Anteprima - Comune di Morro d`Alba

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Anteprima - Comune di Morro d`Alba
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In questo numero
In caso di mancato recapito
inviare al CMP di Ancona
per la restituzione al mittente
previo pagamento resi
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Foto dal gemellaggio
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Ricordo del maggiore
Stoppani
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Anno XXX
n. 102, 1° semestre 2012
pubblicazione giugno
Reg. Trib. Ancona n.5 del 27.1.1976
Direttore Resp. Maurizio Toccaceli
spedizione in abb. postale 70%
Dir. Comm. Business Ancona
Stampa TJ, Jesi
Il dibattito in corso nel nostro
paese sui tagli di spesa e sui modi
in cui attuarli dimostra quanto
sia forte il bisogno di politica
nella nostra società.
Ciò è tanto più vero se guardiamo alla parte, che tanto peso
sembra avere nel destino dell’Italia, che riguarda l’assetto futuro
degli enti locali, delle Province e
soprattutto (anche se ne parlano
meno) dei Comuni. Tralasciamo il
dibattito, a tratti surreale, sulle
Province (le aboliamo tutte, no le
manteniamo, le riduciamo di
numero) del quale ci sfugge la
sostanza e ci concentriamo sul
ruolo dei piccoli comuni che
rappresentano numericamente
la maggioranza degli enti locali
italiani. Crediamo davvero che i
problemi del governo territoriale
si possano risolvere eliminando
(magari accorpandoli non si sa
bene ancora come) quelli più piccoli? Nessuno nega che l’esiguità
delle dimensioni sia un ostacolo
all’esercizio delle funzioni elementari di un ente locale.
Sembra quasi che tutto si riduca
ad un contenimento dei costi
della politica: meno consiglieri,
meno assessori, quasi per assecondare una pur legittima richiesta di morigeratezza che arriva
da una società in gravi difficoltà
economiche. Nessuno che si fermi
un attimo a riflettere sul ruolo
che quella miriade di Comuni ha
nel governo del territorio, nella
gestione della democrazia, nel
dialogo quotidiano con i cittadini
per i quali rappresentano in molti
casi la prima linea della Repubblica. Se guardiamo all’Europa,
ai paesi che in molti casi prendiamo a riferimento (Francia
e Germania, ma l’esempio si
potrebbe allargare) vediamo che
il livello di “polverizzazione”
degli enti locali non è molto
diverso dal nostro, anzi in più casi
la dimensione territoriale media
è inferiore a quella italiana. Ma
da quelle parti nessuno si sogna
di tagliare il numero dei Comuni.
Forse anziché agitare lo spettro
inesistente del costo (modesto)
della classe politica locale bisognerebbe cominciare a porre il
problema delle forme di organizzazione che potrebbero permettere anche ai piccoli Comuni di
mantenere la loro identità territoriale e di continuare a garantire
un livello di servizi di base fondamentali per la collettività. Per
fare questo occorre rovesciare la
continua in seconda
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Incontro
con Elio Tittarelli
totale abitanti
al 30 giugno 2012
1995
Successo dell’iniziativa che ha confermato la “vocazione fotografica”
di Morro d’Alba
Si è conclusa con esiti positivi la
prima edizione di “Giornate di fotografia” serie di eventi che hanno
animato il paese di Morro d’Alba.
Molti relatori provenienti dalle
maggiori istituzioni italiane si sono
dati il cambio sul palco dell’auditorium di Santa Teleucania, affrontando la fotografia da diversi punti
di vista a partire da quello più storico fino al più attuale. Massimo
Raffaeli, Cesare Colombo, Paola
Riccardi, Giorgio Marinelli sono
solo alcuni tra i nomi degli autorevoli interventi che hanno fatto definire dalla stampa Morro d’Alba
“città della fotografia” seppure solo
per un week end. Ulteriore novità
nell’evento è stato inoltre il convegno tenutosi domenica “La fotografia nelle Marche” dove, alla presenza di un attento pubblico, i rappresentanti delle più importanti organizzazioni regionali operanti nel
settore si sono susseguiti sul palco
per parlare della nostra realtà fotografica e di come quest’arte venga
sul territorio esposta/conservata/
valorizzata. Un evento che vuole
divenire annuale e che si è già dimostrato molto utile nell’agevolare
e promuovere la collaborazione fra
le istituzioni delle Marche.
Simona Guerra e Lisa Calabrese,
curatrici dell’evento, si dichiarano
molto soddisfatte delle tre giornate: “Tutti gli eventi sono stati
ugualmente partecipati e intensi
nati...............n. 10
morti.............n. 10
matrimoni......n. 5
emigrati.........n. 37
immigrati.......n. 37
pagina 4
I Comuni esattori
(dal 30 novembre 2011
al 30 giugno 2012)
Giornate
di fotografia
Aboliamo
i Comuni?
QUANTI
SIAMO
nonostante fossero molte le iniziative sul territorio in programma nel
week end. Molte le persone che ci
hanno ringraziato per aver parlato
in maniera non convenzionale - per
queste parti - di fotografia e ciò è il
nostro più grande risultato.
Di certo, se siamo riuscite a dare
vita a queste tre giornate lo dobbiamo, oltre che al pubblico, a chi ha
sostenuto economicamente questo
progetto: la Banca di Credito Cooperativo di Ostra e Morro d’Alba,
la Tech-Pol, il mitico ristorante
“dal Mago”, la ProMorro, l’azienda Marotti Campi e ovviamente il
Comune di Morro d’Alba che ha
creduto sin dal primo momento alle
Giornate.
L’evento si è chiuso con l’inaugurazione di una mostra del fotografo
Ennio Brilli “Hulachenem. La strada della speranza” realizzata in collaborazione con il CVM – Centro
Volontari per il mondo
676 fino a 30 anni
841 da 31 a 60 anni
478 oltre 60 anni
pagina 6
La banda
a Mirabilandia
pagina 7
Il Falegname
pagina 8
L’assemblea
della Pro loco
Foto di prima necessità
“Le Organizzazioni non Governative e la fotografia come bene di
prima necessità” questo il titolo della serata condotta dal fotografo e
curatore Cesare Colombo. Questa occasione ha rappresentato forse il
momento di dialogo e discussione più importante delle giornate per
capire quale è il supporto che la fotografia riesce a dare alle organizzazioni non governative che da decenni si occupano delle emergenze
nel mondo.
Proiezione di filmati e di alcuni collegamenti in videoconferenza tra
cui quelli con Paola Riccardi (Fotografi senza Frontiere) e Matteo
Civardi (Medici senza Frontiere) e la partecipazione di Ennio Brilli
(CVM – Comunità Volontari per il Mondo) e Mario Dondero che ha a
lungo collaborato con la ONG italiana fondata da Gino Strada Emergency.
Le ONG che essi rappresentano e con cui collaborano fanno grande
uso della fotografia per documentare il loro lavoro, per diffondere notizie sulle emergenze alimentari, sulle guerre ma anche per dare una
nuova speranza a chi non ne ha, attraverso l’organizzazione di corsi
di fotografia nei paesi disagiati che possano aiutare i ragazzi a ritrovare speranza ed anche una nuova identità. Come si legge sul sito di
Fotografi senza frontiere “La fotografia è un bene di prima necessità”;
la serata che si è svolta a Morro d’Alba ha voluto rappresentare un
supporto alla grande verità insita in questa affermazione.
Nuova scuola: procedono i lavori
7 luglio
30 luglio
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Ludoteca e “Comunque genitori”
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Due nuovi servizi del Comune per la famiglia e per i bambini
Nonostante le difficoltà economiche
che riguardano soprattutto i piccoli comuni, l’Amministrazione di
Morro d’Alba è riuscita quest’anno a
fornire alla comunità due importanti
e innovativi servizi, completamente
gratuiti, volti a soddisfare quelle esigenze sociali che proprio in periodi
di crisi si fanno sentire maggiormente.
I servizi in questione sono la “Ludoteca Comunale” e il corso di formazione “... Comunque Genitori” che
nascono da progetti scritti e curati
entrambi della Dott.ssa Alessandra Boldreghini, e che sono stati
parzialmente finanziati rispettivamente dall’Ambito Territoriale e
dalla Regione Marche. La “Ludoteca Comunale” è un sevizio rivolto
alle famiglie con bambini dai 3 ai
13 anni per accogliere l’esigenza di
impegnare i figli in attività ludicoricreative nelle ore pomeridiane. La
Ludoteca tuttavia non consiste in
un semplice baby parking ma in un
luogo di incontro, in cui i bambini
sono guidati in attività che rispondono ad esigenze ricreative ma anche
formative, in grado di stimolare e
potenziare, secondo l’età, le competenze di ciascun bambino. Le attività
svolte sono legate alla scoperta del
territorio, alle tradizioni locali, alla
natura, al piacere della lettura, alla
manipolazione, al disegno. Il servizio è stato attivato, in via sperimentale, per sole due ore settimanali (il
martedì dalle 17 alle 19) a partire
dalla fine di dicembre a giugno, ed ha
visto progressivamente un aumento
degli iscritti che sono arrivati a ben
Saint-Alexandre
2012
Sul quotidiano locale francese, foto
e notizia della visita della delegazione
di Morro d’Alba al comune gemellato
24 bambini. In occasione della festa
finale, in cui i piccoli partecipanti si
sono divertiti nella “caccia al tesoro
al museo” e poi nel “nutella party”,
sono stati consegnati dei simpatici
gadget e il diploma di partecipazione
direttamente dalle mani del Sindaco
Simone Spadoni. In quella stessa
occasione i genitori hanno avuto
modo di manifestare il gradimento
per il nuovo servizio, completamente gratuito, e la richiesta per il
mantenimento dello stesso anche per
il prossimo autunno, magari con un
potenziamento delle ore. È disponibile presso il comune, per le famiglie
dei partecipanti, anche un dvd con le
foto dei bambini scattate durante le
attività della ludoteca e realizzato
con la collaborazione di Cristiana
Sbaffi, mamma di una delle partecipanti. Il corso di formazione “...
Aboliamo i Comuni? dalla prima
cultura del liberismo ragionieristico che sembra pervadere in maniera acritica a livello nazionale (ed anche europeo) i modelli di governo dell’attuale
tempo di crisi. Proviamo a considerare i comuni non come un elemento di
spreco da comprimere, tagliare, paralizzare con un patto di stabilità fatto
di tagli e rinunce che poco concede alla stessa possibilità di sopravvivenza,
ma come una straordinaria ricchezza storica, identitaria, democratica e
anche economica. Dare a questi enti la possibilità di organizzarsi in forme
nuove (magari con sostegni ed incentivi) potrebbe alla fine significare ridare
fiato anche ad un circolo virtuoso di investimenti senza il quale la situazione economica italiana rischia di avvitarsi in una spirale senza fondo. Ma
anche in questo caso la via da percorrere non può essere quella dell’obbligo
e della costrizione senza reali certezze per il domani.Tanto per restare a
quanto succede nella nostra realtà, noi potremmo anche procedere sulla via
della fusione fra Comuni proseguendo, con tutte le garanzie democratiche
e previa verifica del consenso delle popolazioni, un percorso in parte già
avviato. Ma a questo impegno istituzionale deve corrispondere una prospettiva di finanziamenti futuri che le regole attuali proprio non sembrano
garantire. Se poi riteniamo che la via del risparmio a tutti i costi sia la
migliore, i Comuni al pari delle (non tutte) Province si potrebbero anche
abolire a patto che prima ci dicano come e con che cosa sostituirli.
Simone Spadoni
Sindaco
Comunque Genitori” è un corso
volto a promuovere il benessere
della famiglia, attraverso il sostegno delle coppie, delle famiglie e
di a chi svolge la funzione di educatore, per affrontare le diverse fasi
del ciclo vitale, l’esercizio della funzione genitoriale ed educativa al fine
di prevenire situazioni di disagio. Il
progetto è nato a seguito del bando
della Regione Marche denominato
“Scuola per genitori”, che ha visto il
coinvolgimento di numerosi partecipanti in tutto il territorio regionale,
alle iniziative dei comuni che, come
la nostra Amministrazione, hanno
vinto il finanziamento. A Morro
d’Alba il corso si è svolto nei mesi
di aprile e maggio per 6 incontri,
presso l’auditorium S. Teleucania, in
cui i partecipanti hanno avuto modo
di discutere delle problematiche
inerenti la funzione genitoriale ed
educativa con un operatore esperto,
la dott.ssa Alessandra Boldreghini,
Mediatrice Familiare, così come
richiesto dal bando regionale. Il
servizio, anche in questo caso completamente gratuito, ha visto la partecipazione di genitori ed educatori
provenienti dal nostro territorio ma
anche da città limitrofe. Si è venuto
così a costituire un gruppo che ha
rappresentato il luogo di incontro
e confronto tra i partecipanti che
hanno affrontato tematiche quali la
comunicazione genitori-figli, l’importanza del ruolo educativo della
famiglia, la separazione, le risorse
a sostegno della genitorialità condivisa. I partecipanti hanno dichiarato
l’interesse e l’utilità delle tematiche
trattate ed hanno avanzato la richiesta di partecipare ad ulteriori iniziative di questo genere. La Regione
Marche, visto il successo dell’iniziativa su scala regionale, pare voglia
prevedere un ulteriore finanziamento
per una nuova edizione del bando.
Assessorato alle Politiche sociali
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Il primo da sinistra è Adrien Espiard (ex Segretario comunale ora in pensione è il Segretario del comitato di gemellaggio), Patrik Douhaizenet (attuale Sindaco di Saint Alexandre), Monique Espiard (Tesoriera aggiunta
nel comitato di gemellaggio), Anne Marie Clement (Presidente del comitato di gemellaggio), il Sindaco di Morro d’Alba Simone Spadoni.
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La notte di San Lorenzo
a Morro d’Alba
Calici di stelle: un “lacrima” per ogni stella cadente
A venti anni dalla
tragedia di Javello
A Montemurlo cerimonia a ricordo
dell’incidente nel quale perse la vita
il maggiore Carlo Stoppani
Il tragico incidente aereo è stata ricordato domenica 15 gennaio
alla presenza delle autorità militari e civili, dei familiari e dei
colleghi e degli amici delle tre vittime. Il sindaco Mauro Lorenzini e i sindaci Simone Spadoni di Morro d’Alba e Giorgio Lerda
di Caraglio hanno rinsaldato il legame nato dalla tragedia con la
promessa di incontrarsi presto in uno dei due comuni
Una piccola folla commossa ha seguito la cerimonia del ventennale della tragedia di monte Javello, in ricordo di quell’8 gennaio
1992 quando un G222 dell’aviazione militare della 46ª Brigata
Aerea di Pisa precipitò durante un volo di addestramento. L’incidente costò la vita ai tre membri dell’equipaggio: il maggiore Carlo Stoppani di Morro d’Alba (Ancona), il tenente Paolo
Dutto di Caraglio (Cuneo) e il maresciallo Cesare Nieri di Pisa. Alla commemorazione davanti al monumento nei giardini di
Fornacelle, promossa dall’Associazione Arma Aeronautica di
Montemurlo, erano presenti uno dei figli del maresciallo Cesare
Nieri e le madri del maggiore Carlo Stoppani e del tenente Paolo
Dutto, insieme ai Sindaci delle loro città, Morro d’Alba (Ancona) e Caraglio (Cuneo), accompagnati da gruppi di concittadini.
Tra i partecipanti, il vicecomandante della 46ª Brigata Aerea di
Pisa, colonnello Michele Mapelli; il comandante del 2° Gruppo
cui appartenevano i caduti, maggiore Antonio Grillo, insieme al
suo pari grado nei giorni della tragedia, Ennio Greco. Numerosi
anche i colleghi delle tre vittime, arrivati da Pisa. Dall’Istituto
di Scienze Aeronautiche di Firenze sono giunti il comandante
della 2E, colonnello Balducci, insieme a 6 giovani allievi in alta
uniforme. In rappresentanza dell’arma dei Carabinieri, il comandante della Tenenza di Montemurlo Clemente Errico e il maggiore Elia Alioto. Il sindaco di Montemurlo, Mauro Lorenzini,
rivolgendosi ad amici e familiari dei tre caduti a nome della città,
ha voluto ricordare che “ora come allora, siamo loro vicini nel
dolore e nel ricordo dei loro cari. Un ricordo che il tempo non
potrà cancellare, come non potrà cancellare il legame tra Montemurlo, Morro d’Alba e Caraglio, tre comunità che la tragedia ha
unito”. Tra i sindaci delle tre città è stato rinnovato un impegno
di amicizia, con l’accordo di ritrovarsi presto a
Caraglio, nel cuneese, o
a Morro d’Alba, il piccolo comune marchigiano
famoso per il vino Lacrima di Morro d’Alba doc.
La delegazione di Morro
d’Alba era composta dal
Sindaco, dalla madre del
maggiore Stoppani, Giuseppina Pacenti, dallo zio, Renato Stoppani e dal presidente di
“Albanostra, Cesare Cuicchi.
Nella foto: (da sinistra) il sindaco di Morro D’Alba Simone Spadoni, il sindaco di Montemurlo Mauro Lorenzini, il sindaco di
Caraglio Paolo Dutto
Anche quest’anno il castello di Morro d’Alba è tornato a risplendere con le stelle cadenti di San Lorenzo. Dalle
19.30 fino a tarda notte, ad accogliere gli ospiti c’erano tutti i produttori del vino Lacrima di Morro d’Alba e
molti altri espositori di prodotti tipici con degustazioni di cibo e vino gratuite.
Per la degustazione era possibile anche acquistare l’esclusivo calice firmato in originale da Enzo Cucchi, il
grande maestro morrese della Transavanguardia, in tiratura limitata di 50 pezzi.
Musica dal vivo e, presso i torrioni del castello, osservazione delle stelle cadenti e con l’assistenza degli astrofili
della associazione “Astrofabriano. Il Museo “Utensilia” si è rinnovato per l’occasione con due grandi sorprese:
la novità delle audioguide con la splendida voce di Luca Violini, ideate e prodotte dal Sistema Museale della
Provincia di Ancona, che accompagneranno i visitatori nel loro percorso attraverso le sale del museo. Oltre a
queste, sullo scherno della sala grande è stato proiettato il documentario dedicato al Museo Utensilia anch’esso
realizzato dal Sistema Museale della Provincia di Ancona.
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Bene arrivata Vittoria!
Il 20 luglio è nata Vittoria Andreoli, figlia di Alessandra
Boldreghini. Ai genitori e alla piccola gli auguri e le felicitazioni della Redazione del periodico.
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I Comuni esattori
per conto dello Stato
Con l’Imu non ci sono benefici per le casse del Comune
A Sant’Amico il concerto
per l’Assunta
Alla vigilia di ferragosto musica
e degustazione nell’antica cantina
La Tenuta S. Amico, il 14 agosto, è stata il luogo di ritrovo di
illustri ospiti provenienti da varie regioni di Italia, per una
giornata all’insegna della cultura, organizzata in collaborazione con l’Associazione “Bichi Reina Leopardi Dittajuti”, e
con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Morro
d’Alba. Dopo il drink di benvenuto all’Orangerie S. Amico
gli ospiti hanno potuto ascoltare una interessante conferenza
del professor Stefano Papetti sulle ville e le proprietà nobiliari marchigiane nel 1700.
A seguire un’affascinante concerto di musica da camera sui
prati di Villa Sant’Amico, organizzato dal Maestro Carradori con Giacomo Coletti al violino, Enea Cavallo all’arpa e
Roberto Jachini come tenore.
Dopo il tramonto l’evento si è concluso con una degustazione molto apprezzata dei vari vini dell’Antica Cantina
Sant’Amico.
Festa di fine corso con i partecipanti
al corso di lingua italiana per stranieri
La consegna degli attestati di partecipazione durante la seduta consiliare del
26 luglio. Un particolare ringraziamento a Miria Magni insegnante volontaria del corso.
Con l’IMU - Imposta Municipale
Unica, la nuova ICI, non ci sarà
alcun miglioramento dei servizi
comunali: si prende i soldi lo Stato.
La ferocia di questa imposta, partorita dal Governo dei tecnici, si potrà
rilevare soltanto il 17 dicembre
prossimo quando dovremo pagare
il saldo, con le nuove aliquote
applicate dai Comuni. Alla vecchia
ICI è stata aggiunta un’imposta
patrimoniale statale, per far cassa in
maniera semplice ma senza equità;
sono stati colpiti tutti gli immobili
compresa la prima casa, con rendite
catastali approssimative e aumentate del 60%, senza tener conto del
reddito dei contribuenti. Secondo
l’avv. Guido Castelli (sindaco
di Ascoli Piceno e responsabile
nazionale dell’ANCI per la finanza
locale), poiché i Comuni stanno
deliberando quasi tutti le aliquote
al massimo livello consentito, si
ipotizza che l’IMU possa valere il
233% dell’ICI mentre nelle casse
dei Comuni andrà soltanto il 27%
della vecchia imposta (intervista a
Radio RAI1 del 4 giugno 2012, ore
16,15 circa). Con la manovra “salva
Italia” è stata anticipata al 2012
l’entrata in vigore dell’imposta
municipale prevista dal federalismo
fiscale. Nel disegno di legge originario sarebbe dovuta avvenire nel
2014, assieme a quella dell’imposta
municipale secondaria, nell’ottica
di semplificare il farraginoso catalogo delle imposte locali (ben 18
diverse forme di entrata: dall’ICI
alla tassa sull’ombra). Con l’operare combinato delle due imposte il quadro si semplificava in 10
forme impositive, permettendo una
nuova tracciabilità dei tributi. Se è,
infatti, corretto imporre la tracciabilità dei pagamenti dei privati per
contrastare l’evasione, è simmetricamente altrettanto fondamentale
che le istituzioni pubbliche facciano la loro parte, grazie a imposte
tracciabili che permettano (come
ribadiva spesso Luigi Einaudi) al
contribuente di conoscere il perché
delle imposte, verificando le finalità
pubbliche finanziate. Se evadere è
un “delitto”, lo è anche sprecare
le imposte; l’elettore deve quindi
poter verificare e sanzionare con il
voto chi commette sprechi.
L’anticipo al 2012 dell’imposta
municipale non comporta particolari problemi, come nemmeno
la sua estensione alla prima casa,
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che anzi rafforza il legame fra l’elettore residente e la politica locale
rendendo maggiormente efficace
il controllo democratico. Un problema grave, invece, deriva dalla
soluzione, adottata nella manovra,
di riservare allo Stato metà del gettito dell’imposta municipale sulle
seconde case (9 miliardi). Peraltro,
i Comuni perdono di fatto anche
il gettito derivante dall’estensione
alle prime case (3,8 miliardi), dal
momento che il decreto prevede un
taglio al fondo di riequilibrio destinato ai Comuni per 1,45 miliardi
(cui si aggiunge il taglio di un
miliardo derivante dalla manovra di
luglio 2011) e una riduzione compensativa per altri 3,2 miliardi.
Insomma, quest’anno è arrivata
un’imposta che si chiama municipale, che i cittadini vedranno più che
raddoppiata rispetto alla vecchia
ICI (soprattutto, come già detto, per
effetto delle rivalutazioni catastali
e dell’inclusione della prima casa).
Sarà il Comune a metterci la faccia
di fronte agli elettori (l’imposta si
chiama appunto “municipale”), ma
questi elettori non vedranno alcun
miglioramento nei servizi munici-
pali, perché il Comune non riceverà
nemmeno un euro aggiuntivo: il
maggior gettito lo incassa lo Stato.
La tracciabilità del tributo a questo
punto è gravemente compromessa
(peraltro in un contesto dove inizieranno a diventare operativi i
fabbisogni standard sulla spesa
locale). Avere riservato una grossa
fetta del gettito allo Stato (che potrà
spenderlo a prescindere da ogni
controllo della democrazia locale)
di un tributo proprio comunale rappresenta una soluzione che compromette la responsabilizzazione
politico-amministrativa dei Sindaci
e delle Giunte municipali, che si
può giustificare solo in via transitoria data l’emergenza fronteggiata dal decreto “salva Italia” ma
che non può essere definitiva, pena
l’alterazione di un principio fondamentale del federalismo fiscale.
È utile quindi che questa distorsione venga corretta già dall’anno
prossimo.
(Fonte: prof. Luca Antonini).
Franco Fava
Consigliere comunale
di opposizione
Cena per l’accoglienza
Una cena, in Piazza Barcaroli, con tutti coloro che si sono adoperati, anche dei
comuni limotrofi, per accogliere a Morro d’Alba, i bambini durante il mese di
luglio. Erano Presenti il parroco Don Marco Mazzarini i rappresentanti dell’associazione ARCA, il sindaco e tutti i volontari.
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L’ultimo
mezzadro
La civiltà del “patto arcaico”
nel colloquio con Elio Tittarelli
Quando arrivo a casa sua, accompagnato dal nipote Nicola, Elio
Tittarelli, classe 1923, mi sta già
aspettando. Non faccio in tempo
ad accendere il registratore che mi
trovo già immerso in una narrazione fluente e lucidissima. È una storia di vita, quella di Elio, che attraversa il Novecento, ma soprattutto
si intreccia e si confonde con la vicenda sociale del “patto arcaico”.
Studiosi di storia e di economia
hanno chiamato così il patto mezzadrile che, nelle Marche, per secoli, ha plasmato i rapporti sociali,
le dinamiche della produzione, la
stessa conformazione del paesaggio. Di quel mondo, Elio Tittarelli,
l’ultimo mezzadro di Morro d’Alba,
è stato testimone e protagonista.
fabbrica e, magari, si sono trasferiti
nelle grandi città del Nord.
Noi siamo rimasti. Prima stavamo
a Jesi, poi ci siamo trasferiti a San
Marcello e infine a Morro d’Alba.
Abbiamo cominciato anche ad
acquistare attrezzature, macchine
e trattori e la situazione è progressivamente migliorata. È aumentata
la produzione, siamo passati da 150
a 300 quintali di grano, la nostra
stalla era piena di animali, i proprietari erano soddisfatti di noi, non
c’era conflittualità.
Facciamo un passo indietro e
torniamo agli anni precedenti la
guerra, com’era la situazione in
campagna a quel tempo?
Era dura e difficile. In campagna
c’era la miseria. Non per noi che
Nelle nostre interviste ai “diver- avevamo un terreno esteso.
samente giovani” (come si definiscono oggi) di Morro partiamo Quali colture praticavate sul vostro
molte volte dai ricordi della guerra, terreno oltre ai cereali?
ma lei da bambino avrà sentito Piantavamo i cavoli, ma anche il
parlare anche della Prima Guerra tabacco, il lino, la canapa... a quel
Mondiale, della Grande Guerra...
tempo non c’erano trattori... i primi
Certo... c’era una famiglia che ave- “motori” non erano un granché...
va avuto tre caduti al fronte, ma Elio chiede al nipote Nicola di annon solo... Nelle serate d’inverno, dare a prendere una vecchia foto. È
quando fuori era cattivo tempo, le una scena di una trebbiatura, risadonne stavano al piano di sopra a le ai primi degli anni Trenta...
lavorare al telaio, gli anziani porta- Io sono questo piccolo con il capvano noi più piccoli di sotto, nella pello... questa è la “capoccia”, (la
stalla e lì ci facevano vedere come moglie del capofamiglia) che sta
si faceva la guerra... mimavano portando dell’acqua all’operaio
le azioni, gli attacchi... Oggi si sa addetto alla trebbiatrice. Erano
tutto in poco tempo, allora anche macchine a vapore, avevano bisole informazioni che riguardavano i gno di molta acqua per funzionare.
morti in guerra si conoscevano solo L’acqua l’andavamo a prendere con
dopo molto tempo.
una grossa botte che poi trasportavamo con un carro trainato dai buoi.
E veniamo alla esperienza della
mezzadria...
La “battitura” era tradizionalA quel tempo c’erano grandi pos- mente un momento di fatica ma
sedimenti terrieri, anche con oltre anche un’occasione di festa...
cento famiglie mezzadrili. Il nostro Quando - ormai eravamo nel dopoterreno era di proprietà dei marche- guerra, terreno ancora più grande e
si Giurati. Il padrone ci ha trattato macchine più moderne - si finiva
sempre bene, tutto era regolato dal andavamo tutti a cena. C’erano
patto, dal contratto di mezzadria trentacinque operai addetti alle
in base al quale il proprietario ci varie fasi della trebbiatura. E arriaffidava il terreno e noi mezzadri vava anche il proprietario del terlo coltivavamo. Una parte di tutto reno, il conte... un tavolo tutto per
quello che veniva prodotto era di lui, accompagnato da dodici perspettanza del proprietario del terre- sone, c’era anche la parrucchiera di
no, non solo il grano, ma anche le fiducia della sua famiglia.
galline, le uova, i conigli... La per- Era una festa... avevamo un forno
centuale poi è cambiata nel corso grande si cucinavano anche nove
del tempo...
teglie di carne.
mesi in un deposito. L’isola è stata
occupata dagli Americani senza
combattere e noi ci siamo accorti
del loro arrivo quando abbiamo
cominciato a vedere in giro soldati
di colore.
A questo punto - la situazione era
ormai profondamernte cambiata ci siamo trovati a proseguire il conflitto a fianco degli Americani, fra i
quali c’erano anche molti soldati di
origine italiana.
Noi eravamo addetti a scaricare i
rifornimenti dalle navi. Dei miei
fratelli io sono forse quello a cui è
andata meglio... Un mio fratello è
stato colto dall’armistizio mentre
era in Russia. È riuscito fortunosamente a salire sui mezzi in fuga ed
è arrivato fino a Trieste. Da Trieste
a Morro è venuto a piedi.
Un altro fratello è stato fatto prigioniero dai Tedeschi in una caserma
di Alessandria dove era stato
inviato per l’arruolamento. Rimasto ferito nelle fasi della cattura
è stato poi mandato in Germania
dove ha lavorato in una fabbrica
di scatolette. È tornato in precarie
condizioni di salute e quando arrivato era irriconoscibile.
fattore. C’era più gente da noi che
alla festa di San Giuseppe a Jesi!
Come era organizzata la vita del
mezzadro?
Io ero il cantiniere e mi occupavo
dei “motori”, un altro faceva il
“bufararo”, era l’addetto al bestiame.
Doveva curare che i vitelli venissero allattati regolarmente e che i
tori fossero nutriti adeguatamente.
Fra le donne c’era quella che controllava la “fiocca” (la chioccia),
un’altra andava dai conigli. Al mattino quando la squadra era pronta si
andava tutti sui campi. Noi arrivavamo poco dopo con i “motori”...
glia numerosa, anche più di venti
persone, nessuno si azzardava ad
entrarti furtivamente in casa. Oggi
la gente divorzia... ma è anche giusto che sia così se moglie e marito
non vanno più d’accordo.
Cosa si sente di dire ai giovani
d’oggi per quella che è stata la sua
vita secondo la sua esperienza?
Non penso di essere all’altezza
perché non ho studiato. Oggi è
cambiato tutto, i giovani hanno
la macchina non si va più in giro
con il trattore o con il carro tirato
dai buoi. Quando è arrivata la trebbiatrice ci siamo accorti che era in
grado di fare il lavoro di cento opeCom’era il rapporto con il fattore? rai. E c’era anche lo scannello.
Il nostro rapporto con il fattore è Elio mi chiede se so cos’é lo scanstato sempre buono. C’era un clima nello...
di fiducia reciproca. Era una per- Quando si mieteva il grano con la
sona esperta e ci invitava a seguire i falce una mano teneva l’attrezzo e
suoi consigli soprattutto per quanto l’altra metteva... si prendeva una
riguarda l’allevamento delle bestie canna, un laccio e si costruiva una
alle quali teneva in modo partico- specie che serviva a proteggere la
lare. Vedeva subito se un vitello era mano mentre si mieteva. Prima di
adatto all’ingrasso e ci faceva com- mietere si mettevano via le canne
portare di conseguenza. Dovevamo e si preparavono gli scannelli.
fare i conti anche con i prodotti Ricordo le prime seminatrici, erano
per l’alimentazione degli animali, macchine pesanti non potevano
a volte bastavano quelli del nostro andare dappertutto e su alcuni terSi ricorda del giorno in cui è finita terreno, in altri casi no perché, reni difficili era necessario semila guerra?
magari nascevano più vitelli del nare ancora a mano.
Quando è finita la guerra io avevo previsto.
Il tempo della vita nostra è stato per
già ripreso a lavorare in campagna,
certi versi un po’ tribolato, ma un
potavo la legna. A quel tempo il Quando si è sposato?
pezzo di pane non ci è mai mancato.
lavoro non mancava. I prodotti c’e- Nel 1949. Ho tre figli...
Elio dà libero corso ai suoi ricordi...
rano, c’era anche un po’ di mercato (Elio mi fa vedere le foto dei figli)
Ricordo quando da piccoli si dornero.
miva sul materasso fatto con le
Come avete vissuto il passaggio foglie del granoturco...
e per quanto riguarda le condizioni dalla tradizionale vita mezzadrile
di vita quotidiana... i divertimenti? alla civiltà del consumo di massa? Finiamo l’intervista con Elio con
Il nostro terreno era il più grosso di Intanto è cambiata a poco a poco l’immagine del barbiere...
tutta la zona e, quindi, i giorni di la legislazione sulla mezzadria ed è C’era uno che aveva imparato a
festa o di veglia ci si riuniva tutti andata aumentando la quota di pro- fare il barbiere e, dopo la guerra,
a casa nostra. Si giocava a bocce, duzione di spettanza del mezzadro veniva a fare barbe e capelli a
a carte, un bel fiasco di vino non a scapito di quella del proprietario domicilio... casa nostra era il punto
mancava mai. A volte venivano del terreno.
di riferimento e lì il barbiere lavoanche il proprietario del terreno e il Poi è arrivata la televisione, la rava per tutti fino a tarda sera... In
radio..
cucina c’era la sala d’attesa noi gli
reggevamo il lume mentre lavorava.
Quanti eravate in famiglia?
Cosa pensa della televisione?
Dal tempo della festa torniamo
Il pagamento avveniva in natura il
Avevo quattro fratelli e tre sorelle. ancora al tempo della guerra...
Ci sento poco però devo dire la barbiere era un mezzadro anche lui
Più mia moglie e qualche altro Sono stato arruolato nel 1942 e
verità: tante cose è meglio saperle, e si scontava abbonandogli qualche
parente. In tutto quindici o sedici inviato a Cesena per l’addestratante cose è meglio non saperle. giornata di lavoro.
persone. Nella stalla avevamo mento. Poi ci hanno mandato in
Una volta potevi uscire di casa
trenta bestie. Dopo la Seconda Africa, ma non abbiamo fatto nemtranquillamente.... oggi devi stare Una foto per illustrare l’intervista?
Guerra Mondiale è iniziatio lo meno in tempo a scendere dalle navi,
attento che ti può entrare gente in ... ma non ho nemmeno la cravatta...
spopolamento delle campagne. In gli Americani stavano avanzando.
casa e ti ammazza per portarti via
molti hanno abbandonato l’agricol- Siamo finiti in Sardegna dove ho
qualcosa. Una volta con la famiIntervista
tura, hanno preferito il lavorio in contratto la malaria e sono stato tre
di Maurizio Toccaceli
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Stili di vita e stili
di abuso
Un convengo promosso dal Servizo dipendenze patologiche di Jesi
Pompieri
per un giorno
Il primo giugno esercitazione degli alunni
della Scuola primaria con i vigili
del fuoco in pensione
Gli attrezzi della memoria
Gli studenti di Monte San Vito in visita
al museo “Utensilia”
Lunedì 16 aprile 2012 ci siamo recati a visitare il “Museo Utensilia”di
Morrò d’Alba. Qui ci ha accolto la guida di nome Federica, che ci ha
accompagnato in diverse stanze del museo dove erano esposti tanti
oggetti che si usavano al tempo dei nonni, come il tagliafieno, la falce,
il forcone, numerosi rastrelli di diverso tipo, l’aratro e l’assolcatore
che venivano usati nel lavoro dei campi. Nella sala dedicata alla filatura ed alla tessitura abbiamo visto il vecchio telaio, che si adoperava
per fare i tessuti di lana, canapa e cotone. La nostra guida ci ha fatto
immaginare che al telaio vi erano sedute le nostre nonne e bisnonne,
le quali ci trascorrevano gran parte dei mesi invernali, visto che non
potevano andare a lavorare nei campi. Siamo andati anche a vedere
la stanza adibita a cantina dove si trovano un antico torchio e le botti
fatte con il legno di quercia. Successivamente ci siamo diretti nella
sala dedicata alla cucina dove abbiamo potuto osservare tanti attrezzi
come il macinapomodoro, i setacci per la farina, le pale da forno, le
stoviglie di legno e le ciotole con dei buchini sul fondo che servivano
per fare il formaggio. Ci hanno colpito, in modo particolare, il vaglio
e la trappola per topi. Il vaglio era uno strumento di legno destinato a
pulire i chicchi di grano prima di essere macinati con un piccolo mulino a mano fatto di pietra ed utilizzato dalle donne. La trappola per topi
serviva per tenere questi animali lontano dal cibo. La guida ci ha detto
che i topi catturati non venivano uccisi, ma liberati fuori dalla casa. Alla fine della visita era previsto un laboratorio didattico che consisteva
nell’arredare una vecchia casa colonica. Federica ha dato a ciascuno
di noi diversi oggetti che dovevamo collocare nella stanza giusta. È
stata un’uscita molto interessante perché abbiamo potuto vedere molti
arnesi che ora non ci sono più ed ascoltare tante cose che ci hanno fatto
immaginare meglio la vita al tempo dei nonni.
Classe IIA - “De Amicis”
Venerdì 8 giugno si è svolto a Jesi
il Convegno dal titolo” Nuovi stili di abuso di sostanze - Emergenze
clinico-comportamentali e strategie
organizzativo-trattamentali” organizzato dal Servizio Territoriale Dipendenze Patologiche di Jesi. Negli ultimi venti anni l’incremento massivo e
la cronicizzazione delle condotte di
abuso e dei trattamenti correlati, l’abbassamento dell’età critica di contatto con le sostanze, il mutamento di
composizione delle sostanze stesse
d’abuso, con una maggiore diffusione tra le varie fasce sociali e soprattutto reperibili dalla popolazione
giovanile anche sul circuito web on
line, sono stati solo alcuni dei fattori
che hanno contribuito al viraggio di
una cospicua quota di tossicodipendenti “classici” verso l’area sintomatologica della psichiatria clinica, con
manifestazioni cliniche di urgenza
psicopatologica nonché internistica,
infettivologica e complicanze polidistrettuali d’organo. Con il termine di
Doppia Patologia o Doppia Diagnosi (Dual Diagnosis), nella letteratura
scientifica recente, si intende definire
quei casi clinici affetti da una condizione di comorbilità o compresenza,
nello stesso soggetto e nello stesso
tempo, di due patologie gravi e croniche. Il soggetto affetto da Doppia
Patologia non è solo un tossicodipendente o solo un malato mentale, ma
configura il quadro di una personalità
gravemente destrutturata e disturbata
sui cui deficit si sono andate ad insediare in modo pervicace e pervasivo
le sostanze d’abuso. Questi sono pazienti che non rispondono né ai classici trattamenti di disassuefazione
né alle classiche terapie psicofarmacologiche. Si presenta, spesso, più
che come una sindrome chiaramente
definibile, come un insieme fluttuante ma al tempo stesso pervasivo di
esperienze deliranti, allucinatorie e
di alterazione dell’umore. Oppure,
in mancanza di questo, cioè di una
sintomatologia coglibile dall’esterno
in maniera distinta, nosograficamente
operazionalizzabile secondo il DSM
IV TR, essa si configura, più spesso,
come l’imbalsamazione in una psicosi di base, ovvero un’invasione di
sintomi di base che rendono la vita
del soggetto completamente disfunzionale da un punto di vista sociale e
personale. Di fronte a tali emergenze
cliniche e sociali, gli STDP, ex Ser.t,
si trovano di fronte a l’ennesima necessità di ridefinire la propria identità
e i propri profili di intervento, adottando nuove strategie organizzative.
L’implementazione di un Servizio
specialistico ad hoc per questa fascia
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multiproblematica di utenza attraverso la messa in opera di procedure e
di metodologie adeguate, ha la finalità del recupero e del reinserimento
sociale o, almeno, del contenimento
territoriale di questi utenti ritenuti,
all’unisono, “pazienti impossibili
e intrattabili” e per tanto soggetti al
continuo “scarico” o “ping-pong” di
competenze tra vari servizi (pronto
soccorso ospedaliero, reparti internistici e infettivologici, spdc, comunità
terapeutiche ecc..). Le caratteristiche
di un Servizio del genere devono essere improntate ad alta professionalizzazione dell’intervento, a velocità
e precisione, motivazione elevatissima del personale. L’approccio uti-
lizzato è definito come multimodale
e di rete. Cioè sempre più centrato
sulla clinica e sulla psicopatologia
dell’esperienza vissuta della persona,
con l’utilizzo di una farmacoterapia
razionale e riparativa, psicofarmacologica, sostitutiva e avversativa, di
una psicoterapia duale, gruppale e di
intervento sulla famiglia e i contesti
socio-relazionali; ed è multicontestuale e multisistemico, nel senso che
abbraccia più mondi, più ambiti, più
linguaggi ricercando le connessioni
di senso ancora possibili e funzionanti tra le macerie e la farraginosità di
un meccanismo assistenziale spesso
burocratizzato, miope e rigido.
Asur Jesi
La banda
a Mirabilandia
Grande successo della gita promossa
dal corpo bandistico
Domenica 27 maggio la Banda Musicale Cittadina di Morro d’Alba ha
partecipato al raduno nazionale indetto dall’Anbima (l’Associazione Nazionale delle Bande italiane musicali
autonome) presso il parco di divertimento di Mirabilandia. La gita, attesa
con tanta impazienza soprattutto dai
ragazzi più piccoli del corso di orientamento musicale, ha riscosso un notevole successo. Dopo esserci disposti in ordine con i vari strumenti, alle
10 in punto, siamo entrati nel parco
e abbiamo sfilato suonando le nostre
caratteristiche marcette. Per l’occasione, insieme ai musicanti più grandi, si sono uniti al gruppo per la prima
volta alcuni ragazzini dei corsi: Alessandro, Betim, Elisa, Emma, Giulia,
Manuel, Marta. Pian piano le varie
Bande si sono radunate nel piazzale
di “Scuola di Polizia” situato vicino
alla caratteristica ruota panoramica.
In un mosaico di colori, suoni, scenografie composte da 34 Bande (oltre
1300 musicanti) e gruppi di Majorettes, dopo il saluto del Presidente
nazionale dell’Anbima Giampaolo
Lazzeri, i complessi Bandistici hanno eseguito due vivaci marcette (di
cui una dedicata proprio al parco di
Mirabilandia) e l’Inno di Mameli. Di
fronte alle autorità e al pubblico degli
accompagnatori è risuonato all’unisono il nostro inno nazionale creando un momento molto emozionante
anche perché il Presidente ha voluto
dedicare l’esecuzione alle vittime del
terremoto in Emilia Romagna.
Al termine dei brani d’assieme i
gruppi sono usciti dal parco, hanno
riposto gli strumenti musicali e in
abiti civili sono rientrati per divertirsi con le varie attrazioni. Le più
gettonate dai ragazzi più grandi sono
state quelle mozzafiato (non consigliate per i deboli di cuore!): Katun,
I-speed, Columbia e Discovery. I più
piccoli hanno preferito la panoramica
ruota Eurowheel, le mitiche miniere
di Pakal, i gommoni di Rio Bravo e la
canoa di Niagara uscendone completamente bagnati. A fine pomeriggio,
ormai esausti e appagati, ci siamo
ritrovati tutti al punto di raccolta per
il rientro in pullman. Non è mancata,
durante il viaggio di ritorno, la consueta frase del maestro : “Domani …
prove!!!”
Il Presidente dell’Associazione
Raniero Romagnoli
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Il Falegname
Intervista a Romano Trillini
Dio lo ha scelto come padre e Maria
come sposo. Lui era un semplice
falegname di nome Giuseppe…
Non so perché, ma ogni volta che
si parla dei falegnami mi viene in
mente il padre di Gesù, come ci e
stato descritto nelle Sacre Scritture… Un gran lavoratore, un uomo
di poche parole, un uomo che crea
e protegge la sua famiglia… Il falegname Trillini, che ho intervistato
questa volta non ha la pretesa di
essere paragonato al Falegname…
Anche se anche lui è un gran lavoratore, un uomo di poche parole che
racconta poco di sé stesso ma che si
illumina e diventa un altro quando
parla dei suoi nipoti… Si racconta
con parole semplici e modeste.
Sono nato in una famiglia semplice. Mio padre faceva il muratore, mia madre “la materazzara”.
Ho un altro fratello ed a dire il
vero non stavamo poi così male...
I miei hanno sempre lavorato e ci
hanno fatto passare una bella infanzia tranquilla. Ci rendevamo conto
che intorno a noi c’era molto peggio. Tutto questo grazie al lavoro
dei miei, ma anche noi abbiamo
iniziato a lavorare presto. Io, a 13
anni ho finito la scuola, ho fatto “Il
Secondo avviamento industriale”
(si chiamava così quella volta) e ho
iniziato subito a lavorare. Mi piaceva fare il falegname.
Non il muratore come suo padre?
No, nessuno di noi due fratelli ha
scelto il mestiere del padre. A me
piaceva tanto fare il falegname. Un
bel lavoro dove puoi mischiare arte
e fantasia. Hai davanti un pezzo
di legno, una materia che prima
era viva ed alla quale devi ridare
vita. Con la tua fantasia e le tue
mani, quel pezzo di legno diventa,
porta, finestra, tavolo... Quei tempi,
quando finivi la scuola ti mandavano in bottega a imparare un
mestiere, I calzolai, i fabbri, le sarte,
i falegnami ecc. hanno trasmesso
così il loro mestiere da generazione
in generazione. Quando poi, finivi
l’apprendistato avevi acquisito un
mestiere. Oggi invece lavori per
anni in fabbrica e se questa chiude
o fallisce non sai fare quasi niente.
C’era un amico di famiglia, Luciano
Fradeani, che faceva il falegname,
ed io sono andato a lavorare con lui.
Sono stati anni bellissimi. Sono cresciuto nella sua bottega ed ho imparato. Lui è stato un ottimo maestro.
Poi il fatto che lavoravo, portavo a
casa i soldi ed avevo due soldini in
tasca, me faceva fare “il galletto”
con gli amici ed i miei cugini che
ancora non lavoravano.
Poi nel ’58 sono andato a lavorare in una fabbrica di mobili, la
“Mobil Crome” a Falconara che già
a quell’epoca fabbricava le cucine
componibili. Lavoravo come falegname nel reparto legno. Allora
c’avevo qualche soldino in più. Si
prendeva circa ventiduemila lire
al mese ed era un bello stipendio. Così nel 1960 mi sono fatto
il motorino, un BM 4 marce. Mi è
costato 100mila lire. Era caro molto
be’ per quella volta, ma i soldi me
li guadagnavo e babbo non me lo
poteva negare... Poi ho comprato
la macchina nel ’63 ma non avevo
ancora la patente. Perciò il mio
vecchio maestro, Fradeani, che nel
frattempo aveva chiuso la bottega
e lavorava vicino a me, faceva da
autista, fino all’anno successivo
quando ho preso la patente.
Mi sono sposato nel 1968, con Milvia e dopo sono nati i nostri tre figli
che adesso mi hanno fatto diventare nonno di 5 splendidi nipoti.
Il merito della famiglia lo devo
dare tutto a mia moglie. è stata
lei a far crescere i figli, a seguirli
nella scuola, lo sport ecc, e ora lo
facciamo anche con i nipoti con
grande soddisfazione.
Nel 1972 sono tornato a lavorare
in paese. Ho rilevato il locale di un
vecchio falegname, Morresi Pietro, in via Roma e mi sono messo
a lavorare per conto mio. Ci sono
stato fino al 1980 quando sono
venuto in questo locale dove sono
adesso, o meglio dire, dove mio
figlio Costantino lavora adesso.
Perché io sono andato in pensione
ed ho passato tutto a lui. Ovviamente gli dò una mano anche perché non gliela faccio a stare senza
fare niente
Che cosa fa un falegname in un
paese piccolo come Morro?
Un falegname fa di tutto, dalle
porte e finestre, ai mobiletti d’arredo e accessori di uso quotidiano,
come la tavola per tirare la pasta, la
conca ecc.
Nella creazione dei mobili, si
basava a dei modelli già visti o ne
creava di sua fantasia?
Di solito il cliente che arriva dall’artigiano ha già un’idea di come deve
essere il mobile che stà ordinando.
A volte ti porta una foto, un disegno. La tua creazione si deve basare
sulla richiesta del cliente aggiungendo poi il tuo tocco creativo nelle
modifiche o migliorie che proponi...
Una volta non c’erano i mobili “
usa e getta “ si faceva tutto in legno
che poi veniva ristrutturato, rielaborato... Ma erano tutti pezzi quasi
unici... Adesso la produzione industriale, in truciolato, delle grandi
catene, fa che trovi gli stessi mobili
in tante case... L’industrializza-
zione ha fatto morire l’artigianato.
E l’artigiano si riduce a fare solo
riparazioni.. Una volta intorno alla
scarpa c’erano le botteghe degli
artigiani, i fabbri, i falegnami, i
calzolai adesso ci sono solo negozi
dove trovi gli stessi prodotti...
Quali sono, secondo lei, i mobili
più belli, il lavoro più bello che ha
creato?
Ho arredato la villa di un medico
a Roma. Mobili in stile Lugi XV,
disegnati da sua figlia che era un
architetto. Tutto in legno pregiato,
castagno, noce, rovere... È venuto
fuori un bellissimo lavoro che mi
ha procurato altri clienti a Bologna,
Foggia, l’Aquila.
Ora c’è suo figlio che porta avanti
la baracca, ma le piacerebbe che
qualcuno dei nipoti continuasse la
tradizione di famiglia?
Ne sarei felice. Mi piace vederli
sfaccendare nella falegnameria,
darsi da fare con gli attrezzi, creare i loro giocattoli, ma poi bisogna
vedere quanto dura questa passione... L’importante che facciano
quello che gli piace perché quando
il lavoro è fatto con passione è sicuramente fatto bene.
Cosa pensa dei giovani di oggi?
Ma penso che non sono tanto
diversi da noi quand’eravamo giovani. Le nostre cavolate le abbiamo
fatte pure noi... Gli scontri con i
genitori, le serate che tornavi a casa
tardi e trovavi la porta chiusa, (fortuna che c’era nonna vicino e mi
faceva dormire da lei, altri amici
miei dormivano in macchina ). La
differenza sta nel fatto che lo stile
di vita ed il livello economico delle
famiglie è cambiato e trascinano
altre problematiche...
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Cosa le piace fare, oltre al lavoro?
Mi piace molto viaggiare... Gli
ultimi 10-12 anni ho viaggiato
molto, Mosca, San Pietroburgo,
Paesi Scandinavi... tantissimi
posti meravigliosi... Ho lavorato
tanto, adesso qualche piccola soddisfazione me la posso togliere...
Devo dire anche che io amo Morro
d’Alba. Ci sono nato, ci sono nati
i miei figli ed i miei nipoti e tutto
sommato si vive bene... Sarebbe
bello far rinascere l’artigianato con
le botteghe e tutto il resto perché la
tradizione non deve morire la dob-
biamo trasmettere ai nostri figli e
nipoti..
Sarebbe bello far rinascere l’artigianato, ribadisce anche Costantino, il figlio, che ha preso in mano
l’attività di suo padre, e con tanta
dedizione cerca di mandare avanti
la tradizione di famiglia. Ma non è
facile. Con i tempi che corrono...
Anche lo Stato deve incentivare un
po’ di più l’artigiano per salvaguardare le nostre radici...
Intervista
di Antoneta Alia
Solidarietà a scuola
Un valore importante per vivere insieme
Solidarietà è una parola che comprende tanti significati … e i bambini della Scuola Primaria hanno provato in questo anno scolastico a riflettere e a
sperimentarne alcuni aspetti. Gli alunni in un primo momento hanno posto
l’attenzione sulle loro esperienze personali per poi ampliare il discorso e
conoscere in modo approfondito e “da vicino” alcune Associazioni locali
di Volontariato: Avis, Croce Gialla, Protezione Civile, Caritas.
I Volontari hanno dimostrato subito grande disponibilità e interesse a
questa iniziativa: sono intervenuti a Scuola per divulgare alle classi 4a e
5a le finalità e le attività svolte da ciascuna Associazione, evidenziando
l’importanza del loro operato e la passione con cui lo svolgono. Per conoscere un altro aspetto della Solidarietà i bambini hanno incontrato in
aula un ospite della Casa di Riposo di Morro d’Alba: il Signor Camillo
Rinaldoni, grande appassionato ed autore di poesie. Spontaneo e significativo è stato lo scambio di vissuti ed emozioni tra le due generazioni
lontane tra loro per l’età, ma non per i valori. Nell’ambito del Progetto
educativo “Crescere nella Cooperazione” promosso dalle BCC Marche, i
ragazzi si sono cimentati nella costituzione di una Cooperativa Scolastica
(“La Cooperativa delle Favole”). È stata un’ulteriore occasione per capire
l’importanza del confrontarsi, collaborare, condividere problemi e trovare
soluzioni in modo democratico per raggiungere un fine comune. E per
concludere questo anno ricco di esperienze, gli allievi hanno preparato e
poi proposto alle famiglie un Saggio Attitudinale per “giovani” Vigili del
Fuoco organizzato dai Volontari dell’Associazione Nazionale Vigili del
Fuoco di Ancona, al fine di conoscere i comportamenti corretti da adottare
in presenza di calamità naturali e di collaborare nel gruppo con senso di
responsabilità e attenzione verso gli altri. Tutte le attività sono confluite
nella realizzazione di un “Calendario della Solidarietà” e di una raccolta
di poesie per il concorso “Immagini di Solidarietà” - Premio Carlo Stoppani, organizzato da Albanostra, dalla BCC locale, con il patrocinio del
Comune e la partecipazione della famiglia Stoppani.
Con grande soddisfazione le classi Quarta e Quinta si sono aggiudicate il
secondo premio. In conclusione gli alunni hanno preso coscienza che il
“darsi una mano”, il sostenersi e il rispettarsi aiutano a crescere insieme
per creare un mondo migliore. Per cui: fai del bene agli altri … fai del
bene a te stesso!
Classi 4a e 5a
Scuola Primaria “Don Bosco”
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La Pro Morro al lavoro
Anche per il 2012 un fitto calendario di iniziative promosse
dalla associazione
Il 18 marzo, presso l’Auditorium
Santa Teleucania, si è tenuta l’assemblea dei soci dell’Associazione
“Pro Morro - Pro loco di Morro
d’Alba”. Anche quest’anno il sig.
Enzo Animobono, Presidente della
Pro loco di Castelplanio nonché
Presidente provinciale UNPLI,
(Unione Nazionale Pro Loco d’Italia), cui l’associazione aderisce, ha
risposto all’invito della Pro Morro
ed ha partecipato all’Assemblea.
Il Presidente Animobono ha colto
l’occasione per ringraziare la Pro
Morro per la disponibilità e la
collaborazione in riferimento alla
partecipazione dell’UNPLI alla
manifestazione Nazionale Borsa
Italiana del Turismo tenutasi a
Milano e che ha avuto notevole
successo. Il Presidente Benito Cingolani, per detta collaborazione, ha
ricevuto a nome della Pro Morro
una targa a memoria dell’evento.
L’Assemblea dei soci ha poi
approvato il Bilancio consuntivo
dell’anno precedente e il Direttivo
ha illustrato il programma delle iniziative per l’anno in corso.
La Pro Morro, anche per l’anno
2012, intende continuare la propria
attività di organizzazione e collaborazione con l’Amministrazione
Comunale, delle manifestazioni
che maggiormente trovano adesione da parte della cittadinanza e
partecipazione turistica nel nostro
territorio e che hanno come denominatore comune il prodotto locale
di eccellenza: il vino Lacrima.
In particolare l’Associazione si
è già impegnata nell’organizzazione degli eventi “Cantamaggio”
(organizzato dal Comune di Morro
d’Alba, la Pro loco collabora per
la realizzazione degli stands enogastronomici) il 19, il 20 e il 31
maggio; e sta già lavorando per
l’organizzazione delle manifestazioni “Calici di stelle” il 10 agosto, nonché la nuova edizione della
“Festa del Lacrima e Tartufo di
Acqualagna” che si terrà, come di
consueto, il terzo fine settimana di
ottobre. L’Associazione sta lavorando anche per la proiezione, il 28
luglio, del quarto DVD che raccoglie immagini del paese e dei suoi
protagonisti impiegando filmini
amatoriali e che riguarderà in questo caso gli anni ’80.
Oltre a queste iniziative, segnaliamo
che la Pro Morro, anche quest’anno,
garantirà per tutto il periodo estivo
da giugno a settembre, il servizio
di degustazioni presso la sede, e la
possibilità di prenotare anche visite
guidate al nostro paese, in modo da
accogliere piacevolmente i turisti
che vorranno farci visita. Non mancheranno poi le numerose occasioni
di collaborazione nell’accoglienza
turistica per le varie manifestazioni
organizzate dal Comune di Morro
d’Alba come nel caso del raduno
di mezzi di trasporto d’epoca avvenuto lo scorso aprile.
A seguito della convenzione con il
La neve a Morro nelle foto
di Pierfrancesco Mingo
Comune per la gestione del Museo
Utensilia, l’Associazione si propone di svolgere una serie di iniziative, alcune già realizzate: le
aperture straordinarie per “La Notte
dei Musei” in collaborazione con il
Comune e la “Settimana della Cultura” in collaborazione con l’Archeoclub, vari laboratori didattici, e
il prossimo autunno “Halloween al
Museo” e la mostra “Piccoli Presepi
e Alberi di Natale”. Ricordiamo che
anche per l’anno in corso l’ingresso
al Museo sarà gratuito per i residenti.
La Pro Morro collaborerà altresì
con l’Associazione Sportiva dilettantistica M&M Racing Team di
Morro d’Alba (referente Mauro
Marchetti) per la realizzazione di
un raduno di auto rally che si terrà
a settembre.
L’Associazione rende noto poi
che, al fine di garantire al meglio
lo svolgimento dei compiti di promozione e accoglienza turistica,
ha provveduto all’acquisto di un
ulteriore tendone, per completare la
tensostruttura già acquistata l’anno
scorso. La Pro Morro coglie infine
l’occasione per ringraziare le persone e le associazioni che, spinte
da un sentimento di amicizia e
collaborazione, partecipano e collaborano alle numerose iniziative
promosse sul territorio a vantaggio
a di tutta la comunità locale.
Il Consiglio direttivo
IL COMUNE
DI MORRO D’ALBA
Periodico d’informazione
della Amministrazione
comunale
REDAZIONE
Maurizio Toccaceli
(Direttore responsabile)
Simone Spadoni
(Sindaco)
Antoneta Alia
Alessandra Boldreghini
Marta Cingolani
Ilaria Fava
Alessandra Romagnoli
Jacopo Maria Tiranti
Nicola Tittarelli
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Cinque anni insieme
Dall’insegnante Manuela Cinti una poesia creata dagli alunni
della classe Quinta della Scuola Primaria di Morro d’Alba
Eccoci qua... in quinta siamo arrivati
e già cinque anni son passati!
Sono trascorsi ... in un battibaleno,
davvero veloci... più di un treno!
Il primo giorno di scuola, nel 2007, appena arrivati
ci sentivamo felici e tanto emozionati:
nei nostri grembiulini eravamo così piccini
da sembrare dei teneri pulcini.
Dalle maestre dell’Infanzia e dai genitori
nel nuovo plesso siamo stati accompagnati
ed i bambini di quinta, quelli “grandi”,
in classe ci hanno guidati.
L’“ABC” non sapevamo
e più su di 20 non contavamo,
ma in poco tempo abbiamo imparato
... quasi quanto un grande scienziato!
All’inizio ci son stati dei cambiamenti:
oltre la caduta di alcuni denti,
una compagna ci ha lasciato
e qualcun altro in classe è arrivato.
In Italiano, tra verbi, corsivo e stampatello
abbiamo preso più di un voto bello;
molte filastrocche da noi sono nate
e con esse anche tante risate.
In Matematica le operazioni sappiamo fare
con il x, il :, il – , ed il facile addizionare;
la memoria serve soprattutto per le tabelline
che sono, a dir la verità, un po’ “difficiline”.
Le regioni italiane in Geografia ora ci accingiamo a studiare
e tutte le province a memoria dobbiamo imparare.
In Storia, con tutte le civiltà
stiamo conoscendo le lontane antichità.
A Londra potremmo “tranquillamente” andare
perché l’Inglese sappiamo “ben” parlare!
Anche le Scienze bisogna studiare
... le ossa umane, però, son difficili da ricordare!
Tante canzoni in classe intoniamo
e, un po’ da stonati, qualche timpano disturbiamo.
A far Motoria si va alla palestra di San Marcello
e... anche se si suda... è proprio bello!
In Religione di solito conversiamo
ed insieme ci divertiamo.
Alcuni bambini non seguono questa lezione
e preparano qualche cartellone.
La ricreazione è una “materia” speciale
perché non ci sono compiti da fare
ed in qualche giornata primaverile
andiamo pure a giocare in cortile.
Il prossimo anno, qui più non saremo,
e la Primaria sicuramente rimpiangeremo.
Insieme abbiamo trascorso momenti ricchi di emozioni,
di giochi e di tante interessanti lezioni.
La Scuola Media, di certo, più difficile sarà
e dovremmo metterci tanta buona volontà.
Ma, senza dubbio, noi ci impegneremo
e con un bel “10”, all’esame, ne usciremo!
Gli alunni della Classe Quinta
Scuola Primaria “Don Bosco”
(Alessandra, Aurora, Betim, Diane, Elisa, Emanuel, Ennour B.,
Eva, Francois, Giulia, Ilenia, Lorenzo, Lucia,
Richard, Sara, Susanna A., Susanna P.)