Origini del protestantesimo

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Origini del protestantesimo
Protestantesimo
Leonardo Ferraris 5H
i capisaldi fondamentali del protestantesimo sono:
--il sacerdozio universale, secondo cui tutti possono interpretare liberamente la bibbia, con l'aiuto
dello Spirito santo, senza l'interpretazione ufficiale della chiesa;
--la negazione del primato papale;
--la giustificazione per sola fede, non mediante le opere, secondo cui si è salvati solo perchè hai
accettato cristo nella tua vita, non perchè ti sia comportato bene... c'è da dire che nel 1999
protestanti e cattolici hanno concordato e firmato questo punto di vista comune, da sempre accettato
dai protestanti, ma fatto passare "in sordina" dai cattolici, che danno, da sempre, maggiore
importanza alle opere;
--la negazione della tradizione, importante per i cattolici, ma solo l'affidamento alla bibbia,
--la contrarietà al culto delle immagini;
--l'esclusione di mediatori diversi da Cristo tra Dio e gli uomini;
--l'esistenza di due soli sacramenti ( e non sette come per i cattolici). essi sono battesimo e santa
cena.
--il valore sacramentale del "pane spezzato" ovvero la santa cena che , per i cattolici, sarebbe la
comunione. mentre per i cattolici questo sacramento è vero corpo e vero sangue di Gesù,
(transustanzazione), per i protestanti, la santa cena ha solo valore simbolico, di ricordo
(consustanzazione).
Origini del protestantesimo
Sotto il nome di "protestantesimo" sono rubricate un gran numero di denominazioni e comunità.
Nel 1991 lo storico americano Martin Marty scriveva che nel mondo si contavano 21.104 diverse
denominazioni che potevano essere considerate "protestanti" e che il numero si accresceva in
maniera esponenziale. Nel 2000 i protestanti in senso stretto nel mondo erano trecentoquarantadue
milioni. A questa cifra occorre aggiungere trecentosettantanove milioni di "cristiani indigeni non
bianchi" seppur non tutti "protestanti", e poco meno di ottanta milioni di membri della Comunione
anglicana. Le denominazioni della Comunione anglicana possono essere fatte rientrare - anche se
non senza problemi - in una nozione ampia di "protestantesimoā€¯. Si può quindi stimare il totale dei
protestanti in senso lato a circa 705 milioni, un terzo dei cristiani presenti nel mondo. È peraltro
evidente che si può giungere a stime molto diverse, a seconda che si prendano in considerazione i
soli membri "attivi" ovvero anche quelli "nominali".
Di fronte al gran numero e alla grande varietà di denominazioni e credenze alcuni negano che sia
possibile dare una definizione precisa del protestantesimo. Alcuni ritengono, da un punto di vista
storico, che sia possibile definire "protestanti" le denominazioni che hanno nel loro albero
genealogico un riferimento almeno remoto alla Riforma protestante "storica", cioè a Lutero,
Calvino, Zwingli e, per chi considera gli anglicani come protestanti, le personalità che si situano
alle origini della Chiesa d'Inghilterra. Non a caso le definizioni "storiche" del protestantesimo hanno
corso soprattutto in Europa, dove la percentuale di eredi diretti della Riforma "storica" sul totale dei
"protestanti" è più importante, mentre negli Stati Uniti e in America Latina la prevalenza numerica
di altre tradizioni (battisti, pentecostali) per cui la ricostruzione di un albero genealogico è
comunque più problematica rischia di mettere in crisi le definizioni che fanno riferimento alla storia
Willaime richiama l'attenzione sul fatto che il protestantesimo nasce e si definisce in opposizione al
cattolicesimo. Estrapolando dai lavori di Willaime e di altri possiamo reperire tre caratteristiche
fondamentali del protestantesimo:
a) il modo di elaborazione della verità religiosa è diverso da quello cattolico, in quanto insiste sulla
sola Scriptura, "sulla Bibbia come sola autorità in materia di fede e di vita ecclesiale". Questa
opzione epistemologica originaria è peraltro aperta a sviluppi molto diversi: a causa del principio
sola Scriptura "il protestantesimo è un fondamentalismo, ma nello stesso tempo, per la sua
insistenza sul libero esame e il rifiuto di ogni magistero ecclesiastico, è un liberalismo" .
b) dal punto di vista dell'esperienza religiosa il privilegia l'esperienza individuale del credente
rispetto all'inserimento in una comunità strutturata e gerarchica. Anche questo elemento - nei
termini di Willaime - è "precario" perché può condurre alternativamente all'"emozionalismo" e
all'"intellettualismo".
c) dal punto di vista del modo di costruzione dell'autorità, il luogo della verità non è più
nell'istituzione in quanto tale, ma nel messaggio proclamato da questa istituzione. Per giudicare se il
messaggio è proclamato "correttamente", è costruita socialmente la figura del "pastore" come
specialista della Bibbia, persona che conosce meglio la Bibbia di quanto non la conoscano i singoli
fedeli, o in virtù dei suoi studi e della sua erudizione ovvero in virtù della sua esperienza di fede
particolarmente intensa e del suo carisma. Anche qui sono possibili sviluppi in direzioni molto
diverse: se il principio epistemologico può portare al liberalismo o al fondamentalismo, le comunità
"liberali" finiranno per essere dominate dai teologi e quelle "fondamentaliste" da predicatori di tipo
carismatico. Anche se alcune Chiese hanno istituito il ministero dei vescovi, in ogni caso l'autorità
non è istituzionale ma personale; non deriva dal munus gerarchico ma dalla competenza .
Che si debba parlare di protestantesimi, al plurale, è chiaro da molti anni a quanti studiano il
mosaico protestante. Alcune distinzioni antiche sono tuttavia troppo semplici, di fronte all'estrema
varietà di denominazioni e movimenti. Così è per la distinzione fra un protestantesimo
sacramentale o liturgico e un protestantesimo non sacramentale e anti-liturgico. La prima categoria
comprenderebbe infatti soltanto la Comunione anglicana (e neppure tutte le sue componenti) e
alcune denominazioni luterane. Insufficiente è anche la distinzione tra un protestantesimo calvinista
- legato a una rigorosa interpretazione della dottrina della predestinazione - e un protestantesimo
arminiano, che sfugge al rigorismo in tema di predestinazione, affermando che Gesù Cristo è
morto per tutti , che Dio prevede chi accetterà la grazia salvifica di Gesù Cristo e chi la respingerà,
che alla grazia di Dio si può resistere e, dopo averla accettata, la si può rifiutare di nuovo e cadere.
Per quanto la distinzione sia utile e importante, la problematica della predestinazione non è al centro
di tutto il protestantesimo ma soltanto di un suo segmento, per quanto ampio. Insufficiente, infine, è
la distinzione fra Chiese istituzionali e Chiese libere (Freikirchen). Il legame con lo Stato è
certamente meno costitutivo oggi di un certo tipo di protestantesimo di quanto lo sia stato in
passato, anche se in numerose regioni europee rimane importante e se l'origine come Chiesa
istituzionale o come Chiesa libera segna ancora in modo profondo numerose comunità protestanti.
Meno rilevante di quanto spesso si creda è anche l'adesione o meno a organismi di collaborazione
inter-protestantica . Questi organismi sono certamente molto importanti, ma la decisione di aderirvi
o meno deriva spesso da ragioni "politiche" o strategiche, che poco hanno a che fare con
caratteristiche dottrinali o teologiche.
Tra i sociologi che tengono ancora conto delle categorie di Max Weber (1864-1920) è corrente la
tripartizione del protestantesimo in tre categorie: protestantesimo tradizionale, ascetico e romantico.
Il protestantesimo tradizionale comprenderebbe il mondo anglicano, le comunità luterane e la prima
generazione calvinista. Il protestantesimo ascetico comprenderebbe i movimenti calvinisti di
seconda generazione, i pietisti, i metodisti e i battisti. A queste due categorie va aggiunta una terza
categoria, il protestantesimo "romantico" che sarebbe tipico della società dei consumi novecentesca
e che troverebbe la sua espressione più caratteristica nel pentecostalismo. Questa tripartizione
presuppone l'accettazione di una importanza centrale dell'atteggiamento etico rispetto alla
vocazione e al lavoro per classificare le denominazioni protestanti.
Tutte le comunità protestanti nella storia nascono come movimenti di protesta, alla periferia della
scena religiosa, ma - non appena si dotano di un'organizzazione stabile - iniziano un processo di
istituzionalizzazione. Talora abbandonano alcune dottrine e pratiche controverse; quasi sempre
perdono i tratti utopistici che avevano caratterizzato la prima generazione, consolidano i rapporti
con la politica e gli Stati , migliorano il livello sociale medio dei loro aderenti: in una parola si
muovono "dalla periferia verso il centro".
Mentre la prima generazione di "protestanti" ha raggiunto il centro della scena religiosa, la
mainline, alla periferia - lasciata libera dalla prima generazione che si è spostata - nascono nuovi
movimenti di protesta, i quali proclamano il loro desiderio di rimanere "fuori da Babilonia" e di
ritornare alla "purezza" originaria. A poco a poco anche la seconda generazione sarà coinvolta in un
processo di istituzionalizzazione, diventerà "rispettabile" e si muoverà dalla periferia verso il centro.
La periferia, nuovamente abbandonata, vedrà così nascere una terza generazione di movimenti di
protesta, che nel giro di qualche decennio inizieranno a marciare verso il centro, e così via.
Il primo protestantesimo ("storico") è costituito dalle comunità nate direttamente dalla Riforma
storica - anche se in seguito frammentate da numerosi scismi -: luterani e calvinisti (presbiteriani),
cui si possono per molti versi avvicinare le comunità della Comunione anglicana (chiamate
"episcopaliane" negli Stati Uniti), anche se non mancano storici che considerano il mondo
anglicano irriducibile al protestantesimo e preferirebbero farne un tertium genus intermedio fra il
mondo cattolico e quello protestante. Nel primo protestantesimo rientrano, con caratteristiche
proprie, anche i valdesi, eredi di una tradizione protestante pre-riformata passata attraverso diverse
trasformazioni.
Il secondo protestantesimo (chiamato originariamente "evangelico" - aggettivo che ha peraltro
diversi significati - e in seguito "di risveglio") è costituito dai movimenti di risveglio o revival che
protestano contro la mancanza di fervore (in particolare fervore missionario) - non di rado attribuita
al legame troppo stretto con gli Stati europei del protestantesimo storico, insistendo sull'incontro
con Gesù Cristo come esperienza personale che spinge alla missione. La protesta nel mondo
luterano produce il pietismo; nel mondo anglicano, il metodismo; e nel mondo presbiteriano, il
battismo. La storiografia più recente insiste sulla derivazione dei battisti principalmente dal
calvinismo, ripudiando le tesi più antiche secondo cui il movimento battista deriverebbe invece
anzitutto dalla Riforma radicale e dall'anabattismo (anche se un'influenza anabattista rimane
evidente su certi aspetti di tutto il mondo battista). Il tentativo di unificare i risvegli - e le comunità
protestanti in genere - produce le denominazioni che derivano dal movimento detto Movimento di
Restaurazione o "campbellita" ,che hanno tuttavia caratteristiche così originali da meritare una
trattazione a parte.
Il terzo protestantesimo è costituito dai movimenti che considerano ormai troppo
"istituzionalizzate" e fredde le stesse comunità nate dai risvegli del secondo protestantesimo.
Rientrano in questa terza ondata protestante vari tipi di "Chiese libere", i movimenti "di santità", le
correnti perfezioniste, e anche il fondamentalismo quando non rimane all'interno delle
denominazioni già esistenti ma si organizza in denominazioni autonome che protestano contro il
"liberalismo" insieme teologico e morale delle comunità protestanti di origine più antica.
Mentre una linea storica di sviluppo del protestantesimo - forse principale, ma non unica - muove
dalla cosiddetta "Riforma storica" e va dal primo protestantesimo alla corrente pentecostale, una
seconda linea muove dalla Riforma radicale, che si afferma in conflitto e in contestazione con i
padri storici della prima Riforma. Questo protestantesimo radicale è in genere considerato parte
integrante e imprescindibile dell'eredità protestante, ma presenta caratteristiche peculiari.
Il protestantesimo avventista nasce nel XIX secolo dall'interesse per le speculazioni sulla fine del
mondo, trasversale ai primi due protestantesimi, che genera però una serie di denominazioni
separate dopo la crisi seguita alla diffusa attesa di avvenimenti apocalittici dell'anno 1844. Nate con
caratteristiche talora simili a certi movimenti profetici di origine cristiana, le principali
denominazioni avventiste si sono gradualmente riavvicinate al mondo protestante "evangelico", di
cui oggi possono essere considerate parte. Al mondo protestante classico, con varie iniziative di
dialogo, si sono avvicinate anche denominazioni nate dalla "corrente metafisica" come la Christian
Science, così che si può parlare di protestantesimo metafisico con riferimento a realtà che una parte
della ricerca sociologica inquadra anche nella categoria più generale delle "religioni di guarigione".
Nel distinguere fra diversi protestantesimi abbiamo finora sottolineato soprattutto il movimento
dalla periferia verso il centro che caratterizza ogni nuova generazione protestante, una caratteristica
di tipo sociologico. La distinzione fra vari protestantesimi ha tuttavia un rilievo anche teologico e
culturale, che sembra confermarne l'opportunità. Dal punto di vista teologico - considerata la
rilevanza che il protestantesimo in genere dà alla nozione di esperienza - i diversi protestantesimi
sono caratterizzati ciascuno dalla insistenza su un tipo particolare di esperienza.
Così nel primo protestantesimo l'esperienza centrale - a partire dalla vita stessa di Martin Lutero - è
quella della giustificazione per sola fede. Nel secondo protestantesimo l'esperienza fondamentale che si aggiunge a quella della giustificazione - è costituita dall'incontro personale con Gesù Cristo,
che nel movimento metodista diventa la "santificazione". La santificazione è un processo che si
completa soltanto alla fine della vita. Ma, già qualche anno dopo la morte di Wesley, nel
movimento metodista diventerà popolare l'idea della santificazione come "secondo lavoro della
grazia" che può essere sperimentato in un momento preciso della vita del fedele. Elaborando
ulteriormente la tesi della santificazione istantanea il terzo protestantesimo introdurrà un nuovo
concetto, quello di "perfezione" come esperienza radicale che costituisce il fedele, già giustificato
per fede e santificato, in uno stato di libertà dal peccato che non potrà più essere perduto. Nel
protestantesimo pentecostale l'esperienza della perfezione - ribattezzata "battesimo nello Spirito" è
collegata al dono delle lingue che ne costituisce la "prova". Giustificazione per fede, santificazione,
perfezione e dono delle lingue diventano così - a grandi linee - le esperienze centrali intorno alle
quali ruotano queste quattro forme di protestantesimo, mentre proprio il diverso modo di autocostruzione dell'esperienza religiosa giustifica una classificazione separata per il protestantesimo
radicale, avventista e metafisico.
Dal punto di vista culturale, limitandoci qui alle prime quattro forme di protestantesimo elencate,
non si può non rilevarne il nesso con avvenimenti e tendenze della storia culturale dell'Occidente.
Così come il primo protestantesimo denuncia la penetrazione nella Chiesa di Roma dell'umanesimo,
ma insieme introduce nel cristianesimo un principio epistemologico che da certi aspetti
dell'umanesimo non è lontano, il secondo e il terzo protestantesimo, e il mondo pentecostale,
rappresentano insieme reazioni contro l'illuminismo e la modernità e movimenti che di questi
fenomeni subiscono, loro malgrado, l'influenza. Così il secondo protestantesimo da una parte
denuncia i pericoli dell'illuminismo e lo attacca - talora in termini molto virulenti - come ideologia
destinata a condurre l'Occidente alla scristianizzazione e all'ateismo. Dall'altra - come è stato
rilevato - "malgrado la sua costante opposizione alla mentalità del Secolo dei Lumi il
protestantesimo evangelico è stato ben più influenzato da quest'ultima di quanto non abbia mai
voluto ammettere.
Il terzo protestantesimo critica vivacemente le ideologie dell'Ottocento e del Novecento e la loro
penetrazione all'interno del mondo protestante, ma al tempo stesso è caratterizzato dal
perfezionismo, cioè dalla ricerca di una perfezione da conseguire qui in Terra che riflette a suo
modo i sogni delle ideologie moderne. Anche a proposito di questa corrente - e in particolare del
fondamentalismo autonomo - si è potuto osservare un rapporto inconsapevole - ma non per questo
meno forte - con il positivismo e con le ideologie moderne: per esempio, come il positivismo ritiene
possibile una conoscenza esatta e fotografica della natura, che non lasci margini alle incertezze
dell'interpretazione, così il fondamentalismo ritiene possibile un'interpretazione altrettanto esatta e
fotografica della Bibbia.
Il protestantesimo pentecostale, dal canto suo, con la sua avversione alle denominazioni organizzate
e strutturate e con il suo desiderio di costituire semplici network di comunità locali indipendenti, si
inserisce nel clima culturale di estrema frammentazione culturale, sociale e morale che annuncia la
crisi della modernità e il successivo passaggio al cosiddetto postmoderno. Mentre da una parte il
pentecostalismo reagisce vivacemente contro questa frammentazione, dall'altra è influenzato da un
clima culturale che avversa le realtà socialmente strutturate, e per questo si mantiene fedele per
quanto gli è possibile all'ideale del network.
In genere la distinzione trasversale comprende tre gruppi: protestanti liberali , evangelical e
fondamentalisti. La distinzione ha, certamente, un grande significato. Per apprezzarlo occorre,
anzitutto, non farsi fuorviare dall'appartenenza di una denominazione alle organizzazioni di
cooperazione interprotestantica che raggruppano alcune delle denominazioni che si schierano
nell'uno o nell'altro campo. In realtà tuttavia non mancano eccezioni, e del resto i tre organismi
raccolgono negli Stati Uniti solo una minoranza delle denominazioni.
Al riguardo, dopo avere chiarito a proposito delle denominazioni "liberali" (schierate su posizioni
culturali e teologiche "progressiste") che l'aggettivo "ecumenico" non significa che siano le uniche
impegnate nell'ecumenismo ma che fanno parte del Consiglio Mondiale delle Chiese, chiamato
anche Consiglio Ecumenico delle Chiese, sembra opportuno interrogarsi sui diversi significati della
parole "evangelico" (ci interrogheremo su un'altra parola ambigua, "fondamentalista", nel capitolo
sul terzo protestantesimo). Per quanto riguarda l'espressione "evangelico" possiamo distinguere fra
quattro diversi significati:
I. in un primo significato, "evangelico" è semplicemente sinonimo di protestante (contrapposto a
"cattolico", in quanto il protestante farebbe riferimento al solo Vangelo, alla sola Scriptura): questo
uso del termine "evangelico" è diffuso soprattutto nei paesi a maggioranza cattolica e in quelli di
lingua tedesca, e non sorprende pertanto di vedere in Europa anche Chiese valdesi o luterane
presentarsi al pubblico semplicemente come "Chiese evangeliche";
II. in un secondo significato - popolare negli Stati Uniti fra la fine del Settecento e la metà
dell'Ottocento, ma ormai largamente abbandonato - le denominazioni "evangeliche" (nel senso,
piuttosto, di più vicine all'entusiasmo nei tempi evangelici) erano quelle, più "popolari" del secondo
protestantesimo, che reagivano contro la freddezza delle denominazioni più antiche;
III. nel XX secolo si è affermata nella lingua inglese l'uso di evangelical (talora tradotto in italiano
"evangelicale" e che noi preferiamo lasciare spesso in inglese) come sinonimo di "conservatore",
contrapposto a liberal o, appunto, a "ecumenico" (con riferimento alla polemica dei conservatori
contro il Consiglio Ecumenico delle Chiese); in questo senso a lungo "evangelico" è stato usato
come sinonimo di "fondamentalista"; ma - soprattutto dopo la Seconda guerra mondiale - almeno
negli Stati Uniti è diventata scontata la distinzione all'interno del protestantesimo conservatore fra
un campo "evangelico" (o "neo-evangelico"), più moderato, e uno "fondamentalista", più
estremista;
IV. infine - mentre fino ad anni recenti i protestanti "evangelici" nel terzo significato del termine
erano critici nei confronti dei pentecostali - oggi le associazioni e le parachiese che promuovono la
collaborazione interevangelica accolgono alcune delle denominazioni pentecostali (per esempio la
Chiesa di Dio con sede a Cleveland, nel Tennessee, una delle grandi denominazioni pentecostali, fa
parte della NAE) e, particolarmente in America Latina, "evangelico" è usato anche come sinonimo
di "pentecostale".
Fonte: Sito ufficiale del CESNUR