Salvo Basso, poeta ironico e dolente
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Salvo Basso, poeta ironico e dolente
26 RICORDI Salvo Basso, poeta ironico e dolente ono stato fra i primissimi a sapere del suo male. Mi telefonò prima di partire per operarsi a Milano. Nel volgere di pochi giorni la notizia, come una mefìte maledetta, si sarebbe sparsa in giro, ad avvelenare l’anima. Ma Salvo Basso, il primo dei miei amici, ci teneva a darmela lui, con la sua voce di sempre (forse), senza neppure mancare l’occasione di un’ironia tenera ed al vetriolo. “Ho un tumore al cervello” disse semplicemente. Una pausa, mentre sentivo che la mia vita arrivava ad un’irrimediabile svolta. “Ci pensi?” continuò. “Quanto ci abbiamo scherzato sopra, sulla morte e sulle malattie… Beh, ora è diverso.” Già, ridevamo spesso di un nostro comune amico letterato, un tipo capacissimo di trovarti moribondo e chiederti, come se niente fosse: “Cosa stai leggendo, di bello?” Ma, ora? Ora cominciava l’epoca dei ricordi, quando il terzo occhio, quello che ci portiamo dentro, resta l’unico a darti il volto di chi ti è più caro ed il mondo che corre e si affanna diventa sempre più incomprensibile e ti infastidisce come un rumore. Così, a trapasso avvenuto, c’è forse la speranza di un aldilà, dov’egli possa stare cosciente del pianto degli amici, soddisfatto della sua incommensurabile eredità d’affetti e di tutto ciò che, grazie a lui, rende meno penoso il respirare. A trapasso avvenuto, sarebbe bello che egli possa provare la gioia della gloria che meritava e che, umanamente, non disdegnava. A trapasso avvenuto, bisogna pur parlare delle sue poesie, della sua opera di organizzatore culturale, della sua azione di assessore e vicesindaco del comune di Scordia. È il caso di impegnarsi, in questo senso. È il caso, perché Salvo lo desiderava e non c’è ordine più perentorio del desiderio di un poeta. Al più presto, perciò, deve nascere un Premio di poesia intitolato al suo nome. Vorrei, inoltre, che venga costituita una Fondazione, per raccogliere e valorizzare la gran massa di documenti sotto forma di lettere agli amici (ne fece un vero e proprio genere letterario) e di manoscritti vari. S A Militello, per esempio, si potrebbe far resuscitare la colpevolmente negletta Fondazione “Santo Marino”, per gemellarla con quella di Salvo Basso. Fra i due, infatti, ci fu un filo di passione civile e di tensione culturale, scolpito dalla forza della parola di Salvo, in un’immortale poesia scritta in occasione della morte del pittore (e pubblicata nel catalogo della mostra, che la Provincia regionale di Catania organizzò alle “Ciminiere” nel 1998). I comuni Di Militello e Scordia, destinati per storia e per strategia economica a diventare una sola entità, potrebbero cogliere l’occasione, seguendo una logica che per il mio amico era una pratica di vita (ritenendosi figlio di ambedue le città). Di Salvo, per tutti resteranno i versi smaliziati e dolenti, fulminazioni che lampeggiano paurose e rivelatrici, levità sull’orlo dell’orrore: “Scriviri è / mmuzzicarisi / a lingua”, “a ppatri e mmatri / nunn’addimannari / picchì – nun ti / sapeunu”, “I mo poesii / mi scordu / ppi cchistu / i vaiu scrivennu… / sulu ppi / nunn’ascurdarimmilli…” Resteranno i volumi miscellanei: Le voci fra gli sterpi (Militello, 1990), Frastorni (Edizioni Nadir, Scordia, 1991), Cinquatanove ricette d’autore (Edizioni l’obliquo, Brescia, 200), Siciliomi (Prova d’autore, Catania, 2000), Arrivederci a Sortino (Prova d’autore, Catania, 1999). Resteranno i bellissimi pezzi scritti per le riviste “Militello Notizie” e “Nella città”. Resteranno, soprattutto i suoi libri: Quattru sbrizzi (Edizioni Nadir, Scordia, 1997), QO (Edizioni l’obliquo, Brescia, 1999), Dui (Prova d’autore, Catania, 1999), Ccamaffari (Prova d’autore, Catania, 2002, postumo). Per me, resterà il suo estremismo nell’amicizia, quel voler leggere i miei racconti mentre consumava (di più, centellinava poeticamente) la morte. Nel dattiloscritto avevo scritto una dedica: “Al solo lettore che conta”. Spero di risentirti, amico per sempre, con l’identica aria sfottente di allora, al di là e al di sopra dell’orribilità quotidiana, quando verrà il mio turno. Salvatore Paolo Garufi 27 Celebrazione del 25 Aprile Una corona dall’alloro e il picchetto d’onore della Polizia provinciale: così la Giunta Musumeci ha ricordato i caduti italiani, inglesi e tedeschi, in occasione delle celebrazioni del XXV aprile. Per il settimo anno la Provincia regionale di Catania ha onorato i caduti sui due fronti nelle sanguinose battaglie che si susseguirono dopo lo sbarco sulle coste siciliane. “E’ un atto di omaggio per tutti coloro che sono caduti al servizio della loro patria e vuole anche essere un messaggio di pace per tutti, affinché dolore, lutti e distruzioni non sconvolgano la convivenza tra popoli diversi”, ha sottolineato il presidente della Provincia, Nello Musumeci. Presidente, assessori, sottufficiali della Polizia provin- ciale e commessi in uniforme di gala hanno deposto una corona d’alloro e sostato per qualche minuto di raccoglimento prima davanti al monumento dedicato ai caduti, in piazza del Tricolore, a Catania, poi al cimitero inglese di Bicocca e poi in quello tedesco di Motta S. Anastasia. Addio a Enea Ferrante, inviato a Cape Canaveral La redazione de “La Provincia di Catania” partecipa al dolore dei familiari. Con Enea Ferrante scompare un protagonista dell’informazione e un testimone attento della vita di questo Ente i è spento, nel mese di aprile scorso, all’età di 82 anni il dottor Enea Ferrante. Uomo di profonda cultura e di grande umanità, è stato il capo Ufficio Stampa della Provincia per oltre dieci anni, sino al 1979, e in quella veste fu anche Direttore responsabile (Direttore editoriale era l’allora Presidente dell’Amministrazione provinciale, il professore Antonio Torrisi) della rivista “La Provincia di Catania”, che allora usciva ogni semestre, e documentava con minuziosità e precisione l’attività dell’Ente. Nominato Direttore amministrativo del brefotrofio provinciale (IPAI, Istituto provinciale assistenza all’infanzia), Ferrante si è sempre distinto per la preparazione, la competenza e la signorilità, accattivandosi la simpatia e la stima dei suoi collaboratori e in particolare dei piccoli ricoverati. A lui si debbono le grandi scelte che la Provincia ha fatto nei confronti dell’assistenza dell’infanzia abbandonata, non ultima la creazione della Befana per i bambini e i neonati ospiti del brefotrofio che non avevano avuto mai dai loro genitori ignoti un sorriso o una carezza. Ferrante era S transitato alla Provincia dagli Enti sanitari (che facevano capo a dei consorzi, tra i quali l’antitubercolare) insieme al dottor Corrado Brancati, il quale è diventato successivamente Segretario generale di palazzo Minoriti. Enea Ferrante non era soltanto il dirigente solerte della Provincia ma era anche un giornalista di grande capacità intellettuale e professionale. Iscritto all’Albo dal 1945 (era, il decano dei giornalisti di Sicilia) aveva partecipato come inviato del “Corriere di Sicilia” al lancio del primo missile americano da Cape Canaveral. E’ stato corrispondente de “Il Mattino”, “La Nazione”, “Il Tempo”, e assiduo collaboratore de “La Sicilia”, nonché di varie riviste italiane e straniere. E’ stato un ricercatissimo critico cinematografico e membro di varie giurie cinematografiche internazionali. La scomparsa di Enea Ferrante lascia un vuoto profondo nel mondo della cultura. Noi Lo ricordiamo come uomo buono e integerrimo, dirigente della Provincia attento e scrupoloso e come giornalista raffinato, profondo e ammirato conoscitore del mondo della celluloide. Antonio Di Paola