Appendice II – La villa del Casale di Piazza Armerina AA 2008/2009

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Appendice II – La villa del Casale di Piazza Armerina
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(CONTINUA)
30 - SALA RAGAZZE IN BIKINI
La sala piu' celebre della villa raffigura 10 ragazze in"bikini"impegnate in uno spettacolo in onore della
dea del mare Teti. Varie le competizioni ginniche: lancio del disco, gioco con palla, esercizi coi pesi in
mano e corsa campestre. In basso a sinistra, l'incoronazione delle due vincitrici. In alto a sinistra si nota
la presenza di un doppio pavimento a disegni geometrici, ciò indica il mutamento d'uso della stanza in
un periodo più tardo.
Figura 1. Atlete che giocano e che vengono premiati
31 - DIAETA DI ORFEO – DIAETA
Sala rettangolare con esedra in fondo alla quale si trova una copia di una statua marmorea di APOLLO
LICEO. Adibita sicuramente a sala per audizioni musicali, oppure come coenatio invernale, come
raccomanda Sidonio Apollinare (Ep11,2). Al centro del pavimento si trova la figura di Orfeo, mentre
suona la cetra. Tutti gli animali (si contano 50 specie diverse!), ammaliati dal suono della cetra volgono
lo sguardo verso Orfeo. Lo schema compositivo è identico a quello della sala con il mito di Arione.
Entrambi i miti infatti presentano il dominio delle forze brute per mezzo delle arti della poesia e del
canto. In Lattanzio le bestie feroci sono paragonate alle passione umane più basse che l’uomo saggio
deve saper dominare tramite la sapienza.
Il complesso destinato ai banchetti ufficiali più sontuosi è quello costituito dal Triclinio (36) e
dall’Oecus o atrio ovoidale (33), raggiungibile per due diversi percorsi o dall’appartamento del
dominus oppure direttamente dall’esterno.
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36 -TRICLINIO
Grandiosa sala tribsidata, nella quale il Dominus ospitava a pranzo gli ospiti di riguardo. In questa
meravigliosa sala, i commensali consumavano, con grande piacere, copiose pietanze, servite dai
domestici. In corrispondenza delle absidi erano ubicati i lecti triclinares (lettini semi inclinati) sui
quali, i banchettanti, si distendevano per consumare i pasti. In questa grande sala trichora sono
raffigurate, dentro una cornice, le famose dodici fatiche di Ercole, il dono dell’immortalità ad Ercole,
mentre nell’abside meridionale il mito di Licurgo, sconfitto da Dioniso.
Il programma decorativo della sala non è casuale ed anzi testimonia la vastità degli interessi letterari e
filosofici del proprietario della villa, uniti a una solida visione religiosa dell’esistenza: le quattro scene
principali rappresentano infatti la punizione di coloro che osano ribellarsi agli dei (Licurgo i giganti i
mostri uccisi da Eracle) dall altro il premio eterno assegnato dagli dei stessi ai mortali a loro fedeli. La
letteratura del IV secolo di matrice neoplatonica conferma questa interpretazione allegorica delle
fatiche di Ercole in chiave morale e didascalica.
Eracle e Dioniso, coppia divina che sconfigge i Giganti e strettamente uniti come esempio di virtus
sono celebrati in epoca tardo antica a partire dall’età severiana, come attesta la dedica del tempio di
Ercole e Bacco a Roma al tempo di Settimio Severo e la consacrazione di Leptis Magna (di cui i Severi
sono originari) alla medesima coppia divina.
Vi è inoltre probabilmente un riferimento auto biografico nella molteplicità di riferimenti alla Tracia (i
Bistoni, Licurgo, i giganti), sia in quanto tra le sue prime cariche Populonio aveva ricoperto quella di
governatore della Tracia, sia come riferimento alla sconfitta di Licinio ad opera di Costantino nel 324
proprio in Tracia.1
Figura 2. I giganti anguiformi sconfitti
1
Sappiamo dalle fonti che Costantino all’ingresso del suo palazzo aveva fatto rappresentare Licinio come un gigante
anguiforme. Costantino nuovo Eracle lo ha sconfitto e lo umilia costringendolo ad essere calpestato da ogni persona al suo
ingresso nel palazzo.
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Figura 3. Il mito di Licurgo
37 - DIAETA DI ARIONE
Una stanza da pranzo e di soggiorno con abside il cui pavimento musivo mostra la composizione di un
delfino che salva il musico Arione che incanta con la lira gli abitanti del mare: tritoni, amorini,
ippocampi e animali marini vari. Le acconciature “ad elmo” delle Nereidi hanno fornito importanti dati
cronologici sulla base del confronto con i ritratti imperiali femminili della dinastia costantinide. La
scena del thiasos marino con tritoni, nereidi ed eroti pescatori è presente anche nel Frigidarium
Il tema del mosaico sta a simboleggiare un'esistenza felice, in piena armonia con la natura; e di questo
spirito è permeata la descrizione pavimentale, che costituisce lo scenario ideale per le manifestazioni di
vita gioiosa certo frequenti in questo ambiente di sfarzo.
Osservando questa composizione musiva sembra di leggere un passo di Ovidio."Egli con il suo canto
tratteneva le acque correnti." Spesso il lupo che insegue l'agnello, fu fermato dal suo canto; si fermò
spesso l'agnello che fuggiva l'avido lupo. Spesso sotto la medesima ombra giacquero i cani e le lepri, e
la cerva stette su di una rupe, molto vicino alla leonessa. L'abside raffigura Poseidone dio del mare.
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Figura 4. Arione
Presso i romani il fiume Tevere era considerato come una delle principali divinità tutelari di Roma.La
scena musiva mostra Arione comodamente seduto sul dorso di un delfino, mentre è intento a suonare la
lira a otto corde. La composizione è ricca di personaggi del thiasos: pesci, grifi, tritoni, centauri,
nereidi, ippocampi, pantere, tigri, leoni, cervi, lupi.
L’appartamento padronale B, probabilmente destinato al dominus, è costituto da un piccolo atrio ad
esedra, decorato con scene marine (38). Da esso si accede ad una sala absidata, interpretata come la
biblioteca personale oppure un triclinio privato, caratterizzato da rivestimenti marmorei alle pareti. Il
pavimento ha una decorazione marina (37). Ai lati due vestiboli (40 e 41) danno rispettivamente
ingresso a due cubicula destinati al padrone e ai suoi figli (42 e 39).
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Figura 5. Atrio ad esedra
39 - CUBICOLO MUSICI ED ATTORI
Nel pavimento della lunetta absidale sono raffigurate due ragazze, sedute su cesti di vimini, intente a
intrecciare corone di rose, ai loro piedi su un tavolo due cesti con corone, palme e sacculi con monete
destinate ai vincitori della gara musicale raffigurata nella stanza.
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40 - VESTIBOLO PICCOLO CIRCO
La composizione generale del mosaico è molto originale, in quanto combinazione di due motivi
eterogenei: le quattro stagioni e i fanciulli aurighi del Circo. Il mosaico vuole glorificare in primo luogo
il potere creatore della natura offerto dalle quattro stagioni; e non vi potrebbe essere testimonianza più
eloquente del carattere rurale che in generale permeava la vita nel mondo antico. Le grandi ville del
tardo impero romano, infatti, già si presentano come un piccolo mondo autosufficiente. Tutto quanto è
necessario alla vita dei coloni si produce nel loro interno. Di qui l'invocazione del buon ordine delle
stagioni che assicura i buoni raccolti. In questo mosaico l'allegoria delle stagioni è simboleggiata dalle
ghirlande che i volatili recano al collo in funzione anche di calendario agrario figurativo.
La corsa di carri, tirati da coppie di piccioni selvatici, pavoni blu, fenicotteri rossi e bianchi, oche,
guidata da fanciulli, si svolge in un circo, riconoscibile dalla spina con l'obelisco. La biga della scuderia
russata (rossa) con i due volatili che portano intorno al collo una ghirlanda di fiori, interpreta la
primavera. L'auriga vestito di bianco della scuderia albata (bianca) che incita con la frusta due oche
che portano al collo collane di spighe simboleggia l'estate .L'auriga dalla scuderia veneta (azzurra) è
tirata da due pavoni che portano ghirlande con grappoli d'uva e indica l'autunno. Infine, l'auriga verde
appartenente alla scuderia prasina (verde) conduce alla vittoria la biga tirata da due colombi e riceve la
palma della vittoria. Non a caso vince la scuderia verde che come abbiamo avuto occasione di dire, era
favorita, nei ludi circensi, dall'aristocrazia senatoria romana.
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41 - VESTIBOLO DI EROS E PAN - VESTIBULUM
A sinistra si apre il vestibolo che immette nel cubicolo del Dominus. Il pavimento illustra una scena di
lotta tra Eros e Pan alla presenza dell'arbitro con barbetta a punta che porta sul capo una corona di fiori,
simboleggiante la inviolabilità della persona durante la funzione arbitrale. Eros è accompagnato da due
fanciulli e da tre donne; Pan da un corteo dionisiaco formato da sileni, satiri e due menadi: dietro i
contendenti, in alto, è un tavolo con il premio per il vincitore costituito dalla palma della vittoria e da
due sacchi con 22.000 denari. Pan, dio dei pastori, dei cacciatori, del bestiame e dei boschi, è
rappresentato con i capelli incolti, con la barbetta appuntita e con le corna di capra.
Secondo alcuni Pan (ogni cosa) rappresenta tutte le cose: con le corna il sole e la luna, con il viso l'aria,
con il folto pelo gli alberi e gli animali, col piede di capra la solidità della terra. In suo onore si
celebravano i Lupercalia, feste di purificazione che si tenevano il 15 febbraio di ogni anno. Eros, che i
romani chiamavano Amore e Cupido, è rappresentato come un bambino alato. Lo stesso tema si trova
raffigurato anche nella basilica paleocristiana di Aquileia, edificata in un periodo molto vicino: qui la
tartaruga sinboleggia il male, il gallo il bene e la luce, con un significato allegorico analogo a quello di
piazza Armerina
Nell'anticamera i camerieri di fiducia (cubicularii) vegliavano sul sonno del padrone e nelle giornate di
caldo gli facevano aria. Ma, forse, è bene sapere che i Romani erano più amanti del freddo che del
caldo; fin da piccoli si abituavano a dormire d'inverno in stanze appunto piccole, non riscaldate, spesso
chiuse solo da tende mobili, anziché da porte, acquistando così una maggiore resistenza alla vita
all'aperto e alle malattie delle vie respiratorie. Il letto ad un posto veniva accostato alla parete di fondo
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dell'alcova, mai col lato minore rivolto verso l'uscio del vano perché in tale posizione veniva sistemato
il catafalco del morto.
42 - FANCIULLI CACCIATORI
Stanza con alcova rettangolare, sicuramente adibita a camera da letto per i figli del DOMINUS.
La scena a soggetto floreale, mosaicata nel pavimento dell'alcova è divisa in tre registri. Nel primo e
secondo registro compaiono delle fanciulle che raccolgono rose e intrecciano nastri di rose. Nel terzo
registro un ragazzo trasporta sulle spalle una pertica con appesi due cesti colmi di rose. Nella parte
centrale della stanza, sempre su tre registri, sono raffigurati dei fanciulli intenti alla caccia.
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43 - LA GRANDE BASILICA
L'aula basilicale era costituita da una navata rettangolare (m.23,30 x 16,30) con ingresso adorno di due
colonne e di una gradinata di accesso, in asse col centro del peristilio e in corrispondenza della terra fra
i due mari raffigurata nel grande mosaico della caccia simboleggiante la città di Roma unificatrice dei
popoli;in fondo un emiciclo o abside (m.11 x 6,5), originariamente doveva contenere una statua di
Ercole. Al centro vi era un podio per il magistrato. Era la sala di rappresentanza per i ricevimenti nelle
ville private dell'aristocrazia. Questo era un modo per il Dominus di esibire la propria posizione sociale
di fronte alla clientela.
44 - VESTIBOLO DI POLIFEMO
Gli ambienti 44-45-46 vengono interpretati come l'appartamento privato della Domina. Il vestibolo, o
anticamera, è un ambiente (m.5,50 x 5,30) che introduce nel cubicolo con alcova, o vano letto, della
Domina con scena erotica e con la sala absidata.La scena musiva si svolge in una grande caverna
dell'Etna. Polifemo, raffigurato con barba folta e capelli annodati a onde, è seduto. Il mosaico
pavimentale illustra la scena omerica di Ulisse, l'eroe greco che incanta Polifemo, mostro con un solo
occhio in mezzo alla fronte, che aveva divorato, in tre pasti, sei suoi uomini. Ulisse poi durante la notte
approfittando del fatto che il Ciclope, per effetto del vino donatogli era caduto in un sonno profondo,
dopo aver reso aguzzo un palo glielo conficcò nell'unico occhio accecandolo e, potendo così sfuggirgli
assieme ai compagni. L'astuzia, l'eloquenza di Ulisse vincono sulla forza bruta espressa dal gigante
Polifemo,annodata intorno al collo si vede una pelle di pecora o di asino .Si tratta di uno dei pavimenti
meno belli della villa, ma il fatto che pitture con lo stesso soggetto si trovavano sul Palatino, potrebbe
farne ipotizzare la derivazione da un originale pittorico e conferma comunque la grande cultura del
proprietario e la sua dimestichezza con l’ambiente romano.
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45 - CUBICOLO DELLA FRUTTA
La sala absidata della frutta completa l'appartamento della Domina. Il mosaico rappresenta dodici
medaglioni di alloro (la pianta di Apollo) comprendenti varietà di frutta. È una ricca rassegna di frutti
saporiti che cantano la gloria dell'agricoltura. I frutti sono auspicio di fertilita' e fecondita'.Sono
raffigurati i fichi di cui si contavano non meno di 44 specie diverse; le mele di cui si conoscevano 32
varietà; l'uva di cui vengono menzionate numerosissime varietà; i melograni importati da Cartagine; la
pesca importata dalla Cina attraverso la Persia all'inizio dell'Impero; i limoni la pianta medicinale e le
castagne.
46 - CUBICOLO CON SCENA EROTICA
Questo è una delle sale private della Domina. Nel vano letto con alcova rettangolare, un grande
medaglione
centrale
con
scena
erotica,
illustra
due
amanti,
seminudi
e
abbracciati.
La figura maschile tiene nella mano sinistra un recipiente e regge una cesta di frutta. La donna è adorna
di una pettinatura imperiale, e orecchini. Al braccio destro porta un braccialetto, un cerchietto al piede,
una guaina per reggiseno. La Domina romana non portava né sciarpe, né fazzoletti, ma si copriva con
quanti gioielli vistosi poteva: collane, spille, orecchini, diademi, braccialetti d'oro e pietre preziose.
Lollia Paolina andava in giro con quaranta milioni di sesterzi (2000000 di euro ) sparpagliate addosso
sotto forma di pietre preziose, di cui Plinio annovera più di cento specie. Era il modo di ostentare la
ricchezza della famiglia, la floridezza dei suoi commerci. Le quattro cornici esagonali che coronano il
medaglione centrale figurato, sono decorate da busti femminili rappresentanti le stagioni. La testa cinta
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da una corona di spighe rappresenta l'estate, quella che tiene in mano un fiore è la primavera, quella che
tiene un ramo l'inverno, quella cinta di un grappolo d'uva è l'autunno.
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Bibliografia
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etra C. Baum-vom Felde, Die geometrischen Mosaiken der Villa bei Piazza
Armerina, Amburgo 2003, ISBN 3-8300-0940-2
R. J. A. Wilson: Piazza Armerina, Granada Verlag, Londra 1983, ISBN 0-24611396-0.
S. Settis, "Per l'interpretazione di Piazza Armerina", in Mélanges de l'Ecole
Française de Rome. Antiquité 87, 1975, 2, pp. 873-994.
A. Carandini, A. Ricci, M. De Vos, Filosofiana. La Villa del Casale di Piazza
Armerina. Immagine di un aristocratico romano al tempo di Costantino, Palermo
1982.
Biagio Pace, I mosaici di Piazza Armerina, Gherardo Casini Editore, Roma 1955
Ranuccio Bianchi Bandinelli e Mario Torelli, L'arte dell'antichità classica, EtruriaRoma, Utet, Torino 1976.
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