Salvo Basso, poeta ironico e dolente

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Salvo Basso, poeta ironico e dolente
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RICORDI
Salvo Basso,
poeta ironico e dolente
ono stato fra i primissimi a
sapere del suo male. Mi telefonò prima di partire per operarsi a Milano. Nel volgere di
pochi giorni la notizia, come
una mefìte maledetta, si sarebbe sparsa in giro,
ad avvelenare l’anima.
Ma Salvo Basso, il primo dei miei amici,
ci teneva a darmela lui, con la sua voce di sempre (forse), senza neppure mancare l’occasione di un’ironia tenera ed al vetriolo. “Ho un
tumore al cervello” disse semplicemente.
Una pausa, mentre sentivo che la mia
vita arrivava ad un’irrimediabile svolta. “Ci
pensi?” continuò. “Quanto ci abbiamo scherzato sopra, sulla morte e sulle malattie… Beh,
ora è diverso.” Già, ridevamo spesso di un
nostro comune amico letterato, un tipo capacissimo di trovarti moribondo e chiederti,
come se niente fosse: “Cosa stai leggendo, di
bello?” Ma, ora? Ora cominciava l’epoca dei
ricordi, quando il terzo occhio, quello che ci
portiamo dentro, resta l’unico a darti il volto di
chi ti è più caro ed il mondo che corre e si
affanna diventa sempre più incomprensibile e
ti infastidisce come un rumore.
Così, a trapasso avvenuto, c’è forse la
speranza di un aldilà, dov’egli possa stare
cosciente del pianto degli amici, soddisfatto
della sua incommensurabile eredità d’affetti e
di tutto ciò che, grazie a lui, rende meno penoso il respirare. A trapasso avvenuto, sarebbe
bello che egli possa provare la gioia della gloria
che meritava e che, umanamente, non disdegnava. A trapasso avvenuto, bisogna pur parlare delle sue poesie, della sua opera di organizzatore culturale, della sua azione di assessore e vicesindaco del comune di Scordia. È il
caso di impegnarsi, in questo senso. È il caso,
perché Salvo lo desiderava e non c’è ordine più
perentorio del desiderio di un poeta.
Al più presto, perciò, deve nascere un
Premio di poesia intitolato al suo nome. Vorrei,
inoltre, che venga costituita una Fondazione,
per raccogliere e valorizzare la gran massa di
documenti sotto forma di lettere agli amici (ne
fece un vero e proprio genere letterario) e di
manoscritti vari.
S
A Militello, per esempio, si potrebbe far
resuscitare la colpevolmente negletta
Fondazione “Santo Marino”, per gemellarla
con quella di Salvo Basso. Fra i due, infatti, ci
fu un filo di passione civile e di tensione culturale, scolpito dalla forza della parola di Salvo,
in un’immortale poesia scritta in occasione
della morte del pittore (e pubblicata nel catalogo della mostra, che la Provincia regionale di
Catania organizzò alle “Ciminiere” nel 1998).
I comuni Di Militello e Scordia, destinati per
storia e per strategia economica a diventare
una sola entità, potrebbero cogliere l’occasione, seguendo una logica che per il mio amico
era una pratica di vita (ritenendosi figlio di
ambedue le città).
Di Salvo, per tutti resteranno i versi smaliziati e dolenti, fulminazioni che lampeggiano
paurose e rivelatrici, levità sull’orlo dell’orrore:
“Scriviri è / mmuzzicarisi / a lingua”, “a ppatri
e mmatri / nunn’addimannari / picchì – nun ti
/ sapeunu”, “I mo poesii / mi scordu / ppi cchistu / i vaiu scrivennu… / sulu ppi / nunn’ascurdarimmilli…” Resteranno i volumi miscellanei: Le voci fra gli sterpi (Militello, 1990),
Frastorni (Edizioni Nadir, Scordia, 1991),
Cinquatanove ricette d’autore (Edizioni l’obliquo, Brescia, 200), Siciliomi (Prova d’autore,
Catania, 2000), Arrivederci a Sortino (Prova
d’autore, Catania, 1999). Resteranno i bellissimi pezzi scritti per le riviste “Militello Notizie”
e “Nella città”. Resteranno, soprattutto i suoi
libri: Quattru sbrizzi (Edizioni Nadir, Scordia,
1997), QO (Edizioni l’obliquo, Brescia, 1999),
Dui (Prova d’autore, Catania, 1999),
Ccamaffari (Prova d’autore, Catania, 2002,
postumo).
Per me, resterà il suo estremismo nell’amicizia, quel voler leggere i miei racconti mentre consumava (di più, centellinava poeticamente) la morte. Nel dattiloscritto avevo scritto una dedica: “Al solo lettore che conta”.
Spero di risentirti, amico per sempre, con l’identica aria sfottente di allora, al di là e al di
sopra dell’orribilità quotidiana, quando verrà il
mio turno.
Salvatore Paolo Garufi
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Celebrazione del 25 Aprile
Una corona dall’alloro e il picchetto d’onore della
Polizia provinciale: così la Giunta Musumeci ha ricordato i
caduti italiani, inglesi e tedeschi, in occasione delle celebrazioni del XXV aprile.
Per il settimo anno la Provincia regionale di Catania
ha onorato i caduti sui due fronti nelle sanguinose battaglie che si susseguirono dopo lo sbarco sulle coste siciliane. “E’ un atto di omaggio per tutti coloro che sono caduti al servizio della loro patria e vuole anche essere un messaggio di pace per tutti, affinché dolore, lutti e distruzioni
non sconvolgano la convivenza tra popoli diversi”, ha sottolineato il presidente della Provincia, Nello Musumeci.
Presidente, assessori, sottufficiali della Polizia provin-
ciale e commessi in
uniforme di gala hanno
deposto una corona
d’alloro e sostato per
qualche minuto di raccoglimento
prima
davanti al monumento
dedicato ai caduti, in
piazza del Tricolore, a
Catania, poi al cimitero
inglese di Bicocca e poi
in quello tedesco di
Motta S. Anastasia.
Addio a Enea Ferrante,
inviato a Cape Canaveral
La redazione de “La Provincia di Catania” partecipa al dolore
dei familiari. Con Enea Ferrante scompare un protagonista
dell’informazione e un testimone attento della vita di questo Ente
i è spento, nel mese di aprile scorso, all’età di 82 anni il dottor Enea Ferrante. Uomo
di profonda cultura e di grande umanità, è
stato il capo Ufficio Stampa della Provincia
per oltre dieci anni, sino al 1979, e in quella veste fu anche Direttore responsabile (Direttore editoriale
era l’allora Presidente dell’Amministrazione provinciale, il
professore Antonio Torrisi) della rivista “La Provincia di
Catania”, che allora usciva ogni semestre, e documentava
con minuziosità e precisione l’attività dell’Ente.
Nominato Direttore amministrativo del brefotrofio
provinciale (IPAI, Istituto provinciale assistenza all’infanzia), Ferrante si è sempre distinto per la preparazione, la
competenza e la signorilità, accattivandosi la simpatia e la
stima dei suoi collaboratori e in particolare dei piccoli ricoverati.
A lui si debbono le grandi scelte che la Provincia ha
fatto nei confronti dell’assistenza dell’infanzia abbandonata, non ultima la creazione della Befana per i bambini e i
neonati ospiti del brefotrofio che non avevano avuto mai
dai loro genitori ignoti un sorriso o una carezza. Ferrante era
S
transitato alla Provincia dagli Enti sanitari (che facevano
capo a dei consorzi, tra i quali l’antitubercolare) insieme al
dottor Corrado Brancati, il quale è diventato successivamente Segretario generale di palazzo Minoriti.
Enea Ferrante non era soltanto il dirigente solerte della
Provincia ma era anche un giornalista di grande capacità
intellettuale e professionale. Iscritto all’Albo dal 1945 (era,
il decano dei giornalisti di Sicilia) aveva partecipato come
inviato del “Corriere di Sicilia” al lancio del primo missile
americano da Cape Canaveral. E’ stato corrispondente de “Il
Mattino”, “La Nazione”, “Il Tempo”, e assiduo collaboratore de “La Sicilia”, nonché di varie riviste italiane e straniere. E’ stato un ricercatissimo critico cinematografico e
membro di varie giurie cinematografiche internazionali.
La scomparsa di Enea Ferrante lascia un vuoto profondo nel mondo della cultura. Noi Lo ricordiamo come uomo
buono e integerrimo, dirigente della Provincia attento e
scrupoloso e come giornalista raffinato, profondo e ammirato conoscitore del mondo della celluloide.
Antonio Di Paola