Enciclopedia dei kata

Transcript

Enciclopedia dei kata
Enciclopedia dei kata karate-do
Realizzato da: F.I.K.
Autore: Maestro Roberto De Luca
26 gennaio 2010
Via Castellana 27/b 30174 Mestre – Venezia
Tel. +39 041 96.24.77 Fax +39 041 97.14.47 E-mail [email protected]
www.federkarate.it
1
Premessa:
Dopo una lunga, e paziente ricerca attraverso siti internet, testi, documenti, libri
ed esperienze personali, questo lavoro vuole essere solo un contributo sintetico di
facile consultazione per il praticante di karate, per meglio conoscere questa
abbagliante disciplina delle arti marziali.
Sono consapevole che pubblicare questo significa esporsi alle critiche di tutti
coloro che, più o meno competenti e cultori del karate, non la pensano
esattamente come me, ma questo non è altro che il frutto delle mie ricerche e
conoscenze.
Nel Kata, che significa “forma”, si racchiudono le tecniche diffuse dalle varie
scuole. Il Karate ramificato in stili ha una vasta gamma di kata. essi possono
essere visti come delle tecniche marziali prestabilite e codificate, per la maggior
parte. Il kata viene inoltre considerato come un combattimento simbolico eseguito
a vuoto, ma come se si combattesse contro uno o più avversari. Il numero dei
kata, ma anche i loro nomi e i kata stessi, cambiano in base alla scuola ("stile")
che si pratica. Gli elementi fondamentali per eseguire un buon kata sono: la
tecnica, il kime (breve contrazione muscolare isometrica eseguita nell'istante della
conclusione della tecnica), la potenza (indicata dalla formula P=FxV dove la
velocità risulta essere maggiormente incisiva della forza, l'espressività, il ritmo.
Shorin e Shorei, l'uno caratterizzato da maggior agilità e velocità di spostamento,
quindi più adatto ai combattimenti a lunga distanza, l'altro basato su tecniche
potenti e posizioni stabili e quindi più adatto ai combattimenti ravvicinati.
Il kata è una serie di movimenti che si svolgono secondo un ordine preciso in
sincronia, ritmo e coordinazione. Il karate, ha sempre scopo di difesa e ciò è
dimostrato dal fatto che tutti i kata iniziano con una parata, così che risulti
chiaro che il karateka non deve mai attaccare per primo, e che attraverso la
disciplina mentale e spirituale del karate, egli arriva al controllo di sé stesso oltre
che al possesso delle tecniche.
La respirazione è fondamentale nell'esecuzione del kata: si deve cercare di
inspirare all'inizio di ogni tecnica ed espirare alla sua fine, ne risulterà un
incremento della tecnica con quel “grido” tipico detto "ki-ai".
Kata no Rokugensoku - (Le sei caratteristiche dei Kata)
1. Ikita Kata. Il Kata deve essere vivo ed eseguito con sentimento e obiettivo.
2. Inen. Il Kata deve essere eseguito con spirito.
3. Chikara no Kyojaku. Il Kata deve essere eseguito con cambi nell’applicazione della
potenza. La tecnica può essere forte o cedevole, dura o morbida.
4. Waza no Kankyu. Il Kata dovrebbe essere eseguito con variazioni nel ritmo del
movimento, a volte veloce, a volte lento.
5. Kisoku no Donto. Il Kata deve essere eseguito con un ritmo appropriato nella
respirazione quando si inspira e si espira.
6. Equilibrio. Nell’esecuzione del Kata deve essere mantenuto un corretto equilibrio.
2
Anan
È un kata caratteristico dello stile Ryuei-ryu, lo stile che Kenri Nakaima avrebbe
imparato da Ryu-ru-ko in Cina. Alcuni storici non credono a questa genealogia,
fatto sta che i principali kata del Ryuei-ryu (Anan, Paiku, Heiku, Pachu e Ohan)
non si riscontrano negli altri stili (oggi questi tre kata sono stati introdotti nello
shito-ryu tramite il maestro Hayashi, che fu a sua volta allievo di Kenko
Nakaima). Anan è il kata che ha reso famoso l’attuale caposcuola del Ryuei-ryu
Tsuguo Sakumuto, più volte campione del mondo di kata.
Passai / Bassai (sho - dai)
Letteralmente ‘penetrare la fortezza’. Le varianti di questa kata sono
innumerevoli, e ciò testimonia l’ampia diffusione e l’interesse che questo kata ha
sempre suscitato nei vari maestri e nelle varie epoche. La forma più antica della
versione shuri-te sembra essere quella conservata nel Matsumura Seito, e la gran
parte dei Bassai oggi conservati sembrerebbe derivare da questo kata. Tuttavia, vi
sono altre forme di Bassai che potrebbero dipendere direttamente da Matsumura
come il Tawada Bassai (più noto come Matsumura-Bassai: Tawada era un allievo
di Matsumura, e fu proprio questo forma che Choshin Chibana, uno dei maggiori
esperti del kata Bassai, dimostrò per la prima volta in fotografia nel libro KarateDo Taikan di Kenwa Nakasone, pubblicato nel 1938). È assai difficile districarsi
tra le varianti di Bassai e stabilire delle relazioni tra di loro: il Matsumura Bassai
Sho del Matsumura Seito presenta dei movimenti a mano aperta che richiamano
il Tomari Bassai, la variante che Chutoku Kyan avrebbe imparato dal maestro
Oyodomari, che in effetti presenta un numero di tecniche molto simile al
Matsumura Bassai, ma eseguite a mano aperta. La differenza tra il Matsumura e
il Tomari Bassai ed il Bassai-dai di Itosu (e quindi dei suoi allievi) sta negli
attacchi: in effetti, nell’Itosu Bassai-dai, la maggior parte degli attacchi è stata
sostituita da tecniche di parata, soprattutto nella fase iniziale del kata. Tutti i
Bassai, comunque, presentano delle tecniche uguali, come l’assalto iniziale con
‘parata rinforzata’, in cui si salta, o ci si slancia, e si penetra scivolando con
determinazione verso l’avversario. Tutti i Bassai prevedono, per il primo
movimento, una posizione a gambe incrociate, con la gamba sinistra posta dietro
la destra. Nel Matsumura Seito invece il piede sinistro continua la sua corsa in
avanti e, appena superato il destro, ruota verso l’esterno la punta della dita.
L’Itosu Bassai-sho, invece, sarebbe una creazione di questo grande Maestro.
Chinte / Chintei
La storia di Chinte è ignota. È stato trasmesso da Itosu, forse in maniera
incompleta. L’utilizzo di attacchi con due dita e di altre tecniche specifiche, non
riscontrabili in altri kata, lo rendono prezioso. Secondo il maestro Ryusho
Sakagami, Chinte sarebbe imparentato con l’antico kata Chinshu. Chinte è forse
correlato con l’uso, da parte dei guerrieri antichi, di arrotolarsi sulle braccia
strisce di bambù, con lo scopo di utilizzare queste strisce sia per difesa sia per
attacco. La versione okinawense di questo kata termina nello punto della
partenza, mentre la versione Shotokan ha bisogno di tre saltelli all’indietro,
interpretati in vario modo, per ottenere lo stesso scopo. La versione Shotokan,
inoltre, adotta per alcuni passaggi il pugno verticale, laddove le varianti
okinawensi usano regolarmente il pugno ruotato.
3
Chinto / Gankaku
Forse ‘combattere a est’, o forse si tratta di un nome proprio. Anche di questo
kata esistono moltissime varianti ed una notevole diversificazione tra la versione
shuri e quella tomari. Una tradizione farebbe di Chinto un bandito cinese
sbarcato ad Okinawa ma catturato da Matsumura. Il bandito, in cambio della
libertà, avrebbe insegnato a Matsumura la sue tecniche di lotta. Secondo altri,
Chinto indicherebbe ‘combattere ad est’ o forse in qualche città ad est in Cina, o
forse in una strada stretta (ciò spiegherebbe i suoi movimenti lineari). Esistono
due varianti principali di Chinto: la linea Matsumura, tramandata praticamente
immutata da Itosu ai suoi allievi, e che prevede spostamenti da Nord a Sud; la
linea Tomari, che deriva da Matsumora ed è stata trasmessa nel Tomari-te da
Chutoku Kyan: questa versione, notevolmente più lunga e complessa dell’altra, si
svolge invece lungo una diagonale. Funakoshi in Giappone rinominò questo kata
Gankaku, ossia ‘gru su una roccia’ per via delle posizioni finali su una gamba
sola, e cambiò i mae-geri originali con degli yoko-geri.
Gekisai 1-2
Serie di kata ‘di base’, ideata da C. Miyagi e S. Nagamine. Nel 1940, il
Governatore di Okinawa, Gen Hayakawa, organizzò un comitato speciale di
ricerca sul karate-do di Okinawa. Uno degli atti del comitato era autorizzare la
creazione di due nuovi kata di base che facilitassero la propagazione dell’arte.
Questi due kata divennero noti come fukyugata ichi e fukyugata ni (nel goju più
noti come Gekisai 1 e 2).
Gojushiho (sho - dai) / Useishi
Letteralmente ‘54’ passi. Anche il kata gojushiho risale almeno a Matsumura, ed
era il kata preferito da uno dei suoi più brillanti allievi, Kentsu Yabu. Di questo
kata esistono oggi molte versioni, le più note discendono da Itosu e Kyan. Una
versione peculiare è invece conservata nel Matsumura Seito di Hoan Soken che,
come nella versione di Kyan, prevede un inizio in hiza-dachi. La versione
conservata nel Matsubayashi Shorin-ryu di S. Nagamine, prevede degli
spostamenti che ricordano i movimenti di un ubriaco, spostamenti non reperibili
nelle altre versioni. Pare che Funakoshi e la scuola Shotokan abbiano derivato
questo kata dallo shito-ryu di Kenwa Mabuni, riadattandolo ai proprio canoni e
dividendolo nelle versioni -sho e –dai (divisione che è peculiare dello stile
Shotokan ).
Heiku
Kata peculiare dello stile okinawense Ryuei-ryu, da qualche anno è entrato a far
parte anche delle liste di alcune famiglie Shito-ryu. Heiku è la ‘tigre nera’, mentre
Paiku è la ‘tigre bianca’. Questi due kata sono imparentati e prevedono entrambi
una peculiare posizione rannicchiata con un ginocchio che sfiora il terreno: in
questa posizione il karateka è pronto a scattare in avanti e colpire mae-geri,
proprio come una tigre che si preparare all’assalto finale.
Jion, Jiin e Jitte
Jion (suono del tempio), Jiin (Terreno del tempio) e Jitte (pugno del tempio o 10
mani) sono una serie di tre kata da sempre associati l’un l’altro. Tutti e tre
iniziano con un caratteristico saluto cinese (il pugno destro poggiato nel palmo
della mano sinistra all’altezza dello sterno) e tutti e tre prevedono tecniche molto
4
simili tra di loro. Nonostante Funakoshi affermi che questi tre kata siano di
origine shorei, la loro storia è riconducibile al Tomari-te, e pare siano stati
divulgati da Itosu verso la fine del XIX secolo. Una leggenda li vuole collegati con
la Cina ed in particolar modo col tempio Jion, ma si tratta di pure congetture
senza alcun fondamento. Era il kata preferito da Hanashiro Chomo, che lo
dimostra in forma fotografica per la prima volta in Karate-Do Taikan di Genwa
Nakasone (1938). Questa forma è sensibilmente diversa da quella che poi Itosu
trasmise ai suoi allievi in una forma probabilmente già scolastica. La forma
antica, però, ci è stata conservata nello stile Kyudokan tramite la famiglia Higa.
Kururunfa
Il nome cinese è Kun lun fa, che indica il metodo di kun lun, metodo insegnato al
tempio buddista del monte Kun lun. In questo kata compare una guardia
chiamata Yame gamae, “guardia del monte”. Uno tra i kata più avanzati, è tipico
del goju e dello shito-ryu. Inizia con una parata di shuto ed un calcio alle
articolazioni della gamba, sia a sinistra sia a destra, anche se nella versione
originale, conservata in alcune scuole goju, queste parate erano effettuate, pare,
come difesa contro il tentativo di afferrare la lunga veste cinese. Il gomito preme
su un braccio dell’avversario, mentre l’altra mano afferra l’altro braccio
preparando la distanza per il calcio alle articolazioni. La particolarità di
Kururunfa, inoltre, è la presenza di varie difesa contro prese particolari, nonché
di molte tecniche a corta distanza e proiezioni, caratteristiche che convinsero
Mabuni ad inserirlo anche nella lista dei kata shito-ryu.
Kushanku / Kosokun (dai e sho) / Kanku (dai e sho)
Kushanku è un nome proprio, quello del militare cinese che sbarcò ad Okinawa
nel XVIII secolo (testimonianza, peraltro controversa, nel cosiddetto Giornale di
Oshima, datato 1762 e cfr. Tokitsu 2001 p. 32-34). La leggenda vuole che il
famoso Tode Sakugawa ed un certo Yara del villaggio di Chatan abbiano
tramandato, in forma assai differente, gli insegnamenti di Kusanku. Dalla linea
Sakugawa discenderebbe il kata arrivato a Matsumura (che alcuni ritengono
allievo di Sakugawa) e rivisitato prima da Itosu, poi dai suoi allievi; dalla famiglia
Yara, attraverso forse un nipote, il kata fu trasmesso a Chutoku Kyan e passato
nel Tomari-te fino ai giorni nostri. Kosokun-sho / Kanku-sho è probabilmente
una creazione di Itosu. Tutte le versioni di Kushanku sono molto lunghe (Chatan
Yara Kushaku è più lungo del Kushanku-dai di Itosu) e sia prevedono il
caratteristico movimento iniziale di apertura delle braccia a cerchio, che forse
simboleggia l’armonia universale o la mancanza di armi (secondo la scuola
Matsumura Seito, lo spostamento circolare verso l’alto indica invece il gesto di
togliersi il fermacapelli, utensile indispensabile nell’acconciatura tradizionale dei
nobili, per utilizzarlo come arma), sia la caratteristica forma di guardia chiamata
ura-kamae. Ritenuto il kata fondamentale della linea shuri-te, alcuni passaggi del
Kusanku hanno fornito ad Itosu lo spunto per la creazione dei 5 pinan / heian di
base.
5
Meikyo
‘Specchio splendente’. Kata peculiare dello stile Shotokan, forse risultato di una
rielaborazione, molto libera in verità, dei Rohai 2-3 di Okinawa. Insieme ai tre
Tekki, è il primo kata ad essere stato filmato, con autore Funakoshi stesso, nel
1924.
Naihanci / Tekki 1-3
Letteralmente ‘combattere di fianco’, oppure ‘passi nascosti’. Naihanci
significherebbe altresì ‘combattere dentro’, simbolo della forza richiesta per
difendere il proprio territorio. Si dice che i tre Naihanci attuali siano il risultato
dell’elaborazione di Anko Itosu, che li avrebbe estrapolati da un kata più lungo,
oggi perduto. Ma questa ricostruzione presenta molti punti oscuri. È assai più
probabile, invece, che Itosu abbia lavorato su una tripartizione già esistente, e
che una forma di Naihanci originale più articolata, se mai esistita, sia andata
perduta prima di Itosu. Mabuni, ad esempio, racconta che quando era ancora un
ragazzo, un domestico di casa lo introdusse al karate insegnandogli l’antico
Naihanci, ma Itosu gli suggerì di abbandonare quella forma per insegnare quella
che lui aveva elaborato, ma non è ben chiaro, né altrove è chiarito, quale tipo di
Naihanci avrebbe appreso Mabuni da ragazzino. Su quale fosse la posizione di
Naihanci-dachi ad Okinawa, ci sarebbe molto da discutere. Generalmente si
ritiene che la posizione sia quella con la punta dei piedi rivolta all’interno, ma le
fonti sono discordanti. Una delle più attendibili è Choki Motobu, il quale sostiene
che l’usanza di tenere i piedi a piccione era stata una innovazione di Itosu
(trasmessa poi ai suoi allievi: alcune scuole di shito-ryu la mantengono), criticata
da Matsumura e da Motobu stesso. La versione Tomari-te di Naihanci, insegnata
a Motobu da Matsumora, utilizzava una posizione più bassa e con i piedi aperti,
che aveva inoltre la peculiarità di iniziare a sinistra e non a destra (la si può
vedere ancora oggi, trasmessa da Kyan, anche nei video dell’Isshin-ryu di Tatsuo
Shimabuku). Funakoshi rinominò Naihanci in Tekki (cavallo di ferro) e
generalizzò la posizione in kiba-dachi. Nel kata sono incluse tecniche di schivata,
a corta distanza, leve e proiezioni.
Nipaipo / Nepai
Letteralmente ’28 passi’. Si tratta, forse, della rielaborazione di un kata insegnato
da Gokenki a Mabuni.
Niseishi / Nijushiho
Letteralmente ’24 passi’. Questo kata fu insegnato da Seisho Aragaki a Mabuni
che lo portò in Giappone trasmettendolo anche allo Shotokan. Pare che da Seisho
Aragaki sia giunto anche nel Ryuei-ryu attraverso Kenki Nakaima. Il kata inizia
con una parata a mano aperta e un attacco col pugno opposto, senza ritrarre il
pugno che ha parato. Tecniche peculiari di questo kata sono attacchi di gamba in
entrambe le direzioni (mae-geri nella versioni originali, yoko-geri nelle versioni
giapponesi) e combinazioni ripetute di attacchi di gomito, parate e contrattacchi.
Il kata termina con un mawashi-uke, contrassegno dei kata firmati Aragaki (così
terminano anche Sochin e Unsu).
6
Paiku
Kata peculiare dello stile okinawense Ryuei-ryu, da qualche anno entrato a far
parte anche delle liste di alcune famiglie Shito-ryu. Heiku è la ‘tigre nera’, mentre
Paiku è la ‘tigre bianca’. Questi due kata sono imparentati e prevedono entrambi
una peculiare posizione rannicchiata con un ginocchio che sfiora il terreno: in
questa posizione il karateka è pronto a scattare in avanti e colpire mae-geri,
proprio come una tigre che si preparare all’assalto finale.
Pinan / Heian 1-5
Letteralmente ‘pace e tranquillità’ o ‘animo pacifico’. Creazione del maestro Anko
Itosu, che li introdusse nel programma scolastico di educazione fisica delle scuole
di Okinawa in un periodo che va dal 1902 al 1907. Prima dell’introduzione dei
Pinan, solitamente si iniziava a studiare il karate attraverso il kata Naihanci o il
Sanchin, a seconda delle scuole. Pare che il primo nome che Itosu avesse dato
alla sua creazione fosse Channan, utilizzando forse trovato nel Kikoshinsho, un
libro del XVI secolo. La notizia che invece Channan o Pinan fosse un kata di
Matsumura, che poi Itosu avrebbe rivisto, è priva di fondamento scientifico. Itosu
sfruttò passaggi e idee contenuti nei kata classici, come Kusanku, Chinto, Jion, e
inventò o forse estrapolò da kata non più noti, anche altre tecniche. Da una
discussione tra Itosu e Motobu, svoltasi probabilmente tra il 1905 e il 1915
quando il maestro era già in tarda età, si evince che i kata Pinan non nacquero
già perfetti, ma che anzi Itosu continuò a perfezionarli fino alla fine, e il primo di
questi cambiamenti fu proprio il passaggio da Channan a Pinan:
“Mi interessai alle arti marziali fin da bambino, e studiai con molti insegnanti:
con Itosu sensei per 7-8 anni. Dapprima lui visse in Urasoe, poi si trasferì a
Nakashima Oshima a Naha poi su a Shikina, e finalmente alla villa del Barone Ie.
Passò lì i suoi ultimi anni, vicino la scuola media. Un giorno lo andai a trovare, ci
sedemmo parlando di arti marziali e di altri argomenti. Mentre ero là, si
aggiunsero anche 2 o 3 studenti a parlare con noi. Itosu sensei si rivolse a loro e
chiese di mostrargli un kata. Il kata che fecero era molto simile al Channan che
avevo imparato anche io, ma con alcune differenze. Chiesi allora agli studenti di
che kata si trattasse, e questi risposero che si trattava del kata Pinan. Gli
studenti andarono via poco dopo, e io mi rivolsi ad Itosu sensei e gli dissi “ho
imparato un kata chiamato Channan, ma il kata che quegli studenti hanno
eseguito era diverso. Come mai?” Itosu sensei rispose “ Sì, il kata è lievemente
diverso, ma è questo che poi ho deciso di insegnare. Gli studenti mi hanno detto
che il nome Pinan è migliore, e ho seguito il parere dei giovani”.
Questo potrebbe spiegare anche alcune differenze tra i Pinan, soprattutto nelle
rotazioni ed in alcuni passaggi, fra le varie scuole degli allievi di Itosu, che si
allenarono sotto il maestro in epoche differenti.
Rohai / Meikyo
Letteralmente ‘segno dell’airone bianco’. Rohai è un kata tipico del Tomari-te,
introdotto da Itosu dopo il 1873 anche nello Shuri-te in 3 varianti molto diverse
tra di loro. Il Matsumora Rohai (a volte indicato come Matsumura) e l’Itosu Rohai
Shodan sono accomunati dalla posizione dell’airone, e da un mikazuki-geri. Il
Meikyo ‘pulire uno specchio’ o ‘specchio splendente’, nome dalla profonda valenza
filosofica, dello Shotokan viene da molti ritenuta una evoluzione dell’Itosu Rohai 2
e 3.
7
Saifa
Letteralmente ‘strappare’. Kata della famiglia Naha-te divulgato da Higaonna e
presente oggi in tutti quegli stili che dipendono da Higaonna e Miyagi. Saifa è un
breve kata che comprende tecniche di liberazione e attacchi di uraken che,
seppur non molto varie, sono impreziosite da spostamenti peculiari.
Sanchin
Letteralmente ‘3 battaglie’. È il kata fondamentale dello stile Naha-te. Chi
padroneggia il Sanchin può superare o armonizzare il conflitto tra menta, spirito
e corpo, unificando questi tre elementi essenziali dell’uomo. Questo almeno
sembra essere il significato implicito del nome del kata. A livello tecnico, il
Sanchin si focalizza sulla respirazione e su posizioni dure ed ha lo scopo di
sviluppare il Ki. La sua origine è chiaramente Shaolin, è questo kata è uno dei
pochi kata di karate che tuttora sono praticati in vari stili di kung-fu. Il Sanchin
antico, preservato nell’Uechi-ryu, presenta dei movimenti a mano aperta, mentre
la versione goju, che segue una innovazione di Higaonna, prevede i movimenti a
pugno chiuso. La respirazione in questo è fondamentale, ed è una sorta di ruggito
nel goju-ryu tradizionale, mentre nello shito-ryu e nell’uechi-ryu è naturale.
Sanseiru
Letteralmente ‘36’. Esistono due versioni di questo kata: quella tramandata da
Higaonna e quella importata da Uechi Kanbum nell’Uechi-ryu. Le due forme sono
molto diverse. Nella versione goju-shito, vi sono molte tecniche di proiezione,
attacchi di gamba alle ginocchia e colpi di gomito. La versione Uechi è
decisamente più complessa, con prese e contrattacchi velocissimi, colpi di gomito,
di ginocchio e ippon nukite. Una kata spettacolare, eseguito in maniera
straordinaria da Toyama Senko, 10 dan di Uechi-ryu, un video che vale davvero
la pena vedere.
Seienchin / Seiunchin
Letteralmente ‘Calma nella tempesta o lunga marcia silenziosa’. Kata di famiglia
Naha-te molto diffuso. Questo kata prevede tecniche di mano molto complesse e
l’assenza, almeno nella forma esteriore, di tecniche di gamba. Kata di origini
oscure, la presenza di alcune posizioni praticate in questo kata nell’oscuro
Bubishi, ha fatto ritenere alcuni studiosi che Nakaima e Higaonna lo abbiano
importato ad Okinawa dopo aver studiato in Cina lo stile ‘Pugno del monaco’. Il
kata parte lentamente in posizioni diagonali e prosegue seguendo spostamenti a
X intervallati da spostamenti in linea retta. Tutte le versioni oggi esistenti
derivano da Higaonna e Miyagi.
Seipai
Letteralmente ‘18’. Kata di origine cinese, fu importato e trasmesso ad Okinawa
da Higaonna. Come per tutti i kata ‘numerici’ non è ben chiaro a cosa si riferisca
il numero 18. Alle tecniche contenute? Ad un significato allegorico e mistico?
Seipai resta, comunque, un bellissimo kata con tecniche di pugno molto varie,
tecniche di gamba e varie prese e liberazioni.
8
Seisan / Seishan / Hangetsu
Letteralmente ‘13’. Deriva con ogni probabilità da una forma cinese, ed è il kata di
karate più diffuso, indipendentemente dalla genealogia stilistica. Ne esistono
almeno due varianti principali: lo Shuri-te Seisan, che si suppone sia uno
sviluppo di Matsumura e il Naha-te Seisan. Quest’ultimo è stato introdotto ad
Okinawa almeno già dal XVIII secolo. Una sua esecuzione il 24 marzo 1867, in
occasione della visita ad Okinawa dell’ultimo sapposhi cinese, è testimoniata dal
programma della celebrazione: oltre alle danze folkloristiche, la sezione arti
marziali comprendeva dimostrazioni di Kobudo e di kata, tra questi il Seisan,
dimostrato da Seisho Aragaki, e il Suparimpei, dimostrato da Tomura Chikudon.
I Maestri che lo hanno studiato nel XIX secolo e tramandato nel XX sono stati
Aragaki, Nakaima, Sakiyama, Higaonna e Uechi.
Shisochin
Letteralmente ‘battaglia nelle 4 direzioni’. Kata di livello intermedio introdotto da
Higaonna. Contiene tecniche di liberazione e di presa a mano aperta, tipiche del
Naha-te.
Sochin (shito-ryu)
I due sochin, quello shito-ryu e quello shotokan, pur avendo lo stesso nome sono
due kata affatto diversi, e non è possibile pensare ad una rielaborazione shotokan
del kata shito-ryu. Il sochin okinawense, importato in Giappone da Mabuni, è
stato insegnato da Seisho Aragaki, che lo insegnò tra gli altri a Mabuni e a
Chitose. Inizia con una serie di tre pugni in nekoashi e prosegue con rotazioni in
opposte direzioni. Termina con la posizione cosiddetta della ‘tigre nera’, con
l’esecuzione di un calcio e una presa, pugni e mawashi-uke con spinta delle mani
aperte. Mabuni lo dimostra in Karate-do Taikan di Genwa Nakasone, pubblicato
nel 1938.
Sochin (shotokan)
Oscura è l’origine di questo kata. Nakayma Masatoshi lo ritiene una invenzione di
Yoshitaka Funakoshi, ma forse il suo enbusen deriva dall’oscuro Kudaka-Sochin
che Yoshitaka avrebbe appreso dal maestro Hisataka. Il Sochin shotokan è
caratterizzato dalla posizione di sochin-dachi su cui si effettuano una doppia
parata, jodan e gedan.
Suparimpei
Letteralmente ‘108’. Suparimpei è unanimemente riconosciuto come la forma più
complessa del Naha-te. Come tutti i kata numerici, anche ‘108’ è un numero dalle
molteplice valenze filosofiche, la più diffusa è che 108 si riferirebbe alle passioni
che il monaco buddista deve sconfiggere. Questo kata si pratica ad Okinawa
sicuramente almeno dalla metà del XIX secolo, e fu dimostrato da Tomura
Chikudon per la visita dell’ultimo sapposhi cinese il 24 marzo 1867. Suparimpei
comprende moltissime tecniche di parate e attacco a mano aperta e chiusa in
combinazione, attacchi di morote-tsuki in combinazione, tecniche di gamba e una
completa varietà di tecniche di gamba, compreso mae-geri, mikazuki-geri e nidangeri. Questi gruppi di tecniche hanno le particolarità di ripetersi nelle quattro
direzioni.
9
Tensho
Letteralmente ‘mano che ruota’. Creazione del maestro Miyagi, che sviluppò
questo kata dopo il ritorno dal viaggio in Cina che compì nel 1916 e dopo aver
studiato il Bubishi. La leggenda vuole che Miyagi abbia creato il kata applicando
l’insegnamento del capitolo 22 del Bubishi “i 6 modi di utilizzare il pugno (Roku
Go Ichi Ki Shu, o Rokkishu)”, benché i movimenti descritti nel Bubishi sono
attacchi e non parate come nel Tensho. Tensho in realtà integra movimenti
‘ruotanti’ di parata e presa con idee già presenti nel Sanchin. Tra l’altro, Kenzo
Mabuni testimonia che il Tensho sia stato creato a due mani da Miyagi e da
Kenwa Mabuni, e Kenzo ricordava ancora le sere in cui il kata veniva studiato e
lui sedeva sulle ginocchia di Miyagi, tanta era la familiarità tra i due maestri di
karate.
Unshu / Unsu
Letteralmente ‘mani di nuvola’. Altro kata trasmesso da Seisho Aragaki ad una
manciata di persone, tra cui Mabuni, che portò in Giappone la sua
interpretazione e la insegnò anche agli adepti Shotokan: questa versione è oggi la
più famosa al mondo. Unsu è chiaramente un forma derivante dal sistema della
Gru Bianca, come è testimoniato dai tre passi iniziali in nekoashi e dai tre
attacchi in ippon nukite, che simulano lo sbattere della ali della gru. Il kata
prosegue con una serie (in 3 direzioni nello shito, in 4 nello shotokan) di parate a
mano aperta (kake-uke nello shito, tateshuto-uke nello shotokan) con
contrattacco di gyaku-tsuki, per difendersi da terra con due tecniche di gamba
(ushiro-geri nello shito, mawashi-geri nello shotokan). La versione shotokan
prevede uno spettacolare salto, punto focale del kata, quasi al termine
dell’esecuzione.
Wanshu / Enpi
Wanshu è un nome proprio, quello di un militare cinese sbarcato ad Okinawa nel
1683. Questi avrebbe insegnato la sua arte marziale nei dintorni di Tomari, ed in
effetti questo kata rimase confinato in quest’area almeno fino al 1871 (così Choki
Motobu) epoca in cui Itosu l’avrebbe imparato dal suo amico Matsumora, maestro
di Tomari-te, ed inglobato nel suo sistema (seppure non come uno dei kata
principali). Wanshu, come Kushanku, è uno dei kata che conosce più varianti
all’interno del gruppo degli stili Shorin. La versione Itosu, infatti, trasmessa da
Funakoshi (che rinominò il kata Enpi, ossia ‘volo di rondine’) e da Mabuni, è
profondamente diversa da quella trasmessa dalla linea Kyan, il quale apprese il
kata Wanshu dal maestro di Tomari-te Maeda Chiku. Il Matsubayashi-ryu di S.
Nagamine, a sua volta, trasmette una versione di questo kata ancora differente,
molto più simile alla linea Itosu, ma con alcune caratteristiche peculiari, come il
kakushi-zuki o ‘pugno nascosto’. Tutti i Wanshu, tuttavia, presentano delle
posizioni comuni, forse unico ricordo del kata originario prima delle varie
divisioni stilistiche: le parate in uchi/soto-uke con gyaku-tsuki (a mani aperte o
chiuse e in posizione di gambe incrociate o lineare) ed una proiezione molto simile
al kata-guruma.
“Semplicemente, per padroneggiare il Kata, bisogna praticare e praticare.” (Hironori Otsuka)
10
11

Documenti analoghi

Programma Esami Dan Stile Shito Ryu

Programma Esami Dan Stile Shito Ryu BASSAI DAI (Shuri-te) SEIENCHIN (Naha-te) MATSUMURA NO RHOAI (Tomari-te) MIOJO (Mabuni) Bunkai dei kata eseguiti (Tecniche a scelte del candidato)

Dettagli

L`eredità del Maestro Gichin Funakoshi: da Okinawa al resto del

L`eredità del Maestro Gichin Funakoshi: da Okinawa al resto del vita e dell’opera di un uomo nato in un’epoca in cui il toudi1 okinawense era ancora insegnato in maniera segreta e morto l’anno in cui si sono svolti i primi campionati giapponesi di karate, è imp...

Dettagli

Breve storia del Karate L`isola di Okinawa e la nascita del to

Breve storia del Karate L`isola di Okinawa e la nascita del to rosario nell’Oceano Pacifico; tra queste vi è Okinawa, la culla del karate. Gli ideogrammi utilizzati per scrivere Okinawa da un cinese (Liu K’iu - Ryukyu) o da un giapponese evocano la forma delle...

Dettagli

KATA Illustrati - SPORTING CLUB OLEGGIO Home Page

KATA Illustrati - SPORTING CLUB OLEGGIO Home Page 23.Nijiusho 24.Gojiusho sho 25.Gojiusho dai 26.Unsu Kata Fudokan 27.Heian Oi-Kumi 28.Taiji Shodan 29.Meikyo Nidan 30.Kaminarun

Dettagli