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i n P RO S P E T T I VA P E R S O N A M E N S I L E D I I N F O R M A Z I O N E E C U LT U R A Anno XLIII - n.5 maggio-giugno 2016 Reg. n. 119 del 17-10-1974 - Tribunale di Teramo - R.O.C. n. 5615 del 18.06.2003 “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1/ TE” Brexit: disastro o opportunità? L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea è un evento epocale e richiede contromisure efficaci e tempestive per evitare trattative lunghe ed estenuanti, disastrose per gli Inglesi e per l’UE. Bisogna prendere atto che l’Europa così com’è non va, si deve registrare il momento negativo legato alla Brexit e volgerlo alla costruzione di un’Europa federale e con poteri reali come era nel sogno degli Stati Uniti d’Europa di Cattaneo, Rosmini, Gioberti, Sturzo e Spinelli (il manifesto di Ventotene). È necessario che Francia e Italia si battano perché non prevalga la tattica attendista della Germania che propone di aspettare due anni per trarre le conclusioni sulla Brexit, restando così nel peccato di sempre: la incapacità di decidere, salvo l’emanazione di direttive inutili o dannose che arrivano anche in Italia. Gli Inglesi per anni hanno rallentato il progresso dell’Europa, attenti sempre e soprattutto ai propri interessi in ogni campo, per cui due anni di trattative sono troppi: così l’Ue è condannata a finire. L’UE è la naturale erede della Comunità Economica Europea, nata nel 1957 quando a Roma venne firmato un trattato tra Italia, Germania, Lussemburgo, Francia, Olanda e Belgio. La Gran Bretagna, invece, è entrata solo nel 1973, né poi ha adottato l’euro, e il suo ingresso è stata un’indubbia conquista di portata storica per tutta l’Europa. Dopo l’immane tragedia della seconda guerra mondiale si realizzava una grande operazione geopolitica che univa tra loro i popoli. La collaborazione, nonostante le tante (e giuste) critiche ricevute negli ultimi anni, ha assicurato per 70 anni a tutti gli Europei un presente e un futuro di pace. Ci si poteva dividere, pertanto, nella gestione (e la Gran Bretagna ha goduto di alcuni privilegi!), ma sull’appartenenza all’Unione non era assolutamente opportuno indire un referendum che, nei fatti, è stato un vero disastro: la responsabilità ricade tutta su David Cameron. Il premier conservatore britannico, spinto dal desiderio di rafforzare la sua leadership, non ha tenuto conto delle conseguenze. Si è assunto la responsabilità di un atto che nei fatti non ha reso onore ai tanti inglesi che riposano nei cimiteri sparsi in Europa, uomini che hanno lottato non solo contro l’oppressione nazifascista ma anche per consegnare un futuro di pace e libertà a tutti i cittadini europei. Dopo la scossa Brexit, però, i 27 membri rimasti potranno andare avanti a patto che decidano di guardare meno agli interessi particolari di ciascuna nazione e maggiormente al bene comune di tutti. Se il Consiglio dell’Europa non fa lo scatto verso l’esercito unico, il Governo effettivo dell’economia, del lavoro, dell’immigrazione, con i ministri reali che decidono per il bene di tutti, per una solidarietà efficace verso i più poveri e una politica di sviluppo per i giovani disoccupati di ogni paese, cresceranno le spinte isolazioniste e populiste verso una balcanizzazione dalle conseguenze funeste e irreparabili. Gli Inglesi hanno voluto la Brexit? Noi vogliamo gli Stati Uniti d’Europa e non una Commissione che sta continuamente sotto il ricatto dei banchieri e dei veti incrociati. Politikon. Un mondo d’amore La legge sulle unioni civili ha scatenato una bufera, aumentando la distanza tra il mondo cattolico e quello laico, e non poteva essere diversamente, se si considera che mai come oggi l’amore di coppia è inteso in una pluralità di modi assai differenti ed in contrasto fra loro. Certo non è facile definire un sentimento di cui tutti parlano anche troppo spesso, nei trattati, al cinema, nella musica, nella poesia, ma che in realtà ognuno intende come può, come sa, e cioè in base al proprio carattere ed alla formazione personale. Le varianti spaziano dal “ci ameremo per sempre, non ci lasceremo mai” al “che ne dici di passare insieme il prossimo week-end”? In mezzo ci sono infinite sfumature, che però possono essere ricondotte essenzialmente a due opinioni di base: per i cattolici l’amore è un sentimento che diventa importante solo se vissuto a lunga scadenza, con un progetto di vita che darà i suoi frutti, cioè la famiglia,i figli, in un percorso pazientemente affrontato con dedizione e coraggio, seguendo un ideale di stabilità e concretezza. La visione laica vede invece l’amore come un sentimento tout-court, basato su un’infinità di componenti, quelle che Goethe chiamava “le affinità elettive”, un’attrazione irresistibile che ci si augura di lunga durata ma che può svanire “dans l’espace d’un matin”, perché la materia di cui è fatta non è sempre chiaramente definibile o utile per un progetto di vita insieme.(segue a p.2) Quando i ladri presero la città Questa favoletta è del 1960. Dopo 56 anni è ancora attuale non perché Flaiano fosse dotato di particolari doti profetiche ma perché gli Italiani del 2016 sono creduloni quanto quelli del 1960. Quando i ladri presero la città, il popolo fu contento, fece vacanza e bei fuochi d’artifizio. La cacciata dei briganti autorizzava ogni ottimismo e i ladri, come primo atto del loro governo, riaffermarono il diritto di proprietà. Questo rassicurò i proprietari più autorevoli. Su tutti i muri scrissero: ‘Il furto è una proprietà’. Leggi severe contro il furto vennero emanate e applicate. A un tagliaborse fu tagliata la mano destra, a un baro la mano sinistra (che serve per tenere le carte), a un ladro di cappelli, la testa. Poi si sparse la voce che i ladri rubavano. Dapprincipio, questa voce parve una trovata della propaganda avversaria e fu respinta con sdegno. I ladri stessi ne sorridevano e ritennero inutile ogni smentita ufficiale.Tutto parlava in loro favore, erano stimati per gente dabbene, patriottica, ladra, onesta, religiosa. Ora, insinuare che i ladri fossero ladri sembrò assurdo. Il tempo trascorse, i furti aumentavano, un anno dopo erano già imponenti, e si vide che non era possibile farli senza l’aiuto di una grossa organizzazione. E si capì che i ladri avevano quest’organizzazione. (segue a p. 2) Disse la Verità alla Falsità: “Io sono il sole e tu sei il fulmine. Io illumino tu abbagli. Io sono l’ora e tu sei l’attimo. Per quanto tu possa anticiparmi Io ti raggiungerò sempre”. Ai lettori La magnifica redazione de La Tenda augura a tutti BUONE VACANZE. Ar...rileggerci a setttembre Appunti e spunti Un libro per l’estate “Ignazio Silone - Percorsi di una coscienza inquieta” di Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese (Effatà Editrice, To 2011) Scritto a 4 mani dai coniugi Di Nicola e Danese, l’opera viene maturata nell’arco di alcuni anni in cui infuriava la polemica, nata intorno al 2000, sul caso Silone - delatore (prima con il fascismo e poi, nel dopoguerra, con la CIA) vissuto nell’ambiguità e falsità per buona parte della sua vita. A sostenere questa tesi, soprattutto gli studiosi Biocca e Canali, contrastati da una schiera di oppositori giustificazionisti tra cui Tamburrano, che hanno fatto esplodere un vero e proprio conflitto di interpretazioni. Nella prefazione, gli autori stessi esplicitano la finalità del loro lavoro: un’accurata e filologica indagine storica, biografica e letteraria durata quasi 5 anni che ha portato gli autori al convincimento di un uso strumentale della “spia”con i fascisti, per negoziare la scarcerazione del fratello Romolo (accusato di partecipazione ad una strage a Milano) ed evitargli la condanna a morte. Le indagini porteranno ad accertare più tardi l’estraneità del fratello quando già sarà morto nel carcere di Procida per torture che gli procurarono lesioni ai polmoni. Secondino Tranquilli (lo pseudonimo più famoso fra i tanti assunti da giovane, poi legalizzato) provò tutti i mezzi, leciti e riprovevoli, per scagionare il fratello della cui sorte si sentiva responsabile, sia perchè più grande (erano rimasti orfani presto di padre e madre), sia perchè convinto che Romolo fosse segnalato e poi perseguitato a causa sua. Si spiega con questo il motivo per cui il paragrafo riguardante il fratello occupi una posizione centrale nell’economia dell’opera, con il titolo Morire per Romolo, nell’ambito del capitolo Terremoti interiori. Di Nicola e Danese mettono in luce, attraverso documenti e testimonianze dirette e indirette, che Silone non rivelò mai notizie sostanziali tali da compromettere il partito e i compagni del PCI dicui allora era dirigente, e comunque sempre in accordo con loro sulle spiate non compromettenti.Nel paragrafo Un uomo, tanti nomi, essi sottolineano inoltre come fosse prassi diffusa sotto la dittatura fascista, da parte degli oppositori politici, ricorrere a pseudonimi, ambiguità e clandestinità o all’espatrio come rifugiati politici. Secondino visse anche questa condizione in Svizzera, dove si trovava quando si svolse il triste epilogo del destino sfortunato di Romolo. Assoluzione piena per Secondino, dunque, da un’accusa da p. 1 - Un mondo d’amore La frattura appare insanabile: tutte e due queste posizioni hanno qualcosa di assai valido, infatti è giusto stabilizzare i sentimenti in una vita concreta, ma è altrettanto essenziale scegliere la persona che ti rende felice anche senza programmi ma per il solo fatto di esistere e di rappresentare un unicum irripetibile. La battaglia è aperta e durissima: da una parte si grida alla degenerazione dei costumi, alla negatività di relazioni non sempre stabili, viste come fluide, fumose, prive di connessioni col tessuto sociale; dall’altra si rivendica la libertà di scelta, il diritto di essere felici al di fuori delle regole tradizionali, vissute come obblighi stabiliti in modo arbi- 2 la tenda n.5 maggio-giugno 2016 tanto infamante, considerato il contesto storico e biografico? Gli autori lasciano il lettore libero di formulare un proprio giudizio facendo parlare spesso direttamente i personaggi delle opere siloniane, le loro vicende,la morale ed il senso di giustizia che da essi promanano. L’opera, infatti,che si propone come saggio per la ricostruzione scientifica di fatti di una vita intrecciata ad un’epoca complessa e per lo stile pregnante della lucidità investigativa, si rivela anche critica letteraria nell’analisi acuta e penetrante dei testi da cui ricavare emblemi interpretativi di un’anima, di un uomo dalla coscienza inquieta. Le citazioni testuali numerosissime ricostruiscono il percorso di un uomo che attraverso le ferite e i dolori,le adesioni convinte a partito, chiesa e amore, ma successivamente anche il loro rifiuto e il distacco lacerante da ognuno di essi, è rimasto in fondo sempre fedele ad un’unica chiesa, quella non istituzionale del Vangelo e del Pater noster; ad un unico partito,quello non partitico della giustizia; ad un unico amore, quello della fraternità e solidarietà.La sua stessa opera letteraria sconfesserebbe dunque qualunque ipotesi di doppiogioco per tradimento. D’altra parte, dopo le polemiche del critico Bo riguardo al rapporto tra scrittura e vita che sul “Frontespizio” lo portarono negli anni ‘30 a rifiutare la contaminazione dell’opera con la vita per la ricerca della verità dell’arte”pura”, successivamente si affermò la linea dell’interscambio tra la letteratura e la biografia, e addirittura lo stesso Bo confutò le sue precedenti teorie. Ormai è acclarato che la scrittura rifletta le vicende storiche e quelle personali, e perfino Kandinsky, considerato l’iniziatore della pittura astratta, ebbe a dichiarare: “L’artista non è il beniamino della vita; non ha il diritto di vivere senza un compito, deve svolgere un lavoro duro, che spesso è la sua croce. Deve sapere che le sue azioni, i suoi sentimenti, i suoi pensieri sono il materiale sottile, impalpabile ma concreto che forma le sue opere.” E dalla lettura delle opere di Secondino Tranquilli, condotti dall’abile penna indagatrice e dalla sensibilità interpretativa dei due autori,si evince che il compito di Silone nello scrivere non è nè estetico nè politico o di protagonismo ma etico: la sua croce è “rivendicare la libertà della ricerca della verità in contrapposizione ad ogni imposizione”, essi dicono, perchè “la coscienza è al disopra dell’ubbidienza”. Elisabetta Di Biagio trario solo da una parte della società. E allora come fare? Forse la strada per comporre queste diatribe può esistere, anche se lunga e faticosa, ma richiede di abbandonare i pregiudizi storici che tutte e due le parti ostentano con impudenza: una coppia ‘irregolare’ non necessariamente vive immersa nella concupiscenza più ottusa e volgare come pure i matrimoni ‘classici’ non sono sempre ragionati a tavolino oppure piatti ed in fase di letargo interminabile. Insomma,più comprensione e tolleranza reciproca… ma queste cose non ce le siamo già dette un bel po’ di anni fa? Pazienza, ricominciamo a dircele Lucylove da p.1 - Quando i ladri presero la città Una mattina, per esempio, ci si accorgeva che era scomparso un palazzo del centro della città. Nessuno sapeva darne notizia. Poi sparirono piazze, alberi, monumenti, gallerie coi loro quadri e le loro statue, officine coi loro operai, treni coi loro viaggiatori, intere aziende, piccole città. La stampa, dapprima timida, insorse: sparirono allora i giornali coi loro redattori e anche gli strilloni, e quando i ladri ebbero fatto sparire ogni cosa, cominciarono a derubarsi tra di loro e la cosa continuò finché non furono derubati dai loro figli e dai loro nipotini. Ma vissero sempre felici e contenti. Nota. I compilatori di un libro di lettura per le scuole elementari mi avevano chiesto una favola arguta per bambini dai sette ai dieci anni. Ho inviato loro questa favola, l’hanno respinta cortesemente, dicendo che “non era adatta”. Forse non è una favola arguta. O forse non è nemmeno una favola Ennio Flajano CULTURA W. Shakespeare. Tutto il resto è silenzio Sulla tomba di William Shakespeare si legge vita (…) Shakespeare visse una vita che è l’epitaffio : un’Allegoria: le sue opere ne sono il commento”. “Caro amico, per amore di Gesù, rinuncia Al di là dei dubbi sorti riguardo all’autenticità a scavare la polvere qui racchiusa. dei suoi lavori e della sua stessa esistenza, quel Benedetto chi risparmierà queste pietre che di Shakespeare interessa all’umanità Maledetto chi rimuoverà le mie ossa”. Quando conto le ore che seguono il tempo Sicuramente sono gli ultimi versi scritti e vedo il glorioso giorno sprofondare dal bardo di Strafford. Il 23 aprile 1616, nell’oscura notte, nel giorno dedicato a S. Giorgio patroquando vedo la viola sfiorire no dell’Inghilterra, un gruppo di persoe i riccioli corvini striarsi di bianco; ne accompagnava la salma del dramquando miro gli alberi maestosi cedere le foglie maturgo nel suo ultimo percorso terresotto i quali riposarono gli armenti nella canicola no lungo le strade di Strafford dov’era ed il verde estivo tutto legato in covoni nato 52 anni prima. Il corteo passò ed essere portato ispido e bardato sui carretti, davanti alla Grammar School da lui freallora pensando a te, temo per la tua bellezza quentata per entrare infine nella Holy ch’essa pure vada a stringersi tra i rifiuti, Trinity Church. Le notizie biografiche perché le cose dolci e belle immiseriscono su W. Shakespeare sono quasi tutte e muoiono cedendo il passo alle altre. controverse, accumulate nei secoli graNulla vale contro la falce del tempo zie allo zelo di ammiratori, studiosi e se non generare, per sfidarlo quando colpisce. propalatori di fantasie poco serie e non Sonetto XII sempre oneste. Nel 1616, dei 154 sonetti e delle 37opere teatrali da lui composte, solo 18 lavori erano stati pubblicati e la prima edi- sono le opere e nient’altro che le opere. Il zione ufficiale, il First Folio, verrà stampata genio del bardo dell’Avon è fuori discussione, nel 1623. Mancano purtroppo diari, appunti la sua poetica e la sua poesia insuperabili e la e altri testi importanti sotto il profilo biogra- prova è data dalla costante popolarità nel fico. Nella sua storia della letteratura inglese tempo. Da 400 anni le sue tragedie e commeil critico traduttore Mario Praz riporta le die sono continuamente rappresentate in parole di J. Keats: “La vita di un uomo, una vita tutto il mondo e considerate come una delle di qualche rilievo, è una continua allegoria - e espressioni più alte dell’arte occidentale. ben pochi possono scrutare il mistero della sua La sua influenza, scarsa nei drammaturghi dell’epoca successiva e nei teatri del ‘700 e dell’800, va cercata soprattutto nella presenza di nuove strutture, nella ricchezza della gamma e nell’uso ricco e diverso del lessico. Chiunque sia comparso sulla scena letteraria dopo di lui gli è debitore. L.P. Per quanto si sa la vita di Shakespeare non ha granché di interessante: figlio di un guantaio frequentò le scuole nel suo villaggio, ma mancano testimonianze di un suo proseguimento degli studi a livello universitario. Il drammaturgo suo contemporaneo Ben Jonson ebbe a dire che “Shakespeare sapeva poco di latino e ancor meno di greco”, anche se in seguito affermò che “Giacomo I fu conquiso dai voli del cigno dell’Avon non meno di Elisabetta” . Molto giovane sposò una donna di otto anni più grande di lui ed ebbe tre figli. Nel 1585 William lasciò frettolosamente Strafford per evitare un processo per l’accusa di caccia fraudolenta nel terreno di un aristocratico. Giunto a Londra iniziò a lavorare nelle compagnie teatrali come guardiano dei cavalli. Negli anni dal 1592 al 1594, anni in cui le frequenti epidemie di peste portarono alla chiusura dei teatri, forse Shakespeare fu nell’Italia settentrionale per via di particolari geografici e topografici presenti in diverse opere.Fino al 1599 fu sicuramente a Londra essendo coinvolto nella costruzionedel teatro ‘The Globe’, cointeressato nella gestione del Black Friars e nella rappresentazione dei suoi lavori anche come attore. Nel 1611 dopo aver accumulato una piccola fortuna, si ritirò definitivamente a Strafford dove rimase fino alla morte. L.P. E Christo....camminò sulle acque! È proprio così: Christo camminò sulle acque… del Lago d’Iseo. Christo è un artista notissimo per aver ‘impacchettato’ con teli enormi e corde possenti, palazzi,monumenti, alberi e anche piccoli oggetti ritenendo che qualunque cosa può essere degna delle attenzioni dell’arte. ‘Svelare occultando’ è la sintesi del suo ricreare sculture nuove usando ciò che già esiste - pensiamo al Reichstadt di Berlino o al Pont Neuf di Parigi - o sfruttare luoghi naturali e trasformarli con l’inserimento di oggetti di vario genere- ricordiamo gli ombrelloni colorati sparsi nelle valli del Giappone o le porte di stoffa leggerissima e colorata disseminate in Central Park a New York o alla recentissima passerella giallo oro costruita sul lago d’Iseo per congiungere la terraferma alle due isole del lago- seguendo la convinzione che “La scultura tradizionale crea il proprio spazio. *Noi prendiamo uno spazio che non appartiene alla scultura e lo utilizziamo per creare una scultura. I nostri progetti non nascono dalla fantasia. La fantasia è qualcosa che troviamo al cinema o al teatro, è la nostra nozione immaginaria delle cose. Ma quando sentiamo il vento vero, il sole vero, il fiume vero, la montagna, le strade- questa è realtà, ed è ciò che utilizziamo nel nostro lavoro. I nostri lavori si fanno portatori di quella realtà”. Le creazioni di Christo sono, comunque e sempre, installazioni temporanee: ‘durano’pochi giorni, vengono poi smontate e il materiale riciclato. La teporaneità è la cifra della sua idea di arte: “Un’opera d’arte temporanea dà luogo a un sentimento di fragilità e vulnerabilità, all’urgenza di vedere e insieme alla consapevolezza dell’assenza, perché sappiamo che domani non ci sarà più. Il tipo di amore e tenerezza che gli esseri umani provano verso ciò che non è destinato a durare, ad esempio l’amore e la tenerezza per l’infanzia e per la nostra vita, è ciò che vogliamo infondere nel nostro lavoro come qualità estetica supplementare”. E ancora “Tutti i nostri progetti hanno una fortissima qualità, che ricorda le tribù che si spostano; usando un materiale fragile si avverte una maggiore urgenza di vedere quello che domani non ci sarà più…nessuno può comprare questi progetti, nessuno può diventarne proprietario, nessuno li può commercializzare, nessuno può far pagare biglietti d’ingresso; nemmeno noi possediamo queste opere. Il nostro lavoro è sulla libertà. La libertà è nemica del possesso, e il possesso equivale alla permanenza. Ecco perché l’opera non può rimanere”. Si comprende da queste affermazioni quanto Christo sia amato e contestato al tempo stesso: se si collega, infatti, l’ arte all’idea di ‘eternità’, di lascito alle future generazioni perché ne possano godere - quadri, sculture, palazzi creati nel passato e ancor oggi fonte di emozione per chi guarda - la scelta di Christo non è condivisibile. Nonostante restino bozzetti, disegni, progetti, foto e filmati, l’esperienza emozionante di vederne concretamente la realizzazione è privilegio di pochi mentre gli altri guarderanno il catalogo dell’evento artistico e non è la stessa cosa! Tutti, invece, possono almeno sperare di vedere (e stupire) la Pietà di Michelangelo o le tele di Caravaggio. Affascina, tuttavia, la perseveranza di questo artista ottantunenne che, fuggito nel 1956 dalla chiusa e isolata Bulgaria comunista, giunge a Parigi e poco dopo vola a New York e con grandissima coerenza si impegna nel mettere in pratica la sua idea di arte. Affascinano la genialità e l’originalità delle sue realizzazioni, la varietà e la quantità di eventi per cui è annoverato tra gli artisti contemporanei più conosciuti, amati e rispettati. *Noi= Christo e Jean Claude, sua compagna nella vita e nell’arte fin dal 1958, scomparsa nel 2009. A loro è dedicata un’ampia monografia ‘Christo e Jean Claude’ di Jacoob Baal-Teshuva - ed Taschen, che consiglio di leggere. mdf la tenda n.5 maggio-giugno 2016 3 PARLIAMO DI... 4 Maria Montessori e la nascita della pedagogia scientifica Il 1896 fu un anno importante non solo per Maria Montessori, ma anche per tutto l’universo femminile: fu la prima donna in Italia a conseguire la laurea in medicina. Maria era nata a Chiaravalle (An) il 31 agosto 1870 in una famiglia benestante che professava ideali risorgimentali ed era vicina al cattolicesimo rosminiano, che ammetteva l’armonia tra fede e ragione. Manifestò ben presto propensione per gli studi scientifici e, una volta laureata, si dedicò alle ricerche di laboratorio nell’ambito batteriologico, microbiologico, psichiatrico, ecc. Il clima culturale in cui si era formata Maria era il positivismo, la corrente culturale che si era sviluppata nel periodo della rivoluzione industriale. La trasformazioni economiche e sociali del tempo indussero un ripensamento sulle teorie e le pratiche educative tradizionali, e in questo ambito si inserì la riflessione della Montessori, che affrontò il problema educativo con spirito scientifico, partendo dall’ esperienza maturata nella clinica psichiatrica dell’università di Roma, dove si occupava dei bambini handicappati. Per il recupero di questi bambini elaborò un progetto educativo che ottenne buoni risultati, portando al recupero parziale, e in alcuni casi totale, dei bambini “anormali”; da qui nacque una teoria pedagogica generale esposta nel “Metodo della pedagogia scientifica”. Fondò in seguito la Scuola Ortofrenica Magistrale, per la formazione delle maestre, di cui assunse la direzione, mentre il suo metodo riscuoteva larga risonanza non solo in Europa ma anche in America. Nel 1907 fondò la prima Casa dei bambini, nel 1924 fondò a Roma la Scuola Magistrale Montessori e l’Opera Nazionale Montessori, che però vennero chiuse dal fascismo nel 1934, come anche tutte le scuole montessoriane, anche perché il metodo veniva a scontrarsi con i principi neoidealisti fatti propri dal regime. Si recò allora in India e tornò in Europa nel 1946, stabilendosi in Olanda, dove morì nel 1952. Nel corso degli anni Maria approfondì i suoi studi sull’infanzia e pubblicò numerosi volumi, dove esponeva la sua visione del bambino Lascia sempre vagare la fantasia, È sempre altrove il piacere: E si scioglie, solo a toccarlo, dolce, Come le bolle quando la pioggia picchia; Il film Ritorno a Brideshead(2008) è un’avvincente dramma di amori inconfessabili, potere e tradimenti. Ispirato al romanzo Brideshead revisited’ (1945) di Evelyn Waugh - opera che consacrò lo scrittore al vasto pubblico - la pellicola pone subito lo spettatore di fronte a due iceberg: la religione cattolica e la tematica omosessuaule, il che appesantisce, a tratti, la densità narrativa della storia che comunque resta sempre affascinante e coinvolgente. Il protagonista Charles Ryider, tornato come militare in tempo di guerra a Brideshead (Castello Howard, west Yorkshire), rivive con nostalgia i giorni passati nel sontuoso palazzo della famiglia Marchmain; il pensiero ritorna inevitabilmente al rapporto tra lui e Sebastian, un raffinato omosessuale incontrato ad Oxford, e fra lui e Giulia sorella di Sebastian. Charles si viene a trovare a contatto con i vari membri della famiglia che usano la religione cattolica per manipolare gli altri o si ribellano ad essa, come fanno Sebastian destinato ad una fine sciagurata e suo padre che, professatosi sempre ateo , si pente in punto di morte. Il protagonista, inizialmente attratto dallo stile di vita dei Marchmain e dallo sfarzo che lo circonda, individua ben presto le contraddizioni e l’ipocrisia della upper class britannica degli anni ’20 e si rende conto, alla fine, che amore e potere hanno un prezzo piuttosto alto da pagare. Ottime le interpretazioni di Emma Thompson e Matthew Goode e Ben Whishaw e impeccabili la scenografia e i costumi. Particolare non trascurabile: a Castle Howard Stanley Kubrik girò alcune scene del celebre Barry Lindon . Evelyn Waugh (1903-1966) scrittore, biografo e saggista nato a la tenda n.5 maggio-giugno 2016 come “padre dell’uomo”, intendendo con ciò che solo se si forma bene l’infanzia si può ottenere un’umanità migliore. La sua immagine dell’infanzia era positiva e ottimistica, infatti credeva nello sviluppo spontaneo e nella grande disponibilità all’apprendimento dei bambini. Purché guidati da un metodo adatto. Il metodo montessoriano si basava (e si basa) su alcuni principi fondamentali: i bambini devono essere posti in un ambiente a loro misura; gli adulti devono essere disposti ad ascoltare e ad “accompagnare” come angeli custodi, senza imporre degli obblighi; devono educare soprattutto con l’esempio, essere precisi e insegnare ai bambini la precisione; devono essere sempre disposti a lodare i piccoli per aiutarli ad acquistare sicurezza; devono aver fiducia nelle abilità dei bambini tenendo conto che nessuno è troppo piccolo per imparare e per operare autonomamente; devono insegnare ad amare e a rispettare la natura. Nelle scuole montessoriane i bambini avevano a disposizione oggetti adeguati alle loro dimensioni ed erano impegnati in attività scelte da loro stessi; nel contempo erano loro offerti degli elementi (giochi) strutturati in modo da stimolare e indirizzare la loro intelligenza (p. es. vi era un gioco ci elementi ad incastro che aiutava a capire il quadrato del binomio). Montessori considerava fondamentale per lo sviluppo la cura nei primi 3 anni di vita, l’età in cui il bambino sviluppa il movimento, il linguaggio e il pensiero, traendo da se stesso le risorse fisiche e psicologiche della sua natura. L’educatore non deve far altro che lasciare sviluppare queste risorse ed energie, rispettando il naturale e spontaneo sviluppo fisico e psichico dei bambini e avviandoli alla responsabilità e all’indipendenza. Le scuole montessoriane sono state soppiantate dalla pedagogia delle cosiddette “scuole nuove”, ma continuano ancora ad accogliere bambini e ragazzi dall’infanzia all’adolescenza (scuole materne ed elementari), specialmente in Umbria e nelle Marche. Emilia Perri Lasciala quindi vagare, lei, l’alata, Per il pensiero che davanti ancor le si stende; Spalanca la porta alla gabbia della mente, E, vedrai, si lancerà volando verso il cielo. J. Keats Ritorno a Brideshead 4 Pianeta donna Cinema e letteratura Londra, appartiene a quella generazione di romanzieri che, pur avendo raggiunto il massimo della notorietà nel periodo di transizione tra le due guerre, continuò a dedicarsi alla scrittura anche dopo il secondo conflitto mondiale. Studente di Oxford, ben presto agli studi preferì la vita lussuosa, gli eccessi nell’abuso dell’alcool, i viaggi e le frequentazioni con studenti altolocati appartenenti all’aristocrazia inglese. Dal 1927 si dedicò interamente alla letteratura suscitando subito grande interesse nel mondo letterario, e non solo, con i romanzi Declino e caduta e Una manciata di polvere, opere nelle quali Waugh denuncia la frivolezza e il cinismo della upper class britannica con un a satira che, a detta del critico Mario Praz, “ ha più mordente che in Huxley giungendo talora, alle crudeli profondità di Swift”. Nel 1930 Waugh si converte al Cattolicesimo che, a suo dire, rappresentava l’ultima difesa contro’l’età oscura’ del welfare e della cultura delle masse. Diventa praticante e rigido nell’osservanza delle regole; indifferente, quando non ostile, verso il prossimo, alla giornalista Nancy Mitford che gli obiettava come potesse conciliare questo suo atteggiamento col fatto di definirsi cristiano, rispose che “se non fosse stato cristiano’ sarebbe stato anche peggio”. Inizialmente entusiasta del rinnovamento voluto da Giovanni XXIII, accettò malvolentieri l’abbandono del latino nei riti religiosi. Alcolizzato, morì nel giorno di Pasqua nell’aprile 1966; nello stesso mese fu celebrata una messa in latino nella Cattedrale cattolica di Westminster. L.P. Teramo e dintorni 5 Un saluto a Marco Pannella Con Marco Pannella Teramo perde il suo prode cavaliere, il paladino dei deboli, degli emarginati e anche degli alternativi. Alternativo lo era innanzitutto lui, infatti in un fisico imponente, da elegante gentiluomo di campagna, aspetto questo che tradiva le sue origini, fremeva tuttavia una vena popolare e battagliera, e insieme affettuosa e confidenziale. Parlava spesso in un buffo, arcaico dialetto teramano, per sentirsi più ‘nativo’ di quelli che a Teramo erano rimasti e che ormai usa- vano un accento diverso, ma la sua politica è stata sempre un passo avanti, le sue proposte spesso controcorrente e, condivise o meno che fossero, comunque fascinose e magnetiche come era lui. Per oltre cinquant’anni ha incarnato una instancabile appassionata tensione ideale, e forse questa è la cosa che di lui ci mancherà di più, in questo mondo troppo tecnico e disincantato. Vale La redazione Il Guinnes World Record di Carmine Di Giandomenico Il teramano Carmine Di Giandomenico, affermatissimo disegnatore di fumetti a livello internazionale, è entrato nel libro d’oro dei Guinnes dei Primati: ha infatti realizzato ben 56 tavole (70×100 cm) in 43 ore, nemmeno due giorni. Le matite appartengono al graphic novel Oudeis, la sua opera prima come autore completo. Nonostante la rapidità del suo tratto (da record, è il caso di dirlo e adesso si può) i disegni appaiono perfetti in ogni singolo dettaglio, ed eleganti come il resto della produzione artistica che ha contraddistinto la sua carriera. La maratona si è tenuta al Teramo Heroes, 10-11-12 giugno nella Villa Comunale, durante la quale Di Giandomenico ha realizzato l’intero tomo conclusivo della saga di Oudeis - rilettura cyber-fantasy dell’Odissea di Omero. Di Giandomenico ha largamente battuto il record del Guinnes dei Primati detenuto da un artista americano di realizzazione di 22 tavole, di dimensione nettamente inferiori, in 48 ore. La ‘sfida’ è nata dalla decisione dell’editrice Saldapress, insieme con il disegnatore, di rieditare in un unico volume, che raccoglierà i primi due volumi dell’opera, Oudeis, una reinterpretazione ermetica e intimistica dell’Odissea realizzata dall’autore di Teramo. La storia si sviluppa con due chiavi di lettura prevalenti, una corrispondente ad un mondo realistico ma fantascientifico e parallelamente la dimensione psichica del protagonista, un moderno Ulisse che dovrà re-impossessarsi della sua memoria guidato da un clown di nome Ego e da numerose visioni criptiche. Amore e magia. Bastiano e Bastiana di W. A. Mozart L’opera Bastien e Bastienne, nella versione italiana, è stata eseguita il 4 giugno presso la sede dell’associazione culturale “La rondine”, a cura del Direttore artistico della scuola di canto lirico, Maestro Edvige Giusto. Gli interpreti principali: Bastiana, Erica Marinozzi; Colas Benedetto Di Curzio; Bastiano Edvige Giusto; orchestra da camera del Liceo Scientifico “A.Einstein”; direttore Maestro Giuseppe Fabrizio. Wolfgang Amadeus Mozart aveva appena 12 anni quando compose l’opera breve “Bastien und Bastienne”, un singspiel (composizione mista in cui si alternano recitativi parlati e arie cantate) che venne rappresentato a Vienna Nel 1768 nella residenza del dottor Mesner. Negli anni precedenti, a partire dal 1763, il piccolo Wolfgang era stato condotto dal padre in varie città europee per un giro di concerti, e durante tali viaggi egli aveva assorbito varie influenze da musicisti italiani, francesi, tedeschi, arricchendo e perfezionando le sue già cospicue conoscenze in tema di composizione. Prima di questo singspiel, infatti, Mozart alternava l’attività concertistica alla composizione di brani sacri e profani, e aveva al suo attivo anche due composizioni di ampio respiro: l’oratorio “L’obbligo del primo comandamento”, composto per l’arcivescovo di Salisburgo, e “La finta semplice”, scritta su commissione dell’imperatore. L’opera Bastien und Bastienne è una composizione breve di carattere giocoso, dove non si riscontra la complessità né la caratterizzazione dei personaggi delle opere maggiori, ma che già rivela l’impronta “mozartiana”: accuratezza e perfezione stilistica, ricerca dell’equilibrio fra gli strumenti e le voci e tra le parti dei tre protagonisti, apparente facilità melodica che bene nasconde le difficoltà tecniche. Il canto si dispiega lieve e armonioso, rivelando una spiccata individualità, che distingue questo lavoro dalle composizioni dei maestri contemporanei e precedenti. Del resto essersi avvicinato allo studio di vari strumenti e al belcanto di tradizione italiana, proiettava il giovanissimo Mozart verso la ricerca di un linguaggio sul piano strumen tale, e in prospettiva sul piano drammaturgico, rispetto alla musica barocca. L’opera racconta di una giovane, Bastiana, che piange il tradimento del fidanzato Bastiano, invaghito di una ricca castellana. La giovane si dispera, ma ecco che dalla collina scende Colas, accompagnato dal suono di una cornamusa, che dice di saper leggere il futuro e si spaccia per mago. Bastiana gli racconta la sua vicenda e il mago la consola e le consiglia di essere più allegra, di farlo ingelosire, e aver fiducia perché Bastiano tornerà da lei. Bastiana si lascia convincere e si allontana. Arriva poi Bastiano e Colas gli parla dell’amore della ragazza e della sua disperazione. Il giovane, allora, si rende conto che sta per perdere l’amore di Bastiana e vorrebbe riconquistarla. Egli chiede aiuto al mago, ma questo gli dice che ormai è inutile perché la ragazza, grazie alla sua magia, ha trovato un altro corteggiatore. Bastiano non si rassegna e chiede a Colas di aiutarlo; il mago sfodera il suo libro di magia, recitando una formula magica, che dovrebbe riportare a Bastiano l’amore della fanciulla. Bastiana arriva poco dopo e finge di essere disperata, Bastiano le chiede perdono, ma lei si rifiuta di sposarlo. La schermaglia continua per un po’, lui chiedendo di sposarla e lei rifiutando, finché decidono di recarsi in città e cercare ciascuno un nuovo innamorato. Tuttavia non riescono a lasciarsi, così alla fine si abbracciano e decidono di riconciliarsi. A questo punto torna Di Ferdinando in scena Colas e insieme a lui i due giovani Vieni nel nostro salone esultano per la ritroper scegliere la tua vata felicità, non nuova Toyota! senza aver ringraziato e lodato il mago per la V. CAMELI 15/23 - TERAMO (TE) sua saggezza. TOYOTA Tel. 0861 242312 Fax. 0861 244034 [email protected] la tenda n. 5 maggio-giugno 2016 5 MOLESKINE . 6 Le stanze segrete di Sgarbi- mostra a Osimo (fino a ottobre) “Lotto, Artemisia, Guercino. Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi” (Osimo, 18 marzo-30 ottobre 2016) La mostra, allestita nel settecentesco Palazzo Campana di Osimo, a cura di Pietro Di Natale sotto la guida di Sgarbi, espone per la prima volta più di cento opere d’arte fra tele, sculture, disegni, provenienti dalla casa paterna del critico a Ro Ferrarese, dove in circa trenta anni è stato accumulato un tesoro di oltre 4000 pezzi preziosi. La collezione è frutto di “una ricerca senza fine”, come dice nel catalogo lo stesso titolo dell’introduzione di Sgarbi, che definisce la sua passione come “un’avventura, una battuta di caccia, una forma di gioco, anche d’azzardo”. Coadiuvato in questo dalla madre, Rina Cavallini, che partecipava alle aste per lui e aveva il fiuto della rarità e della convenienza, cogliendo a volo l’attimo più opportuno di “quando entrare e quando uscire”, come afferma lei stessa in uno scritto esplicativo. A lei, madre severa ma intelligentissima, a detta del figlio, la dedica della mostra proprio nella prima sala, all’inizio del percorso espositivo:“A mia madre Rina Cavallini, che ha risposto ad ogni mia richiesta. Ed è qui, in Paradiso, tra queste stanze.” Accanto, un’aquila di terracotta di Niccolò dell’Arca, datata 1478, l’ultimo acquisto della madre prima di morire pochi mesi fa. “È stata la mia principale complice nell’ossessione di acquistare opere d’arte”, dice il critico, una storia iniziata 30 anni fa come una vera e propria caccia, “seguendo l’impulso di un dongiovannismo collezionistico” che lo ha portato a cercare e volere “soltanto ciò che non c’era”, perchè “non si trova quello che si cerca, si cerca quello che si trova”. La caccia all’arte figurativa era stata preceduta da quella al libro, ereditata dal padre, imprenditore edile ma grande lettore e collezionista di romanzi. Anche di questa passione c’è testimonianza nelle sale espositive: una raccolta,altrettanto preziosa, di testi rari, dal’400/’500 all’Ottocento su arte e architettura. I dipinti, i disegni e le sculture sono stati selezionati secondo il cri- Libro in vetrina: Il buio sconfitto di G.P.Di Nicola e A. Danese - ed. Effatà, Torino Il nuovo lavoro, appena uscito in libreria, di Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese, analizza cinque relazioni matrimoniali: Charlotte Baudouin e Charles Péguy, Raissa Oumançoff e Jacques Maritain,Francesca Romani e Alcide De Gasperi, Mya Salvati e Igino Giordani, Adrienne von Speyr e Hans Urs von Balthasar. Di seguito un estratto dell’introduzione scritta dagli autori. Questo libro è nato dalla curiosità e dall’ammirazione per il modo in cui alcuni sposi hanno vissuto l’amore reciproco. Abbiamo voluto dare risalto alla relazione di coppia, perché la grande storia isola individui singoli, santi o criminali che siano, mettendo la sordina sul contesto familiare e sociale, e soprattutto trascurando di far luce sulla relazione privilegiata e unica con quel tu con cui si sono condivisi corpo, affetti, anima, progetti in una fucina di comunicazioni “calde” e ricche di effetti benefici a cascata su se stessi e sulla società. Studiando questi sposi, si comprende meglio che la spiritualità coniugale mira alla comunione ed è meno centrata sul lavoro del singolo sulla propria anima: preghiera, meditazione, attività in parrocchia, rapporto col padre spirituale, tutte scelte individuali che l’altro, a seconda dei casi, condivide, rispetta o subisce. Conoscendo meglio le diverse relazioni sponsali, amicali, spirituali del tipo che qui presentiamo e che la grande tradizio ne ci ha consegnato - senza sottovalutare quelle che non hanno lasciato traccia, che sono state dimenticate o che il pudore ha occultato - percepiamo che non è possibile accostarsi ad una persona affettivamente coinvolta senza includere il suo tu, capire il pensiero dell’una (anche se più famosa ed elevata agli altari e/o agli onori del riconoscimento sociale) senza collegarlo 6 la tenda n. 5 maggio-giugno 2016 terio di una complessa “geografia artistica” del nostro territorio, privilegiando tuttavia le Marche, ormai patria d’adozione del critico e storico d’arte ferrarese. Particolare rilievo è dato pertanto ai marchigiani Johannes Hispanus, Cola dell’Amatrice, Lorenzo Lotto, Andrea Lilio, Sassoferrato, Francesco Podesti.Interessante il disegno nitido e quasi razionale, in piena epoca barocca,della Vergine in preghiera del Sassoferrato; empatico l’atteggiamento umile ma quasi sensuale della sua S.Caterina che riceve rosario e corona da Gesù Bambino in un gioco di chiaroscuri sul plasticismo dei volumi. Ascendenze michelangiolesche e raffaellite si colgono nell’espressione malinconica e nelle fatture tornite della Sacra famiglia di Cola dell’Amatrice, unite però ad una fisognomica poco classica del viso dei bambini, come nelle opere presenti nella Pinacoteca Civica di Ascoli. Di Lotto, indicato nel titolo come richiamo, forse, solo due ritratti dall’atmosfera cupa che secondo me non rendono nella sostanza la poetica del pittore ma ne rendono la “suprema padronanza di naturalismo psicologico” (P. Di Natale). Sono rappresentate inoltre le principali scuole italiane: quella veneta - particolarmente cariche di pathos barocchheggiante le figure ricche di cromatismo di Pietro Liberi -; quella emiliana e romagnola - colpisce lo scomposto dinamismo del classicismo dell’Ascensione di Cristo del Garofalo e affascina il tratto naturalistico insieme al dato psicologico nel Ritratto del legale di Guercino; quella toscana - levigati ed espressivi i marmi ottocenteschi di Dante e Beatrice di gusto “purista”attribuiti a Giovanni Dupré -; quella romana - crudo e realistico il tratto di Artemisia Gentileschi nella sua Cleopatra, sebbene mollemente abbandonata in una posa languida ed erotica -; quella napoletana - di naturalismo “mistico” parla Sgarbi a proposito del S.Girolamo di Jusepe de Ribera, per la mescolanza del realismo delle carni con l’ascetismo dello sguardo rivolto al cielo -. Elisabetta Di Biagio a ciò che è maturato negli scambi comunicativi con l’altra. Le coppie che presentiamo hanno percepito la bellezza unica di quel tu incontrato sulla loro strada, l’hanno riconosciuto come l’altro che li ha convocati alla condivisione e hanno aderito alla promessa di ulteriorità implicita in quel richiamo, accettando il travaglio dell’unità oltre le differenze di tempera mento, di cultura, di sensibilità spirituale e anche oltre i pre giudizi dell’ambiente. L’amore non ha loro risparmiato conflitti e sofferenze, quelli interni alla psiche e all’anima di ciascu no, quelli provocati dagli ostacoli frapposti dai contesti sociali, quelli che scaturiscono dalla necessità di ricalibrare il rapporto di fronte alle tante distruzioni e ricostruzioni. Senza cedere alla tentazione di mollare, hanno lottato contro le avversità della sorte, l’ostilità degli avversari, le diffidenze e gli sgambetti degli ambienti più conservatori, pur di custodire il dono del misterioso legame di unità che hanno continuato a considerare sacro, perché gradito a Dio. L’amore reciproco ha agito da propulsore della loro adesione al disegno di Dio come coppia e delle molteplici attività che da protagonisti o in seconda linea hanno messo in atto: ricerca, libri, attività politica, figli, educazio ne, poesia... In tutte le coppie la fede, lungi dal limitare l’amore, lo ha più profondamente radicato, purificato Gentile Lea Norma sas ed eternizzato, anche quanVia Paris 16 - 64100 Teramo do è parso offeso e ferito a Tel. 0861.245441 - 0861.240755 Fax 0861.253877 morte. ZURIGO 7 Che mangio stasera? Da un po’ di tempo sono vagamente disturbata dalla pubblicità di una nota marca di yogurth che presenta un uomo di mezz’età, depresso, che annuncia con voce funerea di aver trascurato il suo colesterolo, lasciando intendere il peggio: parla dalla tomba? (come purtroppo certi terribili spot sugli incidenti stradali). Rassicuratevi perché il morente resuscita e annuncia di essere rinsavito e guarito bevendo una magica pozione agli steroli vegetali… Fin dove può spingersi una pubblicità alimentare? È lecito ogni mezzo che faccia vendere il prodotto, comprese le velate previsioni di prossima dipartita da questo mondo? Ma è la cultura del momento, mode alimentari, pubblicità ingannevole, salutismo vero o finto, tutto è ormai mescolato in un minestrone indigesto e folle. Alcune diete, basate sul gruppo sanguigno, vietano la carne di quasi tutti gli animali, e così s’infittisce il gruppo dei vegetariani, vegani, animalisti, anacoreti, respiriani (quelli che sostengono di sopravvivere senza mangiare, semplicemente respirando) e in generale dei salutisti, rigidi e abbastanza critici contro noi poveri onnivori. Senza troppo infierire nei loro riguardi, vorrei comunque dire qualcosa, giusto per dare aria alla mia linguaccia, dunque: questi signori sanno che il mondo povero, cioè la grande maggioranza di esseri umani, mangia quello che può e considera il pollo una grande risorsa, accessibile perché costa meno di moltissimi altri cibi più ‘igienici’? Quanto tempo e quanti soldi occorrono ad una famiglia media di quattro persone per lavare, sminuzzare, infiocchettare semi e semini, radici, alghe e consimili, tutta roba carissima proprio perché molto di tendenza . Se posso permettermi, ci sarebbero poi altre mie curiosità, ad esempio su quanti quintali di semi, verdure e frutta bisogna avere in casa per una provvista, dove stoccarli, come trasportarli…oppure su chi si ricorda che, malgrado la chirurgia plastica, i photoshop, le extension sui capelli, continuiamo ad essere quello che sembriamo, e cioè non alieni, ma mammiferi e perciò intruppati con leoni, orsi ed anche i tanto amati cani e gatti. Certo,anch’io ho un cuore, perciò inorridisco al ricordo di una vecchina veneta che mi raccontava degli spezzatini di gatto tanto amati nella sua regione, o della guida cinese che a Pechino ci ricordava come i cani fossero presenti nella dieta da tempi immemorabili… però temo che il mio disgusto sia solo culturale, più che sostanziale e che svanirebbe davanti ad una necessità vera ed urgente.I Insomma. È tutto abbastanza complicato, invece i seguaci delle diete salutistiche sono praticamente convinti di aver trovato la panacea di tutti i mali: sta bene, salviamo gli agnellini di Pasqua e i conigli coi loro musetti tremolanti, ma prepariamoci, in un non lontano futuro, a nutrirci di insetti perché, come ci dicono gli esperti, a buon mercato, facili da moltiplicare, ricchi di sostanze e, chissà, magari anche buoni. Non vedo l’ora di rinunciare al cosciotto d’agnello o alla fiorentina al sangue per deliziarmi il palato con pasticci a base di grilli, formiche, cavallette con contorno di scarafaggi croccanti e bachi da seta in umido (questi li ho provati, non sono male ). Ma una domanda mi tiene col fiato sospeso: nasceranno campagne mediatiche in difesa dei coleotteri o delle mosche cavalline? Rifiuteremo di mangiarli? E inoltre, continueremo a spruzzare insetticidi sui nostri gerani e polveri assassine sui balconi, incuranti delle sofferenze inflitte ad afidi e vermetti? E non sto neanche scherzando troppo, se è questo che pensate, semplicemente non ho le risposte. E voi? Lucia Pompei, entomologa Stasera mangerò pasta di ‘Rosciola’ Stasera mangerò un buon piatto di pasta asciutta fatta con la farina di Rosciola! L’ho assaggiata presso l’appassionato cultore di farro e saragolla, Giulio Fiore da Torano Nuovo (Te), che continua a riscoprire cereali antichi e dimenticati perché non ‘rendono’ molto nel raccolto. La Rosciola è un grano tenero - la pasta in commecio è di grano duro - così chiamato perchè la spiga ha un colore rossastro e noto anche come ‘grano alpinista’. Veniva coltivato, infatti, in zone di montagna, in valli e vallicelle sperdute e isolate. La Rosciola è un cereale molto antico - la sua presenza in Abruzzo è documentata fin dal 1537 -, sopporta sia il freddo sia la siccità, cresce bene in terreni marginali anche se rende meglio nei fondi vallivi e montani. Veniva seminata da secoli in aree di piena montagna, in terreni sopra i 1400 slm, verso la fine di agosto soprattutto, nelle zone remote nel dedalo di monti e valli prossime all’altopiano di Campo Imperatore, nel versante orientale del Gran Sasso (Castel del Monte, Calascio, Santo Stefano di Sessanio e Barisciano). La semina anticipata permetteva al grano di creare un buon apparato radicale sfruttando le piogge settembrine e le temperature alte. Poi il grano rimaneva dai tre ai quattro mesi sotto la neve, sempre abbondante a quelle altitudini. I terreni venivano governati con la tecnica del maggese (ciclo bi-triennale e un anno di riposo) e concimati dalle deiezioni delle pecore. La mietitura veniva fatta nel mese di agosto e si lasciavano seccare le piante per una quindicina di giorni. Era un cereale molto diffuso in passato, per la produzione di pane e pasta, mentre oggi rimangono pochi appassionati agricoltori che ancora la coltivano, la utilizzano per la bontà della farina e ne hanno salvato la specie. Ne vengono prodotti solo alcuni quintali e soprattutto per autoconsumo. Rischia di scomparire perché l’interesse da parte del mercato è scarso e, nel tempo, è stato sostituito da varietà ibride più produttive. È dunque un grano non ibridato e quando vi capiterà di assaggiare la pasta di ‘Rosciola’, specie i fusilli, vi garantisco che il sapore vi conquisterà. archeochef Dopo tanto cibo, un attimo di sana riflessione meditativa per riportare l’equilibrio: è stato istituito dall’ONU l’International YOGA DAY. Cade il 21 giugno,solstizio d’estate, e propugna la pratica di tale disciplina - non è uno sport- che molto giova all’equilibrio psico-fisico di quanti la praticano (60 milioni nel mondo). Rossini e l’elogio del cibo Nella lirica Opera buffa, Rossini esprime tutta la sua passione per il cibo Dopo il non far nulla, io non conosco occupazione per me più deliziosa del mangiare, mangiare come si deve, intendiamoci. L’appetito è per lo stomaco ciò che l’ amore è per il cuore. Lo stomaco vuoto rappresenta il fagotto o il piccolo flauto, in cui brontola il malcontento o guaisce l’ invidia; al contrario, lo stomaco pieno è il triangolo del piacere oppure i cembali della gioia. Quanto all’ amore, lo considero la prima donna per eccellenza, la diva che canta nel cervello cavatine di cui l’ orecchio si inebria e il cuore ne viene rapito. Mangiare e amare, cantare e digerire: questi sono in verità i quattro atti di questa Opera Buffa che si chiama vita, e che svanisce come la schiuma di una bottiglia di champagne Chi la lascia fuggire senza averne goduto, è un pazzo. la tenda n. 5 maggio-giugno 2016 7 SATURA LANX 8 Davanti a un quadro Distinguere un’opera pittorica che piace da una che “vale” non è così semplice; può diventarlo quando le due cose coincidono, come avviene dinanzi al vasto ”olimpo” dei grandi dell’arte di ogni tempo. Il carisma di un “genio” è così pervadente ed incontrovertibile da non ammettere che stupore ed emozione. Esiste, tuttavia, perfino davanti ad un simile privilegio, la possibilità di maggiore o minore coinvolgimento a seconda della sensibilità, del gusto personale, dell’attitudine a saper leggere i significati e qualche volta le trasposizioni dell’arte.Ciò che, per eccellenza, rende consapevoli del bello resta la “commozione”. È pur vero che ci si può commuovere anche per un’immagine qualsiasi che tocchi il tasto giusto al momento giusto ma nel nostro discorso ci riferiamo a quella che nasce dalla mediazione fra sentimento e intelletto e che, in un “lampo”, fa captare tutto: da cosa ha potuto muovere la volontà creativa dell’artista alla scelta del mezzo tecnico ed il suo perché, alla scuola di riferimento e la disposizione a seguirla o trascenderla, fino all’innovazione. E quel “lampo” può veramente costituire un attimo di rapimento. Ho provato qualcosa di simile a Parigi, al Louvre, mentre giravo per il lungo percorso dedicato agli artisti italiani, senza cartina, senza accompagnatori né altri elementi di distrazione. Così, del tutto assorta nei miei pensieri, entro in una sala, neanche tanto grande, e lì come d’incanto, mi appare “la Vergine delle rocce” del nostro immenso Leonardo da Vinci e non riesco a frenare le lacrime: quell’immagine, vista e rivista sui libri è ora davanti a me vera e tangibile, in una luce quasi soprannaturale e in quella sublime mitezza nella quale Leonardo ha saputo rappresentarla. Per riprendere il filo del discorso in una dimensione più realistica supponiamo di capitare in una festa rionale, una fiera o qualsiasi altra occasione non paludata e di restare colpiti da un’opera figurativa trovata lì per caso. Varrà la pena di darle un’occhiata migliore, ci chiediamo, che ci aiuti a scovare il perché non siamo passati oltre indifferenti? Il discorso, a questo punto si stringe proprio attorno a ciò che riguarda “come guardare un quadro”. Partiamo dal concetto che anche davanti all’opera più ingenua, la stima verso di essa deve somigliare più a quella verso una composizione musicale che non verso un’immagine fotografica, per bella che possa essere. Le varie fasi immaginative dell’autore considerando come “immaginazione” la sua capacità di tradurre le cose in “immagini”, si possono cogliere qualora egli ci dia la possi- bilità di ricostruire quel percorso che lo ha portato dalla realtà, alla “sua” realtà. Le soluzioni che il pittore sceglie possono dipendere da più fattori: da cosa desidera raccontare, da cosa sceglie come mezzo per esprimerlo , dalla fortuna di possedere le qualità per farlo. Egli sarà un “artista” quando troverà “forma tangibile” per la incorporea struttura di ciò che ha provato davanti ad una “realtà tangibile”. L’osservatore si accorgerà se egli si è costituito uno schema equilibrato nel quale far esistere questa “sua” realtà. Perché, lo ripetiamo, non sarebbe interessante vedere qualcosa di troppo vicino ad una fotografia quanto invece capire come siano stati captati i tratti più rilevanti di una dato soggetto, fino a farli emergere fra altri non protagonisti, per arrivare a porgerne una visione efficace e percepibile. Chi guarda deve, essenzialmente, essere capace di afferrare questo traslato espressivo che rappresenta una realtà artistica sottendendone un’altra materiale. Sembra un discorso complicato ma si riassume in un concetto rapido come quello di “colpo d’occhio”. Il disegno fotografico è altra cosa. Pensiamo solo ai vari campi nei quali esso è applicato, vediamolo nella ritrattistica “di strada” o nella matita di tante persone a noi vicine. L’arte però si manifesta solo quando c’è perfetta compenetrazione fra struttura-funzione delle cose e capacità di rappresentarle filtrate da quella “forza” che le trasforma in elaborato artistico. L’osservazione di una determinata realtà in un determinato momento è, peraltro, per l’autore sempre influenzata da quanto egli ha visto e notato in precedenza e solo quando tali dinamismi raccolti dalle cose diventano espressione di altrettante “forze”capaci di esprimerle, la rappresentazione ne assume un significato più profondo e l’“autore” diviene “artista”. Egli saprà distinguere, nel corso del processo creativo e nell’elaborazione dell’opera, ciò che l’ispirazione suggerisce come elemento essenziale ad esprimere la natura del suo “soggetto”, da ciò che è soltanto accidentale impulso, piuttosto mistificatore che non mediatore del soggetto stesso e qualora tale elemento si sia introdotto sarà pronto a correggere, a rivisitare l’opera fino a che non rappresenti l’essenza di ciò che egli aveva nella mente e nel cuore. Per noi spettatori tutto questo è deducibile da un’ osservazione ben condotta, dal confronto con altre versioni o stadi dell’opera stessa, quando ci sono, e con altre opere dello stesso autore. Tutte cose ben fattibili all’interno di una mostra, di un museo o, alla peggio, di un buon testo d’arte. abc Riso dolceamaro: ABRUZZEXIT Arrosticini: li abbiamo Genziana: l’abbiamo Salsicce: le abbiamo Montepulciano: lo abbiamo Sorgenti d’acqua: le abbiamo Mare: lo abbiamo Monti: pure Cultura: l’abbiamo Mi pare ci sia tutto. Il resto non ci serve Ignoranza: pure L’Abruzzo può uscire dall’Italia. Ma il Pasta: De Cecco Pescara resta comunque in Serie A! Moneta: non ci serve. Campiamo benissimo barattando pecore. La Tenda vivrà con il tuo abbonamento: Donne: le abbiamo annuale 15 euro, sostenitore 20 euro, cumulativo con la rivista “Prospettiva persona” 37 Uomini: Rocco euro c/c n. 10759645 intestato a CRP, Via N. Palma, 37 - 64100 Teramo Per le inserzioni nel “Taccuino”: Tel. 0861.244763 Fondatore don Giovanni Saverioni Tel. 0861.244763 - Fax 0861.245982 e-mail: [email protected] Redazione Sala di Lettura - Via N. Palma, 33 - Teramo Tel. 0861.243307 [email protected] Direttore responsabile Attilio Danese Via Torre Bruciata, 17 64100 Teramo Proprietà CRP Via N. Palma, 37 - 64100 Teramo Editore Giservice srl Via del Baluardo, 10 - 64100 Teramo Tel. 0861.250299 - Fax 0861.254832 [email protected] Legge n. 196/2003 Tutela dei dati personali. 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