Non bastano i fagiani, ora vogliono sparare anche ai piccioni
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Non bastano i fagiani, ora vogliono sparare anche ai piccioni
Organo ufficiale d’informazione della Federazione dei Verdi Anno IV – n.220 giovedì 27 novembre 2008 Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma • Direttore responsabile: Enrico Fontana • Editore: undicidue srl, via del Portofluviale, 9/a - Roma • Stampa: Rotopress, via E. Ortolani, 33 - Roma Registrazione Tribunale di Roma n. 34 del 7/2/2005 • Redazione: via del Portofluviale, 9/a - 00154 Roma - tel. 0645470700 - fax 0642013131 - [email protected] • Stampato su carta ecologica • La testata fruisce dei contributi di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250 L’acqua di Parigi torna pubblica Il sindaco socialista Delanoë mette fine a 25 anni di gestione privata, inefficiente e costosa Simone Di Meo Il servizio idrico integrato tornerà nelle mani di un ente di diritto pubblico, anche se solo dal gennaio del 2010: Parigi diventa il centro di una possibile piccola grande rivoluzione, visto che in Francia il 75% dei Comuni lascia gestire le risorse idriche ad enti privati Francesco Benetti a pagina 2 [email protected] Al Qaeda, scatta l’allarme L’Fbi: “Mancano riscontri”, ma l’attenzione per possibili attacchi alla metropolitana sotto le feste è alta Rosanna Calabrò [email protected] Petrolio, quanto ci costi 2 Varato il piano anticrisi dell’Ue 3 “E ccesso di cautela”. Così è stato definito l’allarme lanciato ieri da un funzionario dell’Fbi e dal Dipartimento della sicurezza nazionale americana. Si parla di possibili attentati con attacchi dinamitardi o attraverso kamikaze alle linee della metropolitana e della ferrovia in occasione delle prossime festività, che in America iniziano già oggi con la celebrazione del Thanksgiving. Al Qaeda, che si era già fatta sentire nei giorni scorsi attraverso un video di minacce razziste contro il neo eletto presidente alla Casa Bianca, starebbe progettando di colpire la metropolitana della Grande Mela, e sembrerebbe che intenda farlo proprio durante i giorni di festa. In realtà non esistono prove di reali minacce, ed è questo che ha fatto gridare all’eccesso di cautela. L’allarme è partito in seguito a delle intercettazioni di comunicazioni interne a cel- lule terroriste, ed i federali hanno voluto sottolineare che “la minaccia è credibile, anche se priva di riscontri concreti”. Una generica “intenzione” ad agire, sufficiente per allarmare i servizi segreti e allertare i cittadini ad es- con telecamere, sensori, elicotteri e pattuglie che non cessano mai di essere operative in ogni istante. Eppure si torna a temere, si torna a guardarsi attorno con sospetto. L’America sa che il momento è particolare, e c’è da stare allerta più Il network terroristico potrebbe approfittare del periodo di transizione e delle feste natalizie, che in America iniziano con il Thanksgiving, per tornare a colpire. Nessuna minaccia diretta per ora, ma sulle linee del metrò si raccomanda: “State in allerta” sere più attenti del solito, a vigilare su situazioni sospette. Messaggi di cautela sono stati diffusi ieri sulle linee della metropolitana, ma nulla di più. New York resta una delle città più sorvegliate e protette al mondo, che mai. E forse, in realtà, non si è mai smesso di farlo. La portavoce del dipartimento, Laura Keener, ha rivelato che discussioni di attentati alle linee di trasposto di New York risalirebbero a settembre e ha Non bastano i fagiani, ora vogliono sparare anche ai piccioni Perché non sparare anche ai piccioni, come si fa con i fagiani o i tordi durante la stagione venatoria? Dopo tutto, per Assoedilizia, l’associazione milanese dei proprietari di case e palazzi, i volatili che popolano le piazze delle città rappresentano una minaccia non solo per i monumenti, ma anche per la salute umana e per questo meritano di finire nel mirino dei cacciatori. “Non ha senso - ha affermato Achille Colombo Clerici, presiden- A Roma e Milano è tutta “cosa nostra” te di Assoedilizia - continuare a considerare i piccioni uccelli selvatici, come i fagiani, ma non comprenderli tra quelli cacciabili”. Da qui la richiesta di una riforma della legge sulla caccia e l’inserimento dei piccioni nell’elenco degli animali contro cui si possono puntare le doppiette. “Mi guardo bene dal chiedere che si apra la caccia in città - ha aggiunto Colombo Clerici - ma almeno si permetta ai cacciatori di chiarito che non sarà alzato il livello di allarme per possibili attacchi, anche se nei prossimi giorni verrà sicuramente rafforzata la sicurezza sui mezzi nell’area metropolitana della città. “Non abbiamo al momento ulteriori informazioni sulla minaccia - si legge ancora nella nota congiunta diffusa da un comunicato della Cnn - Comunque, stiamo lavorando strettamente con la comunità d’intelligence, con le autorità locali e statali e con i funzionari della sicurezza interna per provare queste notizie e continueremo a indagare su ogni possibile informazione”. Le minacce saranno anche generiche, ma sono capaci di riaccendere le polemiche su come Obama affronterà la questione terrorismo, su quali saranno gli scenari futuri in politica estera del nuovo Presidente. I periodi di transizione sono sempre momenti delicati; il pericolo è reale, ed la Storia ad insegnarcelo. Anche Clinton, appena insediatosi, dovette contrastare il primo attacco alle Torri Gemelle. poter sparare quando i piccioni si spostano in campagna, in cerca di cibo”. Una misura drastica, quella proposta dai proprietari degli immobili, dettata sicuramente da un calcolo: ogni anno, solo a Milano, i privati spendono cinque milioni di euro per ripulire scantinati, griglie e scanalature incrostate con il guano dei circa 100mila pennuti presenti in città. Ma a sostenere le ragioni di una proposta simile, diremmo folle, ci sono anche le considerazioni emerse a un convegno organizzato proprio per sviscerare il “problema”. Il guano dei piccioni torraioli trasmette malattie infettive come il psittacosi, il vaiolo e la leptospirosi e spesso questi uccelli sono portatori di zecche. Ma quella proposta che razza di soluzione è? Preoccupati i commercianti, preoccupato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che ha chiesto un incontro col procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. La vicenda del presunto interessamento delle cosche per l’acquisto dello storico Café de Paris a Roma, nella strada della dolce vita, via Veneto, lancia l’allarme ’Ndrangheta anche nella capitale. Un’avvisaglia, quella degli investimenti sporchi delle mafie nel centro storico di Roma, che era stata data dalla vicenda del ristorante “alla Rampa” di Piazza di Spagna e che ora tocca anche il salotto buono della Capitale. Sugli investimenti delle cosche per l’acquisto di locali commerciali di prestigio in tutta Italia, un modo per riciclare il denaro sporco, indaga la procura di Reggio Calabria. Da una costola dell’inchiesta nasce l’indagine romana condotta dallo Scico della Guardia di Finanza di Roma. A lanciare l’allarme, già nell’agosto 2007, fu la segretaria radicale Rita Bernardini che indicò il centro storico, “proprio attorno ai palazzi della politica”, come area di riciclaggio di denaro sporco da parte della criminalità organizzata. “Adesso - ha detto il presidente del Federazione italiana antiracket, Tano Grasso - la grande minaccia delle mafie è a Roma e a Milano, dove potrebbe non esserci più il libero mercato”, ed è qui “che per le mafie è più facile mimetizzare gli investimenti, dato che si concentrano grandi flussi turistici”. Di qui l’appello ai commercianti affinché “collaborino con le forze dell’ordine per segnalare questi fenomeni da subito, perché nessuno più di un commerciante si accorge quando un locale puzza di mafia”. A chiedere che, “al termine dei necessari accertamenti giudiziari” il Café de Paris venga confiscato e destinato a una realtà disposta a gestirlo magari in forma cooperativa, è il presidente di Libera, Don Luigi Ciotti: “Questa scoperta è l’ennesima riprova della forza di penetrazione delle mafie. L’obiettivo delle cosche è fare affari e non deve sorprendere la loro presenza nelle zone dove è alta la possibilità d’investimento”. 2 giovedì 27 novembre 2008 Un bene comune per tutti i cittadini La decisione parigina segue l’Europa verso la gestione pubblica dell’acqua. A seguire l’esempio anche altre 50 città francesi dalla prima A cqua bene pubblico, acqua lontana dagli affari, dalla corruzione, dalla deregolamentazione, acqua “libera”, di nuovo. Oltre al valore economico della scelta, circa 30 milioni di euro risparmiati ogni anno, sono queste le considerazioni legate alla decisione della municipalità di Parigi. Da oltre vent’anni, era il 1985, la gestione delle risorse idriche della capitale francese, dalla distribuzione alla tariffazione alla disposizione, è stata affidata a due multinazionali, Veolia e Suez, che si sono contraddistinte, durante gli oltre due decenni di monopolio, per una gestione scadente, contrassegnata solamente dai continui aumenti dei prezzi a cui non si accompagnava un miglioramento del servizio. Al contrario, è stato un periodo cadenzato dagli scandali per corruzione: certamente una situazione non accettabile se si parla di acqua, risorsa indispensabile per ogni cittadino. Il servizio idrico integrato tornerà dunque nelle mani di un ente di diritto pubblico, anche se solo dal gennaio del 2010: la decisione è stata una delle prime del secondo mandato dell’attuale sindaco parigino, Bertrand Delanoë. Socialista, eletto già nel 2001 e uscito nuovamente vincitore quest’anno dopo 6 anni di conduzione della città, Delanoë è meno conosciuto del collega londinese Ken “il rosso” Livingstone, sindaco della capitale britannica, ma altrettanto attivo nel lavoro di riforma della città: obiettivo dichiarato del primo mandato (raggiunto, da come testimonia il 58% dei consensi con cui è stato rieletto) è stato il miglioramento della qualità della vita attraverso la riduzione dell’inquinamento e del traffico veicolare. Uno dei progetti di maggior successo è stato il servizio pubblico di noleggio di biciclette: da quando è stato istituito, il “Velib” ha “cau- Parlamento Riforma del codice ambientale, la De Petris chiede più chiarezza In Italia la situazione non è delle migliori: siamo il popolo Ue con il maggior consumo pro capite, 78 metri cubi all’anno, risultando inoltre i primi consumatori mondiali di acqua imbottigliata. Solo il 40% della popolazione, infatti, consuma acqua di rubinetto sato” una pacifica invasione di biciclette per le strade parigine, segnando un enorme successo e un esempio per molte altre città europee che ne stanno seguendo i passi. E ora un’altra mossa controcorrente: togliendo la gestio- ne dell’acqua dalle mani dei privati, Parigi diventa il centro di una possibile piccola grande rivoluzione, visto che in Francia il 75% dei Comuni lascia gestire le risorse idriche ad enti privati. Il cambio di rotta però non è appunto solo della Capitale: oltre cinquanta città francesi hanno rimunicipalizzato la gestione dell’acqua dall’inizio degli anni 2000. Un movimento accelerato dalla crescita dell’intermunicipalità, che permette a gruppi di Comuni di raggiungere la massa critica per dotarsi dei necessari mezzi finanziari, tecnici e umani. La soluzione della concessione di gestione del servizio pubblico ad enti privati, spesso in situazioni di monopolio, ha portato ad incrementi difficilmente controllabili delle tariffe che solo negli ultimi anni hanno scatenato reazioni e movimenti di cittadini verso la protesta. E in Italia? La situazione non è delle migliori: gli italiani sono il popolo UE con il maggior consumo pro ca- pite, 78 metri cubi all’anno, risultando inoltre i primi consumatori mondiali di acqua imbottigliata. Solo il 40% della popolazione, infatti, consuma acqua di rubinetto, ignorando che spesso i limiti municipali previsti per l’acqua potabile sono più restrittivi, e quindi più sicuri, di quelli imposti alle acqua in bottiglia. Lo spreco, in un sistema gestito localmente da aziende a compartecipazione pubblica nella maggior parte dei casi, è enorme, con il 30% di acqua dispersa nelle tubature. Quasi nullo, infine, il peso dell’Italia sulla politica europea, mediterranea e mondiale dell’acqua. Siamo infatti assenti dalle quattro grandi istituzioni che attualmente delineano gli orientamenti e le scelte prioritarie della politica mondiale sull’acqua, e cioè il World Water Council, il Global Water Partnership, la World Commission in Water, il World Water Assessment Programme. Petrolio, quanto ci costi Le statistiche certificano la correlazione tra il prezzo dell’oro nero e quello dei prodotti agricoli Valentina Pennacchio [email protected] “Si tratta di un gravissimo colpo di mano che mortifica il Parlamento e mette a rischio tutta la nostra legislazione ambientale”. Così Loredana De Petris del coordinamento nazionale dei Verdi ha commentato l’emendamento al disegno di legge collegato alla Finanziaria con cui il Governo ha chiesto la delega per modificare il Codice ambientale. “Dopo tutto il lavoro fatto nella scorsa legislatura per dare una legislazione ambientale degna, in linea con l’Europa - aggiunge l’esponente del Sole che ride - ora non solo il governo alimenta una fortissima incertezza ma mette a rischio tutte le conquiste normative che garantiscono la protezione dell’ambiente e della salute dei cittadini”. “Non vorremmo che la legislazione ambientale diventasse merce di scambio tra il centrodestra e le potenti lobbies che sostengono l’azione di questo esecutivo - ha concluso la De Petris -. Tutte quelle aziende che hanno investito per adeguarsi alle procedure del codice ambientale rischiano ora di essere fortemente danneggiate”. Venezia Un miliardo alle paratie mobili per il Mose, interrogazione di Monica Frassoni Un’interrogazione urgente alla Commissione europea per chiedere se corrisponda al vero che il progetto di paratie mobili ‘Mose’ riceverà un miliardo di euro di co-finanziamento dalla Bei è stata presentata dalla presidente del Gruppo dei Verdi al Parlamento europeo, Monica Frassoni. “Il Mose - afferma Frassoni - è un progetto che viola le normative comunitarie sull’ambiente ed è oggetto di una procedura d’infrazione. Per questo non è accettabile che nuove risorse, men che meno europee, vi siano destinate”. Secondo la parlamentare dei Verdi, inoltre, nell’accordo quadro stipulato l’8 ottobre scorso tra Banca europea per gli investimenti e il Governo italiano per l’individuazione dei progetti del piano decennale infrastrutture strategiche previste dalla “Legge obiettivo” “non si menziona nello specifico alcuna opera”. L’interrogazione di Frassoni muove da alcune dichiarazioni in proposito attribuite al presidente del Magistrato alle acque di Venezia, Patrizio Cuccioletta. C osa si nasconde dietro le tavole degli occidentali? Oltre una buona e lavorata cucina, il “ciclo alimentare” si compone di qualcosa di più complesso e poco “ecologico”. Tutto gira principalmente intorno ad un flusso di energia. Secondo le statistiche, gli occidentali consumano ben 7.000 kcal di petrolio per l’agricoltura e l’allevamento, quotidianamente, a cui vanno aggiunte altre 20.000 kcal relative ai costi energetici per garantire l’approvvigionamento e, quindi, la nostra dispensa sempre piena. Praticamente, lo scontrino della nostra “spesa” avrà un importo pari ad un terzo per il petrolio. Solo per mangiare. Ovviamente la cifra è considerevole e diventa ancora più importante se “contestualizzata” nello scenario internazionale. In tal senso, siamo troppo “spendaccioni”. A fronte delle ricerche pubblicate in un post del blog Aspo Italia, dal titolo emblematico “Riso, mais e soia conditi con petrolio”, la relazione tra i principali prodotti alimentari e agricoli e la “chiave di volta” del mercato energetico, l’oro nero, sarebbe evidenziata dall’andamento dei prezzi relativi. In termini analitici: l’indice di correlazione tra due prezzi è pari a 1 quando alla variazione di un prezzo corrisponde una pari variazione dell’altro prezzo. Nella nostra lista della spesa ideale, l’indice è pari allo 0,83 per la palma da olio, 0,89 per il riso, 0,92 per il mais e addirit- tura 0,95 per la soia. Da ciò discende che i prezzi dei prodotti agricoli, in teoria “a portata di cittadino”, sono fortemente correlati con il costo del petrolio. Aumentando l’uno, aumenta la variabile dipendente. Sembra paradossale riscontrare dall’analisi di questi dati come il “motore” di tutto sembra essere ancora una volta il petrolio, definito “droga energetica del mondo”, attore protagonista delle relazioni internazionali, origine di aspri contenziosi e, allo stesso tempo, protagonista sulle nostre tavole. Questo dovrebbe anche essere un monito per tutti, consumatori e imprese, volto a sperimentare, incrementare e perfezionare sistemi di agricol- Gli occidentali consumano ben 7mila kcal per l’agricoltura e l’allevamento, quotidianamente, a cui ne vanno aggiunte altre 20mila relative ai costi energetici per garantire l’approvvigionamento e, quindi, la nostra dispensa sempre piena tura biologica, ovvero considerare l’ecosistema agricolo in toto, sfruttando la fertilità naturale del suolo con sporadici interventi, sviluppare e promuovere una sensibilità verso le biodiversità ambientali e eliminando dalle agende alimentari e produttive qualsiasi ipotesi di prodotti geneticamente modificati. Legambiente nello studio “Pesticidi nel piatto 2007” ha classificato gli alimenti biologici come gli unici esenti da contaminazioni da fitofarmaci. Va da sé che la situazione merita un’analisi attenta e un’azione di pronto intervento in quanto focalizza l’attenzione su un sistema assai fragile. Sì a nuove tecnologie energetiche, agricoltura biologica, ma soprattutto a trovare il “fedele successore” di quella fonte di energia tanto trasportabile e facilmente utilizzabile quanto dannosa, spodestandola da quel trono che tiene saldamente sin dall’antichità e che le ha conferito il monopolio nei più disparati settori della vita sociale, economica, politica e militare degli individui e della comunità internazionale. giovedì 27 novembre 2008 Sicilia Bloccate le trivellazioni a Vittoria, la soddisfazione dei Verdi Grande soddisfazione viene espressa da Salvo Troncale neo portavoce regionale della Federazione dei Verdi per la sentenza del Tar che, accogliendo il ricorso del Comune di Vittori, a ferma le trivellazioni petrolifere a Sciannacaporale dove insistono le sorgenti d’acqua che servono appunto la città. “La sentenza che di fatto blocca l’autorizzazione che la Regione Sicilia, a suo tempo, aveva concesso alla società Panther Oil, restituisce alle Comunità locali il diritto di esprimere il proprio consenso su quegli interventi che potrebbero stravolgere un modello di sviluppo già perseguito con successo”. “Inoltre - aggiunge Andrea Carbone co-portavoce della Federazione- sono da tutelare i beni comuni come l’acqua, il paesaggio, l’ambiente e deve essere privilegiato l’interesse collettivo a quello privato senza insistere nelle risorse energetiche derivate da combustibili fossili, ma puntando al risparmio energetico e alle energie rinnovabili sicure e pulite. Infine – continuano i due dirigenti regionali - da sempre i Verdi sostengono che è necessario pensare ad un’economia durevole, sostenibile, in armonia con la natura, che non punti soltanto ad una crescita dissennata ed indiscriminata, incentrata sul sovra-consumo, non conveniente economicamente e socialmente, causa di gravi danni agli ecosistemi ed alla salute delle persone”. La curiosità Anche la “papamobile” potrebbe presto convertirsi all’energia solare Anche la papamobile, l’automobile usata dal papa per salutare le folle di fedeli, potrebbe convertirsi all’energia solare, seguendo una linea di rispetto ambientale abbracciata con sempre maggior convinzione dal Vaticano. L’idea è stata ventilata da Frank Asbeck, presidente della Solarworld, al cardinale Govanni Lajolo, presidente del governatorato dello Stato della Città del Vaticano, a margine dell’inaugurazione di un impianto a energia solare realizzato sul tetto dell’aula Paolo VI in Vaticano. “Idea geniale”, ha commentato il cardinale, “se costa meno e può essere d’esempio - ha detto - perché no? E’ chiaro che intervenire sul combustibile per automobili sarebbe fondamentale per ridurre l’inquinamento - ha aggiunto Lajolo - e del resto le auto elettriche già ci sono. Purtroppo - ha concluso - c’è poco interesse” 3 Varato il piano anti-crisi dell’Ue In arrivo un pacchetto da 200 miliardi, sgravi fiscali per le imprese e aiuti per le fasce più deboli Elida Sergi [email protected] V ia libera della Commissione europea al piano anti-crisi economica: un pacchetto da 200 miliardi di euro, pari all’1,5% del Pil dei 27 Stati membri, quindi superiore rispetto alla cifra prevista inizialmente (130 miliardi di euro, un punto percentuale del Pil). Dei 200 miliardi, 170 (1,2% del Pil) saranno a carico dei bilanci degli Stati membri e altri 30 proverranno (0,3%) dai fondi comunitari. “è una risposta senza precedenti ad una crisi senza precedenti”, ha detto il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso. Il pacchetto conterrà diversi tipi di intervento, dagli sgravi fiscali per le imprese, agli aiuti sociali per le fasce più deboli. Circa 4 miliardi di prestiti arriveranno per la riconversione della produzione automobilistica verso veicoli a basse emissioni di Co2. Il commissario agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia, ha frenato invece sulla possibilità di un allentamento dei parametri di Maastricht, ipotesi caldeggiata dal presidente francese Nicolas Sarkozy e dal Cancelliere tedesco Angela Merkel. Almunia ha spiegato che sarà concesso uno sforamento del tetto del 3% del Pil per il deficit “ma restando vicini a questa soglia e per un periodo ridotto, quindi non oltre un anno”. Intanto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha annunciato che è in arrivo per un milione e 300 mila Intanto il ministro Tremonti presenta la social card, una carta acquisti da 40 euro mensili per anziani con più di 65 anni e famiglie con bimbi piccoli: ma ci vorrebbero interventi seri su salari e pensioni persone la cosiddetta social card, una carta acquisti da 40 euro mensili destinata ad anziani con più di 65 anni e alle famiglie con i bambini piccoli. Per richiederla bisogna essere cittadini italiani residenti nel Paese e potranno accedere ai benefici gli anziani di età compresa tra i 65 e i 69 anni con redditi fino a 6.000 euro l’anno e gli ultra-settantenni con redditi o pensioni fino a 8.000 euro l’anno. Chi la riceverà entro il 31 dicembre avrà già un credito di 120 euro per i mesi di ottobre, novembre e dicembre. I limiti di reddito per avere diritto alla social card variano a seconda della situazione Isee: 6mila euro annui è la quota standard; 8mila euro per chi ha più di 70 anni; 9420 euro per chi è in affitto e ha un coniuge. I richiedenti dovranno essere proprietari di una sola casa e una sola auto (due per le famiglie con figli piccoli) e titolari di una sola utenza elettrica e di una sola utenza del gas (due per le famiglie). Inoltre non dovranno possedere più di 15.000 euro di risparmi. L’indicatore Isee della situazione economica complessiva della famiglia non potrà essere superiore a 6.000 euro. I negozi alimentari aggiungeranno alla quota della social card uno sconto del 5%, che in futuro potrà anche salire. Sulla misura del governo è intervenuto Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil: “Tremonti difende l’idea della social card dicendo: “é stata introdotta nel 1939 in America. é proprio questo il problema. Non si può riproporre nel nuovo millennio una cosa di 60 anni fa”. E alle perplessità dei sindacati si aggiunge un altro quesito: basta un intervento come quello delle social card ad alleggerire le spese mensili delle famiglie? La risposta è no, perché ci vorrebbero interventi seri per incrementare salari e pensioni in ragione di un aumento generalizzato del costo della vita. Così i parassiti eludono le difese immunitarie Uno studio rivela come i microrganismi che causano tubercolosi e toxoplasmosi manipolano le nostre stesse cellule Valeria Filardo [email protected] U no studio condotto da un team di ricercatori tedeschi e americani ha rivelato il meccanismo con cui alcuni patogeni eludono le difese immunitarie “manipolando” le nostre stesse cellule. Elementi chiave del sistema immunitario sono i macrofagi, cellule che inglobano e distruggono batteri e parassiti presenti nell’organismo. Uno dei meccanismi attraverso cui esplicano la loro funzione prevede la produzione di ossido nitrico e l’utilizzo di particolari enzimi. Alcuni parassiti intracellulari, come gli agenti responsabili di tubercolosi e toxoplasmosi, penetrano nei macrofagi ed effettuano una vera e propria azione di sabotaggio. Una volta all’interno di queste cellule, attivano l’enzima arginasi, la cui attività è normalmente indotta dai macrofagi stessi nel momento in cui producono troppo ossido nitrico (NO). L’attivazione dell’arginasi fa sì che i macrofagi interrompano la produzione di NO, molecola necessaria per far fronte all’infezione. La tubercolosi è causata dal Mycobacterium tuberculosis. Attualmente esiste un vaccino (M. bovis Bcg) in grado di proteggere adeguatamente i bambini, ma non altrettanto efficace nella prevenzione della forma della malattia che colpisce la maggior parte degli adolescenti e degli adulti. La toxoplasmosi è causata da un protozoo parassita, il Toxoplasma gondii, ed è una malattia trasmessa principalmente dai gatti e da altre specie di mammiferi. L’uomo può contrarla mangiando carne infetta non ben cotta, in particolare di agnello e di maiale, o attraverso il contatto con le feci dei gatti. Il microrganismo può essere presente anche in alcuni latticini non pastorizzati, quali il formaggio di capra, e può trovarsi persino nel suolo. Sebbene l’incidenza della toxoplasmosi nell’uo- mo non sia cambiata in misura significativa nel corso degli anni, la sensibilizzazione e le preoccupazioni su questa malattia sono aumentate. È stato stimato che circa il 50% della popolazione mondiale sia stata infettata dal toxoplasma e ospiti la forma cistica clinicamente non evidente. Non esiste tuttora un Non esiste tuttora un vaccino per prevenire l’infezione. Il rischio di contrarla è motivo di preoccupazione per le donne in stato di gravidanza, dal momento che la malattia può provocare difetti nei neonati vaccino per prevenire l’infezione da toxoplasma o la toxoplasmosi nei gatti, negli esseri umani o in altre specie. Il rischio di infezione è motivo di preoccupazione per le donne in stato di gravidanza, dal momento che la malattia può provocare difetti nei neonati. Nelle persone che hanno un sistema immunitario indebolito, come i soggetti affetti dall’Aids, la malattia può essere all’origine di una varietà di sintomi, tra cui ingrossamento dei linfonodi, disturbi visivi e del sistema nervoso centrale, malattie respiratorie e cardiopatie. In questi pazienti, le recidive della malattia sono comuni e il tasso di mortalità elevato. I risultati dello studio tedesco-americano, pubblicati anticipatamente online sulla rivista Nature Immunology, rivelano la strategia adottata da questi temibili parassiti per fare dei loro nemici i più fidati alleati. I ricercatori sperano che la scoperta possa porre le basi per la progettazione di farmaci che interferiscano specificamente con tale attività. In laboratorio si sono già ottenute le prime conferme. Animali privi di arginasi nei macrofagi sono risultati molto più resistenti alla tubercolosi e alla toxoplasmosi rispetto agli animali di controllo. baleniera 220x335 1-02-2008 19:20 Pagina 1 WWW.GREENPEACE.IT ACCETTARE IL DENARO DELLE AZIENDE E DEI GOVERNI SAREBBE TRADIRE NOI STESSI. Noi non lo faremo mai. Per non limitare, in nessun modo, le nostre azioni. Proprio per questo, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Per rimanere quello che siamo sempre stati. P e r i n f o r m a z i o n i c h i a m a l o 0 6 . 6 8 1 3 6 0 6 1 o p p u r e v i s i t a i l n o s t r o s i t o . DEVOLVI IL 5 X1000 A GREENPEACE. N E L T U O M O D U L O P E R L A D I C H I A R A Z I O N E D E I R E D D I T I , F I R M A N E L S E T T O R E D E N O M I N AT O : " S O S T E G N O D E L L E O R G A N I Z Z A Z I O N I N O N L U C R AT I V E D I U T I L I T À S O C I A L E . . . " E I N S E R I S C I I L C O D I C E F I S C A L E 9 7 0 4 6 6 3 0 5 8 4