Battesimo del Signore A
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Battesimo del Signore A
Il tuo Volto io cerco, Signore Percorsi di fede, in ascolto del Vangelo della Domenica fra’ Alfio B. Lanfranco ofm Battesimo del Signore 8 gennaio 2017 Matteo 3,13-17 Carissimi amici, vi faccio oggi dono della riflessione sulla Parola di Dio condivisami da una mia cara amica, anch’ella innamorata della Parola del Signore. Possa questa condivisione illuminare il vostro cammino e accendere in voi lo stesso desiderio di approfondire il Mistero. “Il Battesimo di Gesù, di cui facciamo memoria, a conclusione del Natale, diventa la manifestazione di un amore, che si fa carico delle miserie dell’amato, assumendole su di sé, perché l’amato possa essere sgravato da esse. Gesù, pur essendo senza peccato, si mette in fila con coloro che si riconoscono peccatori (cf. 2Cor 5,21; Eb 4,15), aspettando il proprio turno per essere immersi nelle acque del Giordano, da Giovanni. Questi vorrebbe rifiutarsi, di assecondare le intenzioni di Gesù, ma deve cedere dinnanzi alle sue parole, secondo le quali, solo condividendo la sorte dei peccatori, avrebbe pienamente compiuto (pleròo pleròo) pleròo la volontà di Dio Padre. Per capire il senso di quanto Gesù chiede a Giovanni Battista, va tenuto presente che il termine battesimo, battesimo deriva dal verbo greco baptìzo, baptìzo, che significa immergere, immergere ed indicava, già prima che divenisse un sacramento, un rituale, compiendo il quale, si riconosceva di essere peccatori e di avere bisogno di cambiare. Mettendo la testa sott’acqua si ammetteva di avere bisogno di morire a ciò che si era, per emergere con un’identità nuova. Pare che tale rito venisse adoperato per dare la libertà agli schiavi: s’immergeva la persona in condizione di schiavitù ed emergeva la persona nuova, ormai libera. Ebbene, se per coloro, che accoglievano la predicazione di Giovanni, il battesimo significava seppellire nelle acque i propri peccati, per Gesù significava farsi carico di quei peccati, assumerli su di sé, accettando la morte per testimoniare la misericordia del Padre. Si spiega, allora, perché Giovanni, che aveva predicato un Messia, giudice implacabile, vorrebbe impedire a Gesù il battesimo; gli riesce difficile tollerare un Messia, che accetti che il castigo che ci dà salvezza si abbatta su di lui (cf. Is 53,5). Avviene qui un’anticipazione di quanto avverrà sulla croce, infatti: “Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia” (1Pt 1Pt 2, 24; 24 cf. anche Rm 4,25; 4,25 1Cor 15,3). 15,3 Di fronte a Gesù, che si appella alla volontà di Dio, leggiamo: “Allora Allora Giovanni lo lasciò”, lasciò” espressione, che troveremo, dopo, in Mt 4,11, a conclusione della pericope, che racconta le tentazioni di Gesù nel deserto. È come se l’evangelista volesse dirci che per Gesù comincia subito la tentazione di vivere un messianismo trionfale anziché all’insegna dell’abbassamento più totale, tentazione, che spesso gli giunge dalle persone a lui più vicine, pensiamo a Pietro, a cui Gesù dirà, dopo che questi reagisce male al suo primo annuncio della passione: “Lungi da me satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!” (Mt 16, 23). ( Gesù, appena battezzato, emerge dall’acqua, dall’acqua immediatamente. L’avverbio,, usato da Matteo, vuole mettere in evidenza che le acque e, dunque, la morte, non possono trattenere a lungo colui che è pieno di vita. Non appena Gesù viene fuori dalle acque, “ecco si aprirono i cieli” (qui il soggetto dell’azione di aprire, spalancare dal greco: anòigo, anòigo è Dio). La nostra memoria ci porta, immediatamente al sogno, sogno che fece Giacobbe, durante la fuga dal fratello Esaù, che aveva privato del diritto alla primogenitura. Egli decise di passare la notte all’aperto, prese una pietra da usare come guanciale, si addormentò e sognò: “Ed Ed ecco una scala rizzata in terra, la cui cima giungeva al cielo; e gli angeli di Dio salivano e scendevano per essa” (Gen 28, 12). Con Gesù il sogno di Giacobbe trova la sua realizzazione in pienezza: i cieli si spalancano e gli uomini possono accedere ad essi con la stessa facilità, con cui si muovono sulla terra, purché lo vogliano. A questo punto Giovanni vede e, molto probabilmente, non con gli occhi della carne, lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui; a Giovanni, cioè, è dato di capire, grazie al modo di fare di Gesù, che in Lui risiede tutta la pienezza dell’Amore del Padre. Il riferimento alla colomba evoca Gen 8,88,8-12, 12 in cui si racconta di una colomba, di cui si servì Noé, per accertarsi che le acque si fossero prosciugate sulla terra, dopo il diluvio, la quale tornò a lui con nel becco un ramoscello di ulivo. Per i rabbini, lo Spirito, che aleggiava sulle acque al momento della creazione Gen 1,1, somigliava ad una specie di colomba. È come se Matteo volesse dirci che con Gesù, avviene una nuova creazione. Gesù é il nuovo Adamo, l’uomo, il cui cibo é fare la volontà del Padre (cf. Gv 4,34); 4,34 il Figlio agapetòs, agapetòs, amato, prediletto, di cui il Padre é soddisfatto. In Lui ha posto il suo compiacimento, in Lui ha deciso di manifestare il Suo Amore Misericordioso verso tutta l’umanità. In Lui Dio guarda con compiacimento ogni creatura umana”. Caterina Rotella