Italia - aljarida

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Italia - aljarida
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Primo marzo: sciopero
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La stampa multiculturale
E sono già 150
Procure contro le espulsioni
Il primo marzo
S. Siro: meno malavita
Non è un paese per razzisti
Libano a Trick - Festival di animazioni a Milano
Mediterranee
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La Hogra infiamma in Nord africa
Vai a quel Paese! - Palestina
Italia - Marocco: speciale investimenti - n.1
La finanza islamica - n.1
Sulla rivoluzione tunisina
Cultura
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Un progetto di
Il sangue: come donarlo e dove
Test di italiano per soggiorno CE
Contributi anche per irregolari
Il decreto flussi 2010/2011
Dove studiare l’italiano a Milano
Con il contributo di
‫ﻣﺪﻳﻨﺔ اﻟﻤﺘﻮﺳﻂ‬
aljarida – marzo 2011
I contenuti di questa
rivista non rispecchiano
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Khaled Soliman
Mario Sellitri
Elisa Costanzo
Hiba Jeaash
Ibrahim Kilani
Mario Cassina
Margherita Dametti
Marko Manico
Mohammed Naguib Salem
Direttore
Marco Sergi
Hanno collaborato
Samah Mohammed Ibrahim
Islametro
Fortress Europe
Alberto Brugnoni
Studio Magaraci
Teresa Leone
Luca Ricci
Deborah Bassani
Michelangelo Vicenti
Pubblicità +!EFG&
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Direzione H30>&
[email protected]
(+39) 3771722706
Registrazione I"8<J
Tribunale di Milano X=Y:- .8{/n. 701 del 27/11/2008
Stampa 'G!KL
Art Real - il Guado,
Corbetta
Info +!/-7?=7#
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3
‫اﻹﻓﺘﺘﺎﺣﻴﺔ‬Editoriale
La stampa
‫اﻟﺼﺤﺎﻓﺔ‬
multiculturale ‫ﻣﺘﻌﺪدة اﻟﺜﻘﺎﻓﺎت‬
63 giornali
e riviste
in tutta
Italia che
superano
le 350.000
copie
mensili
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‫ﻛﻞ إﻳﻄﺎﻟﻴﺎ‬
‫ﺗﻮزع أﻛﺜﺮ‬
350.00 ‫ﻣﻦ‬
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‫ﺷﻬﺮﻳ ًﺎ‬
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Se nel caso dell’editoria italiana i
numeri per quanto riguarda lettori e inserzionisti sono piuttosto sconfortanti, tutt’altro paio
di maniche è ciò che concerne i
giornali etnici del nostro paese.
In questo caso infatti, dietro a
questi periodici e quotidiani in
svariate lingue si cela un florido
e rassicurante successo di entrate ma soprattutto di pubblico. Le lingue coinvolte in questi
tipi di progetti sono molteplici:
dal cinese, allo spagnolo, al rumeno, all’albanese fino all’arabo
di Aljarida, che è stato il pioniere
in questo senso a Milano.
Secondo gli ultimi dati aggiornati
i media multiculturali in Italia sono 146 nella fattispecie: 59 trasmissioni radiofoniche, 24 programmi televisivi, numero comunque destinato a lievitare dopo l’avvento del digitale terrestre e 63 tra giornali e riviste,
per lo più mensili. Soprattutto per ciò che concerne la
carta stampata la tiratura complessiva di tutte queste
pubblicazioni in Italia arriva a sfiorare le 350.000 copie al mese, più de Il Sole 24 Ore tanto per capirci.
Gli inserzionisti principali per questo tipo di progetti
molto innovativi sono aziende come Western Union,
Poste Italiane, o gli operatori telefonici nazionali come
Tim o Vodafone che stanno sempre più investendo in
campagne pubblicitarie sempre più indirizzate al vasto pubblico di immigrati. Ma non solo sono anche
semplici negozi, ristoranti, phone center e una miriade di piccoli esercizi commerciali a occupare gli spazi
pubblicitari di questi magazines molto particolari. La
crisi non ha minimamente colpito questo florido settore che anzi, negli ultimi periodi nonostante tutto,
ha registrato una modesta crescita.
Oggi l’Ordine Nazionale dei Giornalisti ha ufficialmente riconosciuto l’Associazione nazionale della Stampa
Interculturale denominata Ansi, ossia una rappresentanza di giornalisti di origine straniera che vivono e
lavorano in Italia.
Nonostante questi media siano falsamente considerati come di scarsa qualità, essi servono gran parte delle
comunità di appartenenza, cosa che i grandi network
non riescono a fare altrettanto bene.
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E sono già 150
L’anniversario dei 150 anni dell’unità d’Italia
ricorre proprio quest’anno e verrà festeggiato a Torino con un grande evento. È importante quindi vedere come siamo giunti a
grandi passi alla formazione del paese come
lo conosciamo oggi.
Torino è stata scelta come città simbolo proprio perchè nel 1861, l’anno dell’unificazione
italiana dopo un lungo periodo di lotta politica e militare, la città venne proclamata la
prima capitale d’Italia il 17 marzo e Vittorio
Emanuele II venne incoronato re d’Italia. Torino inoltre ospitò durante il Risorgimento
tutti coloro che, in esilio, combattevano contro l’invasore austriaco. Nel 1865 la capitale
viene spostata a Firenze e solo nel 1871, quando l’unificazione di tutto il territorio fu vera
ed effettiva, venne scelta Roma come sede
del governo dopo che la città venne liberata
l’anno prima dallo stato a capo del quale c’era
il Papa.
Prima di tutto ciò l’Italia ha visto ben tre guer-
aljarida – marzo 2011
re d’indipendenza con l’Austria
che al tempo invadeva il paese.
La prima guerra d’indipendenza,
dal 1848 al 1849, non ha prodotto
alcun risultato per l’Italia unita.
La seconda guerra d’indipendenza del 1859-1860, vede l’iniziativa
del Piemonte dello statista Cavour, aiutato dalla Francia, per
l’annessione del centro Italia e
la spedizione in Sicilia dei Mille
volontari guidati dall’eroe nazionale italiano Garibaldi per la liberazione del sud sotto la tirannia
dei Borbone. Nel 1866 scoppia la
terza guerra d’indipendenza che,
grazie alle vittorie della Prussia,
permete all’Italia di annettere il
Veneto.
Trad: Samah Mohammed Ibrahim
17 Marzo - Festa
Nazionale, scuole e uffici
chiusi
Il giorno 17 Marzo 2011 è stato proclamato
giorno di festa nazionale, uffici e scuole
rimarranno chiusi, si celebrano infatti 150
anni dell'unità d'Italia. Era il 17 marzo 1861
quando a Palazzo Carignano, allora nuova
sede del parlamento italiano a Torino, venne
proclamato il Regno d'Italia.
Fra mercoledì 16 e giovedì 17 marzo l'Italia
avrà la sua notte tricolore: una mega notte
bianca su scala nazionale. Negozi aperti,
musei aperti, musica, occasioni di incontro
in tutta Italia.
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Roma, Firenze, Brescia.
Si allunga l'elenco
delle Procure
contro le espulsioni
Un’altra buona notizia. Dopo le procure di
Brescia e di Firenze, anche la procura di Roma
ha comunicato che non procederà più all’arresto per il reato di inottemperanza all’ordine
di espulsione, e archivierà i processi in corso,
in base al recepimento della nuova direttiva
europea sui rimpatri, entrata in vigore a dicembre.
In poche parole a Roma, a Firenze e a Brescia, e presto in tutta Italia, nessuno potrà
più essere arrestato perché ha un documento scaduto o perché non ha lasciato l’Italia
entro cinque giorni dall’ordine del Questore
di andarsene dal paese. L’articolo 14 della
Bossi Fini presto sarà solo un brutto ricordo.
Anche laddove infatti le Procure non si sono
ancora pronunciate in modo ufficiale, ci sono
stati infatti casi di vittorie legali da parte di
quegli avvocati che si sono appellati alla direttiva europea per ottenere la scarcerazione
dei loro assistiti, almeno a Pinerolo, Milano,
Torino e Genova
trad. Mohammad Naguib Salem
6
Primo Marzo:
sciopero degli "stranieri"
Cosa succederebbe se i quattro milioni e
mezzo di immigrati che vivono in Italia
decidessero di incrociare le braccia per
un giorno? E se a sostenerli ci fossero
anche tutti gli italiani stanchi del razzismo?
Primo Marzo nasce come movimento il
29 novembre del 2009, gemellato con
la francese Journée sans Immigrés, per
iniziativa di quattro donne. Da subito ha
riunito italiani, migranti, seconde generazioni: tutti accomunati dal rifiuto del
razzismo e della cultura dell’esclusione.
Il primo obiettivo è l’organizzazione di
una grande manifestazione non violenta per far comprendere quanto sia determinante l’apporto dei migranti alla
tenuta e al funzionamento della società
e come sia importante che italiani vecchi
e nuovi si impegnino insieme per difendere i diritti fondamentali della persona,
combattere il razzismo e superare la
contrapposizione tra “noi” e “loro”.
In seguito alla prima manifestazione nel
2010, il movimento ha deciso di sostituirsi in associazione, puntando all’allargamento del progetto e a un coinvolgimento sempre maggiore della società civile.
Il colore di riferimento rimane il giallo,
che è stato scelto perché considerato
il colore del cambiamento e per la sua
neutralità politica.
Stranieri non dal punto di vista anagrafico, ma perché estranei al clima di razzismo che avvelena l’Italia del presente.
Autoctoni e immigrati, uniti nella stessa
battaglia di civiltà.
A pochi giorni dalla manifestazione, abbiamo intervistato Stefania Ragusa, una
delle quattro fondatrici del movimento
Primo Marzo.
Il Primo Marzo è cambiato?
L’anno scorso la manifestazione è stata un successo, sia perché era una cosa
nuova e imprevedibile sia per il clima
che favoriva l’attenzione e la mobilitazione. Quest’anno, invece, l’attenzione
è focalizzata su altre questioni: in tema
d’immigrazione ci sono problemi pratici
che concentrano le forze di tutti su alcune battaglie precise. Inoltre ci sono due
pericoli: da una parte, dei soggetti che
hanno fatto poco per gli immigrati e che,
essendo in difficoltà, vogliono impossessarsi di questo processo. Dall’altra, c’è chi
vuole che il Primo Marzo si trasformi da
una piazza che protesta, ad un evento di
folklore, una “giornata del migrante”.
C’è chi critica l’iniziativa perché la
considera un’ulteriore occasione di
ghettizzazione.
Non si tratta di ghettizzazione ma di definire soggetti dalla nuova identità.
La presenza dei migranti porta alla trasformazione della società nel suo insieme: autoctoni e immigrati, trasformati
dalla reciproca presenza, devono impegnarsi insieme in una serie di battaglie.
Per questo usate la parola ”stranieri”
tra virgolette?
La parola “immigrato” non era corretta
perché non comprendeva una serie di
soggetti: io sposata con un senegalese,
i figli dei migranti nati qui, gli “autoctoni”
che non si sentono rappresentati dalla
realtà che li circonda. Tutti sono “stranieri”.
Il Primo Marzo è un processo continuo: come e con chi avete lavorato
quest’anno?
Abbiamo lavorato in rete e in maniera
decentrata. Il Coordinamento Nazionale
ha favorito la nascita di comitati spar-
2011 ,-.& / -+/! - !"#$%&'
:‫ﻣﺎرس‬/‫ﺣﺮﻛﺔ اﻷول ﻣﻦ آذار‬
‫إﺿﺮاب اﻷﺟﺎﻧﺐ‬
si sul territorio italiano. Si sono
creati anche rapporti privilegiati
di collaborazione con associazioni e network già esistenti.
Che lavoro fare sul tema immigrazione?
La gente è condizionata da una
campagna di disinformazione e
demonizzazione continua. Per
invertire la tendenza, occorre dimostrare i nessi che esistono tra
la quotidianità della vita dei migranti e quella degli autoctoni.
Quest’anno abbiamo scelto “lavoro” come parola chiave: e nel
lavoro si trovano molti di questi
nessi. Cho lavora in nero non
vede riconosciuti i propri diritti.
Se c’è però una massa di persone
disposta ad accettarlo, anche i
diritti acquisiti dagli altri vengono danneggiati. Tutti diventano
ricattabili. Quando si capiranno
questi nessi, probabilmente la
gente cambierà idea perché non
si tratterà più di occuparsi di
“quei poveretti”, ma di cogliere la
complessità di ciò che sta accadendo intorno a noi e a tutti noi.
di Margherita Dametti
trad. Samah Mohammed Ibrahim
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aljarida – marzo 2011
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foto Elena Pelaggi
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7
San Siro:
Meno malavita
nel quartiere.
Merito degli
stranieri
Milano: gli immigrati riportano la socialità nel quartiere,
vivono di più piazze e strade, contrastando così la conquista del territorio da parte della malavita. Lo dice in
una recente intervista a Redattore Sociale Tina Motta
della CISL.
La considerazione è frutto di un confronto della situazione in cui versava il quartiere poco più di 20 anni fa, quando qui vivevano prevalentemente donne sole e anziani,
con un reddito molto basso e condizioni abitative di particolare degrado. Circostanze che non rappresentano un
terreno ideale per il contrasto alla Malavita. Si parla infatti di anni in cui erano evidenti i tentativi di infiltrazione da parte della criminalità organizzata nel quartiere.
Il flusso di immigrati, qui in maggioranza egiziani, che in
questi anni a ha popolato il quartiere ha cambiato radicalmente le cose. Le piazze tornano ed essere un luogo
di incontro per tutti. Immagini di bambini che giocano
nei cortili e famiglie a passeggio non sono più una cosa
rara. Nuovi negozi. Una vitalità che appunto, secondo
Tina Motta, è un valido deterrente per la microcriminalità e la malavita. Una teoria che sembra trovare riscontro
nei dati che mostrano una riduzione del tasso dei piccoli
crimini che risulta comunque più basso di altri quartieri
cittadini.
Non possiamo accogliere con assoluta certezza questa
teoria, che però suggerisce una riflessione. Se gli Italiani
stavano più volentieri tra le mura di casa, o dentro un
nuovissimo centro commerciale della periferia, c’è chi,
venendo da fuori, ha portato con se nuove abitudini che
poi sono altro che vecchie abitudini: quelle delle piazze
italiane, da secoli luogo di incontro e di vita pubblica.
San Siro, un quartiere non un ghetto, associazioni di volontari come quella di Alfabeti in via Abbiati 4 (dove si insegna la lingua italiana agli stranieri), sono un ponte per
l’integrazione e lavorano per questo.
Non mancano di certo anche qui gravi problemi sociali
e la crisi ha colpito duramente; capire però che gli immigrati fanno e faranno parte del processo di sviluppo del
territorio è un punto essenziale per pensare costruttiva-
:‫ﺳﺎن ﺳﻴﺮو‬
‫اﻧﺨﻔﺎض ﻣﻌﺪﻻت‬
،‫اﻟﺠﺮﻳﻤﺔ ﻓﻲ اﻟﺤﻲ‬
‫واﻟﻔﻀﻞ ﻳﺮﺟﻊ ﻟﻸﺟﺎﻧﺐ‬
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Laboratorio di Quartiere San Siro, foto di Richard Sonsino
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mente al futuro.
Marko Manico, trad. Mohammed Naguib Salem
Fonte: Redattore Sociale
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islametro.altervista.com
Non è
un paese
per razzisti
‫إﻧﻪ ﻟﻴﺲ ﺑﺒﻠﺪٍ ﻋﻨﺼﺮي‬
di Sherif el Sebaie
salamelik.blogspot.com
trad. Samah Mohammed Ibrahim
In Lombardia mancano circa 8000 infermieri, e di italiani se ne trovano sempre meno
Secondo Pietro Giovannoni, consigliere leghista della provincia di Padova, i fondisti
africani sono invece degli “extracomunitari in
mutande”, e quindi non vale la pena di finanziare le maratone, alle quali in fin dei conti
partecipano soprattutto loro. Lo stesso aveva dichiarato poco prima, parlando dei rom
che “fanno proprio vomitare”, “si riproducono
come i conigli”, “bisogna toglierli alle famiglie
appena nati”, “alla fine sopprimiamoli: anche
i bambini sono zingari piccoli” con un grazioso accenno ai “campi di concentramento”. Ma
questo era solo uno scherzo, ovviamente.
Non è in vena di scherzare, però, Clarissima
Lombardi, una collega del PDL (circoscrizione est di prato) a cui degli ignoti - ribadisco
il termine “ignoti” - hanno rubato la borsa
dalla macchina: «Zingari bastardi, ladri e da
mandare a casa». In realtà voleva solo rivendicare di averlo detto per prima. A Brembate
di sopra, l’arresto di un marocchino
sospettato - ribadisco il termine
“sospettato” - di avere aiutato a
sequestrare e far sparire una quindicenne, violentata e uccisa invece
da due italiani, scatena nientemeno che “tensioni razziali” e nel paesino, guidato da una giunta leghista
che però ha preso le distanze. Pochi
giorni prima l’Assessore leghista alla
sicurezza di Bergamo aveva dichiarato il coprifuoco. Ma in una sola
strada, quella dove vivono e lavorano gli immigrati. La proprietaria
di un cane che aveva fatto cadere
a terra, procurandole un ematoma
al volto, una bimba macedone di 4
anni incrociata per strada insieme
alla madre si discolpa con gli agenti: «Volete credere ad una straniera
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foto di Dante Faricella
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bugiarda e non dar retta a me che
sono trevigiana?’’. Però scanso equivoci lo ribadisco: questo non è un
paese per razzisti. Meno male: pensate se lo fosse.
aljarida – marzo 2011
9
‫ﻟﺒﻨﺎن‬
‫واﻟﺮﺳﻮم اﻟﻤﺘﺤﺮﻛﺔ‬
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Trick!
Animation
Film Festival
dal 18 al 20 marzo 2011
Tre giorni e tre notti dedicati al cinema
d’animazione, all’esplorazione delle tecniche più innovative, con ospiti e film da
tutto il mondo. Un festival nuovo, alla
prima edizione: un esperimento, che
nasce da esterni (associazione culturale
milanese) e Milano Film Festival (festival
di cinema internazionale, ogni anno a
settembre). Tre giorni nel caleidoscopico
mondo dell’animazione, senza distinzioni
di tecnica o nazionalità, nel grigiore del
capoluogo lombardo.
Al festival, una giornata sulle animazioni libanesi. L’iniziativa è organizzata da
esterni e dal COSV, in collaborazione con il
Festival di animazioni di Beirut.
Informazioni e contatti:
www.trickfestival.it
+39 02 713 613
[email protected]
una produzione esterni www.esterni.org
Trick incontra il Libano
Focus Libano alla prima edizione del
festival d’animazione di Milano
Quando l’immaginazione incontra per strada la realtà
Trick nasce da un’esigenza: quella di proporre alla città esperienze sempre nuove, mescolando persone, immagini, suoni, proponendo orizzonti sorprendenti, percorrendo strade
inaspettate. Il Focus Libano deriva da una scoperta, in una di
queste strade. E’ un incontro, che ha svelato una realtà culturale in grande fermento: giovani, giovanissimi, singoli e gruppi, prevalentemente provenienti dalle scuole di Beirut, che
utilizzano l’arte e il cinema per esprimere la quotidianità.
Un movimento culturale già nato e attivo, che sta cercando
nuove strade, fuori dal paese, per parlare di quello che succede, della quotidianità che noi abitanti italiani guardiamo
ogni giorno nei telegiornali e nelle foto di amici e parenti.
Quanto c’è di vero nelle opere audiovisive d’animazione? I
cartoni animati sono finzione? Oppure sono il modo migliore
per raccontare pregi e difetti del mondo reale?
La prima edizione di Trick a Milano presenta le opere animatori e illustratori, fumettisti, registi, artisti, storie raccontate
utilizzando l’animazione: plastilina, stop motion, illustrazione, acquarelli, street art…
Trick è una strada, anzi meglio, una piazza: un contenitore
di esperienze diverse, un luogo d’incontro per professionisti
e appassionati, studenti, professori, grandi registi e giovani
sperimentatori. Chissà dove porterà.
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vale un ingresso gratuito
a Trick! Animation film festival
10
‫ﻟﻠﺪﺧﻮل ﻣﺠﺎﻧ ًﺎ ﻓﻲ ﻣﻬﺮﺟﺎن ﺧﺪﻋﺔ‬
‫ﻟﺘﺤﺮﻳﻚ اﻟﺮﺳﻮم اﻟﺴﻴﻨﻤﺎﺋﻲ‬
2011 ,-.& / -+/! - !"#$%&'
‫ﻣﻬﺮﺟﺎن ﺗﺮﻳﻚ‬
‫ ﻷﻓﻼم‬Trick
‫اﻟﺮﺳﻮم اﻟﻤﺘﺤﺮﻛﺔ‬
Il Libano
e le animazioni
Diversamente da altri Paesi, il
mondo delle animazioni e dei
cartoni animati non è iniziato in
parallelo con il cinema ma con
l’industria televisiva. Per tutti
gli anni 50 e 60 la maggior parte delle animazioni che passavano sulle reti per intrattenere
i bambini, erano di produzione
americana e non contenevano
discorsi, in modo da non dovere
lavorare sulle sottotitolature.
Negli anni ‘70 iniziamo a vedere
le prime serie tradotte in arabo
da produzioni straniere e diffuse
in medio oriente e nei paesi del
golfo. Nel 1993, dopo la guerra
civile libanese, nasce “Future
TV”, la prima stazione araba ad
investire in cartoni animati e
animazioni. La vera rivoluzione,
in questo senso, è che le animazioni sono diventate un prodotto
per adulti, con temi sociali e politici. Future TV, ad oggi, è l’unica
televisione ad avere uno studio
di produzione interno.
La prima serie libanese, datata
1993, si intitla “Kalil wa Dimn” ed
è stata realizzata da una squadra di illustratori, gudata da Jad
Khoury: Lina Ghaibe, Edgar Aho,
Joumanan Medjej, Fulvio Codsi e
Bahige Jaroudi.
Le tecniche di animazione non
sono ancora istituzionalizzate
in un corso universitario ad hoc,
ma sono oramai attivi da anni
dei corsi professionali all’American University di Beirut, alla
Lebanese University e ad ALBA
(Accademia Libanese di Belle
Arti). Molti degli studenti usciti
da questi corsi sono oggi riconosciuti a livello locale e regionale.
Da evidenziare: “Kammen Sene”
di Lena Marhej (2009) e “Zaid
wa Leyla” di Jad Sarout.
Nel 2008, alcuni laureati
dell’Accademia fondano Yelo
Studio, oggi uno dei maggiori
studi di produzione di animazioni in Medio Oriente.
Il festival di animazioni di
Beirut “Beirut Animated” è iniziato nel 2009 e il Libano si è
definitivamente accreditato
come pioniere in questa arte e
in questo mercato.
Trad. Samah Ibrahim
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Fragile, di Cynthia Raphael - nthiaraphael.yolasite.com
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aljarida – marzo 2011
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11
La "hogra" infiamma il nord Africa
Il Nord Africa è in rivolta. La Tunisia e l’Egitto dietro slogan quali “Hurriya” (libertà)
“Kifaya”(basta) Irhal (parti, via!) hanno urlato la loro sete di cambiamento. In modo
più pacato anche l’Algeria ci sta provando.
Mentre altri paesi come la Libia e il Marocco,
e la Siria in Medio Oriente temono l’effetto
domino delle proteste. C’è un filo conduttore che li unisce. La “hogra”, termine in arabo
dialettale utilizzato nei vari paesi del Nord
Africa che intende quel sentimento di umiliazione, frustrazione, rabbia e impotenza
che deriva da un continuo sottostare all’arroganza dei potenti, alle ingiustizie e soprusi
delle forze dell’ordine e dei funzionari pubblici. Ma la “hogra” è più semplicemente quel
sentimento che deriva dall’ingiustizia sociale, dalla sperequazione economica e dalla
repressione politica. E “mahgur” (umiliato)
si è sentito Mohammad Bouaziz, il 26enne
tunisino che il 17 dicembre scorso si è dato
fuoco perché un poliziotto gli ha sequestrato il banchetto della frutta e verdura al mercato, per poi essere anche schiaffeggiato per
essersi ribellato al commissariato. L’accadimento ha dato inizio agli scontri nel paese.
cupazione giovanile dilagante; da un regime
di corruttela e clientelismi; da un controllo
militare invasivo, da un impoverimento della
popolazione dovuto anche ad un aumento
dei prezzi dei beni di prima necessità, ne aveva abbastanza soprattutto della mancanza
di libertà. Il pane è diventato il simbolo della
lotta. Una lotta che per questo è stata definita l’Intifada del pane per poi diventare la rivolta del gelsomino, fiore simbolo del paese,
per rappresentare la protesta in forma non
violenta. Il governo di Ben Ali dopo aver tentato di dare la colpa al terrorismo islamico,
dopo aver tentato la via della negoziazione,
promettendo di abbassare i prezzi del pane,
dello zucchero e dell’olio, dopo aver rinunciato alla candidatura alle elezioni del 2014,
dopo aver puntato su un governo di riconciliazione nazionale, dopo aver rimosso il Ministro dell’interno ed aver dato disposizioni alle
forze dell’ordine di non sparare in alcun caso
sulla folla, dopo aver promesso di garantire
la libertà di stampa assoluta, ha ottenuto il
rifiuto del compromesso da parte della popolazione al grido di “Dégage” (vai via!). Si è
visto costretto a scappare in Arabia Saudita,
della dissidenza. Internauti e blogger, con un
tam tam di video, foto, reportage diffusi sui
più frequentati social network hanno fomentato le proteste e le masse, facendo tremare i
regimi più intoccabili.
I tunisini hanno però dimostrato di non essere soli. E l’Islam non c’entra molto. L’effetto
domino ha interessato anche l’Egitto, dove,
forse per emulazione, un altro giovane si è
dato fuoco, scatenando anche la rivolta egiziana che ha portato alla caduta di Mubarak. Piazza Tahrir (Piazza della Liberazione)
è diventata il simbolo della rivolta. Nata dal
basso, senza partiti e senza religione. Tutti
uniti al grido di “Irhal, Hosni Mubarak” Vai via,
Hosni Mubarak. Perchè anche l’Egitto dice Kifaya alla Hogra. E’ come se l’esempio tunisino avesse dimostrato che si può fare. Perché
anche se si tratta di paesi diversi, le analogie
esistono. Regimi dittatoriali corrotti, libertà
negate, carovita e disoccupazione giovanile
allarmante laddove i giovani rappresentano
più del 70% della popolazione. Giovani pluridiplomati che non trovano un mercato del
lavoro disposto ad inserirli e per sopravvivere
vendono frutta e verdure o magari guidano
un taxi oppure hanno banchetti di cianfrusaglie varie al suq. La Tunisia e l’Egitto hanno
riacceso la speranza e l’entusiasmo di migliaia di altri giovani e adulti, costantemente
sintonizzati su Aljazeera che ha addirittura
dedicato uno speciale live alla questione egiziana, facendo passare in secondo piano anche il calcio.
Di conseguenza altrove si corre ai ripari. Il
Governo libico, in modo preventivo, ha annunciato di detassare l’importazione dei beni
di largo consumo (farina, olio, zucchero) per
evitare il rialzo dei prezzi ed ha inoltre esortato le banche a concedere prestiti e mutui
a tassi agevolati alle famiglie più povere. Il
Marocco oltre ad abbassare i prezzi tenta
anche timide manovre per creare posti di lavoro per quei giovani dottori e laureati che
scendono in strada da anni per manifestare
Anche perché il gesto è carico di un valore
simbolico importante, in quanto il suicidio
è considerato “haram” (peccato) nell’Islam.
E’ chiaro che la popolazione tunisina ne
aveva abbastanza. Frustrata da una disoc-
portando con sé tesori e ricchezze, lasciando
al paese la libertà anche se nel caos totale.
Ora si tenta di costituire un governo di transizione per arrivare alle elezioni anticipate da
qui a sei mesi. E’ stato il web il protagonista
la loro frustrazione. Del resto anche qui la hogra ha messo radici. E anche qui ci sono tanti
Mohamed Bouazizi. E la democrazia non si
esporta. Ma si aiuta a farla attecchire quando nasce per le strade delle nostre città.
foto di Simba Russeau
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di Teresa Leone
trad. Mohammed Naguib Salem
foto di Simba Russeau
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13
Vai a quel Paese!
Palestina
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La Palestina, nonostante la critica situazione politicosociale, è un paese facile da visitare, dotato di strutture
di accoglienza, ricco di importanti siti archeologici e religiosi.
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Da vedere
Gerusalemme è la casa delle tre religioni monoteiste. Numerosi i luoghi religiosi da visitare: la Cupola della Roccia,
la Moschea al-Aqsa, il Muro del Pianto, la Chiesa del Santo Sepolcro. Ma non solo: la città è ricca di musei d’arte e
centri culturali. Un tour della Città Antica è un’esperienza
indimenticabile. Tra gli eventi che animano la città, il Festival della Musica.
A Betlemme si trova la Basilica della Natività. La città e’
stata ristrutturata e sviluppata di recente: molti i centri
culturali che propongono eventi musicali e culturali durante l’anno.
Gerico è l’insediamento umano più antico della terra, la
sua nascita risale infatti a circa 10.000 anni fa. La città e
i suoi dintorni sono ricchi di tesori religiosi, archeologici
e naturali: Wadi Quilt, sito naturalistico, la Chiesa di San
Giorgio di Choziba, i resti del Palazzo di Hisham e Tel el
sultan (l’antica Gerico). A dominare il paesaggio si trova il
Monte della Tentazione, raggiungibile con una teleferica.
Da non dimenticare, a soli pochi chilometri di distanza il
Mar Morto.
Hebron è sacra per Musulmani, Cristiani e Ebrei, perché vi
e’ sepolto il profeta Abramo. Molto bello il Souq (mercato)
con i suoi tetti ad arco e i viottoli.
Nablus e’ situata 60km a nord di Gerusalemme. Famosa
per i suoi dolci, il tradizionale sapone all’olio d’oliva, e i
suoi mercati. Fra le varie attrazioni il Pozzo di Giacobbe
e la Città Antica. Ci sono due chiese, 12 moschee e una
sinagoga Samaritana all’interno di zone residenziali densamente popolate.
Il villaggio Palestinese di Sebastia e il suo famoso sito archeologico si trovano 12km a nord.
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Eventi particolari
1-2-3 ottobre - Festival della Birra di Taybeh
Il festival include una vasta gamma di attività culturali e
di intrattenimento come concerti e spettacoli di danza.
Sono previste visite guidate di questo antico villaggio e
alla Fabbrica della Birra Taybeh, famosa in tutto il mondo.
Il tour comprende visite a rovine archeologiche e chiese.
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Mese di ottobre - Il Festival dell'olio d'oliva
Ogni anno nel mese di ottobre i palestinesi celebrano la
lunga tradizione della raccolta di olive: diverse associazioni italiane e palestinesi organizzano tour per partecipare alla raccolta delle olive.
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14
‫إذﻫﺐ‬
‫ﻟﺬاك اﻟﺒﻠﺪ‬
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di Margherita Dametti
trad. Mohammad Naguib Salem
2011 ,-.& / -+/! - !"#$%&'
1/10
Inserto ‫إدراج‬
Sei un imprenditore? Vuoi investire in Marocco e non sai da dove cominciare?
Per questo lo scopriremo insieme al Centro Regionale per gli Investimenti (CRI) della Regione di Tadla
Azilal, che ci aiuterà a curare la rubrica ”Italia-Marocco: speciale investimenti" negli inserti speciali di
Aljarida. L’inserto esplorerà le possibilità di investimento in Marocco e le potenzialità del paese e della
Regione di Tadla Azilal.
www.tadla-azilal.ma
‫ﻫﻞ أﻧﺖ ﻣﺴﺘﺜﻤﺮ؟ ﻫﻞ ﺗﺮﻏﺐ ﻓﻲ اﻻﺳﺘﺜﻤﺎر ﻓﻲ اﻟﻤﻐﺮب وﻻ ﺗﻌﺮف ﻣﻦ أﻳﻦ ﺗﺒﺪأ؟‬
‫ اﻟﺬي ﺳﻮف ﻳﺴﺎﻋﺪﻧﺎ ﻓﻴﻤﺎ‬،‫(" ﺑﺈﻗﻠﻴﻢ ﺗﺎدﻟﺔ أزﻳﻼل‬CRI) ‫ﻫﺬا ﻣﺎ ﺳﻨﻜﺘﺸﻔﻪ ﻣﻌ ًﺎ ﻓﻲ "اﻟﻤﺮﻛﺰ اﻟﺠﻬﻮي ﻟﻼﺳﺘﺜﻤﺎر‬
.‫ ﻣﻠﺤﻖ ﺧﺎص ﻋﻦ اﻹﺳﺘﺜﻤﺎرات" ﻣﻦ ﺧﻼل اﻟﻤﻠﺤﻘﺎت اﻟﺨﺎﺻﺔ ﺑﺎﻟﺠﺮﻳﺪة‬:‫اﻟﻤﻐﺮب‬-‫ﻳﺘﻌﻠﻖ ﺑﺎﻟﻌﻼﻗﺎت ﺑﻴﻦ "إﻳﻄﺎﻟﻴﺎ‬
.‫اﻻﺳﺘﺜﻤﺎر ﻓﻲ اﻟﻤﻐﺮب واﻹﻣﻜﺎﻧﻴﺎت اﻟﺘﻲ ﻳﺘﻤﺘﻊ ﺑﻬﺎ اﻹﻗﻠﻴﻢ‬. ‫اﻟﻤﻠﺤﻖ ﺳﻴﻮﺿﺢ ﻓﺮص‬
www.tadla-azilal.ma
Italia - Marocco
Speciale investimenti
‫ اﻟﻤﻐﺮب‬- ‫إﻳﻄﺎﻟﻴﺎ‬
‫ﻣﻠﺤﻖ ﺧﺎﺹ ﻋﻦ اﻹﺳﺘﺜﻤﺎﺭاﺕ‬
‫دﻳﻤﻮﻏﺮاﻓﻴﺎ‬
Demografia
105.000
‫ﻋﺪد اﻟﻤﻐﺎرﺑﺔ اﻟﻤﻘﻴﻤﻴﻦ‬
‫ﻓﻲ ﻟﻮﻣﺒﺎردﻳﺎ‬
‫ ﻟﻮﻣﺒﺎردﻳﺎ‬Lombardia
‫ ﻣﻴﻼﻧﻮ‬Milano
‫ﻣﻠﻴﻮن‬
‫ﻋﺪد اﻷﺟﺎﻧﺐ اﻟﻤﻘﻴﻤﻴﻦ‬
‫ﻓﻲ ﻟﻮﻣﺒﺎردﻳﺎ‬
105.000
Marocchini
residenti
in Lombardia
1 Milione (circa)
Numero degli stranieri
residenti in Lombardia
200.000
‫ﻋﺪد اﻷﺟﺎﻧﺐ اﻟﻤﻘﻴﻤﻴﻦ‬
‫ﻓﻲ ﻣﻴﻼﻧﻮ‬
200.000
Stranieri residenti
a Milano
‫ ﻣﻠﻴﻴﻦ‬10
‫ﻋﺪد اﻟﻤﻘﻴﻤﻴﻦ ﻓﻲ ﻟﻮﻣﺒﺎردﻳﺎ‬
10 Milioni
Residenti in Lombardia
‫ﻋﺪد اﻟﻤﻐﺎرﺑﺔ اﻟﻤﻘﻴﻤﻴﻦ‬
‫ﻓﻲ ﻣﻴﻼﻧﻮ‬
37 mila (circa)
Marocchini
a Milano
aljarida - ‫ ﺍﻟﺠﺮﻳﺪﺓ‬- inserto co-sviluppo ‫ﺇﺩﺭﺍﺝ ﺍﻟﺘﻨﻤﻴﺔ ﺍﻟﻤﺸﺘﺮﻛﺔ‬
1
Inserto ‫إدراج‬
Tadla Azilal
È la regione da cui proviene la
maggior parte dei Marocchini
lombardi
Per il controllo che esercita sulla strada che collega le città imperiali di Fès e
Marrakech, la regione di Tadla-Azilal è
sempre stata al centro della storia del
Marocco.
Nel Medio Evo, Tadla era una metropoli
con un’economia dinamica, rinomata
per le sue produzioni agricole come il
cotone, e le sue risorse minerarie, in
particolare il rame.
Nel 1974, questa vasta provincia fu divisa in due parti: la Provincia di Beni Mellal costituita dalla pianura, la collina,
una parte della montagna e la Provincia di Azilal che comprende per lo più la
zona montuosa.
7,24%
L’ibridismo arabo-berbero della regione
ha dato vita ad una comunità varia, che
vive nella pace e la solidarietà.
Tadla-Azilal comprende una popolazione di circa 1,5 milioni di abitanti (259.197
famiglie), dove i giovani di meno di 25
anni rappresentano il 53%, le donne il
51% e la popolazione attiva il 38%.
Tadla-Azilal offre una mano d’opera diversificata, qualificata e poco costosa.
Si contano oggi più di 30.000 persone
alla ricerca di un impiego iscritte nella
banca dati dell’Agenzia Nazionale di
Promozione dell’Impiego e delle Competenze (ANAPEC).
A seconda delle necessità, si trovano
dei giovani tecnici specializzati, dei diplomati universitari, degli operai specializzati, degli artigiani e degli operatori agricoli di provata esperienza.
2
25,04%
62,15%
‫أﻧﺸﻄﺔ ﻗﻄﺎع اﻟﻌﻤﻞ‬
Le rimesse
Sempre più spesso i lavoratori all’estero inviano nel proprio paese “rimesse
imprenditoriali o di investimento”, cioè
trasferiscono capitali per la creazione
di nuove imprese e la realizzazione di
investimenti.
Le rimesse rappresentano un potenziale
per lo sviluppo e la crescita economica
e sociale dei paesi di origine degli immigrati. Nel corso degli ultimi decenni si è
compreso come queste contribuiscano
in modo sostanziale allo sviluppo e alla
riduzione della povertà. In Marocco, si
calcola che nel 2000 il flusso di rimesse
in entrata ha permesso a 1,2 milioni di
persone di uscire dalla povertà, riducendo la quota di cittadini in condizioni
di deprivazione di più di 4 punti percentuali (dal 23,2 al 19%).
In considerazione di questo fenomeno in crescita, il governo marocchino
ha ritenuto fondamentale creare delle
istituzioni di riferimento ad hoc per gli
emigrati in cerca di migliori condizioni
economiche (Ministero dei Marocchini
del Mondo) e servizi specializzati per
supportarli nella prima fase di investimento imprenditoriale in Marocco
(Centri Regionali di Investimento).
5,57%
‫اﻟﺼﻨﺎﻋﺔ‬
‫اﻟﺒﻨﺎء واﻷﺷﻐﺎل اﻟﻌﺎﻣﺔ‬
‫اﻟﺘﺤﻮﻳﻼت‬
‫اﻟﺰراﻋﺔ واﻟﻐﺎﺑﺎت وﺻﻴﺪ اﻷﺳﻤﺎك‬
‫اﻟﺨﺪﻣﺎت‬
Attività lavorative per settore
Industria
Edifici e lavori pubblici
Agricoltura, foresta e persca
Servizi
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inserto co-sviluppo !"#$%&'( !)&*$'( +(,-. - aljarida - /01#2'(
Inserto ‫إدراج‬
‫ﺗﺎدﻟﺔ أزﻳﻼل‬
53%
‫ﺗﻮزﻳﻊ اﻟﺴﻜﺎن‬
Suddivisioni
popolazione
(‫ أﺳﺮة‬259.197 famiglie)
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25 ‫ﺷﺒﺎب ﺗﺤﺖ ﺳﻦ اﻟـ‬
Giovani sotto i 25 anni
‫ﻣﻠﻴﻮن وﻧﺼﻒ ﻧﺴﻤﺔ‬
1,5 mln abitanti
51%
‫ﻧﺴﺎء‬
‫ﻣﻠﻴﻮن وﻧﺼﻒ ﻧﺴﻤﺔ‬
38%
Donne
1,5 mln abitanti
‫ﻋﺪد اﻟﺴﻜﺎن اﻟﻌﺎﻣﻠﻴﻦ‬
‫ﻣﻠﻴﻮن وﻧﺼﻒ ﻧﺴﻤﺔ‬
Popolazione attiva
1,5 mln abitanti
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Cos'è il CRI
Il Centro Regionale per gli Investimenti (CRI) di Tadla Azilal è un
organismo pubblico che ha come
missione il supporto agli investitori nazionali e stranieri, facilitando il
loro percorso verso la creazione di
d’impresa,diprogettidiinvestimento o di espansione nella regione.
Il CRI è l’unico interlocutore per
l’investitore nella regione. Può fa-
cilitargli le relazioni con le amministrazioni locali,con i proprietari terrieri e con i servizi pubblici (acqua,
elettricità,strade,formazioni,ecc.)
Affinchégliinvestitoripossanorealizzare le proprie attività nelle migliori
condizioniinterminiditempo,costied
efficacia,ilCRIoffreunsupportopersonalizzatoeservizidiaffiancamento.
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3
Inserto ‫إدراج‬
Hai il profilo dell’imprenditore? Scoprilo con noi
Per iniziare un’attività commerciale bisogna innanzitutto avere il profilo
idoneo.
La creazione d’impresa non è un campo riservato a certi profili o limitato ad
un know how particolare. Per avere successo, però, bisogna avere un profilo
particolare : quello dell’imprenditore. Difatti, la maggioranza dei giovani imprenditori comincia con lo studiare gli aspetti di successo esterno (fattibilità
commerciale, finanziaria, giuridica...) e lasciando da parte le attitudini personali. Dinamismo, motivazione, costanza, resistenza, originalità, credibilità e
professionalità sono le parole-chiave.
Prima di iniziare la carriera di imprenditore, verificate se avete i requisiti
giusti, rispondendo alle domande qui di seguito:
Perché volete realmente creare la vostra impresa?
Siete pronti a consacrare il tempo necessario all’inizio e alla gestione di questo progetto?
Disponete della capacità fisica necessaria?
La vostra famiglia accetta la vostra idea?
C’è qualcuno della vostra famiglia che potrebbe aiutarvi?
Siete una persona dinamica?
Avete il contatto facile?
Dicono di voi che siete una persona in grado di cavarsela?
Siete una persona creativa?
Vi rialzate velocemente dopo una sconfitta?
Avete un’idea ma non sapete come trasformarla in un progetto concreto?
Avete voglia di investire ma vi vedete già a vagare da un ufficio all’ altro per
avere informazioni senza sapere neanche quali?
Avete in mente un’ idea, però, non avete la minima idea da dove cominciare?
Avete risposto positivamente alla maggior parte delle domande?
Che aspettate allora? È arrivata l’ora di trasformare in progetto concreto la
vostra idea. Con l’aiuto del CRI.
Arrivederci alle prossime puntate!
Nei prossimi inserti troverete:
‫ﻫﻞ ﺗﻤﻠﻚ ﻣﻬﺎرة اﻟﻤﺴﺘﺜﻤﺮ؟ أﻛﺘﺸﻒ ذﻟﻚ اﻵن‬
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Nella rubrica “come investire in Marocco: in-formandosi!”:
:JD}+%& 2W '&()+`\I& ~=F. |G5 :/&TFH%& 2W
Nella rubrica “in-formare in Lombardia”:
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!!"#$%& ')"T-H+%& L-M 4hP0
- Quali sono i settori in crescita
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[YK. 2\%& ')M)‚Y%& 2U )" - Come elaborare un progetto a partire da un’idea
.CDOk%& ]" N)7$‚@& RED?" #)=@& !GkG5 - Come fare uno studio di fattibilità
.eE8=%& !I&(x 1&DfS !GkG5 - Come creare un’impresa o una società in Marocco
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E0 ;!5D3 1)?@S !GkG5 - Come e ottenere finanziamenti
.4_T+\%& L-M lThK%& !GkG5 - Come sopravvivere alla trafila burocratica
!Gƒ&D7EDG6%& C(&xy& L-M s-}\%& !GkG5 dell’amministrazione pubblica: in-formandosi
.!"#$%& ')"T-H+%& L-M 4hP0 :!")H%&
- Guida facile alla elaborazione di un business plan
.4+M !‚B c„T% 4*I 4G%x - Settori in crescita
- Opportunità di formazione
- Come ottenere finanziamenti
- Arbitrato e conciliazione mediterranea
!G")F%& ')M)‚Y%& s_(8\%& …DW 4_T+\%& L-M lThK%& !GkG5 2‚IT\"E(Ej& †%)h\%&E bGOK\%& -
Nell’ambito dell’iniziativa, inoltre, saranno organizzati, durante il 2011, corsi di formazione con esperti del Centro Regionale per gli Investimenti di Tadla Azilal, della Camera Arbitrale di Milano, dell’ Unione Artigiani.
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inserto co-sviluppo !"#$%&'( !)&*$'( +(,-. - aljarida - /01#2'(
BA NK
BA NK
BA N K
BA NK
BA NK
BA NK
Finanza Islamica
BA NK
BA NK
‫اﻟﻤﺒﺎدئ‬
‫اﻟﻤﺎﻟﻴﺔ اﻹﺳﻼﻣﻴﺔ‬
www.assaif.org
Perché una rubrica
sulla finanza islamica ‫أﺳﺒﺎب اﻹﻗﺒﺎل‬
di Alberto Brugnoni
trad. Samah Mohammed Ibrahim
La finanza islamica ha la peculiarità di
declinare le due proposte valoriali delle
quali è portatrice in modo assolutamente
originale. Da un lato propone prodotti e
servizi per combattere un’esclusione finanziaria causata non già da disagio sociale
ma dalla condivisione di dettami religiosi
che vietano l’utilizzo delle pratiche finanziarie oggigiorno convenzionali. Dall’altra,
declina la sua proposta etica mantenendo
intatto il divieto delle usure perso cammin
facendo e per interessi di bottega dalla
tradizione giudeo-cristiana
Lo sviluppo esponenziale che sta riscontrando in Europa è dovuto all’allargamento
del bacino di potenziali fruitori siano essi
appartenenti a una classe media musulmana con capacità reddituali in costante
aumento che non-musulmani che condividono l’impianto etico della finanza halal.
Il cambiamento delle politiche dei governi
e le autorizzazioni delle banche centrali
frutto della definizione di nuovi equilibri
internazionali e di una maggiore consapevolezza che servizi finanziari inclusivi sono
condizione fondamentale per la stabilità
sociale stanno creando un quadro normativo europeo di riferimento certo
In Italia la domanda in costante aumento
di finanziamenti halal per l’acquisto della
prima casa o di luoghi di culto, lo sviluppo
di attività imprenditoriali in proprio, e di
prodotti assicurativi non trova per adesso
una adeguata offerta che la soddisfi e
ricorre spesso a soluzioni improvvisate.
Si scontra, inoltre, con luoghi comuni
alquanto radicati nell’opinione pubblica e
pochezza di informazione da parte delle
stesse comunità musulmane. Nei prossimi
numeri la rubrica affronterà queste tematiche e illustrerà alcuni prodotti utilizzati in
altri paesi per rispondere alle esigenze della
finanza halal. Vi sarà, inoltre, la possibilità
di porre quesiti specifici.
aljarida – marzo 2011
‫ﻋﻠﻰ اﻟﻤﺒﺎدئ‬
‫اﻟﻤﺎﻟﻴﺔ اﻹﺳﻼﻣﻴﺔ‬
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Le strutture contrattuali shariatiche che si
possono utilizzare per finanziare l’acquisto della
casa sono quattro: la murabahah, la ijarah, la
musharakah decrescente, l’istisna’a. Sebbene
ognuna delle quattro strutture abbia pregi e
attrattive specifiche, la ijarah e la musharakah (o
contratto partecipativo decrescente) sono quelle
che in alcuni paesi occidentali hanno raggiunto
una dimensione di mercato significativa. La murabahah è, d’altra parte, la più consona ai processi
operativi del mondo immobiliare italiano per la
sua similitudine al contratto di vendita rateizzata
ed è stata utilizzata nell’unica transazione sciariatica effettuata in Italia nel 2006
15
Cosa ci può dire la rivoluzione tunisina?
di Moncef Nasri
In questo momento, dobbiamo fare lo sforzo
di comprendere cosa pensano le persone che
hanno sofferto l’ingiustizia, l’oppressione e
l’emarginazione e hanno dovuto constatare
ogni giorno che la loro esistenza era caratterizzata da una profonda inadeguatezza a causa di
decenni di dittatura. Queste persone sono consapevoli della necessità di smantellare il governo e ricostruirne uno nuovo invece di ricorrere a
semplici riforme: ma non vogliono che il nuovo
governo sia costituito da persone che facevano
parte di quello precedente e hanno danneggiato il suo sviluppo sin dall’inizio.
Tuttavia questa volontà non è stata espressa
in modo chiaro e da qui i tentennamenti negli
accordi per la formazione di un nuovo governo
tra i sindacati. Di conseguenza, sembra che le
diverse forze dell’opposizione (i partiti, la società civile, i giuristi e i sindacati) abbiano perso
l’orientamento e si siano create delle divisioni
al suo interno.
Mentre la maggior parte della gente è felice di
cancellare il vecchio regime, coloro che appartenevano a questo regime si trovano ancora
nelle sue varie diramazioni! E i manifestanti temono che la rivoluzione finisca nel nulla.
A dimostrazione di ciò le fila delle milizie del
vecchio regime prendono d’assalto le sedi del
sindacato e dei servizi pubblici regionali a Qasrein ed in altre città.... per infondere terrore nel
cuore dei manifestanti.
E forse l’elemento da considerare per comprendere la situazione è la scommessa sul Primo
Ministro Mohammad Ghannushi per la rinascita del paese!
La cosa più importante da risolvere in questo
periodo di transizione è decidere se creare le
condizioni perché si svolgano delle elezioni veramente democratiche oppure votare subito
anche in presenza di un quadro legislativo non
adeguato.
Nel primo caso il rischio che si corre è che i patrioti perdano lo slancio e lascino al vecchio
parlamento e ad altre istituzioni un ruolo chiave nel periodo di transizione. Nel secondo caso,
il rischio è che il processo elettorale venga minato da azioni non democratiche di vendetta.
Bisogna inoltre prendere in considerazione il
quadro complessivo rappresentato dall’opposizione tunisina in tutte le sue sfaccettature, sia
quelle parti che hanno partecipato al vecchio
governo sia quelle che hanno preso le distanza
da esso.
C’è un’ulteriore difficoltà: il tempo è poco. Infatti, secondo la costituzione, le elezioni pre-
16
sidenziali si dovrebbero svolgere entro marzo.
Come sarà possibile?
Verrà ulteriormente rattoppata la costituzione? Questo non farà altro che riportare agli
ostacoli del regime precedente.
Ma ignorare la costituzione potrebbe significare ignorare il quadro giuridico, nonostante sia
stato già detto che la commissione costituzionale starà attenta a questo problema.
Ma resta un’altra incognita: chi ha delegato
questa commissione? Essa è rappresentativa
del popolo e dei giovani e di coloro che hanno
scatenato le scintille della rivoluzione e i patrioti liberi di tutta la Tunisia?
Forse tutto questo suggerisce un vuoto legislativo e politico. Sfortunatamente la costituzione prevede l’inammissibilità di qualsiasi cambiamento della costituzione durante il periodo
di transizione, nonostante la presenza di una
clausola che consente il rinvio delle elezioni in
caso di “grave rischio”.
Infine, si pensa che il movimento di opposizione, le organizzazioni e i gruppi civili e gli attivisti non si sono soffermati abbastanza a parlare
del dopo elezioni.
Per non andare contro la costituzione la procedura prevede in primo luogo lo svolgimento delle elezioni presidenziali; cosa semplice da organizzare, nonostante siano in molti a richiedere
un sistema parlamentare. Ma questo scenario
porta con sé il rischio che il nuovo presidente,
in quanto unico legittimo eletto nel nuovo paese, si trasformi in un nuovo dittatore…
Al momento non si hanno risposte chiare a tutti questi difficili interrogativi. Le persone one-
ste delle forze di opposizione dovrebbero
notare e riflettere in fretta su tali interrogativi. In caso contrario gli opportunisti
di ciò che resta del vecchio regime, e che
si trovano numerosi nelle cerchia delle
istituzioni statali, tenteranno di riempire
il vuoto della scena politica.
È giunto il momento che forze di opposizione si compattino per raggiungere il
consenso circa le richieste ed arrivino ad
esporle in modo chiaro e non vacillante,
per proteggere la rivoluzione degli oppressi che hanno lottato nel corso della
storia per la Tunisia e per la liberazione di
tutto il popolo tunisino.
trad. Marina Fasser
foto di Nasser Nouri
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foto di Nasser Nouri
‫ﻣﺎذا ﻋﻦ ﺛﻮرة ﺗﻮﻧﺲ؟‬
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17
Cultura ‫اﻟﺜﻘﺎﻓﺔ‬
Il razzismo
è una brutta storia.
Il dialogo la cura.
di Luca Ricci
trad. Mohammad Naguib Salem
Se è vero che lo spettro del razzismo è sempre
pronto a materializzarsi in modi inaspettati
e spesso cruenti, è oggi tanto più importante cercare di capire cosa esso sia in una fase
storica caratterizzata da forti scambi culturali.
Nessuno potrebbe aiutarci a definirlo meglio di
chi è abituato a vedersi con gli occhi dell’altro:
l’immigrato. Come Lemnaouer Ahmine, regista
italo-algerino, autore del film-documentario La
Trappola, la testimonianza in presa diretta del
dramma vissuto dai rifugiati politici sfrattati
dallo stabile di Via Senigallia, a Milano, nel 2009,
e accampatisi per protesta in Piazzale Oberdan.
Lemnaouer, come definiresti il razzismo?
Il razzismo è ignoranza; perché si ha paura, oppure perché si è davvero convinti della propria
superiorità sugli altri popoli. È anche amnesia, è
dimenticare velocemente ciò che eravamo ieri e
pensare solo a come siamo oggi.
Lo si può sconfiggere?
E’ difficile; lo si potrebbe arginare mostrandosi
disponibili ad ascoltare l’altro. Ciò non significa
dargli sempre ragione ma cercare di capire perché egli non è disposto a perdere una parte di
sé. Anche la conoscenza reciproca e la coscienza
politica, nel senso di abilità a non lasciarsi pilotare da chi istiga alla discriminazione, possono
tarpare le ali al razzismo.
Le culture immigrate e quella italiana possono dialogare e arricchirsi reciprocamente?
Assolutamente. Non bisogna però nascondersi
che prima della fase del dialogo c’é spesso la diffidenza, la paura, a volte lo scontro. Ciò fa parte
di un processo che, se ben guidato politicamente, può condurci a una società con regole chiare
per tutti, rispetto reciproco, arricchimento. Conoscere l’altro aiuta sia a essere più fiduciosi di
se stessi e del proprio percorso personale, sia a
evitare di ferire l’altro e di scontrarsi con lui. L’arricchimento reciproco ci può essere ma è proporzionato a ciò che noi seminiamo, allo sforzo
che facciamo per costruire il dialogo.
18
‫ﻗﺼﺔ‬
ٌ
‫اﻟﻌﻨﺼﺮﻳﺔ‬
‫ واﻟﺤﻮار ﻫﻮ‬،‫ﺑﺸﻌﺔ‬
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.‫اﻟﺤﻞ‬
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islametro.altervista.org
‫ اﻟﺒُﺮﻛﻴﺎ‬:‫ﺑُﺮﻗﻊ إﻛﻴﺎ‬
Nasce il “burkea”
di Lorenzo Declich
30secondi.wordpress.com
Non si può non aver notato che alcuni
super-ipermercati stanno facendo assunzioni di donne musulmane come cassiere
e commesse nei vari stand in tutta Italia
ed anche all’estero. Donne islamiche che
vestono il velo, burka piuttosto che hijab.
Questo sta succedendo, ad esempio, da
noi in alcuni punti della Coop ma anche di
altre catene della Grande Distribuzione.
Ma come far conciliare a queste donne islamiche il velo che, per tradizione e prescrizione religiosa, esse debbono obbligatoriamente portare?
Ecco dunque che, dopo il “burkini” ovvero
il costume da bagno adatto anche per le
donne islamiche con velo per così dire “incorporato”, nascere un altro elemento che
potremmo definire di “marketing identitario”: lo potremmo chiamare in questo caso
giallo e riportante il logo IKEA in
giallo. Un corporate hijab – così
è stato definito in alcuni siti islamici – che testimonia dell’appartenenza delle lavoratrici all’Islam
e al contempo a una comunità
aziendale.
La prima filiale IKEA al mondo
che ha deciso di lanciare questo
velo con marchio è stata quella
di Edmonton vicino a Londra:
hanno contattato una ditta, la
TheHijabShop.com a cui hanno
affidato l’incarico di progettare
e produrre appunto quello che
possiamo chiamare il “burkea”,
cioè il burka targato IKEA.
Detto, fatto! Il sito di vendita
di veli online è riuscito a sfornare un “due pezzi”, con i colori
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il “burkea”, cioè il burka di IKEA.
Già perché proprio tra il mobilio svedese fai
da te possiamo scorgere ragazze islamiche
con un velo formato da due pezzi, senza
fermaglio, di colore blue navy bordato in
dell’azienda (blu e giallo) e il logo
dell’azienda. I due pezzi coprono
la testa, il collo e le spalle, è dove
è sistemata la piccola scritta
IKEA.
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aljarida – marzo 2011
19
‫ﻣﻄﺒﺦ‬
Cucina
‫ ﻣﻘﻠﻮﺑﺔ‬:‫اﻟﻮﺻﻔﺔ‬
Ricetta: la Maqluba
La maqluba è un piatto tipico mediorientale molto
diffuso in Palestina, Giordania, Libano, Siria. Curiosamente, il suo nome significa “sottosopra”. La sua
origine si lega alla tradizione di donare cibo ai poveri
dopo i banchetti delle feste: in quelle occasioni si usava raccogliere tutto quanto avanzato e riempire una
grossa ciotola, che veniva poi rovesciata in un grande
piatto.
Ingredienti per 4 persone
- 3 bicchieri di riso
- 1 pollo tagliato a pezzi/carne di
agnello
- cannella
- cardamomo (metà cucchiaio)
- foglie di alloro
- 1 cipolla tagliata a pezzi
- 2 melanzane, 4 patate, cavolfiore
- trito di spezie composto da: curcuma, pepe bianco, pepe nero,
cannella, cumino, noce moscata
- mezzo etto di pinoli e mandorle
tostate
- sale e pepe
- olio
Preparazione
Tagliare la carne, marinarla in
sale e pepe. Mettere il riso in
ammollo in una pirofila in acqua
e lasciarlo riposare per circa 20
minuti: risciacquare per togliere
l’amido.
Versare in una padella capiente
due cucchiai d’olio: aggiungere il
pollo e successivamente la cipolla.
A circa metà cottura, aggiungere
il sale, l’alloro, la cannella e il cardamomo. Subito dopo, coprire
la carne con acqua (per farne
il brodo che servirà per cucinare
il riso): abbassare il fuoco e cuocere
la carne per circa mezz’ora/quaranta minuti. Nel frattempo,
friggere in un’altra padella le verdure tagliate a pezzi/fette.
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Completata la cottura, disporre
la carne in una teglia dalle pareti
unte precedentemente di olio;
aggiungere le verdure e infine il
riso; coprire tutto con il brodo di
cottura della carne precedentemente preparato (il bordo deve
superare di un paio di centimetri
gli ingredienti) e il trito di spezie.
Cuocere per dieci minuti a fuoco
alto, poi abbassare la fiamma
e cucinare per circa 40 minuti a
fuoco lento: il brodo di cottura
deve essere completamente assorbito.
Durante la cottura del piatto, rosolate in una padella i pinoli e le
mandorle.
Completata la cottura, appoggiate un largo piatto da portata
sulla pentola della maqluba e rovesciatela.
Aggiungere i pinoli e
le mandorle tostate.
Buon appetito!
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Il sangue:
come donarlo e dove
di Elisa Costanzo
trad. Mohammad Naguib Salem
Rosso, caldo, sempre in movimento: il sangue è un elemento vitale comune a tutti gli uomini, italiani e stranieri. Serve soprattutto per interventi urgenti, trapianti,
gravi malattie. Quando serve, serve subito. Non si può
riprodurre in laboratorio in modo artificiale. Per questo
donare il sangue vuol dire aiutare la vita. Ma come si fa?
Il prelievo
Funziona così: un medico visita il nuovo donatore per capire se può donare e se il sangue è sicuro per i futuri malati. La scheda del donatore viene inserita in un archivio
elettronico e la privacy è totale.
Il mattino del prelievo bisogna essere a digiuno.
Cosa donare
Si può donare il sangue "intero", cioé con tutte le sue
componenti, oppure solo alcuni suoi elementi (plasma,
la parte liquida del sangue, e piastrine). Se si sceglie di
donare il sangue intero basta un prelievo da una siringa,
che dura tra 5 e 8 minuti. Se si scegli di donare altro, invece, il prelievo dura di più (35-50 minuti), perchè si utilizza
una macchina che mentre assorbe il sangue separa gli
elementi che servono e introduce nel corpo del donatore
il resto.
Chi può donare
Sia uomini che donne, tra i 18 e i 65 anni, in buone condizioni di salute, con pressione e numero di battiti cardiaci
nella norma (pressione tra 50 e 80 la minima, 100 e 180 la
massima; numero di battiti tra 50 e 100 al minuto). Non
possono donare il sangue tossicodipendenti, alcolisti,
persone con malattie del fegato (epatiti), AIDS. Occorre
pesare più di 50 kg.
Le donne possono donare al massimo due volte l'anno, gli
uomini quattro. Tra una donazione e l'altra devono passare almeno 90 giorni.
Perchè donare
Il sangue serve sempre negli ospedali, e assicura spesso
la vita a malati gravi. Non esiste un "mercato" in cui comprare il sangue.
Per diventare donatore bisogna recarsi presso una sede
Avis o presso il Servizio trasfusionale dell'ospedale della
propria città
Info: La sede Nazionale Avis (associazione volontari italiani sangue) si trova a Milano in via E. Forlanini, 23, telefono 02 70006795, www.avis.it
aljarida – marzo 2011
21
Test di italiano per il permesso di soggiorno CE
Il 17 gennaio 2011 si è partiti con il test di italiano per stranieri per poter ottenere il rilascio
del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo. Si è cominciato con le
città di Firenze e Asti. Anche Emilia Romagna
e Marche hanno avviato i test. In Lombardia,
a Milano e provincia, e nella zona di Monza
e Brianza i test sono stati avviati l ‘8 febbraio scorso. Si sono svolti presso i Centri Territoriali Permanenti (CPT) per l’istruzione e la
formazione in età adulta e svolgono soprattutto funzioni di accoglienza, orientamento,
attività di alfabetizzazione, formazione ed
istruzione. Per le altre dei test in Lombardia
consultare il sito testitaliano.interno.it
Il test consiste in una prova di ascolto in cui
allo straniero viene fatta ascoltare una registrazione (ad esempio un dialogo tra due persone) e poi gli vengono fatte delle domande
per verificare il grado di comprensione della
conversazione. C’è una prova di lettura simile a quella di ascolto. Infine c’è una prova di
scrittura in cui viene chiesto di scrivere una
lettera ad un amico, di scrivere una mail o
compilare un modulo.
Il candidato supera il test se ottiene un risultato complessivo dell’ 80%.
Come si fa richiesta di partecipazione al
test di conoscenza della lingua italiana
per il rilascio del P.d.S. CE?
La richiesta di prenotazione al test va presentata dagli stranieri in possesso dei requisiti
per richiedere il permesso di soggiorno CE
per soggiornanti di lungo periodo.
Importante: Gli stranieri che presentano
richiesta di aggiornamento del permesso di
soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo non devono sostenere il test.
Non è necessario effettuare il test della lingua italiana, se lo straniero ha:
a) certificati di conoscenza della lingua italiana ad un livello non inferiore al livello A2;
b) titoli di studio o titoli professionali;
c) riconoscimento del livello di conoscenza
della lingua italiana non inferiore al livello
A2;
d) attestazione che l’ingresso in Italia è avvenuto ai sensi degli articoli di legge relativi;
e) certificazione che lo straniero non può sostenere il test per problemi di salute”.
Dal 9 dicembre scorso sono disponibili i moduli per la richiesta di partecipazione al test
ne delle domande.
Per la compilazione e l’invio, è necessario accedere al sito www.testitaliano.interno.it ed
accedere o registrarsi all’ area riservata.
Che cos’è il permesso di soggiorno CE?
Il permesso di soggiorno CE per soggiornanti
di lungo periodo ha sostituito, dall’8 gennaio
2007, la carta di soggiorno per cittadini stranieri.
Questo tipo permesso di soggiorno è a tempo indeterminato e può essere richiesto solo
da chi possiede un permesso di soggiorno da
almeno 5 anni. La domanda va presentata
presso gli uffici postali, i Comuni e i Patronati.
Alla domanda è necessario allegare:
- copia del passaporto valido;
- copia della dichiarazione dei redditi (il reddito deve essere superiore all’importo annuo
dell’assegno sociale); per i collaboratori domestici (colf/badanti): esibizione dei bollettini INPS o estratto conto rilasciato dall’INPS;
- certificato casellario giudiziale e certificato
delle iscrizioni relative ai procedimenti penali;
- un alloggio idoneo documentato se la domanda è presentata anche per i familiari;
- copie delle buste paga relative all’anno in
corso;
- documentazione relativa alla residenza e
allo stato di famiglia;
- bollettino postale di pagamento del permesso di soggiorno elettronico (€ 27,50)
- contrassegno telematico da € 14,62
Il costo della raccomandata è di € 30.
Il permesso di soggiorno CE non può essere
rilasciato a chi è pericoloso per l’ordine pubblico e la sicurezza dello Stato.
La richiesta può essere presentata anche per
il marito/moglie non legalmente separato;
per figli minori, anche della moglie/marito o
nati fuori dal matrimonio, per figli maggiorenni a carico se non autosufficienti o con
invalidità totale;per genitori a carico.
Per ottenere il permesso CE anche per i familiari, oltre ai documenti elencati sopra, è
necessario:
- avere un reddito sufficiente alla composizione del nucleo familiare. Nel caso di due o
più figli, di età inferiore ai 14 anni, il reddito
minimo deve essere pari al doppio dell’importo annuo dell’assegno sociale;
di conoscenza della lingua italiana per il rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo sul sito del Ministero dove ci sono tutte le informazioni ed è
in funzione un sistema informatico di gestio-
- avere un certificato dell’ Anagrafe che attesti il rapporto familiare. La documentazione
proveniente dall’estero dovrà essere tradotta, legalizzata e validata dall’autorità consolare nel Paese di appartenenza o di stabile
22
residenza dello straniero;
- il superamento di un test di conoscenza della
lingua italiana.
Cosa si può fare con il P.d.S. CE?
Con il permesso di soggiorno CE è possibile:
- entrare in Italia senza visto;
- lavorare;
- usufruire dei servizi della pubblica amministrazione.
Lo straniero titolare di un permesso di soggiorno CE, rilasciato da altro Stato dell’Unione
europea, può rimanere in Italia oltre i 3 mesi,
per:
- esercitare un’attività economica come lavoratore regolare;
- frequentare corsi di studio o di formazione
professionale;
- soggiornare, dimostrando di avere risorse
economiche sufficienti e stipulando un’assicurazione sanitaria per l’intero periodo del
soggiorno.
In questo caso lo straniero titolare ottiene un
permesso di soggiorno rinnovabile alla scadenza , mentre ai familiari verrà rilasciato un
permesso di soggiorno per motivi di famiglia.
In quali casi non è possibile richiedere il
permesso di soggiorno CE?
Non è possibile richiedere il permesso di soggiorno CE nei seguenti casi:
- per motivi di studio o formazione professionale e ricerca scientifica;
- per soggiorni a titolo di protezione temporanea o per motivi umanitari;
- per asilo o in attesa del riconoscimento dello
status di rifugiato;
- per possesso di un permesso di soggiorno di
breve durata;
- ai diplomatici, i consoli, i soggetti che godono di funzioni equiparate e i membri di rappresentanze accreditate presso organizzazioni
internazionali di carattere universale.
Centri territoriali permanenti
dove si svolgono corsi di
italiano per stranieri a Milano
D.D. I° Circolo - Piazza Costa, 25
Cinisello Balsamo (MI) - 0362/392316
S.M.S. "L. da Vinci" - Via L. Da Vinci, 73
Limbiate (MI) - 02/8255740
D.D. 4° Circolo - Via Martire, 8
Sesto San Giovanni (MI) - 02/470591
S.M.S. "Confalonieri" - Via San Martino,4
Monza (MI) - 039/382280
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trad. Samah Mohammed Ibrahim
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S.M.S. "Falcone Borsellino" - Via Pascoli, 9
Bellusco (MI) 039/623665
I.C. "Diaz" via Crocefisso, 15
Milano - 02/58440238
S.M.S Baracca - via Frali Caprotti,4
Magenta (MI) - 02/97293436
aljarida – marzo 2011
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23
392.310 domande di
lavoro nei tre click day
Si è conclusa il 3 febbraio la fase
di avvio per la trattazione delle
domande di nulla osta al lavoro
del Decreto flussi 2010 per lavoratori extracomunitari non stagionali (il cosiddetto click day).
I dati del Viminale registrano
392.310 domande arrivate al
sistema informativo del Dipartimento libertà civili e immigrazione:
www.unioneconsulenti.it
Contributi anche per
irregolari
‫ﻣﺴﺎﻋﺪات ﻟﻐﻴﺮ‬
‫اﻟﺸﺮﻋﻴﻴﻦ أﻳﻀ ًﺎ‬
La Cassazione ha affermato l’obbligo del datore di lavoro
di versare i contributi anche se il lavoratore è uno straniero senza permesso di soggiorno.
Il datore di lavoro ha l’obbligo di versare i contributi anche se il lavoratore è uno straniero senza permesso di
soggiorno.
Questo è quanto stabilito dalla Cassazione che, con la
sentenza n 2259 del 6 ottobre 2010, ha affermato: nonostante un contratto di lavoro stipulato con un extracomunitario privo di permesso di soggiorno sia da considerarsi nullo (in quanto viola l’articolo 22 del Decreto
Legislativo n. 286/98), ciò non esclude l’obbligo da parte
del datore di lavoro di pagare il salario e versare i relativi
contributi.
La Cassazione, affermando questo obbligo, ha così sancito il dovere di coerenza con il sistema generale di mercato e le norme della concorrenza che lo regolano: se non
ci fosse obbligo di versare i contributi e pagare il salario
da parte del datore di lavoro che assume lavoratori stranieri senza permesso di soggiorno, questi verrebbe favorito avendo la possibilità di beneficiare di condizioni più
vantaggiose rispetto a quelle cui è soggetto il datore di
lavoro che rispetti la disciplina in tema di immigrazione.
La sentenza della Cassazione è nata dal ricorso di un datore di lavoro che, avendo ricevuto un verbale di accertamento da parte dell’INPS (Istituto Nazionale Previdenza
Sociale) per non aver versato i contributi di alcuni suoi lavoratori, trattandosi di extracomunitari senza permesso
di soggiorno, si era appellato all’impossibilità per legge
di assumere o fare un contratto a stranieri privi di docu-
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menti regolari di soggiorno e, quindi, all’impossibilità di
versare i rispettivi contributi.
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24
- 324.709 per alle quote Paesi “privilegiati”, divise in 230.929 per
lavoro domestico e 93.780 per
lavoro subordinato (click day 31
gennaio);
- 60.983 per le quote previste per
i Paesi che non hanno accordi di
collaborazione con l’Italia e la Ue
in materia di immigrazione, divise in 53.389 per colf e 7.594 per
badanti (click day 2 febbraio);
- 6.618 per le quote per conversioni di permesso di soggiorno,
lavoratori formati all’estero e lavoratori di origini italiane (click
day 3 febbraio).
‫ ﻃﻠﺒ ًﺎ ﺧﻼل ﺛﻼﺛﺔ‬392.310
‫أﻳﺎم ﻣﻦ أﻳﺎم ﺗﻘﺪﻳﻢ‬
‫ﻃﻠﺒﺎت اﻟﺘﻮﻇﻴﻒ إﻟﻜﺘﺮوﻧﻴ ًﺎ‬
…"click day"
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Decreto flussi 2010/2011:
guida alle fasi
successive
al click day
Le fasi successive all’operazione click day, costituiscono una predefinita serie di attività e passaggi obbligatori all’ingresso in Italia dei
lavoratori che si è inteso regolarizzare.
Le tappe sono: l’elaborazione della graduatoria, l’indagine dello Sportello Unico e della Direzione Provinciale del lavoro, la verifica delle
Questure, il rilascio del nullaosta e del visto, la convocazione delle
parti e la firma del contratto.
Le domande pervenute vengono rese disponibili allo Sportello Unico
che verifica la regolarità formale delle domande e richiede per via telematica il parere della Questura circa la sussistenza, nei confronti del
lavoratore straniero, di motivi ostativi al rilascio del nullaosta.
Se la Questura rilascia parere positivo la Direzione Provinciale del
lavoro esamina la parte di sua competenza verificando la regolarità
delle condizioni contrattuali applicate, il numero delle richieste del
datore di lavoro in relazione alla sua capacità economica e la sussistenza delle quote.
Se anche questa verifica risulta positiva, lo Sportello Unico richiede
in via telematica all’Agenzia delle Entrate l’attribuzione del codice fiscale.
Quando anche la Direzione Provinciale del lavoro dà parere favorevole, lo Sportello Unico prosegue le attività convocando il datore di lavoro per il rilascio del nullaosta e per la firma del contratto di soggiorno
e trasmette in via telematica la documentazione agli uffici consolari.
E’ importante segnalare che durante la fase di convocazione del datore di lavoro per la consegna del contratto di soggiorno viene accertata la corrispondenza delle dichiarazioni rese in via telematica
nell’istanza con quelle che risultano dalla documentazione che deve
essere esibita.
E’ importante segnalare che il datore di lavoro deve presentarsi allo
Sportello Unico con i seguenti documenti: numero di protocollo fornito, una marca da bollo di € 14.62 da apporre sul nullaosta, una marca da bollo di € 14.62 già acquistata e indicata sulla domanda, un suo
documento d’identità valido, certificato di idoneità alloggiativa e tutta la documentazione richiesta sulla lettera di convocazione.
Dopo la firma del datore di lavoro, il contratto viene trattenuto presso lo Sportello Unico, in attesa che venga perfezionato con la sottoscrizione del lavoratore straniero.
Dopo il rilascio del nullaosta telematico (valido per sei mesi) al datore
di lavoro, il lavoratore deve richiedere, entro questo tempo, il rilascio
del visto.
Entro otto giorni dall’ingresso in Italia il lavoratore deve recarsi allo
Sportello Unico, accompagnato dal datore di lavoro, per firmare il
contratto di soggiorno e, successivamente, inoltra la richiesta del
permesso di soggiorno per lavoro alla Questura utilizzando l’apposito
kit postale 5.
Dott. Ombretta Magaraci
trad. Samah Mohammed Ibrahim
aljarida – marzo 2011
:2010 ‫ﻗﺎﻧﻮن ﺗﺪﻓﻖ اﻟﻌﻤﺎﻟﺔ‬
‫دﻟﻴﻠﻚ ﻟﻠﻤﺮاﺣﻞ اﻟﺘﺎﻟﻴﺔ‬
‫ﻟﻴﻮم ﺗﻘﺪﻳﻢ ﻃﻠﺒﺎت‬
‫اﻟﺘﻮﻇﻴﻒ إﻟﻜﺘﺮوﻧﻴ ًﺎ‬
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‫ﻣﻴﻼﻧﻮ‬١٢٤ ‫ﺷﺎرع ﺗﺰارا‬
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25
Indicazioni
‫إرﺷﺎدات‬
Dove studiare l'italiano a Milano ‫أﻳﻦ ﺗﺪرس اﻹﻳﻄﺎﻟﻴﺔ ﻓﻲ ﻣﻴﻼﻧﻮ‬
Scuole senza permesso:
:‫ﻣﺪارس دون إﻗﺎﻣﺔ‬
Associazione Alfabeti ONLUS
Scuola LiberAtutti!
Via Abbiati, 4 - 20148 Milano - negozio sulla strada - 20148 - Zona 7 - Metro c/o Centro Sociale Autogestito Vittoria, via Muratori 43 - 20135 Milano
1 rossa fermata Lotto, tram 24, 16, Autobus 49
- 20135 - Zona 4 - Metro 3 Lodi o Porta Romana, Bus 90-91, 92, 62
Associazione Apolidia
Scuola Popolare di Italiano per Stranieri di Rogoredo
Via Volturno, angolo Confalonieri - 20124 Milano - Zona 9 - Tel. 0269009938 Via Freikofel n° 1 (angolo via Rogoredo, vicino alla Coop) - Milano Metro 2 fermata Gioia o Garibaldi, tram 11, 4, autobus 82, 90, 91
20138 - Zona 4 - Tel. 022140309 - Metro 3: Rogoredo
Associazione Dimensioni Diverse
F.I.L.E.F. Lombardia 'Scuola d'Italiano Carlo Cuomo'
via 2 Giugno 4 - Milano - 20153 - Zona 7 - Tel. 024598701 - 0248914705 - bus 58 via G.Bellezza 16/a - Milano - 20136 - Zona 5 - Tram 24/9/30; Bus 90/91
(scendere via Val D’Intelvi), bus 67 (scendere via A. da Baggio)
(Zona Via Ripamonti)
BAOBAB - Scuola della Cascina Autogestita TORCHIERA Senz’acqua Associazione Samarcanda
Piazzale Cimitero Maggiore, 18 – Milano - 20156 - Zona 8 - Tel. 023088896 Piazza del rosario c/o Parrocchia - Milano - 20144 - Zona 6 Tram 14 Tram 14, Autobus 40
Bus 68 - MM2 S. Agostino
Laboratorio di Comunicazione Leoncavallo spa
L`italiano in piazza- Associazione Interculturale Todo Cambia.
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MM3 gialla Sondrio + bus 43 - Stazione FFSS di Greco
Associazione Le radici e le ali ONLUS
Via Giambellino, 150/a - 20147 Milano (Ex Acqua Potabile) - Zona 6
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con l'Ong COSV, l'Unione Artigiani, la
Camara Arbitrale di Milano, l'associazione
Al Ouissal e il Centro Regionale per
gli Investimenti di Tadla Azilal, con un
progetto finanziato dal Comune di Milano
e con il patrocinio del Ministero dei
Marocchini Residenti all'Estero
vi informerà sulle possibilità di
formazione e di investimento in Marocco
e in Italia e vi terrà aggiornati sulle
agevolazioni per avviare nuove attività.
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