Sacchetti jr. va a canestro «Una vita da figlio di papà

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Sacchetti jr. va a canestro «Una vita da figlio di papà
Sacchetti jr. va a canestro
«Una vita da figlio di papà»
•«Lui è un mito, l'ho studiato in videocassetta, lo rispetto come padre e
come coach, ma una volta mi voleva multare... A Sassari ci divertiamo»
più di cinque anni a Sassari, l'isola felice del basket.
«E' sempre stato un mito,
un riferimento importante
per me che ho imparato ad
apprezzarlo guardando le
vecchie videocassette e facendomi raccontare tanti
aneddoti. Ora lavoriamo
insieme e ci siamo tolti delle meravigliose soddisfazioni: vincere uno scudetto e cominciare l'avventura in Eurolega (che ancora
non ci fa gioire) con la Dinamo Banco di Sardegna
Sassari, il simbolo di una
regione».
Che effetto fa essere il figlio di
papà?
Francesco Velluzzi
N
el mito di papà. Bryan Sacchetti è cresciuto osservando
Meo. Che ora lo allena. Da
«Un effetto bellissimo, perché
ha un'influenza importante su
di me, anche se lui a volte urla
e io a volte sclero. Una volta voleva anche multarmi. Però andai a chiedere scusa, lo faccio
sempre io per primo perché mi
rendo conto che dovrei star zitto e ascoltare. Non sono il tipo
che non risponde, ma mai
manco di rispetto: non l'ho fatto da figlio col genitore, non lo
faccio da giocatore con l'allenatore».
Che tipo è lei?
«Tranquillissimo. Sto molto in
casa con la mia fidanzata (Manuela Galistu, tra le prime 20 a
settembre scorso a Miss Italia,
ndr), non guardo tanto basket
Nba, mai una partita intera in
tv, ma mi piace Master Chef e
adoro qualche serie tv tipo
Walking Dead. Soprattutto cucino. Anche questa è un'arte
presa da mio padre. Ho imparato da lui i risotti che fa benissimo».
Tifo calcistico?
«Ci stiamo dividendo, nascevo
milanista come lui, ma sono diventato del Toro. Sono nato il 4
maggio (anniversario di Superga: 4 maggio 1949, ndr)».
Le pesa non esser mai stato
convocato in Nazionale?
«Nel mio ruolo, c'è gente troppo più forte: Gallinari, Da Tome, Polonara».
Altre differenze con papà?
«Mi rimprovera per le scarpe,
dice che le cambiamo in continuazione e che a lui un paio di
Chuk Taylor, le mitiche scarpe
in tela, duravano una stagione
intera. Se penso che il mio
compagno Logan ne cambia un
paio a settimana.... E' un patito. Le personalizza».
Lei che scarpe usa?
«Sono appena passato dalle
Nike alle Under Armour, quelle
di Steven Curry. Ci sponsorizza
la Dream Team. Nel basket è
diverso rispetto al calcio: solo
pochi giocatori hanno il contratto. Io sono cresciuto con le
Kobe».
Alte o basse: quali consiglia?
«Ho usato sempre le scarpe alte, ma da due partite uso le
basse, non tanto per moda, ma
perché fascio le caviglie e quelle alte mi immobilizzerebbero
ancora di più. Non sono velocissimo, devo essere libero».
Le Converse in tela sono diventate un must, per giovani, meno
giovani, ragazzine e cinquan-
tenni... Lei le porta?
«Assolutamente sì. Ma perché
mi trovo benissimo. Trovo che
la scarpa modello basket, alta,
per uscire, vada benissimo ad-
dosso a una donna, è molto
fashion. E' una moda molto europea, perché gli americani
non li vedo con le scarpe in tela
alte in giro, vanno pazzi per le
Jordan retro. Io vesto con scarpe sportive, devo adattarmi al
mio 49 e mezzo di piede».
O PER LUI
A CURA DI
FABRIZIO SCIAVI
[email protected]
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