Personaggi: Un ragazzo Italo, 25 anni Egizio 52 anni, proprietario di

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Personaggi: Un ragazzo Italo, 25 anni Egizio 52 anni, proprietario di
Personaggi:
Un ragazzo Italo, 25 anni
Egizio 52 anni, proprietario di un negozio di orologeria.
Ci troviamo in un'orologeria. Uno di quei negozi che si vedono oramai
raramente, con ancora disposti in bell'ordine gli attrezzi che servono a
riparare i grandi orologi da parete, quegli antichi orologi che non hanno
mai smesso di scandire il tempo oscillando l'impeccabile pendolo, dando
voce al cucù allo scoccare di ogni ora. E orologi di questo tipo in giro,
oramai, ce ne sono ben pochi: alcuni di quelli rimasti si trovano proprio
sulla parete in fondo al negozio. Accanto agli orologi c'è un grande mobile
in legno, che arriva quasi fino al soffitto. Di fronte, il bancone del
negoziante, con una sedia posta al lato. Sulla sinistra della scena, un tavolo
da lavoro, dove sono disposti alcuni macchinari.
(Entra Italo. Egizio è al telefono, di schiena alla porta d' ingresso,
affaccendato a guardare degli ingranaggi che ha allineato sul tavolo da
lavoro. Sorride mentre parla. E' evidentemente di buon umore. Italo entra,
si guarda in giro, è abbastanza agitato. Si ferma a guardare il negozio, poi
si riavvicina alla porta d'ingresso.)
Egizio: (al telefono) Non ho ancora trovato. Come avevo detto, è un
orologio che non c'è più da anni. (breve pausa) Sì, credo che è ricordo
caro, magari di suo nonno? Sì sì, deve aspettare ancora un paio di giorni.
(breve pausa) Sì, bene, grazie, buon pomeriggio.
(Pausa, si gira verso il nuovo cliente appena entrato. Italo sta quasi per
andarsene.)
Egizio: Buongiorno.
Italo:(bisbiglia) Salve.
Egizio: Se ha problemi con il tempo, non posso aiutarlo. Ma se ha rotto
l'orologio, qui è il posto giusto. (Sorride)
(Italo è visivamente agitato)
Italo: Io avrei, dovrei .... (Respira affannosamente, poi tira un lungo
sospiro.Un attimo di pausa. Tira fuori la pistola dalla tasca del giubbotto
e la punta verso Egizio) Le mani ...sopra la testa!
Egizio: Ma cosa … cosa vuoi fare?
Italo: Chiudi quella bocca!
Egizio: Ma non … (con mezza voce) Aiuto!
Italo: Stai zitto, cazzo! Muoviti, chiudi,veloce!
Egizio: Ho pochissimi soldi, davvero, guarda. Prenditi tutto che vuoi!
Italo: Lascia stare i soldi. La porta! Chiudi la porta a chiave!
Egizio: Aiuto!!! Non farmi male ...
Italo: Chiudi, cazzo! Veloce!
Egizio: Non farmi male, ti prego, ho due figli, loro ...
Italo: Chiudi sta cazzo di bocca e sta cazzo di porta. (Egizio chiude
sbattendo la porta del negozio, è in ginocchio davanti alla porta). Alzati,
che così ti vedono! Su, alzati! Vieni qui (prende la sedia). Vieeeni!!!
(prende Egizio per un braccio e lo fa sedere sulla sedia) Ok, dunque,
adesso devi stare zitto, ok? Ho bisogno di un attimo di pace, (e
farneticando tra sé e sé..) ok calma, prendi fiato stai tranquillo è andata.
(Silenzio. Poi continua.) Non ci posso credere. Ce l'ho fatta! (ride) Dio,
che paura! Uhhh!!! (Continua a camminare su e giù, poi si ferma, riprende
a camminare, poi si siede per terra, si rialza, poi sul bancone, riscende,e
così via) Hai chiuso bene tutto? (va alla porta per controllare) Dove sono
le chiavi? (Egizio apre la mano, Italo gliele prende).Hai un cellulare? Ti
ho chiesto: hai un cellulare?!
(Egizio fa di sì con la testa)
Italo: Dammelo.(Egizio prende il cellulare dalla tasca e lo consegna)
Bene, bravo. Devi star tranquillo, ok? (guarda il cellulare, cerca di
spegnerlo ma non ci riesce, è troppo nervoso ) Come cazzo..! Come cazzo
si spegne? Non importa. (mette il cellulare in tasca) Non cercare di
chiamare aiuto, va bene? Non fare niente. Devi restare fermo e zitto, ok?
Sono agitato, non farmi fare cazzate.
(Va alla finestra del negozio, guarda fuori.)
Egizio: Cosa vuoi fare?
Italo: Ti ho appena detto di stare zitto. Conserva le parole per dopo, ti
serviranno.. (Lunga pausa. Qualcuno bussa alla porta del negozio. Egizio
accenna un urlo, Italo gli va vicino con la pistola) No. (aspettano in
silenzio. Dopo un po' la persona fuori dalla porta se ne va). Siediti!
Oppure faremo tutto più in fretta. (gli punta la pistola).Vuoi questo?
Egizio: No, ti prego!
Italo: Stai buono? (Egizio annuisce). Sicuro? (Abbassa la pistola.) Hai
paura di questo? (gli mette la pistola sotto al naso. Pausa).
Egizio: Cosa vuoi farmi? Perché ...?
Italo: Già con le domande esistenziali... pensavo stessi ancora supplicando
pietà.
Egizio: Per favore! (pausa) Quanto staremo qui?
Italo: Non molto, il tempo necessario. (si guarda attorno) Hai un orologio
per il "tempo necessario"? (Pausa) Ok, possiamo iniziare. (tira fuori dalla
tasca l'iphone. Lo sistema sul tavolo da lavoro utilizzandolo come una
videocamera. Ci maneggia un attimo, poi si gira). Ora ci dovrai fare...un
dono. Un dono molto fragile, (tra sé e sé) ineffabile direi. Però credimi,
avrà un potere enorme!
Egizio: Cosa sarebbe?
Italo: Parole..
Egizio: Parole?
Italo: Deve raccontarci la sua storia. Come quando ci si raccoglie attorno
al fuoco. Sai, come in quei film, tutti seduti a terra, in mezzo al deserto o
in una radura nel bosco
(Egizio rimane in silenzio, abbassa la testa)
Se ti è più utile può immaginare il fuoco..Ecco (impugna la pistola..)
mettiamo che il fuoco sia questo. (gli punta la pistola)
Egizio: Noooo... ti pregooo... no! I miei figli, il mio negozio... Loro
vengono qui a cercarmi, ti scopriranno. Vedranno che qualcosa non va. In
vent'anni non ho mai chiuso senza lasciare un cartello sulla porta.
Italo: C'è sempre una prima volta. Ed è sempre dolorosa. (ride. Ci pensa
su) Hai un pezzo di carta?
Egizio: Sì. (Egizio indica il bancone)
Italo: Hai della corda?
Egizio: Cosa vuoi fare?
Italo: Dov'è? Rispondi! In uno di questi cassetti? (inizia ad aprire i
cassetti uno per uno, guarda dentro, chiude, apre. Poi va da Egizio e
puntandoli la pistola) Mi dici dov'è questa corda o … ti faccio saltare le
dita, una per una? Me lo dici? (Egizio annuisce). Parla allora.
Egizio: Nel cassetto.
Italo: Quale cassetto? (Egizio guarda un cassetto in alto) Quello in alto?
(Sale sul bancone, arriva al cassetto in alto, mentre cerca la corda Egizio
corre verso l'ingresso, sbatte ripetutamente entrambi i pugni sul vetro
della porta urlando).
Italo: Cosa ...? (salta dal bancone e corre vicino a lui) Cosa cazzo stai
facendo eh!? (lo trascina a terra) Vuoi mandare a puttane tutto? (gli tira
un calcio nella pancia) Vuoi rovinare tutte eh?! (un altro calcio) Cazzo!!!
(Egizio risponde con un gemito forte. Italo rimane a guardarlo per un po',
poi lo alza) Guarda cosa mi fai fare. Non puoi farmi perdere la pazienza,
hai capito? Questa cosa è più grande di noi! Di te! Di me!
(Lunga pausa)
Non lo fare più. Devi guardare in prospettiva...noi facciamo parte di un
progetto capisci?
Egizio: Cosa vuoi fare?
Italo: Voglio farti diventare un eroe.
Egizio: (Egizio è dolorante e rassegnato) Ti prego...(tossisce due volte) io
non voglio essere eroe.
Italo: Sta zitto. Non è nulla di personale. Sai cos'è un martire? Morire a
volte è un passo necessario.
Egizio: Ti prenderanno. Mi verranno...
Italo: Su questo non ci sono dubbi.
Egizio: Cosa farai?
Italo: Il problema non è il cosa ma è il come. Se tu non facessi stronzate
sarebbe tutto più facile!
(Egizio sta zitto ma lo fissa negli occhi)
Italo: Sono uscito di casa senza un'idea precisa. Non ti capita mai?
(sorride) E ora scriviamo questo avviso. (Prende il foglio, una penna e
scrive sopra Chiuso). Basta così? Oppure chiuso per malattia? O Torno
subito? No... CHIUSO e basta! Devi metterlo fuori.
Non prendermi per il culo, eh!
(Egizio inizia ad abbassare la saracinesca, spunta da sotto e mette il
cartello fuori. Poi rientra. Abbassa fino in fondo la saracinesca. In tutto
questo tempo Italo gli punta la pistola).
Italo: Sei stato bravo. Bene. Siediti.(prende la corda e inizia a legarlo alla
sedia).
Italo: Ecco, già meglio. É troppo stretto? No?
Egizio: Perché proprio qui? Perché me?
Italo: Perché proprio te? (Italo sorride. Pausa) Per quello che rappresenti.
Tu sei una brava persona. E' una cosa che va oltre te. Sei una possibilità.
Egizio: Non capisco.
Italo: Non devi capire. (Lunga pausa) Iniziamo. (va all'iphone, lo accende
e inizia a filmare.) Siamo in diretta.
Egizio: Cosa è questa cosa?
Italo: (verso la telecamera) Il tempo che abbiamo vissuto ce l'abbiamo
scritto sulla pelle. Nelle rughe, nelle pieghe dei muscoli, nei solchi della
carne. (pausa. Si gira verso Egizio) La noia...tu non hai mai conosciuto la
noia. Il tempo, l'hai divorato. È ora di restituirlo attraverso le parole.
Parlaci, dicci chi sei. Racconta alla gente la tua storia.
Egizio: Io non dico niente. Non dico niente a nessuno.
Italo: Ma come? Dai, vogliono sapere! Sono connesse al canale già mille,
forse duemila persone. Stanno aspettando. Sei tu il protagonista dello
show.
(Egizio lo guarda in silenzio. E' serio, pervaso da una calma apparente)
Italo: Mi stai sfidando? Credi di potermi sfidare?
(Egizio rimane impassibile. Italo gli si avvicina e gli punta la pistola in
testa)
Italo: (Urlando) Non metterti eh! Non (pausa, si calma, abbassa la voce)
non metterti con me!
(Egizio si inizia ad agitare)
Italo: Ok vuoi rimanere in silenzio? Vuoi questo? Bene dai, allora tira
fuori la tua lingua del cazzo! (con una mano gli tira fuori la lingua, poi gli
appoggia la canna della pistola sopra) Allora, per l'ultima volta, vuoi
davvero rimanere in silenzio?
Egizio: Ok ok, ti prego! ok! Parlo!
Italo (si calma, ride) : Non siamo arrivati fin qui per non fare niente
giusto?!. Sarebbe uno spreco di tempo. Avanti, stiamo aspettando. (si gira
verso la telecamera)
(pausa)
Italo: Questa è la tua opportunità. Ti stanno ascoltando tutti. Dieci minuti
di gloria. E un'eternità nella memoria. (ride)
Egizio: Non voglio questo. Voglio tornare a casa.
Italo: Ti guarderanno anche i tuoi figli. Vuoi che ti ricordino così?
Egizio: Spegni!
Italo: Non si può più spegnere. Tra poco capiranno dove siamo. Il tempo
sta per finire.
Egizio: Non voglio che i miei figli mi vedano morire! Spegni.
Italo: Non lo vedranno. (si gira verso la telecamera) Un attimo di
pazienza. (Spegne l'iphone)
Devi reagire. Fare quello che ti dico. (breve pausa) E' difficile anche per
me sai? Ho pensato molto a questo momento. Però era, come dire, un
pensiero soffuso, ma diffuso. Sono sempre stato fermo io, ma qui non si
può stare fermi. Bisogna correre nella direzione giusta. Credi che io non
abbia lottato? Sì, magari non per mangiare, non per la mia vita, ma ho
lottato per essere me stesso. Prima mi ero lontano. Cioè, essere te stesso è
una cosa diversa, ti allontana dagli altri. Ho cercato per tanto tempo di
essere giusto. Mi fa schifo questa parola, ma insomma... Intendo, sì,
volevo fare delle cose, essere qualcosa. Qualcuno che avrebbe cambiato
qualcosa. In qualche modo. Scrivere! C'è qualcosa più meraviglioso di
cambiare il mondo con le parole? Sì, per un po' ho smesso di crederci. Ma
poi le ho trovate, le parole giuste. Erano proprio li sulla punta delle dita.
Le ho scritte di botto, senza avere neanche il tempo di dirle ad alta voce.
Le ho dette dopo, ripetute un infinità di volte, e ancora, e ancora. Ma non
era sufficiente. Non è mai abbastanza quello che uno dice. Capito? Le
parole devono essere unite all'atto. Diciamo che l'atto è la fucina in cui si
plasmano i ricordi, e le parole sono i marchi che s'imprimono a fuoco nella
memoria delle persone. Le parole da sole non bastano, non bastano più.
Egizio: Ma io non voglio questo. Voglio vivere con i miei figli.
Italo: Non è così semplice. Se siamo tutti egoisti, se siamo tutti ognuno
per sé, niente ha senso. Questo sarà un momento di morte che useremo
come esempio di vita.
(squilla il telefono. Italo lo tira fuori dalla tasca)
Italo: Chi è Ahmed?
Egizio: E' mio figlio. Posso risponderli?
(Italo spegne cellulare e lo rimette in tasca)
Egizio: Perché io? Perché sono straniero?
Italo: E tanto che non ti guardi intorno? Intendo quando cammini per
strada, nel quartiere. Vedi le cose che ti stanno attorno? Vivo da quando
sono nato in questa città. In queste strade. Vedo sempre la stessa gente.
Hanno cambiato un po' i colori. C'è il mondo in una città: sud-americani,
egiziani, turchi, romeni, albanesi, asiatici, russi. Siete da tutti questi posti.
Così diversi, così immersi e presi dalla propria storia. Fare soldi. Dare da
mangiare alla famiglia. Comprare una casa.
Egizio: E tu non fai le stesse cose?
Italo: Io? Sono uno scrittore. Fallito. E lavoro in una scuola. Non sono
come loro. Manco di entusiasmo. Svanito completamente. Cazzo, andiamo
avanti. Quanto tempo è passato? Vedi, non sono neanche in grado di fare
questa cosa qui. Tu sei un vecchio seduto, e io sono in piedi e ho una
pistola. (pausa) Muoviti!
Egizio: Non è ancora tempo di morire. Non ancora.
Italo: Una volta ho visto un bambino travolto da un tram. Nel senso, non
ho visto proprio il ragazzo, ho visto la sua bicicletta vicino alle rotaie.
Suo padre era venuto di corsa dal bar vicino, dove lavorava. E così, in un
attimo, per lui la vita poteva diventare un'altra cosa, con un figlio
sbudellato tra le ruote e le rotaie di un tram. Una piccola vita, ancora fresca
di nascita. Quello che voglio dire è che ricordo bene le conseguenze di una
violenza, anche se di un macchina su un uomo. Ricordiamo solo ciò che fa
male. Ho pensato. Tanto. Insomma, che colpa aveva quel ragazzo in Via
Padova, un paio d'anni fa, pugnalato da altri due, uomini come lui. Il
coltello può essere considerato una macchina? Cioè questo mezzo, questo
coltello, era così vicino all'uomo, che fare una distinzione tra uomo e
mezzo mi sembra molto difficile. Era una mano quella che ha ammazzato
quel povero ragazzo, ecco, è difficile dire: era un coltello. Quindi stiamo
parlando di intenzionalità, no? Della quantità e qualità della
consapevolezza umana. Ce lo ricorderemo per un po' di tempo ancora,
anche se il tempo è la macchina che ci ucciderà tutti. Ma non si parla del
tempo, si parla di quel coltello, di quel tram. Si parlerà anche di questa
(mostra la pistola) no? perché un pensiero rimane un pensiero finché non
trova la macchina, che è il veicolo del messaggio. E un giorno ho fatto
questo sogno, ho sognato di questo paese governato dalle persone comuni,
direttamente dai cittadini, tramite la rete! Non so se fosse un sogno oppure
un incubo, il limite è sottile, e poi è durato troppo poco per vedere cosa
succedeva. Però la cosa più interessante è stata capire che noi tutti
abbiamo in mano un potere che prima nessuno poteva avere. Un mezzo
potente in grado di convogliare migliaia di persone, di creare un evento
enorme in uno spazio così ridotto. La pistola, la rete, le tue parole
ridaranno la speranza, sono il veicolo che serve per riordinare la realtà. Per
scandire nuovamente il tempo della civiltà, come facevano con i secondi i
tuoi vecchi orologi.
Egizio: Ma che senso ha raccontare la mia storia? Come può cambiare il
mondo?
Italo: Racconterai la tua storia per farti amare dalle persone. Si
affezioneranno a te, li commuoverai. Vorranno essere come te. Sarai sulla
bocca di tutti.
(accende la telecamera) Abbiamo poco tempo.
(breve pausa)
Egizio: Sono nato in Egitto. Cosa .. che cosa dovrei dire? La mia vita è
stata difficile. Sono venuto qui, ventitré anni fa, ho passato tre anni senza i
miei figli. Gli ho lasciati che erano …
(si sente bussare nella saracinesca. Tutti e due si immobilizzano. Si sente
bussare un altro po' di volte. Poi si sentono le chiavi che aprono la
saracinesca. Italo corre a spegnere le luci. La saracinesca si apre. Si sente
uno sparo)
Sipario.