Costruire legami, accompagnare passaggi di Barbara Chiri

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Costruire legami, accompagnare passaggi di Barbara Chiri
Relazione VII Congresso Nazionale ANUPI “I saperi del
corpo. Azione e interazione nello sviluppo e nella cura”
Dal corpo alla narrazione. L’intervento psicomotorio dai
5 ai 10 anni.
Costruire legami, accompagnare passaggi.
Vorrei cominciare questo mio intervento con una
frase di Nicolodi che esplicita in modo semplice, ma
efficace
ciò
che
caratterizza
il
progetto
psicomotorio che da anni propongo nelle scuole. E’
un progetto continuità, pensato per creare un
ponte fra l’esperienza fatta dai bambini e le loro
famiglie alla scuola dell’infanzia e l’esperienza che
si andrà a costruire con il passaggio alla scuola
primaria.
“ Per ottenere un tessuto, occorre un intreccio di fili
perpendicolari tra di loro, l’ordito, ossia l’insieme di fili
tesi sul telaio, e la trama, il filo che lo percorre da
una parte all’altra. Dall’ordito si comincia ed è la
parte meno vistosa e colorata del tessuto, ma
delimita un perimetro, traccia un fondo e lo rende
consistente, fissando il percorso longitudinale
dell’intreccio. Poi arriva la trama e fioriscono i colori,
torsioni, contrasti e sfumature, nodi, simboli e disegni
…”
L’ordito è la struttura del progetto che mette in
campo tutti gli “attori” coinvolti: i bambini e gli
adulti, insegnanti e genitori e questo “ordito”
rappresenta un’esperienza già conosciuta perché
già vissuta alla scuola dell’infanzia.
La struttura del Progetto di Psicomotricità

Un primo incontro di programmazione con le
insegnanti in cui si rilevano i bisogni dei
bambini e degli adulti, si definiscono gli
obiettivi,
i
sottogruppi
e
la
cornice
organizzativa delle sedute.

Le sedute con i bambini.

Due incontri di confronto – verifica a metà e
a fine percorso con le insegnanti.

Un incontro assembleare, a fine percorso,
con i genitori: momento di confronto tra
“competenze” diverse (alleanza educativa)

I colloqui individuali con i genitori, progettati
e condivisi con le insegnanti.
La trama è ciò che si andrà a costruire con il
passaggio alla scuola primaria: creazione di nuovi
legami che andranno a creare connessioni con il
passato, agiti nel presente e proiettati verso un
futuro a sostegno di un benessere a scuola.
La parola- chiave in questo passaggio è: la
costruzione di un’alleanza educativa che va a
“tracciare un “fondo consistente “ per rispondere ai
bisogni di struttura, di punti di riferimento dei
bambini, ma anche degli adulti.
Nel percorso dei bambini l’ordito è rappresentato
dall’attività psicomotoria e dalla definizione della
cornice spazio- tempo della seduta, la trama la
costruzione
di
relazioni
(accesso
all’altro,
condivisione) che sostengono la crescita e il
benessere di ciascuno all’interno del gruppo.
Per consentire un “giocare bene” dei bambini, lo
spazio di gioco deve essere dotato di confini precisi,
accogliente e sicuro. Solo così i bambini possono
viverlo come un “contenitore” dove lasciare tracce
di sé. C’è bisogno di un adulto che struttura una
sequenza di azioni che consentano ai bambini di
dare forma allo spazio e al tempo, infondano
sicurezza e senso di fiducia e vadano a costituire un
sistema di riferimento in cui orientarsi.
Il tempo del cerchio iniziale diventa il modo di
accogliere e accompagnare i bambini in una
dimensione di gruppo, di definire lo spazio di
ciascuno in connessione con gli altri, definire le
regole e i tempi. Le immagini che vi mostro sono un
esempio della costruzione del rituale del cerchio
iniziale: Re Alfabeto è il personaggio che dà forma a
questo momento e che rappresenta una similitudine
rispetto all’esperienza passata (continuità) e una
connessione con la “storia” presente, creando un
ponte
fra l’attività psicomotoria e l’attività
scolastica.
C’è il cartellone che rappresenta il gruppo: ogni
bambino e gli adulti (psicomotricista e insegnanti)
hanno costruito un raggio col proprio nome e con
un piccolo disegno che lo identifica e che in ogni
seduta viene attaccato sul cartellone allo scopo di
segnalare visivamente il posto che ciascuno
occupa nel cerchio e quindi nel gruppo.
C’è il cartellone del tempo: le sedute previste sono
12 e ad ogni incontro, sul cartellone viene attaccato
il numero della seduta seguendo la filastrocca dei
numeri di Re Alfabeto presente sul libro dell’area
matematica adottato dalle insegnanti.
Le regole e i tempi rappresentano il patto tra
l’adulto e i bambini e servono per regolare il gioco.
Come dice Luisa Formenti servono per “ aiutare il
bambino a mettersi al centro del proprio agire,
responsabilizzandolo su ciò che è insieme agli altri e
su ciò che sta realizzando …”, “ lavorare sul limite da
porre all’espressività personale, aiutando i bambini a
essere maggiormente coscienti delle proprie azioni,
a elaborare i propri passaggi all’atto …”
Pensieri di alcuni bambini sulla funzione del cerchio
e di come emotivamente si sta nel cerchio:

Si sta nel cerchio perché Barbara deve sapere
se ci siamo tutti. Io penso di andare a giocare
e mi sento felice.

Il cerchiolino all’inizio serve a spiegare le
regole del gioco. Io mi sento benissimo.

Il cerchiolino serve a capire chi c’è e chi non
c’è e a conoscere le regole. Durante il
cerchiolino non penso a niente e sto bene.

Ci mettiamo nel cerchiolino perché ci
raccontiamo le cose, prendiamo Re Alfabeto
e facciamo le presenze. Io mi sento bene,
penso a giocare.
Il gioco come scenario di emozioni, pensieri, vissuti,
bisogni, desideri; come possibilità di espressione di sé
in relazione con gli altri, come ricerca del proprio
spazio individuale (affermazione), come costruzione
di un senso condiviso, come integrazione tra
emozione- intenzione- azione, come espressione del
proprio
essere
sociale
(cooperazione,
socializzazione).
I palloni come … possibilità di sperimentarsi da soli o
con l’altro/ gli altri … possibilità di comunicare a
distanza.
I palloni come … oggetti che consentono di
canalizzare l’aggressività in forme socialmente
“accettate”, come mediatore di relazioni più
affettive.
Nelle prime sedute, in genere, fa da filo conduttore il
piacere del gioco sensomotorio … è piacere di
correre, saltare, cadere, arrampicarsi, lanciare,
calciare, far rimbalzare le palle, incontrarsi, scontrarsi
… è il modo dei bambini di esprimere la capacità di
essere e di fare in modo autonomo. Ognuno è
impegnato in una ricerca del proprio spazio
individuale, del bisogno di sperimentarsi e di far
vedere all’adulto ciò che sa fare.
Questo gioco apre alla contrattazione dei legami
tra i bambini che è spesso caratterizzata da
un’ambivalenza fra l’appartenenza al gruppo e la
realizzazione dei bisogni/ desideri individuali e
questo genera, in alcuni momenti, conflittualità che
i bambini non sono sempre in grado di risolvere da
soli. Il ruolo dell’adulto diventa allora quello di aiutarli
a trovare soluzioni condivise e il cerchio, durante la
seduta, diventa lo spazio dove “dipanare la
matassa”. L’adulto non propone soluzioni, svolge
una funzione di facilitatore della comunicazione, di
“direttore del traffico”. Non sempre questa strategia
porta alla risoluzione del conflitto perché il conflitto è
emozione e il passaggio all’elaborazione spesso
richiede un tempo più lungo e non sempre le
soluzioni trovate soddisfano i bambini. Ciò che però
è importante è che si fa esperienza di come il
conflitto faccia parte delle relazioni, che può essere
raccontato e che se ne può uscire.
E in alcuni momenti, l’adulto decide di non
intervenire e di lasciare la possibilità ai bambini di
trovare delle soluzioni da soli, senza lo “stop” del
cerchio,
e
questo
passa
attraverso
la
sperimentazione di momenti di rabbia, di tristezza, di
sentimenti di impotenza. Il senso del non- intervento
dell’adulto nel conflitto ha la funzione di confermare
ai bambini che ce la possono fare da soli e che
hanno spazi per affermare la propria autonomia e i
propri stili relazionali. L’adulto non è assente …
guarda e vigila a distanza (è la funzione dello
sguardo che contiene).
Le palle, i cerchi, le corde:
spazi di gioco condiviso attraverso
comuni.
costruzioni
Le stoffe, i cerchi, le corde, i bastoni:
la definizione di sé in relazione agli altri, la definizione
di spazi di gioco … similitudini e differenze, alleanze
e conflitti … il passaggio dal bisogno/ desiderio
individuale al gruppo.
Le corde, le stoffe, i bastoni, i cerchi hanno la
funzione di trasformare lo scenario: il gioco assume
connotazioni più simboliche e attraverso la
costruzione di “storie” i bambini sperimentano una
maggiore definizione di sé, della relazione con gli
altri (alleanze e esclusioni), dello spazio occupato e
dei suoi significati. L’adulto diventa una sorta di
“aiutante”, un facilitatore della comunicazione
attraverso azioni che i bambini possono cogliere e
trasformare in qualcosa di utile per realizzare i propri
bisogni/desideri o, in alcuni momenti, diventare il
compagno per un gioco particolare.
“Le azioni per finta si situano all’interno di un
copione condiviso, i ruoli diventano complementari,
le trame sono oggetto di negoziazione … Vi sono
regole di carattere generale, che riguardano
soprattutto la partecipazione sociale e le procedure
del gioco, come l’alternanza dei turni o gli scambi
degli oggetti o l’alternanza dei ruoli … Altre regole
invece sono specifiche e si applicano a particolari
episodi di gioco … Per poter giocare insieme, i
bambini hanno bisogno di comunicare con i propri
compagni chi sono nella finzione, che cosa stanno
facendo, quali oggetti si sono inventati, in quale
situazione immaginaria si trovano … Il contesto di
gioco, una volta creato, deve essere mantenuto in
vita o ristabilito tutte le volte che si verificano delle
rotture … Talvolta è necessario uscire dal contesto
immaginario, per poi rientrarvi dopo aver chiarito
aspetti ritenuti importanti nel gioco …” Baumgartner
Il riordino è l’azione che segnala ai bambini la fine
dei giochi, è la presa di distanza dal vissuto, da ciò
che si è narrato con il corpo, con l’azione, con le
emozioni e con il gioco.
Il cerchio finale è lo spazio della parola, della
verbalizzazione dei giochi; ha la funzione di
organizzare su un altro registro l’esperienza, di
costruire significati condivisi (memoria individuale e
collettiva), di dare forma e senso alla realtà e al
proprio agire in relazione agli altri e di imparare a
rispettare il proprio turno e ad ascoltare. Come dice
Luisa Formenti
“E’ fondamentale garantire
un’attitudine all’ascolto all’interno del gruppo.
Dando un ritmo agli interventi, in modo che ogni
bambino abbia un suo spazio … Il momento della
verbalizzazione … vede progressivamente il
delinearsi, attraverso la somma dei racconti
individuali i diversi ruoli agiti all’interno del gioco, le
dinamiche interpersonali, i processi di identificazione
e differenziazione, i conflitti di potere, la nascita di
una leadership riconosciuta, la creazione di legami
…; in definitiva, una strutturazione progressiva del
gruppo, all’interno di una narrazione condivisa …”
Alcuni pensieri dei bambini sulla funzione del
cerchio finale:

Per dire il gioco che ci è piaciuto di più. Mi
sento bene

Il cerchiolino serve a spiegare le cose, io mi
sento così così

Il cerchiolino serve per le cose e scegliere il
gioco piccolo, a dire se è andato tutto bene
o no, per raccontare le cose. Io penso che
sono in cerchio con gli amici

Pensieri di alcuni bambini sul/i compagno/i
con cui amano giocare e sul compagno/i con
cui non amano giocare:

Mi è piaciuto giocare a Batman con J. Non
gioco con M. perché lei fa sempre la casa.

Gioco con L. perché lui sa i giochi che vorrei
ed è mio amico. Non gioco con J. perché per
me non è simpatico.

Mi è piaciuto giocare ai supereroi con F. e J.
e pure con Barbara, L. e J. Non gioco con M.
perché non sono sua amica, non le ho mai
chiesto di essere amiche.

Mi è piaciuto fare la lotta. Non mi piace
giocare con S. perché litigo sempre.

Mi è piaciuto giocare alla casa e avere dei
bambini piccoli. Non gioco con S. perché lui
non mi fa giocare.

Mi è piaciuto fare la casa ed essere la
bambina grande, ho deciso di essere malata,
mi piaceva perché mi coccolavano. Non
gioco con A. perché lui non vuole.
Il “gioco piccolo” è il rituale del saluto, è la possibilità
di proporre come singolo, di adeguarsi alla scelta
finale del gruppo o scegliere di non farlo.
Il lavoro con le insegnanti ha come ordito l’alleanza
educativa rappresentata dalla messa in comune di
strumenti di lettura della realtà: condividere,
confronto
connettere,
integrare
risorse
e
competenze diverse diventano le parole chiave
degli incontri. La trama è la possibilità di far nascere
da questa collaborazione strategie di intervento
finalizzate ad aiutare i bambini nel loro processo di
crescita.
Anche l’incontro con i genitori e i colloqui individuali
hanno come ordito l’alleanza educativa e la trama
è rappresentata dalla possibilità di far diventare
questi momenti di confronto e riflessione un modo
per condividere esperienze che hanno similitudini e
differenze, ma che hanno un obiettivo comune: il
benessere dei bambini.
Voglio concludere questo mio intervento con una
citazione tratta dal “Piccolo principe”:
“… "Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe,
voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..."
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto
carino..."
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo
principe, ” sono così triste..."
"Non posso giocare con te", disse la volpe, “non
sono addomesticata".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe. Ma dopo un
momento di riflessione soggiunse: "Che cosa vuol
dire <addomesticare>?“
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che
cosa cerchi?“
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe. "Che
cosa vuol dire <addomesticare>?"
"Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e
cacciano. È molto noioso! Allevano anche delle
galline. È il loro solo interesse. Tu cerchi delle
galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici.
Che cosa vuol dire "<addomesticare>?“
"È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire
<creare dei legami>..."
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non
sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E
non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di
me. Io non sono per te che una volpe uguale a
centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi
avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me
unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo“…
Saint- Exupèry
principe”
“ Il
piccolo