La creatività per lo sviluppo dell`impresa e del
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La creatività per lo sviluppo dell`impresa e del
DONNE, TERRITORIO, IMPRESA E CREATIVITA’ Abstract dell’intervento di Lorenzo Ciapetti Arrivare a parlare di creatività in relazione al tema dell’imprenditorialità femminile implica mettere insieme almeno tre aspetti chiave dell’economia: - L’innovazione; - La creatività; - Il capitale umano; e collegarli con il tema dell’uguaglianza di genere. Nel grafico di questa pagina (creato sulla base di una interrogazione su Googlelabs) le quattro curve indicano (con l’ordine dall’alto al basso sopra ricordato) la frequenza con cui questi termini (compresa l’uguaglianza di genere) sono comparsi annualmente, negli ultimi 150 anni, in testi pubblicati nel mondo in lingua inglese. L’attenzione al tema dell’uguaglianza di genere, sebbene lontana da quella attribuita all’innovazione ed alla creatività, è aumentata negli ultimi venti anni.L’emergere di un termine spesso nasconde un problema.Di fatto, la partecipazione delle donne al lavoro, pur in aumento negli ultimi decenni, è inferiore a quella maschile in molti paesi OCSE. Sebbene sia stato riconosciuto che esistono fattori comuni su cui è necessario intervenire per ridurre il gap1, l’evidenza empirica dimostra anche che esiste una ampia eterogeneità nel modo con cui le diverse variabili incidono sul fenomeno a livello di paesi. 1 Partendo dal risultato che la preferenza per una partecipazione femminile al lavoro è in molti paesi più alta di ciò che è l’effettiva partecipazione, uno studio OCSE del 2003 individua queste principali correlazioni: 1) un regime fiscale più neutro per il secondo reddito familiare aumenta la partecipazione femminile al lavoro; 2) l’offerta di servizi di cura all’infanzia e in particolare per bambini in età prescolare e i congedi parentali aumentano la partecipazione delle donne al lavoro; 3) maggiori opportunità di part time aumentano la partecipazione femminile. 1 E’ importante soprattutto prendere atto che il diverso esito di performance dipende sia dal set di incentivi in essere, sia dal contesto istituzionale e culturale di riferimento. Questa considerazione è importante ai fini di una analisi territoriale perché permette di ipotizzare l’esistenza di divari di genere rapportati alle diverse scale geografiche (paesi e regioni), scendendo anche al livello sub regionale per individuare ulteriori differenze. Una lettura su scala territoriale permette, tuttavia, di iniziare ad esplorare l’esistenza di particolari tendenze nei divari di genere ed ipotizzare spiegazioni sulla base del diverso peso delle variabili, anche suggerendo su quali componenti del fenomeno occorrerebbe intervenire in termini di strumenti e azioni. Una simulazione dell’Indice di uguaglianza di genere per le provincie emiliano romagnole è riportatanel grafico successivo2. 90 1 80 4 Uguaglianza di genere Ferrara 70 Modena Bologna Ravenna 60 Forlì - Cesena 50 Reggio Emilia 3 40 Piacenza Rimini 2 30 Parma 20 20 30 40 50 60 70 80 90 Partecipazione femminile 2 Si tratta di un indicatore sviluppato da Antaresnel 2011 sulla base di 10 indicatori di partecipazione e 10 indicatori di uguaglianza di genere. Le due dimensioni vengono sintetizzate su un diagramma di dispersione in cui, nell’asse delle x verrà rappresentato il valore complessivo relativo alla partecipazione femminile, mentre nell’asse delle y è mostrato il valore relativo all’abbattimento del divario di genere (uguaglianza di genere). 2 Cosa determina la migliore posizione di alcune provincie rispetto ad altre? Se ci soffermiamo sulla provincia di Bologna, uno degli indicatori che contribuisce alla performance complessiva è dato dalla percentuale di imprese femminili: la più alta in regione in termini di imprese di capitale. Percentuale di società di capitale femminili su totale imprese femminili e percentuale di società di capitale su totale imprese al netto delle imprese femminili .Anno 2009. 8,7 Fe rra ra 14,9 8,3 9,0 12,9 15,9 9,2 Pi ac en za 14,7 17,3 av en na 10,0 10,0 10,6 12,1 17,3 18,9 21,0 13,1 15,0 15,1 22,8 16,5 25,0 20,0 23,5 30,0 5,0 es en a -C Fo rlì R im R eg gi o R % società di capitali (imprese femminili) in i a Em i li ER R Pa rm a M od en a Bo lo gn a 0,0 % società di capitali (totale imprese al netto delle imprese femminili) Elaborazioni: Antares su dati Unioncamere Emilia-Romagna Alcune recenti indagini hanno misurato che le imprese femminili sono più redditizie e generano maggiore valore3. Sono le imprese femminili anche più creative? Su questo punto non esistono evidenze empiriche dirette e potrebbe invece essere interessante approfondire l’argomento con una indagine. Quando è che un’impresa può essere definita creativa? Indagini recenti dimostrano che esiste una generazione di valore maggiore laddove l’ambiente di lavoro è improntato alla cooperazione4. Bologna parte ovviamente da una situazione avvantaggiata poiché il capitale umano che fuoriesce dell’Università, la capacità innovativa delle sue imprese, la cultura di apertura e tolleranza che la contraddistinguono, ne fanno una città dall’elevato potenziale creativo in Italia5. 3 Si veda studio McKinsey 2007 e progetto Fattore D della camera di Commercio di Ravenna, 2011. Lavoro dell’Università di Trento sulla creatività nelle imprese cooperative, 2009. 5 Stando anche alla classificazione che Irene Tinagli ha fatto delle città italiane sulla base dell’indice di creatività elaborato in collaborazione con Richard Florida. 4 3 Ci sono buone ragioni per pensare che le imprese femminili generino maggiore valore e redditività, anche perché sappiano meglio declinare le modalità con cui la creatività si sviluppa: il talento, la tecnologia e la tolleranza6. In assenza di evidenze empiriche è una ipotesi di lavoro. In generale un territorio che ha una alta partecipazione femminile al lavoro è un territorio che sfrutta al meglio tutte le potenzialità di sviluppo e crescita. Per fare della creatività un motore di sviluppo, occorra una predisposizione al cambiamento, affinché le energie creative di giovani, delle donne e delle imprese possano contribuire allo sviluppo. Quattro sono gli elementi che possono contribuire di più a questa cultura del cambiamento: i valori di una comunità - e su questo Bologna deve lavorare per recuperare l’aurea di città dinamica che aveva in passato, il contesto urbano che rafforza la possibilità di connessioni e di reti, la solidarietà come molla imprenditoriale e la formazione in termini di tutoraggio ed accompagnamento. LORENZO CIAPETTI Lorenzo Ciapetti è direttore di Antares e svolge attività di ricerca e consulenza su sviluppo regionale e locale con particolare attenzione ai temi delle piccole e medie imprese, del trasferimento tecnologico e dell’innovazione. E’ stato International Urban Fellow presso l’Institute of Policy Studies della Johns Hopkins University. Attualmente è membro del comitato scientifico del progetto europeo ERMIS sullo sviluppo dei sistemi locali dell’innovazione e coordinatore della task force del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo per lo studio dei criteri di ammissibilità degli enti locali ai fondi della prossima programmazione strutturale regionale. E’ autore del volume “Lo sviluppo locale”, edito dal Mulino. 6 Per richiamarsi alle cosiddette tre T di Richard Florida. 4