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20 febbraio - 24 maggio 2009 FUTURISMO AVANGUARDIA-AVANGUARDIE Mostra e catalogo a cura di Didier Ottinger Commissario generale per le Scuderie del Quirinale Ester Coen Comune di Roma Sindaco Gianni Alemanno Assessore alle Politiche Culturali e della Comunicazione Umberto Croppi Azienda Speciale Palaexpo Scuderie del Quirinale Presidente Ida Gianelli Consiglio d’Amministrazione Maurizio Baravelli Daniela Memmo d’Amelio Marino Sinibaldi Project team Direttore operativo Daniela Picconi Coordinamento tecnico-organizzativo Alexandra Andresen Direttore generale Mario De Simoni Registrar per la mostra Eva Francaviglia Commissione scientifica delle Scuderie del Quirinale Presidente Antonio Paolucci Ufficio tecnico Francesca Elvira Ercole Segretario della commissione scientifica delle Scuderie del Quirinale e Responsabile attività scientifiche e culturali Caterina Cardona Catalogo mostra Graziella Gnozzi Sabina Tommasi Ferroni 3 Direttore area amministrazione e controllo di gestione Fabio Merosi Progetto espositivo Ideazione Giorgio Orbi Direttore area affari legali Andrea Landolina Progettazione Maria Paola Zedda Roberto Zedda Comunicazione Luisa Ammaniti Promozione Chiara Guerraggio Ufficio stampa Barbara Notaro Dietrich Coordinamento cataloghi mostre Flaminia Nardone Servizi educativi, formazione e didattica Paola Vassalli Coordinamento relazioni esterne e istituzionali Fabiana Di Donato Eventi e sponsorizzazioni Salvatore Colantuoni Ict sistemi informativi Davide Dino Novara Coordinamento servizi di accoglienza Stefano Natali Coordinamento affari generali Rossella Longobardi Coordinamento servizi aggiuntivi Marcello Pezza 4 Disegno Luci, Audio Giorgio Orbi Damiano Minghetti Tecnica Daniele Peroni Video Cliché Video Revisione conservativa delle opere in mostra Giulia Putaturo Tiziana Sorgoni Visite guidate Pierreci Soc. Coop. s.r.l. Grafica Azienda Speciale Palaexpo Alfredo Favi – Arkè Allestimento della mostra MeloniFabrizio s.r.l. Compagnia di Assicurazione INA Assitalia Trasporti e movimentazione Arterìa s.r.l. Catalogo 5 Continents Editions, Milano Centre Pompidou, Parigi Broker Ufficiale di Assicurazione Progress Fineart Broker Ufficiale di Assicurazione Un ringraziamento particolare alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma e al Soprintendente Maria Vittoria Marini Clarelli per il generoso affiancamento nella realizzazione della mostra. Si ringrazia Pietro Verardo per aver gentilmente concesso l’uso dei suoi intonarumori, per aver diretto l’interpretazione di brani tratti da Risveglio di una città, 1916, di Luigi Russolo e da Danza dell’elica, 1924, di Franco Casavola, e per aver eseguito le improvvisazioni con ululatore grave, ululatore medio, ululatore acuto, ronzatore medio, clacson di automobile, campana di tram. Le registrazioni sono state effettuate l’1 febbraio 2009 presso Villa Contarini, Mirano, Venezia. Per la generosa collaborazione si ringraziano, inoltre, la Fondazione Bianchi di Mirano e Franco Tagliapietra. 5 “Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle!” Su queste parole si chiude il Manifesto del Futurismo pubblicato da Filippo Tommaso Marinetti il 20 febbraio 1909 sul quotidiano francese “Le Figaro”. Il testo scuote violentemente il mondo artistico e letterario parigino. La modernità esaltata in tutti i suoi diversi aspetti: velocità, energia, scoperte scientifiche rivoluzionarie. Parigi è il centro dell’arte, metropoli in continua trasformazione, con musei, gallerie ed esposizioni annuali che animano il clima intellettuale dell’epoca. Il mercato dell’arte è tra i più importanti e numerosi sono i collezionisti in cerca di nuovi talenti. Parigi è la nuova piattaforma per l’esordio dei giovani artisti di tutto il mondo: spagnoli, italiani, russi, tedeschi. Marinetti, di cultura francese, è spesso a Parigi in quegli anni. Gino Severini, stabilmente in Francia dal 1906, informa gli altri firmatari del Manifesto dei Pittori Futuristi del 1910 – Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Luigi Russolo – sulle novità pittoriche che si susseguono incalzanti in quel passaggio che vede l’affermarsi di personalità e tendenze, la trasformazione dell’espressione artistica, dal fauvismo al cubismo. Le prime composizioni cubiste di Picasso e Braque inaugurano nel 1910 un periodo ricco di sperimentazioni. I futuristi si inseriscono in una situazione culturale già fervida di idee quando, nel INTRODUZIONE Futurismo 7 febbraio 1912, presentano per la prima volta le loro opere alla galleria Bernheim-Jeune. È subito scandalo. Niente di simile era stato visto prima di allora. I giornali francesi descrivono le opere e le reazioni violente di pubblico e critica. L’eco si diffonde per l’Europa. Sull’onda dell’entusiasmo Marinetti conduce i “suoi” artisti attraverso un vero e proprio tour, organizzando mostre nelle principali capitali europee: Londra, Berlino, Amsterdam, Bruxelles. Con la sua grande abilità di comunicatore, riesce a far pubblicare il manifesto in numerosi giornali stranieri, diffondendo il nuovo messaggio con grande efficacia fino in Russia. Il futurismo – movimento internazionale – disegna così la trama del panorama artistico di quegli anni irripetibili e racconta una storia di reciproche influenze e scambi continui, dove nella diversità e unicità delle singole opere è possibile rintracciare un’intenzione comune: la ricerca di nuovi linguaggi compositivi. Questa mostra racconta gli esordi del futurismo e la straordinaria trama di corrispondenze e opposizioni tra le prime avanguardie fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Sala 1. Luci Il XX secolo vede accrescersi convulsamente la popolazione urbana; le città si trasformano con la costruzione di nuovi quartieri e nuove reti tramviarie e ferroviarie. Officine a Porta Romana (1909) di Umberto Boccioni è immagine di questi 8 SALA 1 cambiamenti e dell’ampliarsi delle periferie ma, anche, pittoricamente, di uno sviluppo della tecnica divisionista. Esasperazione di linee, scorci diagonali, angolature compresse, improvvise accensioni cromatiche, opacità dei vapori delle ciminiere in lontananza, annunciano l’avvento di una visione pittorica nuova, costruita sulla luce. “I vostri occhi abituati alla penombra si apriranno alle più radiose visioni di luce. Le ombre che dipingeremo saranno più luminose delle luci dei nostri predecessori, e i nostri quadri, a confronto con quelli immagazzinati nei musei, saranno il giorno più fulgido contrapposto alla notte più cupa” dichiarano i futuristi nel loro manifesto tecnico. È il trionfo dell’elettricità. In Notturno a Piazza Beccaria (1910 ca) di Carlo Carrà è la luce elettrica ad accendere con i suoi bagliori artificiali lo scorcio della città, nel suo aspetto notturno, trasfigurato e irreale. È la luce elettrica a creare rifrazioni luminose a fasci, rischiarando il tram in corsa e le figure dei passanti, fantasmi trascolorati dalle radiazioni luminose. Come in Uscita dal teatro (1910 ca) dove l’artista altera la percezione dei contorni e degli equilibri. Altre angolature si affermano nel contrasto tra luci e ombre. In Idolo moderno (1910-1911) di Boccioni, icona spettrale, il volto si trasfigura, attraversato da raggi accecanti: “Tutti si accorgeranno che sotto la nostra epidermide non serpeggia il bruno, ma che vi splende il giallo, che il rosso vi fiammeggia, e che il verde, l’azzurro e il violetto vi danzano, voluttuosi e carezzevoli! Come si può ancora veder 9 roseo un volto umano, mentre la nostra vita si è innegabilmente sdoppiata nel nottambulismo? Il volto umano è giallo, è rosso, è verde, è azzurro, è violetto”. Brioso, invece, il colore della memoria in Ricordi di viaggio (1910-1911) di Severini, assemblaggio mnemonico di figure, luoghi e momenti, nell’immediatezza del ricordo di un percorso ricomposto nei frammenti vividi e variopinti della tela. Sala 2. Stati d’animo Come in un mosaico che scandisce il ritmo della città, in Il boulevard (1911) Severini restituisce l’atmosfera vibrante e splendida di una danza frenetica. In questa sala, i diversi modi di esprimere il dinamismo futurista. “Noi porremo lo spettatore nel centro del quadro” dichiarano con veemenza i futuristi. È l’inizio di un rovesciamento della prospettiva classica. Sullo schema delle linee compositive delle battaglie di Paolo Uccello, Carrà compone I funerali dell’anarchico Galli (1910-1911), facendo ruotare la scena intorno al rosso delle bandiere agitate: “Se dipingiamo le fasi di una sommossa, la folla irta di pugni e i rumorosi assalti della cavalleria si traducono in fasci di linee che corrispondono a tutte le forze in conflitto secondo la legge di violenza generale del quadro”. Emozioni e sensazioni entrano nella rappresentazione 10 SALA 2 degli Stati d’animo (1911) di Boccioni, nel passaggio dal fluire espressionista di sentimenti inafferrabili alla cristallizzazione della seconda versione qui presentata, dipinta dopo il viaggio a Parigi e l’incontro con il cubismo. Tre opere, tre distinti momenti, descrivono il distacco: “Nella descrizione pittorica dei diversi stati d’animo plastici di una partenza certe linee perpendicolari, ondulate e come spossate, qua e là attaccate a forme di corpi vuoti possono facilmente esprimere il languore e lo scoraggiamento. Linee confuse, sussultanti, rette o curve che si fondono con gesti abbozzati di richiamo e di fretta, esprimeranno un’agitazione caotica di sentimenti. Linee orizzontali, fuggenti, rapide e convulse, che tagliano bruscamente visi dai profili vaghi e lembi di campagne balzanti, daranno l’emozione plastica che suscita in noi colui che parte”. Ne Gli addii il caos e l’urto delle forme si mescolano a sezioni, numeri, figure in un viluppo di colori accesi. Le lunghe pennellate diagonali di Quelli che vanno tagliano il campo pittorico in uno sfrecciare di piani che intersecano volti e costruzioni esaltati da un blu oltremare, sintesi cromatica di un sentimento di malinconia. In Quelli che restano il verde accentua la verticalità e il senso di peso e gravità dell’anima nel momento dell’abbandono. Vicino a Boccioni, anche nell’eco di un simbolismo rarefatto, Ricordi di una notte (1911) di Luigi Russolo, sembra alludere a un’idea letteraria e onirica. 11 Sala 3. Suoni rumori odori Marinetti canta le “locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi”, figure di un immaginario che si va delineando nella pittura futurista, insieme all’avvento del moderno. Così in La stazione di Milano (1910-1911) e in Sobbalzi di carrozza (1911) di Carrà, il movimento incorpora il rimbombo rutilante, il tramestio e i rumori della città, delle folle, dei motori, del contatto ruota-rotaia di tram e ferrovie: “Le sedici persone che avete intorno a voi in un tram che corre, sono una, dieci, quattro, tre – affermano i futuristi –; stanno ferme e si muovono; vanno e vengono, rimbalzano sulla strada, divorate da una zona di sole, indi tornano a sedersi, simboli persistenti della vibrazione universale. E, talvolta sulla guancia della persona con cui parliamo nella via noi vediamo il cavallo che passa lontano, i nostri corpi entrano nei divani su cui ci sediamo, e i divani entrano in noi, così come il tram che passa entra nelle case, le quali alla loro volta si scaraventano sul tram e con esso si amalgamano”. Così in Ciò che mi ha detto il tram (1911) la baraonda di persone e oggetti si frantuma e si scontra nella miriade di linee ricomponendosi in un alone martellante e frenetico, congelato dai toni bruni e quasi monocromatici, mentre in La donna al caffè (1911), i bicchieri sembrano tintinnare al suono del movimento e dei bagliori di una collana. Carrà pubblica il Manifesto dei suoni, rumori e 12 odori nel settembre del 1913 e nel marzo Russolo formula la teoria della musica “enarmonica” con l’Arte dei Rumori, dove annuncia: “Ogni suono porta con sé un sviluppo di sensazioni”. È il suono generato dal suo intonarumori, che accorda disarmonie e dissonanze in un nuovo spartito di stridii meccanici. Danzatrici gialle (1911) e Le voci della mia stanza (1911) di Severini propongono un ritmo ulteriore, quello della scomposizione di passi e di cose inanimate, cadenzati al tempo di un cromatismo pulsante. La Risata (1911) di Boccioni si ripercuote per tutti i piani della composizione, ricalcando l’idea filosofica bergsoniana di una temporalità mutevole e fluida, espressione del confondersi di durata e memoria. In Visioni simultanee (1911) Boccioni raggiunge uno sviluppo poetico e teorico in cui la sensazione si traduce in un elemento mentale, portato al centro della visione. È la rappresentazione visiva della “sensazione dell’interno e dell’esterno – afferma lo stesso Boccioni – di spazio e movimento in tutte le direzioni che si prova all’avvicinarsi ad una finestra”. Il vortice e il mulinìo della città, rispecchiati e introiettati nel tumulto delle sensazioni, si impongono negli angoli intersecati, nelle forme concentriche, nei piani tagliati che innescano il moto circolare dell’immagine. In Nuotatrici (1910-1912) e in Il movimento del chiaro di luna (1910-1911) di Carrà sono altre SALA 3-4 Sala 4. Tempi e ritmi 13 direttive a definire i piani della figurazione: diagonali e intersezioni inglobano il soggetto dipinto. Severini, nella grande tela La danza del ‹‹pan-pan›› al Monico (1909-1911), andata distrutta e ridipinta nel 1959-1960, sintetizza l’atmosfera della famosa sala da ballo parigina, nella ridda turbinosa di colori sincopati e scomposti dalla luce che trasmuta e declina tutte le forme del movimento. Sala 5. Linee-forza Moti diversi definiscono l’idea futurista di dinamismo: Giacomo Balla lo analizza come in una successione di fotogrammi sovrapposti e leggermente sfalsati. Una sequenza temporale dove il movimento ancora non cancella il soggetto, come in Bambina che corre sul balcone (1912). Per Boccioni forma e spazialità si amalgamano in una sintesi universale con il colore, nella tensione di un moto ascensionale o di linee-forza segnate da fasci di luce che spezzano l’unità di una visione oggettiva, come in Le forze di una strada (1911) straordinaria reiterazione di segmenti che sconvolgono e spostano direzioni e profondità dei piani pittorici nel lucente incrociarsi dei fasci accecanti dell’oscurità. In La rivolta (1911) di Russolo il movimento unidirezionale avanza nel susseguirsi di forme triangolari rosse, a sintesi di una marcia inarrestabile verso il futuro: “le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono”. 14 Secondo piano L’esposizione dei futuristi a Parigi presso la galleria Bernheim-Jeune nel febbraio del 1912 crea grande sconquasso tra le disordinate fila dei diversi raggruppamenti artistici. Si tratta di quella pittura di colori e linee che esalta lo spirito intrinseco del progresso; una pittura scompositiva, non analitica come quella dei cubisti, di cui i futuristi hanno intuito la sintesi ma violentemente combattuto la stasi. Il confronto tra le avanguardie si fa serrato. E il linguaggio futurista entra nell’immaginario e si misura con lo stile delle altre tendenze. Quella tensione verso il moderno, quel moto dinamico, pur tra le polemiche, attraggono l’interesse delle nuove ricerche pittoriche. Rappresentare il movimento, esprimere l’essenza del dinamismo, è ciò che affascina moltissimi artisti delle nuove generazioni. Anche Marcel Duchamp, che si distacca dalla saldezza delle forme cubiste, sperimenta la dimensione del movimento, accentuando, attraverso la monocromia, il senso plastico dell’immagine. È un movimento meccanico, basato sui suoi interessi, più tecnici, dove ingranaggi e congegni diventano soggetto della rappresentazione, tanto che la critica dell’epoca considera il suo Nudo che scende le scale n. 2 (1912) ‘troppo prossimo al futurismo’. Se ad avvicinare Duchamp e Balla è il susseguirsi dell’immagine in movimento nel tempo, ad avvicinare Boccioni e Duchamp è il senso della SALE 5-6 Sala 6. Dinamismi 15 tridimensionalità. Corpi e volti in Boccioni – Antigrazioso (1912) e Costruzione orizzontale (Volumi orizzontali) (1912) – si scompongono seguendo tracciati in opposizione, che intersecano la figura all’ambiente in un gioco simultaneo di moti divergenti. Scomposizione che si osserva anche nella scultura, dove segmenti facciali alternano concavo a convesso in un modellato pronto ad accogliere la dimensione della realtà esterna. In Dinamismo di un corpo umano (1913), compenetrazione dei piani e cromatismi violenti segnano un ulteriore passaggio nella pittura di Boccioni e integrano il moto dell’oggetto fino a una completa fusione spaziale di forma e luce. Sala 7. Cubismi Se Pablo Picasso e Georges Braque hanno inaugurato la stagione cubista e non espongono in mostre pubbliche, i loro seguaci escono allo scoperto al Salon des Indépendants del 1911 e del 1912. Picasso, da diversi anni, esplora i temi e i generi classici della pittura – ritratto, natura morta e paesaggio –, frantuma il linguaggio dall’interno, reinventando una nuova grammatica architettonica – come in Donna seduta in poltrona (1910). Braque, contemporaneamente, indaga la stessa materia con maggiore attenzione alla superficie della tela, in una misura più decorativa. Il passaggio dal Grande nudo (1907-1908) al momento più cubista del 1911 – Natura morta con violino e Natura morta su 16 Sala 8. Orfismo raggismo vorticismo sincromismo “La simultaneità – dichiarano i futuristi – è per noi l’esaltazione lirica, la plastica manifestazione di un nuovo assoluto: la velocità; di un nuovo e meraviglioso spettacolo: la vita moderna; di una nuova febbre: la scoperta scientifica. Simultaneità è la condizione nella quale appaiono i diversi elementi che costituiscono il DINAMISMO. E dunque l’effetto di quella grande causa che è il dinamismo universale. È l’esponente lirico della moderna concezione della vita, basata sulla rapidità e contemporaneità di SALE 7-8 un tavolo rotondo – sottolinea il suo interesse per il piano, pur enunciando il dettato di una nuova lettura dell’oggetto nello spazio. Per affermare le idee cubiste, in opposizione alle teorie futuriste, nell’ottobre del 1912 esce il libro Du Cubisme, sintesi conoscitiva della frammentazione e geometrizzazione dell’immagine, scritta da Albert Gleizes e da Jean Metzinger, che nella loro pittura perseguono in maniera più scolastica la strada picassiana. Con risultati più realistici in Metzinger, L’ora del tè (Donna col cucchiaio,1911), con effetti più scenici in Gleizes: Ritratto di Jacques Nayral (1911). Tra le diverse espressioni linguistiche degli adepti del cubismo spicca la personalità di Fernand Léger, che, pur nell’ammirazione dei maestri, si allontana dai loro temi e dipinge soggetti contemporanei, come in Contrasto di forme, in cui raggiunge nel 1913 un equilibrio di linee, forme e colori forti. 17 conoscenza e di comunicazioni. Se consideriamo le diverse manifestazioni dell’arte futurista noi vediamo in tutte affermarsi violentemente la simultaneità”. Nel 1913 si scatena tra i circoli artistici dell’avanguardia il dibattito intorno all’idea di simultaneità, che mette a nudo la tensione drammatica di tutta una generazione e il radicalizzarsi di correnti di opinione. Al centro della polemica la pittura di Boccioni e Robert Delaunay con il suo orfismo, (secondo la definizione del grande poeta Guillaume Apollinaire). Da una parte, la scomposizione orientata dalle linee di forza e dalla sensibilità degli oggetti, dall’altra, la pura sensibilità pittorica di un dinamismo cromatico, dove l’equilibrio delle parti si apre alla conquista di una ‘realtà pura’, di una ‘unità’ assoluta, quasi astratta, come in Forme circolari, Sole n. 2 (1912-1913) di Delaunay, condivisa in modo più decorativo dalla moglie Sonia e in modo più turbinoso e frenetico dall’artista ceco František Kupka. Orfismo che attrae dal 1912 anche i pittori americani Stanton Macdonald-Wright e Morgan Russell, le cui tele sincromiste sono mosse da ritmi cromatici simili e animate da una purezza dei timbri analoga a quella futurista (in fondo alla sala: Conception Syncromy e Cosmic Syncromy). Famiglia di artisti, i fratelli Duchamp declinano, in quello stesso periodo, i propri nomi – Jacques Villon e Raymond Duchamp-Villon – e le ulteriori varianti artistiche, coniugando plasticismo e pittoricismo, secondo un diverso passo rispetto alla traiettoria dinamica dell’altro fratello Marcel. In particolare il primo, Jacques Villon, in Ragazza (1912), 18 SALA 8 scompagina la partitura cubista con accenti vicini al futurismo, (mentre la stessa idea strutturale ritorna in Francis Picabia, Danza alla sorgente I, 1912 con un fluire di ritmi in un crescendo quasi meccanico). Il secondo, Raymond Duchamp-Villon, nel modellato audace de Il grande cavallo (1914) dimostra una straordinaria mano, in linea con il moto ascensionale delle opere scultoree di Boccioni. Unico firmatario tra i francesi di un manifesto futurista, nel 1913, è Félix Del Marle, vicino alla cadenza modulata da Severini, anche se con formule più rigide e schematiche, tali da decretarne l’allontanamento da parte degli stessi futuristi. Intanto, nell’Europa pre-bellica, si intrecciano espressioni a esperienze, stili a tecniche, ma orientamenti e caratteri comuni si muovono verso la stessa tensione modernista. Con diversa intensità, in Russia, si avvertono nuove assonanze formali a costruire una tessitura sorprendente, ancora non contaminata dall’ideologia. Trionfa l’impulso alla ricerca e alla sperimentazione. Trionfa la mitologia del nuovo e una nuova idea estetica che fonde la maniera cubista all’esperienza futurista. Michail Larionov e Natalja Gončarova, nel manifesto Raggisti e Futuristi del 1913, affermano la centralità della creazione di forme nuove, di “una pittura autosufficiente” – come nel Ciclista (1913), della nota pittrice russa. Kasimir Malevič, invece, già prefigura nel primitivismo delle forme cubo futuriste (L’aviatore, 1914) la straordinaria visione utopica dell’umanità futura e nel Ritratto di Ivan Kljun (Costruttore) (1914) rivela l’adesione al trionfo della tecnica attraverso il 19 volto dell’amico artista che, a sua volta, nello stesso anno, dipinge Ozonizzatore. Tecnica che conquista anche Ljubov Popova nelle sue tele dalla solida impostazione geometrica, mentre in Aleksandra Ekster domina la caleidoscopica esuberanza cromatica della Città di notte [1913]. Anche in Inghilterra, i vorticisti, termine coniato da Ezra Pound, inseguono una pittura dinamica, dell’età della macchina, del progresso. Ma è una pittura più incisa, più sintetica, che segue le linee esplosive della rivista “Blast”, come ne La folla (1915) di Percy Wyndham Lewis o in Christopher Richard Wynne Nevinson che nel 1914 sottoscrive con Marinetti il manifesto Vital English Art, e i cui soggetti (Il vecchio porto,1913 e L’arrivo,1913) hanno una curiosa assonanza con l’opera di Del Marle. E ancora David Bomberg che ne Il bagno di fango (1914) persegue un’analisi essenziale, quasi teorica. Nella scultura di Henri Gaudier-Brzeska Danzatrice di pietra rossa (1913 ca.), il soggetto moderno risuona di echi da culture extraeuropee, mentre Jacob Epstein, che pure subisce lo stesso fascino, lo traduce nella sua Perforatrice (1913-1914) in efficace ibridazione tra mondo animale e macchina. Interessante collegamento e fulcro, quasi leva propizia ad attivare un ideale rapporto tra la scultura di Duchamp-Villon e quella di Boccioni. Sala 9. Architettura e memoria Torre Eiffel (1911) di Delaunay segna lo spostamento di asse rispetto al cubismo ortodosso, proponendo 20 Sala 10. Iniezioni di realtà Forme futuriste, unite alla scomposizione cubista dei piani della rappresentazione, sono la testimonianza delle forti suggestioni, che irrompono materialmente nelle opere degli artisti, insieme a un’idea di realtà SALE 9-10 piani slittati in un moto ascensionale, avvitato attorno al simbolo della civiltà moderna, dove ferro e trasparenza strutturano e al tempo stesso svuotano l’architettura, insieme all’idea complessiva dell’immagine. È il senso della frammentazione, di origine cézanniana, a definire volumi e linee, dando vita a quella particolare lettura del cubismo che, anche nel colore, supera la staticità cubista. Qui è il rosso a dominare e a dare ordine a un’opera i cui confini sono ancora legati alla rappresentazione del reale; rappresentazione che prenderà un orientamento diverso, più astratto, nelle sue forme circolari. C’è un’energia simile nelle tele di Delaunay e Léger di questo periodo, energia che le avvicina alla dimensione futurista nell’esplosione della raffigurazione pittorica. Così in Le nozze (1911) il dinamismo di Léger fonde, in una circolarità interrotta da squarci luminosi, elementi reiterati ed epifanie di vividi colori. Diversamente, Picabia, pur affascinato dall’estetica dei futuristi, esplora profondità mnemoniche di un ‘biomorfismo meccanico’, come in Rivedo nel ricordo la mia cara Udine [1913]-1914, vicino a una monocromia di natura più poetica. 21 accelerata e trasformata. Ardengo Soffici, in contatto con gli ambienti artistici francesi già dai primi anni del secolo, diffonde in Italia la conoscenza del cubismo, riflessa nei suoi dipinti, come in Linee e volumi di una persona (1912). Interazione tra arte e vita, rivelata dalla tecnica del collage cubista. In questo esempio della Pipa, bicchiere, giornale, chitarra e bottiglia di Vieux Marc: ‹‹Lacerba›› (1914), Picasso mostra un interesse per la scena intellettuale italiana che ritorna con formule e modi diversi nei futuristi, in particolare in Severini: Natura morta con ‹‹Lacerba›› (1913) e Ritratto di Paul Fort (1915) e nei cubofuturisti russi come Ljubov Popova (Studio per un ritratto,1914-1915). Irrompe, alla fine, la realtà nella sua forma più violenta: la guerra. È una ferita che lacera il tessuto culturale dell’Europa e del mondo. In questa drammatica temperie, l’arte è brutalmente scossa e prende strade diverse, divaricandosi in percorsi che toccano estremi assoluti, di realismo o di astrattismo. E la creatività, toccata dalla tragedia, trasferisce nelle sue forme una dimensione sovrastorica, quella potente delle linee e dei colori. Insidie di guerra (1915) di Balla, Treno suburbano che arriva a Parigi (1915) di Severini ed Esplosione di granata (1915) di Nevinson sono interpretazioni di uno stesso momento travolgente dove ancora si propaga l’eco di una straordinaria tensione e di un forte slancio propulsore, impressi e azionati dal moto a spirale dello Sviluppo di una bottiglia nello spazio (1912) di Boccioni. 22 Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione in collaborazione con main sponsor sponsor tecnici vettura ufficiale catalogo in copertina: Umberto Boccioni, Le forze di una strada, 1911, Osaka City Museum of Modern Art, Osaka