Obiettivo miniescavatore

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Obiettivo miniescavatore
inchiesta
MECCANIZZAZIONE
Arianna Ravagli
Miniescavatori
al lavoro: i primi
modelli giunsero
in Italia nel corso
degli anni ’80.
Obiettivo
miniescavatore
L’avvento del miniescavatore
ha rivoluzionato i metodi
per la preparazione di buche
d’impianto e altre operazioni
del verde professionale.
Un unico operatore svolge
così la stessa mole di lavoro
per la quale era necessaria
un’intera squadra di manovali
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rogettato e realizzato per la prima
volta in Giappone, il miniescavatore
fu introdotto in Italia negli anni ’80.
Le sue dimensioni ridotte suscitarono inizialmente un certo scetticismo sul mercato,
sensazione che si tramutò rapidamente in
piacevole sorpresa, quando ci si rese conto
delle reali prestazioni di queste “macchinette”: un modello da 50 q era già in grado di
sostituire un’intera squadra di manovali,
svolgendo con un unico operatore la medesima mole di lavoro. La cingolatura lo rendeva inarrestabile su qualsiasi terreno, benna
e lama frontale stabilizzatrice consentivano
P
uno scavo preciso e un reinterro senza fatica.
I primi escavatori prodotti in Italia si caratterizzavano per i comandi meccanici e
l’aspetto spartano: le cofanature in lamiera
avevano infatti il solo compito di proteggere la componentistica dalle intemperie.
I servocomandi sarebbero stato introdotti
solo nel corso degli anni ’90, raggiungendo
nel tempo forme sempre più sofisticate che,
unite a un design moderno e accattivante,
avrebbero progressivamente avvicinato la
macchina ai modelli odierni, che sono solitamente provvisti di comandi idraulici a
partire da 1,5 t di carico operativo.
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Testo di Diego Dehò, redazione di ACER
inchiesta
Archivio JCB
Archivio Hinowa
MECCANIZZAZIONE
Da sinistra, miniescavatore equipaggiato con testata decespugliatrice e un modello con cabina al lavoro nel verde cimiteriale.
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Micro e miniescavatori
Con la denominazione miniescavatore si
indicano macchine cingolate, progettate per
eseguire principalmente operazioni di scavo,
con peso operativo fino a 5-6 tonnellate, limite sopra il quale si incomincia a parlare di
midi (e poi maxi) escavatori.
All’interno di questa fascia, esiste una suddivisione tra microescavatori e miniescavatori
veri e propri. Il confine è idealmente tracciato
dalla normativa CE della Direttiva Macchine,
che detta le linee di sviluppo e rende obbligatorio, sulle macchine che eccedono il limite di
1,5 t di peso, l’equipaggiamento con un tettuccio o una cabina per la sicurezza dell’operatore in caso di ribaltamento.
Il microescavatore, al di sotto di 1,5 t, ha
comandi meccanici e, montando sull’abitacolo un semplice arco protettivo (rollbar), è
la macchina ideale per operare in spazi ristretti o di difficile accesso. Passa comodamente
attraverso porte, è adatto per lavorare nelle
serre, in luoghi bassi o di limitata estensione.
Una più ampia fetta di mercato interessa i
miniescavatori veri e propri, con peso operativo a partire da 1,5 t. I comandi sono idraulici, obbligatoria la struttura protettiva, costituita da un tettuccio sorretto da quattro
montanti o da cabina, entrambi con omologazione Tops (Tipping over protection
system) e cintura di sicurezza. Opzionale
risulta invece il sistema Fogs (Falling object
guard system o structure) contro la caduta di
oggetti, sorta di lamiera aggiuntiva, applicabile sul tettuccio/cabina, che il costruttore
è tenuto a fornire insieme alla macchina, ma
che il cliente può decidere se montare o
meno, in base alle sue esigenze operative.
In Italia, la stragrande maggioranza dei
miniescavatori viene fornita con tettuccio,
che assicura comunque una protezione all’operatore in caso di ribaltamento. La versione
cabinata, con riscaldamento e, su richiesta,
aria condizionata, è solitamente limitata alle
macchine che lavorano in montagna e devo-
no difendere l’operatore da freddo e intemperie; ha maggiore diffusione, per esempio,
nei Paesi anglosassoni. La normativa di sicurezza prevede anche disposizioni antinquinamento, fissando i livelli massimi di rumorosità, emissioni e vibrazioni, che le aziende
costruttrici sono tenute a rispettare.
L’impiego e le attrezzature
nel verde professionale
La dotazione standard del miniescavatore
prevede una benna, applicata al braccio, per
attività di scavo, e una lama frontale per il
reinterro. Mobilità e aderenza al suolo sono
assicurate dai cingoli intercambiabili, in
gomma o acciaio: la prima opzione consente
di limitare i danni al terreno sul quale si opera.
Soprattutto sui modelli più piccoli, la
maggior parte delle operazioni viene svolta con
benne di vario tipo e dimensione.
Nel settore del verde professionale, le attività più comuni per le quali vengono impiegate sono la preparazione del terreno, lo spietramento, gli scavi per la messa a dimora di piante, impianti d’irrigazione e d’illuminazione.
La versatilità del miniescavatore consente,
soprattutto sui modelli più pesanti, l’equipaggiamento con alcune attrezzature specifiche, per svolgere operazioni particolari.
Questi accessori, che si devono sposare
con il carico operativo e la potenza della
macchina, sono principalmente i decespugliatori, le trivelle e le pinze.
Il decespugliatore consente il taglio di
arbusti ed erba anche su terreni in pendenza,
per esempio su scarpate o sulla riva di fossati, con la trivella elicoidale si eseguono scavi
per palificazioni e uscite per l’irrigazione.
Le pinze vengono invece impiegate per la
posa di cordoli, per esempio nella realizzazione di marciapiedi, e per la movimentazione di tronchi di dimensioni ridotte.
Limitato invece l’utilizzo di martelli demolitori, poco comune nel verde professionale
e diffuso soprattutto nel settore edilizio.
In cabina di regia
Cuore pulsante del miniescavatore è la
postazione dell’operatore, dove sono alloggiati i comandi, standardizzati ISO, che
controllano le funzionalità della macchina.
Due joystick idraulici posizionati sui braccioli consentono la rotazione della cabina e i
movimenti sul braccio, quindi l’apertura e la
chiusura della benna e il sollevamento del
dipper (l’avambraccio sul quale è montata la
benna). Due leve, una per cingolo, permettono
la traslazione della macchina avanti e indietro,
mentre una terza, non necessariamente servocomandata, gestisce la lama frontale. Al pedale che regola l’utilizzo dell’attrezzatura ausiliaria se ne aggiunge un secondo per il brandeggio del braccio, che può variare a seconda
dei modelli: indipendente su alcune macchine,
su altre è accorpato al pedale per l’ausiliario,
su altre ancora è sostituito da un pulsante.
Lo sviluppo
Lo sviluppo dei miniescavatori ha portato
alla progettazione e alla costruzione di
modelli a raggio zero (Zts, Zero tail swing).
Punto di forza di queste macchine è la capacità, una volta in loco, di operare su un arco
di quasi 360°. La torretta sulla quale è applicato il braccio rimane infatti interamente
compresa nell’ingombro del cingolo, consentendo una rotazione praticamente completa,
ideale per chi deve lavorare in spazi ristretti.
Questo vantaggio comporta però dei sacrifici a livello di prestazioni. Per ottenere il
raggio zero è necessaria l’eliminazione dello
sbalzo posteriore, un contrappeso con funzione di zavorra, e l’allargamento della cingolatura. Le conseguenze più evidenti sono una
riduzione delle capacità di sollevamento e
della compattezza della macchina.
Una caratteristica fondamentale nella
progettazione di nuovi miniescavatori è senza
dubbio l’elevato tasso di controllabilità. L’unione di potenza e precisione è infatti un elemento irrinunciabile in una macchina che vuole
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MECCANIZZAZIONE
sostituire l’operato umano dal punto di vista
non solo quantitativo ma anche qualitativo.
La parola all’operatore
Il trasporto
Pasquale Gervasini impiega i miniescavatori da circa vent’anni e ci
spiega come hanno cambiato il modo di lavorare della sua azienda
Differentemente dai grossi escavatori,
spesso provvisti di gommatura pneumatica
perché omologati per circolare su strada, i
miniescavatori montano esclusivamente
cingoli. Il trasporto in cantiere non può quindi avvenire in maniera indipendente, ma
richiede l’utilizzo di macchine dedicate.
L’impiego di autocarri fino a 35 q, il limite
consentito per i possessori di patente B, risulta possibile solo per i modelli più piccoli,
mentre i miniescavatori da 1,5 t risultano già
fuori peso. C’è in questo caso l’esigenza di
ricorrere al trasporto su rimorchio, effettuato
da autista provvisto di patente C (nel Regno
Unito è sufficiente la B). Pur trattandosi certamente di una situazione problematica, la grande offerta di miniescavatori sul mercato lascia
la libertà di scegliere il modello più adatto
anche in base alle esigenze di trasporto.
In conclusione, il miniescavatore ha creato un nuovo grande mercato, contribuendo
alla nascita di attività di noleggio e di controterzismo. Il commercio di queste macchine
è in continua crescita e fa registrare ogni
anno migliaia di unità vendute.
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asquale Gervasini è il titolare dell’azienda che porta il suo nome e che si
occupa di progettazione e realizzazione di giardini, di verde attrezzato e sportivo, di
opere di ripristino e recupero ambientale.
Gli abbiamo chiesto che importanza ricopre il
miniescavatore per l’attività della Floricoltura Gervasini, fondata a Varese cento anni fa.
Il miniescavatore ha cambiato anche
la vostra organizzazione aziendale?
Naturalmente abbiamo dovuto formare
una certa quantità di personale
all’impiego di questo tipo di macchina,
per garantire una buona intercambiabilità
nel ruolo di operatore, necessaria nel
momento in cui il miniescavatore si è
rivelato per noi strumento fondamentale.
C’è stato comunque un graduale cambio
della guardia, la “vecchia” manodopera,
con anni di vanga e badile alle spalle,
ha lasciato spazio alle nuove leve in
grado di utilizzare queste macchine.
Tengo però a sottolineare un fatto per
noi importantissimo, cioè che tutto ciò
non ha comportato alcuna riduzione di
organico, c’è stato semmai un incremento
della mole di lavoro: con il miniescavatore
possiamo eseguire più lavori più in fretta.
P
Quando avete incominciato
a utilizzare i miniescavatori?
Come azienda siamo favorevoli da
sempre alla meccanizzazione di tutte le
lavorazioni, perché siamo convinti le
renda più rapide, meno costose, meno
pesanti e più sicure per l’operatore.
Per questo motivo, quando i primi
miniescavatori sono stati disponibili
sul mercato, non abbiamo esitato,
iniziando immediatamente a impiegarli.
Il cambiamento è stato automatico, se
non ricordo male era la fine degli anni ’80.
Si ringraziano per la collaborazione Carlo Biella, product manager Compact line di JCB Italia, e
Dante Fracca, titolare di Hinowa.
Quanti miniescavatori possedete?
Complessivamente, la nostra gamma è
composta da tre miniescavatori, due da
1,5 t e uno da 2,8 t e a raggio zero, ai
quali si aggiunge un escavatore di grosse
dimensioni. Queste sono le macchine di
nostra proprietà, ma in caso di necessità
facciamo anche ricorso al noleggio, una
pratica diffusissima e in continua crescita.
Come questa macchina ha cambiato
il vostro modo di lavorare?
In maniera radicale. Prima, gli alberi si
piantavano manualmente, con la vanga
e il badile, e per scavare una buca
d’impianto erano necessari più manovali.
Dall’avvento del miniescavatore, è
sufficiente un solo operatore e una
macchina, con un notevole risparmio di
tempo, fatica, costi e un incremento della
produttività. Non piantiamo più un
cespuglio a mano ormai da tanti anni.
Abstract
Focus on the mini excavator
Since the 80s, the arrival of the tracked
mini excavator has changed the working
methods of professional green experts,
enabling an individual operator to quickly do
jobs that had previously required several
workers, such as digging pits for planting
trees and for irrigation systems. Besides the
usual equipment with a bucket, it features
options such as drill and bush-cutter: it comes
in various weights and the micro version
ensures access for working in small areas.
Con che attrezzature e per quali
operazioni li utilizzate?
Soprattutto con benne di diversa
sezione, per i classici lavori di scavo.
Ricorriamo però anche all’impiego della
trivella, per i buchi d’impianto di alberi e
per realizzare palizzate, di legno naturale
e in opere di ingegneria naturalistica.
A sinistra, un miniescavatore impegnato
nel movimento terra. Sotto, le dimensioni
ridotte del microescavatore lo rendono
ideale per operare in spazi ristretti.
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Archivio Yanmar
Archivio Bobcat
Come avviene il trasporto?
I miniescavatori di nostra proprietà
eccedono il limite di carico consentito sui
mezzi da 35 quintali. Il problema però
non sussiste, perché la nostra gamma
comprende diversi tipi di autocarro, dal
leggero al pesante e al molto pesante.
Questa disponibilità ci permette di
trasportarli senza mai uscire di peso,
anche perché le multe sono salatissime.
Come vi difendete dai furti
delle macchine in cantiere?
Nel caso di lavori che si protraggono
più giorni, preferiamo portarle a casa, a
meno che non si tratti di cantieri ben
sorvegliati e davvero sicuri. Ricondurle
in azienda ogni sera è infatti l’unico
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modo certo per difendersi dai furti.