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Designing a tobacco counter-marketing campaign for African American youth Doris M Johnson, Lauren A Wine, Sharon Zack, Eric Zimmer, Judy H Wang, Patricia A Weitzel-O’Neill, Wickie Claflin and Kenneth P Tercyak Tobacco Induced Diseases 2008, 4:7 Progettare una campagna di contro-marketing sul tabacco per adolescenti afroamericani Traduzione e sintesi a cura di Francesca Di Stefano Gruppo Tecnico Antitabacco CPO Piemonte - Centro di Riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte Abstract. L’articolo riporta i risultati di uno studio qualitativo volto a: 1) individuare temi ricorrenti e tattiche utilizzate dall’industria del tabacco per attirare i giovani afroamericani nel mercato delle sigarette e 2) far emergere le conoscenze, gli atteggiamenti, le intenzioni e le credenze dei ragazzi afroamericani in relazione al fumo e all’industria del tabacco, per aiutare a sviluppare campagne di contro-marketing efficaci per i giovani afroamericani. Sono stati analizzati e catalogati i documenti dell’industria del tabacco, resi pubblici in base ad un accordo tra le multinazionali e le autorità statunitensi, ed è stata svolta una ricerca on line in base a parole chiave. In secondo luogo, sono stati condotti 5 focus group con n = 28 adolescenti afroamericani. I risultati suggeriscono che l’industria del tabacco ha reclutato in modo consistente nuovi fumatori afroamericani attraverso una varietà di mezzi, compresi studi di marketing e campagne promozionali in aree urbane caratterizzate da un reddito basso e da una predominanza di afroamenicani. I ragazzi intervistati nei focus group erano in gran parte inconsapevoli di queste tattiche e hanno reagito negativamente contro l’industria dopo esserne venuti a conoscenza. Gli autori concludono che, nella progettazione di campagne di contro-marketing rivolte a questa fascia di popolazione, combinare la conoscenza delle strategie delle multinazionali con i bisogni dei giovani e le risorse della comunità può portare ad aumentare l’efficacia di tali campagne. Negli USA i maschi afroamericani soffrono in modo sproporzionato delle conseguenze del fumo, poiché presentano le più alte percentuali di casi di tumore del polmone e di morte per tumore del polmone rispetto a tutti gli altri gruppi razziali/etnici. Nelle scuole medie, il 37% dei ragazzi afroamenicani ha fumato almeno una volta e, al momento di iniziare la scuola superiore, questa percentuale sale a 57. Le sigarette mentolate sono di gran lunga le preferite dai giovani afroamericani, con un 64% di studenti delle medie e un 79% di studenti delle superiori che scelgono questo tipo di prodotto. Per contrastare il problema del tabagismo presso i giovani, negli Stati Uniti sono state lanciate numerose campagne di comunicazione ed educazione alla salute: tra le più efficaci, compaiono quelle basate sull’approccio del contro-marketing. Secondo la definizione dei CDC, il contromarketing consiste nel tentativo di “contrastare le influenze pro-tabacco e aumentare i messaggi pro-salute in uno stato, una regione o una comunità”. Le campagne di contro-marketing raggiungono i propri obiettivi contro-argomentando, contraddicendo e controbilanciando le attività promozionali dell’industria del tabacco. Le campagne che vengono considerate più promettenti sono quelle che utilizzano più componenti per diffondere i messaggi (ad esempio: messaggi delle autorità + corsi per imparare a leggere il linguaggio dei media + discussioni in classe), integrandosi con altre azioni come gli interventi educativi a scuola, il counselling e i provvedimenti restrittivi. A partire dall’osservazione che le ricerche focalizzate esclusivamente sui ragazzi afroamericani della scuola media, specialmente con l’utilizzo di metodologie qualitative, sono ad oggi molto scarse, questa ricerca ha applicato i metodi qualitativi su una popolazione di studenti afroamericani delle scuole medie, con l’obiettivo di ottenere informazioni importanti per la progettazione di una campagna di contro-marketing destinata a tale gruppo. Il lavoro è stato suddiviso in due fasi. La Fase I è consistita nel reperimento e nella revisione di oltre 200 documenti interni dell’industria del tabacco resi disponibili al pubblico in seguito al Master Settlement Agreement del 1998, accordo stilato tra le multinazionali e le autorità statunitensi: l’obiettivo di questa fase era quello di individuare temi ricorrenti e tattiche fornendo esempi specifici delle attività di marketing delle sigarette e di altri prodotti del tabacco. I criteri di rilevanza dei documenti erano: (1) novità; (2) relazione con i giovani; (3) relazione con gli afroamericani. In base a tali criteri, 144 dei 236 documenti reperiti (il 61%) sono stati selezionati e analizzati qualitativamente. In seguito all’analisi, sono stati individuati 5 temi-chiave relativi agli afroamericani e ai giovani: 1) Reclutamento di nuovi fumatori attraverso studi sulla cultura giovanile: le multinazionali conducono indagini di mercato per ottenere informazioni sui trend demografici della popolazione afroamericana, sui modelli di consumo delle sigarette e sugli atteggiamenti nei confronti dell’industria del tabacco, allo scopo di sviluppare strategie efficaci per spingere gli adolescenti afroamericani ad iniziare presto a fumare e a continuare fino all’età adulta. 2) Comprensione delle differenze regionali e di altre differenze che interessano l’iniziazione e il mantenimento del fumo e la fedeltà alla marca, attraverso studi sulla cultura afroamericana: i dati raccolti dalle multinazionali mostrano che gli afroamericani costituiscono un importante segmento di mercato per le sigarette mentolate. 3) Finanziamento di eventi culturali nella comunità afroamericana, per migliorare l’immagine dell’industria nei confronti di questo gruppo di popolazione: l’industria ha penetrato con successo le attività culturali afroamericane, come i festival etnici o gli eventi di musica jazz, costruendo partnership con importanti gruppi di interesse della comunità afroamericana. 4) Individuazione dei fumatori a basso reddito e giovani delle aree urbane come target delle attività di marketing: la pubblicità su manifesti ha costituito il canale preferenziale di promozione delle sigarette nelle aree urbane abitate da minoranze con basso reddito. 5) Indirizzare le attività promozionali agli afroamericani in base all’area geografica di residenza e soprattutto al grado di urbanizzazione: le multinazionali hanno concluso che il giovane afroamericano urbanizzato non rientra nel profilo del fumatore tradizionale, ma rappresenta un segmento specifico della popolazione fumatrice, sensibile a specifici fattori ambientali e caratterizzato da una limitata esposizione alla carta stampata e da un’elevata suscettibilità all’influenza del gruppo dei pari. La Fase II è consistita nella conduzione di 5 focus group con studenti afroamericani delle scuole medie di Washington. I partecipanti, dopo aver compilato un breve questionario demografico, sono stati guidati alla discussione sulle loro conoscenze, atteggiamenti, intenzioni e credenze in relazione al fumo di sigarette, alle strategie di marketing dell’industria del tabacco, all’abitudine al fumo di amici e famigliari e alla pubblicità. Le registrazioni sono state analizzate con un approccio basato sulla “Grounded Theory”: questa teoria si riferisce essenzialmente ad un processo di ragionamento iterativo e induttivo, volto a far emergere un modello concettuale a partire da una quantità di dati raccolti in modo sistematico. Ogni trascrizione è stata letta indipendentemente da ogni membro del gruppo di ricerca; successivamente, tutti i ricercatori si sono riuniti per rivedere ogni trascrizione nel dettaglio; come terzo passo, i membri del gruppo hanno lavorato insieme per categorizzare ogni contenuto in base a codici tematici sviluppati induttivamente e riferiti a specifiche citazioni ricavate dalle trascrizioni e ritenute particolarmente rilevanti. La discussione è stata condotta intorno a 5 temi principali: 1) Epidemiologia comportamentale percepita. La maggior parte dei partecipanti ha riconosciuto l’impatto negativo del consumo del tabacco e si è mostrata favorevole ad iniziative anti-fumo; molti hanno riconosciuto che il fumo aumenta il rischio di sviluppare il tumore del polmone altre patologie cronico-degenerative; per contro, almeno uno si è mostrato in disaccordo sulla pericolosità del fumo per la salute. 2) Consapevolezza circa le strategie di marketing dell’industria. Alcuni hanno espresso la credenza che le campagne sono state create per la popolazione generale, mentre altri hanno riconosciuto l’esistenza di tattiche di segmentazione; un buon numero di partecipanti ha espresso rabbia nei confronti dei tentativi dell’industria di reclutare giovani afroamericani, ma non ha mostrato sorpresa nell’apprendere di tale pratica; molti hanno giudicato tali strategie come una forma di razzismo; inoltre i partecipanti hanno mostrato di ritenere che i giovani afroamericani sono più suscettibili all’uso di tabacco rispetto ad altri gruppi etnici, poiché hanno tassi inferiori di scolarizzazione e hanno meno conoscenze sulle conseguenze negative del fumo. Per converso, almeno un partecipante ha dichiarato che il fumo è una scelta personale che va rispettata. Nella discussione su come contrastare le strategie di marketing del tabacco dirette ai giovani, i partecipanti si sono focalizzati in modo più marcato su forme di controllo esterne piuttosto che interne: ad esempio è stato enfatizzato il ruolo del governo e di alcuni esponenti autorevoli della comunità afroamericana. 3) Atteggiamenti nei confronti dell’uso del tabacco. I partecipanti hanno dichiarato che i giovani fumano per vari motivi, tra cui il desiderio di essere popolari, il volersi mostrare adulti, la pressione del gruppo dei pari e la necessità di alleviare lo stress. Inoltre alcuni hanno riconosciuto aspetti negativi del fumo, come il fatto che può rendere le persone meno attraenti e provocare la dipendenza da nicotina. Quando è stato domandato cosa avrebbero fatto se fosse stata offerta loro una sigaretta, la maggior parte ha risposto che avrebbe rifiutato, pur riconoscendo la forza della pressione dei pari. 4) Influenze sull’intenzione di fumare. In generale, i partecipanti si sono mostrati scettici sulla possibilità che le strategie dell’industria potessero aumentare la propria intenzione di fumare, ma hanno ammesso la possibilità che esse potessero influenzare l’iniziazione presso i loro pari. Inoltre i ragazzi hanno sottolineato che la famiglia, i pari e altri modelli di riferimento giocano tutti un ruolo importante nell’attivazione o nell’inibizione del comportamento fumatorio. In particolare, le credenze dei famigliari sono state giudicate come fortemente influenzanti l’intenzione di fumare. 5) Educazione e contro-marketing. Come strategie per contrastare l’influenza delle multinazionali, i giovani hanno giudicato utili il ricorso a testimonial, l’organizzazione di concerti, l’utilizzo di poster, il counselling telefonico, la comunicazione sul web, il ricorso a DVD e media digitali o libri che illustrino le conseguenze negative del fumo. Uno degli obiettivi di questo filone di ricerca è quello di informare meglio sia chi opera nel controllo del tabagismo sia il pubblico generale in merito alle strategie dell’industria, allo scopo di modificare il clima culturale nei confronti delle sigarette e prevenire l’iniziazione al fumo dei giovani. Un altro obiettivo è incorporare le tematiche individuate attraverso questi studi nelle campagne di contromarketing, nella speranza che una migliore informazione sulle tattiche dell’industria renda i giovani più capaci di smascherare i messaggi pro-tabacco. In questo modo, ci si aspetta che gli atteggiamenti favorevoli nei confronti dei produttori di sigarette si indeboliscano, che la recettività verso il marketing del tabacco si riduca e che le probabilità di iniziare a fumare e a mantenere tale comportamento nel tempo diminuiscano. Inoltre, studiare ciò che un particolare gruppo di popolazione a rischio conosce, pensa e sente sul fumo, può aiutare a progettare interventi culturalmente pertinenti, che ci si aspetta abbiano una maggiore efficacia. Già precedenti ricerche avevano mostrato che la visione dei documenti dei produttori di sigarette può produrre un aumento della consapevolezza, mettendo in discussione precedenti convinzioni sul fumo di tabacco e aprendo la strada ad una riflessione sul ruolo dell’industria nella comunità. La speranza degli autori è che questo effetto positivo possa verificarsi anche sulla popolazione oggetto dello studio. I partecipanti ai focus group hanno enfatizzato i meccanismi di controllo esterno (come ad esempio i provvedimenti normativi) a discapito di quelli di controllo interno: ciò suggerisce l’importanza di intervenire sul rinforzo dell’auto-efficacia e dell’auto-controllo dei giovani. Inoltre, per aumentare la probabilità di ottenere gli effetti desiderati, i risultati della fase II indicano che i futuri interventi non assumano che i giovani siano ben informati e consapevoli dei reali danni prodotti dalle sigarette e del fatto di essere presi di mira dall’industria. Come parte di strategie multilivello per il controllo del tabagismo, tali interventi dovrebbero tenere conto della funzione riduttiva dello stress che la sigaretta può avere e del fatto che, benché ben intenzionati, i ragazzi possono essere suscettibili al fumo, soprattutto se sono carenti di risorse e competenze per resistere alle influenze provenienti dai pari, dalla famiglia e dal mercato. BIBLIOGRAFIA 1. U.S. Department of Health and Human Services: The Health Consequences of Smoking: A Report of the Surgeon General. 2004 [http://www.cdc.gov/tobacco/sgr/sgr_2004/index.htm]. Atlanta, GA. 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