Obiettivo miniescavatore
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Obiettivo miniescavatore
inchiesta MECCANIZZAZIONE Arianna Ravagli Miniescavatori al lavoro: i primi modelli giunsero in Italia nel corso degli anni ’80. Obiettivo miniescavatore L’avvento del miniescavatore ha rivoluzionato i metodi per la preparazione di buche d’impianto e altre operazioni del verde professionale. Un unico operatore svolge così la stessa mole di lavoro per la quale era necessaria un’intera squadra di manovali 65 • ACER 3/2007 rogettato e realizzato per la prima volta in Giappone, il miniescavatore fu introdotto in Italia negli anni ’80. Le sue dimensioni ridotte suscitarono inizialmente un certo scetticismo sul mercato, sensazione che si tramutò rapidamente in piacevole sorpresa, quando ci si rese conto delle reali prestazioni di queste “macchinette”: un modello da 50 q era già in grado di sostituire un’intera squadra di manovali, svolgendo con un unico operatore la medesima mole di lavoro. La cingolatura lo rendeva inarrestabile su qualsiasi terreno, benna e lama frontale stabilizzatrice consentivano P uno scavo preciso e un reinterro senza fatica. I primi escavatori prodotti in Italia si caratterizzavano per i comandi meccanici e l’aspetto spartano: le cofanature in lamiera avevano infatti il solo compito di proteggere la componentistica dalle intemperie. I servocomandi sarebbero stato introdotti solo nel corso degli anni ’90, raggiungendo nel tempo forme sempre più sofisticate che, unite a un design moderno e accattivante, avrebbero progressivamente avvicinato la macchina ai modelli odierni, che sono solitamente provvisti di comandi idraulici a partire da 1,5 t di carico operativo. ▼ Testo di Diego Dehò, redazione di ACER inchiesta Archivio JCB Archivio Hinowa MECCANIZZAZIONE Da sinistra, miniescavatore equipaggiato con testata decespugliatrice e un modello con cabina al lavoro nel verde cimiteriale. ▼ Micro e miniescavatori Con la denominazione miniescavatore si indicano macchine cingolate, progettate per eseguire principalmente operazioni di scavo, con peso operativo fino a 5-6 tonnellate, limite sopra il quale si incomincia a parlare di midi (e poi maxi) escavatori. All’interno di questa fascia, esiste una suddivisione tra microescavatori e miniescavatori veri e propri. Il confine è idealmente tracciato dalla normativa CE della Direttiva Macchine, che detta le linee di sviluppo e rende obbligatorio, sulle macchine che eccedono il limite di 1,5 t di peso, l’equipaggiamento con un tettuccio o una cabina per la sicurezza dell’operatore in caso di ribaltamento. Il microescavatore, al di sotto di 1,5 t, ha comandi meccanici e, montando sull’abitacolo un semplice arco protettivo (rollbar), è la macchina ideale per operare in spazi ristretti o di difficile accesso. Passa comodamente attraverso porte, è adatto per lavorare nelle serre, in luoghi bassi o di limitata estensione. Una più ampia fetta di mercato interessa i miniescavatori veri e propri, con peso operativo a partire da 1,5 t. I comandi sono idraulici, obbligatoria la struttura protettiva, costituita da un tettuccio sorretto da quattro montanti o da cabina, entrambi con omologazione Tops (Tipping over protection system) e cintura di sicurezza. Opzionale risulta invece il sistema Fogs (Falling object guard system o structure) contro la caduta di oggetti, sorta di lamiera aggiuntiva, applicabile sul tettuccio/cabina, che il costruttore è tenuto a fornire insieme alla macchina, ma che il cliente può decidere se montare o meno, in base alle sue esigenze operative. In Italia, la stragrande maggioranza dei miniescavatori viene fornita con tettuccio, che assicura comunque una protezione all’operatore in caso di ribaltamento. La versione cabinata, con riscaldamento e, su richiesta, aria condizionata, è solitamente limitata alle macchine che lavorano in montagna e devo- no difendere l’operatore da freddo e intemperie; ha maggiore diffusione, per esempio, nei Paesi anglosassoni. La normativa di sicurezza prevede anche disposizioni antinquinamento, fissando i livelli massimi di rumorosità, emissioni e vibrazioni, che le aziende costruttrici sono tenute a rispettare. L’impiego e le attrezzature nel verde professionale La dotazione standard del miniescavatore prevede una benna, applicata al braccio, per attività di scavo, e una lama frontale per il reinterro. Mobilità e aderenza al suolo sono assicurate dai cingoli intercambiabili, in gomma o acciaio: la prima opzione consente di limitare i danni al terreno sul quale si opera. Soprattutto sui modelli più piccoli, la maggior parte delle operazioni viene svolta con benne di vario tipo e dimensione. Nel settore del verde professionale, le attività più comuni per le quali vengono impiegate sono la preparazione del terreno, lo spietramento, gli scavi per la messa a dimora di piante, impianti d’irrigazione e d’illuminazione. La versatilità del miniescavatore consente, soprattutto sui modelli più pesanti, l’equipaggiamento con alcune attrezzature specifiche, per svolgere operazioni particolari. Questi accessori, che si devono sposare con il carico operativo e la potenza della macchina, sono principalmente i decespugliatori, le trivelle e le pinze. Il decespugliatore consente il taglio di arbusti ed erba anche su terreni in pendenza, per esempio su scarpate o sulla riva di fossati, con la trivella elicoidale si eseguono scavi per palificazioni e uscite per l’irrigazione. Le pinze vengono invece impiegate per la posa di cordoli, per esempio nella realizzazione di marciapiedi, e per la movimentazione di tronchi di dimensioni ridotte. Limitato invece l’utilizzo di martelli demolitori, poco comune nel verde professionale e diffuso soprattutto nel settore edilizio. In cabina di regia Cuore pulsante del miniescavatore è la postazione dell’operatore, dove sono alloggiati i comandi, standardizzati ISO, che controllano le funzionalità della macchina. Due joystick idraulici posizionati sui braccioli consentono la rotazione della cabina e i movimenti sul braccio, quindi l’apertura e la chiusura della benna e il sollevamento del dipper (l’avambraccio sul quale è montata la benna). Due leve, una per cingolo, permettono la traslazione della macchina avanti e indietro, mentre una terza, non necessariamente servocomandata, gestisce la lama frontale. Al pedale che regola l’utilizzo dell’attrezzatura ausiliaria se ne aggiunge un secondo per il brandeggio del braccio, che può variare a seconda dei modelli: indipendente su alcune macchine, su altre è accorpato al pedale per l’ausiliario, su altre ancora è sostituito da un pulsante. Lo sviluppo Lo sviluppo dei miniescavatori ha portato alla progettazione e alla costruzione di modelli a raggio zero (Zts, Zero tail swing). Punto di forza di queste macchine è la capacità, una volta in loco, di operare su un arco di quasi 360°. La torretta sulla quale è applicato il braccio rimane infatti interamente compresa nell’ingombro del cingolo, consentendo una rotazione praticamente completa, ideale per chi deve lavorare in spazi ristretti. Questo vantaggio comporta però dei sacrifici a livello di prestazioni. Per ottenere il raggio zero è necessaria l’eliminazione dello sbalzo posteriore, un contrappeso con funzione di zavorra, e l’allargamento della cingolatura. Le conseguenze più evidenti sono una riduzione delle capacità di sollevamento e della compattezza della macchina. Una caratteristica fondamentale nella progettazione di nuovi miniescavatori è senza dubbio l’elevato tasso di controllabilità. L’unione di potenza e precisione è infatti un elemento irrinunciabile in una macchina che vuole ACER 3/2007 • 66 inchiesta MECCANIZZAZIONE sostituire l’operato umano dal punto di vista non solo quantitativo ma anche qualitativo. La parola all’operatore Il trasporto Pasquale Gervasini impiega i miniescavatori da circa vent’anni e ci spiega come hanno cambiato il modo di lavorare della sua azienda Differentemente dai grossi escavatori, spesso provvisti di gommatura pneumatica perché omologati per circolare su strada, i miniescavatori montano esclusivamente cingoli. Il trasporto in cantiere non può quindi avvenire in maniera indipendente, ma richiede l’utilizzo di macchine dedicate. L’impiego di autocarri fino a 35 q, il limite consentito per i possessori di patente B, risulta possibile solo per i modelli più piccoli, mentre i miniescavatori da 1,5 t risultano già fuori peso. C’è in questo caso l’esigenza di ricorrere al trasporto su rimorchio, effettuato da autista provvisto di patente C (nel Regno Unito è sufficiente la B). Pur trattandosi certamente di una situazione problematica, la grande offerta di miniescavatori sul mercato lascia la libertà di scegliere il modello più adatto anche in base alle esigenze di trasporto. In conclusione, il miniescavatore ha creato un nuovo grande mercato, contribuendo alla nascita di attività di noleggio e di controterzismo. Il commercio di queste macchine è in continua crescita e fa registrare ogni anno migliaia di unità vendute. ■ asquale Gervasini è il titolare dell’azienda che porta il suo nome e che si occupa di progettazione e realizzazione di giardini, di verde attrezzato e sportivo, di opere di ripristino e recupero ambientale. Gli abbiamo chiesto che importanza ricopre il miniescavatore per l’attività della Floricoltura Gervasini, fondata a Varese cento anni fa. Il miniescavatore ha cambiato anche la vostra organizzazione aziendale? Naturalmente abbiamo dovuto formare una certa quantità di personale all’impiego di questo tipo di macchina, per garantire una buona intercambiabilità nel ruolo di operatore, necessaria nel momento in cui il miniescavatore si è rivelato per noi strumento fondamentale. C’è stato comunque un graduale cambio della guardia, la “vecchia” manodopera, con anni di vanga e badile alle spalle, ha lasciato spazio alle nuove leve in grado di utilizzare queste macchine. Tengo però a sottolineare un fatto per noi importantissimo, cioè che tutto ciò non ha comportato alcuna riduzione di organico, c’è stato semmai un incremento della mole di lavoro: con il miniescavatore possiamo eseguire più lavori più in fretta. P Quando avete incominciato a utilizzare i miniescavatori? Come azienda siamo favorevoli da sempre alla meccanizzazione di tutte le lavorazioni, perché siamo convinti le renda più rapide, meno costose, meno pesanti e più sicure per l’operatore. Per questo motivo, quando i primi miniescavatori sono stati disponibili sul mercato, non abbiamo esitato, iniziando immediatamente a impiegarli. Il cambiamento è stato automatico, se non ricordo male era la fine degli anni ’80. Si ringraziano per la collaborazione Carlo Biella, product manager Compact line di JCB Italia, e Dante Fracca, titolare di Hinowa. Quanti miniescavatori possedete? Complessivamente, la nostra gamma è composta da tre miniescavatori, due da 1,5 t e uno da 2,8 t e a raggio zero, ai quali si aggiunge un escavatore di grosse dimensioni. Queste sono le macchine di nostra proprietà, ma in caso di necessità facciamo anche ricorso al noleggio, una pratica diffusissima e in continua crescita. Come questa macchina ha cambiato il vostro modo di lavorare? In maniera radicale. Prima, gli alberi si piantavano manualmente, con la vanga e il badile, e per scavare una buca d’impianto erano necessari più manovali. Dall’avvento del miniescavatore, è sufficiente un solo operatore e una macchina, con un notevole risparmio di tempo, fatica, costi e un incremento della produttività. Non piantiamo più un cespuglio a mano ormai da tanti anni. Abstract Focus on the mini excavator Since the 80s, the arrival of the tracked mini excavator has changed the working methods of professional green experts, enabling an individual operator to quickly do jobs that had previously required several workers, such as digging pits for planting trees and for irrigation systems. Besides the usual equipment with a bucket, it features options such as drill and bush-cutter: it comes in various weights and the micro version ensures access for working in small areas. Con che attrezzature e per quali operazioni li utilizzate? Soprattutto con benne di diversa sezione, per i classici lavori di scavo. Ricorriamo però anche all’impiego della trivella, per i buchi d’impianto di alberi e per realizzare palizzate, di legno naturale e in opere di ingegneria naturalistica. A sinistra, un miniescavatore impegnato nel movimento terra. Sotto, le dimensioni ridotte del microescavatore lo rendono ideale per operare in spazi ristretti. 67 • ACER 3/2007 Archivio Yanmar Archivio Bobcat Come avviene il trasporto? I miniescavatori di nostra proprietà eccedono il limite di carico consentito sui mezzi da 35 quintali. Il problema però non sussiste, perché la nostra gamma comprende diversi tipi di autocarro, dal leggero al pesante e al molto pesante. Questa disponibilità ci permette di trasportarli senza mai uscire di peso, anche perché le multe sono salatissime. Come vi difendete dai furti delle macchine in cantiere? Nel caso di lavori che si protraggono più giorni, preferiamo portarle a casa, a meno che non si tratti di cantieri ben sorvegliati e davvero sicuri. Ricondurle in azienda ogni sera è infatti l’unico ■ modo certo per difendersi dai furti.