SICUREZZA e LEGALITA

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SICUREZZA e LEGALITA
SICUREZZA e LEGALITA’
una sfida possibile
Perché parlare di sicurezza e legalità nell’ambito di un territorio comunale.
E’ una domanda alla quale si può dare una risposta che si articola su tre livelli:
a) la sicurezza è diventata una delle questioni strategiche del governo locale;
b) la prevenzione dell’illegalità e del crimine richiede un approccio multidisciplinare e
multisettoriale;
c) nella realizzazione delle attività va privilegiata la dimensione locale in modo che esse risultino
essere le più adeguate possibili.
E la domanda che sorge spontanea è anche un’altra: ad Umbertide l’amministrazione comunale
uscente ha mai affrontato le problematiche della sicurezza e della legalità tenendo conto della
necessaria articolazione di cui sopra e dell’ampio ventaglio di possibilità che gli strumenti
legislativi consentono?
Come ci si potrà ben rendere conto leggendo avanti, la risposta è no.
E’ no perché, nonostante le ampie possibilità delle quali si darà conto, nulla di strategico, di
multidisciplinare e di multisettoriale, oltre che di veramente innovativo ed al fianco dei cittadini, è
stato realizzato.
E la delusione, anzi lo sgomento e la preoccupazione, sono destinati ad aumentare ancora ove si
consideri che le mancate occasioni sfruttate, a partire dalla mancata realizzazione di una nuova
caserma per la locale stazione dei Carabinieri, sono una condanna senza appello.
Condanna per la (colpevole) inerzia e prima ancora per il fatto che si è dimostrata una conoscenza
degli strumenti certamente insufficiente.
Ma chi si propone al governo di una città non può non conoscere quali strumenti ha a sua
disposizione ed il percorso che ha portato alla valorizzazione della dimensione territoriale nella
gestione della sicurezza e della legalità.
Noi di Umbertide Cambia, al contrario, lo abbiamo fatto e vale la pena che tutti i cittadini
conoscano gli strumenti ed i percorsi in questione
Nel sistema della Costituzione Repubblicana promulgata nel 1948 le autonomie locali,
segnatamente i Comuni, avevano rilievo principalmente quale strumento di governo del territorio,
mentre la materia dell’ordine pubblico e della sicurezza era quasi esclusivamente demandata
all’intervento statale, sia in termini di previsioni normative, sia in termini di governance.
Con l’entrata in vigore del D.P.R. n. 616/1977 si assiste ad una prima devoluzione delle competenze
alle Regioni, ma sempre nell’ambito delle scelte del legislatore costituente del 1948.
E’ solo con la riforma del 2001 (L. cost. 3/2001), cioè con la radicale modifica del titolo V della
Costituzione, che si realizza la vera modifica del sistema costituzionale delle autonomie regionali e
locali, con il rafforzamento dell’autonomia normativa, amministrativa e finanziaria di queste
ultime.
Ed è fondamentale sottolineare come la modifica abbia riguardato anche la materia della sicurezza,
tanto che si può affermare come oggi la sicurezza abbia una natura plurale.
Questo non significa che lo Stato abbia abdicato la materia alle autonomie locali, tanto che a
livello legislativo, oltre che in virtù degli interventi della Corte Costituzionale, si possono
distinguere due livelli di sicurezza:
- la sicurezza in senso stretto, legata al concetto di ordine pubblico elaborato anche dalla
giurisprudenza della Consulta, che è (e rimarrà) di competenza legislativa esclusiva dello Stato;
- la sicurezza in senso lato: cioè la previsione di strumenti atti a garantire una piena realizzazione
della persona e della sua dignità, condizioni ottimali di vita e di lavoro, nonché una maggiore
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coesione e integrazione sociale attraverso specifici interventi da parte delle diverse pubbliche
amministrazioni.
Ma la modifica del titolo V della Costituzione ha introdotto anche un importante novità, cioè quella
del principio di sussidiarietà, che può essere così declinato:
- sussidiarietà verticale, verso le pubbliche amministrazioni in genere;
- sussidiarietà orizzontale, verso soggetti non istituzionali (art. 118, IV comma, Cost.: Stato,
Regioni, Città metropolitane, Provincie e Comuni favoriscono autonoma iniziativa dei cittadini,
singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di
sussidiarietà).
In termini pratici il principio di sussidiarietà significa:
- che lo Stato da solo non è (più) in grado di gestire al meglio i molteplici fenomeni che
caratterizzano la nostra società e che, conseguentemente, deve costantemente dialogare con le altre
istituzioni, soprattutto con gli enti territoriali;
- lo Stato e gli enti territoriali in genere possono e devono favorire le iniziative del lievito della
società, cioè dei cittadini, singoli od associati.
Non senza ricordare come il Sindaco abbia sempre avuto la duplice veste di amministratore e di
Ufficiale di Governo (cioè di longa manus del Governo), con l’entrata in vigore del Testo Unico
sulle autonomie locali (D. Lgs. 267/2000) si è previsto il rafforzamento dei poteri del primo
cittadino, che è culminato con una modifica avutasi nel 2008.
Con la modifica in questione si è infatti previsto che il Sindaco, quale Ufficiale di Governo, abbia la
possibilità di emanare (con atto motivato) provvedimenti “anche” contingibili e urgenti … al fine di
prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana.
Per integrità fisica si intende evidentemente l’integrità della popolazione (d.M. Interno 5 agosto
2008).
Per sicurezza urbana si intende invece: “un bene pubblico da tutelare attraverso attività poste a
difesa, nell’ambito delle comunità locali, del rispetto delle norme che regolano la vita civile, per
migliorare le condizioni di vivibilità nei centri urbani, la convivenza civile e la coesione sociale”
(d.M. Interno 5 agosto 2008).
Nonostante l’inciso “anche” sia stato dichiarato incostituzionale per violazione del principio di
riserva di legge, è rimasto l’impianto fondamentale, nel senso che questa nuova visione della
“sicurezza urbana” è intesa:
a) come parte dell’ordine pubblico generale;
b) come intreccio e punto di coordinamento tra competenze diverse, statali e non statali, volto
non solo alla prevenzione e repressione criminale, ma anche alla promozione e coesione
sociale.
E’ dunque ben percepibile la funzione strategica delle amministrazioni comunali e del Sindaco, che
certamente in virtù della conoscenza del proprio territorio e del tessuto sociale tanta parte può (e
deve) avere per la sicurezza urbana e del territorio.
Gli strumenti principali sono quindi sul versante di una stretta collaborazione con gli altri enti ed
istituzioni, in primo luogo alla ricerca di sinergie per il potenziamento dei tradizionali mezzi ed
uomini destinati al contrasto della criminalità e dell’illegalità ad ogni livello.
Ma le amministrazioni comunali ed i sindaci hanno a loro disposizione un ulteriore strumento di
grandissimo rilievo, che è rappresentato dalla possibilità di attuazione del principio di sussidiarietà
orizzontale: la sicurezza partecipata, cioè il coinvolgimento delle associazioni, quanto meno a
livello di controllo del territorio.
Alcuni esempi di sicurezza partecipata:
- la L. n. 41/2007, che prevede la figura dei c.d. steward all’interno degli stadi;
- la L. n. 49/2009, che prevede la figura degli addetti ai servizi di controllo delle attività di
intrattenimento o spettacolo in luoghi aperti al pubblico;
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- ma, soprattutto, la stessa L. n. 49/2009, ha previsto la possibilità di utilizzo di associazioni di
osservatori volontari in materia di sicurezza urbana.
Non si tratta delle odiate ronde di qualche buontempone leghista, cioè degli isolati fenomeni sorti
spontaneamente quanto pericolosamente, senza alcuna collaborazione con le istituzioni locali.
Si tratta invece di prevedere che i membri di associazioni presenti sul territorio, la cui idoneità
deve essere appositamente valutata da parte delle Autorità di Pubblica Sicurezza
(principalmente il Questore), svolgano attività di semplice osservazione negli ambiti
maggiormente soggetti a fenomeni di illegalità, devianza e microcriminalità in genere.
Statisticamente i fenomeni di criminalità e soprattutto quelli di microcriminalità sono maggiormente
diffusi nelle aree soggette a degrado o abbandono, che sono poi due fenomeni che si alimentano
l’un l’altro. I luoghi dove si comincia a percepire il degrado, o peggio quelli nei quali il degrado è
già conclamato, sono infatti scarsamente frequentati poiché i cittadini li sentono lontani dal senso di
appartenenza alla loro comunità ed ai suoi e, conseguentemente, alimentano la devianza.
La sicurezza partecipata è dunque il rovescio di una medaglia nella quale non esistono più attività
istituzionali da vivere in solitudine o da rivendicare in modo esclusivo, soprattutto quando
riguardano beni essenziali per lo sviluppo ed il progresso della società.
Un’amministrazione veramente partecipata non può pertanto prescindere dal coinvolgimento dei
propri cittadini nella gestione della sicurezza.
Per la verità alcune regioni avevano ritenuto non conforme alla Costituzione la previsione relativa
alle associazioni di osservatori volontari in materia di sicurezza urbana. Ma la Corte Costituzionale
ha rigettato le eccezioni di incostituzionalità, confermando che, ad esclusione dei compiti degli
osservatori volontari in materia di “disagio sociale” – per i quali evidentemente l’osservatore deve
essere dotato di specifiche competenze – tutto il resto rimanesse in vigore.
In questo ambito, quindi, il concetto di sicurezza urbana deve essere ricondotto all’attività di
prevenzione e repressione dei reati, ad esclusione dei compiti di polizia amministrativa locale.
In sostanza un primo intervento sul versante di una maggiore sicurezza è certamente
costituito dal recupero delle zone degradate, ridando vita alle stesse anche per mezzo di
iniziative che ripristinino il rapporto cittadini-luogo.
E ciò è possibile realizzando un’azione sinergica con il c.d. “terzo settore”. Nel territorio di
Umbertide sono infatti presenti più di 90 associazioni con le quali l’Amministrazione Comunale
non può non dialogare anche in termini di realizzazione del principio di sussidiarietà orizzontale.
D’altra parte l’indicazione del legislatore costituzionale del 2001 e le interpretazioni che del
principio ha dato la Corte Costituzionale sono proprio in questo senso.
Quindi lo strumento c’è. E non si tratta comunque di istituire “ronde private”, ma solo di veicolare
il senso di appartenenza per mezzo di accordi con il mondo dell’associazionismo, che, si badi
bene, ha solo compiti di osservazione ed è tenuto a riferire alle forze dell’ordine in occasione
di comportamenti anche solo sospetti.
E ciò che poi rileva in senso decisivo è il fatto che, oltre a realizzarsi una vera partecipazione alla
collaborazione nella gestione della sicurezza, il costo sarebbe pari a zero.
Una proposta per Umbertide:
- costituzione di una rete istituzionale di associazioni e privato sociale in grado di co-progettare
interventi di prevenzione e formazione sulla legalità, sull’uso di sostanze psicotrope, sulla
dipendenza da gioco d’azzardo, sulle infiltrazioni di altri livelli di criminalità;
- programmazione di moduli formativi ad opera di personale esperto sul tema del “rispetto” nei suoi
molteplici aspetti, da effettuare in alcune scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado e in
alcuni centri di aggregazione giovanile del territorio secondo alcuni moduli:
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1. “La regola rispetto a te” dove verranno trattate problematiche quali l’abuso di sostanze
stupefacenti e alcool, educazione all’affettività-sessualità, educazione alimentare, educazione alla
salute, prevenzione della dipendenza dal gioco d’azzardo;
2. “La regola rispetto all’altro” dove si affronteranno tematiche quali: le varie forme di
prevaricazione sull’altro, la violenza di genere e di prossimità, i pericoli sul web, la mediazione dei
conflitti;
3. “La regola rispetto alla comunità” con tematiche quali il rispetto della legge, la responsabilità
penale dei minorenni e maggiorenni nei casi di reato, l’educazione al rispetto dell’ambiente e dei
beni pubblici, l’educazione alla corresponsabilità, la promozione della conoscenza dei fenomeni di
criminalità;
4. per docenti ed educatori sul tema dell’educazione alle regole, della legalità democratica e della
mediazione dei conflitti all’interno della scuola);
- realizzazione di incontri per i ragazzi presso strutture istituzionali dell’amministrazione della
giustizia e con le vittime di reati;
- mappatura e aggancio dei gruppi informali di adolescenti presenti sul territorio;
- monitoraggio e controllo da parte della Polizia Municipale di alcune aree ad alta frequentazione di
giovani;
- organizzazione di una campagna di sensibilizzazione e di informazione;
- promozione di un turismo basato sui principi di giustizia sociale ed economica.
“La sicurezza è un bene comune essenziale, indissociabile da altri beni comuni, quali
l’inclusione sociale, il diritto al lavoro, alla salute, all’educazione e alla cultura. Occorre rifiutare
qualsiasi strategia che punti ad utilizzare la paura, ricorrendo invece ad interventi atti a favorire
una cittadinanza attiva, la consapevolezza dell’appartenenza al territorio urbano e lo sviluppo
della vita collettiva. L’accesso ai diritti contribuisce a facilitare il diritto alla sicurezza”
Questo è quanto si legge nel c.d. Manifesto di Saragozza, cioè il testo fondamentale di
un’importantissima istituzione: il Forum Europeo per la Sicurezza urbana, al quale molte regioni
ed enti territoriali italiani aderiscono. Si tratta di un’associazione di oltre duecento città e
Amministrazioni pubbliche locali europee fondata nel 1987, con sede a Parigi. Il Forum si propone
di innovare le politiche di sicurezza urbana facendo perno sugli enti locali e su un approccio globale
ai problemi della sicurezza.
Nel 1996, per iniziativa delle amministrazioni partecipanti al Forum Europeo, si è costituito il
Forum Italiano per la Sicurezza Urbana, al quale aderiscono quasi un centinaio tra Città, Province
e Regioni italiane. Il Forum Italiano contribuisce alla diffusione ed alla sperimentazione di progetti
e di protocolli per coinvolgere le Autorità locali di Sicurezza e le Forze di polizia nazionali in
queste nuove politiche della sicurezza.
Anche la partecipazione al Forum Europeo ed al Forum Italiano non costa nulla alle
amministrazioni, tutt’al più un po’ di impegno in più (certamente dovuto) da parte di sindaci,
assessori e consiglieri comunali.
Vi è poi la possibilità di stipulare patti tra enti, in relazione alla quale basterà riportare le pregnanti
indicazioni del Minstero dell’Interno:
“I Patti per la sicurezza - Uno strumento di solidarietà tra Stato ed enti locali per contrastare la
criminalità urbana.
La spinta alla conclusione dei Patti nasce dall’esigenza di garantire ai cittadini il diritto alla
sicurezza e alla qualità della vita urbana. Si tratta di accordi di collaborazione e di solidarietà
stipulati tra Stato ed enti locali che prevedono l’azione congiunta di più livelli di governo e la
promozione di interventi, anche in via sussidiaria e nell’ambito delle responsabilità di ciascuno,
per rendere effettivo il diritto alla sicurezza.
Il disagio sociale e lo scadimento dei comportamenti civili sono spesso strettamente legati a
fenomeni di maggiore pericolosità e allarme che ledono il diritto alla sicurezza, soprattutto delle
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fasce
più
deboli
della
popolazione
(anziani,
donne
e
minori).
L’obiettivo dei Patti è quello di eliminare progressivamente le aree di degrado e di illegalità, nel
rispetto delle competenze delle autorità di pubblica sicurezza, ottimizzando l’integrazione con le
politiche di sicurezza delle autonomie territoriali e impegnando maggiormente le polizie locali.
I Patti spesso consistono in piani che prevedono lo stanziamento di fondi o l’impiego di maggiori
risorse umane, oppure azioni mirate per affrontare, ad esempio, la questione dei rom o i reati di
contraffazione, di sfruttamento della prostituzione, di abusivismo commerciale. Possono
comportare anche la riorganizzazione dei presidi delle forze dell'ordine, l'intensificazione dei
‘poliziotti di quartiere’, il contrasto alle ‘forme di mendacità organizzata’”.
Come è evidente, poi, la spinta verso la conclusione del Patti conduce a cogliere un’altra
importantissima occasione: l’istituzione di una vera e propria “Polizia di Prossimità”, dove
prossimità va intesa come vicinanza alla gente, per conoscerne meglio gli umori ed i bisogni, per
aumentarne la fiducia, per concorrere a migliorarne la qualità della vita in un contesto di pacifica
convivenza.
Gli obiettivi prioritari, pertanto, sono: la prevenzione degli eventi di criminalità e di disordine
urbano, la conoscenza ed il radicamento nel territorio, la costruzione di un legame e di un
dialogo quotidiano con i cittadini e la comunità.
In sostanza la “Polizia di Prossimità” pone l’accento su tre dimensioni principali:
• la dimensione geografica, cioè l’operare in un territorio limitato, attraverso il decentramento del
servizio ed una presenza più diffusa sul territorio;
• la dimensione umana, intesa come esigenza di conoscere i bisogni della popolazione, acquisire la
fiducia dei cittadini e, di conseguenza, accrescere la propria legittimità;
• la dimensione preventiva verso tutti gli eventi indesiderati, siano essi crimini o episodi di
inciviltà.
Tutto ciò è (e sarebbe stato) ben possibile ad Umbertide, laddove solo si consideri che, oltre ad una
Stazione dei Carabinieri ed oltre alla Polizia Municipale, sono funzionanti un presidio di Polizia
Provinciale ed uno del Corpo Forestale dello Stato che senza ombra di dubbio potrebbero e
dovrebbero armonizzare i loro ambiti di intervento anche sulla scorta di un apposito patto con
l’amministrazione comunale.
Dunque gli strumenti attuativi per un sistema della sicurezza concertato ed al passo con i tempi
c’erano e ci sono; e si tratta di strumenti che, oltre a non determinare costi aggiuntivi, sono alla
portata di un’amministrazione minimamente attenta alle esigenze dei propri cittadini in un settore
nevralgico quale è quello della sicurezza. Esigenze che Umbertide Cambia ha già individuato
fornendo concerete proposte, che qui di seguito vale la pena di ribadire.
In sintesi si tratta di coniugare prevenzione, mediazione dei conflitti ed educazione alla convivenza
con il principio di legalità, il controllo e la repressione dei reati.
Le azioni di prevenzione e di contrasto della criminalità sono infatti necessarie, ma non bastano.
Servono anche strumenti che vadano in profondità e che producano effetti di lungo periodo:
contrasto del disagio sociale, promozione della cultura della legalità, dei valori e delle regole della
convivenza civile, politiche di integrazione sociale. E ci vuole l’azione congiunta e sinergica di più
livelli di governo, appunto un sistema integrato di azioni capaci di far interagire le politiche locali
finalizzate alla qualità della vita e all’ordinata convivenza civile con le politiche statali di contrasto
alla criminalità e di garanzia della sicurezza pubblica.
In questo ampio contesto occorre realizzare la nuova caserma dei Carabinieri, formalizzare un
coordinamento delle forze di polizia per la sicurezza e l’ordine pubblico ed operare in sinergia
con i servizi finalizzati alla prevenzione, nonché valorizzare i Consigli di quartiere come rete
comunitaria di sicurezza, oltre che prevedere forme di interazione con servizi ed i centri
territoriali anti violenza. Sicurezza significa anche edifici antisismici (in particolare le scuole),
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protezione sociale, protezione civile, prevenzione nella tutela dell’ambiente, rispetto delle
norme igienico sanitarie nelle attività commerciali. In una parola: legalità. Significa quindi
vigilare contro ogni forma di abusivismo: edilizio, commerciale, professionale, nell’esercizio di
attività turistiche e contro la pratica di affitti irregolari, su fenomeni di usura e tentativi di
infiltrazione della malavita organizzata (soprattutto in edilizia), sullo spaccio di stupefacenti e
sulla somministrazione e vendita illegale di alcolici, sulle nuove dipendenze in genere, anche
aumentando l’osservazione ed il controllo presso edifici scolastici e luoghi di aggregazione,
nonché definire una serie di azioni che vincolino e limitino maggiormente l’apertura di nuove
sale giochi.
Ed è proprio il caso di dire che la condanna dell’amministrazione della quale si è parlato all’inizio
sia inappellabile, oltre che aggravata da altrettanto colpevoli disattenzione ed inerzia.
Condanna per non aver saputo cogliere occasioni che certamente erano alla sua portata. Ma tant’è:
nulla di quanto alla portata è stato fatto.
Per concludere un monito ed una speranza affidata ai cittadini che hanno già scelto e che
sceglieranno Umbertide Cambia: il rispetto delle regole è il presupposto, ma non andremo
lontano se non dovessimo recuperare il rispetto delle regole come un valore culturale della
nostra comunità attraverso un’azione amministrativa attenta, trasparente e partecipata come
quella che noi proponiamo.
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