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N.7 aprile 2010 giornalino per le classi elementari a distribuzione gratuita edizione speciale monumenti aperti e sagra di sant’efisio I tesori della città iascuno può imparare a conoscere la propria città e la sua storia attraverso un monumento, con tutte le informazioni storiche, geografiche e sociali che ci può raccontare. Grazie a “Monumenti aperti” gli allievi delle scuole di Cagliari saranno capaci di trasformare un museo in un labirinto delle meraviglie, animare oggetti, luoghi o quadri restituendo loro un senso e risvegliandoli a nuova vita attraverso il racconto o l’evocazione. La collaborazione tra il Ministero dei beni e delle attività culturali, il Ministero dell’istruzione e il Comune, insieme al coinvolgimento di studenti e volontari, permetterà inoltre di aprire al pubblico in questa occasione monumenti solita- Con il patrocinio dell’ • Comitato Provinciale di Cagliari C mente inaccessibili ai visitatori. Ragazze e ragazzi, formati dai funzionari delle Soprintendenze, guideranno così cittadini e turisti alla scoperta di una Cagliari segreta, spesso sconosciuta ai più. Credo che tutto questo sia molto più coinv o l ge nt e di una tradizionale lezione di storia. Prepararsi, cercare informazioni, notizie sul motivo della costruzione di un monumento importante della città, ripercorrere i personaggi che hanno partecipato alla sua storia, usare l’immaginazione per disegnarlo, preparare una visita guidata o una brochure, tutto questo permetterà di arricchire il bagaglio cultu- Disegno di Alessandro Basciu rale, morale e civile degli alunni e li renderà cittadini più consapevoli del valore del proprio patrimonio e maggiormente coinvolti nella sua tutela. Avvicinarsi all’arte divertendosi è un’esperienza speciale e mi auguro sia per tutti solo l’inizio di un’avventura che, crescendo, sarà sempre più coinvolgente. Sandro Bondi ministro per i Beni e le Attività Culturali 2 numero 7 aprile 2010 Anfiteatro romano monumenti aperti pagina Cattedrale giornalino per le classi elementari ideato da KaddeoK DIRETTORE RESPONSABILE SILVIA GASPA CONDIRETTORE MARIA FRANCESCA CHIAPPE Un teatro per gladiatori A lle pendici del colle di Buon Cammino, nel viale Sant’Ignazio, si trova la testimonianza più alta della dominazione romana in Sardegna. Si tratta di un anfiteatro, risalente al I – II secolo d.C., le cui gradinate furono abilmente intagliate nel banco roccioso. Dotato di arena, corridoi, ambienti di servizio e di una monumentale facciata, disposta a sud. Quest’ultima, di oltre 20 metri d’altezza, fu edificata con blocchi di calcare estratti da cave vicine. Recenti scavi, ad opera del Canonico Giovanni Spano, portarono alla luce numerose lastre marmoree (che evidentemente rivestivano le gradinate, divise in tre ordini a seconda della classe sociale di appartenenza). L’anfiteatro poteva ospitare circa 10000 spettatori, in esso venivano allestite lotte tra uomini e belve feroci oppure battaglie tra gladiatori. Al di sotto era dotato di gabbie per gli animali e di macchinari scenici. Il duomo gotico-romanico EDITORE EIDOS VIA BOTTEGO 24/B CAGLIARI [email protected] AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI CAGLIARI N. 14 DEL 27 AGOSTO 2009 GRAFICA E IMPIANTI EIDOS CONSULENTE TECNICO IGNAZIO MUNDULA STAMPA LP GENOVA TIRATURA 10.000 COPIE IL NOSTRO NUMERO TELEFONICO 3394022244 LE NOSTRE MAIL [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] Bastione di Saint Remy Una finestra sul mare S truttura imponente, il bastione di Saint Remy sotto un grande arco presenta una scala con due rampe circolari che portano alla terrazza Umberto I dove si gode una magnifica visione della città fino al mare. Attraverso altre due rampe di scale si accede al bastione di Santa Caterina sul quale si affaccia la scuola elementare: in passato c’era un convento delle Domenicane. Si dice che proprio lì venne organizzata la congiura per uccidere il viceré Camarassa nel 1668, il più grave fatto di sangue durante il governo spagnolo. La costruzione, che deve il nome al barone di Saint Remy, il primo vicerè piemontese, unì il bastione dello Sperone e quello della Zecca, realizzati dagli spagnoli nella seconda metà del Cinquecento. In questo modo il quartiere Castello fu collegato con Marina e Villanova. N Fortezza di San Michele Ma che bel castello... on è solo un importante luogo di culto cattolico: la Cattedrale, in piazza Palazzo, nel cuore di Castello, è uno dei monumenti più noti di Cagliari. C ostruito nel decimo secolo per difendere Santa Igia, la capitale del giudicato di Cagliari, il Castello di San Michele si è arricchito con i Catalani: il re lo regalò a Berengario Carroz (il conte di Quirra aveva contribuito alla cacciata dei Pisani) che fece raddoppiare lo spessore dei muri, scavare un profondo fossato, innalzare un'altra torre. Nel 1369, il Castello fu fortificato ancora e, durante la rivolta d’Arborea contro l’Aragona, fu utilizzato per la difesa. Dopo la guerra divenne la lussuosa residenza dei Carroz: l’ultima esponente della famiglia di feudatari spagnoli fu la contessa Violante, la Sanguinaria. Fu poi un lazzaretto e anche caserma degli invalidi. Nel 1895 fu ceduto ai marchesi di San Tommaso e l’architetto Dionigi Scano lo restaurò: sui pendii venne realizzata la pineta. Fu costruita nel Duecento, divenne cattedrale nel 1258. E’ dedicata a Santa Cecilia martire e alla Vergine Assunta. E’ il duomo del capoluogo della Sardegna ma anche la parrocchia dell’antico quartiere dentro le mura. Realizzata in stile gotico-romanico, negli anni dal 1669 al 1702 fu trasformata in forme tipiche del barocco genovese da Domenico Spotorno con la collaborazione di scalpellini liguri. Nel 1931 fu innalzata la facciata, ispirata al prospetto del duomo di Pisa e realizzata con pietra calcare del colle di Bonaria. Nel 1999 è stato effettuato un restauro radicale che ha riguardato la cupola, il tetto, gli infissi, il campanile e la facciata. 3 8-9 maggio speciale pagina Galleria comunale testi di Gianluca Basciu e Maria Francesca Chiappe, servizio fotografico Agenzia Rosas Press, disegni degli alunni della 4ª B di via Garavetti Grotta della vipera Una polveriera Una storia di cultura d’amore I Cittadella dei musei Un arsenale nel 18° secolo D ove i piemontesi, nel diciottesimo secolo, avevano sistemato il Regio arsenale, i cagliaritani, 200 anni dopo, hanno realizzato la Cittadella dei musei, nella zona nord di Castello. E’ un’area molto antica dove sono state trovate due cisterne di epoca punica e romanica. Sotto la dominazione Pisana la cittadella era separata dal Castello da un fossato e dal ponte levatoio di fronte alla porta San Pancrazio. Gli spagnoli rafforzarono le fortificazioni a scopo difensivo. All’epoca piemontese risale invece la sistemazione in stile neoclassico della Porta Arsenale. Quando l’arsenale fu trasferito fuori le mura, la cittadella divenne distretto militare e caserma. Dopo i bombardamenti del 1943 fu soggetta a un rapido degrado che durò fino agli anni Sessanta quando la Cittadella venne restaurata. n uno dei polmoni verdi di Cagliari, i Giardini Pubblici che si affacciano sul Largo Dessì, è situata la Galleria Comunale d’Arte. L’edificio, a fattezze neoclassiche, fu progettato da Carlo Boyl di Putifigari, e realizzato nel 1858. Da principio ospitò la polveriera regia, nel 1928 divenne una galleria d’arte permanente. In mostra, dal 2001, ci sono le opere donate alla città dal collezionista Francesco Paolo Ingrao, che testimoniano una varia produzione artistica. Le più antiche datate alla metà dell’Ottocento, ma per la maggior parte risalenti al secolo scorso. Queste ultime, in particolare, legate alla produzione figurativa italiana, espressa nei movimenti artistici sorti attorno alla città di Roma. Nel 2003 nuovi spazi espositivi sono stati destinati alla visibilità della Collezione Sarda del Novecento. L a moglie offrì la sua vita per salvare il marito dalla malaria: il nobile romano Lucio Cassio Filippo fece costruire in onore dell’amata Attilia Pompilia un monumento funebre particolare. Il frontone della facciata venne decorato con due serpenti intrecciati, simbolo della passione e della fedeltà che legava lo sposo alla sposa. E’ la Grotta della Vipera, situata lungo il viale Sant’Avendrace, ai piedi del colle di Tuvixeddu dove sorge la più importante necropoli punica del Mediterraneo. E’ stata scavata nella roccia nel secondo secolo dopo Cristo ma fu scoperta soltanto nel 1822 durante i lavori per la realizzazione della Carlo Felice, la strada che collega Cagliari con Sassari. Alberto Lamarmora impedì che venissero fatte brillare le mine vicino alla Grotta della Vipera che fu così salvata. Monumento ai Caduti Gli eroi sardi dell’unità d’Italia tornato al suo posto in epoca relativamente recente, quasi vent’anni fa: per lungo tempo il monumento dedicato ai caduti sardi nelle battaglie per l’indipendenza e l’unità d’Italia è rimasto nel Parco delle Rimembranze. Ma, agli inizi degli anni Novanta, è stato risistemato alla fine della via Manno, nella piccola piazzetta Martiri, a due passi dal bastione di Saint Remy. Il Monumento, realizzato da uno scultore piemontese, fu inaugurato il 16 agosto 1886. Nella facciata sono incise le date delle battaglie combattute dai martiri sardi ed i nomi dei caduti in guerra. Da quando è tornato in piazza Martiri, ai piedi del monumento il 4 novembre si celebrano funzioni religiose e civili alla presenza di autorità civili e religiose e di semplici cittadini per onorare la memoria dei sardi caduti. È 4 numero 7 aprile 2010 pagina Statua di Carlo Felice monumenti aperti Museo d’arte siamese Palazzo civico Gli antichi reperti dell’Asia Il re delle riforme N Museo archelogico V iceré di Sardegna quasi ininterrottamente dal 1799 al 1821 (quando fu nominato re), Carlo Felice fu promotore di numerose riforme a vantaggio dell’isola. Si occupò di riformare la scuola e di questioni sociali, permettendo ai proprietari terrieri di recintare i propri campi. È ricordato dai più per aver incentivato la costruzione della “strada statale 131 – Carlo Felice”, che collega Cagliari a Porto Torres. Il monumento a lui dedicato, realizzato in bronzo nel 1829, su progetto dello scultore sassarese Andrea Galassi, fu collocato nel Largo omonimo solo 31 anni dopo, nel 1860. Sul basamento è possibile leggere un’iscrizione, che indica l’inizio della “Carlo Felice” proprio ai piedi della statua. In effetti la notizia non è esatta, in quanto l’inizio effettivo della statale è segnato da una colonna con sopra una sfera e una piccola piramide, situata nell’adiacente piazza Yenne. ella Cittadella c’è un museo sorprendente: raccoglie un ricco patrimonio di circa 1.300 manufatti di carattere sia artistico sia etnologico (porcellane, armi, monete, ori, argenti, avori, dipinti, oggetti utilizzati durante cerimonie rituali ) provenienti dall’Asia, soprattutto siamesi. Dall’età nuragica ai romani D all’età prenuragica (6.000 a.C.) sino all’epoca bizantina (ottavo secolo dopo Cristo): al primo piano del museo archeologico di Cagliari, nel quartiere Castello, si seguono storia e cultura della Sardegna su un percorso cronologico-didattico. Ai piani superiori, invece, l’esposizione segue criteri topografici con i più importanti siti archeologici di Cagliari e Oristano. Ci sono reperti del Neolitico, dell'Eneolitico e del primo Bronzo. Eccezionale la collezione di piccoli bronzi: guerrieri armati, capitribù, divinità femminili, donne e uomini al lavoro, animali. La colonizzazione fenicia e la dominazione punica sono rappresentate dalla ricostruzione del Tofet di Tharros e dai materiali provenienti da Nora, Monte Sirai e Sant'Antioco. Ci sono poi le ceramiche di epoca romana. Si tratta dei reperti collezionati dal cagliaritano Stefano Cardu nel periodo a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento durante i suoi viaggi e regalati, nel 1914, al Municipio di Cagliari. La raccolta vanta una prevalenza di manufatti di origine siamese che rappresenta una autentica rarità per quantità e varietà dei pezzi. Il Museo d’Arte Siamese fu esposto per la prima volta nel Palazzo Civico, poi, nel 1977, i pezzi furono trasferiti nella Galleria Comunale d'Arte. Dal 1981 è alla Cittadella dei Musei. La prima pietra fu posata nel 1899 I l 14 dicembre 1896 il sindaco era Ottone Bacaredda. In quella data il Consiglio comunale prese una decisione importantissima: la sede del Palazzo Civico sarebbe uscita dalle mura fortificate per scendere verso il porto. Non più dunque in Castello, dentro le mura, per difendersi da tutti, il Municipio sarebbe sorto davanti al porto, proteso verso l’esterno. Insomma, si voleva così esprimere un’impostazione politica diversa. Il progetto fu scelto attraverso un concorso nazionale, la prima pietra venne posata il 14 aprile 1899 alla presenza del re Umberto I e della regina Margherita di Savoia. Nel marzo 1907 l’inaugurazione. Lo stile dell'edificio, realizzato in pietra calcarea chiara, è dato dalla rielaborazione di modelli appartenenti al gotico-catalano, con l'aggiunta di decori Liberty. 5 speciale pagina Torre dell’Elefante Villa Tigellio Nel Seicento fu un carcere La residenza di un artista Vip L Palazzo Viceregio Fu la sede della famiglia reale a Torre dell’Elefante fu costruita due anni dopo quella di San Pancrazio, nel 1307. Lo scopo era identico: proteggere la città dalle mire espansionistiche dei Mori e dei Genovesi. Il suo nome è legato all’elefantino inserito su una mensola a dieci metri d’altezza nel lato che dà sulla via Università. Secondo altri studiosi, però, il riferimento all’elefante sarebbe legato alla vicina Ruga Leofantis (oggi sia chiama Via Stretta). N el quartiere di Castello c’è il Palazzo viceregio, costruito nel quattordicesimo secolo dagli Spagnoli: nel 1337 divenne sede del vicerè di Aragona. Nel corso del tempo l’edificio ha subito diverse modifiche, le più importanti risalgono all’epoca sabauda: nel 1730 è stato realizzato lo scalone d'onore che conduce al piano nobile le cui sale sono state restaurate nel 1735. La facciata ovest è stata invece rimessa a nuovo nel 1769. Tra il 1799 e il 1815 il Palazzo è stato la residenza ufficiale della famiglia reale e della corte in esilio da Torino, occupata da Napoleone. Dal 1885 il Palazzo è proprietà della Provincia di Cagliari che vi ha istituito la sua sede di rappresentanza. Nel 1893 sono stati avviati i lavori di decorazione della sala del Consiglio, terminati tre anni dopo. 8 / 9 maggio Nel Seicento la torre ospitò il carcere e le sale di tortura: nella vicina piazzetta Carlo Alberto venivano eseguite le condanne a morte e la leggenda narra che nelle notti di vento riecheggino ancora i lamenti delle anime dei giustiziati. In epoca spagnola dalla torre venivano esposte le teste decapitate dei condannati a morte. Fu restaurata nel 1906 da Dionigi Scano. Torre di San Pancrazio La vedetta del Castello V iveva a Cagliari Tigellio, un musico sardo amico di uomini potenti come Cesare, Ottaviano, Cicerone, Orazio. La sua residenza privata si trovava tra il viale Buoncammino e il corso Vittorio Emanuele: Villa Tigellio. L a Torre di San Pancrazio fu costruita 705 anni fa sotto il dominio dei Pisani a 130 metri sul livello del mare, nel punto più alto della collina che sovrasta Cagliari. Da lì si poteva controllare tutto, soprattutto chi si avvicinava alle mura di Castello. Nel medioevo la torre era circondata da una muraglia (“barbacane”) oltre la quale c’era un fossato: per entrare e uscire dal Castello bisognava attraversare un ponte levatoio. Fu progettata da Giovanni Capula. Nel tempo è stata utilizzata anche per altri scopi: gli Aragonesi la trasformarono in abitazione per i funzionari e adibirono una parte a magazzino. Tre secoli dopo venne cambiato l’accesso alla città murata: quando fu aperto un passaggio nel vicino Palazzo delle Seziate venne utilizzata come carcere. Ospitò detenuti per quasi 200 anni. Le rovine vennero alla luce nel 1800 quando un studioso sardo, il Canonico Spano, andò a cercare la casa dove l’artista visse nel lusso sfrenato. Poi, 50 anni fa, il soprintendente alle Antichità della Sardegna Gennaro Pesce scoprì i dettagli. Un esempio? Il quartierino non aveva finestre sull’esterno in modo da garantire la privacy ai ricchi residenti che non volevano neanche vedere come vivevano i poveri. Le due zone meglio conservate sono la Casa del Tablinio e la Casa degli Stucchi. Resiste anche parte di un pavimento realizzato incastrando pezzi di marmo bianco nel coccio pesto. 6 numero 7 aprile 2010 monumenti aperti pagina Chiesa aragonese Santa Croce San Domenico Una storia lunga 400 anni La sinagoga degli ebrei L’ex tribunale d’inquisizione I L n uno dei polmoni verdi più belli di Cagliari c’è una chiesetta seminascosta: si trova all’interno di un cortile che si affaccia sulla via Pietro Leo, a Monte Urpinu. Le monete e le ceramiche trovate all’interno lasciano pensare che prima ci fosse un luogo di culto romano o bizantino. La chiesetta aragonese è stata costruita 400 anni fa da Giovanni Sanjust, barone di Teulada, con una caratteristica: la finestra sulla facciata con un balconcino in ferro battuto. Le decorazioni sono in stile liberty perché sono state aggiunte in epoca successiva. Durante la seconda guerra mondiale la chiesetta è stata danneggiata ma 40 anni dopo, grazie alle cure di Francesco Serra, è tornata all’antico splendore. Ma è stata poi inspiegabilmente abbandonata, fino al 2008,quando è stata riaperta al pubblico. Sant’Agostino Un esempio di arte rinascimentale a basilica di Santa Croce, situata nella via omonima (nel quartiere Castello), fu edificata, probabilmente assieme alla città, verso il 1216 a.C. Sorta come sinagoga, dedicata quindi al culto ebraico, fu sigillata nel 1492, quando gli Ebrei furono espulsi da tutti gli Stati della Corona di Spagna. Divenne quindi una chiesa cattolica, in onore della Santa Croce. I L a chiesa di Sant’Agostino, uno dei pochi esempi in Sardegna di arte rinascimentale, ha una pianta a croce greca con i quattro bracci voltati a botte e, nel loro incrocio, una cupola semisferica. La facciata, sulla via Baylle, ha forma quadrangolare ed enuclea un portale ad arco, racchiuso tra due lesene ed un architrave. La volta del presbiterio è abbellita da cassettoni e rosette classicheggianti. Gli altari laterali sono sovrastati da nicchie con cornici e timpani. Il progetto di realizzazione, datato 1577, si deve all’ingegnere Giorgio Palearo, detto “il Fratino”. In quell’anno era stato decretato l’abbattimento dell’antico convento degli Agostiniani che impediva la costruzione di nuove fortificazioni nel quartiere della Marina. Scavi recenti hanno messo in luce, sotto il pavimento, resti romani e altomedievali. Si conservano, inoltre, dipinti di vari autori, un’antica statua del santo e un altare barocco in legno dorato. Dalla metà del 1500, poi, passò in gestione alla Compagnia di Gesù (fondata da Sant’Ignazio di Loyola). L’edificio è semplice, venne ampliato nel XVII secolo su progetto dell’architetto Giandomenico da Verdina, e completato nel 1661 grazie all’intervento dei marchesi Brondo di Villacidro. Nel 1773 i Gesuiti furono sciolti dal Papa e la chiesa divenne proprietà dello Stato, fino al 1809 quando il re Vittorio Emanuele I la assegnò all’Ordine dei Cavalieri Mauriziani. Questi, cui a tutt’oggi appartiene, la elevarono a basilica. l convento di S. Domenico (di cui è possibile visitare chiesa, chiostro e cripta) fu fondato nel 1254, nel quartiere Villanova (l’ingresso è nella via XXIV Maggio), in un’area già precedentemente dedicata al culto, in quanto ospitava la chiesa benedettina di Sant’Anna. La chiesa, a navata singola, presenta forti analogie strutturali con quella di S. Francesco di Stampace (stile gotico italiano). Il primo impianto risentiva tuttavia del rigore costruttivo degli ordini mendicanti. Nel 1500 fu realizzata una copertura a volte stellari, andate perdute a seguito dei bombardamenti del 1943. Il complesso ebbe da sempre un ruolo privilegiato nella crescita religiosa e culturale della città. Fu sede della confraternita dei calzolai, del tribunale dell’Inquisizione e della Regia Stamperia. Gli arredi scultorei e pittorici furono per gran parte dispersi in collezioni private. 7 speciale pagina 8 / 9 maggio San Francesco Sant’Eulalia Sotto la sagrestia una strada romana Un fulmine, poi il crollo Una galleria d’arte sacra L L uogo di culto all’interno di un più grande convento, antichissimo, completato forse nel 1400, la chiesa di San Francesco sorgeva in un territorio compreso tra l’attuale corso Vittorio Emanuele II e la via Mameli, nel quartiere Stampace. Di essa, infatti, restano oggi solo alcune strutture dell’abside ed un portale restaurato, che furono poi inglobati in diversi edifici. L ’area archeologica di Sant’Eulalia si trova nel centro storico di Cagliari (nel vico Collegio – quartiere Marina). Si tratta di un sito monumentale sottostante la chiesa, scoperto nel 1990 a seguito dei lavori per l’adattamento della sagrestia. Immediati scavi hanno portato alla luce un tratto di strada romana (circa 13 metri), lastricata, larga più di 4 metri, che evidentemente permetteva i collegamenti con il vicino porto. Un’indagine ancora in corso cerca invece di trovare qualche possibile collegamento tra tali ritrovamenti ed un’ulteriore costruzione, rinvenuta 7 metri sotto il piano della chiesa. Quest’ultima si caratterizza per un ambiente abbastanza vasto: parte di un lato è sostenuto da colonne calcaree rivestite di stucco, poggianti su basi marmoree attiche. I requisiti formali ne implicherebbero l’appartenenza alla Roma tardo-repubblicana. Tesori del Duomo Il primo novembre 1871 un fulmine abbatté il campanile e portò, in soli quattro anni, al crollo del tetto. La struttura rimanente fu invece demolita per fare spazio ad abitazioni civili. Al chiostro si accedeva dall’area del presbiterio, costituita da cappelle di forma quadrata, voltate a crociera costolonata. L’interno era abbellito da opere d’arte (sculture e retabli) donate da esponenti della borghesia mercantile cagliaritana, attualmente conservate presso la Pinacoteca Nazionale di Cagliari. San Saturnino La basilica ”Martyrium” G li storici ritengono che la basilica, che sorge nella piazza San Cosimo, fosse in origine un martyrium per il martire cagliaritano Saturnino, decapitato, secondo la Passio sancti Saturni, il 23 novembre del 304 d.C., per non aver rinnegato la fede cristiana. Sarebbe stata costruita a metà del V secolo e donata, nel 1089, ai monaci benedettini di San Vittore di Marsiglia. Caduta poi in rovina a seguito dell’invasione catalana, fu restaurata alla fine del 1400. Due secoli dopo cominciarono invece, per volontà dell’arcivescovo Francisco Desquivel, gli scavi per la ricerca de los cuerpos santos. Nel 1714, concessa alla corporazione dei Medici e degli Speziali, fu reintitolata ai Santi Cosma e Damiano. Da quel momento si susseguirono varie fasi di restauro, che portarono alla luce, nell’area circostante, numerose sepolture romane e bizantine. a collezione d’arte sacra della Cattedrale è custodita nel Tesoro del Duomo: in gran parte sono oggetti regalati dagli Arcivescovi e dai Canonici di Cagliari. Il nuovo Museo si trova negli antichi locali di via Fossario che ospitarono in passato il circolo San Saturnino, un cinema e, più recentemente, la sede della Caritas e altre iniziative della Curia. E’ stato inaugurato il 28 maggio 2004 da monsignor Giuseppe Mani. Allestita in cinque sale che si affacciano su una terrazza dal panorama mozzafiato, la galleria d'arte sacra ripercorre alcuni secoli di storia. Tra le opere in mostra il gruppo scultoreo del Compianto sul Cristo morto, nella sala del Compianto. Nella stessa sala, antica cappella del Seminario tridentino con la volta a botte, c’è un piccolo campionario di paramenti sacri. 8 numero 7 aprile 2010 pagina [email protected] Salve sono Gabriele, leggo ogni mese il vostro giornale. È BELLISSIMO!!! Ci sono molti articoli divertenti, che mi appassionano. Mi piace ogni singolo vostro numero; grazie al Corriere de sa scola ho saputo molte cose in più sulla nostra amata Cagliari, sulla nostra cultura e sulle leggende sarde. Purtroppo però l’anno prossimo andrò alle Medie e non potrò più leggere il vostro giornale. Anche noi abbiamo fatto un nostro giornalino in classe si chiama "La Gazzetta della 5ªB" e scriviamo dei divertenti articoli. Gabriele Aru 5ªB Scuola elementare via Caboni Ciao sono Martina, il 19 marzo 2010 siete venuti a visitare la scuola di via Castiglione di Cagliari. Vi scrivo perchè, visto che avete pubblicato il terremoto di Haiti, vorrei che pubblicaste anche quello del Cile avvenuto il 27 febbraio 2010. Sono interessata perchè i miei parenti materni abitano in Cile, non a Concepcion dove è avvenuto l’epicentro, ma ad Ancud una cittadina di una delle tante isole che si affacciano sul Pacifico. Questo è l’articolo che vi propongo: Vista la catastrofe avvenuta a Concepcion la notte del 27 febbraio 2010 le persone sono state ridotte in povertà, e molte case sono state distrutte dal TERREMOTO anche nelle città vicine come a Santiago, per fare un esempio: sono crollati diversi grattacieli e molte persone sono rimaste senza casa, ed per quello che da quella notte terrificante sono tutti all’erta, era persino previsto uno tsunami che però si è scagliato contro l’isola Juan Fernandez, il Giappone, la Russia e qualche piccola onda anche a ovest della Spagna. il sussidiario I fiori del mese viola del pensiero giaggiolo Nel mese di aprile fioriscono il ciliegio, il pero, il melo, l’olivo. Nei campi: il narciso, il giaggiolo, il papavero, la margherita. Nei giardini, infine, la viola del pensiero e la camelia. Scuola elementare “I Pini” Martina Diana 5ªC Scuola elementare via Castiglione la “buona” parola di... padre Christian Steiner Dedicato alla Madonna I mesi di maggio e ottobre hanno una vita tutta particolare. Nel primo rifiorisce la natura. Nel secondo si raccolgono i frutti della primavera e dell’estate. A conferma di quanto è dolce e bella la creazione di Dio. Non a caso a maggio e a ottobre, la Chiesa ricorda e festeggia la Madonna, la madre di Gesù. In Lei la vita umana risplende. Ma perché Maria è così bella? Perché anche Dio è infinita bellezza e dolcezza. Ogni cosa che vediamo sulla terra è invenzione sua. Lui è la fonte di ogni dolcezza. E ancora. Perché si festeggia Maria? Soprattutto perché a ognuno di noi viene regalata o verrà regalata la stessa bellezza e lo stesso frutto dolcissimo del suo seno nella Prima Comunione. In questa festa ci viene donato lo stesso corpo di Gesù che Maria ha portato dentro di sé. È giusto, quindi, trasformare i mesi di maggio e ottobre in un grande applauso a Maria e al suo dolcissimo e bellissimo Gesù regalando loro ogni sera la preghiera di un’“Ave Maria”! di Gina Tore La Repubblica tutela il paesaggio: se lo dice la Costituzione significa che il paesaggio è una cosa importantissima. Ma, che cosa è il paesaggio? E’ tutto quello che la natura ci ha regalato: il cielo con la sua aria pulita, il mare con i suoi pesci e le sue piante, la terra con le sue montagne, i suoi prati, i suoi fiumi e i suoi laghi. Tutto questo è l’ambiente in cui noi viviamo e che dobbiamo rispettare per non rovinarlo. Ed ecco allora che non bisogna incendiare i boschi buttando mozziconi di sigarette accesi o fiammiferi non spenti, non bisogna sporcare il mare gettando sacchetti di plastica, non bisogna intasare le strade lasciando la spazzatura fuori dai cassonetti. Sembrano piccole cose ma se ognuno di noi, fin da bambini, impara a rispettare queste semplici norme, impara anche a rispettare l’ambiente e il paesaggio. I grandi, invece, devono pensare anche a non costruire case troppo vicino al mare, a non tagliare gli alberi, a non lavare le cisterne delle grandi petroliere in mare. 9 pagina i consigli della dottoressa Maria Paola Basciu lo sapevate che.... Vive nel Nepal l’uomo più basso del mondo. Ha poco più di 18 anni e il suo più grande desiderio è quello di sposarsi. Khagendra Thapa Magar ha infatti due sogni: trovare una moglie della sua statura (60 centimetri), con la quale mettere su una famiglia di quattro bambini e avere il riconoscimento dal Guinness dei Primati. Giant George, Gigante George, è il cane più alto del mondo. Si tratta di un alano che vive in Arizona, entrato nel Guinness dei Primati misurando da orecchie a coda la bellezza di 220 centimetri. Ma non solo. George è alto 109 centimetri da spalla a zampa. Il nostro corpo possiede un formidabile sistema per difendersi dalle aggressioni dei suoi nemici. Alcuni di questi si chiamano batteri, altri virus e poi ci sono i funghi, le tossine, insomma l’elenco è lungo. Quell’implacabile detective a cui nulla sfugge ha un nome: sistema immunitario. Quando incontra il suo avversario non si limita ad annientarlo affinché non riesca a causare la malattia ma, dopo lo scampato pericolo, non si dimentica di lui e, se lo incontrerà di nuovo, sarà pronto a reagire più in fretta. In alcuni bambini e adulti, però, il sistema immunitario ha una reazione di difesa eccessiva, chiamata allergia, nei confronti di una serie di sostanze, gli allergeni, perché le considera pericolose. Gli allergeni più conosciuti sono senza dubbio i pollini dei fiori che, soprattutto nel periodo primaverile, sono presenti in grandi quantità nell’aria che respiriamo. Le conseguenze, per chi soffre di allergia, possono essere: raffiche di starnuti, occhi che lacrimano, un fastidioso prurito al naso… ma anche una malattia chiamata asma. Altri allergizzanti sono il fumo di sigaretta, le sostanze che inquinano l’aria, la saliva di animali come il cane e il gatto e la polvere perché in essa è presente un animaletto invisibile a occhio nudo, bruttissimo e pieno di zampette se osservato al microscopio; si chiama acaro. Anche alcuni alimenti, come il latte, le uova, le noci, le arachidi, le fragole, il cioccolato possono scatenare reazioni a livello della pelle o dell’intestino in chi è allergico. In tutti questi casi, è importante evitare il contatto con gli allergeni e curarsi con i farmaci adatti. gli appuntamenti La società milanese Shot Events s.r.l. organizzatrice di “Grandi Eventi”, annuncia il ritorno in Italia degli Harlem Globetrotters per il sesto anno consecutivo. L’Italian Tour 2010 toccherà grandi città e importanti piazze in cui l’amore e la passione per la pallacanestro me- ritano tutta l’attenzione di una squadra che è diventata la leggenda del basket. Questo il programma dal 4 al 10 maggio: Modena, Cagliari (mercoledì 5), Caserta, Firenze, Rimini, Milano, Varese. L'Italia è ormai diventata punto fermo e di riferimento, nel Tour mondiale, per le magie dei favolosi giocolieri cestisti neri. Il basket torna a essere puro divertimento per gli appassionati e le famiglie, e la pallacanestro è uno sport l’esperimento di Isabella Carli Pronti, via! Procuratevi due bicchieri grandi, un po’ di acqua, 10 cucchiaini di sale e due uova. Mescolate il sale in mezzo bicchiere d’acqua. L’altro bicchiere, invece, riempitelo a metà con acqua dolce. A questo punto immergete le uova, una in ciascun bicchiere. Vedrete che l’uovo in acqua dolce galleggerà, mentre quello in acqua salata andrà a fondo. Il tutto per il principio di Archimede (i corpi subiscono una spinta verso l’alto pari al peso del volume di liquido spostato), infatti l’acqua salata pesa di più e a parità di volume l’uovo in acqua salata riceve una spinta maggiore. Ma non è finita qui! Togliete le uova dai bicchieri. In quello con l’acqua salata versate l’acqua dolce dell'altro molto lentamente, senza mescolare i due liquidi. Quindi immergete una delle due uova. Se l’esperimento è riuscito dovreste vedere l’uovo galleggiare sull’acqua salata, esattamente a metà del bicchiere. popolare che entra nella quotidianità di migliaia di ragazzi. Gli Harlem sono un esempio positivo, e lanciano un messaggio che fa bene a tutto il movimento sportivo. 10 numero 7 aprile 2010 pagina 1 / 4 maggio le tradizioni olklore, costumi, ma soprattutto tanta fede. Questi gli ingredienti della processione religiosa che la città, ogni primo maggio, dedica a Sant’Efisio. Un evento che raduna migliaia tra fedeli e curiosi, provenienti da ogni parte dell’isola e del mondo. Un corteo “lungo” 4 giorni e oltre 70 chilometri. Un record mondiale. Le sue origini rimandano al lontano 1657, quando i rappresentanti della Municipalità sciolsero il voto fatto al Santo nel settembre dell’anno precedente, per aver liberato la città dalla terribile pestilenza che ne decimava gli abitanti fin dal 1652. La stessa di cui Alessandro Manzoni parla ne I promessi sposi. Quell’autunno la peste fu de- speciale La sagra di Sant’Efisio F di Gianluca Basciu bellata da abbondanti piogge, e la sua scomparsa salvò la vita a circa diecimila cagliaritani, la metà della popolazione urbana. Da allora sono passati 354 anni, e il voto non è mai stato tradito. Persino nel 1943, durante i bombardamenti aerei, la statua del martire compì il suo percorso a bordo di un camioncino utilizzato per la distribuzione del latte. Fu il segno della rinascita di una città distrutta, della devozione assoluta nei confronti di un Santo del quale si sa ben poco. Tale Marco, presbitero romano e autore di una Passio, spiega che Efisio nacque a Elia, forse l’attuale Gerusalemme, e giovinetto si arruolò presso le fila dell’esercito imperiale. Diocleziano l’avrebbe spedito in Italia, a capo di un contingente di uomini, con lo scopo di perseguitare i cristiani. Ma il guerriero, pur educato al paganesimo da una famiglia aristocratica, fu richiamato alla fede. Si racconta che una sera ebbe un’apparizione, protese per paura la mano destra davanti agli occhi, e vide comparire in essa il segno indelebile di una croce. La conversione gli costò la tortura e il confinamento in una cripta. Fu quin- 11 pagina Foto Agenzia Rosas Press Archivio Eidos I protagonsti della processione ALTERNOS CAVALIERI Consigliere comunale delegato dal sindaco, è colui che scioglie l’antico voto della città e la rappresenta. In passato vestiva, per quattro giorni, i panni del viceré spagnolo, con potere di vita e di morte sui cittadini. Mantiene gli abiti della tradizione, frac, cilindro e marsina, che ne fanno un vero e proprio uomo dell’Ottocento. Si presenta a cavallo, con la fascia tricolore (segno del potere municipale) e il Toson d’oro (vedi). Tra i suonatori di launeddas e i miliziani, dal 1886. Cavalcano bellissimi esemplari di razza, ornati di fiori (vedi). di deportato a Nora, e lì decapitato il 15 gennaio del 303. Sul luogo del martirio sorge oggi una chiesa. A mezzogiorno del primo maggio un cocchio dorato tirato da buoi accoglie la statua prelevata dalla sua chiesa cittadina. Partito in processione viene quindi raggiunto dalla sfilata dei carri, dei costumi, dei cavalieri campidanesi e dei miliziani. Lasciato il porto, il Santo arriva alla chiesetta di Giorgino, dove cambia abiti e mezzi di trasporto: carro di campagna e tunica modesta. Nei due giorni successivi raggiunge Nora, per tornare in città il 4 maggio, al calar della sera. CAVALLI Protagonisti indiscussi della processione. Oltre cento, sfilano per le vie della città montati da cavalieri, mazzieri e dalla scorta dell’Alternos. La maggior parte sono angloarabo-sardi, alcuni purosangue, molti vincono abitual- mente i palii dell’isola. COLLATERALI Due confratelli vengono nominati, ogni anno, per custodire il simulacro nel viaggio per Nora e ritorno in città. Solo loro possono decidere di far sostare il cocchio, aprirne le ante, consegnare i fiori benedetti e inserire gli ex-voto. CONFRATELLI Indossano l’abito penitenziale e scortano l’Alternos divisi in due file. 12 numero 7 aprile 2010 CORRADORI Sono due uomini, uno per la processione di andata, uno per quella di ritorno. Il loro compito è quello di condurre il cocchio e agghindare i buoi. pagina gnifica “godere”, “godimento”, sono una forma di canto popolare in sardo composto da strofe di sei versi con altri due che fungono da ritornello, utilizzato per cantare la vita dei santi. DECANO Delegato dell’Arcivescovo, rappresenta l’autorità della Chiesa. GOCCIUS I Goccius, parola di origine spagnola da “gozare” che si- GUARDIANIA Corpo di guardia del Terzo Guardiano (vedi). Si tratta di confratelli, austeri ed eleganti nell’abbigliamento (frac nero e fascia azzurra), che aprono la schiera dei cavalieri le tradizioni con la Bandiera del Gonfalone. Per accedervi, ne fanno richiesta al Presidente dell’Arcisodalizio. LAUNEDDAS Dopo la processione a mare, i suonatori di launeddas, provenienti da tutta l’isola, danno il via ai goccius (vedi), intonati dai fedeli in processione. Scortano Santo e traccas per tutta la durata del pellegrinaggio. MAZZIERI Abbigliati in elegante livrea del Seicento, scortano l’Alternos. MILIZIANI In passato scorta armata del Santo, oggi continuano ad esserne particolarmente legati. Cavalcano bellissimi purosangue e indossano tipici costumi. Il colore della giubba, un tempo, permetteva di riconoscere il quartiere di appartenenza: verde per Stampace e rosso per la Marina e Villanova. Oggi la divisa, rinnovata, prevede un gonnellino nero con sotto pantaloni bianchi, una giubba speciale pagina TERZO GUARDIANO granata con alamari neri, un copricapo a tuba in panno rosso. Infine spade o archibugi che, se in passato avevano lo scopo di difendere il Santo, oggi sono semplici decorazioni di costume. SA RAMADURA Tappeto di fiori con cui viene accolto il Santo nella via Roma. Viene preparato dalle donne, che cospargono il terreno di petali, profumati e coloratissimi. 13 portare avanti i festeggiamenti in onore del Santo. Rappresenta la sagra e ne dirige l’organizzazione civile e religiosa. Assume il suo incarico nel corso di una cerimonia, che si svolge il 19 marzo (festa di San Giuseppe) nella chiesa di Sant’Efisio. In quell’occasione viene scelto con voto segreto tra i membri dell’Arciconfraternita. Ha il compito di porre sulla testa del Santo la corona d’oro e quindi sistemare il simulacro nel cocchio. SU RONDÒ TOSON D’ORO Ponte sul quale l’Alternos incarica il sindaco di Pula di Donato al Comune di Cagliari nel 1679 dai regnanti spagno- li, è un medaglione con l’effige di un ordine cavalleresco del XV secolo, che aveva il compito di diffondere il Cattolicesimo. TRACCAS Antichi carri trainati da buoi, provenienti da vari paesi dell’isola. Vengono addobbati con i frutti dei campi, gli utensili della casa e i prodotti tipici della gastronomia sarda. pagina la solidarietà CORRIERE DE SA SCOLA U AL TEATRO LIRICO na bella serata di musica per raccogliere fondi a favore delle popolazioni di Haiti colpite dal terremoto: sabato 6 marzo al teatro lirico di Cagliari anche il “Corriere de sa scola” ha partecipato alla manifestazione intitolata “ In teatro per Haiti, isola aiuta isola”, organizzata dal Comune di Cagliari insieme al Teatro lirico e alla Caritas diocesana. Il motivo c’è: il mensile dedicato ai bambini delle scuole elementari ha dedicato tre pagine alla tragedia con articoli firmati del capo della Protezione civile Guido Bertolaso, dall’ambasciatore dell’Unicef Lino Banfi, da suor Silvia Carboni che dalla Sardegna si occupa delle adozioni internazionali. Per l’occasione il giornale è stato distribuito a tutti gli spettatori dai componenti del Consiglio comunale dei ragazzi. La serata è stata seguita in prima fila dal sindaco Emilio Floris, dall’arcivescovo monsignor Mani e dal prefetto. Particolarmente emozionante l’esibizione del coro e dell’orchestra degli alunni delle scuole a indirizzo musicale dirette dai maestri Pio Salotto e Paola Abis: oltre cento bambini hanno suonato musiche di Orff, Kander, Morricone e Rota. Lo spettacolo è cominciato con un monologo di Gianluca Medas. Quindi l’orchestra del Teatro lirico diretta da Marco Zuccarini ha proposto musiche di Mozart, Devienne e Mendelssohn. Applauditissime le “pietre sonore” dello scultore Pinuccio Sciola. Dulcis in fundo, Ambra Pintore e i Cuncordia a launeddas. Alle spalle degli artisti sono stati trasmessi i filmati della tragedia di Haiti. foto di Priamo Tolu e Agenzia Rosas Press 14 numero 7 aprile 2010 15 numero 7 aprile 2010 pagina le avventure di e fata Violetta i disegni delle avventure di Kaddeok sono di Francesca Caruso LA LEGGENDA Per lunghissimo tempo la montagna Kok fu un luogo sereno e bellissimo. I campi erano fioriti,il cielo era limpido ed i boschi risplendevano di un verde intenso.Anche gli animali convivevano pacificamente con gli uomini. Nei villaggi si narrava la leggenda della fata Violetta con un cappello magico. Il suo cappello portava in tutto il paese allegria, in estate faceva splendere il sole e d’inverno scintillare la neve. Però,come in ogni leggenda,anche in questa esisteva un malvagio.Kaddeok,il pastore dei boschi oscuri, spesso giocava brutti scherzi agli uomini e agli animali sulla montagna Kok. Ed un bel giorno fece una cosa terribile: rubò alla fata il suo cappello magico! Ora voi bambini avete la possibilità di aiutare gli abitanti del bosco a ritrovare il cappello magico. SPIEGAZIONE DEL GIOCO Bambini,siete arrivati sulla montagna delle leggende,la montagna Kok. Immergetevi nel mondo degli indovinelli e concentratevi, perché altrimenti non riuscirete a scoprire la parola magica.Seguite le indicazioni,non fidatevi di Kaddeok e rispondete alle domande che vi saranno poste. Il vostro compito ora è quello di ritrovare il cappello che è stato rubato alla fata Violetta,in modo che sulla montagna Kok possano ritornare il bel tempo e l’allegria.In ogni numero del giornalino affronterete una nuova sfida.Se riuscirete a vincerla,sarete un passo più vicino al cappello e conoscerete il simbolo giusto che vi consentirà di scoprire la parola magica.Conservatelo sino alla fine della storia. Il destino della montagna Kok è nelle vostre mani.Comincia l’avventura… Dopo mille peripezie eccoci giunti davanti alla casa di Kaddeok.Dove il malvagio pastore ha nascosto un libro magico. Scoprite dove si trova, ma attenti a non svegliare il padrone di casa! Potete percorrere quattro strade diverse, ma una sola è quella giusta.Quale? A Scoprite la strada giusta e farete un passo avanti per trovare la parola magica. Scrivete all’indirizzo [email protected] aggiungete il vostro nome e cognome, la classe e l’istituto di appartenenza. Fate presto perché avete tempo sino al 15 del mese prossimo. B C D Sei sulle tracce di ? Benissimo!!! Non mollare la presa, conserva tutti i numeri del giornale e preparati al gran finale... Corriere de sa scola e Anglo-American Centre mettono in palio ricchi premi per ogni scuola Anche tu puoi vincere 2° UN CORSO ESTIVO FULL IMMERSION D’INGLESE 1° UN CORSO ANNUALE D’INGLESE sa pre sor E NON FINISCE QUI... Manda subito la tua e-mail con la soluzione dell’indovinello, il tuo nome, la classe e la scuola che frequenti al seguente indirizzo: [email protected]