quando un evento del genere esemplificato si manifesta nell’impianto domestico, a valle del contatore, l’utente percepisce in modo traumatico, dall’entità della bolletta, la necessità di combattere le perdite. Anche dal punto di vista normativo si è inciso sulle modalità di svolgimento del servizio con provvedimenti quali il D.P.C.M. 4.3.1996 “Disposizioni in materia di risorse idriche” o il decreto del Ministero dei Lavori pubblici 8.1.1997, n. 99, “Regolamento sui criteri e sul metodo in base ai quali valutare le perdite degli acquedotti e delle fognature”, per non parlare di tutti gli altri provvedimenti associati alla Legge Galli. Prima di passare in rassegna i tipi di tubazioni con i quali il personale Abbanoa si confronta quotidianamente, si accenna brevemente alle differenti modalità con cui gli stessi vengono messi in opera. La modalità di posa ordinaria di una condotta è quella dell’interramento in trincea con ricoprimento dell’ordine di 1 m sulla generatrice superiore per garantire la salvaguardia delle caratteristiche organolettiche dell’acqua e tutelare le strutture anche dall’azione del gelo e delle escursioni termiche. Si hanno pose particolari in corrisponPosa di tubazioni denza di camere di manovra, dove con tecnica ad infissione. prevale l’uso di giunzioni flangiate e di pezzi speciali, di attraversamenti di corsi d’acqua, di strade, di linee ferroviarie, di altri sottoservizi dove si possono avere brevi tratti in cunicolo, in controtubo, allo scoperto. In alcuni casi è ormai invalso l’uso di tecniche spingitubo che si basano sulla infissione a spinta orizzontale di un tubo camicia in acciaio al cui interno infilare il tubo di linea propriamente detto. Soprattutto nei grossi ambiti urbani oppure in situazioni di difficile gestione con le modalità costruttive ordinarie, stanno sempre più prendendo piede delle tecniche realizzative cosiddette nodig (senza scavo) e i microtunneling. La tecnica è per certi versi parente dello spingitubo e può essere attuata con diverse tubazioni che comunque vengono opportunamente progettate per la posa in opera con queste modalità. Ancora, va ricordata la posa sottomarina o sublacuale a cui si ricorre per l’ali- 108 INFORMAZIONE Idraulica mentazione di isole, per l’attraversamento di specchi d’acqua rilevanti, per lo scarico a mare dei reflui depurati. Esistono esempi anche nella nostra regione. Chiarito quanto sopra, si fa una rapida rassegna dei tipi di tubazioni, utlizzando il criterio della suddivisione per materiali citato in precedenza. 3. Tubazioni a matrice lapidea 3.1 - Tubazioni in cemento amianto. Sono ancora presenti in grossa quantità per il notevole successo che ebbero fino all’avvento della legge n. 257 del 27.3.1992 che ne ha vietato la produzione e la commercializzazione nel territorio nazionale. Oggi costituiscono un serio problema per Abbanoa, per effetto dei notevoli costi da sostenere ogni qualvolta sia necessario un intervento di riparazione. Non sto ad elencare il nutrito corpo normativo che presiede al trattamento dell’amianto ma va da sè che ogni riparazione è affetta da oneri speciali tutt’altro che trascurabili. Oltretutto le stesse scorte di tubazioni giacenti presso vari siti, acquisite da lungimiranti funzionari per far fronte a interventi di riparazione, rappresentano un ulteriore problema ed onere finanziario per la società, che si trova costretta ad uno smaltimento impegnativo. Un ulteriore problema, soprattutto nelle condotte più datate è costituito talvolta dalla presenza di diametri quali 175 mm, 225 mm, 375 mm ecc. ormai non più considerati; questo problema è comune anche ad altri materiali. Il loro utilizzo è stato prevalente nel campo acquedottistico in quanto in fognatura, per effetto di particolari meccanismi biologici, si può produrre dell’acido solforico che è corrosivo per molti materiali ed in particolare per quelli a matrice cementizia. Le tubazioni in cemento amianto sono costituite da canne di spessore commisurato alla pressione nominale con le estremità rastremate per consentire la giunzione eseguita con manicotti del medesimo materiale sagomati in modo tale da contenere gli elastomeri toroidali di tenuta. I pezzi speciali sono realizzati in ghisa grigia e talvolta in acciaio. Sono intrinsecamente rigidi e mal sopportano i colpi d’ariete che sono tra le cause più frequenti delle rotture; le riparazioni vengono eseguite in genere con tubazioni in acciaio e giunti a fascia del tipo multisize. Successivamente alla emanazione della legge 257/92 è stato prodotto per un breve periodo un tubo simile a quello in cemento amianto con l’uso di una fibra sintetica in luogo della fibra di amianto, ma con scarso successo; si trattava di un tubo non idoneo all’uso in pressione e protetto da una vernice epossidica. La normativa sull’amianto e la campagna contro l’uso di questo materiale ha creato una psicosi circa la compatibilità sanitaria delle condotte per acqua potabile dei pubblici acquedotti. In realtà il problema non sussiste in quanto è stato riscontrato un reale pericolo sanitario soltanto per l’assorbimento di fibre di amianto per inalazione ma non per la loro ingestione e perché normalmente nella parete interna delle tubazioni di cemento amianto si genera una patina di Ca CO3 che evita il rilascio di fibre nelle acque addotte. Dunque, nonostante per i motivi detti si proceda alla sostituzione delle condotte in cemento amianto che in tempi più o meno lunghi sono destinate a scomparire dagli acquedotti in esercizio, il loro utilizzo non costituisce un problema sanitario. 3.2 - Tubazioni in cemento armato. Sono prodotte ed impiegate dal DN 600 mm in su. In Sardegna hanno prodotto queste tubazioni lo stabilimento Gecopre di Assemini e quello Vianini di Alghero, per cui gli acquedotti in cemento armato con cui si ha a che fare sono costruiti con tubazioni con queste provenienze. Non si ha notizia dell’avvenuto utilizzo del tubo Bonna (particolare tubo con anima in acciaio frapposta a due strati in cemento armato) nel servizio idrico integrato sardo. Vi sono importanti acquedotti realizzati con queste condotte: la linea dal potabilizzatore di Settimo San Pietro a Cagliari, la linea dal potabilizzatore di Donori a Cagliari, la linea dal potabilizzaore del Bidighinzu a Sassari, parte dell’acquedotto del Liscia, ecc. L’armatura metallica è normalmente costituita da due parti: un’armatura trasversale formata da una o due spirali di tondino di ferro e un’armatura longitudinale formata da tondini disposti lungo le generatrici. L’armatura longitudinale deve assicurare la stabilità della posizione delle armature trasversali durante il processo di pagina 12 13 108 pagina INFORMAZIONE fabbricazione e conferire al tubo resistenza a flessione longitudinale. L’armatura trasversale, invece, è destinata ad assorbire gli sforzi di trazione dovuti i carichi esterni ed alla pressione interna dell’acqua. La giunzione avviene con bicchiere che contiene un anello elastomerico di tenuta. Si tratta di tubazioni molto pesanti da mettere in opera, che richiedono una particolare cura fin dalla fase progettuale e l’impiego di mezzi idonei. Sono fragili e sensibili ai colpi d’ariete; hanno buone capacità di trasporto ma è opportuno che lavorino con regime permanente non soggetto a variazioni. Gli interventi di riparazione sono lunghi, complessi e costosi perché eseguiti normalmente con pezzi speciali realizzati ad hoc in acciaio e perché le dimensioni ed i pesi delle tubazioni comportano ingenti movimenti di terra e l’impiego di macchine operatrici potenti. Purtroppo abbiamo anche recentissime esperienze in merito. Ne derivano spesso fuori servizio prolungati e dunque costi sociali aggiuntivi. Sovente le perdite si registrano nelle giunzioni (la tenuta è affidata ad una bandella elastomerica toroidale compressa tra i lembi in c.a. delle due tubazioni) ed anche in questo caso gli interventi di riparazione sono onerosi. Il loro utilizzo nel futuro andrà attentamente valutato oltre che su corrette basi tecniche anche alla luce degli attuali scenari commerciali e di una completa e puntuale stima degli oneri gestionali conseguenti. Nel campo delle fognature nere non ne è consigliata l’utilizzazione a causa dei noti problemi di scarsa resistenza all’aggressione acida. 3.3 - Tubazioni in calcestruzzo. In genere questo tipo di tubazioni non viene impiegato nel servizio idrico integrato se non per scarichi di troppo pieno o per condotte di acque meteoriche, comunque non in pressione. Sono prodotti da vari prefabbricatori di opere in cls con tecniche di rotovibrocompressione dotandoli o meno di piede d’appoggio. Valgono comunque le osservazioni fatte a proposito degli altri tubi a matrice cementizia relativamente alla resistenza agli agenti corrosivi presenti nelle fogne nere, che ne esclude la possibilità di utilizzo. 3.4 - Tubazioni in gres. Si tratta di tubazioni classicamente utilizzate per realizzare condotte fognarie a gravità, sia nere che miste. La normalità è quella della posa in trincea a cielo aperto ma ultimamente sta incontrando un notevole successo, in talune circostanze, anche la tecnica di posa in microtunneling con tubazioni costruite ad hoc. Si tratta di tubazioni con una buona resistenza chimica, compatibilità ambientale (il gres si ottiene normalmente da argille plastiche a granulometria fine), resistenza all’abrasione, durabilità. Come limite possiamo citare la modesta tenuta del classico giunto a bicchiere con anelli poliuretanici che può comportare problemi nella posa sotto falda (tenuta 0,5 bar), soprattutto tenuto conto del numero elevato di giunzioni conseguenza della lunghezza delle canne limitata a 2–2,5 m per motivi costruttivi. La normativa di riferimento per le tubazioni in gres è la UNI EN 295. Oggi sono prodotte oltre che con il sistema di giunzione descritto (sistema C) anche con un sistema di giunzione analogo per certi versi a quelli tipici di altri materiali con un anello di gomma appositamente sagomato ed incollato sulla superficie La sostituzione di una vecchia condotta in cemento armato. Schema di giunto di accoppiamento di tubi in gres. 108 INFORMAZIONE Idraulica interna del bicchiere (sistema F) anche se solo sul diametro 200 mm. Esistono esempi di tubi in gres con giunzione a manicotto e caratteristiche leggermente differenti (ma altrettanto buone) da quelle del classico tubo utilizzato in Italia ma la loro presenza nelle reti gestite è marginale. I problemi nella gestione delle fognature in gres sono perlopiù connessi a errori di posa (contropendenze) e più raramente ad infiltrazioni dai giunti o a rotture per cedimenti strutturali. Una condotta fognaria in gres posata correttamente ha un lungo ciclo di vita e costi di manutenzione minimi. 4 - Tubazioni a matrice plastica. Con il termine materie plastiche intendiamo indicare quei composti organici artificiali di natura macromolecolare che presentano una caratteristica plasticità durante alcune fasi di lavorazione. L’Istituto Italiano dei Plastici, riconosciuto con D.P.R. n. 120 dell’1/2/1975, è l'ente incaricato dall’UNI per la gestione del Marchio di conformità per le materie plastiche. Le tubazioni plastiche costituiscono una risorsa ed una soluzione di taluni problemi tecnici ma, oggettivamente, rappresentano il più grosso problema del gestore per quanto concerne le perdite fisiche negli acquedotti (in particolare per quanto concerne il polietilene). Esistono innumerevoli tipi di tubazioni in plastica utilizzati in Abbanoa, ma di seguito si descrivono quelle più frequentemente usate. 4.1 - Tubazioni in polietilene. Il polietilene venne scoperto in Gran Bretagna nel 1933. Esso fu ottenuto dalla polimerizzazione dell’etilene che, con successive elaborazioni diventerà la materia plastica più diffusa. La lavorazione dei tubi in polietilene ad alta, media e bassa densità avviene per estrusione. Il loro successo è legato ad alcuni fattori quali il basso costo, la praticità offerta dal confezionamento in rotoli nei diametri minori e più utilizzati (fino a 110 mm), una tecnica d’installazione facilitata dal sistema dei raccordi elettrosaldabili ovvero dei raccordi meccanici. Il loro uso è dettato da motivi di ordine tecnico ed economico (prevalentemente). I pregi si possono sintetizzare come segue: • Resistenza agli urti ed alle basse temperature, grazie alla elevata tenacità; particolarmente indicati in terreni instabili. • Resistenza alla corrosione, anche in terreni aggressivi ed in presenza di correnti vaganti, per cui possono essere interrati senza protezioni. • Ridotte perdite di carico grazie ad una superficie liscia ed alla bassa scabrezza del materiale che impedisce l'insorgere di incrostazioni. • Inattaccabilità da una vastissima gamma di prodotti chimici, solventi e dalla maggior parte degli agenti batteriologici presenti nel terreno. • Atossicità: i tubi in polietilene sono conformi alla normativa igienico sanitaria del Ministero della Sanità relativa ai manufatti per il trasporto di liquidi o derrate alimentari (circolare n. 102 del 2/12/1978). • Resistenza agli agenti atmosferici ed alle alterazioni dovute ai raggi ultravioletti, per il contenuto di carbon black. • Facilità di posa e manutenzione, dovuta alla leggerezza ed elevata flessibilità, permettendo economia di costi per trasporto e posa in opera anche in considerazione della flessibilità che riduce la necessità di curve. • Realizzazione di linee con meno giunzioni ed in brevissimi tempi in quanto il tubo può essere fornito in rotoli fino al diametro di 110 mm. • Possibilità di semplici e veloci interventi di manutenzione in caso di avarie. • Possibilità di eseguire risanamenti di vecchie condutture mediante il sistema del relining. Non tragga in inganno questa lista di pregi: nel passato, a causa dei costi estremamente concorrenziali, si è fatto largo uso delle condotte di polietilene nel realizzare nuove reti idriche o espansioni di reti esistenti ovvero allacciamenti alle utenze. Purtroppo la semplicità di fabbricazione (estrusione di una miscela plastica) ha fatto proliferare i produttori che per motivi commerciali non hanno badato alla qualità del prodotto finale e, senza scrupolo alcuno, hanno commercializzato delle pagina 14 15 • Nuovo Piano Regolatore Generale degli Acquedotti, Cagliari, 2006 • Ipotesi di piano d’ambito per la Sardegna, Cagliari, 2002 • Società ABBANOA – Bilancio 2006 • B. Senise, Lo stato dell’arte in Italia nella distribuzione delle acque primarie e secondarie, 2007 • “L’acqua”, n. 1-2/2002 • Società del Gres – materiale informativo • Von Roll Italia – materiale informativo • Saint Gobain condotte – materiale informativo • Syntertech – materiale informativo • Associazione Idrotecnica Italiana - Atti del seminario sull’impiego delle condotte in cemento amianto, Cagliari, 1987 • Marchetti, Lezioni di acquedotti, Milano, 1948 • AA.VV., Manuale di fognature, Milano, 2001 108 pagina Bibliografia INFORMAZIONE tubazioni assolutamente inaffidabili. A tali problemi, oserei dire etici, si affiancano altri limiti oggettivi del materiale (problemi di scarsa rigidità trasversale, di notevole sensibilità alle variazioni termiche, di caratteristiche di resistenza della molecola, di creeping) che hanno portato in taluni casi alla vera e propria crisi di acquedotti realizzati anche da pochi anni. Per ovviare a tali problematiche i produttori più importanti propongono in continuazione nuovi tipi di polietilene con requisiti sempre più spinti nel tentativo di riconquistare la fiducia del mercato e degli enti gestori in particolare. I produttori rimarcano la necessità di pose in opera eseguite a regola d’arte in quanto un punzonamento della tubazione dovuto a punte rigide a contatto con il tubo quali pietre, inerti vari, ecc ne comporta la rottura. Inoltre durante la posa occorre concedere lasco al tubo, soggetto a notevoli variazioni dimensionali per effetto delle oscillazioni termiche, per limitare l’indursi di sforzi interni. Le tubazioni in commercio sono costruite con polietilene ad alta, media e bassa densità; la loro produzione è regolata da una serie di norme allo scopo di stabilire le caratteristiche dimensionali e le caratteristiche fisico-meccaniche fondamentali. Nell’acquedottistica si usano le tubazioni ad alta densità che sono quelle di caratteristiche meccaniche più affidabili, ma talvolta, soprattutto in realizzazioni eseguite da privati, si trovano anche tubazioni in media o bassa densità. Le norme che presiedono alla loro produzione sono: • UNI 10910 “Tubi in polietilene ad alta densità per condotte di fluidi in pressione”. • UNI 7613 “Tubi in polietilene ad alta densità per condotte di scarico interrate”. • UNI 7990 “Tubi in polietilene a bassa densità per condotte di fluidi in pressione”. • UNI 7616 “Raccordi in polietilene ad alta densità per condotte di fluidi in pressione”. Nell’ultimo periodo è entrata in commercio una nuova generazione di tubi di polietilene ad alta densità per condotte in pressione di acqua potabile aventi elevata resistenza alla propagazione delle fratture dovute a carichi concentrati o lesioni esterne dovute alle modalità di posa o di tipo accidentale. I tubi sono interamente di colore blu, disponibili in rotoli e/o barre a seconda del diametro e rispondono alla norma UNI EN 12201; poiché uno dei problemi ricorrenti del recente passato era il ricorso al riciclo di materiale usato per produrre nuovi tubi anziché utilizzare nuovi granuli, i grossi produttori propongono di ovviare a tale problema adottando per le tubazioni il colore blu, non conseguibile ove si dovesse riciclare materiale già usato. La loro produzione viene proposta per offrire elevata resistenza alle azioni meccaniche dovute alla posa, per renderli idonei al relining, al micro tunneling, e a pose senza scavo in generale. I test di laboratorio evidenziano prestazioni superiori alle altre condotte in PEAD, ma manca il riscontro in campo a causa della loro recentissima introduzione. Con tali tubazioni sono stati eseguiti importanti interventi a Cagliari e Assemini. 4.2 - Tubazioni in PVC. Esistono diversi tipi di tubi in PVC : a parete strutturata, a parete compatta, in lega (PVC A), PVC U. Tra le condotte in gestione quelle in PVC concernono soprattutto le linee fognarie ed in particolare gli allacciamenti dalle utenze. Sono pù rari i casi di condotte in pressione in PVC e perlopiù riferite a condotte in PVC A che in Sardegna hanno iniziato ad essere posate da poco meno di un decennio (per il momento senza i riscontri negativi che accompagnano le realizzazioni in PEAD). Le tubazioni in PVC a parete strutturata sono prodotte secondo norma UNI EN 13476 e si usano per condotte interrate di reflui a pelo libero. I tubi sono disponibili in barre di lunghezza variabile con sistema di giunzione a bicchiere e guarnizione di tenuta in gomma premontata in fabbrica. Il sistema si completa con una vasta gamma di raccordi e pezzi speciali di varie forme e misure. Tra i pregi di queste condotte vi è una elevata resistenza all’abrasione e delle buone caratteristiche idrauliche e di resistenza all’aggressione chimica, un costo 108 INFORMAZIONE Idraulica Operazioni di posa di una condotta in PVC concorrenziale, una posa in opera semplice, una vasta gamma di diametri da DN200 a DN 1200, ma di contro esiste i problema della rigidezza trasversale. A tal proposito la produzione propone diverse serie di rigidezza : SN 4 kN/m², SN 8 kN/m² , SN 16 kN/m². Invece i tubi in PVC a parete compatta vengono prodotti secondo la norma UNI EN 1401 e sono usati per i medesimi scopi di quelli a parete strutturata. Anche in tal caso sono disponibili in barre di lunghezza variabile con sistema di giunzione a bicchiere e guarnizione di tenuta in gomma premontata in fabbrica. E anche in tal caso lo spessore previsto della norma garantisce la rigidità anulare che può essere SN 2 kN/m², SN 4 kN/m², SN 8 kN/m² . Quando parliamo di condotte in pressione ci riferiamo a tubi in PVC-U prodotti secondo la norma UNI EN 1452. La pressione di esercizio arriva fino a 20 bar con diametri da 40 mm fino a 1000 mm. Non risultano importanti realizzazioni in Sardegna. Viceversa, come detto, da circa un decennio hanno preso piede i tubi in PVC-A per condotte in pressione prodotti secondo norma BS PAS 27. Si tratta di tubi in lega polimerica PVC-A per condotte in pressione di colore azzurro, ottenuti mediante processo di estrusione in linea di una mescola a base di PVC e CPE e leganti acrilici stabilizzata con sostanze organiche (NGS) di forma circolare calibrata sul diametro esterno e spessore tali da garantirne le resistenza alla pressione interna di esercizio e collaudo. I tubi sono disponibili in barre di lunghezza variabile con sistema di giunzione a bicchiere e guarnizione di tenuta in gomma premontata in fabbrica. Queste tubazioni associano ai vantaggi delle materie plastiche come prima enunciati una buona affidabilità soprattutto per l’elevata resistenza ai carichi puntuali e per l’elevata elasticità e resistenza alla propagazione delle fratture. Interessano i diametri fino al DN 400 mm con pressione di esercizio massima di 16 bar. 4.3 - Tubazioni in vetroresina. Si tratta di tubazioni che assumono notevole interesse per la loro capacità di resistere all’azione aggressiva di certi suoli o di talune acque, aggressività che potrebbe mettere in crisi i materiali più tradizionalmente utilizzati; sono tipici i casi di posa di linee acquedottistiche o fognarie in siti salmastri (stagni). Sono prodotti da diverse ditte sostanzialmente secondo due tecniche: l’avvolgimento di fibre di vetro su un mandrino opportunamente resinato, oppure con tecniche di centrifugazione di una pasta contenente resina e fibre di vetro. Si tratta di condotte idonee sia al convogliamento di acque in pressione che di acque a pelo libero. In relazione alle modalità di produzione la normativa definisce queste tubazioni secondo varie classi. La giunzione è ordinariamente affidata a bicchieri con anello di tenuta elastomerico. Per quanto riguarda l’uso in campo fognario è importante porre l’attenzione sul liner (rivestimento) interno che ne determina la capacità di resistenza alla abrasione. Il limite di questo genere di tubazioni è costituito dalla resistenza meccanica trasversale che ha indotto i produttori all’utilizzo anche di cariche addittivanti (per es. sabbia) per conseguire maggiori rigidezze. L’adozione di questo tipo di tubazione va valutata attentamente in sede progettuale anche in funzione delle condizioni commerciali che possono influenzare la scelta in modo determinante. Si hanno anche recenti casi di utilizzo sia in campo acquedottistico che in campo fognario con buona soddisfazione. Come detto poc’anzi, a parte l’aspetto economico, il problema nell’utilizzo di questo genere di condotta è essenzialmente quello della sicurezza statica, comune con le altre tubazioni molto flessibili (PVC, PEAD). La sicurezza statica è affidata in grande parte alla reazione del mezzo in cui sono posate per cui richiedono un accurato controllo delle modalità di posa e la pagina 16 INFORMAZIONE 108 garanzia che queste non vengano successivamente alterate; valgono comunque le considerazioni fatte in precedenza a proposito della posa delle altre tubazioni in materia plastica. Questa considerazione ne limita l’utilizzo in aree soggette a traffico o a rimaneggiamenti del sottosuolo. Esiste un’importante realizzazione fognaria in Oristano di cui si mostra qualche slide riferita all’epoca della costruzione. Pur essendo marginale la loro presenza nel panorama delle condotte in gestione ad Abbanoa, non si hanno notizie di problemi gestionali nei casi di impiego. 5. Tubazioni a matrice metallica 5.1 - Tubazioni in acciaio. Si tratta di tubazioni che hanno avuto ed hanno notevole fortuna nel campo delle pipelines e della distribuzione del gas, utilizzate anche in campo acquedottistico ma con fortune alterne. La loro prerogativa positiva è costituita dalle eccellenti caratteristiche meccaniche e dalla saldabilità che consente di risolvere le problematiche poste dai trasferimenti di acqua in casi di pressioni elevate o di pose particolari (attraversamenti, ponti tubo, ecc.). Il limite delle tubazioni in acciaio si trova nella loro limitata resistenza alla corrosione che ne abbrevia la vita utile rispetto ad altri materiali correntemente utilizzati in acquedottistica. I tubi in acciaio utilizzati in Sardegna sono di varia natura; i più pregiati sono quelli in acciaio INOX ma il loro uso è limitato ai pezzi speciali all’interno degli impianti perché i costi non ne consentirebbero un conveniente uso in linea. Tra quelli utilizzati correntemente nelle linee, la tradizionale suddivisione si ha tra tubazioni trafilate e tubazioni saldate. Queste ultime a loro volta si differenziano per le modalità di esecuzione delle saldature (longitudinali o elicoidali) e per la tecnica con cui vengono eseguite (con apporto di materiale o a induzione). Il loro accoppiamento tradizionale avviene per saldatura che può essere testa a testa, a bicchiere cilindrico, a bicchiere sferico. Per pose particolari è molto usato il giunto flangiato. È meno diffuso il giunto a bicchiere con guarnizione in elastomero (simile a quello dei tubi in ghisa), ma è stato proposto in passato ed anche oggi viene commercializzato con qualche interessante proposta. Il grosso limite delle tubazioni in acciaio è costituito dalla necessità di un adeguato rivestimento interno ed esterno a protezione della superficie metallica dalle azioni aggressive dell’acqua e dell’ambiente circostante (protezioni passive). Storicamente sono state poste in opera tubazioni in acciaio con rivestimenti a base bituminosa sia all’interno che all’esterno (quest’ultimo armato opportunamente) ma gli esiti sono stati quasi ovunque negativi; la vita media degli acquedotti realizzati con tubazioni in acciaio con protezioni passive a base bituminosa è decisamente più breve di quanto ordinariamente assegnato agli acquedotti. Fra le problematiche che emergono, da segnalare una forte tubercolarizzazione della superfice interna con crescita sensibile della scabrezza, e la possibile foratura della parete con perdite anche rilevanti. Per quanto concerne l’incremento della scabrezza, la cosa è nota da tempo e qualunque testo di idraulica rimarca la distinzione fra tubi nuovi e tubi vecchi, ma con questo tipo di condotte è particolarmente evidente e ciò comporta notevoli disservizi per la riduzione delle portate all’utenza, per l’incremento dei costi energetici (spesso le condotte in acciaio sono impiegate nelle condotte prementi), per il maggior sfruttamento delle apparecchiature elettromeccaniche che le alimentano, per la necessità di interventi di scovolatura (palliativi) che ne migliorano il rendimento per un breve periodo ma ne accelerano il degrado. Per questi motivi, le condotte in acciaio con rivestimento bituminoso, talvolta in condizioni critiche già dopo 10 anni dalla costruzione, costituiscono per Abbanoa una pagina 17 Tubercoli sulla parete interna di un tubo in acciaio. 108 INFORMAZIONE Idraulica Guaina protettiva all’interno di un tubo in acciaio. emergenza al pari delle vecchie condotte in polietilene e delle condotte in cemento amianto, sia pure per differenti problematiche. Naturalmente nel processo degradante sopra descritto giocano un ruolo determinante vari fattori quali le caratteristiche dell’acqua trasportata (aggressiva o incrostante), le caratteristiche dei terreni attraversati, la presenza di correnti vaganti, la presenza di un impianto di protezione catodica (protezione attiva) regolarmente funzionante, ecc. Talvolta possono sorgere problemi di riduzione del lume della tubazione per effetto delle incrostazioni calcaree ma, oggi - con i limiti alla durezza delle acque - direi che è un problema marginale. Per le motivazioni sopra esposte, oggi si ha la tendenza a privilegiare l‘uso di tubazioni in acciaio con rivestimenti interni di natura epossidica o rilsan (resina poliammidica applicata elettrostaticamente), o in malta cementizia, analogamente a quanto avviene per certe produzioni di ghisa sferoidale. Qualche esempio di tubazioni di tal fatta usate in Sardegna ha dato buoni esiti. Anche esternamente si preferiscono rivestimenti come quello epossidico o quello in polietilene in triplo strato (talvolta protetto da uno scudo in calcestruzzo) o l’Altene° che offrono maggiori garanzie rispetto al bituminoso pesante; è frequente anche l’uso di reti antiroccia a tutela meccanica del rivestimento esterno da usare dove le condizioni di posa rendono disagevole l’impiego di materiale minuto per il ricoprimento della tubazione. Per quanto concerne i sistemi di protezione catodica (sia ad anodi sacrificali che a corrente impressa), il loro impiego non ha sortito buoni risultati principalmente per le difficoltà gestionali connesse. La normativa di riferimento per le tubazioni in acciaio è la UNI EN 10224, nel cui ambito sono classificate varie serie di tubazioni a seconda delle modalità produttive ma anche del tipo di acciaio e degli spessori. Comunque non mancano in commercio prodotti di caratteristiche anche superiori che fanno riferimento a norme DIN o a norme API. L’impiego di questo o quel tubo è legato anche alle offerte commerciali presenti nei diversi periodi storici che possono rendere concorrenziale una tubazione altrimenti fuori mercato. L’utilizzo dell’acciaio nel campo fognario è marginale. 5.2 - Tubazioni in ghisa. La ghisa è il più antico tra i materiali utilizzati per la costruzione di grandi acquedotti in pressione. Esistono due specie di tubazioni: quelle in ghisa grigia e quelle in ghisa sferoidale. Le prime hanno valore storico, sono state soppiantate dalle seconde ma continuano ad esistere in taluni acquedotti non ancora rinnovati; hanno caratteristiche meccaniche inferiori a quelle di ghisa sferoidale ma il loro punto debole è costituito soprattutto dal tipo di giunzione. Questo è del tipo a bicchiere con tenuta affidata a corda catramata e spire di piombo battuti a rifiuto; spesso, per effetto del lavoro prolungato, questi giunti non sono più in grado di assicurare la tenuta e ne deriva la crisi della linea idrica. Si tratta comunque di condotte in via di sostituzione. Per quanto concerne le tubazioni in ghisa sferoidale, direi che sono decisamente le più utilizzate e le più presenti. Senza dubbio sono numerosi i fattori che hanno contribuito al loro successo: semplicità di posa in opera, buone caratteristiche meccaniche che consentono di ovviare a difetti di progettazione o di costruzione, buone caratteristiche idrauliche e loro stabilità nel tempo, buona resistenza alla aggressione elettrochimica, ampia disponibilità di pezzi speciali ed accessori, flessibilità di impiego e riduzione degli sfridi per il fatto che le tubazioni possono essere tagliate pagina 18 INFORMAZIONE 108 Un carico di tubi in ghisa. per collegare le estremità lisce risultanti ad elementi provvisti di bicchiere per l’alloggiamento della guarnizione di giunzione, possibilità di realizzare modeste deviazioni angolari senza pregiudicare la tenuta grazie ai giunti con bicchiere e guarnizione in elastomero. Le tubazioni in ghisa sferoidale sono realizzate con un processo industriale per centrifugazione secondo la norma EN 545 : “Tubi, raccordi e pezzi accessori di ghisa sferoidale per condotta in pressione”. Ricordiamo, però, anche alcune altre norme collegate: • Norma UNI ISO 8180 : “Condotta di ghisa sferoidale. Manicotto di polietilene”. • Norma UNI 9163 : “Tubi, raccordi e pezzi accessori di ghisa a grafite sferoidale per condotte in pressione. Giunto elastico automatico”. • Norma UNI 9164 : “Tubi, raccordi e pezzi accessori di ghisa a grafite sferoidale per condotte in pressione. Giunto elastico a serraggio meccanico”. • Norma EN 681-1 : “Guarnizioni di tenuta in caucciù. Specifiche dei materiali per guarnizioni di tenuta per giunti di canalizzazioni utilizzati nel campo dell’acqua e dell’evacuazione - Parte1: caucciù vulcanizzato”. • Norma UNI EN 10204 : “Prodotti metallici – Tipi di documenti di controllo”. • Norma UNI ISO 10802 : “Prove idrostatiche dopo la posa – Tubazioni di ghisa a grafite sferoidale”. Le tubazioni vengono prodotte nella gamma dei diametri nominali da 60 mm a oltre 2000 mm con lunghezze utili a partire da 6 m (almeno fino a 600 mm). Limitatamente alla gamma di diametri più frequentemente usata, le pressioni di funzionamento ammissibili vanno orientativamente da 64 bar per i diametri inferiori a 125 mm ai 30 bar fino al DN 1000 mm ai 25 bar oltre tale diametro. I tubi sono, di norma, muniti di giunti a bicchiere per giunzioni di tipo elastico in elastomero di tipo automatico secondo la norma UNI 9163 o meccanico secondo la norma UNI 9164; soltanto per esecuzioni particolari si ricorre ai giunti a flangia secondo la norma UNI EN 1092-2. È ricchissima ed interessante la produzione di pezzi speciali e raccordi da impiegare nelle condotte di ghisa sferoidale, ordinariamente fabbricati in stabilimento con il procedimento del colaggio del metallo entro forma di sabbia. I raccordi hanno le estremità a bicchiere per giunzioni a mezzo di controflangia e bulloni ed anelli in gomma con giunto di tipo elastico meccanico secondo la norma UNI 9164 fino al DN 1200 incluso e di tipo elastico automatico (secondo la norma UNI 9163) per DN superiori, oppure a flangia, con forature a norma EN 1092-2. Il rivestimento interno ed esterno dei raccordi è costituito da uno strato di vernice sintetica elettrodepositata ovvero applicata per cataforesi e/o per immersione. La giunzione Standard o Rapido che dir si voglia è ottenuta per compressione pagina 19 Diramazione da una linea principale. 108 INFORMAZIONE Idraulica Tubo in ghisa all'interno di un vecchio tubo in cemento armato. di una guarnizione di gomma a profilo divergente ubicata nella parte più interna del bicchiere affacciata al fluido ed inserita nell’apposito alloggiamento all’interno del bicchiere stesso. Nella giunzione di tipo “Express” la tenuta invece sarà assicurata attraverso la compressione a mezzo di controflangia e bulloni, di una guarnizione in gomma posta nel suo alloggiamento all’interno del bicchiere. Per tubi flangiati valgono le prescrizioni della norma EN 545 con le flange forate secondo la norma EN 1092-2. Il giunto a flangia mobile, adoperato normalmente per il collegamento dei pezzi speciali e delle apparecchiature a flangia alle tubazioni, consiste nell’unione, mediante bulloni a vite e interposta guarnizione di gomma, di due flange di cui una fissa - posta all’estremità dei pezzi speciali o apparecchi da collegare - e l’altra mobile, costituita da una flangia collarino - che abbraccia la parte estrema della testata liscia della tubazione da collegare. Esiste la possibilità di impiegare giunzioni antisfilamento per tubazioni e raccordi. La produzione delle tubazioni in ghisa sferoidale è ormai standardizzata dal punto di vista del processo industriale e regolata in modo molto puntuale dalla normativa. La differenziazione dei tubi in ghisa sferoidale presenti in commercio nasce sostanzialmente sulla differente natura dei rivestimenti interno ed esterno. Quello interno è proposto in malta cementizia d’altoforno applicata per centrifugazione secondo la norma EN 545 (i tubi per fognatura hanno una malta pozzolanica idonea a sopportare l’aggressività acida dei liquami) ovvero in poliuretano. Si tratta comunque di rivestimenti con ottimi riscontri gestionali e la cui preferenza è generalmente legata più ad analisi di carattere economico piuttosto che tecnico; la qual cosa talvolta può essere ininfluente ma spesso si traduce in maggiori capacità di trasporto per le tubazioni a minore scabrezza ed in interessanti risparmi energetici nel caso di acque sollevate. Analoghe considerazioni si possono fare con riferimento al rivestimento esterno; esso comunque si presenta continuo e ben aderente e resiste senza alterazioni sensibili sia alle elevate temperature della stagione calda sia alle basse temperature della stagione fredda. I rivestimenti esterni sono eseguiti con il solo zinco applicato per metallizzazione in ragione di almeno 130 g/m2 e successiva vernice di finitura sintetica, ma anche con uno strato di lega in zinco–alluminio di spessore pari a 400 g/m2 ricoperto da un successivo strato di finitura di vernice epossidica, oppure con rivestimento poliuretanico. Questi rivestimenti variano anche in funzione dei vari prodotti e produttori, facendo assumere differenti denominazioni commerciali alle tubazioni. In caso di terreni aggressivi, secondo quanto riportato nella norma EN 545, le condotte in ghisa sferoidale devono essere protette in modo particolare. Storicamente si è proceduto a preservarle con manicotti in polietilene non aderenti per i parametri indicati pagina 20 INFORMAZIONE 108 nella norma stessa, ma tale pratica può essere surrogata dall’adozione di rivestimenti idonei a gestire l’aggressione di terreni caratterizzati da bassa conduttività. L’uso di un rivestimento appropriato consente di adottare le condotte in ghisa sostanzialmente in ogni caso. 5.3 - Tubazioni in altri metalli. L’utilizzo di altri materiali metallici è marginale e comunque l’avvento del gestore unico comporta l’unificazione delle tipologie per cui, a meno di future novità produttive, non è previsto il ricorso a materiali differenti da quelli fin qui descritti. Si ha notizia di utilizzo di tubazioni in rame sanitario per l’esecuzione di allacciamenti alle utenze in qualche comune. Il piombo è stato usato per la realizzazione degli scarichi domestici (dunque fuori dal servizio idrico integrato) ma oggi è stato soppiantato perlopiù dal PVC. 6. Tubazioni composite Si tratta di tubazioni multistrato o corazzate. Ne esistono di vari tipi ma il riferimento è a quelle che hanno preso piede in Sardegna nell’ultimo decennio soprattutto con riferimento agli allacciamenti all’utenza. In particolare viene utilizzata una tubazione in polietilene vergine ad alta densità PE100, particolarmente resistente e con ridotta propagazione della frattura, avvolta a spirale da uno speciale nastro adesivo in alluminio a più strati, protetta da una corazza esterna coestrusa in polipropilene ramificato con aggiunta di minerale (quarzo) secondo la norma UNI EN 1622. I raccordi sono in ottone a pressione. Finora l’utilizzo di tale tubazione ha fornito positivi riscontri. La loro produzione arriva fino al PN 16 e fino al DN 630 (diametro esterno). L’altra tubazione che si è imposta è una vera e propria multistrato, mutuata dalla termoidraulica, costituita da un tubo in alluminio, rivestito internamente in polietilene reticolato ed esternamente in polietilene con raccordi a pressione. Anche in tal caso i riscontri dal campo risultano positivi. 7. Attuali tendenze Quanto fin qui esposto è noto da tempo non solo al personale operativo ma anche ai vertici amministraivi e politici che, infatti, hanno orientato le risorse disponibili prioritariamente al rinnovo delle reti distributrici. Sono in corso numerose attività di progettazione volte a rinnovare le infrastrutture urbane ma anche a dare corso al completamento delle previsioni del Piano Regolatore Generale degli Acquedotti in diversi schemi ancor oggi critici (Sulcis, Siniscola, Tirso, Sarrabus, ecc.). Le progettazioni tengono nel giusto conto tutti i materiali citati, ma normalmente vedono prevalere senza dubbio l’uso della ghisa sferoidale che finora si è rivelato il più affidabile. Per completezza di analisi si ricordano anche le tecniche di relining delle tubazioni che, in estrema sintesi, consistono nel riabilitare delle condotte in condizioni critiche mediante l’introduzione di una “calza” in poliestere opportunamente resinata. In pratica la tenuta idraulica della condotta viene ripristinata agendo dall’interno della stessa senza necessità di classiche operazioni di scavo e posa delle condotte, con benefici notevoli dal punto di vista delle interferenze con la vita quotidiana nell’ambito urbano. Si tratta di interventi costosi che hanno senso e convenienza soltanto nei grossi centri urbani per i riflessi negativi che avrebbe l’attività di un cantiere tradizionale; da tempo adottati nei grossi centri urbani europei, ormai si stanno utilizzando senza remore anche in Sardegna. 7. Conclusioni Si vuole concludere questa esposizione con un’ulteriore osservazione in ordine alla importanza di operare correttamente le scelte progettuali, privilegiando la qualità delle componenti prescritte ed in particolare delle tubazioni. Solo in questo modo sarà possibile conseguire una economia reale per il gestore pubblico del servizio idrico ed in definitiva per la collettività ed inoltre, per quanto di difficile monetizzazione, si potrà offrire un miglior servizio all’utenza. Per provare a fornire un ordine di grandezza numerico che possa in qualche pagina 21 Spaccato di un raccordo di tubo di allaccio. 108 INFORMAZIONE Idraulica modo illustrare il concetto detto, senza soffermarci in ragionamenti sofisticati, ci riferiamo ai costi rilevabili dal bilancio Abbanoa del 2006. In realtà la dinamica delle adesioni ad Abbanoa da parte dei comuni caratterizzati da gestioni in economia influenza i dati su cui ragionare e già oggi si registra un incremento del volume d’affari della società rispetto al 2006 di circa il 30%. Per tale motivo le deduzioni che ci accingiamo a fare vanno tenute in conto sul piano concettuale mentre quello strettamente numerico è soggetto a continui aggiornamenti. Nei passi precedenti di questa relazione si è citato il Piano d’Ambito in ordine alle perdite che caratterizzano il servizio idrico integrato (60% del volume immesso in rete). A tale valore contribuiscono le perdite fisiche e quelle cosiddette amministrative; le indagini commerciali compiute da Abbanoa negli anni appena trascorsi in diversi centri del’Isola hanno portato a stimare le perdite comCOSTI SOCIETARI DI ABBANOA SPA (2006) merciali in valori dell’ordine del 10-15% del volume immesso in rete, mentre il Piano d’Ambito valutava di egual peso le perdite fisiche e quelle amministrative (30%). Se consideriamo le perdite amministrative pari al 10% del volume immesso in rete, potremmo pensare che un efficace rinnovo delle infrastrutture possa ragionevolmente consentire di ridurre le perdite fisiche dall’attuale tenore del 50% al valore ammesso dal D.P.C.M. 4 marzo 1996 “Disposizioni in materia di risorse idriche” (20% del volume immesso in rete) in quanto è comunemente accettato il concetto per cui le perdite (inteso come acqua non conturata) sono incomprimibili oltre un certo limite. Dal grafico qui sopra vediamo come sono composti i costi societari (2006), che assommano a poco pù di 200 M€. In prima approssimazione possiamo ritenere che la riduzione delle perdite possa incidere direttamente su acquisto di acqua, additivi e reagenti, energia elettrica, smaltimento fanghi e manutenzioni per una percentuale di circa il 40% dei costi societari (per speditezza e semplicità non consideriamo i connessi oneri finanziari, di extraprestazioni, ecc.). In termini numerici le macrovoci citate in precedenza incidono sul bilancio 2006 per circa 80 M€/anno. Ipotizzando, per semplicità di valutazione, la proporzionalità dei costi ai consumi ne discende che l’efficientamento delle infrastrutture (riduzione perdite fisiche dal 50% al 20% del volume immesso in rete) comporterebbe un risparmio annuo di circa 30 M€/anno(3) (a valori 2006) di costi vivi al netto di oneri finanziari, di extraprestazioni connesse, ecc. Come detto il valore così ricavato è semplicemente indicativo, poi ognuno di noi può cimentarsi in valutazioni analoghe aggiornando opportunamente i valori dei dati di costo delle macrovoci ovvero di percentuale di perdita o, ancora, affidandosi ad analisi più sofisticate che non trascurino anche gli altri contributi cui si è fatto cenno. Per esempio se ripetiamo i calcoli appena sviluppati ma con l’assunto di perdite amministrative pari al 30% del volume immesso in rete, ricaviamo comunque un risparmio annuo di circa 10 M€/anno di costi vivi al netto di oneri finanziari, extraprestazioni connesse, ecc. 3) Fatto 100 l’odierno volume erogato, Considerato il valore comunque importante delle cifre in ballo, ancorché frutto le perdite risultano 50 ed i consumi 50. di valutazioni sommarie, ne discende con evidenza il beneficio ritraibile dalla realizA parità di consumi (50) il volume erogato con perdite del 20% risulta di 62,5. zazione delle infrastrutture all’insegna della qualità ed affidabilità dei componenti Con una proporzione ricaviamo costi pari utilizzati, di cui senza dubbio le tubazioni rappresentano l’elemento preponderante. a 50 M€ a fronte di una erogazione di 62,5, Maurizio Cittadini considerato che l’erogazione 100 comporta Antonello Corda costi di 80 M€. pagina 22