Depliant - Comune di Pienza

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Depliant - Comune di Pienza
Il Comune di Pienza intitolando una via alla bella pagina di
storia che aprì la strada alla pace, con l’intervento della Signora
Irma Richter Angheben nel lontano 1944, intende rinnovare quel
sentimento nobile di solidarietà e di amore che prevalse in un
momento tragico ma glorioso della storia italiana. Il gesto che
salvò la vita di buona parte della popolazione di Monticchiello
non deve essere dimenticato. Monticchiello ha una lunga
storia legata all’amore per la libertà e questa vicenda che ha
caratterizzato il Novecento in Valdorcia, è un patrimonio di
civiltà che vogliamo rendere riconoscibile anche nel nostro
tempo, epoca contraddittoria e difficile che non deve smarrire il
senso dell’altruismo della solidarietà e dell’impegno civile.
Fabrizio Fè
Sindaco di Pienza
Irma Richter Angheben, nel luglio 1975, in scena al Teatro Povero
di Monticchiello, durante una rappresentazione dello spettacolo
Quel 6 aprile 1944.
Testimonianza di Arturo Vignai
La Signora Irma Richter Angheben giunse a Monticchiello
intorno agli anni 1930-31, sposa del Dottor Franco Angheben,
proprietario della fattoria agricola di Monticchiello. La Signora
con il suo modo di fare seppe subito accattivarsi la simpatia
dei monticchiellesi; il suo parlare con quell’accento tedesco –
infatti proveniva dalla Germania e precisamente dalla città di
Lipsia - rimaneva simpatico a tutti. Divenuta madre di due figlie,
Annabella e Lucia, visse con noi di Monticchiello gli anni più
importanti della sua vita.
Scoppiata la tremanda guerra 1940-45 e giunti nel periodo più triste
dopo il 1943, quando più infuriava la lotta per la sopravvivenza
e la libertà, ecco che Monticchiello ha la sua pagina di gloria
il 6 aprile 1944, respingendo e sconfiggendo il rastrellamento
effettuato contro un gruppo di partigiani qui asserragliati.
Il giorno dopo, il 7 aprile, giunge a Monticchiello, inviato su
segnalazione della Prefettura di Siena, un battaglione di soldati
tedeschi, armati di tutto punto; hanno anche i cannoni. Portata la
popolazione fuori porta e messa dinanzi a tre mitragliatrici, si sta
forse per compiere una strage, ed ecco entrare in scena la Signora
Irma; parla circa un’ora con il comandante e riesce a farlo recedere
dall’ordine di fucilare tutti gli uomini e radere al suolo il paese.
La strage è evitata come invece sarà effettuata a Civitella Val di
Chiana e in tanti luoghi italiani.
Un plauso al Comune di Pienza che dopo tanti anni ha voluto
ricordare questa cara Signora, perché i monticchiellesi non si
dimentichino e la ricordino con affetto e gratitudine.
N. D. IRMA ANGHEBEN
Tu che hai assisitito al tragico evento non lo dovrai mai dimenticare.
Raccontalo perché venga trasmesso ai posteri.
quei lunghi momenti di terrore
vissuti dalla popolazione
non si dovranno più ripetere.
In quel lontano mattino d’Aprile
era il venerdì Santo.
allo spuntar dell’alba
le truppe Tedesche occuparono Monticchiello,
quel risveglio improvviso
fece piangere gli adulti e i bambini
messi tutti in fila lungo il muro,
fuori dalla porta, con le mitraglitrici pronte a sparare...
Come mandata dal cielo
la N.D. IRMA ANGHEBEN, si presentò
davanti al comandante tedesco (accompagnata dal parroco don Torriti)
e gli disse che tutte quelle persone
erano innocenti. e che non avevano partecipato alla battaglia avvenuta.
Le sue dichiarazini espresse
con tanta gentilezza e pazienza
vennero prese in considerazione dal comadante Tedesco.
Così fu scongiurato l’eccidio.
Mai la protagonista dell’avvenimento
avrebbe pensato di salvare, un giorno,
la vita a tante persone!
In tutto il circondario, ma anche oltre, si venne a conoscenza
di questo fatto straordinario
E colei che aveva dimostrato
tanto coraggio nell’affrontare il pericolo fu ammirata e amata
e nessuno dimenticherà mai questo suo eroico gesto.
Grazie di cuore
N.D. IRMA ANGHEBEN
Adino Carpini
Domenica 10 Aprile 2016
ore 16
Dedicazione a
Irma Richter Angheben
di una Strada Comunale in
Monticchiello
(Pienza)
IRMA RICHTER ANGHEBEN
Muckemberg 09/02/1905 - Monticchiello 20/11/1976
Antefatto
Nella primavera del 1944, il conflitto imperversava ancora
in Europa e nella val d’Orcia si combatteva la guerra
partigiana, in attesa del fronte di liberazione che sarebbe
arrivato pochi mesi dopo.
In questo clima difficile della nostra storia, dove giovani
vite si sacrificarono con ansia di riscatto contro il fascismo,
avvenne la “battaglia di Monticchiello”.
Il 6 aprile 1944, approfittando delle mura medioevali del
borgo e de “l’appoggio popolare dei monticchiellesi”1, un
gruppo di 70 partigiani2 respinse con le armi l’offensiva di
un più nutrito gruppo di militi della guardia repubblicana,
costituita dopo l’8 settembre, e li costrinse alla fuga.
Una lunga storia di sofferenze e di eroismi aveva già reso
famosa questa fortezza senese di confine (il mai dimenticato
‘Monteflagello’), che respinse le truppe spagnole nella
Guerra di Siena nel sec. XVI, in un ultimo bagliore di libertà
dell’antica Repubblica. Quattrocento anni dopo quella
battaglia per la libertà, sostenuta nel corso di un lungo
assedio, quest’altro episodio tornò di nuovo ad onorare le
mura di Monticchiello con una contesa il cui prezzo non fu
poco, poiché due giovani partigiani vi persero la vita: Mario
Mencattelli e Marino Cappelli.
Venerdì Santo 1944
Questi sono i precedenti dell’episodio che subito dopo
segnò la comunità di Monticchiello e la giovane donna
tedesca Irma Richter Angheben che salvò la popolazione
da un eccidio promesso, e che oggi verrà ricordato con la
dedica di una via di Monticchiello a nome di costei. Una
maniera giusta per scolpire in una pietra quello che in modo
indelebile è da tempo impresso nella memoria di questa
collettività.
“Il giorno successivo alla battaglia di Monticchiello accadde
quello che molti fra i partigiani si aspettavano: il paese
fu occupato dalle truppe tedesche. Sembra che la milizia
fascista non volendo ripresentarsi nella zona dopo la disfatta
subita, abbia chiesto al comando tedesco di intervenire,
puntando su una rappresaglia che avrebbe dovuto
vendicare l’affronto subito dall’autorità ‘repubblicana’.
Nel ‘rapporto Zolese’ del 10 aprile si trova scritto che i
tedeschi furono interessati all’azione contro Monticchiello
al fine di bombardare il castello se la presenza partigiana
fosse stata ancora presente nel luogo. Nella prima mattina
del Venerdì Santo di quell’anno, era il 7 aprile, i tedeschi
occuparono il paese, salirono di casa in casa e fecero uscire
tutti concentrandoli alla porta principale del castello e
mostrando l’intenzione di fucilare tutti. Per buona fortuna
degli abitanti di Monticchiello abitava nella casa di fattoria
degli Angheben la signora Irma Richter, tedesca, che aveva
sposato il dott. Franco Angheben, membro della famiglia
possidente.
Irma Richter Angheben con le figlie Lucia e
Annabella a Monticchiello negli anni ‘40
Costei parlò a lungo con gli ufficiali insieme al parroco di
Monticchiello Don Marino Torriti, cercando di convincere
i connazionali del fatto che la popolazione del luogo aveva
subito la presenza dei partigiani senza collaborare con loro.
La giovane signora riuscì nel suo intento e così i tedeschi, che
non erano stati coinvolti nell’azione del giorno precedente
con perdite dirette, decisero di andarsene, liberando tutti
i cittadini messi al muro con cattive intenzioni. La paura
della popolazione fu tanta, ma per una volta l’incursione
tedesca si potè concludere senza vittime. Il giorno 10 aprile,
nel diario di Iris Origo si trova annotato: “La mattina dopo
– Venerdì Santo – la popolazione di Monticchiello è stata
destata di soprassalto da colpi dati contro le porte delle case;
truppe tedesche venute da Chianciano (convocate per
telefono dai fascisti in ritirata) sono entrate in paese, hanno
buttato fuori di casa tutti gli abitanti e perquisito ogni casa,
senza trovare un solo partigiano o un solo fucile”.3
Intitolazione di una via di Monticchiello a Irma Richter
Angheben
Dopo tanti anni trascorsi, questo riconoscimento attribuito
alla signora Irma Richter, si traduce in una iniziativa di
importanza civile e storica: la dedica da parte del Comune
di Pienza di una via al nome dell’eroica signora che impedì
con il suo intervento che ancora una strage si aggiungesse
ai tanti eccidi commessi in Italia dall’occupazione nazifascista. Un grande riconoscimento che celebra oggi la
continuità nel nostro territorio di una tradizione di libertà e
di umanità che è sempre stata superiore alle divisioni e che
ha incontrato in figure femminili esempi di grande prestigio:
insieme a Irma Richter è opportuno ricordare la figura di Iris
Origo attiva in quell’epoca alla Foce.
Il gesto di Irma Richter Angheben fu ispirato, come ricordano
le memorie, da un sentimento di comunità presente nel
tessuto sociale di Monticchiello, cresciuto nei rapporti
umani, individuali e sociali quotidiani, tali da spingere la
signora di nazionalità tedesca a gettarsi spontaneamente
nell’impresa di dissuadere i suoi connazionali dal compiere
una strage, rischiando lei stessa in momenti tanto difficili,
per la sua persona. Nell’archivio storico del Comune di
Pienza è presente la documentazione nella quale i partigiani
della Formazione Mario Mencattelli riconoscono nel
dopoguerra l’aiuto fornito ai partigiani anche da parte del
marito della signora, Franco Angheben, al tempo Podestà
di Pienza, che per parte sua operò per evitare sofferenze alla
popolazione e ai combattenti.
Quello che anche nei periodi più bui della nostra storia e
nei momenti tragici in cui spiravano solo venti di morte ha
potuto salvaguardare un residuo sentimento di umanità e di
amore è stata spesso l’idea di Comunità e l’idea di Società
che non è stata mai dispersa dalla guerra e che come a
Monticchiello è sopravvissuta nella popolazione, animata
da un senso antico di solidarietà e estranea alle contese della
contingenza politica e storica attraversata.
Questa lapide apposta dal Comune di Pienza in una strada
di Monticchiello si propone di mantenere il ricordo di un
antico gesto di umana solidarietà, il quale sia anche oggi un
ammonimento per il mantenimento della pace fra i popoli,
per diffidare sempre della guerra come atto di risoluzione
dei conflitti politici, per esaltare l’umanità e la solidarietà
reciproca come l’unico strumento eternamente valido e
necessario per far crescere una Comunità.
Fabio Pellegrini
Testimonianza di: Aristeo Biancolini, partigiano appartenente alla Brigata
Mencatelli che partecipò in prima persona allo scontro armato.
1
La formazione partigiana era guidata da Walter Ottaviani, nome di battaglia
Scipione.
2
Fabio Pellegrini, ‘Piccola storia della resistenza nel sud della provincia
senese’, Istituto Storico della Resistenza di Siena, anno 2000.
3