Notizie flash - Diocesi di Como

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Notizie flash - Diocesi di Como
della diocesi di como
Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale |
D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como
Anno XXXV - 26 novembre 2011 - € 1,20
Europa
5
Mondo
44
6
Como
13
Sondrio
29
La strana
coppia franco
- tedesca
Beit Jala:
non c’è pace
fra gli ulivi
Lavoro: oltre
la disabilità
con “Sim-patia”
Don Ferraroli
e l’educazione
all’affettività
iflessione sul futuR
ro del metodo comunitario e sull’intes a
e comunità cristiaL
ne contro l’avanzamento del muro eretto
d Albiolo l’inauA
gurazione di una
lavanderia per offrire
l sacerdote ha eIsione
sposto con pasuna stimolan-
Francia-Germania.
Editoriale
Novembre, andiamo...
da Israele.
lavoro a persone fragili.
te riflessione.
Peregrinatio. Le reliquie della veggente di Lourdes in diocesi
di don Angelo Riva
T
empo di Avvento, nuovo inizio,
novità di una nascita. Il grembo
dell’umanità turgido di attesa del
Verbo. Inizio dell’anno liturgico, la
vita della Chiesa che daccapo si riposiziona
sul suo Signore. Nel clima di novità anche la sorpresa,
per i lettori del Settimanale, di un nuovo
direttore. Che prende servizio in punta
di piedi, confidando che la passione
per la Chiesa sopperisca a un difetto di
competenza giornalistica. Ringraziamo
don Agostino Clerici per il lavoro svolto nei
dodici anni del suo servizio. Ci consegna
un giornale bello, ricco di contenuti e
rinnovato nella grafica, attrezzato delle
migliori risorse tecnologiche a disposizione
di una redazione giovane e vivace. Vetrina
importante nel panorama editoriale.
Strumento ecclesiale di formazione e
di informazione. Tessuto connettivo
essenziale, anche al tempo di Internet
e della comunicazione on-line, per una
diocesi “arcipelago” come la nostra. Molti mi chiedono dove va il Settimanale.
Rispondo: prosegue sulla strada iniziata.
C’è una linea editoriale ben avviata. Il
Settimanale è una finestra sui fatti del
mondo e della Chiesa universale, con
il taglio tipico dell’ approfondimento
culturale. E’ voce del Vescovo e della
Chiesa locale, con le pagine dedicate
alla vita delle parrocchie e dei vicariati,
alle iniziative diocesane e degli uffici
pastorali. E’ cronaca “bianca” di quanto
accade attorno a noi: persone, fatti, eventi
ecclesiali e civili, una storia virtuosa che
difficilmente troverebbe spazio nel circo
mediatico malato di sensazionalismo, ma
che merita la ribalta della visibilità. Soprattutto, però, al Settimanale si affida
oggi un compito insieme difficile ed
esaltante. Quello di prendere in mano
la vita della nostra Chiesa diocesana
e accompagnarla, con gli strumenti
della comunicazione, dentro le sue
scelte. Sappiamo di vivere una stagione
complessa. Palpabile è il disagio di laici e
preti, comunità e famiglie, alle prese con
la difficile fede, l’enigma dell’educazione, i
reflui della crisi economica, le mille fragilità
delle persone. A complicare il tutto le
fatiche delle comunità e il calo numerico dei
sacerdoti. In questo quadro la nostra Chiesa
ha davanti a sè scelte cruciali e decisive. E’
il Vescovo che ce le sta indicando. La scelta
dei vicariati, in vista di una pastorale più
collaborativa e una vita sacerdotale più
fraterna. La miglior qualificazione della
pastorale giovanile e della preparazione
al matrimonio. All’orizzonte, il tema
appassionante e delicato del rinnovamento
dell’iniziazione cristiana, cuore della
maternità della Chiesa. Scelte da
condividere. Scelte da spiegare, perché
non sempre capite. E, una volta capite,
scelte da attuare con prudenza e gradualità,
senza fughe avventurose in avanti ma
anche senza immobilismi buoni solo ad
alimentare pigrizia e stanca ripetitività. Il
Settimanale vuole esserci in questo sforzo.
Spiegando, chiarendo, facendosi voce delle
certezze e dei dubbi, dei progetti e delle
decisioni. Luogo di confronto schietto
e palestra di discussione costruttiva.
Ci affidiamo alla protezione della Trinità
Misericordia. Con l’entusiasmo e quel
pizzico di incoscienza proprio dei neofiti.
Foto William
In occasione del 90°
anniversario della fondazione
di Unitalsi Lombardia anche la
diocesi di Como ha ospitato le
reliquie di santa Bernadette.
Sabato 19 novembre l’urna
è stata accolta all’Ospedale
Valduce. Lunedì mattina la
partenza per Nuova Olonio
e Tirano. La celebrazione
conclusiva della peregrinatio
si terrà il 3 dicembre
in Cattedrale a Milano.
13
Como
Stranieri: un popolo
in crescita
14
Valli Varesine
24
Al via la Visita Pastorale al
vicariato di Marchirolo
Sondrio
28
Decennale Caritas:
dignità della persona
Spettacoli
Quali limiti
per la pubblicità?
30
Ha raggiunto quota 4
milioni e mezzo il numero
di immigrati in Italia.
Lo dice il 21° rapporto
Caritas/Migrantes
Idee e opinioni
2 Sabato, 26 novembre 2011
I
nizia, per in cristiani, il
tempo di Avvento. Un tempo
propizio per riscoprire il
silenzio che genera la parola
parlante e che è alla base del
vero ascolto. Parole parlanti
capaci di aprire all’ascolto.
L’uomo di oggi vive in un mondo
che non conosce il silenzio,
vive emettendo pettegolezzi
e chiacchiere. Dalla mattina
quando si alza, alla sera quando
va a letto, il rumore, o il parlare,
o meglio il parlare come rumore,
è diventata quasi una schiavitù.
Il linguaggio di tutti i giorni,
quello che noi parliamo, con il
quale noi parliamo con gli altri,
è diventato a poco a poco, quel
linguaggio in cui non si trova mai
la parola giusta e che finisce col
rendere superficiali i rapporti
umani, con l’appiattire il rapporto
con la stessa realtà. E con la
morte del silenzio, l’uomo d’oggi
ha subito anche la morte della
parola. Se vogliamo tornare ad
un parlare autentico, dobbiamo
inevitabilmente recuperare
spazi al silenzio. L’uomo
✎ FUORI DAL CORO |
di Arcangelo Bagni
La libertà richiede uomini critici
disposti ad apprendere dagli altri
contemporaneo è infastidito dal
rumore, dalla società dell’urlo
ed ha nel contempo nostalgia
e timore del silenzio. Ne ha
nostalgia perché vivere in una
società del rumore è vivere
una vita invivibile, perché il
rumore provoca angoscia, non
dà tregua, ci assalta comunque
e dovunque. Ma egli, allo stesso
tempo, manifesta anche una forte
paura del silenzio: il silenzio
lo sgomenta, lo disorienta, lo
tortura. Conosce solo silenzi da
noia o da angoscia, silenzi per
difetto, non silenzi creativi nei
quali riscopre la propria identità,
il senso delle parole; quel
silenzio creativo che è all’origine
dell’ascolto. In questa società
dell’urlo, ascoltare diventa
difficile, talora impossibile.
L’ascolto è difficile. La nostra
è una società –è stato scrittoin cui tutti parlano al telefono
ma all’altro capo non c’è mai
nessuno che ascolta. Ascoltare ed
essere ascoltati: un fatto insolito,
rarissimo.
Chi ascolta infatti fa molte
azioni contemporaneamente:
deve tirar fuori (se c’è) la
struttura logica del discorso di
colui che parla, deve fare le sue
osservazioni, i suoi rilievi, deve
consultare continuamente la
propria enciclopedia mentale per
vedere se nel proprio bagaglio
culturale ci sono quei termini
e quelle nozioni di cui fa uso
colui che parla e, se non ci sono,
deve ristrutturare le proprie
conoscenze. Si tratta di un
lavoro faticoso, stancante. Il vero
ascoltatore deve possedere quelle
qualità che raramente si sposano
felicemente in una persona:
deve possedere una piena
maturità intellettuale ed emotiva.
Infatti, ci sono cose che non
vogliamo neppure sentire perché
emotivamente le rifiutiamo o
perché intellettualmente non
le accettiamo. Trovare una
persona che possegga una siffatta
maturità non è cosa da tutti i
giorni. Quante volte abbiamo
la sensazione di aver parlato e
di non essere stati ascoltati: chi
è incapace di ascoltare gli altri,
alla fin fine è incapace anche di
ascoltare se stesso. Il silenzioascolto apre alla trascendenza
ma fa sì che anche a livello della
convivenza umana i rapporti
siano diversi; ad esempio
impedisce che ognuno di noi
possa nell’arco della sua vita
giocare sempre con sé stesso con
delle carte false. Kierkegaard ha
scritto che giunge per tutti l’ora
della mezzanotte, l’ora in cui
ognuno non può più mentire a
se stesso, l’ora in cui ognuno non
può più continuare a giocare
con carte false. Quest’ora della
mezzanotte è l’ora del silenzio,
l’ora in cui il silenzio ci aiuta ad
aprirci all’ascolto di noi stessi,
dell’altro e della trascendenza,
e fa sì che le parole con le quali
confezioniamo i nostri messaggi
siano parole parlanti e non
degli sgorbi, siano cioè delle
parole che non possono essere
subite nella disattenzione, ma
bensì generano attenzione.
COLPO D’OCCHIO | di Piero Isola
Nuove etichette: non
tutto è trasparente
O
Le novità introdotte
cchio all’etichetta, ci
dir poco. Come quelle
sono novità. Sapete che
innovazioni di manica
dall’Unione europea
l’Europa, per dire la
(introdotte
dovrebbero renderle più larga
Commissione europea,
nell’interesse di chi?)
leggibili... manca però
ci vuole bene, pensa al nostro
che hanno portato a
un piccolo particolare:
benessere e si preoccupa di farci
far circolare in Europa
mangiare e bere sempre meglio.
e dunque anche in
nome e cognome del
Ecco perciò tutta una serie di
Italia, cioccolato
produttore...
prescrizioni (sono pubblicate
con grassi scadenti al posto del burro
martedì 22 novembre sulla
di cacao, “aranciate” senza succo di
Gazzetta ufficiale della Ue) riguardanti le etichette di
arancia, vino zuccherato o prodotto senza uva, formaggi
cibi e bevande. D’ora in poi saranno più trasparenti,
e latticini ricavati dalla caseina invece che dal latte, e altre
più dettagliate, più leggibili (la Commissione ha fissato
“specialità” del genere. Anche per le etichette, nonostante
finanche l’altezza minima dei caratteri: 1,2 millimetri) e
le prescrizioni appena introdotte, manca ancora quel
dovranno recare le indicazioni relative a sette parametri:
piccolo particolare che farebbe fare il vero salto di qualità
valore energetico, proteine, carboidrati, zuccheri, grassi,
nella trasparenza e responsabilizzerebbe i fabbricanti
acidi grassi saturi, sodio (sale), sulla base di 100 grammi
nel rapporto con i consumatori: l’indicazione, con tanto
o 100 millilitri di prodotto. Dovranno altresì specificare
di nome, cognome, o ragione sociale, e indirizzo del
il Paese d’origine, la natura esatta dei grassi impiegati,
diretto produttore. Santa pazienza, è mai possibile che il
la presenza di allergeni o di caffeina e se l’involucro
diretto produttore può restare ancora anonimo? E perché,
dei salumi insaccati sia o meno commestibile (!), ecc...
per le aziende produttrici, qualora non siano imprese
Pignoleria per pignoleria, a proposito di commestibilità,
individuali, non mettere anche nome e cognome di
nulla è detto circa la crosta dei formaggi, ma tant’è.
un “responsabile” della produzione? Per quale motivo
Peccato che a fronte di tanto zelo (opportuno, ma che
possiamo, anzi dobbiamo per legge, conoscere nome e
sa un po’ di acqua calda, perché le etichette di molti
cognome del direttore responsabile di un quotidiano,
prodotti già riportano tali indicazioni) ci siano decisioni,
di un giornale, di una qualsiasi pubblicazione, che al
prese in precedenza dalla Commissione, che definire
massimo può avvelenare le coscienze, e non dovremmo
stravaganti e niente affatto salutari per i consumatori è
conoscere le generalità del responsabile degli alimenti
che mangiamo ogni giorno e che possono avvelenarci lo
stomaco? Ai fini della vera trasparenza non basta, non
può bastare, quanto avviene ora in molti casi e, cioè,
la sola indicazione del distributore o dell’importatore,
dell’imbottigliatore (l’Italia è piena di imbottigliatori) o
del confezionatore, oppure di altre figure intermediarie
create ad hoc per “manipolare” altrove prodotti altrui,
come il condizionatore per i vini o l’elaboratore per gli
spumanti. Né dovrebbe bastare – perché anche questo la
legge consente pur di non palesare il diretto produttore –
apporre sulle confezioni di taluni prodotti (ad esempio,
conserve, latte e derivati) il solo contrassegno ovale
con l’identificativo CE (Comunità europea) oppure, su
altri, il numero d’iscrizione alla Camera di commercio.
Vattelappesca, poi. Suvvia! Va bene l’elenco dettagliato
degli ingredienti e la tabella precisa dei valori nutrizionali
di tutto ciò che di confezionato ci fanno mangiare, ma
se manca il nome dell’autore, dell’artefice della ricetta,
con chi ce la prendiamo se questa dovesse rivelarsi mal
riuscita?
◆ Stella Polare di don angelo riva
Tutti a casa? Abbassiamo i toni
A
“
casa!”. Era lo slogan gridato dal
palco di una manifestazione politica pochi giorni prima della
crisi del governo Berlusconi. Mi
ha ricordato che l’identico slogan aveva
accompagnato l’uscita di scena, nel 2008,
del governo Prodi: “a casa!”
Decisamente un gergo non rituale nei palazzi della politica. Almeno per chi, come
me, era abituato alle “convergenze parallele”, alla “non-sfiducia”, e ad altri virtuosismi verbali tipici della Prima Repubblica. “A casa!”: un gergo da osteria. In effetti
è da qualche anno che l’emiciclo parlamentare pare essersi trasformato in una
specie di Curva Sud del tifo appassionato
e fazioso. Ma così proprio non va. Sulla
drammatica crisi economica, che ci sta
portando sull’orlo del collasso, si possono dire tante cose, ma due appaiono incontestabili. La prima è che comanda la
finanza internazionale, rendendo ardua
la governance dei mercati finanziari. Un
tempo si moriva di spada, oggi si muore
di spread. La seconda è che nel mirino degli speculatori ci finiscono gli Stati che si
mostrano vulnerabili. Francesi e tedeschi
si sono messi al riparo: si dice che le loro
banche siano piene di titoli tossici, eppure
l’angelo sterminatore della speculazione
passa oltre. L’Italia, invece, è nel centro del
mirino. Causa: una grave crisi di credibilità. Ci siamo mostrati divisi, affetti da
cronica ingovernabilità, vulnerabili appunto, e gli avvoltoi della finanza hanno
affilato gli artigli.
Tutta la classe politica ne porta la responsabilità, anche se con proporzioni diverse.
Le maggiori colpe alla maggioranza, rea
di aver dilapidato un cospicuo consenso
elettorale con una condotta arrogante – figlia della cultura imprenditoriale ma non
politica del premier –, che non ha saputo
evitare scissioni interne (finiani e “mal-
pancisti”) e arroccamento delle opposizioni. Per far crollare la credibilità internazionale, i guai giudiziari e il gossip hanno
fatto il resto – per quanto occorre riconoscere una forma di accanimento giudiziario e mediatico contro il premier. Ma
anche l’opposizione porta le sue responsabilità, per non aver saputo andare oltre l’invettiva forcaiola e la sloganistica
da Curva Sud.
Domanda: cosa hanno fatto i politici cattolici, di una parte e dell’altra, per evitare la zuffa? Non potevano, almeno loro,
parlarsi senza gridare “al lupo! al lupo!”?
Di certo ora serve moderazione e responsabilità per il bene comune, e vorremmo
che proprio loro ne fossero i primi artefici.
Con Monti sembra scoppiata la luna di
miele. Speriamo non vada a finire come
nei matrimoni: passato il miele, rimane
la luna. Pagherebbero gli italiani. E allora toccherebbe a loro dire “a casa!”. Tutti.
Attualità
Sabato, 26 novembre 2011
3
Egitto,
l’ombra
dell’esercito
sul voto del
28 novembre
Cresce il bilancio dei morti e dei feriti degli
scontri di piazza che hanno infiammato
nei giorni scorsi Il Cairo. Una situazione di
tensione crescente in vista delle elezioni
O
ltre trenta morti e migliaia di
feriti: è il bilancio degli scontri
che nei giorni scorsi hanno visto
fronteggiarsi esercito e polizia con
migliaia di manifestanti in piazza Tahrir,
al Cairo, luogo simbolo della rivoluzione
dello scorso gennaio. “Le proteste – spiega
al SIR padre Luciano Verdoscia, missionario
comboniano che da circa 20 anni vive e opera
nella capitale egiziana – sono scoppiate a
causa degli arresti e dei processi sommari
da parte dell’esercito con condanne inflitte
ai manifestanti che avevano partecipato ad
attività politiche. In Egitto, è bene ricordarlo,
vige ancora la legge marziale. La popolazione,
nei cui strati non si annoverano solo i giovani
della rivoluzione, ma anche forze islamiste,
ha chiesto la loro liberazione. La velocità di
questi processi contrasta con il ritardo con cui
vengono condotti quelli contro la corruzione
e le ingiustizie del vecchio regime causando
irritazione nella gente”. Ma c’è un secondo
motivo alla base degli scontri: “È quello dei
princìpi sovracostituzionali, che hanno creato
grande dibattito e attraverso i quali l’esercito
vorrebbe garantirsi alcuni privilegi legati alla
gestione del potere e del governo. Questa
situazione ha scatenato le manifestazioni
avviate dagli islamisti che poi hanno
abbandonato la piazza lasciandola ai giovani”.
“Negli scontri è riapparsa, poi, la polizia della
sicurezza di Stato, smantellata dopo la caduta
di Mubarak, ma che ha ripreso le sue attività
contribuendo a creare ulteriori disordini.
Tuttavia, la rivoluzione ha scosso la coscienza
della gente. Nonostante lo spettro del
fondamentalismo il processo democratico deve
continuare e la gente ne ha piena coscienza
e non si lascerà andare. Le manifestazioni di
quest’estate sono state segnate dalla presenza
di teppisti – collegati con polizia e forze
armate – che hanno provocato disordini così
da giustificare la repressione e la violenza
dell’esercito. La stessa
strategia è stata applicata
anche questa volta”.
“Le proteste sono
scoppiate a causa degli
arresti”. Ma, sottolinea
padre Luciano
Verdoscia, missionario
comboniano, c’è un
secondo motivo alla
base degli scontri:
“E’ quello dei principi
sovracostituzionali, che
hanno creato grande
dibattito e attraverso
i quali l’esercito
vorrebbe garantirsi
alcuni privilegi legati
alla gestione del potere
e del governo”.
Tra due blocchi. Il 28
novembre si terranno
le elezioni politiche
che vedranno milioni
di egiziani scegliere i
rappresentanti della
Shura, la camera bassa
del Parlamento. E
padre Verdoscia non
nasconde i timori: “In
questo scenario il voto
rischia di trasformarsi
in un bagno di sangue.
Ma, nonostante le
tensioni, l’Egitto ha grande voglia di avanzare
nel cammino verso la democrazia”. Sul
campo degli schieramenti politici il Paese
sembra diviso tra un riformismo islamico e
l’estremismo, una polarizzazione che vede,
da un lato, il blocco islamista, formato,
afferma il missionario, “principalmente dai
Fratelli musulmani e dai Salafiti, le cui origini
rimandano al wahabismo di origine saudita”
e, dall’altro, “il blocco dei partiti liberali, di
sinistra e delle nuove formazioni. Tra queste
anche quella degli appartenenti al partito
democratico nazionale dell’ex presidente
Mubarak, riammessi al voto da una Corte
egiziana. Una decisione vista come un
segnale non positivo dalla popolazione che
teme sempre un ritorno del vecchio regime”. I
Salafiti sono diventati sempre più influenti in
Egitto: non hanno preso parte alla rivoluzione
del 25 gennaio e sono scesi per le strade del
Cairo solo quando era certo che il presidente
Mubarak sarebbe capitolato. Il movimento
sta ora facendo di tutto per approfittare di
questo periodo di transizione e imporre la
sua visione.
Cristiani defilati. A temere maggiormente
le conseguenze di una loro ascesa politica
sono i cristiani copti e le donne. Non è un
caso, spiega il religioso, che “le posizioni
dei cristiani in questo momento appaiano
piuttosto defilate, tendenti a favorire candidati
moderati e reputati capaci di buon governo.
Se l’Egitto dovesse cadere nelle mani del
fondamentalismo islamico, sarebbe un
problema anche per il ruolo centrale che
questo grande Paese riveste nella regione”.
Accantonata l’idea di un partito cristiano
in lizza, “che sarebbe diventato molto
probabilmente obiettivo di attacchi” la Chiesa
copto-ortodossa e quella cattolica hanno
invitato i loro fedeli “a scegliere tra i vari
candidati, anche musulmani, che militano
in quelle formazioni con orientamenti più
democratici e moderati. Ci sono in effetti
candidati di fede musulmana molto aperti”.
E sono questi ultimi, oltre i pochi candidati
di fede cristiana, che si divideranno il voto
dei cristiani che, “secondo nuove statistiche
rappresenterebbero il 20% circa della
popolazione”. Alcuni analisti, tuttavia, si
dicono certi che andrà a votare solo il 23% dei
cristiani egiziani. Favorito appare il blocco
islamista, accreditato del 30-35% dei voti.
“In questi anni – dice padre Verdoscia – gli
islamisti hanno lavorato molto tra le fasce
deboli della popolazione che hanno nella
religione un elemento identitario. E nel nome
della religione risponderanno quando saranno
nelle urne. Per questo motivo, credo sia
urgente lavorare molto sul significato di parole
come democrazia, diritti e libertà”.
“Ci sono coloro che pensano che l’Egitto non
sia pronto per la democrazia ma io credo
il contrario. La popolazione – conclude –
vuole l’autodeterminazione. Per gli egiziani
democrazia significa elezioni corrette, nelle
quali i cittadini possano votare liberamente
coloro che ritengono degni di governare”.
Repubblica Democratica del Congo. Le parole del card. Monsengwo in vista delle presidenziali
In Congo cresce la tensione in vista del voto
C
resce la tensione nella Repubblica
Democratica del Congo in vista delle elezioni presidenziali del prossimo
28 novembre. Un voto che è stato in
dubbio fino a poche settimane fa a causa delle difficoltà organizzative – accentuate dalla
vastità del Paese (quasi due terzi dell’Europa
occidentale) e dalla carenza di infrastrutture – ma anche dai ripetuti episodi di violenza
che hanno segnato la campagna elettorale. A
fronteggiarsi i militanti del presidente uscente
Joseph Kabila, in carica dalla morte del padre
nel 2001 e eletto democraticamente nel 2006,
e il suo storico rivale Étienne Tshisekedi. A
differenza del 2006 l’elezione del presidente avverrà a turno unico e non più a doppio
turno. Una modifica introdotta dalla riforma
elettorale presentata dal partito di Kabila lo
scorso anno, proprio in vista delle elezioni.
Decisione giustificata, secondo il presidente, dalla volontà di ridurre i costi e i problemi organizzativi ma che, per l’ opposizione,
rappresenterebbe un trucco per garantire al
presidente la riconferma. Il consenso elettorale nei confronti del presidente sembra, infatti, diminuito specialmente in alcune delle
sue roccaforti, ma l’opposizione, divisa al suo
interno, non è stata capace di compattarsi su
un unico candidato. Alcune settimane fa il
cardinale di Kinshasa, Monsengwo ha condannato gli atti di violenza “che favoriscono
le barbarie” in questo periodo di campagna
elettorale. Nel corso di contatti con la stampa, ha detto di disapprovare la manipolazione
della gioventù, soprattutto dei minori, nella
campagna elettorale. Il cardinale ha affermato
d’aver constatato rapporti d’affari inquietanti
dall’inizio della campagna in RDC, il 28 ottobre: “Siamo testimoni di incidenti che stupiscono per la loro frequenza e ripetizione: ci si
insulta, ci si arma di macete e a volte di fucili,
si deturpa l’ambiente, si brucia come se la fine delle elezioni fosse di distruggere il paese
piuttosto che di costruirlo”. Nel suo messaggio
ha chiesto ai candidati alle elezioni presidenziali e ai nuovi membri della futura legislatura, elezioni previste il 28 novembre 2011, di
dare prova di saggezza: “Come potremmo dare fiducia a dirigenti incapaci di proteggere la
popolazione? Come eleggere governatori che
non ci danno garanzie di pace, di giustizia, di
verità e d’amore del popolo? Riassicuriamo,
riassicurate il popolo perché vi elegga in cuore e coscienza”. Altri appelli alla distensione
si sono moltiplicati in quest’ultimi giorni. Il
Cardinale proseguendo ha detto : “Gli alti responsabili congolesi devono garantire lo svolgimento pacifico del processo elettorale”. Lo
stesso giorno, l’Unione europea si è dichiarata, in un comunicato, ansiosa degli ultimi
sviluppi della campagna elettorale in RDC.
Ha richiamato al rispetto della legge. Anche
il presidente della Commissione dell’Unione
africana (UA), Jean Ping, ha formulato il desiderio di vedere le elezioni “svolgersi nella
calma e la serenità” in questo paese.
4 Sabato, 26 novembre 2011
Italia
Cattolici in politica. Un gap da colmare
N
egli ultimi decenni “i
cattolici sono stati più
rilevanti e incisivi come
elettori” che come
“elaboratori di offerta politica”.
Un gap da “colmare”. Lo afferma
in un’intervista al SIR Luca
Diotallevi, docente di sociologia
presso l’Università di Roma
Tre. Politologo e vicepresidente
del Comitato scientifico e
organizzatore delle Settimane
Sociali dei cattolici italiani,
Diotallevi è autore del volume
“L’ultima chance. Per una
generazione nuova di cattolici
in politica” (ed. Rubbettino) in
libreria a fine novembre.
A poco più di un anno dalla
46ª Settimana Sociale lei
parla di “ultima chance” per i
cattolici. Perché “ultima”?
“Ultima anzitutto perché
‘la più recente’, quella che
abbiamo ora di fronte. Ma
ultima anche perché, se non
venisse colta in modo adeguato,
potrebbe essere seguita da
uno scompaginamento –
se non definitivo – molto
probabilmente di lunga
durata di ogni cattolicesimo
politico italiano. Ciò non è
senza rilievo. Per il Paese in
primo luogo. Perché i cattolici
hanno finora garantito alla
sua fragile democrazia la più
ampia base di consenso. Per
la Chiesa italiana. Perché un
laicato protagonista in politica
(non importa in quante e
quali forme) aiuta e conforta
l’episcopato a occuparsi delle
sue funzioni proprie, senza
dover accedere a supplenze più
o meno estese, a volte resesi
indispensabili, ma non per
questo prive di costi. Cogliere
quest’ultima chance non è poi
privo di rilievo neppure per la
Chiesa universale, perché un
maturo cattolicesimo politico
italiano ha contribuito in modo
significativo a donare alla
Chiesa universale una migliore
coscienza del rapporto tra fede
e politica nella modernità,
tra Chiesa e politica e tra
episcopato e politica”.
In questo momento di crisi
e di sfide gravi e urgenti che
il nostro Paese è chiamato
ad affrontare esistono le
premesse e le condizioni per
una “nuova generazione” di
cattolici in politica, come più
volte auspicato da Benedetto
XVI e dal card. Bagnasco?
“Certamente sì, anche se
fanno fatica a emergere. A
volte prendono il vicolo cieco
La necessità
di un laicato
protagonista
Intervista a Luca
Diotallevi, autore
del volume: “L’ultima
chance. Per una
generazione nuova
di cattolici in
politica”
di modelli clerico-moderati
o neogentiloniani (dal ‘patto
Gentiloni’, accordo stipulato
tra i liberali di Giovanni Giolitti
e l’Unione elettorale cattolica
italiana presieduta da Vincenzo
Ottorino Gentiloni per le
elezioni politiche del 1913,
che segnò l’ingresso ufficiale
dei cattolici nella vita politica
italiana, ndr) invece che le vie
maestre tracciate da Sturzo,
De Gasperi e dalla ‘Dignitatis
humanae’”.
Il Papa chiede responsabilità e
impegno per il bene comune.
Ma il perseguimento del “bene
comune” può essere delegato
in via esclusiva alla politica?
“Assolutamente no. Il fine
della politica è quello di
un contributo limitato,
specifico e responsabile al
bene comune. Che di volta
in volta viene definito ‘ordine
pubblico’ o ‘pace’ (come pace
possibile e conflitto regolato).
Quest’ultimo, ad esempio, è
il termine che Benedetto XVI
ha usato di recente nel suo
intervento al Bundestag”.
Lei sostiene la necessità di
grandi riforme e, al tempo
stesso, la mancanza di
riformatori. A quali riforme
allude, in particolare?
“A tutte quelle che ci aiutano
ad essere protagonisti – e non
vittime – dell’irreversibile e
positiva fuoriuscita dall’era e dal
regime degli Stati. Si tratta delle
riforme che fanno la politica
più piccola e migliore, meglio
sottoposta al giudizio dei
cittadini-elettori-contribuenti”.
Le sembra che negli ultimi
decenni i cattolici abbiano
fatto “la loro parte” per il
progresso civile, economico e
sociale dell’Italia?
“Senz’altro, anche se in politica
ciò è avvenuto in misura minore
rispetto a quanto si è verificato
in altri ambiti sociali. Il punto
è colmare questo gap. In
particolare, poi, i cattolici sono
stati più rilevanti e incisivi come
elettori, dunque sul lato della
domanda politica, che come
elaboratori di offerta politica.
Questo è il vero punto”.
Come se lo spiega?
“Credo che il motivo
principale risieda proprio nel
cambiamento della stagione
politica. I cattolici avevano
dato alla prima repubblica;
da quella stagione sono stati
inevitabilmente formati,
politicamente parlando. Ora
però la politica ha cambiato
grammatica e sintassi, e i
cattolici ci hanno messo un
po’ ad accorgersene. Nostalgia
del sistema proporzionale,
fughe nell’inutile ruolo di
indipendenti (di destra, di
centro o di sinistra) o reflussi
di clericalismo sono sintomi
di questa fatica ad elaborare
cultura politica adeguata al
cambiamento. Non poteva certo
essere opera di un attimo, ma
forse ci abbiamo messo un po’
troppo tempo. Anche perché,
e questa è la sorprendente
novità, rispetto a cento anni
fa, il magistero sociale della
Chiesa (da Montini a Ratzinger,
attraverso Wojtyla), è oggi più
aggiornato della cultura politica
media del laicato cattolico. Non
abbiamo proprio scuse...”.
E oggi, concretamente, che
cosa dovrebbero fare?
“In primo luogo debbono
intuire che bipolarismo e
federalismo sono due grandi
opportunità per il loro
protagonismo, non due ostacoli.
Sono ostacoli solo per qualche
segmento del vecchio ceto
politico consociativo, centrista e
trasformista”.
Oggi grandi figure come don
Sturzo o De Gasperi “parlano”
ancora ai cattolici?
“Il ‘popolarismo’ loro e di
tanti che si sono mossi sulla
loro scia (Andreatta, Ruffilli,
Scoppola, Biagi) rappresenta
un ingrediente essenziale per
l’elaborazione di un nuovo
riformismo d’ispirazione
cristiana, adeguato alle sfide di
oggi e capace di alleanza con
altri riformismi”.
Guardando alla strettissima
attualità: un “governo tecnico”
di “civil servants” senza
precedenti quello di Monti,
definito il 17 novembre dallo
stesso Monti “d’impegno
nazionale”. Ma anche un
“governo del presidente”
(ruolo decisivo del capo dello
Stato) e di “grande coalizione”.
Segno della “crisi” dei partiti e
dell’incapacità/inadeguatezza
della politica a fronteggiare la
crisi attuale?
“Spero faccia bene e soprattutto
presto. Ma non possiamo
smettere di lavorare perché la
politica si rinnovi e consenta
di tornare a maggioranze e
capi di esecutivi chiariti prima
del voto e decisi dall’esito
dei voti. E qui ritorno al
riformismo, combinazione
d’intelligenza delle cose, fiducia
e responsabilità democratica.
Intelligenza delle cose perché
è rifiuto dell’ideologia; fiducia
perché spinge a coprire il tempo
che passa dal momento in
cui partono le riforme, spesso
costose e dolorose, al momento
in cui si sperimentano i primi
risultati. I riformisti, inoltre,
credono profondamente che
la competizione politica e la
responsabilità democratica
siano insostituibili; non possono
rassegnarsi a soluzioni di
cosiddetti ‘governi tecnici’. Per
quanto competenti siano le
persone che li compongono,
questi non sono altro che
governi politici alla base della
cui formazione vi è in misura
molto modesta il peso del
processo democratico”.
a cura di GIOVANNA
PASQUALIN TRAVERSA
Politica. Opportunità e difficoltà per il nuovo esecutivo
Governo Monti: una finestra e una sfida
I
ncassa una fiducia plebiscitaria
al Senato il governo Monti ed è
pronto per mettersi al lavoro. Non
si tratta semplicemente di mettere a profitto quella “luna di miele”
che tradizionalmente accompagna
i nuovi esecutivi, quanto di tamponare l’emergenza con misure che comincino a disegnare risposte strutturali, per quanto di pertinenza
dell’Italia, al complesso processo di
ristrutturazione che è in atto su scala mondiale. Chi deve cominciare a
pagare il conto di questa crisi, atteso che non si può rimediare con il
classico sistema delle successive bolle speculative?
Proprio perché la risposta a questa
domanda strutturale è legata all’evoluzione dei rapporti di forza economici e politici tra le grandi aree (basta guardare il recente vertice Usa-
Pacifico) e, all’interno di queste, tra
i sistemi-Paese, l’Italia, nel suo piccolo, ma anche per il suo rango, deve
esserci. Per questo è necessaria quella “coesione” di cui tanto si è detto
nel corso di questa crisi.
Riuscirci implica la “responsabilità”
e la disponibilità di tutti ai “sacrifici”, altre parole chiave sovente ripetute. L’Italia, il sistema politico italiano, è sempre stato un contenitore
di un’infinita e variegata pluralità di
interessi, di posizioni, di soggetti. Il
pluralismo può essere centrifugo o
centripeto, frammentato o invece
cooperativo. Nel primo caso distrugge energie, nel secondo le moltiplica.
Siccome siamo un popolo sorprendente e creativo, i cicli, le fasi del pluralismo si susseguono veloci e imprevedibili, spesso legate al contesto
internazionale.
Di qui la finestra di opportunità per il
governo Monti e insieme la sfida che
può raccogliere. Parlando chiaro agli
italiani si può tradurre la fiducia nei
numeri parlamentari in un’iniezione di fiducia per il Paese tutto, che
non solo ne ha bisogno, ma anche
la desidera.
A partire dai giovani: sono il segno
evidente delle tante energie e, dunque, delle ricchezze che ci sono, ma
sono a rischio. Se cominciano anzitempo a scoraggiarsi – e le statistiche
parlano di uno su cinque che è assolutamente fermo – ci manca il propellente per ricominciare a crescere.
Per questo di qui bisogna partire e
qui bisognerà senza dubbio arrivare,
con rigore, serietà e serenità, gli atteggiamenti giusti per un passaggio
molto delicato e molto importante.
SIR
Europa
UE. Una riflessione sul futuro del metodo comunitario
N
el corso dei vertici europei
degli ultimi mesi, finalizzati a
superare la crisi debitoria degli
Stati dell’Eurozona, la cancelliera
tedesca e il presidente francese hanno
assunto la leadership in modo evidente.
Questo comportamento è stato criticato
dal punto di vista dell’idea comunitaria
che è alla base della coesione dell’Unione
europea. Si parla di un direttorio francotedesco. Il metodo comunitario prevede
infatti che le istituzioni europee che
riassumono in sé le posizioni e gli
interessi di tutti i partner, debbano
indicare la via e avanzare proposte che
possano essere accettate come basi
delle decisioni da parte di tutte le entità
coinvolte. Nella crisi attuale, tuttavia,
questo metodo non funziona. Ciò avviene
per una serie di motivi, tra i quali la
debolezza istituzionale e politica della
Commissione europea gioca certamente
un ruolo importante, sebbene occorra
dire che i governi degli Stati membri,
soprattutto quello tedesco e francese,
In seno agli organismi
comunitari è cresciuto il peso
del direttorio franco-tedesco
ma questo può non essere un
male per il futuro dell’Unione
non sono esenti da colpe. Da qualche
tempo, infatti, questi si fanno promotori
della tendenza ad attribuire alla disciplina
comunitaria un valore minore rispetto
alle ripercussioni nazionali. Questa
tendenza, che può essere spiegata anche
con l’incremento inflazionistico dei
membri dell’Unione a 27 Stati, trova
particolare espressione nella perdita
d’importanza della formazione della
volontà comunitaria e del processo
decisionale nell’ambito delle istituzioni
europee, privilegiando la cooperazione
diplomatica e gli accordi tra i governi. A
ciò si aggiunga che nella crisi originata
dall’eccessivo indebitamento di alcuni
membri, la capacità d’intervenire in
modo efficace dipende soprattutto dalla
disponibilità e dall’azione degli Stati che
dispongono dei mezzi. Perché la crisi non
è stata certo causata dall’Unione europea
o dall’Unione monetaria, bensì dagli Stati
che non si sono dimostrati all’altezza
delle esigenze della loro appartenenza
all’Unione, trascinando in tal modo
in sofferenza l’intero sistema. Anche
la responsabilità del fatto che questo
sistema comunitario non abbia agito
prima e meglio per contrastare gli errori
e respingere la crisi è degli Stati membri
che, in qualità di “signori dei trattati” e
in virtù di un’idea superata di sovranità,
non hanno messo a disposizione
La strana
coppia
all’Unione gli strumenti che sarebbero
stati necessari per difendere in modo
efficace la stabilità del sistema contro il
comportamento errato dei suoi membri.
La legittimazione della Germania e della
Francia a guidare l’Unione in situazioni
particolarmente difficili e critiche non
deriva solo dal fatto che essi sono i due
Paesi più grandi e con le economie più
forti dell’Eurozona. Anche il ruolo storico
dei due vicini mitteleuropei conferisce
loro una responsabilità particolare.
In fin dei conti, le conseguenze fatali
dell’inimicizia franco-tedesca che hanno
tenuto l’Europa col fiato sospeso per fin
troppo tempo, sono state la causa del
ripensamento che ha avviato il processo
di unificazione e pacificazione europea e
la successiva istituzionalizzazione della
pace nell’Unione. Una giustificazione
del ruolo di leader europei comuni della
Germania e della Francia potrebbe
essere data inoltre dal fatto che i
rispettivi Paesi e popoli rappresentano
in modo particolare e ideale i due
principi storici e le due esistenze, tra loro
contrapposti, che devono essere portati a
una sintesi se si vuole l’unità dell’Europa.
La Germania è sostanzialmente una
potenza continentale con un influsso
politico e culturale verso nord e verso
est. La Francia, invece, è una potenza
aperta verso ovest e verso sud, verso
Aiuti alimentari,
fondi UE anche
per il 2013
“N
Notizie flash
■ Libro Verde
Migranti e
ricongiungimenti
l’Atlantico e verso il Mediterraneo. Anche
dal punto di vista etnico e storico, i Paesi
rappresentano due varianti differenti
dell’influsso europeo. Infatti, mentre
la Francia rappresenta la tradizione
romanica e cattolica, la Germania
incarna la tradizione germanica e
protestante.
Da tutto ciò risultano situazioni,
prospettive e interessi specifici.
L’avanzamento deciso e parallelo
nonché l’armonia tra i due Paesi
sono il requisito per la formazione
della comunità europea. La loro
leadership comune ordina e muove
le forze che si oppongono al processo
comunitario in direzione di soluzioni
accettabili nel complesso dall’Unione.
Tuttavia, Nicolas Sarkozy e Angela
Merkel possono formulare proposte
che divengono decisioni solo nel
momento in cui i partner le accettano.
La loro approvazione viene facilitata
dal fatto che i massimi rappresentanti
delle istituzioni europee - ossia i
presidenti del Consiglio europeo, della
Commissione, della Banca centrale
europea e dell’Eurogruppo - cooperano
con regolarità alla formulazione delle
proposte franco-tedesche. Anche per
questo non si può parlare di un direttorio
che impone la propria volontà ai partner.
Thomas Jansen - Germania
◆ Europarlamento
oi insisteremo affinché anche
dopo il 2013 possa proseguire lo stanziamento di bilancio
comunitario per le banche alimentari”: José Manuel Barroso ha confermato in settimana, nell’emiciclo dell’Europarlamento, che il programma sociale di aiuti
alimentari dell’Unione ha un ruolo cui non
si può rinunciare e dunque la Commissione,
assieme al Parlamento Ue, proseguiranno la
battaglia per difendere tali fondi. Il Consiglio agricoltura dell’Ue era giunto nei giorni scorsi a un compromesso, ristabilendo i
fondi per portare cibo a 18 milioni di indi-
Sabato, 26 novembre 2011
genti europei di 20 Paesi diversi, purché
tale programma cessasse nel 2013. I 500
milioni di euro l’anno per due anni sono
ritenuti dal commissario all’agricoltura
Dacian Ciolos (i fondi provengono infatti
dai fondi agricoli del budget comunitario)
un “impegno” cui l’Ue non può rinunciare. Lo ha ulteriormente sottolineato,
sempre dall’emiciclo del Parlamento Ue,
il presidente della commissione agricoltura, l’italiano Paolo De Castro: “Questo
piano-ponte, valido per due anni, è una
buona notizia per 18 milioni di cittadini
europei. Ci preoccupa però la dichiara-
nei mesi scorsi aveva destato
preoccupazione la possibile
sospensione del fondo da parte dell’ue
zione congiunta dei governi francese e tedesco intesa a sopprimere gli aiuti alimentari
dopo il 2013. L’impegno della Commissione e del Parlamento Ue proseguiranno su
questa linea”. I fondi per gli aiuti alimentari - distribuiti grazie ai “banchi alimentari”
e a varie organizzazioni sociali e caritative,
confessionali o meno - vengono accostati alla Piattaforma europea per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale approvata il 15
novembre in aula.
La Commissione europea ha avviato nei
giorni scorsi un dibattito pubblico sul
diritto al ricongiungimento familiare
dei cittadini di Paesi terzi che vivono
nell’Unione europea, “in funzione
del quale - si legge in una nota di
Bruxelles - deciderà se è necessario
intervenire e definire, per esempio,
linee guida chiare, oppure modificare
le regole attuali o lasciare invariata la
situazione”. L’Unione si è dotata nel
2003 di norme comuni che stabiliscono
a quali condizioni i familiari degli
immigrati che soggiornano legalmente
in uno Stato membro possono entrare
nell’Unione. “Il ricongiungimento
familiare rende possibile la vita
familiare e l’integrazione sociale
degli immigrati”, ha puntualizzato
Cecilia Malmström, commissaria per
gli affari interni. “Mi auguro che le
parti interessate partecipino numerose
alla consultazione, scambiandosi
esperienze e opinioni su come rendere
più efficaci le norme europee sul
ricongiungimento familiare”. L’Esecutivo
invita “in particolare gli Stati membri
a indicare e quantificare i problemi che
loro stessi denunciano di abuso della
normativa in vigore”. Il libro verde,
sul quale le parti interessate possono
esprimersi entro il 1° marzo 2012, si
concentra in particolare sui seguenti
punti: a chi si applica effettivamente la
direttiva, ossia “come definire meglio
i migranti che possono beneficiare
delle regole Ue”; le condizioni per il
ricongiungimento familiare; “come
combattere il fenomeno dei matrimoni
di convenienza; “come garantire che
gli Stati membri rispettino determinati
obblighi, ad esempio tenendo conto
dell’interesse superiore del minore
nell’esaminare le domande” di
ricongiungimento.
Commissione UE
Programma di
lavoro per il 2012
“Realizzare il rinnovamento europeo”:
è il titolo del programma di lavoro
2012 della Commissione, adottato il
15 novembre, che vorrebbe tradurre in
azioni concrete il contenuto del “discorso
sullo stato dell’Unione” pronunciato a
ottobre dal presidente Barroso dinanzi
all’Europarlamento. Il programma
evidenzia che nei prossimi dodici mesi
“sarà necessario adoperarsi con particolare
impegno per portare avanti le proposte
già adottate o in preparazione nelle
prossime settimane, e che prevedono
misure sull’economia e il mercato unico”.
Crescita e occupazione sono al centro
degli impegni dell’Esecutivo. Lo stesso
Barroso ha dichiarato: “Nel mio discorso
sullo stato dell’Unione ho fatto un appello
per un rinnovamento europeo. La priorità
assoluta è adottare, e attuare rapidamente,
l’ambizioso pacchetto di proposte per
ripristinare la fiducia nell’economia
europea”. Le priorità fondamentali
ruotano dunque attorno ai seguenti
punti: costruire un’Europa improntata
alla stabilità e alla responsabilità;
realizzare una Unione “all’insegna della
crescita e della solidarietà”; permettere
all’Ue di “esprimersi in modo incisivo” a
livello mondiale. “In tutti questi ambiti
il programma di lavoro - insiste Barroso sottolinea la necessità che l’Ue resti unita
e ci esorta a lavorare insieme per garantire
che le proposte e le idee siano tradotte in
norme e si concretizzino a livello pratico”.
5
6
Mondo
Sabato, 26 novembre 2011
Notizie flash
■ India
La comunità cristiana contro l’avanzamento del muro
Mistero sull’uccisione
di una suora cattolica
Difendeva i diritti delle popolazioni
tribali contro gli appetiti di chi voleva
spogliarli delle loro terre. Ed è stata
uccisa da un sicario, in un agguato dai
contorni ancora poco chiari. Assomiglia
davvero in modo impressionante
alla storia di padre Fausto Tentorio,
il missionario del Pime ucciso nelle
Filippine, la vicenda di suor Valsa John,
una religiosa delle Suore della Carità
di Gesù e Maria, uccisa il 15 novembre
scorso nello Stato orientale indiano
dello Jharkhaland.
Le circostanze della sua morte non
sono ancora chiare. Ma è un fatto che
questa religiosa viveva fianco a fianco
con la popolazione tribale locale, i
santal. E che - come ha ricordato la
superiora del suo ordine religioso, suor
Lilly Mary - li aveva sostenuti nella
loro protesta contro lo sfruttamento
minerario dei loro territori. Per questa
ragione nel 2007 suor Valsa John era
stata addirittura arrestata durante
una manifestazione di protesta contro
una miniera di carbone realizzata su
un terreno acquisito illegalmente nel
distretto di Pakur.
A
L
A
J
bEIT
Non c’è pace fra gli ulivi
A
circa 10 km a sud di
per consentire la costruzione delle nuove
che rischiano di essere sradicati per
Gerusalemme si erge Beit Jala,
case, verrà modificato anche il percorso
permetterne il passaggio del muro. Dal
che con Beit Sahour e Betlemme
del muro, cosa che provocherà la confisca 1948 ad oggi Israele ha preso 10 mila
formano il cosiddetto triangolo
di terre di 57 famiglie cristiane di Beit Jala
dei 14 mila ettari del territorio di Beit
cristiano, perché abitate in prevalenza
e anche di una parte del convento delle
Jala. Chiediamo sostegno alla comunità
da palestinesi di fede cristiana, anche se
suore salesiane. Per protestare contro
internazionale ed esortiamo il presidente
ciò non si può più dire per Betlemme.
questa decisione, all’inizio di novembre,
palestinese Abu Mazen, il Patriarcato
Città posta sotto il controllo dell’Autorità
i cristiani di Beit Jala hanno partecipato
latino e la società civile a fare quanto è
nazionale palestinese (Anp), Beit Jala
ad una messa all’aperto celebrata dal
possibile per mantenere la terra nelle
conta una popolazione di circa 11 mila
parroco, padre Ibrahim Shomali.
mani dei legittimi proprietari”.
abitanti (80% cristiani), dedita, tra le
La comunità parrocchiale denuncia “la
Inoltre, aggiunge il parroco, “chiediamo
altre cose, alla coltivazione di ulivi, alla
confisca da parte di Israele dell’ultima
che il muro non venga costruito sulle
loro lavorazione artigianale e anche alla
area verde lasciata a Beit Jala”, e definisce nostre terre ma sulla Linea Verde, in
produzione di vino, con le viti coltivate
“l’annessione delle terre più belle della
territorio israeliano”. A rischio, ancora
a Cremisan, sull’omonima collina tra
zona di Betlemme come un attacco
una volta, è la presenza dei cristiani
Gerusalemme e Betlemme. Vini definiti
diretto contro il popolo palestinese e in
in Terra Santa. “Vorrei ricordare –
interessanti dagli esperti che fanno una
particolare contro i cristiani palestinesi”.
aggiunge il parroco – che a tale riguardo,
delle ricchezze di questo luogo e della
“La nostra città sarà soffocata – racconta
il Sinodo dei vescovi per il Medio
popolazione che lo abita. Dal 1891 la
al SIR padre Shomali – con queste
Oriente, dell’ottobre 2010, ha affermato
cantina Cremisan è gestita dai Salesiani
confische non ci sarà più possibilità
che è dovere della Chiesa sostenere la
che in questa città hanno due conventi,
di costruire abitazioni per i cristiani
presenza cristiana. Per questo, chiediamo
uno maschile e uno femminile. Dalla
che saranno costretti a partire.
alla Santa Sede e a Benedetto XVI
collina di Beit Jala si vede all’orizzonte
Senza calcolare le migliaia di ulivi
d’intervenire, utilizzando tutti i mezzi
il Parlamento israeliano, la
possibili per aiutarci a
Knesset, e le vallate che si
proteggere la nostra gente”.
stanno popolando di colonie
“La popolazione – conclude
israeliane, tra cui Gilo. Non
il parroco – è disperata e,
deve essere stata una sorpresa
tuttavia, confida in Dio. Non
per gli abitanti di Beit Jala
vogliamo gettare pietre o
“Ats pro Terra Sancta”, l’associazione della Custodia di Terra
sapere che il Comitato
provocare violenze, vogliamo
Santa, lancia per il terzo anno consecutivo una campagna
israeliano di pianificazione
solo giustizia, raccontare al
di raccolta fondi natalizia dedicata ai bambini, alle giovani
ha approvato un progetto per
mondo la nostra situazione
famiglie e agli anziani di Betlemme. I frati francescani
l’edificazione di 1.100 nuove
e soprattutto vogliamo
della Custodia di Terra Santa si adoperano per assistere
case proprio sulle pendici sud
pregare perché il Signore
la popolazione, cercando di rispondere ai bisogni più
di Gilo, colonia che sorge su
ispiri ai leader politici la
immediati delle fasce più deboli, in particolare provvedendo
terre già sottratte allo stesso
giusta soluzione. Per questo
alla mancanza di assistenza medico-sanitaria pubblica e
villaggio cisgiordano.
motivo, ci ritroveremo a
sostenendo, insieme alla Società Antoniana, anche l’attività
Avanzano le colonie e,
pregare, ogni venerdì, in un
delle Suore Guanelline e delle loro opere a servizio degli
con esse, anche il muro di
campo di ulivi. Questi alberi
anziani di Betlemme.Per sostenere la campagna: www.
separazione costruito, a detta
sono i testimoni silenziosi
proterrasancta.org/it/aiutaci/; con bonifico bancario Ats
degli israeliani, a difesa di
della sofferenza e dell’agonia
pro Terra Sancta Banca popolare etica Iban: IT67 W050
attacchi terroristici, mentre per
di Gesù nel Getsemani.
18121010 0000 0122691.
i palestinesi per sottrarre loro
Saranno testimoni anche del
terre e risorse naturali. Ora,
nostro dolore”.
■ Portogallo
Quando l’aiuto arriva
dall’ex colonia
L’Angola è pronto a correre in aiuto
della sua ex potenza coloniale alle
prese con la crisi economica che
sta mettendo in ginocchio l’Europa.
Ad annunciarlo è stato la scorsa
settimana il presidente angolano,
José Eduardo Dos Santos, al termine
di un incontro con il primo ministro
portoghese, Pedro Passos Coelho, in
visita in Africa. Secondo gli ultimi
dati macro-economici, il PIL del
Portogallo nel 2012 si ridurrà del 2,8%
mentre quello dell’Angola crescerà del
12%. Una crescita, quella del Paese
africano, trainata dalle esportazioni
petrolifere che garantiscono l’afflusso
costante di liquidità nelle casse del
governo. Risorse che, secondo gli
accordi, permetteranno l’acquisto
da parte del governo angolano di
quote di partecipazione nelle imprese
statali portoghesi. Per fronteggiare la
crisi economica nei prossimi mesi il
Portogallo procederà ad una serie di
liberalizzazioni che riguarderanno la
compagnia aerea statale TAP e diverse
altre compagnie impegnate nel settore
dei servizi.
Cresce la tensione nel
Paese, ormai sull’orlo
della guerra civile.
Fallita l’iniziativa
della Lega Araba.
Un aiuto per Betlemme
Siria, continua la repressione
Già 3500 morti da marzo
I cristiani
Nessuna sindrome irachena
“La situazione è certamente critica,
ma a chi cerca di terrorizzare
le comunità cristiane di Siria,
agitando lo spauracchio di quella
che qui chiamano la ‘sindrome
irachena’ rispondo: in settimane
di crisi e disordini, non una sola
chiesa è stata toccata, non un
solo cristiano aggredito in quanto
in tale”. Lo ha dichiarato mons.
Mario Zenari, nunzio apostolico in
Siria che ha apertamente respinto
l’ipotesi di congetture in chiave
settaria della crisi.
C
ontinua a preoccupare la situazione di
instabilità e violenza in Siria. Secondo
le Nazioni Unite la repressione
messa in campo dal governo del presidente
Bashar al-Assad avrebbe causato, dal marzo
scorso, circa 3500 morti. Un dato difficile
da confermare dato l’embargo assoluto
imposto dal regime ai giornalisti stranieri.
A filtrare sono notizie frammentate che
circolano attraverso blog e social network.
Nel frattempo domenica è scaduto
l’ultimatum della Lega Araba che aveva
chiesto l’autorizzazione ad inviare nel
Paese cinquecento osservatori. Una
richiesta respinta da Damasco che era
disposta ad ammetterne solo 40 e a precise
condizioni. In risposta al mancato rispetto
degli impegni la Lega Araba ha sospeso la
partecipazione della Siria. Intanto crescono
anche le preoccupazioni di Usa e Russia
(storica alleata della Siria) che hanno, a
più riprese, espresso la preoccupazione
per lo scoppio di una vera e
propria guerra civile.I gruppi
di opposizione hanno, infatti
annunciato di essere pronti
ad armarsi. Una tensione
sottolineata anche dall’attacco
che domenica ha interessato
una sede del partito al potere
nella capitale Damasco, colpita
da alcune granate. Si tratta del
primo attacco di questo tipo
nella capitale.
Sulla questione siriana è
intervenuto negli ultimi
giorni anche il premier turco
Erdogan, protagonista negli ultimi mesi di
un crescente attivismo turco nella regione.
“Potrai rimanere al potere con tank e
cannoni solo fino a un certo punto – ha
dichiarato Erdogan - poi verrà anche per te
il giorno di lasciare”. Parlando a Istanbul,
Erdogan ha denunciato l’uso della forza
militare da parte del regime siriano e
affermato che i giorni di Assad al potere
sono ormai contati. Al momento resta da
capire quale ruolo giocheranno Cina e
Russia, da sempre contrarie a risoluzioni
contro Assad in seno al Consiglio di
Sicurezza dell’ONU.
Economia
L
a Spagna volta pagina,
dunque, come
ampiamente previsto dai
commentatori politici e dai
sondaggi. Il leader dei Popolari
(Pp, centrodestra), Mariano
Rajoy, porta il suo partito alla
maggioranza assoluta dei seggi
– 186 su 350 – nel Parlamento di
Madrid, con un solido 44,5% dei
voti. I socialisti di Alfredo Pérez
Rubalcaba, designato alla sfida
dopo le dimissioni del premier
uscente del Psoe, Luis Zapatero,
si ferma a 110 seggi, con il
28,6% delle preferenze popolari.
Crescono i partiti minori, come
Convergenza e unione (catalani),
la sinistra di Izquierda Unida e i
separatisti baschi di Amaiur. Oltre
a Pp e Psoe, alle Cortes saranno
presenti 6 diverse formazioni
per un totale di 54 deputati.
Elevata la partecipazione al
voto, nonostante il fatto che gli
indignados invitassero a disertare
le urne, la quale conferma il solido
radicamento democratico della
Spagna post-franchista.
Nel primo messaggio di saluto
✎ commento |
Sabato, 26 novembre 2011
di Gianni Borsa
Elezioni spagnole: si volta pagina. Un
cambiamento che coinvolge anche l’Ue
agli spagnoli, Rajoy ha indicato
subito le sue priorità: crescita
economica e occupazione.
“Abbiamo davanti a noi un
compito immenso”, ha affermato,
chiedendo uno “sforzo solidale”
al Paese e ammettendo che “non
ci saranno miracoli”. La penisola
iberica, toccata profondamente
dalla crisi cominciata negli Stati
Uniti nel 2008, ha la più alta
percentuale di disoccupati: oltre il
21%, superando il 44% se si guarda
alla realtà giovanile. L’opinione
pubblica ha dunque voluto
cambiare la guida politica, pur
sapendo che i popolari dovranno
rimanere nella scia indicata
– benché non efficacemente
perseguita – dal premier uscente:
rigore, sacrifici, aggancio
all’Europa.
Nei giorni precedenti il voto,
José Ignacio Torreblanca aveva
svolto alcune interessanti
osservazioni sul quotidiano
“El Paìs” (18 novembre): “I
due capitomboli elettorali più
recenti nella storia della politica
spagnola – quello del 2004 e
quello previsto per domenica –
sono avvenuti a seguito di due
eventi (gli attentati di Madrid e
l’aggravarsi della crisi dell’euro)
che mostrano in maniera
drammatica l’impossibilità di
separare la realtà nazionale dal
quadro internazionale”. Nel 2011,
come sette anni or sono (quando
Zapatero sconfisse alle urne il
popolare José Maria Aznar), “le
sfide alla sicurezza (fisica nel 2004,
economica oggi) che i cittadini si
trovano ad affrontare non tengono
conto delle frontiere nazionali”.
Come dire che gli esiti politici
interni dipendono sempre di più
dal quadro globale.
Non a caso i quattro più
importanti Paesi mediterranei
dell’Ue (Italia, Spagna, Portogallo
e Grecia), tutti segnati dalla
recessione e dall’instabilità dei
conti pubblici, hanno registrato
quasi contemporaneamente un
cambio di governo. E, pur con
accenti differenti, la risposta che
i nuovi Esecutivi indicano è più
o meno la stessa: fare ordine
nel bilancio nazionale, puntare
alla crescita interna, rafforzare
la governance europea in una
prospettiva di medio e lungo
periodo. Su questa strada si sta
muovendo il neo premier italiano
Mario Monti, che ha deciso
d’iniziare il suo impegno facendo
visita a Bruxelles (22 novembre)
e Strasburgo (24 novembre)
per incontrare i leader Ue Van
Rompuy e Barroso e i vertici
politici di Germania e Francia,
Merkel e Sarkozy. Decidere
insieme le mosse da compiere,
confermare la stima reciproca,
individuare prospettive comuni
d’azione (compresi gli eurobond
e il fondo salva-Stati) e rilanciare
l’Europa è già di per sé una buona
ri-partenza.
Italia che
cambia:
errori e
ripartenze
Al nuovo presidente del Consiglio vanno
riconosciute doti di rigore, credibilità,
autorevolezza e democrazia sostanziale.
Doti assenti nella compagine precedente
N
7
on sono contro la scuola di Stato,
ma contro il monopolio statale
dell’istruzione. Intendo dire che
gli italiani non potranno diventare
cittadini liberi e democratici, ovvero maturi
e responsabili, finché la scuola in Italia
non sarà libera. Per libera intendo dire,
non solo, che deve essere la famiglia a
scegliere, la scuola ove iscrivere i propri
figli, ma anche che la scuola pubblica
deve uscire dall’equivoco che la porta a
ridurre l’educazione a mera istruzione,
a permissivismo ideologico. Detta scelta
favorisce, un processo di disinnamoramento
nei confronti dello studio e l’abbandono
delle aule, al fine di intrupparsi, al seguito
di manifestazioni, abilmente manovrate
e strumentalizzate, da forze politiche
antidemocratiche e destabilizzanti. Nella
Scuola albergano troppi educatori fasulli,
ai quali interessa che l’educando apprenda
qualcosa, non che diventi qualcuno.
Intendo dire che, con frequenza, parte di
scuola pubblica non presenta agli studenti
scelte di libertà autentiche e percorsi di
crescita culturale, civile e di legalità.. Credo
di aver posto in evidenza che, la società
in cui viviamo, è complessa, ha culture,
visioni etiche, architetture di Stato, diverse,
a volte contrapposte. In parole semplici,
di fatto, è una sfida ai cristiani, i quali
debbono partecipare “alla vita pubblica
come cittadini” (Lettera a Diogneto 5, 5).
Dalla Gaudium et spes apprendiamo che,
il popolo di Dio, è chiamato ad animare
cristianamente l’ordine temporale,
rispettandone la legittima autonomia.
Questa premessa è fondamentale, non solo
per capire quanto paradossale e pericolosa è
la stagione politica, economica e finanziaria,
che si presenta ai nostri occhi, ma anche per
comprendere i compiti ed i ruoli, ai quali
il mondo cattolico è chiamato. Per chiarire
l’equivocità, del quadro politico, farò un
L’avvicendamento ai
vertici può essere letto
come l’ammissione
di un grave e
imperdonabile peccato
di dilettantismo da
parte degli eletti
al Parlamento.
Cioè il plateale
riconoscimento di non
essere stati in grado
di fare, nei tempi
richiesti, ciò che era
necessario. Anche se
tutte le responsabilità
non sono da appaltare
solo ai politici
di Gianni Munarini
paio di esempi. La forza politica che ha fatto
proprie le richieste dell’Unione europea, è
stata quella del governo uscente, mentre fra
quelle che dovrebbero sostenere l’attuale
governo tecnico o di “larghe intese”, non ce
n’è una che le condivida. Pongo, a questo
punto, all’attenzione del lettore un fatto
preoccupante. Le dimissioni del governo
Berlusconi e la maggioranza parlamentare,
che sostiene il governo Monti, hanno posto
in evidenza l’inconsistenza della nostra
democrazia, ovvero l’immaturità di un
Paese che non è riuscito a passare dal culto
autoritario “dell’uomo della provvidenza”
e dal sogno utopico, che apriva le finestre
al “sol dell’avvenire”, ovvero al totalitarismo
marxista, alla democrazia che per sua natura
è ordine, legalità, sviluppo economico. La
caduta del governo Berlusconi, non è stata
certificata né dalle procedure previste dalla
Costituzione, né dalle teorie della democrazia
parlamentare. Non è mia intenzione parlare
di “golpe democratico”, come non lo feci
in occasione della caduta della cosiddetta
“Prima Repubblica”, ad opera di una parte
della Magistratura, pur tuttavia credo dover
dire, che questa consuetudine a “sospendere”
le regole e ridicolarizzare gli elettori e i
risultati elettorali, pone l’Italia a rischio. è
lecito quindi chiedersi come il governo
del sen. Monti, potrà avere l’approvazione
dei cittadini democratici e del Parlamento
sulle leggi che andrà a presentare. Ciò
sottolineato è onesto ricordare che, al neo
Presidente del Consiglio, vanno riconosciute
doti di rigore, credibilità, autorevolezza e
democrazia sostanziale, caratteristiche che
il governo e l’opposizione, che lo hanno
preceduto, non hanno saputo dimostrare.
Ritengo che siamo di fronte ad una rinuncia
momentanea di sovranità, da parte della
partitica, della politica, dell’elettorato.
Ma anche all’ammissione di un grave e
imperdonabile peccato di dilettantismo,
da parte degli eletti al Parlamento, ovvero
al plateale riconoscimento di non essere
stati in grado di fare, nei tempi richiesti,
ciò che si doveva. Sarebbe tuttavia ingiusto
e riduttivo, figlio di ottusi preconcetti, lo
scaricare tutte le responsabilità sui politici.
Anche le componenti della società civile
hanno commesso errori gravi, ovvero hanno
contribuito alla creazione di un debito
pubblico enorme, nonché alla decadenza
degli istituti democratici, dell’ associativismo,
dell’informazione, della scuola e della legalità.
Dipendenti pubblici andati in pensione prima
dei privati; finanziamenti a pioggia a sostegno
di imprenditori privi di interesse e impegno,
per quanto concerne il rafforzamento del
Sistema/Paese, ma disponibili a delocare alla
prima occasione favorevole; sussidi a sostegno
di settori industriali fuori mercato e interventi
a protezione contro la concorrenza, anziché
a favore di chi pratica innovazione e ricerca;
scioperi politici proclamati in continuazione,
soprattutto dalla CGIL. Il risultato è la pesante
e ampia crisi economica, la preoccupante
disoccupazione, l’ampliamento della povertà,
l’aumento inquietante della generazione
Neet, che nel 2010 ha superato ampiamente
i due milioni. I Neet sono quei giovani che
non lavorano e non studiano, che nel caso
migliore scendono in piazza solidarizzando
con quei milioni di indignati, preoccupati
solo di esprimere il proprio malcontento.
Costoro paiono anticapitalisti, avversari
della finanza di rapina, ma nella realtà sono
protestatari incapaci di proporre modelli di
società future, ovvero di stili di vita nuovi, di
produzione industriale e agricola all’insegna
dell’innovazione, della ricerca e di una
robusta forza concorrenziale, nonché di
nuove forme commerciali e di gestione della
finanza pubblica e privata. A detto ruolo
propositivo in campo politico, economico e
finanziario i cattolici non possono sentirsi
estranei.
8
Papa in Africa
Sabato, 26 novembre 2011
La modernità non
dimentichi il passato
“L
a modernità non deve fare paura, ma essa
non può costruirsi sull’oblio del passato.
Deve essere accompagnata con prudenza per il
bene di tutti evitando gli scogli che esistono
sul continente africano e altrove, per esempio
la sottomissione incondizionata alle leggi del
mercato o della finanza, il nazionalismo o il
tribalismo esacerbato e sterile che possono
diventare micidiali, la politicizzazione estrema
delle tensioni interreligiose a scapito del bene
comune, o infine la disgregazione dei valori
umani, culturali, etici e religiosi. Il passaggio
alla modernità deve essere guidato da criteri
sicuri che si basano su virtù riconosciute,
quelle che enumera il vostro motto nazionale,
ma anche quelle che si radicano nella dignità
della persona, nella grandezza della famiglia e
nel rispetto della vita”. Lo ha dichiarato Papa
Benedetto XVI, venerdì 18 novembre, al suo
arrivo a Cotonou, prima tappa del suo viaggio
in Benin.
Dal 18 al 20 novembre il secondo viaggio apostolico nel continente
benin
L’Africa continente
della speranza
C’
Secondo il pontefice “la conoscenza,
l’approfondimento e la pratica della
propria religione sono essenziali al
vero dialogo interreligioso”
è una “triplice motivazione” alla base del viaggio apostolico
del Papa in Benin dal 18 al 20 novembre scorso. Come ha
spiegato lo stesso Benedetto XVI, nella cerimonia di benvenuto all’aeroporto internazionale “Card. Bernardin Gantin” di
Cotonou. La prima è costituita dal “40° anniversario dello stabilimento”
delle relazioni diplomatiche del Benin con la Santa Sede e dal “150°
anniversario della sua evangelizzazione”. La
seconda riflette il “desiderio” del Pontefice
“di consegnare in terra africana l’Esortazio- tutti i responsabili politici ed economici dei
ne apostolica post-sinodale Africae munus” Paesi africani e del resto del mondo”: “Non
e la terza, “più personale o più affettiva”, è private i vostri popoli della speranza! Non
legata alla figura del card. Bernardin Gantin amputate il loro futuro mutilando il loro
e alla volontà del Pontefice di “pregare sulla presente! Abbiate un approccio etico con
sua tomba e ringraziare il Benin di avere da- il coraggio delle vostre responsabilità e, se
to alla Chiesa questo figlio eminente”.
siete credenti, pregate Dio di concedervi la
Incontrando i leader politici e religiosi, Be- sapienza” che “vi farà comprendere che, in
nedetto XVI ha affermato che “l’Africa è il quanto promotori del futuro dei vostri pocontinente della speranza”. Ed è proprio al- poli, occorre diventare veri servitori della
la luce della speranza che il Pontefice vuo- speranza”.
le leggere “due realtà africane che sono di Rispetto alla seconda questione, Benedetattualità”. La prima si riferisce “alla vita so- to XVI ha sottolineato che “il vero dialogo
ciopolitica ed economica del Continente, interreligioso rigetta la verità umanamente
la seconda al dialogo interreligioso”. Ricor- egocentrica, perché la sola ed unica verità è
dando che “in questi ultimi mesi, numerosi in Dio. Dio è la Verità. Per questo fatto, nespopoli hanno espresso il loro desiderio di li- suna religione, nessuna cultura può giustibertà, il loro bisogno di sicurezza materiale, ficare l’appello o il ricorso all’intolleranza e
e la loro volontà di vivere armoniosamen- alla violenza”. Inoltre, “la conoscenza, l’apte nella diversità delle etnie e delle religio- profondimento e la pratica della propria
ni”, il Santo Padre ha lanciato “un appello a religione” sono “essenziali al vero dialogo
interreligioso”. Conviene dunque che “ognuno si ponga in verità davanti a Dio e davanti
all’altro. Questa verità non esclude, e non è
una confusione. Il dialogo interreligioso mal
compreso porta alla confusione o al sincretismo. Non è questo il dialogo che si cerca”.
Ai responsabili religiosi il Papa ha chiesto di
“promuovere, soprattutto tra i giovani, una
pedagogia del dialogo, affinché scoprano
che la coscienza di ciascuno è un santuario
da rispettare, e che la dimensione spirituale costruisce la fraternità. La vera fede conduce invariabilmente all’amore”. “La buona
intesa tra le culture, la considerazione non
accondiscendente delle une per le altre e il
rispetto dei diritti di ciascuno sono un dovere vitale – ha sostenuto il Pontefice -. Occorre insegnarlo a tutti i fedeli delle diverse
religioni. L’odio è una sconfitta, l’indifferenza un vicolo cieco, e il dialogo un’apertura!”.
✎ Oltre le parole
C’è un “tesoro prezioso” nel titolo
dell’esortazione che il Papa ha consegnato
all’Africa, in Benin, accolto festosamente
da una moltitudine gioiosa. È “l’impegno
dell’Africa per il Signore Gesù”. Perché, senza
alcuna retorica, facile e scontata, “è una
terra di speranza: autentici valori, capaci di
ammaestrare il mondo, si trovano qui e non
chiedono che di sbocciare con l’aiuto di Dio e
la determinazione degli africani”.
Sull’aereo aveva spiegato la sfida, che anche
in Africa si gioca: “Dare nuova vitalità
alla fede cattolica”. È la sfida a trasmettere
“un messaggio semplice, profondo,
comprensibile”. È l’essenziale, cui Benedetto
XVI costantemente pungola: “C’è Dio, Dio
c’entra [con noi], Dio ci conosce e ci ama, la
religione concreta provoca collaborazione e
fraternità”.
Ecco, allora, la dinamica dell’Esortazione
apostolica: “Sull’esempio di Cristo, tutti i
cristiani sono chiamati a rispecchiare la
misericordia del Padre e la luce dello Spirito
Santo. L’evangelizzazione presuppone
e comporta anche la riconciliazione, e
promuove la pace e la giustizia”. In questo
senso rilancia la dinamica cattolica,
cioè l’orizzonte universale, sottolineando
l’importanza “dell’interculturalità, termine
più adatto che quello di inculturazione, cioè
di un incontro delle culture nella comune
verità del nostro essere umano nel nostro
tempo, e così crescere anche nella fraternità
universale”.
Per questo, da una terra evangelizzata 150
anni fa, a sua volta rilancia la dinamica
dell’evangelizzazione. “Con entusiasmo
siate testimoni ardenti della fede che
avete ricevuto!”, ha esclamato il Papa. È
il dinamismo della cattolicità, perché “in
tutte le parti del mondo siamo fratelli,
siamo una famiglia che si conosce e che
collabora in spirito di fraternità”. Così
questi orizzonti ampi aiutano anche gli
europei, gli occidentali, che sperimentano
quotidianamente “questa riduzione al
positivismo, che restringe la nostra vita e la
fa un po’ arida, e anche spegne la speranza”.
L’“umanesimo fresco che si trova nell’anima
giovane dell’Africa, nonostante tutti i
problemi che esistono e che esisteranno,
mostra che qui c’è ancora una riserva di
vita e di vitalità per il futuro, sulla quale
possiamo contare”.
Ripete il Papa: “Dio si fida dell’uomo e
desidera il suo bene. Sta a noi rispondergli
con onestà e giustizia all’altezza della sua
fiducia”. Si disegna così un percorso concreto,
che offre prospettive di pace, sviluppo
e riconciliazione in Africa, ma insegna
qualcosa anche alla Chiesa e al mondo
occidentale.
L’Africa è molto vicina e, nonostante tutti
i suoi immensi problemi, ci trasmette un
orizzonte positivo: “La Chiesa non offre
alcuna soluzione tecnica e non impone
alcuna soluzione politica. Essa ripete:
non abbiate paura! L’umanità non è sola
davanti alle sfide del mondo. Dio è presente.
È questo un messaggio di speranza, una
speranza generatrice di energia, che stimola
l’intelligenza e conferisce alla volontà tutto il
suo dinamismo”.
FRANCESCO BONINI
“Africae munus”. La consegna alla Chiesa africana dell’esortazione apostolica post-sinodale
Verso un anno di riconciliazione continentale
L’
Esortazione apostolica postsinodale
“Africae munus” è il documento redatto da Benedetto XVI sulla base delle 57
Proposizioni finali del secondo Sinodo
speciale per l’Africa (ottobre 2009), dedicato a
riconciliazione, giustizia e pace. Il testo pontificio è suddiviso in due parti: la prima analizza
le strutture portanti della missione ecclesiale
nel continente, che ha l’obiettivo di giungere
alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace; la
seconda indica gli ambiti di apostolato della
Chiesa. Il Papa sottolinea che sebbene la costruzione di un ordine sociale giusto competa
alla sfera politica, la Chiesa ha il dovere di formare le coscienze degli uomini e delle donne,
educandoli alla “giustizia divina”.
“Un’attenzione preferenziale – raccomanda
il Pontefice - deve essere riservata al povero,
all’affamato, al malato, al prigioniero, al migrante disprezzato, al rifugiato o allo sfollato”.
Famiglia, donne, bambini, vita. In partico-
lare Benedetto XVI chiede impegno a difesa
della famiglia su cui pesano minacce come
la distorsione della nozione di matrimonio, la
svalutazione della maternità, la banalizzazione
dell’aborto, la facilitazione del divorzio e il relativismo di una ‘nuova etica’”. Dal Papa l’invito a “combattere” e “denunciare” ogni “atto di
violenza contro le donne”, che “apportano un
grande contributo alla famiglia, alla società e
alla Chiesa”, e contro i bambini.
La Chiesa è in prima linea nell’affrontare le
pandemie; con riferimento all’Aids Benedetto
XVI afferma la necessità di “una risposta medica e farmaceutica”, ma soprattutto “etica”, ed
indica l’astinenza sessuale, il rifiuto della promiscuità e la fedeltà coniugale come strumenti
di prevenzione fondati su “un’antropologia ancorata al diritto naturale e illuminata dalla Parola di Dio”. Centrale l’attenzione del Papa per
il dialogo, che deve essere ecumenico perché
“un cristianesimo diviso resta uno scandalo”,
ed interreligioso nella sua declinazione con le
“religioni tradizionali africane” e con l’Islam.
Proposte operative. Anzitutto incrementare la
lectio divina e l’apostolato biblico; quindi celebrare “un Congresso eucaristico continentale”
per “testimoniare i valori fondamentali di comunione in tutte le società africane”. “Per incoraggiare la riconciliazione” Benedetto XVI
raccomanda “vivamente” di celebrare “ogni anno in ogni Paese africano un giorno o una settimana di riconciliazione, particolarmente durante l’Avvento o la Quaresima”. In accordo con
la Santa Sede, il Secam (Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar,
ndr) “potrà contribuire alla realizzazione” di un
“Anno della riconciliazione a livello continentale”. Il Papa rilancia “l’appello alla speranza”,
“ultima parola del Sinodo”, ed auspica che nel
continente africano “ciascuno diventi sempre
più apostolo della riconciliazione, della giustizia e della pace”.
Visita Pastorale
Sabato, 26 novembre 2011
Cunardo accoglie
il suo Vescovo
Sabato 26 e domenica 27 novembre mons. Diego Coletti visiterà
la Comunità di Cunardo nel vicariato di Marchirolo
L
a celebrazione della Santa Messa con tutti i
sacerdoti della zona, martedì 22 novembre a
Marzio, ha dato il via alla visita pastorale di mons.
Diego Coletti alle 12 parrocchie del Vicariato di
Marchirolo.
Sabato 26 e domenica 27 novembre sarà a Cunardo: la
comunità parrocchiale, con il nuovo parroco don Paolo
Busato, è lieta di accogliere il suo vescovo per vivere
insieme l’Eucarestia, per ascoltare la sua parola e sentirsi
incoraggiata nel cammino di fede. L’ultima visita pastorale
risale alla primavera del 1995 con mons. Maggiolini. Un
tempo terra di emigranti, oggi Cunardo grazie soprattutto
alle possibilità di lavoro offerte dalla vicina Svizzera ha
raggiunto un discreto benessere. E’ un’operosa comunità
di circa 3 mila abitanti, dotata di strutture di cui pochi altri
paesi dispongono: dall’istituto bancario al supermercato,
dalle scuole agli impianti sportivi, a qualificati servizi
sanitari. Vi sono inoltre varie associazioni
(ricreative, sportive, culturali) che svolgono
molte iniziative. Anche la parrocchia dispone
Sarà l’occasione per
di strutture (dalle chiese al teatro, a vari spazi
per le attività) e di gruppi che animano la
presentare a mons.
vita ecclesiale: dalle catechiste alla corale,
Coletti la ricchezza della dall’oratorio ai gruppi di preghiera. Ma
mancano i problemi, aggravatisi negli
comunità, ma anche per non
ultimi anni. L’immigrazione, prima quella
riflettere sulle difficoltà
da altre regioni italiane e poi quella da altre
nazioni (gli “stranieri” sono il 10% della
popolazione), ha accelerato le trasformazioni sociali e il paese fa fatica a ritrovare
una sua identità. Questo lo avvertono specialmente coloro che si occupano del
paese con qualche responsabilità, riscontrando talvolta scarsa partecipazione ed
elementi di disgregazione. La
crisi economica degli ultimi anni
ha poi colpito duramente: i dati
del Centro di Ascolto di Cunardo
(uno dei due punti di aiuto della
Caritas diocesana nelle Valli
Varesine) sono preoccupanti.
Non solo persone e famiglie che
chiedono cibo, vestiario, casa e
lavoro, ma anche situazioni di
crescente disagio esistenziale
cui far fronte con il sostegno
psicologico oltre che materiale.
La parrocchia opera in questa realtà ed è
pienamente consapevole delle difficoltà
del vivere l’esperienza comunitaria. E non
nasconde i suoi problemi come ad esempio
la bassa frequenza alla Messa festiva, lo
scarso coinvolgimento dei genitori nella
crescita di fede dei figli, l’indifferenza dei
giovani alla vita della Parrocchia (un tempo
c’erano le suore che si occupavano delle
ragazze e il diacono dei ragazzi).
Il programma della visita di mons. Coletti
a Cunardo è molto intenso: prende il via
sabato mattina con l’incontro con il nuovo
parroco, don Paolo, e il suo predecessore don
Lodovico; prosegue con la visita ad alcuni
ammalati e alla sera il vescovo incontrerà i
fidanzati e le famiglie dei primi cinque anni
di matrimonio presso la Sala Teatro don
Bosco. Domenica mattina 27 novembre
celebrerà la Santa Messa per la comunità
e al pomeriggio incontrerà la Comunità
Apostolica (cioè tutti i collaboratori della
parrocchia). Lunedì 5 dicembre in mattinata
visiterà l’Istituto Comprensivo Statale,
l’Asilo e la Comunità protetta Dedalus. Al
pomeriggio celebrerà la Santa Messa presso
la Casa di cura Le Terrazze. La visita pastorale
potrà essere un’occasione preziosa di
revisione della vita parrocchiale, nel tentativo
di riconoscere sia gli ostacoli che le possibiltà
presenti nella realtà del paese. La comunità
attende con animo aperto la visita di mons.
Coletti, perchè la sua parola possa essere
“lievito”, “sale” di rinnovamento interiore,
di comunione e di testimonianza di vita
cristiana sempre più autentica.
E. B.
Vicariato di Marchirolo. Arbizzo, Cadegliano e Viconago
Una lunga storia insieme
P
DALL’ALTO LE CHIESE DI ARBIZZO, CADEGLIANO E VICONAGO
ur avendo avuto inizio in
tempi diversi le tre Parrocchie
di Viconago, di Arbizzo e di
Cadegliano hanno sempre avuto
dei contatti secolari. Già nel 1565 nella
Pieve di Agno è attestata la presenza
di un rettore della chiesa dei Santi
Maria, Antonio e Fedele di Viconago,
insieme ad un vicario perpetuo. Questo
rettore deteneva un unico beneficio
che comprendeva la cura d’anime
delle comunità di Viconago, Arbizzo e
Cadegliano. La chiesa di Viconago aveva
già nel 1504 un proprio “benefitialis”. La
chiesa di Arbizzo fu eretta parrocchia
dal vescovo Lazzaro Carafino il
27 novembre 1627 con territorio
smembrato da Viconago e dedicata
ai Santi Fedele e Silvestro; nel 1633 fu
inclusa nella nuova Pieve di Marchirolo.
La Parrocchia di Cadegliano fu eretta
nel 1912, staccando da Viconago le
frazioni di Doneda, Argentera, Gaggio e
Cadegliano. La registrazione del decreto
vescovile di erezione di mons. Alfonso
Archi è riportato alla data 14 maggio
1912. La nuova Parrocchia venne
ad appartenere al vicariato foraneo
di Marchirolo. Con il decreto del 29
gennaio 1968 per l’istituzione delle
zone pastorali nella diocesi di Como,
le tre Parrocchie fanno parte della
zona pastorale XVI delle Valli Varesine
e del Vicariato di Marchirolo. Quasi
contemporaneamente, anche per la
diminuzione del clero, pur rimanendo
tre parrocchie distinte vengono seguite
da pochi sacerdoti che si curano delle
varie comunità contemporaneamente.
Dal 1988 il sacerdote è unico con il titolo
di parroco per Arbizzo e Cadegliano
e di Amministratore parrocchiale per
Viconago. Le annotazioni pastorali
partono dall’ultima Visita Pastorale
compiuta nel 1995 da mons. Alessandro
Maggiolini alle tre Parrocchie, già allora
seguite dall’attuale parroco. Già si
intravedeva per la maggior parte degli
aspetti l’unificazione pastorale, pur
rimanendo distinto l’aspetto economico
e amministrativo. Le tre Parrocchie,
già si è rilevato, si situano sullo stesso
territorio comunale, ma soprattutto si
rivolgono a persone che vivono nello
stesso tessuto civile, sociale e scolastico.
Il numero quantitativo rimane invariato
da anni, anzi in Cadegliano è diminuito.
Sempre di più, dopo il 1995, si è cercato
di unificare la pastorale, incominciando
dai catechismi dei bambini e dei
ragazzi, fino alla catechesi degli adulti.
Si deve anche tenere presente che
negli anni ‘90 sono venute a mancare
due comunità religiose femminili: le
Suore di S. Croce a Cadegliano e le
Serve di Gesù Cristo a Viconago; erano
state negli anni precedenti punti di
riferimento, oltre che per i carismi che
esercitavano all’asilo e con gli anziani,
per i catechismi ai bambini e ragazzi
e per la gioventù femminile delle due
frazioni. I nuovi punti di aggregazione
per i catechismi sono diventati la
casa parrocchiale di Cadegliano,
anche perché sede-casa del sacerdote
operante, e la casa parrocchiale di
Arbizzo, che sempre di più è stata
preparata e vista come “oratorio” anche
per le attività di intrattenimento, di
gioco, di Grest e per le sagre paesane.
Viconago, fin da quegli anni ‘90, non ha
trovato catechisti disponibili, ha perso
via via la vitalità pastorale soprattutto
giovanile; vi è rimasto invece un
gruppo femminile che frequenta anche
la Messa feriale più che nelle altre due
Parrocchie. Da rimarcare come negli
ultimi anni nella casa parrocchiale di
Viconago ed anche usando il saloneteatro adiacente si è sviluppata l’attività
caritativa e missionaria degli “amici
dell’Uganda”, che coinvolge anche
persone delle altre due parrocchie,
nonché di paesi e parrocchie vicine. Un
discorso a parte merita la “Comunità
Apostolica” nelle tre parrocchie da
alcuni anni impegnata nel cercare di
formare un vero Consiglio parrocchiale.
Alle riunioni sono presenti almeno
una ventina tra catechisti, Ministri
Straordinari dell’Eucarestia, consiglieri
economici, impegnati/e nelle attività
dell’oratorio e delle missioni. La Visita
Pastorale è stata presentata come
un’occasione per unire meglio le tre
comunità e per arrivare al Consiglio
Pastorale interparrocchiale.
PROGRAMMA DELLA VISITA PASTORALE
Venerdi 25 novembre: Incontro col parroco don Giovanni Bianchi e visita all’asilo
di Viconago ed a gruppi di anziani. Nel pomeriggio a Viconago incontro con i
catechisti del vicariato alle ore 15.00. A seguire, alle 17.30, S. Messa ad Arbizzo.
Alle 20.30 ad Arbizzo presso l’oratorio incontro con la Comunita’ apostolica.
Sabato 26 novembre nel pomeriggio visita ad Avigno con recita del santo
rosario. Alle 17.30 S. Messa a Viconago. Dalle 16.30 alle 19.30 possibilità di
ottonere l’annullo filatelico speciale (dettagli a pag. 24).
Mercoledi 7 dicembre Ore 17.30 santa messa a Cadegliano.
9
Vita diocesana
10 Sabato, 26 novembre 2011
✎ Proposte
tempo di avvento
Pubblichiamo di seguito
il messaggio del Vescovo
che sarà distribuito
alle famiglie della diocesi
P
E venne
ad abitare
in mezzo
a noi
Il Vescovo Diego apre le porte dell’Avvento con un Messaggio alle
famiglie. Prenotato dalle parrocchie, arriverà nelle case con il
Biglietto di Avvento e Natale, che comprende anche una proposta
per pregare intorno alla Corona di Avvento, intorno alla mensa e
davanti al presepe. Soprattutto un invito: prepararsi a celebrare
il Natale nell’Eucaristia - “Non posso pensare senza tristezza a
migliaia di cristiani che festeggiano Natale senza Eucaristia!”. Quale
modo migliore per accogliere veramente il Dio-con-noi nella
propria vita e lasciarsi trasformare da Lui?
L’
annuncio del Natale non è compiuto finché non
prendiamo coscienza della scelta di Dio di abitare in
mezzo a noi. Il figlio di Dio in persona abita nelle nostre
case!
Nelle comunità parrocchiali entro trovando le porte spalancate:
accolto con grande fede e con sincero affetto, cerco sempre di salutare
tutti e di andare a cercare tutti. Nella vostra casa invece entro
bussando, chiedendo il permesso di entrare per il saluto dell’Avvento
e l’Augurio del Natale. Desidero stare con voi, quando mangiate,
quando pregate, nelle ore del riposo e del lavoro. Con voi porto al
Signore i giorni belli della vita e cerco di condividere le fatiche, le
ansie e le sofferenze. Nella fede sappiamo che Gesù non cerca le
comodità e le ricchezze: cerca ciascuno di noi! Per questo venne
ad abitare in mezzo a noi. Mi piacerebbe, se già non lo fate, che da
questo Natale si prendesse l’abitudine di avere in famiglia – anche
nella vostra - dei momenti pur brevi ma di forte significato affettivo
e religioso, per rendere esplicita la nostra partecipazione comune
all’amicizia con Gesù e la nostra fede. L’Avvento è una luce che si
accende progressiva: iniziamo dal primo giorno, con semplici segni
come la “Corona di Avvento” e la preghiera della mensa. Saranno
per noi inviti all’ascolto del Vangelo, per una nuova fraternità e
per una carità intelligente. L’Avvento abbia come meta il Natale
Agenda
del Vescovo
Dal 28 al 30 novembre
A Roma, seminario della Commissione episcopale
“Dottrina, annuncio e catechesi”.
Giovedì 1 dicembre
A Como, Consiglio episcopale. Nel pomeriggio
colloqui. Alle 20.45 in biblioteca comunale
incontro per l’Anno Innocenziano.
Dal 2 al 7 dicembre
Visitia Pastorale al vicariato di Marchirolo.
Giovedì 8 dicembre
In cattedrale a Como, alle 10.30, Pontificale per la
solennità dell’Immacolata.
Nomine dalla Cancelleria:
don Giampaolo Cozzi è nominato amministratore parrocchiale di Stazzona (Co).
don Fausto Passerini è nominato collaboratore di Rogolo (So).
don Mario Luigi Maspero è nominato collaboratore a Capiago (Co)
padre Attilio De Menech è nominato vicario
di Como-SS.Annunciata.
cristiano. Troppe cose ci distraggono facendoci perdere la misura
della vita e la qualità della fede. Busso alla porta delle case non solo
per entrare e portare un augurio. Busso per chiamarvi ad uscire
incontro al Signore che viene. Per chiamarvi a partecipare alla
Santa Messa domenicale e nelle solennità come il Natale, il primo
giorno dell’anno, l’Epifania. Non posso pensare senza tristezza a
migliaia di cristiani che festeggiano Natale senza Eucaristia! Dove
trovare il Signore in modo più autentico? Egli nell’Eucaristia si
dona a noi e ci attira a sé, ci coinvolge in una vita data in dono,
immettendo nel nostro animo una gioia unica e profonda.
Quest’anno Natale cadrà di domenica, quasi a ricordarci che il
Signore ogni domenica è presente su tutti gli altari della terra e ci
ama con amore infinito. Lasciamoci cercare e amare, nelle nostre
povertà, nei conflitti bisognosi di riconciliazione, nelle divisioni
anche matrimoniali che feriscono il cuore, nelle fatiche educative e
nella ricerca del senso della nostra vita. Il Maestro è qui e cammina
con noi! Ai giovani innanzitutto dico: Gesù è Dio! Si presenta
come un amico, un fratello, un compagno di cammino, ma va
riconosciuto nella sua divinità. In lui sta la salvezza della nostra
vita. In lui vive il senso di ogni nostra azione, di ogni pensiero e
sentimento. Non vivete senza Dio: è triste. Non vivete distratti dalle
responsabilità. La giovinezza è una strada in salita, che va percorsa
osando, amando, cercando umilmente verità e libertà.
Alle comunità cristiane chiedo di preparare il Natale animando
delle belle occasioni per l’ascolto della Parola di Dio, per la
celebrazione della Riconciliazione sacramentale, per qualche opera
di carità. A tutti sia rivolto l’invito insistente a non mancare alla
celebrazione della Santa Messa di Natale. Non vi chiedo di fare tante
cose: vi chiedo di vivere l’essenziale. Il Verbo si è fatto carne, e anche
Pane per nutrirci di Sé.
Natale è Dio con noi. Natale è anche noi con Dio!
+ Diego Coletti, vescovo
er il tempo di Avvento gli Uffici
diocesani di pastorale hanno
messo a disposizione delle
comunità parrocchiali il sussidio
Itinerario pastorale Anno B – Avvento,
Natale, Ordinario I parte (e le schede
operative allegate).
Per l’Avvento si trovano indicazioni su:
attenzione alla Parola, Celebrazioni
eucaristiche, “Ferie maggiori” e
Novena di Natale, Vespri domenicali,
segni e preghiera in famiglia,
celebrazioni penitenziali, carattere
mariano dell’Avvento. Tra i documenti
allegati si trovano anche le proposte di
riflessione Educare alla Carità, a cura di
Caritas Como. I sussidi sono reperibili
sul sito www.diocesidicomo.it nella
sezione Pastorale diocesana / Proposte
pastorali.
È in corso di pubblicazione anche
il sussidio per la Novena di Natale,
da prenotare presso l’Ufficio per la
pastorale dei giovani (pg@cgdcomo.
org - 031.5001210).
APPUNTAMENTI
27 novembre, I Domenica di
Avvento: è l’inizio dell’anno liturgico
e dell’anno pastorale; ogni comunità
cristiana si mette in cammino verso
il Signore Gesù (anche con l’azione
simbolica della processione all’inizio
della S. Messa); una particolare
attenzione viene riservata a coloro
che cominciano un itinerario di fede
(Catecumenato, Iniziazione Cristiana
dei ragazzi, Fidanzati). In questo giorno
nelle Parrocchie si svolge il Rito di
ammissione al catecumenato.
4 dicembre, II domenica di Avvento:
Giornata del Seminario.
8 dicembre, solennità dell’Immacolata
Concezione della B.V. Maria: in
Cattedrale, 10.30, Pontificale. Giornata
dell’adesione all’Azione Cattolica,
indicazioni su
www.azionecattolicacomo.it
16 dicembre, inizio della Novena di
Natale: un tempo da valorizzare nelle
comunità con proposte che mettano al
centro la Parola di Dio, tema del nuovo
anno pastorale (v. Sussidio diocesano
per i ragazzi e le famiglie; oppure
Vespri, Liturgia della Parola). (a.s)
cooperatori salesiani
Movimento eucaristico
Incontro a Tavernola il 10 dicembre
Appuntamento il 3 dicembre a S. Cecilia
Il prossimo incontro al Salesianum di Tavernola sarà
il 10 dicembre. Vi sarà un momento di riflessione
e anche di programmazione. Sarà distribuito
il programma annuale 2012. Si raccomanda la
partecipazione sia dei Salesiani Cooperatori che degli
aspiranti. Sarà anche l’occasione per scambiarsi gli
auguri di Natale.
La prossima ora di adorazione sarà il 3 dicembre alle ore 16.20 a
S. Cecilia con il S. Rosario a cui seguiranno letture su documenti
e meditazioni di mons. Meloni e l’adorazione. Nell’occasione sarà
distribuito il programma annuale 2012. Si raccomanda, inoltre, la
partecipazione alla prima domenica di Avvento il 27 novembre. In
dicembre avremo la Festa dell’Immacolata (8 dicembre), il 24 dicembre
alle 24 e il 25 dicembre S. Natale alle 10.30. L’anno terminerà con il
canto del Te Deum il 31 dicembre alle 17.
I
nizia un nuovo anno della
liturgia, della preghiera.
Inizia il tempo d’Avvento,
l’attesa del Natale, di quel
bambino figlio di un Dio che
ha fiducia di noi e che non
si stanca di esortarci a stare
svegli per cogliere la vita
nell’attimo che passa e che
porta in sé la pazienza di Dio
il quale non vuole che alcuno
perisca, ma che tutti abbiano
modo di pentirsi e che la sua
casa sia piena.
Nell’attesa d’Avvento
bisogna vegliare con
fedeltà operosa. Il tempo è
cammino, sequela di Cristo. A
differenza di chi perde tempo
dietro a date e scadenze
oppure, disilluso di tutto, non
aspetta più niente e nessuno,
il discepolo di Gesù sa cosa
fare: mettersi al servizio.
Gesù si rivolge a tutti, non
solo ai pochi discepoli; il
suo invito alla vigilanza è
universale, cosmico: quello
che dico a voi, lo dico a tutti:
Parola fra noi
Domenica 27 novembre
I° DI AVVENTO
Is 63,16-17.19; 64,2-7;
1Cor 1,3-9; Mc 13,33-37
vegliate! Vigilare è più che
non dormire, è mettersi
in ascolto, è cercare. Nella
fede, veglia chi vive ogni
avvenimento rimanendo
unito a Gesù, con la sua stessa
sapienza e pazienza, senza
la paura della catastrofe, ma
con l’infinita meraviglia per la
continua venuta della gloria
del Signore.
Il Vangelo descrive la
vigilanza con tre espressioni:
la partenza del padrone della
casa dopo averla lasciata ai
servi; la consegna ad ogni
servo di un’opera e del potere
per compierla; l’ordine di
vigilare. La fede è pienezza di
responsabilità: quello che il
Signore mi ha affidato, è come
fosse proprio mio.
Avvento è arrivo. E Gesù
“arrivò senza essere aspettato,
venne senza essere stato
concepito. Solo la madre
sapeva ch’era figlio di un
annuncio del seme che sta
nella voce di un angelo. Era
accaduto ad altre donne
ebree, a Sara per esempio.
Solo le donne, le madri,
sanno cos’è il verbo aspettare.
C’è un’attesa prima, che
spetta a Dio. Il Suo tempo
infinito si contrae nel finito
di un’attesa. Dio aspetta: ‘Per
farvi misericordia’. Il tempo
di Avvento sta dirimpetto
all’eternità di un Dio che
accetta di farsi periodico,
irrompendo nel mondo a
mesi stabiliti con nascita,
morte e risurrezione”
(Erri De Luca).
ANGELO SCEPPACERCA
Vita diocesana
A
vvento. Inizio dell’anno liturgico, inizio
dell’anno pastorale. Molto si è discusso,
fra serietà e ironia, a proposito di questa
indicazione pastorale che già da due anni il
Vescovo rivolge alla diocesi (Il Maestro è qui
e cammina con noi. Piano pastorale 2012, n.
16). Ne ha discusso a lungo anche il Consiglio
Pastorale Diocesano, riunito a Nuova Olonio
partendo da una scheda di don Battista
Rinaldi che pubblichiamo di seguito. Non si
tratta di un bizantinismo teologico. Men che
meno si tratta di ignorare i ritmi esistenziali
della vita, che sono quelli scanditi dalle
stagioni, dalla scuola, dai cicli lavorativi e delle
ferie. L’intento è assai più semplice. Riflettere
sulla qualità cristiana di ciò che facciamo:
filantropia, socializzazione, oppure formare
Cristo in voi? Ma, perché questo si realizzi,
non si dovrà provare a riposizionare meglio,
nel tempo, le varie attività? Cosicchè esse
possano essere meglio irradiate dalla grazia
di Cristo che, in modi diversi, si distribuisce
lungo l’arco temporale di un anno?
Domande, come si vede, più che risposte.
Domande che attendono dibattito,
discussione, convergenza e decisione.
don Angelo Riva
La scelta di un Anno Liturgico che guidi e
informi maggiormente la vita pastorale delle
comunità cristiane, esige alcune giustificazioni
teologiche che possano aiutare a comprendere
meglio questa istanza irrinunciabile nella
✎ commento |
di don Battista Rinaldi
Liturgico fa rima con pastorale
pratica pastorale.
Il Dio di Gesù Cristo è un Dio che si rivela
nella storia; dentro la storia attraverso ‘gesti
e parole’ (Dei Verbum 2) Egli si fa incontro
all’uomo, si china su di lui, lo coinvolge in
un progetto di uomo salvato (Cristo). La
storia dell’uomo, la nostra storia, non è altra
rispetto alla ‘storia di salvezza’ ma ne è il
prolungamento, la continuazione, il luogo in
cui continuano a compiersi gli stessi eventi
salvifici, in vista di un pieno compimento.
Il tempo dell’uomo è un tempo ‘sacro’ (kairòs)
nel senso che in tutto il suo dipanarsi è
carico di una Presenza, che diventa appello,
chiamata, provocazione, invito… Gesù
Cristo, il Logos di Dio, si fa carne (uomo,
storia, tempo), prende dimora , abita la vita
e la storia dell’uomo. Nell’Anno Liturgico
attraverso le diverse azioni liturgiche,
distribuite in un tempo che alterna feste e
ferialità, è proprio questo ‘farsi carne’ che
continua a compiersi: una Parola proclamata
in vista dell’ascolto e celebrata perché si faccia
evento da accogliere nella fede in modo che i
fedeli di tutte le epoche possano attingere alle
“azioni salvifiche… e essere ripieni della grazia
della salvezza” (Sacrosanctum Concilium
102).
Una logica sacramentale. Non un Dio che si
‘nasconde’ nei segni sacramentali, ma che si
rivela attraverso essi (come acqua che dà vita,
come pane spezzato gratuitamente, come
Sposo che dona la vita per la sua Sposa…).
Così il segno di un anno vissuto a partire dal
Mistero Pasquale e della sua logica di morte
e risurrezione, ritmato dai diversi tempi forti,
dalla scadenza settimanale del Giorno del
Signore, considerato nel suo manifestarsi
dentro la vicenda di Maria e dei Santi, come
emblema di una Chiesa che cammina nel
tempo, diventa Gesù Cristo stesso che si fa
incontro a noi nel dispiegarsi della storia. E
inoltre diventa:
- testimonianza di un modo di leggere e
intendere la storia: camminiamo verso un
punto preciso che è il ritorno e il manifestarsi
pienamente di NSGC (questa è la prospettiva
originale dell’esperienza cristiana);
- segno di un punto fermo necessario per le
comunità parrocchiali spesso tormentate
da mille prove e preoccupazioni; in un
contesto fluttuante come il nostro dove tutto
Sabato, 26 novembre 2011 11
sembra discusso e discutibile: il primato di
Dio, il realizzarsi di Cristo in noi (prospettiva
unificante) . Proprio questo modo di intendere
l’Anno Liturgico come ossatura della nostra
esistenza cristiana ci porta a ritenerlo punto
fermo anche nella prassi pastorale.
Attraverso una celebrazione più ‘evidente’ e
rispettosa di una simile logica (valorizzazione
tempi forti con opportune introduzioni e
celebrazioni; canti, invocazioni, segni che siano
rispettosi dei tempi)
Una pastorale che si dipana a partire da questi
punti fermi: i tempi liturgici criterio di scelte
pastorali e di collocazione di attività pastorali
(battesimi e sacramenti d’iniziazione cristiana
in tempi adeguati, percorso dei passaggi
sacramentali…): come segno di specificità e di
unità.
Questo non vuol dire che bisogna aspettare
l’Avvento per iniziare attività: non c’è
interruzione, ma linearità, continuità.
L’Avvento può essere l’opportunità per scandire
il passo ulteriore, la nuova tappa (indicata
dalla proposta pastorale dell’anno) verso
il punto fermo: il ritorno del Signore. Nei
mesi precedenti quante attività si possono
valorizzare, per rivedere le attività estive, per
preparare quanto serve (persone e luoghi) per
la nuova tappa del cammino… Quello che
è inopportuno è dare segnali ambigui: festa
di inizio del nuovo anno, celebrazioni che
pretendono di scandire una festa che non c’è, e
così via.
Consiglio pastorale diocesano. Sabato 12 novembre a Nuova Olonio
I
membri del Consiglio Pastorale
Diocesano sono convenuti sabato 12
novembre scorso a Nuova Olonio per
l’ultimo incontro dell’anno pastorale
che si è appena concluso.
Al centro dell’attenzione alcune
sottolineature relative al nuovo Piano
Pastorale “Il Maestro è qui e cammina con
noi” e soprattutto l’approfondimento di
una sua dimensione fondamentale: l’Anno
Pastorale in sintonia con l’Anno Liturgico
come prospettiva unificante di tutte le
attività pastorali.
Il Vescovo ci ha richiamato la prospettiva
unificante che dobbiamo continuamente
ricercare: non sono tanto le “cose da fare”
che devono caratterizzare la nostra attività
pastorale, quanto l’impegno a riportare
continuamente al centro “Cristo in voi,
speranza della gloria”. È inutile avere
una bellissima barca spinta da abilissimi
vogatori se manca il timoniere che unifica
e indirizza gli sforzi. Anche la nuova
organizzazione territoriale imperniata
attorno ai Vicariati dovrebbe rispondere ad
una irrinunciabile esigenza di comunione.
Don Italo Mazzoni ha quindi sottolineato,
riprendendo proprio le prime battute del
Piano, l’importanza di coltivare relazioni
autentiche, che ritrovano i comuni
riferimenti nell’ascolto della Parola, senza
dimenticare l’importanza delle emozioni.
Con la guida di don Battista Rinaldi ci
si è poi addentrati nell’ancora “nuova”
prospettiva che vede la scansione
temporale, ma soprattutto lo sfondo
Guardando avanti,
con occhi nuovi
ideale, della vita delle nostre comunità non
più ritmata dall’anno scolastico, ma piuttosto
dall’anno liturgico. Interessanti gli interventi
in assemblea che hanno sottolineato in
modo particolare l’importanza di valorizzare
l’estate come tempo idoneo a quella sosta che
rinfranca attraverso un tempo più prolungato
e meno affannato da dedicare alla preghiera,
alla meditazione, allo studio. Ne sono esempi
positivi, tra gli altri, le occasioni formative
per gli operatori pastorali a vari livelli, che
hanno riscosso un favorevole consenso. Sono
ancora da valorizzare i mesi di settembre
e ottobre, che tradizionalmente vedevano
Grandate
Venerdì di preghiera
con le suore Benedettine
“Vi sono persone non credenti che
cercano la verità, cercano il vero Dio,
la cui immagine nelle religioni..... è
non raramente nascosta. Che essi non
riescano a trovare Dio, dipende anche
dai credenti con la loro immagine
ridotta o anche travisata di Dio”.
(Benedetto XVI)
Le suore Benedettine di Grandate organizzano, in vista del Natale,
una serie di incontri per mettersi in ascolto della Parola.
“Gesù Cristo – spiegano - è venuto a rivelarci il vero volto di
Dio che è Amore, che è misericordia per tutte le persone. Lo
possiamo conoscere, cioè entrare in relazione con lui, anche
attraverso l’ascolto e la condivisione della Parola di Dio. Gli
incontri si terranno nel tempo di Avvento 2011 ogni venerdì
sera al Monastero, alle ore 20.30, con il seguente calendario: 25
novembre, 2 dicembre, 9 dicembre, 16 dicembre, 23 dicembre.
Inoltre tutti i sabati di Avvento e il 7 dicembre, alle ore 21, Veglia
con l’Ufficio delle Letture.
Monastero Benedettine, via Giovanni Paolo II n. 1 Grandate
Per informazioni 031564823
l’inizio delle diverse attività, soprattutto quelle
catechistiche, che, essenzialmente impostate
su una metodologia scolastica, della scuola
assumevano anche il ritmo. La nuova
metodologia catecumenale è ancora tutta da
conoscere e capire, prima che possa diventare
prassi condivisa. Nella nuova prospettiva
potrà questo diventare il tempo opportuno
per la verifica che introduce la nuova
programmazione e per il ritrovarsi dopo
l’estate, che comunque ancora mantiene nella
nostra cultura la caratteristica delle “vacanze”,
con una forte sottolineatura di continuità,
che l’anno liturgico ci fa sperimentare nel suo
Azione Cattolica
Verso l’incontro mondiale
delle famiglie - Milano 2012
Carissima famiglia,
l’èquipe diocesana di azione cattolica ti invita a condividere il cammino di preparazione che ci porterà all’incontro mondiale di Milano nel 2012. “Il segreto di Nazareth” è la prima catechesi in cui, guidati dal nostro
assistente don Ivan Salvadori, cercheremo di svelare l’
intimità della Sacra Famiglia per ritrovare l’origine della
testimonianza delle nostre famiglie. Partire dalle nostre
case per aprire la porta a Gesù Cristo, al lavoro, alla festa,
al mondo. Il “non abbiate paura” trova la sua attuazione,
nella presa di coscienza quotidiana, nelle relazioni e nei
gesti in cui matura la nostra fede giorno dopo giorno.
L’invito a tutte le famiglie è di prendere consapevolezza
condividendo in questa giornata la capacità propria di
ogni famiglia di concepire la gioia per una Fede, che non
può più restare nascosta. Il Segreto dovrà essere rivelato.
Equipe Diocesana Di Azione Cattolica
La rivista “INSIEME” n. 5 del Novembre 2011
contiene un errore: alla voce “date da ricordare” il
convegno Acr… a..Chiavenna!!!
In realtà non è ancora stato stabilito il luogo.
procedere a spirale.
Positiva sembra essere l’esperienza dei
percorsi di preparazione al sacramento del
matrimonio che già sono improntati sul
ritmo dell’anno liturgico.
Da evitare una riduzione dell’anno
liturgico a percorso esclusivamente
“spirituale”, perché il Signore Gesù si
rende presente nella nostra storia e vuole
incontrarci nella concretezza di vita, che
ci deve sempre rendere attenti ai bisogni
reali, soprattutto degli ultimi.
Nessuno comunque si nasconde che ogni
nuova “mentalità” esige tempi lunghi
per essere acquisita. A tutti infine è stata
“consegnata” (non solo messa tra le mani!)
la prima parte dell’Itinerario pastorale che,
passo, passo, ci guida e ci accompagna nei
tempi di Avvento e di Natale e nella prima
parte del tempo Ordinario. Prima del
congedo, Andrea Arighi ci ha presentato
il progetto di Pastorale giovanile, frutto
di un ampio lavoro di collaborazione,
nuovo soprattutto nel metodo che pone
al centro dell’attenzione non tanto i
“giovani” in generale, quanto le “persone”
in particolare, e che, a sua volta, invita a
seguire l’itinerario dell’anno liturgico.
Concludendo il Vescovo ha invitato tutti
a mettersi in gioco con coraggio: siamo
consapevoli di andare contro corrente
rispetto alla diffusa mentalità secolarizzata
e consumistica, ma le idee “buone” sanno
farsi strada.
LAURA CASARTELLI BERNASCONI
Vita diocesana
12 Sabato, 26 novembre 2011
La peregrinatio delle relique in diocesi
Una folla silenziosa per Bernadette
I
L’urna è stata accolta
n occasione del novantesimo
come nelle altre giovani donne toccate dalla
anniversario della fondazione
grazia del Signore, a partire dall’esempio
sabato 19 novembre
di Unitalsi Lombardia, anche
unico e mirabile della Madonna, hanno
all’Ospedale Valduce di
la diocesi di Como ha ospitato
portato a una vita di santità. Innanzitutto – ha
Como. Lunedì mattina la proseguito monsignor Coletti – Bernadette
le reliquie di santa Bernadette, la
partenza per Nuova Olonio è stata tenace, schietta e coraggiosa, anche
piccola veggente di Lourdes. Sabato
19 novembre la prima tappa di
nell’affrontare gli ostacoli, le difficoltà,
questa peregrinatio è stato l’ospedale Valduce a Como.
le calunnie, le contraddizioni. La sua è stata una scelta
Accolte sul piazzale del nosocomio di via Dante da una vera
cristallina. Avrebbe avuto una vita più facile e comoda se
e propria folla, le reliquie sono state accompagnate fino alla
avesse tenuto per sé quanto Maria le aveva rivelato. Ma con
riproduzione della grotta di Lourdes che si trova nel giardino.
forza inaudita fu fedele e generosa nel condividere quanto
Dopo un momento di raccoglimento, le reliquie hanno fatto
aveva sperimentato. Il secondo aspetto è l’umiltà profonda
visita ai reparti dell’ospedale, quale segno di vicinanza a
di questa giovane donna, che si mette spontaneamente
chi sta vivendo il tempo della malattia e della sofferenza. A
all’ultimo posto e si abbandona disinvolta alla volontà di Dio».
seguire, la processione fino alla chiesa di san Giacomo dove,
Di fronte a Bernadette «non abbiamo scuse – ha concluso
introdotto da una breve meditazione, si è svolto il momento
il vescovo –. Lei, umile fra gli umili, ha dato testimonianza
di preghiera rivolto principalmente ai giovani. Durante questa gratuita e dolorosa di quanto Dio le chiedeva. Chiediamo di
celebrazione, alcuni volontari dell’Unitalsi hanno illustrato la
intercedere per noi affinchè possiamo fare dei passi in avanti
loro esperienza e l’esempio che la santa di Lourdes fornisce
nel vivere una vita coerente, liberata e capace di mettersi a
in un’ottica di attenzione e impegno verso il prossimo.
servizio del progetto che Egli ha su ciascuno di noi». Dopo la
Alcuni scritti di Bernadette hanno inoltre offerto valido
Santa Messa le reliquie hanno sostato in Cattedrale fino a sera,
spunto per riflettere sul significato del servizio all’ammalato.
dove hanno continuato a ricevere l’omaggio di preghiera di
Domenica 20, sempre in san Giacomo, si sono susseguiti
moltissimi fedeli, «con un pensiero particolare a quanti, con
momenti di preghiera e tempi di silenzio. Si è tenuta anche
la propria sofferenza nella malattia sanno darci una speciale
una celebrazione penitenziale, per sottolineare l’invito al
testimonianza di fede», ha detto ancora monsignor Coletti.
pentimento che la Madonna fece alla giovane ragazza durante In serata, in processione sono state accompagnate presso la
le apparizioni. Particolarmente toccante, nel pomeriggio, la
basilica di san Giorgio, rimasta aperta tutta la notte e dove non
recita del rosario meditato con la lettura di alcuni brani tratti
è mai mancata, nemmeno nelle ore più tarde, la presenza di
dagli scritti di Bernadette, seguito dall’adorazione eucaristica,
persone che hanno vegliato e pregato. Lunedì mattina, dopo
cui hanno partecipato anche molti malati. Nel pomeriggio,
la Messa ed una celebrazione di saluto, le reliquie sono partite
in Cattedrale, è stato il vescovo Diego Coletti a presiedere
per Nuova Olonio e Tirano. La celebrazione conclusiva della
la solenne celebrazione eucaristica. «Due le caratteristiche
peregrinatio si terrà il 3 dicembre in Cattedrale a Milano e sarà
della vita spirituale e del temperamento umano di santa
presieduta dal cardinale Angelo Scola. Dopodiché le reliquie
Bernadette – ha esordito il vescovo –, due aspetti che se vissuti torneranno a Como presso l’Istituto don Guanella per una
singolarmente potrebbero avere esiti negativi. In lei, invece,
breve sosta prima di ripartire per Lourdes.
Campane
a festa per
l’accoglienza
dell’urna
a Tirano
C
ampane a festa per l’arrivo di Santa Bernadette
Soubirous nel Santuario della Madonna di Tirano, dove
Maria 507 anni fa è apparsa al Beato Mario Omodei.
Le reliquie della Santa erano attese da tempo: numerose le
telefonate, le domande di interessamento rivolte negli ultimi
mesi al Rettore del Santuario, Monsignor Aldo Passerini.
Nonostante l’orario scomodo, un enorme afflusso di fedeli,
inaspettato, si è alternato in una continua preghiera,
creando un toccante clima di raccoglimento. Famiglie,
giovani, adulti, malati e religiosi giunti da ogni dove _ dalla
Valtellina e dalla vicina Svizzera _ hanno vissuto l’evento
con un forte senso di fede, senza eccedere nel trasporto
emotivo. «Il clima di raccoglimento e preghiera che si è
FOTO POZZONI
Unitalsi di Sondrio
na dimostrazione di “vera fede” come ci ha chiesto
U
S. Bernadette; questo, in sintesi, il significato
della giornata vissuta a Nuova Olonio e a Tirano con
l’UNITALSI di Sondrio, per la presenza delle Reliquie
della Santa. A Nuova Olonio, fin dal primo mattino,
i fedeli hanno gremito la chiesa parrocchiale e poi
hanno seguito il corteo che ha portato le reliquie nella
struttura “Don Guanella” per un momento intenso di
preghiera con gli ospiti. A Tirano, dopo un paio d’ore
di visita dei pellegrini all’urna di S. Bernardetta, il
Santuario si è riempito per arrivare alla S. Messa con
una partecipazione attenta e coinvolgente dei presenti:
ammalati, pellegrini, sacerdoti, autorità civili e personale
unitalsiano. Un ringraziamento a tutti e uno particolare
a don Mariano che ha animato e diretto la preghiera.
subito creato – ha raccontato don Aldo – è culminato con la
celebrazione della S. Messa». Per dare la possibilità a tutti i
fedeli presenti di parteciparvi, è stato necessario allestire il
sagrato del Santuario. Nell’omelia il sacerdote ha ricordato
l’incontro fra due figure, Santa Bernadette e Beato Mario,
unite dalla grazia di essere state visitate da Maria. Per molti
fedeli l’arrivo di S. Bernadette è stato occasione di ricordo
delle proprie esperienze di pellegrinaggio alla grotta di
Lourdes e alla casa di Bernadette. Per altri, è stato un modo
per ricordare l’arrivo al Santuario delle reliquie di S. Teresa
di Lisieux, una ragazza che nella propria quotidianità è stata
capace di percorre la strada della santità. Come ha fatto S.
Bernadette.
Lu. S
Pellegrinaggio. Un gruppo di sacerdoti della diocesi in viaggio tra Italia, Austria e Ungheria
U
n gruppo di preti diocesani ha vissuto
la scorsa settimana un’ esperienza
intensa di pellegrinaggio nell’
ambito dell’Anno Innocenziano.
L’intento principale era proprio quello di
rileggere l’esperienza sacerdotale sulle
orme del beato Innocenzo XI visitando quei
luoghi segnati dalla sua azione pastorale
a contrasto dell’espansionismo turco che
minacciava la cristianità. Insieme alla figura
del Papa comasco, altri due testimoni di
vita sacerdotale hanno incrociato il nostro
cammino: quella del beato don Francesco
Bonifacio, sacerdote della diocesi di
Trieste ucciso nel 1947 dai Titini e quella
dell’indomito cardinal Mindszenty, primate
di Ungheria avversato dal regime comunista
negli anni della guerra fredda. La vicenda
del beato Bonifacio ci è stata illustrata
vivacemente da mons. E.Malnati, teologo e
vicario episcopale della diocesi di Trieste, che
ha fatto emergere la testimonianza di questo
confratello tutto proteso nell’esercizio di un
ministero parrocchiale di assoluta normalità,
ma animato da una profonda spiritualità e
carità pastorale. La visita alla cattedrale di
Trieste ha evocato la lunga storia di questa
Chiesa, nata dal sacrificio di san Giusto e
collocata in posizione strategica al confine con
il mondo slavo. Il trasferimento ad Esztergom
ci ha immersi nella storia dell’Ungheria
e del suo popolo dalle radici fortemente
cristiane. Il medioevo cristiano europeo ha
qui una delle sue pagine più eloquenti che
ha segnato vigorosamente l’ethos popolare
ungherese arrivando ad esprimere nel secolo
scorso la nobile figura del card. J. Mindszenty.
Perseguitato, torturato, condannato da un
sistema politico iniquo, come attestano le
sue memorie non ha mai cessato di essere
fedele a Dio e alla Chiesa. La celebrazione
della S. Messa sulla sua tomba nella cripta
Sulle orme di
Innocenzo XI
della cattedrale di Esztergom è stato un
momento decisamente eccezionale del nostro
pellegrinaggio. In questo siamo stati aiutati
dall’ amabile presenza di S.E. mons. J. Szèkely,
vescovo ausiliare di Budapest che ha trascorso
con noi la giornata, accompagnandoci
anche nella trasferta alla capitale danubiana,
bellissima anche con la nebbia autunnale. La
visita alla Casa del Terrore, un museo in cui si
ricostruisce attraverso strumenti multimediali
e documenti originali il clima opprimente del
regime nazista e di quello comunista; la visita
alla Con-cattedrale di S. Stefano e a Buda con
la chiesa di S. Mattia; proprio a Buda si trova
il monumento a Papa Odescalchi eretto dagli
ungheresi a ricordo del suo impegno contro
il pericolo turco, prima testimonianza di
riconoscenza verso questo illustre comasco
forse apprezzato più all’estero che non nella
sua diocesi di origine. Anche nell’abbazia
benedettina di Pannonhalma, in un dipinto
murale recente, il beato Innocenzo XI appare
solenne nell’atto di benedire l’impresa
contro i Turchi. Il trasferimento in Austria
è avvenuto in una giornata di fitta nebbia
e giunti a Vienna siamo saliti a Kahlenberg
balcone naturale sulla capitale asburgica
dove la chiesa di S. Giuseppe ricorda la
predicazione del beato Marco d’Aviano e
la vittoria conseguita dalle truppe cristiane
sull’esercito turco il 12 settembre 1683. Lo
sviluppo della coscienza ecclesiale di questi
ultimi tempi ci trova giustamente critici di
fronte alla scelta della guerra come strumento
di soluzione ai conflitti interreligiosi, ma non
possiamo interpretare con i criteri di oggi le
vicende di ieri, vanificando la concretezza del
processo storico nel quale anche la Chiesa si
muove. Vienna è una città piena di vita dove
si respira l’ atmosfera della mittle Europa. La
cattedrale di S. Stefano esprime tutta la forza
della cultura medioevale e nella sua identità
gotica esercita un fascino particolare per il
suo verticismo e per la ricchezza spirituale.
Entrare nella cattedrale di S. Stefano per
celebrarvi la S.Messa ha significato per noi
affacciarci sulla storia cristiana di questa
Nazione e di questa Chiesa oggi percorsa
da inquietudini e tensioni che faticano
purtroppo a ricomporsi. Anche qui abbiamo
trovato un’ospitalità squisita nella persona del
canonico McDonnel e dei suoi collaboratori,
uno storico dell’arte ed il direttore dell’archivio
del Duomo, che ci hanno accompagnato in
una visita piacevole della cattedrale. Non sono
mancate neppure in questo massimo tempio
viennese i rimandi al beato Innocenzo XI: tra
le numerose reliquie custodite gelosamente
da secoli, una sua pantofola papale. Anche
alcuni documenti d’archivio sono stati
sottratti al loro silenzio per esserci mostrati:
la concessione dell’indulgenza per quanti
si prestavano nello sforzo bellico contro i
Turchi, e la Bolla Pontificia per la indizione
di un giubileo speciale dopo la vittoria. Il
nostro itinerario non poteva avere migliore
conclusione che sotto gli occhi di Maria
venerata nel santuario di Mariazell, collocato
tra i monti a più di mille metri di altezza e
custodito da una comunità benedettina. La
Vergine ha accolto la nostra preghiera e la
celebrazione eucaristica celebrata presso il
prezioso sacello dove è custodita da secoli
la sua immagine (una piccola statua) che
continua ad accompagnare il cammino dei
cattolici austriaci e dei pellegrini che salgono
fino a qui.
don GUIDO CALVI
Como Cronaca
Sabato, 26 novembre 2011 13
Albiolo. L’inaugurazione di una lavanderia: un nuovo interessante progetto della
cooperativa “Sim-patia” per restituire a persone fragili il diritto ad una vita autonoma
Lavoro: oltre la disabilità
U
n altro passo sul fronte
dell’autonomia. A
compierlo, la scorsa
settimana, ad Albiolo,
la cooperativa sociale Simpatia con l’inaugurazione di
una lavanderia industriale
all’interno della quale persone
con disabilità potranno vivere
da protagonisti una vera e
propria attività lavorativa.
Al taglio del nastro era
presente, tra gli altri, anche
l’assessore regionale alla
Famiglia,Conciliazione,
Integrazione e Solidarietà
Sociale Giulio Boscagli.
Perché una lavanderia? A
spiegarci il senso di questo
progetto è la stessa presidente
della cooperativa Irma
Missaglia. «L’iniziativa si
configura con l’obiettivo di dare
un lavoro vero a delle persone
che vivono in una condizione di
fragilità. Finalità che risponde
ad una richiesta precisa
avanzata dai disabili stessi e che
segue un progetto avviato già da
tempo di autonomia abitativa
promosso per permettere alle
persone con disabilità motorie
di prendere in mano la propria
vita in un contesto sociale
normale. Proprio allo scopo di
sviluppare un programma di
impiego per l’integrazione di
persone svantaggiate nel 2010
“Sim-patia” dà vita a:“Simpatia lavoro”. È grazie a questa
cooperativa di inserimento
lavorativo per soggetti con
fragilità che è stato possibile
sviluppare il progetto di una
lavanderia industriale nella
quale i disabili possono essere
attori protagonisti di un
impiego reale, così da staccarsi
gradatamente da una forma
assistenziale di vita. A questo
scopo è stato progettato un
sistema produttivo idoneo alle
ridotte possibilità operative del
disabile attivando una linea
di lavoro in cui gli spazi sono
stati adeguati alle persone in
carrozzina e non viceversa.
Per fare questo è stato preso
in locazione, un capannone in
Albiolo (CO) con caratteristiche
L’inaugurazione della
lavanderia. sotto una delle
dipendenti alle macchina.
Foto william
Al taglio del nastro,
avvenuto sabato
scorso, presente
anche l’assessore
Boscagli
idonee. Uno spazio che
permettesse di creare una linea
di produzione adeguata alla
possibilità di inserire persone
svantaggiate che utilizzano
lavatrici, essiccatoi, banchi da
stiro tavoli di ricomposizione
con armadi / alveari a celle
computerizzate che servono per
la ricomposizione dell’origine
dei capi che, etichettati nella
prima fase con un microchip
hanno la possibilità di essere
rintracciati in qualsiasi
momento all’interno del
ciclo produttivo. Il lavoro
molto automatizzato ed
informatizzato permette di
controllare il ciclo produttivo
in ogni sua fase e consente
alle persone svantaggiate di
lavorare “normalmente” ma
soprattutto in alcuni casi in
“autonomia”. Nella lavanderia
operano persone fragili (non
soltanto con disabilità motorie)
provenienti anche dal territorio.
L’investimento, è stato fatto
con la concessione di un
finanziamento FRIM (250.000
euro nell’ambito del Fondo di
rotazione per l’imprenditorialità
destinato alle imprese, ndr), che
ha coperto parte del progetto».
In quale ambito di mercato si
collocherà la lavanderia?
«L’inaugurazione è avvenuta
la scorsa settimana, ma in
realtà lo spazio è già attivo da
sei mesi circa. Il mercato che
stiamo acquisendo è quello del
lavaggio dei capi degli ospiti
di residenze sanitarie (anziani
e disabili principalmente). Si
tratta di un’azienda sul mercato
a tutti gli effetti e che, dunque,
dal lavoro e dal mercato dovrà
trarre sostentamento e le
strategie per essere autonoma».
A quante persone dà lavoro?
«In questo momento abbiamo
inserito quattro persone in
carrozzina e tre svantaggiati,
che operano insieme a
persone normodotate.
Un’attività produttiva del
genere non potrebbe, infatti,
essere retta unicamente da
personale disabile. L’impatto
occupazionale andrà di pari
passo con l’attività di training
iniziale e l’acquisizione di
fette di mercato sempre
più consistenti legate
principalmente alla crescita
della domanda da parte del
mercato delle RSA e RSD del
territorio».
Altra importante novità
presentata sabato scorso,
è il Cot, un “Centro
occupazionale terapeutico”
creato parallelamemte alla
lavanderia, in collaborazione
con il Consorzio dei Comuni
dell’Olgiatese. «Si tratta di due
ulteriori spazi (uno ad Albiolo
e uno a Valmorea) – prosegue
Irma Missaglia - nati per
permettere alle persone più
gravi e più fragili di provare una
esperienza lavorativa, se pur
di poche ore settimanali: un
laboratorio per l’assemblaggio
e un laboratorio per il restauro
di mobili e oggetti usati, da
rimettere in vendita. Luoghi di
passaggio in cui persone non
ancora in grado di lavorare,
magari dopo un grave evento
traumatico, sperimentano una
forma di impiego per prendere
le misure con le proprie
potenzialità e capacità e per
capire quali attività potranno
svolgere in futuro». Come
detto all’inaugurazione della
lavanderia era presente anche
l’assessore regionale Boscagli.
«È bello - ha dichiarato, tra
l’altro l’assessore - vedere
come nella nostra regione ci
siano tante comunità vive che
si fanno carico di rispondere
ai bisogni. La Lombardia non
sarebbe così efficiente se non
ci fosse una comunità così
Un interessante
progetto di
lavanderia
industriale che
opera sul mercato
articolata e capace di farsi
carico dei bisogni degli altri.
Questa straordinaria esperienza
è particolarmente importante
perché parte dal bisogno della
persona e prova a costruire
uno strumento di risposta.
L’aspetto interessante di questa
azienda, e delle strutture che
nascono in questi ambiti, è
che queste esperienze sono
in grado di rendere le persone
che vi aderiscono, più capaci
di esprimersi fino in fondo per
una soddisfazione completa
dei loro bisogni: un modello
interessante che diamo alla
nostra gente ed esportiamo nel
mondo».
a cura di Marco Gatti
■ Il percorso di Sim-patia
Dalla residenzialità ad un impiego vero
“S
im-patia” è una cooperativa sociale che si rivolge a persone
adulte che a causa di disabilità
fisiche gravi presentano difficoltà nell’autonomia e nell’autosufficienza tali da richiedere aiuto di terzi per il soddisfacimento dei bisogni vitali e per una dignitosa sopravvivenza. Accoglie disabili motori in regime residenziale permanente,
temporanea e diurna. All’interno di Simpatia, è attivo il polo tecnologico accreditato “QUESTIO” che attraverso il confronto con realtà tecnologiche nazionali
e internazionali, ricerca in tutto il mondo
tecnologie per la mobilità e per la comunicazione, allo scopo di esaudire i desideri
delle persone con disabilità che vogliono
migliorare o integrare con supporti adeguati, le loro abilità residue. «L’utilizzo
delle innovazioni tecnologiche – spiega
la presidente di “Sim-patia” Irma Missa-
glia - rappresenta il campo più promettente per mitigare gli handicap di cui sono
affetti i disabili motori, migliorando sia la
comunicazione che la mobilità e la gestione dell’ambiente. Con queste convinzioni
e supportati dall’innovazione tecnologica,
abbiamo organizzato “appartamenti in
autonomia”, per permettere alle persone
con disabilità motorie di prendere in mano la propria vita in una situazione abitativa e sociale normale. Gli appartamenti
sono gestiti dalla cooperativa “Sim-patia
servizi alla persona” nata nel 2010 per seguire al meglio tutti i servizi domiciliari
per persone disabili. Per molti di loro, però, la normalità viene percepita solo attraverso un lavoro, e un “lavoro vero”. Per andare incontro a questo bisogno abbiamo
costituito sempre nel 2010 la cooperativa “
Sim-patia lavoro” che ha permesso di sviluppare il progetto “Lavanderia”».
Como Cronaca
14 Sabato, 26 novembre 2011
Dossier Statistico 2011. I dati del rapporto Caritas/Migrantes, giunto alla 21°
edizione, confermano un trend crescente. 4 milioni e mezzo in Italia, 47 mila a Como
Stranieri: popolo in crescita
O
ltre quattro milioni.
Per la precisione
4.570.317. È il numero
degli stranieri
residenti in Italia al 31
dicembre 2010, il 7,5% della
popolazione totale (pari a
oltre 60 milioni di abitanti).
È il dato numericamente
più significativo del Dossier
Statistico Immigrazione 2011,
il 21° rapporto di Caritas/
Migrantes che da oltre due
decenni regala una fotografia
dettagliata e precisa sulla
situazione migratoria in Italia,
scandendone, nel dettaglio, aree
di origine, flussi, inserimento,
livello di integrazione.
Oltre 4 milioni e mezzo… un
enorme balzo in avanti rispetto
a sessant’anni fa quando, era
il 1951, la presenza straniera
in Italia era circoscritta a
poco più di 100 mila unità.
Il trend di crescita è stato
più repentino nell’ultimo
decennio, accompagnato dal
continuo invecchiamento della
popolazione italiana.
In linea con gli andamenti
registrati negli ultimi anni, la
maggioranza degli stranieri
iscritti nelle liste dei residenti
nel corso del 2010 proviene
da un paese europeo. Si tratta,
per oltre la metà, di cittadini di
uno dei 12 Stati membri, con la
Romania che continua a giocare
un ruolo da protagonista, e per
quasi un’altra metà di cittadini
di un paese dell’Europa centroorientale non comunitaria,
soprattutto ucraini e moldavi.
Si conferma, dunque, il
protagonismo dei Paesi
dell’est Europa, principale area
d’origine dei flussi d’ingresso
nel nostro Paese a partire dalla
regolarizzazione del 2002, con
un picco nel 2007 quando, in
conseguenza dell’ingresso
nell’Ue di Romania e Bulgaria,
l’area arrivò a coprire oltre
i tre quarti dell’incremento
registrato nell’anno.
Rilevante e pari quasi a un
quarto del totale è la quota
d’incremento da ricondurre
al continente asiatico, un’area
Nella nostra
provincia l’attività
principale d’impiego
è quella della
ristorazione
che mostra un progressivo
intensificarsi dei “flussi” verso
l’Italia che si originano in
primo luogo nel’area centromeridionale del continente.
I cittadini dei paesi africani,
originari soprattutto dell’Africa
settentrionale, contribuiscono
per quasi un sesto
all’andamento degli stranieri
iscritti nei registri anagrafici,
mentre i cittadini americani
partecipano all’incremento
complessivo per poco più di un
dodicesimo.
In estrema sintesi la presenza
straniera più consistente in
Italia risulta ampiamente
rappresentata dalla Romania
(oltre 968 mila residenti). Al
secondo posto, ben più lontana
numericamente, l’Albania (oltre
482 mila residenti), seguita
da Marocco, Cina, Ucraina,
Filippine e Moldavia.
Soffermandosi sulla
Lombardia, secondo i dati Istat
a fine 2010 i residenti stranieri
nella nostra regione erano
1.064.447, con un’incidenza
del 10,7% sulla popolazione
totale. Numero che sale a
1.157.000 unità considerando
anche quanti, pur essendo
regolarmente presenti, non
sono iscritti in anagrafe. Nel
comasco al 31 dicembre dello
scorso anno i residenti stranieri
iscritti all’anagrafe risultavano
47.271 (il 4,4% della presenza in
regione e il 7,9% della presenza
in provincia).
Nella nostra regione quasi la
totalità dei non comunitari
è presente per ragioni o di
famiglia (49,1%) o di lavoro
(48,7%).
Analizzando la distribuzione
dei motivi di soggiorno nelle
province lombarde, si notano
alcune specificità territoriali:
mentre Milano registra la più
alta percentuale di permessi per
lavoro (54%), il primo posto per
incidenza dei ricongiungimenti
familiari spetta invece a
Cremona (59,8%).
Gli occupati stranieri in Italia
nel 2010 sono stati 574.167,
di cui il 36,5% rappresentato
da donne, in calo dell’1,9%
rispetto allo scorso anno.
Tuttavia, nello scenario di crisi
generale, gli immigrati riescono
a mantenere il lavoro in misura
maggiore degli italiani. Il
principale settore d’inserimento
lavorativo è quello dei servizi,
che ne assorbe il 61,7%.
Segue il settore dell’industria
(35,2%), mentre all’ultimo
posto troviamo l’agricoltura e la
pesca. In particolare i comparti
prevalenti risultano: i servizi alle
imprese (22%) dove spiccano
soprattutto i servizi di pulizia;
quindi costruzioni, alberghi e
ristoranti, trasporti, commercio
e industria dei metalli. A Como
e Sondrio l’attività principale
d’impiego è quella in alberghi
e ristoranti, ma mentre
per Sondrio si tratta di una
conferma negli anni, a Como
l’anno precedente allo studio in
oggetto la quota relativamente
più alta di lavoratori era
occupata nel comparto delle
costruzioni. I primi cinque
paesi di provenienza degli
occupati stranieri in Lombardia
sono Romania (83.430 addetti),
Marocco (48.047), Albania
(42.680), Egitto (31.993) e Cina
(23.832).
Poiché il numero di occupati
provenienti dalla Romania è
molto elevato essi tendono
a prevalere un po’ in tutti i
comparti occupazionali. Fanno
eccezione alcune province tra
cui Como dove, nel principale
ramo lavorativo, quello degli
alberghi e ristoranti appunto, il
gruppo più numeroso è quello
degli originari della Turchia. In
riferimento alle rimesse inviate
ai Paesi d’origine l’ammontare
complessivo nel 2010 è pari a
6.385 milioni di euro.
In riferimento alla popolazione
studentesca nell’anno scolastico
2010/2011 gli studenti non
italiani iscritti nelle scuole
lombarde erano 172.842,
pari al 23% di tutti gli alunni
stranieri presenti in Italia.
L’incidenza di questi studenti
sul totale della popolazione
scolastica lombarda è pari al
12,5%, quota molto superiore
alla media nazionale (7,9%).
Per quanto riguarda la
distribuzione territoriale la
maggior concentrazione si
ha a Milano (37,5%), seguita
da Brescia (17,6%), Bergamo
(12,1%) e Varese (7%). Como
è al 4,3% con 7369 iscritti. Il
principale paese di provenienza
degli studenti stranieri iscritti
nelle scuole lombarde è il
Marocco, seguito da Albania,
Romania, India ed Ecuador.
La maggior concentrazione
di stranieri si registra nella
scuola primaria (37%), anche
se si registra una diminuzione
della quota di iscritti in questa
fascia, e un incremento
nella secondaria di II grado.
Un accenno, per chiudere,
è dato dal Rapporto anche
Alta la presenza
nella scuole
lombarde, il 12,5%
contro la media
nazionale del 7,9%
all’impegno messo in campo
dalle Caritas lombarde a seguito
all’emergenza Nord Africa
che ha portato in Lombardia
persone provenienti da 29 paesi
diversi. Impegno che non si è
limitato
nell’accoglienza
e nell’ascolto, ma anche nella
distribuzione di aiuti di prima
necessità e nel garantire una
prima alfabetizzazione. “Appare
necessario – conclude in
merito il Dossier – soprattutto,
un salto di qualità, in grado
di far passare da una logica di
intervento emergenziale ad
una logica di gestione basata
sulla pianificazione, volta ad
attivare processi e percorsi di
integrazione e di autonomia
delle persone”.
sintesi a cura
di MARCO GATTI
❚❚ Raccolta di firme per presentare una proposta di legge per i nati in Italia
“L’Italia sono anch’io”: il diritto alla cittadinanza
I
n occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, svoltasi la scorsa domenica 20
novembre, le Acli di Como hanno ospitato il nuovo lancio
della campagna “L’Italia sono anch’io”, proposta di legge di
iniziativa popolare avente lo scopo di garantire i diritti di
cittadinanza dei bambini e dei ragazzi di origine straniera
oggi gravemente discriminati. A condividere questo impegno, oltre alle Acli ci sono anche Arci, ASPEm, Associazione
Burkinabè, Associazione del Volontariato Comasco, Associazione Interetnica 3 febbraio, Auser, Caritas, Cgil, Cisl, Coordinamento comasco per la Pace, Emergency, Fondazione
Avvenire, Ipsia Acli, Libreria Feltrinelli di Como, Trapeiros di
Emmaus. Scopo della proposta di legge è portare al centro
dell’attenzione il tema della cittadinanza, quale elemento di
primaria importanza nello Stato democratico. “Il tratto fondamentale della democrazia – sostengono i promotori - è infatti il suo carattere inclusivo, tendente a far sì che le persone
possano godere pienamente di tutti i diritti fondamentali, tra
i quali la cittadinanza si pone come aspetto decisivo”.
Attualmente vivono in Italia circa 5 milioni di persone di origine straniera. Molti di loro sono bambini e ragazzi nati o cre-
sciuti nel nostro Paese, che tuttavia possono acceder alla
cittadinanza con modalità quanto mai ristrette e dopo
un lungo percorso burocratico. Le conseguenze di tale
situazione sono disuguaglianze ed ingiustizie che, impedendo una piena integrazione, disattendono il dettato
costituzionale che all’articolo 3 stabilisce il fondamentale principio di uguaglianza, ed impegna al contempo
lo Stato a rimuovere gli ostacoli che ne impediscono il
suo raggiungimento.
La distribuzione demografica della popolazione straniera
evidenzia una concentrazione nelle fasce di età più giovani: ha meno di 18 anni il 22% dei cittadini stranieri residenti (contro il 16,9% dell’intera popolazione ); ha una
età compresa tra 18 e 39 anni il 47% dei cittadini stranieri
mentre gli ultraquarantenni stranieri sono solo il 30,7%,
e solo il 2,3% ha una età superiore ai 65 anni.
I cittadini stranieri contribuiscono in maniera determinante allo sviluppo dell’economia italiana e alla sostenibilità del sistema di welfare in misura maggiore di quanto
comunemente si pensi. La stabilizzazione delle migrazioni è resa evidente dalla crescita costante delle nascite
in Italia di bambini con uno o entrambi i genitori stranieri. I
21.816 bambini con almeno un genitore straniero nati in Italia nel 1999, sono diventati 72.472 nel 2008 (77.109 nel 2009
secondo gli ultimo dati diffusi dall’Istat).
Al 1 gennaio 2010 i cittadini stranieri residenti nati in Italia
erano ormai 572.720, il 13,5% del totale dei residenti stranieri.
Molti di loro non hanno mai conosciuto il paese di origine
dei genitori; hanno forme e stili di vita del tutto simili ai coetanei italiani, sono a tutti gli effetti parte integrante della nostra società ma non hanno acquisito la cittadinanza italiana
alla nascita in quanto non previsto dalla legislazione vigente.
Il testo fondamentale che regola le modalità di acquisizione
della cittadinanza è la legge 5 febbraio 1992 n. 91; il quadro
normativo è completato dal Decreto del Presidente della Repubblica 12 ottobre 1993, n.572 e dal Decreto del Presidente
della Repubblica 18 aprile 1994, n.362, che regolamentano le
norme attuative dei principi generali normativi.
Per sapere dove sarà possibile firmare la petizione popolare
a Como rivolgersi ad una delle associazioni sostenitrici della Campagna.
Como Cronaca
Sabato, 26 novembre 2011 15
Confine. Confronto a 360° su questioni “calde”. A tema anche l’Expo 2015
P
redisposizione di una
lettera d’intenti sulla
revisione degli accordi
tra Svizzera e Italia in
materia di imposizione fiscale
per i lavoratori frontalieri, che
sarà sottoposta al voto da parte
del Consiglio Regionale, con
la quale si invita il Governo a
sedere finalmente ad un tavolo
comune con gli omologhi
elvetici per risolvere l’annosa
questione. Si è concluso con
questo impegno l’incontro tra
i rappresentanti del Consiglio
Regionale della Lombardia
e del Gran Consiglio del
Canton Ticino che si è svolto
la scorsa settimana a Milano
durante il quale si è parlato
anche di Expo 2015. In
rappresentanza del territorio
comasco ha partecipato ai
lavori il consigliere regionale
Luca Gaffuri (PD) e nella
seconda parte della mattinata
ha presenziato anche Dario
Bianchi (Lega Nord) in veste di
uditore.
Particolarmente attuale e
scottante il tema dei frontalieri,
soprattutto dopo le iniziative
adottate in Canton Ticino da
parte della Lega dei Ticinesi di
Giuliano Bignasca che accusa i frontalieri
di “ rubare’’ il lavoro alla manodopera
locale causando l’aumento della
disoccupazione. «Siamo impegnati ad
assicurare loro misure volte a tutelare il
mantenimento del posto di lavoro senza
dover temere ritorsioni – ha commentato
il presidente del Consiglio Regionale,
Davide Boni - e su questo fronte leAssessorato
nostre
posizioni e quelle delle istituzioniCULTURA
ticinesi
sono molto vicine. Auspichiamo davanti
alle attese dei Comuni frontalieri e delle
Province interessate al contenzioso dei
ristorni dei lavoratori che si arrivi presto
a una conclusione: mi auguro che la
situazione politica italiana in evoluzione
non comprometta gli sforzi sostenuti
fino a questo momento dal nostro
2015 è stata ribadita la
mancanza di reciprocità
nelle opportunità di lavoro
per le imprese elvetiche in
Lombardia, con un occhio
di riguardo soprattutto
sui prossimi bandi per
la realizzazione delle
strutture dell’Esposizione
Universale. I lavori
tra le due delegazioni
parlamentari sono
proseguiti nel pomeriggio
affrontando il tema
della valutazione delle
politiche pubbliche con
l’intervento del Presidente
del Comitato paritetico
regionale di Controllo e
Valutazione Alessandro
Alfieri.
Al centro del dibattito
di un prossimo incontro
tra le due istituzioni
ci sarà invece il tema
della mobilità e dei
trasporti: «E’ importante
che si affrontino e si
chiariscano le posizioni
su un argomento delicato
e d’attualità – conclude
Gaffuri -. Il futuro di
Alptransit in Lombardia
e la mancanza di
infrastrutture che vedono soprattutto il
comasco in una posizione di svantaggio
nei confronti della vicina provincia di
Varese una volta ultimato il progetto
dell’Arcisate-Stabio per un utilizzo del
treno in maniera più concorrenziale
nei confronti dell’auto, sono, ad
esempio, due esempi che meritano
un approfondimento condiviso». Lo
stesso consigliere ha elencato alcuni
“punti deboli” delle infrastrutture
ferroviarie a Como che precludono
un incremento nell’utilizzo del treno
tra il territorio lariano e il Ticino: dalla
stazione fatiscente di Albate/Camerlata
alla mancanza di un numero di posteggi
adeguati nelle sue vicinanze.
Luigi Clerici
I frontalieri e l’euro...
La scorsa settimana il tavolo di lavoro lombardo/ticinese
ha affrontato, in Regione, l’annosa questione dei ristorni
Sabato 26
novembre
visita agli
affreschi
di S. Orsola
lavoratori e imprese sconosciuta in questi
termini da noi, e che quindi la possibilità
che il lavoro venga retribuito non con la
divisa nazionale sia possibile, ma questa
“elasticità” rischia di essere non solo
controproducente per i frontalieri, bensì
anche per gli stessi lavoratori ticinesi
perché potrebbe acuire il fenomeno
del dumping salariale. Auspico che le
autorità elvetiche decidano presto di
pronunciarsi in materia». Da parte loro
i membri del Gran Consiglio hanno
sottolineato come in Svizzera si attenga
un gesto di favore a riprendere le
trattative per la revisione degli accordi
risalenti al 1974 per sbloccare la seconda
tranche dei ristorni, bloccati lo scorso
30 giugno. Per ciò che concerne Expo
ORE
24 settembre
17.30
Consiglio regionale e non vanifichi il
lavoro prodotto dal precedente governo
nazionale».Preoccupazioni sono emerse
riguardo la possibilità che i salari dei
frontalieri siano erogati in euro invece
che in franchi svizzeri, possibilità prevista
dalle leggi elvetiche in materia di lavoro
«Attualmente la battaglia lavorativa
sui frontalieri in Canton Ticino è di
natura salariale. Ci sono infatti diverse
componenti produttive in Ticino che
sostengono come gli italiani impiegati
nel Cantone italofono debbano essere
retribuiti in euro, oltre che svolgere
maggiori ore di lavoro gratuitamente.
Comprendo come in Svizzera la
legislazione in questa materia sarà
caratterizzata da una contrattazione tra
L’
Associazione Culturale
oratorio del monastero di S.
“Mondo Turistico”
Orsola. Si tratta di pezzi di
organizza per sabato
alto valore artistico realizzati
26 novembre una visita
nella seconda metà del
guidata agli affreschi di S.
Trecento, che hanno notevoli
Orsola di Como.
relazioni stilistiche con le
Il ritrovo è previsto per le
decorazioni trecentesche di S.
ore 14.30 a Como, davanti
Maria dei Ghirli a Campione.
alla Pinacoteca Civica di via
Si visiterà poi la piccola
Diazpresentazione
84. Qui sono esposti
chiesetta, recentemente
uno
stroardinario
recupero
per di
alcuni
mesi
gli affreschi
restaurata,
che si trova dietro
strappati nel 1966 dall’antico
l’attuale chiesa di S. Orsola
e che fu la cappella del
monastero femminile di S.
Orsola, creato dalle Umiliate.
La quota di partecipazione
è di 8 euro per i soci, di 9
euro per i non soci (incluso
l’ingresso in Pinacoteca). Per
informazioni e prenotazioni
(obbligatorie): Mondo
Turistico, tel. 339.4163108;
e-mail: mondoturistico@
virgilio.it.
Gli affreschi
é quanto prevede il nuovo orario 2012 delle Ferrovie Federali Elvetiche
giotteschi
Collegamenti più lentidell’antica
tra Italia e Svizzera
chiesa
C
di Sant’Orsola
a Como
ollegamenti più lenti tra Italia
e Svizzera. E’ quanto prevede il
nuovo orario 2012 delle Ferrovie
Federali elvetiche presentato
la scorsa settimana. Tra Zurigo e il
viaggio aumenterà di quasi 30 minuti
ma, secondo le FFS, “questo permetterà
di portare il grado di puntualità allo
standard conosciuto in Svizzera”. In tal
modo le ferrovie rischiano di esporsi alle
di chi ritiene che per far arrivare
Il restauro ha ricomposto vari frammenticritiche
provenienti
dalla controfacciata
i treni in orario si istituzionalizzano
dell’antica chiesa delle Umiliate. La composizione
che convogli,
raffigura un
i ritardi. Perottenuta,
determinati
Giudizio Universale e una scena di Pietà,
testimonia
l’attività
anche
a Como
hanno
sottolineato
dalla
Svizzera,
sarànella
aumentato
periodo disinora
sosta nelle
prima metà del XIV secolo di maestranze
di ambitoilgiottesco,
attestate
stazioni
d’inversione
solo a Stugl (Grigioni) e a Brione Verzasca
(Canton
Ticino). di marcia di Milano
e Zurigo. In questo modo dovrebbe
Il restauro degli affreschi si deve all’azione
delpossibile
Ministerogarantire
per i Beni
e le
essere
la stabilità
Attività Culturali, che ha finanziato il recupero,
il rilievo
la ricomposizione
dell’orario
e avereepiù
tempo per la
dei frammenti su un nuovo supporto, e dell’ Inner Wheel International Club di
Como, che ha sponsorizzato la fase conclusiva dell’intervento in occasione del
25° anniversario di fondazione.
pulizia. Ma forse queste misure potrebbero
non essere sufficienti: per stabilizzare
ulteriormente l’orario i treni EuroCity
Zurigo-Milano avranno il supporto di un
convoglio Inter City supplementare ZurigoLugano, che proseguirà fino a Chiasso in
talune fasce orario. Oltre all’aumento del
tempo di percorrenza, c’è da segnalare
anche l’ulteriore riduzione del numero
di collegamenti tra Zurigo e Milano che
dal prossimo cambiamento d’orario,
11 dicembre, passeranno da sette a sei.
Da notare che fino a dicembre 2008 i
collegamenti tra le due città erano nove al
giorno (ai quali si aggiungevano cinque
corse Basilea-Lucerna-Milano: oggi ne
rimane solo una). La nuova diminuzione
del numero delle corse tra Zurigo e Milano
è dovuta, spiegano le FFS, al trasferimento
di un pendolino dalla linea Zurigo-Milano
a quella Basilea-Lucerna-Milano. Questo
collegamento era espletato finora da un
altro tipo di treno di proprietà della società
Cisalpino. In seguito allo scioglimento
di quest’ultima realtà i convogli (di tipo
ETR610) sono stati equamente divisi tra FFS
e Trenitalia ma dal prossimo dicembre le
ferrovie italiane hanno deciso di impiegare
questi convogli su altre tratte del nostro
Paese. I collegamenti regionali tra il Ticino
e la Lombardia saranno invece potenziati:
sulla linea Bellinzona-Luino-Gallarate
circoleranno infatti otto treni (una ogni due
ore) mentre non sono stati annunciati tagli
sui collegamenti Bellinzona-Lugano-ComoMilano. Inoltre sette nuove corse saranno
prolungate fino all’aeroporto di Milano
Malpensa. (l.cl.)
16 Sabato, 26 novembre 2011
Como Cronaca
progetti
Anche la provincia
di Como può contare
su molti volontari
dell’Associazione
Malattie del Sangue
nata nel 1998
Tappi
di plastica
per salvare
delle vite
S
ostenere programmi
di ricerca scientifica sulle
malattie del sangue, acquisire
apparecchiature e strumenti
necessari per l’attività specialistica
e istituire borse di studio per la
formazione di medici, biologi, tecnici
ed infermieri ad alta specializzazione,
sono le finalità dell’A.M.S.
(Associazione Malattie del Sangue)
fondata nel 1998, che ha la propria
sede presso la Divisione di Ematologia
dell’Ospedale Niguarda Cà Granda
di Milano ma che anche a Como e
in tutta la provincia può contare su
molti volontari che si dedicano ad una
singolare attività: raccogliere i tappi di
plastica di acqua, latte, bibite, succhi di
frutta, detersivi, balsamo e shampoo,
schiuma da barba e deodoranti, che
si trasformano in moneta sonante
che va proprio ad aiutare le attività
dell’associazione e soprattutto la ricerca
scientifica per riuscire a sconfiggere le
malattie ematologiche. La raccolta dei
tappi sta riscuotendo un gran successo.
Un chilogrammo corrisponde a circa
600 tappi e lo scorso anno ne sono stati
raccolti e venduti oltre 1200 quintali.
Facendo un rapido calcolo quindi sono
più di 72milioni i tappi multicolori
rivenduti per un totale approssimativo
di circa 20mila euro. Un dato che
quest’anno è destinato ad aumentare
sensibilmente.
“Tutti i tappi di plastica che
raccogliamo – precisa Rosario Franzone
– uno dei comaschi che collaborano
con l’A.M.S. – vengono venduti e
macinati dalle industrie per ottenere
prodotti come pali, panchine, o tubi per
l’irrigazione. Alla raccolta partecipano
non solo i privati e le aziende (abbiamo
volontari anche a Lomazzo, Rovellasca,
Alzate Brianza, Carugo, Montorfano,
Inverigo, Pontelambro, Valbrona,
Porlezza, Montemezzo, Colico, Sondrio
e Bormio, oltre che in tutte le province
lombarde) ma anche alcuni oratori
come quello della parrocchia di San
Giorgio in via Borgovico a Como e
molte scuole come quelle di Lanzo
Intelvi, Villa Guardia, Cantù, Erba,
Albavilla, Orsenigo, Canzo, Lurago
d’Erba, Alserio. I fondi raccolti vengono
interamente devoluti al reparto di
ematologia dell’ospedale Niguarda
di Milano dove lavora lo staff guidato
dalla dottoressa Enrica Morra. Noi
cerchiamo di sensibilizzare soprattutto
i bambini e i ragazzi perchè dietro ai
tappi c’è anche un progetto educativo:
solidarietà, risparmio energetico, il
riciclo, la pulizia dell’ambiente”.
Favorire il progresso nella cura di
tutte le malattie del sangue e del
sistema linfatico, che comprendono
leucemie, linfomi, mielomi, anemie,
malattie emorragiche e trombotiche,
migliorando la possibilità di guarigione
e la qualità di vita dei pazienti, è
il compito principale dell’A.M.S.
Onlus che è sempre impegnata nel
3 dicembre. Happy Chorus Delebio
✎ P.Ambrosoli
N
Spirituals per
l’Africa a S. Fedele
La Fondazione “Dr. Ambrosoli
Memorial Hospital Kalongo”,
Uganda Onlus organizza per
sabato 3 dicembre alle ore
20.45 presso la Basilica di San
Fedele a Como “Da Como a
Kalongo. Spirituals per l’Africa”,
serata con musiche e canti
gospel con la partecipazione di
Happy Chorus Delebio, a favore
dell’Ospedale “Dr. Ambrosoli
Memorial Hospital Kalongo”.
L’iniziativa gode del patrocinio
di Regione Lombardia
Assessorato Cultura; Provincia
di Como, assessorato Cultura;
Comune di Como, assessorato
alla Cultura e del sostegno di
Fondazione Cariplo. L’ingresso è
gratuito, con contributo libero a
favore dell’ospedale di Kalongo.
Il nosocomio, fondato nel 1957
da padre Giuseppe Ambrosoli,
missionario comboniano e
chirurgo, è un ente privato
non profit appartenente alla
diocesi di Gulu. È una delle
più importanti organizzazioni
L’iniziativa ha lo
scopo di sostenere
l’ospedale
“Dr. Ambrosoli
Memorial
Hospital”
di Kalongo
sanitarie ugandesi per numero
di letti (345) e garantisce
assistenza sanitaria qualificata
a circa 50.000 persone l’anno:
il 70% delle quali donne
e bambini. È dotato di 7
reparti (maternità, pediatria,
malnutrizione, medicina
generale, chirurgia, tbc, aids)
un poliambulatorio per pazienti
esterni, un laboratorio di analisi
e radiologia e 2 sale operatorie.
Impiega 320 occupati, tutti
ugandesi.
La Scuola di ostetricia viene
fondata nel 1959 da padre
Ambrosoli per trovare una
soluzione sostenibile al grave
problema della mortalità
materno - infantile in Africa e
contribuire al miglioramento
della condizione femminile.
Punta sulla formazione
qualificata quale fattore
primario per dare alle future
generazioni la possibilità di
un futuro autonomo anche
in campo sanitario. Dalla
sua nascita ad oggi la St.
Mary’s Midwifery School ha
qualificato 1200 ostetriche. Oggi
è considerata una struttura di
eccellenza nella formazione
medica specialistica e le sue
ostetriche diplomate vengono
richieste non solo nelle strutture
ugandesi, ma anche in quelle di
Tanzania, Kenia, Sudan, Congo
e altri paesi dell’Africa sub
sahariana.
La Fondazione “Dr. Ambrosoli
promuovere la donazione del
sangue come strumento essenziale
affinché le terapie possano avere
successo. Le malattie ematologiche
più gravi richiedono infatti terapie
di supporto complesse ed un elevato
fabbisogno trasfusionale. Questa
esigenza comporta quindi un
continuo impegno promozionale
per diffondere la consapevolezza
del grande valore civile ed umano
della donazione del sangue. I suoi
volontari s’impegnano inoltre per
divulgare l’importanza dell’adesione
ai registri dei donatori di midollo
in collaborazione con l’A.D.M.O.
( l’Associazione Donatori Midollo
Osseo) già attiva sul territorio
nazionale ed in stretto contatto
con tutte le strutture ematologiche
accreditate. Un’altra importante
iniziativa ideata e sostenuta
dall’A.M.S. è rappresentata
dall’Assistenza Domiciliare
Ematologica che si pone l’obiettivo
di assistere i pazienti dimessi
dall’ospedale in regime domiciliare,
in fase cronica o terminale di
malattia, e i pazienti in fase acuta
dimessi dalla degenza ordinaria o
dal Centro Trapianti di Midollo.
“ L’attività dell’Associazione
Malattie del Sangue – aggiunge
Franzone – va oltre la raccolta
dei tappi: vengono ad esempio
organizzate delle cene di
beneficenza e viene prodotto
un periodico d’informazione e
divulgazione medica che viene
distribuito all’ospedale Niguarda.
Nelle malattie del sangue però le
cure più efficaci oggi disponibili
richiedono tecnologie sempre più
complesse e costose, un continuo
aggiornamento professionale del
personale medico e tecnico oltre
ad un intenso impegno diagnostico
e terapeutico. Per questo motivo
anche la raccolta dei tappi di
plastica è molto importante perché
può aiutare a salvare delle vite”.
Chiunque è interessato ad aderire
all’iniziativa e desidera avere
maggiori informazioni su come
si svolge la raccolta dei tappi in
provincia di Como può telefonare
allo 031 – 542477.
paolo borghi
Memorial Hospital” nasce nel
1988 al fine di dare continuità e
futuro all’ospedale di Kalongo e
alla scuola di ostetricia.
Nello specifico la Fondazione
sostiene :
- i costi di gestione corrente
dell’ospedale, condizione
imprescindibile per l’erogazione
continuativa di adeguati servizi
sanitari e di assistenza;
- l’attività di formazione della
scuola di ostetricia;
- la formazione manageriale,
sanitaria e tecnico-logistica del
personale.
Oggi oltre il 40% dei sostenitori
della Fondazione Ambrosoli
risiede nel territorio di Como.
ato nel 1923, dopo una laurea in
medicina e chirurgia a Milano
e la specializzazione a Londra
in malattie tropicali, padre Giuseppe
Ambrosoli entra nell’ordine dei
comboniani con il sogno di partire
per l’Africa e dedicare la propria
esistenza ai più poveri. Nel 1955 si reca
a Kalongo nel nord dell’Uganda per
gestire un piccolo dispensario locale.
Professionalità e dedizione, competenze
mediche e spirito imprenditoriale,
unitamente al supporto di tanti medici
volontari e amici finanziatori, lo
portano a trasformare in 32 anni il
piccolo ambulatorio in una delle più
importanti strutture sanitarie ugandesi,
con 330 posti letto e standard di cura
elevati. “Salvare l’Africa con gli Africani”.
Nel 1959 Padre Giuseppe fonda
una scuola specialistica di ostetricia
nella convinzione che la formazione
qualificata sia la strada maestra per
l’autonomia delle future generazioni.
Nel 1987 la guerra civile che flagella
il nord Uganda porta all’evacuazione
forzata dell’ospedale per ordine militare.
Padre Giuseppe, provato dalla fatica
e dalla sofferenza, muore a Lira il 27
marzo nel 1987. Dopo la sua morte viene
avviata la causa di beatificazione, che è
tutt’ora in corso. Nel 1989 l’ospedale di
Kalongo viene riaperto ed intitolato al
suo fondatore: nasce il “Dr. Ambrosoli
Memorial Hospital”, alla cui guida
arriva padre Egidio Tocalli, missionario
comboniano e medico che lo dirige sino
al 2008 portando avanti il processo
di “africanizzazione” iniziato dal
fondatore.
Como Cronaca
Ricordo
Un incontro di grande interesse dedicato alla figura del
pontefice comasco tenuto dalla prof.ssa Fattori
Innocenzo XI, un papa
fuori dall’ordinario
F
u un papa «straordinario, fuori
dall’ordinario,
anche se in molti
campi risultò sconfitto». È
la sintesi finale della prof.
ssa Maria Teresa Fattori,
docente dell’Università
di Modena e membro
dell’Istituto per le scienze
religiose Giovanni XXIII
di Bologna, nel secondo
incontro “storico” dedicato
a Innocenzo XI, lo scorso
giovedì 17 novembre.
Risanamento finanziario
dello Stato pontificio,
Concluderà il ciclo di
incontri in Biblioteca
comunale Flavio Rurale,
giovedì 1 dicembre,
alle 20.45
«un successo»; lotta al
nepotismo, «un fallimento»,
anche se fu aperta la
strada a Innocenzo XII,
che completò l’opera
nel corso del Seicento;
un’iniziativa internazionale
contro l’Impero turco,
«un successo parziale»,
dal momento che non si
riuscì a dare vita a una
coalizione di tutti gli Stati
“cattolici” dell’Europa, cui
si aggiunse l’opposizione
al re di Francia Luigi XIV,
fermato nel suo progetto
di imporre una Chiesa
autonoma da Roma. Sono
questi i molteplici fronti
che connotarono l’operato
di papa Odescalchi, un
papa risoluto ed energico,
e forse proprio questa sua
risolutezza, quando molte
riforme richiedevano un
certo gradualismo, gli fu
talora di ostacolo, oltre alla
resistenza che gli venne da
alcuni ambienti della curia
romana.
Nel corso del suo
Notizie flash
■ Cavallasca
Georges Seurat,
Un dimanche après-midi à l'Île de la Grande Jatte
(1884-1886),
particolare.
ricordato nel primo
incontro da Mons. Xeres –,
una vera e propria biografia,
pur non mancando lodevoli
saggi, quali quelli di
Claudio Donati, di Antonio
Menniti Ippolito e del
francese Bruno Neveu. Se
per la biografia – forse – i
tempi non sono ancora
maturi, si potrebbe pensare
almeno alla traduzione dei
testi dell’illustre storico
Neveu. Papa Innocenzo
XI se lo meriterebbe…,
oltre ad essere un degno
coronamento dell’Anno
innocenziano.
Concluderà il ciclo di
incontri Flavio Rurale,
professore di storia
moderna all’Università di
Udine, giovedì 1 dicembre,
ore 20.45, in Biblioteca
comunale di Como, sul
tema “Roma di fronte
all’Europa e al mondo.
Attività missionaria e
impegno militare verso la
fine del Seicento”.
Anna Rossi
26 novembre: terza
giornata nazionale
Avrà luogo sabato 26 novembre 2011
in tutta Italia la terza Giornata della
malattia di Parkinson. Questa iniziativa
è promossa dalla LIMPE, ossia la
Lega Italiana Malattia di Parkinson
e le sindromi Extrapiramidali, e dalle
Associazioni AIP- Associazione Italiana
Parkinsoniani e da Parkinson Italia.
In pratica dalle 10 alle 12 di sabato
27 novembre anche presso i reparti
di neurologia dell’Ospedale Sant’Anna
di Como e dell’Ospedale Valduce di
Como saranno presenti i Volontari
della Sezione di Como dell’Associazione
Italiana Parkinsoniani per distribuire
materiale associativo e per rendere
note le attività che vengono svolte
dal Gruppo di Autosostegno Parkinson
di Como (ginnastica, arteterapia,
psicologia e logoterapia) e le
convenzioni con le attività in piscina.
Inoltre i primari della Neurogia del
Sant’Anna, il dott. Marco Arnaboldi,
e dell’Ospedale Valduce, dott. Mario
Guidotti con i loro collaboratori medici
specialisti saranno a disposizione per
dare informazioni di carattere generale
sui sintomi della malattia, le terapie
oggi possibili, consigliare i parenti e
i care givers sui presidi sanitari, le
modalità di assunzione dei farmaci, etc.
Per le visite specialistiche puntuali,
ovviamente, si potranno avere
informazioni su come poter accedere,
nei giorni successivi, a tali visite
personali. Per avere altre informazioni
sulle strutture ospedaliere aperte in
tutta Italia e in Lombardia si può
telefonare al numero verde 800.149626
oppure si può andare sul sito www.
giornataparkinson.it. La malattia di
Parkinson colpisce in Italia più di
200.000 malati e in provincia di Como
sono presenti più di 1200 malati.
La Sezione di Como è in Piazza San
Rocco al n.39 (tel.031-241917) è
attiva già da 16 anni e i volontari
sono presenti ogni martedì pomeriggio
(dalle 15 alle 17,30) e il venerdì
mattino dalle ore 10 alle 12. Presso
l’Associazione è possibile frequentare
i corsi sopra indicati durante tutto
l’anno. Inoltre viene data assistenza
ai famigliari e viene svolta una
apprezzata opera di sostegno alla
ricerca e di diffusione del materiale
divulgativo che viene stampato
dall’Associazione, tra cui l’Annuario
“Guida alla malattia di Parkinson”,
Parkinson News e il bimestrale Novità
AIP. Inoltre la Sezione organizza una
variegata attività di socializzazione e
di organizzazione del tempo libero.
Per altre info e per appuntamenti con
la Sezione Parkinson tel. 031-241917,
031-521204, 329-4311411, oppure aip.
[email protected].
Musica di violino a Villa Imbonati
terzo ciclo
S
CICLO DI INCONTRI INFORMATIVI PER IL BENESSERE DEGLI ANZIANI
VILLA IMBONATI, CAVALLASCA
SALA POLIFUNZIONALE, SAN FERMO DELLA BATTAGLIA
E ancora, non aggravò il
carico fiscale sui laici e tassò
invece i beni ecclesiastici,
le cui entrate dovevano
servire per finanziare la
guerra contro i Turchi,
assicurò alla città di Roma
i rifornimenti alimentari,
scongiurando carestie.
Una particolare attenzione
fu riservata alle diocesi, e
nella scelta dei vescovi e
nella formazione del clero.
Sostenne numerose opere
di carità, impegnandosi nel
contempo a contrastare
il lusso e gli eccessivi
consumi. Una vita
personale particolarmente
austera accompagnò tale
opera di riforma.
E se l’indagine della
professoressa Fattori è
stata particolareggiata, non
ha mancato lei stessa di
sottolineare la “complessità”
di questo illustre comasco,
quanto ancora rimanga
“sfuggente” la sua figura,
per certi versi enigmatica.
Si aspetta, infatti – come
Notizie flash
■ Parkinson
❚❚ Cavallasca
Salute senza età
Artrosi: origine,
prevenzione e cura
intervento la relatrice ha
dettagliato i successi e gli
insuccessi di Innocenzo
XI, soffermandosi,
come indicato dal titolo
dell’incontro, “Il pontificato
di Innocenzo XI tra
slanci spirituali e pratica
curiale”, sull’opera di
riforma interna, definita
dagli storici, in modo
pressoché unanime, “svolta
innocenziana”, quella che
assicurò al papa i maggiori e
più rapidi risultati.
Risanò lo Stato,
ridimensionando le spese,
così da «raggiungere», nel
giro di tre anni, «l’equilibrio
nel bilancio», rivitalizzò
la Congregazione per la
Riforma dei tribunali, che
promulgò decreti su materie
giurisdizionali e sulle
competenze dei pubblici
uffici, propose un progetto
molto ambizioso volto alla
creazione di un solo diritto
pontificio, che avrebbe
dovuto porre fine a qualsiasi
differenziazione di ceto.
Sabato, 26 novembre 2011 17
Comune di Cavallasca Comune di S.Fermo
Assessorato ai
della Battaglia
Servizi Sociali
Ass. Servizi Sociali
Ultimo appuntamento, a Cavallasca,
venerdì 25 novembre, nell’ambito del
percorso “Salute senza età”, promosso
dalle Amministrazioni comunali
di Cavallasca e di San Fermo della
Battaglia.
Il tema dell’incontro conclusivo, in
villa Imbonati, sarà “Artrosi: origine,
prevenzione, cura”, alle ore 15, con il
dott. Francesco Floris, specialista in
ortopedia e medicina dello sport.
abato 26 novembre alle ore 21 (ingresso libero), nella splendida cornice di
Villa Imbonati a Cavallasca, si tiene il
récital del violinista comasco Davide Alogna
accompagnato alla chitarra da Marco Bonfanti. L’eterogeneo programma comprende
un florilegio di autori appartenenti a epoche
diverse. Un’esauriente antologia musicale dal
XIX al XX secolo che annovera stili differenti.
Fra i compositori Paganini, Albeniz, Piazzolla
e Monti, del quale non può mancare la conosciutissima “Csárdás”. Il duo violino – chitarra costituisce un connubio magico, ricco di
emozioni e sorprendenti equilibri timbrici.
Nei brani eseguiti vi è un dialogo costante fra i
due musicisti con passaggi tecnicamente impervi e momenti lirici intensamente emotivi.
Marco Bonfanti riscuote ovunque ampi consensi da parte di pubblico, critica specializzata e riconosciute personalità del mondo della
musica. Davide Alogna si è diplomato con il
massimo dei voti in violino e pianoforte al
Conservatorio “G. Verdi” di Como. Ha studiato composizione con L. Francesconi e
si è perfezionato in violino solista e musica da
camera al Conservatorio di Parigi conseguendo il “Premier Prix à l’unanimité”. Attualmente
Davide Alogna fa parte, come spalla dei violini, dell’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di
Milano. Suona su due strumenti: un “Gaspar
Borchardt” cremonese del 1994 e un “Paolo
Grancino” del 1704. Ha all’attivo, come solista,
due cd per l’etichetta Velut Luna nei quali è
accompagnato dall’orchestra filarmonica “Alpe Adria” di Gorizia (Beethoven: Romanze;
Haydn: Concerto per violino in do maggiore).
Di questa orchestra è stato anche preparatore, concertatore e solista in una produzione
dedicata a Haydn.
E’ imminente l’uscita del suo terzo cd, prodotto dall’etichetta “Phoenix”, distribuita da “Sony”, con i chitarristi Marco e Stefano Bonfanti,
comprendente musiche di Paganini, Sarasate,
de Falla, Piazzolla e Monti.
Alberto Cima
Como Cronaca
Sabato, 19 novembre 2011 19
libri
Autobiografia a cura
di Francesca Bucci,
Fabrizio Fabrizi
e don Fabio Pallotta del
Centro Studi Guanelliani
di Roma
San
Guanella e
“Le vie della
Provvidenza”
I
n occasione della
canonizzazione di don Luigi
Guanella è finalmente uscita
l’autobiografia del Santo dal
significativo titolo “Le vie della
Provvidenza”, a cura di Francesca Bucci,
Fabrizio Fabrizi e don Fabio Pallotta del
Centro Studi Guanelliani di Roma, per le
Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo.
Il libro è dedicato a don Piero Pellegrini
(1928-2003) il più grande storico
guanelliano.
L’originale de “Le vie della Provvidenza”
è un manoscritto di 233 pagine
conservato nell’Archivio Storico
Guanelliano di Como. Luigi Guanella
ne dettò il testo nel 1913-1914,
aggiungendovi alcune integrazioni
autografe. Questo quadernetto è stata
la fonte principale e preziosissima della
prima ampia biografia, scritta da don
Leonardo Mazzucchi (1883-1964), suo
figlio spirituale e secondo successore,
pubblicata a Como nel 1920. Solo in
anni recenti, nel 1988 e nel 2003, una
● Pubblicato da Pietro
Macchione Editore
di Varese
I
“
versione divulgativa de “Le vie della
Provvidenza” è stata pubblicata dal
Centro Studi con il sottotitolo “Memorie
autobiografiche”, ma queste edizioni
sono state diffuse prevalentemente nel
mondo guanelliano e tra gli studiosi.
Il bel volume della San Paolo invece è
rivolto al grande pubblico, alle persone
che desiderano conoscere meglio don
Luigi Guanella per assaporare il segreto
della sua santità direttamente dalle sue
parole.
Accostarsi oggi a don Guanella
attraverso la sua autobiografia,
attraverso le sue stesse parole, è infatti
un’esperienza che non può lasciare
indifferenti. Questo incontro può
veramente scuoterci dal torpore di
una fede abitudinaria, troppo spesso
implicita e scontata, per liberarci da
● Ricette e tradizioni
della Brianza e della
Lombardia
un egoismo sempre più insidioso ed
aprendoci ad una nuova prospettiva
di bene. L’incontro con l’esperienza
di don Guanella così come emerge
dalla freschezza delle sue parole,
costituisce un forte richiamo alle nostre
responsabilità: come cristiani, perché
«la fede senza le opere è morta» e le
opere per eccellenza sono quelle di
carità, come dice san Paolo; ma anche
come cittadini perché, soprattutto in
questi tempi di crisi, l’unità vera di un
popolo si basa sulla considerazione
rispettosa dei più poveri e il bene
comune si costruisce sull’impegno
personale, sincero, generoso che
ciascuno può dare nel proprio ambito.
Don Guanella (1842-1915) è vissuto
in un periodo molto travagliato per
l’Italia e per la Chiesa, caratterizzato
da avvenimenti di portata epocale
quali il Risorgimento, la presa di
Roma, l’unità d’Italia, le tensioni tra
Stato e Chiesa, l’industrializzazione,
l’esplodere dei problemi sociali,
la Prima Guerra Mondiale. È
vissuto «nel cuore di un grande
cambiamento», come Andrea
Riccardi, fondatore della Comunità
di Sant’Egidio, intitola l’intensa
presentazione al volume. La sua
canonizzazione cade proprio nel
150° anniversario dell’unità italiana,
e questo deve farci pensare. «Don
Guanella – scrive Riccardi - non è
estraneo alla costruzione del cantiere
nazionale dell’Italia unita. Anzi,
è un grande italiano, costruttore
dell’Italia unita con il suo carisma.
Non partecipa alla politica, come
non vi partecipano i cattolici fedeli
al papa, ma lavora nella società
italiana per l’inclusione dei più
poveri e per la realizzazione di un
tessuto sociale più coeso di fronte ai
mutamenti indotti dallo sviluppo e
dai cambiamenti. Anche quest’opera
è rendere l’Italia più unita. Don
Guanella collabora alla costruzione
di un’Italia più coesa, un Paese di
tutti, più giusto». Vive e propone
qualcosa di nuovo in un tempo che
cambia.
Nelle pagine del libro don Guanella
ripercorre con gratitudine, con
delicatezza e anche con disincanto
le vicende della sua vita, viste in
un’ottica provvidenziale (la sua vita
è l’ordito di una trama divina di cui
è stato «servo fedele»), e prende
coscienza dell’opera di Dio che in
lui ha compiuto meraviglie. Ne esce
un don Guanella profondamente
umano, decisamente ironico e
“simpatico”, che non indulge ad
autoglorificazioni; una persona
capace di ridere di sé e delle proprie
vicende, che capisce come anche le
difficoltà, le amarezze, le sconfitte,
abbiano un valore preciso nel
percorso umano: ridimensionare la
tentazione della vanità e ricordare
che siamo tutti nelle mani di un Dio
buono che ci è vicino e ci soccorre.
Completano il volume un ricco
apparato di note storiche e un ampio
inserto fotografico.
Silvia Fasana
● Testimonianza di una
cucina povera ancora
attuale
In cucina con
i Promessi Sposi
n cucina con i Promessi Sposi”
è il titolo curioso ed intrigante
di un libro recentemente
pubblicato dalla Pietro
Macchione Editore di Varese, un
libro che come sottotitolo riporta:
“Ricette e tradizioni della Brianza,
della Lombardia e della cucina
povera”. Autore e ideatore di questo
originale libro è Patrizia Rossetti,
milanese d’origine, ma trapiantata
da circa trent’anni a Leggiuno, in
provincia di Varese, vicino al lago
Maggiore (il paese natale di Gigi Riva,
il mitico calciatore del Cagliari e della
nazionale degli anni ’70). In questo
lavoro letterario l’autrice – che da 8
anni collabora con la rivista “Varese
Mese” per la quale cura una rubrica
sulla cucina medioevale e sulle ricette
antiche - ha unito la sua passione per
la cucina e la sua storia con l’amore
per i Promessi Sposi di Manzoni. Nelle
175 pagine del volume si trovano,
quindi, tante ricette, ma anche tanti
allacci, riferimenti e collegamenti
alla cultura e alla storia della terra
lombarda. Il filo conduttore della
prima parte del libro (circa 60 pagine)
sono i personaggi del romanzo
manzoniano. Per ciascuno di essi è
riportata la descrizione che ne fa il
Manzoni, un breve inquadramento
storico e l’abbinamento ad una ricetta
che l’autrice ha ritenuto essere la
più vicina al carattere e al ruolo del
personaggio. È così che scopriamo
l’anguilla alla don Abbondio, il
luccio in salsa di noci per Renzo, la
cervella all’Agnese, la zuppa di rane
di fra Cristoforo e così via per i vari
personaggi esaminati. A corredo di
ogni ricetta, oltre agli ingredienti e alle
modalità di preparazione, l’autrice
aggiunge un capitoletto relativo alla
storia della ricetta, a sottolineare la
ricerca storica e documentale che
sta alla base del lavoro della sig.ra
Rossetti. Ma non è tutto! Perché tra
una pagina e l’altra il libro riporta la
riproduzione delle illustrazioni di
Francesco Gonin che decorarono
la prima edizione del capolavoro
manzoniano nel 1840, nonché alcune
copie di fotografie dei dintorni
di Lecco di fine ottocento, opere
tutte ottenute in concessione dalla
biblioteca civica di Lecco. Il libro,
dopo la parte sui Promessi Sposi,
continua con altri tre capitoli: uno
(da pag da 60 a 70) sui primi trattati
di cucina con inserito un excursus
su Bartolomeo Scappi (cuoco
rinascimentale di tre papi: Giulio
II, Pio IV e Pio V) e alcuni dei suoi
piatti; un secondo di circa 30 pagine
dedicato ai prodotti della Brianza (il
pane, la birra, le ricette delle feste,
ecc.) e “Il ricettario” che occupa
l’ultima parte del libro (da pag. da
100 a 170) nel quale sono presentate
decine di ricette – sia antiche che
rivisitate ed attualizzate dall’autrice –
suddivise per tipologia di portate: la
selvaggina, le uova, i formaggi, i dolci,
i vini, le salse, ecc. e in questo mare
di proposte per la tavola scopriamo
a fianco di piatti conosciuti anche
tante ricette particolari e curiose: i
Missoltit, il Mach, la Minestra Gallega,
la polentina, il busechin de magher,
il ris in cagnon, l’oca farcita, la pult, la
salsa peverada, i nuset, la gassosa, il
budino di zucca, ul masigot, e tante
altre delizie gastronomiche. “In cucina
con i Promessi Sposi” è un libro da
leggere, ma che farà anche venir voglia
a tanti di mettersi ai fornelli per preparare e assaggiare
qualcuna delle proposte culinarie che vi vengono descritte;
proposito del resto auspicato dalla medesima autrice che
– prima di ogni altro – ha personalmente sperimentato
ciascuna delle ricette pubblicate. Rilegato in una elegante e
robusta copertina cartonata (che riproduce un acquerello
di G. Grossi del 1940 raffigurante l’Adda a Lecco), il libro –
che potrebbe essere un’idea per una strenna natalizia - è
nelle librerie al prezzo di 20 Euro. Nel varesotto è già stato
presentato mentre a Como lo sarà il prossimo mese di
gennaio.
A.C.
Como Cronaca
20 Sabato, 26 novembre 2011
Notizie flash
■ Galleria Lietti
■ Sant’Agostino
Vent’anni
di parrocchia
per don Maloberti
“
S
ignore insegnaci a contare i nostri
giorni…”. All’insegna di questa preghiera, tolta dai Salmi, i parrocchiani
di Sant’Agostino in Como, hanno ricordato i
vent’anni di servizio nella loro parrocchia, da
parte dell’arciprete mons. Gianluigi Maloberti. Di giorni ne ha proprio contati tanti; giorni
gioiosi, fecondi, magari anche difficili, però
sempre generosamente spesi, con tanta passione ecclesiale. In molti si sono stretti attorno
a lui, nella Messa solenne di domenica 20 novembre; con lui hanno pregato, hanno cantato; con lui hanno ringraziato il Signore, anche
perché di questi tempi godere della completa
presenza di un parroco sta diventando un
lusso. Anche il “tempo
gioioso” nel salone del camino, ha avuto
il suo significato: amicizia, allegria, condivisione, anche un piatto di spaghetti, con
un pizzico di confusione intergenerazionale, hanno creato comunità, hanno fatto
scoprire o riscoprire “come è bello stare
insieme”. Ma …doni? Anche quelli, semplici ma espressione di gratitudine. Una
offerta indirizzata al seminarista adottato in Palestina, tanto caro all’arciprete e ai
parrocchiani, testimoni della sensibilità
“The Window’s Tales”
missionaria comasca. E una clessidra, perché
quella finissima sabbia che contiene, granello
per granello, ritmi all’Arciprete ancora tante
giornate, anzi infinite ore di serenità, di lunga vita a servizio della Chiesa. Una festa così,
con bambini, giovani, adulti, sposi, anziani –
c’erano perfino i Cavalieri del S. Sepolcro di
cui mons. Maloberti è Capellano-, dice che la
Chiesa è casa, è famiglia, è comunione. Anche
a sant’Agostino.
CIA MARAZZI
Alla Galleria Roberta Lietti di Como (via
Diaz 3) è in corso, sino al 10 dicembre
(orari: martedì-sabato, 15.30/19), “The
Window’s Tales”, mostra personale di
Massimo Dalla Pola e Ilaria Del Monte.
Il titolo, che in italiano significa “I
racconti della finestra”, allude al mondo
fiabesco che fa da comune denominatore
per lavori molto lontani fra loro, sia
per pensiero sia per tecnica. Massimo
Dalla Porta presenta una serie di 50
disegni realizzati a bianchetto su carta
da lucido, che riproducono la Silhouette
di alcuni fra i più noti castelli d’Italia.
Nelle carte e negli oli di Ilaria Del Monte
predomina invece la narrazione fiabesca.
Fanciulle eteree sospese in un contesto
surreale, figure dai tratti autobiografici,
diventano protagoniste di situazioni
oniriche. (Al.Ci.)
“Tu sei l’amore esclusivo!!!”
Suore nazarene: grazie!
Domenica 20 novembre, nella chiesa di S. Giuliano, a Como, hanno rinnovato i loro voti durante
la celebrazione della S. Messa. Vi presentiamo la testimonianza di una delle religiose
D
omenica 20 novembre, nella Chiesa di San Giuliano in Como nella Santa Messa
delle ore 10.00, le suore Nazarene hanno rinnovato i loro voti. Il rito ha avuto un
particolare significato in quanto si è svolto nella parrocchia di residenza, mentre la
maggior parte delle suore Nazarene ha rinnovato i propri voti nella “Casa Madre” di
Torino il 21 di novembre. Le suore Nazarene, presenti a Como da più di 80 anni, prestano
la loro opera di assistenza a favore di ammalati e bisognosi, soprattutto di notte. “Un
impegno - come ha detto don Roberto nella sua omelia - che comporta tanti sacrifici a
favore di chi ha bisogno”. Suggestiva la cerimonia che oltre alla pronuncia dei voti con
l’enunciazione dei propri impegni, ha visto le suore avvicinarsi all’altare con una lampada
accesa, simbolo della volontà di seguire sempre le indicazioni di Gesù Cristo al servizio dei
fratelli più bisognosi. La comunità parrocchiale di San Giuliano ringrazia la presenza delle
suore Nazarene, e rivolge una preghiera affinché, sul loro esempio, possano continuare le
vocazioni al servizio dei più deboli e bisognosi, come il Signore Gesù ci ha indicato con la
sua passione e morte in croce. Al termine della Santa Messa, suor Gabriella ci ha rilasciato
questa sua dichiarazione a testimonianza della
chiamata del Signore.
“La grazia del Signore in me non fu vana. Vi dico subito
che la mia vocazione non è stata un colpo di fulmine,
ma è maturata con l’aiuto di Dio, giorno dopo giorno.
Mi rivedo ragazza entusiasta, esuberante, con una
voglia matta di affermarmi, indipendente un po’ leader,
ambiziosa, insofferente delle regole… e per farvi capire
che è il Signore che sceglie vi faccio una confidenza…
le mie maestre dicevano che nella vita avrei dato del
filo da torcere!... E invece eccomi qua, con la gioia
di essere solo e sempre di Gesù. Sognavo come tutte
le ragazze di quell’età una famiglia tutta mia, in cui
riversare tutto l’amore che avevo dentro… la vita mi
sorrideva in questo senso… Farmi suora? Mai e poi
mai… l’esperienza con le suore non fu per me positiva…
ero troppo ribelle, eppure mi faceva pensare quella
corona che silenziosamente scorreva tra le loro mani…
Frequentai la scuola commerciale perché desideravo
impiegarmi come le mie compagne. Abitavo in collina,
poco distante da un seminario: scoprii che ogni giovedì
i seminaristi facevano la passeggiata, puntualmente
mi ritrovavo alla finestra per vedere quello spettacolo
che mi incuriosiva tantissimo… vedere quei tanti
giovani, belli nelle loro talari nere (come si usava
una volta) che sprizzavano gioia mi faceva riflettere:
pensavo, ma se tutti questi giovani hanno scelto una
strada così diversa, ci deve essere qualcosa di bello, di
grande. E nel mio cuore penetrava un valore che la loro
testimonianza mi lasciava. Verso i 16 anni incontrai un
sacerdote che mi indirizzò nell’associazione delle “Figlie
di Maria”. Anni belli, dove cominciai a fare la mia
prima vera esperienza nella conoscenza di Cristo e del
Suo Vangelo. Ricordo con molta lucidità una frase che
spalancò il mio cuore: Se tu conoscessi il dono di Dio e
chi è colui che ti dice: “dammi da bere”…. Quelle parole,
in quel preciso momento le sentii rivolte a me, perché
da allora incominciai il mio silenzioso, ma intimo,
rapporto con il mio Signore. Iniziai a confessarmi
regolarmente e a vivere il mio incontro con Gesù nella
comunione con la consapevolezza di incontrarmi con
un vero amico: lo pensavo tutto il giorno… si, vivevo
come una innamorata! Mi sentivo veramente felice!
Nessun sacrificio mi pesava, facevo tutto con grande
gioia… Gesù mi chiedeva solo di arrendermi donando a
Le religiose, presenti
a Como da più di 80
anni, prestano la loro
opera di assistenza
a favore di ammalati
e bisognosi
lui tutta la mia affettività, e di
donarla gratuitamente ai fratelli.
Non ebbi la possibilità di avere la
Bibbia, ma c’era l’imitazione di
Cristo che mi accompagnò sempre.
Ma intanto ero sempre quella:
ambiziosa, desiderosa di farmi
notare (naturale per una ragazza di
16 anni)… vestiti lunghi, vestiti corti, tante stravaganze
tipiche degli anni giovanili. Alla fine della giornata
però, quando rimanevo sola con me stessa, la voce
della mia coscienza si faceva sentire e le mie riflessioni
si facevano sempre più profonde. Ma per chi fai tutto
questo?... Per chi ti sei messa in mostra con quel vestito,
con quell’atteggiamento, con quelle parole con quella
persona?... “Vanità delle vanità, tutto il mondo è
vanità”. Una nostalgia forte di qualcosa che neppure io
sapevo definire, mi riempiva l’intimo di tanta, tanta
gioia, sentivo come se la presenza di Dio mi avvolgesse,
mi riscaldasse… Iniziai a rinunciare a tante piccole
cose che mi piacevano, a offrire tutto al Signore, come
unico mio riferimento. Anche la mia vita esteriore
cambiò e involontariamente si notava. Pregavo tanto
la Vergine Santa perché mi aiutasse a scoprire che cosa
volesse il Signore da me, perché oramai la mia vita
si illuminava di una luce nuova… volevo essere tutta
di Gesù!... Finalmente la notte di Natale, a 19 anni il
mio confessore mi permise di fare La domanda, così
dopo un anno coronai il mio sogno. Entrai a far parte
delle “Suore Nazarene” che, oltre ai tre voti: Castità,
Povertà, Obbedienza, ha il quarto voto: onorare in
modo speciale la “Passione di Gesù”. Questo aspetto
della Sua vita fu per me il faro luminoso, perché mi
inseriva nella centralità del Mistero di Cristo e delle
Sua Chiesa. Quel dono che Gesù voleva offrirmi (come
alla samaritana) l’ho capito chiaramente accanto alle
persona ammalate nel silenzio delle notti, dove mi era
facile stare alla Sua presenza e vivere in comunione
con Lui il Mistero della Sua Passione e Morte. Gesù,
come allora, voglio testimoniare a tutti che nulla è
impossibile a Te, e che quando punti i tuoi occhi su un’
anima, non si può resistere: “Tu sei l’amore esclusivo!!!”
E io, la tua sposa amata e amante per sempre. Voglio
fare mie le parole del Vangelo di Matteo 11,25-30.
“Ti benedico o Padre, Signore del cielo e della terra,
perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e
agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”. Sì, o Padre,
perché così è piaciuto a Te”.
Oltre a suor Gabriella, prestano la loro preziosa opera
nella nostra città anche suor Albina con i suoi 72
anni di consacrazione, suor Rufina e suor Anastasì. Le
ultime due provenienti dal Madagascar.
Francesco Mascolo
Como Cronaca
Notizie flash
■ Lora
Santissima Trinità Misericordia
“Punto Famiglia”
in Casa di Gino
Maccio: un anno
da santuario
E
sattamente dodici mesi fa, alla
vigilia della prima domenica
di Avvento, il vescovo mons.
Diego Coletti, presiedeva una solenne
celebrazione eucaristica durante la quale
veniva attribuito alla chiesa parrocchiale
di Maccio il titolo di “Santuario
diocesano dedicato alla Santissima
Trinità Misericordia”. La parrocchiasantuario celebra il primo anniversario
con un triduo, secondo il programma
seguente, invitando tutti i fedeli alla
preghiera e al ringraziamento per i doni
della Divina Misericordia.
Giovedì 24 novembre ore 20.30
Santa Messa presieduta da Don
Ivan Salvadori e animata da “Nuovi
Orizzonti”.
Adorazione eucaristica e supplica alla
S.S. Trinità Misericordia
Momento di lectio per i sacerdoti con
don Marco Cairoli.
Venerdì 25 novembre ore 20.30
Santa Messa presieduta da don Sandro
Vanoli, rettore del seminario della
diocesi Como, animata dal coro “Voci e
guanzate
concerto
di solidarietà
dei “carisma”
Il titolo fu attribuito
dal vescovo di Como
alla vigilia della prima
domenica di Avvento.
La parrocchia celebra
l’evento con un triduo
Colori”.
Adorazione Eucaristica e
Supplica alla S.S. Trinità
Misericordia.
Sabato 26 novembre ore 21
Santa Messa presieduta da
mons. Italo Mazzoni, vicario
episcopale della diocesi Como,
animata dalla corale “Regina Pacis”.
Adorazione eucaristica e supplica alla
S.S. Trinità Misericordia.
Novena dell’immacolata: da martedì 29
novembre a mercoledì 7 dicembre, ore
21: S. Rosario.
Sarà possibile confessarsi tutti i giorni
dalle 9.15 alle 11.30, dalle 15.30 alle
17.30, il venerdì dalle 18.00 alle 19.30 e
dalle 21.30 alle 23.
Giovedì 8 dicembre: “Solennità
dell’Immacolata”: SS. Messe secondo
orario festivo: ore 15 Celebrazione
Mariana.
Domenica 27 novembre, presso la
“Casa di Gino” a Lora, a partire dalle
ore 9.30, il Centro Guanelliano di
Pastorale Giovanile propone il primo
appuntamento “comasco” di quest’anno
di “Punto Famiglia”, l’interessante
iniziativa di incontro e formazione
per le famiglie. Il tema di quest’anno
è “La Sinfonia della Carità a ritmo di
famiglia”, avendo come meta il VII
Incontro Mondiale delle Famiglie del
2012. Ci sarà come di consueto uno
spazio dedicato ai genitori, ai ragazzi
e ai bambini, ciascuno pensato per le
diverse fasce d’età. I momenti comuni
di condivisione e di scambio saranno
quelli della preghiera iniziale, dei
giochi, del pranzo al sacco e della
S. Messa conclusiva alle ore 15.00.
Sono invitate tutte le famiglie, per
condividere insieme un momento di
riflessione e di fraternità.
Il prossimo incontro di “Punto
Famiglia” a Lora sarà il 22 gennaio
prossimo.
Per informazioni e prenotazioni ci si
può rivolgere alla segreteria del Centro
Guanelliano di Pastorale Giovanile, tel.
031 296783; e-mail: como.giovani@
guanelliani.it.
■ Parco Lura
Riqualificazione
forestale
S
abato 3 dicembre, alle ore 20 presso la
chiesa parrocchiale di Guanzate, con
la partecipazione dei Carisma si svolgerà il
“Witness acoustic meeting”, evento a favore
del fondo diocesano “Famiglia - Lavoro”.
Protagonista, quindi, il gruppo musicale di
sette elementi di Como nato nel 2005 che nelle
sue canzoni tocca temi forti leggendoli con gli
occhi della fede, chiave di lettura che trasmette
speranza. Sarà una serata di musica e di
riflessione piacevole e profonda. Ingresso libero
con offerta. Per informazioni: 340-3513820.
● L’iniziativa è promossa
da Iubilantes e Insubria
Media Point
● è rivolta a giovani
aspiranti giornalisti e
riservata alle scuole
● Due le sezioni
previste: “Articolo”
e “Pubblicazione”
Torna il premio dedicato
a Severo Ghioldi
R
Sabato, 26 novembre 2011 21
itorna anche quest’anno
scolastico il “Premio Severo
Ghioldi per aspiranti giornalisti.
Osservare, amare, descrivere”, promosso
da Iubilantes, organizzazione di
volontariato culturale e da Insubria
Media Point, associazione per l’etica
nella comunicazione. Giunto alla sua
sesta edizione, il premio si propone di
incoraggiare la formazione e riconoscere
l’attività di giovani che vorrebbero
cimentarsi nella realtà dei mass media. È
riservato a opere inedite di ragazzi delle
Scuole Secondarie di primo e secondo
grado ed alle realtà sociali dedicate ai
diversamente abili del territorio delle
province di Como, Varese e del Canton
Ticino. L’iniziativa vede il contributo e
il patrocinio della Provincia di Como
- Assessorato Cultura e Assessorato
Istruzione, della Provincia di Varese, del
Comune di Como – Assessorato Scuola
e Università, del Comune di Malnate
- Assessorato Istruzione, del Comune
di Guanzate – Assessorato Istruzione,
del Comune di Appiano Gentile, del
Comune di Cairate, degli Uffici Scolastici
Provinciali di Como e di Varese nonché
del Canton Ticino – Divisione Scuola.
Due sono le sezioni previste: “Articolo” e
“Pubblicazione”. Alla Sezione “Articolo”
si partecipa con un articolo relativo ad
un personaggio (anche come intervista),
un problema, un evento della realtà
culturale, sociale e sportiva dell’Insubria
come terra in cui riconoscersi, e quindi
da conoscere, tutelare e amare. I testi
dovranno essere originali e inediti, in
lingua italiana, per un massimo di 3000
battute (spazi bianchi inclusi). Sarà
anche possibile formulare i testi come
se fossero destinati alla pubblicazione
di un giornale on line; quindi con
una prima versione e una seconda
aggiornata, aggiungendo foto, video e
sondaggi (ciò servirà a dimostrare la
comprensione della dinamicità di un
articolo on line); in questo caso il limite
è di 1500-2000 battute. Alla Sezione
“Pubblicazione” si partecipa invece
inviando copia di un giornale redatto
dagli alunni di una scuola secondaria
di primo o secondo grado, oppure dagli
ospiti di una realtà sociale dedicata
ai diversamente abili, che sia stato
pubblicato durante l’anno 2011 oppure
nei primi mesi del 2012. Gli elaborati
di entrambe le Sezioni (corredati
dall’apposita scheda di adesione
compilata) dovranno pervenire in
nove copie sia in formato cartaceo
che digitale su CD entro e non oltre
il 1 marzo 2012 (farà fede il timbro
postale) a: Premio Severo Ghioldi,
presso A. Ghioldi, Via Madonna 3, 22070
Guanzate (CO). Il materiale inviato
non verrà restituito. Ogni concorrente
potrà partecipare con l’invio di un solo
articolo o di una sola pubblicazione,
che dovranno essere corredati a piè
di pagina del nominativo, indirizzo e
recapito telefonico dell’autore.
Saranno premiati i primi classificati per
le Sezioni “Articolo” e “Pubblicazione”
sia per gli alunni delle Scuole
Secondarie di primo grado che per
quelli delle Scuole Secondarie di
secondo grado, che per le realtà sociali
dedicate ai diversamente abili. Per
informazioni dettagliate sull’iniziativa:
tel. 031.279684 oppure 349.8515561
oppure 328.6838919; e-mail:
[email protected].
s.fa.
Alcuni boschi nel Parco del Lura
saranno sottoposti a riqualificazione
forestale. L’opera di miglioria e di
sistemazione idrico-forestale vedrà
anche la piantumazione di quasi
600 essenze arboree autoctone. La
superficie interessata dal progetto è
di 42.685 mq. L’impresa incaricata
di rendere esecutivo il progetto si
occuperà del taglio della vegetazione
infestante nel bosco ceduo di robinia
e ciliegio tardivo per eliminare
quest’ultima essenza e tenere sotto
controllo il sottobosco infestante.
Contemporaneamente si procederà
al diradamento di tipo basso e
fitosanitario che interesserà circa il
25% dei soggetti presenti per eliminare
gli alberi con sviluppo più stentato,
le piante morte, mal conformate, o
ammalate. L’intervento è inoltre volto
ad estirpare le piante infestanti, tra
le quali spiccano rovi, edera e luppolo
che, troppo invasive, avviluppano i
giovani soggetti di specie forestali
tipiche locali. L’intervento di pulizia
sarà seguito da un’altrettanto
importante opera di sistemazione
dell’area verde e di rimboschimento. In
varie aree saranno ripristinati i tratti
di staccionata deteriorata in modo
da rendere più sicuro il sentiero che
costeggia il torrente, ma soprattutto
il progetto del Consorzio prevede la
messa a dimora di piantine forestali,
appartenenti a specie arboree e
arbustive, tipiche locali; le prime da
posizionare all’interno del bosco nelle
zone più rade, le seconde al margine
delle aree boschive. In totale saranno
messe a dimora 400 specie arboree (tra
le quali castagni, roveri e tigli) e quasi
200 specie arbustive in cui spiccano
biancospini, nespoli e cornioli. (L.Cl.)
Como Cronaca
22 Sabato, 26 novembre 2011
Linea Cadorna
Le trincee
del Bisbino
“
L
avorare perché le tracce del passato
siano vive e visibili, facendo memoria di
un passato che non deve più ripetersi”.
E’ questo il motivo che ha portato per
mesi circa settanta alpini a lavorare sulla vetta del
monte Bisbino, a Cernobbio, per riportare alla luce
e consegnare alle giovani generazioni le tracce di
un passato che rischiava di perdersi, per sempre.
Grazie al lavoro dei volontari di decine di gruppi
dell’ANA (Associazione Nazionale Alpini), in
particolare quelli di Rovenna e Moltrasio, sono state
ripristinate decine di metri di trincee, una pattuglia
di artiglieria e tre ricoveri che facevano parte della
Linea Cadorna. “Un totale di 1500 ore di lavoro
e circa 150 mq di terra asportata per liberare le
postazioni. Basterebbero questi numeri - ha spiegato
il presidente della sezione di Como dell’ANA,
Enrico Gaffuri - a rendere l’idea del servizio svolto
dagli alpini. Un lavoro offerto gratuitamente alla
collettività che se monetizzato ammonterebbe a
circa 45 mila euro. L’intervento è stato, invece, quasi
completamente gratuito grazie al contributo della
Fondazione della Comunità Comasca e di diversi
privati che hanno fornito il materiale utilizzato”. I
lavori di ripristino sono stati inaugurati, domenica
20 novembre, alla presenza delle autorità locali e di
un centinaio di alpini, appartenenti ai diversi gruppi
della provincia. Complessivamente l’ANA di Como
Fraternità
a casa
San
Gerardo
D
a Olgiate riceviamo e, volentieri,
pubblichiamo: “Siamo un gruppo di ragazzi, che frequentano i
primi anni delle scuole superiori,e che
una settimana al mese si trovano a casa
san Gerardo nel comune di Olgiate Comasco in provincia di Como per vivere
un’esperienza proposta dal Seminario
di vita comunitaria. Accompagnati da
un sacerdote, don Silvio, e da una coppia di sposi, Adele ed Adriano, viviamo
la nostra vita quotidiana condividendo
tutti i momenti della nostra giornata.
Ciascuno d noi durante la mattinata va
a scuola mentre nel corso del pomeriggio, dopo lo studio individuale, vive
Il lavoro di decine di gruppi
di volontari dell’ANA di Rovenna
e di Moltrasio ha permesso di
riportarne alla luce lunghi tratti
raggruppa circa 7 mila alpini. L’intervento sulla
vetta del Bisbino si inserisce in un percorso iniziato
dall’ANA nel 2005 che ha portato al recupero di
alcune postazioni a Cardina sopra Monte Olimpino,
nel 2008, e a Crocetta di Menaggio nel 2010. Queste
fortificazioni facevano parte della cosiddetta
Linea Cadorna, costruita per volere del generale a
partire dal 1911, ma mai utilizzata. E’ all’interno di
questi lavori che venne realizzata anche la strada
carrozzabile, lunga 12 km, che da Rovenna porta
sulla vetta del Bisbino. La linea si estendeva lungo
le Prealpi lombarde con lo scopo di proteggere il
territorio italiano da un possibile attacco austriaco
attraverso la Svizzera. La giornata si è conclusa con
la S. Messa celebrata all’esterno del Santuario della
Madonna del Bisbino da don Bruno Biotto, parroco
di Cernobbio.
M. L.
“Voci di dentro”:
Noisempredonne
il 28 novembre
Quando la malattia
racconta
la speranza
PROGRAmmA
21.15 Apertura dei lavori
V
Olga Trombetta Ceriani
Presidente Associazione
NoiSempre Donne
“
oci di dentro.
Quando la malattia
racconta la speranza”.
Torna, come ogni anno, a
Como, l’appuntamento con
LuNEDì 28 NOVEmbRE 2011
l’associazione “Noisempredonne”, una
serata per
sensibilizzare la
ORE 21.15
di San Fedele
popolazione sul tema della malattiaBasilica
oncologica.
« Como
Quest’anno –
IngreSSo LIBero
spiegano i promotori dell’evento - abbiamo deciso,
insieme a tre
associazioni di volontariato oncologico, “Antonio e Luigi Palma”,
“Tullio Cairoli”, “Accanto”, di dare voce alle famiglie toccate dalla
malattia per condividere esperienze e sentimenti». L’appuntamento
è presso la basilica di San Fedele, a Como, lunedì 28 novembre,
alle ore 21.15. L’iniziativa è promossa in collaborazione con
l’assessorato comunale alla famiglia e alle pari opportunità. Il
programma prevede: l’apertura dei lavori alle 21.15 ad opera di
Olga Trombetta Ceriani, presidente di “Noisempredonne”, di Anna
Veronelli, assessore alla Famiglia e alle Pari Opportunità. Alle 21.30
seguiranno testimonianze corali: voce narrante Sarah Paoletti,
accompagnamento canoro ad opera del coro “Verde Mar” di
Milano. Alle 22.30 riflessioni conclusive da parte di un delegato del
vescovo.
Anna Veronelli
Assessore alla Famiglia
e alle Pari Opportunità
21.30 Testimonianze
e corali
Voce narrante: Sarah Paoletti
Coro “Verde Mar” di Milano
22.30 Riflessioni
conclusive
S.E. mons. Diego Coletti
dei momenti di fraternità, gioco
e preghiera i quali si concludono con la celebrazione della S.
Messa. Gli aspetti tipici di questa proposta sono far crescere
delle amicizie vere fra di noi, ma
soprattutto riscoprire la bellezza
dell’amicizia con Gesù. Durante
questa seconda settimana abbiamo avuto una grande sorpresa:
una sera è arrivato il nostro vescovo che si è fermato a cena, ha
voluto conoscerci uno ad uno e,
pregando con noi ci ha lasciato
come invito tre parole molto significative per la vita di noi ra-
gazzi: essere fratelli, essere liberi
ed essere centrati in Gesù. Dopo
aver recitato la Compieta ci ha
raccomandato di imparare e di
recitare ogni giorno la preghiera che i sacerdoti dicono prima
della S.Comunione. Ripensando
a questo momento sentiamo un
grande senso di gratitudine per
l’amicizia del nostro vescovo e
dal nostro cuore sale un immenso grazie al Signore per il dono di
questa esperienza”.
Federico M. , Federico C.,
Simone, Daniele, Davide,
Alberto, Matteo, Riccardo
❚❚ Sabato 26 novembre a Villa Olmo
Dieci anni di pesca nel lago di Como
S
VOCI DI
DENTRO
i chiama “Gustavo pesce di lago” ed è
un marchio registrato dalla Provincia di
Como per rendere identificabili i prodotti ittici dell’area lariana. Un’idea strategica forte, economicamente produttiva ed ecologicamente forse ancor più lodevole, utile a
monitorare la biodiversità della popolazione
ittica dei laghi dell’Insubria – vale a dire delle province di Como, Varese, Lecco, Novara,
Verbania e Canton Ticino - e che funge da ponte per strutturare una serie di iniziative legate alla riqualificazione delle acque del Nord
Italia e della Svizzera, sotto il profilo culturale
e ambientale, com’è fatale che sia, ma anche
sul versante delle attività economiche e turistiche, incluse quelle gastronomiche e sportive.
A sostegno del progetto, per quanto riguarda
la parte didascalica e informativa, nella mattinata di sabato 26 novembre si terrà a Villa Olmo l’attesa presentazione del libro “Dieci anni
di pesca nel lago di Como…e dintorni”, opera
dell’ittiologo Ettore Grimaldi, tra i massimi
esperti del settore, che ha fatto dell’impegno per la tutela e salvaguardia delle aree
lacustri una sorta di battaglia personale.
L’evento, organizzato dall’Assessorato alla Pesca della Provincia e dalla sezione di
Como dell’Associazione Dilettantistica Provinciale Pescatori Sportivi e Subacquei, rientra nel programma di cooperazione transfrontaliera italo elvetica per lo studio e la
valorizzazione dei prodotti ittici dei Laghi
di Lugano, Como, Maggiore, Mezzola, Varese, Camabbio, Montorfano e Alserio, che è
appunto incentrato su un intervento di bonifica dei fondali funzionale all’incremento
della biodiversità e alla protezione dell’ecosistema. Ai presenti sarà offerto, dopo la
visione di un documentario e la relazione
dell’autore del libro, un concerto per flauto,
oboe e clarinetto su musiche di Beethoven,
Arnold e Baines, nonché la degustazione di
alcune prelibatezze a base di pesci di lago, tra
cui il lucioperca, che per gli intenditori rappresenta un piatto tra i più raffinati. Predatore originario dell’Est europeo, il lucioperca è
un autentico squalo d’acqua dolce, e servirlo
bollito, al sale, sfilettato o fritto in padella, oltre
che una golosità culinaria, rappresenta una garanzia e un’opportunità per il riequilibrio della
fauna ittica, giacchè sono innumerevoli le specie insidiate dalla sua diffusione. Con legittima
soddisfazione di chi, come Ettore Grimaldi, ha
investito quantità industriali di tempo, sudore
e passione per sensibilizzare addetti ai lavori
e cittadini comuni sul tema in oggetto. «Finalmente - commenta il professore - si stanno realizzando cose che pensavo dovessero restare
nei miei sogni. Attraverso questo progetto, la
gestione della pesca professionale nei grandi
laghi potrà fare il salto di qualità che aspettavo da tempo».
SALVATORE COUCHOUD
g
r
a
f
i
c
a
Comune di Como
Valli Varesine
24 Sabato, 26 novembre 2011
Fotonotizia
Cadegliano: uno speciale annullo filatelico
Festa a Marzio martedì 22 novembre. Il Vescovo Diego Coletti
ha celebrato la S. Messa per l’apertura della Visita Pastorale e
i 75 anni di ordinazione sacerdotale di don Luigi Curti.
In occasione della Visita Pastorale alle
comunità di Arbizzo, Cadegliano e
Viconago Poste Italiane emetterà uno
speciale tibro postale.
U
n modo originale e curioso per rendere indelebile
la Visita del Vescovo di Como, mons. Diego Coletti,
alle comunità di Arbizzo, Cadegliano e Viconago.
Sabato 26 novembre, in occasione della S. Messa che il
Vescovo celebrerà nella chiesa parrocchiale di Viconago,
sarà possibile ottenere lo speciale annullo filatelico
(nella foto a fianco) realizzato proprio in occasione della
Visita pastorale alle comunità. Per soddisfare le richieste
di appassionati di filatelia e fedeli, a margine della
celebrazione del Vescovo, dalle 16.30 e fino alle 19.30,
sarà allestito uno stand fianco della chiesa, dove sarà
possibile ottenere l’annullo filatelico.
● Il sacerdote ora in
● Domenica pomeriggio ● Nel fine settimana
Argentina era stato
l’incontro dell’AC con
anche il passaggio di
vicario dal 1977 al 1992
don Ivan Salvadori
testimone nella banda
La comunità di Cittiglio
riabbraccia don Angelo
Q
uello appena trascorso è stato
un fine settimana denso di
attività per il paese di Cittiglio,
a partire da sabato sera – 19
novembre - quando presso il grande
tendone del Parco San Giulio si è
svolto il consueto concerto di Santa
Cecilia, proposto come ogni anno dal
corpo musicale “Amici della Musica”.
Le belle musiche suonate dalla banda
e il saggio proposto dagli allievi della
scuola di musica hanno coinvolto ed
entusiasmato il numeroso pubblico
intervenuto e raccolto unanimi
consensi ed applausi. Per la banda di
Cittiglio, però, il concerto di gala 2011
è stato importante anche perché con
esso si è ufficializzato il passaggio di
consegne tra Milosh Kogoj che, dopo
17 anni di intensa attività, ha passato il
testimone di presidente del sodalizio
cittigliese a Otello Stocco, fresco della
nomina ricevuta dal consiglio direttivo
della banda il 25 ottobre scorso. Ma
non solo, il concerto di sabato scorso
è stato anche l’ultimo concerto
diretto da Fabrizio Rocca che dopo 7
anni lascia la direzione della banda
e l’attività di maestro del gruppo per
dedicarsi esclusivamente alla banda
di Marchirolo. Una serata, dunque, di
saluti e di ringraziamenti, ma anche di
forti emozioni sia per il pubblico che
per i musicanti, entrambi riconoscenti
a Kogoj e a Rocca per il lavoro
svolto, e l’occasione per accogliere e
sostenere con un caloroso applauso il
neopresidente Stocco.
La domenica mattina l’appuntamento
era in parrocchia dove era presente
– invitato dal parroco don Giuseppe
– don Angelo Introzzi ex vicario
del paese (dal 1977 al 1992) e oggi
impegnato in Argentina, nella
parrocchia di Clodomira in diocesi di
Santiago del Estero. Don Angelo (che
ripartirà per l’Argentina dall’aeroporto
della Malpensa nel pomeriggio del
prossimo 4 dicembre) ha celebrato
la S. Messa delle ore 11.00 e si è poi
intrattenuto in oratorio per il pranzo
comunitario. Un’occasione per molti
di reincontrare una persona amica e
ricordare con lui le esperienze vissute.
La domenica pomeriggio si è riunito
in oratorio il locale gruppo dell’Azione
Valli del Verbano
Cattolica per la consueta riunione
mensile con la presenza, questa
volta, dell’assistente diocesano don
Ivan Salvadori e del vice presidente
diocesano che hanno accompagnato
nelle riflessioni e nel confronto il
gruppo cittigliese.
La domenica sera alle ore 17.00 ritrovo
in chiesa parrocchiale del gruppo
“Cicogna” riunitosi per un momento
di preghiera e la benedizione dei
bambini prima di proseguire la
serata con la cena. Questo gruppo
riunisce genitori e bambini che hanno
usufruito della “Stanza del parto dolce
la Cicogna” (parto in acqua), istituita
all’ospedale di Cittiglio e attiva ormai
da nove anni. Da alcuni anni i fruitori
e i sostenitori di questo servizio si
ritrovano alla fine di novembre per
un momento di festa e per conoscere
i nati dell’ultimo anno. In questi anni
sono stati 901 i nati nella stanza della
cicogna e tra questi ben 616 sono nati
con parto in acqua.
Tre appuntamenti a Cittiglio
Tra musica, sfida
educativa e solidarietà
Tre appuntamenti interesseranno prossimamente
la comunità di Cittiglio, uno canoro, l’altro di
approfondimento e il terzo di solidarietà:
Domenica 27 novembre
un’esercitazione antincendio
Dal primo mattino di domenica 27 novembre, le squadre del servizio antincendio della Comunità Montana delle Valli del Verbano saranno impegnate in una esercitazione
operativa che si svolgerà nella piana dell’alpe
di “Bis”, sul monte San Martino, sopra Duno.
L’esercitazione è aperta a tutte le squadre che
operano in zona e si avvarrà della presenza
anche di un elicottero inviato dalla Regione
Lombardia. (a.c.)
Sabato 26 novembre, alle ore 21.00, in chiesa
parrocchiale verrà proposto il concerto dei
“Greensleever Gospel Choir”. Un evento proposto ed
organizzato dalla sezione AVIS Medio Verbano.
Venerdì 2 dicembre, alle ore 20.45 – salone dell’oratorio:
“La meravigliosa sfida educativa”. Conferenza di Paolo
Piccinelli, primario del reparto di neuropsichiatria
dell’Ospedale “Filippo del Ponte” di Varese. L’incontro fa
parte della rassegna di momenti formativi dedicati alla
famiglia, in preparazione del VII incontro mondiale delle
famiglie che si svolgerà a Milano.
Venerdì 2 dicembre alle ore 21.00 presso il ristorante
cittigliese “La Bussola” l’associazione “Il sorriso
di Michela” organizza la serata: Gnocco fritto e
Champagne, durante la quale assieme alla degustazione
ci sarà la possibilità di contribuire a raccogliere fondi da
destinare all’istituto Sacra Famiglia di Cocquio.
A.C.
Nella foto
in alto un
momento della
celebrazione
nella chiesa
di cittiglio.
A fianco don
angelo introzzi,
sacerdote
nativo di fino
mornasco,
attualmente
parroco a
clodomira
in diocesi di
santiago del
estero
Brenta
Luci nella notte
Con dicembre riprendono
presso la cappellina dell’asilo
di Brenta (suore Guanelliane)
gli appuntamenti di “Luce
nella Notte”, l’esperienza
di Adorazione Eucaristica
proposta ai giovani il sabato
sera dalle ore 21.00 alle 24.00.
“Dall’Eucaristia al servizio” è
il filo conduttore degli incontri
di quest’anno che saranno suddivisi in due momenti.
Il primo il sabato sera di contemplazione eucaristica (“Dal
cuore di Cristo …”) cui seguirà la successiva domenica
mattina la seconda parte “… al cuore dei Fratelli” (ossia:
domenica della carità) con la partecipazione e l’animazione
della S. Messa a cui farà seguito un momento di fraternità
presso la casa di riposo Santa Maria Annunciata di Canonica.
Gli appuntamenti avranno cadenza mensile e si
susseguiranno nelle seguenti date: 3-4 dicembre; 7-8 gennaio;
4-5 febbraio; 3-4 marzo; 31 marzo-1° aprile; 5-6 maggio; 9-10
giugno.
Per maggiori informazioni
http://oratoriobrenta.blogspot.com
Sondrio Cronaca
Sabato, 26 novembre 2011 25
Don Gianfranco
è tornato alla
Casa del Padre
Monsignor Pesenti è scomparso la sera dello
scorso venerdì 18 novembre, i funerali sono stati
celebrati lunedì 21 a Talamona
M
i sono state chieste alcune
parole di ricordo e di amicizia
per don Gianfranco: lo faccio
volentieri anche per un debito di
riconoscenza.
L’ho conosciuto in Seminario: lui ormai
alla vigilia del sacerdozio, io in prima
media. A quei tempi ad ogni seminarista di
prima media veniva assegnato un diacono:
significava impegnarsi a pregare per lui,
a ricordarlo, a cercarlo nelle occasioni di
incontro per salutarlo e assicurargli una
premura e un’attesa speciale. A me era
toccato don Gianfranco Pesenti, forse
perché lo sentivo quasi mio compaesano,
per la vicinanza di Premadio a Livigno.
«Una vita sacerdotale
Da allora gli anni sono passati e mi sono
ritrovato accanto a lui come vicario di mia
intensa, totale, senza
prima destinazione, ad Albosaggia, dove
riserve, vissuta con umiltà, lui era giunto come Prevosto pochi mesi
prima, da Pianello del Lario.
onesta e fermezza».
Quattro anni che considero fondamentali
per le mie esperienze successive. In quegli
di monsignor Battista Galli
anni ho potuto conoscere ed ammirare
le sue qualità sacerdotali, il suo stile
pastorale, il suo rapporto con le persone e
con le cose. Credo che già da allora avesse ricevuto in Diocesi l’incarico, insieme
al suo grande amico don Pietro Pini, di farsi promotore della cosiddetta riforma
liturgica del Concilio Vaticano II. In parrocchia, di fronte a fedeli non proprio
predisposti alle grandi innovazioni, ne parlava costantemente con entusiasmo
e convinzione. Era rigoroso nel proporre, nello spiegare e nell’esigere, abituato
com’era ad una disciplina di vita sua personale e ad un lavoro intenso e tenace:
studioso costante di libri e di Parola di Dio, scriveva diligentemente tutte le
omelie, senza poi leggerle ma sviluppandole con precisione.
Sostenuto da una salute robusta, non si risparmiava nel programmare il lavoro
e nel portarlo avanti con costanza. E quanto chiedeva a se stesso per lo più lo
chiedeva anche ai suoi collaboratori, nella convinzione che il sacerdozio – e
me lo diceva a volte con molta schiettezza
– ci chiede generosità e distacco, senza
rimpianti. Mi chiese subito all’inizio la vita
comune nella sua casa parrocchiale: tutto
il lavoro pastorale veniva così condiviso e
per lo più vissuto insieme, dalla preghiera,
alla tavola, ai tempi di programmazione e
di organizzazione del lavoro.
La Domenica e la Messa festiva sono
sempre stati per lui i valori cardini
della vita cristiana e della comunità
parrocchiale: la cura a volte meticolosa
della preghiera liturgica, del canto, del
rito e della partecipazione attiva dei fedeli
è sempre stata un aspetto prioritario e
importante del suo sacerdozio.
Accanto alla fede eucaristica don
Gianfranco ha sempre coltivato una
devozione tenerissima alla Vergine Maria:
solo così possiamo capire la passione con
cui ha guidato numerosi pellegrinaggi a
Fatima, a Lourdes e in Terra Santa.
Nell’ultimo incontro con lui, mi ha
confermato, ripetendo per tre volte con un
filo di voce: «La nostra Chiesa, la nostra
Chiesa, la nostra Chiesa», quell’ansia
missionaria con cui ha sempre servito la
propria Diocesi e insieme ha sostenuto con
Da Premadio all’intera Diocesi
M
onsignor Gianfranco
Pesenti era nato il
21 febbraio 1930
a Premadio. Ordinato
presbitero il 28 giugno
1953 dal vescovo Felice
Bonomini, fu inviato nella
parrocchia di Pianello
del Lario. Dapprima come
vicario, fino al 1961, e poi
come parroco per tre anni.
Nel 1964 fu trasferito ad
Albosaggia, dove rimase
fino al 1978, quando si
rese disponibile a divenire
parroco di Grosio. Nel
1993 divenne arciprete di
Morbegno e contestualmente
amministratore parrocchiale
di Bema. Lasciata la città
del Bitto nel 1998, fu
trasferito a Gravedona, dove
rimase fino al 2004, quando
si ritirò come collaboratore
nella parrocchia di Talamona
dove lunedì si sono celebrati
i suoi funerali.
generosità e costanza molte esperienze
missionarie.
Dopo gli anni di Albosaggia, sappiamo
che don Gianfranco ha servito molti anni
la Parrocchia di Grosio, poi di Morbegno,
poi di Gravedona: non tocca a me dire
quante persone hanno trovato in lui un
vero sacerdote, una persona di riferimento,
ricca di umanità e di cuore.
Anche questi ultimi anni, più faticosi, per
le energie che diminuivano e per la salute
che cedeva, avrebbero potuto essere di
giusto riposo: don Gianfranco ha voluto
offrirli alla Parrocchia di Talamona, dove si
è reso disponibile a servire in tanti modi e
in varie parrocchie: fino all’ultimo, quando
con don Sergio ha voluto concordare un
incontro parrocchiale per quella sera
stessa nella quale invece il Signore lo
ha chiamato. Vita sacerdotale intensa,
totale, senza riserve, e il suo testamento
ne è la conferma: vissuta con umiltà, con
onestà e con fermezza, non ci stupisce
che anche nel testamento spirituale
abbia riconosciuto il bisogno costante di
riconciliazione con chi può non averlo
capito e condiviso. Che siano sempre tanti
i preti così!
Vieni servo buono e fedele:
entra nella gioia del tuo Signore
don Gianfranco Pesenti
amico fraterno e generoso ha compiuto
l’ultimo passo ed è giunto a Te.
Accoglilo con un abbraccio poiché è stato
veramente un Tuo e nostro “servo fedele”.
Enrico, Annamaria
e tutta la famiglia Tarabini
❚❚ Tavola rotonda promossa dalla Banca Popolare di Sondrio
Don Guanella, un santo amante della sua terra
I
n occasione della canonizzazione di don
Luigi Guanella, venerdì della scorsa settimana la Banca Popolare di Sondrio ha organizzato una Tavola rotonda, invitando
coloro che oggi sono stati chiamati a guidare
le comunità da lui fondate e a continuarne il
carisma in diversi ruoli: padre Alfonso Crippa, superiore generale della Congregazione
dei Servi della Carità, suor Serena Ciserani superiora generale della Congregazione delle Figlie di S. Maria della Provvidenza, don Fabio Pallotta responsabile
della Comunità guanelliana La Posada del
Buen Samaritano a Santiago de Compostela, suor Franca Vendramin e il laico Antonio Valentini.
Ne è emersa la figura di un prete con la valigia in mano, come ha detto don Pallotta,
il cui cuore batteva per il popolo e la sua
terra. E, se allora la Valtellina dei potenti lo
rinnegò e costrinse ad andarsene come un
cane schiaffeggiato dalla Chiesa, oggi, «per
una delle amabili e pacifiche vendette di
Dio», il nome di colui che era il noto prete
Guanella, sorvegliato dai carabinieri durante le sue prediche, è risuonato sotto le
volte di San Pietro. Al contrario, quelli che
all’epoca erano i personaggi più in vista –
prefetto, sindaci e addirittura sacerdoti –,
se non fosse loro riservato uno spazio nella
biografia del Guanella, sarebbero avvolti da
un silenzio agghiacciante. Tuttavia, la Valtellina rimase una permanente della sua missione, tanto da donarle 12 anni di ministero
nelle parrocchie di Prosto, Savogno, Traona
e Olmo; cinque fondazioni: Campodolcino
(1896), Nuova Olonio (1899-1900), Ardenno
(1900), Montagna in Valtellina (1909-1910),
Berbenno (1912).
Ma bisogna anche dire che la Valtellina dei
semplici lo amò e seguì, altrimenti non si
spiegherebbero nei primi vent’anni 90 ragazze fattesi suore tra le Figlie di Santa Maria della
Provvidenza, congregazione che alla sua morte, a 28 anni dalla fondazione, contava circa
500 suore! Allo stesso modo sono numerosi
i sacerdoti che andarono a servire don Guanella, perché «si mette in gioco la vita solo là
dove si percepisce qualcosa che vale di più
della vita». Don Pallotta ha poi mostrato come
una certa persecuzione abbia giocato un ruolo provvidenziale nella vita del Nostro, concludendo che «Secondo lui noi siamo sempre
nei disegni di Dio, che non ci lascia mai soli e
nelle angustie manda un angelo a soccorrerci,
così che tutto è per noi e nulla contro di noi».
Quale fu il segreto della sua vita? «A reggerla
fu l’esercizio eroico della fede, della speranza e della carità, cercando sempre di sottrarsi
alla visibile signoria del male, per affidarsi generosamente all’invisibile signoria del bene».
Don Guanella ha cominciato la sua opera nelle condizioni più sfavorevoli, senza né soldi,
né titoli, ma la fede gli ha consentito di spostare le montagne dell’incomprensione, della
derisione, dell’anticlericalismo. E sempre la
fede gli fece accogliere con amore delicatissimo chi nella vita aveva sbagliato, conducendo
così alla santità anche i seminaristi, i preti e
i ragazzi allontanati da seminari e conventi.
PIERANGELO MELGARA
Valchiavenna
26 Sabato, 26 novembre 2011
a sostegno dei
lavori in chiesa
P
izzoccheri di Teglio per finanziare i
lavori della chiesa di San Martino in
Aurogo. Centosessanta persone hanno
partecipato domenica 13 novembre alla
festa promossa dalla parrocchia di Santa
Croce di Piuro. Il ricavato dell’iniziativa
servirà per sostenere le spese di
riqualificazione dell’edificio di culto più
antico della Valchiavenna.
«La nostra chiesa ha bisogno di alcuni
lavori - ha spiegato Omar Iacomella, uno
dei volontari attivi nella promozione
della festa -. E’ necessaria l’illuminazione
esterna, in modo da mostrare anche nelle
ore notturne la bellezza dell’edificio,
e sono indispensabili il restauro degli
affreschi e una bonifica delle aree
interessate da un’eccessiva umidità». La
chiesa si trova a poche centinaia di metri
dalla statale che porta verso il passo del
Maloja, sulla riva opposta del fiume Mera,
Il sacerdote guannelliano ha festeggiato la ricorrenza a Gallivaggio
Don Viganò, 50 anni
parlando di Gesù
D
omenica 20 novembre don
Giampiero Viganò, guanelliano,
ha festeggiato, al Santuario della
Madonna della Misericordia
di Gallivaggio, il cinquantesimo di
ordinazione sacerdotale.
Mezzo secolo al servizio della chiesa,
dei quali 40 in missione in America
Latina dove, forte della parola del
Vangelo e sulle tracce del fondatore,
don Luigi Guanella, ha portato la parola
di Dio là dove le forze glielo hanno
consentito.
Alla Messa giubilare, in tanti erano
attorno a lui, si può dire che il santuario
era straboccante di amici e fedeli che,
davanti al “sasso” dove la Vergine
apparve alle pastorelle, hanno voluto
esprimere il loro grazie al Signore e
a don Gianpiero perché continui a
trasmettere la gioia di essere sacerdote
di Cristo. Quanti ricordi ha portato
Conclusa
a Chiavenna
la mostra
di Kiki Pepe
S
dall’America! Un giorno, passando nei
pressi di un aeroporto specializzato in
voli interni, sentì il desiderio di recarsi
in una missione a circa due ore di
volo. L’aereo era pronto al decollo e un
posto era ancora disponibile. Giunto in
missione trovò i bambini e le suore che
scrutavano in cielo perché aspettavano
che arrivasse un sacerdote a celebrar
loro la Messa. E lui arrivò!
L’obbedienza è una prerogativa
di amore e continuità per il buon
andamento della congregazione (e
non solo) e, forse con tanta nostalgia,
obbedì ai superiori quando lo
richiamarono in Italia. In questi anni
la gente ha imparato a conoscerlo
e a stimarlo perché, come scrisse il
profeta Ezechiele, ha riconosciuto in
lui il pastore che passa in rassegna il
gregge radunandolo dai luoghi dove
si era disperso nei giorni nuvolosi e di
caligine. Durante la funzione, molto
partecipata e animata dal coro di San
Giacomo Filippo, è stato ricordato:
l’impegno pastorale svolto da don
Gianpiero a favore dei più piccoli,
la felicità di portare la parola di Dio
e di essere sempre disponibile ogni
qualvolta è chiamato ad esercitare
il sacramento del perdono. In oltre,
per ricordare i 40 anni di missione
è stato intonato un inno a Gesù in
lingua spagnola. A conclusione della
Messa, un grande applauso, tante
strette di mano e… l’augurio perché
possa sempre esprimere ovunque il
contagioso entusiasmo e il carisma di
san Luigi Guanella.
M.S.
i è appena chiusa la mostra di quadri
di Kiki Pepe, realizzata su iniziativa
di Massimiliano Pedretti in ricordo
del fratello Christian, il quarantenne
ritrovato cadavere dopo 13 mesi dalla
scomparsa. Il ritrovamento aveva
determinato la fine di ogni speranza
dopo un lungo periodo di ricerche
portate avanti sia sul web, sia attraverso
il passaparola e la diffusione di foto e
informazioni sullo scomparso. Purtroppo
è stato tutto inutile. In una tasca c’erano
Mostre
A Borgonuovo di Piuro
a anni opera a Chiavenna il C4, Circolo culturale collezionistico
D
chiavennasco, nato sulle ceneri del C3, Centro culturale
chiavennasco attivo negli anni ’60 del Novecento. E da anni vengono
promosse in valle, in Italia e in altri stati europei mostre sui vari
aspetti del collezionismo, con un’attenzione specifica alla valle e alla
sua storia. Rientra in questo ambito l’esposizione allestita domenica
6 novembre nel teatro parrocchiale di Borgonuovo di Piuro, in
occasione dell’inaugurazione della statua in pietra ollare di san
Luigi Guanella, collocata sul sagrato della stessa chiesa. Tema della
mostra: don Guanella e i suoi istituti nei documenti più diversi, dalle
sue lettere (alcune autografe) alle fotografie, anche dei luoghi che lo
videro nascere e formarsi, dalle cartoline alle immaginette e ai suoi
istituti ecc. È la collezione di un socio del C4, Ferruccio Scaramellini,
frutto di un lavoro paziente e attento di decenni alla ricerca di ogni
testimonianza di don Guanella. Un’occasione per farsi un’idea
della vastità dell’opera del nuovo santo, partito da un paesino della
val San Giacomo e giunto con le sue opere di bene a favore dei più
sfortunati in tante regioni italiane, ma anche in altri stati europei, fino
in America. Oggi, poi, i suoi collaboratori laici o appartenenti alle due
congregazioni religiose da lui fondate (i Servi della carità e le Figlie di
Santa Maria della Provvidenza) continuano nel mondo, sull’esempio
del loro santo fondatore, l’assistenza ai poveri e malati, raggiungendo
tutti i continenti.
Cristian Copes
i documenti di Pedretti e, anche se le
indagini sull’accaduto non sono ancora
terminate, non ci sono stati dubbi
sull’identità della persona ritrovata. Già
in occasione della “notte bianca” erano
state esposte alcune opere. La curiosità
dei chiavennaschi non è mancata, sia
per la notorietà della triste vicenda, sia
per il valore artistico dei quadri esposti.
Ogni opera mette in risalto lo spirito
di Kiki Pepe, quello di un uomo libero,
in parte incompreso dalla propria città
e lungo l’itinerario ciclo pedonale. «Per
queste ragioni viene visitata da molte
persone, compresi i camminatori in viaggio
sulla Via Bregaglia - aggiunge Iacomella
-. Gli interventi permetterebbero anche
di aumentare le possibilità di visite da
parte dei turisti». La festa si è svolta nella
struttura che in passato ospitava le scuole.
Ai fornelli hanno lavorato i volontari
dell’Astel Teglio, ex-parrocchiani di don
Francesco Crapella, attuale sacerdote del
paese.
s. bar.
■ S. Guanella
Un “quaderno e una
mostra dal circolo
“chiavennasco”
Un “quaderno”
e una mostra
per celebrare la
storia del Santo
Luigi Guanella. Il
Circolo Culturale
Collezionistico
Chiavennasco C4
ha presentato
martedì 15
novembre a
palazzo Pretorio
le sue iniziative
a meno di un
mese dalla canonizzazione del beato
di Fraciscio. Si moltiplicano, insomma,
gli sforzi per celebrare degnamente
il primo santo della provincia di
Sondrio e per accogliere preparati i
pellegrini previsti attesi per i prossimi
mesi. La prima iniziativa riguarda la
distribuzione di uno speciale quaderno
della collana realizzata dal sodalizio
dedicata alla storia del religioso.
Il quaderno ripercorre la storia del
Santo con fotografie e immagini
sacre e riporta le fasi di lavorazione
della statua in pietra ollare scolpita
dall’artista Nicolas Viry e inaugurata
a Piuro durante una cerimonia
tenutasi alcuni giorni fa. Una statua
la cui copia in gesso è visibile anche
nell’atrio del municipio di Chiavenna. d.pra
prima della scomparsa. «Molte persone
hanno chiesto informazioni sulle opere
di Christian, sulla sua carriera di artista
e più in generale su di lui, sia durante
la “notte bianca”, sia successivamente
- ha raccontato Massimiliano Pedretti.
Ci ha fatto piacere raccogliere queste
dimostrazioni di affetto e di stima.
Diversi appassionati di arte ci hanno
chiesto di organizzare una mostra con i
quadri e gli oggetti di Kiki».
s. bar
Un quadro per
il nuovo Santo
S
an Luigi Guanella con gli attrezzi del mestiere utilizzati dal
“gigante della carità” e il Pizzo Stella sullo sfondo. E’ l’ultima
opera di Eugenio Del Re, l’artigiano-artista di San Cassiano
che ha deciso di celebrare la santificazione del sacerdote di
Fraciscio con una tela dedicata alla sua testimonianza. L’opera
è stata esposta davanti all’altare della chiesa parrocchiale di San
Fedele in Chiavenna. “Da molti
anni conosco le opere del santo di
Fraciscio - ha spiegato Del Re - e ho
la sua testimonianza”. Anche
voluto rappresentare la sua figura
la comunità chiavennasca,
soffermandomi sulla saggezza, sulla
a cominciare dal parroco
disponibilità al servizio e alla carità
don Giuseppe Paggi, ha
che dalla Valle Spluga hanno permesso
apprezzato l’impegno di Del
alla sua opera di arrivare in tutto il
Re. Il quarantaduenne di San
mondo. Ho inserito nel quadro gli
Cassiano è conosciuto per la
attrezzi utilizzati dal santo per accudire
propria abilità nella pittura,
i “buoni figli” e alcuni elementi legati
ma anche nell’intaglio e nella
al paesaggio. Possiamo osservare il
scultura. Passioni che risalgono
Pizzo Stella, il lago di Como, le baite
all’infanzia, coltivate con una
dell’Angeloga e la chiesa di Fraciscio,
continua applicazione e grazie
ma anche il mondo intero, perché ora
gli studi alla scuola di ebanisti
i fedeli di tutti i continenti conoscono
di Chiavenna e all’istituto
d’arte di Ortisei. «Ho avuto la
possibilità di sperimentare
diverse tecniche, unite dal
profondo amore per l’arte e per
questa professione. Credo che
per portare avanti questo tipo
di lavoro sia necessaria anche
un’autentica vocazione. Grazie al
sostegno di numerose persone,
non mi sono mai fermato». Per
contattare Del Re si può scrivere
un messaggio a eugeniodelre@
alice.it.
s. bar.
Sondrio Cronaca
Sabato, 26 novembre 2011 27
Notizie flash
■ Sondrio
Presentato il libro “Insegnare al principe di Danimarca”
Da Sondrio a Napoli per
essere “maestra di strada”
«
Q
uello che per molti è una
discesa nella scala sociale,
dallo stato di famiglia
benestante e prestigioso
allo stato di semplice maestra, dai
quartieri ordinati di Sondrio al chiasso
caotico di Napoli è stato per lei un
cammino di ascesa umana e di crescita
nella capacità di comprendere l’animo
umano e di aiutare altri uomini e donne
a essere se stessi». Queste parole di
Cesare Moreno valgono a sintesi della
straordinaria esperienza di una donna
speciale. Lei è Carla Melazzini, nata a
Sondrio nel 1944 e approdata alla fine
degli anni ’60 a Napoli. Con Moreno,
suo compagno di sempre, ha condiviso
per undici anni, dal ’98 al 2009,
un’esperienza ardua e formidabile:
quella dei “maestri di strada” del
progetto “Chance”, un modello di scuola
pubblica in prima linea nel recupero
e nell’educazione di adolescenti dei
quartieri più disperati di Napoli. Sono
i quartieri della periferia orientale
della città partenopea , vere e proprie
«sabbie mobili che in ogni momento
possono inghiottire il ragazzo che tenta
di studiare e avere un’alternativa».
Al ricordo di Carla Melazzini, scomparsa
il 14 dicembre 2009, è stato dedicato
l’incontro “Maestri di strada, una
scelta radicale di insegnamento”, che
si è svolto lo scorso venerdì 18 ottobre
presso la sala “Arturo Succetti” di
Sondrio. L’evento è stato organizzato
dalla Fondazione Melazzini e dalle
associazioni Spartiacque e Quarto di
Luna. Per l’occasione, è stato presentato
anche il libro Insegnare al principe
di Danimarca (Sellerio editore) che
raccoglie scritti e relazioni che Carla
Melazzini ha steso negli anni. Nel libro,
una testimonianza intensa e di grande
valore umano e civile, il racconto delle
vite vissute di questi particolari studenti
s’intreccia a riflessioni su Napoli, la
società, la disuguaglianza, la camorra. E
si apprende che il rifiuto della scuola è
solo un’espressione della terribile paura
della vita che condiziona questi ragazzi.
Per molti degli adolescenti che hanno
partecipato al progetto, “Chance” è
stata una casa e una vera opportunità
di uscire dai ranghi del loro destino
sociale, grazie alla relazione con gli
insegnanti. I “maestri di strada” hanno
alla base della loro metodologia
educativa una regola semplice, ma certo
non facile da mettere in pratica: «partire
da dove l’allievo sta con la mente e con il
cuore, per rendere i giovani consapevoli
di sé e dei doni preziosi che la vita ci ha
dato», ha spiegato Moreno.
«Carla era andata via dalla sua terra
poco più che adolescente, mettendo una
distanza tra i dolori e le nostalgie che da
qui avevano origine e la vita nuova che
si era creata», ha detto ancora Moreno.
«Quei dolori e quelle nostalgie sono stati
il vero motore della sua determinazione
e della sua capacità di sentire il dolore
altrui prima delle parole, di essere
serena e felice con poco. Queste
capacità preziose le hanno consentito di
attraversare la vita di tanti giovani e di
molti adulti portando luce di vita vera,
semplice, dolorosa, ma insieme serena e
piena di gioia».
MILLY GUALTERONI
La fede nell’arte:
incontro con don Straffi
Martedì 29 novembre, nella sala
del Cinema Excelsior alle ore 21, il
Vicariato di Sondrio propone l’incontro
La fede nell’arte: L’Immacolata
Concezione. La serata vedrà come
relatore don Andrea Straffi e sarà
aperta a tutti i vicariati della
provincia.
■ Sondrio
L’Unitre ricorda l’eroe
Pietro Pedranzini
“Il risorgimento e la Valtellina:
Pietro Pedranzini eroe della Guardia
nazionale” è il titolo della tavola
rotonda che Unitre di Sondrio
promuove, presso la propria sede
di via C. Battisti 29, venerdì 25
alle ore 15.30. Interverranno come
relatori Cristina Pedrana, docente di
italiano e latino nei licei, Guglielmo
Scaramellini, ordinario di geografia
umana all’Università degli Studi di
Milano, e Leandro Schena, coordinatore
scientifico del Centro Linguistico
dell’Università Bocconi di Milano.
Pi. Me.
■ Provincia
Confermato il piano
anticode per le feste
lavops: Nuova guida
al volontariato in
provincia di sondrio
A
distanza di tre anni dalla precedente edizione,
il Centro di Servizio per il Volontariato Lavops
ha pubblicato la nuova “Guida al Volontariato
nella provincia di Sondrio 2011”, che è stata aggiornata
e arricchita delle informazioni relative alle 247
associazioni che operano in Valtellina e Valchiavenna.
Pubblicare la Guida 2011 è stato necessario perché il
mondo del volontariato è in continua
evoluzione. Negli ultimi anni, sono
nate 30 nuove organizzazioni,
che vogliono rispondere a bisogni
emergenti nel nostro territorio,
mentre le realtà già consolidate
si sono rinnovate sia in termini
anagrafici, sia per quanto riguarda
le attività svolte. In questa
pubblicazione, le Organizzazioni di
Volontariato, Associazioni senza
scopo di lucro e di Promozione
Sociale attive nella provincia
sono presentate suddivise per
ambiti di intervento. Prevalgono
numericamente le realtà che
operano nel settore dell’assistenza
sociale, seguite dalla cultura,
della cooperazione e solidarietà
internazionale, dalla tutela dei diritti
e dalla sanità.
La “Guida al volontariato” è un
prezioso strumento d’informazione
che permette a chi la consulterà di
avvicinarsi alle organizzazioni in
modo semplice e immediato. Per
informazioni: Lavops, tel. 0342200058. (Mi.Gu.)
Il Comitato provinciale per l’ordine
e la sicurezza pubblica, riunitosi nei
giorni scorsi, ha deciso di confermare
l’attivazione del piano anticode
già sperimentato lo scorso anno.
Nell’intento di agevolare il deflusso
del traffico, con un maggior impegno
delle Forze dell’ordine, saranno attivati
dei servizi nei punti strategici e nelle
giornate più critiche, ovvero il ponte
dell’Immacolata (8 - 11 dicembre) e
quello dell’Epifania (6 - 8 gennaio).
La scorsa domenica a Caspoggio
Una celebrazione
per le coppie di
sposi e i fidanzati
A
nche quest’anno la comunità di Caspoggio ha
festeggiato le coppie di sposi che ricordano
l’anniversario del loro Matrimonio. Ma con una
novità: domenica 20 novembre, solennità di
Cristo Re, assieme agli sposi, durante la Santa Messa
solenne, sono state presenti le coppie di fidanzati
che concludevano il Percorso di preparazione al
Matrimonio cristiano iniziato la prima domenica di
Avvento dell’anno scorso.
Così, se gli sposi hanno potuto rinnovare i loro
impegni matrimoniali, riscoprire e ravvivare la grazia
sacramentale, i fidanzati hanno potuto iniziare a
costruire la loro vita familiare secondo il Vangelo e
secondo la dottrina della Chiesa.
La parte di omelia che il parroco don Bartolomeo ha
riservato agli sposi è stata incentrata soprattutto sulla
fedeltà. «Gli anniversari di matrimonio – ha detto –
sono la proclamazione della fedeltà. E Dio, come è
scritto in vari capitoli della Bibbia, è lo sposo fedele che
vuole essere fedele al suo popolo. E gli sposi, tra di loro
fedeli, sono l’immagine di Dio fedele che ci vuole bene
e ci ama. Perché la fedeltà è il dono più grande che
Dio ha lasciato alle persone e gli sposi lo dimostrano
con l’amore e con
i valori cristiani
della loro vita
matrimoniale».
Don Bartolomeo
ha ricordato
anche le vedove e
i vedovi che ancora oggi sono fedeli a questa fedeltà di
amore e questo insegna a tutti che al di là dell’amore
non c’è niente.
Infine gli auguri del parroco: «Sposi, vi faccio l’augurio
che possiate continuare ad amarvi e ad amare il Signore
fin quando Lui vi lascerà insieme; e quando uno sarà
andato col Signore, l’altro rimanga fedele nel ricordo
dell’amore e della fedeltà. E a voi fidanzati, insieme
agli auguri per il vostro Matrimonio, vi ricordo che il
bene più prezioso è quello che avete imparato durante
il Percorso e che la fedeltà a cui siete chiamati è il dono
più grande che potete scambiarvi l’un l’altro e che
potete testimoniare davanti alla comunità».
Una coppia di sposi, facente parte dell’equipe di
preparazione, ha letto le preghiere dei fedeli con
invocazioni allo Spirito Santo affinché sostenga gli
sposi nella donazione reciproca, renda la loro unione
gioiosa e felice nel Signore Gesù e renda viva la loro
testimonianza di sposi cristiani.
La speciale benedizione per gli sposi è stata l’atto
conclusivo prima che don Bartolomeo ricordasse a
tutta la comunità che domenica 27 novembre, prima di
Avvento, alla Messa delle 10.00, ci sarà la presentazione
dei bambini e dei ragazzi che iniziano ufficialmente la
preparazione ai sacramenti dell’Iniziazione cristiana
e delle nuove coppie di fidanzati che si preparano al
sacramento del Matrimonio con tappe che scandiscono
i tempi dell’anno liturgico.
Tutto questo in sintonia con le nuove disposizioni del
nostro vescovo Diego Coletti in materia di Pastorale
familiare. E la comunità di Caspoggio sta facendo tutto
il possibile per adeguarsi a questi nuovi orientamenti.
PASQUALE NEGRINI
Tirano Cronaca
28 Sabato, 26 novembre 2011
Vicariato
■ Santa Perpetua
«La Parola si presenta»:
pellegrinaggio mensile
Nelle sere tiranesi di novembre il
freddo è pungente, il buio, le foglie
e i sassi non facilitano il cammino,
ma basta la buona volontà, unita alle
torce elettriche, ed il gioco è fatto: il
sentiero si disegna passo dopo passo.
Così venerdì 18 novembre alle 20.30
i Vicariati di Grosio e di Tirano
hanno dato avvio al pellegrinaggio
vocazionale, che si ripeterà il terzo
venerdì di ogni mese. La meta è Santa
Perpetua, un antico xenodochio con
annessa una chiesetta del XII secolo,
che si erge su una rupe a strapiombo
sulla Basilica di Madonna di Tirano.
La salita notturna è dedicata alla
recita del Santo Rosario, seguita da un
momento di riflessione e di preghiera
svolto dopo aver raggiunto l’edificio
sacro.
Nel primo appuntamento, in cui erano
presenti più di settanta ragazzi e
giovani della zona, è stato annunciato
il tema delle riflessioni che legherà
gli appuntamenti dell’anno. Seguendo
la proposta del piano pastorale che
mette al centro la Parola di Dio, ad
ogni pellegrinaggio verrà presentato un
brano della Sacra Scrittura nel quale è
la Parola stessa che si presenta. Quello
di venerdì era dedicato alla Lettera agli
Ebrei (cfr. Eb 4, 12-13) dove la Parola
è descritta come una spada a doppio
taglio: «Ti ferisce, ti mette a nudo – ha
spiegato don Roberto Seregni, vicario
nella Parrocchia di Tirano –. Abbiamo
bisogno di essere potati per dare
frutto».
Risulta evidente come lo stile del
pellegrinaggio sia differente rispetto a
quanto proposto altrove in Diocesi, pur
mantenendone l’obiettivo originario,
cioè la preghiera per le vocazioni.
Gli incontri, infatti, si svolgono
il venerdì sera per facilitare la
partecipazione dei ragazzi delle classi
superiori e degli studenti universitari
che trascorrono la settimana nelle
metropoli e che per il fine settimana
ritornano in valle. Il pellegrinaggio
a Santa Perpetua è un momento di
approfondimento e di riflessione del
tema pastorale e, quindi, occasione
di crescita e maturazione personale,
condivisa dall’intera Diocesi. Coinvolge
due vicariati, per accrescere il senso
di comunità e di collaborazione. Crea
occasione di ritrovo tra giovani, che
proseguono la serata sorseggiando
cioccolata, thè, tisane… Per facilitare
la partecipazione dei fedeli al
pellegrinaggio, durante la settimana
in cui si svolge, ogni comunità
parrocchiale sospende – o tenta di
farlo – tutte le attività formative.
L’organizzazione del momento di
preghiera e di riflessione è coordinata
dalla nuova Commissione Giovanile
Intervicariale.
Il prossimo pellegrinaggio è in
programma per l’anno venturo, venerdì
20 gennaio 2012. (Lu. S.)
Errata corrige
La scorsa domenica 13 novembre si è
svolto, presso il Santuario della Madonna
di Tirano, l’annuale Incontro Diocesano
delle Confraternite. Nello scorso numero
de Il Settimanale, a pagina 31 avevamo
riportato un elenco incompleto dei gruppi
partecipanti. Scusandoci con gli interessati,
riportiamo quello corretto: Buglio in Monte,
Uggiate Trevano, Premadio, Isolaccia, Traona,
Camnago Faloppio, Morbegno (San Pietro
e B.V. Assunta), Gironico, Grosio, Bormio,
Ardenno e Tirano.
Lo scorso martedì l’incontro con don Diego Fognini
dec
itas
r
a
c
e
ennal
Riportare la persona
alla propria dignità
M
artedì 15 novembre si è svolto presso la Sala Credito Valtellinese di Tirano
il secondo intervento organizzato in occasione del decennale del Centro di
Ascolto e di Aiuto Caritas della cittadina aduana.
Relatore della serata don Diego Fognini, responsabile de “La Centralina”,
un’associazione che da vent’anni opera nella bassa Valtellina per il recupero
di persone con dipendenza da alcool e sostanze. Ne fanno parte una comunità
residenziale, un centro diurno per malati psichici e un housing sociale. A tutt’oggi
ospita venti persone dai 19 ai 40 anni, accompagnate da cinque operatori. Gli ospiti
seguono un percorso specifico volto ad affrontare e risolvere i problemi che causano
i comportamenti di dipendenza, così da restituire valore e dignità alla persona,
accolta nella sua totalità e specificità.
L’intervento di don Diego ha messo in
luce come, in questo ambito, al centro di
di recupero, nel quale gli utenti sono
qualsiasi operato deve esserci la persona chiamati a convivere con essa. «Per
ed ha portato a riflettere sulla fatica che
farvi fronte – ha spiegato don Diego – è
domina il mondo delle dipendenze.
necessario lavorare sulle motivazioni
Difficoltà presente già a partire dal
con le quali si affronta il percorso di
riconoscimento e dall’accettazione della
recupero e, soprattutto, questi ragazzi
situazione di disagio, quando sia le
hanno bisogno di una guida coerente
famiglie che i diretti interessati faticano a e di conseguenza credibile. Ma non è
vedere la loro reale condizione. La fatica
ancora finita. Al momento di uscire dalla
poi persevera durante il lungo cammino
comunità hanno paura di incontrare una
società non accogliente, etichettatrice,
e così di rimanere soli». La fatica quindi
li accompagna anche al rientro nel
mondo.
Da parte sua, la società stessa vive una
propria fatica nei confronti di chi è
dipendente da sostanze perché la paura
verso queste persone, spesso viste come
scomode, fastidiose e provocanti, blocca
sul nascere i tentativi di incontro e di
accoglienza. Invece di essere motore
di avvicinamento, di conoscenza e
di accettazione della diversità, che è
ricchezza, questa paura diventa fonte di
emarginazione e di indifferenza verso
persone che sono destinate a diventare
«i lebbrosi del nostro tempo», come ha
detto don Diego.
Il sacerdote ha evidenziato come sia
responsabilità sociale ed individuale
abbattere questa indifferenza,
accogliere e prendersi cura di persone
viste come scomode ma che in realtà,
incontrandole, si scopre essere
ricchezze.
Rientra proprio in questo il ruolo del
Centro di Ascolto che, in sinergia con
altri servizi, è atto ad accogliere la
persona e ad indirizzarla verso chi ha le
competenze necessarie per aiutarla. Allo
stesso tempo agisce per promuoverla,
volgendole attenzione che, spiega don
Diego, «prevede di arrivare prima che
l’altro chieda. Gli ospiti della Centralina
devono riprendere la vita là dove si
è fermata quando hanno iniziato ad
assumere sostanze. Sono condotti a
riacquistare fiducia, autostima, valore
per cambiare il proprio stile di vita.
Allo stesso modo agisce un Centro di
Ascolto: accompagna ogni persona
lungo il cammino di riappropriazione
della propria dignità». Il motivo per cui
è doveroso trovare coraggio e faticare è
stato più volte ripetuto da don Diego: «la
vita di ogni persona ha un valore ed una
dignità, sempre».
Don Augusto Bormolini, Vice Direttore
della Caritas Diocesana di Como,
concluderà l’omaggio per il genetliaco
del Centro di Ascolto nel prossimo
incontro, in programma per il 24
gennaio 2012.
LUCIA SCALCO
Inaugurata la rassegna teatrale
Incontro con
Ottavia Piccolo
N
onostante il sofferente periodo
economico ed il genere artistico
non avvicinabile a tutti, Tirano
promuove anche per il 2011
una rassegna teatrale, riducendo a tre
gli appuntamenti ed abbondando in
qualità. Per promuovere la presenza
di giovani all’evento, organizzato
dall’Assessore alla Cultura, Bruno
Ciapponi Landi, e dall’Assessore al
Turismo, Stefania Stoppani, ogni
spettacolo prevede un ingresso
particolarmente agevolato ai minori
di 25 anni. “Tirano Teatro” partecipa,
infatti, al progetto “Provincia Teatro
Giovani”, promosso dalla Provincia
di Sondrio e sostenuto dalla Regione
Lombardia. Ha dato il via alla
rassegna lo spettacolo “Donna non
rieducabile”, messo in scena giovedì 17
novembre, scritto e diretto da Stefano
Massini ed interpretato da Ottavia
Piccolo, con l’accompagnamento
musicale di Floraleda Sacchi.
Dedicato alla giornalista russa Anna
Politkovskaja, assassinata nel 2006, la
rappresentazione teatrale è una raccolta
di brani autobiografici e di articoli da lei
In scena giovedì della
scorsa settimana con
«Donna non rieducabile»
scritti. Lo spettacolo nasce poco tempo
dopo il suo assassinio con l’intento di
presentare e far riflettere su quanto
Anna Politkovskaja ha testimoniato con
la sua carriera, perché, come ha spiegato
Ottavia Piccolo in un incontro pubblico
precedente lo spettacolo stesso, «il
teatro è nato per narrare fatti quotidiani
e a teatro la gente dovrebbe andare
per usare la testa, non per rilassarsi».
Anna Politkovskaja è stata uccisa
dopo ventiquattro anni di carriera
dedicata alla lotta per i diritti umani
ed al racconto di verità sulle vicende
cecene. Ha avuto un ruolo importante
nei negoziati e nelle trattative durante
diverse crisi, come il sequestro degli
850 ostaggi del teatro Bubrovka a Mosca
nel 2002. Per questo Anna Politkovskaja
è stata descritta dalla Piccolo come
«un simbolo per il giornalismo, per
la libertà di stampa che lo dovrebbe
contraddistinguere». Nato quattro anni
e mezzo fa, “Donna non rieducabile”
è giunto giovedì alla sua centottesima
replica senza imbattersi in difficoltà
nel suo cammino, incontrate per molte
altre iniziative che hanno voluto parlare
della storia della giornalista russa.
Dallo spettacolo, inoltre, è nato un film
accompagnato da un libro, “Il sangue
e la neve” di Felice Cappa, presentato
alla Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica di Venezia nel 2009.
“Tirano Teatro 2011” ha inaugurato
così la sua rassegna. I prossimi
appuntamenti saranno giovedì 1
dicembre con “Processo a Cavour” di
Corrado Augias e Giorgio Ruffolo, e
giovedì 15 dicembre con “Molière a
sua insaputa” di Leo Muscato e Paolo
Hendel, uno spettacolo tratto da
Molière.
Lu. S.
Sondrio Cronaca
Educazione
all’affettività
con don Ferraroli
Il sacerdote, psicologo e psicoterapeuta,
ha esposto con passione una stimolante
riflessione sull’educazione all’affettività
P
er il secondo degli incontri promossi dalle parrocchie di Sondrio
e dal Centro di Ricerca e Animazione Sociale sul tema Educazione
familiare e contesto sociale, giovedì scorso presso il cinema Excelsior
è intervenuto don Renzo Ferraroli, psicologo e psicoterapeuta del
Centro salesiano di Arese, sul tema: L’educazione dell’affettività, veicolo
d’amore. Introdotto da Maurizio Gianola, presidente del Cras, davanti ad
un folto pubblico di genitori, don Ferraroli ha esposto con passione una
stimolante riflessione su questo aspetto dell’educare, missione sempre
difficile, ma in questo caso ancor più difficile, soprattutto se si sbaglia
l’approccio coi figli.
«Nei corsi di educazione sessuale sembra fondamentale spiegare l’anatomia
maschile e femminile e la fisiologia – ha esordito –, ma il bambino è sì
nato perché gli organi sessuali di mamma e papà funzionavano bene, ma
anzitutto da un loro gesto di tenerezza! Allora, se il ragazzo non scopre dai
genitori questo mistero, che la sua vita è nata da un dono, nella società del
consumismo nessun altro potrà spiegarglielo e lui sarà un poveretto, incapace
di gesti gratuiti, che cercherà di anticipare le esperienze sessuali, di diventare
furbo e fregare gli altri. Ciò che differenzia un bambino sano e sereno da uno
nutrito di violenza sta nel sapere di avere un papà e una mamma che hanno
fatto e fanno il tifo per lui e si vogliono bene».
Don Ferraroli ha poi citato questo passo dal libro L’ospite inquietante - il
nichilismo e i giovani, dove l’autore
Umberto Galimberti conduce una
disamina molto pesante: «I giovani
oggi sono più soli e più depressi,
più rabbiosi e ribelli, più nervosi e
impulsivi, più aggressivi e quindi
impreparati alla vita, perché privi degli
strumenti emotivi indispensabili per
dare l’avvio a comportamenti quali
l’autoconsapevolezza, l’autocontrollo,
l’empatia, senza i quali saranno sì capaci
di parlare ma non di ascoltare, di risolvere
i conflitti, di cooperare... Se la scuola
non è sempre all’altezza dell’educazione
psicologica... l’ultima chance potrebbe
offrirla la società, se i suoi valori non
fossero business, successo, denaro,
immagine, tutela della privacy, ma anche
qualche straccio di solidarietà, di relazione,
di comunicazione, di aiuto reciproco, che
possano temperare il carattere asociale
che, nella nostra cultura, caratterizza
sempre di più il nucleo familiare».
Anche l’analisi dell’ultimo Rapporto Censis
è impietosa: dopo aver rilevato che in
Italia sono cresciute l’autoreferenzialità
nei comportamenti, la trasgressione nel
divertimento – soprattutto dei più giovani
–, la tendenza a facili godimenti sessuali
ridotti a sola genitalità (ragazzi/e di 12-14
anni comprano e vendono i loro corpi per
una ricarica di cellulare, per un aiuto nei
compiti, o per una banale scommessa),
le forme di violenza in cui c’è perdita di
controllo e forte aggressività, conclude:
«Siamo in una società pericolosamente
segnata dal vuoto, visto che a un ciclo
storico pieno di interessi e di conflitti
sociali si va sostituendo un ciclo segnato
dall’annullamento e dalla nirvanizzazione
degli interessi e dei conflitti».
Allora, come aiutare i figli? L’età migliore
per parlare dell’anatomia maschile e
femminile sono le elementari, o anche
prima, perché c’è una sana curiosità per
questa parte del corpo, senza quel potere
magico che si manifesterà nell’adolescenza.
Occorre dire, senza lunghe spiegazioni e
discussioni, che anche nell’amore non è
possibile il “tutto e subito”. E, per insegnare
l’affettività nell’amore, oltre all’esempio, il
ragazzo deve poter contare su un adulto
(papà, mamma, educatore) che stia
volentieri con lui: «Allora capirà che, anche
se lui ti fa impazzire, anche se a volte tu
sei nervoso, sei contento di stare con lui,
perché lui è la tua vita».
PIERANGELO MELGARA
Sabato, 26 novembre 2011 29
Notizie flash
■ Sondrio
Giornata Mondiale
contro la pena di morte
Il 30 novembre si celebra la Giornata
mondiale delle città per la vita – contro
la pena di morte, promossa dalla
Comunità S. Egidio e dall’associazione
dei Comuni Italiani (ANCI). La data
scelta non è casuale, perché proprio in
tale giorno, nel 1796, il Granducato di
Toscana, primo Stato al mondo, aboliva
la pena di morte. Anche il Comune
di Sondrio ha aderito all’iniziativa ed
ha designato come referente il dott.
Simone Del Curto, già molto attivo
nelle iniziative per promuovere la
pace. «In Italia il tema della pena
di morte è forse meno sentito che in
altri luoghi – ha affermato l’Assessore
Carlo Ruina nel presentare l’iniziativa -,
perché abbiamo la fortuna di avere un
sistema giudiziario che non comprende
tale pena. Il problema è invece ancora
rilevante a livello mondiale. Si calcola
che siano quasi 18.000 le persone in
attesa che venga comminata loro la
pena di morte. Non si tratta soltanto di
procedure giudiziarie, ma di un aspetto
che investe direttamente i diritti
fondamentali dell’uomo». Già nel 2008
i Comuni Italiani si erano mobilitati,
seguendo l’iniziativa dell’Onu, che aveva
chiesto a tutti gli Stati una moratoria
nelle esecuzioni capitali. Quest’anno
la manifestazione sarà più semplice,
ma avrà un segnale esteriore di grande
evidenza, con la funzione di richiamare
l’attenzione dei cittadini e sensibilizzarli
sul tema. Nei giorni dal 28 al 30
novembre la torre ligariana di Sondrio
sarà illuminata in modo speciale,
anche grazie all’intervento dell’Azienda
Elettrica. La Giornata, infine, si propone
di richiamare l’attenzione anche su
un aspetto, inerente a questo tema,
venuto di grande attualità negli ultimi
tempi. Si tratta dell’eliminazione
diretta e sommaria di dittatori e dei
loro famigliari. Il rispetto dei diritti
fondamentali dell’uomo richiede che
tutti abbiano diritto ad un processo,
possibilmente davanti ad un tribunale
internazionale. (C. R.)
Parrocchie di Sondrio. Il terzo incontro su “Educazione familiare e contesto sociale”.
V
anno a prendere i figli a scuola,
passano più tempo coi loro
bambini, li accudiscono,
eppure risultano assenti. Da
circa vent’anni i padri sono ritenuti
responsabili di tutti i problemi educativi
della famiglia perché, se ci sono, ci sono
male. Ma come dovrebbero essere?
È la domanda fondamentale che il
pedagogista Marco Tuggia ha posto nel
terzo incontro su Educazione familiare
e contesto sociale, promosso dalle
parrocchie di Sondrio e dal Cras presso
il cinema Excelsior, affrontando il tema
I figli non appartengono alla famiglia
(Quale ruolo del padre?).
60-70 anni fa l’identità sociale del padre
poggiava su tre pilastri: lavoro, autorità
e generatività; oggi anche le mamme
lavorano, e l’uomo è caricato di nuove
mansioni che lo vogliono attivo anche
in casa. Oggi un padre l’autorità deve
conquistarsela sul campo, imparando
a costruire una relazione significativa
fondata su dialogo, confronto e positiva
gestione dei conflitti. E se un tempo
l’obiettivo principale era l’autonomia
del figlio, oggi preme costruire il
suo ben-essere, la sua felicità. È un
percorso sbagliato? Assolutamente
no: l’educazione è far germogliare
lo specifico di ciascuno, e tutte le
cure, le coccole, le attività servono a
dare ai figli questa certezza: papà e
mamma si prendono cura di loro. È una
modalità materna, in cui oggi entrano
positivamente anche gli uomini, ma
l’educazione è anche trasmissione delle
regole del vivere, dei criteri secondo i
Educazione: il
ruolo dei padri
quali muoversi nel mondo.
Cosa voglio trasmettere a mio figlio? è la
domanda che i papà devono riportare in
primo piano perché non sia totalizzante
il fenomeno della maternalizzazione
educativa e per riportare il maschile
nell’educazione. Per fortuna, questi
padri sono in aumento rispetto a
quanti s’illudono di poter tornare a un
modello autoritario, a quelli pienamente
maternalizzati, ma in fondo insoddisfatti,
agli assenti perché scelgono di stare al
lavoro, o fuori con gli amici, o in garage
a mettere a posto gli attrezzi, avendo
abdicato al compito educativo e accettato
che in casa non ci sia spazio per loro.
Esistono caratteristiche maschili cui
riconoscere valore anche nell’educazione?
La forza, che fa parte della natura più
profonda dell’uomo, dove va incanalata?
La competizione, il bisogno di misurarsi
e la resistenza che spingono ad aprirsi
all’avventura, ad esplorare, che è un
altro bisogno atavico profondo... In
educazione la competizione è una
dimensione potentissima: il padre è
lì per dire al suo ragazzo: sì, sei bravo,
ma puoi fare meglio, per te stesso, ma
anche per il mondo.
Oggi per essere a servizio della vita
bisogna praticare un certo grado
di resistenza. Resistere è opporsi e
scontrarsi, ma prima di tutto è creare,
perché bisogna impegnarsi allo spasimo
per trovare soluzione ai problemi. La
pressione a diventare uomini di cura
pretende che si impari a riconoscere
maggiormente le emozioni dei figli, che
si abbia empatia. «Ma la natura umana
ha fatto sì che noi uomini fossimo
meno sensibili ai sentimenti dei figli
– ha concluso –, perché l’educazione
funziona solo se c’è distanza, che
garantisce la possibilità di intervenire e
incidere: se sento troppo la fatica di mio
figlio, non gliela faccio fare.
Perciò è necessario un nuovo equilibrio,
che dia spazio anche all’uomo, al
suo essere burbero, emotivamente
distaccato, perché questo codice
paterno prepara il figlio al futuro.
Ma per un ritorno dei padri in scena
occorre uno spostamento delle donne,
che non sempre accordano fiducia
ad un modo di operare diverso dal
loro, o non mollano il potere: ci vuole
un’apertura di fiducia reciproca, per
mettersi d’accordo non solo sulle cose
da fare, ma anche per darsi la possibilità
di farle in maniera diversa».
PI. ME.
Spettacoli
30 Sabato, 26 novembre 2011
✎ il telecomando |
Musica
Chiude “Celebratin Liszt”
L’ultimo appuntamento con
la riuscita rassegn luganese
“Celebrating Liszti” organizzata
dalla International Piano
Association Switzerland
in collaborazione con la
radiotelevisione svizzera RSI
Rete Due e la International
Piano Academy – Lake Como di Dongo prevede un momento
musicale dal titolo accattivante: “ Carta bianca a Liszt”.
Il programma di sala prevede l’esecuzione della celebre Sonata
Op.111 di Ludwig van Beethoven e il romantico “Carnevale
di Vienna” Op.26 di Robert Schumann affidati alle mani del
rinomato pianista ungherese Peter Frankl.
Un concerto dedicato non alla conoscenza del vastissimo
repertorio del funambolo ungherese, come lo sono stati gli altri,
bensì ad autori che ne hanno influenzato la formazione umana
ed artistica e che Liszt amava eseguire nei suoi concerti.
Il momento musicale si terrà all’ Auditorio “Stelio Molo” di
Lugano, domenica 27 novembre alle ore 17.
Per ulteriori informazioni, approfondimenti e per riascoltare le
registrazioni di tutti i concerti proposti in radiodiretta è possibile
visitare il sito www.pianoassociation.net .
ELENA OREGGIONI
Domenica 27. Frontiere dello
Spirito, C5,8,50. Ravasi commenta
il salmo 79 e C. Sangiorgi ci parla
del monastero benedettino di
Norcia. A sua immagine, Rai1,
10,30. Rubrica religiosa. Alice nel
paese delle meraviglie, It1, 16,00.
Film Tv fantasy. Wyatt Earp,
R4,15,05. Film western con K.
Costner. Fotografi di guerra, Rai
storia 21,00. Doc. Report, Rai3,
21,30. Pericolosità o meno dei
cellulari. Salvo D’Acquisto, Tv2000,
21,20. Fiction, 2°parte. Tutti pazzi
per amore 3, Rai1. 21,30. Fiction.
Tutto può succedere. R4 21,30.
Da non perdere questo bel film
commedia ma anche drammatico
sul tema della malattia terminale
con J. Nicholson. Speciale Tg1,
Rai1,23,35. Attualità
Lunedì 28. Il più grande spettacolo
dopo il weekend, Rai1, 21,10.
Varietà con Fiorello. Oceano di
fuoco Hidalgo, Rai3, 21,05. Film
d’avventura vecchio stile ma ben
di Tiziano Raffaini
girato. L’infedele, La7, 21,10. Con
G. Lerner. Partigiani, storia di
4 ragazzi, Rai storia 21,00. Doc.
Le conseguenze dell’amore, Iris
21,05. Film di Sorrentino su un
contabile della mafia. Allegria,
Rai3, 23,25. Doc di Correva l’anno. I
divertimenti degli anni ’50.
Martedì 29. L’armata Brancaleone,
Rai Movie 21. Commedia
divertente con Gassman. Sarò
sempre tuo padre, Rai1, 21,10.
Fiction con Beppe Fiorello. Il
mistero delle pagine perdute
It1,21,10. Emozioni ed effetti
speciali. SOS tata, La7, 21,10. Tanti
suggerimenti preziosi.
Mercoledì 30. Sarò sempre tuo
padre, Rai1, 21,10. Fiction con
Beppe Fiorello . Chi l’ha visto? Rai3,
21,05. Programma di servizio. Cheguerriglia, La7, 21,10. Film su Che
Guevara. Eneide, Tv2000, 21,25.
Fiction 6°p.. Il diavolo veste Prada,
C5, 21,10. Commedia brillante sul
fagocitante mondo della moda.
Giovedì 1 dicembre. Don Matteo
8, Rai1, 21,10. Gassman segreto e
Tognazzi l’ugoista, Rai storia, 21,00.
Documentario. Piazzapulita, La7,
21,10. Out of Site, R4, 21,10. Film
drammatico avvincente.
Venerdì 2. Intrigo internazionale,
R4,15,50. Ottimo film. L’ultimo
sogno, Rai movie 21,00. Una
struggente saga familiare con K.
Kline. I migliori anni, Rai1, 21,10.
Varietà. Non ti muovere, La5, 21,10.
Film drammatico con S. Castellitto.
Per adulti. Tv7, Rai1, 23,35.
Attualità.
Sabato 3. Sulla via di Damasco,
Rai2, 10,15. Rubrica religiosa. Tv
Talk, Rai3,14,50. Programma di
critica televisiva. E se domani,
Rai3, 21,30; Programma con Alex
Zanardi. Si parla di supervulcani.
Salvo d’Acquisto, Tv2000, 21,20.
Fiction 3° p. Prova d’orchestra, Rai5,
21,20. Film di Fellini. La7, 22.30.
Film su G. Bush. Tg2 Dossier, Rai2,
23,35. Attualità.
Comunicazioni. Quali limiti per la pubblicità? Tra cattivo gusto e principi etici
L
a foto è stata ritirata, ma la gravità
della trovata resta intatta, come
lo scalpore che ha generato.
Il riferimento è all’immagine
scandalosa che ritraeva papa Benedetto
XVI nell’atto di baciare sulla bocca l’imam
di Al Ahzar, Ahmed al-Tayyeb. Nell’ambito
della stessa campagna pubblicitaria,
sono comparse le gigantografie di altri
baci fra importanti politici: il presidente
Usa, Barack Obama, e il presidente
cinese, Huu Jintao, il cancelliere tedesco,
Angela Merkel, e il presidente francese,
Nicholas Sarkozy, i leader della Corea del
Nord e della Corea del Sud, Kim Jong e
Lee Myung Bak... Ma il bacio fra il Papa
e l’Imam è stato raffigurato in maniera
ancora più passionale, probabilmente
in virtù della connotazione religiosa che
avvolge i due protagonisti, con tanto di
mano dell’Imam poggiata sul collo del
Papa per stringerlo a sé.
Più che di sorpresa, la reazione è stata
d’indignazione e di fastidio da parte non
soltanto delle gerarchie vaticane ma
del pubblico in genere. Le immagini –
ispirate alla famosa fotografia del bacio
fra Leonid Breznev, allora presidente
dell’Urss, ed Erich Honecker, presidente
della Germania Est – sono state ottenute
con fotomontaggi e abili artifici tecnici,
ma questo non toglie nulla alla loro
potenzialità evocativa.
La campagna pubblicitaria è stata
realizzata da Fabrica, la divisione che
cura la comunicazione di Benetton, già
protagonista in passato di altre proposte a
effetto anche con la consulenza di Oliviero
Toscani. Quest’ultimo, intervistato da
“la Repubblica”, ha dichiarato che non
si tratta di una campagna shock, ma di una
campagna “patetica”, aggiungendo: “Non
colgo il messaggio, è solo volgarità”. Se perfino
lui, provocatore nato, ha preso le distanze,
qualcosa vorrà pur dire...
Messa sotto accusa, l’azienda ha dichiarato
che in realtà l’obiettivo della campagna non
era quello di scandalizzare bensì quello di
contrastare la cultura dell’odio promuovendo
la vicinanza fra popoli, fedi e culture. Ma,
“per non urtare la sensibilità dei fedeli”, ha
deciso comunque di ritirare immediatamente
l’immagine da ogni pubblicazione. Intanto,
però, l’effetto mediatico era già stato ottenuto
e il clamore suscitato dal bacio fra il Papa
e l’Imam è decisamente superiore a quello
generato dalle altre immagini della serie.
Oltre alla figura del Santo Padre e a ciò che
essa rappresenta per i fedeli e per il mondo
intero, anche il significato di un gesto
d’amore così profondo e denso di senso
come è il bacio è stato svilito in maniera
ingiustificata, diventando così un elemento
di attrazione morbosa dell’attenzione
pubblica, a scopi non certo sociali o educativi
ma meramente commerciali. Non è inutile
ricordare le immagini che in passato hanno
accompagnato di volta in volta le altre
campagne pubblicitarie della Benetton,
dalle navi cariche di clandestini alle uniformi
insanguinate di soldati uccisi, dal bacio fra
un giovane prete e una giovane suora al
malato di Aids morente ritratto come fosse
un Cristo, dall’immagine della modella
anoressica alle file di profilattici colorati. Che
cosa c’entra tutto questo con un marchio di
abbigliamento?
Discutibile è anche il modo in cui la
campagna di comunicazione è stata
lanciata, con una serie di azioni dal
vivo che hanno portato all’improvvisa
esposizione dei manifesti con le foto in
luoghi simbolo: la gigantografia del bacio
fra il Papa e l’Imam è stata srotolata a
Roma, quella di Obama e Jintao a Milano
e l’invasione è continuata sul web, dove
la memoria visiva si mantiene più a
lungo grazie alla possibilità di archiviare
qualunque contenuto rendendolo sempre
disponibile agli utenti con un click. Oltre
alla questione etica e agli obblighi dettati
dal buonsenso, c’è anche un preciso
risvolto deontologico che ha a che fare
con i doveri dei pubblicitari e di chi si
affida a loro. Il “Codice di autodisciplina
della comunicazione commerciale”
(www.iap.it), in vigore dal 1966 e giunto
alla sua 52ª edizione, sancisce nell’art. 7
che la pubblicità “non deve offendere le
convinzioni morali, civili e religiose” e
“deve rispettare la dignità della persona
umana in tutte le sue forme”. È rivolto
a tutti noi l’invito di padre Federico
Lombardi, direttore della sala stampa
vaticana, che dichiara: “Bisogna esprimere
una decisa protesta per un uso del tutto
inaccettabile dell’immagine del Santo
Padre, manipolata e strumentalizzata nel
quadro di una campagna pubblicitaria
con finalità commerciale. Si tratta di una
grave mancanza di rispetto verso il Papa,
di un’offesa dei sentimenti dei fedeli,
di una dimostrazione evidente di come
nell’ambito della pubblicità si possano
violare le regole elementari del rispetto
delle persone per attirare attenzione
attraverso la provocazione”.
MARCO DERIU
drammatico
Drammatico
commedia
animazione
commedia
Tomboy
Melancholia
Arrietty
One day
Appena arrivata a Parigi con i genitori
la piccola Laure si fa credere un
maschietto, e si attira le attenzioni di
Lisa, fino a quando non verrà scoperta.
Un enorme e sconosciuto pianeta si
avvicina minacciosamente alla Terra,
sconvolgendo la vita di Justine e le
relazioni con i suoi familiari.
La peggior settimana della
mia vita
Film di animazione tra i più riusciti degli
ultimi anni. Quanto la piccolissima
Arietty (10 cm di statura) incontra
casualmente Sho, un giovane umano,
tra i due scoppia la scintilla.
Il film è in programma all’Astra di
Como dal 25 al 27 novembre e il
30 dicembre.
Il film sarà proiettato nella sala della
comunità di Sondrio dal 25 al 28
novembre e il 30 novembre.
Una commedia romantica incentrata su
Dexter e Emma, che si sono incontrati
per la prima volta durante la loro laurea
nel 1988 e promettono di rivedersi
lo stesso giorno tutti gli anni per i
prossimi venti anni.
Paolo vive a Milano, ha un lavoro che
gli piace e un amico, Ivano, che gli
farà da testimone. Margherita invece
fa il veterinario e si porta in dote una
famiglia eccentricamente borghese.
Il film nella sala della comunità di
Chiavenna dal 26 al 28 novembre.
Il film è in programma nella sala
dell’oratorio di Lipomo domenica
27 novembre.
Il film nella sala della comunità di
Livigno il 26 e 27 novembre.
Lettere e Rubriche
Sabato, 19 novembre 2011 31
Direttore responsabile e direttore editoriale
Q
uesta edizione del Settimanale
va in pagina con la firma di
Alberto Campoleoni come direttore
responsabile e don Angelo Riva
come direttore editoriale. Il direttore
responsabile assolve all’essenziale
funzione istituzionale e civilistica stabilita
dalla legge e sanzionata con l’iscrizione
della testata alla Cancelleria del Tribunale.
Il direttore responsabile deve essere
necessariamente un giornalista iscritto
all’apposito Albo professionale. Il dottor
Campoleoni, giornalista dell’Eco di
Bergamo, che volentieri ha accettato
l’invito da parte della Cooperativa editrice,
assicurerà anche una collaborazione alla
❚❚ Lettere al direttore. Il direttore risponde.
redazione del giornale, che peraltro già
lo ha visto presente attraverso il SIR
(Servizio Informazione Religiosa).
Il direttore editoriale ha il compito di
dettare la linea editoriale, essendo a ciò
designato dalla Cooperativa editrice del
giornale, in sintonia con le indicazione
pastorali del Vescovo diocesano.
di mons. ANGELO RIVA
L’amarezza di un cambio inatteso
C
i ha colto di sorpresa, come un fulmine a ciel sereno, la
notizia del cambio del Direttore del Settimanale. Dalla
prima domenica d’Avvento Don Agostino Clerici non
sarà più alla guida del giornale della Diocesi di Como.
Dopo dodici anni di direzione, nove come vicedirettore a fianco
di mons. Carlo Calori e, prima ancora, come collaboratore fin
dai tempi del seminario, Don Agostino non firmerà più i suoi
brillanti editoriali. Una notizia che ha avuto la forza travolgente
di scatenare un turbine di emozioni tra i suoi numerosi estimatori, lettori e collaboratori: sconcerto, dolore, amarezza. Tanta
amarezza… Stati d’animo che fanno trovare il coraggio di dire
che la decisione di mons. Diego Coletti, Vescovo di Como, non
sia giusta e come tale non può lasciarci indifferenti e reticenti.
Non solo perché sfiducia in modo precipitoso una preziosa esperienza pluriventennale in ambito giornalistico, coltivata giorno
dopo giorno con fedeltà quotidiana, professionalità e dedizione,
ma anche perché lesiona una larga parte della comunità ecclesiale comasca che, in questi anni, ha sinceramente apprezzato
il talento giornalistico di don Agostino, il suo amore per la Verità, la forza e la chiarezza del pensiero, il coraggio delle idee,
l’incisività e l’efficacia di una parola che mai cede all’oscurità,
la qualità delle osservazioni. Persino il colpo delle sferzate di un
pensiero critico e libero, che mai si piega ai convenevoli e alle
convenienze di posizioni ‘politicamente corrette’. Il tutto, però,
sempre con garbo, senza arroganza né cadute di stile. Uno stile,
il suo, sempre diretto, a volte scomodo perché capace di andare
dritto al cuore delle questioni. Chi conosce don Agostino non
fatica a capire che per lui il giornalismo è una vocazione appassionata, un modo speciale di rispondere alla fantasia straordinaria di Dio che assegna a ciascuno di noi un compito personale e
una missione speciale. Un servizio di carità culturale fra le nuove
povertà dell’umanità attuale. Dispiace vedere che nella “vigna
di Dio” si licenzi su due piedi i suoi “operai”, quando il lavoro è
tanto e tale da richiedere mani esperte e intelligenze di valore. Dispiace pure che nel “campo” della nostra comunità
ecclesiale, in un tempo di sfide culturali e di emergenze
formative, si interrino tesori e si sciupino talenti, anziché
valorizzarli adeguatamente. Dispiace allo stesso modo che,
come in questo caso, non si presti la dovuta attenzione alle vocazioni appassionate degli “uomini di Dio”. A coloro che pensassero di attribuire a queste parole una difesa
dell’irremovibilità di ruoli e incarichi, rispondiamo che in
una “società liquida” che dissolve velocemente legami e
relazioni, c’è bisogno di contrastare, anziché assecondare,
questa tendenza imperante. E se è vero che i cambiamenti
possono essere “normali”, c’è modo e modo di farli. La logica cristiana, ben diversa da quella aziendale che cambia
le persone come prodotti seriali, è rispettosa della persona, dei suoi sentimenti, della sua unicità. E’ rispettosa dei
tempi che sono necessari per fare bene dei cambiamenti
importanti, come pure delle persone che, più o meno direttamente, sono coinvolte dal cambiamento. Se non lo si fa, la
centralità della persona, che spesso risuona nelle riflessioni
teologiche e nelle omelie domenicali, rischia di stemperarsi e di cadere nel vuoto. Penso ai lettori che nelle prossime
settimane sfoglieranno il giornale. Ai fedeli estimatori delle
numerose pagine curate dall’ex direttore del Settimanale.
Alla gente che aveva una predilezione così particolare per i
suoi editoriali e i suoi “Corsivi” da farne il punto di partenza
della lettura del giornale. Alle persone che del giornalismo
di don Agostino ammiravano la feconda osmosi di parola e
immagine, la bellezza delle sue fotografie di prima pagina,
sempre eloquenti e cariche di senso.
Penso anche ai collaboratori che, come me, stanno vivendo con smarrimento questo cambiamento. A coloro che in
don Agostino hanno trovato un vero maestro di giornalismo
cattolico. Un amico con cui condividere la grande passione della
notizia, la serenità del lavoro di squadra, la gioia del “servizio”
alla nostra Chiesa di Como. Una persona sempre disponibile
all’ascolto e al confronto, anche nei momenti più frenetici e faticosi di chiusura del giornale, il martedì sera. Tanti ricordi, che
nessun cambiamento potrà vanificare.
Un ultimo pensiero è per don Agostino a cui rivolgiamo -penso
di interpretare il sentimento di molti lettori e collaboratori- la
nostra più affettuosa vicinanza. Con infinita stima e gratitudine. Sinceramente!
Manuela Giani
L
a cordialità e i sentimenti di sincero apprezzamento
nei confronti di chi per dodici anni ha diretto il
Settimanale della Diocesi di Como meritano giusta
espressione. Interpretano il sentire di tanti nostri lettori
e sono il segno di come don Agostino abbia lavorato bene in
questo lungo tempo, meritandosi stima e affetto. Non sarà
certo un avvicendamento di ruolo a “sfiduciare”, “licenziare” o
“interrare” questo tesoro.
Nella Chiesa i compiti che il Vescovo affida sono servizi: si
accettano per fede, si tengono con speranza, si lasciano con
amore. Giusto il rammarico, fuori luogo la recriminazione.
Circa i tempi e i modi degli avvicendamenti, poi - tali per
cui si abbia sempre a cuore la “centralità della persona” -,
si sa che in questo nessuno è infallibile. Prima di giudicare,
però, gli elementi di un dialogo fra un vescovo e un suo prete
bisognerebbe conoscerli tutti. Sono tanti, forse troppi: meglio
lasciarli nella riservatezza del confronto personale fra i diretti
interessati.
A don Agostino un augurio sincero: per il suo genio e il suo
talento c’è il campo immenso della missione della Chiesa.
Nessuno spreco: c’è solo da mettersi a lavorare.
L’ultima conviviale UCID
Uno sguardo alle rivoluzioni arabe
R
iceviamo e volentieri pubblichiamo il resoconto della conviviale UCID
di lunedì 14 novembre. Argomento affrontato: le rivoluzioni in corso nei
Paesi arabi e le loro ripercussioni nei rapporti con l’Europa. Relatore
il prof. Vittorio Emanuele Parsi, professore di Relazioni Internazionali alla
Università Cattolica di Milano ed a quella di Lugano per la Svizzera Italiana.
Due le caratteristiche che le rivoluzioni arabe hanno in comune: a) Le
agitazioni precedenti erano contro il colonialismo. Ora sono contro le loro
classi politiche dominanti; b) Quelle attuali sono slegate dall’islamismo, e
sono basate su valori universali, come libertà, giustizia, democrazia. Infatti
non ci sono state dimostrazioni contro l’Occidente. Quindi non si può
prevedere il trionfo di Al Kaeda né del terrorismo. Invece, finalmente, c’è la
possibilità di un valido dialogo culturale tra le due sponde del Mediterraneo.
Dobbiamo imparare a fare i conti con il mondo arabo,che è fortemente
unitario, molto più del mondo europeo. Da una parte persiste il regime
neopatrimonialista: chi governa è padrone di tutto (come nell’Europa feudale
e dell’Assolutismo? n.d.R. ). Dall’altra la composizione sociale è ben diversa
dalla nostra: l’età media è inferiore ai 30 anni ed il livello culturale è molto
cresciuto; l’informazione tramite televisioni e internet, anche di quelle
arabe che parlano ad arabi, è fattore di cambiamento. La ribellione è stata
fomentata anche dall’aumento del costo dei generi alimentari, a causa della
politica cinese e di altre ragioni assai note. C’è il rischio che la “rabbia” araba
Editrice de Il Settimanale
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Stampa:
A. G. Bellavite S.r.l.
Missaglia (Lc)
Registrazione Tribunale di Como
numero 24/76 del 23.12.1976
Pubblicità:
contro le proprie classi dirigenti si saldi con quella contro Israele. Sarebbe davvero “un
macello”. L’Iran sciita non dovrebbe avere vantaggi. La Turchia gioca le sue carte: potere
controllato ancora dai militari “laici”, ma popolo moderatamente islamista. L’Arabia
Saudita fa eccezione, per ora, perché la popolazione avente cittadinanza saudita è una
minoranza privilegiata in mezzo a milioni di immigrati per lavoro. Nessuno dei due
gruppi nutre spinte di ribellione. In oltre il regime saudita ormai è senza nemici esterni.
Rispondendo ad alcune domande, il relatore si è soffermato sulla questione se vi sia
compatibilità fra identità arabo-islamica e democrazia, con la distinzione del potere
politico da quello religioso. Secondo il prof. Parsi non ci sono nell’islamismo ragioni
strutturali che ostacolino la democrazia; tuttavia, a differenza del mondo cristiano in
cui il potere politico è sempre stato distinto e, a volte, in conflitto con quello religioso,
nell’Islam i due poteri sono dall’inizio strettamente uniti. Inoltre la cultura islamica non
ha sviluppato la riflessione filosofica sul “diritto naturale”, come in Occidente (e come
ha esortato a fare Benedetto XVI con la “lectio” di Ratisbona ? n.d.r. ). Occorrerà molto
tempo perché ciò avvenga. Tuttavia, come si è notato, i valori che hanno fondato le
rivolte appartengono al “diritto naturale”, come la uguaglianza dei sessi, che fa qualche
progresso anche tra gli arabi più conservatori. La “contaminazione” tra le culture può,
alla lunga, far maturare anche nel mondo islamico la consapevolezza che i “diritti
naturali” sono davvero universali e che nella interiorità di ogni persona umana sono
presenti. Anche se avvertiti in modo ancora iniziale. Occorre avere ottimismo storico, e
confidare nei tempi lunghi, che sono ben superiori alla durata della vita umana.
Attilio Sangiani
Direttore responsabile: Alberto Campoleoni
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32 Sabato, 26 novembre 2011
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