Leonardo da Vinci - IIS Forlimpopoli

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Leonardo da Vinci - IIS Forlimpopoli
Leonardo da Vinci
1452-1519
Leonardo, figlio naturale di un notaio, nel 1465 segue il padre a Firenze ed entra nell’effervescente bottega di
Andrea del Verrocchio, dove acquisisce dimestichezza con le tante tecniche che qui venivano utilizzate e
sperimentate.
Diventato pittore indipendente nel 1472, esegue lavori in collaborazione con il maestro e
contemporaneamente realizza le sue prime opere autonome.
Nel 1481 ottiene l’incarico per l’Adorazione dei Magi, primo esempio della sua capacità di esprimere
sentimenti ed emozioni umane.
L’anno successivo, chiamato da Ludovico il Moro, lascia Firenze per Milano, dove per quasi vent’anni
alterna l’attività di ingegnere e di inventore con quella artistica. Qui rinnova lo schema del ritratto, realizza
la meravigliosa Dama con l’ermellino, e giunge a una stupefacente resa dei “moti dell’anima con il
monumentale Cenacolo.
In seguito all’invasione francese, Leonardo abbandona Milano e nel 1503, dopo un periodo di viaggi, fa
ritorno a Firenze, dove approfondisce gli studi matematici e anatomici e si dedica in modo discontinuo alla
pittura; in questi anni inizia anche la celeberrima Gioconda. Per una decina d’anni, Leonardo si muove tra
la Milano francese, la dimora romana del cardinale Giuliano de’ Medici e la sua Firenze, dedicandosi allo
studio dell più disparate discipline.
Nel 1517, a 65 anni, accetta l’invito del re di Francia Francesco I e si trasferisce ad Amboise, dove trascorre
gli ultimi anni di vita, dedicandosi in assoluta liberta alle sue innovative ricerche. Qui muore lasciando ai
posteri migliaia di fogli che testimoniano l’eccezionalità del suo genio e un numero di dipinti eseguo, ma
dall’incalcolabile influenza sulla storia dell’arte europea.
Caratteri stilistici principali
Leonardo fu tra i primi a riconoscere il valore dell’esperienza intesa sia come sperimentazione (cioè
riproduzione in laboratorio di fenomeni naturali) che come studio meticoloso e scientifico della realtà in tutte
le sue forme e applicò tale principio all’anatomia, alla botanica, all’astronomia, alla zoologia, alla meccanica
e a tutte le discipline di cui si interessò. I suoi studi sono oggi testimoniati da una mole sterminata di scritti e
disegni, divisi fra le maggiori collezioni pubbliche e private del mondo, che ci aiutano a ricostruirne la
personalità e l’attività.
Quattro sono i caratteri fondamentali della poetica figurativa di Leonardo:
- il contrapposto, un bilanciamento delle masse corporee che hanno subito una torsione, cioè una
rotazione secondo due sensi opposti, attorno a un asse;
- lo sfumato, cioè il passaggio graduale e impercettibile dall’ombra alla luce, ottenuto grazie alla
perdita graduale della precisione dei contorni, che non sono più netti e continui, ma delineati da
infinite linee spezzate;
- la prospettiva aerea, attraverso la quale si riesce a tener conto anche delle molteplici variazioni di
colore e di forma delle cose causate dalla presenza dell’atmosfera (con l’aumentare della distanza tra
ciò che si vede e i nostri occhi, infatti, cresce anche la concentrazione dell’aria e del pulviscolo che vi
è in sospensione, tanto che le cose appaiono sempre più indistinte, sfocate e tendenti all’azzurro);
- la resa dei “moti dell’anima”, cioè la rappresentazione, oltre quella dell’aspetto esteriore di un
essere umano, anche del “concetto della mente sua”, ossia del pensiero e delle emozioni, attraverso i
lineamenti del viso e il linguaggio del corpo e delle mani, studiati fin nei minimi particolari.
Opere
Vergine delle rocce, 1483-1486, olio su tavola trasportato su
tela, 198x123 cm, Parigi, Museo del Louvre: l’ambientazione
della scena in un luogo ombroso e roccioso è dovuta forse al
fatto che la tavola, commissionata dalla Confraternita
dell’Immacolata Concezione, era destinata alla chiesa
paleocristiana di san Francesco Grande che sorgeva sul luogo
che un tempo era stato un cimitero cristiano, detto “grotta”. Al
virginale concepimento della Vergine potrebbe alludere il
paesaggio primordiale e incontaminato, mentre il gesto
dell’angelo sarebbe allusivo della partecipazione del Battista al
mistero dell’Immacolata Concezione; San Giovannino e il
piccolo Gesù, inoltre, potrebbero alludere a San Francesco che
spesso veniva indicato come Alter Christus e Alter Joannes.
Nella Vergine delle rocce Leonardo realizza una composizione
piramidale, schema che avrebbe avuto una grande fortuna
negli anni successivi. In essa si concretizzano due concezioni
dell’artista, quella secondo cui un dipinto deve dare soprattutto
la sensazione del rilievo e quella che vuole che la perfetta
esecuzione e investigazione del paesaggio sia pari alla
conoscenza della figura umana: solo così l’imitazione della
natura risulterebbe perfetta e l’artista potrebbe dirsi veramente
universale, cioè completo.
Dama con l’ermellino, 1489-1490, olio su tavola,
54,8x40,3 cm, Cracovia, Czartoryski Muzeum: è uno
dei ritratti più delicati mai eseguiti da Leonardo.
L’effigiata è Cecilia Gallerani, giovane e bellissima
amante di Ludovico Sforza.
La ragazza è in posa contrapposta, con lo
sguardo e la testa rivolti a destra. Indossa un vistoso
abito secondo la moda spagnola, ha i capelli stretti da
un laccio e da un leggerissimo velo fermato sotto il
mento. Il suo atteggiamento è quello di chi si volge
per ascoltare.
Con la mano sinistra stringe le zampe posteriori di
un bianco ermellino, rivolto a destra e raffigurato in
posizione araldica, con una zampa anteriore
poggiata sul braccio di Cecilia e con l’altra sollevata e
piegata. L’ermellino simboleggia la castità, mentre il
suo nome in greco, galè, rinvia per assonanza a
Gallerani; allo stesso tempo allude a Ludovico Sforza,
che nel 1488 era stato insignito dell’ordine
dell’Ermellino 8° di San Michele), dal re di Napoli,
Ferrante.
Il Cenacolo, 1495-1497, 460x880 cm, Milano,
Refettorio di Santa Maria delle Grazie: fu
commissionato a Leonardo dal convento
domenicano di Santa Maria delle Grazie, per
decorare la parete settentrionale del refettorio.
Leonardo lavorò a secco su una base gessosa con
stesure di tempera grassa, lacche e oli, tecnica che
gli permise di rielaborare a lungo le immagini; ma
per questo motivo e perché la parete è esposta a
nord, la pellicola pittorica iniziò a disgregarsi
inesorabilmente e a cadere sin dal 1517. Un
importante intervento di restauro durato dal 1978
al 1998 ha riportato alla luce i colori chiarissimi reali, i lineamenti originali dei volti e i particolari della
tavola, con bellissime nature morte, ma senza purtroppo recuperare lo stato originale del dipinto,
irrimediabilmente compromesso dalle condizioni microclimatiche e da restauri settecenteschi.
Leonardo rivoluziona l’iconografia dell’Ultima cena, rappresentando non il momento in cui Cristo istituisce
il sacramento dell’Eucarestia, ma quello in cui egli dice: “Uno di voi mi tradirà”; questa scelta gli permette di
cogliere le diverse reazioni di tutti gli apostoli, rendendo così la composizione più interessante e movimentata.
Diversamente dall’iconografia tradizionale, inoltre , Giuda non è rappresentato isolato sul lato della tavola
opposto a quello in cui si trovano tutti gli altri, o sul lato corto, ma insieme con tutti gli altri apostoli.
La costruzione prospettica è usata in modo scenografico: l’architettura continua quella reale del refettorio, in
modo da suggerire una continuità spaziale tra l’una e l’altra, anche se il punto di vista è più alto di quello
dello spettatore, per consentire la vista degli oggetti sulla tavola. La tridimensionalità è ottenuta dalla
scansione scalare dei cassettoni del soffitto e degli arazzi con fiori e foglie alle pareti, ma anche dal sapiente
chiaroscuro e della luce, soprattutto quella che penetra dalle tre finestre in fondo, che valorizzano la figura di
Cristo ed evocano la Trinità, mentre l’altra fonte luminosa sono le finestre reali del lato sinistro del refettorio.
Nelle lunette sovrastanti si alternano stemmi domenicani e sforzeschi tra ghirlande in cui le pere alludono al
legno usato per la croce, le palme al martirio e le mele alla salvezza dal peccato originale.
Le figure sono costruite con
una un’assoluta padronanza
dell’anatomia umana e della
sua resa su ampie superfici; il
dinamismo e la plasticità che
le caratterizzano rivelano la
visione
scultorea
che
Leonardo aveva della pittura,
basata sull’attenzione alla
concretezza dell’immagine e
sulla libera interpretazione dei
modelli antichi. I personaggi,
per la loro scala monumentale, sembrano invadere lo spazio e venire incontro allo spettatore; dal centro,
dalle braccia di Cristo, calmo e quasi immobile, si dirama e si comunica negli apostoli, raggruppati a tre a tre,
una sorta di movimento a onda, con un forte crescendo emotivo. Ciò è evidente soprattutto nella
concatenazione dei gesti delle mani, che legano le figure l’una all’altra e che, assieme alle espressioni dei volti,
danno forma a una ridda di sentimenti diversi: sdegno, stupore e difesa, aggressività, rassegnazione,
allarmismo, sconcerto, orrore all’idea della Passione, pena e ritrosia e vergogna.
Monna Lisa (La Gioconda), 1503-1516, olio su tavola,
77x53 cm, Parigi, Museo del Louvre: la tavola mostra una
giovane donna (forse Monna Lisa Gherardini, moglie di
Francesco del Giocondo) in posa al di qua di un parapetto,
mentre oltre quello si dipana un grandioso paesaggio.
La Gioconda e il paesaggio alle sue spalle sono due
comprimari.
Proposta di tre quarti, con il braccio sinistro poggiante sul
bracciolo di una sedia e con la mano destra sulla sinistra,
la donna si volge verso lo spettatore e lievemente sorride.
Il tenue sorriso e il suo sguardo derivano il loro fascino in
gran parte dallo sfumato: Leonardo, infatti, ha nascosto
nell’ombra i lati della bocca e gli angoli degli occhi della
donna. Ciò impedisce che si abbia di lei un’immagine
sicura e definitiva; al contrario l’immagine sembra pulsare,
come se fosse viva e respirasse.
I contorni sfumati della figura fondono Monna Lisa con il
paesaggio alle sue spalle; un paesaggio deserto e roccioso,
con due laghi color smeraldo su differenti livelli e un ponte
all’altezza delle spalle della giovane donna, reso attraverso
l’utilizzo della prospettiva aerea.