I Cicli del Dojo Il «Kagami-biraki»

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I Cicli del Dojo Il «Kagami-biraki»
DOJO KENSHIRO ABBE – GRUPPO MARCHE
I Cicli del Dojo
Il «Kagami-biraki»
Il Kagami-biraki è stato instituito dal Prof. Jigoro Kano dopo tre anni dall’apertura del Kodokan, avvenuta nel
Maggio del 1882.
Il Kagami-biraki è nato dunque nel gennaio del 1885, come rito propiziatorio per il nuovo anno appena
iniziato.
Le Origini del Kagami-biraki
Jigoro Kano (1860-1938) non inventa la cerimonia del Kagami-biraki, ma la istituisce ridando vita a una
antica tradizione, della quale riprende alcuni elementi come ad esempio il nome, il periodo dell’anno, il
«Mochi» (pasta di riso cotta e pestata).
Il dizionario Kojien stabilisce che il Kagami-biraki all’origine era uno dei riti che si svolgevano puntualmente
all’inizio di ogni nuovo anno nella famiglia dei guerrieri, durante il periodo di Edo (1600–1867), tradizione
forse iniziata anche prima, nel periodo Azuchi-Momoyama (1573- 1600).
Il Kagami-biraki era un rito che si celebrava sempre all’inizio dell’anno e consisteva nel rompere il Kagamimochi (pasta di riso pestato a forma rotonda come erano gli specchi). Gli uomini ponevano il Mochi sopra la
custodia (contenente armatura, elmo e armi), per riaffermare la propria appartenenza alla classe guerriera.
Le donne facevano la stessa cosa mettendo il Mochi sulle loro parrucche; il Kagami-mochi si era in seguito
trasformato in una sorta di brodo (zoni) che veniva consumato accompagnato da una purea zuccherata di
fagioli rossi (shiruko).
L’articolo del Kojien precisa che questo rito si svolgeva il giorno 20 del primo mese dell’anno e
successivamente il giorno 11 dello stesso mese, in entrambi le occasioni si parla di Kagami-wari, rompere lo
specchio.
Kagami-biraki significa «Spezzare lo specchio». Laurence Caillet ci suggerisce una interpretazione di questo
nome e un’altra traduzione che tuttavia a noi sembra discutibile Kagami-biraki, uscita (dal periodo) dei dolci
di riso a forma di specchio.:
L’inizio dell’anno (dedicato ad una divinità) è caratterizzato dallo svolgimento di attività
che servono a mettere in ordine simboli, decorazioni e alimenti offerti al dio dell’anno che
verrà. Si consumano solennemente le offerte e si sistemano i rami di pino, l’altare, le
corde ecc.. . Queste attività hanno generato numerosi appellativi alla giornata di addio
del 20 Gennaio: matsu osame (sistemazione dei rami di pino), toshi dana oroshi
(discesa dall’altare del dio dell’anno).
L’interpretazione che risulta più attendibile consiste nel dire che questa cerimonia si teneva il giorno 20 del
primo mese, sotto il nome di Kagami-wari fino al 1651, anno del decesso dello Shogun Iemitsu Tokugawa.
La data sarebbe stata cambiata nel 1652, affinché non corrispondesse al giorno della morte dello stesso
shogun, e fu fissata per il giorno 11 del primo mese dell’anno, in associazione con un altro rito: il Kurabiraki (apertura del Kura, luogo in cui veniva conservato il riso). In questo modo la data corrispondeva alla
ripresa ufficiale del lavoro del nuovo anno.
E’ così che sarebbe apparsa la cerimonia del Kagami biraki (apertura- rompere - lo specchio).
Il Kura-biraki (apertura del luogo – granaio – soffitta - dove veniva messo il riso) si teneva
normalmente il giorno 11 del primo mese (Gennaio), quando i commercianti e i contadini
aprivano per la prima volta le loro riserve, il Kura, per partecipare al primo mercato
dell’anno.
Il Kagami-mochi porta questo nome a causa della sua forma che ricorda uno specchio, oggetto ritenuto
importante per il suo valore simbolico. Nel periodo invernale la forma dello specchio, uno dei doni riservati
all’Imperatore, non è casuale, essendo considerato in Giappone più un simbolo che un oggetto d’uso.
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Lo specchio giapponese dell’Antichità era fatto in bronzo, la sua forma era quasi sempre
rotonda, con una parte molto lucida per riflettere e l’altra decorata con differenti motivi
distribuiti intorno al buco che serviva per mettere il cordoncino per appenderlo.
In origine, in Giappone, lo specchio sembra non avesse le caratteristiche di un oggetto per
fare toletta ma diversi significati, da oggetto rituale a simbolo di potere e di ricchezza ecc…
Lo specchio come oggetto è legato alla figura della dea del sole Amaterasu. Così il Kagami-biraki può anche
essere interpretato come una cerimonia in onore della dea Amaterasu, la dea che emana la luce del sole e
che simbolicamente celebra il rinnovarsi della vita, della luminosità, della nascita, nel freddo e tenebroso
periodo invernale.
Credenze e tradizioni popolari Giapponesi
La dea Amaterasu-omi-kami impaurita alla vista (si pensa si riferisca al mese di Gennaio
notoriamente freddo e tenebroso), aprì la porta della grotta celeste e poi la richiuse dietro di sé,
dopo di chè il cielo divenne buio e così il paese in mezzo alla pianura di canne divenne.
Le notti si succedettero senza interruzione. Le voci di una miriade di divinità riempirono
l’aria come le mosche in estate; altrettante sventure di ogni tipo sopravvennero. In seguito
a ciò, le ottocento miriadi di divinità decisero di riunirsi in una assemblea divina (….) . e
incaricarono Ishikori-dome-no-mikoto di fabbricare uno specchio (….) .
Ame-no-uzume-no-mikoto allora rovesciò un recipiente vuoto presso la porta della grotta
celeste e lo fece risuonare sbattendo anche i piedi. Ame-no-uzume-no-mikoto fu
posseduta dagli dei, e mostrò i suoi seni e poi si slacciò il cordone della sua gonna fino a
mostrare il suo sesso. Nell’altopiano celeste (Cielo) ci fu un gran chiasso poiché tutte le
ottocento miriadi di dei si misero a ridere tutti insieme.
Amaterasu-omi-kami (dea del sole) rinchiusa nella grotta celeste, pensò che tutto ciò era
molto strano e così aprì leggermente la porta e dall’interno disse: “io penso che, poiché
sono chiusa qui dentro, l’altopiano celeste (il Cielo) naturalmente è buio e così pure il
paese in mezzo alla pianura di canne. Come è possibile che, nonostante ciò, Ame-nouzume-no-mikoto danzi e canti? E che le ottocento miriadi di dei, tutti, ridano?” Allora
Ame-no-uzume disse: “C’è un Dio più nobile di te. E’ per questo che noi ci rallegriamo
ridendo, cantando e danzando” mentre lei stava dicendo tutto questo, Ame-no-ko-yaneno-mikoto e Futo-dama-no-mikoto tesero lo specchio e lo mostrarono a Amaterasu-omikami; allora Amaterasu-omi-kami, trovando tutto questo ancora più strano, uscì un po’
dalla porta della grotta celeste e guardò. Nello stesso momento, Ame-no-tajikara-o-nokami, che stava nascosta, la afferrò per le braccia e, molto velocemente, Futo-dama-nomikoto la legò con una corda sacra e disse: “Da questo momento tu non potrai più
rientrare nella grotta celeste”. Così quando Amaterasu-omi-kami uscì, l’altopiano celeste
(il cielo) e il paese in mezzo alla pianura di canne vennero naturalmente illuminati.
Kagami-biraki e il Judo
Funai Hironori come spiegazione, nel rimettere in vigore il Kagami-biraki su incarico del Prof. Kano Jigoro,
fece riferimento al passato guerriero (Epoca dei Samurai) e allo spirito che aveva animato questa categoria
sociale nelle epoche passate.
Secondo noi, questa spiegazione non tiene sufficientemente conto dello stato spirituale di Jigoro Kano, in
quell’inizio del 1880, in cui era completamente rivolto a strutturare il suo metodo come strumento per
educare l’uomo. Funai precisa che la tradizione non era rispettata solo dalle famiglie guerriere (Samurai), ma
coinvolgeva anche le famiglie dei Commercianti da cui sia lui che Jigoro Kano provenivano.
Si è forse ricordato di aver seguito quella tradizione nel corso della sua infanzia? Tuttavia, secondo noi, la
spiegazione è molto più semplice. In effetti, Jigoro Kano probabilmente sentiva il bisogno di realizzare (per
ragioni che vedremo) una cerimonia che coinvolgesse tutto il dojo, all’inizio dell’anno, e la data del Kagami-
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biraki cadeva piuttosto bene, poiché le persone che dovevano recarsi in provincia presso le proprie famiglie
alla fine dell’anno, per la data stabilita, erano di ritorno a Tokyo.
Nel rimettere in vigore questa cerimonia, infatti, Jigoro Kano non riprende la data dell’ 11 Gennaio, ma, per
ragioni di praticità, stabilisce che ogni anno il Kagami-biraki si svolgerà nella seconda Domenica di Gennaio.
Si tratta di una cerimonia lunga e solenne, durante la quale si succedono discorsi, dimostrazioni, momenti
conviviali in cui si consuma insieme un pasto. I tavoli venivano preparati in anticipo nel dojo dalle persone
che avevano ricevuto un grado durante l’anno. Un cibo che si mangia durante la cerimonia è il Kagamimochi (impasto di riso pestato), che viene portato da tutti i praticanti nella settimana precedente la
cerimonia e sono i neo promossi ad adoperarsi nel preparare i piatti. Sono poi sempre loro che assicurano il
servizio e la risistemazione del tutto.
Giappone Luglio1994 durante il Mochitsuki
M° Corrado Croceri
Andrea Croceri
Jigoro Kano
“….fu in seguito deciso che per celebrare il nuovo anno, si doveva riempire il dojo di
Kagami-mochi (impasto di riso) dal 1 al 7 Gennaio di ogni anno. (….) Coloro che non si
trovano a Tokyo prenderanno un foglio dove scriveranno gli auguri di buon anno. Infatti
noi celebreremo il Kagami-biraki la seconda Domenica di Gennaio di ogni anno.
La cerimonia ancora oggi inizia alle 9.00 del mattino circa e non ha subito grandi modifiche
dal suo inizio.
Per prima cosa, gli insegnanti si rivolgono agli allievi parlando di Judo, del suo significato
educativo, dei valori morali, spirituali ecc.. Successivamente, si rende onore ad alcuni
allievi, scelti tra quelli che si sono dimostrati più studiosi nell’anno precedente, tra coloro
che hanno particolarmente progredito o ancora tra quelli che hanno dimostrato una certa
maturità: essi vengono invitati a dimostrare dei Kata o Randori. Talvolta, secondo le
possibilità degli allievi, le prove vengono praticate anche con gruppi di bambini, di
adolescenti, di giovani, di cinture nere (1° dan- 2° dan) e poi anche di alti gradi (6°dan7°dan-8°dan).
Queste dimostrazioni possono prolungare la cerimonia fino alle 11.00 – 11.30 del mattino.
Infine, insieme a tutti i partecipanti si degusta la purea zuccherata di fagioli rossi (shiruko)
preparata insieme al Kagami-mochi (impasto di riso), così come l’impasto di riso fritto
(Mochi fritto), portato al dojo dagli allievi che si trovavano a Tokyo dal 1 al 7 Gennaio.
La tradizione vuole che in questo giorno coloro che hanno ottenuto una promozione siano
gli ospiti: il loro compito è quello di preparare la tavola, di servire e accogliere i
partecipanti.”
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Una delle ragioni per cui abbiamo deciso di proporre la cerimonia del Kagami-biraki deriva probabilmente
dalla necessità di rimotivare i praticanti. Gennaio rappresenta il cuore dell’inverno, i dojo non sono riscaldati,
la pratica è molto dura sia per il corpo che per lo spirito: ricordare attraverso la rievocazione dello specchio il
ritorno prossimo della luce e del calore permette forse di sottolineare che la parte più difficile, più dura ormai
è superata e che un nuovo ciclo ricomincia.
Si tratta di un rito che sviluppa il valore della condivisione, il mangiare insieme rappresenta un modo per
sentirsi parte della stessa famiglia. Il cibo materiale (mochi, shiruko…) è il cibo spirituale, (discorsi del
fondatore Jigoro Kano dei Professori di Judo le dimostrazioni di Kata e Randori…) furono riservati per molto
tempo ai soli membri del Kodokan. A partire dal gennaio del 1930 Jigoro Kano apre una parte della
cerimonia al pubblico, con lo scopo di far conoscere e comprendere meglio il Judo.
Giappone Luglio1994 durante il Mochitsuki
Federico Lavarini
Andrea Bonizzato
Jigoro Kano
“In seguito, tra le evoluzioni del Kodokan, ho aperto la cerimonia del Kagami-biraki al
pubblico. Questa cerimonia rappresenta una vecchia abitudine del Kodokan stesso, viene
celebrata praticamente dalla sua creazione, è una tradizione ricca di storia, ha più di
cinquant’anni. Tuttavia, fino a due anni fa (1930), si teneva nel dojo e non era aperta al
pubblico.
Jigoro Kano afferma: “Era molto difficile far comprendere il judo alla gente e alle persone
che accompagnavano gli allievi nel dojo, le persone non conoscevano il senso del Judo, al
contrario molto spesso avevano idee sbagliate in proposito. E’ proprio per questa ragione
che mi sono persuaso ad aprire il Kagami-biraki al pubblico. E’ stato così che, aprendo per
la prima volta l’anno scorso la cerimonia del Kagami-biraki, abbiamo dato l’occasione a
tutti presenti di poter avere un’idea più corretta e completa del Judo.
Questa è la ragione per cui sono qui a ripetere questo rito del Kagami-biraki anche
quest’anno e penso di continuare anche in futuro.
La coppa di toso: un rito antico
Nell’anno 1884 Kano Jigoro, in occasione della cerimonia del nuovo anno della Kano-juku, mette a punto un
rituale: la coppa di toso (Sake speziato che si prepara per il nuovo anno).
Il rituale consiste nel far girare una tazza tra le mani di tutti i membri dell’assemblea per tre volte: la prima
volta ogni membro dell’assemblea versa dentro la tazza un po’ di toso, la seconda volta ci si accontenta
semplicemente di far girare la tazza; la terza volta ciascun membro beve un po di toso, ma ne beve un po’ di
meno rispetto a quello che lui stesso ha versato.
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Si tratta di un rito con un significato simbolico molto preciso: versare il toso senza berlo nella tazza comune
rappresenta l’inizio del lavoro che verrà svolto nel corso del nuovo anno, nel secondo passaggio si fa passare
la coppa senza bere per dare la precedenza agli altri prima di servirsi, nel terzo passaggio ognuno beve del
sake, ma un po’ di meno di quello che lui stesso ha versato, la parte che resta nella tazza rappresenta
simbolicamente il capitale comune creato insieme.
In Giappone in questo periodo si preparano queste composizioni - Canna di bambu, Rami di Pino, Rami di Prugne.
È una buona cosa mettere i Kodamatsu all’entrata del Dojo si ritiene che questa tradizionale usanza sia di buon auspicio per la casa.
Jigoro Kano
La cerimonia del toso per propiziarsi il nuovo anno è iniziata l’anno 17 dell’era Meiji (1885 l’era Meiji rappresenta i 45 anni di regno dell’Imperatore Meiji - dal 23 Ottobre 1868 al 30
Luglio 1912).
Questo rito venne istituito da Jigoro Kano nel suo corso privato (Kano-juku) appena prima
la fondazione del Kodokan e si svolgeva nella maniera seguente:”…. all’inizio nella veste di
direttore del corso versavo del toso nella coppa e la facevo passare ai membri presenti, chi
riceveva la coppa versava ancora un po’ di toso sempre senza bere, poi la passava al
membro vicino fino a che la coppa piena di toso ritornava a me.
Fino a quel momento tutti i presenti alla cerimonia non avevano fatto altro che versare
senza bere. Dopo di che si rifaceva passare la coppa colma di toso senza versare nulla e
senza bere nulla.
Nel terzo giro io bevevo un po’ di toso, ma meno di quello che avevo versato all’inizio, poi
ogni partecipante faceva la stesssa cosa e così facendo ovviamente alla fine del giro
restava un po’ di toso nella coppa, quello lo si lasciava lì.
Il senso di questo rito è: all’inizio l’azione di versare rappresenta il lavoro che avevamo
fatto da soli.
Nel secondo giro l’azione di cedere la coppa agli altri senza bere, significa dare la
precedenza agli altri, tutto ciò in qualche modo implica il rendere un servizio ai membri
della comunità senza avere nessun profitto personale. Il terzo passaggio, che consiste nel
prendere meno di quanto si è prodotto con il nostro lavoro, rappresenta il capitale comune
che va ad aumentare.
Kagami = Specchio (Forma piatta) - Shyogatsu = (Capodanno) - Kadomatsu = (Pino nell’angolo)
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