IL RICONOSCIMENTO DELLA PROFESSIONE BIBLIOTECARIA

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IL RICONOSCIMENTO DELLA PROFESSIONE BIBLIOTECARIA
IL RICONOSCIMENTO DELLA PROFESSIONE BIBLIOTECARIA
Stefano Parise 1
ABSTRACT
L'annosa questione del riconoscimento delle professioni culturali in Italia ha di recente conosciuto
un'accelerazione grazie all'approvazione, all'inizio del 2013, della legge che disciplina le
professioni non regolate da ordini professionali e all'inclusione di bibliotecari, archivisti,
conservatori museali, archeologi fra le professioni previste dal codice dei beni culturali, in virtù di
quanto disposto con un provvedimento del giugno 2014. Questi due eventi modificano il quadro di
riferimento per i bibliotecari italiani e segnano il punto di arrivo di un percorso che l'Associazione
Italiana Biblioteche ha intrapreso nella seconda metà degli anni Ottanta del secolo scorso. Le
tappe che hanno segnato formalmente questo cammino risalgono a oltre quindici anni fa, quando
l'AIB è pervenuta alla definizione del suo primo codice deontologico e successivamente alla
creazione dell'Albo Professionale dei Bibliotecari italiani, nel 1998. Nel contempo il nuovo
scenario costringe l'AIB a modificare profondamente gli assetti interni e la propria fisionomia
associativa. La relazione descrive le tappe principali di tale percorso e le finalità del lavoro svolto
dall'AIB.
La recente approvazione della legge che disciplina le professioni non ordinistiche in Italia segna il
punto di arrivo di un percorso che l'Associazione Italiana Biblioteche ha intrapreso nella seconda
metà degli anni Ottanta del secolo scorso e crea le condizioni per la realizzazione di un sogno
accarezzato da generazioni di bibliotecari italiani, quello del riconoscimento della loro professione.
Come spesso accade nel nostro paese, l'approdo normativo è l'esito piuttosto paradossale del
compromesso fra le sensibilità che si sono confrontate a lungo in Parlamento, quella che vede nel
regime bloccato degli ordini professionali una garanzia e quello che guarda al sistema aperto e
concorrenziale tipico dei sistemi anglosassoni e recepito dalla giurisprudenza Europea. La
liberalizzazione delle attività professionali, in Italia, ha sempre costituito un problema: basti pensare
al Codice dei Beni culturali, che riconosce (e regolamenta l'accesso a) la sola professione di
restauratore mentre non cita i bibliotecari, gli archivisti, i conservatori museali, gli archeologi e gli
atri professionisti del patrimonio culturale, come se gli obiettivi strategici della tutela e della
valorizzazione del patrimonio culturale della nazione fossero indipendenti dal riconoscimento del
ruolo di chi vi si dedica quotidianamente con competenza. Per ottenere il risultato di ottenere una
nuova legge ispirata a criteri europei ci si quindi è dovuti affidare a un percorso normativo nato per
recepire alcuni principi cardine della legislazione comunitaria, in primis quello della tutela del
consumatore, e a un approccio che mira a valorizzare il ruolo delle associazioni rappresentative dei
professionisti impegnati negli ambiti di attività più diversificati.
Le tappe che hanno segnato formalmente questo cammino risalgono a oltre quindici anni fa, quando
l'AIB è pervenuta alla definizione del suo primo codice deontologico 2. Approvato nel 1997 assieme
al codice di comportamento 3 e al codice di disciplina 4, esso fissa doveri verso l'utente, verso la
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2
3
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Stefano Parise, direttore del Settore Biblioteche del Comune di Milano (IT), già presidente AIB nel 2011-2014.
http://www.aib.it/chi-siamo/statuto-e-regolamenti/codice-deontologico/
http://www.aib.it/chi-siamo/statuto-e-regolamenti/codice-di-comportamento/
http://www.aib.it/aib/cen/disreg.htm. Dal primo dicembre 2012 il codice di disciplina è stato sostituito dal
Regolamento di funzionamento del Collegio dei probiviri, approvato dal Comitato esecutivo nazionale nella seduta
professione (dovere di aggiornamento), verso i documenti e le informazioni (dovere di imparzialità,
correttezza). I tre documenti rappresentavano altrettanti tasselli da inserire nel quadro normativo
dell'Associazione, considerati già allora necessari per porla al passo con le esigenze del
riconoscimento della professione e della creazione dell'Albo Professionale dei Bibliotecari italiani.
Quest'ultimo fu istituito dall'Assemblea generale dei soci a Genova il 29 maggio 1998, ispirandosi
alle direttive europee sul riconoscimento delle qualificazioni professionali (a partire dalla
89/48/EEC del 1988) e all'esperienza della Library Association britannica, una delle associazioni
espressamente elencate nella direttiva europea.
I requisiti per l'iscrizione, vagliati da una commissione permanente, comprendevano il titolo di
studio universitario specifico, non inferiore alla laurea, e l'esperienza professionale, non inferiore a
tre anni. La vita dell'Albo si è estesa per oltre dodici anni ed ha registrato complessivamente 650
iscrizioni 5.
Un altro passo fondamentale è rappresentato dall'adesione al CoLAP 6, avvenuta nel 2001. Questo
coordinamento interassociativo ha svolto per oltre un decennio un'azione finalizzata al
riconoscimento giuridico delle attività professionali non regolate da ordini o collegi al fine di creare
in Italia un sistema duale moderno e flessibile, nel quale gli ordini mantengono compiti di controllo
sulle attività connesse ad interessi costituzionalmente garantiti mentre le associazioni professionali
garantiscono la qualità delle prestazioni dei loro associati secondo un approccio fondato
sull'attestazione delle competenze, secondo gli indirizzi della normativa comunitaria. L'adesione al
Colap ha avuto il significato di orientare gli interessi e le strategie dell’AIB in materia di
professione verso orizzonti assai più ampi di quelli entro i quali essa si era mossa fino ad allora,
innestando un processo che ha portato alla presa di coscienza di un orizzonte problematico comune
a molti altri professionisti.
Il primo segnale di una modifica del quadro normativo nazionale nel senso auspicato dal Colap è
venuto dall'approvazione del D.Lgs. 206/2007 7, che ha previsto la possibilità per le associazioni
professionali rappresentative a livello nazionale e iscritte presso un registro tenuto dal Ministero
della Giustizia di partecipare alle conferenze di servizi indette dalle autorità competenti per la
definizione di modelli di qualifiche professionali standard. L'iscrizione a tale registro è regolata
dall'art. 26 comma 3 e prevede, fra i requisiti, la presenza di uno statuto che definisca le attività
professionali cui ci si riferisce e i titoli professionali o di studi necessari per farne parte, la tenuta di
un elenco degli iscritti aggiornato annualmente, un sistema deontologico che preveda sanzioni,
l'obbligo della formazione permanente e la presenza dell'associazione su tutto il territorio nazionale.
L'AIB ha ottenuto il 7 gennaio 2013 l'annotazione nell'elenco ministeriale, unica associazione del
comparto culturale fra le 43 fino ad ora riconosciute.
La ricerca di conformità alle previsioni del D. Lgs. 206/2007 ha richiesto una profonda revisione
dello Statuto associativo, protrattasi sino alla fine del 2010, ed ha condotto sia alla sostituzione
dell'Albo professionale italiano dei bibliotecari con un "Elenco degli Associati" aggiornato
annualmente. La riforma dello statuto mirava a modellare un’associazione “rappresentativa” della
professione bibliotecaria, con al primo posto compiti e attività finalizzati all'affermazione,
accrescimento e tutela della dignità e della specificità della professione del bibliotecario, ma anche
del 23-24 novembre 2007.
5
L'Albo è stato abolito il 4.11.2010, a seguito dell'entrata in vigore dell'attuale Statuto.
6 Coordinamento Libere Attività Professionali, http://www.colap.it. Il CoLAP raccoglie attualmente oltre
duecentoventi libere Associazioni professionali con circa 300.000 iscritti.
7 Decreto Legislativo 9 novembre 2007, n. 206, “Attuazione della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento
delle qualifiche professionali, nonché della direttiva 2006/100/CE che adegua determinate direttive sulla libera
circolazione delle persone a seguito dell'adesione di Bulgaria e Romania”.
attenta e vigile sui doveri di chi è professionalmente impegnato in campo bibliotecario.
L'adeguamento delle procedure interne alla luce del nuovo dettato statutario, tuttavia, ha segnato il
passo sino al 14 gennaio 2013, quando l'approvazione della Legge 4 8 ha imposto un'accelerazione
ai processi di cambiamento: essa prevede che i professionisti possano costituire associazioni con il
fine di valorizzare le competenze degli associati e diffondere il rispetto delle regole deontologiche,
promuovendo la formazione permanente degli iscritti, e rimanda ad apposita normativa tecnica UNI
la definizione dei principi e criteri generali che disciplinano l'esercizio auto-regolamentato della
singola attività professionale e ne assicurano la qualificazione.
Le tappe fondamentali per l'adeguamento delle regole di funzionamento dell'AIB alla Legge 4/2013
sono rappresentate dall'approvazione del nuovo Regolamento delle Iscrizioni e dalla partecipazione
diretta al Gruppo di Lavoro che ha iniziato a scrivere la Norma tecnica UNI sulla professione del
bibliotecario 9.
Il nuovo regolamento di iscrizione 10 disciplina, ai sensi dell’art. 3 dello Statuto, l’iscrizione all’AIB
in qualità di Associato e fissa le modalità di costituzione e aggiornamento dell’Elenco degli
Associati. In particolare il Regolamento definisce l'oggetto della professione bibliotecaria, i titoli di
studio e i requisiti professionali necessari per ottenere la qualifica di Associato, i tempi e le modalità
per l’invio della richiesta di iscrizione e per la verifica quinquennale del possesso dei requisiti di
qualificazione professionale, la durata, il funzionamento e l’organizzazione della Commissione di
certificazione (ovvero l'organismo che la Legge 4/2013 definisce “Commissione di attestazione”) e
le modalità per il rilascio dell’attestazione di cui all’art. 7, comma 1 della Legge 14 gennaio 2013.
La Norma tecnica UNI definisce e specifica i requisiti relativi all'attività professionale del
bibliotecario in termini di conoscenza, abilità e competenza, in conformità al Quadro europeo delle
qualifiche 11. Le attività descritte riguardano gli aspetti tecnici, amministrativi, culturali e scientifici
correlati alla gestione di una biblioteca, senza entrare nel merito delle specificità di singole
mansioni o tipologie di biblioteca.
I prossimi adempimenti, necessari per gestire compiutamente il processo di adeguamento dell'AIB
al nuovo contesto delineato dalla Legge 4/2013 riguardano:
la nomina della Commissione di attestazione, che dovrà deliberare sulle richieste di iscrizione
o di conferma dell’iscrizione a seguito di verifica quinquennale, provvedere alla tenuta e
all’aggiornamento annuale dell’Elenco degli Associati, esprimere pareri consultivi e formulare
indicazioni relative all’adeguamento dei requisiti di qualificazione professionale indicati dall’AIB;

l'approvazione del regolamento interno per la formazione continua, che in base alla Legge
4/2013 e all'art. 9 dello Statuto AIB costituisce un dovere per ogni associato e dovrà essere
puntualmente documentata: a tal fine, sul modello di quanto già avviene per alcuni ordini
professionali, il regolamento definirà le caratteristiche quantitative e qualitative delle attività
formative da espletare con continuità e determinerà i criteri e le modalità per l’eventuale calcolo dei
crediti formativi corrispondenti;

l'adeguamento del codice deontologico;
8 Legge 14 gennaio 2013 , n. 4 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate”.
9 Commissione Documentazione e informazione, Gruppo di lavoro 7, Attività professionali non regolamentate.
Progetto U30000730 “Figura professionale del bibliotecario”
<http://www.uni.com/index.php?option=com_content&view=article&id=2545:attivita-professionali-conoscenzeabilita-e-competenze-del-bibliotecario&catid=111:generale&Itemid=546>.
10 <http://www.aib.it/chi-siamo/statuto-e-regolamenti/regolamento-iscrizioni/>. Approvato dall'Assemblea Generale
degli associati AIB il 29 novembre 2013.
11 European Qualifications framework ‐ EQF <http://ec.europa.eu/education/lifelong-learning-policy/eqf_en.htm >

la creazione di uno sportello di riferimento per il consumatore, ai sensi dell'art. 2 comma 4
della Legge 4, presso il quale i committenti delle prestazioni professionali possano rivolgersi in
caso di contenzioso con i singoli professionisti, ai sensi dell'art. 27-ter del Codice del consumo
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, nonché ottenere informazioni relative all'attività professionale in generale e agli standard
qualitativi definiti dall'AIB e ai quali gli iscritti dovranno ottemperare.
Al termine di questo iter sarà possibile iscriversi all'apposito registro delle associazioni pubblicato
dal Ministero dello Sviluppo Economico nel proprio sito internet.
Si tratta di un cammino impegnativo, che sta determinando un cambiamento profondo negli assetti
interni e nella fisionomia associativa: l'AIB dei professionisti non sarà più una compagine che si
raccoglie attorno a obiettivi di natura ideale – dare voce al ruolo delle biblioteche come volano la
crescita culturale e sociale del Paese – ma un'associazione con connotazioni di stretta difesa e
promozione professionale. Il percorso non è piano e anzi il sentiero appare lastricato di insidie: la
definizione di precisi requisiti per l'accesso prefigura una associazione di tipo non inclusivo ed
espone al rischio di una perdita di iscrizioni, sia da parte di chi non si rassegnerà alla perdita della
vecchia identità associativa, sia di chi non potrà aderire alla nuova per carenza di requisiti, sia infine
di coloro che non vi si riconosceranno per il motivo opposto (l'inadeguatezza dei requisiti rispetto
all'autopercezione di sé come professionista).
Un'associazione professionale che si pretende “rappresentativa” a livello nazionale deve
rappresentare una quota significativa dei professionisti del settore. La via per evitare la dispersione
dei bibliotecari italiani è, a mio avviso, una sola: rendere cogente il possesso dei requisiti di
qualificazione professionale definiti dall'AIB per l’esercizio del lavoro in biblioteca. Questo, nei
rispettivi settori, è il vero risultato storico che dovrebbe vedere unite tutte le associazioni del
comparto culturale, capace di legare preparazione professionale, competenza e garanzia di qualità
nella gestione degli istituti culturali e nei servizi per i cittadini.
12 Decreto Legislativo 6 settembre 2005, n. 206.