Notizie flash - Diocesi di Como
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della diocesi di como Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale | D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como Anno XXXV - 26 novembre 2011 - € 1,20 Europa 5 Mondo 44 6 Como 13 Sondrio 29 La strana coppia franco - tedesca Beit Jala: non c’è pace fra gli ulivi Lavoro: oltre la disabilità con “Sim-patia” Don Ferraroli e l’educazione all’affettività iflessione sul futuR ro del metodo comunitario e sull’intes a e comunità cristiaL ne contro l’avanzamento del muro eretto d Albiolo l’inauA gurazione di una lavanderia per offrire l sacerdote ha eIsione sposto con pasuna stimolan- Francia-Germania. Editoriale Novembre, andiamo... da Israele. lavoro a persone fragili. te riflessione. Peregrinatio. Le reliquie della veggente di Lourdes in diocesi di don Angelo Riva T empo di Avvento, nuovo inizio, novità di una nascita. Il grembo dell’umanità turgido di attesa del Verbo. Inizio dell’anno liturgico, la vita della Chiesa che daccapo si riposiziona sul suo Signore. Nel clima di novità anche la sorpresa, per i lettori del Settimanale, di un nuovo direttore. Che prende servizio in punta di piedi, confidando che la passione per la Chiesa sopperisca a un difetto di competenza giornalistica. Ringraziamo don Agostino Clerici per il lavoro svolto nei dodici anni del suo servizio. Ci consegna un giornale bello, ricco di contenuti e rinnovato nella grafica, attrezzato delle migliori risorse tecnologiche a disposizione di una redazione giovane e vivace. Vetrina importante nel panorama editoriale. Strumento ecclesiale di formazione e di informazione. Tessuto connettivo essenziale, anche al tempo di Internet e della comunicazione on-line, per una diocesi “arcipelago” come la nostra. Molti mi chiedono dove va il Settimanale. Rispondo: prosegue sulla strada iniziata. C’è una linea editoriale ben avviata. Il Settimanale è una finestra sui fatti del mondo e della Chiesa universale, con il taglio tipico dell’ approfondimento culturale. E’ voce del Vescovo e della Chiesa locale, con le pagine dedicate alla vita delle parrocchie e dei vicariati, alle iniziative diocesane e degli uffici pastorali. E’ cronaca “bianca” di quanto accade attorno a noi: persone, fatti, eventi ecclesiali e civili, una storia virtuosa che difficilmente troverebbe spazio nel circo mediatico malato di sensazionalismo, ma che merita la ribalta della visibilità. Soprattutto, però, al Settimanale si affida oggi un compito insieme difficile ed esaltante. Quello di prendere in mano la vita della nostra Chiesa diocesana e accompagnarla, con gli strumenti della comunicazione, dentro le sue scelte. Sappiamo di vivere una stagione complessa. Palpabile è il disagio di laici e preti, comunità e famiglie, alle prese con la difficile fede, l’enigma dell’educazione, i reflui della crisi economica, le mille fragilità delle persone. A complicare il tutto le fatiche delle comunità e il calo numerico dei sacerdoti. In questo quadro la nostra Chiesa ha davanti a sè scelte cruciali e decisive. E’ il Vescovo che ce le sta indicando. La scelta dei vicariati, in vista di una pastorale più collaborativa e una vita sacerdotale più fraterna. La miglior qualificazione della pastorale giovanile e della preparazione al matrimonio. All’orizzonte, il tema appassionante e delicato del rinnovamento dell’iniziazione cristiana, cuore della maternità della Chiesa. Scelte da condividere. Scelte da spiegare, perché non sempre capite. E, una volta capite, scelte da attuare con prudenza e gradualità, senza fughe avventurose in avanti ma anche senza immobilismi buoni solo ad alimentare pigrizia e stanca ripetitività. Il Settimanale vuole esserci in questo sforzo. Spiegando, chiarendo, facendosi voce delle certezze e dei dubbi, dei progetti e delle decisioni. Luogo di confronto schietto e palestra di discussione costruttiva. Ci affidiamo alla protezione della Trinità Misericordia. Con l’entusiasmo e quel pizzico di incoscienza proprio dei neofiti. Foto William In occasione del 90° anniversario della fondazione di Unitalsi Lombardia anche la diocesi di Como ha ospitato le reliquie di santa Bernadette. Sabato 19 novembre l’urna è stata accolta all’Ospedale Valduce. Lunedì mattina la partenza per Nuova Olonio e Tirano. La celebrazione conclusiva della peregrinatio si terrà il 3 dicembre in Cattedrale a Milano. 13 Como Stranieri: un popolo in crescita 14 Valli Varesine 24 Al via la Visita Pastorale al vicariato di Marchirolo Sondrio 28 Decennale Caritas: dignità della persona Spettacoli Quali limiti per la pubblicità? 30 Ha raggiunto quota 4 milioni e mezzo il numero di immigrati in Italia. Lo dice il 21° rapporto Caritas/Migrantes Idee e opinioni 2 Sabato, 26 novembre 2011 I nizia, per in cristiani, il tempo di Avvento. Un tempo propizio per riscoprire il silenzio che genera la parola parlante e che è alla base del vero ascolto. Parole parlanti capaci di aprire all’ascolto. L’uomo di oggi vive in un mondo che non conosce il silenzio, vive emettendo pettegolezzi e chiacchiere. Dalla mattina quando si alza, alla sera quando va a letto, il rumore, o il parlare, o meglio il parlare come rumore, è diventata quasi una schiavitù. Il linguaggio di tutti i giorni, quello che noi parliamo, con il quale noi parliamo con gli altri, è diventato a poco a poco, quel linguaggio in cui non si trova mai la parola giusta e che finisce col rendere superficiali i rapporti umani, con l’appiattire il rapporto con la stessa realtà. E con la morte del silenzio, l’uomo d’oggi ha subito anche la morte della parola. Se vogliamo tornare ad un parlare autentico, dobbiamo inevitabilmente recuperare spazi al silenzio. L’uomo ✎ FUORI DAL CORO | di Arcangelo Bagni La libertà richiede uomini critici disposti ad apprendere dagli altri contemporaneo è infastidito dal rumore, dalla società dell’urlo ed ha nel contempo nostalgia e timore del silenzio. Ne ha nostalgia perché vivere in una società del rumore è vivere una vita invivibile, perché il rumore provoca angoscia, non dà tregua, ci assalta comunque e dovunque. Ma egli, allo stesso tempo, manifesta anche una forte paura del silenzio: il silenzio lo sgomenta, lo disorienta, lo tortura. Conosce solo silenzi da noia o da angoscia, silenzi per difetto, non silenzi creativi nei quali riscopre la propria identità, il senso delle parole; quel silenzio creativo che è all’origine dell’ascolto. In questa società dell’urlo, ascoltare diventa difficile, talora impossibile. L’ascolto è difficile. La nostra è una società –è stato scrittoin cui tutti parlano al telefono ma all’altro capo non c’è mai nessuno che ascolta. Ascoltare ed essere ascoltati: un fatto insolito, rarissimo. Chi ascolta infatti fa molte azioni contemporaneamente: deve tirar fuori (se c’è) la struttura logica del discorso di colui che parla, deve fare le sue osservazioni, i suoi rilievi, deve consultare continuamente la propria enciclopedia mentale per vedere se nel proprio bagaglio culturale ci sono quei termini e quelle nozioni di cui fa uso colui che parla e, se non ci sono, deve ristrutturare le proprie conoscenze. Si tratta di un lavoro faticoso, stancante. Il vero ascoltatore deve possedere quelle qualità che raramente si sposano felicemente in una persona: deve possedere una piena maturità intellettuale ed emotiva. Infatti, ci sono cose che non vogliamo neppure sentire perché emotivamente le rifiutiamo o perché intellettualmente non le accettiamo. Trovare una persona che possegga una siffatta maturità non è cosa da tutti i giorni. Quante volte abbiamo la sensazione di aver parlato e di non essere stati ascoltati: chi è incapace di ascoltare gli altri, alla fin fine è incapace anche di ascoltare se stesso. Il silenzioascolto apre alla trascendenza ma fa sì che anche a livello della convivenza umana i rapporti siano diversi; ad esempio impedisce che ognuno di noi possa nell’arco della sua vita giocare sempre con sé stesso con delle carte false. Kierkegaard ha scritto che giunge per tutti l’ora della mezzanotte, l’ora in cui ognuno non può più mentire a se stesso, l’ora in cui ognuno non può più continuare a giocare con carte false. Quest’ora della mezzanotte è l’ora del silenzio, l’ora in cui il silenzio ci aiuta ad aprirci all’ascolto di noi stessi, dell’altro e della trascendenza, e fa sì che le parole con le quali confezioniamo i nostri messaggi siano parole parlanti e non degli sgorbi, siano cioè delle parole che non possono essere subite nella disattenzione, ma bensì generano attenzione. COLPO D’OCCHIO | di Piero Isola Nuove etichette: non tutto è trasparente O Le novità introdotte cchio all’etichetta, ci dir poco. Come quelle sono novità. Sapete che innovazioni di manica dall’Unione europea l’Europa, per dire la (introdotte dovrebbero renderle più larga Commissione europea, nell’interesse di chi?) leggibili... manca però ci vuole bene, pensa al nostro che hanno portato a un piccolo particolare: benessere e si preoccupa di farci far circolare in Europa mangiare e bere sempre meglio. e dunque anche in nome e cognome del Ecco perciò tutta una serie di Italia, cioccolato produttore... prescrizioni (sono pubblicate con grassi scadenti al posto del burro martedì 22 novembre sulla di cacao, “aranciate” senza succo di Gazzetta ufficiale della Ue) riguardanti le etichette di arancia, vino zuccherato o prodotto senza uva, formaggi cibi e bevande. D’ora in poi saranno più trasparenti, e latticini ricavati dalla caseina invece che dal latte, e altre più dettagliate, più leggibili (la Commissione ha fissato “specialità” del genere. Anche per le etichette, nonostante finanche l’altezza minima dei caratteri: 1,2 millimetri) e le prescrizioni appena introdotte, manca ancora quel dovranno recare le indicazioni relative a sette parametri: piccolo particolare che farebbe fare il vero salto di qualità valore energetico, proteine, carboidrati, zuccheri, grassi, nella trasparenza e responsabilizzerebbe i fabbricanti acidi grassi saturi, sodio (sale), sulla base di 100 grammi nel rapporto con i consumatori: l’indicazione, con tanto o 100 millilitri di prodotto. Dovranno altresì specificare di nome, cognome, o ragione sociale, e indirizzo del il Paese d’origine, la natura esatta dei grassi impiegati, diretto produttore. Santa pazienza, è mai possibile che il la presenza di allergeni o di caffeina e se l’involucro diretto produttore può restare ancora anonimo? E perché, dei salumi insaccati sia o meno commestibile (!), ecc... per le aziende produttrici, qualora non siano imprese Pignoleria per pignoleria, a proposito di commestibilità, individuali, non mettere anche nome e cognome di nulla è detto circa la crosta dei formaggi, ma tant’è. un “responsabile” della produzione? Per quale motivo Peccato che a fronte di tanto zelo (opportuno, ma che possiamo, anzi dobbiamo per legge, conoscere nome e sa un po’ di acqua calda, perché le etichette di molti cognome del direttore responsabile di un quotidiano, prodotti già riportano tali indicazioni) ci siano decisioni, di un giornale, di una qualsiasi pubblicazione, che al prese in precedenza dalla Commissione, che definire massimo può avvelenare le coscienze, e non dovremmo stravaganti e niente affatto salutari per i consumatori è conoscere le generalità del responsabile degli alimenti che mangiamo ogni giorno e che possono avvelenarci lo stomaco? Ai fini della vera trasparenza non basta, non può bastare, quanto avviene ora in molti casi e, cioè, la sola indicazione del distributore o dell’importatore, dell’imbottigliatore (l’Italia è piena di imbottigliatori) o del confezionatore, oppure di altre figure intermediarie create ad hoc per “manipolare” altrove prodotti altrui, come il condizionatore per i vini o l’elaboratore per gli spumanti. Né dovrebbe bastare – perché anche questo la legge consente pur di non palesare il diretto produttore – apporre sulle confezioni di taluni prodotti (ad esempio, conserve, latte e derivati) il solo contrassegno ovale con l’identificativo CE (Comunità europea) oppure, su altri, il numero d’iscrizione alla Camera di commercio. Vattelappesca, poi. Suvvia! Va bene l’elenco dettagliato degli ingredienti e la tabella precisa dei valori nutrizionali di tutto ciò che di confezionato ci fanno mangiare, ma se manca il nome dell’autore, dell’artefice della ricetta, con chi ce la prendiamo se questa dovesse rivelarsi mal riuscita? ◆ Stella Polare di don angelo riva Tutti a casa? Abbassiamo i toni A “ casa!”. Era lo slogan gridato dal palco di una manifestazione politica pochi giorni prima della crisi del governo Berlusconi. Mi ha ricordato che l’identico slogan aveva accompagnato l’uscita di scena, nel 2008, del governo Prodi: “a casa!” Decisamente un gergo non rituale nei palazzi della politica. Almeno per chi, come me, era abituato alle “convergenze parallele”, alla “non-sfiducia”, e ad altri virtuosismi verbali tipici della Prima Repubblica. “A casa!”: un gergo da osteria. In effetti è da qualche anno che l’emiciclo parlamentare pare essersi trasformato in una specie di Curva Sud del tifo appassionato e fazioso. Ma così proprio non va. Sulla drammatica crisi economica, che ci sta portando sull’orlo del collasso, si possono dire tante cose, ma due appaiono incontestabili. La prima è che comanda la finanza internazionale, rendendo ardua la governance dei mercati finanziari. Un tempo si moriva di spada, oggi si muore di spread. La seconda è che nel mirino degli speculatori ci finiscono gli Stati che si mostrano vulnerabili. Francesi e tedeschi si sono messi al riparo: si dice che le loro banche siano piene di titoli tossici, eppure l’angelo sterminatore della speculazione passa oltre. L’Italia, invece, è nel centro del mirino. Causa: una grave crisi di credibilità. Ci siamo mostrati divisi, affetti da cronica ingovernabilità, vulnerabili appunto, e gli avvoltoi della finanza hanno affilato gli artigli. Tutta la classe politica ne porta la responsabilità, anche se con proporzioni diverse. Le maggiori colpe alla maggioranza, rea di aver dilapidato un cospicuo consenso elettorale con una condotta arrogante – figlia della cultura imprenditoriale ma non politica del premier –, che non ha saputo evitare scissioni interne (finiani e “mal- pancisti”) e arroccamento delle opposizioni. Per far crollare la credibilità internazionale, i guai giudiziari e il gossip hanno fatto il resto – per quanto occorre riconoscere una forma di accanimento giudiziario e mediatico contro il premier. Ma anche l’opposizione porta le sue responsabilità, per non aver saputo andare oltre l’invettiva forcaiola e la sloganistica da Curva Sud. Domanda: cosa hanno fatto i politici cattolici, di una parte e dell’altra, per evitare la zuffa? Non potevano, almeno loro, parlarsi senza gridare “al lupo! al lupo!”? Di certo ora serve moderazione e responsabilità per il bene comune, e vorremmo che proprio loro ne fossero i primi artefici. Con Monti sembra scoppiata la luna di miele. Speriamo non vada a finire come nei matrimoni: passato il miele, rimane la luna. Pagherebbero gli italiani. E allora toccherebbe a loro dire “a casa!”. Tutti. Attualità Sabato, 26 novembre 2011 3 Egitto, l’ombra dell’esercito sul voto del 28 novembre Cresce il bilancio dei morti e dei feriti degli scontri di piazza che hanno infiammato nei giorni scorsi Il Cairo. Una situazione di tensione crescente in vista delle elezioni O ltre trenta morti e migliaia di feriti: è il bilancio degli scontri che nei giorni scorsi hanno visto fronteggiarsi esercito e polizia con migliaia di manifestanti in piazza Tahrir, al Cairo, luogo simbolo della rivoluzione dello scorso gennaio. “Le proteste – spiega al SIR padre Luciano Verdoscia, missionario comboniano che da circa 20 anni vive e opera nella capitale egiziana – sono scoppiate a causa degli arresti e dei processi sommari da parte dell’esercito con condanne inflitte ai manifestanti che avevano partecipato ad attività politiche. In Egitto, è bene ricordarlo, vige ancora la legge marziale. La popolazione, nei cui strati non si annoverano solo i giovani della rivoluzione, ma anche forze islamiste, ha chiesto la loro liberazione. La velocità di questi processi contrasta con il ritardo con cui vengono condotti quelli contro la corruzione e le ingiustizie del vecchio regime causando irritazione nella gente”. Ma c’è un secondo motivo alla base degli scontri: “È quello dei princìpi sovracostituzionali, che hanno creato grande dibattito e attraverso i quali l’esercito vorrebbe garantirsi alcuni privilegi legati alla gestione del potere e del governo. Questa situazione ha scatenato le manifestazioni avviate dagli islamisti che poi hanno abbandonato la piazza lasciandola ai giovani”. “Negli scontri è riapparsa, poi, la polizia della sicurezza di Stato, smantellata dopo la caduta di Mubarak, ma che ha ripreso le sue attività contribuendo a creare ulteriori disordini. Tuttavia, la rivoluzione ha scosso la coscienza della gente. Nonostante lo spettro del fondamentalismo il processo democratico deve continuare e la gente ne ha piena coscienza e non si lascerà andare. Le manifestazioni di quest’estate sono state segnate dalla presenza di teppisti – collegati con polizia e forze armate – che hanno provocato disordini così da giustificare la repressione e la violenza dell’esercito. La stessa strategia è stata applicata anche questa volta”. “Le proteste sono scoppiate a causa degli arresti”. Ma, sottolinea padre Luciano Verdoscia, missionario comboniano, c’è un secondo motivo alla base degli scontri: “E’ quello dei principi sovracostituzionali, che hanno creato grande dibattito e attraverso i quali l’esercito vorrebbe garantirsi alcuni privilegi legati alla gestione del potere e del governo”. Tra due blocchi. Il 28 novembre si terranno le elezioni politiche che vedranno milioni di egiziani scegliere i rappresentanti della Shura, la camera bassa del Parlamento. E padre Verdoscia non nasconde i timori: “In questo scenario il voto rischia di trasformarsi in un bagno di sangue. Ma, nonostante le tensioni, l’Egitto ha grande voglia di avanzare nel cammino verso la democrazia”. Sul campo degli schieramenti politici il Paese sembra diviso tra un riformismo islamico e l’estremismo, una polarizzazione che vede, da un lato, il blocco islamista, formato, afferma il missionario, “principalmente dai Fratelli musulmani e dai Salafiti, le cui origini rimandano al wahabismo di origine saudita” e, dall’altro, “il blocco dei partiti liberali, di sinistra e delle nuove formazioni. Tra queste anche quella degli appartenenti al partito democratico nazionale dell’ex presidente Mubarak, riammessi al voto da una Corte egiziana. Una decisione vista come un segnale non positivo dalla popolazione che teme sempre un ritorno del vecchio regime”. I Salafiti sono diventati sempre più influenti in Egitto: non hanno preso parte alla rivoluzione del 25 gennaio e sono scesi per le strade del Cairo solo quando era certo che il presidente Mubarak sarebbe capitolato. Il movimento sta ora facendo di tutto per approfittare di questo periodo di transizione e imporre la sua visione. Cristiani defilati. A temere maggiormente le conseguenze di una loro ascesa politica sono i cristiani copti e le donne. Non è un caso, spiega il religioso, che “le posizioni dei cristiani in questo momento appaiano piuttosto defilate, tendenti a favorire candidati moderati e reputati capaci di buon governo. Se l’Egitto dovesse cadere nelle mani del fondamentalismo islamico, sarebbe un problema anche per il ruolo centrale che questo grande Paese riveste nella regione”. Accantonata l’idea di un partito cristiano in lizza, “che sarebbe diventato molto probabilmente obiettivo di attacchi” la Chiesa copto-ortodossa e quella cattolica hanno invitato i loro fedeli “a scegliere tra i vari candidati, anche musulmani, che militano in quelle formazioni con orientamenti più democratici e moderati. Ci sono in effetti candidati di fede musulmana molto aperti”. E sono questi ultimi, oltre i pochi candidati di fede cristiana, che si divideranno il voto dei cristiani che, “secondo nuove statistiche rappresenterebbero il 20% circa della popolazione”. Alcuni analisti, tuttavia, si dicono certi che andrà a votare solo il 23% dei cristiani egiziani. Favorito appare il blocco islamista, accreditato del 30-35% dei voti. “In questi anni – dice padre Verdoscia – gli islamisti hanno lavorato molto tra le fasce deboli della popolazione che hanno nella religione un elemento identitario. E nel nome della religione risponderanno quando saranno nelle urne. Per questo motivo, credo sia urgente lavorare molto sul significato di parole come democrazia, diritti e libertà”. “Ci sono coloro che pensano che l’Egitto non sia pronto per la democrazia ma io credo il contrario. La popolazione – conclude – vuole l’autodeterminazione. Per gli egiziani democrazia significa elezioni corrette, nelle quali i cittadini possano votare liberamente coloro che ritengono degni di governare”. Repubblica Democratica del Congo. Le parole del card. Monsengwo in vista delle presidenziali In Congo cresce la tensione in vista del voto C resce la tensione nella Repubblica Democratica del Congo in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 28 novembre. Un voto che è stato in dubbio fino a poche settimane fa a causa delle difficoltà organizzative – accentuate dalla vastità del Paese (quasi due terzi dell’Europa occidentale) e dalla carenza di infrastrutture – ma anche dai ripetuti episodi di violenza che hanno segnato la campagna elettorale. A fronteggiarsi i militanti del presidente uscente Joseph Kabila, in carica dalla morte del padre nel 2001 e eletto democraticamente nel 2006, e il suo storico rivale Étienne Tshisekedi. A differenza del 2006 l’elezione del presidente avverrà a turno unico e non più a doppio turno. Una modifica introdotta dalla riforma elettorale presentata dal partito di Kabila lo scorso anno, proprio in vista delle elezioni. Decisione giustificata, secondo il presidente, dalla volontà di ridurre i costi e i problemi organizzativi ma che, per l’ opposizione, rappresenterebbe un trucco per garantire al presidente la riconferma. Il consenso elettorale nei confronti del presidente sembra, infatti, diminuito specialmente in alcune delle sue roccaforti, ma l’opposizione, divisa al suo interno, non è stata capace di compattarsi su un unico candidato. Alcune settimane fa il cardinale di Kinshasa, Monsengwo ha condannato gli atti di violenza “che favoriscono le barbarie” in questo periodo di campagna elettorale. Nel corso di contatti con la stampa, ha detto di disapprovare la manipolazione della gioventù, soprattutto dei minori, nella campagna elettorale. Il cardinale ha affermato d’aver constatato rapporti d’affari inquietanti dall’inizio della campagna in RDC, il 28 ottobre: “Siamo testimoni di incidenti che stupiscono per la loro frequenza e ripetizione: ci si insulta, ci si arma di macete e a volte di fucili, si deturpa l’ambiente, si brucia come se la fine delle elezioni fosse di distruggere il paese piuttosto che di costruirlo”. Nel suo messaggio ha chiesto ai candidati alle elezioni presidenziali e ai nuovi membri della futura legislatura, elezioni previste il 28 novembre 2011, di dare prova di saggezza: “Come potremmo dare fiducia a dirigenti incapaci di proteggere la popolazione? Come eleggere governatori che non ci danno garanzie di pace, di giustizia, di verità e d’amore del popolo? Riassicuriamo, riassicurate il popolo perché vi elegga in cuore e coscienza”. Altri appelli alla distensione si sono moltiplicati in quest’ultimi giorni. Il Cardinale proseguendo ha detto : “Gli alti responsabili congolesi devono garantire lo svolgimento pacifico del processo elettorale”. Lo stesso giorno, l’Unione europea si è dichiarata, in un comunicato, ansiosa degli ultimi sviluppi della campagna elettorale in RDC. Ha richiamato al rispetto della legge. Anche il presidente della Commissione dell’Unione africana (UA), Jean Ping, ha formulato il desiderio di vedere le elezioni “svolgersi nella calma e la serenità” in questo paese. 4 Sabato, 26 novembre 2011 Italia Cattolici in politica. Un gap da colmare N egli ultimi decenni “i cattolici sono stati più rilevanti e incisivi come elettori” che come “elaboratori di offerta politica”. Un gap da “colmare”. Lo afferma in un’intervista al SIR Luca Diotallevi, docente di sociologia presso l’Università di Roma Tre. Politologo e vicepresidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei cattolici italiani, Diotallevi è autore del volume “L’ultima chance. Per una generazione nuova di cattolici in politica” (ed. Rubbettino) in libreria a fine novembre. A poco più di un anno dalla 46ª Settimana Sociale lei parla di “ultima chance” per i cattolici. Perché “ultima”? “Ultima anzitutto perché ‘la più recente’, quella che abbiamo ora di fronte. Ma ultima anche perché, se non venisse colta in modo adeguato, potrebbe essere seguita da uno scompaginamento – se non definitivo – molto probabilmente di lunga durata di ogni cattolicesimo politico italiano. Ciò non è senza rilievo. Per il Paese in primo luogo. Perché i cattolici hanno finora garantito alla sua fragile democrazia la più ampia base di consenso. Per la Chiesa italiana. Perché un laicato protagonista in politica (non importa in quante e quali forme) aiuta e conforta l’episcopato a occuparsi delle sue funzioni proprie, senza dover accedere a supplenze più o meno estese, a volte resesi indispensabili, ma non per questo prive di costi. Cogliere quest’ultima chance non è poi privo di rilievo neppure per la Chiesa universale, perché un maturo cattolicesimo politico italiano ha contribuito in modo significativo a donare alla Chiesa universale una migliore coscienza del rapporto tra fede e politica nella modernità, tra Chiesa e politica e tra episcopato e politica”. In questo momento di crisi e di sfide gravi e urgenti che il nostro Paese è chiamato ad affrontare esistono le premesse e le condizioni per una “nuova generazione” di cattolici in politica, come più volte auspicato da Benedetto XVI e dal card. Bagnasco? “Certamente sì, anche se fanno fatica a emergere. A volte prendono il vicolo cieco La necessità di un laicato protagonista Intervista a Luca Diotallevi, autore del volume: “L’ultima chance. Per una generazione nuova di cattolici in politica” di modelli clerico-moderati o neogentiloniani (dal ‘patto Gentiloni’, accordo stipulato tra i liberali di Giovanni Giolitti e l’Unione elettorale cattolica italiana presieduta da Vincenzo Ottorino Gentiloni per le elezioni politiche del 1913, che segnò l’ingresso ufficiale dei cattolici nella vita politica italiana, ndr) invece che le vie maestre tracciate da Sturzo, De Gasperi e dalla ‘Dignitatis humanae’”. Il Papa chiede responsabilità e impegno per il bene comune. Ma il perseguimento del “bene comune” può essere delegato in via esclusiva alla politica? “Assolutamente no. Il fine della politica è quello di un contributo limitato, specifico e responsabile al bene comune. Che di volta in volta viene definito ‘ordine pubblico’ o ‘pace’ (come pace possibile e conflitto regolato). Quest’ultimo, ad esempio, è il termine che Benedetto XVI ha usato di recente nel suo intervento al Bundestag”. Lei sostiene la necessità di grandi riforme e, al tempo stesso, la mancanza di riformatori. A quali riforme allude, in particolare? “A tutte quelle che ci aiutano ad essere protagonisti – e non vittime – dell’irreversibile e positiva fuoriuscita dall’era e dal regime degli Stati. Si tratta delle riforme che fanno la politica più piccola e migliore, meglio sottoposta al giudizio dei cittadini-elettori-contribuenti”. Le sembra che negli ultimi decenni i cattolici abbiano fatto “la loro parte” per il progresso civile, economico e sociale dell’Italia? “Senz’altro, anche se in politica ciò è avvenuto in misura minore rispetto a quanto si è verificato in altri ambiti sociali. Il punto è colmare questo gap. In particolare, poi, i cattolici sono stati più rilevanti e incisivi come elettori, dunque sul lato della domanda politica, che come elaboratori di offerta politica. Questo è il vero punto”. Come se lo spiega? “Credo che il motivo principale risieda proprio nel cambiamento della stagione politica. I cattolici avevano dato alla prima repubblica; da quella stagione sono stati inevitabilmente formati, politicamente parlando. Ora però la politica ha cambiato grammatica e sintassi, e i cattolici ci hanno messo un po’ ad accorgersene. Nostalgia del sistema proporzionale, fughe nell’inutile ruolo di indipendenti (di destra, di centro o di sinistra) o reflussi di clericalismo sono sintomi di questa fatica ad elaborare cultura politica adeguata al cambiamento. Non poteva certo essere opera di un attimo, ma forse ci abbiamo messo un po’ troppo tempo. Anche perché, e questa è la sorprendente novità, rispetto a cento anni fa, il magistero sociale della Chiesa (da Montini a Ratzinger, attraverso Wojtyla), è oggi più aggiornato della cultura politica media del laicato cattolico. Non abbiamo proprio scuse...”. E oggi, concretamente, che cosa dovrebbero fare? “In primo luogo debbono intuire che bipolarismo e federalismo sono due grandi opportunità per il loro protagonismo, non due ostacoli. Sono ostacoli solo per qualche segmento del vecchio ceto politico consociativo, centrista e trasformista”. Oggi grandi figure come don Sturzo o De Gasperi “parlano” ancora ai cattolici? “Il ‘popolarismo’ loro e di tanti che si sono mossi sulla loro scia (Andreatta, Ruffilli, Scoppola, Biagi) rappresenta un ingrediente essenziale per l’elaborazione di un nuovo riformismo d’ispirazione cristiana, adeguato alle sfide di oggi e capace di alleanza con altri riformismi”. Guardando alla strettissima attualità: un “governo tecnico” di “civil servants” senza precedenti quello di Monti, definito il 17 novembre dallo stesso Monti “d’impegno nazionale”. Ma anche un “governo del presidente” (ruolo decisivo del capo dello Stato) e di “grande coalizione”. Segno della “crisi” dei partiti e dell’incapacità/inadeguatezza della politica a fronteggiare la crisi attuale? “Spero faccia bene e soprattutto presto. Ma non possiamo smettere di lavorare perché la politica si rinnovi e consenta di tornare a maggioranze e capi di esecutivi chiariti prima del voto e decisi dall’esito dei voti. E qui ritorno al riformismo, combinazione d’intelligenza delle cose, fiducia e responsabilità democratica. Intelligenza delle cose perché è rifiuto dell’ideologia; fiducia perché spinge a coprire il tempo che passa dal momento in cui partono le riforme, spesso costose e dolorose, al momento in cui si sperimentano i primi risultati. I riformisti, inoltre, credono profondamente che la competizione politica e la responsabilità democratica siano insostituibili; non possono rassegnarsi a soluzioni di cosiddetti ‘governi tecnici’. Per quanto competenti siano le persone che li compongono, questi non sono altro che governi politici alla base della cui formazione vi è in misura molto modesta il peso del processo democratico”. a cura di GIOVANNA PASQUALIN TRAVERSA Politica. Opportunità e difficoltà per il nuovo esecutivo Governo Monti: una finestra e una sfida I ncassa una fiducia plebiscitaria al Senato il governo Monti ed è pronto per mettersi al lavoro. Non si tratta semplicemente di mettere a profitto quella “luna di miele” che tradizionalmente accompagna i nuovi esecutivi, quanto di tamponare l’emergenza con misure che comincino a disegnare risposte strutturali, per quanto di pertinenza dell’Italia, al complesso processo di ristrutturazione che è in atto su scala mondiale. Chi deve cominciare a pagare il conto di questa crisi, atteso che non si può rimediare con il classico sistema delle successive bolle speculative? Proprio perché la risposta a questa domanda strutturale è legata all’evoluzione dei rapporti di forza economici e politici tra le grandi aree (basta guardare il recente vertice Usa- Pacifico) e, all’interno di queste, tra i sistemi-Paese, l’Italia, nel suo piccolo, ma anche per il suo rango, deve esserci. Per questo è necessaria quella “coesione” di cui tanto si è detto nel corso di questa crisi. Riuscirci implica la “responsabilità” e la disponibilità di tutti ai “sacrifici”, altre parole chiave sovente ripetute. L’Italia, il sistema politico italiano, è sempre stato un contenitore di un’infinita e variegata pluralità di interessi, di posizioni, di soggetti. Il pluralismo può essere centrifugo o centripeto, frammentato o invece cooperativo. Nel primo caso distrugge energie, nel secondo le moltiplica. Siccome siamo un popolo sorprendente e creativo, i cicli, le fasi del pluralismo si susseguono veloci e imprevedibili, spesso legate al contesto internazionale. Di qui la finestra di opportunità per il governo Monti e insieme la sfida che può raccogliere. Parlando chiaro agli italiani si può tradurre la fiducia nei numeri parlamentari in un’iniezione di fiducia per il Paese tutto, che non solo ne ha bisogno, ma anche la desidera. A partire dai giovani: sono il segno evidente delle tante energie e, dunque, delle ricchezze che ci sono, ma sono a rischio. Se cominciano anzitempo a scoraggiarsi – e le statistiche parlano di uno su cinque che è assolutamente fermo – ci manca il propellente per ricominciare a crescere. Per questo di qui bisogna partire e qui bisognerà senza dubbio arrivare, con rigore, serietà e serenità, gli atteggiamenti giusti per un passaggio molto delicato e molto importante. SIR Europa UE. Una riflessione sul futuro del metodo comunitario N el corso dei vertici europei degli ultimi mesi, finalizzati a superare la crisi debitoria degli Stati dell’Eurozona, la cancelliera tedesca e il presidente francese hanno assunto la leadership in modo evidente. Questo comportamento è stato criticato dal punto di vista dell’idea comunitaria che è alla base della coesione dell’Unione europea. Si parla di un direttorio francotedesco. Il metodo comunitario prevede infatti che le istituzioni europee che riassumono in sé le posizioni e gli interessi di tutti i partner, debbano indicare la via e avanzare proposte che possano essere accettate come basi delle decisioni da parte di tutte le entità coinvolte. Nella crisi attuale, tuttavia, questo metodo non funziona. Ciò avviene per una serie di motivi, tra i quali la debolezza istituzionale e politica della Commissione europea gioca certamente un ruolo importante, sebbene occorra dire che i governi degli Stati membri, soprattutto quello tedesco e francese, In seno agli organismi comunitari è cresciuto il peso del direttorio franco-tedesco ma questo può non essere un male per il futuro dell’Unione non sono esenti da colpe. Da qualche tempo, infatti, questi si fanno promotori della tendenza ad attribuire alla disciplina comunitaria un valore minore rispetto alle ripercussioni nazionali. Questa tendenza, che può essere spiegata anche con l’incremento inflazionistico dei membri dell’Unione a 27 Stati, trova particolare espressione nella perdita d’importanza della formazione della volontà comunitaria e del processo decisionale nell’ambito delle istituzioni europee, privilegiando la cooperazione diplomatica e gli accordi tra i governi. A ciò si aggiunga che nella crisi originata dall’eccessivo indebitamento di alcuni membri, la capacità d’intervenire in modo efficace dipende soprattutto dalla disponibilità e dall’azione degli Stati che dispongono dei mezzi. Perché la crisi non è stata certo causata dall’Unione europea o dall’Unione monetaria, bensì dagli Stati che non si sono dimostrati all’altezza delle esigenze della loro appartenenza all’Unione, trascinando in tal modo in sofferenza l’intero sistema. Anche la responsabilità del fatto che questo sistema comunitario non abbia agito prima e meglio per contrastare gli errori e respingere la crisi è degli Stati membri che, in qualità di “signori dei trattati” e in virtù di un’idea superata di sovranità, non hanno messo a disposizione La strana coppia all’Unione gli strumenti che sarebbero stati necessari per difendere in modo efficace la stabilità del sistema contro il comportamento errato dei suoi membri. La legittimazione della Germania e della Francia a guidare l’Unione in situazioni particolarmente difficili e critiche non deriva solo dal fatto che essi sono i due Paesi più grandi e con le economie più forti dell’Eurozona. Anche il ruolo storico dei due vicini mitteleuropei conferisce loro una responsabilità particolare. In fin dei conti, le conseguenze fatali dell’inimicizia franco-tedesca che hanno tenuto l’Europa col fiato sospeso per fin troppo tempo, sono state la causa del ripensamento che ha avviato il processo di unificazione e pacificazione europea e la successiva istituzionalizzazione della pace nell’Unione. Una giustificazione del ruolo di leader europei comuni della Germania e della Francia potrebbe essere data inoltre dal fatto che i rispettivi Paesi e popoli rappresentano in modo particolare e ideale i due principi storici e le due esistenze, tra loro contrapposti, che devono essere portati a una sintesi se si vuole l’unità dell’Europa. La Germania è sostanzialmente una potenza continentale con un influsso politico e culturale verso nord e verso est. La Francia, invece, è una potenza aperta verso ovest e verso sud, verso Aiuti alimentari, fondi UE anche per il 2013 “N Notizie flash ■ Libro Verde Migranti e ricongiungimenti l’Atlantico e verso il Mediterraneo. Anche dal punto di vista etnico e storico, i Paesi rappresentano due varianti differenti dell’influsso europeo. Infatti, mentre la Francia rappresenta la tradizione romanica e cattolica, la Germania incarna la tradizione germanica e protestante. Da tutto ciò risultano situazioni, prospettive e interessi specifici. L’avanzamento deciso e parallelo nonché l’armonia tra i due Paesi sono il requisito per la formazione della comunità europea. La loro leadership comune ordina e muove le forze che si oppongono al processo comunitario in direzione di soluzioni accettabili nel complesso dall’Unione. Tuttavia, Nicolas Sarkozy e Angela Merkel possono formulare proposte che divengono decisioni solo nel momento in cui i partner le accettano. La loro approvazione viene facilitata dal fatto che i massimi rappresentanti delle istituzioni europee - ossia i presidenti del Consiglio europeo, della Commissione, della Banca centrale europea e dell’Eurogruppo - cooperano con regolarità alla formulazione delle proposte franco-tedesche. Anche per questo non si può parlare di un direttorio che impone la propria volontà ai partner. Thomas Jansen - Germania ◆ Europarlamento oi insisteremo affinché anche dopo il 2013 possa proseguire lo stanziamento di bilancio comunitario per le banche alimentari”: José Manuel Barroso ha confermato in settimana, nell’emiciclo dell’Europarlamento, che il programma sociale di aiuti alimentari dell’Unione ha un ruolo cui non si può rinunciare e dunque la Commissione, assieme al Parlamento Ue, proseguiranno la battaglia per difendere tali fondi. Il Consiglio agricoltura dell’Ue era giunto nei giorni scorsi a un compromesso, ristabilendo i fondi per portare cibo a 18 milioni di indi- Sabato, 26 novembre 2011 genti europei di 20 Paesi diversi, purché tale programma cessasse nel 2013. I 500 milioni di euro l’anno per due anni sono ritenuti dal commissario all’agricoltura Dacian Ciolos (i fondi provengono infatti dai fondi agricoli del budget comunitario) un “impegno” cui l’Ue non può rinunciare. Lo ha ulteriormente sottolineato, sempre dall’emiciclo del Parlamento Ue, il presidente della commissione agricoltura, l’italiano Paolo De Castro: “Questo piano-ponte, valido per due anni, è una buona notizia per 18 milioni di cittadini europei. Ci preoccupa però la dichiara- nei mesi scorsi aveva destato preoccupazione la possibile sospensione del fondo da parte dell’ue zione congiunta dei governi francese e tedesco intesa a sopprimere gli aiuti alimentari dopo il 2013. L’impegno della Commissione e del Parlamento Ue proseguiranno su questa linea”. I fondi per gli aiuti alimentari - distribuiti grazie ai “banchi alimentari” e a varie organizzazioni sociali e caritative, confessionali o meno - vengono accostati alla Piattaforma europea per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale approvata il 15 novembre in aula. La Commissione europea ha avviato nei giorni scorsi un dibattito pubblico sul diritto al ricongiungimento familiare dei cittadini di Paesi terzi che vivono nell’Unione europea, “in funzione del quale - si legge in una nota di Bruxelles - deciderà se è necessario intervenire e definire, per esempio, linee guida chiare, oppure modificare le regole attuali o lasciare invariata la situazione”. L’Unione si è dotata nel 2003 di norme comuni che stabiliscono a quali condizioni i familiari degli immigrati che soggiornano legalmente in uno Stato membro possono entrare nell’Unione. “Il ricongiungimento familiare rende possibile la vita familiare e l’integrazione sociale degli immigrati”, ha puntualizzato Cecilia Malmström, commissaria per gli affari interni. “Mi auguro che le parti interessate partecipino numerose alla consultazione, scambiandosi esperienze e opinioni su come rendere più efficaci le norme europee sul ricongiungimento familiare”. L’Esecutivo invita “in particolare gli Stati membri a indicare e quantificare i problemi che loro stessi denunciano di abuso della normativa in vigore”. Il libro verde, sul quale le parti interessate possono esprimersi entro il 1° marzo 2012, si concentra in particolare sui seguenti punti: a chi si applica effettivamente la direttiva, ossia “come definire meglio i migranti che possono beneficiare delle regole Ue”; le condizioni per il ricongiungimento familiare; “come combattere il fenomeno dei matrimoni di convenienza; “come garantire che gli Stati membri rispettino determinati obblighi, ad esempio tenendo conto dell’interesse superiore del minore nell’esaminare le domande” di ricongiungimento. Commissione UE Programma di lavoro per il 2012 “Realizzare il rinnovamento europeo”: è il titolo del programma di lavoro 2012 della Commissione, adottato il 15 novembre, che vorrebbe tradurre in azioni concrete il contenuto del “discorso sullo stato dell’Unione” pronunciato a ottobre dal presidente Barroso dinanzi all’Europarlamento. Il programma evidenzia che nei prossimi dodici mesi “sarà necessario adoperarsi con particolare impegno per portare avanti le proposte già adottate o in preparazione nelle prossime settimane, e che prevedono misure sull’economia e il mercato unico”. Crescita e occupazione sono al centro degli impegni dell’Esecutivo. Lo stesso Barroso ha dichiarato: “Nel mio discorso sullo stato dell’Unione ho fatto un appello per un rinnovamento europeo. La priorità assoluta è adottare, e attuare rapidamente, l’ambizioso pacchetto di proposte per ripristinare la fiducia nell’economia europea”. Le priorità fondamentali ruotano dunque attorno ai seguenti punti: costruire un’Europa improntata alla stabilità e alla responsabilità; realizzare una Unione “all’insegna della crescita e della solidarietà”; permettere all’Ue di “esprimersi in modo incisivo” a livello mondiale. “In tutti questi ambiti il programma di lavoro - insiste Barroso sottolinea la necessità che l’Ue resti unita e ci esorta a lavorare insieme per garantire che le proposte e le idee siano tradotte in norme e si concretizzino a livello pratico”. 5 6 Mondo Sabato, 26 novembre 2011 Notizie flash ■ India La comunità cristiana contro l’avanzamento del muro Mistero sull’uccisione di una suora cattolica Difendeva i diritti delle popolazioni tribali contro gli appetiti di chi voleva spogliarli delle loro terre. Ed è stata uccisa da un sicario, in un agguato dai contorni ancora poco chiari. Assomiglia davvero in modo impressionante alla storia di padre Fausto Tentorio, il missionario del Pime ucciso nelle Filippine, la vicenda di suor Valsa John, una religiosa delle Suore della Carità di Gesù e Maria, uccisa il 15 novembre scorso nello Stato orientale indiano dello Jharkhaland. Le circostanze della sua morte non sono ancora chiare. Ma è un fatto che questa religiosa viveva fianco a fianco con la popolazione tribale locale, i santal. E che - come ha ricordato la superiora del suo ordine religioso, suor Lilly Mary - li aveva sostenuti nella loro protesta contro lo sfruttamento minerario dei loro territori. Per questa ragione nel 2007 suor Valsa John era stata addirittura arrestata durante una manifestazione di protesta contro una miniera di carbone realizzata su un terreno acquisito illegalmente nel distretto di Pakur. A L A J bEIT Non c’è pace fra gli ulivi A circa 10 km a sud di per consentire la costruzione delle nuove che rischiano di essere sradicati per Gerusalemme si erge Beit Jala, case, verrà modificato anche il percorso permetterne il passaggio del muro. Dal che con Beit Sahour e Betlemme del muro, cosa che provocherà la confisca 1948 ad oggi Israele ha preso 10 mila formano il cosiddetto triangolo di terre di 57 famiglie cristiane di Beit Jala dei 14 mila ettari del territorio di Beit cristiano, perché abitate in prevalenza e anche di una parte del convento delle Jala. Chiediamo sostegno alla comunità da palestinesi di fede cristiana, anche se suore salesiane. Per protestare contro internazionale ed esortiamo il presidente ciò non si può più dire per Betlemme. questa decisione, all’inizio di novembre, palestinese Abu Mazen, il Patriarcato Città posta sotto il controllo dell’Autorità i cristiani di Beit Jala hanno partecipato latino e la società civile a fare quanto è nazionale palestinese (Anp), Beit Jala ad una messa all’aperto celebrata dal possibile per mantenere la terra nelle conta una popolazione di circa 11 mila parroco, padre Ibrahim Shomali. mani dei legittimi proprietari”. abitanti (80% cristiani), dedita, tra le La comunità parrocchiale denuncia “la Inoltre, aggiunge il parroco, “chiediamo altre cose, alla coltivazione di ulivi, alla confisca da parte di Israele dell’ultima che il muro non venga costruito sulle loro lavorazione artigianale e anche alla area verde lasciata a Beit Jala”, e definisce nostre terre ma sulla Linea Verde, in produzione di vino, con le viti coltivate “l’annessione delle terre più belle della territorio israeliano”. A rischio, ancora a Cremisan, sull’omonima collina tra zona di Betlemme come un attacco una volta, è la presenza dei cristiani Gerusalemme e Betlemme. Vini definiti diretto contro il popolo palestinese e in in Terra Santa. “Vorrei ricordare – interessanti dagli esperti che fanno una particolare contro i cristiani palestinesi”. aggiunge il parroco – che a tale riguardo, delle ricchezze di questo luogo e della “La nostra città sarà soffocata – racconta il Sinodo dei vescovi per il Medio popolazione che lo abita. Dal 1891 la al SIR padre Shomali – con queste Oriente, dell’ottobre 2010, ha affermato cantina Cremisan è gestita dai Salesiani confische non ci sarà più possibilità che è dovere della Chiesa sostenere la che in questa città hanno due conventi, di costruire abitazioni per i cristiani presenza cristiana. Per questo, chiediamo uno maschile e uno femminile. Dalla che saranno costretti a partire. alla Santa Sede e a Benedetto XVI collina di Beit Jala si vede all’orizzonte Senza calcolare le migliaia di ulivi d’intervenire, utilizzando tutti i mezzi il Parlamento israeliano, la possibili per aiutarci a Knesset, e le vallate che si proteggere la nostra gente”. stanno popolando di colonie “La popolazione – conclude israeliane, tra cui Gilo. Non il parroco – è disperata e, deve essere stata una sorpresa tuttavia, confida in Dio. Non per gli abitanti di Beit Jala vogliamo gettare pietre o “Ats pro Terra Sancta”, l’associazione della Custodia di Terra sapere che il Comitato provocare violenze, vogliamo Santa, lancia per il terzo anno consecutivo una campagna israeliano di pianificazione solo giustizia, raccontare al di raccolta fondi natalizia dedicata ai bambini, alle giovani ha approvato un progetto per mondo la nostra situazione famiglie e agli anziani di Betlemme. I frati francescani l’edificazione di 1.100 nuove e soprattutto vogliamo della Custodia di Terra Santa si adoperano per assistere case proprio sulle pendici sud pregare perché il Signore la popolazione, cercando di rispondere ai bisogni più di Gilo, colonia che sorge su ispiri ai leader politici la immediati delle fasce più deboli, in particolare provvedendo terre già sottratte allo stesso giusta soluzione. Per questo alla mancanza di assistenza medico-sanitaria pubblica e villaggio cisgiordano. motivo, ci ritroveremo a sostenendo, insieme alla Società Antoniana, anche l’attività Avanzano le colonie e, pregare, ogni venerdì, in un delle Suore Guanelline e delle loro opere a servizio degli con esse, anche il muro di campo di ulivi. Questi alberi anziani di Betlemme.Per sostenere la campagna: www. separazione costruito, a detta sono i testimoni silenziosi proterrasancta.org/it/aiutaci/; con bonifico bancario Ats degli israeliani, a difesa di della sofferenza e dell’agonia pro Terra Sancta Banca popolare etica Iban: IT67 W050 attacchi terroristici, mentre per di Gesù nel Getsemani. 18121010 0000 0122691. i palestinesi per sottrarre loro Saranno testimoni anche del terre e risorse naturali. Ora, nostro dolore”. ■ Portogallo Quando l’aiuto arriva dall’ex colonia L’Angola è pronto a correre in aiuto della sua ex potenza coloniale alle prese con la crisi economica che sta mettendo in ginocchio l’Europa. Ad annunciarlo è stato la scorsa settimana il presidente angolano, José Eduardo Dos Santos, al termine di un incontro con il primo ministro portoghese, Pedro Passos Coelho, in visita in Africa. Secondo gli ultimi dati macro-economici, il PIL del Portogallo nel 2012 si ridurrà del 2,8% mentre quello dell’Angola crescerà del 12%. Una crescita, quella del Paese africano, trainata dalle esportazioni petrolifere che garantiscono l’afflusso costante di liquidità nelle casse del governo. Risorse che, secondo gli accordi, permetteranno l’acquisto da parte del governo angolano di quote di partecipazione nelle imprese statali portoghesi. Per fronteggiare la crisi economica nei prossimi mesi il Portogallo procederà ad una serie di liberalizzazioni che riguarderanno la compagnia aerea statale TAP e diverse altre compagnie impegnate nel settore dei servizi. Cresce la tensione nel Paese, ormai sull’orlo della guerra civile. Fallita l’iniziativa della Lega Araba. Un aiuto per Betlemme Siria, continua la repressione Già 3500 morti da marzo I cristiani Nessuna sindrome irachena “La situazione è certamente critica, ma a chi cerca di terrorizzare le comunità cristiane di Siria, agitando lo spauracchio di quella che qui chiamano la ‘sindrome irachena’ rispondo: in settimane di crisi e disordini, non una sola chiesa è stata toccata, non un solo cristiano aggredito in quanto in tale”. Lo ha dichiarato mons. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria che ha apertamente respinto l’ipotesi di congetture in chiave settaria della crisi. C ontinua a preoccupare la situazione di instabilità e violenza in Siria. Secondo le Nazioni Unite la repressione messa in campo dal governo del presidente Bashar al-Assad avrebbe causato, dal marzo scorso, circa 3500 morti. Un dato difficile da confermare dato l’embargo assoluto imposto dal regime ai giornalisti stranieri. A filtrare sono notizie frammentate che circolano attraverso blog e social network. Nel frattempo domenica è scaduto l’ultimatum della Lega Araba che aveva chiesto l’autorizzazione ad inviare nel Paese cinquecento osservatori. Una richiesta respinta da Damasco che era disposta ad ammetterne solo 40 e a precise condizioni. In risposta al mancato rispetto degli impegni la Lega Araba ha sospeso la partecipazione della Siria. Intanto crescono anche le preoccupazioni di Usa e Russia (storica alleata della Siria) che hanno, a più riprese, espresso la preoccupazione per lo scoppio di una vera e propria guerra civile.I gruppi di opposizione hanno, infatti annunciato di essere pronti ad armarsi. Una tensione sottolineata anche dall’attacco che domenica ha interessato una sede del partito al potere nella capitale Damasco, colpita da alcune granate. Si tratta del primo attacco di questo tipo nella capitale. Sulla questione siriana è intervenuto negli ultimi giorni anche il premier turco Erdogan, protagonista negli ultimi mesi di un crescente attivismo turco nella regione. “Potrai rimanere al potere con tank e cannoni solo fino a un certo punto – ha dichiarato Erdogan - poi verrà anche per te il giorno di lasciare”. Parlando a Istanbul, Erdogan ha denunciato l’uso della forza militare da parte del regime siriano e affermato che i giorni di Assad al potere sono ormai contati. Al momento resta da capire quale ruolo giocheranno Cina e Russia, da sempre contrarie a risoluzioni contro Assad in seno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Economia L a Spagna volta pagina, dunque, come ampiamente previsto dai commentatori politici e dai sondaggi. Il leader dei Popolari (Pp, centrodestra), Mariano Rajoy, porta il suo partito alla maggioranza assoluta dei seggi – 186 su 350 – nel Parlamento di Madrid, con un solido 44,5% dei voti. I socialisti di Alfredo Pérez Rubalcaba, designato alla sfida dopo le dimissioni del premier uscente del Psoe, Luis Zapatero, si ferma a 110 seggi, con il 28,6% delle preferenze popolari. Crescono i partiti minori, come Convergenza e unione (catalani), la sinistra di Izquierda Unida e i separatisti baschi di Amaiur. Oltre a Pp e Psoe, alle Cortes saranno presenti 6 diverse formazioni per un totale di 54 deputati. Elevata la partecipazione al voto, nonostante il fatto che gli indignados invitassero a disertare le urne, la quale conferma il solido radicamento democratico della Spagna post-franchista. Nel primo messaggio di saluto ✎ commento | Sabato, 26 novembre 2011 di Gianni Borsa Elezioni spagnole: si volta pagina. Un cambiamento che coinvolge anche l’Ue agli spagnoli, Rajoy ha indicato subito le sue priorità: crescita economica e occupazione. “Abbiamo davanti a noi un compito immenso”, ha affermato, chiedendo uno “sforzo solidale” al Paese e ammettendo che “non ci saranno miracoli”. La penisola iberica, toccata profondamente dalla crisi cominciata negli Stati Uniti nel 2008, ha la più alta percentuale di disoccupati: oltre il 21%, superando il 44% se si guarda alla realtà giovanile. L’opinione pubblica ha dunque voluto cambiare la guida politica, pur sapendo che i popolari dovranno rimanere nella scia indicata – benché non efficacemente perseguita – dal premier uscente: rigore, sacrifici, aggancio all’Europa. Nei giorni precedenti il voto, José Ignacio Torreblanca aveva svolto alcune interessanti osservazioni sul quotidiano “El Paìs” (18 novembre): “I due capitomboli elettorali più recenti nella storia della politica spagnola – quello del 2004 e quello previsto per domenica – sono avvenuti a seguito di due eventi (gli attentati di Madrid e l’aggravarsi della crisi dell’euro) che mostrano in maniera drammatica l’impossibilità di separare la realtà nazionale dal quadro internazionale”. Nel 2011, come sette anni or sono (quando Zapatero sconfisse alle urne il popolare José Maria Aznar), “le sfide alla sicurezza (fisica nel 2004, economica oggi) che i cittadini si trovano ad affrontare non tengono conto delle frontiere nazionali”. Come dire che gli esiti politici interni dipendono sempre di più dal quadro globale. Non a caso i quattro più importanti Paesi mediterranei dell’Ue (Italia, Spagna, Portogallo e Grecia), tutti segnati dalla recessione e dall’instabilità dei conti pubblici, hanno registrato quasi contemporaneamente un cambio di governo. E, pur con accenti differenti, la risposta che i nuovi Esecutivi indicano è più o meno la stessa: fare ordine nel bilancio nazionale, puntare alla crescita interna, rafforzare la governance europea in una prospettiva di medio e lungo periodo. Su questa strada si sta muovendo il neo premier italiano Mario Monti, che ha deciso d’iniziare il suo impegno facendo visita a Bruxelles (22 novembre) e Strasburgo (24 novembre) per incontrare i leader Ue Van Rompuy e Barroso e i vertici politici di Germania e Francia, Merkel e Sarkozy. Decidere insieme le mosse da compiere, confermare la stima reciproca, individuare prospettive comuni d’azione (compresi gli eurobond e il fondo salva-Stati) e rilanciare l’Europa è già di per sé una buona ri-partenza. Italia che cambia: errori e ripartenze Al nuovo presidente del Consiglio vanno riconosciute doti di rigore, credibilità, autorevolezza e democrazia sostanziale. Doti assenti nella compagine precedente N 7 on sono contro la scuola di Stato, ma contro il monopolio statale dell’istruzione. Intendo dire che gli italiani non potranno diventare cittadini liberi e democratici, ovvero maturi e responsabili, finché la scuola in Italia non sarà libera. Per libera intendo dire, non solo, che deve essere la famiglia a scegliere, la scuola ove iscrivere i propri figli, ma anche che la scuola pubblica deve uscire dall’equivoco che la porta a ridurre l’educazione a mera istruzione, a permissivismo ideologico. Detta scelta favorisce, un processo di disinnamoramento nei confronti dello studio e l’abbandono delle aule, al fine di intrupparsi, al seguito di manifestazioni, abilmente manovrate e strumentalizzate, da forze politiche antidemocratiche e destabilizzanti. Nella Scuola albergano troppi educatori fasulli, ai quali interessa che l’educando apprenda qualcosa, non che diventi qualcuno. Intendo dire che, con frequenza, parte di scuola pubblica non presenta agli studenti scelte di libertà autentiche e percorsi di crescita culturale, civile e di legalità.. Credo di aver posto in evidenza che, la società in cui viviamo, è complessa, ha culture, visioni etiche, architetture di Stato, diverse, a volte contrapposte. In parole semplici, di fatto, è una sfida ai cristiani, i quali debbono partecipare “alla vita pubblica come cittadini” (Lettera a Diogneto 5, 5). Dalla Gaudium et spes apprendiamo che, il popolo di Dio, è chiamato ad animare cristianamente l’ordine temporale, rispettandone la legittima autonomia. Questa premessa è fondamentale, non solo per capire quanto paradossale e pericolosa è la stagione politica, economica e finanziaria, che si presenta ai nostri occhi, ma anche per comprendere i compiti ed i ruoli, ai quali il mondo cattolico è chiamato. Per chiarire l’equivocità, del quadro politico, farò un L’avvicendamento ai vertici può essere letto come l’ammissione di un grave e imperdonabile peccato di dilettantismo da parte degli eletti al Parlamento. Cioè il plateale riconoscimento di non essere stati in grado di fare, nei tempi richiesti, ciò che era necessario. Anche se tutte le responsabilità non sono da appaltare solo ai politici di Gianni Munarini paio di esempi. La forza politica che ha fatto proprie le richieste dell’Unione europea, è stata quella del governo uscente, mentre fra quelle che dovrebbero sostenere l’attuale governo tecnico o di “larghe intese”, non ce n’è una che le condivida. Pongo, a questo punto, all’attenzione del lettore un fatto preoccupante. Le dimissioni del governo Berlusconi e la maggioranza parlamentare, che sostiene il governo Monti, hanno posto in evidenza l’inconsistenza della nostra democrazia, ovvero l’immaturità di un Paese che non è riuscito a passare dal culto autoritario “dell’uomo della provvidenza” e dal sogno utopico, che apriva le finestre al “sol dell’avvenire”, ovvero al totalitarismo marxista, alla democrazia che per sua natura è ordine, legalità, sviluppo economico. La caduta del governo Berlusconi, non è stata certificata né dalle procedure previste dalla Costituzione, né dalle teorie della democrazia parlamentare. Non è mia intenzione parlare di “golpe democratico”, come non lo feci in occasione della caduta della cosiddetta “Prima Repubblica”, ad opera di una parte della Magistratura, pur tuttavia credo dover dire, che questa consuetudine a “sospendere” le regole e ridicolarizzare gli elettori e i risultati elettorali, pone l’Italia a rischio. è lecito quindi chiedersi come il governo del sen. Monti, potrà avere l’approvazione dei cittadini democratici e del Parlamento sulle leggi che andrà a presentare. Ciò sottolineato è onesto ricordare che, al neo Presidente del Consiglio, vanno riconosciute doti di rigore, credibilità, autorevolezza e democrazia sostanziale, caratteristiche che il governo e l’opposizione, che lo hanno preceduto, non hanno saputo dimostrare. Ritengo che siamo di fronte ad una rinuncia momentanea di sovranità, da parte della partitica, della politica, dell’elettorato. Ma anche all’ammissione di un grave e imperdonabile peccato di dilettantismo, da parte degli eletti al Parlamento, ovvero al plateale riconoscimento di non essere stati in grado di fare, nei tempi richiesti, ciò che si doveva. Sarebbe tuttavia ingiusto e riduttivo, figlio di ottusi preconcetti, lo scaricare tutte le responsabilità sui politici. Anche le componenti della società civile hanno commesso errori gravi, ovvero hanno contribuito alla creazione di un debito pubblico enorme, nonché alla decadenza degli istituti democratici, dell’ associativismo, dell’informazione, della scuola e della legalità. Dipendenti pubblici andati in pensione prima dei privati; finanziamenti a pioggia a sostegno di imprenditori privi di interesse e impegno, per quanto concerne il rafforzamento del Sistema/Paese, ma disponibili a delocare alla prima occasione favorevole; sussidi a sostegno di settori industriali fuori mercato e interventi a protezione contro la concorrenza, anziché a favore di chi pratica innovazione e ricerca; scioperi politici proclamati in continuazione, soprattutto dalla CGIL. Il risultato è la pesante e ampia crisi economica, la preoccupante disoccupazione, l’ampliamento della povertà, l’aumento inquietante della generazione Neet, che nel 2010 ha superato ampiamente i due milioni. I Neet sono quei giovani che non lavorano e non studiano, che nel caso migliore scendono in piazza solidarizzando con quei milioni di indignati, preoccupati solo di esprimere il proprio malcontento. Costoro paiono anticapitalisti, avversari della finanza di rapina, ma nella realtà sono protestatari incapaci di proporre modelli di società future, ovvero di stili di vita nuovi, di produzione industriale e agricola all’insegna dell’innovazione, della ricerca e di una robusta forza concorrenziale, nonché di nuove forme commerciali e di gestione della finanza pubblica e privata. A detto ruolo propositivo in campo politico, economico e finanziario i cattolici non possono sentirsi estranei. 8 Papa in Africa Sabato, 26 novembre 2011 La modernità non dimentichi il passato “L a modernità non deve fare paura, ma essa non può costruirsi sull’oblio del passato. Deve essere accompagnata con prudenza per il bene di tutti evitando gli scogli che esistono sul continente africano e altrove, per esempio la sottomissione incondizionata alle leggi del mercato o della finanza, il nazionalismo o il tribalismo esacerbato e sterile che possono diventare micidiali, la politicizzazione estrema delle tensioni interreligiose a scapito del bene comune, o infine la disgregazione dei valori umani, culturali, etici e religiosi. Il passaggio alla modernità deve essere guidato da criteri sicuri che si basano su virtù riconosciute, quelle che enumera il vostro motto nazionale, ma anche quelle che si radicano nella dignità della persona, nella grandezza della famiglia e nel rispetto della vita”. Lo ha dichiarato Papa Benedetto XVI, venerdì 18 novembre, al suo arrivo a Cotonou, prima tappa del suo viaggio in Benin. Dal 18 al 20 novembre il secondo viaggio apostolico nel continente benin L’Africa continente della speranza C’ Secondo il pontefice “la conoscenza, l’approfondimento e la pratica della propria religione sono essenziali al vero dialogo interreligioso” è una “triplice motivazione” alla base del viaggio apostolico del Papa in Benin dal 18 al 20 novembre scorso. Come ha spiegato lo stesso Benedetto XVI, nella cerimonia di benvenuto all’aeroporto internazionale “Card. Bernardin Gantin” di Cotonou. La prima è costituita dal “40° anniversario dello stabilimento” delle relazioni diplomatiche del Benin con la Santa Sede e dal “150° anniversario della sua evangelizzazione”. La seconda riflette il “desiderio” del Pontefice “di consegnare in terra africana l’Esortazio- tutti i responsabili politici ed economici dei ne apostolica post-sinodale Africae munus” Paesi africani e del resto del mondo”: “Non e la terza, “più personale o più affettiva”, è private i vostri popoli della speranza! Non legata alla figura del card. Bernardin Gantin amputate il loro futuro mutilando il loro e alla volontà del Pontefice di “pregare sulla presente! Abbiate un approccio etico con sua tomba e ringraziare il Benin di avere da- il coraggio delle vostre responsabilità e, se to alla Chiesa questo figlio eminente”. siete credenti, pregate Dio di concedervi la Incontrando i leader politici e religiosi, Be- sapienza” che “vi farà comprendere che, in nedetto XVI ha affermato che “l’Africa è il quanto promotori del futuro dei vostri pocontinente della speranza”. Ed è proprio al- poli, occorre diventare veri servitori della la luce della speranza che il Pontefice vuo- speranza”. le leggere “due realtà africane che sono di Rispetto alla seconda questione, Benedetattualità”. La prima si riferisce “alla vita so- to XVI ha sottolineato che “il vero dialogo ciopolitica ed economica del Continente, interreligioso rigetta la verità umanamente la seconda al dialogo interreligioso”. Ricor- egocentrica, perché la sola ed unica verità è dando che “in questi ultimi mesi, numerosi in Dio. Dio è la Verità. Per questo fatto, nespopoli hanno espresso il loro desiderio di li- suna religione, nessuna cultura può giustibertà, il loro bisogno di sicurezza materiale, ficare l’appello o il ricorso all’intolleranza e e la loro volontà di vivere armoniosamen- alla violenza”. Inoltre, “la conoscenza, l’apte nella diversità delle etnie e delle religio- profondimento e la pratica della propria ni”, il Santo Padre ha lanciato “un appello a religione” sono “essenziali al vero dialogo interreligioso”. Conviene dunque che “ognuno si ponga in verità davanti a Dio e davanti all’altro. Questa verità non esclude, e non è una confusione. Il dialogo interreligioso mal compreso porta alla confusione o al sincretismo. Non è questo il dialogo che si cerca”. Ai responsabili religiosi il Papa ha chiesto di “promuovere, soprattutto tra i giovani, una pedagogia del dialogo, affinché scoprano che la coscienza di ciascuno è un santuario da rispettare, e che la dimensione spirituale costruisce la fraternità. La vera fede conduce invariabilmente all’amore”. “La buona intesa tra le culture, la considerazione non accondiscendente delle une per le altre e il rispetto dei diritti di ciascuno sono un dovere vitale – ha sostenuto il Pontefice -. Occorre insegnarlo a tutti i fedeli delle diverse religioni. L’odio è una sconfitta, l’indifferenza un vicolo cieco, e il dialogo un’apertura!”. ✎ Oltre le parole C’è un “tesoro prezioso” nel titolo dell’esortazione che il Papa ha consegnato all’Africa, in Benin, accolto festosamente da una moltitudine gioiosa. È “l’impegno dell’Africa per il Signore Gesù”. Perché, senza alcuna retorica, facile e scontata, “è una terra di speranza: autentici valori, capaci di ammaestrare il mondo, si trovano qui e non chiedono che di sbocciare con l’aiuto di Dio e la determinazione degli africani”. Sull’aereo aveva spiegato la sfida, che anche in Africa si gioca: “Dare nuova vitalità alla fede cattolica”. È la sfida a trasmettere “un messaggio semplice, profondo, comprensibile”. È l’essenziale, cui Benedetto XVI costantemente pungola: “C’è Dio, Dio c’entra [con noi], Dio ci conosce e ci ama, la religione concreta provoca collaborazione e fraternità”. Ecco, allora, la dinamica dell’Esortazione apostolica: “Sull’esempio di Cristo, tutti i cristiani sono chiamati a rispecchiare la misericordia del Padre e la luce dello Spirito Santo. L’evangelizzazione presuppone e comporta anche la riconciliazione, e promuove la pace e la giustizia”. In questo senso rilancia la dinamica cattolica, cioè l’orizzonte universale, sottolineando l’importanza “dell’interculturalità, termine più adatto che quello di inculturazione, cioè di un incontro delle culture nella comune verità del nostro essere umano nel nostro tempo, e così crescere anche nella fraternità universale”. Per questo, da una terra evangelizzata 150 anni fa, a sua volta rilancia la dinamica dell’evangelizzazione. “Con entusiasmo siate testimoni ardenti della fede che avete ricevuto!”, ha esclamato il Papa. È il dinamismo della cattolicità, perché “in tutte le parti del mondo siamo fratelli, siamo una famiglia che si conosce e che collabora in spirito di fraternità”. Così questi orizzonti ampi aiutano anche gli europei, gli occidentali, che sperimentano quotidianamente “questa riduzione al positivismo, che restringe la nostra vita e la fa un po’ arida, e anche spegne la speranza”. L’“umanesimo fresco che si trova nell’anima giovane dell’Africa, nonostante tutti i problemi che esistono e che esisteranno, mostra che qui c’è ancora una riserva di vita e di vitalità per il futuro, sulla quale possiamo contare”. Ripete il Papa: “Dio si fida dell’uomo e desidera il suo bene. Sta a noi rispondergli con onestà e giustizia all’altezza della sua fiducia”. Si disegna così un percorso concreto, che offre prospettive di pace, sviluppo e riconciliazione in Africa, ma insegna qualcosa anche alla Chiesa e al mondo occidentale. L’Africa è molto vicina e, nonostante tutti i suoi immensi problemi, ci trasmette un orizzonte positivo: “La Chiesa non offre alcuna soluzione tecnica e non impone alcuna soluzione politica. Essa ripete: non abbiate paura! L’umanità non è sola davanti alle sfide del mondo. Dio è presente. È questo un messaggio di speranza, una speranza generatrice di energia, che stimola l’intelligenza e conferisce alla volontà tutto il suo dinamismo”. FRANCESCO BONINI “Africae munus”. La consegna alla Chiesa africana dell’esortazione apostolica post-sinodale Verso un anno di riconciliazione continentale L’ Esortazione apostolica postsinodale “Africae munus” è il documento redatto da Benedetto XVI sulla base delle 57 Proposizioni finali del secondo Sinodo speciale per l’Africa (ottobre 2009), dedicato a riconciliazione, giustizia e pace. Il testo pontificio è suddiviso in due parti: la prima analizza le strutture portanti della missione ecclesiale nel continente, che ha l’obiettivo di giungere alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace; la seconda indica gli ambiti di apostolato della Chiesa. Il Papa sottolinea che sebbene la costruzione di un ordine sociale giusto competa alla sfera politica, la Chiesa ha il dovere di formare le coscienze degli uomini e delle donne, educandoli alla “giustizia divina”. “Un’attenzione preferenziale – raccomanda il Pontefice - deve essere riservata al povero, all’affamato, al malato, al prigioniero, al migrante disprezzato, al rifugiato o allo sfollato”. Famiglia, donne, bambini, vita. In partico- lare Benedetto XVI chiede impegno a difesa della famiglia su cui pesano minacce come la distorsione della nozione di matrimonio, la svalutazione della maternità, la banalizzazione dell’aborto, la facilitazione del divorzio e il relativismo di una ‘nuova etica’”. Dal Papa l’invito a “combattere” e “denunciare” ogni “atto di violenza contro le donne”, che “apportano un grande contributo alla famiglia, alla società e alla Chiesa”, e contro i bambini. La Chiesa è in prima linea nell’affrontare le pandemie; con riferimento all’Aids Benedetto XVI afferma la necessità di “una risposta medica e farmaceutica”, ma soprattutto “etica”, ed indica l’astinenza sessuale, il rifiuto della promiscuità e la fedeltà coniugale come strumenti di prevenzione fondati su “un’antropologia ancorata al diritto naturale e illuminata dalla Parola di Dio”. Centrale l’attenzione del Papa per il dialogo, che deve essere ecumenico perché “un cristianesimo diviso resta uno scandalo”, ed interreligioso nella sua declinazione con le “religioni tradizionali africane” e con l’Islam. Proposte operative. Anzitutto incrementare la lectio divina e l’apostolato biblico; quindi celebrare “un Congresso eucaristico continentale” per “testimoniare i valori fondamentali di comunione in tutte le società africane”. “Per incoraggiare la riconciliazione” Benedetto XVI raccomanda “vivamente” di celebrare “ogni anno in ogni Paese africano un giorno o una settimana di riconciliazione, particolarmente durante l’Avvento o la Quaresima”. In accordo con la Santa Sede, il Secam (Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar, ndr) “potrà contribuire alla realizzazione” di un “Anno della riconciliazione a livello continentale”. Il Papa rilancia “l’appello alla speranza”, “ultima parola del Sinodo”, ed auspica che nel continente africano “ciascuno diventi sempre più apostolo della riconciliazione, della giustizia e della pace”. Visita Pastorale Sabato, 26 novembre 2011 Cunardo accoglie il suo Vescovo Sabato 26 e domenica 27 novembre mons. Diego Coletti visiterà la Comunità di Cunardo nel vicariato di Marchirolo L a celebrazione della Santa Messa con tutti i sacerdoti della zona, martedì 22 novembre a Marzio, ha dato il via alla visita pastorale di mons. Diego Coletti alle 12 parrocchie del Vicariato di Marchirolo. Sabato 26 e domenica 27 novembre sarà a Cunardo: la comunità parrocchiale, con il nuovo parroco don Paolo Busato, è lieta di accogliere il suo vescovo per vivere insieme l’Eucarestia, per ascoltare la sua parola e sentirsi incoraggiata nel cammino di fede. L’ultima visita pastorale risale alla primavera del 1995 con mons. Maggiolini. Un tempo terra di emigranti, oggi Cunardo grazie soprattutto alle possibilità di lavoro offerte dalla vicina Svizzera ha raggiunto un discreto benessere. E’ un’operosa comunità di circa 3 mila abitanti, dotata di strutture di cui pochi altri paesi dispongono: dall’istituto bancario al supermercato, dalle scuole agli impianti sportivi, a qualificati servizi sanitari. Vi sono inoltre varie associazioni (ricreative, sportive, culturali) che svolgono molte iniziative. Anche la parrocchia dispone Sarà l’occasione per di strutture (dalle chiese al teatro, a vari spazi per le attività) e di gruppi che animano la presentare a mons. vita ecclesiale: dalle catechiste alla corale, Coletti la ricchezza della dall’oratorio ai gruppi di preghiera. Ma mancano i problemi, aggravatisi negli comunità, ma anche per non ultimi anni. L’immigrazione, prima quella riflettere sulle difficoltà da altre regioni italiane e poi quella da altre nazioni (gli “stranieri” sono il 10% della popolazione), ha accelerato le trasformazioni sociali e il paese fa fatica a ritrovare una sua identità. Questo lo avvertono specialmente coloro che si occupano del paese con qualche responsabilità, riscontrando talvolta scarsa partecipazione ed elementi di disgregazione. La crisi economica degli ultimi anni ha poi colpito duramente: i dati del Centro di Ascolto di Cunardo (uno dei due punti di aiuto della Caritas diocesana nelle Valli Varesine) sono preoccupanti. Non solo persone e famiglie che chiedono cibo, vestiario, casa e lavoro, ma anche situazioni di crescente disagio esistenziale cui far fronte con il sostegno psicologico oltre che materiale. La parrocchia opera in questa realtà ed è pienamente consapevole delle difficoltà del vivere l’esperienza comunitaria. E non nasconde i suoi problemi come ad esempio la bassa frequenza alla Messa festiva, lo scarso coinvolgimento dei genitori nella crescita di fede dei figli, l’indifferenza dei giovani alla vita della Parrocchia (un tempo c’erano le suore che si occupavano delle ragazze e il diacono dei ragazzi). Il programma della visita di mons. Coletti a Cunardo è molto intenso: prende il via sabato mattina con l’incontro con il nuovo parroco, don Paolo, e il suo predecessore don Lodovico; prosegue con la visita ad alcuni ammalati e alla sera il vescovo incontrerà i fidanzati e le famiglie dei primi cinque anni di matrimonio presso la Sala Teatro don Bosco. Domenica mattina 27 novembre celebrerà la Santa Messa per la comunità e al pomeriggio incontrerà la Comunità Apostolica (cioè tutti i collaboratori della parrocchia). Lunedì 5 dicembre in mattinata visiterà l’Istituto Comprensivo Statale, l’Asilo e la Comunità protetta Dedalus. Al pomeriggio celebrerà la Santa Messa presso la Casa di cura Le Terrazze. La visita pastorale potrà essere un’occasione preziosa di revisione della vita parrocchiale, nel tentativo di riconoscere sia gli ostacoli che le possibiltà presenti nella realtà del paese. La comunità attende con animo aperto la visita di mons. Coletti, perchè la sua parola possa essere “lievito”, “sale” di rinnovamento interiore, di comunione e di testimonianza di vita cristiana sempre più autentica. E. B. Vicariato di Marchirolo. Arbizzo, Cadegliano e Viconago Una lunga storia insieme P DALL’ALTO LE CHIESE DI ARBIZZO, CADEGLIANO E VICONAGO ur avendo avuto inizio in tempi diversi le tre Parrocchie di Viconago, di Arbizzo e di Cadegliano hanno sempre avuto dei contatti secolari. Già nel 1565 nella Pieve di Agno è attestata la presenza di un rettore della chiesa dei Santi Maria, Antonio e Fedele di Viconago, insieme ad un vicario perpetuo. Questo rettore deteneva un unico beneficio che comprendeva la cura d’anime delle comunità di Viconago, Arbizzo e Cadegliano. La chiesa di Viconago aveva già nel 1504 un proprio “benefitialis”. La chiesa di Arbizzo fu eretta parrocchia dal vescovo Lazzaro Carafino il 27 novembre 1627 con territorio smembrato da Viconago e dedicata ai Santi Fedele e Silvestro; nel 1633 fu inclusa nella nuova Pieve di Marchirolo. La Parrocchia di Cadegliano fu eretta nel 1912, staccando da Viconago le frazioni di Doneda, Argentera, Gaggio e Cadegliano. La registrazione del decreto vescovile di erezione di mons. Alfonso Archi è riportato alla data 14 maggio 1912. La nuova Parrocchia venne ad appartenere al vicariato foraneo di Marchirolo. Con il decreto del 29 gennaio 1968 per l’istituzione delle zone pastorali nella diocesi di Como, le tre Parrocchie fanno parte della zona pastorale XVI delle Valli Varesine e del Vicariato di Marchirolo. Quasi contemporaneamente, anche per la diminuzione del clero, pur rimanendo tre parrocchie distinte vengono seguite da pochi sacerdoti che si curano delle varie comunità contemporaneamente. Dal 1988 il sacerdote è unico con il titolo di parroco per Arbizzo e Cadegliano e di Amministratore parrocchiale per Viconago. Le annotazioni pastorali partono dall’ultima Visita Pastorale compiuta nel 1995 da mons. Alessandro Maggiolini alle tre Parrocchie, già allora seguite dall’attuale parroco. Già si intravedeva per la maggior parte degli aspetti l’unificazione pastorale, pur rimanendo distinto l’aspetto economico e amministrativo. Le tre Parrocchie, già si è rilevato, si situano sullo stesso territorio comunale, ma soprattutto si rivolgono a persone che vivono nello stesso tessuto civile, sociale e scolastico. Il numero quantitativo rimane invariato da anni, anzi in Cadegliano è diminuito. Sempre di più, dopo il 1995, si è cercato di unificare la pastorale, incominciando dai catechismi dei bambini e dei ragazzi, fino alla catechesi degli adulti. Si deve anche tenere presente che negli anni ‘90 sono venute a mancare due comunità religiose femminili: le Suore di S. Croce a Cadegliano e le Serve di Gesù Cristo a Viconago; erano state negli anni precedenti punti di riferimento, oltre che per i carismi che esercitavano all’asilo e con gli anziani, per i catechismi ai bambini e ragazzi e per la gioventù femminile delle due frazioni. I nuovi punti di aggregazione per i catechismi sono diventati la casa parrocchiale di Cadegliano, anche perché sede-casa del sacerdote operante, e la casa parrocchiale di Arbizzo, che sempre di più è stata preparata e vista come “oratorio” anche per le attività di intrattenimento, di gioco, di Grest e per le sagre paesane. Viconago, fin da quegli anni ‘90, non ha trovato catechisti disponibili, ha perso via via la vitalità pastorale soprattutto giovanile; vi è rimasto invece un gruppo femminile che frequenta anche la Messa feriale più che nelle altre due Parrocchie. Da rimarcare come negli ultimi anni nella casa parrocchiale di Viconago ed anche usando il saloneteatro adiacente si è sviluppata l’attività caritativa e missionaria degli “amici dell’Uganda”, che coinvolge anche persone delle altre due parrocchie, nonché di paesi e parrocchie vicine. Un discorso a parte merita la “Comunità Apostolica” nelle tre parrocchie da alcuni anni impegnata nel cercare di formare un vero Consiglio parrocchiale. Alle riunioni sono presenti almeno una ventina tra catechisti, Ministri Straordinari dell’Eucarestia, consiglieri economici, impegnati/e nelle attività dell’oratorio e delle missioni. La Visita Pastorale è stata presentata come un’occasione per unire meglio le tre comunità e per arrivare al Consiglio Pastorale interparrocchiale. PROGRAMMA DELLA VISITA PASTORALE Venerdi 25 novembre: Incontro col parroco don Giovanni Bianchi e visita all’asilo di Viconago ed a gruppi di anziani. Nel pomeriggio a Viconago incontro con i catechisti del vicariato alle ore 15.00. A seguire, alle 17.30, S. Messa ad Arbizzo. Alle 20.30 ad Arbizzo presso l’oratorio incontro con la Comunita’ apostolica. Sabato 26 novembre nel pomeriggio visita ad Avigno con recita del santo rosario. Alle 17.30 S. Messa a Viconago. Dalle 16.30 alle 19.30 possibilità di ottonere l’annullo filatelico speciale (dettagli a pag. 24). Mercoledi 7 dicembre Ore 17.30 santa messa a Cadegliano. 9 Vita diocesana 10 Sabato, 26 novembre 2011 ✎ Proposte tempo di avvento Pubblichiamo di seguito il messaggio del Vescovo che sarà distribuito alle famiglie della diocesi P E venne ad abitare in mezzo a noi Il Vescovo Diego apre le porte dell’Avvento con un Messaggio alle famiglie. Prenotato dalle parrocchie, arriverà nelle case con il Biglietto di Avvento e Natale, che comprende anche una proposta per pregare intorno alla Corona di Avvento, intorno alla mensa e davanti al presepe. Soprattutto un invito: prepararsi a celebrare il Natale nell’Eucaristia - “Non posso pensare senza tristezza a migliaia di cristiani che festeggiano Natale senza Eucaristia!”. Quale modo migliore per accogliere veramente il Dio-con-noi nella propria vita e lasciarsi trasformare da Lui? L’ annuncio del Natale non è compiuto finché non prendiamo coscienza della scelta di Dio di abitare in mezzo a noi. Il figlio di Dio in persona abita nelle nostre case! Nelle comunità parrocchiali entro trovando le porte spalancate: accolto con grande fede e con sincero affetto, cerco sempre di salutare tutti e di andare a cercare tutti. Nella vostra casa invece entro bussando, chiedendo il permesso di entrare per il saluto dell’Avvento e l’Augurio del Natale. Desidero stare con voi, quando mangiate, quando pregate, nelle ore del riposo e del lavoro. Con voi porto al Signore i giorni belli della vita e cerco di condividere le fatiche, le ansie e le sofferenze. Nella fede sappiamo che Gesù non cerca le comodità e le ricchezze: cerca ciascuno di noi! Per questo venne ad abitare in mezzo a noi. Mi piacerebbe, se già non lo fate, che da questo Natale si prendesse l’abitudine di avere in famiglia – anche nella vostra - dei momenti pur brevi ma di forte significato affettivo e religioso, per rendere esplicita la nostra partecipazione comune all’amicizia con Gesù e la nostra fede. L’Avvento è una luce che si accende progressiva: iniziamo dal primo giorno, con semplici segni come la “Corona di Avvento” e la preghiera della mensa. Saranno per noi inviti all’ascolto del Vangelo, per una nuova fraternità e per una carità intelligente. L’Avvento abbia come meta il Natale Agenda del Vescovo Dal 28 al 30 novembre A Roma, seminario della Commissione episcopale “Dottrina, annuncio e catechesi”. Giovedì 1 dicembre A Como, Consiglio episcopale. Nel pomeriggio colloqui. Alle 20.45 in biblioteca comunale incontro per l’Anno Innocenziano. Dal 2 al 7 dicembre Visitia Pastorale al vicariato di Marchirolo. Giovedì 8 dicembre In cattedrale a Como, alle 10.30, Pontificale per la solennità dell’Immacolata. Nomine dalla Cancelleria: don Giampaolo Cozzi è nominato amministratore parrocchiale di Stazzona (Co). don Fausto Passerini è nominato collaboratore di Rogolo (So). don Mario Luigi Maspero è nominato collaboratore a Capiago (Co) padre Attilio De Menech è nominato vicario di Como-SS.Annunciata. cristiano. Troppe cose ci distraggono facendoci perdere la misura della vita e la qualità della fede. Busso alla porta delle case non solo per entrare e portare un augurio. Busso per chiamarvi ad uscire incontro al Signore che viene. Per chiamarvi a partecipare alla Santa Messa domenicale e nelle solennità come il Natale, il primo giorno dell’anno, l’Epifania. Non posso pensare senza tristezza a migliaia di cristiani che festeggiano Natale senza Eucaristia! Dove trovare il Signore in modo più autentico? Egli nell’Eucaristia si dona a noi e ci attira a sé, ci coinvolge in una vita data in dono, immettendo nel nostro animo una gioia unica e profonda. Quest’anno Natale cadrà di domenica, quasi a ricordarci che il Signore ogni domenica è presente su tutti gli altari della terra e ci ama con amore infinito. Lasciamoci cercare e amare, nelle nostre povertà, nei conflitti bisognosi di riconciliazione, nelle divisioni anche matrimoniali che feriscono il cuore, nelle fatiche educative e nella ricerca del senso della nostra vita. Il Maestro è qui e cammina con noi! Ai giovani innanzitutto dico: Gesù è Dio! Si presenta come un amico, un fratello, un compagno di cammino, ma va riconosciuto nella sua divinità. In lui sta la salvezza della nostra vita. In lui vive il senso di ogni nostra azione, di ogni pensiero e sentimento. Non vivete senza Dio: è triste. Non vivete distratti dalle responsabilità. La giovinezza è una strada in salita, che va percorsa osando, amando, cercando umilmente verità e libertà. Alle comunità cristiane chiedo di preparare il Natale animando delle belle occasioni per l’ascolto della Parola di Dio, per la celebrazione della Riconciliazione sacramentale, per qualche opera di carità. A tutti sia rivolto l’invito insistente a non mancare alla celebrazione della Santa Messa di Natale. Non vi chiedo di fare tante cose: vi chiedo di vivere l’essenziale. Il Verbo si è fatto carne, e anche Pane per nutrirci di Sé. Natale è Dio con noi. Natale è anche noi con Dio! + Diego Coletti, vescovo er il tempo di Avvento gli Uffici diocesani di pastorale hanno messo a disposizione delle comunità parrocchiali il sussidio Itinerario pastorale Anno B – Avvento, Natale, Ordinario I parte (e le schede operative allegate). Per l’Avvento si trovano indicazioni su: attenzione alla Parola, Celebrazioni eucaristiche, “Ferie maggiori” e Novena di Natale, Vespri domenicali, segni e preghiera in famiglia, celebrazioni penitenziali, carattere mariano dell’Avvento. Tra i documenti allegati si trovano anche le proposte di riflessione Educare alla Carità, a cura di Caritas Como. I sussidi sono reperibili sul sito www.diocesidicomo.it nella sezione Pastorale diocesana / Proposte pastorali. È in corso di pubblicazione anche il sussidio per la Novena di Natale, da prenotare presso l’Ufficio per la pastorale dei giovani (pg@cgdcomo. org - 031.5001210). APPUNTAMENTI 27 novembre, I Domenica di Avvento: è l’inizio dell’anno liturgico e dell’anno pastorale; ogni comunità cristiana si mette in cammino verso il Signore Gesù (anche con l’azione simbolica della processione all’inizio della S. Messa); una particolare attenzione viene riservata a coloro che cominciano un itinerario di fede (Catecumenato, Iniziazione Cristiana dei ragazzi, Fidanzati). In questo giorno nelle Parrocchie si svolge il Rito di ammissione al catecumenato. 4 dicembre, II domenica di Avvento: Giornata del Seminario. 8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione della B.V. Maria: in Cattedrale, 10.30, Pontificale. Giornata dell’adesione all’Azione Cattolica, indicazioni su www.azionecattolicacomo.it 16 dicembre, inizio della Novena di Natale: un tempo da valorizzare nelle comunità con proposte che mettano al centro la Parola di Dio, tema del nuovo anno pastorale (v. Sussidio diocesano per i ragazzi e le famiglie; oppure Vespri, Liturgia della Parola). (a.s) cooperatori salesiani Movimento eucaristico Incontro a Tavernola il 10 dicembre Appuntamento il 3 dicembre a S. Cecilia Il prossimo incontro al Salesianum di Tavernola sarà il 10 dicembre. Vi sarà un momento di riflessione e anche di programmazione. Sarà distribuito il programma annuale 2012. Si raccomanda la partecipazione sia dei Salesiani Cooperatori che degli aspiranti. Sarà anche l’occasione per scambiarsi gli auguri di Natale. La prossima ora di adorazione sarà il 3 dicembre alle ore 16.20 a S. Cecilia con il S. Rosario a cui seguiranno letture su documenti e meditazioni di mons. Meloni e l’adorazione. Nell’occasione sarà distribuito il programma annuale 2012. Si raccomanda, inoltre, la partecipazione alla prima domenica di Avvento il 27 novembre. In dicembre avremo la Festa dell’Immacolata (8 dicembre), il 24 dicembre alle 24 e il 25 dicembre S. Natale alle 10.30. L’anno terminerà con il canto del Te Deum il 31 dicembre alle 17. I nizia un nuovo anno della liturgia, della preghiera. Inizia il tempo d’Avvento, l’attesa del Natale, di quel bambino figlio di un Dio che ha fiducia di noi e che non si stanca di esortarci a stare svegli per cogliere la vita nell’attimo che passa e che porta in sé la pazienza di Dio il quale non vuole che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi e che la sua casa sia piena. Nell’attesa d’Avvento bisogna vegliare con fedeltà operosa. Il tempo è cammino, sequela di Cristo. A differenza di chi perde tempo dietro a date e scadenze oppure, disilluso di tutto, non aspetta più niente e nessuno, il discepolo di Gesù sa cosa fare: mettersi al servizio. Gesù si rivolge a tutti, non solo ai pochi discepoli; il suo invito alla vigilanza è universale, cosmico: quello che dico a voi, lo dico a tutti: Parola fra noi Domenica 27 novembre I° DI AVVENTO Is 63,16-17.19; 64,2-7; 1Cor 1,3-9; Mc 13,33-37 vegliate! Vigilare è più che non dormire, è mettersi in ascolto, è cercare. Nella fede, veglia chi vive ogni avvenimento rimanendo unito a Gesù, con la sua stessa sapienza e pazienza, senza la paura della catastrofe, ma con l’infinita meraviglia per la continua venuta della gloria del Signore. Il Vangelo descrive la vigilanza con tre espressioni: la partenza del padrone della casa dopo averla lasciata ai servi; la consegna ad ogni servo di un’opera e del potere per compierla; l’ordine di vigilare. La fede è pienezza di responsabilità: quello che il Signore mi ha affidato, è come fosse proprio mio. Avvento è arrivo. E Gesù “arrivò senza essere aspettato, venne senza essere stato concepito. Solo la madre sapeva ch’era figlio di un annuncio del seme che sta nella voce di un angelo. Era accaduto ad altre donne ebree, a Sara per esempio. Solo le donne, le madri, sanno cos’è il verbo aspettare. C’è un’attesa prima, che spetta a Dio. Il Suo tempo infinito si contrae nel finito di un’attesa. Dio aspetta: ‘Per farvi misericordia’. Il tempo di Avvento sta dirimpetto all’eternità di un Dio che accetta di farsi periodico, irrompendo nel mondo a mesi stabiliti con nascita, morte e risurrezione” (Erri De Luca). ANGELO SCEPPACERCA Vita diocesana A vvento. Inizio dell’anno liturgico, inizio dell’anno pastorale. Molto si è discusso, fra serietà e ironia, a proposito di questa indicazione pastorale che già da due anni il Vescovo rivolge alla diocesi (Il Maestro è qui e cammina con noi. Piano pastorale 2012, n. 16). Ne ha discusso a lungo anche il Consiglio Pastorale Diocesano, riunito a Nuova Olonio partendo da una scheda di don Battista Rinaldi che pubblichiamo di seguito. Non si tratta di un bizantinismo teologico. Men che meno si tratta di ignorare i ritmi esistenziali della vita, che sono quelli scanditi dalle stagioni, dalla scuola, dai cicli lavorativi e delle ferie. L’intento è assai più semplice. Riflettere sulla qualità cristiana di ciò che facciamo: filantropia, socializzazione, oppure formare Cristo in voi? Ma, perché questo si realizzi, non si dovrà provare a riposizionare meglio, nel tempo, le varie attività? Cosicchè esse possano essere meglio irradiate dalla grazia di Cristo che, in modi diversi, si distribuisce lungo l’arco temporale di un anno? Domande, come si vede, più che risposte. Domande che attendono dibattito, discussione, convergenza e decisione. don Angelo Riva La scelta di un Anno Liturgico che guidi e informi maggiormente la vita pastorale delle comunità cristiane, esige alcune giustificazioni teologiche che possano aiutare a comprendere meglio questa istanza irrinunciabile nella ✎ commento | di don Battista Rinaldi Liturgico fa rima con pastorale pratica pastorale. Il Dio di Gesù Cristo è un Dio che si rivela nella storia; dentro la storia attraverso ‘gesti e parole’ (Dei Verbum 2) Egli si fa incontro all’uomo, si china su di lui, lo coinvolge in un progetto di uomo salvato (Cristo). La storia dell’uomo, la nostra storia, non è altra rispetto alla ‘storia di salvezza’ ma ne è il prolungamento, la continuazione, il luogo in cui continuano a compiersi gli stessi eventi salvifici, in vista di un pieno compimento. Il tempo dell’uomo è un tempo ‘sacro’ (kairòs) nel senso che in tutto il suo dipanarsi è carico di una Presenza, che diventa appello, chiamata, provocazione, invito… Gesù Cristo, il Logos di Dio, si fa carne (uomo, storia, tempo), prende dimora , abita la vita e la storia dell’uomo. Nell’Anno Liturgico attraverso le diverse azioni liturgiche, distribuite in un tempo che alterna feste e ferialità, è proprio questo ‘farsi carne’ che continua a compiersi: una Parola proclamata in vista dell’ascolto e celebrata perché si faccia evento da accogliere nella fede in modo che i fedeli di tutte le epoche possano attingere alle “azioni salvifiche… e essere ripieni della grazia della salvezza” (Sacrosanctum Concilium 102). Una logica sacramentale. Non un Dio che si ‘nasconde’ nei segni sacramentali, ma che si rivela attraverso essi (come acqua che dà vita, come pane spezzato gratuitamente, come Sposo che dona la vita per la sua Sposa…). Così il segno di un anno vissuto a partire dal Mistero Pasquale e della sua logica di morte e risurrezione, ritmato dai diversi tempi forti, dalla scadenza settimanale del Giorno del Signore, considerato nel suo manifestarsi dentro la vicenda di Maria e dei Santi, come emblema di una Chiesa che cammina nel tempo, diventa Gesù Cristo stesso che si fa incontro a noi nel dispiegarsi della storia. E inoltre diventa: - testimonianza di un modo di leggere e intendere la storia: camminiamo verso un punto preciso che è il ritorno e il manifestarsi pienamente di NSGC (questa è la prospettiva originale dell’esperienza cristiana); - segno di un punto fermo necessario per le comunità parrocchiali spesso tormentate da mille prove e preoccupazioni; in un contesto fluttuante come il nostro dove tutto Sabato, 26 novembre 2011 11 sembra discusso e discutibile: il primato di Dio, il realizzarsi di Cristo in noi (prospettiva unificante) . Proprio questo modo di intendere l’Anno Liturgico come ossatura della nostra esistenza cristiana ci porta a ritenerlo punto fermo anche nella prassi pastorale. Attraverso una celebrazione più ‘evidente’ e rispettosa di una simile logica (valorizzazione tempi forti con opportune introduzioni e celebrazioni; canti, invocazioni, segni che siano rispettosi dei tempi) Una pastorale che si dipana a partire da questi punti fermi: i tempi liturgici criterio di scelte pastorali e di collocazione di attività pastorali (battesimi e sacramenti d’iniziazione cristiana in tempi adeguati, percorso dei passaggi sacramentali…): come segno di specificità e di unità. Questo non vuol dire che bisogna aspettare l’Avvento per iniziare attività: non c’è interruzione, ma linearità, continuità. L’Avvento può essere l’opportunità per scandire il passo ulteriore, la nuova tappa (indicata dalla proposta pastorale dell’anno) verso il punto fermo: il ritorno del Signore. Nei mesi precedenti quante attività si possono valorizzare, per rivedere le attività estive, per preparare quanto serve (persone e luoghi) per la nuova tappa del cammino… Quello che è inopportuno è dare segnali ambigui: festa di inizio del nuovo anno, celebrazioni che pretendono di scandire una festa che non c’è, e così via. Consiglio pastorale diocesano. Sabato 12 novembre a Nuova Olonio I membri del Consiglio Pastorale Diocesano sono convenuti sabato 12 novembre scorso a Nuova Olonio per l’ultimo incontro dell’anno pastorale che si è appena concluso. Al centro dell’attenzione alcune sottolineature relative al nuovo Piano Pastorale “Il Maestro è qui e cammina con noi” e soprattutto l’approfondimento di una sua dimensione fondamentale: l’Anno Pastorale in sintonia con l’Anno Liturgico come prospettiva unificante di tutte le attività pastorali. Il Vescovo ci ha richiamato la prospettiva unificante che dobbiamo continuamente ricercare: non sono tanto le “cose da fare” che devono caratterizzare la nostra attività pastorale, quanto l’impegno a riportare continuamente al centro “Cristo in voi, speranza della gloria”. È inutile avere una bellissima barca spinta da abilissimi vogatori se manca il timoniere che unifica e indirizza gli sforzi. Anche la nuova organizzazione territoriale imperniata attorno ai Vicariati dovrebbe rispondere ad una irrinunciabile esigenza di comunione. Don Italo Mazzoni ha quindi sottolineato, riprendendo proprio le prime battute del Piano, l’importanza di coltivare relazioni autentiche, che ritrovano i comuni riferimenti nell’ascolto della Parola, senza dimenticare l’importanza delle emozioni. Con la guida di don Battista Rinaldi ci si è poi addentrati nell’ancora “nuova” prospettiva che vede la scansione temporale, ma soprattutto lo sfondo Guardando avanti, con occhi nuovi ideale, della vita delle nostre comunità non più ritmata dall’anno scolastico, ma piuttosto dall’anno liturgico. Interessanti gli interventi in assemblea che hanno sottolineato in modo particolare l’importanza di valorizzare l’estate come tempo idoneo a quella sosta che rinfranca attraverso un tempo più prolungato e meno affannato da dedicare alla preghiera, alla meditazione, allo studio. Ne sono esempi positivi, tra gli altri, le occasioni formative per gli operatori pastorali a vari livelli, che hanno riscosso un favorevole consenso. Sono ancora da valorizzare i mesi di settembre e ottobre, che tradizionalmente vedevano Grandate Venerdì di preghiera con le suore Benedettine “Vi sono persone non credenti che cercano la verità, cercano il vero Dio, la cui immagine nelle religioni..... è non raramente nascosta. Che essi non riescano a trovare Dio, dipende anche dai credenti con la loro immagine ridotta o anche travisata di Dio”. (Benedetto XVI) Le suore Benedettine di Grandate organizzano, in vista del Natale, una serie di incontri per mettersi in ascolto della Parola. “Gesù Cristo – spiegano - è venuto a rivelarci il vero volto di Dio che è Amore, che è misericordia per tutte le persone. Lo possiamo conoscere, cioè entrare in relazione con lui, anche attraverso l’ascolto e la condivisione della Parola di Dio. Gli incontri si terranno nel tempo di Avvento 2011 ogni venerdì sera al Monastero, alle ore 20.30, con il seguente calendario: 25 novembre, 2 dicembre, 9 dicembre, 16 dicembre, 23 dicembre. Inoltre tutti i sabati di Avvento e il 7 dicembre, alle ore 21, Veglia con l’Ufficio delle Letture. Monastero Benedettine, via Giovanni Paolo II n. 1 Grandate Per informazioni 031564823 l’inizio delle diverse attività, soprattutto quelle catechistiche, che, essenzialmente impostate su una metodologia scolastica, della scuola assumevano anche il ritmo. La nuova metodologia catecumenale è ancora tutta da conoscere e capire, prima che possa diventare prassi condivisa. Nella nuova prospettiva potrà questo diventare il tempo opportuno per la verifica che introduce la nuova programmazione e per il ritrovarsi dopo l’estate, che comunque ancora mantiene nella nostra cultura la caratteristica delle “vacanze”, con una forte sottolineatura di continuità, che l’anno liturgico ci fa sperimentare nel suo Azione Cattolica Verso l’incontro mondiale delle famiglie - Milano 2012 Carissima famiglia, l’èquipe diocesana di azione cattolica ti invita a condividere il cammino di preparazione che ci porterà all’incontro mondiale di Milano nel 2012. “Il segreto di Nazareth” è la prima catechesi in cui, guidati dal nostro assistente don Ivan Salvadori, cercheremo di svelare l’ intimità della Sacra Famiglia per ritrovare l’origine della testimonianza delle nostre famiglie. Partire dalle nostre case per aprire la porta a Gesù Cristo, al lavoro, alla festa, al mondo. Il “non abbiate paura” trova la sua attuazione, nella presa di coscienza quotidiana, nelle relazioni e nei gesti in cui matura la nostra fede giorno dopo giorno. L’invito a tutte le famiglie è di prendere consapevolezza condividendo in questa giornata la capacità propria di ogni famiglia di concepire la gioia per una Fede, che non può più restare nascosta. Il Segreto dovrà essere rivelato. Equipe Diocesana Di Azione Cattolica La rivista “INSIEME” n. 5 del Novembre 2011 contiene un errore: alla voce “date da ricordare” il convegno Acr… a..Chiavenna!!! In realtà non è ancora stato stabilito il luogo. procedere a spirale. Positiva sembra essere l’esperienza dei percorsi di preparazione al sacramento del matrimonio che già sono improntati sul ritmo dell’anno liturgico. Da evitare una riduzione dell’anno liturgico a percorso esclusivamente “spirituale”, perché il Signore Gesù si rende presente nella nostra storia e vuole incontrarci nella concretezza di vita, che ci deve sempre rendere attenti ai bisogni reali, soprattutto degli ultimi. Nessuno comunque si nasconde che ogni nuova “mentalità” esige tempi lunghi per essere acquisita. A tutti infine è stata “consegnata” (non solo messa tra le mani!) la prima parte dell’Itinerario pastorale che, passo, passo, ci guida e ci accompagna nei tempi di Avvento e di Natale e nella prima parte del tempo Ordinario. Prima del congedo, Andrea Arighi ci ha presentato il progetto di Pastorale giovanile, frutto di un ampio lavoro di collaborazione, nuovo soprattutto nel metodo che pone al centro dell’attenzione non tanto i “giovani” in generale, quanto le “persone” in particolare, e che, a sua volta, invita a seguire l’itinerario dell’anno liturgico. Concludendo il Vescovo ha invitato tutti a mettersi in gioco con coraggio: siamo consapevoli di andare contro corrente rispetto alla diffusa mentalità secolarizzata e consumistica, ma le idee “buone” sanno farsi strada. LAURA CASARTELLI BERNASCONI Vita diocesana 12 Sabato, 26 novembre 2011 La peregrinatio delle relique in diocesi Una folla silenziosa per Bernadette I L’urna è stata accolta n occasione del novantesimo come nelle altre giovani donne toccate dalla anniversario della fondazione grazia del Signore, a partire dall’esempio sabato 19 novembre di Unitalsi Lombardia, anche unico e mirabile della Madonna, hanno all’Ospedale Valduce di la diocesi di Como ha ospitato portato a una vita di santità. Innanzitutto – ha Como. Lunedì mattina la proseguito monsignor Coletti – Bernadette le reliquie di santa Bernadette, la partenza per Nuova Olonio è stata tenace, schietta e coraggiosa, anche piccola veggente di Lourdes. Sabato 19 novembre la prima tappa di nell’affrontare gli ostacoli, le difficoltà, questa peregrinatio è stato l’ospedale Valduce a Como. le calunnie, le contraddizioni. La sua è stata una scelta Accolte sul piazzale del nosocomio di via Dante da una vera cristallina. Avrebbe avuto una vita più facile e comoda se e propria folla, le reliquie sono state accompagnate fino alla avesse tenuto per sé quanto Maria le aveva rivelato. Ma con riproduzione della grotta di Lourdes che si trova nel giardino. forza inaudita fu fedele e generosa nel condividere quanto Dopo un momento di raccoglimento, le reliquie hanno fatto aveva sperimentato. Il secondo aspetto è l’umiltà profonda visita ai reparti dell’ospedale, quale segno di vicinanza a di questa giovane donna, che si mette spontaneamente chi sta vivendo il tempo della malattia e della sofferenza. A all’ultimo posto e si abbandona disinvolta alla volontà di Dio». seguire, la processione fino alla chiesa di san Giacomo dove, Di fronte a Bernadette «non abbiamo scuse – ha concluso introdotto da una breve meditazione, si è svolto il momento il vescovo –. Lei, umile fra gli umili, ha dato testimonianza di preghiera rivolto principalmente ai giovani. Durante questa gratuita e dolorosa di quanto Dio le chiedeva. Chiediamo di celebrazione, alcuni volontari dell’Unitalsi hanno illustrato la intercedere per noi affinchè possiamo fare dei passi in avanti loro esperienza e l’esempio che la santa di Lourdes fornisce nel vivere una vita coerente, liberata e capace di mettersi a in un’ottica di attenzione e impegno verso il prossimo. servizio del progetto che Egli ha su ciascuno di noi». Dopo la Alcuni scritti di Bernadette hanno inoltre offerto valido Santa Messa le reliquie hanno sostato in Cattedrale fino a sera, spunto per riflettere sul significato del servizio all’ammalato. dove hanno continuato a ricevere l’omaggio di preghiera di Domenica 20, sempre in san Giacomo, si sono susseguiti moltissimi fedeli, «con un pensiero particolare a quanti, con momenti di preghiera e tempi di silenzio. Si è tenuta anche la propria sofferenza nella malattia sanno darci una speciale una celebrazione penitenziale, per sottolineare l’invito al testimonianza di fede», ha detto ancora monsignor Coletti. pentimento che la Madonna fece alla giovane ragazza durante In serata, in processione sono state accompagnate presso la le apparizioni. Particolarmente toccante, nel pomeriggio, la basilica di san Giorgio, rimasta aperta tutta la notte e dove non recita del rosario meditato con la lettura di alcuni brani tratti è mai mancata, nemmeno nelle ore più tarde, la presenza di dagli scritti di Bernadette, seguito dall’adorazione eucaristica, persone che hanno vegliato e pregato. Lunedì mattina, dopo cui hanno partecipato anche molti malati. Nel pomeriggio, la Messa ed una celebrazione di saluto, le reliquie sono partite in Cattedrale, è stato il vescovo Diego Coletti a presiedere per Nuova Olonio e Tirano. La celebrazione conclusiva della la solenne celebrazione eucaristica. «Due le caratteristiche peregrinatio si terrà il 3 dicembre in Cattedrale a Milano e sarà della vita spirituale e del temperamento umano di santa presieduta dal cardinale Angelo Scola. Dopodiché le reliquie Bernadette – ha esordito il vescovo –, due aspetti che se vissuti torneranno a Como presso l’Istituto don Guanella per una singolarmente potrebbero avere esiti negativi. In lei, invece, breve sosta prima di ripartire per Lourdes. Campane a festa per l’accoglienza dell’urna a Tirano C ampane a festa per l’arrivo di Santa Bernadette Soubirous nel Santuario della Madonna di Tirano, dove Maria 507 anni fa è apparsa al Beato Mario Omodei. Le reliquie della Santa erano attese da tempo: numerose le telefonate, le domande di interessamento rivolte negli ultimi mesi al Rettore del Santuario, Monsignor Aldo Passerini. Nonostante l’orario scomodo, un enorme afflusso di fedeli, inaspettato, si è alternato in una continua preghiera, creando un toccante clima di raccoglimento. Famiglie, giovani, adulti, malati e religiosi giunti da ogni dove _ dalla Valtellina e dalla vicina Svizzera _ hanno vissuto l’evento con un forte senso di fede, senza eccedere nel trasporto emotivo. «Il clima di raccoglimento e preghiera che si è FOTO POZZONI Unitalsi di Sondrio na dimostrazione di “vera fede” come ci ha chiesto U S. Bernadette; questo, in sintesi, il significato della giornata vissuta a Nuova Olonio e a Tirano con l’UNITALSI di Sondrio, per la presenza delle Reliquie della Santa. A Nuova Olonio, fin dal primo mattino, i fedeli hanno gremito la chiesa parrocchiale e poi hanno seguito il corteo che ha portato le reliquie nella struttura “Don Guanella” per un momento intenso di preghiera con gli ospiti. A Tirano, dopo un paio d’ore di visita dei pellegrini all’urna di S. Bernardetta, il Santuario si è riempito per arrivare alla S. Messa con una partecipazione attenta e coinvolgente dei presenti: ammalati, pellegrini, sacerdoti, autorità civili e personale unitalsiano. Un ringraziamento a tutti e uno particolare a don Mariano che ha animato e diretto la preghiera. subito creato – ha raccontato don Aldo – è culminato con la celebrazione della S. Messa». Per dare la possibilità a tutti i fedeli presenti di parteciparvi, è stato necessario allestire il sagrato del Santuario. Nell’omelia il sacerdote ha ricordato l’incontro fra due figure, Santa Bernadette e Beato Mario, unite dalla grazia di essere state visitate da Maria. Per molti fedeli l’arrivo di S. Bernadette è stato occasione di ricordo delle proprie esperienze di pellegrinaggio alla grotta di Lourdes e alla casa di Bernadette. Per altri, è stato un modo per ricordare l’arrivo al Santuario delle reliquie di S. Teresa di Lisieux, una ragazza che nella propria quotidianità è stata capace di percorre la strada della santità. Come ha fatto S. Bernadette. Lu. S Pellegrinaggio. Un gruppo di sacerdoti della diocesi in viaggio tra Italia, Austria e Ungheria U n gruppo di preti diocesani ha vissuto la scorsa settimana un’ esperienza intensa di pellegrinaggio nell’ ambito dell’Anno Innocenziano. L’intento principale era proprio quello di rileggere l’esperienza sacerdotale sulle orme del beato Innocenzo XI visitando quei luoghi segnati dalla sua azione pastorale a contrasto dell’espansionismo turco che minacciava la cristianità. Insieme alla figura del Papa comasco, altri due testimoni di vita sacerdotale hanno incrociato il nostro cammino: quella del beato don Francesco Bonifacio, sacerdote della diocesi di Trieste ucciso nel 1947 dai Titini e quella dell’indomito cardinal Mindszenty, primate di Ungheria avversato dal regime comunista negli anni della guerra fredda. La vicenda del beato Bonifacio ci è stata illustrata vivacemente da mons. E.Malnati, teologo e vicario episcopale della diocesi di Trieste, che ha fatto emergere la testimonianza di questo confratello tutto proteso nell’esercizio di un ministero parrocchiale di assoluta normalità, ma animato da una profonda spiritualità e carità pastorale. La visita alla cattedrale di Trieste ha evocato la lunga storia di questa Chiesa, nata dal sacrificio di san Giusto e collocata in posizione strategica al confine con il mondo slavo. Il trasferimento ad Esztergom ci ha immersi nella storia dell’Ungheria e del suo popolo dalle radici fortemente cristiane. Il medioevo cristiano europeo ha qui una delle sue pagine più eloquenti che ha segnato vigorosamente l’ethos popolare ungherese arrivando ad esprimere nel secolo scorso la nobile figura del card. J. Mindszenty. Perseguitato, torturato, condannato da un sistema politico iniquo, come attestano le sue memorie non ha mai cessato di essere fedele a Dio e alla Chiesa. La celebrazione della S. Messa sulla sua tomba nella cripta Sulle orme di Innocenzo XI della cattedrale di Esztergom è stato un momento decisamente eccezionale del nostro pellegrinaggio. In questo siamo stati aiutati dall’ amabile presenza di S.E. mons. J. Szèkely, vescovo ausiliare di Budapest che ha trascorso con noi la giornata, accompagnandoci anche nella trasferta alla capitale danubiana, bellissima anche con la nebbia autunnale. La visita alla Casa del Terrore, un museo in cui si ricostruisce attraverso strumenti multimediali e documenti originali il clima opprimente del regime nazista e di quello comunista; la visita alla Con-cattedrale di S. Stefano e a Buda con la chiesa di S. Mattia; proprio a Buda si trova il monumento a Papa Odescalchi eretto dagli ungheresi a ricordo del suo impegno contro il pericolo turco, prima testimonianza di riconoscenza verso questo illustre comasco forse apprezzato più all’estero che non nella sua diocesi di origine. Anche nell’abbazia benedettina di Pannonhalma, in un dipinto murale recente, il beato Innocenzo XI appare solenne nell’atto di benedire l’impresa contro i Turchi. Il trasferimento in Austria è avvenuto in una giornata di fitta nebbia e giunti a Vienna siamo saliti a Kahlenberg balcone naturale sulla capitale asburgica dove la chiesa di S. Giuseppe ricorda la predicazione del beato Marco d’Aviano e la vittoria conseguita dalle truppe cristiane sull’esercito turco il 12 settembre 1683. Lo sviluppo della coscienza ecclesiale di questi ultimi tempi ci trova giustamente critici di fronte alla scelta della guerra come strumento di soluzione ai conflitti interreligiosi, ma non possiamo interpretare con i criteri di oggi le vicende di ieri, vanificando la concretezza del processo storico nel quale anche la Chiesa si muove. Vienna è una città piena di vita dove si respira l’ atmosfera della mittle Europa. La cattedrale di S. Stefano esprime tutta la forza della cultura medioevale e nella sua identità gotica esercita un fascino particolare per il suo verticismo e per la ricchezza spirituale. Entrare nella cattedrale di S. Stefano per celebrarvi la S.Messa ha significato per noi affacciarci sulla storia cristiana di questa Nazione e di questa Chiesa oggi percorsa da inquietudini e tensioni che faticano purtroppo a ricomporsi. Anche qui abbiamo trovato un’ospitalità squisita nella persona del canonico McDonnel e dei suoi collaboratori, uno storico dell’arte ed il direttore dell’archivio del Duomo, che ci hanno accompagnato in una visita piacevole della cattedrale. Non sono mancate neppure in questo massimo tempio viennese i rimandi al beato Innocenzo XI: tra le numerose reliquie custodite gelosamente da secoli, una sua pantofola papale. Anche alcuni documenti d’archivio sono stati sottratti al loro silenzio per esserci mostrati: la concessione dell’indulgenza per quanti si prestavano nello sforzo bellico contro i Turchi, e la Bolla Pontificia per la indizione di un giubileo speciale dopo la vittoria. Il nostro itinerario non poteva avere migliore conclusione che sotto gli occhi di Maria venerata nel santuario di Mariazell, collocato tra i monti a più di mille metri di altezza e custodito da una comunità benedettina. La Vergine ha accolto la nostra preghiera e la celebrazione eucaristica celebrata presso il prezioso sacello dove è custodita da secoli la sua immagine (una piccola statua) che continua ad accompagnare il cammino dei cattolici austriaci e dei pellegrini che salgono fino a qui. don GUIDO CALVI Como Cronaca Sabato, 26 novembre 2011 13 Albiolo. L’inaugurazione di una lavanderia: un nuovo interessante progetto della cooperativa “Sim-patia” per restituire a persone fragili il diritto ad una vita autonoma Lavoro: oltre la disabilità U n altro passo sul fronte dell’autonomia. A compierlo, la scorsa settimana, ad Albiolo, la cooperativa sociale Simpatia con l’inaugurazione di una lavanderia industriale all’interno della quale persone con disabilità potranno vivere da protagonisti una vera e propria attività lavorativa. Al taglio del nastro era presente, tra gli altri, anche l’assessore regionale alla Famiglia,Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale Giulio Boscagli. Perché una lavanderia? A spiegarci il senso di questo progetto è la stessa presidente della cooperativa Irma Missaglia. «L’iniziativa si configura con l’obiettivo di dare un lavoro vero a delle persone che vivono in una condizione di fragilità. Finalità che risponde ad una richiesta precisa avanzata dai disabili stessi e che segue un progetto avviato già da tempo di autonomia abitativa promosso per permettere alle persone con disabilità motorie di prendere in mano la propria vita in un contesto sociale normale. Proprio allo scopo di sviluppare un programma di impiego per l’integrazione di persone svantaggiate nel 2010 “Sim-patia” dà vita a:“Simpatia lavoro”. È grazie a questa cooperativa di inserimento lavorativo per soggetti con fragilità che è stato possibile sviluppare il progetto di una lavanderia industriale nella quale i disabili possono essere attori protagonisti di un impiego reale, così da staccarsi gradatamente da una forma assistenziale di vita. A questo scopo è stato progettato un sistema produttivo idoneo alle ridotte possibilità operative del disabile attivando una linea di lavoro in cui gli spazi sono stati adeguati alle persone in carrozzina e non viceversa. Per fare questo è stato preso in locazione, un capannone in Albiolo (CO) con caratteristiche L’inaugurazione della lavanderia. sotto una delle dipendenti alle macchina. Foto william Al taglio del nastro, avvenuto sabato scorso, presente anche l’assessore Boscagli idonee. Uno spazio che permettesse di creare una linea di produzione adeguata alla possibilità di inserire persone svantaggiate che utilizzano lavatrici, essiccatoi, banchi da stiro tavoli di ricomposizione con armadi / alveari a celle computerizzate che servono per la ricomposizione dell’origine dei capi che, etichettati nella prima fase con un microchip hanno la possibilità di essere rintracciati in qualsiasi momento all’interno del ciclo produttivo. Il lavoro molto automatizzato ed informatizzato permette di controllare il ciclo produttivo in ogni sua fase e consente alle persone svantaggiate di lavorare “normalmente” ma soprattutto in alcuni casi in “autonomia”. Nella lavanderia operano persone fragili (non soltanto con disabilità motorie) provenienti anche dal territorio. L’investimento, è stato fatto con la concessione di un finanziamento FRIM (250.000 euro nell’ambito del Fondo di rotazione per l’imprenditorialità destinato alle imprese, ndr), che ha coperto parte del progetto». In quale ambito di mercato si collocherà la lavanderia? «L’inaugurazione è avvenuta la scorsa settimana, ma in realtà lo spazio è già attivo da sei mesi circa. Il mercato che stiamo acquisendo è quello del lavaggio dei capi degli ospiti di residenze sanitarie (anziani e disabili principalmente). Si tratta di un’azienda sul mercato a tutti gli effetti e che, dunque, dal lavoro e dal mercato dovrà trarre sostentamento e le strategie per essere autonoma». A quante persone dà lavoro? «In questo momento abbiamo inserito quattro persone in carrozzina e tre svantaggiati, che operano insieme a persone normodotate. Un’attività produttiva del genere non potrebbe, infatti, essere retta unicamente da personale disabile. L’impatto occupazionale andrà di pari passo con l’attività di training iniziale e l’acquisizione di fette di mercato sempre più consistenti legate principalmente alla crescita della domanda da parte del mercato delle RSA e RSD del territorio». Altra importante novità presentata sabato scorso, è il Cot, un “Centro occupazionale terapeutico” creato parallelamemte alla lavanderia, in collaborazione con il Consorzio dei Comuni dell’Olgiatese. «Si tratta di due ulteriori spazi (uno ad Albiolo e uno a Valmorea) – prosegue Irma Missaglia - nati per permettere alle persone più gravi e più fragili di provare una esperienza lavorativa, se pur di poche ore settimanali: un laboratorio per l’assemblaggio e un laboratorio per il restauro di mobili e oggetti usati, da rimettere in vendita. Luoghi di passaggio in cui persone non ancora in grado di lavorare, magari dopo un grave evento traumatico, sperimentano una forma di impiego per prendere le misure con le proprie potenzialità e capacità e per capire quali attività potranno svolgere in futuro». Come detto all’inaugurazione della lavanderia era presente anche l’assessore regionale Boscagli. «È bello - ha dichiarato, tra l’altro l’assessore - vedere come nella nostra regione ci siano tante comunità vive che si fanno carico di rispondere ai bisogni. La Lombardia non sarebbe così efficiente se non ci fosse una comunità così Un interessante progetto di lavanderia industriale che opera sul mercato articolata e capace di farsi carico dei bisogni degli altri. Questa straordinaria esperienza è particolarmente importante perché parte dal bisogno della persona e prova a costruire uno strumento di risposta. L’aspetto interessante di questa azienda, e delle strutture che nascono in questi ambiti, è che queste esperienze sono in grado di rendere le persone che vi aderiscono, più capaci di esprimersi fino in fondo per una soddisfazione completa dei loro bisogni: un modello interessante che diamo alla nostra gente ed esportiamo nel mondo». a cura di Marco Gatti ■ Il percorso di Sim-patia Dalla residenzialità ad un impiego vero “S im-patia” è una cooperativa sociale che si rivolge a persone adulte che a causa di disabilità fisiche gravi presentano difficoltà nell’autonomia e nell’autosufficienza tali da richiedere aiuto di terzi per il soddisfacimento dei bisogni vitali e per una dignitosa sopravvivenza. Accoglie disabili motori in regime residenziale permanente, temporanea e diurna. All’interno di Simpatia, è attivo il polo tecnologico accreditato “QUESTIO” che attraverso il confronto con realtà tecnologiche nazionali e internazionali, ricerca in tutto il mondo tecnologie per la mobilità e per la comunicazione, allo scopo di esaudire i desideri delle persone con disabilità che vogliono migliorare o integrare con supporti adeguati, le loro abilità residue. «L’utilizzo delle innovazioni tecnologiche – spiega la presidente di “Sim-patia” Irma Missa- glia - rappresenta il campo più promettente per mitigare gli handicap di cui sono affetti i disabili motori, migliorando sia la comunicazione che la mobilità e la gestione dell’ambiente. Con queste convinzioni e supportati dall’innovazione tecnologica, abbiamo organizzato “appartamenti in autonomia”, per permettere alle persone con disabilità motorie di prendere in mano la propria vita in una situazione abitativa e sociale normale. Gli appartamenti sono gestiti dalla cooperativa “Sim-patia servizi alla persona” nata nel 2010 per seguire al meglio tutti i servizi domiciliari per persone disabili. Per molti di loro, però, la normalità viene percepita solo attraverso un lavoro, e un “lavoro vero”. Per andare incontro a questo bisogno abbiamo costituito sempre nel 2010 la cooperativa “ Sim-patia lavoro” che ha permesso di sviluppare il progetto “Lavanderia”». Como Cronaca 14 Sabato, 26 novembre 2011 Dossier Statistico 2011. I dati del rapporto Caritas/Migrantes, giunto alla 21° edizione, confermano un trend crescente. 4 milioni e mezzo in Italia, 47 mila a Como Stranieri: popolo in crescita O ltre quattro milioni. Per la precisione 4.570.317. È il numero degli stranieri residenti in Italia al 31 dicembre 2010, il 7,5% della popolazione totale (pari a oltre 60 milioni di abitanti). È il dato numericamente più significativo del Dossier Statistico Immigrazione 2011, il 21° rapporto di Caritas/ Migrantes che da oltre due decenni regala una fotografia dettagliata e precisa sulla situazione migratoria in Italia, scandendone, nel dettaglio, aree di origine, flussi, inserimento, livello di integrazione. Oltre 4 milioni e mezzo… un enorme balzo in avanti rispetto a sessant’anni fa quando, era il 1951, la presenza straniera in Italia era circoscritta a poco più di 100 mila unità. Il trend di crescita è stato più repentino nell’ultimo decennio, accompagnato dal continuo invecchiamento della popolazione italiana. In linea con gli andamenti registrati negli ultimi anni, la maggioranza degli stranieri iscritti nelle liste dei residenti nel corso del 2010 proviene da un paese europeo. Si tratta, per oltre la metà, di cittadini di uno dei 12 Stati membri, con la Romania che continua a giocare un ruolo da protagonista, e per quasi un’altra metà di cittadini di un paese dell’Europa centroorientale non comunitaria, soprattutto ucraini e moldavi. Si conferma, dunque, il protagonismo dei Paesi dell’est Europa, principale area d’origine dei flussi d’ingresso nel nostro Paese a partire dalla regolarizzazione del 2002, con un picco nel 2007 quando, in conseguenza dell’ingresso nell’Ue di Romania e Bulgaria, l’area arrivò a coprire oltre i tre quarti dell’incremento registrato nell’anno. Rilevante e pari quasi a un quarto del totale è la quota d’incremento da ricondurre al continente asiatico, un’area Nella nostra provincia l’attività principale d’impiego è quella della ristorazione che mostra un progressivo intensificarsi dei “flussi” verso l’Italia che si originano in primo luogo nel’area centromeridionale del continente. I cittadini dei paesi africani, originari soprattutto dell’Africa settentrionale, contribuiscono per quasi un sesto all’andamento degli stranieri iscritti nei registri anagrafici, mentre i cittadini americani partecipano all’incremento complessivo per poco più di un dodicesimo. In estrema sintesi la presenza straniera più consistente in Italia risulta ampiamente rappresentata dalla Romania (oltre 968 mila residenti). Al secondo posto, ben più lontana numericamente, l’Albania (oltre 482 mila residenti), seguita da Marocco, Cina, Ucraina, Filippine e Moldavia. Soffermandosi sulla Lombardia, secondo i dati Istat a fine 2010 i residenti stranieri nella nostra regione erano 1.064.447, con un’incidenza del 10,7% sulla popolazione totale. Numero che sale a 1.157.000 unità considerando anche quanti, pur essendo regolarmente presenti, non sono iscritti in anagrafe. Nel comasco al 31 dicembre dello scorso anno i residenti stranieri iscritti all’anagrafe risultavano 47.271 (il 4,4% della presenza in regione e il 7,9% della presenza in provincia). Nella nostra regione quasi la totalità dei non comunitari è presente per ragioni o di famiglia (49,1%) o di lavoro (48,7%). Analizzando la distribuzione dei motivi di soggiorno nelle province lombarde, si notano alcune specificità territoriali: mentre Milano registra la più alta percentuale di permessi per lavoro (54%), il primo posto per incidenza dei ricongiungimenti familiari spetta invece a Cremona (59,8%). Gli occupati stranieri in Italia nel 2010 sono stati 574.167, di cui il 36,5% rappresentato da donne, in calo dell’1,9% rispetto allo scorso anno. Tuttavia, nello scenario di crisi generale, gli immigrati riescono a mantenere il lavoro in misura maggiore degli italiani. Il principale settore d’inserimento lavorativo è quello dei servizi, che ne assorbe il 61,7%. Segue il settore dell’industria (35,2%), mentre all’ultimo posto troviamo l’agricoltura e la pesca. In particolare i comparti prevalenti risultano: i servizi alle imprese (22%) dove spiccano soprattutto i servizi di pulizia; quindi costruzioni, alberghi e ristoranti, trasporti, commercio e industria dei metalli. A Como e Sondrio l’attività principale d’impiego è quella in alberghi e ristoranti, ma mentre per Sondrio si tratta di una conferma negli anni, a Como l’anno precedente allo studio in oggetto la quota relativamente più alta di lavoratori era occupata nel comparto delle costruzioni. I primi cinque paesi di provenienza degli occupati stranieri in Lombardia sono Romania (83.430 addetti), Marocco (48.047), Albania (42.680), Egitto (31.993) e Cina (23.832). Poiché il numero di occupati provenienti dalla Romania è molto elevato essi tendono a prevalere un po’ in tutti i comparti occupazionali. Fanno eccezione alcune province tra cui Como dove, nel principale ramo lavorativo, quello degli alberghi e ristoranti appunto, il gruppo più numeroso è quello degli originari della Turchia. In riferimento alle rimesse inviate ai Paesi d’origine l’ammontare complessivo nel 2010 è pari a 6.385 milioni di euro. In riferimento alla popolazione studentesca nell’anno scolastico 2010/2011 gli studenti non italiani iscritti nelle scuole lombarde erano 172.842, pari al 23% di tutti gli alunni stranieri presenti in Italia. L’incidenza di questi studenti sul totale della popolazione scolastica lombarda è pari al 12,5%, quota molto superiore alla media nazionale (7,9%). Per quanto riguarda la distribuzione territoriale la maggior concentrazione si ha a Milano (37,5%), seguita da Brescia (17,6%), Bergamo (12,1%) e Varese (7%). Como è al 4,3% con 7369 iscritti. Il principale paese di provenienza degli studenti stranieri iscritti nelle scuole lombarde è il Marocco, seguito da Albania, Romania, India ed Ecuador. La maggior concentrazione di stranieri si registra nella scuola primaria (37%), anche se si registra una diminuzione della quota di iscritti in questa fascia, e un incremento nella secondaria di II grado. Un accenno, per chiudere, è dato dal Rapporto anche Alta la presenza nella scuole lombarde, il 12,5% contro la media nazionale del 7,9% all’impegno messo in campo dalle Caritas lombarde a seguito all’emergenza Nord Africa che ha portato in Lombardia persone provenienti da 29 paesi diversi. Impegno che non si è limitato nell’accoglienza e nell’ascolto, ma anche nella distribuzione di aiuti di prima necessità e nel garantire una prima alfabetizzazione. “Appare necessario – conclude in merito il Dossier – soprattutto, un salto di qualità, in grado di far passare da una logica di intervento emergenziale ad una logica di gestione basata sulla pianificazione, volta ad attivare processi e percorsi di integrazione e di autonomia delle persone”. sintesi a cura di MARCO GATTI ❚❚ Raccolta di firme per presentare una proposta di legge per i nati in Italia “L’Italia sono anch’io”: il diritto alla cittadinanza I n occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, svoltasi la scorsa domenica 20 novembre, le Acli di Como hanno ospitato il nuovo lancio della campagna “L’Italia sono anch’io”, proposta di legge di iniziativa popolare avente lo scopo di garantire i diritti di cittadinanza dei bambini e dei ragazzi di origine straniera oggi gravemente discriminati. A condividere questo impegno, oltre alle Acli ci sono anche Arci, ASPEm, Associazione Burkinabè, Associazione del Volontariato Comasco, Associazione Interetnica 3 febbraio, Auser, Caritas, Cgil, Cisl, Coordinamento comasco per la Pace, Emergency, Fondazione Avvenire, Ipsia Acli, Libreria Feltrinelli di Como, Trapeiros di Emmaus. Scopo della proposta di legge è portare al centro dell’attenzione il tema della cittadinanza, quale elemento di primaria importanza nello Stato democratico. “Il tratto fondamentale della democrazia – sostengono i promotori - è infatti il suo carattere inclusivo, tendente a far sì che le persone possano godere pienamente di tutti i diritti fondamentali, tra i quali la cittadinanza si pone come aspetto decisivo”. Attualmente vivono in Italia circa 5 milioni di persone di origine straniera. Molti di loro sono bambini e ragazzi nati o cre- sciuti nel nostro Paese, che tuttavia possono acceder alla cittadinanza con modalità quanto mai ristrette e dopo un lungo percorso burocratico. Le conseguenze di tale situazione sono disuguaglianze ed ingiustizie che, impedendo una piena integrazione, disattendono il dettato costituzionale che all’articolo 3 stabilisce il fondamentale principio di uguaglianza, ed impegna al contempo lo Stato a rimuovere gli ostacoli che ne impediscono il suo raggiungimento. La distribuzione demografica della popolazione straniera evidenzia una concentrazione nelle fasce di età più giovani: ha meno di 18 anni il 22% dei cittadini stranieri residenti (contro il 16,9% dell’intera popolazione ); ha una età compresa tra 18 e 39 anni il 47% dei cittadini stranieri mentre gli ultraquarantenni stranieri sono solo il 30,7%, e solo il 2,3% ha una età superiore ai 65 anni. I cittadini stranieri contribuiscono in maniera determinante allo sviluppo dell’economia italiana e alla sostenibilità del sistema di welfare in misura maggiore di quanto comunemente si pensi. La stabilizzazione delle migrazioni è resa evidente dalla crescita costante delle nascite in Italia di bambini con uno o entrambi i genitori stranieri. I 21.816 bambini con almeno un genitore straniero nati in Italia nel 1999, sono diventati 72.472 nel 2008 (77.109 nel 2009 secondo gli ultimo dati diffusi dall’Istat). Al 1 gennaio 2010 i cittadini stranieri residenti nati in Italia erano ormai 572.720, il 13,5% del totale dei residenti stranieri. Molti di loro non hanno mai conosciuto il paese di origine dei genitori; hanno forme e stili di vita del tutto simili ai coetanei italiani, sono a tutti gli effetti parte integrante della nostra società ma non hanno acquisito la cittadinanza italiana alla nascita in quanto non previsto dalla legislazione vigente. Il testo fondamentale che regola le modalità di acquisizione della cittadinanza è la legge 5 febbraio 1992 n. 91; il quadro normativo è completato dal Decreto del Presidente della Repubblica 12 ottobre 1993, n.572 e dal Decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n.362, che regolamentano le norme attuative dei principi generali normativi. Per sapere dove sarà possibile firmare la petizione popolare a Como rivolgersi ad una delle associazioni sostenitrici della Campagna. Como Cronaca Sabato, 26 novembre 2011 15 Confine. Confronto a 360° su questioni “calde”. A tema anche l’Expo 2015 P redisposizione di una lettera d’intenti sulla revisione degli accordi tra Svizzera e Italia in materia di imposizione fiscale per i lavoratori frontalieri, che sarà sottoposta al voto da parte del Consiglio Regionale, con la quale si invita il Governo a sedere finalmente ad un tavolo comune con gli omologhi elvetici per risolvere l’annosa questione. Si è concluso con questo impegno l’incontro tra i rappresentanti del Consiglio Regionale della Lombardia e del Gran Consiglio del Canton Ticino che si è svolto la scorsa settimana a Milano durante il quale si è parlato anche di Expo 2015. In rappresentanza del territorio comasco ha partecipato ai lavori il consigliere regionale Luca Gaffuri (PD) e nella seconda parte della mattinata ha presenziato anche Dario Bianchi (Lega Nord) in veste di uditore. Particolarmente attuale e scottante il tema dei frontalieri, soprattutto dopo le iniziative adottate in Canton Ticino da parte della Lega dei Ticinesi di Giuliano Bignasca che accusa i frontalieri di “ rubare’’ il lavoro alla manodopera locale causando l’aumento della disoccupazione. «Siamo impegnati ad assicurare loro misure volte a tutelare il mantenimento del posto di lavoro senza dover temere ritorsioni – ha commentato il presidente del Consiglio Regionale, Davide Boni - e su questo fronte leAssessorato nostre posizioni e quelle delle istituzioniCULTURA ticinesi sono molto vicine. Auspichiamo davanti alle attese dei Comuni frontalieri e delle Province interessate al contenzioso dei ristorni dei lavoratori che si arrivi presto a una conclusione: mi auguro che la situazione politica italiana in evoluzione non comprometta gli sforzi sostenuti fino a questo momento dal nostro 2015 è stata ribadita la mancanza di reciprocità nelle opportunità di lavoro per le imprese elvetiche in Lombardia, con un occhio di riguardo soprattutto sui prossimi bandi per la realizzazione delle strutture dell’Esposizione Universale. I lavori tra le due delegazioni parlamentari sono proseguiti nel pomeriggio affrontando il tema della valutazione delle politiche pubbliche con l’intervento del Presidente del Comitato paritetico regionale di Controllo e Valutazione Alessandro Alfieri. Al centro del dibattito di un prossimo incontro tra le due istituzioni ci sarà invece il tema della mobilità e dei trasporti: «E’ importante che si affrontino e si chiariscano le posizioni su un argomento delicato e d’attualità – conclude Gaffuri -. Il futuro di Alptransit in Lombardia e la mancanza di infrastrutture che vedono soprattutto il comasco in una posizione di svantaggio nei confronti della vicina provincia di Varese una volta ultimato il progetto dell’Arcisate-Stabio per un utilizzo del treno in maniera più concorrenziale nei confronti dell’auto, sono, ad esempio, due esempi che meritano un approfondimento condiviso». Lo stesso consigliere ha elencato alcuni “punti deboli” delle infrastrutture ferroviarie a Como che precludono un incremento nell’utilizzo del treno tra il territorio lariano e il Ticino: dalla stazione fatiscente di Albate/Camerlata alla mancanza di un numero di posteggi adeguati nelle sue vicinanze. Luigi Clerici I frontalieri e l’euro... La scorsa settimana il tavolo di lavoro lombardo/ticinese ha affrontato, in Regione, l’annosa questione dei ristorni Sabato 26 novembre visita agli affreschi di S. Orsola lavoratori e imprese sconosciuta in questi termini da noi, e che quindi la possibilità che il lavoro venga retribuito non con la divisa nazionale sia possibile, ma questa “elasticità” rischia di essere non solo controproducente per i frontalieri, bensì anche per gli stessi lavoratori ticinesi perché potrebbe acuire il fenomeno del dumping salariale. Auspico che le autorità elvetiche decidano presto di pronunciarsi in materia». Da parte loro i membri del Gran Consiglio hanno sottolineato come in Svizzera si attenga un gesto di favore a riprendere le trattative per la revisione degli accordi risalenti al 1974 per sbloccare la seconda tranche dei ristorni, bloccati lo scorso 30 giugno. Per ciò che concerne Expo ORE 24 settembre 17.30 Consiglio regionale e non vanifichi il lavoro prodotto dal precedente governo nazionale».Preoccupazioni sono emerse riguardo la possibilità che i salari dei frontalieri siano erogati in euro invece che in franchi svizzeri, possibilità prevista dalle leggi elvetiche in materia di lavoro «Attualmente la battaglia lavorativa sui frontalieri in Canton Ticino è di natura salariale. Ci sono infatti diverse componenti produttive in Ticino che sostengono come gli italiani impiegati nel Cantone italofono debbano essere retribuiti in euro, oltre che svolgere maggiori ore di lavoro gratuitamente. Comprendo come in Svizzera la legislazione in questa materia sarà caratterizzata da una contrattazione tra L’ Associazione Culturale oratorio del monastero di S. “Mondo Turistico” Orsola. Si tratta di pezzi di organizza per sabato alto valore artistico realizzati 26 novembre una visita nella seconda metà del guidata agli affreschi di S. Trecento, che hanno notevoli Orsola di Como. relazioni stilistiche con le Il ritrovo è previsto per le decorazioni trecentesche di S. ore 14.30 a Como, davanti Maria dei Ghirli a Campione. alla Pinacoteca Civica di via Si visiterà poi la piccola Diazpresentazione 84. Qui sono esposti chiesetta, recentemente uno stroardinario recupero per di alcuni mesi gli affreschi restaurata, che si trova dietro strappati nel 1966 dall’antico l’attuale chiesa di S. Orsola e che fu la cappella del monastero femminile di S. Orsola, creato dalle Umiliate. La quota di partecipazione è di 8 euro per i soci, di 9 euro per i non soci (incluso l’ingresso in Pinacoteca). Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie): Mondo Turistico, tel. 339.4163108; e-mail: mondoturistico@ virgilio.it. Gli affreschi é quanto prevede il nuovo orario 2012 delle Ferrovie Federali Elvetiche giotteschi Collegamenti più lentidell’antica tra Italia e Svizzera chiesa C di Sant’Orsola a Como ollegamenti più lenti tra Italia e Svizzera. E’ quanto prevede il nuovo orario 2012 delle Ferrovie Federali elvetiche presentato la scorsa settimana. Tra Zurigo e il viaggio aumenterà di quasi 30 minuti ma, secondo le FFS, “questo permetterà di portare il grado di puntualità allo standard conosciuto in Svizzera”. In tal modo le ferrovie rischiano di esporsi alle di chi ritiene che per far arrivare Il restauro ha ricomposto vari frammenticritiche provenienti dalla controfacciata i treni in orario si istituzionalizzano dell’antica chiesa delle Umiliate. La composizione che convogli, raffigura un i ritardi. Perottenuta, determinati Giudizio Universale e una scena di Pietà, testimonia l’attività anche a Como hanno sottolineato dalla Svizzera, sarànella aumentato periodo disinora sosta nelle prima metà del XIV secolo di maestranze di ambitoilgiottesco, attestate stazioni d’inversione solo a Stugl (Grigioni) e a Brione Verzasca (Canton Ticino). di marcia di Milano e Zurigo. In questo modo dovrebbe Il restauro degli affreschi si deve all’azione delpossibile Ministerogarantire per i Beni e le essere la stabilità Attività Culturali, che ha finanziato il recupero, il rilievo la ricomposizione dell’orario e avereepiù tempo per la dei frammenti su un nuovo supporto, e dell’ Inner Wheel International Club di Como, che ha sponsorizzato la fase conclusiva dell’intervento in occasione del 25° anniversario di fondazione. pulizia. Ma forse queste misure potrebbero non essere sufficienti: per stabilizzare ulteriormente l’orario i treni EuroCity Zurigo-Milano avranno il supporto di un convoglio Inter City supplementare ZurigoLugano, che proseguirà fino a Chiasso in talune fasce orario. Oltre all’aumento del tempo di percorrenza, c’è da segnalare anche l’ulteriore riduzione del numero di collegamenti tra Zurigo e Milano che dal prossimo cambiamento d’orario, 11 dicembre, passeranno da sette a sei. Da notare che fino a dicembre 2008 i collegamenti tra le due città erano nove al giorno (ai quali si aggiungevano cinque corse Basilea-Lucerna-Milano: oggi ne rimane solo una). La nuova diminuzione del numero delle corse tra Zurigo e Milano è dovuta, spiegano le FFS, al trasferimento di un pendolino dalla linea Zurigo-Milano a quella Basilea-Lucerna-Milano. Questo collegamento era espletato finora da un altro tipo di treno di proprietà della società Cisalpino. In seguito allo scioglimento di quest’ultima realtà i convogli (di tipo ETR610) sono stati equamente divisi tra FFS e Trenitalia ma dal prossimo dicembre le ferrovie italiane hanno deciso di impiegare questi convogli su altre tratte del nostro Paese. I collegamenti regionali tra il Ticino e la Lombardia saranno invece potenziati: sulla linea Bellinzona-Luino-Gallarate circoleranno infatti otto treni (una ogni due ore) mentre non sono stati annunciati tagli sui collegamenti Bellinzona-Lugano-ComoMilano. Inoltre sette nuove corse saranno prolungate fino all’aeroporto di Milano Malpensa. (l.cl.) 16 Sabato, 26 novembre 2011 Como Cronaca progetti Anche la provincia di Como può contare su molti volontari dell’Associazione Malattie del Sangue nata nel 1998 Tappi di plastica per salvare delle vite S ostenere programmi di ricerca scientifica sulle malattie del sangue, acquisire apparecchiature e strumenti necessari per l’attività specialistica e istituire borse di studio per la formazione di medici, biologi, tecnici ed infermieri ad alta specializzazione, sono le finalità dell’A.M.S. (Associazione Malattie del Sangue) fondata nel 1998, che ha la propria sede presso la Divisione di Ematologia dell’Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano ma che anche a Como e in tutta la provincia può contare su molti volontari che si dedicano ad una singolare attività: raccogliere i tappi di plastica di acqua, latte, bibite, succhi di frutta, detersivi, balsamo e shampoo, schiuma da barba e deodoranti, che si trasformano in moneta sonante che va proprio ad aiutare le attività dell’associazione e soprattutto la ricerca scientifica per riuscire a sconfiggere le malattie ematologiche. La raccolta dei tappi sta riscuotendo un gran successo. Un chilogrammo corrisponde a circa 600 tappi e lo scorso anno ne sono stati raccolti e venduti oltre 1200 quintali. Facendo un rapido calcolo quindi sono più di 72milioni i tappi multicolori rivenduti per un totale approssimativo di circa 20mila euro. Un dato che quest’anno è destinato ad aumentare sensibilmente. “Tutti i tappi di plastica che raccogliamo – precisa Rosario Franzone – uno dei comaschi che collaborano con l’A.M.S. – vengono venduti e macinati dalle industrie per ottenere prodotti come pali, panchine, o tubi per l’irrigazione. Alla raccolta partecipano non solo i privati e le aziende (abbiamo volontari anche a Lomazzo, Rovellasca, Alzate Brianza, Carugo, Montorfano, Inverigo, Pontelambro, Valbrona, Porlezza, Montemezzo, Colico, Sondrio e Bormio, oltre che in tutte le province lombarde) ma anche alcuni oratori come quello della parrocchia di San Giorgio in via Borgovico a Como e molte scuole come quelle di Lanzo Intelvi, Villa Guardia, Cantù, Erba, Albavilla, Orsenigo, Canzo, Lurago d’Erba, Alserio. I fondi raccolti vengono interamente devoluti al reparto di ematologia dell’ospedale Niguarda di Milano dove lavora lo staff guidato dalla dottoressa Enrica Morra. Noi cerchiamo di sensibilizzare soprattutto i bambini e i ragazzi perchè dietro ai tappi c’è anche un progetto educativo: solidarietà, risparmio energetico, il riciclo, la pulizia dell’ambiente”. Favorire il progresso nella cura di tutte le malattie del sangue e del sistema linfatico, che comprendono leucemie, linfomi, mielomi, anemie, malattie emorragiche e trombotiche, migliorando la possibilità di guarigione e la qualità di vita dei pazienti, è il compito principale dell’A.M.S. Onlus che è sempre impegnata nel 3 dicembre. Happy Chorus Delebio ✎ P.Ambrosoli N Spirituals per l’Africa a S. Fedele La Fondazione “Dr. Ambrosoli Memorial Hospital Kalongo”, Uganda Onlus organizza per sabato 3 dicembre alle ore 20.45 presso la Basilica di San Fedele a Como “Da Como a Kalongo. Spirituals per l’Africa”, serata con musiche e canti gospel con la partecipazione di Happy Chorus Delebio, a favore dell’Ospedale “Dr. Ambrosoli Memorial Hospital Kalongo”. L’iniziativa gode del patrocinio di Regione Lombardia Assessorato Cultura; Provincia di Como, assessorato Cultura; Comune di Como, assessorato alla Cultura e del sostegno di Fondazione Cariplo. L’ingresso è gratuito, con contributo libero a favore dell’ospedale di Kalongo. Il nosocomio, fondato nel 1957 da padre Giuseppe Ambrosoli, missionario comboniano e chirurgo, è un ente privato non profit appartenente alla diocesi di Gulu. È una delle più importanti organizzazioni L’iniziativa ha lo scopo di sostenere l’ospedale “Dr. Ambrosoli Memorial Hospital” di Kalongo sanitarie ugandesi per numero di letti (345) e garantisce assistenza sanitaria qualificata a circa 50.000 persone l’anno: il 70% delle quali donne e bambini. È dotato di 7 reparti (maternità, pediatria, malnutrizione, medicina generale, chirurgia, tbc, aids) un poliambulatorio per pazienti esterni, un laboratorio di analisi e radiologia e 2 sale operatorie. Impiega 320 occupati, tutti ugandesi. La Scuola di ostetricia viene fondata nel 1959 da padre Ambrosoli per trovare una soluzione sostenibile al grave problema della mortalità materno - infantile in Africa e contribuire al miglioramento della condizione femminile. Punta sulla formazione qualificata quale fattore primario per dare alle future generazioni la possibilità di un futuro autonomo anche in campo sanitario. Dalla sua nascita ad oggi la St. Mary’s Midwifery School ha qualificato 1200 ostetriche. Oggi è considerata una struttura di eccellenza nella formazione medica specialistica e le sue ostetriche diplomate vengono richieste non solo nelle strutture ugandesi, ma anche in quelle di Tanzania, Kenia, Sudan, Congo e altri paesi dell’Africa sub sahariana. La Fondazione “Dr. Ambrosoli promuovere la donazione del sangue come strumento essenziale affinché le terapie possano avere successo. Le malattie ematologiche più gravi richiedono infatti terapie di supporto complesse ed un elevato fabbisogno trasfusionale. Questa esigenza comporta quindi un continuo impegno promozionale per diffondere la consapevolezza del grande valore civile ed umano della donazione del sangue. I suoi volontari s’impegnano inoltre per divulgare l’importanza dell’adesione ai registri dei donatori di midollo in collaborazione con l’A.D.M.O. ( l’Associazione Donatori Midollo Osseo) già attiva sul territorio nazionale ed in stretto contatto con tutte le strutture ematologiche accreditate. Un’altra importante iniziativa ideata e sostenuta dall’A.M.S. è rappresentata dall’Assistenza Domiciliare Ematologica che si pone l’obiettivo di assistere i pazienti dimessi dall’ospedale in regime domiciliare, in fase cronica o terminale di malattia, e i pazienti in fase acuta dimessi dalla degenza ordinaria o dal Centro Trapianti di Midollo. “ L’attività dell’Associazione Malattie del Sangue – aggiunge Franzone – va oltre la raccolta dei tappi: vengono ad esempio organizzate delle cene di beneficenza e viene prodotto un periodico d’informazione e divulgazione medica che viene distribuito all’ospedale Niguarda. Nelle malattie del sangue però le cure più efficaci oggi disponibili richiedono tecnologie sempre più complesse e costose, un continuo aggiornamento professionale del personale medico e tecnico oltre ad un intenso impegno diagnostico e terapeutico. Per questo motivo anche la raccolta dei tappi di plastica è molto importante perché può aiutare a salvare delle vite”. Chiunque è interessato ad aderire all’iniziativa e desidera avere maggiori informazioni su come si svolge la raccolta dei tappi in provincia di Como può telefonare allo 031 – 542477. paolo borghi Memorial Hospital” nasce nel 1988 al fine di dare continuità e futuro all’ospedale di Kalongo e alla scuola di ostetricia. Nello specifico la Fondazione sostiene : - i costi di gestione corrente dell’ospedale, condizione imprescindibile per l’erogazione continuativa di adeguati servizi sanitari e di assistenza; - l’attività di formazione della scuola di ostetricia; - la formazione manageriale, sanitaria e tecnico-logistica del personale. Oggi oltre il 40% dei sostenitori della Fondazione Ambrosoli risiede nel territorio di Como. ato nel 1923, dopo una laurea in medicina e chirurgia a Milano e la specializzazione a Londra in malattie tropicali, padre Giuseppe Ambrosoli entra nell’ordine dei comboniani con il sogno di partire per l’Africa e dedicare la propria esistenza ai più poveri. Nel 1955 si reca a Kalongo nel nord dell’Uganda per gestire un piccolo dispensario locale. Professionalità e dedizione, competenze mediche e spirito imprenditoriale, unitamente al supporto di tanti medici volontari e amici finanziatori, lo portano a trasformare in 32 anni il piccolo ambulatorio in una delle più importanti strutture sanitarie ugandesi, con 330 posti letto e standard di cura elevati. “Salvare l’Africa con gli Africani”. Nel 1959 Padre Giuseppe fonda una scuola specialistica di ostetricia nella convinzione che la formazione qualificata sia la strada maestra per l’autonomia delle future generazioni. Nel 1987 la guerra civile che flagella il nord Uganda porta all’evacuazione forzata dell’ospedale per ordine militare. Padre Giuseppe, provato dalla fatica e dalla sofferenza, muore a Lira il 27 marzo nel 1987. Dopo la sua morte viene avviata la causa di beatificazione, che è tutt’ora in corso. Nel 1989 l’ospedale di Kalongo viene riaperto ed intitolato al suo fondatore: nasce il “Dr. Ambrosoli Memorial Hospital”, alla cui guida arriva padre Egidio Tocalli, missionario comboniano e medico che lo dirige sino al 2008 portando avanti il processo di “africanizzazione” iniziato dal fondatore. Como Cronaca Ricordo Un incontro di grande interesse dedicato alla figura del pontefice comasco tenuto dalla prof.ssa Fattori Innocenzo XI, un papa fuori dall’ordinario F u un papa «straordinario, fuori dall’ordinario, anche se in molti campi risultò sconfitto». È la sintesi finale della prof. ssa Maria Teresa Fattori, docente dell’Università di Modena e membro dell’Istituto per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna, nel secondo incontro “storico” dedicato a Innocenzo XI, lo scorso giovedì 17 novembre. Risanamento finanziario dello Stato pontificio, Concluderà il ciclo di incontri in Biblioteca comunale Flavio Rurale, giovedì 1 dicembre, alle 20.45 «un successo»; lotta al nepotismo, «un fallimento», anche se fu aperta la strada a Innocenzo XII, che completò l’opera nel corso del Seicento; un’iniziativa internazionale contro l’Impero turco, «un successo parziale», dal momento che non si riuscì a dare vita a una coalizione di tutti gli Stati “cattolici” dell’Europa, cui si aggiunse l’opposizione al re di Francia Luigi XIV, fermato nel suo progetto di imporre una Chiesa autonoma da Roma. Sono questi i molteplici fronti che connotarono l’operato di papa Odescalchi, un papa risoluto ed energico, e forse proprio questa sua risolutezza, quando molte riforme richiedevano un certo gradualismo, gli fu talora di ostacolo, oltre alla resistenza che gli venne da alcuni ambienti della curia romana. Nel corso del suo Notizie flash ■ Cavallasca Georges Seurat, Un dimanche après-midi à l'Île de la Grande Jatte (1884-1886), particolare. ricordato nel primo incontro da Mons. Xeres –, una vera e propria biografia, pur non mancando lodevoli saggi, quali quelli di Claudio Donati, di Antonio Menniti Ippolito e del francese Bruno Neveu. Se per la biografia – forse – i tempi non sono ancora maturi, si potrebbe pensare almeno alla traduzione dei testi dell’illustre storico Neveu. Papa Innocenzo XI se lo meriterebbe…, oltre ad essere un degno coronamento dell’Anno innocenziano. Concluderà il ciclo di incontri Flavio Rurale, professore di storia moderna all’Università di Udine, giovedì 1 dicembre, ore 20.45, in Biblioteca comunale di Como, sul tema “Roma di fronte all’Europa e al mondo. Attività missionaria e impegno militare verso la fine del Seicento”. Anna Rossi 26 novembre: terza giornata nazionale Avrà luogo sabato 26 novembre 2011 in tutta Italia la terza Giornata della malattia di Parkinson. Questa iniziativa è promossa dalla LIMPE, ossia la Lega Italiana Malattia di Parkinson e le sindromi Extrapiramidali, e dalle Associazioni AIP- Associazione Italiana Parkinsoniani e da Parkinson Italia. In pratica dalle 10 alle 12 di sabato 27 novembre anche presso i reparti di neurologia dell’Ospedale Sant’Anna di Como e dell’Ospedale Valduce di Como saranno presenti i Volontari della Sezione di Como dell’Associazione Italiana Parkinsoniani per distribuire materiale associativo e per rendere note le attività che vengono svolte dal Gruppo di Autosostegno Parkinson di Como (ginnastica, arteterapia, psicologia e logoterapia) e le convenzioni con le attività in piscina. Inoltre i primari della Neurogia del Sant’Anna, il dott. Marco Arnaboldi, e dell’Ospedale Valduce, dott. Mario Guidotti con i loro collaboratori medici specialisti saranno a disposizione per dare informazioni di carattere generale sui sintomi della malattia, le terapie oggi possibili, consigliare i parenti e i care givers sui presidi sanitari, le modalità di assunzione dei farmaci, etc. Per le visite specialistiche puntuali, ovviamente, si potranno avere informazioni su come poter accedere, nei giorni successivi, a tali visite personali. Per avere altre informazioni sulle strutture ospedaliere aperte in tutta Italia e in Lombardia si può telefonare al numero verde 800.149626 oppure si può andare sul sito www. giornataparkinson.it. La malattia di Parkinson colpisce in Italia più di 200.000 malati e in provincia di Como sono presenti più di 1200 malati. La Sezione di Como è in Piazza San Rocco al n.39 (tel.031-241917) è attiva già da 16 anni e i volontari sono presenti ogni martedì pomeriggio (dalle 15 alle 17,30) e il venerdì mattino dalle ore 10 alle 12. Presso l’Associazione è possibile frequentare i corsi sopra indicati durante tutto l’anno. Inoltre viene data assistenza ai famigliari e viene svolta una apprezzata opera di sostegno alla ricerca e di diffusione del materiale divulgativo che viene stampato dall’Associazione, tra cui l’Annuario “Guida alla malattia di Parkinson”, Parkinson News e il bimestrale Novità AIP. Inoltre la Sezione organizza una variegata attività di socializzazione e di organizzazione del tempo libero. Per altre info e per appuntamenti con la Sezione Parkinson tel. 031-241917, 031-521204, 329-4311411, oppure aip. [email protected]. Musica di violino a Villa Imbonati terzo ciclo S CICLO DI INCONTRI INFORMATIVI PER IL BENESSERE DEGLI ANZIANI VILLA IMBONATI, CAVALLASCA SALA POLIFUNZIONALE, SAN FERMO DELLA BATTAGLIA E ancora, non aggravò il carico fiscale sui laici e tassò invece i beni ecclesiastici, le cui entrate dovevano servire per finanziare la guerra contro i Turchi, assicurò alla città di Roma i rifornimenti alimentari, scongiurando carestie. Una particolare attenzione fu riservata alle diocesi, e nella scelta dei vescovi e nella formazione del clero. Sostenne numerose opere di carità, impegnandosi nel contempo a contrastare il lusso e gli eccessivi consumi. Una vita personale particolarmente austera accompagnò tale opera di riforma. E se l’indagine della professoressa Fattori è stata particolareggiata, non ha mancato lei stessa di sottolineare la “complessità” di questo illustre comasco, quanto ancora rimanga “sfuggente” la sua figura, per certi versi enigmatica. Si aspetta, infatti – come Notizie flash ■ Parkinson ❚❚ Cavallasca Salute senza età Artrosi: origine, prevenzione e cura intervento la relatrice ha dettagliato i successi e gli insuccessi di Innocenzo XI, soffermandosi, come indicato dal titolo dell’incontro, “Il pontificato di Innocenzo XI tra slanci spirituali e pratica curiale”, sull’opera di riforma interna, definita dagli storici, in modo pressoché unanime, “svolta innocenziana”, quella che assicurò al papa i maggiori e più rapidi risultati. Risanò lo Stato, ridimensionando le spese, così da «raggiungere», nel giro di tre anni, «l’equilibrio nel bilancio», rivitalizzò la Congregazione per la Riforma dei tribunali, che promulgò decreti su materie giurisdizionali e sulle competenze dei pubblici uffici, propose un progetto molto ambizioso volto alla creazione di un solo diritto pontificio, che avrebbe dovuto porre fine a qualsiasi differenziazione di ceto. Sabato, 26 novembre 2011 17 Comune di Cavallasca Comune di S.Fermo Assessorato ai della Battaglia Servizi Sociali Ass. Servizi Sociali Ultimo appuntamento, a Cavallasca, venerdì 25 novembre, nell’ambito del percorso “Salute senza età”, promosso dalle Amministrazioni comunali di Cavallasca e di San Fermo della Battaglia. Il tema dell’incontro conclusivo, in villa Imbonati, sarà “Artrosi: origine, prevenzione, cura”, alle ore 15, con il dott. Francesco Floris, specialista in ortopedia e medicina dello sport. abato 26 novembre alle ore 21 (ingresso libero), nella splendida cornice di Villa Imbonati a Cavallasca, si tiene il récital del violinista comasco Davide Alogna accompagnato alla chitarra da Marco Bonfanti. L’eterogeneo programma comprende un florilegio di autori appartenenti a epoche diverse. Un’esauriente antologia musicale dal XIX al XX secolo che annovera stili differenti. Fra i compositori Paganini, Albeniz, Piazzolla e Monti, del quale non può mancare la conosciutissima “Csárdás”. Il duo violino – chitarra costituisce un connubio magico, ricco di emozioni e sorprendenti equilibri timbrici. Nei brani eseguiti vi è un dialogo costante fra i due musicisti con passaggi tecnicamente impervi e momenti lirici intensamente emotivi. Marco Bonfanti riscuote ovunque ampi consensi da parte di pubblico, critica specializzata e riconosciute personalità del mondo della musica. Davide Alogna si è diplomato con il massimo dei voti in violino e pianoforte al Conservatorio “G. Verdi” di Como. Ha studiato composizione con L. Francesconi e si è perfezionato in violino solista e musica da camera al Conservatorio di Parigi conseguendo il “Premier Prix à l’unanimité”. Attualmente Davide Alogna fa parte, come spalla dei violini, dell’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano. Suona su due strumenti: un “Gaspar Borchardt” cremonese del 1994 e un “Paolo Grancino” del 1704. Ha all’attivo, come solista, due cd per l’etichetta Velut Luna nei quali è accompagnato dall’orchestra filarmonica “Alpe Adria” di Gorizia (Beethoven: Romanze; Haydn: Concerto per violino in do maggiore). Di questa orchestra è stato anche preparatore, concertatore e solista in una produzione dedicata a Haydn. E’ imminente l’uscita del suo terzo cd, prodotto dall’etichetta “Phoenix”, distribuita da “Sony”, con i chitarristi Marco e Stefano Bonfanti, comprendente musiche di Paganini, Sarasate, de Falla, Piazzolla e Monti. Alberto Cima Como Cronaca Sabato, 19 novembre 2011 19 libri Autobiografia a cura di Francesca Bucci, Fabrizio Fabrizi e don Fabio Pallotta del Centro Studi Guanelliani di Roma San Guanella e “Le vie della Provvidenza” I n occasione della canonizzazione di don Luigi Guanella è finalmente uscita l’autobiografia del Santo dal significativo titolo “Le vie della Provvidenza”, a cura di Francesca Bucci, Fabrizio Fabrizi e don Fabio Pallotta del Centro Studi Guanelliani di Roma, per le Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo. Il libro è dedicato a don Piero Pellegrini (1928-2003) il più grande storico guanelliano. L’originale de “Le vie della Provvidenza” è un manoscritto di 233 pagine conservato nell’Archivio Storico Guanelliano di Como. Luigi Guanella ne dettò il testo nel 1913-1914, aggiungendovi alcune integrazioni autografe. Questo quadernetto è stata la fonte principale e preziosissima della prima ampia biografia, scritta da don Leonardo Mazzucchi (1883-1964), suo figlio spirituale e secondo successore, pubblicata a Como nel 1920. Solo in anni recenti, nel 1988 e nel 2003, una ● Pubblicato da Pietro Macchione Editore di Varese I “ versione divulgativa de “Le vie della Provvidenza” è stata pubblicata dal Centro Studi con il sottotitolo “Memorie autobiografiche”, ma queste edizioni sono state diffuse prevalentemente nel mondo guanelliano e tra gli studiosi. Il bel volume della San Paolo invece è rivolto al grande pubblico, alle persone che desiderano conoscere meglio don Luigi Guanella per assaporare il segreto della sua santità direttamente dalle sue parole. Accostarsi oggi a don Guanella attraverso la sua autobiografia, attraverso le sue stesse parole, è infatti un’esperienza che non può lasciare indifferenti. Questo incontro può veramente scuoterci dal torpore di una fede abitudinaria, troppo spesso implicita e scontata, per liberarci da ● Ricette e tradizioni della Brianza e della Lombardia un egoismo sempre più insidioso ed aprendoci ad una nuova prospettiva di bene. L’incontro con l’esperienza di don Guanella così come emerge dalla freschezza delle sue parole, costituisce un forte richiamo alle nostre responsabilità: come cristiani, perché «la fede senza le opere è morta» e le opere per eccellenza sono quelle di carità, come dice san Paolo; ma anche come cittadini perché, soprattutto in questi tempi di crisi, l’unità vera di un popolo si basa sulla considerazione rispettosa dei più poveri e il bene comune si costruisce sull’impegno personale, sincero, generoso che ciascuno può dare nel proprio ambito. Don Guanella (1842-1915) è vissuto in un periodo molto travagliato per l’Italia e per la Chiesa, caratterizzato da avvenimenti di portata epocale quali il Risorgimento, la presa di Roma, l’unità d’Italia, le tensioni tra Stato e Chiesa, l’industrializzazione, l’esplodere dei problemi sociali, la Prima Guerra Mondiale. È vissuto «nel cuore di un grande cambiamento», come Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, intitola l’intensa presentazione al volume. La sua canonizzazione cade proprio nel 150° anniversario dell’unità italiana, e questo deve farci pensare. «Don Guanella – scrive Riccardi - non è estraneo alla costruzione del cantiere nazionale dell’Italia unita. Anzi, è un grande italiano, costruttore dell’Italia unita con il suo carisma. Non partecipa alla politica, come non vi partecipano i cattolici fedeli al papa, ma lavora nella società italiana per l’inclusione dei più poveri e per la realizzazione di un tessuto sociale più coeso di fronte ai mutamenti indotti dallo sviluppo e dai cambiamenti. Anche quest’opera è rendere l’Italia più unita. Don Guanella collabora alla costruzione di un’Italia più coesa, un Paese di tutti, più giusto». Vive e propone qualcosa di nuovo in un tempo che cambia. Nelle pagine del libro don Guanella ripercorre con gratitudine, con delicatezza e anche con disincanto le vicende della sua vita, viste in un’ottica provvidenziale (la sua vita è l’ordito di una trama divina di cui è stato «servo fedele»), e prende coscienza dell’opera di Dio che in lui ha compiuto meraviglie. Ne esce un don Guanella profondamente umano, decisamente ironico e “simpatico”, che non indulge ad autoglorificazioni; una persona capace di ridere di sé e delle proprie vicende, che capisce come anche le difficoltà, le amarezze, le sconfitte, abbiano un valore preciso nel percorso umano: ridimensionare la tentazione della vanità e ricordare che siamo tutti nelle mani di un Dio buono che ci è vicino e ci soccorre. Completano il volume un ricco apparato di note storiche e un ampio inserto fotografico. Silvia Fasana ● Testimonianza di una cucina povera ancora attuale In cucina con i Promessi Sposi n cucina con i Promessi Sposi” è il titolo curioso ed intrigante di un libro recentemente pubblicato dalla Pietro Macchione Editore di Varese, un libro che come sottotitolo riporta: “Ricette e tradizioni della Brianza, della Lombardia e della cucina povera”. Autore e ideatore di questo originale libro è Patrizia Rossetti, milanese d’origine, ma trapiantata da circa trent’anni a Leggiuno, in provincia di Varese, vicino al lago Maggiore (il paese natale di Gigi Riva, il mitico calciatore del Cagliari e della nazionale degli anni ’70). In questo lavoro letterario l’autrice – che da 8 anni collabora con la rivista “Varese Mese” per la quale cura una rubrica sulla cucina medioevale e sulle ricette antiche - ha unito la sua passione per la cucina e la sua storia con l’amore per i Promessi Sposi di Manzoni. Nelle 175 pagine del volume si trovano, quindi, tante ricette, ma anche tanti allacci, riferimenti e collegamenti alla cultura e alla storia della terra lombarda. Il filo conduttore della prima parte del libro (circa 60 pagine) sono i personaggi del romanzo manzoniano. Per ciascuno di essi è riportata la descrizione che ne fa il Manzoni, un breve inquadramento storico e l’abbinamento ad una ricetta che l’autrice ha ritenuto essere la più vicina al carattere e al ruolo del personaggio. È così che scopriamo l’anguilla alla don Abbondio, il luccio in salsa di noci per Renzo, la cervella all’Agnese, la zuppa di rane di fra Cristoforo e così via per i vari personaggi esaminati. A corredo di ogni ricetta, oltre agli ingredienti e alle modalità di preparazione, l’autrice aggiunge un capitoletto relativo alla storia della ricetta, a sottolineare la ricerca storica e documentale che sta alla base del lavoro della sig.ra Rossetti. Ma non è tutto! Perché tra una pagina e l’altra il libro riporta la riproduzione delle illustrazioni di Francesco Gonin che decorarono la prima edizione del capolavoro manzoniano nel 1840, nonché alcune copie di fotografie dei dintorni di Lecco di fine ottocento, opere tutte ottenute in concessione dalla biblioteca civica di Lecco. Il libro, dopo la parte sui Promessi Sposi, continua con altri tre capitoli: uno (da pag da 60 a 70) sui primi trattati di cucina con inserito un excursus su Bartolomeo Scappi (cuoco rinascimentale di tre papi: Giulio II, Pio IV e Pio V) e alcuni dei suoi piatti; un secondo di circa 30 pagine dedicato ai prodotti della Brianza (il pane, la birra, le ricette delle feste, ecc.) e “Il ricettario” che occupa l’ultima parte del libro (da pag. da 100 a 170) nel quale sono presentate decine di ricette – sia antiche che rivisitate ed attualizzate dall’autrice – suddivise per tipologia di portate: la selvaggina, le uova, i formaggi, i dolci, i vini, le salse, ecc. e in questo mare di proposte per la tavola scopriamo a fianco di piatti conosciuti anche tante ricette particolari e curiose: i Missoltit, il Mach, la Minestra Gallega, la polentina, il busechin de magher, il ris in cagnon, l’oca farcita, la pult, la salsa peverada, i nuset, la gassosa, il budino di zucca, ul masigot, e tante altre delizie gastronomiche. “In cucina con i Promessi Sposi” è un libro da leggere, ma che farà anche venir voglia a tanti di mettersi ai fornelli per preparare e assaggiare qualcuna delle proposte culinarie che vi vengono descritte; proposito del resto auspicato dalla medesima autrice che – prima di ogni altro – ha personalmente sperimentato ciascuna delle ricette pubblicate. Rilegato in una elegante e robusta copertina cartonata (che riproduce un acquerello di G. Grossi del 1940 raffigurante l’Adda a Lecco), il libro – che potrebbe essere un’idea per una strenna natalizia - è nelle librerie al prezzo di 20 Euro. Nel varesotto è già stato presentato mentre a Como lo sarà il prossimo mese di gennaio. A.C. Como Cronaca 20 Sabato, 26 novembre 2011 Notizie flash ■ Galleria Lietti ■ Sant’Agostino Vent’anni di parrocchia per don Maloberti “ S ignore insegnaci a contare i nostri giorni…”. All’insegna di questa preghiera, tolta dai Salmi, i parrocchiani di Sant’Agostino in Como, hanno ricordato i vent’anni di servizio nella loro parrocchia, da parte dell’arciprete mons. Gianluigi Maloberti. Di giorni ne ha proprio contati tanti; giorni gioiosi, fecondi, magari anche difficili, però sempre generosamente spesi, con tanta passione ecclesiale. In molti si sono stretti attorno a lui, nella Messa solenne di domenica 20 novembre; con lui hanno pregato, hanno cantato; con lui hanno ringraziato il Signore, anche perché di questi tempi godere della completa presenza di un parroco sta diventando un lusso. Anche il “tempo gioioso” nel salone del camino, ha avuto il suo significato: amicizia, allegria, condivisione, anche un piatto di spaghetti, con un pizzico di confusione intergenerazionale, hanno creato comunità, hanno fatto scoprire o riscoprire “come è bello stare insieme”. Ma …doni? Anche quelli, semplici ma espressione di gratitudine. Una offerta indirizzata al seminarista adottato in Palestina, tanto caro all’arciprete e ai parrocchiani, testimoni della sensibilità “The Window’s Tales” missionaria comasca. E una clessidra, perché quella finissima sabbia che contiene, granello per granello, ritmi all’Arciprete ancora tante giornate, anzi infinite ore di serenità, di lunga vita a servizio della Chiesa. Una festa così, con bambini, giovani, adulti, sposi, anziani – c’erano perfino i Cavalieri del S. Sepolcro di cui mons. Maloberti è Capellano-, dice che la Chiesa è casa, è famiglia, è comunione. Anche a sant’Agostino. CIA MARAZZI Alla Galleria Roberta Lietti di Como (via Diaz 3) è in corso, sino al 10 dicembre (orari: martedì-sabato, 15.30/19), “The Window’s Tales”, mostra personale di Massimo Dalla Pola e Ilaria Del Monte. Il titolo, che in italiano significa “I racconti della finestra”, allude al mondo fiabesco che fa da comune denominatore per lavori molto lontani fra loro, sia per pensiero sia per tecnica. Massimo Dalla Porta presenta una serie di 50 disegni realizzati a bianchetto su carta da lucido, che riproducono la Silhouette di alcuni fra i più noti castelli d’Italia. Nelle carte e negli oli di Ilaria Del Monte predomina invece la narrazione fiabesca. Fanciulle eteree sospese in un contesto surreale, figure dai tratti autobiografici, diventano protagoniste di situazioni oniriche. (Al.Ci.) “Tu sei l’amore esclusivo!!!” Suore nazarene: grazie! Domenica 20 novembre, nella chiesa di S. Giuliano, a Como, hanno rinnovato i loro voti durante la celebrazione della S. Messa. Vi presentiamo la testimonianza di una delle religiose D omenica 20 novembre, nella Chiesa di San Giuliano in Como nella Santa Messa delle ore 10.00, le suore Nazarene hanno rinnovato i loro voti. Il rito ha avuto un particolare significato in quanto si è svolto nella parrocchia di residenza, mentre la maggior parte delle suore Nazarene ha rinnovato i propri voti nella “Casa Madre” di Torino il 21 di novembre. Le suore Nazarene, presenti a Como da più di 80 anni, prestano la loro opera di assistenza a favore di ammalati e bisognosi, soprattutto di notte. “Un impegno - come ha detto don Roberto nella sua omelia - che comporta tanti sacrifici a favore di chi ha bisogno”. Suggestiva la cerimonia che oltre alla pronuncia dei voti con l’enunciazione dei propri impegni, ha visto le suore avvicinarsi all’altare con una lampada accesa, simbolo della volontà di seguire sempre le indicazioni di Gesù Cristo al servizio dei fratelli più bisognosi. La comunità parrocchiale di San Giuliano ringrazia la presenza delle suore Nazarene, e rivolge una preghiera affinché, sul loro esempio, possano continuare le vocazioni al servizio dei più deboli e bisognosi, come il Signore Gesù ci ha indicato con la sua passione e morte in croce. Al termine della Santa Messa, suor Gabriella ci ha rilasciato questa sua dichiarazione a testimonianza della chiamata del Signore. “La grazia del Signore in me non fu vana. Vi dico subito che la mia vocazione non è stata un colpo di fulmine, ma è maturata con l’aiuto di Dio, giorno dopo giorno. Mi rivedo ragazza entusiasta, esuberante, con una voglia matta di affermarmi, indipendente un po’ leader, ambiziosa, insofferente delle regole… e per farvi capire che è il Signore che sceglie vi faccio una confidenza… le mie maestre dicevano che nella vita avrei dato del filo da torcere!... E invece eccomi qua, con la gioia di essere solo e sempre di Gesù. Sognavo come tutte le ragazze di quell’età una famiglia tutta mia, in cui riversare tutto l’amore che avevo dentro… la vita mi sorrideva in questo senso… Farmi suora? Mai e poi mai… l’esperienza con le suore non fu per me positiva… ero troppo ribelle, eppure mi faceva pensare quella corona che silenziosamente scorreva tra le loro mani… Frequentai la scuola commerciale perché desideravo impiegarmi come le mie compagne. Abitavo in collina, poco distante da un seminario: scoprii che ogni giovedì i seminaristi facevano la passeggiata, puntualmente mi ritrovavo alla finestra per vedere quello spettacolo che mi incuriosiva tantissimo… vedere quei tanti giovani, belli nelle loro talari nere (come si usava una volta) che sprizzavano gioia mi faceva riflettere: pensavo, ma se tutti questi giovani hanno scelto una strada così diversa, ci deve essere qualcosa di bello, di grande. E nel mio cuore penetrava un valore che la loro testimonianza mi lasciava. Verso i 16 anni incontrai un sacerdote che mi indirizzò nell’associazione delle “Figlie di Maria”. Anni belli, dove cominciai a fare la mia prima vera esperienza nella conoscenza di Cristo e del Suo Vangelo. Ricordo con molta lucidità una frase che spalancò il mio cuore: Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “dammi da bere”…. Quelle parole, in quel preciso momento le sentii rivolte a me, perché da allora incominciai il mio silenzioso, ma intimo, rapporto con il mio Signore. Iniziai a confessarmi regolarmente e a vivere il mio incontro con Gesù nella comunione con la consapevolezza di incontrarmi con un vero amico: lo pensavo tutto il giorno… si, vivevo come una innamorata! Mi sentivo veramente felice! Nessun sacrificio mi pesava, facevo tutto con grande gioia… Gesù mi chiedeva solo di arrendermi donando a Le religiose, presenti a Como da più di 80 anni, prestano la loro opera di assistenza a favore di ammalati e bisognosi lui tutta la mia affettività, e di donarla gratuitamente ai fratelli. Non ebbi la possibilità di avere la Bibbia, ma c’era l’imitazione di Cristo che mi accompagnò sempre. Ma intanto ero sempre quella: ambiziosa, desiderosa di farmi notare (naturale per una ragazza di 16 anni)… vestiti lunghi, vestiti corti, tante stravaganze tipiche degli anni giovanili. Alla fine della giornata però, quando rimanevo sola con me stessa, la voce della mia coscienza si faceva sentire e le mie riflessioni si facevano sempre più profonde. Ma per chi fai tutto questo?... Per chi ti sei messa in mostra con quel vestito, con quell’atteggiamento, con quelle parole con quella persona?... “Vanità delle vanità, tutto il mondo è vanità”. Una nostalgia forte di qualcosa che neppure io sapevo definire, mi riempiva l’intimo di tanta, tanta gioia, sentivo come se la presenza di Dio mi avvolgesse, mi riscaldasse… Iniziai a rinunciare a tante piccole cose che mi piacevano, a offrire tutto al Signore, come unico mio riferimento. Anche la mia vita esteriore cambiò e involontariamente si notava. Pregavo tanto la Vergine Santa perché mi aiutasse a scoprire che cosa volesse il Signore da me, perché oramai la mia vita si illuminava di una luce nuova… volevo essere tutta di Gesù!... Finalmente la notte di Natale, a 19 anni il mio confessore mi permise di fare La domanda, così dopo un anno coronai il mio sogno. Entrai a far parte delle “Suore Nazarene” che, oltre ai tre voti: Castità, Povertà, Obbedienza, ha il quarto voto: onorare in modo speciale la “Passione di Gesù”. Questo aspetto della Sua vita fu per me il faro luminoso, perché mi inseriva nella centralità del Mistero di Cristo e delle Sua Chiesa. Quel dono che Gesù voleva offrirmi (come alla samaritana) l’ho capito chiaramente accanto alle persona ammalate nel silenzio delle notti, dove mi era facile stare alla Sua presenza e vivere in comunione con Lui il Mistero della Sua Passione e Morte. Gesù, come allora, voglio testimoniare a tutti che nulla è impossibile a Te, e che quando punti i tuoi occhi su un’ anima, non si può resistere: “Tu sei l’amore esclusivo!!!” E io, la tua sposa amata e amante per sempre. Voglio fare mie le parole del Vangelo di Matteo 11,25-30. “Ti benedico o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a Te”. Oltre a suor Gabriella, prestano la loro preziosa opera nella nostra città anche suor Albina con i suoi 72 anni di consacrazione, suor Rufina e suor Anastasì. Le ultime due provenienti dal Madagascar. Francesco Mascolo Como Cronaca Notizie flash ■ Lora Santissima Trinità Misericordia “Punto Famiglia” in Casa di Gino Maccio: un anno da santuario E sattamente dodici mesi fa, alla vigilia della prima domenica di Avvento, il vescovo mons. Diego Coletti, presiedeva una solenne celebrazione eucaristica durante la quale veniva attribuito alla chiesa parrocchiale di Maccio il titolo di “Santuario diocesano dedicato alla Santissima Trinità Misericordia”. La parrocchiasantuario celebra il primo anniversario con un triduo, secondo il programma seguente, invitando tutti i fedeli alla preghiera e al ringraziamento per i doni della Divina Misericordia. Giovedì 24 novembre ore 20.30 Santa Messa presieduta da Don Ivan Salvadori e animata da “Nuovi Orizzonti”. Adorazione eucaristica e supplica alla S.S. Trinità Misericordia Momento di lectio per i sacerdoti con don Marco Cairoli. Venerdì 25 novembre ore 20.30 Santa Messa presieduta da don Sandro Vanoli, rettore del seminario della diocesi Como, animata dal coro “Voci e guanzate concerto di solidarietà dei “carisma” Il titolo fu attribuito dal vescovo di Como alla vigilia della prima domenica di Avvento. La parrocchia celebra l’evento con un triduo Colori”. Adorazione Eucaristica e Supplica alla S.S. Trinità Misericordia. Sabato 26 novembre ore 21 Santa Messa presieduta da mons. Italo Mazzoni, vicario episcopale della diocesi Como, animata dalla corale “Regina Pacis”. Adorazione eucaristica e supplica alla S.S. Trinità Misericordia. Novena dell’immacolata: da martedì 29 novembre a mercoledì 7 dicembre, ore 21: S. Rosario. Sarà possibile confessarsi tutti i giorni dalle 9.15 alle 11.30, dalle 15.30 alle 17.30, il venerdì dalle 18.00 alle 19.30 e dalle 21.30 alle 23. Giovedì 8 dicembre: “Solennità dell’Immacolata”: SS. Messe secondo orario festivo: ore 15 Celebrazione Mariana. Domenica 27 novembre, presso la “Casa di Gino” a Lora, a partire dalle ore 9.30, il Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile propone il primo appuntamento “comasco” di quest’anno di “Punto Famiglia”, l’interessante iniziativa di incontro e formazione per le famiglie. Il tema di quest’anno è “La Sinfonia della Carità a ritmo di famiglia”, avendo come meta il VII Incontro Mondiale delle Famiglie del 2012. Ci sarà come di consueto uno spazio dedicato ai genitori, ai ragazzi e ai bambini, ciascuno pensato per le diverse fasce d’età. I momenti comuni di condivisione e di scambio saranno quelli della preghiera iniziale, dei giochi, del pranzo al sacco e della S. Messa conclusiva alle ore 15.00. Sono invitate tutte le famiglie, per condividere insieme un momento di riflessione e di fraternità. Il prossimo incontro di “Punto Famiglia” a Lora sarà il 22 gennaio prossimo. Per informazioni e prenotazioni ci si può rivolgere alla segreteria del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, tel. 031 296783; e-mail: como.giovani@ guanelliani.it. ■ Parco Lura Riqualificazione forestale S abato 3 dicembre, alle ore 20 presso la chiesa parrocchiale di Guanzate, con la partecipazione dei Carisma si svolgerà il “Witness acoustic meeting”, evento a favore del fondo diocesano “Famiglia - Lavoro”. Protagonista, quindi, il gruppo musicale di sette elementi di Como nato nel 2005 che nelle sue canzoni tocca temi forti leggendoli con gli occhi della fede, chiave di lettura che trasmette speranza. Sarà una serata di musica e di riflessione piacevole e profonda. Ingresso libero con offerta. Per informazioni: 340-3513820. ● L’iniziativa è promossa da Iubilantes e Insubria Media Point ● è rivolta a giovani aspiranti giornalisti e riservata alle scuole ● Due le sezioni previste: “Articolo” e “Pubblicazione” Torna il premio dedicato a Severo Ghioldi R Sabato, 26 novembre 2011 21 itorna anche quest’anno scolastico il “Premio Severo Ghioldi per aspiranti giornalisti. Osservare, amare, descrivere”, promosso da Iubilantes, organizzazione di volontariato culturale e da Insubria Media Point, associazione per l’etica nella comunicazione. Giunto alla sua sesta edizione, il premio si propone di incoraggiare la formazione e riconoscere l’attività di giovani che vorrebbero cimentarsi nella realtà dei mass media. È riservato a opere inedite di ragazzi delle Scuole Secondarie di primo e secondo grado ed alle realtà sociali dedicate ai diversamente abili del territorio delle province di Como, Varese e del Canton Ticino. L’iniziativa vede il contributo e il patrocinio della Provincia di Como - Assessorato Cultura e Assessorato Istruzione, della Provincia di Varese, del Comune di Como – Assessorato Scuola e Università, del Comune di Malnate - Assessorato Istruzione, del Comune di Guanzate – Assessorato Istruzione, del Comune di Appiano Gentile, del Comune di Cairate, degli Uffici Scolastici Provinciali di Como e di Varese nonché del Canton Ticino – Divisione Scuola. Due sono le sezioni previste: “Articolo” e “Pubblicazione”. Alla Sezione “Articolo” si partecipa con un articolo relativo ad un personaggio (anche come intervista), un problema, un evento della realtà culturale, sociale e sportiva dell’Insubria come terra in cui riconoscersi, e quindi da conoscere, tutelare e amare. I testi dovranno essere originali e inediti, in lingua italiana, per un massimo di 3000 battute (spazi bianchi inclusi). Sarà anche possibile formulare i testi come se fossero destinati alla pubblicazione di un giornale on line; quindi con una prima versione e una seconda aggiornata, aggiungendo foto, video e sondaggi (ciò servirà a dimostrare la comprensione della dinamicità di un articolo on line); in questo caso il limite è di 1500-2000 battute. Alla Sezione “Pubblicazione” si partecipa invece inviando copia di un giornale redatto dagli alunni di una scuola secondaria di primo o secondo grado, oppure dagli ospiti di una realtà sociale dedicata ai diversamente abili, che sia stato pubblicato durante l’anno 2011 oppure nei primi mesi del 2012. Gli elaborati di entrambe le Sezioni (corredati dall’apposita scheda di adesione compilata) dovranno pervenire in nove copie sia in formato cartaceo che digitale su CD entro e non oltre il 1 marzo 2012 (farà fede il timbro postale) a: Premio Severo Ghioldi, presso A. Ghioldi, Via Madonna 3, 22070 Guanzate (CO). Il materiale inviato non verrà restituito. Ogni concorrente potrà partecipare con l’invio di un solo articolo o di una sola pubblicazione, che dovranno essere corredati a piè di pagina del nominativo, indirizzo e recapito telefonico dell’autore. Saranno premiati i primi classificati per le Sezioni “Articolo” e “Pubblicazione” sia per gli alunni delle Scuole Secondarie di primo grado che per quelli delle Scuole Secondarie di secondo grado, che per le realtà sociali dedicate ai diversamente abili. Per informazioni dettagliate sull’iniziativa: tel. 031.279684 oppure 349.8515561 oppure 328.6838919; e-mail: [email protected]. s.fa. Alcuni boschi nel Parco del Lura saranno sottoposti a riqualificazione forestale. L’opera di miglioria e di sistemazione idrico-forestale vedrà anche la piantumazione di quasi 600 essenze arboree autoctone. La superficie interessata dal progetto è di 42.685 mq. L’impresa incaricata di rendere esecutivo il progetto si occuperà del taglio della vegetazione infestante nel bosco ceduo di robinia e ciliegio tardivo per eliminare quest’ultima essenza e tenere sotto controllo il sottobosco infestante. Contemporaneamente si procederà al diradamento di tipo basso e fitosanitario che interesserà circa il 25% dei soggetti presenti per eliminare gli alberi con sviluppo più stentato, le piante morte, mal conformate, o ammalate. L’intervento è inoltre volto ad estirpare le piante infestanti, tra le quali spiccano rovi, edera e luppolo che, troppo invasive, avviluppano i giovani soggetti di specie forestali tipiche locali. L’intervento di pulizia sarà seguito da un’altrettanto importante opera di sistemazione dell’area verde e di rimboschimento. In varie aree saranno ripristinati i tratti di staccionata deteriorata in modo da rendere più sicuro il sentiero che costeggia il torrente, ma soprattutto il progetto del Consorzio prevede la messa a dimora di piantine forestali, appartenenti a specie arboree e arbustive, tipiche locali; le prime da posizionare all’interno del bosco nelle zone più rade, le seconde al margine delle aree boschive. In totale saranno messe a dimora 400 specie arboree (tra le quali castagni, roveri e tigli) e quasi 200 specie arbustive in cui spiccano biancospini, nespoli e cornioli. (L.Cl.) Como Cronaca 22 Sabato, 26 novembre 2011 Linea Cadorna Le trincee del Bisbino “ L avorare perché le tracce del passato siano vive e visibili, facendo memoria di un passato che non deve più ripetersi”. E’ questo il motivo che ha portato per mesi circa settanta alpini a lavorare sulla vetta del monte Bisbino, a Cernobbio, per riportare alla luce e consegnare alle giovani generazioni le tracce di un passato che rischiava di perdersi, per sempre. Grazie al lavoro dei volontari di decine di gruppi dell’ANA (Associazione Nazionale Alpini), in particolare quelli di Rovenna e Moltrasio, sono state ripristinate decine di metri di trincee, una pattuglia di artiglieria e tre ricoveri che facevano parte della Linea Cadorna. “Un totale di 1500 ore di lavoro e circa 150 mq di terra asportata per liberare le postazioni. Basterebbero questi numeri - ha spiegato il presidente della sezione di Como dell’ANA, Enrico Gaffuri - a rendere l’idea del servizio svolto dagli alpini. Un lavoro offerto gratuitamente alla collettività che se monetizzato ammonterebbe a circa 45 mila euro. L’intervento è stato, invece, quasi completamente gratuito grazie al contributo della Fondazione della Comunità Comasca e di diversi privati che hanno fornito il materiale utilizzato”. I lavori di ripristino sono stati inaugurati, domenica 20 novembre, alla presenza delle autorità locali e di un centinaio di alpini, appartenenti ai diversi gruppi della provincia. Complessivamente l’ANA di Como Fraternità a casa San Gerardo D a Olgiate riceviamo e, volentieri, pubblichiamo: “Siamo un gruppo di ragazzi, che frequentano i primi anni delle scuole superiori,e che una settimana al mese si trovano a casa san Gerardo nel comune di Olgiate Comasco in provincia di Como per vivere un’esperienza proposta dal Seminario di vita comunitaria. Accompagnati da un sacerdote, don Silvio, e da una coppia di sposi, Adele ed Adriano, viviamo la nostra vita quotidiana condividendo tutti i momenti della nostra giornata. Ciascuno d noi durante la mattinata va a scuola mentre nel corso del pomeriggio, dopo lo studio individuale, vive Il lavoro di decine di gruppi di volontari dell’ANA di Rovenna e di Moltrasio ha permesso di riportarne alla luce lunghi tratti raggruppa circa 7 mila alpini. L’intervento sulla vetta del Bisbino si inserisce in un percorso iniziato dall’ANA nel 2005 che ha portato al recupero di alcune postazioni a Cardina sopra Monte Olimpino, nel 2008, e a Crocetta di Menaggio nel 2010. Queste fortificazioni facevano parte della cosiddetta Linea Cadorna, costruita per volere del generale a partire dal 1911, ma mai utilizzata. E’ all’interno di questi lavori che venne realizzata anche la strada carrozzabile, lunga 12 km, che da Rovenna porta sulla vetta del Bisbino. La linea si estendeva lungo le Prealpi lombarde con lo scopo di proteggere il territorio italiano da un possibile attacco austriaco attraverso la Svizzera. La giornata si è conclusa con la S. Messa celebrata all’esterno del Santuario della Madonna del Bisbino da don Bruno Biotto, parroco di Cernobbio. M. L. “Voci di dentro”: Noisempredonne il 28 novembre Quando la malattia racconta la speranza PROGRAmmA 21.15 Apertura dei lavori V Olga Trombetta Ceriani Presidente Associazione NoiSempre Donne “ oci di dentro. Quando la malattia racconta la speranza”. Torna, come ogni anno, a Como, l’appuntamento con LuNEDì 28 NOVEmbRE 2011 l’associazione “Noisempredonne”, una serata per sensibilizzare la ORE 21.15 di San Fedele popolazione sul tema della malattiaBasilica oncologica. « Como Quest’anno – IngreSSo LIBero spiegano i promotori dell’evento - abbiamo deciso, insieme a tre associazioni di volontariato oncologico, “Antonio e Luigi Palma”, “Tullio Cairoli”, “Accanto”, di dare voce alle famiglie toccate dalla malattia per condividere esperienze e sentimenti». L’appuntamento è presso la basilica di San Fedele, a Como, lunedì 28 novembre, alle ore 21.15. L’iniziativa è promossa in collaborazione con l’assessorato comunale alla famiglia e alle pari opportunità. Il programma prevede: l’apertura dei lavori alle 21.15 ad opera di Olga Trombetta Ceriani, presidente di “Noisempredonne”, di Anna Veronelli, assessore alla Famiglia e alle Pari Opportunità. Alle 21.30 seguiranno testimonianze corali: voce narrante Sarah Paoletti, accompagnamento canoro ad opera del coro “Verde Mar” di Milano. Alle 22.30 riflessioni conclusive da parte di un delegato del vescovo. Anna Veronelli Assessore alla Famiglia e alle Pari Opportunità 21.30 Testimonianze e corali Voce narrante: Sarah Paoletti Coro “Verde Mar” di Milano 22.30 Riflessioni conclusive S.E. mons. Diego Coletti dei momenti di fraternità, gioco e preghiera i quali si concludono con la celebrazione della S. Messa. Gli aspetti tipici di questa proposta sono far crescere delle amicizie vere fra di noi, ma soprattutto riscoprire la bellezza dell’amicizia con Gesù. Durante questa seconda settimana abbiamo avuto una grande sorpresa: una sera è arrivato il nostro vescovo che si è fermato a cena, ha voluto conoscerci uno ad uno e, pregando con noi ci ha lasciato come invito tre parole molto significative per la vita di noi ra- gazzi: essere fratelli, essere liberi ed essere centrati in Gesù. Dopo aver recitato la Compieta ci ha raccomandato di imparare e di recitare ogni giorno la preghiera che i sacerdoti dicono prima della S.Comunione. Ripensando a questo momento sentiamo un grande senso di gratitudine per l’amicizia del nostro vescovo e dal nostro cuore sale un immenso grazie al Signore per il dono di questa esperienza”. Federico M. , Federico C., Simone, Daniele, Davide, Alberto, Matteo, Riccardo ❚❚ Sabato 26 novembre a Villa Olmo Dieci anni di pesca nel lago di Como S VOCI DI DENTRO i chiama “Gustavo pesce di lago” ed è un marchio registrato dalla Provincia di Como per rendere identificabili i prodotti ittici dell’area lariana. Un’idea strategica forte, economicamente produttiva ed ecologicamente forse ancor più lodevole, utile a monitorare la biodiversità della popolazione ittica dei laghi dell’Insubria – vale a dire delle province di Como, Varese, Lecco, Novara, Verbania e Canton Ticino - e che funge da ponte per strutturare una serie di iniziative legate alla riqualificazione delle acque del Nord Italia e della Svizzera, sotto il profilo culturale e ambientale, com’è fatale che sia, ma anche sul versante delle attività economiche e turistiche, incluse quelle gastronomiche e sportive. A sostegno del progetto, per quanto riguarda la parte didascalica e informativa, nella mattinata di sabato 26 novembre si terrà a Villa Olmo l’attesa presentazione del libro “Dieci anni di pesca nel lago di Como…e dintorni”, opera dell’ittiologo Ettore Grimaldi, tra i massimi esperti del settore, che ha fatto dell’impegno per la tutela e salvaguardia delle aree lacustri una sorta di battaglia personale. L’evento, organizzato dall’Assessorato alla Pesca della Provincia e dalla sezione di Como dell’Associazione Dilettantistica Provinciale Pescatori Sportivi e Subacquei, rientra nel programma di cooperazione transfrontaliera italo elvetica per lo studio e la valorizzazione dei prodotti ittici dei Laghi di Lugano, Como, Maggiore, Mezzola, Varese, Camabbio, Montorfano e Alserio, che è appunto incentrato su un intervento di bonifica dei fondali funzionale all’incremento della biodiversità e alla protezione dell’ecosistema. Ai presenti sarà offerto, dopo la visione di un documentario e la relazione dell’autore del libro, un concerto per flauto, oboe e clarinetto su musiche di Beethoven, Arnold e Baines, nonché la degustazione di alcune prelibatezze a base di pesci di lago, tra cui il lucioperca, che per gli intenditori rappresenta un piatto tra i più raffinati. Predatore originario dell’Est europeo, il lucioperca è un autentico squalo d’acqua dolce, e servirlo bollito, al sale, sfilettato o fritto in padella, oltre che una golosità culinaria, rappresenta una garanzia e un’opportunità per il riequilibrio della fauna ittica, giacchè sono innumerevoli le specie insidiate dalla sua diffusione. Con legittima soddisfazione di chi, come Ettore Grimaldi, ha investito quantità industriali di tempo, sudore e passione per sensibilizzare addetti ai lavori e cittadini comuni sul tema in oggetto. «Finalmente - commenta il professore - si stanno realizzando cose che pensavo dovessero restare nei miei sogni. Attraverso questo progetto, la gestione della pesca professionale nei grandi laghi potrà fare il salto di qualità che aspettavo da tempo». SALVATORE COUCHOUD g r a f i c a Comune di Como Valli Varesine 24 Sabato, 26 novembre 2011 Fotonotizia Cadegliano: uno speciale annullo filatelico Festa a Marzio martedì 22 novembre. Il Vescovo Diego Coletti ha celebrato la S. Messa per l’apertura della Visita Pastorale e i 75 anni di ordinazione sacerdotale di don Luigi Curti. In occasione della Visita Pastorale alle comunità di Arbizzo, Cadegliano e Viconago Poste Italiane emetterà uno speciale tibro postale. U n modo originale e curioso per rendere indelebile la Visita del Vescovo di Como, mons. Diego Coletti, alle comunità di Arbizzo, Cadegliano e Viconago. Sabato 26 novembre, in occasione della S. Messa che il Vescovo celebrerà nella chiesa parrocchiale di Viconago, sarà possibile ottenere lo speciale annullo filatelico (nella foto a fianco) realizzato proprio in occasione della Visita pastorale alle comunità. Per soddisfare le richieste di appassionati di filatelia e fedeli, a margine della celebrazione del Vescovo, dalle 16.30 e fino alle 19.30, sarà allestito uno stand fianco della chiesa, dove sarà possibile ottenere l’annullo filatelico. ● Il sacerdote ora in ● Domenica pomeriggio ● Nel fine settimana Argentina era stato l’incontro dell’AC con anche il passaggio di vicario dal 1977 al 1992 don Ivan Salvadori testimone nella banda La comunità di Cittiglio riabbraccia don Angelo Q uello appena trascorso è stato un fine settimana denso di attività per il paese di Cittiglio, a partire da sabato sera – 19 novembre - quando presso il grande tendone del Parco San Giulio si è svolto il consueto concerto di Santa Cecilia, proposto come ogni anno dal corpo musicale “Amici della Musica”. Le belle musiche suonate dalla banda e il saggio proposto dagli allievi della scuola di musica hanno coinvolto ed entusiasmato il numeroso pubblico intervenuto e raccolto unanimi consensi ed applausi. Per la banda di Cittiglio, però, il concerto di gala 2011 è stato importante anche perché con esso si è ufficializzato il passaggio di consegne tra Milosh Kogoj che, dopo 17 anni di intensa attività, ha passato il testimone di presidente del sodalizio cittigliese a Otello Stocco, fresco della nomina ricevuta dal consiglio direttivo della banda il 25 ottobre scorso. Ma non solo, il concerto di sabato scorso è stato anche l’ultimo concerto diretto da Fabrizio Rocca che dopo 7 anni lascia la direzione della banda e l’attività di maestro del gruppo per dedicarsi esclusivamente alla banda di Marchirolo. Una serata, dunque, di saluti e di ringraziamenti, ma anche di forti emozioni sia per il pubblico che per i musicanti, entrambi riconoscenti a Kogoj e a Rocca per il lavoro svolto, e l’occasione per accogliere e sostenere con un caloroso applauso il neopresidente Stocco. La domenica mattina l’appuntamento era in parrocchia dove era presente – invitato dal parroco don Giuseppe – don Angelo Introzzi ex vicario del paese (dal 1977 al 1992) e oggi impegnato in Argentina, nella parrocchia di Clodomira in diocesi di Santiago del Estero. Don Angelo (che ripartirà per l’Argentina dall’aeroporto della Malpensa nel pomeriggio del prossimo 4 dicembre) ha celebrato la S. Messa delle ore 11.00 e si è poi intrattenuto in oratorio per il pranzo comunitario. Un’occasione per molti di reincontrare una persona amica e ricordare con lui le esperienze vissute. La domenica pomeriggio si è riunito in oratorio il locale gruppo dell’Azione Valli del Verbano Cattolica per la consueta riunione mensile con la presenza, questa volta, dell’assistente diocesano don Ivan Salvadori e del vice presidente diocesano che hanno accompagnato nelle riflessioni e nel confronto il gruppo cittigliese. La domenica sera alle ore 17.00 ritrovo in chiesa parrocchiale del gruppo “Cicogna” riunitosi per un momento di preghiera e la benedizione dei bambini prima di proseguire la serata con la cena. Questo gruppo riunisce genitori e bambini che hanno usufruito della “Stanza del parto dolce la Cicogna” (parto in acqua), istituita all’ospedale di Cittiglio e attiva ormai da nove anni. Da alcuni anni i fruitori e i sostenitori di questo servizio si ritrovano alla fine di novembre per un momento di festa e per conoscere i nati dell’ultimo anno. In questi anni sono stati 901 i nati nella stanza della cicogna e tra questi ben 616 sono nati con parto in acqua. Tre appuntamenti a Cittiglio Tra musica, sfida educativa e solidarietà Tre appuntamenti interesseranno prossimamente la comunità di Cittiglio, uno canoro, l’altro di approfondimento e il terzo di solidarietà: Domenica 27 novembre un’esercitazione antincendio Dal primo mattino di domenica 27 novembre, le squadre del servizio antincendio della Comunità Montana delle Valli del Verbano saranno impegnate in una esercitazione operativa che si svolgerà nella piana dell’alpe di “Bis”, sul monte San Martino, sopra Duno. L’esercitazione è aperta a tutte le squadre che operano in zona e si avvarrà della presenza anche di un elicottero inviato dalla Regione Lombardia. (a.c.) Sabato 26 novembre, alle ore 21.00, in chiesa parrocchiale verrà proposto il concerto dei “Greensleever Gospel Choir”. Un evento proposto ed organizzato dalla sezione AVIS Medio Verbano. Venerdì 2 dicembre, alle ore 20.45 – salone dell’oratorio: “La meravigliosa sfida educativa”. Conferenza di Paolo Piccinelli, primario del reparto di neuropsichiatria dell’Ospedale “Filippo del Ponte” di Varese. L’incontro fa parte della rassegna di momenti formativi dedicati alla famiglia, in preparazione del VII incontro mondiale delle famiglie che si svolgerà a Milano. Venerdì 2 dicembre alle ore 21.00 presso il ristorante cittigliese “La Bussola” l’associazione “Il sorriso di Michela” organizza la serata: Gnocco fritto e Champagne, durante la quale assieme alla degustazione ci sarà la possibilità di contribuire a raccogliere fondi da destinare all’istituto Sacra Famiglia di Cocquio. A.C. Nella foto in alto un momento della celebrazione nella chiesa di cittiglio. A fianco don angelo introzzi, sacerdote nativo di fino mornasco, attualmente parroco a clodomira in diocesi di santiago del estero Brenta Luci nella notte Con dicembre riprendono presso la cappellina dell’asilo di Brenta (suore Guanelliane) gli appuntamenti di “Luce nella Notte”, l’esperienza di Adorazione Eucaristica proposta ai giovani il sabato sera dalle ore 21.00 alle 24.00. “Dall’Eucaristia al servizio” è il filo conduttore degli incontri di quest’anno che saranno suddivisi in due momenti. Il primo il sabato sera di contemplazione eucaristica (“Dal cuore di Cristo …”) cui seguirà la successiva domenica mattina la seconda parte “… al cuore dei Fratelli” (ossia: domenica della carità) con la partecipazione e l’animazione della S. Messa a cui farà seguito un momento di fraternità presso la casa di riposo Santa Maria Annunciata di Canonica. Gli appuntamenti avranno cadenza mensile e si susseguiranno nelle seguenti date: 3-4 dicembre; 7-8 gennaio; 4-5 febbraio; 3-4 marzo; 31 marzo-1° aprile; 5-6 maggio; 9-10 giugno. Per maggiori informazioni http://oratoriobrenta.blogspot.com Sondrio Cronaca Sabato, 26 novembre 2011 25 Don Gianfranco è tornato alla Casa del Padre Monsignor Pesenti è scomparso la sera dello scorso venerdì 18 novembre, i funerali sono stati celebrati lunedì 21 a Talamona M i sono state chieste alcune parole di ricordo e di amicizia per don Gianfranco: lo faccio volentieri anche per un debito di riconoscenza. L’ho conosciuto in Seminario: lui ormai alla vigilia del sacerdozio, io in prima media. A quei tempi ad ogni seminarista di prima media veniva assegnato un diacono: significava impegnarsi a pregare per lui, a ricordarlo, a cercarlo nelle occasioni di incontro per salutarlo e assicurargli una premura e un’attesa speciale. A me era toccato don Gianfranco Pesenti, forse perché lo sentivo quasi mio compaesano, per la vicinanza di Premadio a Livigno. «Una vita sacerdotale Da allora gli anni sono passati e mi sono ritrovato accanto a lui come vicario di mia intensa, totale, senza prima destinazione, ad Albosaggia, dove riserve, vissuta con umiltà, lui era giunto come Prevosto pochi mesi prima, da Pianello del Lario. onesta e fermezza». Quattro anni che considero fondamentali per le mie esperienze successive. In quegli di monsignor Battista Galli anni ho potuto conoscere ed ammirare le sue qualità sacerdotali, il suo stile pastorale, il suo rapporto con le persone e con le cose. Credo che già da allora avesse ricevuto in Diocesi l’incarico, insieme al suo grande amico don Pietro Pini, di farsi promotore della cosiddetta riforma liturgica del Concilio Vaticano II. In parrocchia, di fronte a fedeli non proprio predisposti alle grandi innovazioni, ne parlava costantemente con entusiasmo e convinzione. Era rigoroso nel proporre, nello spiegare e nell’esigere, abituato com’era ad una disciplina di vita sua personale e ad un lavoro intenso e tenace: studioso costante di libri e di Parola di Dio, scriveva diligentemente tutte le omelie, senza poi leggerle ma sviluppandole con precisione. Sostenuto da una salute robusta, non si risparmiava nel programmare il lavoro e nel portarlo avanti con costanza. E quanto chiedeva a se stesso per lo più lo chiedeva anche ai suoi collaboratori, nella convinzione che il sacerdozio – e me lo diceva a volte con molta schiettezza – ci chiede generosità e distacco, senza rimpianti. Mi chiese subito all’inizio la vita comune nella sua casa parrocchiale: tutto il lavoro pastorale veniva così condiviso e per lo più vissuto insieme, dalla preghiera, alla tavola, ai tempi di programmazione e di organizzazione del lavoro. La Domenica e la Messa festiva sono sempre stati per lui i valori cardini della vita cristiana e della comunità parrocchiale: la cura a volte meticolosa della preghiera liturgica, del canto, del rito e della partecipazione attiva dei fedeli è sempre stata un aspetto prioritario e importante del suo sacerdozio. Accanto alla fede eucaristica don Gianfranco ha sempre coltivato una devozione tenerissima alla Vergine Maria: solo così possiamo capire la passione con cui ha guidato numerosi pellegrinaggi a Fatima, a Lourdes e in Terra Santa. Nell’ultimo incontro con lui, mi ha confermato, ripetendo per tre volte con un filo di voce: «La nostra Chiesa, la nostra Chiesa, la nostra Chiesa», quell’ansia missionaria con cui ha sempre servito la propria Diocesi e insieme ha sostenuto con Da Premadio all’intera Diocesi M onsignor Gianfranco Pesenti era nato il 21 febbraio 1930 a Premadio. Ordinato presbitero il 28 giugno 1953 dal vescovo Felice Bonomini, fu inviato nella parrocchia di Pianello del Lario. Dapprima come vicario, fino al 1961, e poi come parroco per tre anni. Nel 1964 fu trasferito ad Albosaggia, dove rimase fino al 1978, quando si rese disponibile a divenire parroco di Grosio. Nel 1993 divenne arciprete di Morbegno e contestualmente amministratore parrocchiale di Bema. Lasciata la città del Bitto nel 1998, fu trasferito a Gravedona, dove rimase fino al 2004, quando si ritirò come collaboratore nella parrocchia di Talamona dove lunedì si sono celebrati i suoi funerali. generosità e costanza molte esperienze missionarie. Dopo gli anni di Albosaggia, sappiamo che don Gianfranco ha servito molti anni la Parrocchia di Grosio, poi di Morbegno, poi di Gravedona: non tocca a me dire quante persone hanno trovato in lui un vero sacerdote, una persona di riferimento, ricca di umanità e di cuore. Anche questi ultimi anni, più faticosi, per le energie che diminuivano e per la salute che cedeva, avrebbero potuto essere di giusto riposo: don Gianfranco ha voluto offrirli alla Parrocchia di Talamona, dove si è reso disponibile a servire in tanti modi e in varie parrocchie: fino all’ultimo, quando con don Sergio ha voluto concordare un incontro parrocchiale per quella sera stessa nella quale invece il Signore lo ha chiamato. Vita sacerdotale intensa, totale, senza riserve, e il suo testamento ne è la conferma: vissuta con umiltà, con onestà e con fermezza, non ci stupisce che anche nel testamento spirituale abbia riconosciuto il bisogno costante di riconciliazione con chi può non averlo capito e condiviso. Che siano sempre tanti i preti così! Vieni servo buono e fedele: entra nella gioia del tuo Signore don Gianfranco Pesenti amico fraterno e generoso ha compiuto l’ultimo passo ed è giunto a Te. Accoglilo con un abbraccio poiché è stato veramente un Tuo e nostro “servo fedele”. Enrico, Annamaria e tutta la famiglia Tarabini ❚❚ Tavola rotonda promossa dalla Banca Popolare di Sondrio Don Guanella, un santo amante della sua terra I n occasione della canonizzazione di don Luigi Guanella, venerdì della scorsa settimana la Banca Popolare di Sondrio ha organizzato una Tavola rotonda, invitando coloro che oggi sono stati chiamati a guidare le comunità da lui fondate e a continuarne il carisma in diversi ruoli: padre Alfonso Crippa, superiore generale della Congregazione dei Servi della Carità, suor Serena Ciserani superiora generale della Congregazione delle Figlie di S. Maria della Provvidenza, don Fabio Pallotta responsabile della Comunità guanelliana La Posada del Buen Samaritano a Santiago de Compostela, suor Franca Vendramin e il laico Antonio Valentini. Ne è emersa la figura di un prete con la valigia in mano, come ha detto don Pallotta, il cui cuore batteva per il popolo e la sua terra. E, se allora la Valtellina dei potenti lo rinnegò e costrinse ad andarsene come un cane schiaffeggiato dalla Chiesa, oggi, «per una delle amabili e pacifiche vendette di Dio», il nome di colui che era il noto prete Guanella, sorvegliato dai carabinieri durante le sue prediche, è risuonato sotto le volte di San Pietro. Al contrario, quelli che all’epoca erano i personaggi più in vista – prefetto, sindaci e addirittura sacerdoti –, se non fosse loro riservato uno spazio nella biografia del Guanella, sarebbero avvolti da un silenzio agghiacciante. Tuttavia, la Valtellina rimase una permanente della sua missione, tanto da donarle 12 anni di ministero nelle parrocchie di Prosto, Savogno, Traona e Olmo; cinque fondazioni: Campodolcino (1896), Nuova Olonio (1899-1900), Ardenno (1900), Montagna in Valtellina (1909-1910), Berbenno (1912). Ma bisogna anche dire che la Valtellina dei semplici lo amò e seguì, altrimenti non si spiegherebbero nei primi vent’anni 90 ragazze fattesi suore tra le Figlie di Santa Maria della Provvidenza, congregazione che alla sua morte, a 28 anni dalla fondazione, contava circa 500 suore! Allo stesso modo sono numerosi i sacerdoti che andarono a servire don Guanella, perché «si mette in gioco la vita solo là dove si percepisce qualcosa che vale di più della vita». Don Pallotta ha poi mostrato come una certa persecuzione abbia giocato un ruolo provvidenziale nella vita del Nostro, concludendo che «Secondo lui noi siamo sempre nei disegni di Dio, che non ci lascia mai soli e nelle angustie manda un angelo a soccorrerci, così che tutto è per noi e nulla contro di noi». Quale fu il segreto della sua vita? «A reggerla fu l’esercizio eroico della fede, della speranza e della carità, cercando sempre di sottrarsi alla visibile signoria del male, per affidarsi generosamente all’invisibile signoria del bene». Don Guanella ha cominciato la sua opera nelle condizioni più sfavorevoli, senza né soldi, né titoli, ma la fede gli ha consentito di spostare le montagne dell’incomprensione, della derisione, dell’anticlericalismo. E sempre la fede gli fece accogliere con amore delicatissimo chi nella vita aveva sbagliato, conducendo così alla santità anche i seminaristi, i preti e i ragazzi allontanati da seminari e conventi. PIERANGELO MELGARA Valchiavenna 26 Sabato, 26 novembre 2011 a sostegno dei lavori in chiesa P izzoccheri di Teglio per finanziare i lavori della chiesa di San Martino in Aurogo. Centosessanta persone hanno partecipato domenica 13 novembre alla festa promossa dalla parrocchia di Santa Croce di Piuro. Il ricavato dell’iniziativa servirà per sostenere le spese di riqualificazione dell’edificio di culto più antico della Valchiavenna. «La nostra chiesa ha bisogno di alcuni lavori - ha spiegato Omar Iacomella, uno dei volontari attivi nella promozione della festa -. E’ necessaria l’illuminazione esterna, in modo da mostrare anche nelle ore notturne la bellezza dell’edificio, e sono indispensabili il restauro degli affreschi e una bonifica delle aree interessate da un’eccessiva umidità». La chiesa si trova a poche centinaia di metri dalla statale che porta verso il passo del Maloja, sulla riva opposta del fiume Mera, Il sacerdote guannelliano ha festeggiato la ricorrenza a Gallivaggio Don Viganò, 50 anni parlando di Gesù D omenica 20 novembre don Giampiero Viganò, guanelliano, ha festeggiato, al Santuario della Madonna della Misericordia di Gallivaggio, il cinquantesimo di ordinazione sacerdotale. Mezzo secolo al servizio della chiesa, dei quali 40 in missione in America Latina dove, forte della parola del Vangelo e sulle tracce del fondatore, don Luigi Guanella, ha portato la parola di Dio là dove le forze glielo hanno consentito. Alla Messa giubilare, in tanti erano attorno a lui, si può dire che il santuario era straboccante di amici e fedeli che, davanti al “sasso” dove la Vergine apparve alle pastorelle, hanno voluto esprimere il loro grazie al Signore e a don Gianpiero perché continui a trasmettere la gioia di essere sacerdote di Cristo. Quanti ricordi ha portato Conclusa a Chiavenna la mostra di Kiki Pepe S dall’America! Un giorno, passando nei pressi di un aeroporto specializzato in voli interni, sentì il desiderio di recarsi in una missione a circa due ore di volo. L’aereo era pronto al decollo e un posto era ancora disponibile. Giunto in missione trovò i bambini e le suore che scrutavano in cielo perché aspettavano che arrivasse un sacerdote a celebrar loro la Messa. E lui arrivò! L’obbedienza è una prerogativa di amore e continuità per il buon andamento della congregazione (e non solo) e, forse con tanta nostalgia, obbedì ai superiori quando lo richiamarono in Italia. In questi anni la gente ha imparato a conoscerlo e a stimarlo perché, come scrisse il profeta Ezechiele, ha riconosciuto in lui il pastore che passa in rassegna il gregge radunandolo dai luoghi dove si era disperso nei giorni nuvolosi e di caligine. Durante la funzione, molto partecipata e animata dal coro di San Giacomo Filippo, è stato ricordato: l’impegno pastorale svolto da don Gianpiero a favore dei più piccoli, la felicità di portare la parola di Dio e di essere sempre disponibile ogni qualvolta è chiamato ad esercitare il sacramento del perdono. In oltre, per ricordare i 40 anni di missione è stato intonato un inno a Gesù in lingua spagnola. A conclusione della Messa, un grande applauso, tante strette di mano e… l’augurio perché possa sempre esprimere ovunque il contagioso entusiasmo e il carisma di san Luigi Guanella. M.S. i è appena chiusa la mostra di quadri di Kiki Pepe, realizzata su iniziativa di Massimiliano Pedretti in ricordo del fratello Christian, il quarantenne ritrovato cadavere dopo 13 mesi dalla scomparsa. Il ritrovamento aveva determinato la fine di ogni speranza dopo un lungo periodo di ricerche portate avanti sia sul web, sia attraverso il passaparola e la diffusione di foto e informazioni sullo scomparso. Purtroppo è stato tutto inutile. In una tasca c’erano Mostre A Borgonuovo di Piuro a anni opera a Chiavenna il C4, Circolo culturale collezionistico D chiavennasco, nato sulle ceneri del C3, Centro culturale chiavennasco attivo negli anni ’60 del Novecento. E da anni vengono promosse in valle, in Italia e in altri stati europei mostre sui vari aspetti del collezionismo, con un’attenzione specifica alla valle e alla sua storia. Rientra in questo ambito l’esposizione allestita domenica 6 novembre nel teatro parrocchiale di Borgonuovo di Piuro, in occasione dell’inaugurazione della statua in pietra ollare di san Luigi Guanella, collocata sul sagrato della stessa chiesa. Tema della mostra: don Guanella e i suoi istituti nei documenti più diversi, dalle sue lettere (alcune autografe) alle fotografie, anche dei luoghi che lo videro nascere e formarsi, dalle cartoline alle immaginette e ai suoi istituti ecc. È la collezione di un socio del C4, Ferruccio Scaramellini, frutto di un lavoro paziente e attento di decenni alla ricerca di ogni testimonianza di don Guanella. Un’occasione per farsi un’idea della vastità dell’opera del nuovo santo, partito da un paesino della val San Giacomo e giunto con le sue opere di bene a favore dei più sfortunati in tante regioni italiane, ma anche in altri stati europei, fino in America. Oggi, poi, i suoi collaboratori laici o appartenenti alle due congregazioni religiose da lui fondate (i Servi della carità e le Figlie di Santa Maria della Provvidenza) continuano nel mondo, sull’esempio del loro santo fondatore, l’assistenza ai poveri e malati, raggiungendo tutti i continenti. Cristian Copes i documenti di Pedretti e, anche se le indagini sull’accaduto non sono ancora terminate, non ci sono stati dubbi sull’identità della persona ritrovata. Già in occasione della “notte bianca” erano state esposte alcune opere. La curiosità dei chiavennaschi non è mancata, sia per la notorietà della triste vicenda, sia per il valore artistico dei quadri esposti. Ogni opera mette in risalto lo spirito di Kiki Pepe, quello di un uomo libero, in parte incompreso dalla propria città e lungo l’itinerario ciclo pedonale. «Per queste ragioni viene visitata da molte persone, compresi i camminatori in viaggio sulla Via Bregaglia - aggiunge Iacomella -. Gli interventi permetterebbero anche di aumentare le possibilità di visite da parte dei turisti». La festa si è svolta nella struttura che in passato ospitava le scuole. Ai fornelli hanno lavorato i volontari dell’Astel Teglio, ex-parrocchiani di don Francesco Crapella, attuale sacerdote del paese. s. bar. ■ S. Guanella Un “quaderno e una mostra dal circolo “chiavennasco” Un “quaderno” e una mostra per celebrare la storia del Santo Luigi Guanella. Il Circolo Culturale Collezionistico Chiavennasco C4 ha presentato martedì 15 novembre a palazzo Pretorio le sue iniziative a meno di un mese dalla canonizzazione del beato di Fraciscio. Si moltiplicano, insomma, gli sforzi per celebrare degnamente il primo santo della provincia di Sondrio e per accogliere preparati i pellegrini previsti attesi per i prossimi mesi. La prima iniziativa riguarda la distribuzione di uno speciale quaderno della collana realizzata dal sodalizio dedicata alla storia del religioso. Il quaderno ripercorre la storia del Santo con fotografie e immagini sacre e riporta le fasi di lavorazione della statua in pietra ollare scolpita dall’artista Nicolas Viry e inaugurata a Piuro durante una cerimonia tenutasi alcuni giorni fa. Una statua la cui copia in gesso è visibile anche nell’atrio del municipio di Chiavenna. d.pra prima della scomparsa. «Molte persone hanno chiesto informazioni sulle opere di Christian, sulla sua carriera di artista e più in generale su di lui, sia durante la “notte bianca”, sia successivamente - ha raccontato Massimiliano Pedretti. Ci ha fatto piacere raccogliere queste dimostrazioni di affetto e di stima. Diversi appassionati di arte ci hanno chiesto di organizzare una mostra con i quadri e gli oggetti di Kiki». s. bar Un quadro per il nuovo Santo S an Luigi Guanella con gli attrezzi del mestiere utilizzati dal “gigante della carità” e il Pizzo Stella sullo sfondo. E’ l’ultima opera di Eugenio Del Re, l’artigiano-artista di San Cassiano che ha deciso di celebrare la santificazione del sacerdote di Fraciscio con una tela dedicata alla sua testimonianza. L’opera è stata esposta davanti all’altare della chiesa parrocchiale di San Fedele in Chiavenna. “Da molti anni conosco le opere del santo di Fraciscio - ha spiegato Del Re - e ho la sua testimonianza”. Anche voluto rappresentare la sua figura la comunità chiavennasca, soffermandomi sulla saggezza, sulla a cominciare dal parroco disponibilità al servizio e alla carità don Giuseppe Paggi, ha che dalla Valle Spluga hanno permesso apprezzato l’impegno di Del alla sua opera di arrivare in tutto il Re. Il quarantaduenne di San mondo. Ho inserito nel quadro gli Cassiano è conosciuto per la attrezzi utilizzati dal santo per accudire propria abilità nella pittura, i “buoni figli” e alcuni elementi legati ma anche nell’intaglio e nella al paesaggio. Possiamo osservare il scultura. Passioni che risalgono Pizzo Stella, il lago di Como, le baite all’infanzia, coltivate con una dell’Angeloga e la chiesa di Fraciscio, continua applicazione e grazie ma anche il mondo intero, perché ora gli studi alla scuola di ebanisti i fedeli di tutti i continenti conoscono di Chiavenna e all’istituto d’arte di Ortisei. «Ho avuto la possibilità di sperimentare diverse tecniche, unite dal profondo amore per l’arte e per questa professione. Credo che per portare avanti questo tipo di lavoro sia necessaria anche un’autentica vocazione. Grazie al sostegno di numerose persone, non mi sono mai fermato». Per contattare Del Re si può scrivere un messaggio a eugeniodelre@ alice.it. s. bar. Sondrio Cronaca Sabato, 26 novembre 2011 27 Notizie flash ■ Sondrio Presentato il libro “Insegnare al principe di Danimarca” Da Sondrio a Napoli per essere “maestra di strada” « Q uello che per molti è una discesa nella scala sociale, dallo stato di famiglia benestante e prestigioso allo stato di semplice maestra, dai quartieri ordinati di Sondrio al chiasso caotico di Napoli è stato per lei un cammino di ascesa umana e di crescita nella capacità di comprendere l’animo umano e di aiutare altri uomini e donne a essere se stessi». Queste parole di Cesare Moreno valgono a sintesi della straordinaria esperienza di una donna speciale. Lei è Carla Melazzini, nata a Sondrio nel 1944 e approdata alla fine degli anni ’60 a Napoli. Con Moreno, suo compagno di sempre, ha condiviso per undici anni, dal ’98 al 2009, un’esperienza ardua e formidabile: quella dei “maestri di strada” del progetto “Chance”, un modello di scuola pubblica in prima linea nel recupero e nell’educazione di adolescenti dei quartieri più disperati di Napoli. Sono i quartieri della periferia orientale della città partenopea , vere e proprie «sabbie mobili che in ogni momento possono inghiottire il ragazzo che tenta di studiare e avere un’alternativa». Al ricordo di Carla Melazzini, scomparsa il 14 dicembre 2009, è stato dedicato l’incontro “Maestri di strada, una scelta radicale di insegnamento”, che si è svolto lo scorso venerdì 18 ottobre presso la sala “Arturo Succetti” di Sondrio. L’evento è stato organizzato dalla Fondazione Melazzini e dalle associazioni Spartiacque e Quarto di Luna. Per l’occasione, è stato presentato anche il libro Insegnare al principe di Danimarca (Sellerio editore) che raccoglie scritti e relazioni che Carla Melazzini ha steso negli anni. Nel libro, una testimonianza intensa e di grande valore umano e civile, il racconto delle vite vissute di questi particolari studenti s’intreccia a riflessioni su Napoli, la società, la disuguaglianza, la camorra. E si apprende che il rifiuto della scuola è solo un’espressione della terribile paura della vita che condiziona questi ragazzi. Per molti degli adolescenti che hanno partecipato al progetto, “Chance” è stata una casa e una vera opportunità di uscire dai ranghi del loro destino sociale, grazie alla relazione con gli insegnanti. I “maestri di strada” hanno alla base della loro metodologia educativa una regola semplice, ma certo non facile da mettere in pratica: «partire da dove l’allievo sta con la mente e con il cuore, per rendere i giovani consapevoli di sé e dei doni preziosi che la vita ci ha dato», ha spiegato Moreno. «Carla era andata via dalla sua terra poco più che adolescente, mettendo una distanza tra i dolori e le nostalgie che da qui avevano origine e la vita nuova che si era creata», ha detto ancora Moreno. «Quei dolori e quelle nostalgie sono stati il vero motore della sua determinazione e della sua capacità di sentire il dolore altrui prima delle parole, di essere serena e felice con poco. Queste capacità preziose le hanno consentito di attraversare la vita di tanti giovani e di molti adulti portando luce di vita vera, semplice, dolorosa, ma insieme serena e piena di gioia». MILLY GUALTERONI La fede nell’arte: incontro con don Straffi Martedì 29 novembre, nella sala del Cinema Excelsior alle ore 21, il Vicariato di Sondrio propone l’incontro La fede nell’arte: L’Immacolata Concezione. La serata vedrà come relatore don Andrea Straffi e sarà aperta a tutti i vicariati della provincia. ■ Sondrio L’Unitre ricorda l’eroe Pietro Pedranzini “Il risorgimento e la Valtellina: Pietro Pedranzini eroe della Guardia nazionale” è il titolo della tavola rotonda che Unitre di Sondrio promuove, presso la propria sede di via C. Battisti 29, venerdì 25 alle ore 15.30. Interverranno come relatori Cristina Pedrana, docente di italiano e latino nei licei, Guglielmo Scaramellini, ordinario di geografia umana all’Università degli Studi di Milano, e Leandro Schena, coordinatore scientifico del Centro Linguistico dell’Università Bocconi di Milano. Pi. Me. ■ Provincia Confermato il piano anticode per le feste lavops: Nuova guida al volontariato in provincia di sondrio A distanza di tre anni dalla precedente edizione, il Centro di Servizio per il Volontariato Lavops ha pubblicato la nuova “Guida al Volontariato nella provincia di Sondrio 2011”, che è stata aggiornata e arricchita delle informazioni relative alle 247 associazioni che operano in Valtellina e Valchiavenna. Pubblicare la Guida 2011 è stato necessario perché il mondo del volontariato è in continua evoluzione. Negli ultimi anni, sono nate 30 nuove organizzazioni, che vogliono rispondere a bisogni emergenti nel nostro territorio, mentre le realtà già consolidate si sono rinnovate sia in termini anagrafici, sia per quanto riguarda le attività svolte. In questa pubblicazione, le Organizzazioni di Volontariato, Associazioni senza scopo di lucro e di Promozione Sociale attive nella provincia sono presentate suddivise per ambiti di intervento. Prevalgono numericamente le realtà che operano nel settore dell’assistenza sociale, seguite dalla cultura, della cooperazione e solidarietà internazionale, dalla tutela dei diritti e dalla sanità. La “Guida al volontariato” è un prezioso strumento d’informazione che permette a chi la consulterà di avvicinarsi alle organizzazioni in modo semplice e immediato. Per informazioni: Lavops, tel. 0342200058. (Mi.Gu.) Il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, riunitosi nei giorni scorsi, ha deciso di confermare l’attivazione del piano anticode già sperimentato lo scorso anno. Nell’intento di agevolare il deflusso del traffico, con un maggior impegno delle Forze dell’ordine, saranno attivati dei servizi nei punti strategici e nelle giornate più critiche, ovvero il ponte dell’Immacolata (8 - 11 dicembre) e quello dell’Epifania (6 - 8 gennaio). La scorsa domenica a Caspoggio Una celebrazione per le coppie di sposi e i fidanzati A nche quest’anno la comunità di Caspoggio ha festeggiato le coppie di sposi che ricordano l’anniversario del loro Matrimonio. Ma con una novità: domenica 20 novembre, solennità di Cristo Re, assieme agli sposi, durante la Santa Messa solenne, sono state presenti le coppie di fidanzati che concludevano il Percorso di preparazione al Matrimonio cristiano iniziato la prima domenica di Avvento dell’anno scorso. Così, se gli sposi hanno potuto rinnovare i loro impegni matrimoniali, riscoprire e ravvivare la grazia sacramentale, i fidanzati hanno potuto iniziare a costruire la loro vita familiare secondo il Vangelo e secondo la dottrina della Chiesa. La parte di omelia che il parroco don Bartolomeo ha riservato agli sposi è stata incentrata soprattutto sulla fedeltà. «Gli anniversari di matrimonio – ha detto – sono la proclamazione della fedeltà. E Dio, come è scritto in vari capitoli della Bibbia, è lo sposo fedele che vuole essere fedele al suo popolo. E gli sposi, tra di loro fedeli, sono l’immagine di Dio fedele che ci vuole bene e ci ama. Perché la fedeltà è il dono più grande che Dio ha lasciato alle persone e gli sposi lo dimostrano con l’amore e con i valori cristiani della loro vita matrimoniale». Don Bartolomeo ha ricordato anche le vedove e i vedovi che ancora oggi sono fedeli a questa fedeltà di amore e questo insegna a tutti che al di là dell’amore non c’è niente. Infine gli auguri del parroco: «Sposi, vi faccio l’augurio che possiate continuare ad amarvi e ad amare il Signore fin quando Lui vi lascerà insieme; e quando uno sarà andato col Signore, l’altro rimanga fedele nel ricordo dell’amore e della fedeltà. E a voi fidanzati, insieme agli auguri per il vostro Matrimonio, vi ricordo che il bene più prezioso è quello che avete imparato durante il Percorso e che la fedeltà a cui siete chiamati è il dono più grande che potete scambiarvi l’un l’altro e che potete testimoniare davanti alla comunità». Una coppia di sposi, facente parte dell’equipe di preparazione, ha letto le preghiere dei fedeli con invocazioni allo Spirito Santo affinché sostenga gli sposi nella donazione reciproca, renda la loro unione gioiosa e felice nel Signore Gesù e renda viva la loro testimonianza di sposi cristiani. La speciale benedizione per gli sposi è stata l’atto conclusivo prima che don Bartolomeo ricordasse a tutta la comunità che domenica 27 novembre, prima di Avvento, alla Messa delle 10.00, ci sarà la presentazione dei bambini e dei ragazzi che iniziano ufficialmente la preparazione ai sacramenti dell’Iniziazione cristiana e delle nuove coppie di fidanzati che si preparano al sacramento del Matrimonio con tappe che scandiscono i tempi dell’anno liturgico. Tutto questo in sintonia con le nuove disposizioni del nostro vescovo Diego Coletti in materia di Pastorale familiare. E la comunità di Caspoggio sta facendo tutto il possibile per adeguarsi a questi nuovi orientamenti. PASQUALE NEGRINI Tirano Cronaca 28 Sabato, 26 novembre 2011 Vicariato ■ Santa Perpetua «La Parola si presenta»: pellegrinaggio mensile Nelle sere tiranesi di novembre il freddo è pungente, il buio, le foglie e i sassi non facilitano il cammino, ma basta la buona volontà, unita alle torce elettriche, ed il gioco è fatto: il sentiero si disegna passo dopo passo. Così venerdì 18 novembre alle 20.30 i Vicariati di Grosio e di Tirano hanno dato avvio al pellegrinaggio vocazionale, che si ripeterà il terzo venerdì di ogni mese. La meta è Santa Perpetua, un antico xenodochio con annessa una chiesetta del XII secolo, che si erge su una rupe a strapiombo sulla Basilica di Madonna di Tirano. La salita notturna è dedicata alla recita del Santo Rosario, seguita da un momento di riflessione e di preghiera svolto dopo aver raggiunto l’edificio sacro. Nel primo appuntamento, in cui erano presenti più di settanta ragazzi e giovani della zona, è stato annunciato il tema delle riflessioni che legherà gli appuntamenti dell’anno. Seguendo la proposta del piano pastorale che mette al centro la Parola di Dio, ad ogni pellegrinaggio verrà presentato un brano della Sacra Scrittura nel quale è la Parola stessa che si presenta. Quello di venerdì era dedicato alla Lettera agli Ebrei (cfr. Eb 4, 12-13) dove la Parola è descritta come una spada a doppio taglio: «Ti ferisce, ti mette a nudo – ha spiegato don Roberto Seregni, vicario nella Parrocchia di Tirano –. Abbiamo bisogno di essere potati per dare frutto». Risulta evidente come lo stile del pellegrinaggio sia differente rispetto a quanto proposto altrove in Diocesi, pur mantenendone l’obiettivo originario, cioè la preghiera per le vocazioni. Gli incontri, infatti, si svolgono il venerdì sera per facilitare la partecipazione dei ragazzi delle classi superiori e degli studenti universitari che trascorrono la settimana nelle metropoli e che per il fine settimana ritornano in valle. Il pellegrinaggio a Santa Perpetua è un momento di approfondimento e di riflessione del tema pastorale e, quindi, occasione di crescita e maturazione personale, condivisa dall’intera Diocesi. Coinvolge due vicariati, per accrescere il senso di comunità e di collaborazione. Crea occasione di ritrovo tra giovani, che proseguono la serata sorseggiando cioccolata, thè, tisane… Per facilitare la partecipazione dei fedeli al pellegrinaggio, durante la settimana in cui si svolge, ogni comunità parrocchiale sospende – o tenta di farlo – tutte le attività formative. L’organizzazione del momento di preghiera e di riflessione è coordinata dalla nuova Commissione Giovanile Intervicariale. Il prossimo pellegrinaggio è in programma per l’anno venturo, venerdì 20 gennaio 2012. (Lu. S.) Errata corrige La scorsa domenica 13 novembre si è svolto, presso il Santuario della Madonna di Tirano, l’annuale Incontro Diocesano delle Confraternite. Nello scorso numero de Il Settimanale, a pagina 31 avevamo riportato un elenco incompleto dei gruppi partecipanti. Scusandoci con gli interessati, riportiamo quello corretto: Buglio in Monte, Uggiate Trevano, Premadio, Isolaccia, Traona, Camnago Faloppio, Morbegno (San Pietro e B.V. Assunta), Gironico, Grosio, Bormio, Ardenno e Tirano. Lo scorso martedì l’incontro con don Diego Fognini dec itas r a c e ennal Riportare la persona alla propria dignità M artedì 15 novembre si è svolto presso la Sala Credito Valtellinese di Tirano il secondo intervento organizzato in occasione del decennale del Centro di Ascolto e di Aiuto Caritas della cittadina aduana. Relatore della serata don Diego Fognini, responsabile de “La Centralina”, un’associazione che da vent’anni opera nella bassa Valtellina per il recupero di persone con dipendenza da alcool e sostanze. Ne fanno parte una comunità residenziale, un centro diurno per malati psichici e un housing sociale. A tutt’oggi ospita venti persone dai 19 ai 40 anni, accompagnate da cinque operatori. Gli ospiti seguono un percorso specifico volto ad affrontare e risolvere i problemi che causano i comportamenti di dipendenza, così da restituire valore e dignità alla persona, accolta nella sua totalità e specificità. L’intervento di don Diego ha messo in luce come, in questo ambito, al centro di di recupero, nel quale gli utenti sono qualsiasi operato deve esserci la persona chiamati a convivere con essa. «Per ed ha portato a riflettere sulla fatica che farvi fronte – ha spiegato don Diego – è domina il mondo delle dipendenze. necessario lavorare sulle motivazioni Difficoltà presente già a partire dal con le quali si affronta il percorso di riconoscimento e dall’accettazione della recupero e, soprattutto, questi ragazzi situazione di disagio, quando sia le hanno bisogno di una guida coerente famiglie che i diretti interessati faticano a e di conseguenza credibile. Ma non è vedere la loro reale condizione. La fatica ancora finita. Al momento di uscire dalla poi persevera durante il lungo cammino comunità hanno paura di incontrare una società non accogliente, etichettatrice, e così di rimanere soli». La fatica quindi li accompagna anche al rientro nel mondo. Da parte sua, la società stessa vive una propria fatica nei confronti di chi è dipendente da sostanze perché la paura verso queste persone, spesso viste come scomode, fastidiose e provocanti, blocca sul nascere i tentativi di incontro e di accoglienza. Invece di essere motore di avvicinamento, di conoscenza e di accettazione della diversità, che è ricchezza, questa paura diventa fonte di emarginazione e di indifferenza verso persone che sono destinate a diventare «i lebbrosi del nostro tempo», come ha detto don Diego. Il sacerdote ha evidenziato come sia responsabilità sociale ed individuale abbattere questa indifferenza, accogliere e prendersi cura di persone viste come scomode ma che in realtà, incontrandole, si scopre essere ricchezze. Rientra proprio in questo il ruolo del Centro di Ascolto che, in sinergia con altri servizi, è atto ad accogliere la persona e ad indirizzarla verso chi ha le competenze necessarie per aiutarla. Allo stesso tempo agisce per promuoverla, volgendole attenzione che, spiega don Diego, «prevede di arrivare prima che l’altro chieda. Gli ospiti della Centralina devono riprendere la vita là dove si è fermata quando hanno iniziato ad assumere sostanze. Sono condotti a riacquistare fiducia, autostima, valore per cambiare il proprio stile di vita. Allo stesso modo agisce un Centro di Ascolto: accompagna ogni persona lungo il cammino di riappropriazione della propria dignità». Il motivo per cui è doveroso trovare coraggio e faticare è stato più volte ripetuto da don Diego: «la vita di ogni persona ha un valore ed una dignità, sempre». Don Augusto Bormolini, Vice Direttore della Caritas Diocesana di Como, concluderà l’omaggio per il genetliaco del Centro di Ascolto nel prossimo incontro, in programma per il 24 gennaio 2012. LUCIA SCALCO Inaugurata la rassegna teatrale Incontro con Ottavia Piccolo N onostante il sofferente periodo economico ed il genere artistico non avvicinabile a tutti, Tirano promuove anche per il 2011 una rassegna teatrale, riducendo a tre gli appuntamenti ed abbondando in qualità. Per promuovere la presenza di giovani all’evento, organizzato dall’Assessore alla Cultura, Bruno Ciapponi Landi, e dall’Assessore al Turismo, Stefania Stoppani, ogni spettacolo prevede un ingresso particolarmente agevolato ai minori di 25 anni. “Tirano Teatro” partecipa, infatti, al progetto “Provincia Teatro Giovani”, promosso dalla Provincia di Sondrio e sostenuto dalla Regione Lombardia. Ha dato il via alla rassegna lo spettacolo “Donna non rieducabile”, messo in scena giovedì 17 novembre, scritto e diretto da Stefano Massini ed interpretato da Ottavia Piccolo, con l’accompagnamento musicale di Floraleda Sacchi. Dedicato alla giornalista russa Anna Politkovskaja, assassinata nel 2006, la rappresentazione teatrale è una raccolta di brani autobiografici e di articoli da lei In scena giovedì della scorsa settimana con «Donna non rieducabile» scritti. Lo spettacolo nasce poco tempo dopo il suo assassinio con l’intento di presentare e far riflettere su quanto Anna Politkovskaja ha testimoniato con la sua carriera, perché, come ha spiegato Ottavia Piccolo in un incontro pubblico precedente lo spettacolo stesso, «il teatro è nato per narrare fatti quotidiani e a teatro la gente dovrebbe andare per usare la testa, non per rilassarsi». Anna Politkovskaja è stata uccisa dopo ventiquattro anni di carriera dedicata alla lotta per i diritti umani ed al racconto di verità sulle vicende cecene. Ha avuto un ruolo importante nei negoziati e nelle trattative durante diverse crisi, come il sequestro degli 850 ostaggi del teatro Bubrovka a Mosca nel 2002. Per questo Anna Politkovskaja è stata descritta dalla Piccolo come «un simbolo per il giornalismo, per la libertà di stampa che lo dovrebbe contraddistinguere». Nato quattro anni e mezzo fa, “Donna non rieducabile” è giunto giovedì alla sua centottesima replica senza imbattersi in difficoltà nel suo cammino, incontrate per molte altre iniziative che hanno voluto parlare della storia della giornalista russa. Dallo spettacolo, inoltre, è nato un film accompagnato da un libro, “Il sangue e la neve” di Felice Cappa, presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2009. “Tirano Teatro 2011” ha inaugurato così la sua rassegna. I prossimi appuntamenti saranno giovedì 1 dicembre con “Processo a Cavour” di Corrado Augias e Giorgio Ruffolo, e giovedì 15 dicembre con “Molière a sua insaputa” di Leo Muscato e Paolo Hendel, uno spettacolo tratto da Molière. Lu. S. Sondrio Cronaca Educazione all’affettività con don Ferraroli Il sacerdote, psicologo e psicoterapeuta, ha esposto con passione una stimolante riflessione sull’educazione all’affettività P er il secondo degli incontri promossi dalle parrocchie di Sondrio e dal Centro di Ricerca e Animazione Sociale sul tema Educazione familiare e contesto sociale, giovedì scorso presso il cinema Excelsior è intervenuto don Renzo Ferraroli, psicologo e psicoterapeuta del Centro salesiano di Arese, sul tema: L’educazione dell’affettività, veicolo d’amore. Introdotto da Maurizio Gianola, presidente del Cras, davanti ad un folto pubblico di genitori, don Ferraroli ha esposto con passione una stimolante riflessione su questo aspetto dell’educare, missione sempre difficile, ma in questo caso ancor più difficile, soprattutto se si sbaglia l’approccio coi figli. «Nei corsi di educazione sessuale sembra fondamentale spiegare l’anatomia maschile e femminile e la fisiologia – ha esordito –, ma il bambino è sì nato perché gli organi sessuali di mamma e papà funzionavano bene, ma anzitutto da un loro gesto di tenerezza! Allora, se il ragazzo non scopre dai genitori questo mistero, che la sua vita è nata da un dono, nella società del consumismo nessun altro potrà spiegarglielo e lui sarà un poveretto, incapace di gesti gratuiti, che cercherà di anticipare le esperienze sessuali, di diventare furbo e fregare gli altri. Ciò che differenzia un bambino sano e sereno da uno nutrito di violenza sta nel sapere di avere un papà e una mamma che hanno fatto e fanno il tifo per lui e si vogliono bene». Don Ferraroli ha poi citato questo passo dal libro L’ospite inquietante - il nichilismo e i giovani, dove l’autore Umberto Galimberti conduce una disamina molto pesante: «I giovani oggi sono più soli e più depressi, più rabbiosi e ribelli, più nervosi e impulsivi, più aggressivi e quindi impreparati alla vita, perché privi degli strumenti emotivi indispensabili per dare l’avvio a comportamenti quali l’autoconsapevolezza, l’autocontrollo, l’empatia, senza i quali saranno sì capaci di parlare ma non di ascoltare, di risolvere i conflitti, di cooperare... Se la scuola non è sempre all’altezza dell’educazione psicologica... l’ultima chance potrebbe offrirla la società, se i suoi valori non fossero business, successo, denaro, immagine, tutela della privacy, ma anche qualche straccio di solidarietà, di relazione, di comunicazione, di aiuto reciproco, che possano temperare il carattere asociale che, nella nostra cultura, caratterizza sempre di più il nucleo familiare». Anche l’analisi dell’ultimo Rapporto Censis è impietosa: dopo aver rilevato che in Italia sono cresciute l’autoreferenzialità nei comportamenti, la trasgressione nel divertimento – soprattutto dei più giovani –, la tendenza a facili godimenti sessuali ridotti a sola genitalità (ragazzi/e di 12-14 anni comprano e vendono i loro corpi per una ricarica di cellulare, per un aiuto nei compiti, o per una banale scommessa), le forme di violenza in cui c’è perdita di controllo e forte aggressività, conclude: «Siamo in una società pericolosamente segnata dal vuoto, visto che a un ciclo storico pieno di interessi e di conflitti sociali si va sostituendo un ciclo segnato dall’annullamento e dalla nirvanizzazione degli interessi e dei conflitti». Allora, come aiutare i figli? L’età migliore per parlare dell’anatomia maschile e femminile sono le elementari, o anche prima, perché c’è una sana curiosità per questa parte del corpo, senza quel potere magico che si manifesterà nell’adolescenza. Occorre dire, senza lunghe spiegazioni e discussioni, che anche nell’amore non è possibile il “tutto e subito”. E, per insegnare l’affettività nell’amore, oltre all’esempio, il ragazzo deve poter contare su un adulto (papà, mamma, educatore) che stia volentieri con lui: «Allora capirà che, anche se lui ti fa impazzire, anche se a volte tu sei nervoso, sei contento di stare con lui, perché lui è la tua vita». PIERANGELO MELGARA Sabato, 26 novembre 2011 29 Notizie flash ■ Sondrio Giornata Mondiale contro la pena di morte Il 30 novembre si celebra la Giornata mondiale delle città per la vita – contro la pena di morte, promossa dalla Comunità S. Egidio e dall’associazione dei Comuni Italiani (ANCI). La data scelta non è casuale, perché proprio in tale giorno, nel 1796, il Granducato di Toscana, primo Stato al mondo, aboliva la pena di morte. Anche il Comune di Sondrio ha aderito all’iniziativa ed ha designato come referente il dott. Simone Del Curto, già molto attivo nelle iniziative per promuovere la pace. «In Italia il tema della pena di morte è forse meno sentito che in altri luoghi – ha affermato l’Assessore Carlo Ruina nel presentare l’iniziativa -, perché abbiamo la fortuna di avere un sistema giudiziario che non comprende tale pena. Il problema è invece ancora rilevante a livello mondiale. Si calcola che siano quasi 18.000 le persone in attesa che venga comminata loro la pena di morte. Non si tratta soltanto di procedure giudiziarie, ma di un aspetto che investe direttamente i diritti fondamentali dell’uomo». Già nel 2008 i Comuni Italiani si erano mobilitati, seguendo l’iniziativa dell’Onu, che aveva chiesto a tutti gli Stati una moratoria nelle esecuzioni capitali. Quest’anno la manifestazione sarà più semplice, ma avrà un segnale esteriore di grande evidenza, con la funzione di richiamare l’attenzione dei cittadini e sensibilizzarli sul tema. Nei giorni dal 28 al 30 novembre la torre ligariana di Sondrio sarà illuminata in modo speciale, anche grazie all’intervento dell’Azienda Elettrica. La Giornata, infine, si propone di richiamare l’attenzione anche su un aspetto, inerente a questo tema, venuto di grande attualità negli ultimi tempi. Si tratta dell’eliminazione diretta e sommaria di dittatori e dei loro famigliari. Il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo richiede che tutti abbiano diritto ad un processo, possibilmente davanti ad un tribunale internazionale. (C. R.) Parrocchie di Sondrio. Il terzo incontro su “Educazione familiare e contesto sociale”. V anno a prendere i figli a scuola, passano più tempo coi loro bambini, li accudiscono, eppure risultano assenti. Da circa vent’anni i padri sono ritenuti responsabili di tutti i problemi educativi della famiglia perché, se ci sono, ci sono male. Ma come dovrebbero essere? È la domanda fondamentale che il pedagogista Marco Tuggia ha posto nel terzo incontro su Educazione familiare e contesto sociale, promosso dalle parrocchie di Sondrio e dal Cras presso il cinema Excelsior, affrontando il tema I figli non appartengono alla famiglia (Quale ruolo del padre?). 60-70 anni fa l’identità sociale del padre poggiava su tre pilastri: lavoro, autorità e generatività; oggi anche le mamme lavorano, e l’uomo è caricato di nuove mansioni che lo vogliono attivo anche in casa. Oggi un padre l’autorità deve conquistarsela sul campo, imparando a costruire una relazione significativa fondata su dialogo, confronto e positiva gestione dei conflitti. E se un tempo l’obiettivo principale era l’autonomia del figlio, oggi preme costruire il suo ben-essere, la sua felicità. È un percorso sbagliato? Assolutamente no: l’educazione è far germogliare lo specifico di ciascuno, e tutte le cure, le coccole, le attività servono a dare ai figli questa certezza: papà e mamma si prendono cura di loro. È una modalità materna, in cui oggi entrano positivamente anche gli uomini, ma l’educazione è anche trasmissione delle regole del vivere, dei criteri secondo i Educazione: il ruolo dei padri quali muoversi nel mondo. Cosa voglio trasmettere a mio figlio? è la domanda che i papà devono riportare in primo piano perché non sia totalizzante il fenomeno della maternalizzazione educativa e per riportare il maschile nell’educazione. Per fortuna, questi padri sono in aumento rispetto a quanti s’illudono di poter tornare a un modello autoritario, a quelli pienamente maternalizzati, ma in fondo insoddisfatti, agli assenti perché scelgono di stare al lavoro, o fuori con gli amici, o in garage a mettere a posto gli attrezzi, avendo abdicato al compito educativo e accettato che in casa non ci sia spazio per loro. Esistono caratteristiche maschili cui riconoscere valore anche nell’educazione? La forza, che fa parte della natura più profonda dell’uomo, dove va incanalata? La competizione, il bisogno di misurarsi e la resistenza che spingono ad aprirsi all’avventura, ad esplorare, che è un altro bisogno atavico profondo... In educazione la competizione è una dimensione potentissima: il padre è lì per dire al suo ragazzo: sì, sei bravo, ma puoi fare meglio, per te stesso, ma anche per il mondo. Oggi per essere a servizio della vita bisogna praticare un certo grado di resistenza. Resistere è opporsi e scontrarsi, ma prima di tutto è creare, perché bisogna impegnarsi allo spasimo per trovare soluzione ai problemi. La pressione a diventare uomini di cura pretende che si impari a riconoscere maggiormente le emozioni dei figli, che si abbia empatia. «Ma la natura umana ha fatto sì che noi uomini fossimo meno sensibili ai sentimenti dei figli – ha concluso –, perché l’educazione funziona solo se c’è distanza, che garantisce la possibilità di intervenire e incidere: se sento troppo la fatica di mio figlio, non gliela faccio fare. Perciò è necessario un nuovo equilibrio, che dia spazio anche all’uomo, al suo essere burbero, emotivamente distaccato, perché questo codice paterno prepara il figlio al futuro. Ma per un ritorno dei padri in scena occorre uno spostamento delle donne, che non sempre accordano fiducia ad un modo di operare diverso dal loro, o non mollano il potere: ci vuole un’apertura di fiducia reciproca, per mettersi d’accordo non solo sulle cose da fare, ma anche per darsi la possibilità di farle in maniera diversa». PI. ME. Spettacoli 30 Sabato, 26 novembre 2011 ✎ il telecomando | Musica Chiude “Celebratin Liszt” L’ultimo appuntamento con la riuscita rassegn luganese “Celebrating Liszti” organizzata dalla International Piano Association Switzerland in collaborazione con la radiotelevisione svizzera RSI Rete Due e la International Piano Academy – Lake Como di Dongo prevede un momento musicale dal titolo accattivante: “ Carta bianca a Liszt”. Il programma di sala prevede l’esecuzione della celebre Sonata Op.111 di Ludwig van Beethoven e il romantico “Carnevale di Vienna” Op.26 di Robert Schumann affidati alle mani del rinomato pianista ungherese Peter Frankl. Un concerto dedicato non alla conoscenza del vastissimo repertorio del funambolo ungherese, come lo sono stati gli altri, bensì ad autori che ne hanno influenzato la formazione umana ed artistica e che Liszt amava eseguire nei suoi concerti. Il momento musicale si terrà all’ Auditorio “Stelio Molo” di Lugano, domenica 27 novembre alle ore 17. Per ulteriori informazioni, approfondimenti e per riascoltare le registrazioni di tutti i concerti proposti in radiodiretta è possibile visitare il sito www.pianoassociation.net . ELENA OREGGIONI Domenica 27. Frontiere dello Spirito, C5,8,50. Ravasi commenta il salmo 79 e C. Sangiorgi ci parla del monastero benedettino di Norcia. A sua immagine, Rai1, 10,30. Rubrica religiosa. Alice nel paese delle meraviglie, It1, 16,00. Film Tv fantasy. Wyatt Earp, R4,15,05. Film western con K. Costner. Fotografi di guerra, Rai storia 21,00. Doc. Report, Rai3, 21,30. Pericolosità o meno dei cellulari. Salvo D’Acquisto, Tv2000, 21,20. Fiction, 2°parte. Tutti pazzi per amore 3, Rai1. 21,30. Fiction. Tutto può succedere. R4 21,30. Da non perdere questo bel film commedia ma anche drammatico sul tema della malattia terminale con J. Nicholson. Speciale Tg1, Rai1,23,35. Attualità Lunedì 28. Il più grande spettacolo dopo il weekend, Rai1, 21,10. Varietà con Fiorello. Oceano di fuoco Hidalgo, Rai3, 21,05. Film d’avventura vecchio stile ma ben di Tiziano Raffaini girato. L’infedele, La7, 21,10. Con G. Lerner. Partigiani, storia di 4 ragazzi, Rai storia 21,00. Doc. Le conseguenze dell’amore, Iris 21,05. Film di Sorrentino su un contabile della mafia. Allegria, Rai3, 23,25. Doc di Correva l’anno. I divertimenti degli anni ’50. Martedì 29. L’armata Brancaleone, Rai Movie 21. Commedia divertente con Gassman. Sarò sempre tuo padre, Rai1, 21,10. Fiction con Beppe Fiorello. Il mistero delle pagine perdute It1,21,10. Emozioni ed effetti speciali. SOS tata, La7, 21,10. Tanti suggerimenti preziosi. Mercoledì 30. Sarò sempre tuo padre, Rai1, 21,10. Fiction con Beppe Fiorello . Chi l’ha visto? Rai3, 21,05. Programma di servizio. Cheguerriglia, La7, 21,10. Film su Che Guevara. Eneide, Tv2000, 21,25. Fiction 6°p.. Il diavolo veste Prada, C5, 21,10. Commedia brillante sul fagocitante mondo della moda. Giovedì 1 dicembre. Don Matteo 8, Rai1, 21,10. Gassman segreto e Tognazzi l’ugoista, Rai storia, 21,00. Documentario. Piazzapulita, La7, 21,10. Out of Site, R4, 21,10. Film drammatico avvincente. Venerdì 2. Intrigo internazionale, R4,15,50. Ottimo film. L’ultimo sogno, Rai movie 21,00. Una struggente saga familiare con K. Kline. I migliori anni, Rai1, 21,10. Varietà. Non ti muovere, La5, 21,10. Film drammatico con S. Castellitto. Per adulti. Tv7, Rai1, 23,35. Attualità. Sabato 3. Sulla via di Damasco, Rai2, 10,15. Rubrica religiosa. Tv Talk, Rai3,14,50. Programma di critica televisiva. E se domani, Rai3, 21,30; Programma con Alex Zanardi. Si parla di supervulcani. Salvo d’Acquisto, Tv2000, 21,20. Fiction 3° p. Prova d’orchestra, Rai5, 21,20. Film di Fellini. La7, 22.30. Film su G. Bush. Tg2 Dossier, Rai2, 23,35. Attualità. Comunicazioni. Quali limiti per la pubblicità? Tra cattivo gusto e principi etici L a foto è stata ritirata, ma la gravità della trovata resta intatta, come lo scalpore che ha generato. Il riferimento è all’immagine scandalosa che ritraeva papa Benedetto XVI nell’atto di baciare sulla bocca l’imam di Al Ahzar, Ahmed al-Tayyeb. Nell’ambito della stessa campagna pubblicitaria, sono comparse le gigantografie di altri baci fra importanti politici: il presidente Usa, Barack Obama, e il presidente cinese, Huu Jintao, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, e il presidente francese, Nicholas Sarkozy, i leader della Corea del Nord e della Corea del Sud, Kim Jong e Lee Myung Bak... Ma il bacio fra il Papa e l’Imam è stato raffigurato in maniera ancora più passionale, probabilmente in virtù della connotazione religiosa che avvolge i due protagonisti, con tanto di mano dell’Imam poggiata sul collo del Papa per stringerlo a sé. Più che di sorpresa, la reazione è stata d’indignazione e di fastidio da parte non soltanto delle gerarchie vaticane ma del pubblico in genere. Le immagini – ispirate alla famosa fotografia del bacio fra Leonid Breznev, allora presidente dell’Urss, ed Erich Honecker, presidente della Germania Est – sono state ottenute con fotomontaggi e abili artifici tecnici, ma questo non toglie nulla alla loro potenzialità evocativa. La campagna pubblicitaria è stata realizzata da Fabrica, la divisione che cura la comunicazione di Benetton, già protagonista in passato di altre proposte a effetto anche con la consulenza di Oliviero Toscani. Quest’ultimo, intervistato da “la Repubblica”, ha dichiarato che non si tratta di una campagna shock, ma di una campagna “patetica”, aggiungendo: “Non colgo il messaggio, è solo volgarità”. Se perfino lui, provocatore nato, ha preso le distanze, qualcosa vorrà pur dire... Messa sotto accusa, l’azienda ha dichiarato che in realtà l’obiettivo della campagna non era quello di scandalizzare bensì quello di contrastare la cultura dell’odio promuovendo la vicinanza fra popoli, fedi e culture. Ma, “per non urtare la sensibilità dei fedeli”, ha deciso comunque di ritirare immediatamente l’immagine da ogni pubblicazione. Intanto, però, l’effetto mediatico era già stato ottenuto e il clamore suscitato dal bacio fra il Papa e l’Imam è decisamente superiore a quello generato dalle altre immagini della serie. Oltre alla figura del Santo Padre e a ciò che essa rappresenta per i fedeli e per il mondo intero, anche il significato di un gesto d’amore così profondo e denso di senso come è il bacio è stato svilito in maniera ingiustificata, diventando così un elemento di attrazione morbosa dell’attenzione pubblica, a scopi non certo sociali o educativi ma meramente commerciali. Non è inutile ricordare le immagini che in passato hanno accompagnato di volta in volta le altre campagne pubblicitarie della Benetton, dalle navi cariche di clandestini alle uniformi insanguinate di soldati uccisi, dal bacio fra un giovane prete e una giovane suora al malato di Aids morente ritratto come fosse un Cristo, dall’immagine della modella anoressica alle file di profilattici colorati. Che cosa c’entra tutto questo con un marchio di abbigliamento? Discutibile è anche il modo in cui la campagna di comunicazione è stata lanciata, con una serie di azioni dal vivo che hanno portato all’improvvisa esposizione dei manifesti con le foto in luoghi simbolo: la gigantografia del bacio fra il Papa e l’Imam è stata srotolata a Roma, quella di Obama e Jintao a Milano e l’invasione è continuata sul web, dove la memoria visiva si mantiene più a lungo grazie alla possibilità di archiviare qualunque contenuto rendendolo sempre disponibile agli utenti con un click. Oltre alla questione etica e agli obblighi dettati dal buonsenso, c’è anche un preciso risvolto deontologico che ha a che fare con i doveri dei pubblicitari e di chi si affida a loro. Il “Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale” (www.iap.it), in vigore dal 1966 e giunto alla sua 52ª edizione, sancisce nell’art. 7 che la pubblicità “non deve offendere le convinzioni morali, civili e religiose” e “deve rispettare la dignità della persona umana in tutte le sue forme”. È rivolto a tutti noi l’invito di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, che dichiara: “Bisogna esprimere una decisa protesta per un uso del tutto inaccettabile dell’immagine del Santo Padre, manipolata e strumentalizzata nel quadro di una campagna pubblicitaria con finalità commerciale. Si tratta di una grave mancanza di rispetto verso il Papa, di un’offesa dei sentimenti dei fedeli, di una dimostrazione evidente di come nell’ambito della pubblicità si possano violare le regole elementari del rispetto delle persone per attirare attenzione attraverso la provocazione”. MARCO DERIU drammatico Drammatico commedia animazione commedia Tomboy Melancholia Arrietty One day Appena arrivata a Parigi con i genitori la piccola Laure si fa credere un maschietto, e si attira le attenzioni di Lisa, fino a quando non verrà scoperta. Un enorme e sconosciuto pianeta si avvicina minacciosamente alla Terra, sconvolgendo la vita di Justine e le relazioni con i suoi familiari. La peggior settimana della mia vita Film di animazione tra i più riusciti degli ultimi anni. Quanto la piccolissima Arietty (10 cm di statura) incontra casualmente Sho, un giovane umano, tra i due scoppia la scintilla. Il film è in programma all’Astra di Como dal 25 al 27 novembre e il 30 dicembre. Il film sarà proiettato nella sala della comunità di Sondrio dal 25 al 28 novembre e il 30 novembre. Una commedia romantica incentrata su Dexter e Emma, che si sono incontrati per la prima volta durante la loro laurea nel 1988 e promettono di rivedersi lo stesso giorno tutti gli anni per i prossimi venti anni. Paolo vive a Milano, ha un lavoro che gli piace e un amico, Ivano, che gli farà da testimone. Margherita invece fa il veterinario e si porta in dote una famiglia eccentricamente borghese. Il film nella sala della comunità di Chiavenna dal 26 al 28 novembre. Il film è in programma nella sala dell’oratorio di Lipomo domenica 27 novembre. Il film nella sala della comunità di Livigno il 26 e 27 novembre. Lettere e Rubriche Sabato, 19 novembre 2011 31 Direttore responsabile e direttore editoriale Q uesta edizione del Settimanale va in pagina con la firma di Alberto Campoleoni come direttore responsabile e don Angelo Riva come direttore editoriale. Il direttore responsabile assolve all’essenziale funzione istituzionale e civilistica stabilita dalla legge e sanzionata con l’iscrizione della testata alla Cancelleria del Tribunale. Il direttore responsabile deve essere necessariamente un giornalista iscritto all’apposito Albo professionale. Il dottor Campoleoni, giornalista dell’Eco di Bergamo, che volentieri ha accettato l’invito da parte della Cooperativa editrice, assicurerà anche una collaborazione alla ❚❚ Lettere al direttore. Il direttore risponde. redazione del giornale, che peraltro già lo ha visto presente attraverso il SIR (Servizio Informazione Religiosa). Il direttore editoriale ha il compito di dettare la linea editoriale, essendo a ciò designato dalla Cooperativa editrice del giornale, in sintonia con le indicazione pastorali del Vescovo diocesano. di mons. ANGELO RIVA L’amarezza di un cambio inatteso C i ha colto di sorpresa, come un fulmine a ciel sereno, la notizia del cambio del Direttore del Settimanale. Dalla prima domenica d’Avvento Don Agostino Clerici non sarà più alla guida del giornale della Diocesi di Como. Dopo dodici anni di direzione, nove come vicedirettore a fianco di mons. Carlo Calori e, prima ancora, come collaboratore fin dai tempi del seminario, Don Agostino non firmerà più i suoi brillanti editoriali. Una notizia che ha avuto la forza travolgente di scatenare un turbine di emozioni tra i suoi numerosi estimatori, lettori e collaboratori: sconcerto, dolore, amarezza. Tanta amarezza… Stati d’animo che fanno trovare il coraggio di dire che la decisione di mons. Diego Coletti, Vescovo di Como, non sia giusta e come tale non può lasciarci indifferenti e reticenti. Non solo perché sfiducia in modo precipitoso una preziosa esperienza pluriventennale in ambito giornalistico, coltivata giorno dopo giorno con fedeltà quotidiana, professionalità e dedizione, ma anche perché lesiona una larga parte della comunità ecclesiale comasca che, in questi anni, ha sinceramente apprezzato il talento giornalistico di don Agostino, il suo amore per la Verità, la forza e la chiarezza del pensiero, il coraggio delle idee, l’incisività e l’efficacia di una parola che mai cede all’oscurità, la qualità delle osservazioni. Persino il colpo delle sferzate di un pensiero critico e libero, che mai si piega ai convenevoli e alle convenienze di posizioni ‘politicamente corrette’. Il tutto, però, sempre con garbo, senza arroganza né cadute di stile. Uno stile, il suo, sempre diretto, a volte scomodo perché capace di andare dritto al cuore delle questioni. Chi conosce don Agostino non fatica a capire che per lui il giornalismo è una vocazione appassionata, un modo speciale di rispondere alla fantasia straordinaria di Dio che assegna a ciascuno di noi un compito personale e una missione speciale. Un servizio di carità culturale fra le nuove povertà dell’umanità attuale. Dispiace vedere che nella “vigna di Dio” si licenzi su due piedi i suoi “operai”, quando il lavoro è tanto e tale da richiedere mani esperte e intelligenze di valore. Dispiace pure che nel “campo” della nostra comunità ecclesiale, in un tempo di sfide culturali e di emergenze formative, si interrino tesori e si sciupino talenti, anziché valorizzarli adeguatamente. Dispiace allo stesso modo che, come in questo caso, non si presti la dovuta attenzione alle vocazioni appassionate degli “uomini di Dio”. A coloro che pensassero di attribuire a queste parole una difesa dell’irremovibilità di ruoli e incarichi, rispondiamo che in una “società liquida” che dissolve velocemente legami e relazioni, c’è bisogno di contrastare, anziché assecondare, questa tendenza imperante. E se è vero che i cambiamenti possono essere “normali”, c’è modo e modo di farli. La logica cristiana, ben diversa da quella aziendale che cambia le persone come prodotti seriali, è rispettosa della persona, dei suoi sentimenti, della sua unicità. E’ rispettosa dei tempi che sono necessari per fare bene dei cambiamenti importanti, come pure delle persone che, più o meno direttamente, sono coinvolte dal cambiamento. Se non lo si fa, la centralità della persona, che spesso risuona nelle riflessioni teologiche e nelle omelie domenicali, rischia di stemperarsi e di cadere nel vuoto. Penso ai lettori che nelle prossime settimane sfoglieranno il giornale. Ai fedeli estimatori delle numerose pagine curate dall’ex direttore del Settimanale. Alla gente che aveva una predilezione così particolare per i suoi editoriali e i suoi “Corsivi” da farne il punto di partenza della lettura del giornale. Alle persone che del giornalismo di don Agostino ammiravano la feconda osmosi di parola e immagine, la bellezza delle sue fotografie di prima pagina, sempre eloquenti e cariche di senso. Penso anche ai collaboratori che, come me, stanno vivendo con smarrimento questo cambiamento. A coloro che in don Agostino hanno trovato un vero maestro di giornalismo cattolico. Un amico con cui condividere la grande passione della notizia, la serenità del lavoro di squadra, la gioia del “servizio” alla nostra Chiesa di Como. Una persona sempre disponibile all’ascolto e al confronto, anche nei momenti più frenetici e faticosi di chiusura del giornale, il martedì sera. Tanti ricordi, che nessun cambiamento potrà vanificare. Un ultimo pensiero è per don Agostino a cui rivolgiamo -penso di interpretare il sentimento di molti lettori e collaboratori- la nostra più affettuosa vicinanza. Con infinita stima e gratitudine. Sinceramente! Manuela Giani L a cordialità e i sentimenti di sincero apprezzamento nei confronti di chi per dodici anni ha diretto il Settimanale della Diocesi di Como meritano giusta espressione. Interpretano il sentire di tanti nostri lettori e sono il segno di come don Agostino abbia lavorato bene in questo lungo tempo, meritandosi stima e affetto. Non sarà certo un avvicendamento di ruolo a “sfiduciare”, “licenziare” o “interrare” questo tesoro. Nella Chiesa i compiti che il Vescovo affida sono servizi: si accettano per fede, si tengono con speranza, si lasciano con amore. Giusto il rammarico, fuori luogo la recriminazione. Circa i tempi e i modi degli avvicendamenti, poi - tali per cui si abbia sempre a cuore la “centralità della persona” -, si sa che in questo nessuno è infallibile. Prima di giudicare, però, gli elementi di un dialogo fra un vescovo e un suo prete bisognerebbe conoscerli tutti. Sono tanti, forse troppi: meglio lasciarli nella riservatezza del confronto personale fra i diretti interessati. A don Agostino un augurio sincero: per il suo genio e il suo talento c’è il campo immenso della missione della Chiesa. Nessuno spreco: c’è solo da mettersi a lavorare. L’ultima conviviale UCID Uno sguardo alle rivoluzioni arabe R iceviamo e volentieri pubblichiamo il resoconto della conviviale UCID di lunedì 14 novembre. Argomento affrontato: le rivoluzioni in corso nei Paesi arabi e le loro ripercussioni nei rapporti con l’Europa. Relatore il prof. Vittorio Emanuele Parsi, professore di Relazioni Internazionali alla Università Cattolica di Milano ed a quella di Lugano per la Svizzera Italiana. Due le caratteristiche che le rivoluzioni arabe hanno in comune: a) Le agitazioni precedenti erano contro il colonialismo. Ora sono contro le loro classi politiche dominanti; b) Quelle attuali sono slegate dall’islamismo, e sono basate su valori universali, come libertà, giustizia, democrazia. Infatti non ci sono state dimostrazioni contro l’Occidente. Quindi non si può prevedere il trionfo di Al Kaeda né del terrorismo. Invece, finalmente, c’è la possibilità di un valido dialogo culturale tra le due sponde del Mediterraneo. Dobbiamo imparare a fare i conti con il mondo arabo,che è fortemente unitario, molto più del mondo europeo. Da una parte persiste il regime neopatrimonialista: chi governa è padrone di tutto (come nell’Europa feudale e dell’Assolutismo? n.d.R. ). Dall’altra la composizione sociale è ben diversa dalla nostra: l’età media è inferiore ai 30 anni ed il livello culturale è molto cresciuto; l’informazione tramite televisioni e internet, anche di quelle arabe che parlano ad arabi, è fattore di cambiamento. La ribellione è stata fomentata anche dall’aumento del costo dei generi alimentari, a causa della politica cinese e di altre ragioni assai note. C’è il rischio che la “rabbia” araba Editrice de Il Settimanale della Diocesi Soc. Coop. a r.l. Sede (direzione, redazione e amministrazione): V.le Cesare Battisti, 8 - 22100 Como Telefono 031-26.35.33 Fax Redazione 031-30.00.33 E-mail Redazione [email protected] Fax Segreteria 031-31.09.325 E-mail Segreteria [email protected] conto corrente postale n. 20059226 intestato a: Il Settimanale della Diocesi di Como Redazione di Sondrio: Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio Telefono e Fax 0342-21.00.43 E-mail [email protected] Stampa: A. G. Bellavite S.r.l. Missaglia (Lc) Registrazione Tribunale di Como numero 24/76 del 23.12.1976 Pubblicità: contro le proprie classi dirigenti si saldi con quella contro Israele. Sarebbe davvero “un macello”. L’Iran sciita non dovrebbe avere vantaggi. La Turchia gioca le sue carte: potere controllato ancora dai militari “laici”, ma popolo moderatamente islamista. L’Arabia Saudita fa eccezione, per ora, perché la popolazione avente cittadinanza saudita è una minoranza privilegiata in mezzo a milioni di immigrati per lavoro. Nessuno dei due gruppi nutre spinte di ribellione. In oltre il regime saudita ormai è senza nemici esterni. Rispondendo ad alcune domande, il relatore si è soffermato sulla questione se vi sia compatibilità fra identità arabo-islamica e democrazia, con la distinzione del potere politico da quello religioso. Secondo il prof. Parsi non ci sono nell’islamismo ragioni strutturali che ostacolino la democrazia; tuttavia, a differenza del mondo cristiano in cui il potere politico è sempre stato distinto e, a volte, in conflitto con quello religioso, nell’Islam i due poteri sono dall’inizio strettamente uniti. Inoltre la cultura islamica non ha sviluppato la riflessione filosofica sul “diritto naturale”, come in Occidente (e come ha esortato a fare Benedetto XVI con la “lectio” di Ratisbona ? n.d.r. ). Occorrerà molto tempo perché ciò avvenga. Tuttavia, come si è notato, i valori che hanno fondato le rivolte appartengono al “diritto naturale”, come la uguaglianza dei sessi, che fa qualche progresso anche tra gli arabi più conservatori. La “contaminazione” tra le culture può, alla lunga, far maturare anche nel mondo islamico la consapevolezza che i “diritti naturali” sono davvero universali e che nella interiorità di ogni persona umana sono presenti. Anche se avvertiti in modo ancora iniziale. Occorre avere ottimismo storico, e confidare nei tempi lunghi, che sono ben superiori alla durata della vita umana. Attilio Sangiani Direttore responsabile: Alberto Campoleoni Direttore editoriale: mons. Angelo Riva La Provincia Essepiemme Pubblicità Via Pasquale Paoli, 21 - 22100 Como Telefono 031-58.22.11 Fax 031-52.64.50 Tariffe: euro 31 a modulo commerciale Prezzo abbonamenti 2011: Annuale euro 50 Europeo ed extraeuropeo euro 50 più spese postali La testata Il settimanale della diocesi di Como fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250. Questo giornale è associato alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) Informativa per gli abbonati: La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533. I dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli abbonamenti, al marketing, all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione del periodico e per l’invio di materiale promozionale. 32 Sabato, 26 novembre 2011 Pubblicità Il Settimanale entra nella tua casa con una proposta promozionale qui sotto annunciata. Ritaglia il coupon e spediscilo all’indirizzo indicato o portalo direttamente in redazione. Potrai beneficiare di un ottimo sconto! Aiutateci a raggiungere un obiettivo! Una rivendita con almeno 5 copie in tutte le parrocchie Promozione per nuovi abbonati!!! Compila questo volantino Approfitta! Abbonamento 2012 a 40 euro solo per te! Riceverai il Settimanale gratis fino a Natale Promozione per i nuovi abbonati! Compilando il seguente volantino riceverai il Settimanale gratis fino a Natale, e avrai diritto ad un abbonamento scontato, a 40 euro, per tutto il 2012! 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