ANALISI DI UNA FUGA TIPICA

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ANALISI DI UNA FUGA TIPICA
ANALISI DI UNA FUGA “CLASSICA”
Fuga in do minore da J.S: BACH, Clavicembalo ben temperato, vol. I
(traduzione parziale della voce “fugue” dal New Grove Dictionary of Music and Musicians)
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La fuga è a tre voci, che potremmo definire come soprano, contralto e basso, ognuna delle quali ha
una propria indipendenza e integrità che vengono mantenute sino alla terzultima battuta, quando
vengono introdotti degli accordi per ottenere pienezza e senso conclusivo. Una voce sola, il
contralto, dà inizio alla fuga affermando il soggetto. Il soggetto è nella tonalità della tonica: inizia
con la nota della tonica do, sottolinea la nota della dominante sol (battere della misura 2) e finisce
sulla mediante mib (battere della misura 3). Quando il soggetto è stato interamente affermato, la
seconda voce (il soprano) entra con lo stesso soggetto, ma trasposto nella tonalità della dominante.
Questa seconda affermazione viene detta risposta. La trasposizione spesso richiede, come avviene
in questo caso, dei cambiamenti degli intervalli del soggetto allo scopo di mantenere la risposta
vicina alla tonalità della tonica. Più in dettaglio: laddove alla nota della tonica data al soggetto
corrisponde nella risposta la nota della dominante (cioè, trasposizione alla 5° superiore o 4°
inferiore), alla nota della dominante data al soggetto corrisponde nella risposta la tonica invece della
sopratonica. In questo caso specifico, la seconda nota è una riproduzione intervallare esatta che
comporta la nota fa# che segnala la dominante (Sol min.), ma la quarta nota viene cambiata da re
(sopratonica) a do (tonica). Tutte gli altri intervalli della risposta, dalla quinta nota alla fine, sono
l’esatta riproduzione alla dominante degli intervalli del soggetto. Una risposta di questo tipo, nella
quale gli intervalli vengono modificati per rimanere vicini alla tonalità di tonica, viene detta
risposta tonale. Una risposta nella quale nessun intervallo del soggetto risulta modificato viene
detta risposta reale.
Mentre la voce 2 enuncia la risposta, la voce 1 continua contrappuntandola. Questo contrappunto
può, come accade nel nostro caso, essere un materiale che ritorna frequentemente nel corso della
fuga, di norma come contrappunto al soggetto, o può anche presentare del materiale che non viene
più riutilizzato. In particolar modo nel primo dei due casi, questo materiale tematico viene definito
controsoggetto.
Sia la risposta che il controsoggetto concludono sul battere della misura 5 e da questo punto
proseguono per due battute senza enunciare né il soggetto né il controsoggetto nella loro forma
completa. Queste battute costituiscono ciò che viene spesso definita come codetta. Sebbene
nessuna unità tematica sia presente nella sua interezza, il materiale della voce 2 è una progressione
basata sul motivo iniziale del soggetto, mentre la voce 1 contiene passaggi scalari che richiamano
(sebbene per moto contrario) il controsoggetto. L’ultima voce entra con il soggetto (nella sua forma
originale, non come risposta) all’inizio della battuta 7, accompagnato dalla voce 2 con il
controsoggetto. La voce 1 afferma anche un secondo controsoggetto, che viene comunque trattato
con una certa libertà nel corso della fuga. Tutti e tre (soggetto, controsogetto e controsoggetto 2)
finiscono sul battere della misura 9.
Le otto battute iniziali costituiscono l’esposizione della fuga in do minore. Elementi standard di
un’esposizione di fuga sono i seguenti:
1) le voci entrano una alla volta con il soggetto, ognuna attendendo prima di entrare che la
voce precedente abbia completato la propria enunciazione del soggetto
2) ogni voce fa la sua entrata con il soggetto, o con la risposta, una sola volta (occasionalmente
la voce che ha effettuato la prima entrata può riaffermare il soggetto alla fine
dell’esposizione)
3) le entrate alternano soggetto e risposta
Opzioni aggiuntive sono le seguenti:
1) la prima enunciazione della risposta può essere accompagnata da un controsoggetto, che
viene poi affidato a turno a tutte le altre voci (tranne l’ultima) come accompagnamento al
soggetto (o risposta)
2) vi può essere una codetta fra le entrate 1 e 2 e fra le entrate 3 e 4.
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L’esposizione è la parte più strettamente regolata della fuga. Ciò che segue può essere inteso come
un’alternanza fra sezioni in cui il soggetto è affermato interamente da una o più voci e sezioni nelle
quali esso non è presente nella sua forma integrale. Queste ultime sezioni, chiamate episodi (spesso
anche dette in italiano “divertimenti”), possono ricavare il proprio materiale motivico dal soggetto
o dal controsoggetto. Enunciazioni integrali del soggetto possono aver luogo in tonalità diverse
dalla tonica, nel qual caso gli episodi fungono da raccordi modulanti fra le diverse tonalità. Le
enunciazioni del soggetto possono anche far uso di artifici contrappuntistici complessi che
modificano in qualche modo il soggetto pur serbandone la completezza e la riconoscibilità. Fra
questi artifici troviamo l’aggravamento (cioè l’aumentazione dei valori delle note, generalmente
utilizzando una ratio di uno a due), la diminuzione (generalmente si ha il dimezzamento dei valori
delle note), il moto contrario (inversione della direzione degli intervalli) e lo stretto (cioè l’entrata
di una voce con il soggetto o risposta prima che la voce precedente abbia concluso la sua
enunciazione del soggetto o risposta)1. Normalmente la fuga si concluderà con una qualche
enunciazione del soggetto alla tonica. Qualsiasi materiale dovesse seguire quest’ultima
enunciazione viene detto coda.
A partire dalla battuta 9 la fuga in do minore di Bach procede come segue: vi sono quattro episodi
(divertimenti) (battute 9-10, 13-14, 17-19 e 22-26). Ognuno di essi trae il proprio materiale tematico
dal motivo di apertura di cinque note del soggetto a dai passaggi scalari in crome e semicrome dei
due controsoggetti. Questi due motivi vengono generalmente trattati in progressione. In più i primi
due episodi modulano alla e dalla tonalità del relativo maggiore (Mib). Le enunciazioni complete del
soggetto che appaiono fra un episodio e l’altro comprendo in ogni caso il soggetto e i due
controsoggetti distribuiti fra le tre voci. Nelle battute 11-12 (in Mib) il soggetto è affidato al
soprano, nelle batt. 15-16 al contralto, nelle batt. 20-21 di nuovo al soprano e nelle batt. 26-28 al
basso. Dopo un breve passaggio connettivo l’enunciazione finale del soggetto, nella sua forma e
registro originali, è data al soprano su di un pedale di tonica al basso e accompagnata da alcuni
accordi pieni al contralto. La maggior parte degli elementi di una fuga da manuale scolastico sono
effettivamente presenti nella fuga in do minore di Bach. Una delle caratteristiche più interessanti di
questa fuga è la sua unitarietà tematica, vale a dire la presenza di materiale tratto dal soggetto o da
uno dei due controsoggetti in quasi ogni voce e in quasi ogni punto della fuga. Vi è anche una
modulazione alla tonalità relativa con l’enunciazione del soggetto in tale tonalità. Ciò che invece
manca in questa fuga è l’utilizzo degli artifici contrappuntistici che abbiamo precedentemente
elencato.
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Non viene in questo articolo citata l’esistenza di un ulteriore e complesso artificio
contrappuntistico: il moto retrogrado o cancrizzante o a specchio che consiste nell’enunciazione
di un materiale tematico a partire dall’ultima nota per risalire verso la prima, come in una lettura da
destra verso sinistra. Il moto retrogrado si può combinare con il contrario e dare origine al moto
contrario retrogrado nel quale si risale dall’ultima nota alla prima invertendo la direzione degli
intervalli [NdT] .
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