Brevi da... - ilio masprone

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Verso un 2010 più propositivo?
2010, matrimonio in vista?
S.A.S Il Principe Alberto II e Charlene Wittstock novelli promessi sposi?
Joe Leone
un italiano di terza generazione
In compagnia di un libro a... Miami!
Molti autori italiani al “Book Fair International”
Speciale hotellerie
UNA HOTELS Regina, eccellente esordio pugliese
Correva l’anno 2000...
Domenica 6 dicembre la X edizione del Premio Foglio d’Oro
sommario
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Editoriale
Barisciano,
Monte-Carlo
il risultato finale con l’inaugurzione di “Casa Monaco”
Brevi da...
Monte-Carlo e Costa Azzurra
La Parigi dei bambini
istruzioni per l’uso
Parigi
Premio Foglio Italiano
la scorsa estare anche a Ginevra
Un diplomatico al servizio dell’Umanità
Ginevra
Incontro con Cornelio Sommaruga
Brevi da...
Ginevra
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Berlino
Londra
Milano
L’Arte contemporanea
gestita dall’italiano Mario Mazzoli
English italian style
Breve storia dell’arredamento inglese
Enrico De Wan,
l’Arte di interpretare i sogni della gente è anche questo...
Lo Stile Italiano
in bella mostra a SHANGHAI
Guido Daniele,
quando la tecnica supera la fantasia
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Italiani nel Mondo
Informazioni utili per gli Italiani all’estero
Le rubriche
Cinque stelle & tre forchette
Una boccata d’ossigeno per la tua bellezza!
Letture & poesie
“Il grande albero”, “L’ecobusiness ci salverà?”,
“Il giorno prima della felicità”
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Verso un 2010
più propositivo?
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Q
uante saranno le novità che ci
dobbiamo aspettare per l’anno
che sta per nascere? E poi, come
saranno, più positive rispetto a questo
drammatico 2009 che non vediamo
l’ora che se ne vada? Finirà questa
crisi economica che attanaglia il mondo, compreso il nostro bel Paese, e
che lascia a casa migliaia di lavoratori
che stentano ad arrivare alla fine del
mese con il proprio stipendio? Gli
“Italiani nel Mondo” (tema a noi
molto caro) avranno più considerazione da parte del Governo attuale che
li ha un po’ dimenticati, al punto che
vuole smantellare i Com.it.es., spina
dorsale dell’italianità all’estero?
Smetteranno maggioranza ed opposizione, di casa nostra, di litigare su
argomenti che - francamente - lasciano il tempo che trovano e interessano
molto poco ognuno di noi? Quante domande che non hanno ancora risposta,
quante incertezze per chi invece ha la
necessità di capire come si prospetta
l’imminente futuro.
Se avrà o no la possibilità di fare
un proprio programma, capire se
nel 2010 si ricomincerà a vedere e
portare nelle case qualche soldino in
più da spendere o da risparmiare per
altri momenti bui sempre in agguato.
Capire se la piccola e media industria
potrà riprendere il suo percorso naturale, in attesa che le banche “spalanchino” (sarà dura...) il credito verso
chi ne ha bisogno. Perché non è detto
che l’Italia, ma vale anche per il resto
del mondo, saprà superare questo particolare, quanto lunghissimo, momento in quattro e quattr’otto e senza altri
traumi. Sembra che il nostro Ministro
al Tesoro Giulio Tremonti sia sulla
buona strada, tuttavia il suo essere
più positivo non ci consola affatto.
Al momento sappiamo che l’anno si
chiuderà ancora con un forte passivo
per molte industrie, per tantissimi
piccoli imprenditori e commercianti
costretti alla chiusura e ai licenziamenti. A sentire anche il Presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi e
lo stesso Ministro per lo Sviluppo
Economico Claudio Scajola (che
recentemente è stato nel Principato
di Monaco), sembra che il peggio sia
passato, ma è presto per vedere gli
eventuali primi risultati perché, sempre detto da Berlusconi, “nessuno sa
quanto possa, comunque, durare
ancora questa crisi”.
E intanto l’inverno è arrivato e molte
famiglie preferiscono stare al freddo
piuttosto che accendere i termosifoni
e consumare energia: i soldi sono
sempre meno e risparmiare è il verbo
ormai ricorrente di ogni famiglia.
Perché sappiamo quanto costa riscaldare casa, quanto costa fare la spesa,
quanto costa vestirsi, e meno male
che la moda del riciclaggio è di grande attualità. Mettiamola così: sdrammatizziamo, ma non nascondiamo la
verità e non puntiamo troppo sugli
aiuti delle istituzioni perché i problemi dobbiamo imparare a risolverceli
da soli. Loro hanno da provvedere
anche alle calamità naturali o quelle
provocate da fattori esterni: la regione
Abruzzo, Messina, Viareggio, sono
esempi di qualche mese fa, e sono
ancora troppo vivi in noi perché si
possano dimenticare.
Tanta di quella povera gente vive
ancora nelle tendopoli, non potendo
entrare nelle proprie case. Molti di
loro, probabilmente, l’imminente
Natale lo passeranno ancora al freddo
e riscaldare le tende è un dramma nel
dramma. E con queste prospettive è
difficile fare previsioni, pensare al
domani, pensare che si possa trovare
delle alternative ai mille problemi che
abbiamo, chi più chi meno.
Non dimenticando tutti questi drammi
collettivi, vogliamo concludere con
una piccola nota positiva che ci riguarda. Eravamo partiti, all’inizio dell’anno, quindi in piena crisi (per noi
pubblicitaria) con la pubblicazione di
soli sei numeri de Il Foglio Italiano,
rispetto ai consueti undici all’anno
che stampiamo da dodici anni.
Ebbene, per il 2010 pensiamo di programmarne almeno otto di numeri di
cui sei per il Principato di Monaco e
Costa Azzurra e almeno due (Giugno e
Dicembre) per il resto d’Europa e del
mondo. Anche perché stiamo dando
il via ad un’altra iniziativa legata al
nostro sito con l’avvio di una WebTv,
questo per dar modo di raggiungere
più agevolmente i nostri cari “Italiani
nel Mondo”.
Tutto ciò in attesa di riprendere poi
quel normale andamento e ricuperare
il tempo perduto dovuto, appunto, alla
www.foglioitaliano.com
editoriale
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Di Ilio Masprone
[email protected]
crisi economica ancora in atto. Sempre stando agli esperti
dell’economia mondiale sarà il 2011 l’anno della vera ripresa. Almeno questo è quanto si va dicendo da qualche mese
e a noi non resta che sperare: altro non possiamo fare se non
augurare ai nostri lettori di rimboccarsi sempre le maniche
perché il destino per tutti è solo nelle nostre mani.
L’avvicinarsi del Natale è comunque un periodo di grande
interesse popolare (ma anche di altre previsioni di spesa
familiare, sempre che arrivi la “tredicesima”) che deve
ricordare a tutti i cristiani, credenti, praticanti e non, che
“lassù” qualcuno continua ad osservarci e perdonare tante
debolezze, a noi “quaggiù”, per questa vita infuocata dagli
affari terreni legati al “business”, una parola che può anche
stonare, ma della quale sembra che il mondo non possa più
farne a meno.
Ed è attorno a questo termine globale ci arrovelliamo ogni
giorno il cervello, dimenticando troppo spesso che la qualità
della vita è tutt’altra cosa. Quando lo capiremo forse tanti
problemi potranno essere risolti in maniera davvero più
serena. Buon Natale a tutti e Buon Anno.
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2010, matrimonio
in vista?
S.A.S Il Principe Alberto II e Charlene Wittstock
novelli promessi sposi?
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Nella pagina
a lato,
Charlene
Wittstock.
Sotto,
Charlene
con il
Principe
Alberto II.
MONTE-CARLO
Di Tiziana Danzo
[email protected]
9
S
i sposeranno o non si sposeranno?
Il leit motiv del gossip monegasco
è ultimamente incentrato su questa
domanda e i novelli promessi sposi in
questione sono, naturalmente, S.A.S
il Principe Alberto II e la fidanzata
australiana, la bellissima e sportivissima Charlene Wittstock. Già l’anno
scorso la coppia aveva fatto sognare
gli inguaribili romantici del principato: Charlene aveva misteriosamente
rinunciato a partecipare ai giochi
olimpici, si era, dunque, pensato che
finalmente il momento fosse arrivato,
che il Principe avrebbe impalmato
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la giovane fidanzata, forse anche per
tener fede alla vecchia promessa che
arrivato a cinquant’anni il Principe
Alberto avrebbe “messo la testa a
posto”. Invece non accadde nulla,
nessun comunicato, nessun anello,
nessun festeggiamento.
Non che la vita nel Principato si svolga in funzione degli amori di Sua Altezza Serenessima, ma bisogna anche
dire che proprio in periodi difficili
come questo, una bella notizia che
faccia pensare a confetti, bei vestiti
e ospiti celebri, sarebbe un balsamo,
una piacevolissima distrazione dai
problemi quotidiani e darebbe una
ventata di freschezza che in fondo ne
avremmo tutti bisogno. Senza contare
poi la speranza di vedere nascere e
crescere un principino… Alberto II in
realtà ha già due figli, Jazmin Grace
nata nel 1992 dall’unione con la californiana Tamara Rotolo e Alexandre,
avuto nel 2005 da Nicole Coste, ma i
due non avranno diritto al trono salvo
che il Principe decida di sposarne la
madre.
Quando si pensa alla coppia in questione, è inevitabile fare un rimando
ai genitori di lui, una coppia che è
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Sopra,
ancora
Charlene
ospite al
Festival
del Circo.
Sotto,
la splendida
immagine del
matrimonio
di Grace Kelly
con il Principe
Ranieri III.
entrata nel cuore di tutti per la bellezza di lei e per la dolcezza dell’unione.
Ovviamente stiamo parlando del
Principe Ranieri III e della straordinaria Principessa americana Grace
Kelly, che in questo periodo a Roma
una sua mostra è visitatissima. Qualsiasi donna che vorrà stare al fianco
di Alberto II sarà sottoposta, senza
scampo e senza possibilità di trionfo,
al paragone con l’inarrivabile Grace.
Questa situazione non facile potrebbe
mettere in imbarazzo, o addirittura
spaventare qualsiasi aspirante al
trono, ma Charlene non sembra affatto
intimorita: il suo portamento è dritto
e sicuro, lo sguardo fermo, il fisico
sottile per niente fragile, l’idea che dà
di sé è quella di una donna determinata. Charlene inoltre è bella e la sua
compostezza e la serietà rendono il
divario con la mitica Grace sempre
più sottile.
Il carattere concreto della Wittstock
è decisamente legato al suo passato.
Charlene nasce, infatti, in Sudafrica
e consacra presto la sua vita al nuoto,
entrando in seguito a far parte della
squadra sudafricana di 4x100 che si
conferma quinta alle Olimpiadi del
2000. Si tratta quindi di una donna che conosce bene il significato
di parole come: fatica, dedizione e
sacrificio, parole che molto raramente
vengono associate all’immagine del
piccolo Principato di Monaco e che,
proprio grazie a questa figura femminile, potrebbero arricchire l’aspetto di
Monaco.
E’ interessante anche il modo in cui i
due innamorati si sono incontrati: in
occasione del meeting internazionale
di nuoto a Monaco, nel 2000, quando
Charlene ha ottenuto la medaglia
d’oro nel 200 m dorso. Lei non si
è fatta quindi notare (solo) per la
sua bellezza, ma per i suoi meritati
successi sportivi, dopo un percorso
di allenamento e preparazione, un
bell’insegnamento che sarà d’esempio
per tutti i giovani che pensano sia
sufficiente un bell’aspetto per avere
successo nella vita.
La figura positiva di questa grande
sportiva, si inserisce alla perfezione
nel quadro di rinnovamento dell’immagine del Principato, che Alberto II
si è impegnato ad operare da quan-
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do è salito al trono. Un Principato
che vuole svecchiarsi e liberarsi da
quell’immagine di gabbia dorata dei
capitali da paradiso fiscale solo tutto
lustrini e champagne, per diventare
un centro benefico di studio, ricerca,
difesa dell’ambiente, un luogo dove
si possa fare cultura e la si possa
diffondere, in assoluta sicurezza e
con intorno lo speciale scenario della
Costa Azzurra. Ma senza la bella
Charlene questo progetto non può
realizzarsi, serve un simbolo che
segni l’allontanamento del passato, e
cosa c’è di meglio di un bel matrimonio principesco per ripartire con un
nuovo inizio? Speriamo quindi che la
coppia ci faccia un bel regalo di buon
auspicio per il 2010 che sta arrivando
e che ci offra un lieto fine per questa
favola che come tradizione parla di
un principe e di una principessa. Se
andiamo a vedere la situazione degli
astri, a questo proposito, il 2010 pare
che sia davvero interessante. Se lo
augurano gli italiani che vivono a
Monte Carlo, ma anche i monegaschi
e soprattutto ce lo auguriamo anche
noi e lo auguriamo di cuore a chi
abita lassù, sulla Rocca. Con un po’ di
anticipo, Buon Natale.
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Sopra,
un atteggiamento
affettuoso
di Charlene
e Alberto II.
Sopra,
Charlene
Wittstock..
A sinistra,
Charlene
con il
suo amico
Giorgio
Armani.
Tiziana Danzo
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Joe
Leone
un italiano
di terza
generazione
In tenda
nelle Little Italy
per aiutare
i terremotati
d’Abruzzo
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A destra,
Joe Leone
con tutta la
sua famiglia.
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Sotto,
Joe Leone
all’interno
di uno dei
suoi negozi.
NEW YORK
Di Mario Mesiano
[email protected]
S
ono passati ormai tantissimi anni
da quando i nonni di “Joe Leone”,
all’anagrafe Joseph Leone Introna,
nato a Weehawken, New Jersey il 27
Settembre 1975, partivano dall’allora
piccolo paesino di Molfetta della Puglia per inseguire il sogno americano
di cercare fortuna. Fin da bambino
Joe cerca di seguire l’esempio dato
dai genitori, mamma cameriera e
papà manovale edile, nati entrambi
ad Hoboken NJ (città natale di Frank
Sinatra) di fronte a Manhattan lungo
il fiume Hudson, e cioè di seguire gli
insegnamenti e i valori della famiglia unitamente al rispetto verso gli
altri. Fin da giovane Joe si dimostra
appassionato alla cucina italiana ed in
particolare a quella della sua regione
d’origine.
Ma i veri segreti della sua terra che
produce Joe, li impara dalla nonna
paterna Vincenza, che è stata la fonte
di tutto nella sua vita e gli insegnava parlandogli unicamente l’antico
dialetto pugliese, assieme a tutti i
sani principi di vita, le tradizioni ed
i valori della famiglia stessa che sono
da conservare e tramandare ai figli.
A vent’anni Joe si diploma presso il
famoso Culinary Institute of America
in Hyde Park NY, nel 1994 è Medaglia d’argento alle Olimpiadi del pane
a New York City, nel 1995 è Medaglia
di Bronzo nelle Olimpiadi nazionali
culinarie a Salt Lake City, e sempre
nel 1995 è stato membro della Squadra olimpionica culinaria degli Stati
Uniti a Parigi. Finché, nel 1997, insieme a suo fratello, decide di aprire
il primo negozio di generi alimentari
italiano di alta qualità seguito da una
panetteria, una cucina per banchetti
e feste a domicilio, ma anche un’altro
negozio nella vicina cittadina di Sea
Girt. I due punti vendita diventano in
breve tempo vere e proprie ambasciate della gastronomia italiana con
qualche accento americano innovativo, utilizzando sempre tutti gli ottimi
prodotti freschi che la campagna
americana offre ad ogni stagione.
Ad oggi l’azienda degli Introna ha 165
impiegati a tempo pieno, tutti felici di
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far parte della loro grande famiglia.
La mattina del 6 aprile 2009, Joe è in
panetteria intento a preparare le specialità per le imminenti feste pasquali
quando dalla radio sente parlare del
terremoto in Abruzzo, scosso enormemente dalla notizia, decide che doveva e poteva far qualcosa per aiutare le
vittime sopravvissute al sisma.
“Non volevo solo inviare denaro
e lavarmene le mani, volevo fare
qualcosa di più - spiega Joe - ed
è per questo che ho iniziato a
viaggiare recandomi nelle zone
terremotate consegnando personalmente, con l’aiuto di persone
meravigliose come la signora
Doriana che mi aiuta molto e che
vive il dramma perché toccata in
prima persona”.
Come ha raccolto tutti questi aiuti che
poi ha portato in Abruzzo?
“Mi sposto ogni fine settimana
in tutte le varie ‘Little Italy’, le
‘Piccole Italie’ delle varie città
d’America e dormo in una tenda
allestita per strada per far capire
alla gente la difficile condizione
ed il disagio di chi sta vivendo in
Abruzzo dopo il terremoto”.
Joe è alto quasi 2 metri e pesa 140 kg,
dormire in una tenda per lui è sicuramente un sacrificio.
“Ma lo faccio volentieri, siamo
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Sotto,
le suore
Zelatrici
di San
Gregorio
con Giorgio
Cucca
e Rocco
Bozzo.
In basso,
Joe Leone
con la moglie
Jennifer
e i filgi
Joseph Jr.
e Bella.
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na - prosegue Joe - siamo venuti
qui per riuscire a fare meglio
nella vita, e Dio ci ha benedetto,
dobbiamo quindi condividere il
nostro benessere con i nostri fratelli che sono in stato bisognoso
in Italia. Tutto questo però non
deve generare nessuna pubblicità
personale per nessuno, in questa
impresa siamo tutti allo stesso
livello sia chi offre un dollaro sia
chi ne offre 10.000”.
Il 9 ottobre scorso in occasione della
festa di Cristoforo Colombo, Joe ha
ricevuto un’ambita onoreficenza
nell’ambito della Comunità Italiana/
Americana: “L’Italian Tribune Humanitarian Award”.
Che sentimento ha provato nel ricevere questa onorificenza?
“Innanzi tutto una grandissima emozione, ricevere questo
riconoscimento da parte dei miei
concittadini americani, ma miei
conterranei italiani, mi ha fatto
sentire veramente fiero delle mie
origini, ma a parte l’emotività
personale penso che per me sia
importante il sapere che il mio
piccolo gesto possa esser stato
d’aiuto a chi soffre ed ha bisogno
nella mia terra d’origine”
A chi dedica questo riconoscimento?
“Innanzi tutto a tutte quelle
persone bisognose che soffrono
e che spero di poter continua-
re ad aiutare, anche gli ultimi
avvenimenti di Messina mi hanno
coinvolto emotivamente, e poi
alla mia famiglia che mi è stata
vicino e mi ha molto aiutato nel
realizzare i miei progetti”
A fine Novembre Joè tornerà in
Abruzzo per distribuire quello che
ha raccolto nel suo tour nelle “Little
Italy” americane, dove si incontrerà anche con il maresciallo Giorgio
Cucca e il brigadiere Rocco Bozzo
dell’associazione nazionale Carabinieri, reduci da Nassirja, ed insieme
a loro porterà aiuto anche alla Casa
Famiglia Immacolata Concezione
delle Suore Zelatrici di San Gregorio
in provincia dell’Aquila che ospita 34
bambini con seri problemi sociali i
quali, dopo il terremoto del 6 aprile,
sono stati obbligati ad abbandonare
l’immobile in cui vivevano. “La storia di questi bambini mi ha colpito molto” dice Joe “sono bambini
con gravi problemi sociali familiari che sono rimasti senza una
casa in cui vivere, spero, con il
mio piccolo contributo di alleviare un po’ il loro disagio”.
Joe dal 1999 è felicemente sposato con Jennifer, ed è padre di due
splendidi bambini, Joseph Jr. e Bella
Rosa.
Joseph Leone Introna, un italiano, un
esempio da seguire.
Mario Mesiano
in due paesi distanti migliaia
di kilometri - continua - ma non
siamo per nulla lontani da coloro
che soffrono, soprattutto quando
nelle vene scorre lo stesso sangue
d’origine Italiana”.
Da cosa nasce questo impegno
così forte e questa voglia di aiutare
l’Abruzzo?
“Tantissimi americani di origine
italiana come me, hanno avuto
molto successo negli Stati Uniti e
mi sono reso conto che fra tutti si
poteva fare davvero qualcosa per
quella gente che fa parte della
nostra cultura, senza preoccuparsi di quale delle venti regioni
italiane si trattasse.”
Joe ha esposto fuori dai suoi negozi
grandissime bandiere americane e
italiane sulle quali ogni persona, dopo
aver donato una piccola o grande
somma, può scrivere il proprio nome e
la zona di origine in Italia.
“Noi americani di origine italia-
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In compagnia
di un libro
a... Miami!
Molti autori italiani al “Book Fair International”
“Ogni lettore, quando legge,
legge se stesso. L’opera dello
scrittore è soltanto una specie di
strumento ottico che è offerto al
lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non
avrebbe forse visto in se stesso”
( Marcel Proust).
C
ome non cavalcare questo messaggio intriso di profonda introspezione ed emotività, un messaggio
invitante ed accattivante, che ci guida
verso attimi di assoluta alienazione da
tutto quello che ci circonda, per immergerci definitivamente nella lettura
di un libro.
Forse i nostri lettori erano in attesa
della presentazione di un evento
mondano, ludico o semplicemente
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che ricordasse un giorno estivo di
quelli che ormai la stagione autunnale
ha riposto tra i ricordi ed invece, un
avvenimento a forte tinte culturali ed
espressive colora la Magic City ed è
proprio di libri che vi parliamo questa
volta da Miami, qui dove la tenera
brezza marina del mese di novembre,
riscaldata da un sole ancora perseverantemente rovente sui nostri corpi,
asseconda la realizzazione del Miami
Book Fair International che ha luogo
tra l’ 8 e il 15 di questo mese. Ed ecco
pronto un esercito di libri in arrivo
per quello che è un evento nato nel
1984 con il nome di Books by the Bay
e che dal 1990 è conosciuto con il
nome attuale, diventando il Festival
letterario più esteso degli Stati Uniti
d’America per numero di libri e autori
che vi prendono parte; infatti per tutta
la durata degli otto giorni la downtown
di Miami è solcata da appassionati e
amanti della lettura che affluiscono
per il momento clou del l’evento che
è il Festival of Authors, un forum di
brillante scambio di opinioni tra più
di 350 autori che presentano i loro
lavori e i rispettivi lettori. Tra i diversi
ospiti, il Festival ha annoverato anche
la partecipazione del precedente vicepresidente degli Stati Uniti d’America
Al Gore e del non ancora presidente
Barak Obama.
Inoltre dal 2001, il Florida Center
for the Literary Arts, che fu fondato in qualità di evento culturale ed
accademia dal Miami Dade College,
ha supervisionato sin d’allora l’evento,
organizzando un susseguirsi di attività
che hanno reso il Sud dello Stato della
Florida un luogo dove il fenomeno
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Sotto,
la copertina
di Umberto
Eco, libro
presente
al “Book Fair”.
letterario è in continuo e crescente
fermento.
La partecipazione della lingua italiana attraverso i nostri autori ed i loro
libri si è in verità affievolita nonostante la richiesta di apprendimento
della lingua italiana sia un fenomeno
sempre più crescente e palpabile
nella comunità di Miami ed anche se
diversi autori stranieri trovano ancora
oggi, nella nostra cultura e nelle
nostre tradizioni, motivi di ispirazione
per i temi dei loro libri. L’evento ha
visto nelle passate edizioni la presenza di diversi esponenti della nostra
cultura, ultimo dei quali Umberto Eco
nel 2005 con il libro “La Misteriosa
Fiamma della Regina Loana”, un
successo annunciato e confermato
dalla straordinaria partecipazione ed
interazione dello scrittore italiano
all’evento, agli incontri con i lettori ed
ai seminari universitari.
Questo positivo influsso letterario di
italianità non è stato però coltivato
negli anni successivi come anche ha
fatto notare Anna Piva che abbiamo
incontrato per ascoltare le sue impressioni a riguardo.
Vivace intelligenza, laureata in
filosofia con una tesi in Estetica, la
Dottoressa Piva ha un lungo passato
nella organizzazione di eventi culturali che mirano a diffondere la cultura
italiana, nell’ambito del design e
dell’arte (partecipando alla Biennale
di Venezia), collaborando con i musei
e partecipando alla scrittura di programmi televisivi.
Le sue riflessioni hanno sottolineato
la necessità di una più viva e determinante partecipazione degli autori
italiani al Miami Book Fair International evidentemente attraverso un progetto che promuova la lingua italiana
nella società di Miami a cominciare
dalla sua introduzione negli asili fino
alle scuole superiori, ma non solo,
invitando anche la gente alla lettura
dei numerosi testi dei nostri autori
connazionali consigliando pertanto,
cosa leggere e dove comprare.
L’influenza della cultura italiana
a Miami e in tutti gli Stati Uniti
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d’America ha radici molto profonde
sin dai nostri primi lontani emigranti;
successivamente, con il trascorrere
degli anni anche le istituzioni italiane
cominciarono a gestire direttamente
la complessità del fenomeno partecipando più attivamente all’evoluzione dello stesso infatti, nel 1970 il
Ministero della Pubblica Istruzione
iniziò a sovvenzionare dei progetti di
insegnamento della lingua italiana in
quelle aree degli Usa dove l’apertura
di filiali delle aziende italiane era
più massiccia, affinché le famiglie
avessero mantenuto viva l’identità
culturale con la madrepatria per poter
poi essere linguisticamente e culturalmente pronte per rientrare a vivere
nei confini nazionali.
Durante un illuminante incontro avuto
con il funzionario del Consolato di
Miami Education Office, Pietro Floris
ci ha fatto notare come il limite della
diffusione della nostra lingua nazionale risiede nella nostra stoia coloniale,
limitata, rispetto a quella di altre
lingue più “illustri come l’inglese,
francese e tedesco che hanno avuto il
supporto di una espansione coloniale
dunque, di una necessaria istituzionalizzazione e certificazione della lingua
stessa nei territori colonizzati (di qui
la necessità dei governi nazionali di
FLORIDA
Di Luciana Saliani
[email protected]
implementare infrastrutture scolastiche).
Inoltre, la nostra lingua ha seguito un
flusso di assimilazione e assorbimento
della cultura italiana piuttosto che
di integrazione pur mantenendo le
proprie peculiarità distintive, fatto
dovuto anche all’ arrivo negli Usa, di
frotte di migratori per la gran parte
analfabetizzati.
La Piva e Floris sono entrambi
d’accordo nell’affermare che la lingua
italiana è in rapida e significativa
evoluzione passando da lingua etnica
a lingua “interessante”, ovvero di
cultura tanto da prendere il posto del
tedesco come quarta lingua internazionale più parlata al di fuori dei
confini nazionali: questo fenomeno
è dovuto alla diffusione del made in
italy, del italian design e della tecnologia italiana che ha visto crescere la
propria competenza negli ultimi anni
in maniera considerevole.
Inoltre, entrambi hanno comunemente
sottolineato che il governo italiano
dovrà sostenere degli investimenti di
natura economica più massicci che
possano dunque finanziare non solo
gli interventi di assistenzialismo ma
anche di tipo promozionale per la
diffusione della cultura italiana all’estero, come appunto la presenza dei
nostri autori e dei loro libri al Miami
Book Fair International.
Intanto c’ è chi ancora, affascinato dalla nostra cultura, ma anche
dai misteri che essa cela ancora
oggi, presenterà al Festival un libro
interamente dedicato ad una storia
italiana... David Farley infatti, autore
del suo primo libro “An irriverent
curiosity”, ha viaggiato in Italia per
raccontare un intrigante mistero
italiano che affonda le sue radici nella
nostra tradizione religiosa in un misto
tra sacralità ed irriverenti congetture... il contenuto? Vi invitiamo
ancora una volta a sorvolare l’Oceano,
trovare sistemazione in uno dei tanti
confortevoli Resorts e soggiornare
nella Magic City dove cultura, sogni
e natura continuano a convivere in un
intreccio cangiante.
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SPECIALE HOTELLERIE
UNA Hotel Regina:
eccellente esordio pugliese
razzo affacciato sul lussureggiante giardino, hanno a
disposizione ampi spazi, all’interno e all’esterno della
strutura, dedicati al wellness e alle attività sportive:
3 piscine semi-olimpioniche, tra cui due con acqua riscaldata, palestra di 400 mq, e centro benessere.
La Spa del resort, in particolare, si estende su una superficie di oltre 1000 mq e ospita sauna, bagno turco,
piscina termale, idromassaggi, percorso flebologico,
talassoterapia, parrucchiere, cabine per massaggi
orientali, estetica e medicina estetica.
Per soddisfare anche le esigenze di una clientela business, l’UNA Hotel Regina mette a disposizione dei propri ospiti un attrezzatissimo centro congressi, in grado
di accogliere fino a 700 persone, dotato di copertura
internet wireless, adatto per qualsiasi tipo di evento,
congressi, meeting e riunioni di lavoro.
Dal punto divista architettonico, il resort è caratterizzato dall’utilizzo dei materiali tradizionali locali, come
la pietra chianca, il tufo e il legno, in uno stile che
riprende gli elementi caratteristici degli antichi borghi
pugliesi.
L’hotel ha ottenuto l’importante marchio europeo Ecolabel, che certifica le strutture che si distinguono per
l’impegno al miglioramento della qualità ambientale.
L’Ecolabel fornisce al turista garanzie sull’adozione di
misure per il contenimento dell’inquinamento atmosferico, idrico e del suolo, sulla corretta gestione e
pubbliche relazioni
20
Maggio 2009: apre, alle porte di Bari, il nuovo UNA
Hotel Regina, che aricchisce la linea di resorts di alto
livello di UNA Hotels & Resorts, la catena alberghiera
italiana presente in tutto il territorio nazionale.
L’UNA Hotel Regina si trova a soli 10 km dal centro di
Bari, a 1 km da Torre a Mare, carateristica località raccolta intorno alla torre cinquecentesca e affacciata sul
piccolo porto. Il complesso alberghiero, costruito in armonia con il patrimonio architettonico locale, è immerso in oltre due ettari di natura e gode di una splendida
vista sul limpido mare pugliese. Ben tre ristoranti all’interno del resort offrono la possibilità di degustare i
principali piatti della tradizione locale accompagnati da
i profumati vini pugliesi. Grazie alle ampie sale i ristoranti possono accogliere fino a 800 persone, ideali per
feste e ricevimenti di nozze.
“Le 100 camere dell’albergo - afferma Camillo Lanzone, direttore della struttura - sono dotate di ter-
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PUGLIA
A cura di Alessandra Luti
[email protected]
attività di marketing e comunicazione, dalla formazione al controllo qualità fino ai vantaggi offerti dalla
possibilità di beneficiare degli accordi quadro firmati
dalla centrale acquisti della direzione UNA, così come
dei servizi offerti dall’ufficio tecnico e dai sistemi informativi. UNA Hotels & Resorts è la catena alberghiera
italiana che, con una copertura capillare di tutto il territorio nazionale, offre ai propri ospiti la possibilità di
vivere atmosfere speciali nelle principali città d’Italia.
Nelle sue 30 strutture, UNA propone un’esperienza di
soggiorno esclusiva, sia che si tratti di un viaggio di
lavoro che di un momento di relax. Una filosofia originale e un’offerta estremamente differenziata che oggi
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21
si declina in tre differenti linee di strutture ricettive:
UNA Hotels, eleganti alberghi metropolitani rivolti in
particolare a chi viaggia per affari ma adatti anche per
coloro che vogliono scoprire alcune delle più belle città
italiane; UNA Resorts, raffinate dimore immerse nel
verde, lontano dai centri urbani e al mare, ideali per
soggiorni dedicati al benessere, al relax e allo sport;
UNA WAY Hotels, soluzioni ideali per una sosta lungo
le principali arterie stradali, pensati per rispondere alla
domanda multitarget dei viaggiatori.
UNA Hotel Regina
Via Poggiallegro Contrada Scizzo
70016 Noicattaro Bari
Numero Verde 800.606162
tel. (+39) 080.5430907
fax (+39) 080.5431662
www.unahotels.it
pubbliche relazioni
differenziazione dei rifiuti, sulla riduzione degli sprechi
energetici, la salvaguardia della biodiversità nelle aree
della struttura ricettiva, nonché l’utilizzo di prodotti
alimentari sani.
Per permettere ai propri ospiti di scoprire l’ospitalità e
le bellezze della costa pugliese, UNA Hotel Regina propone l’imperdibile tariffa “Il Sole della Puglia”.
La tariffa estiva, ad esempio, valida dall’1 al 31 agosto, è di 90 euro a persona, a notte, in camera doppia
superior (per un soggiorno minimo di 7 notti) e include il trattamento in mezza pensione, un massaggio
rilassante corpo di 20 minuti presso la Spa del resort,
oltre all’accesso libero al percorso termale, le piscine e
il fitness center.
“Siamo molto soddisfatti dell’affiliazione di questo
nuovo Resort - dichiara Daniele Giovenali, Direttore
Sviluppo di UNA Hotels & Resorts - A fronte dell’importante supporto che come UNA possiamo offrire a
strutture nuove come l’Hotel Regina per l’avviamento
e mantenimento dell’attività, riteniamo per noi strategico consolidare e potenziare la collaborazione con
alberghi che condividono la nostra visione e missione,
rappresentando e valorizzando la grande ospitalità
italiana”.
UNA e il franchising: L’affiliazione in franchising al
Gruppo UNA rappresenta per le imprese alberghiere
l’opportunità di entrare a far parte di un importante
progetto imprenditoriale mantenendo la propria autonomia. Oltre a condividere il valore del brand del franchisor, infatti, gli hotels affiliati possono contare sul
supporto pratico di uno dei primari gruppi alberghieri
italiani: dalla forza e distribuzione commerciale alle
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MONTE-CARLO e COSTA AZZURRA
Correva l’anno 2000...
X edizione Foglio d’Oro
Barisciano, inaugurzione
di “Casa Monaco”
22
Una sfilata sobria,
con Sabrina Brazzo
Campagna Abbonamenti 2010 al magazine “Il Foglio Italiano”
sul sito web: www.foglioitaliano.com
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RISTORANTE
Vecchia Firenze
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23
Segue
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í
Ristorante
Amici Miei
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Monaco - Port de Fontvieille - Quai Jean Charles Rey, 16
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Franco Zeffirelli
Valentina Vezzali
Bruno Vespa
MONACO
Correva l’anno
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Di Simona Tagli
[email protected]
2000...
Domenica 6 dicembre la X edizione
del Premio Foglio d’Oro all’Hotel de Paris
Sabrina Brazzo
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Mario Moretti-Polegato
Melissa e John Martinotti
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Peppino Di Capri
Lea Pericoli
Nicola Pietrangeli
Guido Bertolaso
Emanuele Filiberto di Savoia
L
a comunità Italiana di Monte Carlo, retta dall’attuale Presidente del
Com.It.Es, Conte Niccolò Caissotti di
Chiusano, negli anni 2000, decideva
che gli italiani del Principato e della
Costa Azzurra dovessero avere una
propria manifestazione che li rappresentasse in maniera adeguata, proprio
come fanno altre Comunità presenti
nel Principato.
L’Italia a Monaco è tra le comunità
più importanti e presenti assieme a
Francia, Inghilterra e Germania e
resta tra le primissime nella classifica
economica se si pensa che almeno
un 40% dell’economia locale è tutta
italiana. Intanto nel 2000 nasceva il
magazine, allora mensile, Il Foglio
Italiano, diretto tutt’ora dal giornalista
torinese Ilio Masprone, nominato dal
Mauro Cutufro
Enrico De Wan
25
Principe Alberto II, nel novembre del
2007, Cavaliere per Meriti Culturali
e amico di Chiusano. A Masprone
e a Chiusano venne l’idea di indire
un premio per quegli italiani che
dimostrassero di portare alto il nome
del nostro Paese all’estero. Subito,
ovviamente, si pensò ai connazionali
di Monte Carlo e della Costa Azzurra,
ma poi furono aggiunti altri italiani
residenti in Italia o all’estero. In quel
tempo non si parlava ancora di “Italiani nel Mondo” e nessuno pensava
che da lì a qualche anno il Governo
decidesse di concedere il voto agli
oltre 60 milioni di connazionali che
vivono fuori dall’Italia. Questo cambiò
molte cose, soprattutto aumentò
l’attenzione verso gli italiani all’estero
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Rolfo-Fontana se ne andò in pensione lasciando un vuoto incolmabile
nell’SBM che pesa tutt’ora. Da allora
molti altri illustri personaggi furono
candidati al Premio che, anno dopo
anno, si confermò sempre più come
l’appuntamento più importante per
l’intera comunità Italiana residente in
Costa Azzurra e Monaco. La manifestazione si svolse per altri due anni
sempre allo Sporting Club fino a che,
ahimè, quella stessa SBM “convinse”
i responsabili della “Serata Italiana” e
premio “Foglio d’Oro” a spostarsi alla
“Salle Empire” dell’Hotel de Paris.
Tralasciando le ingiustificate motivazioni di questo passaggio la manifestazione proseguì con successo e la
nuova location era, ed è tuttora, quasi
una seconda casa per molti italiani
che hanno poi preso a frequentarla
anche per altre occasioni.
Nomi eccellenti sono passati in questi
nove anni: fra tanti, il memorabile
e rimpianto presentatore e amico di
Masprone, Mike Bongiorno che arrivò
con i suoi due figli, il comico Ezio
Greggio patron, tra l’altro, del Festival
della Commedia Cinematografica che
si svolge ogni anno al Forum Grimaldi, all’attrice Ornella Muti, all’inizio
reticente, ma poi felicissima per
avervi partecipato. E negli anni anche
l’industriale Sergio Pininfarina, l’Onorevole Giulio Andreotti (unico politico
invitato, fino ad ora), il CT della
Nazionale Marcello Lippi subito dopo
aver vinto i mondiali, il corridore Max
Biaggi, l’ex juventino Roberto Bettega, ma anche la Signora Maria Franca
Ferrero eccellentissima Presidente
dell’omonima Fondazione, la Principessa Camilla di Borbone, l’Etòile
della Scala Roberto Bolle, il grande
Chef Gualtiero Marchesi, il ricercatore Umberto Veronesi; le gloriose e
svettanti Frecce Tricolore, Caterina
Murino, interprete dell’ultimo 007; il
cantautore romano Amedeo Minghi, e
poi alcuni premiati di Monaco, tra cui
il costruttore Claudio Marzocco, Alberto Hazan (di RMC), gli imprenditori Francesco Zerbi ed Enzo Zanotti,
ma anche Patrizia Mirigliani, organizzatrice di Miss Italia, il brianzolo e
giovane impreditore Morgan Fumagalli, il cantante degli anni ’60 Salvatore
Adamò, Fiorucci, il direttore del
TG4 Emilio Fede, la soprano Katia
Ricciarelli, Paolo Limiti, Evelina
Christillin, Lorena Bianchetti di Rai
Uno, l’amministratore della SMC Pier
Francesco Vago. Un “cast” di assoluto
rispetto che negli anni ha dato lustro
al Premio, al punto che è poi è stata
organizzata un’edizione speciale per
gli italiani di Ginevra lo scorso 12
giugno all’Hotel Le Richemond, magistralmente organizzata dalla nostra
collega Susanna Gorga che ripeterà il
prossimo anno. Le nomination di questo anniversario che si svolgerà domenica sei dicembre, sempre all’Hotel
de Paris di fronte alle consuete 250
persone ormai considerate amiche
del Foglio Italiano. Si comincia da
Guido Bertolaso, responsabile della
protezione Civile categoria “Sociale”
che si è adoperato oltre modo per il
terremoto dell’Abruzzo dello scorso
aprile e della Sicilia ultimamente,
per poi passare alla categoria “Artisti
Internazionali”, il partenopeo Peppino
Di Capri che festeggerà i suoi 70 anni
e 50 di splendida carriera artistica.
Per la “Cultura”, Franco Zeffirelli; nella categoria “Imprenditori”,
l’industriale Mario Moretti-Polegato
(Geox), Bruno Vespa e Mauro Cutrufo
(Vicesindaco di Roma) per la categoria “Comunicazione”; per la categoria
“Personaggio dell’Anno”, il Principe
Emanuele Filiberto di Savoia; la
coppia del tennis italiano Nicola Pietrangeli/Lea Pericoli per la categoria
“Carriera”. Seguono per la categoria
“Imprenditori di Monaco”, il Commendator Enrico De Wan di Torino e
Melissa e John Martinotti, organizzatori dell’importante manifestazione
musicale mondiale Wordl Music
Award che si svolgerà il prossimo
gennaio ed infine “Premio Fedeltà”
alla Bank Edmond De Rothschild di
Monaco.
Anche quest’anno dunque l’evento
mostrerà il meglio di sé contornato
da un gustoso menù tutto all’insegna
dei prodotti provenienti dalla Regione
Veneto.
Simona Tagli
Monte-Carlo & Costa Azzurra
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© YVAN ZEDDA | GITANA S.A.
che così assunsero un’importanza
rilevante: si pensi che alle prime consultazioni di cinque anni fa gli oltre
quattro milioni di votanti all’estero
fecero perdere il Governo di Berlusconi. Il nuovo assetto politico non
cambiò di molto le cose e gli italiani
del Principato continuarono tranquillamente le loro attività e professioni
molto attenti a quanto stava succedendo in Italia e al “pericolo rosso”, poi
scongiurato. Per tornare all’evento,
in quel periodo, alla Societè Des
Bain De Mer le Pubbliche Relazioni
erano dirette dal monegasco di origine
italiana Andrè Rolfo-Fontana.
Un distinto Signore di mezza età al
quale la coppia Chiusano-Masprone si
rivolse per proporgli la realizzazione
di quello che nel tempo diventerà il
noto “Foglio d’Oro”: Premio alla Professionalità degli Italiani nel Mondo,
allo Sporting Club, prestigioso ritrovo
la cui capienza arriva ai mille posti.
La risposta positiva arrivò in breve
tempo e, detto fatto, l’evento fu tenuto
a battesimo niente meno che dalla
bellissima attrice italiana che vive
a Parigi: Monica Bellucci (nella foto
al centro), straordinaria Signora del
cinema internazionale la cui presenza
fu in gran parte dovuta all’allora suo
commercialista Francesco Jagher che
la convinse della bontà della manifestazione dedicata all’Italia. L’incontro
con l’attrice avvenne il giorno prima
della manifestazione all’Hotel de
Paris per la Conferenza Stampa che
annunciava sia il decollo del Premio
sia l’uscita di un film del momento
della popolare attrice.
Un successo che si consolidò la sera
dopo allo Sporting Club, appunto,
quando il presentatore storico della
manifestazione, il gentleman Daniele
Piombi la presentò agli ospiti: altro
successo personale della Bellucci, ma
anche dell’organizzazione soddisfatta
di aver impressionato favorevolmente
tutti i presenti, compresa la riluttante
SBM che, inizialmente, non dimostrò
grande entusiasmo verso la nostra
Serata Italiana. Allo Sporting Club, in
quella prima stagione, vennero anche
premiati altri due illustri connazionali: Donna Fernanda Casiraghi
(Presidente dell’Engeco Sam) nonna
dei figli di Carolina di Hannover e,
naturalmente, quello che ormai era
nel frattempo diventato “l’idolo” degli
italiani, Andrè Rolfo Fontana al quale
andranno sempre i ringraziamenti
della fedele coppia Chiusano-Masprone per aver dato loro questa grande
opportunità. Dopo pochissimi anni
© YVAN ZEDDA | GITANA S.A.
Condividiamo
il piacere
dell’eccellenza
[email protected]
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Barisciano,
il risultato finale con
l’inaugurzione di “Casa Monaco”
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A sinistra,
un’immagine
di Barisciano
semidistrutto
dal terremoto.
Nella foto
si riconosce
Giuseppe
Spinetta.
U
Sotto e a lato,
la presidente
della Provincia
de L’Aquila
Stefania
Pezzopane
con il sindaco
Domenico
Panone,
n caldo sole ha accolto le autorità e i cittadini del comune di
Barisciano (AQ) riuniti per l’attesa
inaugurazione del centro polifunzionale Casa Monaco, struttura costruita
grazie ai generosi contributi donati
prevalentemente dalla comunità italiana residente nel Principato di Monaco. L’iniziativa, promossa dal Com.
It.Es. (Comunità Italiana all’Estero) di
Monaco, presieduta dal Conte Niccolo’ Caissotti di Chiusano e organizzata
dal tesoriere Giuseppe Spinetta, è stata accolta con entusiasmo dal Sindaco
di Barisciano, Domenico Panone che
Niccolò
Caissotti di
Chiusano,
Giuseppe
Spinetta e
l’Ambasciatore
di Monaco
Philippe
Bianchi.
BARISCIANO
ha dichiarato:
“Siamo commossi e felici per
aver ricevuto quello che abbiamo perduto con il sisma che ha
colpito gravemente, lo scorso 6
aprile, la provincia de l’Aquila.
La comunità di Barisciano, infatti, non ha avuto, per fortuna,
vittime, ma è stata gravemente
danneggiata nelle strutture, le
case e le chiese le quali, per
la maggior parte, sono ancora
inagibili. ‘Casa Monaco’ è quanto
di meglio potevamo aspettarci:
troveranno finalmente sede ap-
Di Maria Bologna
[email protected]
29
In basso
a sinistra,
una
prospettiva
di nuova
Casa
Monaco.
Sotto,
il sindaco
e la presidente della
Provincia
de L’Aquila.
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Sopra,
la targa
dedicata alla
ricostruzione.
30
propriata i più di 2000 classificati volumi e le varie testimonianze
che, da 15 anni, facevano parte
del Centro Documentazione della
Transumanza, oltre a diventare
un luogo destinato ad accogliere
eventi di natura religiosa e civile.
In particolare,sono fiero che la
struttura sarà di grande utilità
per le 8 associazioni che animano
la vita sociale del Paese, e della
Proloco, formata per lo più da
giovani. Un momento di aggregazione sociale indispensabile anche
in vista del nuovo centro abitato che, con i suoi 106 moduli
abitativi, accoglierà più di 250
persone”.
Alla manifestazione assenti, per
imprevisti impegni sopraggiunti,
l’Arcivescovo dell’Aquila, Mons.
Molinari e l’Ambasciatore d’Italia a
Monaco, Franco Mistretta il quale ha
inviato una sincera e toccante lettera
indirizzata al sindaco, letta durante i
discorsi d’apertura. Con la presenza
dell’ambasciatore di Monaco a Roma
SEM Philippe Blanchi, insieme al sindaco di Barisciano Domenico Panone
ed il presidente Caissotti di Chiusano,
la cerimonia è riuscita a trasmettere
calore, affetto e commozione sincera.
Dopo il taglio del nastro e la consegna
delle chiavi direttamente nelle mani
del Sindaco, il discorso di Chiusano
oltre all’avvincente intervento della
presidente della Provincia Stefania
Pezzopane la quale, oltre a ringraziare
i presenti, ha ricordato che l’emergenza sisma non ha cessato di esistere,
soprattutto con l’imminente arrivo
dell’inverno, per quelle famiglie che
ad oggi vivono ancora accampate nel-
le tendopoli allestite dalla Protezione
Civile. Un grande ringraziamento è
stato rivolto, a più riprese, a Giuseppe Spinetta, presente con la moglie
Ritalba. Sin dall’inizio presente e
disponibile a fianco dell’Amministrazione, Spinetta aveva garantito
personalmente il suo impegno per
la riuscita del progetto. Un impegno
esemplare, il suo, assunto con serietà
fin dall’ apertura della sottoscrizione
dedicata all’Abruzzo che a Monaco dallo scorso aprile, è riuscita a
raccogliere quasi 130.000 euro, cioè
quasi la totalità del finanziamento
della Casa Monaco (prevista intorno
ai 180.000 Euro ndr). La cerimonia
civile è terminata con un inaspettato e
numeroso scambio di doni: dopo una
targa consegnata dal sindaco Panone
al Comites, la provincia dell’Aquila
ha omaggiato il Principato di Monaco
e la Comunità italiana con un paio di
copie di mappe antiche dell’Abruzzo,
salvate tra altri documenti recuperati tra le macerie dei locali distrutti
della biblioteca provinciale Tommasi.
A seguire poi, la funzione religiosa,
decorata sobriamente da una statua
lignea del 17° Secolo donata da Mme
Francine Pierre, e celebrata con la
presenza del diacono Robert Ferrua,
in rappresentanza dell’Arcivescovo
Barsi di Monaco. A conclusione un
abbondante buffet di prodotti tipici locali, come pasta allo zafferano, prelibatezza della tradizione bariscianese,
lenticchie, gnocchi di patate, formaggi
varie. Il tutto innaffiato da vini doc
e diversi scrosci di pioggia che non
sono riusciti a rovinare l’allegra e
festosa atmosfera.
Maria Bologna
Sopra,
il sindaco
Domenico
Panone
con Niccolò
Caissotti
di Chiusano.
Monte-Carlo & Costa Azzurra
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Photo: OPMC / J. Ch. Vinaj - Palais Princier Monaco
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Brevi da...
A cura di Maria Bologna
[email protected]
I Com.It.Es. di Fiume, Monaco e San Marino
si incontrano sulla riforma della legge
che ne prevede l’annullamento
Da sinistra i tre presidenti Furio
Radin, Massimo Scandroglio
e il conte Niccolò Caissotti di
Chiusano.
32
Tre Presidenti di Comites Furio
Radin, Niccolò Caissotti di Chiusano e Massimo Scandroglio si sono
incontrati presso lo storico Clubino di
Milano, nel settembre scorso, per discutere sul da farsi per non perdere i
rispettivi Comites di Fiume, Principato di Monaco e San Marino che sono,
infatti, nella lista di coloro i quali
dovranno rinunciare ai propri comitati
perché i Paesi che rappresentano sono
molto al di sotto del numero indicato
dal Ministero degli Esteri. Di fatto
avranno diritto di continuità solo quei
Paesi che superano i 20.000 italiani
residenti. Nessuno dei tre Paesi citati
supera quel limite quindi a loro non
rimarrebbe che unirsi per poter raggiungere il numero “legale”. Al termine dell’incontro è stata inviata al Sen.
Oreste Tofani, relatore della Commis-
sione per la riforma del Comites e del
CGIE, una comunicazione a conferma
della disponibilità dei tre Comites ad
un incontro con la Commissione per
individuare soluzioni alternative alla
scomparsa dei tre organi di rappresentanza delle comunità italiana.
“Senatore - si legge nella lettera
inviata - da tempo stiamo seguendo le vicende legate alla riforma
della Legge 286 del 23 ottobre
2003 istitutiva i Comites. Dall’analisi dei disegni di Legge
che abbiamo esaminato emerge
una forte preoccupazione che i
‘nostri’ tre Comites - rappresentanti poche migliaia di italiani
residenti nei tre rispettivi Paesi
- possano scomparire nella loro
forma attuale, limitandosi a divenire non più espressione reale
dei cittadini italiani qui residenti
ma, nella migliore delle ipotesi,
un ente designato dalle rappresentanze diplomatico-consolari.
Si perderebbe in questo caso
quell’alto valore di rappresentanza che in un paese democratico
può prioritariamente dare un
elezione a suffragio universale.
Ci rendiamo conto che l’attuale
situazione economico-finanziaria
porti a vedere ogni cambiamento
in un’ottica di riduzione di costi
e di strutture, tuttavia riteniamo
che la situazione dei cittadini
italiani che oggi rappresentiamo
nei tre Paesi sia talmente singolare che difficilmente possa essere
considerata allo stesso modo di
tutti gli altri paesi del mondo. In
tutte le tre singolari realtà che ci
ospitano la tradizione e la cultura
italiana è talmente presente, la
nostra lingua quotidianamente
utilizzata e la percentuale di italiani così elevata, che non abbiamo potuto non trovarci allineati
tra di noi. Così pure unitamente
temiamo che la scomparsa dei
tre Comites finirebbe per privare i ‘nostri’ residenti di un
organo di coordinamento delle
varie associazioni italiane operanti sul territorio. Infine, con la
scomparsa del Comites nella sua
forma attuale, si perderebbe uno
strumento che può fornire alle
nostre rappresentanze diplomatico-consolari quella continuità nel
rapporto con la comunità italiana che difficilmente per l’ormai
consueta brevità dei mandati dei
titolari delle rappresentanze diplomatiche, si potrebbe ottenere
in altro modo. Non riteniamo sia
questo il momento di azzardare
ipotesi di soluzione ai problemi
sopra enunciati, così come sappiamo non sia il nostro ruolo istituzionale dare pareri su un tema
tanto complesso causa la sua
universalità, riteniamo tuttavia
che un incontro congiunto con la
Commissione che sta valutando
le modifiche da apportare alla
Legge 286/2003 sarebbe estremamente utile affinché gli italiani
che risiedono nei paesi dove
viviamo si sentano sempre vicini
e seguiti dal proprio Paese”.
Copia della comunicazione è stata inviata al Sen. Alfredo Mantica, Sottosegretario agli Affari Esteri con delega
per gli Italiani nel Mondo.
Myrjam Cantù-Rusconi
In mostra anche Fiorella Pierobon
All’Auditorium Rainier III di
Monte Carlo, si è aperta la prima
grande esposizione di GEMLUCART. Si tratta del I° Concorso
internazionale d’Arte Contemporanea che ha per tema “La Speranza”, con l’obiettivo di sensibilizzare sia il mondo artistico che il
grande pubblico alla lotta contro
i tumori, che stanno distruggendo tante, troppe vite umane. La
particolare mostra riunisce opere
di pittori e scultori provenienti da
diversi Paesi internazionali che
hanno trattato nelle loro opere il
tema, appunto, della “speranza” i
una vita più serena. Tra gli artisti
presenti anche l’ex presentatrice
di Canale 5, Fiorella Pierobon che
da alcuni anni vive qui in Costa
Azzurra. L’ex prima donna della
Tv privata, ha dato sfogo alla sua
vena artistica dimostrando di essere davvero una pittrice di grande
talento artistico. L’esposizione resterà aperta fino al sei novembre;
l’opera vincitrice di questa mostra
sarà poi esposta nella Galleria
Ribolzi di Monaco.
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Brevi da...
34
Una sfilata sobria,
diversa ed elegante
Perfetta performance della prima ballerina de La Scala Sabrina Brazzo
Numerosi ospiti si sono dati appuntamento il 30 settembre scorso all’ultima sfilata di JAP Montecarlo.
Un defilé degno dei grandi eventi
mondani, delle grandi capitali del
mondo, 70 passaggi, 70 pezzi unici,
applauditi con entusiasmo da un parterre attento ed esperto. Una scenografia originale che ha fatto viaggiare
il pubblico da New York a Londra, a
Milano, per arrivare infine a Parigi.
Grazie a pellicce trasformabili, reversibili, colorate, che leggere si adattano a tutte le situazioni, è l’eleganza...
che sia per la donna, la madre, la
figlia o il cagnolino... Pellicce in visone, cincillà, zibellino, astrakan, volpe
e pecan si declinano in cappotti, in
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giacche corte o lunghe, stile mantella
o soprabito, in giubbotti, in gilet senza
maniche o copri spalle.
Molte sono reversibili in pelle, in
daino o ancora arricchiti di seta e
pizzi. Una varietà stupefacente che
sorprende, che si reinventa ogni volta.
Il segreto è nell’immaginazione senza
limiti interpretata con grande arte
dalla stilista Marina Gisonda, creatrice della maison di Carlo Ramello.
Questa sfilata/spettacolo è, ancora una
volta, riuscita a sorprendere il pubblico, ogni creazione ha una personalità
unica e la sua eleganza ne fa un vero
pezzo da collezione. L’innovazione
A sinistra Sabrina Brazzo.
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A cura di Maria Bologna
[email protected]
Sopra, un’immagine della serata
con una mini indossatrice.
A sinistra, l’elegante saluto
della prima ballerina de La Scala
Sabrina Brazzo con, a sinistra, il
presentatore Maurizio Di Maggio e il regista della serata Ilio
Masprone.
di quest’anno permette, in funzione
dell’umore e delle circostanze, di
trasformare una giacca da 4 fino a 12
modelli diversi.
Le maniche e la parte bassa della
giacca sono separabili trasformandola
in un altro capo, proprio grazie alla
sua reversibilità. La trasformazione
non ha mai avuto una tale espressione
artistica. Le creazioni di Ramello,
con il suo stile unico ed esclusivo, si
sono bene accordate all’Etoile de La
Scala di Milano, la ballerina Sabrina
Brazzo, che ha presenziato alla sfilata
e che ha voluto aprire e chiudere lo
spettacolo sfilando un capo unico e
bellissimo.
È apparsa con grazia ed eleganza, avvolta in due creazioni Jap Montecarlo.
Ancora una scommessa vinta per Jap
fur Couture di Carlo Ramello che è
riuscito a dare un’ondata di freschezza alla pelliccia dandole quel tocco
di fashion che non può mancare nel
guardaroba di una donna straordinaria
ed unica, quella che afferma il suo
stile e le sue scelte.
Il vantaggio di Carlo Ramello è anche
la sua capacità di trasformare e rimodernare una pelliccia demodé con
le abili mani degli artigiani del suo
atelier: un atteggiamento eco-responsabile. E’così che, rinnovando una
pelliccia di grande valore in visone,
cincillà o zibellino, la si fa rinascere.
Scopriamo anche che una pelliccia
naturale può diventare un oggetto dalle mille vite, perché riciclabile. Tutto
questo fa venir voglia di indossare con
orgoglio la griffe della Maison Carlo
Ramello.
Natalia Cazzola Dolce
Sotto, gran finale del defilé con lo
stilista Carlo Ramello.
35
Monte-Carlo & Costa Azzurra
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Brevi da...
L’apertura della stagione
culturale della Dante Alighieri
Al centro la professoressa Maria Teresa Verda, alla sua destra il marito
Ministro Claudio Scajola.
36
Come al solito l’associazione Dante
Alighieri non perde un colpo: la stagione culturale 2009-2010 si è aperta
lunedì 19 ottobre scorso al Teatro des
Variétés Princesse Grace con una
conferenza tenuta dalla professoressa
Maria Teresa Verda Scajola che è stata un vero successo. L’incontro è stato
presentato con classe dal presidente
dell’associazione, il marchese Fabrizio di Giura, la sala era piacevolmente gremita e, tra gli invitati, erano
presenti: il presidente del Comites, il
conte Niccolò Caissotti di Chiusano, il
sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino, il sindaco di Sanremo Maurizio
Zoccarato, l’ambasciatore monegasco
Henri Fissore e il marito della relatrice, il Ministro allo Sviluppo Economi-
co Claudio Scajola.
Maria Teresa Verda Scajola è, oltre
che docente all’università di Genova,
un’elegante e briosa signora che si
dedica con grande passione alla diffusione della cultura, in particolare alla
tutela e alla valorizzazione del nostro
patrimonio più prezioso: i beni culturali. Il tema dell’interessante serata
era “Il turismo alla scoperta del Mediterraneo tra Costa Azzurra e Riviera
Italiana”, un territorio molto caro
alla famiglia Scajola, che ha origine
nell’imperiese, ma anche un territorio,
e ci riferiamo in particolare alla parte
italiana, che ultimamente sembra dimenticato o peggio snobbato, in favore
di un turismo più “commerciale”che
ha come meta la costa adriatica.
Ma la regione in questione, che si
estende per circa 90 Km, dalla zona
di Alassio a quella di Nizza-Antibes,
cioè la vera Riviera, era conosciuta in
tutta l’Europa centrale e settentrionale
per la sua bellezza e per il suo clima
eccezionalmente mite ed era una meta
obbligata per il completamento della
formazione culturale di tutti i giovani
benestanti.
Alla fine del XIX secolo oltre ad
essere tappa del grand Tour, questo
territorio fu frequentato per un’altra
ragione, quella legata alla salute.
Iniziava che si diffonde tra le famiglie agiate, alla “moda” dei bagni di
mare, una vera e propria cura contro
le malattie, sovente legate all’apparato
respiratorio o nervoso, di una ricca
borghesia fiaccata dal rigido inverno
del nord. La zona presa in esame era
talmente conosciuta da spingere il
pittore francese Monet a passare un
lungo periodo, negli anni ’80 dell’ottocento, in Riviera, in particolare a
Bordighera, al fine trovare stimoli
ed elementi nuovi per il suo lavoro.
L’architetto Garnier compì lo stesso
cammino, così come la famiglia Hambury (la vedova abita ancora in villa),
che scelse di insediarsi alla Mortola,
rilevando la Torre Orengo e trasformandone la tenuta in quel meraviglioso giardino ancora oggi meta di tanti
turisti che arrivano da tutto il mondo.
Insomma, una bella chiacchierata,
accompagnata da immagini e musiche
evocative, che ci ha fatto sognare la
“belle époque” del turismo rivierasco,
ma anche che ci fa prendere coscienza del valore di questo territorio che
alle volte non è generoso col visitatore, ma che quando decide di manifestarsi affascina irrimediabilmente con
la sua unicità.
Tiziana Danzo
Udienza privata di S.A.S. il Principe Alberto II dal Papa
Nel recentissimo viaggio a Roma del mese scorso, il Principe Alberto in occasione dell’inaugurazione della mostra
romana “Les Années Grace Kelly, Princesse de Monaco”
S.A.S., è stato ricevuto in Vaticano in udienza privata da
Papa Benedetto XVI. Il Pontefice ed il sovrano hanno parlato della recente approvazione della legge sull’interruzione di
gravidanza da parte del parlamento monegasco, del concetto
di religione di Stato, ma anche del prossimo congresso che
si svolgerà nel Principato di Monaco, sul tema importante
come quello sulla ricerca delle cellule staminali, ed infine
anche dell’ultima enciclica pontificia appena varata. Sua
Altezza Serenissima il Principe Alberto II ed il Papa hanno
poi parlato dello sviluppo e della solidità delle relazioni tra
il piccolo Principato e lo Stato Pontificio.
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A cura di Maria Bologna
[email protected]
Veronica Maya:
da Monte Carlo a Rai Uno
Ha gli occhi verdi color del mare,
di quel mare che l’ha vista crescere
nella città dei suoi genitori: Sorrento,
anche se ama sottolineare i suoi natali
parigini. Fin da piccola Veronica
Maya (foto a destra) ha molto viaggiato e questo suo continuo girovagare ha
senza dubbio formato la sua affabile
personalità e dato il la al successo che
oggi la gratifica. Vissuta in una famiglia di artisti, Veronica Maya (il suo
vero nome è Veronica Maya Russo) ha
cominciato prestissimo a calcare le
tavole del palcoscenico grazie alla sua
grande passione: la danza. Il portamento, la gentilezza e la bravura le
hanno valso fin dalle prime apparizioni, l’appellativo di “fatina” che,
diciamolo pure, ancora oggi le calza a
pennello. Sposata da oltre cinque anni
con l’attore e cantante Aldo Bergama-
schi - con il quale gestisce insieme al
padre Raffaele Russo il ristorante Il
Terrazzino (foto sopra) e una pizzeria a Monte - Carlo - Maya in pochi
anni è approdata su Rai Uno, dove è
conduttrice unica di Verdetto Finale,
in onda la mattina dalle 10 alle 11 dal
lunedì al venerdì. Il Foglio Italiano
l’ha incontrata nel camerino della
Rai, durante la pausa trucco, prima di
entrare in studio.
Quasi due anni di conduzione a Verdetto Finale su RaiUno, ogni mattina
entra nelle case degli italiani. Quali
soddisfazioni in questi anni?
“Soddisfazioni tante, soprattutto
in termini di share. Ogni mattina
ci confrontiamo con questi numeri che poi decretano il successo e
la continuazione di un programma. Verdetto Finale ha sorpreso
tutti, il pubblico si è affascinato
fin da subito. Quest’anno ci siamo già assestati al 30% di share,
un numero che raggiungemmo in
corso d’opera e che invece abbiamo ripreso già dalla partenza”.
Qual è il segreto di questo successo?
“La formula magica a Verdetto
esiste, è una buona riuscita alchimia tra il cast composto da me,
il giudice De Bonis con cui c’è
questo rapporto di complicità, visto un po’ come il nonno d’Italia.
Inoltre quello che avviene non
è a copione, ma è il frutto della
battuta del momento. La grande
professionalità e chiarezza dei
due avvocati Castaldi e Cudillo,
accanto ai nuovi elementi che
caratterizzano questo processo
all’americana e lo spirito serio,
pulito, fresco con cui affrontiamo
i casi. Poi abbiamo una giuria
popolare composta da dodici
cittadini capitanati dal presidente. È un bel parterre quello del
presidente di giuria; si avvicenda-
no personaggi di ogni categoria,
dai giornalisti del Tg1 a soubrette
dello spettacolo oppure attori,
scrittori, persone che hanno a
che fare con una quotidianità.
Ci piace che tutti accettino il nostro invito, ciò vuol dire che Verdetto viene riconosciuto come un
programma serio e di qualità”.
Da Verdetto Finale allo Zecchino d’Oro.
“Questo è il mio quarto anno
di conduzione, dalla 49° alla
52°edizione, una crescita continua, un affetto smisurato.
Ci tengo a dire che per me non è
solo lavoro, anche se si tratta di
un programma storico di RaiUno, seguito in eurovisione ma è
proprio la parte emozionale che
mi lega a questa esperienza.
Seguo l’Antoniano anche durante le selezioni per lo Zecchino
d’Oro, per cui i bambini li ho
conosciuti e intervistati tutti”.
Con tutti questi impegni in Italia,
come riesce a seguire anche i ristoranti di Monte-Carlo?
“Diciamo che papà è un ottimo
ristoratore e riesce a gestire al
meglio il suo ristorante Il Terrazzino, che rimane tra i preferiti
nel Principato, sicuramente per
la buona e genuina cucina del sud
Italia che lo caratterizza. Con mio
marito abbiamo aperto una pizzeria, che sta avendo successo, dato
che a Monte-Carlo mancava un
locale dove mangiare una buona
pizza. Purtroppo non riusciamo
più a lavorarci, ma ospitiamo
ogni tanto i nostri amici”.
La sua carriera è cominciata come
ballerina classica, poi ha recitato
in teatro. Con quale programma ha
debuttato in tv?
“Il mio battesimo è avvenuto nel
2004 su RaiDue con Dribbling
Europei, quindi con il calcio accanto a Carlo Paris e Bruno Pizzul. Seguì Sabato Sprint con Stefano Bizzotto. Poi mi ha chiamato
RaiUno per Stella del Sud come
prima esperienza da conduttrice
unica di un programma. Così è
cominciata la mia avventura su
questa rete, oltre che la mia
avventura nel mondo a confronto
con le culture, le religioni, con la
gente che mi ha insegnato molto,
sia professionalmente che umanamente. In seguito è arrivata la
conduzione di Italia che vai, due
edizioni di Uno Mattina estate,
Linea Verde accanto a Massimiliano Ossini, nel frattempo i quattro
Zecchini d’Oro e due anni di
Verdetto Finale”.
37
Myriam Dolce
Monte-Carlo & Costa Azzurra
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Brevi da...
A cura di Maria Bologna
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Un nuovo Logo per la Direzione del Turismo
Svolta d’immagine per il Logo dell’uffico del Turismo del Principato di
Monaco. Martedì 3 novembre scorso
infatti, la Direzione del Turismo e
dei Congressi, ha inaugurato il suo
nuovo Logotipo subito riprodotto sulla
facciata degli uffici di Boulevard des
Moulin, alla presenza di Madame
Sophie Thévenoux, Consigliere del
Governo per le Finanze e l’Economia
e di Michel Bouquier, Delegato Generale al Turismo (nelle foto durante
l’inaugurazione del nuovo Logo).
La nuova identità della Direzione del
Turismo e dei Congressi conferma
quindi che Monaco si può considerail suo colore sobrio, le sue bellezze
naturali e le sue sottili variazioni.
La sua presenza è forte Monaco è una
rocca. Infine, il quadrato di colore rosso evoca il simbolo monegasco delle
losanghe rappresentato nello stemma
ufficiale del Principato di Monaco.
Lunga vita e prosperità al “nuovo”
ufficio del Turismo.
38
Samantha De Reviziis
Direzione del Tourismo
e dei Congressi
Responsabile della comunicazione
Jean-François Gourdon
E-mail: [email protected]
Tel.: (+377) 92.16.60.47.
re, di fatto, al primo posto quale meta
internazionale del turismo di lusso.
Il nuovo marchio di Monaco si riconferma quindi sinonimo di garanzia di
lusso e qualità senza altro aggiungere
al prestigio ormai riconosciuto di un
brand che si posiziona ai primi posti
nelle classifiche mondiali dei Paesi
che fanno turismo.
Il logotipo è realizzato con una grafica
originale che fonde le linee moderne
con quelle classiche avvicinandosi ad
uno stile simile al corsivo, evocando
l’incisione di una targa, dove ogni lettera è legata all’altra come gli anelli
di una catena preziosa.
Monaco è un gioiello, piccolo e prezioso, che offre contenuti di grande
valore sociale e culturale.
La sostanza pura, la pietra, gli dona
Monte-Carlo & Costa Azzurra
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PARIGI
La Parigi dei bambini:
istruzioni per l’uso
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Campagna Abbonamenti 2010 al magazine “Il Foglio Italiano”
sul sito web: www.foglioitaliano.com
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Segue
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La PARIGI
dei bambini:
istruzioni per l’uso
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Sotto,
bambini
interatti.
PARIGI
A cura di Silvana Rivella
[email protected]
Per pubblicità, grandi magazzini e
media è una vera e propria parola
d’ordine e durante tutto settembre
c’è ovunque un’aria di festa, come
quando si organizza un grande avvenimento famigliare. Poi, pian piano tutto
si placa, le vacanze sono ormai un
lontano ricordo e diventa indispensabile organizzarsi al fine di trascorrere
del tempo con i propri bambini durante il week-end; ma non solo, bisogna
pensare anche al mercoledì, quando
il sistema scolastico francese prevede, per i bambini delle materne ed
elementari, una giornata “break” di
riposo dall’obbligo. (riposo per i bambini, non per le mamme!).
A Parigi queste meravigliose persone
“multitasking” si dividono perciò in
diverse categorie: ci sono le mamme
lavoratrici che stanno a casa a godersi
i pargoli grazie ad una specie di
part-time che si chiama 4/5, ovvero 4
giorni su 5; ci sono quelle che lavorano a pieno ritmo e che, potendoselo
permettere, assumono una “nounou”,
praticamente una vice-madre, e infine
ci sono quelle poche che hanno nonni
disponibili ad occuparsi dei nipotini.
Bisogna dire che ormai tutte le mamme sono accomunate nella ricerca
sui “websites” delle attività ideali da
importare in famiglia per il mercoledì,
il sabato e la domenica; così si selezionano i centri commerciali, i musei,
i parchi e si fanno i relativi preventivi
di spesa, perchè l’intrattenimento dei
piccini ha un costo ben preciso e a
volte molto elevato.
“Storie & storia”
Attraverso questa ricerca, ci si renderà conto di come il puro divertimento
sia in assoluto il più costoso.
Ma non sempre: infatti, e del tutto
gratuitamente, il primo consiglio è di
fare un salto in “Mediateca”.
Le biblioteche di Parigi organizzano
delle animazioni il mercoledì ed il
week-end, divise per fasce d’età, e
questo è davvero utilissimo per tutte
le mamme italiane che, abitando a
Parigi, sono alla ricerca di un’attività
interessante, utile per apprendere o
migliorare il francese e soprattutto
gratis.
Prima di tutto, nella biblioteca per
bambini il silenzio non è d’obbligo; il
personale, molto attento e sensibile,
adocchia subito il pargolo sotto i tre
anni, colui che di solito adora ridurre
in coriandoli e stelle filanti tutte le
riviste che tocca e, seguendolo a vista,
lo invita ad aggirarsi allo stato brado,
tra sedioline per nanerottoli, divani
per puffi e libri di ogni dimensione e
colore.
A partire dai 5 anni, in una sala anfiteatro a gradini bassini, apposta per
43
F
inite le grandi vacanze estive, da
ottobre in poi i genitori devono
pensare a come trascorrere con i propri bambini i giorni della settimana
dedicati al riposo; ecco perciò alcuni
indirizzi, al chiuso e all’aperto e per
tutte le borse, con tutti i consigli per
divertirli, interessarli, intrattenerli,
senza perdere di vista la nozione di
“relax” cui i genitori hanno diritto.
La “rentrée”, ovvero l’inizio dell’anno
scolastico, specialmente per i bambini
delle materne ed elementari è un
avvenimento molto sentito in tutta la
Francia.
Parigi
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Una volta entrati, il museo Carnavalet
appare come un luogo fantastico per
i bambini perchè, oltre ad essere la
memoria storica della loro città con
la grande scelta di quadri, stampe e
oggetti interessanti e curiosi, li attira
soprattutto con le bellissime e fedeli
ricostruzioni d’interni, completi dei
più amati personaggi storici le cui
vite, a volte davvero fiabesche, sono
loro raccontate da guide specializzate.
Inoltre, per un compleanno davvero diverso, si può organizzare un
pomeriggio interattivo in costume con
racconti di fiabe a fondo storico già a
partire dai tre anni di età.
Il museo Carnavalet è il più parigino
dei musei della capitale: questo impo-
Sopra,
coloratissimi
libri per
i più piccini.
A destra,
le storie
sugli animali
attirano
sempre
l’attenzione
dei futuri
lettori.
44
Sotto,
visitatori
al Museo
Carnavalet,
memoria
storica
di Parigi.
piccoli nani e addobbata con megacuscini, i bambini ascoltano incantati le
letture dei bibliotecari. Alla Mediateca tutto è progettato per loro, fino alle
toilettes dove i vasini e i lavandini
sono come alla materna, senza nessun
scalino per salirci e tutto in formato
mignon.
Così che per le giovani mamme,
anche le più apprensive, trascorrere
una mattina in Mediateca può rappresentare un momento di inaspettato e
magico relax.
Se i bimbi sono di età differente,
diciamo uno in carrozzina e l’altro
già grandicello, la scelta di visitare
un Museo non può che cadere sul
“Musée Carnavalet”, che è gratuito il
mercoledì ed ha il merito di trovarsi
in una zona famosa per le decine di
“boutiques” e negozietti con vetrine tutte da guardare, nel cuore del
Marais, non lontano dall’incantevole
place des Vosges.
nente insieme architettonico che si articola attorno ai due celebri hôtels dei
XVI e XVII secoli, rispettivamente
l’hôtel Carnavalet e l’hôtel Le Peletier
de Saint-Fargeau, offre un percorso
di più di cento sale consacrate alla
storia della città, dalle origini ai nostri
giorni.
Le collezioni sono molto interessanti
per grandi e piccini perchè offrono
di tutto e di più: resti archeologici,
modellini di Parigi com’era, copie di
monumenti antichi e decorazioni di
edifici scomparsi, scene anedottiche,
ricordi e ritratti di uomini e donne
celebri.
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A sinistra,
una deliziosa
sala di
musica.
Sotto,
fiabesca
ricostruzione
di un castello
della Loira
al Museo
Carnavalet.
“Arte e scienza
per piccoli passi”
Quando negli anni sessanta l’antico
mercato parigino di “Les Halles”
(dove alle quattro del mattino si andava a mangiare la miglior “soupe à l’oignon” di tutta Parigi, ossia la famosa
zuppa di cipolle con crostini e una
grattuggiata di gruyère) fu smantellato
per far posto al “Centre Pompidou”,
bisogno.Fin dalla sua fondazione, il
pincipale criterio programmatico del
Centre è stato la divulgazione dell’arte
contemporanea a tutti i livelli, dallo
studioso al grande pubblico, dall’appassionato esteta al ragazzino curioso;
e grazie a questa grande flessibilità
il Centre riesce a sensibilizzare e
ad avvicinare sia i bambini che i
genitori all’arte moderna proponendo
diversi percorsi, laboratori, mostre ed
45
A sinistra,
il modellino
della Bastiglia
com’era
prima del 14
luglio 1789.
Sotto,
una vecchia
insegna
pubblicizza gli
intramontabili
e golosissimi
Croissants.
(di cui uno degli architetti, e vale
sempre la pena di ricordarlo, fu un allora giovanissimo e quasi sconosciuto
Renzo Piano), il dapprima contestato
parallepipedo del Beaubourg, tutto
in vetro, resine e plastiche colorate
risultò in breve essere lo spazio adatto
a grandi mostre di arte moderna e
di avanguardia di cui Parigi aveva
eventi specialmente concepiti per i
più giovani; inoltre, una domenica al
mese il Beaubourg offre ai bambini a
partire dai 6 anni e accompagnati dai
genitori un percorso-scoperta dell’arte
moderna, con visite guidate dalle 11
del mattino alle 9 di sera, a soli 4 €
testa; visto il successo, specialmente
quando l’attrazione principale è un
Parigi
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Sopra,
il grande
rinoceronte
rosso.
46
rinoceronte rosso a grandezza naturale, è meglio iscriversi telefonando al
(+33 0)1 44 78 49 13 o prenotare gli
ingressi direttamente sul sito internet.
Le iscrizioni sono comunque aperte al
botteghino15 minuti prima dell’inizio
del percorso; mentre si aspetta, sul
“parterre” di fronte al Centre, tra le
divertenti fontane, si esibiscono come
sempre i funamboli, i mimi, i mangiatori di fuoco... e i bambini fanno
OOOHH!!!
Alla “Grande Galerie de l’Evolution”,
e dinamica, formando un insieme
spettacolare: non solo i bambini si
sentiranno piccini in questo avveniristico spazio che misura 55 metri
per 25 e la cui volta, al sommo, ne
misura 30! I 6000 metri quadri della
permanente sono ripartiti tra la navata
centrale, la balconata superiore e
quella intermedia.
Altre esposizioni sono dedicate alle
speci minacciate di estinzione, a
quelle scomparse e alle scoperte.
Emozioni e riflessioni sorgono sponta-
che si trova nel “Jardin des Plantes”,
oltre alle esposizioni monotematiche
e temporanee c’è una mostra permanente che costituisce una straordinaria avventura attraverso la quale i
bambini possono scoprire le origini
dell’uomo e degli animali, dai più
grandi e possenti come gli estinti e
amatissimi dinosauri, fino all’osservazione della febbrile attività dei più
minuscoli insetti.
Le tavole didattiche sono esaurienti,
ma la cosa migliore da fare è iscrivere
con pochissima spesa i bambini a uno
dei diversi laboratori proposti su temi
specifici e che sono adattati ad ogni
ordine di età. Come in una rappresentazione, la Grande Galleria dell’Evoluzione mette in scena migliaia di
speci animali e ne racconta così la
straordinaria storia in tre atti.
Costruita ai tempi della Tour Eiffel alla fine dell’800, dal 1994 la
Galleria e le collezioni zoologiche
hanno acquistato un’impronta nuova
nee negli adulti e nei piccini visitando la galleria delle speci marine,
dolcemente illuminata in azzurro e
dove spicca la ricostruzione di un
calamaro gigante, proprio come quello
immaginato da Jules Verne nel suo
“20.000 leghe sotto i mari”! Ii passi
dei bambini che qui hanno la possibilità di fare un fantastico viaggio nel
tempo assistendo alle trasformazioni
avvenute in 4 miliardi di anni sono
piccoli, ma grandi passi vengono qui
compiuti nell’educazione al rispetto
della natura e del futuro del nostro
pianeta.
A destra,
la straordinaria fontana
con l’elefante
tutto colorato.
Sotto,
un buffo
cappellino.
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“Giocando
s’impara”
Nel parco della Villette c’è uno spazio
originale ed unico in Europa perchè
ad uso esclusivo dei bambini.
È la “Città della Scienza”, progettata al fine di iniziare i ragazzini ai
fenomeni della fisica, i più piccoli
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attraverso il divertimento e i più
grandicelli mediante laboratori ed
esperimenti. “La Città dei bambini” si
sviluppa su oltre quattro ettari pieni
di attività e di scoperte, sia naturali
che scientifiche. Accompagnati da almeno un genitore o da un insegnante,
i bambini hanno modo di avvicinarsi
al mondo della tecnica giocando,
osservando, analizzando, o anche
partecipando direttamente ad attività
concrete, come ad esempio avviene
per la realizzazione di un telegiornale
in diretta.
La Cité è divisa in due sezioni, dai
3 ai 5 anni e dai 5 ai 12; è chiaro
che specialmente nei week-ends le
sessioni dedicate agli esperimenti
e ai laboratori più complessi sono
frequentatissime ed il numero è per
forza limitato: è perciò indispensabile
prenotare un posto attraverso Internet.
Di non secondaria importanza è il
fatto che le diverse attività, molto stimolanti, sono adatte anche ai bambini
autistici che ne traggono indubbiamente grandi vantaggi. Per quel che
riguarda la spesa, è in vendita un pass
annuale familiare il cui costo abbastanza considerevole è ammortizzato
dalle tante possibilità di divertimento
comunque sempre accessibili, come
la Géode, il piccolo acquario e il cinema “Louis Lumière” tridimensionale.
In un’uggiosa giornata di pioggia può
essere una buona idea accompagnare
i ragazzini al Playmobil Fun Park:
una volta risaputo che il luogo è molto
rumoroso perchè non molto ben insonorizzato e quindi piuttosto inadatto
agli insonni pargoli in carrozzina,
il Playmobil Park resta uno spazio
fantastico di più di 2000 metri quadri,
totalmente dedicato ai famosi personaggi di plastica e ai loro accessori,
tutti messi gratuitamente a disposizione (ma attenzione perchè, a fine
visita, c’è l’inevitabile passaggio alle
casse dove è molto difficile resistere
al richiamo e non lasciarsi tentare
ad acquistare almeno una scatola di
costruzioni). Comunque l’entrata non
è molto cara, 1,50 euro a testa; se poi
fuori c’è il sole, dentro c’è pochissima
gente... e allora è davvero il massimo!
Comunque, i bambini sono guardati a
vista da un personale molto efficiente
e, seduti al bar situato al piano supe-
A sinistra,
gli animali
imbalsamati
nela Galleria
dell’Evoluzione.
Sotto,
il bufalo
e il leone,
due dei
cinque
grandi
animali
africani.
A sinistra,
i parterres
del “Jardin
des Plantes”.
riore, i genitori socializzano, o leggono
un buon libro; ma ci sono anche
quelli che, con la scusa di aiutare i
figlioletti, fanno a gara a chi costruirà
la più bella fattoria, mentre su grandi
schermi passano scene dimostrative
di tutto ciò che è possibile creare con
In basso
a sinistra,
la Géode
è il simbolo
del Parco.
47
Sotto,
costruzione
ellittica
in Rosso
Brillante.
Parigi
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i Playmobil! Nello spazio organizzato
a temi (saloon del West, giungla, castello delle meraviglie) per i bambini
è un paradiso. Inoltre, ci sono spazi
per i più piccoli dove, ad evitare
soffocamenti imprevisti, i playmobil
sono tutti di misura non ingeribile.
Ultimamente la qualità del catering è
migliorata ed è possibile organizzare
feste di compleanno indubbiamente
molto originali.
Per finire davvero in bellezza, questo
“ENFETANIME” è il simpatico nome
dell’associazione di professionisti
dello spettacolo che assicurano ai
bambini una FESTA (fete) con la
massima dose di ANFETAMINA,
(o divertimento) grazie alla lunga
esperienza in fatto di ANIMAZIONE.
Sopra,
evoluzioni
in classe
alla Villette.
A destra,
costruire
insieme
la fattoria
di Nonna
Papera.
Ogni scenario è ben collaudato da
anni, ma ogni animatore è sempre
pronto all’improvvisazione, a richiesta
dei piccoli. Enfete’anime sa preparare
fantastici Halloween, feste di Natale,
Pasqua e tutti i possibili avvenimenti
festaioli. Un clown, un cow-boy, un
pirata ou un super-eroe è pronto ad
animare una merenda di compleanno,
un successo scolastico o sportivo del
vostro bambino, prendendo i fanciulli
in carico al 100%.
In programma ci sono racconti e canzoni, giochi e marionette, maquillage
arabo e pesca miracolosa, gare di karaoke e al tesoro; quindi, se in menu,
si procede anche alla distribuzione di
piccoli premi o giocattoli.
Il successo dell’investimento è garantito da una équipe seria e coscienziosa ed ai parenti, specialmente alle
mamme, è garantito il diritto al relax!
I prezzi sono concorrenziali e le
performances possono avvenire tutti
i giorni.
Per informazioni sul sito Web officiale:
http://www.enfetanime.com/animations.html
3, rue Roger Bissière
Tel. (+33) 06.72.06.51.92.
Silvana Rivella
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un grande classico parigino e
si trova nel cuore del vastissimo Bois de Boulogne: “Le Jardin
d’acclimatisation des plantes” non
solo e per lunga tradizione è uno dei
Il trenino del Jardin in azione: un
vero viaggio!
48
A destra,
ricostruire
un tendone
da circo è
lo spettacolo
favorito dai
bambini.
È
meglio frequentati e protetti giardini
di Parigi, ma è anche un formidabile
mini-parco dei divertimenti, percorso
da un trenino quasi vero e completo
di grandi spazi dove passeggiare,
giocare, divertirsi.
Subito si viene accolti dalle attrazioni
a pagamento, è qui bisogna fare attenzione a non comprare troppi biglietti
perchè 100 euro possono andarsene
molto in fretta...
Ci sono le giostre stile Belle Epoque
con i famosi cavalli di legno dipinto e
giostre moderne con aerei e autobus
a due piani; ci sono diverse piste con
gli autoscontri, molti tiri a segno e
tre minigolf... qui i ragazzini non si
annoieranno di certo!
L’importante è non soffermarsi troppo
a lungo nella zona a pagamento
perchè moltissime sono le attività
alternative completamente gratuite:
ci sono i corsi di mini guida e quelli
di educazione stradale e poi recinti
con orsi, lama e caprioli, mini fattorie
con caprette, galline e maialini, e orticelli dove si impara e trapiantare un
alberello; naturalmente non mancano
gli spazi pavimentati con materiale
antiurto dove pattinare con i rollers
e altri attrezzati per lo skateboard;
ci sono piccoli scivoli e complessi
toboggan, quadrati di sabbia pulitissima dove i più piccini possono giocare
con paletta e secchiello e costruzioni
di corde su cui i più ardimentosi e
scatenati ragazzini possono arrampi-
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Gite fuori porta
carsi fino allo sfinimento.
Tutti potranno fare un giro sui poneys
o assistere gratuitamente allo spettacolo di burattini che ha luogo in
un teatrino; quest’ultimo è coperto
come altri spazi molto frequentati tipo
l’Exploradome e la Casa delle meraviglie. Inoltre il mercoledì, il sabato, la
domenica e tutti i giorni durante tutta
l’estate si possono iscrivere e lasciare
i figlioletti in totale sicurezza presso
i vari laboratori che sono attivi dal
mattino fino a sera e che propongono
corsi di cucina, giardinaggio, teatro,
profumeria, calligrafia, dai 3 ai 12
anni di età. Fantastico!
In quanto a ristorarsi, il Giardino di
acclimatazione è il luogo ideale dove
del Vexin, a soli 45 minuti da Parigi e
offre un discreto percorso da guerra.
È adatto anche ai genitori sportivi
che vogliono accompagnare i loro
figlioletti nelle diverse prove, ma non
devono essere troppo esigenti, perchè
il parco è a misura di ragazzino ed
alcune attività, come ad esempio “la
tyrolienne”, dura “solo” due ore che
possono essere poche per un adulto
ma risultare massacranti per un bambino. Quindi attenzione alle scelte e
occhio ai prezzi.
Il parco è comunque adatto a tutta la
famiglia, perchè ci sono molti sentieri
nel verde dove i genitori possono
alternarsi a portare a passeggio i neonati in carrozzina; si possono anche
bini a partire da un metro e dieci di
altezza e gli adulti possono partecipare all’avventura.
I percorsi del secondo livello sono
concepiti sia per gli adulti che per
Interessante laboratorio di giardino musicale.
i ragazzini, alti almeno un metro e
cinquanta.
Interessantissime sono infine le visite
guidate alle abitazioni troglodite dette
“BOVES”e scavate nella roccia calcare, tra le meglio conservate al mondo
grazie alla natura della regione: infatti
l’umidità e la temperatura interne
hanno un escursione molto lieve nell’arco dell’anno.
Il nome di “BOVE” di questo tipo di
abitazioni trogloditiche è tratto dal
uso dei contadini (che ci alloggiavano), di portare all’interno di queste
case i propri bovini e approfittare del
calore dei loro corpi per riscaldarsi.
Aventure Land rappresenta sicuramente un modo diverso e simpatico di
trascorrere una bella e attiva giornata
all’aria aperta; si può anche pranzare
al sacco, portando tutto il necessario
49
Una giostra cinese al Jardin d’acclimatation. A destra, attività aperte
anche ai più piccini in un freddo pomeriggio d’autunno.
gustare un ricco pic-nic portato da
casa, con uova sode, bibite e panini,
ma anche patatine e biscotti: infatti
è bene sapere che i bar e i chioschi
sono molto attraenti con i loro “hot
dogs”, le loro fette di pizza succulenta, i torroncini, lo zucchero filato e i
“krapfens”, ma sono tutte ghiottonerie
molto costose!
Per chi ama le sensazioni forti,
“Aventure Land” si trova a Saint
Clair sur Epte, nel parco naturale
affittare dei “quad”, che sono delle
piccole moto a quattro ruote, pilotabili
a partire dai 5 anni di età.
Se pronti all’avventura, ci si avvia
vestiti con le apposite tute e come
tanti Indiana Jones e si traballa su
ponti sospesi, ci si aggrappa alle reti
fissate tra gli alberi, si scalano alberi
e pareti ferrate.
Aventure Land ha spazi diversi a
seconda della taglia; i percorsi del
primo livello sono studiati per bam-
Parigi
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fettuosamente chiamati i bambini, il
villaggio offre delle animazioni il mercoledì e il sabato; specialità e prezzi
scontati sono proprosti nei ristoranti
e nelle boutiques per un pomeriggio
in famiglia. L’équipe di Bercy Village
ha molto successo nell’organizzare
i laboratori più disparati: disegno,
lettura, bricolage, scoperte naturali,
cacce al tesoro; ad esempio nella
sezione Junior dedicata all’infanzia, o
nella boutique “Animalis”, dove sono
esposti molti pesci e famiglie di hamsters, come scoiattoli, cavie e criceti;
ciclicamente, interessanti mostre
monografiche vengono organizzate dal
Ministero per la Cultura al fine di sensibilizzare i giovanissimi al rispetto
della natura e al futuro del pianeta.
In spazi appositi si possono affittare
Nel parco non mancano le
manifestazioni culturali legate al
territorio.
Con lo specchio deformante, il
divertimento è assicurato.
A destra, il Grand Guignol al coperto attira grandi e piccini tutto
l’anno.
50
per un pic-nic e approfittando delle
zone appositamente attrezzate, oppure
frequentando una delle simpatiche
“buvettes”. Nelle stagioni più fredde,
la Maison du Parc, un’antica fattoria,
offre ristoro in ambienti che ospitano
anche interessanti mostre itineranti.
Appena fuori città, ma facilmente
raggiungibile con la linea 14 del
metro, “Bercy Village” è una delle più
straordinarie realizzazioni urbanistiche parigine. Il quartiere, che era
molto dissestato, è stato completamente rinnovato ed ora è molto sicuro
e ben frequentato.
Alle piccole canaglie, come sono af-
rollers e pattini a rotelle, e nella via
principale gli stands d’informazione
indirizzano alle dimostrazioni in atto,
come le sculture fatte con frutta e
legumi, alle varie degustazioni o alle
visite guidate del famoso Giardino
botanico. Per ristorarvi al meglio,
grande successo è quello ottenuto
dal Buffet d’Italie, un ristorante che
si trova nella cour St-Emilion; qui la
pasta fresca è stesa o riempita davanti
ai vostri occhi e le specialità italiane
sono davvero infinite; l’ambiente è
elegante, angoli tranquilli sono disposti sui due piani o in terrazza; il Buffet
d’Italie è anche negozio gastronomico,
così potete portarvi a casa la cena
bell’e pronta. I gelati artigianali vengono serviti all’interno e fino alla fine
dell’estate in molti gusti; in inverno,
la pasticceria propone dolci e budini
fatti in casa come la famosa panna
cotta, davvero fantastica.
Chiara Trussoni
A sinistra, l’abitazione troglodita,
testimonianza affascinante per
adulti e bambini.
Parigi
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Il Savoy Beach Hotel è frontemare e direttamente collegato al Centro Termale
Ter
tramite
rraneo, che ti permetterà di raggiungere le piscine o la beauty
un comodo tunnel sotterraneo,
farm già avvolto in un morbido accappatoio.
The Savoy Beach Hotel is directly on the beach and connected to the Thermal Centre
by an underground gallery heated, so you can reach the Pools or the Beauty Farm
wrapped in your bathrobe.
APERTO TUTTO L’ANNO - OPEN ALL YEAR AROUND
SAVOY BEACH HOTEL
Bibione - Corso Europa, 51
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Tipografia Sagittario - Bibione
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GINEVRA
Premio Foglio Italiano
di Ginevra
Un diplomatico
al servizio dell’Umanità
52
Giulia Giori
crea GGiullery
Campagna Abbonamenti 2010 al magazine “Il Foglio Italiano”
sul sito web: www.foglioitaliano.com
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53
Segue
FoglioEuropeo 124 DEF.indd 53
í
10-11-2009 23:42:24
A sinistra,
Ana & Carlo
Lamprecht
con Evelyn
Perret.
I
54
Ricordando
il Premio
Foglio Italiano
di Ginevra
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l Premio Foglio Italiano di Ginevra
che si è tenuto all’Hôtel Richemond
la scorsa estate è stato davvero un
bel successo, e tutt’ora ne sentiamo
parlare! Questo ci sprona ad immaginare già di organizzare la seconda
edizione, all’esterno di Monte Carlo,
dove quest’anno il sei dicembre si
celebra il 10° anniversario de “Il
Foglio d’Oro”.
Ora resta da vedere, se il direttore,
Ilio Masprone vorrà fare una seconda edizione ginevrina oppure vorrà
renderlo itinerante per toccare altre
città europee e degli Stati Uniti dove
la rivista è distribuita con successo
e dove vi sono tanti altri personaggi
italiani, ma questo è troppo presto
per dirlo. Rimaniamo in attesa di una
decisione.
Intanto però, volevamo raccontarvi il
seguito di questa esperienza.
Innanzitutto il fatto che molti lettori e
partecipanti al Gala hanno apprezzato
moltissimo che a Ginevra fosse stato
organizzato un premio dedicato agli
italiani e abbiamo voluto chiedere ad
alcune personalità italiane e ginevrine
di dividere con noi il proprio pensiero
circa questa iniziativa.
Ministro Pasquale Davino (Rappresentante Permanente Aggiunto presso
le Nazioni Unite a Ginevra): “Gli Italiani all’estero rappresentano un
patrimonio di straordinaria importanza per l’Italia e, come ho
potuto verificare anche nelle mie
esperienze professionali da Console Generale a Chicago a Capo
del Cerimoniale del Presidente
del Consiglio, costituiscono una
preziosa “cinghia di trasmissione”
tra ciò che avviene nel mondo e
quanto può realizzarsi, attraverso
contatti e stimoli nei vari campi
nel nostro Paese. Dunque plaudo
l’iniziativa di dare un riconoscimento agli Italiani che si distinguono in Svizzera e tengono alto
il nome dell’Italia”.
Marco Montini (Direttore Generale dell’ENIT) Europa e Svizzera:
“L’iniziativa del Foglio Italiano
ha rappresentato un’occasione
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In basso,
Mario
e Charlottte
Buzzanca
con due
mannequin.
Sotto,
Lorenzo
Testa,
Manuel
Tornare &
Jean-Louis
Fazio.
GINEVRA
Di Susanna Gorga
[email protected]
foto di Timothée Jeannotat
piacevole di convivialità e di riflessione per celebrare i successi
della comunità italiana in Svizzera che si è distinta per l’apporto
dato in vari campi quali il settore
economico, culturale e scientifico, senza dimenticare quello
imprenditoriale e turistico in
particolare, motivo del sostegno
dell’ENIT a questo evento. Una
testimonianza del talento che gli
italiani residenti all’estero hanno
saputo esportare”.
Fabio Campitelli (Direttore Commerciale Alitalia, Ginevra): “Trovo
l’idea della premiazione ottima,
un modo diverso per sottolineare
i successi degli italiani nel mondo
e di propagare la nostra cultura
ed esportare il made in Italy anche in campo intellettuale oltre
che imprenditoriale”.
Noëlle del Drago (Presidente Association genevoise d’Etudes italiennes):
“Ho avuto il piacere di assistere
alla premiazione e trovo l’iniziativa eccellente perchè bisogna
mettere in evidenza tutte le attività degli italiani all’estero. L’informazione è sempre importante
e dimostra le grandi qualità,
sia delle attività pubbliche che
private di questi eminenti cittadini d’origine italiana residenti
all’estero”.
Luciano Ferrini di Losanna (ex fun-
55
zionario del Consolato Generale della
stessa città, attualmente in pensione):
“Serata centrata e perfettamente
riuscita nel suo scopo”.
Carlo Lamprecht (ex Presidente
del Consiglio della Città e Stato di
Ginevra): “Penso sia importante
ricompensare gli italiani che si
distinguono all’estero. D’altronde la serata della premiazione è
sempre una bellissima occasione
d’incontro e di condivisione con
la comunità italiana e le persona-
Ginevra
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Sotto,
David Arasa,
Daniela Von
Hammerstein
e Claudio
Morelli.
A destra,
la Principessa
Maria
Gabriella
di Savoia
con la
Principessa
Noëlle
del Drago.
56
Sopra,
Enzo
di Palma
con un’ospite.
Sotto,
Lando
Buzzanca,
Federica
Barattolo
e Pasquale
Davino.
lità del mondo economico, politico, accademico e sociale della
loro città di adozione. Invece, mi
sembrerebbe migliore l’idea di
organizzare questo premio a Ginevra ogni due anni in modo da
valorizzare al meglio i premiati”.
Marzia Zacchia “Presidente del
Gruppo Esponenti Italiani all’Estero”:
“L’iniziativa del Foglio è estremamente interessante e dovrebbe
essere ripetuta perche è importante dare riconoscimenti a chi
si distingue e a chi si prodiga in
paesi fuori dall’Italia”.
Vi ricordiamo i nostri premiati
ginevrini: SAR la Principessa Maria
Gabriella di Savoia, per i suoi importanti lavori storici; l’attore Lando
Buzzanca; il Professor Ugo Amaldi,
scienziato di fama internazionale; Pierangelo Bottinelli per l’imprenditoria
in diversi settori, ed in special modo
nell’Alta orologeria “made in Switzerland” (Audemars Piguet); Massimo
Lorenzi, specializzato in comunicazione e giornalista della Televisione
Svizzero-Romanda.
Questa è anche un occasione in
più per ringraziare i nostri sponsor:
l’ENIT (Agenzia Nazionale per il Turismo), l’Hôtel Richemond, l’Alitalia,
gli stilisti Arasa Morelli ed il designer
Mario Buzzanca che hanno organizzato ed orchestrato con splendida
maestria una sfilata sfavillante di abiti
da sera e stupendi gioielli trasportandoci nel modo magico del lusso made
in Italy che ci ha fatto sognare. Oltre
a tutti gli altri sponsor, tra cui, la Banca Privata Edmond De Rothschild,
Elite Rent a Car, Villa a Sesta, Baboo,
Hôtel Crowne Plaza e Pfister. E, come
in tutte le precedenti edizioni monegasche, gli sponsor tecnici: Azienda
Coalvi, Azienda Michelis, l’Azienda
Carretta e la Ferrari Spumanti.
Come vogliamo ricordare il successo
della tombola organizzata in collaborazione con il Com.It.Es, a favore
alle vittime del sisma dell’Abruzzo,
dove numerosissimi sponsor hanno
tenuto a partecipare per sostenere gli
abruzzesi a cominciare dalla MSC
- Mediterranean Shipping Company,
che ha offerto una splendida crociera
VIP “Yacht Club” per due persone,
e gli artisti che hanno offerto le loro
opere artistiche e musicali: il maestro
Adalberto Maria Riva, il maestro
Antonio Dominguez, il prof. Daniele Dondé, e Mario Buzzanca. Come
anche a tutti gli altri di cui abbiamo
tenuto a pubblicare ancora una volta
i loro nomi qui di fianco scusandoci
anche con tre partners i cui nomi per
un disguido, non sono apparsi nel
numero precedente.
Un grazie sentito al Ristorante Le
Grotto che offre una splendida cucina
regionale italiana e al RistorantePizzeria La Bruschetta che delizia il
cliente con la vera pizza con il forno
a legna, ambedue dei fratelli Angelo
e Mario Palasciano di Losanna e alla
gioielleria Guillard et Metzger di
Losanna che hanno tenuto a sostenere
la causa anche con il cuore.
Per tutti quelli che vorranno continuare a contribuire al fondo emergenza
del Com.it.Es a favore alle vittime del
terremoto possono farlo contattando
direttamente Lorenzo Testa:
E-mail: [email protected]
Tel. 022.346.9913 oppure potranno
visitare il sito:
www.comites-ginevra.ch dove troveranno il numero del conto “Terremoto
d’Abruzzo: CCP 17-311510-3).
Susanna Gorga
Ginevra
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L’intervista
Un diplomatico
al servizio dell’Umanità
Incontro con Cornelio Sommaruga
umanitario mondiale. Ora Sommaruga
vi è rimasto come Presidente Onorario
oltre a presenziare altre organizzazioni
umanitarie con sede in Svizzera come
la Business Humanitarian Forum, Initiatives for Change e Foundation for
the Future. Una vita piena d’incontri
e di successi al servizio dell’umanità.
Sorridendo, dice, “mi sono intrattenuto con più di 100 uomini di Stato, mai
nessun presidente svizzero ne ha visti
così tanti!”
Quindi, possiamo dire che la diplomazia umanitaria è per lei il richiamo
del cuore ?
“Ho avuto un’educazione classica italiana, cattolica, con molta
apertura sulla Svizzera. Il padre
58
T
ra i personaggi italiani intervistati da noi in Svizzera, Cornelio
Sommaruga è senz’altro un personaggio atipico, oltre che affascinante,
nato a Roma da genitori italo-svizzeri,
che opterà per la nazionalità svizzera
quando deciderà di abbracciare la
carriera diplomatica elvetica. Sposato
con l’italiana Ornella, felice padre di
sei figli e nonno di 16 nipoti, è l’unico
nella famiglia a non avere ancora il
passaporto italiano anche se nel cuore lo è sempre rimasto.
Incontrarlo ed intrattenersi con lui è
stata un’esperienza interessantissima.
Ci ha trasportati nella storia, nella diplomazia di un tempo, nell’economia,
nell’umanitario, regalandoci racconti
bellissimi conditi con episodi felici
di vita familiare. Un uomo entusiasta
che ha sempre voluto seguire il suo
triplice moto di vita che lo guida
dall’età di 17 anni: “servire, difendere
la dignità umana e vivere in e per la
famiglia”.
Cornelio Sommaruga è conosciuto
nel mondo intero per essere stato
Presidente della Comitato internazionale della Croce Rossa - CICR
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per tredici anni (e tre mandati),
certamente il Presidente più amato di
questa istituzione e che ancora oggi
tutti riconoscono come tale. Con lui il
CICR, con sede a Ginevra, ha avuto
visibilità universale ed oggi è tra le
organizzazioni internazionali umanitarie più attive e conosciute nel mondo
intero. Per questa ragione Sommaruga
è rinomato come “il diplomatico al
servizio dell’umanità”.
Infatti passa per tre fasi nella sua
carriera: la diplomazia classica bilaterale espletata specialmente nell’area
europea, la diplomazia economica
- commerciale con ruoli direttivi in
organizzazioni come l’EFTA, il GATT
e l’UNECE e come Segretario di Stato
agli Affari Economici, per concludere
con la diplomazia umanitaria diventando Presidente del CICR.
A questa esperienza ha seguito la Presidenza al GICHD-Geneva International Centre for Humanitarian Demining (ovvero il Centro di Ginevra per
lo Sminamento Umanitario), dal 2000
al 2008. Era stato lui infatti nel 1994,
durante la sua Presidenza al CICR
a lanciare il progetto di sminamento
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Di Susanna Gorga
[email protected]
In basso,
l’intera
famiglia
di Cornelio
Sommaruga.
di mia madre, era il pediatra dei
figli di Vittorio Emanuele III e
della Principessa Mafalda, le due
famiglie si frequentavano e noi
figli giocavamo insieme, andavo
a scuola a Castel Porziano con
Maria Pia e Vittorio Emanuele.
Quindi dalla più tenera infanzia sono in contatto con i nobili
romani. Mio nonno fu Senatore
del Regno, la mia madrina e prozia Carolina Sommaruga sposa
uno svizzero, Emilio Maraini,
pioniere in Italia dell’estrazione
di zucchero dalla barbabietola, e
crea un impero.
Diviene Deputato e nel 1905
inaugura la villa Maraini a Roma
in zona Ludovisi-Boncompagni.
Divenuta vedova, la zia Carolina rimane a Roma, si dedica
alla beneficienza ed alla Croce
Rossa e chiama mio padre Carlo
per aiutarla ad amministrare
le aziende del marito. La villa
della zia Carolina, su consiglio
di mio padre, sarà donata allo
Stato italiano per creare l’Istituto
svizzero di Roma, che accoglie
artisti ed universitari svizzeri che
abbiano un interesse speciale per
Roma, come borsisti, oltre ad essere sede della biblioteca elvetica
e di esposizioni e concerti.
Durante la II Guerra Mondiale,
mio padre Carlo rimane a Roma
presso la Legazione Svizzera
(paese neutrale) per occuparsi
della difesa dei Paesi stranieri
- USA, Regno Unito, Francia,
ecc, quindi la diplomazia comincia a scorrermi nelle vene sin
dall’infanzia. In quel periodo mia
madre e noi 4 figli rientrammo
in Svizzera al Monte Ceneri tra
Lugano e Locarno, ma ricordo
lo scambio di corrispondenza tra
i miei genitori che passava per
corriere diplomatico e che conteneva delle informazioni cifrate
che mio padre trasmetteva a mia
madre perchè lei potesse passarle
durante gli incontri degli ebrei
a Piazza della Riforma a Lugano
59
Ginevra
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L’intervista
60
(anche conosciuta come Piazza
della ‘Gerusalemme liberata’,
dopo le 12h30, quando gli internati dovevano rientrare per il
pranzo), lettere che mia madre
mi lasciò alla sua morte e che
ora sono presenti nell’archivio
storico svizzero.
Questi momenti storici, l’umanitarismo insito nella nostra
famiglia, la diplomazia, la guerra,
hanno molto marcato la mia vita
e la scelta professionale. Tornato
a Roma dopo la guerra fondai
con un gruppo di amici gli ‘scout
nautici’, le nostre attività si
svolgevano sul Tevere in mare, a
Ponza, Zanone, il Giglio e l’Elba
e negoziavamo con la marina militare! Poi, durante un esercizio
spirituale con i frati benedettini a
Subiaco, nacque il motto ‘servire, difendere la dignità umana e
vivere in e per la famiglia’ che mi
accompagna ancora oggi.
Un racconto molto lungo per
spiegare come sono arrivato alla
“diplomazia umanitaria”.
Quando mi chiamarono al CICR
mi sono detto che finalmente
avrei potuto seguire in pieno il
mio motto di vita. Quando arrivai
alla Croce Rossa mi resi conto
che si trattava di un lavoro molto
più politico di quanto imaginassi,
mi sentì come un nuotatore in
un oceano politico che avrebbe
dovuto avere una grande forza
per non bere e per non perdere
quella neutralità che avrei dovuto
salvaguardare sopra ogni cosa.
D’altronde della Croce Rossa
conoscevo molto poco all’epoca
attraverso mia madre e mia zia
Carolina. Sono stati mia moglie
ed i miei figli che ne conoscevano le attività meglio di me che
m’incoraggiarono ad accettarne
la presidenza”.
Quali sono le attività che l’hanno
maggiormente segnata durante la sua
presidenza al Comitato Internazionale
della Croce Rossa?
“Il mio primo compito come Presidente del Comitato della Croce
Rossa fu di dare visibilità al CICR
e ‘posizionarla nella mappa delle
organizzazioni internazionali’,
un obiettivo che sono riuscito ad
espletare con successo.
Durante la mia presidenza al
CICR ho creato un dogma basato
su tre principi che mi hanno guidato in questo ruolo: la neutralità
e cioè di non schierarsi mai da
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una parte o l’altra; l’imparzialità
perchè non ci sono vittime buone
o cattive, ma sono prima di tutto
delle ‘vittime’, e sono tutti fratelli; l’indipendenza finanziaria.
Uno dei grandi successi sotto la
mia presidenza è stato di passare da un budget di CHF 350
milioni all’anno ad un budget di
CHF 950 milioni l’anno grazie
ai contributi volontari degli Stati
del mondo. Tra i risultati che
mi sono rimasti più a cuore è
stato l’ottenimento all’accesso ai
prigionieri di guerra, ai prigionieri politici ed ai detenuti civili
per poter far si che i delegati
della Comitato della Croce Rosa
potessero far loro visita, costatare di persona la loro situazione e
trasmettere messaggi alla famiglia
per tranquillizarla. Inoltre, una
grande soddisfazzione per me, è
stato il fatto di essere riusciti a
dare assistenza a queste persone
in modo che anche in prigione
avessero una vita degna ed ottenere che siano trattati secondo
le convenzioni internazionali. Ho
molte volte negoziato io stesso
accordi di alto livello con Ministri
e Presidenti di Paesi che tenevano detenuti nelle loro prigioni come ad esempio con Fidel
Castro per la visita ai prigionieri
politici di Cuba. Tra gli obiettivi
raggiunti la possibilità di visitare
i prigionieri a più riprese per
assicurarci della loro situazione,
la registrazione di queste persone
in modo da sapere dove fossero,
il colloquio con i delegati della
Croce Rossa senza testimoni.
In questo modo abbiamo ottenuto il miglioramento delle condizioni di vita e di soggiorno dei
prigionieri: igiene, nutrizione,
assistenza medica. Altre attività che mi hanno molto toccato
sono state quelle di assistenza
fisica alla popolazione civile, agli
sfollati in situazioni di guerra
come ad esempio in Somalia tra
il 1992 e 1996 quando la Croce
Rossa riuscì a salvare i milione
di Somali assicurando l’assitenza
alimentare alla popolazione. La
mia priorità è sempre stata la
salvaguardia della sicurezza dei
miei delegati: si contano circa
2000 collaboratori espatriati nel
mondo che offrono assistenza alle
popolazioni in pericolo. Ho avuto
purtroppo la perdita di numerosi
delegati in missione e perdere
questi amici e colleghi è stato
il punto più doloroso e difficile
del mio ruolo come Presidente
del Comitato della Croce Rossa
Internazionale.
È stato un lavoro pieno di soddisfazioni, ma anche molto duro
fisicamente e psicologicamente.
Tutto ciò è sato ricompensato
da un meraviglioso rapporto
con i miei collaboratori. Alla
fine del mio terzo mandato mi
hanno regalato un libro d’oro
con messaggi di 10.000 collaboratori. Messaggi toccanti, pieni
d’affetto, che mi hanno e continuano a riempirmi d’emozione.
Poi, un ricordo molto speciale va
alle infermiere: ho sempre avuto
un debole per il compito delle
crocerossine confrontate con la
malattia e la morte. Lo sforzo
di essere vicino alla persona che
soffre è incomiabile.
Mi sono reso conto che la maggior parte dei colleghi deceduti sul lavoro erano proprio le
infermiere: in Sierra Leone, nelle
Filippine, in Cecenia, in Somalia… la lista è lunga. Quando ho
lasciato il CICR ho voluto fare
un regalo a questa istituzione.
Un quadro dell’artista comasco
Ugo Bernasconi, cugino di mia
madre, intitolato ‘la crocerossina’ dipinto dopo la II Guerra
mondiale. Questo quadro mi era
stato regalato dalla figlia di mio
cugino, alla sua morte ed o ho
voluto fare questo gesto in omaggio all’infermiera ignota. Si parla
sempre del milite ignoto mentre
non si parla mai del duro e amorevole lavoro delle infermiere.
Oggi questo quadro si trova nella
Salle Appia del Comitato Internazionale della Croce Rossa”.
Si conclude così il nostro incontro,
diciamo, per “mancanza di tempo”,
perchè ci vorrebbero ore ed ore per
ascoltare quest’uomo, economista e
diplomatico dal cuore umanitario,
guidato dal bisogno di aiutare le
popolazioni in pericolo: la gente che
soffre nel mondo. Siamo tentati di
dire che questa è la fine della prima
puntata di una storia ricca di avvenimenti e successi personali. Siamo più
che certi che la tentazione di passare
un altro pomeriggio con Cornelio
Sommaruga per poter conoscere tante
altre sfaccettature delle sue numerosissime attività, ritornerà prestissimo
dirrompente!
Susanna Gorga
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Brevi da...
A cura di Susanna Gorga
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Giulia Giori crea GGiullery
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Giovanissima, Giulia Giori Chatila
(nella foto), segue la sua passione e
decide di creare il proprio brand di
gioelleria “GGiullery” dopo qualche
anno di studi di marketing, management e coaching interattivo.
D’altronde sembrerebbe quasi una
scelta naturale già insita nel suo nome
stesso, e che porta a pensare proprio
ai gioelli. La vita ha la caparbia di
tessere il suo percorso impercettibilmente ed un giorno accade proprio
quello che era scritto da sempre.
Sono dei modelli giovani, freschi, di
tendenza, che rispecchiano innanzitutto l’italianità e l’allegria di Giulia,
oltre la sua educazione, la cultura della sua famiglia ed il suo vissuto. Un
riflesso di tutto ciò che rappresenta
il bello, l’arte e l’affetto che l’hanno
circondata da piccola, magicamente
miscelato con tantissimi viaggi in
posti lontani e vicini, e molto, moltissimo gusto. Gioielli pieni d’emozione
che richiamano la parte d’infanzia
che c’è in ogni uno di noi, ciondoli e
lucky charms pieni di significato che
ci “accompagnano” e ci “proteggono”
come ad esempio la collezione creata
intorno all’occhietto blu, simbolo
contro il malocchio in medioriente,
o i piccoli Budda indiani che ispirano alla tranquillità dell’anima e del
pensiero. Sono gioielli tipicamente
italiani nello stile che interpretano
cultura e tradizioni di altri mondi.
Gioielli che ci riportano indietro nel
tempo, quando ogni bambina aveva il
braccialetto con il suo nome. Giulia
ha rivisitato questa idea mettendola al
passo dei tempi e offrendo un prezioso
oggetto dove scrivere il nome di un
bimbo o di chi porti nel cuore per
tenerlo sempre con te. Altro simbolo ricorrente è il teschio che per lei
rappresenta l’anima e la vita, perchè
non ha paura della morte e anzi, vede
l’aldilà come il passaggio ad un’altra
vita bellissima, i suoi teschi sono sorridenti e simpatici con cuori di rubini
e diamanti al posto degli occhi.
Il gioello e deve essere un oggetto
bello e ludico da portare, dice Giulia,
“m’ispiro molto alla simbologia e più di ogni altra cosa mi
piace riuscire a rappresentare
lo stile di una persona e personalizzare il mio gioiello al gusto
della cliente”. Infatti oltre la sua
collezione, che rinnova ogni sei mesi,
crea anche gioelli su misura. “Creo
gioielli che avrei voluto avere e
che non riuscivo a trovare. Ho
voluto una collezione con prezzi
ragionevoli, perchè ogni donna
possa comprarseli senza dover
aspettare che un uomo glielo
regali per un’occasione speciale”.
Un accessorio che colpisca la donna
emotivamente al quale sarà attratta per il suo significato, perchè gli
ricorda qualcosa o qualcuno, perchè
gli porterà fortuna e che deciderà di
adottare ed indossare sempre.
Dove trovarla:
Eden Showroom - Hôtel Kempinski 19
Quai de Mont-Blanc - Ginevra
Tel. (+41) 79.355.3950
Tel. (+41) 22.300.4440.
www.ggiulery.com
Ginevra
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Noi-2: i Barilla
Questa coppia di fotografi per passione ha sviluppato tanti temi e soggetti
tra cui uno specialmente ludico intorno al cioccolato, su richiesta di un
Maître chocolatier di Ginevra, Christian Constant, nel cui negozio tea
room si possono trovare le loro opere
che adornano le mura, foto di testi e
portraits disegnati come dei cartoons
con lucido cioccolato fondente che
sono riusciti ad immortalare con un
procedimento inventato da loro e che
rimane segretissimo. Ma la loro creatività non ha limiti, e quest’anno, a
parte foto di composizioni e messe in
scena, hanno anche realizzato mobili
dal design ovviamente contemporaneo
ed originale come ad esempio una serie di coffee table e tavoli da pranzo.
Hanno creato ed esposto con successo
in varie fiere, tra cui Art Paris, uno
dei loro pezzi romantici intitolato
“Boule d’Amour”. Per questo autunno
stanno creando la continuazione
Riccardo e Sandrine Barilla nel loro salotto con uno dei loro coffee table
e una loro foto artistica “et l’homme crea la bulle”.
64
“Noi-22, è la firma di Riccardo e
Sandrine Barilla. Il “2” è il loro
numero portafortuna, perchè ricorda
il giorno del loro incontro, ma anche
perchè così hanno deciso di vivere e creare in due e insieme. Uniti
nell’arte fotografica, come nella vita,
vengono ambedue dal freddo mondo
della finanza e hanno scoperto di
avere una grande passione artistica in
comune. Il desiderio di fare qualcosa
insieme li ha spinti ad abbracciare la
fotografia totalmente lasciando andare
le redini e cambiando vita e professione. La voglia di liberarsi dagli schemi
li spinge verso l’arte contemporanea
e la loro vita ormai è guidata solo e
soltanto dal piacere della creazione.
Cifre e gestione patrimoniale vengono abbandonati per dare spazio alla
loro anima artistica che pur spesso è
ispirata proprio dalla finanza, com’è
il caso della loro ultima serie di fotografie dal nome “Untitled” che riflette
la loro percezione del mondo dell’arte
e la relazione tra arte e investimento
che hanno esposto a Ginevra e a Parigi durante il 2008.
Le loro foto artistiche mettono in
scena la realtà vista attraverso i loro
occhi, con sguardo lucido, ironico e a
volte perfino irriverente. La loro arte
è ispirata al mondo d’oggi, la crisi
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finanziaria, le mode, l’investimento
nell’arte, i stereotipi che influenzano
il mondo e che danno importanza a
certe consuetudini e modi di fare perchè così detta il trend. Insieme hanno
voluto mettere in scena le assurdità e
realtà che viviamo faccendole diventare opere artistiche che sorprendono
e denudando d’importanza gli schemi
ancorati dell’arte contemporanea e del
suo mercato, offrendo al pubblico la
loro percezione irriverente di arte-investimento, e dell’art-brand.
Tell me - della serie arte al cioccolato.
Hortensia - Boule d’Amour.
della serie “Untitled” di cui il nome
della serie resta ancora da decidere.
Questa volta si pongono in posizione
di osservatori e metteranno in scena
quello che la gente pensa degli artisti,
focalizzando l’attenzione anche su
loro stessi tra gli artisiti, naturalmente
con la loro sottile ed ironica autocritica. L’ultima mostra è stata quella dal
22 al 26 ottobre scorso alla Fiera Art
Elysée a Parigi dove hanno esposto
con la Galleria Bel Air Fine Art, e in
novembre alla manifestazione “Nuits
des Bains” a Ginevra da Bafa Photo.
Per scoprire Noi-2:
www.barilla.com
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A cura di Susanna Gorga
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CONCERTO PER IL CLIMA
Un momento del concerto, il Maestro Tommaso Placidi, direttore d’orchestra, e i solisti Julian Rachlin (violino),
Torlief Thédéen (violoncello) e Itamar Golan (pianoforte) con l’Orchestra Sinfonica di Vienna (photo credit: www.
point-of-views.ch)
2009, è stato l’anno del cambiamento climatico l’opportunità unica per
sensibilizzare l’opinione pubblica
alla crisi climatica con l’obiettivo di
stimolare globalmente una “crescita
verde” ad inferiore consumazione di
carbonio, unica condizione di una
prosperità economica duratura.
In dicembre, a conclusione di questo
anno i governi del mondo intero si
riuniranno a Copenaghen per sigillare
un nuovo accordo sul clima che dovrà
essere ambizioso, equo, ed efficace in
materia di riduzione delle emissioni
senza dimenticare di propagare le
direttive necessarie per aiutare i paesi
ad adattarsi alle conseguenze inevitabili del cambiamento climatico.
Si è tenuto a quest’autunno a Ginevra,
organizzata dall’OMM, Organizzazione Meteorologica Mondiale, la terza
Conferenza mondiale sul clima, tappa
cruciale sulla strada che conduce a
Copenaghen.
Una conferenza organizzata per
favorire il lancio a scala mondiale
di iniziative che mirano a ridurre le
emissioni di gas ad effetto serra ed a
rallentare il riscaldamento del clima.
Iniziative a carattere pluridisciplinare
che concernono un ventaglio di settori socioeconomici, con lo scopo di
fornire ai decisioniari soluzioni ed informazioni scientifiche di alta qualità.
La conferenza, organizzata in partenariato con le Nazioni Unite e numerose
organizzazioni internazionali, partner
regionali e nazionali ha riunito capi di
stato, scienziati e dirigenti del mondo
intero per rispondere all’urgente
bisogno della società di disporre di
previsioni e di notizie climatiche che
permettano di anticipare e di gestire
meglio i rischi legati al clima.
La Confederazione elvetica, paese
ospite della Conferenza, ha voluto
rendere omaggio all’organizzazione
Meteorologica Mondiale, assieme
alla Repubblica e Cantone e la Città
di Ginevra partecipando alla realizzazione di un magnifico concerto al
Victoria Hall con l’orchestra Sinfonica
di Vienna, diretto dal Maestro Tommaso Placidi e con la partecipazione
di tre solisti di fama internazionale,
come Julian Rachlin al violino, Torlief
Thedéen al violoncello, ed Itmar
Golan al piano.
Un magnifico momento di comunione,
realizzato dall’organizzatrice Suzanne
Hurter per offrire ai conferenzieri,
capi di stato al corpo diplomatico
di Ginevra e ginevrini, un sontuoso
concerto con un programma musicale, magistralmente scelto da Placidi
che ha visto susseguirsi le opere di
Ludwig Van Beethoven interpretate
da una delle orchestre più rinomate al
mondo e che si è concluso coronato da
ben tre standing ovations in omaggio
all’Orchestra e al Direttore.
Numerosi altri sostenitori hanno
voluto partecipare alla realizzazione
di questo speciale evento musicale in
onore ad un tema essenziale per noi
tutti come il Crédit Agricole, i Services Industriels de Genève, l’Emiro
del Kuwait ed il Governo del Kuwait e
tante personalità del mondo internazionale che hanno concorso con il loro
contributo al successo della manifestazione.
Il romano Placidi ha dato una “nota”
italiana a questa importante manifestazione internazionale dedicata
ad uno dei temi di maggior interesse
per il nostro pianeta. Abbiamo voluto
incontrarlo per chiedergli il suo punto
di vista.
Come, secondo lui, la musica possa
essere propagatrice di sensibilizzazione e di informazione per temi di
interesse sociale come il clima?
La Musica, la cui vera essenza è
l’armonia, sviluppa l’ascolto, facoltà
essenziale per l’intesa con gli altri.
Colui che assiste ad un concerto può
essere toccato dalla genialità del
compositore, dal talento degli esecutori, ma non bisogna dimenticare il
duro lavoro di armonizzazione che li
sostiene e che l’auditorio percepisce
fino a sentirsi parte attiva in questo
momento di vera socialità.
La musica può diventare dunque un
vero impulso a realizzare quell’atteggiamento sociale che dovrebbe
essere coltivato nelle varie riunioni
internazionali, quando si decidono
gli accordi e le strategie per il bene
dell’umanità.
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Ginevra
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Ginevra in vendemmia
66
L’assenza di vigne al centro di Ginevra non ha impedito di organizzare la
manifestazione “Les Vendanges de la
Rue du Rhône” nel cuore pulsante
del centro commerciale ginevrino per
eccellenza. Così il mese di settembre,
è stato protagonista di
una spettacolare manifestazione innovativa:
Les vendanges de la
rue du Rhône.
Un eccellente “millésime” per la strada
che raccoglie le più
belle boutiques della
città; in tutto hanno
partecipato all’evento una cinquantina,
assieme a 50 vignaioli
che hanno aderito
all’idea.
Si è trattato di una
festa certo inusuale ma molto ben
organizzata oltre che innaffiata da
ottimi vini e non dalla pioggia! Forse
alcuni potrebbero pensare, strano il
connubbio tra produttori di vino e la
vendita di oggetti di lusso. Ma a volte
le alleanze più improbabili possono
essere anche le più felici. Questa vendemmia urbana ne è stata certamente
un ottimo esempio.
Il concetto che aveva come obiettivo
di far conoscere i vignaioli svizzeri in
un’atmosfera accogliente e di attirare un pubblico più vasto a visitare
le boutiques di lusso ha funzionato
perfettamente. Ginevra è rimasta
meravigliata e sorpresa dall’atmosfera
che si è creata in strada così come nei
negozi stessi.
Le entrate dei negozi
erano adobbate da
piante verdi e tappeti
rossi, le piazze adiacenti servivano come
scene per concerti di
svariati ed eccellenti
gruppi musicali, il
tempo era superbo:
ogni elemento ha
contribuito al successo
di questo evento senza
precedenti.
L’organizzazione della
manifestazione ha voluto abbinare ad ogni negozio un unico produttore di vino il quale offriva
vini rossi e bianchi di sua produzione.
Il risultato è stato molto interessante
ed il pubblico ha potuto godere dei
migliori risultati dei vigneti svizzeri.
Così Max Mara ci ha rivelato Luc
Massy e il suo eccellente “Chemin de
Fer”. I suoi vigneti si trovano a Clos
du Boux, nella città di Epesses nel
cuore della zona del Lavaux decretato
patrimonio mondiale dell’umanità
dall’UNESCO. Luc Massy è stata lieto
di condividere i suoi vini tanto quanto
la sua filosofia di vita e soprattutto
il suo orgoglio per la stupenda zona
del Lavaux ricoperta di vigneti che
si trova sulla costa, nel Canton Vaud,
subito dopo Losanna.
L’elegante boutique Tod’s ha presentato Alain Rolaz del Domaine de Chantegrive a Gilly che ha stupito gli ospiti
con i suoi vini profumati, dal nome
rivelatore “Crescendo”, “Soprano”
e “Cantabile”. Una vera gioia per il
palato! Una bella sorpresa ci aspettava da Celine dove abbiamo trovato
“Le Lézard Rouge” dell’antico casato
di Badoux a Aigle. A parte l’eccellente qualità del vino, risultato di un
assemblaggio di vitigni a bacca rossa
vinificati in modo particolare, attira
l’attenzione la sua etichetta, disegnata
da Hans Erni, creata appositamente
per celebrare il centenario della casa
Badoux, che ha la stessa età del più
famoso artista svizzero. Questi pochi
esempi descrivono in modo molto
incompleto questa riuscitissima serata
insolita dove i sapori ed il nettare dei
migliori vini proposti dai numerosi
vignaioli si confondevano deliziando
gli ospiti in anteprima e ci auguriamo
che sarà una prima edizione, seguita
da molte altre.
Margareta Stroot
I primi vent’anni
della Nova fin
Per celebrare il ventesimo anno di vita della Novafin SA,
Francesco Valerio, proprietario e Presidente ha voluto
aggiungere un’ennesima opera d’arte alla sua già ricca
collezione.
Nel verde parco che circonda la stupenda sede della società, immobile di gusto mediterraneo nel cuore di Ginevra,
oramai “sfrecciano” tre giganteschi cavalli in marmo di
carrara di colore grigio, rosso e bianco.
Criniere al vento, queste opere d’arte, ricavate da rigido
marmo, danno l’impressione di essere vive e piene d’energia e guardandole sembra che galoppino briosamente alla
scoperta di questo luogo diventato la loro nuova dimora.
L’autore è l’artista Mario Ceroli di cui molti conosscono la
predilezione per i cavalli e di cui senz’altro conosciamo
l’opera che troneggia all’entrata della RAI a Roma - un
magnifico cavallo di bronzo.
Dopo varie esperienze nel settore bancario in Italia ed
all’estero, Francesco Valerio arriva a Ginevra nel 1985 come
Amministratore Delegato della Intrafin, la società finanziaria
della FIAT che si occupa di export financing. Nel 1989 crea
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Francesco Valeri con sua moglie Carla. (Photo: Fabrizio Singarella).
la sua propria società, che chiama Novafin e che si occupa di ingegneria finanziaria e di finanziare esportazioni di
merci e progetti verso ed in Paesi in via di sviluppo come
Cuba, Algeria, ex URSS. Valerio vive tra Ginevra, la sua
città di residenza, Napoli, sua città di origine, e l’Havana, la
sua città di adozione. Conosce personalmente Ceroli all’ini-
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A cura di Susanna Gorga
[email protected]
zio di quest’anno e per coronare il successo di vent’anni di
attività, gli chiede di creare un’opera d’arte dandogli come
unico spunto un tema: i cavalli.
Decisione del tutto naturale per Valerio che, oltre a dedicarsi con passione al suo lavoro, ha la passione per il bello, per
l’arte, la cultura e la letteratura.
Questo personaggio eclettico è tra i più grandi collezionisti
di arte antica napoletana e predilige artisti contemporanei
come Ceroli, e gli artisti cubani come Wilfredo Lam ai quail
si è avvicinato grazie al suo amore per Cuba.
Di famiglia napoletana, da cui ha ereditato la passione per
la cultura e l’arte, nel 1990 inizia con la moglie Carla a dedicarsi in maniera seria al collezionismo d’arte napoletana
del ‘600, ‘700 ed ‘800.
“Dopo anni di lavoro, era arrivato il momento di
dedicarsi all’arte ed alla cultura” dice. E siccome, Valerio non fa niente a metà la sua è la collezione d’arte antica
napoletana più importante di un collezionista privato.
Ma come scelgono i quadri i Valerio? “Carla ed io compriamo quadri che ci piacciono ai quali siamo attirati
e che diventano parte di noi.
Ogni quadro che abbiamo nella collezione si manifesta in maniera diversa e lo scopriamo ogni giorno
da un nuovo angolo, ed ogni volta ci sorprendiamo ad amarlo di più. Comunque, a parte il primo
impatto visivo di attrazione, abbiamo la fortuna di
essere consigliati dal Soprintendente Nicola Spinosa
che ha guidato per venticinque anni la Soprintendenza speciale per il Patrimonio storico artistico ed
etnoantropologico di Napoli. Tutti i nostri quadri
hanno l’autentica del Museo di Capodimonte, uno
dei più importanti musei del mondo. Abbiamo anche
organizzato molte mostre con i nostri quadri all’estero che sono stati esposti in 16 musei, sia in Italia,
che in Spagna, Austria, Cuba, Messico, Germania,
Stati Uniti, Francia, perchè per Carla ed io, l’arte è
cultura e bisogna mostrarla!”
In seguito inizia ad interessarsi ad autori contemporanei,
prima per amore di Cuba e poi con Ceroli, la cui arte lo
attira perchè è allo stesso tempo, contemporaneo e classico.
“È stato un avvicinarsi facile perchè lui si rifà al mio
modo di vedere, di sentire, al classico, che interpreta in modo moderno, ci racconta”.
Alla Novafin, a parte il grande spazio riservato ad una parte
della collezione di arte antica napoletana, vi è ormai, la sala
Ceroli, dove sono esposti dei quadri magnifici e naturalmente la sala dedicata agli artisti cubani. Di Ceroli, possiede
anche altre due bellissime sculture di bronzo: Zeus ed Il
Tuffatore e adesso sono arrivati I cavalli che nitriscono,
galoppando felicemente nel verde parco.
Bsi, una finestra italiana sul mondo
A sinistra Marco Betocchi e a
destra Stefano Catelani.
Operare in un mercato maturo e
complesso quale quello svizzero
rappresenta una delle maggiori sfide
in termini strategici in considerazione
dell’incisiva presenza internazionale
in Svizzera e della possibilita di fare
business anche con rappresentanti di
altri Paesi, per la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS), un
obiettivo certo non sempre facile da
raggiungere.
Fondato nel 1909 a Zurigo, il CCIS ha
indubbiamente contribuito enormemente allo sviluppo delle relazioni
commerciali tra Italia e Svizzera. Tra
i suoi 800 membri attuali molti sono
imprenditori, dirigenti di grandi multinazionali, banchieri, avvocati.
Da un anno l’Ufficio di Ginevra del
CCIS, in collaborazione con l’Associa-
zione Calimala, presieduta dall’avvocato Stefano Catelani ha proposto una
serie di pranzi-conferenza dal titolo:
“gli italiani e la finanza in Svizzera ed
in Europa: dalla storia all’attualità”.
All’interessantissima presentazione
di Emanuele Zanon di Valguirata sul
tema: Banca Vonwiller, Banca Morval:
una storia di banchieri tra l’Italia
e la Svizzera, allo scorso giugno ha
seguito, quest’autunno, la conferenza
di Marco Betocchi, direttore Private
Banking della Banca della Svizzera
Italiana di Ginevra.
Nella splendida cornice di uno dei
più bei 5 stelle di Ginevra, l’Hôtel Le
Richemond, appartenente al gruppo
alberghiero The Rocco Forte Collection, il direttore del catering, Leonardo Temperini ha accolto gli ospiti
deliziandoli con un ottimo pranzo di
specialità italiane miscelando il gusto
e l’art de vivre made in Italy.
Raccontare il percorso storico di oltre
130 anni di attività della più grande
banca ticinese, il Gruppo BSI, con
particolare attenzione alla sua entrata
nel 1998 nel Gruppo Generali e l’acquisizione della Banca del Gottardo
nel 2008 non è stato un esercizio difficile per uno specialista di fama, come
Marco Betocchi.
I suoi colleghi del settore finanziario
presenti al pranzo-conferenza non
hanno mancato di sollevare questioni
pertinenti circa gli alti e bassi della
crisi finanziaria. Come resiste alla
Banca BSI in questi tempi difficili?
“Cerca di fare del suo meglio
lavorando come sua consuetudine
con la massima professionalità
ed il rispetto per il cliente” - ci
assicura Betocchi.
Uno dei punti più interessati della
presentazione di Marco Betocchi è
stato la descrizione della creazione nel 1973 della Fondazione del
Centenario della Banca della Svizzera
Italiana. Tra le numerose attività
culturali dell’istituto finanziario, la
Fondazione svolge un ruolo fondamentale assegnando dei premi a coloro che abbiano operato a favore dello
sviluppo dei rapporti italo-svizzeri,
contribuendo a migliorare l’intesa e la
comprensione tra il popolo svizzero ed
italiano o all’accrescimento del loro
comune patrimonio culturale.
Da oltre 30 anni ormai questo premio
mette in evidenza dei grandi personaggi di nazionalità italiana, come ad
esempio Giorgio Orelli premiato nel
2008, e così facendo attraverso la
presenza internazionale della BSI, si
apre una finestra che guarda ad una
cultura ricca, ma non sempre ben
conosciuta.
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Nelly Popova
Ginevra
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BERLINO
L’Arte contemporanea
di Mario Mazzoli
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Campagna Abbonamenti 2010 al magazine “Il Foglio Italiano”
sul sito web: www.foglioitaliano.com
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Segue
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í
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70
L’Arte
contemporanea
gestita dall’italiano
Mario Mazzoli
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Nella pagina
a lato,
Shingo Inao,
Foreground,
2009 e
Douglas
Henderson,
Fadensonnen,
2009.
Sotto,
Mario
Mazzoli,
artista
e gallerista.
L
à dove la pratica artistica incontra la sperimentazione musicale
nasce la sound art, un genere poco
noto in Italia, ma già ampliamente
sviluppato qui a Berlino grazie al
In basso,
Martin
Daske,
Mémoiren
eines
Echonebels,
2009.
rivata anche dalla storia familiare (il
padre Emilio Mazzoli gestisce da anni
una galleria d’arte contemporanea a
Modena) alla quale Mario desiderava
contribuire apportando la sua specializzazione così innovativa.
Dopo dieci anni trascorsi tra New
York e Boston, a studiare composizione e musicologia, Mario Mazzoli
ha scelto Berlino per vari motivi.
Innanzitutto perché è una capitale
internazionale che fornisce visibilità,
soprattutto nel campo dell’arte contemporanea. Poi per la ricca tradizione nell’ambito musicale: Berlino
ha una grande storia di orchestre,
performer, istituzioni e tanti sono gli
artisti che vivono qui che sperimentano con la musica.
Oltre a ciò si aggiunge l’alta qualità
della vita a prezzi onesti. A Berlino
si ha la possibilità di realizzare molto
con pochi soldi, di affittare grandi
spazi a costi limitati. Pur essendo una
grande città, l’atmosfera è pacata,
il traffico è contenuto e i ritmi sono
meno accelerati di città quali Londra
o New York. Infine c’era la voglia
di avvicinarsi all’Italia, ma senza
trasferirsi in Italia, dove c’è più tradizionalismo e un maggior scetticismo
rispetto a una forma d’arte di questo
genere. La galleria Mario Mazzoli si
BERLINO
Di Silvia Anna Barillà
[email protected]
trova in Zimmerstraße, di fronte a
un complesso di gallerie che ospita
alcuni dei nomi più noti del panorama
locale.
Attraversando i quattro ambienti di
cui si compone la galleria, separati da
porte che isolano i suoni delle opere,
ci s’imbatte in opere che non hanno
solamente un impatto sonoro ma
anche visivo. E ci si chiede, che cos’è
di preciso la sound art? Mazzoli evita
di dare una definizione per abbattere
le etichette, ma distingue due grandi
ambiti: da un lato le opere interdisciplinari, che accostano allo studio sul
suono un aspetto visivo che si esprime
attraverso la scultura, la fotografia o
il disegno, e mirano a provocare un
effetto più evocativo nell’osservatore.
Tale compenetrazione deriva in
parte anche da un’esigenza pratica
di vendita dell’opera, per cui talvolta
vengono accostate all’opera fotografie
dell’installazione.
Un lavoro di questo genere, altamente evocativo, è l’installazione
“Foreground” dell’artista giapponese
Shingo Inao (in mostra alla Galleria
Mario Mazzoli dal 7 novembre al 19
dicembre 2009 insieme alle opere del
duo tedesco Serge Baghdassarians
e Boris Baltschun), composta da
sette pannelli di legno che, sospesi
71
lavoro di istituzioni quali la SinguhrHoergalerie, che da dieci anni a
questa parte ha organizzato circa 50
mostre di artisti tedeschi e internazionali, inizialmente all’interno di una
chiesa, oggi nei grandiosi ambienti di
una ex-riserva d’acqua.
Adesso, per iniziativa di un giovane
italiano Mario Mazzoli, è nata a Berlino anche una galleria commerciale
che si rivolge a questo ambito.
L’idea di Mazzoli, nato nel 1976 a
Modena, è scaturita dalla necessità di
colmare una lacuna nel panorama galleristico locale e non, e di educare il
pubblico a una forma d’arte di nicchia
sconosciuta ai più. La decisione è de-
Berlino
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A sinistra,
Douglas
Henderson,
Dukatenscheißer,
2009.
A destra,
Panayiotis
Kokoras,
Delirium,
2008.
ferma la conoscenza del genere in un
pubblico più ampio. Tra gli artisti che
lavorano nella direzione strettamente
sonora ricordiamo Agostino di Scipio,
Panayiotis Kokoras e Martin Daske.
L’opera di quest’ultimo in particolare
dimostra come sia anche possibile
la completa compenetrazione dell’aspetto visivo e sonoro senza che
uno sia funzionale all’altro. Egli
ha creato infatti una serie di disegni in cui rappresenta suoni, che
poi codifica attraverso il computer
secondo parametri che tengono conto
di forma e colore, per trasformarli
così in composizioni per l’ascolto.
L’iniziativa dell’artista italiano ha
già riscosso un acceso interesse e
numerosi riconoscimenti, sia da parte
del mondo dell’arte, con l’ammissione
72
verticalmente, suggeriscono un’immagine architettonica, mentre i suoni
che provengono dai pannelli evocano i
rumori della metropoli. Anche l’artista
statunitense Douglas Henderson è legato all’aspetto costruttivo ed estetico
delle opere. Si veda a questo proposito l’opera “Fadensonnen”, formata
da una serie di altoparlanti legati a
una corda tesa, che esplora il campo
sonoro verticale rifacendosi all’opera
poetica di Paul Celan. Esistono poi
veri e propri compositori che incentrano la loro opera esclusivamente sul
suono e sull’organizzazione del fatto
sonoro. Questo è l’altro aspetto della
sound art, o in questo caso meglio
detta musica elettroacustica, che è
poi quello che interessa maggiormente a Mario Mazzoli. E per rinnovare
questo genere nel campo dell’arte,
considerato che esso non è pensato
per la diffusione di massa, Mazzoli ha
puntato sull’aspetto del collezionismo,
mettendo in vendita gli spartiti originali. Questo concetto può svilupparsi
in un vivace mercato, nel momento
in cui si diffonde l’interesse e si af-
a fiere importanti quali Art Forum a
Berlino e Arco a Madrid, che da parte
della stampa, che ha dedicato molti
articoli alla galleria. L’idea è stata poi
particolarmente ben accolta da molti
altri artisti che lavorano in questo
campo e che sentivano la mancanza di
una galleria che li rappresentasse. La
maggior parte sono emergenti, pochi
sono i nomi noti a livello internazionale, tra questi Rolf Julius, Christina
Kubisch e Robin Minard. In futuro
saranno possibili anche collaborazioni
con questi artisti affermati, ma adesso
la precedenza va ai nomi nuovi, con
cui Mario Mazzoli vuole portare avanti
un discorso di crescita attuando una
piccola rivoluzione culturale che non
tralascia l’aspetto di mercato.
Silvia Anna Barrilà
Sopra,
Serge
Baghdassarians / Boris
Baltschun,
Zweite.
Berlino
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LONDRA
English
italian style:
breve storia
dell’arredamento inglese
74
Campagna Abbonamenti 2010 al magazine “Il Foglio Italiano”
sul sito web: www.foglioitaliano.com
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75
Segue
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í
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76
English
italian style
Breve storia dell’arredamento inglese
influenze e rapporti con l’italia dal primo rinascimento ad oggi
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In basso
e a lato
a destra,
due antiche
sedie
italiane.
D
opo la scoperta dell’America da
parte di Cristoforo Colombo alla
fine del XV secolo, una forte
espansione inizia tra la
metà del XVI e l’inizio
del XVII secolo; grandi
navi mercantili percorrono gli oceani in cerca
di nuove terre e di nuovi
tesori e, così facendo,
contribuiscono a
mutare sottilmente la forma
del futuro visibile, importando
nuove idee e
nuovi materiali.
Statue, mobili
e altri eccitanti
oggetti che la
gente comune in
Inghilterra non
aveva mai visto prima, o di cui non
aveva mai sentito parlare, divenne-
ro abbastanza comuni: madreperla,
legni preziosi, sete e velluti... man
mano che questi nuovi oggetti del
desiderio filtravano nel grosso della
popolazione, stili differenti nascevano
assecondando uso ed immaginazione.
Fino ad allora la Gran Bretagna non
aveva prodotto nulla di originale ed
importava quasi tutto l’alto artigianato specialmente dall’Italia che era a
quel tempo la potenza mercantile e
commerciale dominante in Europa e
nel resto del mondo conosciuto.
Èa partire dalla fine del 1600 che gli
inglesi cominciano a fabbricare da
sè tutti quei generi di mobili, abiti e
oggetti che ora noi diamo per scontati. I nuovi materiali importati dalle
esplorazioni divennero di uso comune:
il legno di rosa o di ciliegio tra gli artigiani, la seta tra i sarti. Come abbiamo accennato, nella prima parte del
1600 il Rinascimento italiano dettava
legge e l’eleganza dei pezzi prodotti
in quel periodo dominò incontrastato
anche l’immaginario degli artigiani
inglesi, specialmente nei complementi d’arredo.
Successivamente, la nascita del
barocco in Italia influenzò profondamente tutta l’Europa;
con i suoi
ornati ricchi
ed eleganti
raggiunse
la massima
popolarità in
Francia, durante il regno
di Luigi XIV,
la cui influenza
sullo scacchiere
politico e finanziario europeo
la riespanse a
sua volta fino
all’Inghilterra. Il
barocco italiano
perdurò a lungo,
prendendo nuove
pieghe e aspetti diversi
man mano che raggiungeva i diversi paesi, ma
sempre restando fedele
LONDRA
A cura di Silvana Rivella
[email protected]
77
al suo innato principio, quello della
somma eleganza. Lo stile detto “barocco italiano”raggiunse il suo apice e
iniziò a cambiare proprio in Inghilterra, quando la gente cominciò a
richiedere qualcosa di più dall’arredamento: non volle più solo apparenza
, ma che fosse adottato uno stile che
è ben definito da una straordinaria
parola molto britannica: il “comfort”.
In Inghilterra gli stili dominanti furono, oltre al barocco italiano e francese di “corte”, lo stile Re Giacomo
(Jacobean), lo stile William& Mary e
quello detto “Early American”.
Col tempo, tutti questi differenti
“design” si intrecciarono tra loro e
diedero luogo a un stile piuttosto ibrido in Inghilterra, perchè gli artigiani
avevano a disposizione decine di
modelli di importazione e tendevano a
mescolarli con molta facilità, gareggiando uno con l’altro per dar prova di
originalità. Solo nelle campagne prese
piede uno stile più semplice, reimpor-
Londra
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Sopra,
i mobili
country della
campagna
inglese
hanno
discrete
quotazioni
d’asta.
78
Sotto,
Antiche navi
inglesi
da carico
in una bella
riproduzione.
FoglioEuropeo 124 DEF.indd 78
tato in Inghilterra sia dagli ufficiali di
marina e dai generali in pensione che
dai possidenti che, rientrando nella
madre patria per diverse ragioni dopo
l’indipendenza americana, fondarono
lo stile proprio detto “della campagna inglese”, quello che troviamo ad
esempio descritto nei libri di Jane
Austen, caratterisctici di quella socie-
i segreti e i meccanismi inventati in
Italia e le pesanti porte delle armadiature e dei bauli trovarono nel cardine
(di invenzione addirittura romana...) il
modo di non svirgolarsi o, aprendosi,
crollare addosso al cliente.
tà pre-industriale.
Per tornare al 1600, lo scisma dalla
chiesa cattolica diminuì drasticamente l’influenza italiana nelle sue forme
più appariscenti, anche se il nostro
“modello base”, ineguagliabile in praticità ed armonia di forme, continuò
ad influenzare i mobilieri, ad esempio
nella costruzione più funzionale delle
tavole da pranzo dove la quercia sostituì marmi e madreperle. Ma le scrivanie continuarono ad adottare tutti
abbia mai conosciuto, e specialmente
questo vale per l’Inghilterra dove la
trasformazione da paese agricolo ad
industriale avvenne prima che in tutte
le altre nazioni.
Un nuovo livello di prosperità fu
raggiunto, aprendo la strada non solo
a maggiori consumi tra il popolo, ma
diffondendo la moda di acquistare
tutti quegli oggetti definiti non propriamente necessari, precursori delle
attuali aziende di vendita diretta e a
distanza di “idee utili e introvabili”,
come ad esempio l’inglese Argos e
l’italiana D-Mail (ne leggeremo più
avanti), nonchè farne mostra al fine di
affermare il proprio e nuovo raggiunto benessere. La gente ammirava
e desiderava la “novità”: ora era il
“gusto” dei compratori ad influenzare
gli artigiani e questo non poteva dar
luogo che a un fiorire di stile diversissimi tra loro.
I mobilieri, che volevano continuare
a disegnare gli arredi e ad essere
loro ad influenzare le mode e non il
contrario, cominciavano a spingersi
lontano, si arrischiavano in viaggi
esotici alla ricerca di nuovi legni,
nuovi materiali e nuova ispirazione
per creare pezzi “unici”, capaci di
soddisfare la domanda.
Il XVIII secolo è comunemente conosciuto come il più ricco che il mondo
A destra,
il cardine
all’antica
detto
Meadow
era usato
ai tempi
dei Tudors.
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Bisogna ora ricordare che, anche se
l’Italia come paese non era più in
grado di dominare il mercato, i suoi
abilissimi artigiani continuavano ad
essere molto richiesti; così, insieme
ad altre arti, come l’opera buffa, il
teatro, i pittori di corte, le scuole
italiane emigrarono e fiorirono ovunque in Europa; e dall’Inghilterra, che
stava diventanto incontrastata regina
dei mari e degli Oceani, si diffusero
xxx resto del mondo. Poi venne un
nel
tempo in cui i nobili inglesi decisero
che l’Italia, più di ogni altro paese,
racchiudeva in sè tutto “il bello” da
ammirare (e da copiare); così Venezia, Firenze, Roma, Napoli e la Sicilia
divennero mete imperdibili dall’aristocrazia britannica. Ma perchè “quasi solo” l’Italia? Molto pragmaticamente e ragionevolmente, a parte Lord
Elgin che fu obbligato a starci come
diplomatico, nessun inglese del 1700
si avventurava volentieri in Grecia,
che allora faceva parte del non molto
accogliente impero turco; le coste
dalmate erano infestate da pirati, la
Russia o troppo calda o troppo fredda,
le terre austro-ungariche buone per la
Italia; come tutti sanno, la scoperta
ad esempio di Pompei ed Ercolano
e di migliaia di altre città e monumenti, come pure il ritrovamento di
arredi, oggetti e statuaria classica,
diede un’impronta decisiva al gusto
dominante. Nel 1771 Johsia Wedgwood fondò, nello Staffordshire, la
manifattura Etruria, prevalentemente
per la produzione di vasi ornamentali.
Scelse come suo motto Artes Etruriae Renascantur, perché rinascano
le arti dell’Etruria, e vi impostò una
divisione moderna del lavoro: da un
lato il designer, delegato alla progettazione delle forme e delle decorazioni
dei manufatti, dall’altro gli artigiani,
divisi in formatori, tornitori, plasmatori, decoratori e addetti alla rifinitura. Nel 1774 vide la luce un altro
prodotto importante: il Diaspro. È una
ceramica in vetro, opaca, che venne
usata per intagli, cammei, medaglioni
e tavolette adorni con copie di rilievi
e statue antiche. Un esempio è la
coppa realizzata nel 1775 e conservata al Victoria and Albert Museum di
Londra, con decorazioni bianche su
fondo nero. Un altro esempio è il co-
A sinistra,
molti marmi
del Partenone,
“bottino”
di Lord Elgin,
si trovano
al British
Museum.
musica e per qualche solitaria scalata;
in quanto alla Francia, un atavico
dissidio tra le due potenti nazioni
portava inevitabilmente a preferire
la proverbiale ospitalità degli italiani
al sussiego francese; e per quel che
riguarda Spagna e Portogallo, queste
nazioni erano decisamente “un altro
mondo”.
Perciò grande influenza ebbe sugli
inglesi il dovuto “Grand Tour” in
Sopra,
influenze
classiche
in una
splendida
anfora della
manifattura
di Wedgwood.
79
siddetto Vaso Portland, una riproduzione del Vaso Barberini, ora alla Sir
John Wedgwood Collection di Lerith
Hill Place. Le ceramiche prodotte
dalla fabbica si rifecero alle suppellettili provenienti dai più recenti
scavi archeologici, riprendendone gli
elementi decorativi, realizzando la
decorazione con un delicato rilievo e
modificando i rapporti di colore per
renderli più freddi e aggraziati, in
Londra
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Sopra,
splendidamente
ricco
questo
arredo
in stile
Re Giorgio.
80
linea con la moda del tempo.
Riassumendo, dal massiccio e ingombrante barocco internazionale si passò
al più raffinato stile Rococo a partire
dalla metà del 1700; verso la fine di
quel secolo il neo-classico prese piede e rimase popolare in tutta l’Europa
continentale come in Inghilterra fino
alla metà del 1800.
Il periodo detto “Queen Ann” diede
quindi inizio al periodo d’oro del “de-
Murano e oreficeria da tavola.
Naturalmente la copia di questi
oggetti non veniva eseguita dagli
artigiani inglesi con la stessa qualità
che apparteneva agli inimitabili capolavori in questione, ma sicuramente
li aiutava a soddisfare la crescente
richiesta di novità che proveniva incessante dalla nuova prospera società
britannica.
Il periodo vittoriano fu quello più
sign” più propriamente “inglese” e, in
rapida successione, nacquero gli stili
Chippendale, Hepplewhite e Sheraton, più avanti generalmente classificati e conosciuti come stile “Georgiano”, per il fatto che tre re Giorgio si
succedettoro sul trono d’Inghilterra in
quel periodo.
Verso la fine del secolo cominciarono
ad essere stampati libri con rappresentazioni dettagliate di mobili e
oggetti di arredamento. In questi libri
si potevano ammirare nei dettagli
copie di veri capolavori, come ad
esempio i già nominati e famosi tavoli
intarsiati in pietre dure, le dorate
poltrone in stile papale, le sculture
di mori veneziani; e poi tutto il ricco
bestiario romano, le colonne classiche
che adornavano gli antichi templi
siciliani di Agrigento e le colonne
ioniche, corinzie o tortili delle innumerevoli chiese italiane; per quel che
riguarda l’oggettistica, monete e vasi,
pitre dure ed avori di finissima fattura
e decorazione, lampadari in vetro di
fortemente caratterizzato dalle contaminazioni culturali: putti rinascimentali fiorirono su trumeau barocchi,
si fecero lampadari copiando il vetro
colorato delle chiese, le savonarole
si arricchirono di complicati intagli
e insieme all’espansione dell’Impero, questo stile si diffuse nelle terre
colonizzate, dall’Africa all’Asia,
all’Oceania.
Nelle colonie inglesi , questo desiderio si espanse ancora più velocemente
e ricchissimi colonialisti cominciarono ad importare pezzi originali
di arredamento dalla madre patria,
cercando di rimanere costantemente
aggiornati con le nuove mode del
vecchio continente.
Ovunque si videro notevoli contaminazioni del “classico stile inglese”,
con le infiltrazioni dovute al momento in cui gli artigiani delle colonie
cominciarono a riprodurre adattamenti degli originali. Anche e proprio
perchè fortemente ibridi, questi stili
sono comunque i testimoni di quel
A destra,
il cassettone
con alzata
è una tipica
dimostrazione
di arredo
ibrido.
Sotto,
rara lampada
a soffitto
in vetro
colorato
fine 1800.
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60 e 70 tutto il mondo fu sconvolto
da una vera e propria rivoluzione
culturale e bisogna riconoscere che
quella autonomamente inglese seppe
nutrirsi di tutti i movimenti d’avanguardia. Per gli influssi italiani, tra i
moltissimi altri, ricordiamo gli arredi
di “Blow-up”, film culto di Antonioni,
il minimalismo dell’ Arte Povera e
dell’Arte concettuale rintracciabili nel
capolavoro di Kubrick “Arancia meccanica”, il boom della “Vespa” e delle
auto italiane il cui concetto essenziale
influenzò il design di sedie e divani e
molto altro.
Attualmente, anche se lo stile del-
A sinistra,
rivisitazione
della
“savonarola”,
capolavoro
del primo
rinascimento
italiano.
A sinistra,
specchiera
vittoriana
ornata
da un putto
baroccheggiante.
nuovo modo audace e un po’impudente di vivere, proprio dei colonialisti.
La corrente artistica detta “prerareffaelita”, (in inglese Pre-Raphaelite
Brotherhood), è una confraternita
sorta in Inghilterra intorno alla metà
del XIX secolo, che si proponeva,
attraverso un sincero e quasi mistico recupero dei temi medievali
e rinascimentali (sino all’opera di
Raffaello), di contrastare l’accademismo neoclassico che dominava la
cultura dell’epoca vittoriana. Accanto
a questa corrente principalmente pittorica, si sviluppò il “floreale”che in
inghilterra prese il nome di Liberty e
che si ispirava principalmente , come
i romanzi più popolari del tempo, al
periodo gotico.
Questi movimenti influenzarono tutto
il novecento inglese fino alla soglia
della seconda guerra mondiale.
Dopo la guerra, nei ruggenti anni
81
l’arredamento inglese non ha smesso
di evolversi in modi a volte alquanto
originali o nostalgici, è innegabile
che l’armonia insita nell’oggetto
“Made in Italy” continua a infuenzare
storicamente l’immaginario collettivo. Specialmente le nostre cucine,
le nostre lampade, i nostri bagni, i
nostri prodotti per il riscaldamento,
sia nell’arredo che nei complementi,
riportano in Inghilterra uno staordinario e continuo successo, perchè
uniscono praticità e stile, perfezione
tecnica e bellezza, rendendo ogni
pezzo “unico”.
Così piano piano, anche se con
qualche sprazzo di nostalgia, dai
lavandini spariscono i vecchi due
A sinistra,
pezzi vari
in tipico stile
colonialista
all’asta
a Londra.
Sotto,
grande
scrivania
Liberty
arricchita
da motivi
traforati.
Londra
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A destra,
Cinetico
interno
anni 60.
A destra,
arredo
moderno
con vasca
da bagno
nostalgica.
82
Sotto,
il logo di
mydeco.com
rubinetti separati con le scritte COLD
e HOT su pastiglie di smalto bianco,
le vasche di zinco smaltato, le stufette
a gettone... Infine, attraverso questa
breve carrellata nell’arredamento,
si arriva ai siti Internet: andando a
curiosare, cosa troviamo sul primo tra
tutti, il visitatissimo e gratuito (per
ogni oggetto venduto, è il produttore a
pagare una commissione) MYDECO.
COM? La lista dei “suppliers”, la lista
dei rivenditori! E siccome si parte
dalla A, ecco comparire tutto il catalogo, le offerte migliori e dove trovarle
nel regno Unito; ecco le nostre grandi
firme, da ALESSI fino a ZUCCHI, ci
sono tutti: ARTEMIDE e CASTELLI,
FORNASETTI e MISSONI, nonchè
la concorrente diretta di Argos UK,
la nostra inimitabile D-MAIL che
ci “perseguita” da anni con i suoi
cataloghini; anche se Argos offre dal
collarino tempestato di diamantini
per gatti fino alla “conservatory room”
(di Miss Potter memoria) in laminato, mattoni e vetro temperato, come
non potranno avere successo in Gran
Bretagna i prodotti della nota casa
italiana, a volte utilissimi come il rasa
pelucchi per indumenti di lana e a
volte così improbabili ma irresistibili,
come l’orologio a cucù che registra i
nostri appuntamenti e ce li segnala
con il suo insistente e grazioso canto?
Ma bando agli scherzi, da questa
breve ricerca risulta che tutti gli intramontabili, classicissimi, armoniosi
arredi e complementi della grande
produzione italiana di qualità sono
gli ultrapreferiti nell’“Editor’s Pick”
britannico!
Silvana Rivella
Londra
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MILANO
De Wan, l’Arte
di interpretare i sogni
Lo Stile Italiano
in mostra a Shanghai
84
Guido Daniele,
tecnica e fantasia
Campagna Abbonamenti 2010 al magazine “Il Foglio Italiano”
sul sito web: www.foglioitaliano.com
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Segue
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Enrico
De Wan,
l’Arte di interpretare
i sogni della gente è anche questo...
86
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Nella pagina
a lato,
il fondatore
dell’azienda
Enrico
De Wan.
Sotto,
il primo
negozio
di De Wan
fondato
a Torino.
MILANO
Di Silvia Zanchi
[email protected]
È
prerogativa della grandezza
recare felicità con piccoli
doni - Friedrich Wilhelm Nietzsche
- La citazione filosofica sopraindicata calza a pennello per uno dei
personaggi che quest’anno riceverà il
prestigioso premio “Foglio d’Oro” il
sei di dicembre all’Hotel de Paris di
Monte Carlo, per essersi contraddistinto nel suo settore imprenditoriale
a livello internazionale.
Il nostro premiato è Enrico De Wan il
quale si sente molto onorato per l’importanza di ciò che il premio significa,
ma tiene a precisare che il successo
è di tutta l’azienda, quindi scopriamo
come è composta. Enrico, Rosalba,
Roberto ed Elisabetta, sono i quattro
designer della società: fanno tutti
parte anche della famiglia De Wan.
Enrico è il vero esperto, il creativo,
l’uomo di marketing che in questi
cinquant’anni ha saputo inventare
sempre interessanti oggetti da regalo,
migliorandone di volta in volta le tecniche di lavorazione e depositandone
quindi i relativi ed esclusivi brevetti. Enrico De Wan, nato in piazza
Carignano 2 nel pieno centro antico
di Torino, ne ha fatta molta di strada,
tenendo sempre in mente, ma anche
nel cuore, una frase della madre che
gli ricordava sempre: “cura moltissimo quegli oggetti che costano
poco più di una rosa”.
Saranno l’attenzione per i dettagli, la
passione costante nel suo lavoro, il
prodotto messo al centro dell’attenzione, il made in Italy reale, l’esclusività
delle sue sei eleganti boutiques (la
storica a Torino, poi a Milano a seguire Monaco, Verona ed ancora Milano),
ad aver determinato il suo successo?
Come tutti i veri “grandi” il Commendator De Wan si contraddistingue per
educazione, convinzione, ma soprattutto per la grande passione.
Valori trasmessi dalla famiglia
d’origine, naturalmente. Infatti, nel
1955 la madre, Erika Pasero De Wan,
aveva avuto l’intuito di anticipare ciò
che avrebbe entusiasmato le signore
dell’epoca: scoprire l’abbinamento
di originali oggetti regalo ed eleganti
87
bijoux. Quindi aveva inaugurato le
bellissime vetrine del primo negozio De Wan in piazza Castello 37, a
Torino. Enrico, in allora, era dirigente
di un’azienda farmaceutica della
capitale piemontese. Perciò lascia
una carriera sicura e si trasferisce nel
negozio della madre, la quale, lungimirante, essendo Enrico il suo unico
figlio, gli lascia nel 1965 la direzione
dell’azienda.
Ed è a quel punto che entra in scena
Rosalba, moglie di Enrico, la bravissima assistente del direttore generale
dell’azienda farmaceutica della quale
Enrico era il direttore delle vendite.
Anche Rosalba entra nell’azienda De
Wan e così si forma l’eccezionale tris
vincente: Erika, Enrico e Rosalba
De Wan. Il successo fu immediato: il
negozio De Wan aumenta la sua clientela in progressione geometrica, ed
ha come clienti i nomi più prestigiosi
della città. La Christofle di Parigi
acquista da De Wan, per alcuni anni
la sua elegante oggettistica, soprattutto per “les cadeaux de fin d’annee”.
Villeroy & Boch vuole in esclusiva
le creazioni di De Wan e gli fà firmare
un contratto in cui la grande azienda
tedesca diventa la rappresentante, per
tutto il mondo della De Wan.
Il proprietario dei grandi magazzini
Harrod’s di Londra gli fa disegnare e
produrre una collezione di orologi da
polso, venduti con la garanzia “De
Wan for Harrod’s”. Questo più che
meritato successo internazionale era
solo all’inizio, ma col tempo è stato
completato con l’entrata in scena di
Roberto ed Elisabetta, i figli di Enrico
e Rosalba. Donna Rosalba è moglie,
madre, manager e creatrice di tutte
le collezioni dei bijoux-gioiello di
maggior valore. Basti pensare, infatti,
che ogni singola pietra viene montata
singolarmente in castoni saldati a
mano. Rosalba realizza poi: “i Gioielli della Regina” ripresi da quadri
antichi raffiguranti i più preziosi
Milano
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88
Sopra,
i figli di
De Wan,
Erika,
Enrico
e la moglie
la signora
Rosalba.
A destra,
Erika De Wan
in un ritratto
del 1942.
gioielli dei Casati Reali, in particolar
modo di Casa Savoia.
A questi seguono “i Bijoux della Primavera”, “l’Arte di Klimt”, “’l’Oriente Magico”, “i Bijoux delle Dive”,
“le Perle Hiridee” “i Bijoux d’Alta
Moda”, ed altre produzioni sempre di
grane prestigio. Roberto, da pittore di
talento, crescendo e laureandosi diviene designer di oggetti in vetro di
Murano, ma anche di raffinate borse,
assumendo al contempo la dirigenza
della sede di Milano.
Tutto ciò mentre si occupa anche
delle Public Relations, senza perdere
di vista però le sue passioni artistiche
quali la poesia e l’arte surrealista.
Elisabetta, laureata alla Bocconi,
fotografa di successo internazionale,
invece è la stilista dei foulards, degli
orologi da polso e degli accessori più
trendy della Maison De Wan.
Richiamata dal padre, dopo i tre anni
di esperienza alla parigina Piaget, torna in azienda e crea orologi talmente
alla moda da far ottenere alla De
Wan un notevole aumento di fatturato
proprio dovuto al successo delle sue
collezioni.
Insomma un team davvero affiatato e
soprattutto molto unito! Cosa hanno
in comune Gianni e Umberto Agnelli,
rispettivamente noti come “l’Avvocato” ed “il Dottore”? Ed ancora
l’Imperatore Hiro Hito, la top model
Eva Herzigowa, l’Emiro di Sharjah,
l’attrice Sandra Mondaini, Fidel
Castro, la regina della danza classica
Carla Fracci, l’attrice Kim Novak, il
decimo Presidente della Repubblica
Italiana Carlo Azeglio Ciampi, il
Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il presentatore Massimo Giletti,
la signora Donatella Nini Veronesi,
Lavinia Borromeo e John Elkann, Marina Doria e Vittorio Emanuele III...?
Semplice, sono stati tutti uniti dalla
stessa voglia di comunicare con gli altri, in maniera brillante e raffinata, attraverso un oggetto di Enrico De Wan.
Ad ognuno dei personaggi sopraccitati
corrisponde, infatti, un particolare
episodio, che vede come protagonista
una magica e preziosa creazione dello
“Stile Italiano” di De Wan, come ci
racconta la preziosa monografia edita
dalla “Silvana Editoriale” avente
come titolo “De Wan-Cinquant’anni di Bijoux”.
Silvia Zanchi
Milano
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90
Lo Stile Italiano
in bella mostra
a SHANGHAI
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Nella pagina
a lato,
una
panoramica
del porto
di Shanghai.
In basso
a destra,
una
panoramica
notturna
del Fashion
Village.
MILANO
di Natalia Cazzola Dolce
[email protected]
91
S
ta per decollare un evento straordinario volto a saldare i rapporti
tra Cina ed Europa, in particolare
l’Italia, che consentirà alle aziende
del lusso Made in Italy di ampliare
le proprie prospettive di business in
una delle grandi potenze della nostra
epoca.
È Shanghai Collections il nome del
progetto ideato dal promotore, nonché
amministratore della società di riferimento, Rody Mirri in collaborazione
con la municipalità di Shanghai e la
società da essa controllata, la Shanghai East Asia Ltd.
Una vetrina privilegiata per tutti gli
attori della moda italiana, specie
di piccole e medie dimensioni, che
vogliono farsi conoscere ed espandersi in un Paese ad alti tassi di
crescita quale è la Cina. Non una
semplice “fashion week” in quella
che si prospetta divenire la capitale
orientale della moda, ma molto, molto
di più. Shanghai Collections è infatti
una piattaforma che avrà lo scopo di
far convergere gli interessi delle case
di moda e dei buyer internazionali, in
particolare quelli orientali, portando a
termine affari proficui.
In occasione della prima edizione di
Shanghai Collections, prevista per
The italian fashion
Milano
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I
Sopra,
una pianta
del Fashion
Village
dove si terrà
l’Expò 2010.
92
marzo 2010, verranno così organizzati
incontri mirati con buyer di livello
internazionale, licenziatari e possibili
partner finanziari così da permettere
alle maison partecipanti di sottoscrivere accordi commerciali e affermarsi
in questi nuovi mercati.
Il tutto in un nuovo e fresco baricentro, una città promettente, densa di
tradizione e cultura, ma allo stesso
tempo caotica e frenetica: Shanghai,
come la nuova perla d’Oriente dunque, una città in costante evoluzione
e crescita dove, secondo previsioni,
nel 2015 si registrerà un aumento del
consumo di beni di lusso che andrà
dal 12% al 29%, con una capacità di
spesa giornaliera pari a tremila euro
per la nuova classe di giovani compratori. Una situazione ben lontana dalla
crisi che affligge ancora oggi ,l’Occi-
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dente in primis. Valore aggiunto della
settimana della moda di Shanghai risiede nel centro polifunzionale che la
ospiterà. Una vera e propria cittadella, il “Fashion Village” sarà proprio
un villaggio all’interno della città che
occupa una superficie di 380,000
metri quadri e che ospiterà strutture
imponenti che saranno sede delle
sfilate e delle presentazioni, quali
l’Exhibition Hall, il Grand Stage e lo
Stadium, insieme ad altre ricreative
e alberghiere per permettere di accogliere tutti gli addetti al settore in una
zona raccolta, accogliente e soprattutto all’avanguardia. Il Grand Stage
sarà quindi la location principale per
le sfilate: di forma sferica, predisposto
con passerella, un imponente service
audio, luci e ampio backstage che
ospiterà fino a 18.000 persone, un numero veramente ingente di presenze
se paragonato a quelle di una sfilata
occidentale canonica.
E, sempre stando ai grandi numeri,
le case di moda italiane avranno la
possibilità di esporre in appositi corner dislocati all’interno dei tre cubi
dell’Exibition Hall, per una superficie
di 4,515 metri quadri. Il tutto sarà
condito dai grandi eventi collaterali
ospitati nello Stadium e in oltre dieci
piazze e aree esterne messe a disposizione per happening di ogni tipo.
La città di Shanghai darà, in questo
modo, vita con cadenza biennale:
marzo e ottobre a un evento eccezionale dove la moda sia il pret-à-porter
che l’haute couture si sposeranno con
eventi di ogni tipo sparsi un pò ovunque: vernissage, spettacoli teatrali,
mostre d’arte, e party sensazionali,
tali da renderla una brillante protagonista a livello mondiale.
Natalia Cazzola Dolce
n occasione della presentazione del
progetto Shanghai Collections nella
sede della Borsa Valori di Milano,
nell’ambito di Milano Fashion Week,
Il Foglio Italiano ha incontrato le più
alte cariche della delegazione cinese
di Shanghai Collections allo Sheraton
Milan Center, accompagnate da Filippo Colombo, AD Aspes e da Rody
Mirri, ideatore dell’iniziativa che, con
grande soddisfazione, dichiara: “È
un progetto interessante che darà
lavoro a molte realtà italiane che
vogliono inserirsi nel business di
una superpotenza, quale è oggi la
Cina”.
L’incontro si è svolto alla presenza di
Wuang Wei Guo - Vice General Manager di Shanghai East Asia Sports &
Recreation Center Co., Ltd , di Jiang
Xue Gen - Vice Director di Shanghai
Municipal Commission of Commerce,
e di Ni Shu De – Deputy of Shanghai
Fashion Week.
Come nasce Shanghai Collections,
polo asiatico polifunzionale del
Fashion, Luxury e Design e in che
modo aderite al progetto?
“Ci sono vari aspetti. L’idea
nasce da un’esigenza di gestione di spazi consoni per eventi,
sport e concerti. Con la società
Shanghai Stage gestiamo un’ampia area dove c’è uno stadio da
80.000 e un’arena da 18.000
posti, padiglioni fieristici, hotel a
4 e 5 stelle. La nostra esperienza
è legata alla gestione di spazi per
gli eventi, come quello dell’organizzazione dei Giochi Olimpici.
Quindi seguiamo lo sport, la cultura, i concerti. Ciò che mancava
erano gli eventi legati al fashion e
così ci è sembrato fondamentale
pensare all’universo moda e a
una collaborazione con il “made
in Italy”. Di fatto si tratta di una
partnership tra Business Group
, che si occupa dei contenuti e
dell’elaborazione dell’evento, e
Shanghai Stage che porta avanti
la sua realizzazione con tutti i
servizi e connessi”.
Avete quindi aderito al progetto
pensando all’importanza del “made in
Italy” legato al Fashion?
“Assolutamente sì”.
In un momento di crisi globale, quali
sono le aspettative da parte della
Cina, in particolare di Shanghai, nei
riguardi dell’Italia?
“Per i cinesi i prodotti acquistati
in Italia sono sinonimo di stile,
eleganza, ma soprattutto qualità.
Questa è la visione che abbiamo
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L’incontro con
la municipalità
di Shanghai
MILANO
di Myriam Dolce
[email protected]
93
dell’Italia. Qualità intesa nei
materiali e nel design, anche se
il prezzo per noi è alto. Ciò che
i cinesi spendono in abiti, accessori e scarpe corrisponde al
livello della crescita economica
che aumenta anno dopo anno.
Anche una piccola percentuale
di ricchi a Shanghai corrisponde
in Italia a una grande fetta della
popolazione; i numeri a confronto sono diversi proprio per la
nostra densità demografica. In
14 anni, dal 1994 al 2008, c’è
stata una crescita di venti volte,
pari al 60% all’anno. Dal 2008
al 2009, nonostante la crisi economica, la crescita dei consumi
legati al fashion è superiore al
60%. Quindi la crisi ci sta toccando in modo marginale”.
Shanghai Collections, un centro
polifunzionale che si concretizzerà
con l’Expo cinese 2010. Quali le
iniziative?
“Shanghai Collections è innanzitutto un contenitore di eccellenza di case di moda. Ci sono le
griffe più importanti che fanno le
sfilate, quelle che presentano le
loro collezioni negli showroom;
c’è la parte di aziende del tessile,
abbigliamento, artigianato che
espongono i loro manufatti in
varie aree dei padiglioni fieristici.
Inoltre sarà possibile effettuare
attività commerciali in un’area
aperta al pubblico a pagamento.
Altro elemento rilevante è l’idea
che il nuovo polo asiatico del
fashion sia una vetrina di promozione delle case di moda del
“made in Italy” e internazionali,
ma soprattutto sarà l’occasione
per incontrare soggetti cinesi
interessati a sviluppare commercialmente dei brand. La presenza
del Dipartimento dello sviluppo
economico della municipalità
di Shanghai, significa avere dei
soggetti qualificati, in un contesto
controllato, che hanno manifestato l’interesse a un brand piuttosto
che a un altro”.
Come svilupperete questi rapporti
commerciali?
“Nell’area dell’evento ci saranno
sempre delle zone di ospitalità
per il “business contact”, con la
possibilità di sviluppo delle aziende italiane. Abbiamo rapporti
con le società proprietarie dei
centri commerciali. A una media
azienda, che da sola non avrebbe
mai potuto affrontare un investimento in Cina, noi diamo tutto il
supporto sia amministrativo che
organizzativo e culturale”.
Quali iniziative a favore dei giovani?
“Durante la Shanghai Fashion
Week ci sarà una sorta di young
talent award”.
Il nostro focus torna sull’organizzatore
Rody Mirri, a cui rivolgiamo l’ultima
domanda.
Quali sono le aziende italiane che
hanno già aderito al suo progetto?
“Attualmente l’Alta Moda ha già
aderito con l’iscrizione di una
cinquantina di aziende. Il progetto, partito il mese scorso, debutterà a Shanghai nel marzo 2010,
in linea con i tempi e le necessità
dei nostri imprenditori”.
Milano
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Guido Daniele,
96
quando la tecnica
supera la fantasia
Un Italiano che fa onore
all’arte di casa nostra
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Sotto,
Guido
Daniele
(photo Gian
Rusconi).
MILANO
Di Arianna Caracciolo
[email protected]
U
n artista, piuttosto eclettico, ma
anche fotografo, scenografo e, da
un po’ di anni, vagabondo nel mondo
del body painting, in buona sostanza
colui che riesce d dipingere su dolci
corpi umani.
Lui, questo artista del pennello ad
olio, è Guido Daniele nato a Soverato
nel 1950, ma che vive ormai da anni a
Milano dove ha frequentato, giovanissimo, il liceo artistico a Brera e poi il
corso di scultura sempre all’Accademia delle Belle Arti di Brera.
E siamo nel 1972. Poi passa, nel ’74,
a frequentare la scuola di Tankas in
India: lì riesce a dipingere e partecipare a mostre personali e collettive fin
dal 1968, ma intanto continua, ancora
oggi, nei lunghi viaggi e nei ritagli di
97
tempo italiani collabora con riviste
e come illustratore nella pubblicità
dove le sue straordinarie “Mani”
incantano i più critici creativi che gli
affidano però intere campagne per i
più disparati prodotti.
Ma Daniele non si accontenta di tutto
ciò e da quel 1968
comincia a realizzare scenografie per
Nelle foto,
i “Manimali”
di Guido
Daniele.
Milano
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98
A destra,
l’artista
con una
modella.
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foto di varia natura, spot pubblicitari
e programmi televisivi di ogni genere,
dipingendo con l’areografo fondali che
arrivano addirittura a 400mq. Dipinge
inoltre trompe l’oeil per case e ville
private, ma anche per strutture ad
uso pubblico di grandi dimensioni,
insomma Guido Daniele non si pone
limiti tanto che nel 1990 aggiunge, al
suo bagaglio di esperienze, la tecnica
del body painting dipingendo, come
abbiamo detto, sinuosi corpi di giovani modelle per fotografie considerate
piccoli capolavori contemporanei,
tutto ciò mentre realizza una marea
di filmati pubblicitari per sfilate ed
eventi che crea per mille occasioni
diverse. La sua ricerca artistica degli
ultimi anni lo ha portato ad unire
quindi le due tecniche tradizionali
del ritratto: la fotografia e la pittura ad
olio stesa sul supporto fotografico alla
maniera del più popolare Jan Saudek.
Lui però afferma che il suo “maestro”
di ripresa fotografica e stampa manuale in camera oscura è sempre stato il
notissimo fotografo Francesco Radino.
Ma è interessante sapere che la sua
ricerca, iniziata nel 2000, lo porta
a costruire anche sulle “Mani degli
Animali” e questo lo fa con la tecnica
del body painting, appunto, che sta
riscuotendo un grande interesse a
livello internazionale.
Le sue mostre adesso sono ambite in
molte parti del mondo e non gli basta
più la sua Milano per dipingere e per
saziare al sua incantevole smania
di essere il protagonista di quelle
tecniche che gli hanno dato fama ed
anche un po’ ricchezza. “Spirituale”,
dice lui.
Adesso Guido Daniele si butta anche
nella telefonia americana e guardando
queste foto si può capire quanto sia
eccellente, certo, ma quanto siano
statiche e dinamiche al tempo stesso
le sue di “Mani”.
Arianna Caracciolo
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ITALIANI NEL MONDO ITALIANI NEL MONDO
100 Trionfante ritorno di Tremaglia a New York
La folla entusiasta lo acclama a New
York durante la parata del Columbus
Day gridando “Mirko”, “Mirko”,
“Tremaglia”, “Tremaglia sei grande”.
Preceduto dal Ministro della Difesa,
Ignazio La Russa, accompagnato dai
dirigenti del Ctim e seguito dalla
gloriosa banda dei Bersaglieri di
Bergamo, Mirko Tremaglia sfila nella
Quinta Strada di New York tra più di
35.000 spettatori.
Con voce ancora infervorata e con
grande emozione ricorda ripetutamente la presenza dei bersaglieri, suoi
commilitoni di un tempo passato, che
si sono esibiti sia nella cattedrale di
San Patrick sia alle sue spalle durante
la parata terminando una delle canzoni con “...Ministro Tremaglia bersagliere”. Ed è proprio al ritmo della
loro musica che il Ministro La Russa
s’incamminò, fermando la parata di
fronte al palco delle autorità, verso
l’onorevole Tremaglia per riconoscerlo
e abbracciarlo.
Un ritorno veramente trionfante per il
primo e unico Ministro degli Italiani
nel Mondo, che ha sfilato tra una folla
esultante assieme ai sempre fedeli e
cari dirigenti del Comitato Tricolore
(Ctim) Antonio Cardillo, Luigi Soli-
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meo, Nino Antonelli, Paolo Ribaudo
e Benito Secchiano, accompagnati in
spirito dal Coordinatore Ctim per il
Nord America, Vincenzo Arcobelli
occupato suo malgrado al comando dell’aereo di linea con rotta ben
distante da New York.
Ho intervistato telefonicamente l’On.
Tremaglia al termine della parata, nel
suo albergo, dove assieme alla moglie,
la simpaticissima Signora Italia
Tremaglia, cercava il meritato riposo
e ristoro dal freddo (10 gradi Celsius)
della grande mela. Riposo reso arduo
dalle varie telefonate ma maggiormente per l’adrenalina in seguito al
grande successo riscontrato.
Veramente più che un’intervista è
stato un colloquio aperto e amichevole; ecco alcune delle domande poste
al nostro Segretario Generale:
Onorevole Tremaglia, come ha trovato
l’accoglienza dei newyorkesi in questa
grande parata del Columbus Day?
“È stata una sensazione straordinaria, non è la prima volta che
io partecipo al Columbus Day.
Devo dire che questa volta è
stata straordinaria perché avevo
la macchina preceduta da uno
striscione con la scritta Comita-
to Tricolore e Onorevole Mirko
Tremaglia e per tutto il percorso
ci sono state manifestazioni che
erano veramente commoventi;
tutta la gente che partecipava con il mio nome e poi cosa
straordinaria, mai capitata, seguito da una rappresentanza ufficiale dei bersaglieri (trenta circa)
che venivano da Bergamo e che
hanno continuato a suonare: è
stata una cosa veramente stupenda. Hanno cominciato in chiesa,
in cattedrale e hanno finito con
una canzone dei bersaglieri che
è finita con un applauso particolare e una citazione: ‘...Ministro
Tremaglia bersagliere’. Perfino
il Cardinale Eagan è venuto a
congratularsi con me”.
È rimasto soddisfatto allora dell’organizzazione del suo Ctim?
“Tutto è stato organizzato in
modo superlativo, tenuto conto
del brevissimo tempo a disposizione, devo dirlo, da Cardillo
con i suoi collaboratori Solimeo,
Antonelli, Ribaudo e tutti gli
altri che ricevono le coordinate
del com.te Arcobelli del Comitato Tricolore, comitato che ha
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ITALIANI NEL MONDO
dimostrato di essere non soltanto
ancora vivo, ma super vivo, in
una giornata che io definisco
trionfale, che ha dimostrato
come nonostante i tentativi di
dimenticarsi troppo in Italia
degli italiani nel mondo, ecco,
il Comitato Tricolore fa vedere
ancora una volta la sua vitalità e
la sua grande capacità, come le
due precedenti manifestazioni,
una quella di Marcinelle l’8 di
agosto con la partecipazione del
Presidente della Camera onorevole Fini, grande significato,
e del Cgie con il suo presidente
Carrozza, l’altra quella negli
Stati Uniti a Hereford, Texas,
con il Sottosegretario onorevole
Roberto Menia, ideata e portata
a termine da Vincenzo Arcobelli ed i suoi collaboratori. Sono
state veramente manifestazioni
bellissime e commoventi. Questa
di oggi la devo, ripeto, a Cardillo
ed i suoi collaboratori. Ciò serve
a continuare la battaglia perché
la battaglia cosi si riconosce che
è stata una grande vittoria, che
abbiamo mutato la Costituzione
due volte per gli italiani nel mondo e abbiamo dato il voto a più
di 4 milioni di italiani nel mondo,
quindi il tentativo che oggi si fa
di dimenticare è una dimostrazione che invece è vivo ed è un
fatto trionfale ed è il riconoscimento della grande amicizia sul
piano della storia e sul piano
delle relazioni politiche tra gli
Stati Uniti e l’Italia. Questo noi
non possiamo dimenticarlo ed io
sono profondamente felice e sono
commosso. Ho ripreso la forza
[email protected]
Il comitato tricolore al completo sulla fifth avenue.
per continuare, perché ci sono
delle tappe che dobbiamo conquistare ancora come italiani nel
mondo e non possiamo restare
cosi come siamo e questa di oggi
è un grande successo, a parte la
mia persona, ma io lo sento come
un grande successo d’italianità e
di forza politica nazionale e di alleanza, questo è molto importante, con gli Stati Uniti d’America”.
Quali altre tappe sono ancora da
conquistare?
“La forza degli italiani nel mondo
non è riconosciuta; se noi invece
alimentiamo questa grande alleanza con gli italiani nel mondo,
politicamente, ne traiamo un
vantaggio grandioso, pensa per
esempio che domattina io ho un
incontro con quelli della Ciim,
un’organizzazione che io ho
costituito quando ero ministro ed
è la Confederazione degli Im-
La fanfara dei Bersaglieri in onore dell’Onorevole Tremaglia.
FoglioEuropeo 124 DEF.indd 101
A cura di
Deborah Chiappini
prenditori Italiani nel Mondo e se
noi la alimentiamo e la riorganizziamo questo è un grande vantaggio. Io ho fatto convegni che
voi sapete benissimo durante il
mio periodo con delle situazioni
che sono emerse eccezionali - noi
abbiamo 395 parlamentari di
origine italiana - se noi avessimo
una politica di aggancio con questi parlamentari la politica estera,
non solo, ma anche i rapporti di
natura economica con il mondo e in particolare ovviamente
con gli Stati Uniti d’America,
sarebbe veramente eccezionale
e noi dobbiamo considerare che
abbiamo 60 milioni di cittadini
di origine italiana e se facessimo un grande sforzo sul piano
turistico ne faremmo delle cose
eccezionali a favore dell’Italia.
Io avevo proposto di fare degli
sconti straordinari agli italiani
nel mondo e noi avremmo avuto
un successo anche sotto l’aspetto
economico”.
Grazie caro Ministro, è ovvio che
la battaglia, come dice lei, deve
continuare e deve essere vinta. Le
facciamo tantissimi auguri di continuo
successo a suo beneficio personale e a
quello di tutti gli italiani nel mondo.
“Son tante cose da fare mentre
adesso si dorme. Questa iniziativa
di oggi non dico che capovolge
la situazione ma da un tocco prezioso a questa battaglia che noi
dobbiamo continuare, anche nel
quadro di intensificare i rapporti
e l’amicizia con gli Stati Uniti
d’America”.
101
Franco Giannotti
10-11-2009 23:48:56
ITALIANI NEL MONDO ITALIANI NEL MONDO
XVIII Convention mondiale delle
Camere di Commercio Italiane all’estero
Raffaele Di Luca
102
La CCIE di Rio de Janeiro presenta il
Progetto “Verace Pizza Napoletana”
per far crescere l’export con la pizza.
Sao Paulo, con circa 16 milioni di
abitanti, vanta il primato di servire
“in media 1.000 pizze al giorno”, con
8.000 pizzerie, seguita dalla città di
Rio de Janeiro con circa 3.700 tra
pizzerie e ristoranti italiani.
La Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro
ha avuto l´approvazione da parte del
Ministero dello Sviluppo Economico
del progetto intitolato Verace Pizza
Napoletana. “Questo progetto,
data le sue caratteristiche innovative, è stato approvato in via
prioritaria dal Ministero”, così
esordisce il Presidente della Camera
di Commercio Italiana di Rio, Raffaele Di Luca, che su questo progetto,
in questi giorni di lavori della XVIII
Convention delle Camere di Commercio Italiane all’Estero a Salerno, sta
lavorando per il coinvolgimento fattivo della Regione Campania “sono un
napoletano innamorato della mia
terra, che malgrado i miei 58
anni continuo ad illudermi e sperare che le Istituzioni campane
vogliano investire per il sostenere
il patrimonio della Campania nel
Mondo”.
Sono tre gli obiettivi principali del
progetto: preservare la tradizione
della pizza napoletana; stimolare il
turismo enogastronomico; promuovere
prodotti italiani collegati all’elaborazione ed al consumo della pizza.
Il Brasile è un Paese che ha una
popolazione di 190 milioni di abitanti
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di cui almeno 30 milioni di cittadini
residenti che vantano una discendenza ed un cognome di chiare
origini italiane, un milione di persone
attualmente é in possesso di passaporto italiano o con pratica presso il
Consolato italiano in fase di rilascio
ed almeno un altro milione di persone
ha inoltrato richiesta di concessione
del passaporto in base alle vigenti
leggi dello Stato italiano in materia di
cittadinanza.
La capitale dell´omonimo Stato, São
Paulo, con circa 16 milioni di abitanti, vanta il primato di servire “in
media un milione di pizze al giorno”,
con 8.000 pizzerie seguita dalla città
di Rio de Janeiro con circa 3.700 tra
pizzerie e ristoranti italiani.
In tutto il Brasile la stessa pizza è al
primo posto per preferenza alimentare, considerando la fascia socioeconomica attiva tra un livello medio basso
e quello alto, parliamo di almeno
un pubblico attivo di 90 milioni di
abitanti.
“In Brasile la pizza ha sofferto
degli addattamenti alla realtà
locale. Oltre agli aspetti culturali, non sono da sottovalutare
gli aspetti della disponibilità o
meno degli ingredienti considerati ideali. Sappiamo che la pizza
napoletana è simbolo di italianità
nel mondo e quindi siamo convinti che far conoscere le differenze tra quello che in Italia è
considerata come la vera pizza e
quella che si consuma in Brasile
nella stragrande maggioranza
delle pizzerie locali, è una forma
anche di divulgare i prodotti
italiani come il pomodoro e l´olio
di oliva insostituibili per la bontà
e qualità del sapore nonché di
divulgare i luoghi di produzione
e di degustazione dove la cultura
del mangiar bene e sano è ancora
un valore importante” spiega Di
Luca. Il programma delle attività del
Progetto della CCIE prevede: il Corso
Maestro Pizzaiolo; missioni di imprese
campane del settore agroalimentare;
pubblicazione dal titolo ‘Pizza Verace
Napoletana’ Il Corso Maestro Pizzaiolo è destinato agli studenti di gastronomia di due prestigiose Università di
Rio de Janeiro e São Paulo, rispettivamente Universidade Estácio de Sá
e Universidade Anhembi-Morumbi in
partnership con l´Associazione della
Verace Pizza Napoletana. “L’idea è
utilizzare la metodologia dei corsi
dell´Associazione della Verace
Pizza Napoletana, addattandole
alla realtà del mercato brasiliano
ed appoggiarci su due strutture
accademiche rinomate e che
hanno l´infrastruttura adatta e
le migliori forme di divulgazione verso il pubblico; condizioni
fondamentali per la realizzazione
del corso”.
Promuovere missioni istituzionali ed
imprenditoriali in partnership con
le Camere di Commercio, Industria,
Agricoltura della Campania, e con
ENCO Engineering & Consulting,
azienda con sede a Napoli ed associata alla Camera di Rio, è l’altro punto
programmatico. “Avvalendoci della
sperienza della nostra Camera di
Commercio nell´organizzazione
di workshops tra imprese italiane e brasiliane e cogliendo
l´occasione di un progetto dove il
prodotto agroalimentare italiano DOC sarà messo in rilievo
in diverse iniziative congiunte,
realizzeremo una o più missioni
di imprese del settore agroalimentare campano con lo scopo
di aumentare l´export di prodotti alimentari campani verso il
Brasile”.
Infine, la Camera pubblicherà un
libretto, dal titolo ‘Pizza Verace Napoletana’, con informazioni storiche,
peculiarità, fotografie e notizie del circuito della Pizza Verace Napoletana.
Il libretto sarà distribuito agli studenti
dei Corsi Pizzaiolo, ai clienti delle
pizzerie partecipanti del circuito, agli
associati della Camera e durante gli
altri eventi del progetto. “La pizza è
un traino per l’export dei prodotti campani, molte aziende lo hanno capito non da oggi, mi auguro
che le Istituzioni finalmente se
ne rendano conto e si mettano al
lavoro” conclude Raffaele Di Luca.
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A cura di Claudio Zeni
[email protected]
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Nasce ad Anacapri
104 il Mondo di Mariantonia
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golosa, il piacere del bello e del buono. Uno spazio dove la
tradizione è di casa, dove la ricerca del prodotto di nicchia è
una passione ed una filosofia, e la parola “qualità” è un valore vero e sentito. Il progetto nasce dall’incontro tra Oliver
Glowig chef de L’Olivo, il ristorante due stelle Michelin del
Capri Palace Hotel&Spa di Anacapri, e Salvatore De Gennaro de La Tradizione di Vico Equense, grande conoscitore
ed autentico scout di sapori. Dalla loro condivisa passione
per i prodotti d’eccellenza nasce questo raffinato “laboratorio del gusto” dove marmellate e conserve di frutta e di
ortaggi trovano posto accanto a miele purissimo, olio extravergine d’oliva bio, vini di piccoli vignaioli, paste artigianali
ed altri prodotti di nicchia. Il fiore all’occhiello de Il Mondo
di Mariantonia è la selezione raffinatissima di formaggi e
salumi italiani: caci e ricotte, provolone del Monaco, fior di
latte, mozzarella di bufala campana ed altre specialità, ed
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un omaggio a donna Mariantonia che negli anni quaranta
deliziava i primi turisti con i prodotti degli orti anacapresi.
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Fonteverde Natural Spa Resort, il resort 5 stelle di San
Casciano dei Bagni (Si) che fa parte di The Small Leading
Hotels of the World, tempio del benessere termale e l’Hotel
La Posta Vecchia, il lussuoso albergo di Palo Laziale (Rm),
membro della Associazione Relais & Chateaux, vecchia
residenza di Paul Getty, hanno creato un percorso d’eccellenza che dalle suggestive vallate della Val d’Orcia approda
alle coste tirreniche laziali.
Una vacanza tutta benessere e gourmet dove il wellbeing
e la cucina d’autore si sposano con l’esclusività e il lusso
discreto. Il pacchetto Spa&Gourmet propone, per la prima
volta, un’esperienza sensoriale e unica nel suo genere.
Due strutture complementari fino al 15 novembre, che
normalmente fanno sognare i turisti gourmand e dai sensi
raffinati, oggi offrono l’essenza di una vacanza indimenticabile a condizioni straordinarie.
L’itinerario può prevedere il soggiorno in Toscana e poi nel
Lazio o viceversa, proprio per andare incontro anche alle
esigenze di quei clienti che arrivano o partono dall’aeroporto di Fiumicino o di quelli che tra una visita a Roma e una a
Firenze desiderano rilassarsi e vivere un percorso esclusivo.
Il pacchetto comprende due giorni sulle dolci colline della
campagna toscana dove, immersi nelle acque termali che
sgorgano dal Monte Amiata e coccolati dai trattamenti
proposti nella spa di Fonteverde, si potrà rigenerare corpo
e spirito. Basterà farsi massaggiare dai 22 idrogetti della
piscina Bioaquam e disintossicare dai cristalli di sale del
Thalaquam e del Salidarium per sentirsi rinascere.
Sulle coste laziali, proprio a picco sul mare, regna sovrano
l’Hotel La Posta Vecchia, villa del 1640 affacciata sul mare
Tirreno, il cui Ristorante The Cesar, è insignito di una stella
Michelin dal novembre 2007.
Lo chef Michele Gioia delizierà gli ospiti con i piatti della
tradizione, personalmente rivisitati dal suo estro creativo e
cucinati con prodotti naturali coltivati nel territorio.
Dopo un bagno nella piscina interna con le vetrate vista
mare, una incredibile opportunità per gli ospiti è la visita alle rovine della villa romana situata esattamente nel
basamento dell’albergo, un salto nella storia della Roma
Imperiale, trasformata oggi in museo
www.fonteverdespa.com
105
Il ristorante “Botton d’Oro” dell’albergo Villa Marta di Lucca
Si chiama Botton d’Oro, come il grazioso ranuncolo giallo che illumina in
primavera il verde dei prati e riporta
alle fiabe: è il ristorante dell’Albergo
Villa Marta, incantevole 4 stelle alle
porte di Lucca ricavato da una dimora
ottocentesca e circondato da un meraviglioso giardino all’italiana.
Il “Botton d’oro”, guidato dalla giovane chef Chiara Dal Porto, apre adesso
anche al pubblico. Non solo gli ospiti
dell’albergo, quindi, potranno gustare
le proposte del nuovo menu ispirato
alla tradizionale cucina lucchese,
rivisitata dalla fantasia dello chef
FoglioEuropeo 124 DEF.indd 105
secondo i gusti attuali.
Tra i punti di forza del ristorante, l’uso
di carni nazionali, la pasta fresca, le
torte e le marmellate fatte in casa,
oltre ad un’offerta di piatti pensati ad
hoc per clienti con esigenze dietetiche
particolari. “In carta ci sono sempre
almeno tre proposte per chi segue un
regime vegetariano, ed abbiamo anche
proposte per celiaci e per chi soffre di
altre intolleranze, come quella per i
latticini.” Chiara Dal Porto, 39 anni,
lucchese, è infatti uno chef abilitato
alla cucina celiaca per la preparazione di piatti garantiti gluten-free.
Possono essere richiesti anche interi
menù speciali ad hoc, prenotando con
almeno 12-24 ore di anticipo.
“I principi della mia cucina sono
l’amore per la tradizione, la qualità
delle materie prime e, soprattutto,
l’attenzione a violare il meno possibile
il loro gusto originario” - dichiara lo
chef Chiara Dal Porto - “per questo
prediligo l’olio Evo ai grassi animali e una cottura breve e saltata per
mantenere al meglio sia le qualità
organolettiche sia quelle nutrizionali
del prodotto.”
www.albergovillamarta.it
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A cura di Margherita Vallier
[email protected]
106
Letture & poesie
Susanna Tamaro
Illustrazioni di Giulia Orecchia
“Il grande albero”
Casa Editrice Salani
160 pagine
12,00 Euro
Argante e Roveda
“L’ecobusiness ci salverà?”
Casa Editrice Salerno
112 pagine
12,00 Euro
Erri De Luca
“Il giorno prima della felicità”
Casa Editrice Feltrinelli
133 pagine
15,00 Euro
Anche se non proprio paragonabile al
bellissimo libro “Piccolo Principe”,
questa è una favola che vi si avvicina
molto.
Come il capolavoro di Saint Exupéry,
è soprattutto una storia di amore e di
speranza e non mancherà di toccare il
cuore dell’adulto più incallito che volesse leggerla ai suoi bambini, ai suoi
nipotini, in occasione del Natale.
Siamo in montagna ed è lì, nella radura, che scende a sfiorarci, risale e se
ne va come è venuto, quel “rumore”
speciale che fa il vento quando passa
fra i rami alti degli abeti: per un momento, grazie alla lievità del racconto,
abbiamo sentito su di noi l’alito della
creazione.
Così, siamo pronti a credere alla fiaba
dell’abete centenario che da giovane
ha conosciuto la Pricipessa Sissi e
che da vecchio poteva essere abbattuto per farne preziosi violini come
tonnellate di stuzzicadenti.
Tra tutte, non sarebbe dunque la fine
più brutta quella di fare da ornamento
natalizio addobbato a festa in Piazza
san Pietro se non fosse per Crik, lo
scoiattolo in perenne letargo che si
sveglia fuori tempo in mezzo al traffico
romano e che fa del ritorno dell’abete
alla radura in Trentino la sua missione
in terra.
Come in ogni favola che si rispetti, ci
riuscirà in maniera miracolosa, grazie
anche ai suggerimenti in romanesco
del piccione Numa Pompilio per attirare su Crik l’attenzione e la tenerezza
del grande Papa montanaro.
“Dalle radici e tra i rami, la storia del grande albero è”, come ha
affermato Susanna Tamaro, “qualcosa di luminoso in un tempo di
crisi e di cose opache”.
Il libro non è solo una biografia
dell’imprenditore Marco Roveda; è
un ritratto che svela anche qualche
piccolo segreto.
Cinque sono le parole d’ordine del
creatore della magia multimediale di
LifeGate: uno, innovazione; due, sostenibilità; tre, impatto sociale diretto,
quantificabile e documentato; quattro,
espansione; cinque, replicabilità
internazionale.
Dopo aver conseguito il premio
“Social Entrepreneur of the Year”, altissimo riconoscimento dalla Schwab
Foundation for Social Entrepreneurship, Marco ha risposto in modo
ordinato ed avvincente alle domande
di Enzo Argante.
Dalla Fattoria Scaldasole a LifeGate,
la filosofia della sostenibilità è innanzitutto un modo di sentire la vita.
Il libro non è affatto uno dei tanti
noiosi saggi sulle possibilità dell’ecobusiness.
Ci sono i valori, c’è l’ispirazione e ci
sono le linee strategiche. Attraverso
il racconto delle esperienze di Marco
Roveda e della sua famiglia ci rendiamo conto di come sia stato davvero
possibile fondare un business sulla
felicità e sulla dignità, sul rispetto
dell’uomo e dell’ambiente.
“Gli obiettivi non saranno unicamente gli attivi di bilancio ma
anche il fare cose belle, buone
e utili alla vita. Siamo tutti sulla
stessa barca e contribuire a farla
funzionare bene è una questione
di realizzazione personale, di prestigio e di impegno nei confronti
della vita”. Perchè, come sottolinea
ancora Marco Roveda: “l’equivalenza tra etico e senza finalità di
lucro non è più assoluta”.
I vecchi palazzi di Napoli sono nidi
per i fantasmi, con una affermazione semplice e un po’ curiosa inizia
il racconto di un ragazzino smilzo,
orfano, che ama recuperare la palla in
qualunque posto e a qualunque costo.
Impara ad arrampicarsi a scavalcare
ringhiere, intrufolarsi in piccoli nascondigli come un abile contorsionista
e ogni giorno intravvede dalle finestre
di quel balcone, complice delle sue
trepidazioni, il suo fantasma femminile, che tornerà più tardi a sfidare
la memoria dei sensi, a postulare
un amore impossibile idealizzato e
arricchito dalla filigrana delle sue
emozioni.
Nello scenario di una Napoli forte e
veritiera non poteva certo mancare il
personaggio chiave del romanzo, Don
Gaetano un vero fac totum elettricista,
muratore, portiere dei quotidiani inferni del vivere, consolatore e maestro
di vita di questo ragazzino, solo e
assetato di sapere.
Da lui impara a giocare a carte, a farsi
scivolare la vita tra le mani impregnata di quel succo di un’esistenza
stereotipata dove tutto immancabilmente può accadere il giorno prima
della felicità.
Un romanzo breve, dotato di intensità lessicale e forma dialogica piena
di espressività simbolo di una città
da sempre pura, ricca di folclore di
storie di strada, di amori impossibili,
di rapporti esclusivi, narrati da Erri
De Luca napoletano d’eccellenza che
riesce a trasportarci senza esitazioni
nelle viscere del suo racconto, in un
modo unico.
Il libro scorre via in maniera fluida e
vivace al tempo stesso.
Silvia Berlinguer
Letture & poesie
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FoglioEuropeo 124 DEF.indd 107
10-11-2009 23:49:18
AUSTRIA
FINLANDIA
HELSINKI - Ambasciata d’Italia, Itäinen Puistotie 4A • Consolato Italiano - Ambasciata d’Italia. Itanien Puistotie, 4 • Istituto Italiano di Cultura, Vuorimiehenkatu 11 B
FRANCIA
108
VIENNA - Ambasciata d’Italia, Rennweg 27 • Istituto Italiano di Cultura,
Ungargasse 43 • Cancelleria Consolato Italiano - Ambasciata d’Italia,
Ungargrasse 43
INNSBRUCK - Consolato Generale Di Italia, Conradstrasse, 9 A • Istituto di Cultura Italiano, Palais Trapp Maria Theresien Strasse 38
KLAGENFURT - Consolato Onorario Italiano, St. Veiter Ring 43
GRAZ - Consolato Onorario Italiano, St. Peter Hauptstrasse 141
LINZ - Consolato Onorario Italiano, Hessenplatz 19
SALISBURGO - Consolato Onorario Italiano, Lederergasse 6
BELGIO
PARIGI - Consolato Generale d’Italia, 5 Bd. Emile Augier • Ambasciata
d’Italia, 51, Rue de Varenne • Centro Lingua e Cultura Italiana, 4, Rue
des Prètes S. Sèverin • Istituto Italiano di Cultura, 50 rue de Varenne
GRAN-BRETAGNA
RISTORANTE
Fratelli
la Bufala
Bruxelles
118, Rue Américaine
Tel. +32 (0)25376700
www.fratellilabufala.com
BRUXELLES - Ambasciata d’Italia, 28, Rue Emile Claus • Istituto Italiano di Cultura, Rue de Livourne, 38 • Consolato d’Italia a Bruxelles,
rue de Livourne 35 • Camera di Commercio Italo-Belga, Avenue Henri
Jaspar 113 • Piola.Libri, rue Franklin 66-68 • Fattoria del Chianti, rue
Archimede 48 • Ristorante Il padrino, rue Archimede 50 • Physical Golden Club, Place du Châtelain, 33 • Ristorante la Piola, rue du Page 2
• Traiteur Don Gigi, rue Jacques Jansen 1 • Pasticceria da Giovanni,
Ch. de Louvain 303 (Schaerbeek) • Hotel Jolly du Grand Sablon, Rue
Bodenbroek, 2/4 • Hotel Amigo, rue de l’Amigo 1
EKEREN - Ass.ne Dante Alighieri, Pinksterbloemlaan 45
ESTONIA
TALLIN - Ambasciata Italiana, Vene, 2
FoglioEuropeo 124 DEF.indd 108
LONDRA - Ambasciata Italiana, 114 Three King’s Yard - Davies Street
- London W1Y 2EH • Consolato Generale d’Italia, 38 Eaton Place, SW
1X 8AN • Istituto Italiano di Cultura, 39 Belgrave Square, SW1X 8NX
• ICE Istituto Nazionale per il Commercio Estero Italian Trade Commission, 14 waterloo place - London SW1Y 4AR • Camera di Commercio Italiana in G.B., 1 Princes Street, W1R 8AY • E.N.I.T. Italian
Tourist Board, 1 Princes Street, W1R 8AY • The Rocco Forte Collection
- Brown`s Hotel, Albermarle Sreet - Mayfair - London W1S 4BP • Jolly
Hotel St. Ermin’s, 2 Caxton Street, SW1H 0QW • Baglioni Hotel, 60
Hyde Park gate - London SW7 5BB • Hotel Inter Continental, 1 Hamilton Place Hyde Park Corner, W1V 1QY • Mandarin Oriental Hyde Park,
66 Knightsbridge, SW1X • The Chesterfield Mayfair, 35 Charles Street
Mayfair, W1X • Banca d’Italia, 39 Kings Street, EC2 • Alitalia Uk, 2nd
Floor, Central House - 3 Lampton Road - Hounslow - Middx TW3 1HY
• Meridiana, 15 Charles II Street, SW1Y 4QU • Accademia Club, 59
Knightsbridge, SW1X 7RA • Estorik Collection of Modern Italian Art,
39ª Canonbury Square, N1 2AN
10-11-2009 23:49:19
Lo trovate qui...
GRECIA
ATENE - Istituto Italiano di Cultura, 47, Patission str. • Ambasciata
d’Italia, 2, Sekeri str. • Consolato Generale Italiano, 135-137, E. Venizelou Ave. • Cancelleria Consolare Italiana , Leoforos El. Venizèlou
(Thiseos) 135-137 • Camera di Commercio Italiana Ice,14,Vas. Sofias
ave. • Scuola statale italiana, Odos Mitsaki 18 • Scuola Archeologica
italiana, Odos Parthenonos 14-16 • Istituto italiano di Cultura di Salonicco, Odos Fleming 1 - 54642 Thessaloniki • Istituto italiano per il
Commercio Estero (ICE), Leoforos Vassilis Sofias, 14 • Comitato degli
Italiani all’ Estero (Com.It.Es), Patission 153 • Associazione Dante Alighieri ad Atene , Via Antinoros, 34-36
SALONICCO - Istituto di Cultura Italiana, 1, Fleming Str.
GERMANIA
Associazione Emilia-Romagna in Berlin, Düsseldorfer Strasse 66 •
Italiesiches Handelskammer Für Deutschland, Büro Berlin (Camera
di Commercio per la Germania), Märkisches Ufer 28 • Istituto Italiano per il Commercio Estero, Schlüterstrasse 39 • ANSA, Pressehaus - Schiffbauerdamm 40 • RAI, Reinhardtstrasse 12 • Hotel
Jolly Vivaldi, Friedrichstr. 96 • Hotel Park Inn Berlin - Alexanderplatz, Alexanderplatz 7 • Ristorante Bacco, Marburgerstrasse 5 •
Ristorante Bocca di Bacco, Friedrichstrasse 167/168 • Ristorante
Essenza, Potsdamer Platz 1 • Ristorante Vino e Libri, Torstr. 99 •
Trattoria a Muntagnola, Fuggerstrasse 27 • Ristorante Sale e tabacchi, Kochstrasse 18 • Ristorante Francucci’s, Kurfürstendamm 90 •
Ristorante Ciao Ciao, Kurfürstendamm 156 • Ristorante Ana e Bruno, Sophie-Charlotten-Strasse 101 • Café Aroma, Hochkirchstrasse
8 • Ristorante Opera Italiana, Spandauer Damm 5 • Ristorante Il
Sorriso, Kurfürstenstrasse 76 • Ristorante Antica Roma, Wittenbergplatz 5/6 • Ristorante Piazza Italiana, Oranienburger Chaussee 2
• Ristorante Trattoria Toscana, Badensche Strasse 33 • Ristorante
Villa Medici, Spanische Allee 1
AMBURGO - Consolato Generale d’ Italia, Feldbrunnenstrasse 54 - D
FRANCOFORTE - Consolato Generale d’Italia, Francoforte sul Meno
- Kettenhofweg, 1 - D
COLONIA - Consolato Gen. D’Italia, Universitastrasse 81 D
HANNOVER - Consolato Italiano Generale, Freundallee, 27
LIPSIA - Consolato Generale Italiano, Loehrstrasse, 17
109
IRLANDA
DUBLINO - Ambasciata d’Italia, 63/65 Northumberland Road • Istituto
Italiano di Cultura, 11, Fitzwilliam Square
ITALIA
RISTORANTE
Ildi Paolo
Ciak
Celli
Cucina toscana
Specialità alla brace
Cacciagione
BERLINO - Ambasciata d’Italia, Hiroshimastrasse 1 • Palazzo Italia, Unter den Linden, 10 • Istituto italiano di Cultura, Hildebrandstr. 2 • Com.It.es. Berlino-Brandeburgo, Zillestraße 111 • Società
Dante Alighieri, Bülowstr. 4 • ICE (Istituto per il Commercio Estero),
Schlüterstr. 39 • ENIT (Ente Nazionale per il Turismo), Kontorhasìus
Mitte - Friedrichstrasse 187 • Itkam (Camera di commercio italiana
per la Germania), Märkisches Ufer 28 • Deutsch-Italienische - Gesellschaft E.V. (Berlin), Hohenzollernstrasse 4 • Deutsch-italienische
- Freundschaftsgesellschaft, Nikischstrasse 5A • Centro Culturale
Sardo, Husemannstrasse 28 • COM.IT.ES, Eylauerstrasse 24 • Missione Cattolica Italiana, St. Konrad von Parzham - Rubesstrasse 78
• Patronato ITAL-UIL, Keithstrasse 1-3 • Comitato Tricolore degli
Italiani nel Mondo, Berlinerstrasse 124 - Berlin-Charlottenburg •
FoglioEuropeo 124 DEF.indd 109
Roma Trastevere
Vicolo del Cinque, 21
Tel. +39 06.58.94.774
MILANO - Ristorante Il Marchesino, Piazza della Scala • Terrazza Martini, Piazza Diaz 7 • Il Baretto ai Baglioni, Via Senato 7 • Bar Pasticceria Gattullo, Piazzale di Porta Lodovica 2 • Bar Ristorante Gin Rosa,
Galleria s. Babila 4/B • Colonial Cafè, Corso Magenta 85 • Mondadori, Piazza Duomo • Carlton Hotel Baglioni, Via Senato 5 • UNA Hotel
Scandinavia, Via Cusani, 15 • UNA Hotel Tocq, Via A. De Tocqueville,
7/D • Grand Hotel Verdi, Via Mechiorre Gioia 6
ROMA - Ministero degli Esteri e Italiani nel Mondo, Piazzale della Farnesina, 1 • Hotel De Russie, Via del Babbuino 9 • Hotel Excelsior, Via
Vittorio Veneto 125 • UNA Hotel Roma, Via G. Amendola 61 • Hilton
Rome Cavalieri, Via Cadlolo, 101 (Monte Mario)
10-11-2009 23:49:22
LETTONIA
RISTORANTE
Vecchia
Firenze
di Jacopo La Guardia
Monte-Carlo
Av. Prince Pierre, 4
Tel. +377 93302770-93255364
RIGA - Ambasciata d’Italia, Teatra iela, 9 - LV • Associazione Dante
Alighieri, Dzirnavu,73
LITUANIA
Scala) • North Atlantic s.a.m. Le Patio Palace 41, Av. Hector Otto •
Ristorante Amici Miei 16, Quai Jean Charles Rey Fontvieille • La Casa
del Gelato 42, Quai Jean Charles Rey Fontvieille • Zegg & Cerlati Av.
des Spélugues • La Perla Monte Carlo Palace Bd. des Moulins • Hotel
de Paris, Place du Casino • Fairmont Monte Carlo 12, Av. des Spélugues • Hotel Meridien Av Princesse Grace • Ristorante La Rosa dei
Venti Plage du Larvotto • Stars & Bar 6, Quai Antoine I • Ristorante La
VILNIUS - Ambasciata Italiana, Tauro Gatve, 12 • Istituto Italiano di
Cultura - Alessandra Bertini Malgarini, Universiteto G. 4 • Camera di
Commercio Italiana, Jogailos, gve 4 • Istituto Italiano Commercio Estero, Universitet,o 4 LT
110
Ristorante
Amici Miei
LUSSEMMBURGO
di Michele Florentino
Monaco - Port de Fontvieille
Quai Jean Charles Rey, 16
Tel. +377 92059214
Vecchia Firenze 4, Av Prince Pierre • Casa del Caffé Av. de la Costa •
Hair stylist Coppola 4, Av. de Grande Bretagne • Athos Palace (Fontvieille) • RM Autosport 5, Av. Prince Pierre • Montecarlo Royal Motors
14, Quai Jean Charles Rey
LUSSEMMBURGO - Ambasciata d’Italia, 5-7, rue Marie-Adélaïde •
Istituto Italiano di Cultura, 7 Rue Marie Adélaide • Asso,ne Dante Alighieri, 22, Rue Albert 1°
MONTECARLO
Ambasciata d’Italia e Com.It.Es 17, Av de l’Annonciade • Monte Carlo
Country Club 155, Av Princesse Grace • Ufficio del Turismo 2ª, Bd des
Moulins • Yacht Club Monaco 1, Quai Antoine • Banque: Edmond de
Rothschild Les Terrasses 2, Av de Monte Carlo • Compagnie Monegasque de Banque 23, Av. de la Costa • HSBC Private Bank 15/17,
Av. D’Ostende • BNP Paribas Private 15/17, Av. D’Ostende • Banque
du Gothard 15/17, Av. D’Ostende • CFM 11, Bd albert Premier • Credit Lyonnais 1, Av. des Citroniers • SG Private Banking 11, Avenue
de Grande Bretagne • Monte Paschi Banque 1, Av. des Citroniers
• KBL Monaco Private Bankers 8, Av. de Grande Gretagne • UBS
10/12, Quai Antoine I • Immobiliare Dotta 5 bis, Av Princesse Alice
• Montecarlo International Prestige 1, Av Henry Dunant (Palais de la
FoglioEuropeo 124 DEF.indd 110
PAESI BASSI
AMSTERDAM - Consolato Generale d’Italia, Vijzelstraat 79 • Istituto
Italiano di Cultura, Keizersgracht 564
L’AIA - Ambasciata d’Italia, Alexanderstraat 12, 2514 JL Den Haag
PORTOGALLO
LISBONA - Ambasciata d’Italia, Largo Conde Pombeiro 6 • Consolato
Italiano - Ambasciata d’Italia, Largo Conde de Pombeiro 6 • Istituto
Italiano di Cultura, Rua do Salitre, 146
REPUBBLICA CECA
PRAGA - Ambasciata d’Italia, Nerudova 20 • Istituto Italiano di Cultura, Šporkova 14 • Ambasciata d’Italia a Praga, Nerudova 20 • Istituto
Italiano di Cultura, Šporkova 14
10-11-2009 23:49:24
Lo trovate qui...
SLOVACCHIA
BRATISLAVA - Ambasciata Italiana, Palisady, 49 • Consolato Italiano,
Cervenova, Ul. 19 • Istituto Italiano di Cultura, Kapucínska 7
SVEZIA
SPAGNA
STOCCOLMA - Ambasciata d’Italia, Oakhill - Djurgården - Djurgårdsvagen 174 • Istituto di Cultura Italiana, Gardesgatan 14 • Cancelleria
Consolare Italiana, Djurgårdsvägen 176
ANGELHOLM - Associazione Dante Alighieri, Krukmakareg, 3
MADRID - Ente Nazionale Italiano Turismo, Edificio Espana - Gran Via
84 1° of.1 • Consolato Generale Italiano, Calle Agustín de Betancourt,
3 • Ambasciata d’italia a Madrid, C/Lagasca, 98 • Consolato Generale
a Madrid, C/Agustin de Bethancourt, 3 • Addetto navale in Madrid,
C/Agustin de Bethancourt, 3 • Istituto Italiano di Cultura a Madrid, C/
Mayor, 86
BARCELLONA - Consolato Generale d’Italia, cI Mallorca 270 Pral. Pri
SVIZZERA
111
STATI UNITI
NEW YORK - Italian American Museum, 155 Mulberry Street • Italian
Consulate General of Italy in New York, 690, Park Avenue • ICE (istituto
nazionale per il commercio estero), 33 East 67th Street • Columbus
Citizens Foundation, 8 East 69th Street • Com.Ii.Es, 66-33 Fresh Pond
Road Ridgewood • Istituto Italiano di cultura, 686 Park Avenue
MIAMI - Consolato Italiano, 4000 Ponce de Leon - Suite 590 - Coral
Gables FL 33146 • COMITES Comitato Italiani Estero, 2575 Collins
Avenue, suite C-10 • NIAF - Biscayne Tour 2 South, Biscayne BLV
Suite 3400 • Ristorante Pelican, 826 Ocean Drive • Ristorante Sardinia, 1801 Purdy Avenue • Bar Segafredo, Lincoln Road • Ristorante
Quattro, Lincoln Road • Centro Estetico Biguine, Lincoln Road
FoglioEuropeo 124 DEF.indd 111
GINEVRA - Consolato Generale d’Italia, Rue Charles Galland, 14 •
Com.It.Es., Rue de l’Athenée, 26 • Marina. B, 40 rue du Rhône • Les
Ambassadeurs, 39 rue du Rhône • Cercle des Dirigeants d’Entreprises, Rue François Dussaud 12 • Elite Rent-a-Car, Rue des Pâquis, 51 •
Boggi, 116 Rue du Rhône • Country Club Geneva, 47 Route de Collex
- Bellevue • Ristorante Il Mirtillo, Route de Veyrier - Vessy, Genève •
Ristorante Senso, Rue du Rhône, 56bis • Resto by Arthur’s - La Cité
des Temps, 1 Pont de la Machine • Ristorante-Caffetteria L’Alcova,
Rue du Rhône, 46 • Ristorante La Closerie, Place du Maunoir, 14 - Cologny • Arthur’s Rive Gauche, 7/9 rue du Rhône • Boutique Jadeis, 15
rue de la Mairie • Hôtel d’Angleterre, Quai du Mont-Blanc, 17 • Hôtel
Métropôle, Quai Général Guisan, 34 • La Maison du Gâteau, Route de
Flossirant • Restaurant Roberto, 10 rue Pierre-Fatio • Boutique Tod’s,
108/110 Rue du Rhône • Boutique Cori-Line, 19 Quai du Mont-Blanc
• Gucci, 92 rue du Rhône • Boutique Vilbrequin, Rue du Rhône, 110 •
Boutique Anita Smaga, Rue du Rhone, 51 • Bulgari, 30 rue du Rhône •
Alitalia - WTC Aéroport • Avakian, 19 rue du Rhône • Auberge d’Onex
by Valentino Rusconi • For Seasons Les Bergues, Quai des Bergues •
Hairmania, 34 boulevard Hélvetique • La Bohème, 36 boulevard Hélvetique • Kenko Hoshi, 2 rue des Photographes • Illico Gianna Loredan,
3 route de St-Julien • Café Hôtel Métropole, 34 quai Général-Guisan •
Hôtel Richemond, rue Adhémar-Fabri 8/10 • Modena Cars, 76 rue de
Lausanne • Restaurant Hôtel du Parc des Eaux-Vives, 82 Quai Gustave-Ador • Restaurant Mon Idée, 24 route de Mon-Idée
10-11-2009 23:49:27
Colophon
Direttore Responsabile:
Ilio MASPRONE
Tel. e Fax: (+39) 0184.266433
Cell. (+39) 335.327111
E-mail: [email protected]
[email protected]
Collaboratori:
Ilaria BIAMONTI
[email protected]
Bruno BRESCHI
[email protected]
Arianna CARACCIOLO
[email protected]
Deborah CHIAPPINI
[email protected]
Tiziana DANZO
[email protected]
Myrjam CANTÙ
[email protected]
Samantha DE REVIZIIS
[email protected]
Natàlia CAZZOLA DOLCE
[email protected]
112
Maurizio DI MAGGIO
[email protected]
Jean-Louis GUILLOT
[email protected]
Germana LAVAGNA
[email protected]
Alessandra LUTI
[email protected]
Silvana RIVELLA
[email protected]
Simona TAGLI
[email protected]
Chiara TRUSSONI
[email protected]
Margherita VALLIER
[email protected]
Giorgia WÜRTH
[email protected]
Claudio ZENI
[email protected]
Corrispondenze Bruxelles:
Matteo MANZONETTO
[email protected]
Corrispondenze Ginevra:
Susanna Teresa GORGA
[email protected]
Corrispondenze Londra:
Carolina STUPINO
[email protected]
Corrispondenze Miami:
Luciana SALIANI
[email protected]
Corrispondenze Milano:
Silvia ZANCHI
[email protected]
Corrispondenze Mosca
Silvia GRIESSMAIR
[email protected]
Corrispondenze Oslo
Clara SVANERA
[email protected]
Corrispondenze Parigi
Stefania DONCKER
[email protected]
TESTATA:
IL FOGLIO ITALIANO
Mensile per gli italiani nel Mondo
Fondato nel 1997
nel Principato di Monaco
Sottotitolo:
Primo Mensile per gli Italiani nel Mondo
Periodicità:
Mensile, 11 uscite l’anno, escluso agosto
Formato:
Magazine A4 mm. 210 x 297 al vivo
(+5 mm. di abbondanza), 132 pagine
Target:
Medio - Medio Alto
TIRATURA: Media annuale copie 172.000
(16.000 mensili)
[email protected]
Fotografi:
Samantha ROSSO,
Salvatore MANCUSO, PEPÈ
Società Editrice:
Events & Promotions Ltd.
20-22 Bedford Row
London - WC1R-4JS
Corrispondenze Monte-Carlo:
Maria BOLOGNA
[email protected]
Direzione Amministrativa:
Renata RIVELLA
[email protected]
Corrispondenze Atene:
Angelo SARACINI
[email protected]
Consiglio Direttivo:
Presidente: Ilio MASPRONE;
Consiglieri:
Daniela ALTOBELLI, Massimo BASSO,
Giorgio COLOMBO, Luigi FRATESCHI,
Massimo GABORIN, Marco MORETTI
Corrispondenze Berlino:
Gherardo UGOLINI
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