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Racconti dell’eros.
E dintorni.
Alessandro Castiglione
RACCONTI DELL’EROS
E DINTORNI
racconto
a Micol
La commessa.
La fissava, tutte le volte, passando di là. Lei se ne accorgeva e faceva finta di niente. Allora lui stava lì, a guardarla, aspettando che lo notasse. E lei, ancor più, lo ignorava, voltandosi dall’altra parte, fingendo di avere
qualcosa da fare. Ogni giorno così.
Lei lavorava in una libreria, in una delle più grandi e
centrali strade della città, con una vetrina immensa, così
ben attrezzata di luci e libri che più che un espositore
sembrava un immenso palco, dove, ovviamente, lei adorava esibirsi. Aveva dei lunghi e folti capelli castani, che
gradiva raccogliersi sopra la nuca, in un lento e sensuale
chignon, e la pelle chiara, i seni corposi, il naso, leggero,
tra gli occhi azzurri. Sempre vestita di nero. Com’era
bella! Più d’ogni libro! D’ogni noiosissima storia! E qui
parliamo di Dante, Shakespeare, Hemingway, per citare
i soliti, ma potremmo anche arrivare a Roth, Pamuk,
Merini: anche loro si sarebbero fermati ad osservarla. E
così, da buono scrittore qual era, anche Ramos, per un
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attimo, la contemplò, rimanendo inesorabilmente colpito da quella straordinaria bellezza. Corse subito a scrivere una poesia! Fu l’ultima volta che scrisse qualcosa. O si
ama o si vive! Lui scelse l’amore, o meglio, la bellezza.
Non si chiamava Ramos, si chiamava solo Fabio: quello
era il suo nome d’arte. Lei, Federica, o Simona o Carla o
Stefania (sì, forse Stefania) sembrava facesse di tutto per
annientare il suo estro creativo e ridurlo ad una misera
larva strisciante e supplichevole. Il punto è che la bellezza non è fatta per innamorare, ma per colpire, come
un’ascia, come una sciabola, come un pugnale, una freccia, una baionetta, un cannone, ma che dico… un bazooka! Ramos fu colpito da un bazooka. Titoli sui giornali:
“Giovane poeta colpito in pieno volto, da un proiettile di
16 tonnellate, mentre passeggia per le strade del centro,
probabilmente lanciato da una nota libreria, covo
d’agguerritissime femministe SCUM, specializzate nelle
disfatte sentimentali”. Un uomo s’innamora, una donna
si lascia amare, al massimo, le sei simpatico. Ma Ramos
non avrebbe mai accettato un simile ruolo: lui era abituato a pensare in grande, lui voleva vincere il Pulitzer e
non vi avrebbe certo rinunciato per una misera, commiserevole simpatia; lui si sarebbe accontentato “solo” di
essere l’uomo della sua vita. Stupidi, stupidi, tremendamente stupidi, gli uomini sono stupidi. Le donne, ricordatevi, non sono mai stupide, tuttalpiù fingono. Gli uomini sono sempre stupidi. E danno il meglio di sé quando cercano di fare colpo. Spesso dimenticano che farsi
notare non significa, necessariamente, conquistare. Ra-
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mos, ovviamente, questo non lo sapeva, così iniziò a passare per quella strada una decina di volte al giorno, fingendo, ogni volta, di essersi perso qualche particolare titolo o qualche novità e si mostrava corrucciato ed interessato, pensieroso ed intenditore: pensava che se lei lo
avesse, per un attimo, osservato sarebbe subito… come
dire... caduta ai suoi piedi! Ritenendolo l’uomo più intelligente, rassicurante e serio di questo mondo. Sfortunatamente, per Ramos, un giorno, qualcosa accadde: lei,
per uno virgola tre secondi, lo guardò. Probabilmente solo con la retina e altrettanto probabilmente il suo cervello scartò immediatamente quei due o tre fotogrammi ritenendoli inutili sotto tutti i punti di vista: a) soggetto
pericoloso? reazione d’allarme? no; b) soggetto affascinante? possibile partner per riprodurre la specie? assolutamente no; c) soggetto interessante, in grado di ampliare le conoscenze e quindi migliorare la realtà? la vita?
Ma neanche per idea! Ovviamente anche questo, Ramos,
non poteva saperlo: il suo cervello era in stand–by tra
“delirio d’onnipotenza” e “tendenze suicide”: lui s’era
piantato le sue pupille in testa e pensando a loro due
come ad una vera coppia, rimase sbalordito nel costatare
di non averla immaginata, per un solo attimo, piegata a
portafoglio in balia del suo cazzo sgorgante. Cavolo!
Quello doveva essere proprio amore! Apro parentesi.
Perché? Io devo ancora capire perché una donna che ti
eccita, è solo da scopare e una che non ti tira il pisello
ma solo il cervello, è da amare? Perché? Perché? Chiudo
parentesi. Ramos, entusiasmato da tale asessuato risvol-
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to, passò al piano successivo. E a cosa pensano gli uomini quando sono innamorati? “Figa”, non vale. Pensano a mostrarsi innamorati. Cioè, fanno di tutto per far
credere all’ignara vittima, che loro sono innamorati. Per
cui, non fanno ciò che si sentono di fare, ma ciò che credono che dovrebbero fare affinché una donna li consideri tombés en amour. E partono fiori, telefonatine, poesucce, promesse, annunci altisonanti, dediche, ridondanti serenate, eccetera, eccetera, eccetera. Ramos partì con
i primi: ogni mattina, alle sei, con un cappuccio in testa,
per non farsi riconoscere dalle telecamere, andava ad infilare una rosa tra le maniglie della vetrata principale.
Così per due settimane. Pensava che lei avrebbe capito.
Cosa? Boh? Ramos non ha mai saputo dare spiegazioni
in tal senso, pare che si riferisse ad una sorta di fantomatica affinità elettiva, che avrebbe dovuto, in qualche
modo, tele(m)paticamente, interconnettere i loro cuori
(parole di Ramos). Nel frattempo sarebbe stato meglio
non farsi scoprire: “Lei sa che sono per lei. E sa che sono
io a mandarle. Ma non voglio che lo sappia. Potrebbe
credere che sia qualcun altro. E magari rimanerci male,
scoprendo che sono io”. Magari! Più di un bazooka! Credetemi. Ramos era completamente acefalo, andato, inutilizzabile, non era più buono neanche a fare zapping
con il telecomando! Qualcuno osò dire che stava addirittura guarendo dalla società contemporanea, non vedendolo più quelle sei, otto ore su internet in caccia di qualche concorso per scrittori in erba, in attesa di rassegnarsi al fatto che l’editoria era più vicina al mondo del wre-
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stling o del calcio, che a quello della letteratura. Eppure,
improvvisamente, dopo due settimane, Ramos si diede
una calmata. Ma solamente perché lei iniziò a catalogarlo come uno psicopatico. Era sfuggito al nostro Fabio
(non aveva ormai più nulla del vecchio, intrepido e poetico Ramos), tra le infinite possibilità di successo, che la
povera Elisa, Stefania, Francesca, Federica, Silvana, Antonella o qualcosa del genere, potesse imboccare la strada della “perseguitata”. Il sospetto si fece ingombrante
quando una sera, la terza, aspettando la chiusura del negozio, nel primo lampione sulla strada, la di lei, vedendolo, sembrò sobbalzare di paura e cambiò immediatamente direzione, per raggiungere le compagne sul marciapiede opposto. Nonostante questi vaghi, sfumati segnali d’insofferenza, riuscii a stento a convincerlo a non
seguirla a casa, pedinandola in piena notte. Fabio, non
poteva assolutamente credere di non essere riuscito a
trasferire quell’onda emotiva al suo oggetto del desiderio, ed ora, non solo se lo vedeva sfuggire sotto gli occhi
in preda allo spavento, ma addirittura s’affacciava
l’ipotesi che lei lo volesse evitare. O per mille fulmini e
saette! O per tutte le foche e le balene! O quale tragedia
si stava per consumare! Un amore, l’Amore che fabio aveva aspettato per tanti anni, cedendogli persino la maiuscola pur di poterlo omaggiare, stava per essere brutalmente pestato e schiacciato, come il più banale ed insulso dei mozziconi di sigaretta! Sì. Ebbene sì: capita
proprio così. Ma pure spesso, cioè, basta che chiedi un
po’ in giro, non è che devi leggere Romeo e Giulietta, pu-
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re al tabacchino sotto casa, lo sanno, che va così. Va così. E che ci posso fa’. Mica si può cambiare, quello fa così, da sempre, mica perché sei tu. Fabio negò i fatti. Non
si arrese, si prese una pausa, sì, ma era convinto che anche lei provasse qualcosa per lui. E in fondo gli si poteva
credere: ogni innamorato sa quel che si prova e non può
di certo venire dal nulla. La bellezza colpisce chi vuol essere colpito: vittima e carnefice. L’innamorato è percorso da uno stato di grazia, per cui in un solo istante vede
ciò che è stato, ciò che è e ciò che vuole diventare. Decide di regalare quella metamorfosi alla spettatrice più degna. E Fabio aveva scelto lei; per di più ora conosceva
bene il suo ruolo (vittima, direte voi, dimenticando il delirio d’onnipotenza, tipicamente maschile e l’orgoglio,
embrionale, che impediscono di accettare qualsiasi forma di sottomissione, persino quelle gradevoli e convenienti, al genere femminile): Fabio, ora, si sentiva il carnefice! Per nulla al mondo avrebbe abbandonato la sua
vittima. Così, in un lampo d’improbabile lucidità, provò
a cambiare strategia, cercando di fare breccia sul piano
professionale e intellettuale nel corpo murato della giovane donna: questo fu quello che avvenne alcuni giorni
dopo. “Ehm… scusami, starei cercando un film… una
cosa tipo… Follia d’amore, credo, di Altman, lo conosci?”, “Altman?” “Sì, ce lo avete?”, “Adesso ci guardo”. È
bastato chiedere il film giusto, non difficilissimo da trovare, che potesse anche contenere un messaggio, ma che
sicuramente non trovi subito in tutte le videoteche, qualcosa insomma che cercando un po’, perdendoci un po’ di
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