cultura - Ente dello Spettacolo
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gqbN9yT71l18lhZsb/f1I8vvaKM15LghU4Ay+Jcv+78= cultura >> PAG. 36 WOW! A Genova la scienza che diverte xte L’AVVOCATO DI FAMIGLIA: SE LA CASA È UN DIRITTO; IL TESTAMENTO; IL SUSSIDIO RUBRICHE >> 37 Alloisio e Martini: «Ecco il nostro amico Gaber» SPETTACOLI >> 37 Lo scrittore Claudel: il profumo della povertà CULTURA >> 37 IL SECOLO XIX SABATO 2 MARZO 2013 DA GIOVEDÌ NELLE SALE NUOVO CINEMA 8 MARZO Ragazze terribili, spose in fuga cuoche creative: così il grande schermo celebra le donne MICHELE ANSELMI VOGLIAMO CHIAMARLO “Nuovo cinema 8 marzo”? Non è unacoincidenzasegiovedìprossimo, alla vigilia della Festa della donna, escono ben cinque film in chiave di orgoglio femminile. Mutano registri, nazionalità e situazioni; e tuttavia, a mo’ di caleidoscopio sociologico, il mazzo di cine-mimose offre un campionario bizzarro di storie muliebri, in bilico tra rivolta e dignità, fuga e riscossa, scandalo e amicizia. I titoli? “La cuoca del presidente” del francese Christian Vincent, “Amiche da morire” dell’italiana Giorgia Farina, “Just Like A Woman” dell’algerino Rachid Bouchareb, “Ci vuole un gran fisico” dell’italiana Sophie Chiarello, “Spring Breakers - Una vacanza da sballo” dell’americano Harmony Korine. Non tutti sono belli, ma insieme frantumano il concetto, purtroppo ancora in voga tra i maschietti, di “sesso debole”. Infatti le donne in questione appaiono per nulla fragili o sottomesse, anche quando martellate dagli eventi, semmai pronte a farsi valere, con fantasia e grinta, persino sfoderando un’inattesa vocazione criminale. È il caso di “Spring Breakers”, giàaVenezia2012.Iltitolorimanda a una pratica in voga tra gli studenti yankee, le cosiddette vacanze di primavera, speso vissute in un clima di spasso/sballo dionisiaco, tra birre e droghe in quantità, sesso a gogò, nottate insonni e giornate al sole. Tutto senza freni. «Avevo un’immagine in testa: ragazze in bikini e passamontagna che rapinano la gente» spiritoseggiailregistaKorine.Dentroun’atmosfera survoltata e sensoriale, violentaeinsiemeglamour,sisrotolano le gesta scapestrate di quattro sexy-ragazze annoiate. Una delle quali incarnate, con gusto della provocazione, dalla ventenne Selena Gomez, sì, quella delle favole pop su Disney Channel. Poema pop o scemenza gasata? Dipende dai gusti. Più gradevole al palato risulta “La cuoca del presidente”, ispirato a una storia squisitamente francese. Sul finire degli anni Ottanta, una rinomata chef di origine contadina, Danièle Delpeuch, fu chiamata all’Eliseo daFrançoisMitterrandperchérivoluzionasse i menu presidenziali. Nel film il personaggio si chiama Hortense Laborie e l’attrice Catherine Frot è perfetta, per tempra, sensibilità e caratterizzazione fisica, nel restituire l’esperienza che l’impegnò per due anni in quelle cucine “reali”. «Unasaluteconservataconuna dieta troppo severa è una noiosa malattia» sostiene la cuoca, citando Montesquieu; ma il film usa ricetteeprelibatezzecome“Ilmanzo dei marinai del Rodano”, per parlare d’altro: delle logiche che governano le stanze del potere, dell’originalità vista come minaccia, del cibo come spunto per un confronto quasi filosofico sul sensodell’esistenza.InfattiHortense finirà col dimettersi per ritrovare sestessalavorandocomecuocasu un’isoletta dell’Oceano antartico. Fuggono, alla maniera di Thelma&Louisemasenzaesititragici, anche le trentenni di “Just Like a Woman”. L’algerino Bouchareb, dopo il controverso “Uomini senza legge”, l’ha girato in digitale tra Chicago e Santa Fe. Tenera storia “on the road” imperniata sull’amicizia tra la bionda wasp Sienna Miller e la mora musulmana Golshifeth Farahami. A cavallo di una Saab rossa decappottabile, le due giovani donne con la passione per la danza del ventre scappano dalle rispettive vite, col vento nei capelli e la voglia di non farsi più umiliare dai mariti. Locali malfamati, albe fiammeggianti, maschi brutali o pavidi, amabili indiani Navajo. Film di viaggio, debitore solo nel titolo alla canzone di Bob Dylan, “Just Like A Woman” sfodera un retrogusto amarognolo che bilancia le ingenuità dell’incontro multiculturale. A suo modo perfetto per l’8 marzo. Infine l’Italia, con due giovani A “RIGOLETTO” SPRING BREAKERS L’ex innocente Selena Gomez, star di Disney Channel, è fra le protagoniste del film di Harmony Korine. Qui è una studentessa che, assieme alle amiche, intende in modo piuttosto licenzioso le vacanze di primavera: fra sesso, droga, alcool e notti insonni, cercano di sconfiggere la noia commettendo reati di ogni sorta AMICHE DA MORIRE La regista italiana Giorgia Farina racconta la vita di tre amiche molto diverse fra loro: Claudia Gerini, Cristiana Capotondi e Sabrina Impacciatore interpretano rispettivamente una prostituta, una sposina perfetta e una classica bruttina. La missione del trio è mettere in atto un piano, quasi perfetto, per impadronirsi di un milione di euro JUST LIKE A WOMAN Ricorda da vicino “Thelma & Louise” la storia delle due amiche: la “wasp” interpretata da Sienna Miller e la mora musulmana che ha il volto di Golshifeth Farahami. Le due donne, insoddisfatte delle rispettive vite coniugali, scappano su una Saab decappottabile rossa. Ma la malinconia è in agguato... LA CUOCA DEL PRESIDENTE Una storia squisitamente francese, diretta da Christian Vincent. La protagonista è una chef rinomata, di origine contadina, interpretata da Catherine Frot. La donna viene assunta all’Eliseo e resterà a servizio del presidente Mitterand per due anni. Ma più che nelle cucine, il film è un viaggio nelle stanze del potere registe esordienti, Giorgia Farina e Sophie Chiarello, alle prese con toni da commedia. Del resto, l’imperativo del cinema tricolore è notoriamente uno: far ridere. Così in “Amiche da morire”, ambientatoinunaremotaisolasiciliana,laputtanaforestieraClaudia Gerini, la sposina perfetta Cristiana Capotondi e la bruttina porta-iella Sabrina Impacciatore siritrovanocomplicinell’allestire un piano (quasi) perfetto per impadronirsi di 1 milione di euro. Tra “La ragazza con la pistola” e “La signora omicidi”, il film gioca con gli stereotipi femminili all’insegna di una rivendicata amoralitànoir.MentreAngelaFinocchiaro, in “Ci vuole un gran fisico”, si 35 misura con la crisi del cinquant’anni, raccontando le traversie di una commessa di profumeria, Eva: divorziata, con mamma e figlia e carico, a un passo licenziamento. «Agli uomini si fa prima a dargliela che a spiegargliela» consiglia una collega disinibita. Lei però tentenna, anche se… © RIPRODUZIONE RISERVATA CARLO FELICE CAMBIOSCENA DA APPLAUSI RENATO TORTAROLO DA COSA si misura l’amore per un teatro, un parco, un posto dove si pensa alla cultura o semplicemente a divertirsi? Qualche volta da un imprevisto. Da un gioco, da una piccola magia come quella che ieri sera, alla prima di “Rigoletto”, ha svelato la complessa macchina spettacolare del teatro. Qualcosa che il pubblico non vede mai. Perché la finzione si regge sul trucco, sull’illusione. E se scopri il meccanismo, che trucco sarà mai? Invece giurano che far vedere cosa c’è dietro i fondali, come si muovono le scenografie, lasciando di stucco platea e galleria, era voluto. Tutto è successo nel primo atto, quando un cambio di scena si è svolto davanti a tutti senza sipario, facendo credere a molti, i più maliziosi, che si trattasse di una gaffe. Pochi minuti di stupore e parte invece l’applauso. Seguito da un perentorio «Viva il Carlo Felice!». Ma sarà stato davvero voluto? In teatro gongolano come ragazzini: sì, e comunque è stato un successo. Sì quella scenografia che scende nell’abisso delle fondamenta Nino Machaidze e quella pedana che avanza come una nave fantasma hanno divertito chi ama il Carlo Felice prima ancora della musica, dell’opera, del bel canto. Del resto, che senso avrebbe avuto tenere chiuso il sipario per cinque minuti? Così, in tempi di trasparenza, vedere com’è fatto questo benedetto posto che non ha mai pace, che continua a mettere uno contro l’altro, che non vede all’orizzonte anime di buona volontà con il borsellino aperto, è stato ben augurale. Qualcuno di voi forse ha visto “Anna Karenina” nelle sale cittadine, tutto giocato su sequenze che si animano all’interno di un teatro. Non se ne esce mai, il treno che stantuffa nella neve come il ballo o la corsa dei cavalli nascono e finiscono in un saliscendi di fondali e nei muscoli delle carrucole. Ma quello è ottimo cinema. Esclamare, invece, «viva il Carlo Felice» è un chiaro ammonimento a chi non ne ha a cuore la sopravvivenza. I conti in ordine sono sacrosanti ma la passione non va mai sottovalutata. Specie adesso. RIPRODUZIONERISERVATA