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Altri tropici
A little more blue leggermente più blu, più malinconico, un po’ a lato della celebrazione festiva di una cultura piena di
colori e contrasti – il titolo di una delle canzoni composte in esilio da Caetano Veloso corrisponde senza dubbio allo spirito
di questo viaggio nel seno di un repertorio intimo e fondatore.
Io faccio parte di una generazione di Portoghesi che non solo è stata cullata dalla musica brasiliana, ma davvero formata
da artisti quali Chico Buarque, Caetano Veloso, Milton Nascimento, Gilberto Gil.
Quando i miei amici e io eravamo adolescenti a Lisbona, c’era ancora la rivoluzione. Gli artisti brasiliani hanno festeggiato il periodo di gioia e di libertà che si viveva in Portogallo, e da parte nostra, ascoltavamo appassionatamente le loro
canzoni, ma non solo come si danza su dei ritmi strabilianti o si canticchia delle melodie d’una dolcezza ipnotica. Perché
noi avevamo la fortuna di condividere la loro lingua, sapevamo che Chico Buarque o Caetano Veloso non sono soltanto
dei musicisti, ma anche grandi poeti, pensatori, dei resistenti.
Loro erano per noi dei veri « maitres à penser, maestri del pensiero », delle guide intellettuali. Ascoltare la loro musica era
un modo d’essere e di vedere il mondo. Ma mentre noi vivevamo in libertà, loro erano in piena dittatura. Sono stati censurati, perseguitati, esiliati. I loro testi, molto impegnati, erano dei messaggi in codice che noi sapevamo decifrare, delle
missive piene di speranza, intelligenza e coraggio. È il caso delle molto numerose canzoni di Chico Buarque, ammirevoli
per genio poetico e spirito di resistenza.
Contemporanei dei Beatles e dei Rolling Stones, c’era nei giovani musicisti della corrente « tropicalista » un formidabile
senso della provocazione e della ricerca. Le loro canzoni erano anticonformiste, sexy, senza briglie. Un artista come
Caetano Veloso non ha mai cessato di esplorare nuove forme, tanto musicali che poetiche. Si può dire che ha provato
tutto. La sua opera è il riflesso d’un pensiero che fonde insieme una curiosità eterna, un’audacia costante e una saggezza
inquieta e sensuale.
In margine alle piume e alle «paillettes», ai ritmi del Carnevale e agli standards universalmente conosciuti di Samba e
Bossa Nova, è a queste canzoni piene di senso et anche a volte del più gioioso dei « non-sensi » che io vorrei rendere
omaggio, queste poesie che hanno « guidato i miei passi » di adolescente, che mi hanno insegnato a guardare il mondo
con spirito critico, sensualità, gravità e humour.
Un omaggio « blu », sfumato dalla distanza che ci separa dagli anni della rivoluzione, tinto dalla “saudade”, dalla malinconia della mia cultura portoghese, dalla mia percezione d’interprete che ha ricevuto la lingua materna in partecipazione
ma che forzatamente si situa in una prospettiva differente, spostato senz’altro, anche perché io stessa sono espatriata.
Mi rendo conto che nessuno dei partecipanti a questa avventura è brasiliano e che artisticamente gravitiamo tutti al di sotto
dei Tropici, molto lontani da questo repertorio musicale. Jeff Cohen è un pianista classico d’origine americana, Joël Grare
un percussionista francese che ha suonato sia in insiemi barocchi che in gruppi rock. Emek Evci è turco, viene dal Jazz e
dalla musica “World”. Quanto a me, è prima di tutto come attrice che mi avvicino a queste canzoni e ai loro testi.
Noi ci siamo appropriati di questo repertorio con giubilo e col sentimento d’una grande libertà espressiva, prova
senz’altro che queste composizioni brasiliane sono allo stesso modo un patrimonio mondiale.
Maria de Medeiros
25-07-2006
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Sulle canzoni
1.
Joana Francesa è una canzone composta nel 1973 da Chico Barque per un film di Carlos Diegues, “Jeanne la Francese”,
con Jeanne Moreau. Ricordo l’esile silhouette di Jeanne Moreau, meravigliosamete elegante nei costumi di Pierre Cardin,
muoversi in una scena amazonica. Sul ritmo di un piccolo valzer, le parole mescolano sensualmente francese e portoghese. È una canzone sull’amore fisico. Musicalmente, abbiamo cercato di evocare l’umidità velenosa del Tropico, una
dolcezza densa di vertigine, estenuazione e desiderio.
2.
Acorda Amor (Amore svegliati) è una samba dal ritmo danzante che Chico Buarque ha scritto con uno pseudonimo,
Julinho de Adelaide, nel 1974. Con un tono leggero e quasi gaio, allo scopo di distogliere l’attenzione della censura,
racconta l’angoscia di un’irruzione della polizia politica. Un uomo sveglia la sua compagna in piena notte, sente dei
poliziotti salire le scale “seminando confusione”. Sa quello che l’attende.
Gli addii son precipitosi; bisogna dire molto in poco tempo e con mezze parole. Si deve essere pure pratici: “Non dimenticare la spazzola, il sapone e la ghitarra.”, e realistici: “Se tardo qualche mese, conviene a volte che tu soffra, ma entro
un anno d’assenza, metti i vestiti della domenica e puoi scordarmi.”
3.
A little more blue – Caetano Veloso, fatto prigioniero dal regime militare brasiliano, è in esilio a Londra. Ha freddo,
soffre della lontananza del suo paese. Scrive questa canzone in inglese sul sentimento molto portoghese della malinconia. Come in molte di queste composizioni di questo periodo, Caetano s’esercita semplicemente a guardare e descrivere ciò che vede attorno, adottando un’attitudine estetica molto “pop”. Ma tutti i dettagli della vita quotidiana lo rinviano
al ricordo, alla tristezza, alla nostalgia.
4.
Mi ricordo nella mia infanzia degli shows in TV d’un comico molto conosciuto in Brasile, Jo Soares. Uno dei suoi personaggi più esilaranti era quello dell’esiliato brasiliano a Parigi. Appariva sempre infagottato in un canapé, imbacuccato
in decine di maglie e coperte. Mescolava molte parole francesi alle sue cronache parigine piene di nostalgia, tossiva
molto e soffriva il martirio di essere separato dalle spiagge calde di Rio.
Samba de Orly evoca così l’esilio e il freddo. Due amici si separano in un grande aeroporto europeo. Qui ancora gli
addii e la tristezza di chi non può partire. È una canzone scritta in “partenariato” – creazione a più voci che gli autori
brasiliano hanno molto apprezzato – da Vinicio de Moraes, Toquinho e Chico Buarque. Data del 1970, in piena dittatura.
L’esilio di Chico Buarque l’aveva condotto a Roma, così la canzone si chiamava all’origine Samba di Fiumicino. Ma
siccome c’era un gran numero di esiliati brasiliani a Parigi e forse perchè l’aeroporto parigino era stato reso particolarmente celebre dal cinema, la canzone è stata ribattezzata Samba de Orly.
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5.
Chico Buarque e Edu Lobo hanno scritto molte canzoni insieme, spesso per testi di teatro, commedie musicali o cinema.
Acalanto è una composizione poco conosciuta, commovente, sulla perdita di un fratello. Per me, è lo stesso una canzone sulla fraternità e sulla profonda ribellione che provoca la morte di un essere umano.
6.
Nell’aprile 1974, è la rivoluzione dei Garofani in Portogallo. Una esplosione di gioia di cui l’onda di choc arriva al
Brasile. Chico Buarque scrive Tanto Mar (Tanto mare) per festeggiare l’accaduto. La canzone è subito probibita in
Brasile e la sua registrazione non sarà pubblicata che in Portogallo nel 1975.
Quando nel 1978 la canzone viene “liberata” in Brasile, il gusto della libertà ha già guadagnato in amarezza in
Portogallo. Chico Buarque lo avverte bene, la sua canzone non è più d’attualità. Scrive una seconda versione di Tanto
Mar: “Hanno fatto appassire la tua festa, ma resta certo un seme dimenticato in un angolo del tuo giardino.”
Ho voluto interpretare le due versioni proprio per testimoniare l’evoluzione della Storia e anche perchè sono sempre
stata commossa dall’estrema attenzione che i compositori brasiliani hanno per la realtà.
Quando abbiamo cominciato a lavorare al pezzo, Jeff Cohen ha sottolineato il carattere “barocco” della sua struttura.
È una prospettiva sulla rivoluzione Portoghese che può sorprendere, ma che m’è sembrato interessante esplorare.
7.
O que será (Che sarà) è probabilmente il più gran successo di Chico Buarque. È una melodia conosciuta in tutto il
mondo, interpretata in numerose lingue con parole diverse. Chico Buarque stesso ha scritto più poesie per questa canzone, tutte belle. Per me, la versione più forte è quella che ho scoperto prima, nella mia infanzia, la sua versione più
politica. Fu una rivelazione che una canzone potesse veicolare un messaggio così potente, sconvolgente, intrigante. Il
tempo non passa su questa poesia. Al contrario, sembra che i fatti storici giorno per giorno tornino alla ribalta e vengano a prendere tutto il loro senso in questa canzone di resistenza, complessa, sovversiva, angosciata e visionaria.
8.
Começar de novo (Cominciare daccapo) è stata fino alla fine degli anni 70 un vero inno femminista. È una canzone
d’Ivan Lins per una serie televisiva brasiliana, “Malu Mulher”, che conobbe un successo immenso in Portogallo. La
storia è quella di una donna borghese, madre di una bambina, che decide di divorziare e affrontare la vita da sola.
Riascoltando questa canzone oggi, malgrado il potere affettivo che esercita sempre su di me, la mia prima reazione fu
di pensare che le rivendicazioni erano forse un po’datate. La realtà lo smentisce. Se l’oppressione prende delle forme
più sottili in Occidente, basta spostarsi di continente perchè la canzone ridivenga pienamente attuale. Come dice la
struttura stessa della canzone, è una lotta che bisogna senza tregua cominciare daccapo.
Infine, al di là delle questioni di genere, la canzone può essere letta semplicemente come la testimonianza d’una persona che si stacca da una relazione di dipendenza e che è presa dalla vertigine straordinaria della libertà e della responsabilità.
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9.
Nel 1969, « anno erotico » secondo Gainsbourg, Chico Buarque scrive Samba e Amor (Samba e Amore).
Come in “Jeanne, la Francese”, eccoci di ritorno al letto, luogo altamente politico e creativo, dove ci si attarda a lungo,
molto a lungo, intanto che la città intorno urla la necessità di affrettarsi, produrre e consumare. La pigrizia appare qui
come una forma di sovversione.
10.
O quereres (La tua buona volontà) di Caetano Veloso è a mio giudizio une delle più belle canzoni sul desiderio e la
sua inafferrabile libertà. Caetano afferma che ha pensato nello scriverla alla canzone di Bob Dylan “It ain’t me, babe”,
che dice “It ain’t me you’re looking for, babe”.
Siamo in piena dipendenza Maggio 68, nella consapevolezza del privato come luogo politico. La relazione amorosa è
senza dubbio uno spazio dove si riflettono ogni sorta di proiezioni e un luogo di potere. O la proprietà del desiderio è
di sfuggire ad ogni dominio? Allora, fusione o alterità, dove si situa l’amore?
11.
Outros sonhos (Altri sogni ) è un salto di più decenni nel tempo, che mi è stato suggerito da Chico Buarque. In effetti,
quando gli ho presentato questo progetto e la mia selezione di sue canzoni, lui mi ha suggerito di andare a vedere,
riguardo alla sua opera più recente, il disco “Carioca”. Il CD mi ha meravigliato, la musica respira un’atmosfera molto
commovente, diversa da quella delle altre composizioni che avevo scelto.
Altri sogni m’incanta perchè contrasta assolutamente con le canzoni di contestazione politica più violente, più sarcastiche di
Chico Buarque degli anni 70. Qui ancora, con un’apparente ingenuità, con questa leggerezza che conferisce la saggezza,
sottolinea la relatività, la fragilità di tutte le lotte. E la lotta più persa in anticipo non è quella che spera di avere un qualche
ascendente sul cuore altrui?
12.
O seu amor (Il tuo amore) di Gilberto Gil mi appariva come una risposta limpida alle contraddizioni amorose di O
quereres: “Il tuo amore, amalo e lascialo essere quello che è.” C’è in questa canzone ludica e cristallina un’aria falsa di
arte naif che m’incanta. Ma sappiamo che la semplicità è spesso il risultato della più grande sofisticazione. Non è facile
raggiungere con un altro linguaggio l’evidenza dell’interpretazione originale di O seu amor, suddiviso tra le quattro voci
di Maria Bethania, Gilberto Gil, Gal Costa e Caetano Veloso nel disco del 1976 “Doces Bàrbaros”. Abbiamo dunque
optato per una versione minimalista della canzone, che permette d’avvicinarsi alla chiarezza della sua essenza.
13.
Ela faz cinema (Lei fa del cinema) fa anche parte del nuovo album di Chico Buarque, “Carioca”. Al contrario di quello
che fa di solito, cioè piazzarsi direttamente dal punto di vista d’una donna e parlare in prima persona femminile, Chico
Buarque osserva qui una figura di donna, matura, con una distanza affascinata ma prudente. Dove c’era della passione,
pare sempre esserci del sentimento, ma tentato dal simulacro, dalla coscienza della molteplicità e pure della necessità
delle maschere: “Quando lei mente, non so se sente veramente quello che mente a me”. Tuttavia in questa alterità
profonda, c’è sempre il conforto: “Non so vivere senza, e fine.”
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14.
Mia nonna mi cantava A noite do meu bem (La notte del mio amore) come una ninna-nanna. In realtà, è una canzone
d’amore, probabilmente la prima melodia brasiliana che io abbia mai inteso. È stata composta da una donna, Dolores
Duran, autrice e compositrice morta a 29 anni nel 1959. Ha lasciato tra altri gioielli questo tema sconvolgente che
molti artisti internazionali hanno interpretato e che conserva attraverso gli anni, le lingue e le culture un potere emotivo
straordinario.
Biography
Maria de Medeiros è nata a Lisbona in una famiglia d’intellettuali. La madre è giornalista, il padre pianista, compositore, direttore d’orchestra e storico della musica. Ha vissuto tutta l’infanzia a Vienna in Austria, poi ha seguito i genitori
a Lisbona in seguito alla Rivoluzione dei Garofani nel 1974. Ha fatto la totalità delle scuole al Liceo Francese.
A 15 anni interpreta il suo primo ruolo al cinema in SILVESTRE di Joao César Monteiro. Ancora adolescente, comincia
pure ad abbordare il teatro classico sotto la direzione di Philippe Fridman.
A diciotto anni, s’installa in Francia dove comincia gli studi di filosofia prima di integrare la Scuola Nazionale
Superiore delle Arti e Tecniche del Teatro nella classe di Brigitte Jaques.
Due anni più tardi, entra al Conservatorio Nazionale Superiore d’Arte Drammatica di Paris e segue le classi di Michel
Bouquet e Jean-Pierre Vincent. Nello stesso momento, interpreta al teatro del’ Atheneo, Elvire, Jouvet 40, con Philippe
Clevenot, sotto la direzione di Brigitte Jaques. Questa pièce sarà ripresa tre anni di seguito e porterà la troupe in molti
paesi del mondo.
In seguito Maria alternerà pezzi di teatro in Francia e films in diversi paesi. Recita Corneille, Federico Garcia Lorca,
Mairet, Calderòn, sotto la direzione di Brigitte Jaques, Jorge Lavelli, Jean-Marie Villégier, José Luis Gomez, à Chaillot,
al Teatro della Collina, al Teatro dell’Odéon.
Parallelamente gira in Francia sotto la direzione di Chantal Ackerman, Christine Laurent, Suzanne Schiffman, JeanCharles Tacchella, Serge Moati, Didier Le Pecheur, Bernard Rapp, Christian de Challonges, Gerard Pullicino, John Lvoff,
Patrick Braoudé, Richard Berry, Jean-Pierre Améris tra altri.
Negli Stati Uniti, Maria gira in grandi produzioni come Henry & June, di Philipp Kaufman, o Pulp Fiction, di Quentin
Tarantino e anche in films indipendenti.
Maria resta egualmente fedele al cinema portoghese dove gira con Manoel de Oliveira, Teresa Villaverde, Luis Galvao
Telles, Joaquim Leitao.
E presente nel cinema spagnolo in films come Huevos de Oro (Uova d’oro) di Bigas Luna, Il detective e la morte di
Gonzalo Suarez o Airbag di Juanma Bajo Ulloa. Gira ugualmente con registi Inglesi, Canadesi, Italiani, Tedeschi,
Austriaci, Giapponesi, Brasiliani...
In Italia ha lavorato con registi come Maurizio Nichetti, Tonino De Bernardi, Paolo Franchi e Marco Puccioni. Ha interpretato il ruolo di Leonora Fonseca Pimentel nel film Il resto di niente di Antonietta di Lillo, per cui ha ricevuto il premio
Flaiano, il Valentino d’Oro et è stata nominata per il “Donatello” come migliore interpretazione femminile (2005).
In Francia è interprete di alcuni telefilms, sotto la direzione specialmente di Joyce Bunuel, Roberto Enrico o Miguel
Courtois. Più recentemente è una delle protagoniste della serie Venere e Apollo di Tonie Marshall su Arte.
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Oltre all’attività di attrice, Maria de Medeiros comincia verso i 20 anni a realizzare dei corti e medio-metraggi tra
cui Fragment II dalla pièce di Samuel Beckett, e La morte del Principe, dalla pièce di Fernando Pessoa con Luis Miguel
Cintra.
Nel 1999, dirige il suo primo lungo, Capitani d’Aprile (Selezione ufficiale Cannes 2000), sulla Rivoluzione dei
Garofani, per cui ottiene il Gran Premio del Festival Internazionale di Sao Paulo, il Premio Globo di Oro al miglior film
in Portogallo e molti premi del pubblico in Francia.
In seguito, realizza il lungo-metraggio documentario Io t’amo , io non più – Artisti e Critici e dei corti di commissione,
in particolare Alguma coisa acontece, per un film che commemora i 450 anni della città di Sao Paulo a fianco di molti
registi internazionali, e per i “Talenti Cannes” dell’Adami.
Come attrice, è stata premiata col Premio Gérard Philippe nel 1990 e con molti premi d’interpretazione in diversi festival internazionali di cinema. Ha anche ricevuto la “Coppa Volpi” alla migliore attrice al festival di Venezia del 1994
per il film, Due fratelli, mia sorella di Teresa Villaverde. Due Globi d’Oro per la miglior interpretazione le sono stati
attribuiti in Portogallo per Adamo e Eva e Capitani d’Aprile.
Nel 2001 è stata nominata Cavaliere delle Arti e delle Lettere in Francia.
Maria ha sovente cantato nella sua carriera d’attrice in pezzi di teatro o films, particolarmente sotto la direzione di
Jérome Savary nella creazione di Zazou al Teatro Nazionale di Chaillot e nel film di Guy Maddin La musica più triste
del mondo.
Recentemente il suo primo album come cantante A little more blue è uscito con la Universal Music. Lo spettacolo con
lo stesso nome è stato presentato a Paris e in altre città francesi, e ha pure incontrato molto successo in Spagna e
Portogallo.
More info www.mariademedeiros.net
Concerts info Agustí Camps
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