1969.08.24 - Comunità dell`Isolotto

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1969.08.24 - Comunità dell`Isolotto
24.08.69. Enzo, Sergio e Paolo accettano l’invito del cardinale di andare in Curia per un periodo.
BA038 (Al giro 818 del nastro di registrazione, seconda parte della bobina La velocità del nastro è 9,5. Ritorna a velocità 4,75 dal
giro 896 a 922 poi la bobina è vuota) e BA039.
(Interventi di: Franco Quercioli, Enzo Mazzi, Urbano Cipriani, altre voci non identificate).
[L’assemblea in piazza inizia con un canto: “Questa è la strada che porta a te”.]
Questa è la strada che porta a te
Questa è la strada che porta a te
Questa è la strada che porta a te
Sulla mia strada, Signor, che porta a te.
E mio fratello viene con me,
e mio fratello viene con me
e mio fratello viene con me
sulla mia strada, Signor, che porta a te.
E mia sorella viene con me…
E batto le mani chi vien con me…
E tutto il mondo viene con me…
[Inizia la celebrazione della messa].
Il celebrante: Il mio aiuto è nel nome del Signore
Tutti: che ha fatto il cielo e la terra.
Il celebrante: Confesso a Dio onnipotente…[Prosegue la celebrazione della messa secondo il rituale che per ovvi motivi non
viene trascritta anche se registrata. La registrazione termina al giro 922. Da qui alla fine la bobina è vuota ma la registrazione continua nella
BA039].
[Prima del Gloria vi è sostituzione di bobina. Si passa alla BA 039. Dalla registrazione non si capisce bene a che punto è la celebrazione della messa
ma si dovrebbe essere dopo la lettura del Vangelo poiché la bobina nuova inizia con questo intervento].
Franco Q.: “Quando due o tre sono riuniti nel mio nome ci sono io in mezzo a loro”. E’ in base a
parole di Dio come queste che stiamo celebrando la messa. La nostra fede nel Vangelo e una lunga
educazione ricevuta proprio dalla Chiesa ci hanno reso impossibile rinunziare più a lungo a questo
atto fondamentale per la vita di qualsiasi comunità cristiana. Siamo coscienti della gravità del
problema sollevato dalla notificazione del nostro Vescovo e siamo grati ai fratelli che ci ricordano
la parola del Vangelo di Matteo: “Se stai presentando la tua offerta all’altare e ivi ti ricordi che tuo
fratello ha qualcosa contro di te lascia la tua offerta là dinanzi all’altare e va’ prima a riconciliarti
con tuo fratello”. Ad essi e a tutta la Chiesa chiediamo però di tener conto di alcuni fatti
fondamentali. Siamo stati otto mesi senza la messa e ultimamente abbiamo rinnovato tale
privazione proprio per non approfondire la divisione e servire l’unità. Per quindici anni e tanto più
ora la messa è stata per noi non un rito abitudinario ma il fondamento e il culmine della nostra vita
comunitaria. Per questo, ormai, rinunziare ancora alla messa significa per noi, come Comunità
cristiana, semplicemente autodistruggersi e questo non può essere chiesto. Continuiamo a rinunciare
alla messa presieduta dai nostri preti per testimoniare che rimaniamo aperti alla comunione con tutta
la Chiesa. Questo altare è preparato per chiunque ci riconosce Comunità cristiana e prima di tutto
per il nostro Vescovo. Noi facciamo la messa per una esigenza vitale ed essenziale non per opporci
al Vescovo. Chi ci conosce ed ha partecipato alle nostre assemblee sa quanto questo sia vero. Anzi,
nella messa, nella comunione con Cristo, nell’amore fraterno cerchiamo appassionatamente la luce
e la forza per superare tutte le divisioni, trovare la strada di una unità sempre più grande, mettere in
evidenza ciò che tuttora ci unisce al Vescovo molto profondamente al di là di ciò che
momentaneamente ci divide.
Enzo M.: Dunque desidero prendere la parola stamani. E’ la prima volta che lo faccio durante la
messa. Parlo anche a nome di Sergio e anche di Paolo in fondo. Dopo le due ultime assemblee del
mercoledì abbiamo riflettuto, noi preti abbiamo riflettuto lungamente e, dobbiamo dirlo, abbiamo
raggiunto la convinzione che proprio la celebrazione della messa ci chiede di aderire alla proposta
fatta dall’Arcivescovo nella sua visita del 12 di agosto ultimo. Lo diciamo con molta chiarezza e
con molta semplicità. E’ una nostra convinzione. Ve la sottoponiamo. Rilevante notare una cosa:
coloro i quali, dall’esterno della nostra Comunità, hanno fatto previsioni pessimistiche sulla nostra
messa, parlando di divisione o peggio, proprio essi hanno al tempo stesso consigliato una risposta
negativa, o quanto meno condizionata, alla proposta dell’Arcivescovo. Noi avvertiamo chiaramente
come tali fratelli finiscono per assumere un ruolo, un compito che essi stessi forse non vorrebbero
assumere, che criticano e rifuggono: il ruolo di coloro che papa Giovanni definì i ‘profeti di
sventura’, destinati ad accentuare ciò che divide e a non vedere ciò che profondamente unisce, ad
accrescere le paure e a soffocare le speranze. Noi non possiamo seguire questi fratelli su questa
strada. Non la paura né certi saggi ragionamenti, ma unicamente il Vangelo può, come sempre,
guidarci nelle nostre scelte. Il Vangelo dice questo per esempio: “Amate i vostri nemici, pregate per
coloro che vi perseguitano, se uno vuole litigare con te per toglierti la tunica cedigli anche il
mantello. Se uno ti forza a fare un miglio vai con lui per altri due”. E’ in base a questi brani
evangelici, questi e altri, che vi proponiamo questa nostra convinzione. Perché aver paura dunque?
Vi leggo un brano della lettera di San Paolo ai Romani che mi sembra molto attinente all’argomento
che stiamo trattando. Dice San Paolo ai Romani: “Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? Egli che
non ha risparmiato il suo proprio figlio ma che l’ha consegnato per tutti noi come non sarà disposto
a darci ogni altra cosa insieme con lui? Chi condannerà? Cristo Gesù che è morto, anzi risuscitato,
che è alla destra di Dio e intercede per noi? Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la
sofferenza, la tribolazione, l’angoscia, forse la persecuzione, la fame, la nudità, i pericoli, le
incriminazioni? Come sta scritto: per te siamo messi a morte tutto il giorno, siamo stimati come
pecore da macello ma in tutto questo noi siamo supervittoriosi per mezzo di colui che ci ha amati.
Sono sicuro del resto che né la morte, né la vita, né gli angeli, neppure gli angeli, né il presente, né
l’avvenire, né altezza, né profondità o qualsiasi altra creatura ci potrà separare dall’amore di Dio
che è in Cristo Gesù nostro Signore”. Questo brano è il nostro brano di questo momento. In questo
brano c’è anche la risposta ad un altro interrogativo: vi divideranno da noi? No, “nessuno potrà
separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù”. Noi abbiamo fede. Del resto non saremo né prigionieri
della Curia né relegati. Neppure sappiamo quanto ci consentiranno di rimanerci. Può essere un’ora,
un giorno o più. Comunque questi problemi pratici possiamo discuterli anche in una altro momento,
affrontarli in un altro momento insieme. Ora noi in questo momento, proprio durante la messa e a
causa della messa, di questo sacrificio di Cristo compiuto per ubbidienza al Padre, di questo “sì”
detto da Gesù al Padre, in nome di questa messa noi vi proponiamo di aderire con noi sacerdoti alla
proposta dell’Arcivescovo. Questa è una proposta che io faccio. E’ evidente: non una imposizione.
Vi diciamo che noi abbiamo raggiunto questa convinzione. Se ci fossero troppe perplessità è chiaro
che noi rimanderemmo a mercoledì all’assemblea per discutere più approfonditamente come
sempre abbiamo fatto. Quando siamo stati troppo perplessi abbiamo detto: rimandiamo la decisione,
almeno che non fosse una cosa urgentissima. Se però risultasse possibile prendere la decisione in
questo momento, durante la messa, sarebbe molto significativo e molto bello. Questo è quanto io vi
propongo. Se c’è qualcuno che a questo punto vuole parlare, vuol dire qualche cosa, vuole
esprimere qualche sua idea può farlo tranquillamente in questo momento. Come dico: se la
discussione dovesse diventare troppo difficile e troppo lunga si rimanda a mercoledì. Se invece è
possibile prendere la decisione, risulta possibile prendere la decisione ora è meglio prenderla in
questo momento durante questa messa e a causa di questa messa.
[venticinque secondi di pausa, di silenzio, poi Enzo M. continua].
Io credo che ci sia poco da chiarire, in fondo. Noi si sta facendo una messa, una messa che per noi,
per il nostro intimo, corrisponde a una esigenza di unione, corrisponde a un bisogno di unione, di
amore, di fraternità, di unità. Noi abbiamo vissuto sempre per questo. Questa è la messa che
facciamo ora. Noi sappiamo bene che non è una messa di divisione questa. Non la facciamo per
puntiglio o per opporci a qualcuno. La facciamo perché per noi è il segno culminante e la fonte del
nostro cammino verso l’unità, verso l’amore, verso tutti gli uomini e quindi anche verso il Vescovo.
Se momentaneamente ci sono delle divisioni la messa ci aiuta a superarle. Questo lo sappiamo.
Questo è la messa per noi. Qualcuno ci ha detto: la messa, la vostra messa è divisione. E sono
proprio quelli che ci hanno detto: non andate dal Vescovo. Noi invece dimostriamo con questo
gesto, dicendo di sì, che significato ha per noi la messa, che per noi la messa non ci porta a dire
“no” ma ci porta a dire “sì”. E che se ci tolgono la messa ci portano a dire di no. Se invece la messa
noi si può continuare a dirla, questa messa, come sempre è stato per noi per quindici anni, questa
messa è ciò che ci spinge a dire di sì, di corrispondere cioè all’atteggiamento di Gesù che si
sacrifica, all’atteggiamento di Gesù che dice di sì al Padre, sempre “sì”. Abbiamo detto sempre di sì
noi. Quando abbiamo detto di no, scusate? Sempre di sì abbiamo detto. Sì all’amore s’intende. No
all’odio, alla divisione, alla sopraffazione, no all’ingiustizia ma sì all’amore, sì al dialogo, sì alla
ricerca, sì all’incontro: sempre sì abbiamo detto, senza paure perché non abbiamo avuto mai paura
tanto che siamo addirittura quattrocento incriminati, tanto che abbiamo sei diversi tipi di
incriminazione e questo per avere detto sempre di sì, per non avere mai voluto dire di no
all’impegno dell’unità, all’impegno dell’amore, all’impegno della fraternità. Allora dico: a questo
punto questa messa ci chiede di dire di sì. E se ci tolgono questa messa noi siamo portati, siamo
meno portati a dire di sì, siamo portati di più a dire di no. Ecco il discorso. Proprio questa messa che
stiamo celebrando ci aiuta a rispondere affermativamente, senza paure perché questo Cristo che è in
mezzo a noi continua ad essere in mezzo a noi e continua ad unirci anche se ci separano dieci metri,
anche se ci separano venti metri, anche se ci separassero cento chilometri, mille chilometri, anche se
si andasse sulla luna. Questo continuerà ad unirci anche se si dovesse morire. Ha detto San Paolo:
“né la morte, né la vita, nemmeno gli angeli, nessuna potenza ci potrà separare dall’amore di Dio in
Gesù Cristo”. Che paura noi possiamo avere?! Di nessun tipo. Questo è un fatto fondamentale. “Ma
rifiuta noi, il popolo”. Eh! Questo purtroppo è vero! Però che cosa succede? Succede che noi
sacerdoti in fondo continuiamo ad essere uniti a tutti voi e in fondo, di fatto, anche se non la
mettiamo come condizione esplicita, di fatto continuiamo a rappresentarvi. Di fatto continuiamo ad
essere uniti a voi perché siamo uniti qui, nella messa, e quindi la nostra unione continua: non c’è
dubbio su questo. Io veramente non avrei dubbi. Noi si è raggiunto veramente questa convinzione
dopo averci pensato a lungo. Non so se ho spiegato abbastanza ora. Io dico che se ci sono molte
perplessità, al solito, voglio dire, si rimanda. mMa, se fosse possibile, io sarei veramente contento
che voi, e insieme a noi, potessimo rispondere affermativamente. Le nostre paure devono sparire.
Lasciamo le paure a quelli che dicono: “No, disgraziati! Questa messa! Dove andrete a finire?!”.
Lasciamole a loro le paure: a questi profeti di sventura che parlano di divisioni, di scismi, di queste
cose qui. Lasciamole a loro queste paure: che cosa vi accadrà, che succederà?. Noi non abbiamo
paura, non dobbiamo avere paura, non possiamo avere paura perché noi si vive di fede e di
speranza, unicamente di fede e di speranza e quindi non possiamo e non dobbiamo mai avere paura.
Ecco io non so se sono stato abbastanza chiaro. [L’assemblea applaude].
Anche la signora Lunetti continua ad essere convinta che… ancora non abbastanza
[Si apre un discussione accesa in particolare tra alcune donne che non riescono a convincersi della proposta di Enzo M. Le voci sono lontane dal
microfono, parlano tutte insieme e non è possibile rilevare frasi o parole].
Lo so. Che in ciascuno di noi covi la tentazione della paura, la tentazione della sventura che covi in
noi ma questo (è perché) siamo uomini, ma noi si deve seguire la saggezza del nostro cervello, un
certo tipo di saggezza direi. Dobbiamo seguire un altro tipo di saggezza che è quella che in fondo ci
porta ad essere così uniti. Noi abbiamo sempre seguito un diverso tipo di saggezza da quello della
paura. E eccoci tutti qua. Capite come sta la faccenda? Questo è il discorso. Mentre chi segue il tipo
di saggezza della paura si trova isolato, solo, spaurito e continua a fare discorsi fondati sulla paura.
Capito Onda? Siamo uniti perché? Perché sempre si è fatto così.
Urbano C.. Io penso che a questo punto sarebbe bello che anche l’Onda e tutti quelli… dico te
perché rappresenti il pensiero di tanti, rappresenti certi timori di tutti e in questo senso io ti ho
nominato. Però dico questo: Enzo, Sergio e Paolo sono arrivati, ce l’hanno detto loro, a questa
convinzione, loro come sacerdoti sono più direttamente o più personalmente così tirati in causa in
questo. E se loro ci chiedono, perché praticamente ci hanno chiesto il permesso per poter dire di sì
al Vescovo, a questo punto noi dobbiamo bruciare, io penso, tutte le nostre titubanze che ci sono, le
dobbiamo bruciare sull’altare della fiducia a loro perché in loro noi abbiamo una fiducia come non
abbiamo in noi stessi, come non abbiamo nei nostri genitori o figlioli o nessun altro, credo, senza
retorica. E poi anche sull’altare qui presente io direi, perché proprio la messa ci deve un po’ far
superare queste paure che sono legittime perché noi siamo un pezzo di popolo con tutti i difetti, le
paure, le titubanze. Questa è la nostra forza: l’essere deboli. Lo dice la Bibbia stessa. Abbiamo
quindi l’occasione, il momento di bruciare questa paure, queste titubanze su questo altare qui . Noi
dobbiamo metterci con sforzo, mica perché ci si regala da noi, con la comunione che faremo, con la
vicinanza che sentiamo tra di noi e tra di noi assieme con Cristo, dobbiamo metterci
nell’atteggiamento di Abramo nella Bibbia che contro ogni speranza sperò fino alla fine. Perché il
Vescovo avrà fatto questo per tattica; no perché è sincero…Bene! Noi dobbiamo sperare contro
ogni speranza e io direi diciamo di sì ai preti che vadano e che accettino. Anche per chiarire fino in
fondo questi dubbi che noi abbiamo il diritto di avere: che sia una mossa tattica. Abbiamo il diritto
di avere tutti dubbi. Per chiarire non solo per noi stessi ma per tutto il Popolo di Dio che ci sta a
guardare, perché in questo momento questa messa è guardata a vista, oggi, da tutta la gente. Io mi
sono trovato a Venezia in questi giorni. Leggevo i giornali e si parla dell’Isolotto c’è poco da fare.
Si parla dell’Isolotto e la messa di stamani è un momento così delicato, così drammatico che è
seguito da milioni di occhi. E noi siamo un po’ rappresentanti di tutti questi milioni che in noi
sperano e anche di noi temono ma è un timore che genererà tanta speranza. E poi è anche un altro,
secondo me, fatto che noi dobbiamo dimostrare ed è questo: che veramente noi siamo Chiesa, che
veramente non siamo così manipolati da due o tre preti dei quali abbiamo una particolare stima e
che siamo così in mano a loro sempre e comunque, eccetera, eccetera. Certo noi rimaniamo
temporaneamente senza i preti nostri. Ce ne saranno migliaia di altri che proprio per questo
verranno e faranno la fila per dire la messa qui proprio perché ci vedranno così. Ma non è solo per
questo, perché appariremo vittime, come realmente siamo, ma è per dimostrare davvero il nostro
orgoglio finalmente di cristiani veramente autonomi, quella autonomia così tanto decantata a parole
e tanto soppressa coi fatti dalla gerarchia, la gerarchia così come struttura che è soffocatrice e
questo non siamo noi a dirlo. Noi siamo a sperimentarlo ma a dirlo sono miliardi di uomini. Io direi
in nome di questo di approvare per acclamazione con una bella battuta di mani quello che ci hanno
chiesto i nostri preti. [La proposta viene accolta con un grande applauso, ma c’è ancora qualche donna scontenta].
Enzo M.: Dunque io propongo questo, propongo che… [alcuni non si danno pace, alcune donne anziane soprattutto. Enzo
deve interrompere e chiarire ancora]… comunque di tutte queste cose si può discuterne anche mercoledì. In
fondo dopo la sostanza ci si chiarisce meglio. Io vorrei proporre che in quella lettera documento che
ha letto Franco dianzi venisse aggiunta allora una frase. “La parola di Dio e l’eucaristia che stiamo
celebrando ci suggeriscono di aderire all’invito rivolto dal Vescovo ai nostri preti il 12 agosto e di
affidare il loro incontro e il loro dialogo allo Spirito di Cristo presente qui in mezzo a noi”, così per
riassumere un po’ [Applausi dall’assemblea] e inoltre noi preti scriveremo una lettera all’Arcivescovo
comunicandogli il nostro accoglimento della sua proposta, facendogli nota la nostra disponibilità ad
ogni esigenza dell’amore, nella giustizia, nella verità, nell’ubbidienza, la nostra disponibilità ad
ogni esigenza dell’amore nella giustizia. Queste sono le cose fondamentali, poi non si va mica lì
così, e infine chiedendogli almeno (di togliere) gli effetti della sua ultima notificazione, quindi le
sospensioni e tutte le altre cose, questo almeno, Dio santo! Penso che questo sia il minimo che si
posa chiedere in questo momento. [Una voce tra le altre che si frappongono al discorso di Enzo M sembra che accenni al fatto di
chiedere che i preti siano rimessi al loro posto]. Queste saranno le richieste che si faranno. Non solo queste. Ci
sono altre richieste da fare molto gravi per esempio la notificazione giuridico penale della Curia sui
fatti del 5 gennaio. E’ una notificazione che praticamente è una denunzia del popolo. Sono tante
cose che verranno. Se si va non si va n mica a raccontarci le barzellette o a mangiare, bere e
dormire. Si va lì per fare penitenza e per presentare tutte queste cose. E se ci si accorge che c’è
l’intransigenza assoluta è chiaro che è un dialogo fallito di nuovo. Ma io spero che questo non
accada. Se no sarebbe stato inutile che ci avessero chiamato per ribadire e per opporre una nuova
intransigenza. Sarebbe quasi ridicolo, una cosa da denunziare a tutto il mondo. Va bene, allora si
può continuare. Ora si continua la messa a questo punto pregando tutti insieme il Signore
[Viene eseguito un canto ma è registrato solo l’accordo del chitarrista e così pure non viene registrato il resto della messa. Al termine vi è un
intervento di una donna critica nei confronti dei preti di Vicenza].
Voce femminile [Alla ripresa della registrazione l’intervento è già iniziato e non si capisce bene a che cosa si riferisce. Forse tutto il
discorso riguarda la notizia apparsa sui giornali che alcuni cattolici dell’Isolotto hanno portato un dossier su l’Isolotto al cardinale Urbani]:
…poco evangelico così scorretto, così disonesto anche ad altre parti. Allora io mi chiedo: è questa
la linea nuova dei preti vicentini che sono venuti all’Isolotto? Allora non è una linea tanto nuova se
continua e alimenta un modo di fare che già da anni esisteva. E io penso almeno che forse i preti di
Vicenza che appunto sono i reti che frequentano la cappellina forse non erano al corrente di questa
iniziativa. Io personalmente sono convinta di no. Ecco a questo punto chiederei pubblicamente una
smentita eventualmente se no resta quello che io dico secondo me, se siete d’accordo con me, ecco
la linea nuova, la linea pastorale di questi preti quello di far continuare e non correggerlo
fraternamente un atteggiamento che è senz’altro disonesto, sleale.
Voce maschile: E’ una vergogna!
Voce femminile. Comunque io dico ancora una volta così ci sentiamo in animo di chiedere a questi
che vogliamo chiamare fratelli, perché così spontaneamente non ci verrebbe di chiamarli fratelli:
cessate da questo comportamento così sleale, così palesemente privo di coraggio? E questo lo
diciamo non per polemica perché come disse Enzo mercoledì – io sono d’accordo – il nostro livello
non deve essere quello della polemica ma noi abbiamo scelto il livello della fede, della carità. Noi
vogliamo, lottiamo e soffriamo per una Chiesa che è diversa. Vogliamo una Chiesa che si converta
al mondo degli ultimi e quindi siamo convinti che se la Chiesa compie questo cammino alla fine
anche questi comportamenti, questo modo di fare sleale scomparirà. Ora per quello che riguarda poi
quello che è stato detto al cardinale Urbani, siccome noi andammo dal cardinale e il nostro
colloquio fu amichevole, le cose che noi dicemmo sono le stesse che noi diciamo al microfono, che
vengono scritte sui giornali perché noi non nascondiamo niente. Allora io penso che in nome di
questo spirito di amicizia che improntò il nostro colloquio col cardinale Urbani penso che se il
cardinale Urbani vuole tenere conto di quelle cose che gli sono state riferite, che non si sa quali
siano ma evidentemente sono cose fatte a nostro danno, se ne vuole tener conto che ce lo dica, che
ci avverta. Non tanto per darci la possibilità di difenderci, non solo per darci la possibilità di
difenderci ma perché si sappia da lui in che cosa noi si sbaglia e in che cosa ci si deve correggere. Io
volevo dire questo.
[Termina al giro 158 del nastro la registrazione dell’assemblea del 24 agosto 1969]