Centri commerciali: mutuare gli esempi virtuosi all

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Centri commerciali: mutuare gli esempi virtuosi all
Giovedì
30/04/2015
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Direttore Responsabile
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Angela Mana Scullica
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I MARIO RESCA Presidente di Confimprese Centri commerciali: mutuare i esempi virtuosi dall'estero A CURA DI ( ;ONFIMPRESK VENDERE A CURA DI ( ;ONFIMPRESK Centri commerciali: mutuare i
esempi virtuosi dall'estero MARIO RESCA Presidente di Confimprese I .n Europa come in Italia i retailer chiedono minor durata e maggiore flessibilità in uscita sui contratti, canoni di locazione meno onerosi e
meno limiti alla concorrenza. Quando si parla di retail, è ormai imprescindibile prendere in considerazione non solo lo sviluppo nei centri commerciali, ma anche il confronto con ciò che succede oltreconfine. Per
rilevare assonanze ed eventuali gap nella contrattualistica tra retailer e centri commerciali europei, Confimprese ha condotto un benchmark, da cui l'Italia non esce poi così male, in riferimento a temi centrali quali
la durata del contratto, la possibilità di way-out unilaterali, canoni e concorrenza. In Italia, come negli altri Paesi europei, manca una cornice legale che fornisca idonea tutela ai retailer e questo determina una serie
di ben note problematiche. Anche all'estero si possono registrare alcune inefficienze relative sia alla durata dei contratti e alla possibilità di way-out per i retailer sia all'onerosità dei canoni e alla concorrenza.
Sarebbe interessante, però, per il nostro Paese mutuare alcune prassi virtuose che arrivano dall'estero: la componente variabile del canone in funzione anche del vacancy rate del centro commerciale (Spagna), la
possibilità di ottenere incentivi in fase di avvio dell'attività (Regno Unito), l'e-commerce sviluppato a livello di centro commerciale (Germania), la possibilità di way-out per il retailer ogni 3 anni (Francia). In
Europa i centri commerciali occupano 123 milioni di mq con una media di 425 mq per mille abitanti. In alcuni Paesi i mq occupati dagli shopping center sono inferiori rispetto ad altri a causa di preferenze storielle
culturali per altri canali di vendita o per difficoltà di ottenere autorizzazioni amministrative come a Bruxelles e a Milano. Londra, Amburgo, Manchester, Birmingham e Istanbul sono le città con maggiori
prospettive di crescita futura. Quanto agli affitti, stando ai dati della società Reno, nel primo semestre 2014 sono calati per effetto della crisi, mentre nella seconda parte dell'anno sono risaliti del 10% circa. Il range
della media europea è compreso tra 500 e 800/900 mq annuo, con oscillazioni nei diversi Paesi a seconda delle zone. Nel ranking europeo la Spagna appare il mercato più dinamico: 140 centri commerciali, 359 mq
di superficie commerciale per mille abitanti (arriverà a 362 mq nel 2015-2016), A CURA DI ( ;ONFIMPRESK Centri commerciali: mutuare i esempi virtuosi dall'estero MARIO RESCA Presidente di Confimprese
I .n Europa come in Italia i retailer chiedono minor durata e maggiore flessibilità in uscita sui contratti, canoni di locazione meno onerosi e meno limiti alla concorrenza. Quando si parla di retail, è ormai
imprescindibile prendere in considerazione non solo lo sviluppo nei centri commerciali, ma anche il confronto con ciò che succede oltreconfine. Per rilevare assonanze ed eventuali gap nella contrattualistica tra
retailer e centri commerciali europei, Confimprese ha condotto un benchmark, da cui l'Italia non esce poi così male, in riferimento a temi centrali quali la durata del contratto, la possibilità di way-out unilaterali,
canoni e concorrenza. In Italia, come negli altri Paesi europei, manca una cornice legale che fornisca idonea tutela ai retailer e questo determina una serie di ben note problematiche. Anche all'estero si possono
registrare alcune inefficienze relative sia alla durata dei contratti e alla possibilità di way-out per i retailer sia all'onerosità dei canoni e alla concorrenza. Sarebbe interessante, però, per il nostro Paese mutuare alcune
prassi virtuose che arrivano dall'estero: la componente variabile del canone in funzione anche del vacancy rate del centro commerciale (Spagna), la possibilità di ottenere incentivi in fase di avvio dell'attività (Regno
Unito), l'e-commerce sviluppato a livello di centro commerciale (Germania), la possibilità di way-out per il retailer ogni 3 anni (Francia). In Europa i centri commerciali occupano 123 milioni di mq con una media
di 425 mq per mille abitanti. In alcuni Paesi i mq occupati dagli shopping center sono inferiori rispetto ad altri a causa di preferenze storielle culturali per altri canali di vendita o per difficoltà di ottenere
autorizzazioni amministrative come a Bruxelles e a Milano. Londra, Amburgo, Manchester, Birmingham e Istanbul sono le città con maggiori prospettive di crescita futura. Quanto agli affitti, stando ai dati della
società Reno, nel primo semestre 2014 sono calati per effetto della crisi, mentre nella seconda parte dell'anno sono risaliti del 10% circa. Il range della media europea è compreso tra 500 e 800/900 mq annuo, con
oscillazioni nei diversi Paesi a seconda delle zone. Nel ranking europeo la Spagna appare il durata dei contratti libera da vincoli normativi, way-out per il conduttore rimessa all'autonomia delle parti, canone
liberamente pattuito. La pipeline per il biennio 2015-2016 prevede 16 aperture di nuovi centri commerciali a Madrid, Barcellona, Palma di Maiorca, Siviglia, Valencia e altre città minori. Gli affitti sono ponderati
alla media europea. Nel Regno Unito sono presenti 130 centri commerciali nelle principali città. Sui contratti la legge non impone nessuna durata minima né la possibilità di way-out per il retailer. Un forte
deterrente è rappresentato dalla scarsa tutela per i retailer in termini di concorrenza: spesso ai tenant è vietato vendere prodotti di determinati marchi, magari già presenti nel centro commerciale e aprire negozi per
la stessa merceologia entro una certa distanza dal centro commerciale. Da segnalare il dinamismo di Londra, che presenta parametri diversi rispetto alle altre zone del Paese. In Germania vi è un distinguo tra i centri
commerciali, oltre 280, cui si aggiungono 50 power center e 15 gallerie e gli outlet, oltre 100, che sono una categoria a parte. Intanto perché sono aperti dal lunedì al venerdì (rarissime le aperture domenicali, tra le
6 e le 8 l'anno). Ciò nonostante lo scontrino medio battuto in 5 giorni lavorativi in un centro commerciale è maggiore del 50% rispetto all'Italia. E poi perché non c'è omogeneità tra le varie regioni: le decisioni dei
tribunali regionali non tengono conto della giurisprudenza riferibile a contenziosi che si sono svolti in altre regioni e non è raro che operatori di centri commerciali ubicati in regioni differenti si trovino di fronte a
decisioni diverse e opposte, anche se i procedimenti legali in corso riguardano stesso affittuario e stessa situazione. In Francia sono presenti circa 290 centri commerciali, la pipeline 2015 ne da altri 11 in apertura.
Parigi, come Londra, fa a sé. L'outlook sul futuro è di estrema cautela, forse si temono ulteriori ripercussioni della crisi. I contratti di affitto sono soggetti al codice del commercio francese, che prevede una durata
minima di 9 anni a pena di nullità con possibilità di way-out per il conduttore ogni tre anni. Come per il Regno Unito anche in Francia vi è una scarsa tutela per i retailer in termini di concorrenza a vantaggio dei
centri commerciali. Gli affitti sono ponderati alla media europea. I» mercato più dinamico: 140 centri commerciali, 359 mq di superficie commerciale per mille abitanti (arriverà a 362 mq nel 2015-2016), A CURA
DI ( ;ONFIMPRESK Centri commerciali: mutuare i esempi virtuosi dall'estero MARIO RESCA Presidente di Confimprese I .n Europa come in Italia i retailer chiedono minor durata e maggiore flessibilità in uscita
sui contratti, canoni di locazione meno onerosi e meno limiti alla concorrenza. Quando si parla di retail, è ormai imprescindibile prendere in considerazione non solo lo sviluppo nei centri commerciali, ma anche il
confronto con ciò che succede oltreconfine. Per rilevare assonanze ed eventuali gap nella contrattualistica tra retailer e centri commerciali europei, Confimprese ha condotto un benchmark, da cui l'Italia non esce
poi così male, in riferimento a temi centrali quali la durata del contratto, la possibilità di way-out unilaterali, canoni e concorrenza. In Italia, come negli altri Paesi europei, manca una cornice legale che fornisca
idonea tutela ai retailer e questo determina una serie di ben note problematiche. Anche all'estero si possono registrare alcune inefficienze relative sia alla durata dei contratti e alla possibilità di way-out per i retailer
sia all'onerosità dei canoni e alla concorrenza. Sarebbe interessante, però, per il nostro Paese mutuare alcune prassi virtuose che arrivano dall'estero: la componente variabile del canone in funzione anche del
vacancy rate del centro commerciale (Spagna), la possibilità di ottenere incentivi in fase di avvio dell'attività (Regno Unito), l'e-commerce sviluppato a livello di centro commerciale (Germania), la possibilità di
way-out per il retailer ogni 3 anni (Francia). In Europa i centri commerciali occupano 123 milioni di mq con una media di 425 mq per mille abitanti. In alcuni Paesi i mq occupati dagli shopping center sono inferiori
rispetto ad altri a causa di preferenze storielle culturali per altri canali di vendita o per difficoltà di ottenere autorizzazioni amministrative come a Bruxelles e a Milano. Londra, Amburgo, Manchester, Birmingham e
Istanbul sono le città con maggiori prospettive di crescita futura. Quanto agli affitti, stando ai dati della società Reno, nel primo semestre 2014 sono calati per effetto della crisi, mentre nella seconda parte dell'anno
sono risaliti del 10% circa. Il range della media e
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