fuga dal call center
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fuga dal call center
E 1,00 mensile di cultura cinematografica Giovani appesi al filo della precarietà Giovedì 7 maggio ospite a Cinemazero Federico Rizzo regista di Fuga dal call center Portugal, il cinema ai confini d’Europa Dal 6 maggio al 4 giugno a Udine e Pordenone Marlene Kunz Vs La signorina Else Una serata “sonica” per l’apertura di Visioni Sonore Domande per il futuro della psichiatria Mercoledì 13 maggio in SalaTotò Viva l’Italia 2010! In arrivo il prossimo anno due fari nel buio quasi immeritati 2009 numero 5 anno XXIX A proposito della manifestazione Le voci dell’inchiesta appena conclusasi Maggio 09 Pordenone vede, ascolta e...riflette A Cannes tutto il cinema mondiale del terzo millennio Dal 13 al 24 maggio, per il 62mo Festival, in mostra il cinema mondiale sulla Croisette La terra trema Lunedì 11 maggio a Cinemazero il documentario di Marco Rossitti spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi Pordenone vede, ascolta e ... pensa! Giovani appesi al filo della precarietà Il mese scorso, come prequel de Le voci dell’inchiesta, è stato proiettato, alla presenza del regista Marco Risi e del protagonista Libero De Rienzo, il film Fortapàsc nel quale il redattore-capo, siamo nel 1985, consiglia al giovane precario Siani (che verrà poi ucciso dalla camorra) di abbandonare l’inchiesta sulla malavita campana e di considerare che il mondo dell’informazione si divide in giornalistiimpiegati e giornalisti-giornalisti. Giornalisti-impiegati che, generando un linguaggio tendente alla retorica del positivo, alla propaganda (spesso politica) per magnificare l’intelligenza e la generosità del potente di turno, vivono tranquilli, mentre i giornalisti-giornalisti che (al pari dei pretori dei tempi andati) vengono definiti, solo perché fanno eticamente il loro lavoro, d'assalto, che interpretano il loro ruolo come un contro potere autonomo (tale è, infatti, l'informazione nelle democrazie consolidate), che pongono l'accento sulle deficienze, sugli intrighi e le responsabilità dei potenti, hanno la vita difficile. Oggi, a 25 anni di distanza dal caso Siani, i giornalisti-giornalisti in Italia vengono accusati di remare contro, definiti forcaioli, giustizialisti e giù giù fino a sciacalli da un potere, che non è più solo politico, ma anche mediatico. Difficile dimenticare come l’editto bulgaro fece sparire dallo schermo il bravo Enzo Biagi negli ultimi anni della sua vita. Come è difficile metabolizzare le pruderie censorie, a colpi di accuse di faziosità politica, per le inchieste di Annozero o Report condotte da squilibrati giornalisti. Nell’informazione viene invocata la par condicio, quando questa esce dalla succube leziosatà e da fastidio. «I programmi della televisione privata sono fatti per vendere pubblicità. Sono contenitori di spot» ha detto a Pordenone, durante Le voci dell’inchiesta, la Iena Pierfrancesco Diliberto, meglio noto come Pif. «Conosciamo bene chi è il nostro editore e sappiamo che certi argomenti possiamo trattarli solo in un certo modo» ha dichiarato il protagonista di Le Iene, programma nato da un format argentino CQC, (Caiga Quien Caiga, ovvero Cada chi cada) di grandissimo successo. «Se vogliamo far altro - ha proseguito - dobbiamo rivolgerci ad un altro editore. Solo che in Italia non si trovano.». Per fortuna l’anomala situazione italiana non ferma la voglia di inchiesta ed una nuova generazione di trentenni ha dominato la scena de Le voci dell’inchiesta dove, fra le tante cose, si è visto Fuoco amico. La storia di Pat Tillman della giovane Federica Cellini, che racconta la capacità di catarsi della società americana nel far trionfare la verità sulla morte di un campione del football americano, da due milioni di dollari a stagione, arruolatosi e ucciso in Afghanistan da fuoco amico. Si è visto anche Che Guevara. Il corpo e il mito di Raffaele Brunetti, la storia di un corpo scomparso per trent’anni e la creazione di un mito. Le spoglie di Ernesto Guevara, furono ritrovate, a Vallegrande in Bolivia, dall’antropologo Alejandro Inchaurregui nel 1997, che ha raccontato a Pordenone, davanti ad un folto e attento pubblico, l’emozione di quei momenti. Dal bel documentario esce la figura di un uomo (scrisse ai figli, prima di entrare in Bolivia per la sua ultima missione, «Non perdete mai la forza di indignarvi.») che ha caratterizzato l'ultima parte della sua vita denunciando lo sfruttamento imperialista dell’Unione Sovietica ai danni dei paesi poveri, segnando così la sua fine. Ma molti altri sono stati i momenti emozionanti che hanno caratterizzato la kermesse pordenonese, momenti che hanno permesso di capire meglio quanta informazione imbozzolata ci viene quotidianamente somministrata. Illuminante l’intervento del senatore PdL Saro che, a proposito del caso di Eluana Englaro, ha raccontato come sia duro oggi “opporsi” al pensiero unico. La manifestazione, nel suo complesso, ha permesso al pubblico, non solo pordenonese, che ha frequentato assiduamente Le voci dell’inchiesta, di vedere, ascoltare e... pensare (con la propria testa). «La mia vita è appesa a un filo, ma non sono una malata terminale. Sono al guinzaglio di una cuffia telefonica e sto per compiere il terzo compleanno da operatrice di call center. Che cosa devo espiare? Due peccati originali: nascita in una regione economicamente depressa e la laurea in lettere; forse me la sono andata a cercare, oppure no! Perché dove lavoro io siamo al 70% laureati e la varietà di titoli si spreca!». Si sfoga così una giovane precaria durante le video-interviste ai moderni “schiavi” del lavoro, gli operatori di call center, con cui il regista Federico Rizzo, giovedì 7 maggio alle ore 21.00 ospite di Cinemazero, ha “condito” il suo ultimo film dedicato alle disavventure in cui si imbattono oggi i neolaureati, catapultati fuori dal nido di “mamma” università nella giungla selvaggia del mondo del lavoro. Fuga dal call center è infatti un po' film e un po' documentario: le testimonianze di giovani telefonisti raccolte da Rizzo in tutta Italia si intrecciano con la fiction, che racconta il viaggio nell'inferno del mondo del lavoro milanese del giovane precario Gianfranco Coldrin, laureato modello in “vulcanologia”, e poi declassato all'ultimo grado della scala professionale di un call center. Insieme a lui c'è Marzia, la giovane fidanzata: catapultati dai nonni adottivi in un'indesiderata e improvvisa indipendenza, i due si imbattono di colpo nella realtà grottesca di un mondo alla rovescia, governato da ambigui individui, dove non valgono lauree o competenze e sogni e ambizioni si infrangono contro la necessità di sbarcare il lunario. Nel tratteggiare la dura realtà in cui oggi si trovano migliaia di giovani italiani (si calcola che i lavoratori dei call center siano in Italia ad oggi circa 250.000), Federico Rizzo esaspera volutamente le situazioni, alza i toni, cerca il grottesco per mischiarlo con il patetico, dando vita a personaggi paradossali. «Mi interessa la verità della sofferenza umana, non il realismo della rappresentazione» dice il regista Federico Rizzo. «Voglio far ridere e far pensare, voglio essere graffiante, non descrittivo». Ma Fuga dal call center è anche un film sull'amore, sui sentimenti e sulle relazioni, spesso distorti e compromessi a causa della condizione di “precarietà esistenziale” a cui sono costretti tanti giovani di oggi. Il rapporto tra Marzia e Gianfranco barcolla sotto il peso dei conti che non tornano e delle troppe ore di lavoro necessarie per farli tornare, eppure il regista, con estrema sensibilità, tratteggia i risvolti più profondi della loro storia d'amore lasciando spazio, per questa generazione così segnata dalla provvisorietà, ad una speranza per il futuro. Sembra quasi di rivedere, in chiave moderna, la situazione dei nostri nonni, in quegli anni lontani, prima del benessere, quando soldi non ce n'erano, ma si andava avanti lo stesso, e una soluzione in qualche modo la si trovava. Insieme. La storia raccontata nel film ci ricorda che per questa giovane generazione di precari spesso è impossibile “andare a vivere da soli”, se non condividendo le spese con il partner, ma spesso anche quello non basta, soprattutto in una città come Milano, dove tutto costa troppo (illuminante in questo senso la scena del film in cui lei somma i 500 e 600 euro dei rispettivi stipendi, che non possono bastare, e con i quali un prestito in banca rimane meta irraggiungibile). E ci ricorda anche che gli standard consumistici a cui “mamma e papà” hanno abituato i loro giovani rampolli (macchine, viaggi all'estero, telefonini) spesso gli stessi rampolli, con i loro magri e precari stipendi, non se li possono permettere più. Insomma, Federico Rizzo con il suo film fa una fotografia del presente, e allo stesso tempo lascia aperta una domanda per il futuro: che società saremo? In copertina: Una scena del film Il canto di Paloma cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Maggio 2009, n. 05 anno XXIX Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Segretaria di redazione Sabrina Delle Fave Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Elisabetta Pieretto Direzione, redazione, amministrazione P.zza della Motta, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 e-mail: [email protected] http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Impaginazione Tommaso Lessio Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Grafiche Risma Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla Unione Italiana Stampa Periodica Prime visioni Giovedì 7 maggio ospite a Cinemazero Federico Rizzo regista di Fuga dal call center Sabrina Delle Fave Editoriale Andrea Crozzoli 2 A proposito della manifestazione Le voci dell’inchiesta appena conclusasi Dal 6 maggio al 4 giugno a Udine e Pordenone Una serata “sonica” per l'apertura di Visioni Sonore Portugal, il cinema ai confini d’Europa Marlene Kunz Vs La signorina Else Visioni Sonore Ospiti davvero d'eccezione per lo spettacolo di apertura della nuova edizione di “Visioni sonore”, la kermesse estiva organizzata a Pordenone da Cinemazero, che anche quest'anno propone un ampio cartellone, unico nel panorama nazionale, tutto incentrato sulle particolari suggestioni create dallo scambio fra la visione e l'ascolto: giovedì 28 maggio, a Pordenone, alle ore 21.00 in Sala Grande a Cinemazero, ad inaugurare questo viaggio tra cinema e musica saranno infatti i Marlene Kuntz, insieme a Gianni Maroccolo (con la partecipazione di Ivana Gatti), che improvviseranno dal vivo sulle immagini del film capolavoro muto tedesco La signorina Else, diretto da Paul Czinner nel 1928 e tratto dal famoso romanzo di Arthur Schnitzler. Il progetto, già portato sul palco dalla band di Cuneo per il Torino Film Festival e per il Festival di Locarno, arriva a Pordenone, luogo da sempre legato alla musica dei Marlene e territorio fertile per le sperimentazioni musicali/visive. Il film, visionario ed esaltante, ben si addice alla contaminazione e alla sperimentazione, tra melodia e inquietudine, che la loro musica rappresenta. I Marlene Kuntz si presenteranno sul palco di Cinemazero con una formazione “allargata”: Cristiano Godano (voci - chitarra), Riccardo Tesio (chitarra), Luca Bergia (batteria), Gianni Maroccolo (basso-synth), Ivana Gatti (voci - theremin). I Marlene Kuntz ed il mondo del cinema si sono già incontrati più volte. Guido Chiesa ha scelto la loro musica per la colonna sonora del film Babylon, un paio di loro brani compaiono in Jack Frusciante è uscito dal gruppo pellicola diretta dalla regista Enza Negroni tratta dall'omonimo romanzo di Enrico Brizzi. Nel 1997 è la volta di Tutti giù per terra, tratto dal romanzo di Giuseppe Culicchia e diretto da Davide Ferrario. Nel 2000 prendono parte al cortometraggio Quando si chiudono gli occhi di Beniamino Catena, presentato alla Mostra di Venezia. Nel 2005 nell'ambito del Festival "Corto in Bra", i Marlene Kuntz sonorizzano due film muti restaurati dalla Cineteca del Comune di Bologna: Rapsodia Satanica di Nino Oxilia e L'uomo meccanico di André Déed. Nell'autunno del 2007 vengono invitati dal Torino Film Festival a sonorizzare dal vivo Maciste nella gabbia dei leoni. Nel 2008 Marlene Kuntz e Gianni Maroccolo scrivono le musiche di Glíma video monocanale realizzato da Masbedo. Il 10 aprile 2009 esce nelle sale Tutta colpa di Giuda un film scritto, prodotto e diretto da Davide Ferrario. La colonna sonora del film, curata da Gianni Maroccolo contiene musiche edite e inedite dei Marlene Kuntz, tra le quali la title track “Canzone in prigione”, brano inedito scritto appositamente per il film. Cristiano Godano, voce-chitarra-leader dei Marlene Kuntz, è anche tra i co-protagonisti di questo film. La rassegna “Visioni sonore” proseguirà a Pordenone per tutta l'estaInteri: 15,00 e // CinemazeroCard: 12,00 e te con altri 8 appuntamenti tra cinema e musica, tra I biglietti dello spettacolo potranno essere acquistati in prevendita direttamente alla cassa i quali fin d'ora segnaliamo del cinema (Piazza Maestri del Lavoro 3) in orari di apertura sala a partire dal 21 maggio. il 17 luglio, presso il chiostro di San Francesco, un'iwww.marlenekuntz.com nedita storia a fumetti www.myspace.com/marlenekuntzofficial (creata appositamente per l'evento) di Davide Toffolo LA SIGNORINA ELSE (Fräulein Else) e Flavio Massarutto, sonodi Paul Czinner (Germania 1928, 85', b/n, didascalie in tedesco con sottotitoli in italiano) rizzata dal Mauro Ottolini Copia restaurata dalla Cineteca del Comune di Bologna presso il laboratorio Jazz Trio, oltre alla proieL'Immagine Ritrovata. zione del film Woodstock Else è una bella ragazza, figlia di una famiglia dell'alta borghesia austriaca, in nel trentennale di quell'evacanza in una località turistica delle Dolomiti insieme alla zia. Un giorno le piomvento epocale, o, ancora, ba addosso la richiesta di salvare il padre avvocato dall'imminente bancarotta. È la alla performance “percusmadre stessa, in una lettera dai toni melliflui e patetici, a chiederle di concedersi siva” di Luca Grizzo che ad un uomo che soggiorna nel suo stesso albergo, per avere da lui il denaro necesmusicherà una serie di carsario a salvare la famiglia dal tracollo. Fin dalle prime battute, e poi sempre più tratoni animati muti... Come scinanti sino alla fine, avvertiamo il battito tumultuante del sangue e delle parole ogni anno, dunque, si spache circolano nella testa di Else, l'adolescente "altera", vivida e appassionata. zierà dalla sperimentazione più ardita alla proposta più Tutto il romanzo di Arthur Schnitzler, su cui si costruisce il film, è nella reazione di classica, dalla musica rock a quella jazz, secondo una Else a questa richiesta, vissuta prima come premonizione, e poi come sfida mortatradizione che fa di Visioni le. Allo stesso modo il film segue questo monologo interiore. Osserviamo Else dalsonore una kermesse davl'interno nelle sue oscillazioni psichiche e, al tempo stesso, la contempliamo dall'evero unica. sterno come fosse un'antica eroina. Riccardo Costantini Valentina Cordelli I maestri contemporanei Dalle rive e dai ponti del Tago alle preziose acque del Douro, dai popolosi vicoli di Lisbona ai suoi azulejos e alle bellezze più nascoste dell'antica Porto. Quest'anno la rassegna cinematografica “I maestri contemporanei”, organizzata da Centro espressioni cinematografiche e Cinemazero, riserva un omaggio al cinema portoghese, con una serie di proiezioni ospitate a Cinemazero di Pordenone e al Visionario di Udine dal 6 maggio al 4 giugno 2009. Un programma destinato a catturare l'attenzione non sono degli appassionati festivalieri, ma anche del grande pubblico innamorato delle bellezze di questo affascinante paese ai confini d'Europa. Un'attenzione particolare sarà dedicata ai film del più celebre maestro del cinema portoghese, Manoel de Oliveira, il regista che lo scorso dicembre ha compiuto 100 anni, ma che è ancora più attivo che mai. De Oliveira è anche l'unico regista vivente ad aver vissuto produttivamente entrambe le grandi stagioni della storia del cinema, l'epoca del muto e quella del sonoro. Punta di diamante della rassegna sarà la proiezione (il 6 maggio a Pordenone, il 7 a Udine), in anteprima nazionale dopo la presentazione al Festival di Berlino, del suo ultimo lavoro, il mediometraggio Singularidades de uma rapariga loura, tratto da un racconto dello scrittore portoghese Eça de Queirós. Questo autore dell'Ottocento insieme al suo contemporaneo Camilo Castel Branco (celebre per il romanzo Amor de perdição del 1862) ha contribuito a svelare la doppia anima della letteratura e poi del cinema portoghese: una visione pragmatica e realista del mondo che si oppone a un'attitudine violentemente romantica attraversata da sarcasmo e umorismo nero. Tra gli altri film del grande maestro che saranno proiettati durante la rassegna uno dei suoi Mercoledì 6 maggio 2009 - Ore 20.45 capolavori riconosciuti, Ritorno a casa, forse il film più emozionante e profondo della sua DANS LA VILLE BLANCHE lunga carriera, e Porto della mia infanzia, readi Alain Tanner, 1983, 107' lizzato dal regista in occasione della scelta A seguire, ore 22.00 circa della città di Porto come capitale europea della ANTEPRIMA NAZIONALE cultura del 2001. In una “testa-coda” che SINGULARIDADES DE UMA RAPARIGA LOURA copre più di 70 anni, nella retrospettiva sarà [Eccentricità di una giovane bionda] proiettato oltre al già citato Singularidades Di Manoel de Oliveira, 2009, 64' anche Douro, Faina Fluvial, il suo primo film, girato tra il 1929 e il 1931, ispirato al cinema Mercoledì 13 maggio 2009 - Ore 20.45 d'avanguardia dell'epoca e quindi alle opere di FILM PARLATO Ruttman, Vertov, Vigo, e dedicato al fiume che (Um filme falado) di Manoel de Oliveira, 2003, 96' attraversa Porto. A seguire, ore 21.45 circa La rassegna intende dare spazio anche a quei DOURO, FAINA FLUVIAL nomi della cinematografia portoghese come João Manoel de Oliveira, 1931, 21', pellicola restaurata Botelho e João César Monteiro, che spesso rimangono sconosciuti a causa delle bizzarre Mercoledì 20 maggio 2009 - Ore 20.45 strade percorse dalla distribuzione in Europa, RICORDI DELLA CASA GIALLA pronta a penalizzare alcuni paesi considerati (Recordações da Casa Amarela) marginali nel mercato della produzione cinedi João César Monteiro, 1989, 122' matografica. Di questi autori saranno proiettati, tra gli altri, Ricordi della casa gialla, il capolaMercoledì 27 maggio 2009 - Ore 20.45 voro di Monteiro, in cui racconta, con uso siste3 PALME matico del piano sequenza ed immagini di (3 Palmeiras) di João Botelho, 1993, 68' composizione quasi pittorica, la storia della a seguire, ore 21.45 circa “casa gialla”, un ospedale psichiatrico dove L'ARIA NEL GIORNO DEL MIO COMPLEANNO finisce lo strambo João de Jesus, 3 Palme di (O ar: No dia dos meus anos) di João Botelho, 1994, 60' João Botelho, splendido “dipinto” della città di Lisbona. Mercoledì 3 giugno 2009 - Ore 20.45 La retrospettiva si apre inoltre (forse curiosaRITORNO A CASA mente, ma doverosamente) con un film di un (Je rentre à la maison) di Manoel de Oliveira, 2001, 90' regista svizzero, ma innamorato a tal punto di A seguire, ore 22.15 circa Lisbona da realizzare quello che per de Oliveira PORTO DELLA MIA INFANZIA stesso è il film più bello sulla sua (bianca) città. (Porto da minha infância) Dal 1983 Dans la ville blanche di Alain Tanner di Manoel de Oliveira, 2001, 61' incanta viaggiatori e cinefili di tutto il mondo. Domande per il futuro della psichiatria Viva l’Italia 2010! Lucio Schittar Cinema & Psichiatria Al cinema Edison di Parma ho visto un filmato, girato da alcune persone per conto della Provincia di Parma, in cui alcuni operatori hanno raccontato come hanno vissuto il periodo del cambiamento del manicomio di Colorno, molti anni fa. Mi ricordo l'Ospedale Psichiatrico come piuttosto arretrato: il direttore, Prof. Tommasi, aveva rinunciato ad ogni ipotesi di cambiamento e stava la maggior parte del tempo nella Direzione, “pescando” da una confezione ospedaliera di analgesici, che ingoiava a manate. Era stato quasi completamente esautorato dall'assessore Mario Tommasini, che aveva precise idee su cosa volesse dire “riabilitazione” e le metteva in atto cambiando, ad esempio, tutta la mobilia, convertendola in “classici” mobili di Cantù, che occupavano le seicentesche ali dell'Ospedale. Nello stesso tempo tutti i medici vivevano in modo quasi principesco: il dr. Mareggiati, per far solo un esempio, aveva il soggiorno di casa nella Sala del Trono del palazzo di Colorno. A questa situazione surreale si pose rimedio, una volta chiuso il manicomio, restaurando il palazzo di Colorno, col suo giardino, e restituendolo alle antiche funzioni di residenza di campagna di Maria Luigia. Nel filmato visto a Parma mi ha colpito in particolare la lucida testimonianza di Franco Rotelli, che alla fine si chiede in quale direzione deve andare il futuro cambiamento. Mi sembra ci siano tre direzioni obbligate: 1) l'estensione delle esperienze fatte fin qui; non è sufficiente la considerazione che esse si diffonderanno da sole perché ora sono prescritte per legge: quante volte abbiamo eluso in passato la legge psichiatrica (del 1904!) quando distruggeva la personalità, e la capacità giuridica, di pazienti che conoscevamo! Per uscire dall'impasse ricordiamo il libro di Ervin Gofmann “Asylums” (edito allora da Einaudi) che fu introdotto in Italia proprio da Basaglia e che ci fa capire quale sia il cammino da percorrere; 2) dal punto di vista sociale dobbiamo per il futuro rivolgere l'attenzione alle Case di riposo, istituzioni totali caratterizzate dalla calma attesa della morte, mentre i ricoverati siedono in Aula Magna Centro Studi lunghe file di poltrone o sedie a rotelle lungo i corSalaTotò ridoi, dimostrando così il nostro disprezzo per gli anziani, che non sono più portatori di preziosa Mercoledì 13 maggio 2009 memoria, ma solo eventuale occasione di occupaore 21.00 proiezione di: zione; 3) la terza strada da praticare è la deistituzionalizL’ORDINE DELLA FOLLIA zazione della Medicina. a cura di Marco Adorni, Sarà probabilmente cosa lunga e difficile, ma la Margherita Becchetti Medicina va resa più umana e moderna, anche se ci e Ilaria La Fata vorrà molto tempo. Oggi essa è affetta da autoritari(Italia, 2009; dur.: 65’) smo o da paternalismo (e gli Ordini dei Medici servono poco più che da consulenti fiscali): la Saranno presenti in sala gli autori Medicina si avvale della grande paura che le persone dimostrano nei confronti della malattia e della Ingresso libero morte, che le rende simili a bambini spaventati. Secondo un sondaggio SVG sulle preoccupazioni dei nostri leader politici, su una scala da 1 a 100, quella riguardante l'avvenire del cinema italiano è risultata al 491° posto. Malgrado ciò, e malgrado molti dei maggiori cineasti siano costretti in panchina o alla pensione anticipata, nel 2010 vedremo due opere ambiziose, due "fari nel buio" quasi immeritati. In lavorazione attualmente tra Roma e l'Albania, Le cose che restano, quattro puntate per la regia di Gianluca Maria Tavarelli, scritte dalla geniale coppia Sandro Petraglia & Stefano Rulli, prodotte da Angelo Barbagallo per Bibifilm, Rai Fiction e France 2, fotografate da Roberto Forza, imperniate su un nucleo padri-e-figli in ebollizione. Autori e tema echeggiano, sì, La meglio gioventù, ma non si tratta d'un sequel bensì della terza "pala" di un vasto trittico romanzesco sul nostro Paese. Iniziato nel 1999 con La vita che verrà, diretto da Pasquale Pozzessere, su un gruppo di giovani dalla Liberazione al boom economico; "era sui nostri padri", affermano P&R. Proseguito con La meglio gioventù, ove Marco Tullio Giordana ritrae magistralmente la generazione maturata tra l'alluvione di Firenze, la contestazione studentesca e gli anni di piombo; "era su noi stessi". Problemi di oggi quali l'immigrazione selvaggia, l'incertezza del lavoro, dell'abitazione, dell'identità sessuale, le guerre neo-coloniali; "è sui nostri figli". Con un cast di volti noti e meno noti, Ennio Fantastichini, Claudio Santamaria, Paola Cortellesi, Lorenzo Balducci, Farida Raoudjadi, Thierry Neuvic, Daniela Giordano, ecc. Tavarelli crede moltissimo alla densità e alle atmosfere sfumate della sceneggiatura. Film-fiume, sì, per la TV, ma se succedesse come per La meglio gioventù, che poi trionfò a Cannes e nelle sale internazionali? In lavorazione lungo l'arco di quattro stagioni, tra regge e carceri torinesi, Cinecittà e boscaglie del Cilento, Noi credevamo, prodotto da Carlo degli Esposti, Conchita Airoldi e Giorgio Magliulo per Palomar, Rai Cinema e Arte, segna il rientro al cinema - era ora! - dell'attivissimo teatrante globetrotter Mario Martone. Scritto e riscritto assieme a Giancarlo De Cataldo, rinviato diverse volte causa i costi troppo alti, e finalmente varato, nell'imminenza del 150° anniversario dell'unità d'Italia, anche grazie a fondi speciali di Casa Savoia, pardòn, della Regione Piemonte, il film affronta alcuni aspetti controversi del Risorgimento. Verrà inevitabilmente raffrontato a Viva l'Italia!, l'epopea con cui Roberto Rossellini celebrò ufficialmente il centenario nel 1961. Ispirandosi all'iconografia sia pittorica che cinematografica - da Blasetti a Visconti - che hanno caratterizzato l'era di Garibaldi e Cavour, Martone tenta di penetrare nelle menti, e nelle coscienze politiche, di due “cospiratori”. Andrea Bosca e Edoardo Natoli incarnano i due ribelli idealisti in età adolescente, Luigi Lo Cascio e Valerio Binasco in età matura. Nel ruolo di Giuseppe Mazzini, un "barbudo" e magnetico Toni Servillo, attorniato da Luca Barbareschi, Luca Zingaretti, Fiona Shaw, Francesca Inaudi - collo scultoreo stile Alida Valli in Senso - e parecchi altri attori che hanno accettato entusiasticamente compensi al minimo pur di sostenere un'impresa in cui, esattamente, "noi credevamo". Le loro peripezie iniziano nel 1828 e si concludono nel 1859, passando per Londra e Parigi, inquadrate dalla caméra digitale manovrata da Renato Berta, memore del Pancinor rosselliniano. "Mourir pour la patrie" canta uno dei protagonisti in un clou narrativo di Noi credevamo. "Papà, prendo la macchina tua, ti serve domani?", chiede uno dei protagonisti in un clou de Le cose che restano. Forti emozioni garantite, tra una decina di mesi più o meno. Prossimamente al cinema In arrivo il prossimo anno due fari nel buio quasi immeritati Lorenzo Codelli Mercoledì 13 maggio in SalaTotò Dal 13 al 24 maggio, per il 62mo Festival, in mostra il cinema mondiale sulla Croisette Andrea Crozzoli 62° Festival Ciannes A Cannes tutto il cinema mondiale del terzo millennio «... Nella versione internazionale il titolo era Inglorious Bastards, ma per quella italiana la distribuzione me lo fece cambiare in Quel maledetto treno blindato. Provai a spiegare che era assurdo. Bastardi senza gloria era uno di quei titoli che ti avrebbe fatto esclamare "me' cojoni”, mentre Quel maledetto treno blindato era un titolo un po' da "...e sti cazzi", ma non ci fu niente da fare». A parlare è Enzo G. Castellari, all'anagrafe Enzo Girolami, regista, sceneggiatore, attore, nonché montatore e produttore cinematografico. Castellari è considerato uno dei migliori registi italiani del B-Movie d'azione, dallo spaghetti-western al poliziottesco, dal post-atomico all'avventuroso, fra i quali il cult Quel maledetto treno blindato, film amatissimo da Quentin Tarantino, che ha girato il remake in Germania, negli studi Babelsberg poco fuori Berlino, e che sarà a Cannes 2009 in concorso. Ricco di un cast stellare, con Brad Pitt nei panni di Aldo Raine, il capo dei bastardi senza gloria, un gruppo di ebrei americani che scotennano (letteralmente) i nazisti. Nel remake, settimo film del regista pulp americano, Castellari è anche attore: appare, infatti, in una delle scene finali nel ruolo di un generale nazista che accompagna al cinema una signora. Nel film Pitt, travestito da italiano, dice di chiamarsi "Enzo Girolami", il vero nome di Enzo G. Castellari, che nell'inquadratura appare dietro di lui. Il film salà nelle nostre sale in ottobre. Castellari, King of B-Movies è al settimo cielo per questa consacrazione tarantiniana e ricambierà dando un ruolo a Quentin ne Gli implacabili, western che deve girare, dove sarà uno dei tre bounty killer ucciso da Franco Nero con una doppietta caricata con monete d'oro. Insomma allievo e maestro in salsa pulp parte seconda. L’unico italiano in concorso quest’anno è Marco Bellocchio con Vincere titolo tratto dalla parola d'ordine del protagonista, il Duce (che ha l’occhio spiritato di Filippo Timi) che combatte contro Ida Dalser (Giovanna Mezzogiorno), l'amante e forse moglie che gli diede il primo figlio maschio, Benito Albino, destinato come lei a morire in manicomio. La storia di una donna amata e abbandonata che non si piegò mai, ribelle sino alla fine, un'eroina da tragedia greca, quasi un'Antigone. In una continua contaminazione tra finzione e repertorio nella seconda parte del film Mussolini invece sarà quello vero dei cinegiornali Luce. Ida venne arrestata e rinchiusa nel manicomio di Pergine, vicino a Trento tra elettrochoc e malaroterapia, muore nel 1937, Benito Albino nel 1942. Sempre in concorso sulla Croisette ci sarà l’australiana Jane Campion, unica donna ad aver vinto la Palma d'Oro per Lezioni di piano nel 1993, che torna al cinema dopo una lunga assenza con Bright Star una delle più belle storie d'amore, quella tra il poeta inglese John Keats e la giovane Fanny Brawne. Storia che finisce male come tutte le più belle storie d'amore. Keats ha 23 anni, siamo nel 1819, ed è un poeta molto apprezzato, decide di abbandonare gli studi di medicina per dedicarsi alla poesia. Si innamora di Fanny Brawne, 18 anni, un temperamento appassionato e puro unito alla sua bontà. Come in Giulietta e Romeo, le famiglie si alleano contro il loro amore, ma nulla potrà più dividerli e si ameranno fino alla fine. Una presenza fissa a Cannes è quella di Pedro Almodovar, due volte premio Oscar, che per la 62ma edizione del festival scende in concorso con Los abrazos rotos protagonista la sua musa Penelope Cruz e Angela Molina. Questo noir anni '50 con i consueti toni da commedia colorata almodovariana, costato ben 18 milioni di dollari, è già uscito in Spagna (in Italia uscirà i primi di ottobre) dove ha avuto un’accoglienza tiepida piazzandosi solo al secondo posto dietro Gran Torino, capolavoro di Clint Eastwood. Ken Loach sarà in concorso sulla Croisette con Looking for Eric ovvero la storia dell'attaccante del Manchester United, Eric Cantona ma non mancherà la working class inglese tanto cara al regista. Questa volta si virerà sulla commedia con un postino depresso, dopo essersi fumato uno spinello, che vede apparire il calciatore. Da quel momento Cantona, il calciatore di origini francesi più amato dai tifosi del Manchester Utd, sarà al suo fianco dispensando consigli e massime di saggezza, fino a fargli tornare la voglia di andare avanti. È tratto dal libro di memorie di Elliot Tiber Taking Woodstock: A True Story of a Riot, a Concert, and a Life, il film di Ang Lee Taking Woodstock con il quale il regista, già premiato con due Leoni d’Oro e un Oscar, sarà in concorso a Cannes. Nel 40mo anniversario dal Concerto Rock che fece la storia della musica e dell'amore libero, Ang Lee racconta la vicenda di Tiber, che ebbe un ruolo importante nell'organizzazione di Woodstock nel 1969 e la racconta in forma di commedia nostalgica, lieve e romantica. Tra gli interpreti Demetri Martin, Paul Dano e Kelli Garner nei panni di tre giovani idealisti coinvolti nell'ultimo momento di innocenza dell'America. Il regista di Funny Games Michael Haneke sarà anche lui in concorso con un nuovo film, Il nastro bianco (Das Weiße Band) con Susanne Lothar, Ulrich Tukur e Burghart Klaußner. Siamo nel 1913 e una serie di misteriosi eventi si verificano in una comunità rurale nel nord della Germania. Una intricata storia in bilico fra rituali punitivi e prodromi dell'ascesa del nazismo. Altro horror d’autore in concorso sarà Antichrist del regista danese, inventore del Dogma 95, Lars von Trier con Willem Dafoe e Charlotte Gainsbourg protagonisti (in Italia a maggio per la Lucky Red). Nel film di von Trier, la cui sceneggiatura l’ha scritta assieme a Anders Thomas Jensen, si narra di una coppia che, in seguito alla morte del figlio, si trasferisce in una casa isolata solo per venire a contatto con le forze del male con cui scontrarsi. Inaspettatamente poi in concorso un maestro del cinema come Alain Resnais con una coproduzione franco-italiana Les herbes folles con Sabine Azéma e André Dussollier (rispettivamente al loro nono e settimo lungometraggio con l’autore). Tratto da L’incident di Christian Gailly e adattato da Alain Resnais insieme a Laurent Herbiet, il film narra l’incontro tra una donna, dentista e pilota per hobby, a cui rubano la borsa e gettano il contenuto in un parcheggio, e un uomo che raccoglie il suo portafoglio. Tra questi due personaggi nasce un legame. Molto atteso il ritorno a Cannes in concorso di Elia Suleiman, attore e regista israeliano che ha fatto parte della Giuria al Festival di Cannes del 2006, con The Time That Remains. Suleiman nel 2002 con Intervento Divino non venne ammesso agli Oscar perché la Palestina non è formalmente uno stato secondo l’Academy. Laetitia Casta, Fanny Ardant, Lee Kang-sheng e Jean-Pierre Leaud sono i protagonisti di Visages il film in concorso del regista Tsai Ming Liang, Leone d'Oro a Venezia nel 1994 con Vive l'amour e l'Orso d'Argento a Berlino nel 2005 con Il gusto dell'anguria. Un’opera in parte commedia e in parte metacinema che racconta di un invito ricevuto da parte del Louvre a girare un film al suo interno e di un regista cinese che si reca nel museo per girare un film legato al mito di Salomè. Questo film nel film si rivelerà, però, un totale disastro. Ed ancora in concorso nella selezione ufficiale anche Andrea Arnold con Fish Tank, Jacques Audiard con Un prophète, Isabel Coixet con Map of the Sounds of Tokyo, Xavier Giannoli con A l’origine, Brillante Mendoza con Kinata, Gaspar Noe con Enter the Void, Park Chan-Wook con Bak-Jwi e Johnnie To con Vengeance. Un’overdose di cinema anche per questo inizio di terzo millennio a conferma della vitalità della settima arte. Solo la selezione ufficiale presenterà 53 lungometraggi (di cui 46 anteprime mondiali) provenienti da 32 paesi diversi su ben 1670 pellicole selezionate. Ma ci saranno anche la Semaine de la Critique, la Quinzaine des Realisateurs, il mercato e tanto altro ancora. Lunedì 11 maggio a Cinemazero il documentario di Marco Rossitti Tracciare un bilancio della situazione dopo oltre trent'anni dal terremoto del 1976. E' quanto si propone di fare attraverso le immagini e le numerose testimonianze il nuovo documentario - tanto nuovo da essere un work in progress - Sulla pelle della terra di Marco Rossitti, che sarà presentato in anteprima dalla Cineteca del Friuli al Cinema Sociale di Gemona martedì 5 maggio alle ore 21.00 (e lunedì 11 maggio ore 21.00 a Cinemazero). Interverranno a Gemona il regista e il direttore della Cineteca Livio Jacob. L'incasso della serata sarà interamente devoluto in favore della ricostruzione in sicurezza dell'Accademia dell'Immagine e del Cinema Massimo dell'Aquila, due realtà culturali fondamentali per la città e non solo (l'Accademia è una delle più importanti scuole di cinema italiane). Sulla pelle della terra ripercorre con l'ausilio di rari documenti filmati, alcuni inediti, le varie fasi della tragedia: dalla prima emergenza ai soccorsi, alle tendopoli, e poi via via il recupero del patrimonio artistico, la ricostruzione, la nascita dell'Università di Udine, senza trascurare aspetti importanti come il ruolo dei media, il volontariato, l'origine della Protezione Civile, la riscoperta dell'identità friulana. Moltissime sono le voci raccolte di quanti svolsero un ruolo di rilievo, come Giulio Andreotti, Arnaldo Baracetti, Alfredo Battisti, Ivano Benvenuti, Adriano Biasutti, Remo Cacitti, Duilio Corgnali, Luigi Nervo, Giuseppe Zamberletti, cui si aggiungono gli interventi dell'antropologo Gianpaolo Gri, dello scrittore Carlo Sgorlon, dei poeti Leonardo Zanier e Pierluigi Cappello, del rettore dell'Università di Udine Cristiana Compagno, del sociologo Bruno Tellia, dello storico dell'arte Giuseppe Bergamini, del geologo Marcello Riuscetti, dei responsabili della Protezione Civile regionale, Guglielmo Berlasso, e nazionale, Guido Bertolaso, del Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo, dei giornalisti Mauro Tosoni, Piero Villotta e Gianpaolo Carbonetto. Insieme a Rossitti, che è docente di Storia e tecnica del cinema e di Cinematografia documentaria e sperimentale all'Università di Udine, hanno lavorato alla realizzazione Franco Bagnarol e Giovanni De Mezzo. La fotografia è di Bruno Beltramini, le musiche di Teho Teardo. Il documentario è prodotto dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - Direzione Centrale Ambiente e Lavori Pubblici, con il Coordinamento delle Associazioni Scout del Friuli Venezia Giulia e l'Università di Udine - Centro Polifunzionale di Pordenone - Laboratorio ReMoTe. A Gemona concluderà la serata al Sociale Rifare una città, speciale di 38 minuti di Enzo Balboni trasmesso da Rai Due il 27 dicembre 1977. Ideato per far conoscere ai bambini il meccanismo dei terremoti, il servizio si sofferma sulla situazione gemonese e propone le toccanti testimonianze degli allievi delle scuole elementari e medie di allora, oltre alle dichiarazioni di cittadini e amministratori e l'accompagnamento musicale del Coro Primevere diretto dal maestro Toni Colus. IN ANTEPRIMA A GEMONA MARTEDì 5 MAGGIO IL DOCUMENTARIO SUL TERREMOTO DEL FRIULI, SULLA PELLE DELLA TERRA DI MARCO ROSSITTI Come autore e regista Rossitti ha realizzato documentari e programmi sull'arte, la musica, la fotografia, il teatro, il cinema e l'animazione per RAI, RAI SAT, SKY, SAT 2000. È docente di Storia e tecnica del cinema e di Cinematografia documentaria e sperimentale all'Università di Udine. Dal 2007 è direttore artistico del festival "Le voci dell'inchiesta". Cinema Sociale, martedì 5 maggio, ore 21 Cinemazero, lunedì 11 maggio, ore 21 GLI INCASSI A GEMONA E PORDENONE SARANNO DEVOLUTI ALL'ACCADEMIA DELL'IMMAGINE DELL'AQUILA SONO SOLO MONOLOGHI: la prima regionale di "Pagine Rossi" Spilimbergo, 8 maggio ore 21 – Teatro Miotto Prosegue il "mini festival " organizzato dall’Associazione Culturale IL CIRCOLO che per recuperare in modo diretto il rapporto originario tra l’attore e il pubblico propone dei monologhi. Dopo lo spettacolo di Luca Zingaretti sarà il turno di Riccardo Rossi con "Pagine Rossi" che tanto successo ha riscontrato nella capitale. "Pagine Rossi" è lo sfogo di uno che non sopporta. Non sopporta i tariffari dei necrologi e le leggende su Michael Jackson; non sopporta quelli che lamentano problemi di salute, ma sono contrari alle medicine... "Pagine Rossi" è un manuale di autodifesa. Con verve e dissacrante ironia Riccardo Rossi snocciola una spassosa lezione da non dimenticare. Bisognerebbe prendere appunti, forse proprio i suggerimenti del comico potrebbero salvarci dall'assurdo che ci sovrasta. Info: www.folkest.com 24 ORE DI COMICITÀ PER I 20 ANNI DI CARRIERA DEI PAPU Pordenone, sabato 23 e domenica 24 maggio 2009 Un happening di 24 ore con i comici più acclamati del momento e gran finale con il concerto degli Skiantos per festeggiare i 20 anni di carriera dei Papu, alias Andrea Appi e Ramiro Besa, il duo comico friulano in attività dal 1989, con debutto nel 1993 al mitico "Zelig" di Milano, noto al grande pubblico per la partecipazione a programmi televisivi come Convenscion, Zelig, Quelli che il calcio e soprattutto Colorado Cafè Live (nella seconda edizione Andrea Appi vestiva anche i panni del conduttore insieme a Rossella Brescia). Accadrà a Pordenone tra sabato 23 e domenica 24 maggio e la cittadina del Nordest, in omaggio ai "suoi" comici, si trasformerà in una piccola capitale della comicità. Dalle 18 del sabato (e anche durante la notte!) performance ininterrotte dei festeggiati tra il convento di San Francesco e piazzetta San Marco. E domenica, dalle 18, l'attesissimo "Papu & Friends" con personaggi amatissimi dal pubblico: Natalino Balasso, il Mago Forest, Alberto Patrucco, Rocco Barbaro, Diego Parassole, Fabrizio Casalino, Enrique Balbontin (i genovesi di "Mai dire gol" ), Luca Klobas. Tutto con ingresso libero - di festa si tratta e così sarà - per poi chiudere con il gran concerto degli Skiantos, alle 21, sempre in piazzetta San Marco. Info: www.papuweb.it NODODOCFEST - festival internazionale del documentario Trieste, dal 6 all’ 11 maggio 2009 Continuando la tradizione, anche la 3° edizione del NodoDocFest ha in programma due omaggi, uno al cinema nazionale, l’altro a quello internazionale. Così sarà gradita ospite la cineasta Cecilia Mangini, che terrà a battesimo l’edizione 2009 con la giornata d’inaugurazione del Festival interamente a lei dedicata, per il suo impegno civile attraverso il cinema e la sua attività di eccellente fotografa. Mentre l’omaggio internazionale porta nel capoluogo giuliano il cinema di Carole Roussopoulos, la più importante videasta militante di ambito franco-svizzero e probabilmente europeo. Si riconferma la sezione Rock&Doc che indagherà quest’anno in particolare il rockumentary di casa nostra: “Rockumentalia. Il rock nello stivale” promette i più interessanti titoli recentemente prodotti che saranno presentati dagli stessi autori nelle proiezioni che chiuderanno ogni giornata del Festival. Info: www.nododocfest.org Domani accadrà ovvero se non si va non si vede Sulla pelle della terra La terra trema VOCALIA - festival internazionale di musica Maniago, 22,29 e 30 maggio 2009 "I mari" e dunque la metafora del viaggio, dell'elemento che da sempre è legato all'esperienza della scoperta: è questo il tema della nona edizione di Vocalia che si terrà nel teatro Verdi di Maniago (Pordenone) il 22, 29 e 30 maggio 2009 (concerti alle 21). Venerdì 22 maggio, serata di apertura dedicata ai Tazenda. Venerdì 29 maggio il festival prosegue con un viaggio sugli oceani. Sono questi i mari di Susana Baca, (esclusiva nazionale) nata a Lima e cresciuta a Chorrillos un “borgo di pescatori e di gatti”, così lei lo descrive, un enclave di musicisti sulla costa del Pacifico a pochi passi dalla capitale peruviana. Vocalia si chiude, sabato 30 maggio, con la presenza a Maniago di Gino Paoli, naturale nocchiero di questo viaggio per i mari del mondo, nome simbolo della storia della canzone italiana e che porta nella sua musica il mare di Genova, forse la più musicale città di mare del mondo. Info: www.vocalia.org PER UN MODELLO FINANZIARIO SOSTENIBILE LIBERO DAL CONCETTO DI USURA Pordenone, Ridotto del Verdi, venerdì 15 maggio ore 21.00 Un'iniziativa di pordenonegrilla.it e Le voci dell'inchiesta / Cinemazero. Verrà presentato a Pordenone venerdì 15 maggio (al ridotto del teatro Verdi) il libro JAK Bank Per un modello finanziario sostenibile libero dal concetto di usura di Giorgio Simonetti, alla presenza dell'autore. La banca etica JAK è una banca cooperativa che propone un’alternativa al modello finanziario tradizionale, offrendo un servizio di risparmio e prestito libero dal concetto di interesse. I soci si prestano denaro tra di loro bypassando il sistema bancario tradizionale. Obiettivo della banca è di non trarre profitto dal suo servizio. [email protected] 13 di Federico Rizzo. Con Angelo Pisani, Isabella Tabarini, Paolo Pierobon, Debora Villa, Natalino Salasso, Peppe Voltarelli, Emanuele Caputo, Matteo Gianoli, Martin Giantullio, Giovanni Maestroni, Laura Magni, Luis Molteni, Diego Pagotto, Disma Pestalozza, Estelo Pupa, Andrea Riva, Paolo Riva, Tatti Sanguineti, Pietro Sarubbi, Raman Turhan. Prod.: Italia 2008. Dur.: 95 min. . INCONTRO CON IL REGISTA E L’ATTORE PROTAGONISTA GIOVEDÌ 7 MAGGIO H 21.00 di Hailè Gerima. Con Aron Arefe, Abiye Tedla, Takelech Beyene, Teje Tesfahun, Nebiyu Baye. Prod.: Etiopia, Germania, Francia 2008. Dur.: 140 min. L’ATTESO FILM DELLA TRILOGIA LETTERARIA Mario Masini,) e ritmo narrativo, utilizzando i ricordi del protagonista per ricostruire la storia martoriata di quel periodo, ma anche per vivificare una lettura più soggettiva dei fatti, dove l'uomo è sempre di fronte ai suoi doveri e alle sue responsabilità, Gerima ritrova in questo film la forza espressiva dei suoi precedenti capolavori, Il racconto dei 3000 anni (recentemente restaurato dalla Cineteca di Bologna) e Sankofa (vincitore del Festival di cinema africano di Milano). In questo modo la lucidità con cui il film ripensa alle utopie rivoluzionarie degli anni Ottanta si mescola al calore del ritrovato abbraccio alla propria terra (la commovente figura della vecchia madre) e alternando forme e «generi» diversi porta il protagonista a fare i conti con il passato di tutta una nazione e insieme a trovare la forza per misurarsi con i problemi ancora aperti di una terra «solcata dal dolore e dalla fatica dei suoi "dannati"» MILLENIUM UOMINI CHE ODIANO LE DONNE DI NIELS ARDEN OPLEV Ai (pochi) italiani a cui il nome Stieg Larsson non dice nulla, sapere che Uomini che odiano le donne arriverà nelle sale italiane il prossimo 29 maggio non provocherà emozioni particolari. Visto che, in apparenza, si tratta di una pellicola svedese come tante, con regista e cast tutti scandinavi: magari interessante, come altri prodotti di quelle cinematografie, ma pur sempre di nicchia. E invece... E invece, siamo di fronte - almeno per il pubblico europeo - a un vero e proprio evento. Attesissimo, da legioni di fan (anche italiani). Perché il film in questione è tratto dal primo capitolo della trilogia letteraria Millennium. Uno dei pochi fenomeni culturali degli ultimi anni: il trittico giallo dello scrittore svedese Stieg Larsson (Uomini che odiano le donne, La ragazza che giocava col fuoco, La regina dei castelli di carta) ha venduto in tutto il mondo oltre dieci milioni di copie, un milione nel nostro Paese (l'editore è Marsilio). E Uomini che odiano le donne nel 2008 è stato il libro più venduto nel Vecchio continente. Ma - oltre al clima avvincente, alla trama in cui tutti i dettagli alla fine tornano a posto, alla scrittura essenziale, al fascino dei personaggi principali - a decretare il successo di Millennium è stata anche la fine prematura del suo autore: stroncato a 50 anni da un infarto, poco dopo aver portato i manoscritti all'editore. Una beffa del destino che ha contribuito ad alimentare il suo mito. E così, morto Larsson, a decidere di vendere i diritti cinematografici (alla società svedese Yellow Bird) sono stati i suoi familiari. Lo scrittore, invece, da vivo era scettico: sosteneva che la lunghezza e complessità delle sua trame era adatta alla tv, non al cinema. Le cose però sono andate diversamente. Risultato: un thriller di due ore e mezzo tratto dal primo dei libri della trilogia. Diretto con ritmo sostenuto, all'americana, dal danese Niels Arden Oplev, e girato (quasi tutto in esterni) in Svezia. Con due protagonisti svedesi doc. E che, almeno secondo quanto riportato sui media scandinavi (lì la pellicola è già nelle sale), è abbastanza fedele, nell'intreccio e nelle atmosfere, al libro da cui è tratta. (www.repubblica.it) QUANDO di Ermanno Olmi. Con Ampello Bucci, Maurizio Gelati, Carlo Petrini, Pier Paolo Poggio, Marco Rizzone, Aldo Schiavone, Vandana Shiva, Angelo Vescovi. Documentario. Prod.: Italia 2009. Dur.: 78 min. IL POSTO DI LAVORO È APPESO A UN FILO FUGA DAL CALL CENTER DI FEDERICO RIZZO Federico Rizzo confeziona un altro lungometraggio in digitale restando in un territorio che gli è caro: la denuncia sociale. Da sempre espressione di quella realtà milanese che conosce a fondo, questa volta racconta "l'universo call-center", il grado massimo del precariato italiano. Gianfranco, vulcanologo fresco di laurea con tanto di lode, in attesa del lavoro della vita, accetta un posto in un call-center. Quando la sua donna, Marzia, studentessa di giornalismo che si paga gli studi rispondendo a una linea erotica, vede che i conti di fine mese non tornano, Gianfranco trova un secondo lavoro come "uomo" delle pulizie per una famiglia di filippini. Ma l'annichilimento di un angusto lavoro, la perdita di ogni aspirazione professionale, mettono in crisi anche la coppia più innamorata... (www.mymovies.it) LA (Paolo Mereghetti, 3 settembre 2008, www.corriere.it) DISPERAZIONE DELL’ETIOPIA IN UN FILM EPICO TEZA DI HAILÈ GERIMA L'Etiopia disperata in un film “epico”. Il regista Gerima affida a Anberber (Aron Arete), fuoriuscito etiope stabilitosi in Germania ai tempi di Hailé Selassié, il compito di guidarci attraverso due decenni e più di storia. Spezzando la cronologia e seguendo il flusso discontinuo della memoria del protagonista, Teza ricostruisce gli anni Settanta, quando la comunità di esuli si formava sulle idee marxiste e sperava di poter utilizzare il proprio sapere nella patria liberata; poi gli anni Ottanta, con la dittatura comunista di Menghistu e il crollo dei sogni di democrazia e libertà che quegli esuli avevano portato in Etiopia; e infine i primi anni Novanta, quando ferito nel corpo e deluso nei sogni, Anberber si stabilisce nel villaggio natale e si trova a fare i conti con l'arretratezza materiale e la superstizione del proprio popolo. Cambiando toni cromatici (la fotografia, splendida, è dell'italiano IL GRANDE CINEMA DI OLMI TRA CIBO & SLOWFOOD TERRA MADRE DI ERMANNO OLMI Qualcuno era arrivato con i suoi fagioli nel sacchetto, qualcun altro con il riso o l' orzo. Semi cresciuti in Messico, in Perù, in Cina. Uguali nel nome, diversissimi per aspetto, colori e sapori. Scuri, chiari, rugosi... Come le mani e i volti di chi li aveva piantati, innaffiati, raccolti. Contadini di tutto il mondo uniti. Seimila a Torino, al Forum di Terra Madre promosso da Slow Food di Carlo Petrini. Primo incontro nel 2006, secondo nell' ottobre scorso. Il regista Ermanno Olmi, in affettuosa sintonia con il mondo contadino dai tempi de L'albero degli zoccoli, non ha perso l' occasione di riprenderli. Il suo nuovo film-documento, Terra Madre, parte da loro. Prodotto da Slow Food, Cineteca di Bologna e ITC Movie, è stato accolto quasi come un manifesto dalla Berlinale. Contro le degenerazioni messe in atto dalle multinazionali del cibo, marcia il grande popolo di Terra Madre raccontato da Olmi. Una moltitudine di volti diversi ma affini per nobile semplicità, “senza additivi”. «Mi ricordano quelli delle nostre campagne ai tempi della mia infanzia» commenta il regista. «Facce oneste su cui si riconoscono le medesime tracce di vita, le fisionomie dei campi arati, dei pascoli». (Giuseppina Manin, Corriere della Sera, 6 febbraio 2009) di Michele Placido. Con Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Laura Morante, Luca Argentero, Silvio Orlando, Ottavia Piccolo, Massimo Popolizio, Marco Iermanò. Prod.: Italia 2008. I RICORDI DEL 68 DEL POLIZIOTTO PLACIDO IL GRANDE SOGNO DI MICHELE PLACIDO Doveva intitolarsi Cari Compagni, sarà invece Il grande sogno il nuovo film di Michele Placido che ha per sfondo la ribellione e la contestazione studentesca che attraversò il nostro Paese nel Sessantotto. All'epoca Placido, poco più che ventenne, era un poliziotto. Così come è un agente di polizia il protagonista, Riccardo Scamarcio, chiamato dal regista a calarsi in un ruolo per lui decisamente autobiografico. Costruita su numerosi flashback e di natura fortemente personale, la pellicola, racconta il regista, "ci mostra un protagonista, Nicola, che arriva a Roma alla fine degli anni '60 perché vuole frequentare l'accademia di arte drammatica e per mantenersi si arruola nella polizia e viene coinvolto negli scontri con gli studenti che hanno influenzato e cambiato il corso della mia vita". È il primo marzo del 1968. A Roma, con gli scontri di piazza tra gli studenti universitari di architettura e i reparti della Celere chiamati dal rettore, divampa anche in Italia la contestazione giovanile. Quella che passerà alla storia come "la battaglia di Valle Giulia" inaugura di fatto la stagione di quel movimento destinato a cambiare il corso delle cose. Al fianco di Nicola/Scamarcio, la giovane borghese cattolica Laura (Jasmine Trinca) che prenderà parte alla contestazione e alle marce per la pace come fece la vera sorella del co-sceneggiatore Angelo Pasquini e l'operaio torinese Libero, interpretato da Luca Argentero e ispirato alla figura di Guido Viale, intellettuale leader della protesta studentesca di quel periodo. Andrea (Michele Placido in età adulta e Marco Iermanò da giovane) è uno scrittore che, dopo quarant'anni, torna nella sua vecchia facoltà universitaria. Vedendo una mostra legata a quel periodo - esposizione realmente allestita e inaugurata nella capitale un anno fa dal titolo Dalla battaglia alla festa - si commuove davanti a una foto che lo ritrae con la sorella Laura. (www.mymovies.it) i film del mese i film del mese di Niels Arden Oplev. Con Peter Haber, Michael Nyqvist, Gunnel Lindblom, Noomi Rapace, Georgi Staykov, Sven-Bertil Taube, Per Oscarsson, Lena Endre, Marika Lagercrantz, David Dencik, Annika Hallin, Ewa Fröling, Ingvar Hirdwall, Stefan Sauk, Reuben Sallmander, Sofia Ledarp, Peter Andersson, Michalis Koutsogiannakis, Björn Granath. Prod.: Svezia, Danimarca 2009. Dur.: 150 minuti circa. di Marco Bellocchio. Con Filippo Timi, Giovanna Mezzogiorno, Michela Cescon, Elena Presti, Corrado Invernizzi. Prod.: Italia, Francia 2009. di Steven Soderbergh. Con Benicio Del Toro, Franka Potente, Benjamin Bratt, Yul Vazquez, René Lavan, Catalina Sandino Moreno, Demián Bichir, Demiàn Bichir, Rodrigo Santoro, Joaquim de Almeida, Norman Santiago, Pablo Durán, Ezequiel Diaz, Juan Salinas. Prod.: USA 2008. di Claudia Llosa. Con Magaly Solier, Marino Ballón, Susi Sánchez, Efraín Solís, Bárbara Lazon, Karla Heredia. Prod.: Spagna, Perù 2008. Dur.: 103 min IN CONCORSO AL 62MO FESTIVAL DI CANNES VINCERE DI MARCO BELLOCCHIO Vincere, l'ultimo film di Marco Bellocchio, è la storia del figlio segreto che Ida Dalser ha avuto con Benito Mussolini. «Narro l'Italia del fascismo, ma anche quella di oggi, che non si oppone, non reagisce alle violenze perpetrate verso i deboli» dice Bellocchio… «La storia di Vincere, ispirata dalla vicenda di Ida Dalser (interpretata da Giovanna Mezzogiorno, mentre Mussolini ha il volto di Filippo Timi) è una tragedia, ancorata al passato ma che può rappresentare anche il presente. Non so ancora come sarà il film, ma spero che riesca a far emergere la mia visione ottimistica e dinamica del mondo. Oggi viviamo in una democrazia consolidata ma ritornano l'unanimità, un'opposizione debole e sconfitta. Resta poi, nella maggior parte degli italiani, come allora, l'indifferenza alle ingiustizie. Io convivo da molti anni, possibile che debba sposarmi per avere regole che garantiscano la mia famiglia? Sono rimasti solo i radicali ad indignarsi.» Vincere evoca la storia d'amore tra Mussolini e la Dalser, che risale al 1914. «Faccio vedere un giovane Mussolini socialista, interventista e poi fascista.» La Dalser, che nel 1915 ha avuto da lui il figlio Benito Albino, morirà in manicomio, grazie alla decisione di Mussolini di rinchiuderla. Lo stesso destino lo vive Benito Albino, che dopo essere stato educato dai Barnabiti ed essersi arruolato in Marina, viene internato in un istituto psichiatrico dove muore nel 1942. (www.cinemaeoltre.com) LA SECONDA PARTE DELLA VITA DEL RIVOLUZIONARIO ARGENTINO CHE, GUERRIGLIA DI STEVEN SODERBERGH Che, Guerriglia è la seconda parte del film che il regista Steven Soderbergh dedica alla figura del Che. Soderbergh è un regista di talento, anche se non propriamente amato, che sa rischiare e compiere scelte coraggiose proprio come questa di Che, pellicola dalla durata di quattro ore e mezzo montata appositamente per concorrere alla Palma d'oro, ma in realtà concepita come due pellicole separate, Che - L'argentino (The Argentine) e Che - Guerriglia (Guerrilla). Con la seconda parte facciamo un salto in avanti al 1967: del Che non si hanno notizie da diversi mesi, tutto il mondo si chiede dove sia, mentre Fidel annuncia al suo popolo che il Comandante argentino ha dato le dimissioni da ministro e ha lasciato Cuba "per servire la rivoluzione in altre parti dell'America Latina". In realtà quando lo reincontriamo il Che, sebbene irriconoscibile, è proprio a Cuba a trascorrere gli ultimi momenti con i figli e la seconda moglie Aleida (il loro incontro è mostrato nell'altro film, prima e durante la battaglia di Santa Clara) prima di partire in incognito per la Bolivia dove, con l'aiuto del governo cubano, sta organizzando un nuovo esercito e una nuova rivoluzione... (www.movieplayer.it) L’IMPERDIBILE ORSO D’ORO 2009 DI BERLINO IL CANTO DI PALOMA DI CLAUDIA LLOSA Dopo la morte della madre Fausta vorrebbe offrirle un funerale degno di questo nome ma i pochi soldi sono stati tutti investiti nei festeggiamenti per l'imminente matrimonio della cugina. Lo zio però vuole che il cadavere venga seppellito prima delle nozze. Fausta che vive in una baraccopoli alla periferia di Lima cerca di vincere le sue paure e trova lavoro come cameriera presso una pianista. Spera così di mettere insieme una somma adeguata per le esequie. Fausta è un personaggio dall'assoluta originalità. Non poteva essere altrimenti visto che la regista è Claudia Llosa, che con questo film ha vinto l’Orso d’Oro a Berlino e già in Madeinusa, mai distribuito in Italia, aveva dato prova di altrettanta originalità. In quel caso in un paesino disperso sulle cime delle Ande il carnevale si celebrava negli ultimi giorni della Settimana Santa partendo dal principio che ogni sregolatezza in quelle ore è permessa perché 'Dio è morto e non vede i peccati degli uomini'. Qui Fausta ha fatto del suo corpo un vero e proprio terreno. Perché il terrore di essere violentata l'ha spinta ad inserire una patata nella vagina e il tubero ha preso a germinare. A una prima lettura si potrebbe pensare a una premessa che conduca verso un film che faccia leva sul versante erotico o grottesco. Invece la Llosa, con il contributo di una bravissima Magaly Solier, riesce a conservare una visione di assoluta compassione (nel senso più elevato del termine) nei confronti della sua protagonista. (www.cinemaeoltre.com) LA SCUOLA AL CINEMA Cinemazero - Aula Magna Terzo Drusin Venerdì 15 maggio ore 9.00 PONYO di Hayao Miyazaki per le primarie e le secondarie di primo grado Un bambino di cinque anni, Sosuke, fa amicizia con un pesce rosso, Ponyo, che sogna di diventare un essere umano. Giovedì 21 maggio ore 9.15 Venerdì 22 maggio ore 11.00 GRAN TORINO di Clint Eastwood per le secondarie di secondo grado Un veterano della guerra in Korea, Walt Kowalski comincia a correggere il suo vicino, il teenager Hmong, dopo che questi ha cercato di rubare la sua Gran Torino del 1972. ANNO SCOLASTICO NUOVO, GUIDA NUOVA! Finisce l'anno scolastico 2008/2009 e ripartono le nuove proposte didattiche di Cinemazero dedicate al linguaggio audiovisivo con tante novità e proposte. A maggio la presentazione della nuova guida. Continua l'impegno della Mediateca Pordenone di Cinemazero coaudiuvata dalla Banca popolare Friuladria - Credit Agricole nella formazione e nell'aggiornamento didattico dei docenti e di quanti operano in ambiente educativo. In linea con il tema scelto per quest'anno (memoria e identità), gli incontri con i formatori propongono una serie di moduli e di percorsi per le diverse fasce scolastiche / gruppi d'interesse volti a sviluppare e problematizzare il complesso statuto della memoria e dell'identità che ad esso è strettamente correlato. LUNEDÌ 11 MAGGIO - ORE 15.30, SALETTA CONFERENZE SAN FRANCESCO Farah Polato, ricercatrice DAMS Padova interverrà per approfondire il tema cinema e intercultura con un intervento dal titolo: narrazioni africane negli schermi italiani: proposte di percorso. L'intercultura connota di fatto la società attuale, imponendo la declinazione dell'educazione al vivere sociale in termini interculturali. L'incontro con persone e culture diverse dalla nostra rappresenta inoltre un'eccezionale possibilità di arricchimento personale. Questa la prospettiva, ribaltata rispetto agli schemi mentali e sociali che diffondono paura e sospetto nei confronti di chi arriva (o è da tempo arrivato) da “un altrove”; tra gli “altrove” possibili il continente africano. Le scuole, le classi sono luogo di incontro se chi le occupa è preparato, a conoscere e a farsi conoscere. Un'esperienza qui proposta attraverso le narrazioni e gli immaginari del cinema africano, a partire dai materiali audiovisivi accessibili sul mercato italiano. In occasione dell'ultimo incontro di aggiornamento, lunedì 11 maggio verrà presentata anche la nuova guida, rivolta alle scuole, delle attività didattiche di Cinemazero sul linguaggio audiovisivo. Da più di sei anni svolgiamo attività didattica nelle scuole con più di cinquemila ore di laboratori, abbiamo collaborato con circa cinquecento insegnanti, lavorato in più di un centinaio di istituti e sviluppato una miriade di esperienze differenti dalle quali sono nati i percorsi raccolti nella guida. Alcuni dei laboratori storici sono rimasti, altri nascono da sperimentazioni, soprattutto quelle legate ai new media, condotte fin qui. L'elemento ludico li accomuna tutti così come l'interattività: imparare a guardare è soprattutto diventare coscienti di una competenza che i ragazzi già possiedono senza esserne consapevoli. Partire dal loro vissuto nelle fruizioni delle immagini in movimento, giocare a smontare ciò che si vede, provare a rigirarlo a proprio modo, sono solo alcune tra le operazioni alla base delle proposte inserite in queste pagine. I laboratori sono numerosi e muovono dalla consapevolezza della necessità di formare nello studente, fin dai primi anni scolastici, una conoscenza capace di divenire strumento di lettura critica di fronte agli infiniti stimoli che la realtà oggi ci offre (e che più spesso ci impone). Gli insegnanti troveranno inoltre nella nuova guida il calendario delle iniziative di Cinemazero rivolte alle scuole fino a maggio del 2010.