aus: Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 111 (1996) 41–42

Transcript

aus: Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 111 (1996) 41–42
TIZIANO DORANDI
G AI O
BAM BI NO
aus: Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 111 (1996) 41–42
© Dr. Rudolf Habelt GmbH, Bonn
41
G AI O
BAM BI NO
W. Goerler sexagenario
Uno degli elementi basilari su cui la critica si è fondata per datare la Retorica di Filodemo è contenuto
in un capitolo della parte finale del IV libro, dove il filosofo si sarebbe rivolto a un non meglio precisato
Gaio bambino: Œ GãÛe pa›.1 Filodemo, dopo avere brevemente criticato la pretesa di Demetrio del
Falero,2 che alle tre classi in cui si era soliti dividere la retorica (dhmhgorikÒn, dikanikÒn e §pideiktikÚn – o !ofistikÒn – g°no!) se ne dovesse aggiungere una quarta, definita §nteuktikÚn ëpa!in,
capace di coesistere con la sofistica (o epidittica) in una stessa e unica persona, comincia a tirare le fila
del suo discorso: époteyevrhm°nvn | toigaroËn, Œ GãÛe pa›, èpãn|tvn ì m°rh fa!¤ tine! ka‹ |
didãgmata t∞! =htorik∞! ktl.3
Per primo, il Philippson4 utilizzò questa dedica come prova concreta a convalida di una datazione
della Retorica filodemea negli anni Settanta del I sec. a C. Il Gaio fanciullo al quale Filodemo si rivolge
sarebbe, infatti, da identificare con C. Calpurnio Pisone Frugi – primo genero di Cicerone e imparentato
con la famiglia di Gneo Calpurnio Pisone Cesonino, il patronus di Filodemo. Questo Gaio, nato intorno
agli anni 80, poteva ben essere definito pa›! negli anni 70. Alternativamente, ma senza conoscere le
indagini di Philippson, Allen e De Lacy proposero, invece, che il Gaio fanciullo altro non fosse che il
giovane Gaio Memmio, il protettore di Lucrezio e, insieme, anche di Filodemo.5 Delle due ipotesi, si è
imposta, si può dire in maniera incontrastata, quella di Philippson.6
Una revisione del papiro ha messo in evidenza una situazione affatto diversa. Vi si legge, infatti:
vgaiepanÅ!Äapantvn, che esclude il testo: Œ GãÛe pa› e che si ricompone piuttosto in: Œ GãÛe PãnÅ!Äa.
Il periodo suona pertanto: époteyevrhm°nvn | toigaroËn, Œ GãÛe PãnÅ!Äa, pãn|tvn ì m°rh fa!¤ tine!
ka‹ | didãgmata t∞! =htorik∞! ktl.
Il Gaio Pansa al quale Filodemo dedicò almeno il quarto libro della Retorica è il celebre uomo
politico romano del I sec. a.C. Gaius Vibius Pansa Caetronianus, le cui simpatie verso la filosofia
epicurea e i cui interessi per gli studi retorici sono ben documentati.7
Le conseguenze che derivano dalla nuova acquisizione sono considerevoli. Non solo essa permette
di allargare il cerchio delle amicizie romane di Filodemo – accanto e oltre Pisone e i Poeti Augustei –,
ma conferma anche le tendenze epicuree di Pansa e, soprattutto, esclude uno dei cardini su cui poggiava
la vecchia proposta di datazione della Retorica filodemea.
È sull’ultimo punto che vorrei soffermarmi. Le date cruciali della vita e della carriera politica di
Pansa ruotano intorno agli anni Quaranta: tra il 51 (Tribuno della plebe) e il 43 (Console). Inoltre, a
1 Phld., Rh. IV, PHerc. 1007, col. XLIIa 4 ss. (I, p. 222 s. Sudhaus).
2 Phld., Rh. IV, PHerc. 1007, coll. XLIa 6–XLIIa 4 (I, p. 222) = Demetr. Phal. F 157 Wehrli. Sulla questione rimando al
mio articolo, La tradizione papirologica di Dicearco e Demetrio del Falero, in stampa.
3 La lettura Œ GãÛe pa›, che rimonta all’Edizione degli Accademici Napoletani (VH1 XI, 1855), è accolta da Sudhaus. E.
Gros, Philodemi Rhetorica ex Herculanensi papyro lithographice Oxonii excusa . . ., (Parisiis 1840), pp. 86–87 stampava un
impossibile: œ[d]° p[v]!; L. Spengel, Das IV. Buch d. Rhetorik des Philodemos in den herkulanischen Rollen, Abh. Bayer.
Akad. Wiss., phil.-hist. Cl., 3 (1837), p. 249 propose: Œ GãÛe, parå pãntvn . . .
4 R. Philippson, Zu Philodem und Horaz, PhW 49, 1929, 894 e Philodemos, RE XIX 2, 1938, col. 2445.
5 W. Allen, jr. – Ph. H. De Lacy, The patrons of Philodemus, CPh 34 (1939), p. 64. Cfr. Ch. L. Neudling, A prosopography to Catullus (Oxford 1955), p. 128 s. e J. Schmidt, Lukrez, der Kepos und die Stoiker, Frankfurt am Main–Bern–New
York–Paris (1990), p. 28.
6 Cfr. T. Dorandi, Per una ricomposizione dello scritto di Filodemo sulla Retorica, ZPE 82 (1990), p. 70.
7 Cfr. C. J. Castner, Prosopography of Roman Epicureans from the second century B.C. to the second century A.D.,
Frankfurt am Main–Bern–New York–Paris (19912), p. 80.
42
T. Dorandi
partire dal 15 aprile 44, Pansa ricevette, insieme con Irzio, lezioni di retorica da Cicerone a Pozzuoli.8
Questo particolare dettaglio porterebbe a supporre che Filodemo avesse pensato di dedicargli un libro
della Retorica probabilmente proprio in quegli stessi anni.9 Un’ipotesi che troverebbe conferma
nell’analisi paleografica di Cavallo, secondo cui i rotoli che tramandano il quarto libro della Retorica
sarebbero stati copiati nella seconda metà del I sec. a.C.10 La dedica a Pansa aggiunge, dunque, un
ulteriore tassello a favore della mia suggestione, altrove discussa,11 che la composizione della Retorica,
iniziata da Filodemo negli anni Settanta,12 si era protratta per alcuni decenni attraverso piú fasi e
stesure. Il quarto libro, come ho cercato di dimostrare, aveva, nelle intenzioni del suo autore, funzione di
cerniera fra le due parti dell’opera e riprendeva spunti e motivi di un precedente Per‹ l°jev! al quale
Filodemo rinvia esplicitamente.13 Resta, semmai, da chiedersi se la dedica fosse limitata a questo solo
libro – come sembra piú probabile – oppure costituisse una ripresa14 di quella che avrebbe potuto aprire
l’intero complesso.
CNRS, Paris
Tiziano Dorandi
8 Cfr. Cic., Att. XIV 11, 2. 12, 2; Quint. XII 11, 6 e Suet., Rhet. 1. Su cui H. Gundel, Vibius 16, RE VIIIA2, 1958, 1959
s. e M.-C. Vacher, Suétone. Grammariens et rhéteurs (Paris 1993), p. 206 n. 13.
9 L’ascesa al consolato di Pansa, potrebbe essere stata un’altra occasione (per cui, cfr. R. Syme, Tacitus [Oxford 1967],
p. 672 e O. Murray, JRS 55 [1965], p. 180 e n. 89 a proposito del De bono rege di Filodemo: ne dubita T. Dorandi,
Filodemo, Il buon re secondo Omero [Napoli 1982], p. 43 s.). Sulle dediche, in generale, cfr. D. Ambaglio, La dedica delle
opere letterarie antiche fino all’età dei Flavi (Como 1983) con i rilievi di M. Gigante, ÖAtakta (Napoli 1993), pp. 107–111.
10 Si tratta dei PHerc. 1007/1673 e PHerc. 1423. G. Cavallo, Libri scritture scribi a Ercolano. I Suppl. a CErc 13 (1983),
pp. 43, 45 s., 52, 55, 63 s. e Tavv. XXIV e L. La dedica a Pansa rende ancora piú probabile quanto suggerivo a proposito
della singolare scrittura del PHerc. 1423 (art. cit. a n. 6, p. 84).
11 È sufficiente rinviare al mio articolo citato alla n. 6 (pp. 59–87).
12 Cfr. Phld., Rhet. II (PHerc. 1674), col. LIII 7–14 (p. 153 Longo) su cui aveva richiamato l’attenzione Philippson (cit.
a n. 4).
13 Rhet. IV (PHerc. 1423) coll. XIII 10–14 e XVIII 11 ss. (I, pp. 156 e 160 Sudhaus).
14 Come proposto da H. M. Hubbell, The Rhetorica of Philodemus, Trans. Connecticut Acad. of Arts and Sciences 23
(1920), pp. 259 e 265.