Untitled - Rizzoli Libri

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PhiliPPe Daverio è nato nel 1949 a Mulhouse, in alsazia, e vive a Milano. Professore ordinario alla Facoltà di architettura
dell’Università di Palermo, è direttore della rivista “art e Dossier” oltre che autore
e conduttore televisivo di Passepartout,
emporio Daverio e il Capitale. Nel 2012 ha
pubblicato il Museo immaginato, un best
seller da oltre 80.000 copie.
“Abbiamo ipotizzato un museo diverso, luogo della fantasia e dell’immaginazione, in
un’ipotetica città d’Europa che da qui vuole
ripartire per il riordino urbanistico del suo
centro utilizzando la vecchia stazione ferroviaria ormai dismessa.” Attraverso più di
600 opere d’arte raccolte tematicamente, Daverio ci accompagna alla scoperta
dell’età moderna, che parte dalla Rivoluzione francese e finisce nella catastrofe della
Prima guerra mondiale.
Rizzoli
Dello stesso autore presso Rizzoli
Il Museo immaginato
Rizzoli
© 2012 RCS Libri S.p.A., Milano
ISBN 978-88-17-06720-1
Prima edizione Rizzoli: novembre 2012
Prima edizione Rizzoli Vintage: maggio 2013
Quarta edizione Rizzoli Vintage: luglio 2014
Coordinamento del progetto: Nadia Dalpiaz
Editor: Cristina Sartori
Coordinamento editoriale: Giulia Dadà
Redazione e ricerca iconografica: Daria Rescaldani,
Carlamaria Colombo, Olimpia D’Accunto/Ultreya
Coordinamento tecnico: Sergio Daniotti
Art director: Davide Vincenti
Disegni: Adriana Feo
© Francis Bacon, Giacomo Balla, Hans Baluschek, Peter Behrens,
Jean Béraud, Pierre Bonnard, Georges Braque, Carlo Carrà, Gustaf Cederstrom,
Giorgio De Chirico, George de Feure, Darío de Regoyos, Marcel Duchamp,
James Ensor, Paul César Helleu, Vasili Kandinskij, René Lalique, Max Lieberman,
Succession Henri Matisse, Alphonse Marie Mucha,
The Munch Museum/The Munch-Ellingsen Group, Amedée Ozenfant,
Succession Picasso, Gino Severini, Mario Sironi, Joaquin Sorolla, Philippe Wolfers
by SIAE 2013.
www.rizzoli.eu
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi
mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e
dell’editore.
Sommario
ApologiA dellA pitturA
genesi geniAle d’unA potente distorsione
Vedere per godere. guArdAre per cApire
come nAsce un museo
pAdiglione dei binAri
lA politicA
il sentimento
lo storicismo
officinA delle ripArAzioni
il VApore
il lAVoro
lA belle Époque
lA fugA dAllA reAltà
cAffè michelAngelo
i mAcchiAioli
closerie des lilAs
impressioni e impressionismo
ufficio del cApostAzione e oggetti smArriti
luxe, cAlme et VoluptÉ
il simbolismo
l’Art nouVeAu
piccolA postf(r)Azione
indice degli Artisti
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RingRaziamenti
uesta bizzarra raccolta d’idee e immagini la vorrei dedicare in modo esoterico al Rouge, nome di battaglia
del Rossi storico col quale ho sperimentato la sella da corsa
nel sottobosco e lo sproloquio infnito come esercizio della
ginnastica mentale, in modo assai analogo al dipinto di Jean
Béraud che introduce la Closerie des Lilas, dove noi siamo
già ben inoltrati nel pensiero e mia moglie Elena partecipa
con la dovuta passione, e all’Ugo, quel Pastorino che mi ha
permesso di scriverlo in quanto mi ha introdotto nei tempi
supplementari dell’esistenza e al quale è dedicato l’altro dipinto curioso, quello di Gervex, ma non vi dico quale.
Q
E mi devo scusare ulteriormente col lettore per la mia mitomania: i testi non italiani li ho tradotti personalmente. Reputo che li si capisca meglio di quelli tradotti dai poeti o dai fni
letterati. Non mi sono venuti benissimo ma sono comunque
migliori dei miei disegni che sono serviti da indicazione di
committenza agli architetti.
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ApologiA dellA pitturA
che cosa serve la pittura? Ai commercianti d’arte
serve innegabilmente a campare. Ai molti musei
d’oggi serve ad avere materiali alle pareti in modo
da giustifcare il coffee shop e il bookshop, quindi gli
stipendi degli addetti. A tanti collezionisti serve a stimolare
la vanità e ad appagare il complesso di Alì Babà offrendo loro
la più cara delle merci raccoglibili. La pittura è un tesoro. Da
questo punto proprio occorre partire: la pittura è la più costosa delle cose raccoglibili, per due motivi. Da un lato è di tutti
i manufatti noti quello più resistente alla morsa del tempo,
almeno in epoca moderna, da quando ha garantito una durevolezza che l’antichità trovava solo nel bronzo. Dall’altro la sua
maneggiabilità le garantisce una facile attitudine ai trasporti,
il che sta alla radice delle centinaia di mostre che si fanno per
il mondo ogni mese; e una merce, più la si rende facile al movimento, tanto più si allarga il suo mercato e aumenta il suo
valore. Il mercato della pittura è potenzialmente esteso perché,
a differenza della poesia, non richiede traduzioni.
Rispetto ad altri linguaggi che comunicano epoche lontane,
la pittura ha una immediatezza sua tutta particolare. Il giovanotto che si alza davanti alla tavola nello studio di Édouard
Manet, visto dipinto, è identico a certi giovanotti un po’ pieni
di sé che potrete trovare al ristorante oggi. Uguale non solo
nei lineamenti; anche i ritratti dei morti sui sarcofagi etruschi
sono identici alle facce degli avvocati del foro di Roma e a certi
osti del centro Italia. Uguale il giovanotto nel suo modo di vestire: camicia dal collo ribattuto e morbido, cravatta, giacca di
velluto nero e pantaloni chiari in un perfetto spezzato.
Prima considerazione quindi: il mondo della moda è inalterato da centocinquant’anni. La questione è assai intrigante
perché solo negli anni dell’apice dell’impero romano il vestire
rimase così stabile. Nella nostra storia recente, tra la fne del
Cinquecento e il xviii secolo, quanto cambiarono le fogge è evi-
A
Édouard Manet
Le DÉjeuner – Tre persone presso
una TavoLa imbanDiTa
particolare, 1868, olio su tela,
cm 118,3x154, Monaco, Bayerische
Staatsgemäldesammlungen,
Neue Pinakothek
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prefazione
FÉlix nadar
riTraTTo Di ÉDouarD maneT
1874, fotografia, Collezione privata
Carolus-duran
riTraTTo Di ÉDouarD maneT
1877, olio su tela, cm 63,5x45,
Providence, RI, Museum of Art
Pagina a fianco in alto:
HonorÉ dauMier
naDar eLeva La FoTograFia aD arTe
1862, litografia, cm 27,30x21,91,
Los Angeles, County Museum of Art
Carolus-duran
riTraTTo Di FÉLix naDar
1886, olio su tela, cm 90x60,
Le Bourget, Musée de l’Air
et de l’Espace
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dente anche a un esame superfciale. L’epoca moderna recente
è in alcuni suoi parametri cristallizzata. Il salotto del principe
Myškin nell’Idiota di Dostoevskij o le ansie sociali dei Dambreuse nell’Educazione sentimentale di Flaubert, sono prototipi della nostra vita attuale. Quando furono inventate queste
situazioni gli autori non sapevano che sarebbero durate fno a
oggi. Loro creavano senza sapere che proiettavano. Noi rileggendo vediamo all’indietro come in un cannocchiale rovesciato
situazioni che mentalmente rielaboriamo. Immaginiamo quei
personaggi alterando la situazione oggettiva nella quale l’autore li ha collocati. La letteratura chiede una rielaborazione
dell’immaginazione. Quando vediamo il giovanotto di Manet,
possiamo anche guardarlo: non siamo costretti a immaginarlo
perché lui attraversa con un salto un secolo e mezzo e si presenta al nostro cospetto vivo e fresco. Solo la pittura passa
talvolta attraverso la porta del tempo.
Seconda considerazione: lo stesso giovanotto, se lo vedessimo in una fotografa, sembrerebbe invece fortemente datato.
Basta in questo senso paragonare i due ritratti di Manet, quello che gli fa Nadar in fotografa, eccellente ma lontano come se
fosse una immagine funebre, e quello che gli fa Carolus-Duran
in pittura, assolutamente olfattivo e percepibile. La fotografa
spera allora, quando non ha ancora scoperto la sua strada vera