Rapporto Ambientale
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Rapporto Ambientale
1. INTRODUZIONE La Direttiva 2001/42/CE (detta direttiva VAS) ha l’obiettivo “di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione e dell'adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, assicurando che venga effettuata la valutazione ambientale di determinati piani e programmi che possono avere effetti significativi sull'ambiente” (ex art. 1). Il Piano Strategico di Area Vasta che il Laboratorio di Pianificazione Strategica del Comune di Foggia, l’Ufficio di Pianificazione dell’Amministrazione Provinciale e i consulenti dei Local Lab hanno elaborato nell’ambito della programmazione dei Fondi POR 2007-2013, rientra nella categoria di pianificazione territoriale individuata dall’art. 3 della Direttiva VAS e, quindi, deve essere obbligatoriamente soggetto a valutazione ambientale. L’Autorità di Gestione del Piano Strategico di Area Vasta, responsabile della VAS, ha individuato come valutatore ambientale i Signori: Dott. Pio Palieri e Dott. Giuseppe Zichella, con il compito di: redigere il Rapporto Ambientale (di seguito RA) che rappresenta la valutazione ambientale del Programma; raccogliere, analizzare ed eventualmente integrare le proposte di modifica al RA e al Programma che i portatori di interesse esprimeranno nel corso delle previste consultazioni; predisporre il piano di monitoraggio del Programma, sulla base di indicatori, allo scopo di misurarne le performance ambientali ed eventualmente apportarvi modifiche e correzioni. 1.1 INQUADRAMENTO E SCOPO DEL DOCUMENTO Il Rapporto Ambientale (RA) è il documento che deve essere redatto, come stabilito dall’art. 5 della Direttiva VAS, ogni qualvolta si attui un processo di Valutazione Ambientale Strategica. Nel RA devono essere “individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l’attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull’ambiente nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale”. Le informazioni da includere nel RA, come previsto dall’Allegato I della Direttiva, sono le seguenti: a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del Piano e del rapporto con altri pertinenti Piani o Programmi; b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza l'attuazione del piano o del programma; c) caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate; d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al Piano o Programma, ivi compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE; e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri pertinenti al Piano o al Programma e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi ed di ogni considerazione ambientale; f) possibili effetti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l'aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l’interrelazione tra i suddetti fattori; g) misure previste per impedire, ridurre e compensare, nel modo più completo possibile, gli eventuali effetti negativi significativi sull'ambiente rivenienti dall’attuazione del Piano o del Programma; h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze tecniche o mancanza di know-how) nella raccolta delle informazioni richieste; i) descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio di cui all’articolo 10; j) sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti. Il presente documento costituisce il Rapporto Ambientale del Piano Strategico di Area Vasta, la cui portata e livello di dettaglio è stato condiviso con le Autorità Ambientali consultate nella fase di Scoping, di seguito illustrata. 9 2. LA PROCEDURA DELLA VAS La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) rappresenta uno strumento utile per: integrare le valutazioni ambientali nel contesto dell’attività di programmazione; sviluppare la comprensione degli effetti ambientali degli interventi programmati; incrementare la razionalità delle decisioni e favorire iter trasparenti e partecipativi, coerentemente con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delineati con le Strategie di Lisbona e di Göteborg. La VAS, sebbene sia esplicitamente richiamata come strumento di valutazione, non deve essere tuttavia interpretata come un momento esterno alla programmazione che, una volta conclusa l’elaborazione del programma, ha il compito di valutarlo e di verificarne le conseguenze ambientali. La VAS, infatti, come recita il D.Lgs. 4/2008 che ha recepito la Direttiva 2001/42/CE (Direttiva VAS), non solo concerne la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente, ma ne accompagna altresì gli stessi (piani e programmi) durante tutte le loro fasi attuative. La VAS comprende, dunque: lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità1; l'elaborazione del Rapporto Ambientale (di seguito RA) che rappresenta la valutazione ambientale del programma; lo svolgimento di consultazioni con i portatori di interesse; la valutazione del piano o del programma, del rapporto e degli esiti delle consultazioni; l'espressione di un parere motivato; la predisposizione del piano di monitoraggio del programma, sulla base di appositi indicatori, allo scopo di misurarne le performance ambientali ed eventualmente apportarvi modifiche e correzioni; l'informazione sulla decisione ed il monitoraggio. Il Rapporto Ambientale (RA), pertanto, “costituisce parte integrante del piano o del programma e ne accompagna l'intero processo di elaborazione ed approvazione”2. “Nel rapporto ambientale debbono essere individuati, descritti e valutati gli impatti significativi che l'attuazione del piano o del programma proposto potrebbe avere sull'ambiente e sul patrimonio culturale, nonche' le ragionevoli alternative che possono adottarsi in considerazione degli obiettivi e dell'ambito territoriale del piano o del programma stesso”3. Le informazioni da includere nel RA, come previsto nell’Allegato I della Direttiva 2001/42/CE e nell’Allegato VI del D.Lgs. 4/2008, annoverano gli elementi di seguito riportati: 1 La verifica di assoggettabilità è “la verifica attivata allo scopo di valutare, ove previsto, se piani, programmi o progetti possono avere un impatto significativo sull'ambiente e devono essere sottoposti alla fase di valutazione secondo le disposizioni del presente decreto” [Cfr. D.Lgs. 4/2008 – Art 5 – Par. 1 m)]. 2 (Cfr. D.Lgs. 4/2008 – Art 13 – Par 3). 3 (Cfr. D.Lgs. 4/2008 – Art 13 – Par 4). 10 illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del piano e del rapporto con altri pertinenti piani o programmi; aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza l'attuazione del piano o del programma; caratteristiche ambientali, culturali e paesaggistiche delle aree che potrebbero essere significativamente interessate; qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano o programma, ivi compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, culturale e paesaggistica, quali le zone designate come zone di protezione speciale per la conservazione degli uccelli selvatici e quelli classificati come siti di importanza comunitaria per la protezione degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatica, nonché i territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità, di cui all’articolo 21 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 28; obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al piano o al programma, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi ed di ogni considerazione ambientale; possibili effetti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l'aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l’interrelazione tra i suddetti fattori. Devono essere considerati tutti gli impatti significativi, compresi quelli secondari, cumulativi, sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positivi e negativi; misure previste per impedire, ridurre e compensare, nel modo più completo possibile, gli eventuali effetti negativi, significativi sull'ambiente, rivenienti dall’attuazione del piano o del programma; sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio, carenze tecniche o difficoltà derivanti dalla novità dei problemi e delle tecniche per risolverli) nella raccolta delle informazioni richieste; descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli impatti ambientali significativi derivanti dall’attuazione del piano o del programma proposto definendo, in particolare, le modalità di raccolta dei dati e di elaborazione degli indicatori necessari alla valutazione degli impatti, la periodicità della produzione di un rapporto illustrante i risultati della valutazione degli impatti e le misure correttive da adottare; sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti. 11 2.1 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO DELLA VAS La Direttiva Europea 2001/42/CE rappresenta un importante passo avanti nel contesto del diritto ambientale europeo. Ponendosi l’obiettivo di valutare gli effetti ambientali derivanti dall’attuazione di determinati piani e programmi durante la loro elaborazione e prima della loro adozione, la VAS si delinea come un processo sistematico inteso a valutare le conseguenze sul piano ambientale delle azioni proposte – politiche, piani o iniziative nell’ambito di programmi nazionali, regionali e locali – in modo che queste siano incluse e affrontate, alla pari delle considerazioni di ordine economico e sociale, fin dalle prime fasi (strategiche) del processo decisionale. In altre parole, la VAS assolve al compito di verificare la coerenza con gli obiettivi di sostenibilità delle proposte programmatiche e pianificatorie, a differenza della VIA che si applica a singoli progetti di opere. La normativa italiana ha recepito la Direttiva 2001/42/CE attraverso il Decreto Legislativo n. 152/2006 e, successivamente, con il Decreto Legislativo n. 4 del 16 gennaio 2008 avente ad oggetto “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale”. Il Sesto Programma d’Azione per l’Ambiente (Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta. Decisione del Parlamento e del Consiglio europeo 2002/1600//CE del 21 luglio 2002) indica, fra gli elementi strategici per conseguire gli obiettivi ambientali, “l’integrazione delle tematiche ambientali nelle politiche economiche e settoriali sin dalla fase embrionale del processo decisionale”. La Strategia dell’Unione Europea per lo sviluppo sostenibile è stata rilanciata e precisata nel Consiglio europeo del giugno 2005 di Bruxelles, con l’approvazione della “Dichiarazione sui principi guida dello sviluppo sostenibile”. Tra i principi guida dello sviluppo sostenibile sono esplicitamente indicati: l'integrazione delle considerazioni di natura economica, sociale e ambientale, utilizzando gli strumenti finalizzati a legiferare meglio, quali la valutazione equilibrata dell'impatto e le consultazioni tra le parti interessate; la partecipazione dei cittadini e delle imprese al processo decisionale al fine di migliorare il grado di consapevolezza, rafforzare la responsabilità sociale riguardo all'attuazione di metodi di produzione e di consumo sostenibili. In tema di accesso alle informazioni, consultazione e partecipazione dei cittadini, questi ultimi elementi chiave della strategia per lo sviluppo sostenibile, l’applicazione della Direttiva dà attuazione al Principio 10 della Dichiarazione di Rio ed alla Convenzione di Aarhus. In ragione del quadro prefigurato, l’applicazione della Direttiva alla programmazione 2007-2013, persegue gli obiettivi di sviluppo sostenibile delineati con le Strategie di Lisbona e di Göteborg, contribuendo a consolidare la coerenza di piani e programmi con gli obiettivi strategici, ad incrementare la razionalità delle decisioni ed a favorire iter trasparenti e partecipativi. Ai sensi della citata Direttiva (art. 3), sono obbligatoriamente soggetti a VAS: 12 1. i piani e programmi elaborati per i settori: • agricolo • forestale • pesca • energetico • industriale • trasporti • gestione dei rifiuti • risorse idriche • telecomunicazioni • turistico • pianificazione territoriale • destinazione dei suoli e che definiscono il quadro di riferimento per l'autorizzazione dei progetti elencati negli allegati I e II della Direttiva 85/337/CEEE (Direttiva 85/337/CEE del Consiglio, del 27 giugno 1985, par 2.a); 2. i piani e programmi per i quali, in considerazione dei possibili effetti sui siti, si ritiene necessaria una valutazione ai sensi degli articoli 6 e 7 della Direttiva Habitat (par 2.b). 2.2 DEFINIZIONE DELL’AMBITO DI INFLUENZA DEI P/P (SCOPING) Di seguito sono riportati i piani e programmi ambientali vigenti, o in corso di approvazione, che sono interessati, in maniera più o meno diretta, dal Piano Strategico di Area Vasta. • Piano triennale per la tutela dell’ambiente • Piano di tutela delle acque • Piani di bonifica • Piano d’ambito territoriale ottimale risorse idriche • Piano di assetto idrogeologico (PAI) • Piano regionale delle attività estrattive (PRAE) • Piano di risanamento qualità dell’aria • Programma d'azione per le "zone vulnerabili da nitrati" • Piano regionale di gestione dei rifiuti e successive modifiche e integrazioni • Piano regionale di gestione dei rifiuti. Integrazione Sezione Rifiuti speciali e pericolosi • Documento regionale di assetto generale (DRAG) • Piano energetico ambientale regionale (PEAR) 13 • Piani di gestione delle aree protette e dei Siti Natura 2000 • Piano urbanistico territoriale tematico • Piano dei trasporti • Adeguamento del Piano Paesaggistico regionale • Programma di Sviluppo rurale 2007-2013 • Piano di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi • Piano Comunale di Protezione Civile di Foggia 14 2.3 ANALISI DEL CONTESTO Lo stato dell’ambiente di un’area dipende dalle caratteristiche del territorio ed è influenzato dagli aspetti demografici quali la densità abitativa e i flussi demografici (naturali e migratori), dagli aspetti socio-economici locali, dagli stili di vita, dalla cultura nonché dal tipo di sistema produttivo (industria, agricoltura, etc.). Si illustra dunque il modo con cui il territorio, la popolazione, da un lato, e i settori di produzione (energia, industria, agricoltura, ecc.), dall’altro, contribuiscono a determinare le principali pressioni ambientali in termini di emissioni, produzione di rifiuti, consumi, ecc.. (Tav. A) Superficie territoriale, popolazione residente e densità per provincia – Anno 2007 Province Superficie (ettari) % Regione Popolazione % Regione Densità (ab/km2) BA 513.830 26,54 1.596.364 39,18 310 BR 183.953 9,50 402.831 9,92 220 FG 719.196 37,15 681.546 16,81 95 LE 275.940 14,25 808.939 19,83 293 TA 242.871 12,55 580.189 14,26 239 Puglia 1.935.790 100.00 4.069.869 0.06 210 Fonte ISTAT - Elaborazioni ARPA Puglia - In Puglia, la provincia con la maggiore estensione territoriale è quella di Foggia (719.196 Ha) che annovera, per contro, la più bassa densità abitativa (95 ab./Km2). La Puglia è tra le regioni italiane quella con la maggiore estensione di costa, con un dato di 865 km pari a quasi il 12% del dato nazionale; a livello provinciale, la Capitanata – con i suoi 223 Km. di coste – concentra circa il 26% del dato regionale e si posiziona al 2° posto, subito a ridosso della provincia di Lecce. 15 2.3.1 PRODUTTIVITÀ, ACCUMULAZIONE DI CAPITALE E SVILUPPO (Tab. 1) Valore aggiunto ai prezzi base (Anno 2006) – Valori a prezzi correnti (milioni di euro). Industria Province e Regioni Agricoltur a, silvicoltur a e pesca FOGGIA BARI TARANTO BRINDISI LECCE PUGLIA 684 861 416 214 252 2.426 Industri a in senso stretto Servizi Commercio, Intermediazione riparazioni, monetaria e alberghi e Altre Costruzio Totale finanziaria; ristoranti, attività ni industria attività trasporti e di servizi immobiliari e comunicazio imprenditoriali ni 1.043 635 1.678 4.059 2.000 6.059 1.656 521 2.177 937 387 1.324 1.385 1.013 2.398 9.080 4.556 13.636 273.51 353.99 0 9 ITALIA 27.902 80.489 Fonte: ISTAT 1.973 5.555 1.501 1.197 2.444 12.669 2.129 6.324 1.866 1.237 2.840 14.396 300.798 358.958 Tot. servizi 2.375 6.476 6.384 18.263 2.804 6.171 1.570 4.004 3.022 8.306 16.155 43.220 277.84 937.60 5 1 Valore aggiunto ai prezzi base - Totale 8.838 25.183 8.763 5.541 10.957 59.282 1.319.5 01 (Tab. 2) Valore aggiunto ai prezzi base per abitante (Anno 2006) – Valori a prezzi correnti. Province e 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Regioni FOGGIA 11.434,3 11.726,2 11.673,6 12.150,3 12.558,8 12.941,6 BARI 14.949,4 15.103,6 15.149,7 15.392,4 15.216,7 15.779,9 TARANTO 12.091,0 12.772,7 13.609,9 14.533,8 14.794,7 15.098,6 BRINDISI 11.878,5 12.546,5 13.239,6 13.197,6 13.321,1 13.739,4 LECCE 11.459,3 12.218,5 12.555,2 12.701,7 13.159,5 13.557,0 PUGLIA 12.940,7 13.367,2 13.633,0 13.969,9 14.113,7 14.563,1 ITALIA 19.709,2 20.389,7 20.896,5 21.521,4 21.897,4 22.386,6 Fonte: ISTAT Nel 2006, il reddito medio pro-capite provinciale (valore aggiunto/abitante) è risultato pari a 12.941,6 euro: poco meno del 90% di quello pugliese (il reddito foggiano è, in negativo, quello più distante dal valore medio regionale) e appena il 57,8% di quello nazionale. Nel biennio 2003-2005, la provincia di Foggia, inoltre, si indebolisce rispetto al resto d’Italia, perde due posizioni nella scala territoriale, collocandosi al penultimo posto (102°) nella graduatoria delle province italiane. Ciò è dovuto al suo instabile ritmo di crescita rispetto a quello regionale e nazionale. Naturalmente, questi risultati sono connessi alla stessa struttura produttiva della Provincia il cui valore aggiunto deriva prevalentemente dal settore primario (7,7%) e da quello dei servizi (73,3%), mentre i comparti industriali contribuiscono alla formazione del reddito complessivo (19%) in misura decisamente inferiore sia alla media regionale (23%) che nazionale (26,8%): in altre parole, Foggia soffre della mancanza di un corpo manifatturiero in grado di aumentarne la competitività e capace, in particolare, 16 di aggiungere valore alle sue risorse primarie. In riferimento alle componenti elementari e ai gruppi intermedi, l’indice sintetico elaborato dal quotidiano “Il Sole 24 Ore” per il 2006 denota un miglioramento delle condizioni ambientali e di quelle relative al disagio sociale e personale, così come di quelle attinenti il tempo libero; diventa più precario, invece, il contesto relativo agli affari e al lavoro; peggiora la struttura dei servizi, sia di quelli sanitari che di quelli riferibili all’ambito finanziario; aumenta la criminalità, mostrando, in questo modo, le contraddizioni ancora sensibili che contraddistinguono il territorio della provincia di Foggia. 2.3.2 COMPETITIVITÀ INTERNAZIONALE Nel 2006, la propensione all’export della Capitanata si è attestata al 3,9%, ancora significativamente distante da quella regionale (11,7%) e nazionale (23,6%). Un segnale di positiva crescita è quello che arriva dall’agroalimentare, uno dei pochissimi comparti che ha i numeri e le qualità necessarie per affrontare i mercati esteri. A ben vedere, le produzioni endogene in grado di varcare “il confine” e di procurare un attivo alla bilancia commerciale sono, quasi esclusivamente, quelle della filiera alimentare che, nel 2006, hanno fatto marcare la cifra record di 144 milioni di euro, essendo cresciute ad un ritmo una volta e mezzo superiore alla media dell’export provinciale (+35% rispetto all’anno precedente). Da un lato, si registra la performance dell’export di prodotti dell’agricoltura (72 milioni,+13,4% circa, var. ’06/’05) che vanno via come “prodotto sfuso” poiché non subiscono alcuna trasformazione, se non lo stoccaggio; dall’altro, i prodotti della trasformazione agroalimentare (71,8 milioni, +54% circa, var. ’06/’05), che sembrano riscuotere notevole successo: in particolare, pasta, biscotti, vino e, in misura modesta, olio. Con riferimento agli altri prodotti, l’economia provinciale (ad eccezione di alcuni casi) denota una forte dipendenza dall’estero, come testimonia il più elevato livello delle importazioni (pari a 507,8 milioni di euro,+29,8% var. ‘06/’05). Nel panorama locale solo alcune piccole realtà, spesso di piccolissima dimensione, agricole e dell’agroalimentare, come pure del manifatturiero e del commercio, hanno raggiunto un livello di confidenza con i mercati esteri ed ampliato i propri scambi; solo dopo aver “specializzato” le proprie produzioni, oppure acquisito una scala produttiva tale da consentire loro di operare con successo oltre confine. Punti di forza di tali imprese sono il giusto grado di innovazione di prodotto, come pure un buon utilizzo degli strumenti del marketing e della comunicazione, oltre che l’abilità dell’imprenditore ed una efficiente organizzazione d’impresa. Ad oggi, l’insieme delle imprese daune che ha effettuato operazioni nei mercati internazionali è risultato relativamente modesto: sono 17 soltanto 176 le imprese che hanno intrattenuto stabilmente e direttamente relazioni commerciali di import-export, di cui 146 nell’ambito dei paesi dell’UE. Tra esse 126 hanno effettuato esclusivamente operazioni di export e 97 solo di import; nell’area dell’Alto Tavoliere, a vocazione agricola e manifatturiera (mobilio e pietra di Apricena), se ne contano 50 (di cui 29 a San Severo e 19 ad Apricena); 17 quelle localizzate tra Manfredonia e Monte Sant’Angelo, territori della reindustrializzazione avviata con il Contratto d’Area; 44 quelle del Basso Tavoliere (di cui 20 soltanto a Cerignola); 38 nel capoluogo Foggia. Molto si dovrà fare per convincere il grosso delle imprese locali che l’innovazione, la ricerca e la capacità di sapersi orientare nei mercati internazionali è, nell’economia globale, una necessità, non un’opzione. C’è ancora molto da lavorare per fare crescere il grado di informazione, per migliorare il livello di conoscenza dei mercati internazionali e per incrementare l’offerta, rarissima, di servizi specialistici di assistenza e consulenza. Le imprese della provincia di Foggia scambiano la quota più consistente di beni nell’ambito dei territori dell’Euro. Infatti, è all’interno dei Paesi dell’Unione Europea a 25 che le stesse intrattengono le loro relazioni commerciali le quali, nel complesso, fanno registrare una lieve ripresa dei volumi (dell’import-export) scambiati a quota 691,1 milioni di euro (ovvero, pari ad un incremento assoluto di 145,3 milioni e relativo, su base annua, del +26,6%). 2.3.3 MERCATO DEL LAVORO (Tab. 3) Occupati interni dipendenti (Anno 2006) (media annua in migliaia) Industria Province e Regioni Foggia Agricoltura , silvicoltura e pesca 23,7 Servizi Industri a in senso stretto Costruzio ni Totale industria Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazio ni 17,2 15,2 32,4 22,5 Intermediazion e monetaria e finanziaria; attività immobiliari e imprenditoriali Altre attività di servizi Totale servizi Totale 13,4 50,0 85,9 142,0 Bari 25,9 83,0 46,3 129,3 76,4 52,6 142,1 271,1 426,3 Taranto 16,7 35,8 11,4 47,2 20,9 13,2 57,0 91,1 155,0 Brindisi 10,4 15,6 8,4 24,0 14,9 7,9 33,1 55,9 90,3 Lecce 9,4 31,2 21,1 52,3 30,2 19,2 70,8 120,2 181,9 Puglia 86,1 182,8 102,4 285,2 164,9 106,3 353,0 995,5 ITALIA 549,3 4.413,0 1.258,9 5.671,9 3.819,5 2.397,3 6.364,9 624,2 12.581, 7 Fonte: ISTAT 18 18.802,9 (Tab. 4) Occupati interni indipendenti (Anno 2006) (media annua in migliaia) Industria Agricoltur a, silvicoltura e pesca Province Regioni Industri a in senso stretto Servizi Costruzio ni Totale industri a Commercio, riparazioni alberghi e ristoranti trasporti e comunicazio ni Intermediazio ne monetaria e finanziaria; attività immobiliari e imprenditoriali Altre attivit Totale à di servizi servizi Totale Foggia 10,9 4,8 4,3 9,1 20,8 7,5 6,4 34,7 54,7 Bari 8,1 17,8 11,1 28,9 52,4 23,2 16,8 92,4 129,4 Taranto 5,6 3,2 2,4 5,6 13,0 6,0 4,7 23,7 34,9 Brindisi 3,3 2,8 2,3 5,1 11,7 4,2 4,0 19,9 28,3 Lecce 3,1 10,0 6,7 16,7 28,6 12,0 10,0 50,6 70,4 41,9 221,3 317,7 PUGLIA 31,0 38,6 26,8 65,4 126,5 52,9 ITALIA 489,4 794,0 625,5 1.419,5 2.239,8 1.205,5 724,7 4.170 6.078,9 Fonte: ISTAT (Tab. 5) Occupati interni totali (Anno 2006) (media annua in migliaia) Industria Province e Regioni Servizi Agricoltura, silvicoltura Industria Totale in senso Costruzioni e pesca industria stretto Commercio, Intermediazione riparazioni, monetaria e Altre alberghi e finanziaria; attività ristoranti, attività di servizi trasporti e immobiliari e comunicazioni imprenditoriali Totale servizi Totale Foggia 34,6 22,0 19,5 41,5 43,3 20,9 56,4 120,6 196,7 Bari 34,0 100,8 57,4 158,2 128,8 75,8 158,9 363,5 555,7 Taranto 22,3 39,0 13,8 52,8 33,9 19,2 61,7 114,8 189,9 Brindisi 13,7 18,4 10,7 29,1 26,6 12,1 37,1 75,8 118,6 Lecce 12,5 41,2 27,8 69,0 58,8 31,2 80,8 170,8 252,3 Puglia 117,1 221,4 129,2 350,6 291,4 159,2 394,9 845,5 1.313,2 ITALIA 1.038,7 5.207,0 1.884,4 7.091,4 6.059,3 3.602,8 7.089,6 16.751,7 24.881,8 Fonte: ISTAT Dall’analisi dei dati relativi all’occupazione, emerge – a livello provinciale – una realtà caratterizzata: • da un carico occupazionale gravante sul settore primario (17,6%), non solo nettamente superiore alla consistenza reddituale del comparto agricolo la cui quota di contribuzione al reddito provinciale non supera il 7,7%, ma pari a circa il doppio dell’analogo dato regionale (8,9% degli occupati complessivi) e, addirittura, quattro volte maggiore del valore nazionale (4,2%); • da una consistenza dell’occupazione dipendente in agricoltura (16,7% del totale dei dipendenti interni) che appare chiaramente pletorica in rapporto agli analoghi valori regionale (8,6%) e, soprattutto, nazionale (2,9%) e che prefigura situazioni malcelate di diffuso assistenzialismo (problema dei contributi agricoli versati a fronte di inesistenti prestazioni occupazionali presso aziende compiacenti); 19 • da una consistenza dell’occupazione industriale (21,1% degli occupati totali) che accusa sensibili gap percentuali rispetto a tutte le altre province pugliesi (26,7% = valore medio Puglia) e, ancor più, in rapporto al dato nazionale (28,5%); • da una marcata debolezza della struttura occupazionale nel comparto dei Servizi i cui occupati concentrano il 61,3% del totale dell’occupazione a livello provinciale. Tale risultato (già inferiore di 3 e 6 punti percentuali rispetto agli analoghi valori regionale e nazionale), se confrontato con la quota di reddito provinciale prodotta dai Servizi, marca uno spread negativo di 12 punti in Capitanata – a fronte degli 8,5 punti della Puglia e dei 3,7 punti della media italiana. La realtà preoccupante che vive oggi il Mercato del Lavoro in provincia di Foggia trova una conferma ancora più negativa nei 106.519 iscritti nelle liste di disoccupazione; a questi vanno aggiunti i 21.378 assunti a tempo determinato per i quali non è nota la durata del rapporto di lavoro. Infine, la provincia di Foggia si distingue per essere tra le ultime in Italia relativamente al tasso di occupazione femminile, pari al 25,4% (dati ISTAT 2007 - fascia di età 15-64 anni), contro una media nazionale del 45,1% e pugliese del 30%. 20 2.3.4 DOTAZIONE INFRASTRUTTURALE (Tab. 6) INDICI DI DOTAZIONE INFRASTRUTTURALE PER PROVINCIA (INDICE ITALIA = 100) RETE STRADALE RETE FERROVIARIA PORTI (E BACINI DI UTENZA) AEROPORTI (E BACINI DI UTENZA) MPIANTI E RETI ENERGETICOAMBIENTALI STRUTTURE E RETI PER LA TELEF. E LA TELEM. RETI BANCARIE E DI SERVIZI VARI STRUTTURE CULTURALI E RICREATIVE STRUTTURE PER L’ISTRUZIONE STRUTTURE SANITARIE TOTALE TOTALE SENZA PORTI TOTALE (VARIAZIONI 19912004) TOTALE SENZA PORTI (VARIAZIONI 1991-2004) BARI 66,0 117,4 BRINDISI 44,9 201,7 FOGGIA 104,5 114,3 LECCE 56,9 59,4 TARANTO 65,1 90,0 PUGLIA 72,6 111,3 MEZZOGIORNO 86,5 82,4 61,2 130,1 49,5 33,6 282,6 89,6 102,6 43,0 171,8 18,6 16,6 36,8 43,7 59,7 86,1 129,7 39,1 81,7 118,6 81,3 62,3 78,7 70,9 35,7 62,3 69,2 62,3 64,5 92,1 51,7 39,1 95,9 92,1 70,5 59,6 74,1 34,6 24,1 53,0 29,4 47,2 55,6 134,2 73,5 61,4 122,1 85,8 100,2 92,9 135,9 82,2 71,5 91,7 88,6 99,5 81,3 90,4 100,0 56,5 68,8 94,1 79.0 75,9 93,6 96,7 57,2 72,7 73,1 77,8 72,9 -5,5 15,9 -11,3 -2,8 2,9 -2,7 -2,3 -3,3 13,1 -3,7 9,5 3,9 0,3 -2,7 Fonte: Elaborazioni Unioncamere –Tagliacarne Le deboli prospettive di crescita della provincia di Foggia sono in larga parte, e direttamente, riconducibili alla svantaggiosa condizione del suo apparato infrastrutturale che rende instabili le prestazioni del sistema produttivo anche in quei comparti che rappresentano elementi di indubbio valore. Nel medio/lungo periodo, e in assenza di una decisa inversione di tendenza, tale situazione può fare emergere il rischio di una graduale marginalizzazione del territorio, di un progressivo isolamento sociale, ancor prima che economico. È solo apparente, quindi, la contraddizione tra le pur importanti iniziative poste in essere dalle istituzioni e dalle parti sociali ed i poco consistenti risultati ottenuti poiché, come vedremo di seguito, accanto alle attività pattizie, alla Programmazione Negoziata ed ad altri progetti orientati allo sviluppo del territorio, ancora sussistono quelle criticità – diretta conseguenza della scarsa infrastrutturazione materiale ed immateriale – che rendono difficili i processi di espansione di mercato, di internazionalizzazione delle imprese, di integrazione, di innovazione. Pertanto, in presenza di una progressiva divaricazione dei valori infrastrutturali della Capitanata rispetto a quelli regionali e meridionali, così come testimoniano gli indicatori riportati nella relativa Tab. 6, è necessario individuare quelle 21 priorità già evidenziate nell’ “Accordo Quadro tra Provincia di Foggia e Regione Puglia” sottoscritto dalle parti sociali e dalle istituzioni. In questo senso bisogna dare, tra le altre cose, maggiore funzionalità alla viabilità interna e di connessione, recuperare rapidamente il ruolo del porto di Manfredonia (strategico per l’intero sistema dei trasporti), attribuire un nuovo e più efficiente assetto alle aree ed ai consorzi di sviluppo industriale e, sul piano della logistica, valorizzare quelle strutture già presenti che hanno effettive capacità di fornire adeguate risposte alle esigenze delle imprese. 2.3.5 • FATTORI DI SVILUPPO SOCIO-ECONOMICO A PRESSIONE AMBIENTALE Movimento Turistico ed Intensità Turistica Nel 2007, in base ai dati forniti dall’Assessorato al Turismo della Regione Puglia sugli arrivi e le presenze, si può affermare che i maggiori flussi turistici si sono concentrati nella provincia di Foggia. Le altre province determinanti a livello regionale in termini di flussi turistici sono, in ordine decrescente, quelle di Lecce e Bari cui seguono Brindisi e Taranto. La ripartizione delle provenienze tra Italia ed estero evidenzia immediatamente come la Capitanata e la stessa area regionale pugliese siano meta di turismo soprattutto di tipo domestico che, nel 2007, ha rappresentato oltre l’87% della clientela degli esercizi ricettivi. (Tab. 7) MOVIMENTO TURISTICO PUGLIESE PER PROVINCIA NEL 2007 ARRIVI PRESENZE PROVINCE Italiani Stranieri Totale Italiani Stranieri Totale Bari 511.703 136.878 648.581 1.148.981 316.762 146.5743 Brindisi 221.900 52.090 273.990 1.151.431 220.316 1.371.747 Foggia 760.908 107.375 868.283 3.568.445 532.992 4.101.437 Lecce 574.791 87.839 662.630 3.231.650 377.819 3.609.469 Taranto 207.100 33.297 240.397 780.186 153.021 933.207 Fonte: Assessorato al Turismo Regione Puglia La crescita del settore se da un lato contribuisce positivamente allo sviluppo socioeconomico, dall’altro può generare impatti sull’ambiente. Le condizioni di criticità ambientale sono determinate dal consumo di risorse energetiche, idriche, e di territorio (suolo, vegetazione, etc.) e dalle pressioni generate sull’aria, sui rifiuti, sull’ambiente marino costiero, sul suolo, sul paesaggio. In Capitanata, come in Puglia e nel resto d’Italia, la stagionalità è una delle caratteristiche principali del fenomeno turistico. Il concentrarsi delle presenze soprattutto nei mesi di Luglio e Agosto, e principalmente nelle località balneari, comporta in quei periodi una pressione più marcata sull’ambiente oltre che un peggioramento della qualità della vita delle comunità locali. 22 (Fig. 1) Presenze Gennaio - Dicembre 2007 Dicembre Novembre Ottobre Settembre Agosto Luglio Presenze Giugno Maggio Aprile Marzo Febbraio Gennaio 0 1.000.000 2.000.000 3.000.000 4.000.000 Fonte: Elaborazione ARPA su dati Assessorato al Turismo Regione Puglia Gli indicatori di pressione ambientale sono in grado di monitorare il carico del turismo sul territorio, le pressioni e gli impatti esercitati sull'ambiente. Il rapporto "numero degli arrivi per popolazione residente" rappresenta il peso del turismo sulle dimensioni dell’area, mentre il rapporto "presenze per popolazione residente" offre l'idea dello sforzo sopportato dal territorio e dalle sue strutture. La tabella che segue (Tab. 8) mostra come il turismo abbia un peso rilevante nella provincia di Foggia seguita da quelle di Lecce e Brindisi con valori, solo nel caso di Foggia, superiori a quelli nazionali. (Tab. 8) - INTENSITÀ TURISTICA PER PROVINCIA IN PUGLIA E IN ITALIA Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto Italia Pop residente 1.251.072 402985 640.752 811230 580.497 59131.000 Superficie (Km2) 3821 1840 6965 2759 2430 30.134.000 Arrivi Arrivi/abitanti Presenze Presenze/abitanti 648.581 273.990 868.283 662.630 240.397 93044000 0,5 0,7 1,3 0,8 0,4 1,6 1.465.743 1.371.747 4.101.437 3.609.469 933.207 366.765.000 1,2 3,4 6,4 4,4 1,6 6,20 Fonte: Elaborazione ARPA su dati Istat e dati Assessorato al Turismo Regione Puglia • Parco Veicoli Circolante e Trasporto Stradale Il trasporto stradale, insieme alle attività industriali e alla gestione dei rifiuti, rappresenta – al tempo stesso – un fattore di sviluppo di un’area ed uno delle principali determinanti delle pressioni ambientali sul territorio. Le conseguenze negative che derivano dalla crescente domanda di mobilità, soprattutto stradale (su cui torneremo più diffusamente nel successivo Capitolo 5°), determina significativi impatti ambientali, sociali ed economici sia diretti che indiretti: 23 • impatti sociali, quali ad esempio quelli sulla salute umana determinati dalla crescente incidentalità e mortalità, nonchè dal calo della sicurezza; • impatti ambientali, in termini di consumo energetico, di riscaldamento globale, di inquinamento atmosferico, acustico, ecc.; • impatti naturali come l’uso, la trasformazione e la parcellizzazione del territorio, le intrusioni visive, ecc.;. • impatti economici: congestione del traffico e la conseguente incidentalità, il danneggiamento del patrimonio storico – artistico, ecc.. Negli ultimi decenni la causa prevalente della continua crescita del trasporto stradale è costituita dal trasporto passeggeri in quanto il mezzo privato (l’auto) risulta essere ancora il mezzo più utilizzato dalle famiglie mentre permane uno scarso utilizzo dei mezzi pubblici, anche se in questi ultimi anni la situazione sta migliorando. La maggior parte delle emissioni dovute al trasporto sono da imputare al trasporto stradale (90%) e solo il 10% alle altre modalità. Per quanto riguarda le emissioni atmosferiche, il trasporto su strada è responsabile di una quota rilevante per tutti i principali inquinanti: NOx, COVNM, CO e PM10. Di seguito vengono riportati i dati relativi al trasporto merci su strada, desunti da Istat, (Annuari Statistici dei Trasporti), da cui emerge come, a fronte di un notevole aumento del tonnellaggio trasportato, sia diminuito il numero di chilometri percorsi dagli autotrasportatori, ciò significa una tendenza ad effettuare viaggi sempre più brevi. La maggior parte della movimentazione delle merci in Puglia ed in Capitanata avviene su strada. Secondo i dati Istat, tra il 2002 al 2005, in Puglia si è registrato un incremento di circa il 10% dei volumi di traffico merci su strada. Nel 2005 in Puglia sono state movimentate su gomma in ingresso ed in uscita rispettivamente circa 38 e 40 milioni di tonnellate di merci con un contributo regionale del 4,2% al dato nazionale. In questo quadro, la riduzione delle pressioni ambientali legate al trasporto merci vede nell’affermazione dell’intermodalità tra strada e rotaia una delle possibilità più promettenti. L’analisi del parco veicolare circolante fornisce più chiaramente un quadro delle potenziali pressioni che ne scaturiscono. I dati relativi ai veicoli circolanti in Italia sono forniti dall’ACI che li individua in base alle risultanze sullo stato giuridico dei veicoli tratte dal P.R.A.. Al momento, il dato consolidato del parco veicolare circolante è quello relativo all’anno 2007. Negli ultimi anni la crescita del parco veicolare regionale e provinciale sembra seguire la tendenza nazionale. Il numero di veicoli circolanti in Puglia nel 2007 supera i due milioni e settecentomila di mezzi pari a circa il 5,8 per cento di quelli nazionali. La figura seguente evidenzia l’andamento crescente dei dati relativi al parco veicolare della Puglia dal 1990 al 2007. 24 (Fig. 2) Trend Parco Veicoli circolanti in Puglia - Anni 1990-2007 Migliaia 3.000 2.500 n.ro 2.000 1.500 1.000 500 0 Puglia 1990 1995 1.684.108 2.006.254 2000 2005 2.337.759 2.630.767 2006 2.706.134 2007 2.759.709 Anni A livello provinciale, si osserva che la distribuzione numerica degli autoveicoli pugliesi vede una ripartizione del parco autoveicolare che ricalca, sostanzialmente, quella della popolazione. La maggior parte delle autovetture sono concentrate nella provincia di Bari e, in ordine decrescente, seguono quelle di Lecce, Foggia, Taranto e Brindisi. (Tab. 9) Regione Puglia - Autoveicoli per provincia - Anno 2007 PROVINCIA TOTALE BARI 831.097 BRINDISI 233.393 FOGGIA 331.207 LECCE 470.500 TARANTO 320.405 TOT. PUGLIA 2.186.602 (Fonte: ACI) (Fig. 3) Mappa parco veicoli e autovetture circolanti per comune – Anno 2006 (Elaborazione ARPA Puglia su dati ACI) Come rileva dalla Fig. 3, è proprio il cuore dell’Area Vasta – ovverosia l’area del Capoluogo Foggia e i comuni contermini – unitamente alla zona del Basso Tavoliere, quella più 25 interessata da fenomeni di congestionamento del parco veicolare che, specie in Capitanata, si connota – per tipologia, sistema di alimentazione/combustione e cronologia di fabbricazione – come sistema autotrasportistico ad elevato inquinamento atmosferico (Cfr. Tab. 10). (Tab. 10) Emissioni in atmosfera da trasporto stradale - Macrosettore 07 SNAP/CORINAIR - (Anno 2005) Tematic a Inquinant e GAS SERRA CO2 CH4 N2O CO Provincia Automobil i BA BR FG LE TA Tot. Puglia BA BR FG LE TA Tot. Puglia BA BR FG LE TA Tot. Puglia BA BR FG LE TA 1.829,19 366,58 1.238,12 738,17 609,17 4.781,23 575,15 146,08 258,29 307,61 206,97 1.494,10 242,39 45,63 171,29 92,62 80,29 632,22 49.334,85 12.000,33 27.651,40 24.523,37 17.030,22 Tot. Puglia 130.540,17 Veicoli Veicoli pesanti leggeri (>3.5t e (<3,5t) autobus) 245,00 720,49 54,34 86,50 165,82 674,46 120,36 136,86 68,18 173,65 653,70 1.791,96 10,63 67,22 2,74 9,52 6,00 57,93 6,10 15,15 2,96 16,64 28,43 166,47 16,82 32,55 3,69 4,12 11,25 30,24 8,23 6,56 4,66 7,85 44,65 81,31 1.493,15 2.124,52 400,48 332,67 931,54 1.843,55 869,65 538,59 425,82 552,08 4.120,64 5.391,40 ALTRE SOSTANZE INQUINANTI BA 173,61 43,12 135,32 BR 32,60 9,41 17,20 FG 129,45 29,09 125,27 SOx LE 63,22 21,02 27,34 TA 57,52 11,95 32,78 Tot. Puglia 456,40 114,59 337,90 BA 8.182,33 1.310,81 6.742,69 BR 1.596,22 305,57 894,47 FG 6.160,30 867,32 6.351,84 NOx LE 3.125,21 669,99 1.384,28 TA 2.634,20 371,18 1.719,91 Tot. Puglia 21.698,26 3.524,87 17.093,20 BA 695,98 213,90 520,15 BR 132,44 52,48 75,53 FG 554,15 152,63 471,67 PTS LE 244,83 107,98 120,64 TA 228,07 63,18 133,98 Tot. Puglia 1.855,48 590,16 1.321,97 BA 6.667,53 225,01 1.084,82 BR 1.820,25 60,87 175,27 FG 3.229,15 124,94 899,72 COVNM LE 3.640,70 136,84 275,72 TA 2.372,87 63,99 279,24 Tot. Puglia 17.730,50 611,65 2.714,77 BA 350,92 3,02 3,26 BR 69,31 0,62 0,41 FG 210,98 2,06 3,02 NH3 LE 151,56 1,35 0,66 TA 119,66 0,78 0,79 Tot. Puglia 902,42 7,84 8,13 Fonte: Inventario regionale delle emissioni in atmosfera - 2005 26 Motocicli (>50 cm3) 43,82 10,13 16,34 24,00 17,11 111,41 97,10 22,69 34,96 53,77 38,05 246,57 0,97 0,23 0,35 0,54 0,38 2,47 7.584,63 1.819,61 3.064,85 4.305,34 2.979,45 19.753,88 1,79 0,41 0,68 0,98 0,70 4,56 94,02 20,40 39,31 48,32 35,71 237,76 14,15 3,55 5,35 8,42 5,68 37,15 721,07 172,99 269,20 409,56 283,88 1.856,71 0,97 0,23 0,35 0,54 0,38 2,47 Totale Un.Mis. 2.838,50 517,56 2.094,74 1.019,40 868,11 7.338,30 750,09 181,03 357,18 382,64 264,63 1.935,57 292,73 53,66 213,13 107,95 93,18 760,65 60.537,15 14.553,10 33.491,33 30.236,95 20.987,56 159.806,1 0 353,84 59,62 284,49 112,55 102,95 913,45 16.329,84 2.816,67 13.418,77 5.227,82 4.760,99 42.554,09 1.444,18 264,00 1.183,80 481,87 430,90 3.804,77 8.698,43 2.229,38 4.523,01 4.462,83 2.999,99 22.913,63 358,17 70,57 216,41 154,10 121,60 920,86 kt kt kt kt kt kt t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t • Attività antropiche principali ed emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti. Dal confronto con le altre realtà regionali italiane, emerge che la Puglia è tra le regioni in cui il suolo è maggiormente sottoposto alle emissione di CO2 con un valore pari a circa 27,7 tonnellate l’anno per ettaro secondo i dati APAT mentre secondo i dati dell’inventario regionale i dato risulta pari al 36,2 tonnellate per ettaro. Inoltre, la Puglia è la regione in cui il singolo abitante è sottoposto alla maggiore emissione in atmosfera di CO2 con un valore pari a circa 14,3 tonnellate l’anno per abitante, mentre il dato dell’inventario regionale risulta superiore e pari a 17,2 tonnellate/anno per abitante. Il rapporto tra il totale delle emissione in atmosfera e il classico indicatore statistico-economico sul livello di ricchezza prodotta dalla regione, ossia il Valore Aggiunto (VA), ha il solo scopo di fornire delle indicazioni circa il peso ed il livello di inquinamento prodotto dal complesso delle attività economiche in termini di euro. Dal confronto con le altre realtà regionali italiane emerge che la Puglia è la regione nella quale il livello di emissione in atmosfera di CO2 è massima rispetto al livello di ricchezza prodotta, o meglio le emissioni di CO2 prodotte in Puglia, e originate prevalentemente dalle attività economiche e produttive, “rendono” meno ricchezza rispetto a tutte le altre regioni d’Italia (Cfr. Fig. 4). (Fig. 4) Rapporto Emissioni di CO2/Valore Aggiunto Rapporto Emissioni di CO2 / Valore Aggiunto 1.600 1.200 1.000 800 600 400 (Elaborazione ARPA Puglia su dati Istat, ISPRA (ex. APAT) e Regione Puglia) 27 TRENTINO A. A. TOSCANA SICILIA SARDEGNA PUGLIA PUGLIA (Inv. Reg) PIEMONTE MOLISE MARCHE LOMBARDIA LIGURIA LAZIO FRIULI V. G. EMILIA ROMAGNA CAMPANIA CALABRIA 0 BASILICATA 200 ABRUZZO tonnellate anno per milione di euro 1.400 In Capitanata, dove le emissioni di CO2 si allineano alla media regionale (Cfr. Fig. 5) ma, per contro, il Valore Aggiunto si posiziona intorno al 90% del dato medio pugliese, si può stimare che la particolare struttura produttiva dell’area – indotta da un modello di sviluppo poco orientato verso la tutela e la salvaguardia dell’ambiente – produca un valore del Rapporto Emissioni di CO2/Valore Aggiunto pari, se non superiore, all’analogo indice regionale (il più elevato tra le regioni italiane). (Fig. 5) – Mappa delle emissioni di CO2 della Puglia per comune nell’anno 2005. (Regione Puglia – Inventario regionale delle emissioni in atmosfera) 28 2.4 INDIVIDUAZIONE DELLE AUTORITA’ CON COMPETENZE AMBIENTALI PER L’AREA VASTA La Direttiva VAS stabilisce l’obbligo alla consultazione delle autorità ambientali e del pubblico sul Rapporto Ambientale e sulla proposta di piano o di programma. Le autorità da consultare, come previsto dalla Direttiva VAS, sono state individuate nell’ambito di quelle autorità formali governative o pubbliche aventi specifiche competenze ambientali definite da disposizioni giuridiche o amministrative. Di seguito si riporta l’elenco delle autorità con competenze ambientali e i settori del pubblico consultati. • Regione Puglia • Provincia di Foggia • Comuni dell’Area Vasta (Apricena; Carapelle; Carpino; Cerignola; Chiesti; Foggia; Ischitella; Isole Tremiti; Lesina; Manfredonia; Mattinata; Monte Sant'Angelo; Ordina; Ortanova; Orsara; Peschici; Poggio Imperiale; Rignano Garganico; Rodi Garganico; San Giovanni Rotondo; San Marco in Lamis; San Paolo Civitate; Sannicandro Garganico; San Severo; Serracapriola; Stornara; Stornarella; Torremaggiore; Vico del Gargano; Vieste; Zapponeta) • Autorità di Bacino della Puglia • Protezione Civile • ARPA Puglia • Consorzio di Bonifica • ATO Puglia • Comunità Montana del Fortore • Comunità Montana Monti Dauni Settentrionali • Comunità Montana Gargano • Corpo Forestale dello Stato • Ente Parco del Gargano • Ente Parco dell’Incoronata • ASL • Sovrintendenza Archeologica della Puglia • Sovrintendenza dei Beni Architettonici per il Paesaggio • Associazioni Ambientaliste (Istituto Nazionale di Urbanistica, Legambiente, Lipu, WWF, Italia Nostra, ANEV, Lega Navale Italiana sez. Manfredonia) • Università degli Studi di Foggia • CNR • ANICAV 29 • CCIAA • CIA • CNA • COLDIRETTI • CONART • CONFAGRICOLTURA • CONFARTIGIANATO • CONFCOMMERCIO • CONFAPI • CONFESERCENTI • CONFETRA • CONFINDUSTRIA • CONSORZIO ASI • FEDERCOOPESCA • CGIL, CISL, UIL, UGL • Ordine Provinciale degli Ingegneri • Ordine Provinciale degli Architetti • Ordine Provinciale dei Geologi • Ordine Provinciale degli Agronomi • Ordine Provinciale dei Medici • Ordine Provinciale dei Dottori Commercialisti • Ordine dei Biologi • Ordine dei Chimici • Collegio Provinciale dei Geometri • Collegio Provinciale dei Periti Agrari • Collegio Provinciale dei Periti Industriali • Collegio Provinciale dei Ragionieri e dei Periti Commerciali • Ordine Provinciale dei Veterinari • Ordine Provinciale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali 30 2.5 ESITI DELLE CONSULTAZIONI I CONTRIBUTI DELLE AUTORITÀ AMBIENTALI (SCOPING) Si riporta, di seguito, l’esito delle consultazioni sul documento di scoping presentato, fornendo l’elenco delle osservazioni e dei contributi pervenuti. La consultazione è stata agevolata dall’apertura di pagine web, appositamente dedicate a tale fase di consultazione, che ha messo a disposizione delle Autorità Ambientali documenti normativi e metodologici. La formulazione dei contributi e la loro valutazione è stata altresì facilitata attraverso la somministrazione di un apposito questionario a risposta guidata, che ha comunque salvaguardato la possibilità di osservazioni e contributi “liberi”. In sintesi, dai questionari pervenuti emerge che: - la metodologia del processo è chiara e condivisa da tutte le Autorità consultate; - sono state proposte integrazioni riguardanti componenti e tematiche ambientali non contemplate sulle quali è stato richiesto un approfondimento nella valutazione ambientale; - sono state proposte integrazioni su piani e programmi non contemplati dal documento di scoping: - sono state proposte integrazioni relative ad atti normativi internazionali, nazionali e regionali non contemplati nel documento di scoping per la definizione degli obiettivi di sostenibilità ambientale; - la proposta di struttura-indice è stata condivisa dalle Autorità ambientali: - ulteriori e più approfondite osservazioni sono pervenute dall’Autorità di Bacino cui, per maggiore trasparenza, si è risposto anche in forma diretta. 31 CONTENUTI, 3. OBIETTIVI E COERENZE DEL PIANO STRATEGICO DI AREA VASTA INQUADRAMENTO GENERALE Il Piano Strategico rappresenta il disegno politico dello sviluppo a medio e lungo termine sia delle città, sia di aree territoriali più vaste, per perseguire la competitività in un’ottica sovra-locale. Pertanto, il Piano Strategico rappresenta lo strumento aggiuntivo e non sostitutivo della pianificazione territoriale, attraverso il quale le città (superando i limiti territoriali degli strumenti di pianificazione urbanistica) definiscono una strategia per assolvere al loro ruolo di nodi di eccellenza delle reti metropolitane, sovracomunali, interprovinciali, extra-regionale ed internazionali. La delineazione della strategia per la Capitanata presenta una valenza necessariamente lunga, valutabile in almeno 15-20 anni; questa dimensione temporale è necessaria per condividere, con la rete dei soggetti istituzionali, sociali ed economici, un lungo percorso capace di innestare sul territorio di Capitanata condizioni di sviluppo sufficientemente definite, rispetto ad uno scenario, internazionale e nazionale, caratterizzato da turbolenze, cambiamenti ed incertezze. Tali condizioni possono costituire un quadro di riferimento di lungo periodo per quei soggetti che intendono, oggi e in futuro, realizzare iniziative e suscitare sviluppo in Capitanata. 3.1 LINEE DI PIANIFICAZIONE Le linee di pianificazione hanno come obiettivo quello di raggiungere: una sostenibilità economica; una sostenibilità sociale; una sostenibilità ambientale. La sostenibilità economica presuppone che le azioni di intervento devono essere intraprese a seguito di una loro valutazione in termini di costi economici richiesti e di benefici complessivi attesi, sia di natura economica che sociale. Risultano assai frequenti, infatti, situazioni in cui le azioni di intervento si palesano in conflitto tra maggiore efficienza e produttività e maggiori probabilità di incrementare squilibri territoriali già abbastanza gravi. Per sostenibilità sociale si intende che i processi di cambiamento/rottura degli equilibri debbano essere accompagnati da politiche di inclusione sociale. Infatti, deve essere elevata la consapevolezza che i processi di cambiamento sono fortemente ostacolati in assenza di politiche sociali che riducono le possibili situazioni di disagio sociale per le diverse categorie interessate. Questo processo richiede l’attivazione di strumenti di osservazione, di politiche e di risorse capaci di accompagnare il percorso strategico di cambiamento. 32 La sostenibilità ambientale presuppone l’uso eco-compatibile delle risorse ambientali (aria, acqua, suolo, paesaggio, energia, ecc...) e viene intesa come volano per la valorizzazione della risorsa lavoro, offrendo nuove opportunità d’impresa con ricadute economiche dirette o indotte sul territorio. Un sistema economico in crescita è sostenibile se l’ammontare delle risorse utilizzate in quantità e qualità, rimane entro opportuni limiti di sfruttamento e non sovraccarica le capacità di assorbimento fornite dall’ambiente. La sostenibilità ambientale delle azioni di intervento deve tener conto pertanto degli equilibri ecologici, delle possibili modificazioni indotte sull’ambiente, dei modelli di produzione e consumo, promuovendo l’ecoefficienza. Il fattore ambientale poggia sulla capacità di ridurre il più possibile le pressioni all’interfaccia tra antroposfera ed ecosfera; riducendo lo sfruttamento delle risorse naturali non rinnovabili e la produzione di fattori/elementi inquinanti; contrastando le forme di erosione, di dissesto e di desertificazione; tutelando i paesaggi e gli habitat, soprattutto quelli particolarmente sensibili. 3.2 LA COERENZA INTERNA DEL PIANO Alla luce delle principali criticità emerse dalle analisi effettuate, dai documenti programmatici e di pianificazione in essere, dalla discussione pubblica e dal confronto con i diversi soggetti del partenariato istituzionale, economico, sociale e del variegato mondo dell’associazionismo, sono stati individuati i seguenti obiettivi di indirizzo: Reti e Mobilità; Produzione e Servizi; Ambiente e Spazio Rurale; Città e Solidarietà; Governance e Processi. RETI E MOBILITÀ Il Piano Urbano della Mobilità (PUM) è lo strumento che consente di definire, all'interno di un processo di pianificazione integrato del sistema complessivo trasporti-territorio, un “progetto di sistema” basato su uno scenario di assetto futuro del quadro strutturato su di un insieme di investimenti e di innovazioni organizzativo-gestionali, di carattere strategico, da attuarsi nel mediolungo periodo alle possibili scale urbane, metropolitane e sovra-comunali. La contestuale e sinergica predisposizione del Piano Strategico e del PUM scaturisce, secondo l'obiettivo generale del raggiungimento di traguardi reali di competitività degli ambiti sovracomunali, dalle relazioni d'interdipendenza tra i due strumenti. In particolare: 33 al Piano Strategico spetta declinare gli obiettivi e le azioni di medio-lungo periodo atti a rafforzare sia il sistema territoriale, come nodo di eccellenza della rete infrastrutturale di rango nazionale ed europeo, sia le specifiche linee di azione locali; al Piano della Mobilità spetta definire l’insieme di interventi sul sistema della mobilità, funzionali ad ottimizzare le modalità di governo dei flussi esistenti e previsti in funzione delle scelte adottate dal Piano Strategico. Uno dei mali storici ed endemici del Mezzogiorno è stato quello di aver sempre privilegiato la domanda di quantità infrastrutturale, senza una chiara e premonitrice incidenza strategica. Molte di queste infrastrutture non hanno prodotto la qualità territoriale attesa. La mobilità generale di questi territori è in effetti rimasta lenta ed in affanno, raggiungendo tutte le tipologie della criticità possibile e di divergenza con gli altri territori del Centro-Nord, fino alla stasi di alcune parti, o addirittura perdendo pezzi di importanti e costose infrastrutture, come elementi abbandonati sotto il sole. Oggetti costosi insabbiati nel deserto. La provincia di Foggia rientra, in effetti, in questa casistica della grande categoria meridionale in difficoltà, con l’aggiunta di alcuni handicaps specifici: difficile geomorfologia territoriale (grande estensione, ed estrema varietà morfologica) mai ribaltati da difficoltà a vantaggi di identità territoriali intrinseche invece irripetibili; incertezze funzionali-posizionali (cerniera territoriale solo a parole, con il risultato inverso di una inspiegabile marginalità regionale e territoriale più ampia); incongruenze strutturali con reti di trasporto non perfettamente inquadrate, realizzate e non utilizzate (Interporto di Cerignola), mal valorizzate od utilizzate al minimo livello concepibile (Porto di Manfredonia), mai attentamente selezionate in termini strategici rispetto alle visioni globali alle varie scale. PRODUZIONE E SERVIZI Lo sviluppo della competitività territoriale dell’area vasta della Capitanata passa attraverso una sua maggior capacità di “produrre”, facendo riferimento all’accezione più ampia dei significati che il termine può assumere: produrre valori monetari e territoriali, produrre beni e paesaggi, produrre cultura e know how, produrre relazioni e capitale umano. Nel territorio esistono risorse e potenzialità che hanno bisogno, per svilupparsi ed affermarsi definitivamente, di fare “sistema” e di diventare luogo di insediamento delle attività connesse più avanzate (servizi, ricerca, produzione, commercializzazione), area di concentrazione delle attività di organizzazione materiale ed immateriale del trasporto dei flussi di beni e merci, della ricerca e della formazione. 34 Ciò implica sviluppare filiere produttive strategiche, creare condizioni favorevoli allo sviluppo di nuova imprenditorialità, sostenere lo sviluppo di un sistema fieristico, formulare una articolata e coordinata strategia di offerta di aree per insediamenti produttivi, aree industriali ecologiche ed aree industriali e artigianali. Condizione per favorire la produzione è la riorganizzazione della mobilità quale sistema di connessione tra aree produttive, culturali e ambientali, all’interno dell’area vasta, e lo sviluppo di un sistema infrastrutturale di connessione a medio e lungo raggio. Sistemi urbani e sistemi produttivi troverebbero una loro maggiore affermazione modernizzando il proprio assetto infrastrutturale e migliorando il posizionamento strategico dell’area vasta, valorizzando il suo ruolo di connessione tra corridoi europei e regioni limitrofe, a partire da una razionalizzazione delle infrastrutture della mobilità di persone e merci, della logistica e dell’intermodalità. AMBIENTE E SPAZIO RURALE In questa dimensione sono comprese sia le componenti ambientali che gli aspetti strutturali del territorio e del paesaggio. Paesaggio ed ambiente sono termini e concetti fortemente integrati, legati entrambi a componenti fisiche (suolo, acqua, aria) ed alle forme con cui queste risorse si esprimono in termini paesaggistici e strutturali ed alle condizioni in cui queste stesse risorse si trovano. Inoltre, nel caso della Capitanata, lo spazio rurale rappresenta parte fondamentale del suo paesaggio e del suo ambiente. In quest’area, pertanto, gli aspetti paesaggistici, gli aspetti agricoli, gli aspetti produttivi legati all’uso del suolo, le condizioni d’uso delle risorse essenziali (suolo, acqua, aria, vegetazione), gli aspetti ecologici ed energetici sono tutti diversamente presenti ed intrecciati. Per quanto riguarda gli aspetti ambientali e paesaggistici che fanno riferimento alla qualità del territorio ed al paesaggio come risorsa, occorre tutelare la qualità degli assetti fisici e ambientali, sviluppare e sostenere la rete ecologica a scala vasta (APE, Parco Nazionale del Gargano, aree ZPS, aree SIC), valorizzare e sviluppare il patrimonio culturale, artistico, naturalistico del territorio. Tutto ciò come progetto di difesa e sviluppo del proprio patrimonio, nonché base per qualsiasi attività ad esso legata, a partire da un turismo sostenibile e dalla integrazione di attività produttive agricole, agro-ambientali ed agro-artigianali. Rispetto alle componenti ambientali, occorre valorizzare la risorsa acqua intervenendo sul ciclo integrato; perseguire la tutela e la difesa del suolo e dell’ambiente marino e costiero; controllare le terre emerse e rinaturalizzare il territorio; costituire un Osservatorio sui fattori ambientali. Si tratta di promuovere la cultura dell’ambiente, di assumere il metodo della sostenibilità, della contabilità ambientale e della certificazione ambientale, di incentivare la creazione di attività “verdi”, ecocompatibili e legate alla qualità dei prodotti, dei servizi e dell’ambiente. 35 Particolare attenzione richiede il tema dell’energia, dal suo uso consapevole alla programmazione di un sistema energetico di area vasta più autosufficiente. Occorre, pertanto, una politica di controllo e diminuzione dei consumi, ma anche un maggior ricorso all’utilizzo delle fonti energetiche alternative, la ricerca di opzioni insediative e di modelli insediativi e costruttivi, industriali ma non solo, ad alta innovazione, fino alla produzione di energia da esportare. CITTÀ E SOLIDARIETÀ La qualità fisica e funzionale dei centri urbani costituiscono fattori essenziali per determinare livelli elevati di attrattività e di competitività dei territori. Nel caso dei centri urbani di medie e piccole dimensioni, tali fattori – presenti in misura parziale o insufficiente – devono essere ricercati e sviluppati, sia migliorando i singoli contesti urbani, sia investendo diffusamente il territorio nel quale sono inseriti. Per determinare livelli di attrattività e di competitività dei centri urbani e del sistema insediativo, incidendo immediatamente sulla qualità della vita degli abitanti stessi, è necessario rivitalizzare le aree urbane attraverso il miglioramento delle loro qualità fisiche, spaziali, materiali e funzionali, come pure raccordare politiche di rinnovo urbano con politiche di valorizzazione del territorio, mettendo a sistema il patrimonio insediativo ed il patrimonio territoriale e, al tempo stesso, ridefinendo la rete urbana, la rete dei servizi ed il recupero dei centri minori e interni. La politica delle reti – della connessione – diventa dunque strumento essenziale di attuazione di un nuovo modello di «governance», funzionale alla valorizzazione delle diverse risorse di cui si dispone, attraverso la messa in comune delle stesse risorse disponibili ed un conseguente, sostanziale incremento della “massa critica” di capitale territoriale da valorizzare (capitale sociale, economico, ambientale). Qualità urbana e qualità territoriale sono alla base della qualità della vita, sono la condizione essenziale per favorire la coesione sociale e il dinamismo culturale, componenti importanti di un vero e duraturo sviluppo economico. A questi obiettivi specifici si correlano appropriate politiche di Marketing Territoriale, capaci di stimolare gli investimenti esogeni e quelli endogeni, di orientare le azioni verso una domanda legata alle specifiche qualità del territorio, di sostenere un turismo di qualità che sappia valorizzare e promuovere le risorse territoriali, storiche, paesaggistiche e culturali. GOVERNANCE E PROCESSI Sviluppare la governance territoriale ha lo scopo principale di promuovere la cultura del cambiamento e di migliorare le relazioni territoriali tra i diversi soggetti. La Capitanata ha bisogno di razionalizzare e completare l’esistente per mettere in funzione un sistema, o una serie di sistemi che, in modo sinergico, diventino motori di sviluppo economico, 36 sociale e culturale. Perché tutto questo avvenga, occorre una Governance Innovativa che operi contestualmente alla costruzione dei nuovi processi di sviluppo. La Governance è anche pratica che può contribuire, migliorando la trasparenza, alla semplificazione ed alla comunicazione con i cittadini, oltre a facilitare l’attuazione di politiche di sviluppo locale e di crescita socio-economica, civile e culturale. Essa costituisce una prima e visibile forma di innovazione e di cambiamento che dovrebbe essere sostenuta da forme di pianificazione e di gestione intercomunale che aiutino ad operare nella logica dell’«agglomerazione» per governare l’intercomunalità e nello sviluppare un “effetto rete” tra territori diversamente trattati nelle distinte pianificazioni in atto. Questo diverso clima è senz’altro condizione per favorire la coesione sociale, sviluppare la socialità e la solidarietà, il senso d’appartenenza e la tolleranza, promuovere il dinamismo culturale. Fattori indispensabili per un innalzamento della qualità della vita e per potenziare la sicurezza. 3.3 LA COERENZA ESTERNA DEL PIANO Come detto in precedenza, la “Vision di Area Vasta” risulta strutturata su cinque obiettivi di indirizzo, ciascuno dei quali è a sua volta declinato in più ambiti di intervento. L’articolazione degli obiettivi, pur nella sua semplicità e immediatezza dal punto di vista della comprensione e della comunicazione degli orizzonti strategici del Piano, si caratterizza per un elevato grado di trasversalità degli ambiti di intervento che lo compongono, essendo ciascuno di questi riconducibile direttamente e/o indirettamente non solo all’obiettivo di riferimento ma anche agli altri obiettivi, cui concorre per il conseguimento dei risultati attesi. L’attività di riallineamento rispetto al più generale quadro programmatico di livello regionale ha permesso, non solo di verificare la coerenza degli obiettivi che compongono la vision con la programmazione sovraordinata, ma anche di riannodare le coerenze interne alla stessa vision. INDIVIDUAZIONE DEI PIANI E PROGRAMMI PERTINENTI AL PIANO STRATEGICO DI AREA VASTA Gli strumenti regionali di programmazione su cui è stata effettuata la verifica di coerenza ed il relativo riallineamento sono di seguito riportati: - DSR, POR FESR, POR FSE, POR FEASR: sono i principali strumenti che guideranno la programmazione unitaria 2007-2013. Le verifiche di coerenza sono state condotte con riferimento alle linee di indirizzo generale, alle priorità, agli obiettivi generali, al fine di testare la tenuta della visione strategica di area vasta rispetto alle direttrici di sviluppo regionale per il prossimo ciclo di programmazione. Gli obiettivi specifici e le linee di intervento declinate all’interno dei Programmi Operativi hanno rappresentato inoltre una traccia su cui avviare una prima selezione di tipo operativo sugli investimenti e le iniziative 37 che andranno a sostanziare la componente attuativa del piano strategico di area vasta. La verifica è stata in questo senso condotta anche con riferimento alle dotazioni finanziarie assegnate a ciascuna linea di intervento in sede di P.O. - PEAR, DRAG, Piano Triennale del Turismo: sono importanti strumenti di programmazione settoriale rispetto ai quali la verifica di coerenza è stata condotta con riferimento alle componenti programmatiche, procedurali ed attuative. Tali strumenti, oltre a definire indirizzi di tipo strategico e programmatico, attribuiscono funzioni, delineano procedure, individuano ambiti di intervento ben definiti ed impattano sull’impianto generale del piano strategico di area vasta soprattutto per quel che riguarda la costruzione dei PUG, le scelte in materia energetica ed ambientale, le strategie sul turismo. - Intesa Istituzionale di Programma e APQ: la programmazione dei Fondi FAS, al pari dei documenti regionali di programmazione relativi ai Fondi Comunitari, ha un rilevante impatto sulla pianificazione strategica di area vasta, soprattutto alla luce del quadro attuativo e finanziario disegnato dai singoli APQ. Le verifiche di coerenza sono state in questo caso condotte con un approccio di tipo retrospettivo, ricostruendo la complessa matrice degli interventi rilevanti per l’area vasta finanziati attraverso lo strumento degli Accordi di Programma Quadro. In questo senso, le analisi hanno assunto quali documenti di riferimento gli APQ - con i relativi articolati e relazioni tecniche - e le relazioni di accompagnamento alle delibere regionali di ripartizione intersettoriale delle risorse FAS, all’interno delle quali si descrivono i criteri di assegnazione delle risorse e gli obiettivi generali per ogni settore di intervento da perseguire attraverso la sottoscrizione degli Accordi. E’ stato possibile consultare gli atti integrativi agli APQ stipulati a tutto ottobre 2007. Sono state inoltre considerate, in via indicativa, le ripartizioni dei Fondi FAS assegnati con la Delibera CIPE 3/2006. - PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale): le verifiche di coerenza sono state realizzate con riferimento all’inquadramento generale ed alle linee di sviluppo tracciate. - Strumenti di Panificazione e Programmazione a carattere locale4: le verifiche di coerenza, rispetto alle linee di indirizzo e agli obiettivi generali alla base della pianificazione strategica di area vasta, sono state condotte per evitare ridondanze e definire un quadro complessivo di interventi coerente e sinergico su scala locale. In tal senso, le verifiche effettuate hanno costantemente dialogato con le attività svolte nell’ambito del sottoprocesso “mappatura”. 4 La mappatura della programmazione in essere nel territorio dell’Area Vasta ha rivelato una notevole varietà degli strumenti di programmazione e degli attori locali coinvolti. Tra gli strumenti di programmazione attivati e/o compartecipati si annoverano: i PIT 1 e 10; 3 PIS (Gargano, Normanno-Svevo-Angioino e Barocco Pugliese-Alto Tavoliere); l’esperienza dei Programmi LEADER con la presenza di 4 presidi GAL (Gruppi di Azione Locale); la realizzazione di 6 Patti Territoriali e del Contratto d’Area di Manfredonia; l’attivazione dei Programmi EQUAL, C.A.R.E. e Dauniavalley. 38 - Protocollo d’Intesa Istituzionale tra Regione Puglia e Provincia di Foggia: ha rappresentato il risultato di un processo concertativo promosso dalla Provincia di Foggia con la partecipazione attiva delle Autonomie locali e dei soggetti economici e sociali della Capitanata, che ha consentito di definire specifiche priorità programmatiche. Tale processo di lavoro ha trovato una puntuale definizione nell’ambito di una proposta, inoltrata alla Regione Puglia dalla Provincia di Foggia, finalizzata a promuovere un accordo tra Regione e Provincia per lo sviluppo territoriale provinciale. Per quanto concerne i diversi ambiti di intervento, le interazioni tra gli obiettivi di indirizzo del Piano Strategico di Area Vasta ed i programmi individuati si possono riassumere nei seguenti quadri sinottici: 39 Obiettivo di indirizzo: Produzioni e Servizi Ambiti di intervento dell’Obiettivo di indirizzo Infrastrutturazione immateriale dei principali poli industriali Sviluppare la competitività territoriale di Area Vasta Rafforzare il sistema delle attività produttive per mezzo di una articolazione di aree ecologicamente attrezzate, aree industriali, artigianali e commerciali Promuovere distretti produttivi di nuova generazione – Favorire l’insediamento di attività avanzate Programmare un sistema energetico di Area Vasta più autosufficiente Rete strutturale per l’inclusione sociale Potenziamento e connessione della rete dell’offerta turistica integrata nell’ambito dell’Area Vasta “Ricerca, sviluppo e trasferimento” “Innovazione e Pubblica Amministrazione – Società dell’Informazione” “Innovazione e Pubblica Amministrazione – Società dell’Informazione” ---“Sistemi produttivi locali” Politiche e obiettivi generali DSR POLITICHE DELLA RICERCA E DELL’ INNOVAZIONE DEI SISTEMI PRODUTTIVI “Ricerca, sviluppo e trasferimento” ----“Innovazione e Pubblica Amministrazione – Società dell’ Informazione” ---“Sistemi produttivi locali” “Ricerca, sviluppo e trasferimento” ---“Innovazione e Pubblica Amministrazione – Società dell’ Informazione” ---“Sistemi produttivi locali” “Miglioramento reti di trasporto e logistica” ---“Tutela e valorizzazione dell’ambiente – Energia, Rifiuti e Bonifica siti inquinati” POLITICHE DI CONTESTO POLITICHE DELL’INCLUSIO NE SOCIALE, IL LAVORO, LA FORMAZIONE ED IL WELFARE “Ricerca, sviluppo e trasferimento” ---“Sistemi produttivi locali” “Sistemi, qualità e integrazione nel territorio” ---“Formazione superiore e alta formazione” 40 “Miglioramento reti di trasporto e logistica” “Tutela e valorizzazione dell’ ambiente - Energia” sviluppo urbano sostenibile “Tutela e valorizzazione dell’ambiente – Aree protette e biodiversità” ASSI e misure P.O. FESR ASSE I Ob. operativo 1b) Linea intervento 1.2 ---Ob. operativo 2a) Linea intervento 1.3 Ob. operativo 1a) Linea intervento 1.1 ---Ob. operativo 2a) Linea intervento 1.3 ---Ob. operativo 2b) Linea intervento 1.4 Ob. operativo 1a) Linea intervento 1.1 ---Ob. operativo 2b) Linea intervento 1.4 Ob. Operativo 2a) Linea intervento 2.4 ---Ob. Operativo 1 e) Linea intervento 2.5 ASSE II Ob. operativo 2a) Linea intervento 1.3 Ob.operativo 2a) Linea intervento 2.4 Ob.operativo 1a) Linea intervento 3.1 ASSE III Ob. Operativi 1a), 1b), 1c) Linee intervento 4.1, 4.2 Ob. operativo 1a) Linea intervento 5.2 ---Ob. operativo 1d) Linea intervento 5.1 ASSE IV ASSE V ASSE VI ASSE VII ASSE VIII Ob. operativo d) Linea intervento 6.2 Ob. operativi a), b), c), d) Linee intervento 6.1 6.2, 6.3 Intero ASSE Ob. operativo 1a) Linea intervento 5.2 Ob. operativi a), c), d) Linee intervento 6.1, 6.2, 6.3 Ob.operativo a) Linea intervento 6.1 Ob. operativi 2a), 2b), Linea intervento 7.2 Ob. operativi 1a), 1b), 2a), 2b) Ob. operativi 1a), 1b) Linea intervento 7.1 ASSI e Obiettivi Specifici P.O. FSE ASSE I Obiettivi specifici: a, b, c Obiettivi specifici: a, b, c ASSE III Obiettivi specifici: a, b, c Obiettivo specifico: g 41 Ob. operativo 2a) Linea intervento 7.2 ASSE IV Obiettivi specifici: i2,l ASSE V Obiettivi specifici: m Obiettivi specifici: h, i1, i2, l Obiettivi specifici: m ASSI e misure P.O. FEASR ASSE I Tutto l’Asse Mis. 216 – “sostegno agli investimenti non produttivi” - azione 1 ---Mis.221 – “imboschimento di terreni agricoli” – azione 3 ASSE II Mis. 311 – “diversificazione in attività non agricole” - azione 5 ASSE III Mis. 311 – “diversificazione in attività non agricole” - azione 1 ---Mis. 313 – “incentivazione di attività turistiche” Settori e linee operative di intervento della Programmazione triennale Turismo Marketing to Consumer ---Marketing to Business Marketing to Consumer ---Marketing to Business ---Azioni Sperimentali Marketing to Consumer ---Marketing to Business ---Azioni Sperimentali MARE RURALE/ ENOGASTRONI MICO STORIA, ARTE, CULTURA 42 SPORT Azioni Sperimentali RELIGIOSO Marketing to Consumer ---Marketing to Business Settori, Azioni e Strumenti PEAR Supporto all’implementazione di sistemi di contabilità e diagnosi energetica nelle aziende ---Supporto alla diffusione delle attività di monitoraggio e di Energy management ---Accordi volontari su base territoriale relativi alla direttiva comunitaria “Emission Trading” ---Promozione e diffusione informazioni sul risparmio energetico ---Efficienza energetica dei distretti produttivi SETTORE PRODUTTIVO 43 Rafforzamento delle azioni delle ESCO nel supporto alle politiche di risparmio energetico presso le strutture del commercio e del turismo ---Promozione di criteri di razionalità energetica presso le strutture commerciali e turistiche ---Applicazione DPR 412/93 e s.m.i. per gli edifici pubblici e di proprietà pubblica ---Illuminazione pubblica SETTORE TERZIARIO Razionalizzazione dei consumi energetici e incremento della quota di impiego di biocombustibili ---Sviluppo di aziende agri-energetiche ---Implementazione del solare termico SETTORE DELL’ AGRICOLTURA E DELLA PESCA Obiettivi prioritari e azioni PTCP “OLTRE LA PENTAPOLI” “INTEGRARE I CENTRI MINORI” “RIPENSARE IL TERRITORIO APERTO” Azione 7 Tutte le azioni Tutte le azioni Azioni 5, 7, 8 Azioni 3, 6 Azioni 3, 7, 8, 9 10 Azione 3 Azione 1 Azione 6 44 “APRIRE ALL’ESTERNO” Politiche di sostegno alle attività produttive nelle aree di relazione con il Molise, il nord Barese e il potentino Impegni Protocollo d’Intesa Regione Puglia-Provincia di Foggia Sviluppo integrato dei sistemi produttivi locali con particolare riferimento al sistema delle aree industriali del territorio di Capitanata I.I.P. e APQ SVILUPPO LOCALE Interventi di infrastrutturazione centri di servizio previsti nel II Atto Integrativo Interventi di infrastrutturazione e urbanizzazione aree di insediamento produttivo previsti nel IV Atto Integrativo 45 Obiettivo di indirizzo: Ambiente e Spazio Rurale Ambiti di intervento dell’Obiettivo di indirizzo Affermare la sostenibilità e la valorizzazione del paesaggio urbano e rurale Sicurezza del territorio Integrazione e scambio di metodologie e processi del territorio per uno sviluppo sostenibile ed ecocompatibile Incentivazione delle produzioni verdi legate alla qualità del prodotto Sviluppare e sostenere la rete ecologica di scala vasta Tutela e valorizzazione del patrimonio turistico ambientale “Tutela e valorizzazione dell’ambiente”: Miglioramento della conoscenza, del monitoraggio e del controllo dell’ambiente e del territorio - Aree protette e biodiversità “Tutela e valorizzazione dell’ambiente”: Miglioramento della conoscenza, del monitoraggio e del controllo dell’ambiente e del territorio - Ambiente marino costiero Politiche e obiettivi generali DSR POLITICHE DI CONTESTO “Sviluppo urbano sostenibile” ---“Tutela e valorizzazione dell’ambiente”: Aree protette e biodiversità “Tutela e valorizzazione dell’ambiente”: Tutela delle acque - Rifiuti e bonifiche dei siti inquinati - Difesa del suolo - Cave e miniere - Ambiente marino costiero “Tutela e valorizzazione dell’ambiente”: Miglioramento della conoscenza, del monitoraggio e del controllo dell’ambiente e del territorio POLITICHE DELLA RICERCA E DELL’INNOV. DEI SISTEMI PRODUTTIVI “Sistemi produttivi locali” ASSI e misure P.O. FESR Ob. operativo 1a) Linea intervento 1.1 ASSE I ASSE II Ob. operativi 1a), 1b) 1c) Linee intervento 2.1, 2.2, 2.5 Ob. operativi 1a), 1b), 1c), 1d), 1e) ---Linee intervento 2.1, 2.2, 2.3, 2.5 Ob. operativo 1c) Linea intervento 2.3 Ob. operativi 1a), 1d) Linee intervento 4.1, 4.4 ASSE IV ASSE V Ob. operativi 1c), 1d) Linea intervento 2.3 Ob. operativo 2a) Linea intervento 5.3 46 Ob. operativo 1a) Linea intervento 4.1 Ob. operativo a) Linea intervento 6.1 ASSE VI ASSE VII Ob. operativi 1a) 2a), 2b) Linee intervento 7.1, 7.2 Ob. operativo 2b) Linee intervento 7.2 ASSI e Obiettivi Specifici P.O. FSE ASSE I ASSE V Obiettivo specifico b Obiettivo specifico m Obiettivo specifico m ASSI e misure P.O. FEASR Misura 124 “Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nei settori agricolo e alimentare e in quello forestale” ASSE I Misura 121 “Ammodernamento delle aziende agricole” ---Misura 132 “Partecipazione degli agricoltori ai sistemi di qualità alimentare” Misura 221 “Imboschimento di terreni agricoli” ---Misura 223 “Imboschimento di superfici non agricole” ASSE II ASSE III Misura 311 “Diversificazione in attività non agricole” ---Misura 313 “Incentivazione di attività turistiche” ---Misure 323 “Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale” Misura 323 “Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale” Settori e linee operative di intervento della Programmazione triennale Turismo MARE RURALE/ ENOGASTRONO MICO Marketing to Consumer Marketing to Consumer ---Azioni Sperimentali Marketing to business ---Azioni sperimentali 47 Marketing to Consumer ---Azioni Sperimentali Marketing to Business ---Marketing to Consumer ---Azioni Sperimentali Marketing to Consumer STORIA, ARTE E CULTURA Marketing to Consumer ---Azioni Sperimentali Marketing to business ---Azioni sperimentali Marketing to Consumer SPORT Marketing to Consumer Azioni Sperimentali RELIGIOSO Marketin to Business Settori, Azioni e Strumenti PEAR Obiettivi prioritari e azioni PTCP COSTRUIRE UNA RETE ECOLOGICA Azioni 1,2,3,4,5 Azioni 1,3,4 Azioni 1,2,3,4,5 OLTRE LA PENTAPOLI INTEGRARE I CENTRI MINORI VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE RIPENSARE IL TERRITORIO APERTO Azione 1 Azioni 1,4,5 Azioni 1,5 Azioni 3 Azioni 1,2,3,4,5,6 Azioni 1,2,3,4,5 Azioni 1,2,3,4,6 Azioni 1,2 APRIRE ALL’ESTERNO Azioni 3,4,5 Impegni Protocollo d’Intesa Regione Puglia-Provincia di Foggia I.I.P. e APQ Interventi di caratterizzazione e bonifica in APQ + II e III Atto Integrativo Progetti Strategici e Esplorativi nel settore delle scienze dell’alimentazione (APQ) ---- RICERCA SCIENTIFICA 48 Azioni 1,2 Politiche ambientali rivolte alle zone protette di confine Governo del ciclo dell’acqua Programma integrato per il disinquinamento dei siti inquinati e recupero e riutilizzo delle acque reflue TUTELA E RISANAMENTO AMBIENTALE DEL TERRITORIO Azioni 1,2,3,4,5 Azioni 1,2,3,6 Ristrutturazione e adeguamento sede Bioagrimed (I Atto Integrativo) DIFESA DEL SUOLO RISORSE IDRICHE Tutti gli interventi ricompresi in APQ + I e II Atto Integrativo Tutti gli interventi ricompresi in APQ + I Atto Integrativo 49 Obiettivo di indirizzo: Città è solidarietà Ambiti di intervento dell’Obiettivo di indirizzo Determinare livelli di attrattività e di competitività dei centri urbani Raccordo delle strategie di sviluppo delle città con quelle dei centri minori Aumentare la “massa critica” di capitale territoriale da valorizzare Realizzazione di strumenti di gestione territoriale unificanti per il miglioramento della qualità della vita Politiche e obiettivi generali DSR POLITICHE DI CONTESTO “Sviluppo urbano sostenibile” ---“Miglioramento reti di trasporto e logistica” POLITICHE DELLA RICERCA E DELL’ INNOVAZIONE DEI SISTEMI PRODUTTIVI “Ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico ---“Sistemi produttivi locali” INCLUSIONE E COESIONE SOCIALE “Sistemi, qualità e integrazione nel territorio” “Sviluppo urbano sostenibile” “Sviluppo urbano sostenibile” ---“Tutela e valorizzazione dell’ambiente“ “Miglioramento della conoscenza, del monitoraggio e del controllo dell’ambiente e del territorio” “Sistemi produttivi locali” “Ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico” “Ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico” ---“Innovazione e Pubblica” Amministrazione – Società dell’Informazione” “Sistemi, qualità e integrazione nel territorio” “Sistemi, qualità e integrazione nel territorio formazione superiore e alta formazione” ---“Politiche attive del lavoro e formazione permanente” ---“Formazione continua e politiche dell’occupazione e adattabilità” “Sviluppo urbano sostenibile” ASSI e misure P.O. FESR ASSE I Ob. Operativo 1b) Linea intervento 1.2 ---Ob operativo 2c) Linea intervento 1.5 Ob. operativo 1a) Linea intervento 1.1 ---Ob. operativo 1b) Linea intervento 1.2 Ob. operativo 1c) Linea intervento 2.3 ASSE II 50 Ob. operativo 2a) Linea intervento 1.3 ---Ob. operativo 2c) Linea intervento 1.5 ASSE III ASSE IV ASSE V Ob. operativo 1a) Linea intervento 3.1 ---Ob. operativo 2a) Linea intervento 3.4 Ob. operativo 1b) Linea intervento 4.2 ---Ob. operativo 1c) Linea intervento 4.3 Ob. operativo 2a) Linea intervento 3.4 Ob. operativo 1c) Linea intervento 4.2 ---Ob. operativo 1c) Linea intervento 4.3 Ob. operativo 1c) Linea intervento 5.1 ---Ob. operativi 1d), 1f), 2a) Linee intervento 5.3 ASSE VI Ob. operativo d) Linea intervento 6.2 ASSE VII Tutti gli obiettivi e le linee di intervento previste dall’asse Ob. operativo 1e) Linea intervento 5.1 ---Ob. operativo 2a) Linea intervento 5.3 Ob. operativi a), b), d) Linea intervento 6.2 Ob. operativo 1b) Linea intervento 7.1 ---Ob. operativo 2a) Linea intervento 7.2 Ob. operativi 2a), 2b) Linea intervento 7.2 ASSI e Obiettivi Specifici P.O. FSE ASSE I Ob. specifici a, b, c Ob. specifici a, b, c ASSE II Ob. specifici d, e, f Ob. specifici d, e, f ASSE III Ob. specifico g Ob. specifico g ASSE IV Ob. specifici h, i1, i2, l Ob. specifici h, i1, i2, l ASSE V Ob. specifico m Ob. specifico m ASSI e misure P.O. FEASR Settori e linee operative di intervento della Programmazione triennale Turismo RURALE/ ENOGASTRONO MICO STORIA, ARTE E CULTURA Marketing to Consumer ---Marketing to Business Marketing to Consumer ---Marketiing to Business ---Azioni Sperimentali Marketing to Business ---Azioni Sperimentali Settori, Azioni e Strumenti PEAR 51 Ob. operativo 2b) Linea intervento 7.2 Obiettivi prioritari e azioni PTCP COSTRUIRE UNA RETE ECOLOGICA OLTRE LA PENTAPOLI INTEGRARE I CENTRI MINORI VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE RIPENSARE IL TERRITORIO APERTO Azioni 1, 2, 3, 4, 5 Azioni 1, 2, 3, 5, 6, 7, 8 Azioni 1, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11 Azioni 1, 2, 3, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11 Azione 1 Azioni 1, 3, 4, 5, 6 Azioni 1, 3, 4, 5, 6 Azioni 1, 3, 4, 5 Azioni 1, 6 Azioni 1, 2, 3, 4, 5 Azioni 1, 2, 3, 4, 5 Azione 3 Impegni Protocollo d’Intesa Regione Puglia-Provincia di Foggia I.I.P. e APQ SVILUPPO LOCALE Tutte le iniziative previste nell’ambito dell’APQ 52 Coerenza della Vision della Pianificazione strategica di Area Vasta con la programmazione regionale e provinciale Obiettivo di indirizzo: Governare i processi Ambiti di intervento dell’Obiettivo di indirizzo Promuovere la cultura dell’innovazione e del cambiamento, innovando i processi Costruzione e istituzione della rete formale tra i partner territoriali per l’elaborazione, implementazione, valutazione dei contenuti del Piano Strategico Ottimizzazione funzionale della rete dei servizi delle istituzioni pubbliche territoriali per i cittadini, l’associazionismo e le imprese, con la diffusione dell’ICT in un’ottica intercomunale Politiche e obiettivi generali DSR POLITICHE DELLA RICERCA E DELL’INNOV. DEI SISTEMI PRODUTTIVI POLITICHE PER L’INCLUSIONE E LA COESIONE SOCIALE “Ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico” “Innovazione e pubblica amministrazione – Società dell’informazione” “Formazione superiore e alta formazione” “Innovazione e pubblica amministrazione – Società dell’informazione” “Sistemi, qualità e integrazione nel territorio” ASSI e misure P.O. FESR ASSE I Ob operativo 2c) Linea intervento 1.5 Ob operativo 2c) Linea intervento 1.5 Ob operativo 2c) Linea intervento 1.5 ASSI e Obiettivi Specifici P.O. FSE ASSE V Ob. specifico m ASSE VII Ob. specifici o, p Ob. specifici o, p ASSI e misure P.O. FEASR ASSE I ASSE IV Misura 111 “Azioni nel campo della formazione professionale e dell’informazione” Misura 410 Strategie di sviluppo locale Settori e linee operative di intervento della Programmazione triennale Turismo PEAR 53 PTCP OLTRE LA PENTAPOLI Azioni 4, 7 INTEGRARE I CENTRI MINORI Azioni 1, 6 Azione 6 Protocollo d’Intesa Regione Puglia-Provincia di Foggia I.I.P. e APQ E-GOVERNMENT Tutti gli interventi previsti in APQ 54 3.4 SINTESI DEI PROGETTI IN AREA VASTA PER OBIETTIVI DI INDIRIZZO Reti Produzione Ambiente Città Governance e e e e e Mobilità Servizi Spazio Rurale Solidarietà Processi • Progetto Pilota Innovativo di Treno-Tram (Lucera - Foggia - Manfredonia – Cerignola - San Severo Gargano), dove centrali si palesano le grandi trasformazioni a cui indirizza il Piano Urbano della Mobilità di Foggia. • Realizzazione di un sistema integrato per la logistica leggera e pesante che tocca i Poli di FoggiaIncoronata, San Severo, Cerignola e Manfredonia. • Connessione ferroviaria tra il Polo “Foggia Incoronata” e la Stazione FS Frattarolo nel Comune di Manfredonia. • Adeguamento strada laterale all’agglomerato ASI Foggia Incoronata con funzione di retrocasello Autostrada A14. • Sistemazione • Piano di sviluppo delle aree industriali e produttive dell’Asi Foggia Incoronata. • Sede Authority agro-alimentare nell’area del Polo Integrato per lo sviluppo economico (PoInt) a Foggia. • Via Sacra Longobardorum: percorsi turistici religiosi per i pellegrini del culto Micaelico. • Sistema dei Tratturi: recupero e fruizione dei beni culturale e ambientali, rete piste ciclabili. • Piano di sviluppo aree industriali e produttive dell’Asi Cerignola all’interno del PAP. • Piano di sviluppo aree industriali e produttive dell’Asi Manfredonia. • Piano di sviluppo aree industriali e produttive dell’Asi San Severo. • Convenzione fra l’Organismo • Completamento del ciclo integrato dei rifiuti urbani a Foggia (Progetto per la costruzione di una centrale termoelettrica a Biomassa da 12 Mwe). • Parco Incoronata: difesa incendi boschivi. • Interventi per la riduzione e/o l'annullamento del rischio idraulico con contestuale messa in sicurezza dell'Agglomerato ASI Foggia Incoronata. Sistema Integrato di Riqualificazione delle Borgate: Borgo Segezia, Borgo Incoronata, Borgo Mezzanone e Borgo Tavernola nel comune di Foggia. • Studio di fattibilità della rete ecologica della Provincia di Foggia e Progettazione • Sistema di fruizione dell'Archeologia e del patrimonio connesso: Parco Archeologico Diomede (Foggia). • Valorizzazione Monumento nazionale Chiesa delle Croci e chiese storiche legate alla transumanza (Foggia). • Sistema di fruizione dell'Archeologia e del patrimonio connesso: Herdonia (Cerignola). • Sistema di fruizione dell'Archeologia e del patrimonio connesso: Restauro Urbanistico Ambientale delle Fosse Granarie in Piazzale San Rocco (Cerignola). • Sistema di Fruizione dell'Archeologia e del patrimonio connesso: Aree archeologiche Monte Pucci e Monte Tabor (Peschici – Vico • Costituzione di un soggetto dei comuni dell'area vasta con deleghe quali Organismo Intermedio alla Pianificazione e Gestione dei processi di sviluppo territoriale, ferme restando le specifiche competenze degli Enti Locali e Territoriali componenti l' Area Vasta. • Creazione dell'Associazione degli Stakeholders di Area Vasta organizzati in Comitati di Indirizzo e Monitoraggio (la creazione dell'Associazione deve essere prevista nello Statuto del Soggetto gestore e i Comitati devono essere Organi del Soggetto). • Certificazione di qualità dei processi operativi del Soggetto di gestione. • Portale di Area Vasta con consultazione on line dello stato di 55 3.4 SINTESI DEI PROGETTI IN AREA VASTA PER OBIETTIVI DI INDIRIZZO • • • • • • Reti Produzione Ambiente Città Governance e e e e e Mobilità Servizi Spazio Rurale Solidarietà Processi del Gargano). • Realizzazione di un parco archeologico a Monte Granato (San Marco in Lamis) e Parco archeologico e paesaggistico di Monte Saraceno (Mattinata) e messa in rete con i siti e i musei archeologici del Gargano. • Sistema di fruizione dell'Archeologia e del patrimonio connesso: Parco Archeologico Siponto (Manfredonia). • Progetto TEC: Carnevale Dauno, Turismo ed Economia Creativa (Manfredonia). • Sistema di Fruizione dell'Archeologia e del patrimonio connesso: Parco Archeologico dell’Alto Tavoliere a Castel Fiorentino (Torremaggiore), Tiati (San Paolo di Civitate), Torretta, cave di marmo avanzamento di progetti/programm i/processi. • Definizione e attuazione delle procedure per la riorganizzazione degli uffici e delle strutture comunali in funzione dell'efficacia ed efficienza dei servizi al cittadino ed alle imprese. • Certificazione in qualità dei servizi. • Analisi funzionale dei processi di servizio dei Comuni e loro classificazione per omologia di servizio/classi di utenza/popolazion e. funzionale della SP 77 “Rivolese” (CerignolaZapponetaManfredonia). Realizzazione di una circumvallazione all’abitato di Cerignola ricorrente lungo la strada provinciale n° 143 “dell’Ofanto”. Collegamento tra la SSV 693 e la SS 89 (Vico del Gargano, Peschici e Vieste). Sistemazione funzionale della SP 53 “MattinataVieste”. Sistemazione funzionale della SP 28 “Pedegarganica”. Studio di fattibilità della strada Tangenziale di San Marco in Lamis – Rignano Garganico - San Giovanni Rotondo – S.P. 43 (Cagnano Varano). Studio di fattibilità sul sistema Intermedio e Banche, Fondazioni Bancarie e Società di Assicurazioni per il sostegno alle piccole e medie imprese. • Sportello Unico per il Turismo. • Consolidamento del sistema turistico di area vasta (regimi di aiuto, interventi di adeguamento a norma, qualificazione dell'offerta turistica), con funzioni direzionali di valore collocate prevalentemente sul Gargano. • Realizzazione di un sistema degli Ipogei, presenti in tutta l’area vasta, attraverso il loro monitoraggio, individuazione, messa in sicurezza, valorizzazione e fruizione. • • • • • esecutiva e interventi nell’Area di approfondimento del corridoio ecologico fiume Celone. Realizzazione della rete di adduzione idrica a servizio di Borgo Tressanti e Borgo Moschella nel comune di Cerignola. Sviluppo e sostegno della rete ecologica di Area Vasta. Integrazione e potenziamento della rete di telesorveglianza per la tutela delle formazioni boschive ed arbustive e rete anti-incendio. Interventi di difesa del suolo a Rignano Garganico, Monte Sant’Angelo, Ischitella, San Nicandro Garganico, Carpino, Vico del Gargano, Cagnano Varano e Peschici. Messa in sicurezza movimenti franosi sulle 56 3.4 SINTESI DEI PROGETTI IN AREA VASTA PER OBIETTIVI DI INDIRIZZO Reti Produzione Ambiente Città Governance e e e e e Mobilità Servizi Spazio Rurale Solidarietà Processi coste (Vieste) e interventi urgenti di consolidamento per la difesa delle coste dall'erosione nell'isola di San Nicola alle Tremiti. • Piano di fruizione e valorizzazione ambientale e mobilità turistica sostenibile del polo turistico dell’Alto Tavoliere. • Piano di difesa della costa dell’Alto Tavoliere. • Set di progetti del Consorzio di Bonifica di Capitanata tesi al recupero delle acque reflue per fini agricoli e a realizzare sistemi di consegna dell’acqua telecomandati e telerilevati (con un risparmio del 30% di acqua), articolati nel comprensorio irriguo Lauro, Fortore e nel progetto definitivo sull'impianto di affinamento delle (Apricena). • Piano per il completamento e la realizzazione della rete dei beni culturali dell’Alto Tavoliere: antica sinagoga, SS. Trinità e complesso monastico San Francesco a San Severo; ex Convento dei Capuccuni ed ex complesso monastico di Sant’Agata ad Apricena; chiesa rurale di Belmonte a San Paolo di Civitate; Castello Ducale a Torremaggiore. • Piano integrato di sviluppo territoriale e marketing urbano a sostegno della promozione turistica ed enetwork promozionale diffuso di offerta turistica dell’Alto Tavoliere. • Completamento della copertura WI MAX per tutta l’area vasta. • Centro Unico di Prenotazione - aeroportuale. • Ripristino scalo ferroviario Frattarolo Porto Alti Fondali (Manfredonia). • Completamento nastri trasportatori ubicati nel porto industriale di ManfredoniaMonte Sant’Angelo. • Sistemazione funzionale della SP 141 “delle Saline” che riguarda Manfredonia, Zapponeta, Margherita di Savoia e Trinitapoli. • Tangenziale Est di San SeveroVariante alla SS16. • Rete della mobilità dell’Alto Tavoliere che riguarda le connessioni tra l’area delle cave e la zona industriale di Apricena, la circumvallazione a San Paolo di Civitate per il traffico pesante e la circumvallazione a Torremaggiore. 57 3.4 SINTESI DEI PROGETTI IN AREA VASTA PER OBIETTIVI DI INDIRIZZO Reti Produzione Ambiente Città Governance e e e e e Mobilità Servizi Spazio Rurale Solidarietà Processi • • • • • acque reflue della città di Foggia ai fini del loro utilizzo irriguo. Progetto (AQP) di costruzione della condotta sottomarina di collegamento tra le isole San Nicola e San Domino (Tremiti) e costruzione della rete idrica, con sistemazione dei serbatoi, nell'Isola di San Nicola alle Tremiti. Realizzazione della rete di raccolta e di centri di stoccaggio dei rifiuti agricoli. Azioni di sicurezza ambientale in aree rurali con sistemazione, manutenzione, promozione e salvaguardia del territorio agrario e forestale. Realizzazione di opere sommerse frangiflutti, con recupero di detriti da attività estrattive. Studi di fattibilità riguardanti lo 58 Progetto “Salute Assistita”. • Atlante dei Paesaggi Agrari e censimento delle Masserie presenti nel territorio dell’area vasta. • Rete dei Sistemi delle Biblioteche e dei Musei con funzioni direzionali di valore, collocate prevalentemente a Foggia. 3.4 SINTESI DEI PROGETTI IN AREA VASTA PER OBIETTIVI DI INDIRIZZO Reti Produzione Ambiente Città Governance e e e e e Mobilità Servizi Spazio Rurale Solidarietà Processi sviluppo dello sfruttamento delle biomasse (come fonti energetiche) e lo sviluppo dello sfruttamento dell’energia geotermica. 59 4. IL CONTESTO AMBIENTALE DI RIFERIMENTO 4.1 LA STRATEGIA AMBIENTALE E GLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE Gli obiettivi di sostenibilità ambientale sono stati definiti a partire dall’analisi delle normative e delle strategie nazionali ed internazionali e degli strumenti di programmazione e pianificazione vigenti a livello regionale. Sono di seguito elencati alcuni degli atti di riferimento internazionale, nazionale e regionale per la definizione degli obiettivi di sostenibilità ambientale. Contesto internazionale - Strategia di Goteborg del 2001 - Vertice delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile di Johannesburg del 2002: • Piano di azione di Johannesburg - Carta di Aalborg 2002-2010 e Aalborg +10 Commitments - VI° Programma di Azione Ambiente 2010 dell’Unione Europea: • Aree di Azione Prioritaria • Strategie Tematiche - Decisione 2002/358/CE del Consiglio, del 25 aprile 2002, relativa all'approvazione, in nome della Comunità europea, del Protocollo di Kyoto allegato alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e l'esecuzione congiunta degli impegni che ne derivano. Contesto nazionale - Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia (Delibera del CIPE del 2 agosto 2002); Contesto regionale - Valutazione Ambientale Strategica del Programma Operativo 2007-2013. 60 4.2 ANALISI DELLE COMPONENTI AMBIENTALI: CRITICITÅ E TENDENZE Nei paragrafi successivi è sviluppata l’analisi del contesto ambientale che è stata realizzata prendendo in considerazione le componenti ambientali primarie ed i temi di seguito elencati: - biodiversità; - paesaggio e beni culturali; - acqua ed ambiente marino costiero; - suolo sottosuolo e rischi naturali; - clima ed energia; - rifiuti; - popolazione e salute umana; - rischio antropogenico; - mobilità e trasporto. 61 4.2.1 BIODIVERSITA’ Il Parco del Gargano è un Parco Nazionale; il territorio compreso entro i suoi confini è stato suddiviso in due classi: − zona 1, definita "di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale con limitato o inesistente grado di antropizzazione", per cui più restrittivo è il regime vincolistico; − zona 2, definita "di valore naturalistico, paesaggistico e culturale con maggior grado di antropizzazione", con un regime di divieti meno restrittivo. Sul territorio in questione è presente anche l’Area Naturale Protetta Marina delle Isole Tremiti. Sul suo territorio sono altresì presenti le Aree Naturali Protette di Torre Fantine - Bosco Ramitelli e del Bosco Incoronata. 4.2.1.1 ECOSISTEMI NATURALI E RETE NATURA 2000 Le Zone Umide Le zone umide, secondo la Convenzione di Ramsar, comprendono “paludi, torbiere, acquitrini, e comunque specchi d’acqua naturali o artificiali, permanenti o no, con acqua dolce, salmastra o salata, ferma o corrente, incluse le coste marine, la cui profondità non superi i 6 m con la bassa marea”. Si potrebbe aggiungere che, per ambiente umido, si intende qualsiasi tipo di ambiente, caratterizzato in qualche modo dalla presenza temporanea o permanente dell’acqua. Pur così genericamente definiti, gli ambienti umidi si articolano in una serie molto complessa di aree diverse, con caratteristiche molto differenti tra loro dal punto di vista floristico, faunistico, ecologico. Gli ambienti umidi vanno incontro ad una lenta evoluzione naturale, per la quale si modificano, maturano e quindi possono scomparire attraverso molteplici modalità. Si riporta di seguito l’elenco delle zone umide presenti nella provincia di Foggia. − Acquitrini di Ramitelli – Torre Fantine; − Laguna di Lesina; − Laguna di Varano; − Palude di Sfinale; − Palude di Frattarolo – Daunia Risi; − Valle Carapelle; 62 − Valle S. Floriano; − Foce Ofanto; − Palude Ariscianne. Macchia Mediterranea La Macchia Mediterranea si identifica con la boscaglia sempreverde tipica delle regioni costiere mediterranee, caratterizzate da clima mite con inverni piovosi ed estati notevolmente secche. La macchia presenta una fisionomia uniforme anche se la composizione floristica può variare localmente. Nonostante le ripetute manomissioni umane, questo tipo di vegetazione si incontra con una certa frequenza nel suo aspetto tipico. Essa è principalmente caratterizzata da arbusti o piccoli alberi sempreverdi e a foglie coriacee. La vegetazione è solitamente resa densa e compatta dall’intreccio di numerose piante rampicanti. Tale vegetazione limita la filtrazione della luce al suolo, riducendo grandemente il numero di piante erbacee presenti. La Macchia Mediterranea si rinviene nelle valli del Gargano dove l’esempio più rappresentativo è dato sicuramente dal bosco Isola, presente sul cordone dunale che separa la laguna di Lesina dal mare. Nei suoi 1300 ha, quest’area conserva insieme ai Ginepri, al Lentisco, all’Erica multiflora, all’Alloro ed al Rosmarino anche una pianta molto rara che risponde al nome di Cisto di Clusii, presente in Italia solo a Lesina e sulle coste della Sicilia orientale. Le pinete I boschi di conifere sono estesamente rappresentati con il nucleo del Gargano. Tali pinete sono costituite principalmente da Pino d’Aleppo e, misto a questo, a volte possono essere presenti esemplari di pino domestico. Pochi lembi di territorio presentano copertura a pino marittimo. Nel Gargano le pinete ricoprono oltre 7000 ha e risultano principalmente diffuse lungo le ripide coste tra Mattinata e Vieste, tra Peschici e Rodi Garganico e lungo la fascia costiera del lago di Varano. Interessante risulta, inoltre, la pineta spontanea a Pino d’Aleppo presente sull’isola di San Domino (Isole Tremiti). Tale pineta, che un tempo ricopriva l’intera isola, attualmente si estende lungo una fascia costiera che borda quasi per intero l’isola. Gargano 63 Il territorio del promontorio del Gargano deve molto della sua fama naturalistica alla presenza di ampie faggete distribuite a quote normalmente insolite per il Faggio, specie che vegeta in maniera ottimale tra gli 800 ed i 1800 m s. l. m., mentre nel territorio in esame scende fino a circa 300 m. Le faggete garganiche, governate essenzialmente a fustaia, si estendono per circa 4000 ha (Hofmann, 1991) divise in tre settori. Da un punto di vista floristico nelle faggete garganiche sono presenti in maniera preponderante elementi atlantici, grazie alla particolarità delle condizioni climatiche, anche se non mancano specie mediterraneo-montane. Tra le specie arboree che si accompagnano al faggio vale la pena di ricordare gli Aceri (Acer obtusatum, A. campestre), il Farnetto (Quercus frainetto) specie molto interessante che a volte forma gruppi puri di grande valore paesaggistico ed il Tasso (Taxus baccata) che assume a volte dimensioni eccezionali. I boschi a predominanza di Cerro (Quercus cerris) sul Gargano occupano una superficie valutabile intorno ai 10.000 ha (Hofmann, 1969), anche se un tempo dovevano avere una diffusione molto maggiore, avendo dovuto cedere terreno ai pascoli e ai coltivi. Per quanto riguarda gli aspetti faunistici, le formazioni mesofile, con prevalenza di Faggio, sono essenzialmente concentrate nell’area della Foresta Umbra e presentano una fauna di notevole interesse perché qui si trovano, in condizione relittuale, un buon numero di specie erbivore, prevalentemente di origine settentrionale. Tra i vertebrati la specie di maggiore significato, e tra le più rilevanti dell’intera fauna garganica, è il Capriolo. Nella Foresta Umbra è presente altresì una notevole popolazione di Gatto selvatico, mentre il Lupo è estinto dagli anni ’50; sono frequenti altresì alcune specie di Insettivori, Roditori, tra cui lo Scoiattolo, Mustelidi, tra cui la Puzzola ed anche il Cinghiale. Tra gli Uccelli la specie di maggior rilievo naturalistico è il Picchio di Lilford, elemento a diffusione transadriatica, tipico delle foreste primarie mesofite. Aree Protette Marine Le Aree Protette Marine, previste dal D. M. 979/82, hanno lo scopo di tutelare gli ambienti marini, dati dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicienti che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche con particolare riguardo alla flora e alla fauna marine e costiere e per l'importanza scientifica, ecologica, culturale, educativa ed economica che rivestono (Titolo V, Art. 25). Le Aree Marine Protette svolgono un ruolo fondamentale non soltanto nell’ecologia ma anche nell’economia, queste infatti corrispondono a quanto sulla terraferma viene definito Parco Nazionale garantendo il mantenimento di un alto valore di biodiversità (a tutti i livelli, da quella genetica a quella degli habitat e delle comunità presenti). Tale situazione di diversità elevata 64 permette altresì la sopravvivenza di specie e di comunità chiave nel mantenimento della stessa produttività dei mari, funzionando altresì da zone di rifugio e di nursery per specie divenute ormai rare a livello dello stesso Mediterraneo. Da un punto di vista economico tali AMP possono rappresentare un futuro traguardo di sviluppo di un turismo ecocompatibile attento ai valori naturali presenti in loco e in grado di mantenerli e anzi di incrementarli evitando dissennate politiche di turismo inteso come cementificazione della costa. Si evidenzia inoltre che le norme di gestione di una riserva marina non coinvolgono unicamente attività gestite dal demanio marittimo (es. pesca, navigazione) ma di fatto coinvolgono anche quanto avviene sulla terra ferma. Allo stato attuale è presente lungo le coste del territorio d’interesse la Riserva Marina delle Isole Tremiti che è ricompresa, anche come gestione, nell’ambito del Parco Nazionale del Gargano. Tale riserva è stata istituita con D.M. 14/07/89 ed ha una superficie 1.509,07 ha. Dista dalla costa garganica circa 22 km e comprende tre isole: San Domino, Caprara e San Nicola oltre la lontana Isola di Pianosa, nonché alcuni scogli (di cui i maggiori sono il Cretaccio e la Vecchia). La costa alta e rocciosa, di costituzione calcarea, è movimentata dalla presenza di numerose grotte. I fondali sono rocciosi declinanti poco ripidamente fino ai limiti della piattaforma continentale. La copertura algale è ben evidente fino ad una profondità di circa 20 m; con l’aumentare della profondità essa comincia a diradarsi ed è sostituita da poriferi (Haliclona mediterranea, Axinella damicornis), cnidari (Eunicella cavolinii, E. stricta), briozoi (Myriozoum truncatum) ed ascidiacei (Pyura dura, P. microcosmus). Si rinvengono inoltre aragoste (Palinurus vulgaris) e numerose specie ittiche. Fra gli invertebrati particolarmente evidenti sono i poriferi, con le colonie rosso-aranciate di Crambe crambe, il tunicato Halocintia papillosa, l’asteroide Echinaster sepositus e le attinie della specie Bunodactis verrucosa. Le rocce sono ricoperte da coralligeno di falesia, tra cui risaltano numerose specie: Alcyonium palmatum, Axinella spp., Parazoanthus axinellae ecc. Pur risultando queste specie comuni in altre zone dei mari italiani ciononostante va evidenziato che è l’integrità e la varietà di biocenosi tanto di substrato duro che di substrato incoerente quello che giustifica l’inserimento di questo arcipelago nell’ambito delle AMP. Inoltre vale la pena di ricordare che queste isole sono le uniche isole italiane in adriatico. AREE NATURALI E PROTETTE Con la Legge Regionale 24 luglio 1997, n. 19, la Regione Puglia è entrata a far parte del novero delle Regioni che hanno adeguato la propria legislazione alle norme ed ai principi della Legge Quadro 394/91 (Legge Quadro sulle Aree Naturali Protette). Sotto il profilo dei contenuti, la Legge Regionale Pugliese 19/97 segue in modo abbastanza rigoroso il percorso logico della legge 394/91 65 ma introduce anche alcuni elementi degni di sottolineatura. Tra questi, in particolare, la previsione esplicita di istituire aree protette d’interesse provinciale in aggiunta a quelle a carattere regionale. Si tratta di una scelta che, seppure consentita dalla Legge Quadro, non tutte le Regioni che hanno provveduto all’adeguamento delle loro normative, hanno sino ad oggi realizzato. Un richiamo così netto evidenzia una scelta ed una volontà politica ampiamente condivisibile nella prospettiva di costituire un “Sistema Regionale per la Conservazione della Natura in Puglia” che veda impegnati nell’opera di tutela tutti i livelli istituzionali coinvolti. Anche per quanto concerne il momento gestionale, questo principio viene sottolineato e ripreso nella legge pugliese in quanto si prevede di affidare la gestione delle aree protette di qualsiasi livello a Province, Comunità Montane, Città Metropolitane, Comuni, che la eserciteranno attraverso l’istituzione di Enti di Diritto Pubblico. Sebbene la L. R. n. 19/97 (“Norme per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette nella regione Puglia”) non fornisca una esplicita definizione del Sistema di Aree Naturali Protette regionali, un riferimento in tal senso è dato, invece, dalla Legge Quadro sulle Aree Naturali Protette n. 394/91 che, all’art. 4, parla di un “sistema di aree naturali protette” con la finalità di “garantire e di promuovere, in forma coordinata, la conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale del paese”. Tuttavia si può ritenere che il Sistema Regionale, rivolto nel suo complesso, al raggiungimento dell’obiettivo primario di Conservazione della Natura, debba contenere al suo interno le Aree Naturali Protette propriamente e giuridicamente definite (Aree Naturali Protette Nazionali ex L. n. 394/91 e regionali ex L. R. n. 19/97) nonché le aree facenti parte della Rete Natura 2000 europea Siti di Importanza Comunitaria (SIC) [proposti Siti d’Importanza Comunitaria (pSIC) e Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.)] non ancora soggette a specifiche forme di tutela ma assoggettate a norme procedurali di valutazione preventiva di incidenza di piani e progetti (ex art. 6 - Direttiva 92/43/CEE ed ex art. 5 D.P.R. n. 357/97). La Direttiva Europea n. 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 “Habitat” (recepita dall’Italia nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357) è relativa alla “conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche” in modo tale da poter costituire una rete a livello europeo. L’obiettivo della Direttiva è però più vasto della sola costituzione della rete, avendo come scopo dichiarato quello di contribuire a salvaguardare la biodiversità. Tale finalità verrà raggiunta mediante attività di conservazione non solo all’interno delle aree della Rete Natura 2000 ma anche con misure di tutela diretta delle specie la cui conservazione è considerata un interesse comune di tutta l’Unione. In particolare si vuole favorire l’integrazione della tutela di habitat e specie animali e vegetali con le attività economiche e con le esigenze sociali e culturali delle popolazioni che vivono all’interno delle aree che fanno parte della rete Natura 2000. Infatti, nello stesso titolo della Direttiva Habitat, viene specificato l’obiettivo di conservare non solo gli habitat naturali (quelli meno modificati dall’uomo) ma anche quelli seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i boschi utilizzati, i pascoli ecc.). Con ciò 66 viene riconosciuto, ai fini della conservazione della biodiversità a livello europeo, il valore di tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell’uomo e delle sue attività tradizionali ha permesso il mantenimento di un equilibrio tra uomo e natura. Alle aree agricole, ad esempio, sono legate numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate per la cui sopravvivenza è necessaria la prosecuzione e la valorizzazione delle attività tradizionali, come il pascolo o l’agricoltura non intensiva. L’articolo 4 della Direttiva Habitat permette agli Stati membri di definire sulla base di criteri chiari la propria lista di Siti di Importanza Comunitaria proposti (pSIC). I siti vengono individuati sulla base della presenza degli habitat e delle specie animali e vegetali elencati negli Allegati I e II della direttiva Habitat, ritenuti perciò di importanza comunitaria. In questi allegati alcuni habitat e specie vengono ritenuti prioritari per la conservazione della natura a livello europeo e sono contrassegnati con un asterisco. La Direttiva “Uccelli” (79/409/CEE), concernente la conservazione degli uccelli selvatici, prevede da una parte una serie di azioni per la conservazione di numerose specie di uccelli, indicate negli allegati della Direttiva stessa, e dall’altra l’individuazione da parte degli Stati membri dell’Unione di aree da destinarsi alla loro conservazione, le cosiddette Zone di Protezione Speciale (ZPS). La direttiva Uccelli ha posto le basi per la creazione di una prima rete europea di aree protette, in questo caso specificamente destinata alla tutela delle specie minacciate di uccelli e dei loro habitat. La Commissione Europea negli anni ‘80 ha commissionato un’analisi della distribuzione dei siti importanti per la tutela delle specie di uccelli in tutti gli Stati dell’Unione (Important Bird Areas, IBA). Con deliberazione della Giunta Regionale n. 2305 del 30 maggio 1995, la Regione Puglia ha accettato l’incarico del Ministero dell’Ambiente, a seguito di analogo incarico affidato dalla Commissione U. E. allo stesso Ministero, di realizzare sul territorio regionale il censimento dei Siti di Importanza Comunitaria e dei biotopi d’importanza regionale o locale. È presente sul territorio oggetto di studio il Parco Nazionale del Gargano. Istituito a partire dal 1991 (D. M. 04.12.91; D. M. 04.11.93; D. M. 17.11.94; D. P. R. 05.06.95), interessa una superficie di 118.144 ha. Nel Parco Nazionale del Gargano sono compresi i territori dei seguenti comuni, la maggior parte dei quali in tutta la loro estensione: Lesina, Cagnano Varano, Ischitella, Carpino, Vico del Gargano, Rodi Garganico, Peschici, Vieste, Mattinata, Monte Sant’Angelo, S. Giovanni Rotondo, S. Marco in Lamis, Manfredonia, Sannicandro Garganico, Rignano, Serracapriola, Poggio Imperiale, Apricena, Tremiti. È attivo e del tutto operante l’Ente Parco che ha già di fatto attivato tutte le competenze che vengono ad esso delegate da parte della Legge Quadro 394/91. Sono presenti sul territorio in questione 10 Riserve Nazionali, di cui le prime otto della tabella sottostante sono comprese nell’ambito dello stesso Parco Nazionale del Gargano. 67 Di seguito si riporta l’elenco con l’indicazione dei decreti istitutivi, della loro denominazione ufficiale, della loro tipologia, della loro superficie e dei Comuni che sono interessati. Tab. 1 (Riserve Nazionali in provincia di Foggia) n. Decreto Denominazione Tipologia Superf. (ha) Istitutivo 1 D.M. 27.4.81 Comuni interessati Lago di Lesina (parte Ris. N. P. A. 930 Lesina Ris. N. P. A. 145 Cagnano Varano, orientale) 2 D.M. 13.7.77 Isola Varano Ischitella 3 D. 26.7.71 Falascone Ris. N. B. 48 Monte Sant’Angelo 4 D.M. 13.7.77 Foresta Umbra Ris. N. B. 399 Monte Sant’Angelo 5 D.M. 26.7.71 Sfilzi Ris.integrale 56 Vico del Gargano 6 D.M. 13.7.77 Ischitella e Carpino Ris. N. B. 299 Ischitella 7 D.M. 5.5.80 Palude di Frattarolo Ris. N. P. A. 257 Manfredonia 8 D.M. 13.7.77 Monte Barone Ris. N. B. 124 Mattinata 9 D.M. 10.7.77 Salina di Margherita di Ris. N. P. A. Z.U. Ramsar 3.871 Margherita di Savoia, Zapponeta, Trinitapoli, Cerignola Ris. N. P. A. 130 Cerignola Savoia 10 D.M. 15.7.82 Il Monte Elenco delle Riserve Naturali Statali presenti (primavera 2003). Ris. N. P. A. = Riserva Naturale di Popolamento Animale. Ris. N. B. = Riserva Naturale Biogenetica Z. U. Ramsar = Zona Umida prevista dalla Convenzione di Ramsar. Ai soli fini descrittivi, vengono qui appresso elencate poche note informative contenenti le motivazioni scientifiche che sono alla base della protezione di tali territori. Riserva Statale “Lago di Lesina (Parte Orientale)” Biotopo caratterizzato da distese di acqua libere e da formazioni tipiche delle lagune salmastre. Ambiente importante per cormorano, garzetta, mignattaio, spatola, falco di palude, cavaliere d’Italia, avocetta, gabbiano roseo, sterna zampenere, beccapesci e martin pescatore. Riserva Statale “Isola Varano” Collocata all’interno del Parco Nazionale del Gargano, costituita da pino d’Aleppo e pino marittimo, è dotata di un ricco e denso corteggio floristico arbustivo ed erbaceo che svolge azione protettiva dal sorrenamento e dai venti salsi. 68 Riserva Statale “Falascone” Tipica faggeta naturale appenninica, compresa nel Parco Nazionale del Gargano, caratterizzata dalla presenza di macchie di specie termofile di grande interesse scientifico; tra la fauna selvatica stanziale sono da annoverare: capriolo, tasso, gatto selvatico, faina, ghiro e varie specie di uccelli. Riserva Statale “Foresta Umbra” Riserva naturale biogenetica posta all’interno del Parco Nazionale del Gargano. La vegetazione predominante è costituita da una fustaia di faggio a struttura pluristratificata. Riserva Statale “Sfilzi” Area boscata a faggio del Parco Nazionale del Gargano, ove si individua l’unica sorgente d’acqua esistente nel promontorio; di particolare interesse i riflessi sulla vegetazione muscinea, erbacea, arbustiva ed arborea. Riserva Statale “Ischitella e Carpino” Bosco sperimentale del Parco Nazionale del Gargano, versante settentrionale del promontorio, dove si può osservare una delle più belle faggete garganiche. Riserva Statale “Palude di Frattarolo” Biotopo sito nel golfo di Manfredonia, nel Parco Nazionale del Gargano, formato da ricca vegetazione palustre; ambiente adatto alla sosta e alla nidificazione di uccelli tra i quali si annoverano l’airone cinerino, il cavaliere d’Italia, la gallinella d’acqua, il falco di palude, l’avocetta. Riserva Statale “Monte Barone” Bosco sperimentale ubicato sul versante meridionale del promontorio garganico. La vegetazione è costituita da una pineta naturale di pino d’Aleppo; tra le principali specie stanziali si annoverano cinghiale, lepre, tasso, donnola. Riserva Statale “Saline di Margherita di Savoia” Riserva naturale di popolamento animale; zona umida di valore internazionale per la tutela dell’avifauna e del relativo habitat. Riserva Statale “Il Monte” Ambiente complementare alla riserva naturale della Salina di Margherita di Savoia, di notevole valore sia botanico che come area per la sosta, lo svernamento e la nidificazione per uccelli quali 69 garzetta, airone rosso, falco di palude, albanella minore, cavaliere d’Italia, sterna zampenere, mignattino e martin pescatore. Aree Naturali Protette Regionali (L. R. 19/97) La legge 19/97 della Regione Puglia contiene al suo interno l’elencazione delle aree protette. Vi è da dire che, confermando quanto espressamente previsto dalla Legge Quadro nazionale (394/91), tutte le Aree Protette della Regione Puglia saranno soggette al divieto di esercizio dell’attività venatoria. Il processo di adeguamento delle normative regionali alla Legge 394/91, con questa legge pugliese, consente di avvicinarsi al traguardo di una legislazione regionale complessivamente omogenea su tutto il territorio nazionale, sia pure con le differenziazioni che ogni Regione ritiene di dare al proprio sistema di protezione. Le Aree Naturali Protette Regionali sono, per la provincia di Foggia, quelle indicate nella tabella di seguito riportata. Tab. 2 (Aree Naturali Protette in provincia di Foggia) Denominazione Comuni interessati Provvedimento Tipologia istitutivo Gargano Isole Tremiti Superficie (ha) Lesina, Cagnano Varano, Ischitella, Carpino, Vico, Rodi, Peschici, Vieste, Mattinata, Monte Sant’Angelo, S.Giovanni Rotondo, S.Marco in Lamis, Manfredonia, Sannicandro Garganico, Rignano, Serracapriola, Poggio Imperiale, Apricena, Tremiti D.P.R. n. 228 del Parco 01.10.2001 Nazionale Tremiti (Caprara, Pianosa, S. Nicola, S. Domino, Cretaccio) D.I. 14.07.89 Riserva 120.555,97 1.466,00 Naturale Marina Falascone Monte Sant’Angelo DD.MM. Riserva Nat.le 26.07.71/02.02.77 Orientata e 46,46* Biog. Foresta Umbra Monte Sant’Angelo D.M. 13.07.77 Riserva 402,14* Naturale Biogenetica Il Monte Cerignola D.M. 15.07.82 Riserva Nat. di Pop. Animale 70 147,35 Tab. 2 (Aree Naturali Protette in provincia di Foggia) Denominazione Comuni interessati Provvedimento Tipologia istitutivo Ischitella e Carpino Ischitella D.M. 13.07.77 Superficie (ha) Riserva 310,76* Naturale Biogenetica Isola di Varano Cagnano Varano, Ischitella D.M. 13.07.77 Riserva 127,27* Naturale Integrale Salina di Margherita di Savoia Margherita di Savoia, Zapponeta, Trinitapoli, Cerignola D.M. 10.10.77 Lago di Lesina Lesina D.M. 27.04.81 4.860,48 Pop. Animale (parte orientale) Palude di Frattarolo Riserva Nat. di Riserva Nat. di 903,18* Pop. Animale Manfredonia D.M. 05.05.80 Riserva Nat. di 266,90* Pop. Animale Masseria Trinitapoli D.M. 09.05.80 Combattenti Monte Barone Riserva Nat. di 81,97 Pop. Animale Mattinata D.M. 13.07.77 Riserva 142,89* Naturale Biogenetica Sfilzi Vico del Gargano DD.MM. Riserva Nat.le 26.07.71/02.03.77 Integrale e 64,91* Biog. Bosco Incoronata Foggia L.R. n. 10 del 15.05.2006 Parco Naturale 1.872,68 Regionale * Ricomprese nel Parco Nazionale del Gargano Con la legge regionale n. 37 del 14 dicembre 2007 è istituita la nuova area naturale protetta "Fiume Ofanto", i cui confini ricadono nel territorio dei Comuni di Ascoli Satriano, Barletta, Candela, Canosa di Puglia, Cerignola, Margherita di Savoia, Minervino Murge, Rocchetta Sant'Antonio, San Ferdinando di Puglia, Spinazzola, Trinitapoli. 71 4.2.1.2 ZONE DI PARTICOLARE RILEVANZA AMBIENTALE SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA (pSIC) Tab. 3 – Superficie dei SIC per Provincia Provincia Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto Puglia Superficie SIC (ha) 150.226,97 1.842,45 156.951,82 10.045,47 71.051,58 390.118,28 Superficie SIC (%)/tot. Puglia 38,51 0,47 40,23 2,57 18,21 100,00 Fonte: Elaborazione ARPA Puglia e Ns. elaborazioni su dati Regione Puglia, Ufficio Parchi, ISTAT (2001) Di seguito si riportano gli elenchi dei pSIC individuati nella provincia di Foggia, con l’indicazione del codice internazionale e della superficie (espressa in ha). Tali elenchi sono stati aggiornati rispetto alla prima definizione degli stessi, risalente al 1996, tenendo conto di quanto riportato nella Deliberazione della Giunta Regionale 8 agosto 2002, n. 1157 (BURP 19/11/02, n. 115) che ha recepito gli atti della revisione tecnica delle delimitazioni dei pSIC e delle Z.P.S. effettuata dall’Ufficio Parchi e Riserve Naturali dell’Assessorato Regionale all’Ambiente. (Tab. 4) Elenco dei pSIC presenti in provincia di Foggia (D. G. R. 08/10/02, n. 1157) Codice Denominazione Comune/i ufficiale del sito IT9110001 Isola e Lago di Varano Cagnano Varano, Ischitella, Carpino Comunità Superficie montane (ha) Comunita' montana del 9523 Gargano IT9110002 Valle Fortore, Lago di Celenza Valfortore, Carlantino, Comunita' montana dei Occhito Casalnuovo Monterotaro, Monti Dauni settentrionali 9380 Casalvecchio di Puglia, Torremaggiore, San Paolo di Civitate, Serracapriola, Lesina IT9110004 Foresta Umbra Ischitella, Vico del Gargano, Peschici, Comunita' montana del Vieste, Mattinata, Monte S.Angelo, Gargano 19130 Carpino IT9110005 IT9110008 Zone umide della Manfredonia, Zapponeta, Cerignola, Capitanata Trinitapoli, Margherita di Savoia Valloni e steppe Monte S.Angelo, Manfredonia, San Comunita' montana del Pedegarganiche Giovanni Rotondo, San Marco in Gargano 72 16099 30467 (Tab. 4) Elenco dei pSIC presenti in provincia di Foggia (D. G. R. 08/10/02, n. 1157) Codice Denominazione Comune/i ufficiale del sito Comunità Superficie montane (ha) Comunita' montana del 5843 Lamis, Rignano Garganico IT9110009 Valloni di Mattinata - Monte Mattinata, Monte Sant'Angelo Sacro Gargano IT9110011 Isole Tremiti Tremiti IT9110012 Testa del Gargano Mattinata, Vieste 356 Comunita' montana del 6095 Gargano IT9110014 Monte Saraceno Mattinata, Monte Sant'Angelo IT9110015 Duna e Lago di Lesina - Chieuti Serracapriola, Lesina, Comunita' montana del Foce del Fortore Sannicandro Garganico Gargano Pineta Marzini Vico del Gargano, Peschici Comunita' montana dei IT9110016 223 10830 888 Monti Dauni settentrionali IT9110024 Castagneto Pia - La Polda, San Marco in Lamis Comunita' montana del Monte La Serra IT9110025 323 Gargano Manacore del Gargano Vieste, Peschici Comunita' montana del 1235 Gargano IT9110026 IT9110027 Monte Calvo - Piana di San Giovanni Rotondo, San Marco in Comunita' montana del Montenero Lamis. Gargano Bosco Jancuglia - Monte Rignano garganico, Apricena, Comunita' montana del Castello Sannicandro garganico, San Marco in Gargano 5238 2300 Lamis IT9110030 IT9110032 Bosco Quarto - Monte Cagnano Varano, Carpino, Monte S. Comunita' montana del Spigno Angelo, San Giovanni Rotondo Gargano Valle del Cervaro, Bosco Orsara di Puglia, Bovino, Deliceto, Comunita' montana dei dell’Incoronata Panni, Castelluccio dei Sauri, Foggia Monti Dauni meridionali ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE (ZPS) Tab. 5 – Superficie delle ZPS per Provincia Provincia Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto Puglia Superficie ZPS Superficie ZPS (ha) (%)/tot. Puglia 123.675,69 48,70% 425,67 0,17% 99.913,16 39,34% 1.024,06 0,40% 28.906,39 11,38% 253.944,96 100,00% Fonte: Elaborazione ARPA Puglia e Ns. elaborazioni su dati Regione Puglia, Ufficio Parchi, ISTAT (2001) 73 70 4560 Nella tabella riportata di seguito sono elencate le Zone di Protezione Speciale (ZPS) presenti nel territorio di Area Vasta. Si evidenzia che alcune ZPS risultano differenti dai pSIC, altre hanno lo stesso nome del pSIC ma superficie differente, altre ancora coincidono con Riserve Naturali Statali già istituite. (Tab. 6) Elenco delle ZPS presenti nel territorio dell’Area Vasta ((DGR 08/10/02, n. 1157 e DGR 21/07/2005, n. 1022) Codice Denominazione Comune/i ufficiale del Comunità Superficie montane (ha) Note sito IT9110006 Saline di Margherita Cerignola, Margherita di di Savoia Savoia, Trinitapoli, 4860 Coincide con RNS 279 Coincide con RNS Zapponeta IT9110007 Palude di Frattarolo IT9110008 Valloni e steppe Manfredonia Coincide con pSIC Pedegarganiche IT9110009 Valloni di Mattinata - Coincide con pSIC Monte Sacro IT9110010 Monte Barone Mattinata Comunita' montana 177 del Gargano IT9110017 Falascone Monte Sant’Angelo Comunita' montana Riserva Statale 57 del Gargano IT9110018 Foresta Umbra Monte S.Angelo, Comunita' montana Manfredonia, San del Gargano Coincide con Coincide con Riserva Statale 30467 Coincide con pSIC + RNS Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, Rignano Garganico. IT9110019 Sfilzi Vico del Gargano Comunita' montana 69 del Gargano IT9110031 IT9110036 Lago di Lesina (sacca Comunita' montana orientale) del Gargano Ischitella e Carpino Monte Sant’Angelo Comunita' montana del Gargano Coincide con Riserva Statale 927 Coincide con Riserva Statale 314 Coincide con Riserva Statale CARATTERISTICHE VEGETAZIONALI Il Gargano Il promontorio del Gargano, con i 1.065 m di M. Calvo e i 1.009 di M. Spigno, interrompe la monotonia del paesaggio costiero del medio Adriatico. 74 Lo sperone d’Italia, costituito di bianca roccia calcarea, si protende per circa 30 km nell’Adriatico verso i Balcani: ciò ha consentito il diffondersi nella regione di essenze vegetali di origine balcanica, quali la vallonea (Quercus macrolepis Kotschy) e il fragno (Quercus troiana Webb), due specie quercine presenti esclusivamente in Puglia (nel Gargano, nelle Murge e nel Salento). Il Gargano è la subregione pugliese con il più alto indice di boscosità: all’elevata successione altimetrica e all’eterogenea fisiografia corrisponde un complesso mosaico di tipologie vegetazionali determinato dall’incontro delle componenti mediterranee con aspetti moderatamente continentali. Sulle ripide scogliere si estendono ricche formazioni a pino d’Aleppo (Pinus halepensis), intrecciate con formazioni sempreverdi mediterranee come il mirto (Myrtus communis L.), il rosmarino (Rosmarinus officinalis L.), il leccio (Quercus ilex L.), il lentisco ( Pistacia lentiscus L.), il caprifoglio (Lonicera capifolium L.); allontanandosi dal mare, con l’aumento di quota, il clima si fa più continentale e si riscontrano formazioni a roverella (Quercus pubescens Willd) e cerreti (Quercus cerris L.). A quote più elevate appaiono le formazioni di faggio (Fagus selvatica), che sul Gargano è presente alle più basse altitudini italiane; questa specie infatti, che in ambiente appenninico compare in genere al di sopra dei 900-1.000 m, si trova nel bosco di Ischitella e nella foresta Umbra, a quote di 270 m e 370 m, frammisto a specie arboree ed erbacee tipiche della macchia. Il Tavoliere È una estesa piana alluvionale che si estende in direzione SudEst-Nord-Ovest dal fiume Ofanto sino al lago di Lesina. Il clima si mantiene pressoché uniforme, a parte il tratto sud- orientale aperto sul mare Adriatico, sensibilmente più mite per l’effetto barriera del promontorio Garganico a NordNordEst. La temperatura media annua è di 15,5° C, con un massimo estivo di 25,5° C ed un minimo invernale di 6° C e la quantità media annua di pioggia è la più bassa di tutta la regione (<400 mm ). La vegetazione spontanea è praticamente assente, perché sostituita da colture cerealicole e orticole, diffuse in tutta l’area da tempi assai remoti. L’essenza arborea più diffusa è la roverella che frequentemente si presenta in forma arbustiva e cespugliosa, a causa sia del disboscamento e del pascolamento eccessivo sia della scarsa disponibilità idrica del suolo. PRESSIONE VENATORIA La pressione che l’attività venatoria esercita sulla fauna regionale cacciabile, calcolata come rapporto tra il numero di cacciatori e la superficie regionale su cui è consentito cacciare. 75 Nel 2006 e nel 2007 la pressione venatoria in provincia di Foggia registra un valore pari a 0,012 leggermente inferiore rispetto al valore regionale che, nel 2007, risultava essere pari a 0,026. Tale valore è inferiore a quello che si registra nelle altre province pugliesi e ciò è dovuto essenzialmente all’ampia superficie utile alla caccia. Risulta sostanzialmente invariato il numero totale di cacciatori e quello dei di cacciatori ammissibili, a fronte di una contrazione della superficie utile alla caccia e del territorio cacciabile per cacciatore. (Tab. 7) Attività venatoria in Puglia, annate venatorie 2006/2007 e 2007/2008 N. cacciatori N. cacciatori ammissibili Superficie Utile alla Caccia (ha) Territorio cacciabile per cacciatore (ha) Pressione venatoria (n° cacc./ha) A.V. 2006/2007 A.V. 2007/2008 A.V. 2006/2007 A.V. 2007/2008 A.V. 2006/2007 A.V. 2007/2008 A.V. 2006/2007 A.V. 2007/2008 A.V. 2006/2007 A.V. 2007/2008 Provincia/Ambito Territoriale di Caccia (ATC) Foggia/ Lecce/ Taranto/ Bari/ Brindisi/ (BA/A) (BR/A) (FG/A) (LE/A) (TA/A) 5.243 6.640 5.327 5.933 5.217 5.144 6.615 5.387 6.128 5.485 12.063 6.218 22.363 9.699 7.300 12.042 6.218 22.347 9.695 7.300 229.327 118.206 425.124 185.254 138.770 228.930 118.206 424.821 184.304 138.770 43,74 17,80 79,80 31,22 26,60 44,50 17,87 78,86 30,07 25,30 0,022 0,056 0,012 0,032 0,037 0,022 0,055 0,012 0,033 0,039 Puglia 28.360 28.759 57.643 57.602 1.096.681 1.095.031 38,67 38,07 0,025 0,026 Fonte: BURP n. 115 del 16/08/2007 - DGR 3 agosto 2007, n. 1377 “Programma Venatorio regionale - annata 2007/2008”; BURP n. 105 del 17.08.2006 - DGR 4 agosto 2006, n. 1202 “Programma Venatorio regionale – annata 2006/2007” Si riportano infine le superfici delle Zone di Ripopolamento e Cattura e delle Oasi di Protezione per la provincia di Foggia relative all’annata venatoria 2006/2007; il valore complessivo è pari a 10.918 ettari per le prime e a 8.251 ettari per le seconde. (Tab. 8) Superficie delle Zone di Ripopolamento e Cattura e delle Oasi di Protezione - A.V. 2006/2007 Zone di Ripopolamento e Cattura (ha) Oasi di Protezione (ha) Prov. Foggia Reg. Puglia 10.918 44.220 8.251 46.947 Fonte: Rapporto sullo Stato dell’Ambiente Arpa Puglia – ed. 2006 76 4.2.2 PAESAGGIO E BENI CULTURALI Il paesaggio è l’aspetto visibile di un luogo. La Convenzione europea del paesaggio, tenutasi a Firenze il 20 ottobre 2000 definisce il paesaggio: “una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”. La Convenzione, all’art. 5, riconosce il paesaggio quale parte essenziale dell’ambiente di vita delle popolazioni e fondamento della loro identità e richiede di integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico. L'art. 131, comma 1 del DLgs n. 42 del 2004 Codice dei beni culturali e del paesaggio riporta la seguente definizione: “i fini del presente codice,per paesaggio si intendono parti di territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni” La definizione è simile a quella contenuta nella Convenzione europea del paesaggio, con la differenza che non vi appaiono le parole: “osì come è percepita dalle popolazioni” Molto importante è il comma 2 dello stesso articolo che così recita: “a tutela e la valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili” Infatti, se il paesaggio deve essere bello, nel senso di essere armonioso, ordinato o anche vario o singolare, un buon paesaggio deve essere anche identificativo del luogo di cui è l'aspetto. Il paesaggio è il ponte fra conservazione e innovazione, consente alla cultura locale di “ripensare se stessa”, di ancorare l’innovazione alla propria identità, ai propri miti, sviluppando “coscienza di luogo” per non perdersi inseguendo i miti omologanti della globalizzazione economica. Un’identità che si è costruita nell’azione umana di lunga durata, esito evolutivo di dinamiche relazionali nelle quali le dimensioni dello spazio e del tempo sono indissolubilmente legate. I paesaggi di Area Vasta sono le coste, i laghi costieri, gli altopiani carsici e gli agrumeti garganici, la campagna ulivetata, i paesaggi cerealicoli del tavoliere e le Isole Tremiti ma anche le masserie, i tanti centri storici, un patrimonio di storie e cultura immersi in una natura addomesticata di valore inestimabile. Ma i paesaggi di Area sono a rischio. Il degrado e la progressiva compromissione del patrimonio paesaggistico sono sotto gli occhi di tutti. Ancora più aggressivi degli agenti ambientali (incendi, erosione delle coste, desertificazione) sono i comportamenti sociali, i processi di sviluppo economico e i nuovi stili di vita che incidono sempre più sul paesaggio e ne alterano la bellezza e la integrità. Un buon paesaggio, che sia piacevole e identificativo del luogo, è un bisogno per tutti noi. Un buon paesaggio produce un senso di benessere. Il paesaggio incide anche sulle nostre azioni e sulle nostre scelte: un paesaggio degradato riduce i freni inibitori e contribuisce al degrado sociale e alla criminalità (teoria della finestra rotta). Il buon paesaggio ha anche una grande importanza 77 economica. In Italia il turismo produce circa il 30% del prodotto nazionale lordo, ma non esisterebbe turismo se non esistessero luoghi belli e interessanti da andare a visitare. La qualità del paesaggio deriva in varia misura da aspetti estetici, quali l'ordine, l'equilibrio formale, la varietà ed anche il disordine pittoresco e le dissonanze singolari, ma anche da aspetti di identità, cioè da forme di una struttura che riconosciamo adatta alla funzione del vivere, siano esse singole o nel loro insieme. Per scongiurare la prospettiva del progressivo degrado, in attuazione dei principi sanciti dall’art.9 della Costituzione, il D.Lgs 42, del 22 gennaio 2004, il cosiddetto “Codice Urbani”, disciplina i contenuti della pianificazione paesaggistica (art.143), attribuendo alla Regione (art.135) il compito di far sì “che il paesaggio sia adeguatamente tutelato e valorizzato”. La Giunta regionale, affermando che “Il Piano Urbanistico Territoriale Tematico (PUTT/P), elaborato ai sensi della legge regionale 56/1980…. appare non coerente con alcuni elementi di innovazione introdotti dal Codice dei beni culturali e del paesaggio”, ha deliberato “la redazione del nuovo Piano Paesaggistico regionale, adeguato al D.Lgs. 42/2004” . A seguito di tale atto, la Giunta ha approvato il documento programmatico del Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia che stabilisce i principali obiettivi del Piano: uno sviluppo locale autosostenibile, fondato sul riconoscimento e la valorizzazione dell’identità dei luoghi, mediante lo sviluppo della società locale basato sulla crescita della coscienza di luogo. La coscienza di luogo è intesa come la consapevolezza, acquisita attraverso un percorso di trasformazione culturale degli abitanti e dei produttori, del valore patrimoniale dei beni comuni territoriali (materiali e relazionali), in quanto elementi essenziali per la riproduzione della vita individuale e collettiva, biologica e culturale. I contenuti del Piano sono definiti dall’art. 143 del D.Lgs. 42/2004. In particolare, di fronte al continuo sviluppo del settore edilizio e al perdurare di una crescita incontrollata della superficie edificata, che investe periferie urbane, campagne e zone costiere, è necessario dettare regole di trasformazione che permettano: • di programmare gli interventi in armonia con il carattere identitario dei luoghi; • di qualificare i progetti di trasformazione; • di indirizzare le politiche e gli investimenti. 78 Si tratta dunque di definire regole di trasformazione del territorio che consentano di mantenerne e svilupparne l’identità, i valori paesaggistici ed ecologici, e che ne elevino la qualità producendo valore aggiunto territoriale. Dalla conservazione alla valorizzazione: questo percorso metodologico consente di sviluppare un’idea di Piano Paesaggistico che, superando il carattere vincolistico applicato ad alcune aree di conservazione, si ponga l’obiettivo della valorizzazione attiva del patrimonio territoriale e paesaggistico, coniugando identità di lunga durata ed innovazione di breve periodo, paesaggio ed economia, valore di esistenza e valore d’uso in forme durevoli e sostenibili. Ai fini di costituire un corredo conoscitivo del processo di Piano, la Giunta Regionale ha poi deciso di redigere una Carta dei beni culturali della Regione Puglia, affidandone l’incarico alle Università di Foggia, di Bari, di Lecce e al Politecnico di Bari, con il coordinamento scientifico di Giulio Volpe, professore dell’Università di Foggia. In un territorio di matrice rurale come quello Foggiano, uno degli elementi di qualità è indubbiamente rappresentato dal paesaggio. La provincia di Foggia vanta studi approfonditi sulle caratteristiche dei suoi territori rurali, studi che sono stati ulteriormente raffinati nell’ambito della redazione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale attraverso la classificazione in Sistemi di Terre in grado di descrivere, su basi ambientali di tipo strutturale, i paesaggi e le risorse che caratterizzano il territorio provinciale. La Carta dei Sistemi di terre si propone come strumento preliminare di analisi e valutazione a scala provinciale delle risorse dello spazio rurale. L’attenzione è incentrata sulla capacità di quest’ultimo di fornire produzioni agro-forestali e servizi ambientali diversificati, legati alla riproduzione del capitale naturale, al mantenimento della biodiversità e dei cicli idrologici e biogeochimici, come anche all’offerta di occasioni di vita all’aperto, per la fruizione estetica, ricreativa e culturale. La legenda della Carta si articola in due livelli gerarchici: grandi sistemi di terre; sistemi di terre. I grandi sistemi individuati a scala provinciale sono 6: Appennino Dauno; Rilievi calcarei ed altopiani carsici del promontorio del Gargano; 79 Tavoliere; Terrazzi alluvionali dei fiumi Fortore ed Ofanto; Fondovalli alluvionali; Pianure costiere. I grandi sistemi di terre rappresentano il repertorio essenziale di tipologie ambientali necessarie a strutturare e descrivere la complessa articolazione territoriale della provincia di Foggia, a renderla comprensibile, intellegibile agli occhi di osservatori afferenti a diverse discipline. L’elenco dei grandi sistemi è allo stesso tempo una lista ragionata dei differenti problemi e delle opportunità con cui hanno dovuto confrontarsi nei secoli le popolazioni, per soddisfare le diverse esigenze legate all’abitare e al difendersi, al reperimento delle materie prime ed alla produzione di alimenti, alle comunicazioni ed agli scambi. L’area del Tavoliere L’area del Tavoliere è articolata in due Sistemi di terre: Sistema dell’Alto Tavoliere e Sistema del Basso Tavoliere. Il sistema dell’Alto Tavoliere comprende i rilievi a bassa energia e le superfici ondulate dell’Alto Tavoliere, con i paesaggi cerealicoli tradizionali dell’alta pianura e della fascia pedecollinare. Gli usi agricoli predominano, con la prevalenza del seminativo asciutto (78%, in larga misura grano duro) e di quello irriguo (10%). Il sistema del Basso Tavoliere comprende le aree meno rilevate, subpianeggianti del Tavoliere, caratterizzate nell’ultimo quarantennio da più intense dinamiche di trasformazione colturale ed urbana. Gli usi agricoli predominano, con la prevalenza del seminativo asciutto (54%), degli arboreti, sovente irrigui (27,2) e del seminativo irriguo (12%). La vulnerabilità delle risorse di base (acqua, suolo) è moderata per entrambi i sistemi. La capacità di assorbimento visivo dei paesaggi dell’Alto Tavoliere, estremamente rarefatti e caratterizzati da una morfologia armoniosamente ondulata, è molto elevata; per quanto è riferibile al Basso Tavoliere la capacità di assorbimento visivo dei paesaggi è moderata, localmente bassa. I paesaggi di eccellenza della provincia di Foggia 80 Se i vasti paesaggi cerealicoli del Tavoliere esercitano un fascino meditativo e consentono visuali ampie e distese, le aree costiere della provincia offrono paesaggi di eccellenza da un punto di vista naturalistico, fruitivi e percettivo. Meritano di essere segnalati per la loro straordinaria qualità: Il Grande Sistema della pianura costiera. Il grande sistema comprende le aree costiere retrodunari, relativamente depresse, bonificate nei primi decenni del ‘900, gli specchi d’acqua costieri, i sistemi dunari. Esso comprende aree umide, ecosistemi agricoli e naturali di rilevantissimo valore ambientale, paesaggistico, ricreativo. Le aree naturali o semi-naturali rappresentano il 13% circa del grande sistema. Gli usi agricoli prevalenti sono il seminativo asciutto (45%) ed irriguo (32%). La densità urbana è moderata, localmente elevata. La vulnerabilità delle risorse di base (acqua, suolo, paesaggio) è estremamente elevata. Il potenziale di rinaturalizzazione è molto elevato, per il possibile potenziamento della rete ecologica legata alle formazioni costiere ed a quelle ripariali. Il Grande Sistema del Promontorio del Gargano. Il Grande Sistema comprende i rilievi calcarei e gli altopiani carsici del Promontorio del Gargano, caratterizzati dalla presenza di ecosistemi di assoluto valore naturalistico, ambientale e paesaggistico. Il Grande Sistema presenta condizioni prevalenti di naturalità (aree naturali pari al 65% della superficie), in rilevante misura frutto degli intensi processi di rinaturalizzazione spontanea dell’ultimo quarantennio. Il paesaggio è caratterizzato da matrice naturale prevalente, con una rete di ecosistemi semiarbustivi, pascolativi ed agricoli aperti (35%), di importanza strategica per la conservazione della biodiversità e del paesaggio. La vulnerabilità delle risorse di base (acqua, suoli, vegetazione) è moderata, localmente elevata o estremamente elevata in corrispondenza delle “isole” di ecosistemi forestali mesofili (faggete) poste ai limiti estremi degli areali di diffusione. 81 Parchi, Riserve, Oasi Estensione Tipologia Localizzazione Include diverse tipologie di ambienti naturali e pertanto Parco Nazionale del Gargano 121.000 ha Gargano ha un elevatissimo grado di biodiversità Riserva naturale “Foresta Riserva biogenetica di Faggio 399 ha Gargano centrale Umbra” Riserva naturale “Falascone” misto a Carpino bianco 48 ha Faggeta naturale Gargano centrale Riserva integrale con Faggio, Riserva naturale “Sfilzi” 56 ha Carpino, Leccio ad Gargano centrale elevatissima biodiversità Faggete ubicate a bassa Riserva naturale “Ischitella e Gargano 299 ha quota e pertanto definite Carpino” settentrionale “depresse” Riserva naturale “Monte Pineta naturale di Pino Gargano d’Aleppo meridionale 124 ha Barone” Gargano Riserva naturale “Isola Pinete a Pino d’Aleppo e Pino settentrionale, Marittimo adiacente la 154 ha Varano” laguna di Varano Laguna di Lesina, Riserva naturale “Lago di Paludi di acqua dolce e 930 ha Gargano Lesina” salmastra settentrionale Prati allagati di Salicornia ed Riserva naturale “Palude Gargano 257 ha altre specie resistenti alle Frattarolo” meridionale acque salmastre Riserva marina “Isole Fondali sabbiosi e rocciosi 1509 ha Isole Tremiti Tremiti” popolati da spugne, coralli Macchia mediterranea in Oasi LIPU "Dune di Lesina" 25 ha Duna di Lesina ambiente dunale Ambiente ipogeo e sorgivo; Oasi WWF "La Salata" anche Costa garganica 3 ha notevole anche il valore di interesse archeologico settentrionale archeologico Gargano Oasi “Lago Salso” 490 ha Paludi di acqua dolce meridionale 82 La provincia di Foggia è caratterizzata da un ricco e vario patrimonio culturale che la rende particolarmente interessante dal punto di vista storico, artistico e paesaggistico; con valenze che vanno dal bene architettonico, al bene archeologico, a quello più propriamente ambientale, le cui prime tracce risalgono a trecentomila anni fa, in piena età Paleolitica, quando lo sperone roccioso del Gargano, ricco di giacimenti di selce, di boschi, con le sue numerose grotte ed i suoi ripari, offrì le condizioni ideali per lo stanziamento umano. La situazione attuale denota, purtroppo, che gran parte dei beni versa spesso in condizioni di abbandono e degrado e non è in alcun modo censita o comunque rilevata da fonti ufficiali. La conoscenza del patrimonio culturale nel suo complesso e la valorizzazione di beni di diversa tipologia è fondamentale nell'ottica di un possibile sviluppo del turismo culturale. Infatti, alla presenza di un ricco patrimonio storico-artistico (centri storici, abbazie, insediamenti fortificati, ecc.) non sempre corrisponde un'adeguata rete di accesso, fruizione e gestione, limitando in tal modo le potenzialità del ricco e diversificato patrimonio culturale di cui è dotata la provincia di Foggia. Per poter valutare la stato attuale della componente "patrimonio culturale e paesaggistico" è stato scelto, tra le varie fonti utilizzabili, il Piano Urbanìstico Territoriale Tematico (P.U.T.T.), poiché in grado di rispondere all'esigenza di popolamento degli indicatori selezionati. Infatti, Il P.U.T.T. elenca a un livello di disaggregazione comunale, tutti i beni culturali della regione, sia archeologici che architettonici, vincolati e segnalati ai sensi della L. 1089/39, L. 1947/39 e L. 431/85, inclusi quelli paesaggistici. Il dato presente in questo importante documento è stato integrato con l’esame di una monografia relativa ai beni culturali allegata al PTCP della provincia di Foggia espressione di un lavoro di ricerca empirico condotto nell’ambito provinciale e che ha spinto gli studiosi ad un censimento con correlata lettura della trama dei siti archeologici della Daunia. La distribuzione sul territorio regionale dei Beni Archeologici e Architettonici, vincolati e segnalati è riportata, attraverso un'aggregazione dei dati a livello provinciale, nella Tabella 9. Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto Totale Puglia Beni archeologici vincolati 150 24 198 39 75 Beni archeologici segnalati 293 254 212 160 187 486 1106 Fonte: Elaborazione dati P.U.T.T. 83 Beni Beni architettonici architettonici vincolati segnalati 156 347 52 31 73 118 159 318 125 511 939 Totale 946 361 601 676 458 3042 Come mostra la tabella appena sopra riportata, esiste – a livello regionale – un notevole squilibrio tra i beni vincolati e quelli segnalati ma, se consideriamo i dati relativi alla sola provincia di Foggia, la situazione si dimostra abbastanza positiva. Infatti, per i beni archeologici la percentuale di quelli sottoposti a vincolo è del 93%, mentre per i beni architettonici tale valore è del 62%. Secondo la catalogazione del P.U.T.T., i beni culturali sono individuati attraverso la loro stratificazione storica nell'arco di diversi migliaia di anni; in tal modo si distinguono: grotte risalenti all'età paleolitica (tra i 300 mila e gli 11 mila anni fa); torri e grotte dell'età neolitica (tra il VI ed il III millennio a.C); al II millennio (età del bronzo) si fanno risalire grotte, abitati e necropoli; tra l'XI e il III secolo a.C. – periodo compreso tra la prima età del ferro e la romanizzazione – si registra la nascita della Civiltà Dauna. Risultano invece successivi alla romanizzazione (tra il III a.C. ed il V secolo d.C.) gli Abitati, veri e propri insediamenti spesso coincidenti con delle necropoli, le Ville e gli Insediamenti Rurali e Produttivi. A un periodo immediatamente successivo sono ascrivibili insediamenti rurali, recinti fortificati, necropoli, chiese ed ipogei. Concentrando il nostro esame su quella che è la situazione della sola provincia di Foggia, si esaminano di seguito i beni che maggiormente la caratterizzano. Le Grotte Nella Figura seguente è riportata la distribuzione delle 1939 grotte censite su tutto il territorio regionale dalla Federazione Speleologica Pugliese e riportate nel Catasto regionale delle Grotte, aggiornato al 1999. 800 703 Bari 600 508 Brindisi 400 243 302 175 200 Foggia Lecce Taranto 0 Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto Fonte: Elaborazione dati Catasto delle grotte Come è evidente, nella provincia di Foggia c'è la maggior concentrazione di grotte, pari al 36% del dato regionale. Uno studio più recente e relativo al solo Parco Nazionale del Gargano è stato condotto dal Gruppo Speleologico Dauno che ha effettuato il primo monitoraggio ambientale di grotte e aree carsiche a rischio. Il risultato di quest'analisi ha portato all'individuazione di 40 cavità naturali e due aree carsiche situate nelle località Difesa-Montenero e Sant'Egidio constatandone, purtroppo, il cattivo stato di 84 conservazione e l'elevato inquinamento in quanto, nella maggior parte dei casi, le grotte sono state utilizzate come vere e proprie discariche, perdendo di conseguenza il proprio valore turistico-culturale. Le Masserie Complesso di fabbricati variamente articolati, a servizio di un'azienda estensiva prevalentemente cerealicola. Si compone generalmente di più gruppi di fabbricati: la casa padronale, quasi sempre a due piani fuori terra, con le abitazioni dei lavoranti fissi; un complesso comprendente le cafonerie, dormitori per i lavoranti avventizi, la cucina, le stalle per gli animali da lavoro (se buoi, si chiamano gualanerie). Nell'aia si trovano le fosse per la conservazione dei cereali. Può esservi anche una chiesetta e, se l'azienda comprende anche un gregge ovino, lo scaraiazz(e). Le masserie presentano tipologie differenti in base al territorio in cui sono ubicate; infatti, nell'area del Gargano, sono inserite in un paesaggio privo di dimore permanenti e circondate da un latifondo in cui si svolgono le attività agricole. Sono del tipo con corte interna oppure costituite da massicci edifìci a due piani con torri o garitte pensili. Nel Tavoliere, lungo la costa, sono di dimensioni ridotte, mentre nell'interno diventano di grandi dimensioni del tipo con corte. Distribuzione sul territorio provinciale delle Masserie Le masserie censite risultano in totale 1.036 di cui 21 non esistono più. I territori interessati dal sistema organizzativo della Masseria fanno riferimento ai seguenti comuni di Area Vasta e alle relative unità: 85 COMUNE N° MASSERIE Apricena 30 Cagnano Varano 10 Carapelle 2 Carpino 3 Cerignola 75 Chieuti 12 Foggia 66 Ischitella 14 Lesina 15 Manfredonia 62 Monte Sant'Angelo 35 Ordona 2 Orta Nova 13 Poggio Imperiale 14 Rignano Garganico 22 San Giovanni Rotondo 29 San Marco in Lamis 13 San Nicandro Garganico 4 San Paolo di Civitate 17 Sant'Agata di Puglia 19 Serracapriola 15 Stornara 5 Stornarella 6 Torremaggiore 39 Vico del Gargano 1 Vieste 1 Volturala Appula 15 Volturino 20 Zapponeta 5 Le Poste Detta anche masseria di pecore, è la tipica azienda pastorale del Tavoliere. Generalmente edificata a partire dai primi anni dell'Ottocento, consta di due gruppi di fabbricati: lo scaraiazz(e), costruzione allungata esposta a sud, aperta a porticato, per il ricovero degli animali; il casone, complesso di fabbricati per abitazione dei pastori e per la lavorazione del formaggio. Distribuzione sul territorio provinciale delle Poste 86 Le poste censite risultano in totale 76, 2 di queste non esistono più. I territori interessati dal sistema organizzativo della posta fanno riferimento ai seguenti comuni di Area Vasta e ai relativi numeri di poste: COMUNE NUMERO POSTE Cerignola 14 Chieuti 1 Foggia 13 Manfredonia 11 Monte Sant'Angelo 2 Ordona 1 San Giovanni Rotondo 8 San Severo 1 Vieste 1 Gli Sciali Gli sciali, dimore rurali presenti nella fascia costiera tra Manfredonia e Zapponeta, dapprima di utilizzo temporaneo e successivamente adibite ad uso permanente, realizzate in tufo, con tetto a falde con coppi, presentano tra gli elementi caratteristici la garitta pensile ed il papaglione (camino estradossato). Distribuzione sul territorio provinciale degli Sciali 87 I territori interessati dal sistema organizzativo degli sciali fanno riferimento al seguente comune di Area Vasta: COMUNI NUMERO SCIALI Manfredonia 26 I Casini Costruzione rurale a due piani fuori terra, diffusa soprattutto nelle zone a colture legnose del Gargano. Generalmente con scala esterna, il pianterreno è utilizzato a stalla e magazzino e/o cantina, il vano superiore a cucina e stanza da letto. Distribuzione sul territorio provinciale dei Casini 88 I casini censiti risultano in totale 321 di cui 11 non esistono più. I territori interessati dalla sistema organizzativo del casino fanno riferimento ai seguenti comuni di Area Vasta e alle relative unità: COMUNE NUMERO CASINI Apricena 16 Cagnano Varano 8 Carpino 6 Cerignola 17 Foggia 10 Ischitella 11 Lesina 8 Manfredonia 18 Monte Sant'Angelo 14 Peschici 1 Rignano Garganico 5 Rodi Garganico 1 San Giovanni Rotondo 4 San Marco in Lamis 17 San Nicandro Garganico 15 San Paolo di Civitate 4 89 COMUNE NUMERO CASINI San Severo 9 Serracapriola 11 Stornara 4 Stornarella 1 Torremaggiore 21 Vico del Gargano 5 Vieste 13 Zapponeta 1 Le Ville Complessi isolati, con forti connotazioni di residenza suburbana, presenti a partire dagli inizi dell'Ottocento in prevalenza nelle aree di particolare pregio naturalistico o in prossimità dei maggiori centri abitati. Distribuzione sul territorio provinciale delle Ville 90 Le ville censite risultano in totale 36, 1 delle quali non esiste più. I tenitori interessati dalla sistema organizzativo della villa fanno riferimento ai seguenti comuni di Area Vasta e alle relative unità : COMUNE NUMERO VILLE Cerignola 3 Foggia 3 Rodi Garganico 7 Stornara 1 Vico del Gargano 1 I Poderi Manufatti di nuova edificazione, realizzati tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del Novecento, legati alle borgate e ai centri di servizio. Le loro caratteristiche architettoniche variano a seconda dell'epoca e degli enti assegnatari. 91 Distribuzione sul territorio provinciale dei Poderi I territori interessati dalla sistema organizzativo dei poderi fanno riferimento ai seguenti comuni di Area Vasta e alle relative unità: COMUNE NUMERO PODERI Apricena 5 Carapelle 19 Cerignola 78 Chieuti 58 Foggia 276 Manfredonia 128 Orta Nova 28 Poggio Imperiale 1 Rignano Garganico 6 San Giovanni Rotondo 14 San Marco in Lamis 4 San Severo 211 Serracapriola 75 Torremaggiore 139 Ordona 1 Zapponeta 2 92 Le Taverne Manufatti di servizio posti generalmente lungo la viabilità principale, "di fabbrica" o naturale, spesso di grandi dimensioni e in qualche caso ben conservate. Distribuzione sul territorio provinciale delle Taverne Le taverne censite risultano in totale 13, 2 delle quali non esistono più. I territori interessati dal sistema organizzativo delle taverne fanno riferimento ai seguenti comuni di Area Vasta: COMUNI NUMERO TAVERNE Monte Sant'Angelo 1 San Giovanni Rotondo 1 San Paolo di Civitate 1 I Trabucchi Si tratta di "macelline" per la pesca da terra, costruite in legno, sul modello delle attrezzature militari utilizzate fino al Medioevo negli assedi. Sono collocate fondamentalmente lungo la costa del Gargano. 93 Distribuzione sul territorio provinciale dei Trabucchi I trabucchi censiti risultano in totale 7. Il territorio interessato dal sistema organizzativo dei trabucchi fa riferimento al seguente comune di area Vasta: COMUNI NUMERO TRABUCCHI Peschici 7 Archeologia Produttiva Complessi isolati, con connotazioni tipologiche legate alla produzione, trasformazione ed immagazzinamento dei prodotti agricoli, delle argille e del sale. Si tratta di beni misti che individuano un quadro di attività che si svolgevano nel territorio. Distribuzione sul territorio provinciale di Archeologia Produttiva 94 I beni dell'archeologia produttiva censiti risultano in totale 44. I territori interessati dalla sistema organizzativo dell’archeologia produttiva fanno riferimento ai seguenti comuni di Area Vasta e alle relative unità: COMUNE NUMERO Cerignola 3 Chieuti 1 Foggia 4 Manfredonia 1 Mattinata 2 San Nicandro Garganico 1 San Severo 1 Vieste 1 Le Torri Il termine "torre" è usato nella toponomastica di alcune aree della provincia non solo con riferimento alle "strutture difensive", ma anche, genericamente, con riferimento a luoghi non propriamente fortificati ed usati talvolta come dimora rurale o con funzioni pubbliche (torre dell'orologio). Di grande interesse storico sono in particolare le torri costiere, edificate nel Cinquecento a difesa della costa, lungo il litorale del Gargano. Ad oggi sono abbandonate al degrado, 95 salvo alcuni casi di interventi di restauro che, però, non ne garantiscono la continua manutenzione resa necessaria dalla loro particolare localizzazione nelle vicinanze del mare. Distribuzione sul territorio provinciale di Torri e Fortificazioni Le torri censite risultano in totale 87. I territori interessati dal sistema organizzativo delle torri e fortificazioni fanno riferimento ai seguenti comuni di Area Vasta e alle relative unità N. TORRI E COMUNE FORTIFICAZIONI Apricena 1 Carpino 1 Cerignola 2 Chieuti 5 Foggia 1 Ischitella 2 Isole Tremiti 2 Lesina 2 Manfredonia 8 Mattinata 3 Ordona 1 Orta Nova 2 Peschici 6 Rignano Garganico 1 Rodi Garganico 2 96 N. TORRI E COMUNE FORTIFICAZIONI San Nicandro Garganico 5 San Paolo di Civitate 1 Serracapriola 1 Stornara 3 Vico del Gargano 2 Vieste 13 Zapponeta 1 I Castelli L'architettura fortificata presenta sostanzialmente due tipologie di insediamenti castellari: una legata all'azione di presidio delle aree poste lungo i confini naturali occidentali e settentrionali della Capitanata, realizzata durante l'XI secolo dai Bizantini; un'altra, diffusa in generale dal Promontorio garganico al Preappennino dauno, edificata in età normanna, sveva ed angioina. A queste strutture si aggiungono quelle di tipo baronale realizzate dal XV secolo in poi (Torremaggiore, Serracapriola, Celenza Valfortore, Vico del Gargano, San Nicandro Garganico, etc). Distribuzione sul territorio provinciale dei Castelli I castelli censiti risultano in totale 26. I tenitori interessati dal sistema organizzativo dei castelli fanno riferimento ai seguenti comuni di Area Vasta e ai relativi numeri di strutture castellari: COMUNI NUMERO CASTELLI 97 COMUNI NUMERO CASTELLI Apricena 2 Ascoli Satriano 1 Foggia 2 Manfredonia 1 e zona di rispetto Monte Sant'Angelo 1 Peschici 1 Rodi Garganico 1 San Nicandro Garganico 1 e zona di rispetto Serracapriola 1 Torremaggiore 2 Vico del Gargano 1 Vieste 1 Complessi civili e religiosi Manufatti a carattere sia civile (palazzi signorili, teatri...) che religioso (abbazie, monasteri) sparsi nel territorio o presenti nei centri abitati. Distribuzione sul territorio provinciale dei Complessi Civili e Religiosi I complessi civili e religiosi censiti risultano in totale 132, uno dei quali non esiste più. I tenitori interessati dai complessi civili e religiosi fanno riferimento ai seguenti comuni di Area Vasta e alle relative unità: 98 COMUNE NUMERO Carpino 1 Cerignola 6 Foggia 23 Ischitella 1 Isole Tremiti 2 Lesina 2 Manfredonia 4 Mattinata 4 Monte Sant'Angelo 5 Rodi Gargarrico 2 San Giovanni Rotondo 5 San Nicandro Garganico 2 San Paolo di Civitate 1 San Severo 4 Serracapriola 2 Torremaggiore 1 Vico del Gargano 1 Zapponeta 1 Edifici religiosi ed edicole Manufatti di varie dimensioni e tipologia, a carattere religioso. Prevalgono le chiese, le cappelle rurali e urbane, le edicole votive e, in generale, le espressioni della caratteristica religiosità popolare. Distribuzione sul territorio provinciale degli Edifici Religiosi ed Edicole 99 Gli edifici religiosi e le edicole censite risultano in totale 241. I territori interessati dal sistema degli edifici religiosi e delle edicole fanno riferimento ai seguenti comuni di Area Vasta e ai relativi numeri: NUMERO COMUNE EDIFICI RELIGIOSI ED EDICOLE Apricena 4 Carpino 2 Cerignola 9 Chieuti 2 Foggia 18 Ischitella 6 Isole Tremiti 1 Lesina 5 Manfredonia 11 Mattinata 5 100 NUMERO COMUNE EDIFICI RELIGIOSI ED EDICOLE Monte Sant'Angelo 7 Ordona 1 Orta Nova 2 Peschici ? Rignano Garganico 1 Rodi Garganico 5 San Giovanni Rotondo 3 San Marco in Lamis 13 San Nicandro Garganico 3 San Paolo di Civitate 2 San Severo 5 Serracapriola 6 Stornarella 1 Torremaggiore 3 Vico del Gargano 12 Vieste 6 I Tratturi Oltre alla tipologia di beni appena descritta, che ha caratteristiche puntuali o areali, hanno grande rilevanza anche quei beni detti "lineari", costituiti dai tratti della viabilità di età romana (tra il I secolo a.C. e l'età imperiale) che prendono il nome di tratturi ed erano utilizzati, per oltre sei secoli, per la transumanza, o "mena", delle pecore. In epoca remota dovevano essere soltanto delle piste di terra battuta che, per ragioni di convenienza, i pastori annualmente utilizzavano per le loro migrazioni e che dovevano corrispondere in parte alle calles o viae publicae del periodo romano. In seguito, in considerazione della loro necessità e con l'intento di impedire le appropriazioni che a danno dei pastori ne facevano i proprietari confinanti, ne fu fissata la larghezza, con norma che non ammetteva deroga. Ogni tratturo, si decise fin dai tempi più antichi della Dogana, doveva essere largo 60 trapassi (m. 111 circa), “di modo che in esso le morre potessero rinvenire e il comodo transito e la possibilità di una permanenza limitata alla notte nonché un qualche pascolo”. Sui tratturi era vietato "mantenere vigne, ortali, arbusti, giardini, seminati, difese". 101 I tratturi si distinguevano in principali, propri e fissi, ed in casuali ed amovibili; il collegamento fra loro ed i centri minori abitati era assicurato da percorsi meno spaziosi, detti tratturelli e bracci. Tutti prendevano il nome distintivo dai paesi toccati dai loro punti estremi o dai più importanti luoghi di attraversamento (ad es. tratturo Aquila-Foggia; Celano-Foggia; Lucera-Casteldisangro; Pescasseroli-Candela; tratturello Orta-Tressanti; Canosa-Ruvo; Orsanese; dei Pini, ecc.). I tratturi attraversavano i monti dell'Abruzzo, del Matese e del Gargano, le pianure del Tavoliere, del Salento e del Metapontino. Con il declino della transumanza, questa tipologia di bene vincolato è andata via via scomparendo e, anche se tutelata dai vincoli delle leggi 1089/39 e 1939/39, oggi ne rimangono poche testimonianze che andrebbero, per questa ragione, valorizzate. 4.2.3 ACQUA E AMBIENTE MARINO COSTIERO 4.2.3.1 QUALITÀ DELLE ACQUE BACINI IDROGRAFICI La porzione più settentrionale del Tavoliere è delimitata da una linea tettonica che localmente si estende da Torre Mileto fino alla diga di Occhito sul Fortore. Tale discontinuità strutturale ha determinato la formazione di uno spartiacque diretto parallelamente alla struttura ed un drenaggio delle acque verso Nord. In tempi successivi, la formazione di strutture minori trasversali rispetto alla principale, ha favorito il rimontare, verso Nord-Ovest, di taluni affluenti del torrente Candelaro, la cattura dei tratti alti dei corsi d’acqua del Tavoliere settentrionale e la conseguente migrazione verso Nord dello spartiacque. Una caratteristica di quest’area è data dal notevole approfondimento degli alvei fluviali attualmente in fase di notevole erosione regressiva. Il Tavoliere centrale è attraversato dai torrenti Triolo, Salsola, Vulgano e Celone, affluenti del torrente Candelaro, il quale scorre da Nord-Ovest verso Sud-Est costeggiando il Promontorio del Gargano e riversa le proprie acque nel Golfo di Manfredonia. Qui i corsi d’acqua nascono dall’Appennino e, nel settore più occidentale, a ridosso dei rilievi del Subappennino dauno, scorrono in direzione da Ovest-NordOvest ad Est-NordEst per poi subire una piccola deviazione verso Nord-Est ed immettersi, per la maggior parte, nel torrente Candelaro. Nella porzione più orientale del Tavoliere centrale, che parte dai 100 m di quota e si raccorda con la piana costiera attuale, i corsi d’acqua che oggi la solcano nel passato dovevano divagare a lungo prima di immettersi nel torrente Candelaro, come testimoniano i numerosi tratti di paleoalvei con 102 andamento meandriforme. Nel corso degli ultimi due secoli le variazioni di percorso di questi torrenti sono state anche determinate dalle numerose opere di sistemazione idraulica che si sono succedute, a volte, con effetti contrastanti. Il Basso Tavoliere è invece percorso dal Cervaro, dal Carapelle e da una serie di canali minori che sfociano, quando non si impantanano, nel mare Adriatico. Tale reticolo idrografico minore è costituito da corsi d’acqua che scorrono secondo una direzione ortogonale alla linea di costa sino all’altezza di Cerignola, dove subiscono una rotazione verso Nord legata probabilmente a recenti fasi di sollevamento differenziale. In definitiva si tratta di incisioni povere d’acqua, poco approfondite, che hanno esercitato una debole attività erosiva. Generalmente, le prime precipitazioni intense autunnali non determinano deflussi idrici di interesse, tant’è che l’alveo resta asciutto a volte fino a dicembre. Soltanto quando i terreni affioranti nel bacino imbrifero risultano saturati dalle precipitazioni liquide e solide stagionali, allora improvvisamente si formano onde di piena caratterizzate da portate e coefficienti di deflusso elevati e di durata contenuta. Nel Gargano non è presente alcun corso d’acqua perenne. Sugli estesi pianori a doline, situati sulle aree più elevate, è addirittura difficile individuare accenni di idrografia superficiale. Nelle altre porzioni del promontorio, numerosi sono invece i brevi corsi vallivi e le incisioni più ampie e profonde percorsi da acque torrentizie con abbondante trasporto solido in occasione di eventi meteorologici di forte intensità e breve durata. Nel Gargano occidentale, a Sud-Ovest della linea Rodi Garganico-Mattinata, è evidente che l’istaurarsi della rete idrografica è stata in massima parte condizionata dalle dislocazioni tettoniche e che, data la forte permeabilità delle rocce che favorisce l’infiltrazione in profondità della maggior parte delle acque di pioggia, il ciclo erosivo si trova tuttora nella fase giovanile. Si osservano, infatti, ripide e profonde incisioni vallive in corrispondenza delle maggiori linee di faglia. A questo proposito esempi classici offrono la Valle Stignano e la Valle Carbonara, impostatesi lungo la stessa linea di faglia con direzione Est-Ovest. La stessa cosa avviene per le valli (ad esempio, per la Valle Stretta), che con andamento da Sud-Est verso Nord-Ovest, in corrispondenza di faglie e fratture di direzione appenninica, scaricano le loro acque torrentizie, cariche di materiali solidi, nel Lago di Lesina. Anche le innumerevoli lame e gravine cataclinali, solcanti da Nord a Sud le ripide scarpate di faglia dirette Est-Ovest, sono una conseguenza diretta delle dislocazioni tettoniche. Il Gargano orientale, a Nord-Est della linea Rodi Garganico-Mattinata, è invece solcato da innumerevoli valli cataclinali, ad andamento pressoché radiale, in genere ripide e più fortemente incise nelle testate, a debole pendenza e svasate nelle loro parti terminali; queste ultime non di rado sono colmate da depositi alluvionali. Il gran numero e la disposizione delle valli, in questa parte del promontorio, dipende dal fatto che il grado di permeabilità dei terreni è in media molto minore che nel Gargano occidentale e che le dislocazioni tettoniche non hanno visibilmente 103 influenzato l’instaurazione della rete idrografica superficiale. Per le stesse ragioni il ciclo erosivo ha potuto qui raggiungere una fase di maturità. I bacini di maggiore importanza risultano essere quelli dei fiumi Fortore e Ofanto che interessano solo parzialmente l’area di interesse. Tra i bacini, invece, che riguardano l’area di interesse assumono rilievo quelli del Candelaro, del Cervaro e del Carapelle che risultano gli unici per i quali le condizioni geomorfologiche consentono l’esistenza di corsi d’acqua, sia pure con un comportamento idrologico sempre spiccatamente torrentizio. Per questi la rete idrografica, nelle zone della piana del Tavoliere, si evidenzia una talora sensibile modificazione antropica. Nell’area più prossima alla costa, interessata da opere di bonifica, la rete idrografica assume talora carattere di marcata artificialità con molteplici situazioni di scolo meccanico delle acque meteoriche (idrovore foce Candelaro e Cervaro). La pluviometria media annua sui tre bacini in argomento è dell'ordine dei 620 mm, anche se nell’ultimo quindicennio è risultata inferiore; la piovosità decresce al diminuire della quota e, in generale, spostandosi verso est, partendo da valori anche superiori agli 800 mm sul Subappennino, fino a valori dell’ordine di 450 mm verso la costa adriatica. Si riportano nella tabella seguente i bacini presenti nell’Area Vasta con superficie maggiore di 50 km2. (Tab. 9) Bacini idrografici presenti nel territorio dell’Area Vasta con superficie > 50 Km2 Denominazione Macroarea Tipologia bacino Autorità di Superficie Bacino (kmq) Fortore Fortore interregionale TBSF 1619 Saccione Saccione interregionale TBSF 290 Ofanto Ofanto interregionale Puglia 3118 Romondato Gargano regionale Puglia 51 Torrente Macchio Gargano regionale Puglia 65 Valle Carbonara Gargano regionale Puglia 71 Siponto Gargano regionale Puglia 89 Candelaro Candelaro regionale Puglia 2242 Cervaro Cervaro regionale Puglia 776 Carapelle Carapelle regionale Puglia 988 TBSF = Autorità di Bacino dei fiumi Trigno, Biferno e minori, Saccione e Fortore Fonte: Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia 104 (Tab. 10) Caratteristiche generali dei bacini idrografici della Puglia settentrionale Bacino Area (Km2) Perimetro (Km) Ofanto 2702.8 319.9 Cervaro 539.2 148.6 Carapelle 714.9 171.1 Candelaro 1777.9 221.0 Al di là del Gargano è presente il Fortore che segna il confine con il Molise. Il Fortore è un fiume lungo 110 Km che scorre nelle province di Campobasso, Benevento e Foggia e sfocia nel mar Adriatico, nel territorio del Comune di Serracapriola, a poca distanza dal lago di Lesina. In seguito alla realizzazione della diga di Occhito ed a causa di cave sorte lungo le sue sponde il fiume ha di molto ridotto la propria portata ed anche il suo alveo risulta modificato. Lo schema Fortore, per diversità orografica del territorio da esso sotteso, è suddiviso in due comprensori: Nord Fortore e Sud Fortore.. Nel Nord Fortore l’adduzione primaria fa capo a 35 vasche di carico e compenso che servono a gravità 5 distretti irrigui, per una estensione complessiva di circa 40.000 ettari. Nel comprensorio Sud Fortore, attraverso il canale del Tavoliere (lungo 22 km e con portata massima di 24 mc/s), l’acqua giunge ad una vasca (in attesa della realizzazione della diga sul Triolo), dalla quale si dipartono le reti di adduzione primaria. Vengono serviti 9 distretti irrigui a gravità per una estensione complessiva di circa 65.000 ettari. Il Cervaro (80 km) ed il Carapelle (85 km) hanno un regime torrentizio con periodi di secca durante l’estate. Le portate medie di questi torrenti sono assai esigue, il regime è fortemente irregolare, caratterizzato da magre estive e da piene autunnali-invernali, che in passato hanno dato luogo a rovinose inondazioni. Il torrente Carapelle soffre della stessa situazione in cui viene a trovarsi il Candelaro, vale a dire un eccesso di carico trofico, di tipo azotato e quindi di chiara origine agricola, e di puntuali e periodici fenomeni di degrado microbiologico. Le cause di questi problemi sono riconducibili prevalentemente all’attività agricola intensiva che spesso fa abuso di concimi azotati al di sopra delle necessità agronomiche e, in subordine, agli scarichi fognari. 105 La riduzione delle portate che in genere si avverte nei mesi tardo-estivi si accompagna di conseguenza ad un incremento significativo delle concentrazioni microbiologiche, mentre il drenaggio legato alle piogge primaverili è di fatto la causa principale della presenza di alte concentrazioni di nitrati nel torrente nel periodo compreso tra marzo e maggio. I dati relativi al torrente Cervaro, se confrontati con quelli degli altri torrenti presenti nell’area del foggiano, evidenziano senza dubbio una situazione di maggiore tranquillità, con valori quasi sempre accettabili. Fanno eccezione, unicamente, episodi di contaminazione fecale con punte così elevate da far supporre scarichi abusivi di autocisterne spesso impiegate nello svuotamento di pozzi neri. L’Ofanto è il più importante dei fiumi italiani del versante adriatico, a Sud del Reno. Per il suo bacino idrografico si colloca al 16° posto tra i fiumi italiani. Il fiume Ofanto ha un bacino che interessa il territorio di tre regioni, Campania, Basilicata e Puglia ed ha forma pressoché trepezoidale, superficie di 2.790 Kmq, perimetro di 320 km, altitudine media di 450 m ed una pendenza media pari a 5,33%. L’altezza del bacino varia da un massimo di 1.453 metri, raggiunti in Campania nell’alta valle di Conza, passando dai 700 metri in Basilicata, fino alla bassa valle in Puglia dove l’altezza media si aggira sui 200-300 m. Il valore della piovosità media del bacino idrografico è di 780 mm annui. Il regime dei deflussi è principalmente condizionato da quello degli afflussi, data la mancanza di forti precipitazioni nevose e di apporti glaciali. La portata delle sue acque è molto modesta, ad andamento stagionale, con punte di massimo afflusso durante il mese di settembre e di dicembre e di minimo afflusso nei mesi estivi di luglio ed agosto. In particolare, la sua portata varia da un minimo di 1 mc/s in agosto ad un massimo di 35-40 mc/s in gennaio, con media annuale di poco superiore ai 15 mc/s. La densità di drenaggio è 22,16 km/kmq, l’afflusso medio annuo è di circa 720 mm. La temperatura media annua è di poco superiore a 14 °C. Gli affluenti più importanti sono: in destra, il torrente Ficocchia, la fiumara di Atella, il torrente Olivento, il torrente Locone, mentre in sinistra il torrente Isca, il torrente Sarda, il torrente Orata, il torrente Osento, e Marana Capaciotti. L’Ofanto presenta acque abbastanza inquinate nella zona di foce, in particolare la presenza di anomali picchi nei valori di BOD e di contaminazione microbiologica rappresenta l’effetto di sversamenti abusivi puntuali i cui effetti vanno ad innestarsi su una situazione comunque compromessa. La presenza di un’intensa agricoltura, ormai industrializzata nell’uso di concimi chimici ed anticrittogramici, genera una qualità delle acque fluviali quanto mai scadente. 106 Lo schema Ofanto è di interesse interregionale e ricade nel territorio di competenza della Autorità di Bacino della Puglia. Gli invasi presenti e7= d’interesse per il territorio pugliese sono cinque: Conza e Osento, in Campania, Rendina, in Basilicata, Marana Capacciotti e Locone in Puglia. Le risorse idriche rese disponibili da tale schema soddisfano i fabbisogni irrigui ed industriali dei territori lucani e pugliesi del medio e basso Ofanto. L’invaso di Conza è ubicato sull’asta principale del fiume Ofanto in Campania e presenta una capacità utile di 54 Mmc. L’invaso di Osento, ubicato sull’omonimo affluente del fiume Ofanto, presenta una capacità utile di 4 Mmc. L’invaso di Rendina è ubicato in località Abate Alonia, sull’omonimo affluente in destra idraulica del fiume Ofanto e presenta una capacità utile di 21,8 Mmc. L’invaso del Locone è sito nella parte bassa del corso del fiume Ofanto e intercetta le acque del torrente Locone e presenta una capacità utile di 105 Mmc L’invaso di Marana Capacciotti è sito in Puglia (Basso Tavoliere) sulla sponda sinistra del fiume Ofanto e presenta una capacità utile di 46 Mmc. Ad ulteriore integrazione dell’analisi del sistema delle acque superficiali, si riassumono di seguito i bacini idrografici rientranti nel territorio di Area Vasta con immissione nel mare Adriatico. (Tab. 11) Complesso dei bacini idrografici rientranti nel territorio dell’Area Vasta Autorità Numero Denominazione bacino Macroarea Tipologia di Bacino Superficie (kmq) 1 Fortore Fortore interregionale TBSF 1619 2 Saccione Saccione interregionale TBSF 290 3 Ofanto Ofanto interregionale Puglia 3118 4 Canale acquarotta Gargano regionale Puglia 35 5 Romondato Gargano regionale Puglia 51 6 Rodi Garganico Gargano regionale Puglia 5 7 Vico del Gargano Gargano regionale Puglia 11 8 San Menaio Gargano regionale Puglia 10 9 Torrente Catenella Gargano regionale Puglia 19 10 Ulso Gargano regionale Puglia 11 11 Chianara Gargano regionale Puglia 31 107 (Tab. 11) Complesso dei bacini idrografici rientranti nel territorio dell’Area Vasta Autorità Numero Denominazione bacino Macroarea Tipologia di Bacino Superficie (kmq) 12 Peschici Gargano regionale Puglia 1 13 Peschici Est Gargano regionale Puglia 1 14 Della Crapenese – Gargano regionale Puglia 8 Calalunga 15 Sfinale Gargano regionale Puglia 3 16 Sfinalicchio Gargano regionale Puglia 5 17 Torrente Macchio Gargano regionale Puglia 65 18 Santa Maria Gargano regionale Puglia 4 19 Le Botti Gargano regionale Puglia 2 20 San Giuliano Gargano regionale Puglia 4 21 La Teglia Gargano regionale Puglia 17 22 Canale Macinino Gargano regionale Puglia 34 23 Vieste regionale Puglia 9 24 Valle del Palombaro Gargano regionale Puglia 21 25 Chiara Gargano regionale Puglia 4 26 Lama Le Canne Gargano regionale Puglia 2 27 San Felice Gargano regionale Puglia 2 28 Santa Maura- Campi Gargano regionale Puglia 17 29 Porto Greco Gargano regionale Puglia 1 30 Porto Piatto Gargano regionale Puglia 1 31 La Chianca Gargano regionale Puglia 2 32 Pugnochiuso Gargano regionale Puglia 2 33 Cala della Pergola Gargano regionale Puglia 1 34 Vignanotica Gargano regionale Puglia 9 35 Valle dei Merli Gargano regionale Puglia 5 36 Valle dei Mergoli Gargano regionale Puglia 3 37 Valle Finocchio Gargano regionale Puglia 4 38 Mattinatella Gargano regionale Puglia 26 39 Valle Palombari Gargano regionale Puglia 2 Gargano 108 (Tab. 11) Complesso dei bacini idrografici rientranti nel territorio dell’Area Vasta Autorità Numero Denominazione bacino Macroarea Tipologia di Bacino 40 Valle della Vecchia 41 Superficie (kmq) Gargano regionale Puglia 11 Gargano regionale Puglia 9 42 Mattinata Gargano regionale Puglia 11 43 Sacramento Gargano regionale Puglia 31 Gargano regionale Puglia 1 44 45 Gargano regionale Puglia 1 46 Gargano regionale Puglia 0 47 Gargano regionale Puglia 2 48 Gargano regionale Puglia 1 49 Gargano regionale Puglia 5 Gargano regionale Puglia 4 51 Gargano regionale Puglia 1 52 Gargano regionale Puglia 1 53 Gargano regionale Puglia 2 54 Gargano regionale Puglia 2 Gargano regionale Puglia 7 50 55 Vallone Stamburando Valle San Enrico 56 Gargano regionale Puglia 4 57 Gargano regionale Puglia 3 58 Gargano regionale Puglia 6 59 Gargano regionale Puglia 8 60 Ruggiano Gargano regionale Puglia 32 61 Manfredonia Gargano regionale Puglia 30 62 Siponto Gargano regionale Puglia 89 63 Candelaro Candelaro regionale Puglia 2242 64 Cervaro Cervaro regionale Puglia 776 65 Carapelle Carapelle regionale Puglia 988 Fonte: Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia 109 Le acque del Fortore e del fiume Ofanto sono utilizzate per il riempimento di bacini idrici per uso potabile e soprattutto agricolo. I torrenti che sfociano nel Golfo di Manfredonia presentano un alto carico organico per il versamento delle acque reflue dei comuni del territorio, pertanto le acque del golfo di Manfredonia risentono in generale di un livello di media eutrofizzazione, presente soprattutto nei mesi estivi e tardo-estivi. Con riferimento all’area del foggiano buona parte dei parametri monitorati e presenti nella Tab. 1/B del D. Lgs. 152/99 ai fini della classificazione di idoneità per la vita dei pesci (Ciprinidi), evidenzia risultati analitici abbastanza contenuti rispetto ai limiti indicati nella suddetta tabella di riferimento. Fanno eccezione, per quasi tutti i corpi idrici considerati, i parametri BOD5, P totale e Tensioattivi anionici per i quali sono stati rilevati con una certa continuità, a seconda dei casi, valori ben al di sopra dei limiti imperativi imposti dalla normativa, in particolare nel Candelaro, nel Carapelle e nelle vasche Daunia Risi. Con riferimento ai composti ammoniacali si rilevano occasionalmente valori elevati, con esclusione del Lago di Lesina e del T.te Saccione. Sempre occasionale risulta talora la presenza di metalli. La scarsa piovosità e la grande permeabilità dei terreni determina una scarsa idrografia superficiale, ma una interessante idrografia sotterranea: le acque meteoriche penetrano nel sottosuolo e a seconda della natura geologica del suolo o si fermano a pochi metri di profondità originando le cosiddette falde di acqua freatica contenuta nelle calcareniti (permeabili per porosità e per fessurazione) o scendono a profondità maggiori perché la falda è ospitata nei calcari di base (falda profonda o carsica), la quale con lieve pendenza defluisce verso il mare e sfocia lungo la linea di costa. Fra le principali manifestazioni sorgentizie si possono ricordare quelle che bordano il Gargano, alcune alimentano i laghi di Lesina e Varano, altre confluiscono direttamente in mare. L'entità delle emergenze è piuttosto modesta, ascrivibile a pochi l/sec, tranne qualche raro caso. La risorsa idrica è afflitta da una notevole dispersione del bene acqua a causa delle perdite di rete prossime al 60% dell’erogazione. Va poi evidenziata una crescente pressione sulle falde sotterrane ad opera delle attività agricole. Il depauperamento degli acquiferi è conseguente all’espansione dei sistemi colturali in irriguo, dalla durata della stagione irrigua e non di meno dagli emungimenti incontrollati da pozzi privati non autorizzati. È evidente la necessità di porre rimedio all’emorragia delle infrastrutture poiché insostenibile ed inaccettabile in un territorio che soffre cronicamente per la siccità e che evidenzia tracce di predesertificazione. In tema di approvvigionamento idrico, si è verificata un’emergenza di settore nell’anno 2002 dettata dalla forte diminuzione degli eventi piovosi registrati sull’intero territorio. 110 L’anno 2003 ha, invece, dato inizio ad una ripresa nel bilancio idrico complessivo dovuta ai cospicui apporti meteorici, che hanno determinato per il 2004 un sensibile incremento generale delle fonti di approvvigionamento per il consumo idropotabile, come testimoniato dai volumi provenienti dall’invaso del Fortore. Le risorse idriche sono inoltre soggette a forti pressioni derivanti dall’elevata antropizzazione del territorio, dalle dimensioni del sistema produttivo ed industriale e da un settore agricolo e zootecnico molto sviluppato. A tale antropizzazione contribuisce sia la densità di popolazione residente sia la rilevante presenza turistica che si registra nella stagione estiva. L’antropizzazione del territorio comporta un elevato prelievo di acqua per i diversi usi civili, industriali, energetici e, in particolare, per scopi potabili e d’irrigazione. I LAGHI I più importanti bacini lacustri pugliesi sono quelli costieri di Lesina (51 kmq) e Varano (60 kmq). La costituzione di barre costiere, alimentate dai detriti trasportati dal Fortore, dal Saccione, dal Biferno e dagli altri corsi appulo-molisani, ha creato in epoca preistorica il bacino di Lesina e successivamente in epoca romana quello di Varano. La laguna di Lesina ha un’area di circa 51 km2 ed una profondità massima di 2 metri, quella di Varano ha un’estensione di circa 60,5 km2 ed una profondità massima di 5 metri. La profondità è importante per la caratterizzazione di questi ambienti poiché la penetrazione della luce e il rimescolamento della colonna d’acqua dipendono proprio da questo parametro. Entrambi godono di cattiva salute essendo avviati alla più completa eutrofizzazione. Le lagune pugliesi costituiscono siti particolarmente adatti alla sosta e allo svernamento di numerosi uccelli migratori, alcuni legati all’area per motivi riproduttivi. Le lagune occupano, infatti, una posizione strategica sulle rotte migratorie degli uccelli acquatici tra l’Africa e l’Europa centro-orientale, e sono interessate due volte l’anno da un flusso rilevante di uccelli. Dall’autunno alla primavera sono presenti molte specie svernanti o di passo, mentre a fine primavera rimangono soprattutto specie nidificanti. Si riportano di seguito i bacini idrografici con immissione nei Laghi di Lesina e di Varano. (Tab. 12) Bacini idrografici con immissione nei Laghi di Lesina e di Varano Numero Denominazione Macroarea Tipologia bacino 1 Canale Pontone Gargano-Lesina 111 regionale Autorità di Superficie Bacino (kmq) Puglia 6 (Tab. 12) Bacini idrografici con immissione nei Laghi di Lesina e di Varano Numero Denominazione Macroarea Tipologia bacino Autorità di Superficie Bacino (kmq) 2 Canimpiso Gargano-Lesina regionale Puglia 9 3 Canale Fucicchia Gargano-Lesina regionale Puglia 32 4 Paccone Gargano-Lesina regionale Puglia 5 5 Canale Elice Gargano-Lesina regionale Puglia 24 6 Frammatteo-Nisi Gargano-Lesina regionale Puglia 52 7 Canale S.Leonard Gargano-Lesina regionale Puglia 11 8 Torrente Palombo Gargano-Lesina regionale Puglia 17 9 Santannea Gargano-Lesina regionale Puglia 74 10 Saprone Gargano-Lesina regionale Puglia 2 11 Griaccia Gargano-Lesina regionale Puglia 4 12 Canale Vallone Gargano-Lesina regionale Puglia 70 13 Torrente Trippa Gargano-Lesina regionale Puglia 106 14 Forguet regionale Puglia 6 15 S. Nicola Varano regionale Puglia 13 16 S. Giacomo regionale Puglia 17 17 Canale S Frances regionale Puglia 128 regionale Puglia 38 regionale Puglia 72 regionale Puglia 32 regionale Puglia 4 regionale Puglia 4 regionale Puglia 35 18 19 20 21 22 23 Gargano Varano Gargano Varano Gargano Varano Gargano – Varano Diperillo-Lama Gargano – Ariola Varano Canale Antonino Gargano – Varano Torrente Gargano – Correntino Varano Torre Farnaro Gargano – Varano Crocifisso di Gargano – Varano Varano Campana Gargano Varano Fonte: Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia 112 L’area della laguna di Lesina è sede di una ricca circolazione sotterranea alimentata dal massiccio garganico (Cotecchia, 1966). Questa circolazione consta di acque sorgentizie di notevole importanza che affiorano per la gran parte in prossimità delle sponde sud orientali della laguna dove si rinvengono sei sorgenti particolarmente abbondanti con una portata complessiva pari a circa 1.135 l/s. Si tratta delle sorgenti: San Nazario, Caldoli, Mascolo, Mascione, Lauro e Milena. Alcune di queste sorgenti sono caratterizzate da acqua con temperatura elevata, costante nell’arco dell’anno, con valori compresi da 20 a 27°C, oggetto di ricerche in campo internazionale e per questo meritevoli di salvaguardia, anche in considerazione della influenza negativa sul loro stato quali-quantitativo derivante dalla presenza di impianti di acquacoltura intensiva che attingono alla falda alimentante dette manifestazioni sorgentizie. La laguna di Lesina, come già evidenziato, soffre di un evidente stato di eutrofizzazione che viene particolarmente esaltato durante i mesi estivi e tardo estivi. Numerose sono le concause che generano questo fenomeno. Innanzitutto i bassi fondali che caratterizzano la quasi totalità del bacino e che quindi favoriscono lo sviluppo spesso abnorme di una fitta vegetazione algale sul fondale, con situazioni di grave ipossia al momento della morte di tali organismi, alla fine del loro ciclo biologico. Inoltre, la scarsa profondità determina altresì un forte surriscaldamento della colonna d’acqua durante l’estate (con conseguente ipossia) ed un forte raffreddamento delle stesse in pieno inverno, spesso causa di danni alla fauna ittica ivi presente. La presenza, sia pure non ancora completa, di un canale artificiale profondo circa 5 m all’interno del bacino, ha permesso di risolvere parzialmente alcuni di questi problemi. In secondo luogo, la presenza lungo le sponde della laguna dello sbocco di piccoli corsi d’acqua, contribuisce all’apporto nella laguna di sali nutrienti, come pure la presenza di allevamenti ittici determina un arricchimento delle acque della laguna in sali nutrienti ed organici. Per quanto attiene il ricambio idrico, quest’aspetto da oltre due secoli ha impegnato le Amministrazioni locali a promuovere progetti ed opere che facilitassero lo scambio con il mare attraverso i canali di Acquarotta, con foce a Punta Pietre Nere, e Schiapparo ad est della laguna. Il canale Acquarotta si estende per circa 2,8 km, ha un lume di 10-15 m e una profondità variabile da 1 a 2 m. Il canale Schiapparo risulta più corto (800 m) e più largo, arginato con recenti interventi di consolidamento delle sponde e profondità in alcuni tratti superiore ai 2 m. Su questo canale è stata costruita una paratoia con griglie azionabili elettricamente per favorire il ricambio idrico e le attività di pesca e acquacoltura. In considerazione del modesto dislivello di marea (altezza sizigiale pari a circa 30 cm), gli scambi con il mare sono piuttosto limitati anche in relazione ai frequenti interrimenti dei canali. Nel bacino di Lesina si sversano reflui idrici di ben 24 corsi d’acqua torrentizi, i quali interessano una superficie di bacino complessiva di 46.000 ettari. Questi corsi d’acqua convogliano verso la 113 laguna materiali solidi che pur non essendo rilevanti per la stabilità dei versanti contribuiscono al lento interrimento del fondo lagunare che nel tempo ha subito un innalzamento soprattutto nella parte orientale. Le acque della laguna sono caratterizzate dall’estrema variabilità dei principali parametri chimicofisici (temperatura, ossigeno, pH, nutrienti). In particolare la salinità presenta valori molto differenziati nell’arco dell’anno e soprattutto nelle diverse zone della laguna; infatti la sacca orientale, a causa della ridotta circolazione e del considerevole apporto rappresentato dalle acque delle sorgive, presenta valori intorno a 4 g/l mentre la zona centrale può raggiungere valori, soprattutto nei mesi estivi, di 36-38 g/l. La concentrazione dei sali di azoto e di fosforo, contrariamente a quanto si è indotti a credere, non risulta eccessiva (N inferiore a 1 mg/l, P inferiore a 40 µg/l); tuttavia si tratta di acque mesotrofiche che in ragione del lento ricambio idrico stagionalmente possono rientrare anche tra le acque eutrofiche. Fra gli emissari, il fiume Lauro e le idrovore apportano in laguna le quantità maggiori dei nutrienti. Gli apporti eutrofici nella laguna riguardano anche gli scarichi delle acque reflue urbane provenienti dai Comuni di Lesina, Poggio Imperiale, Sannicandro Garganico, per un totale di circa 35.000 abitanti equivalenti. Le acque dei Comuni di Lesina e di Poggio Imperiale confluiscono nello stesso impianto di depurazione che si sversa nell’area occidentale, mentre quelle del Comune di Sannicandro Garganico vanno nella zona orientale. Inoltre nel territorio operano alcuni impianti di acquacoltura intensivi rivolti all’allevamento di spigole, orate, anguille. Gli impianti ittici si approvvigionano di acqua sorgiva e sversano nella laguna oltre 1200 l/s. La portata eutrofizzante delle acque reflue degli allevamenti ittici non è certamente trascurabile per l’habitat lagunare. In base agli studi eseguiti (Piano Direttore approvato nel giugno 2002 dal C.D.) si evidenzia un carico totale annuo di azoto pari a 420.000 kg. Il rapporto dei carichi globali di N:P risulta pari a 8,3 in accordo con quanto riportato in letteratura in sistemi lagunari similari con controllo nutrizionale operato dai composti del fosforo. Al riguardo, in base a valutazioni di natura idrogeologica e meteoclimatica, si stimano apporti idrici in laguna, dai vari immissari (superficiali e sotterranei), pari a circa 80.000.000 m3/anno ed una evaporazione media annua pari a 60.000.000 m3/anno. In queste condizioni si stima un ricambio medio delle acque della laguna, Tw, pari a circa un anno. Si deve anche considerare l’asportazione continua di fosforo dalla laguna, grazie alle intense attività di pesca, che operano su specie ittiche accresciute nell’ambito della stessa laguna. Tale esportazione, che a seconda degli anni può variare d’intensità, può essere considerata come una 114 vera e propria via di fuga di fosforo, azoto e altri sali minerali dall’ambiente acquatico verso il territorio circostante. La Laguna di Lesina rappresenta un biotopo di particolare interesse naturalistico ed ambientale. Gli elementi fondamentali per la comprensione dell’ecosistema lagunare di Lesina sono così riassumibili: • collegamento attuale con il mare aperto alquanto difficoltoso attraverso due canali: Foce Acquarotta, ad ovest, e Foce Schiapparo, ad Est. Le antiche foci sono attualmente chiuse a causa di intensa sedimentazione; • profondità media del bacino quanto mai ridotta, inferiore ad un metro; fanno eccezione unicamente alcune zone della laguna in cui, in anni precedenti, sono stati scavati dei canali finalizzati a favorire condizioni ambientali migliori per la componente floro-faunistica ivi vivente; • imponente sviluppo della biomassa vegetale bentonica che determina variazioni del tenore di ossigeno e anidride carbonica nell’arco della giornata. • imponente apporto di acqua dolce in laguna, soprattutto lungo il versante meridionale ed orientale; tali acque derivano tanto da sorgenti localizzate nell’immediato entroterra lagunare tanto dal drenaggio dei terreni palustri più direttamente interessati dalle precipitazioni e dalle acque di falda, il tutto per circa 2,8 m3/s; a ciò vanno aggiunti gli apporti torrentizi derivanti dai 17 bacini imbriferi che insistono sulla laguna; • numerosi sversamenti di acque reflue provenienti tanto dai due depuratori che insistono intorno alla laguna tanto da scarichi di attività agro-industriali e zootecniche. La situazione in cui versano le acque del bacino è al limite tra meso ed eutrofia, con carichi di fosforo orto di circa 70 mg/mc. È evidente che la situazione analizzata non specifica ciò che si verifica in laguna nel periodo tardoestivo, allorquando la ridotta concentrazione di ossigeno, l’aumento di temperatura e di salinità, l’incremento dell’evaporazione nel bacino ed il minor apporto di acque dolci dall’entroterra, finiscono con il rendere più scadente la qualità delle acque. In tal caso, con ogni probabilità, così come del resto è già noto dalla letteratura scientifica, il bacino può passare da una fase di mesotrofia ad una di eutrofia con sviluppo di blooms algali e conseguente incremento della concentrazione media della clorofilla A nelle acque. La Laguna di Varano, situata lungo il versante settentrionale del promontorio del Gargano, ad oriente rispetto alla vicina laguna di Lesina, ha l’aspetto di un vero e proprio lago tanto per la sua forma, vagamente trapezoidale, che per le sue coste che, per lunghi tratti, si immergono a picco nelle acque. 115 La Laguna di Varano risulta separata dal Mar Adriatico tramite una stretta fascia dunale, localmente denominata «isola», che presenta ai suoi margini estremi due stretti canali che permettono lo scambio con il mare. La Laguna di Varano, che si estende per circa 6.500 ettari, è larga circa dieci chilometri e incassata nel promontorio garganico per circa sette. Con un perimetro di circa 33 km ha profondità variabile da 2 a 5 metri circa, a seconda dei luoghi, scendendo lentamente verso il centro del bacino, rappresenta il più grande serbatoio idrico della Puglia, con un volume pari a circa 200 Mm3. La duna che separa la laguna dal mare, lunga circa dieci chilometri e larga uno, risulta limitata tanto ad occidente che ad oriente, da due canali, detti rispettivamente Foce di Capoiale e Foce Varano, che collegano il mare Adriatico con la laguna grazie ad un equilibrio idrodinamico generato da vari elementi (livelli di marea, apporti di acqua dolce dall’entroterra, vento, azione antropica). Si fa notare che mentre la foce orientale, Foce Varano, fu originariamente modificata al fine di ridurre i fenomeni di impaludamento, quella occidentale di Capoiale fu sistemata per scopi militari. Prima che l’uomo intervenisse a sistemare queste foci, la comunicazione del lago con il mare aperto risultava quanto mai scarsa: l’antica foce Varano era lunga circa quattro chilometri, contro l’attuale un chilometro del «drizzagno» e quella di Capoiale funzionava molto male a causa di continui e periodici fenomeni di interrimento, tanto che erano comuni dislivelli fra la laguna ed il mare di circa 1,4 metri, con conseguenti fenomeni di allagamento della fascia costiera lacustre. Infine, ulteriore elemento importante per la descrizione della Laguna di Varano è l’apporto delle acque dolci che avviene non soltanto attraverso gli apporti superficiali provenienti dalle alture circostanti, ma anche attraverso sorgenti localizzate, dette “pozzacchi”, presenti tanto ai bordi della laguna stessa tanto sul fondale. La laguna è attivamente utilizzata tanto per la pesca, mediante attrezzi fissi, tanto per l’allevamento di mitili (Mytilus galloprovincialis) i cui impianti occupano soprattutto il versante settentrionale della laguna. Grazie ad una migliore situazione geomorfologia, il lago di Varano risente in misura minore della condizioni critiche riscontrate invece nella vicina laguna di Lesina. In particolare, il bacino risulta essere più profondo e dotato, soprattutto, di un migliore ricambio idrico collegato alla forzante mareale. Sono comunque presenti, soprattutto durante la stagione tardo-estiva, problemi di carico organico e trofico elevato. Gli apporti eutrofici nella laguna riguardano anche gli scarichi delle acque reflue urbane provenienti dai Comuni Cagnano Varano e Carpino per un totale di circa 15.000 abitanti equivalenti. Dati tecnici censiti e catalogati (Piano Direttore approvato dal C.D. giugno 2002) evidenziano un carico totale annuo di azoto pari a 400.000 kg; il carico di fosforo ammonta a complessivi 41.400 kg di cui 32.500 kg (78,5%) associati ai carichi esterni (drenaggio) e 18.200 (21,5%) ai carichi 116 interni (sedimenti). Il rapporto fra i carichi globali di N:P risulta pari a 9,6 in accordo con quanto riportato in letteratura in sistemi lagunari similari con controllo nutrizionale operato dai composti del fosforo. I quantitativi globali di nutrienti gravanti sul bacino idrico devono essere, pertanto, rapportati ai ricambi idrici e ai regimi idraulici cui le acque della laguna sono soggette nell’arco dell’anno. Al riguardo, in base a valutazioni di natura idrogeologica e meteoclimatica, si stimano apporti volumetrici esterni dai vari immissari (superficiali e sotterranei) dell’ordine di circa 30 Mmc/anno e un’evaporazione media annua delle acque pari a 50 Mmc /anno. Tenendo conto anche degli scambi con il mare che avvengono attraverso i due canali si è stimato il tempo medio di ricambio delle acque, Tw, della laguna in circa 1,3 anni. La situazione, senz’altro meritevole di particolare attenzione, è confermata dalla valutazione complessiva dello stato trofico del bacino, in base ad un altro modello che include (oltre le concentrazioni effettive di fosforo e clorofilla A rivenienti nelle acque e del tempo di ricambio) anche i quantitativi smaltiti dal bacino in base al rapporto fra il carico totale di fosforo valutato e i volumi di acqua smaltiti dagli emissari. Il punto rappresentativo di quest’ultima valutazione in riferimento al bacino di Varano si colloca, ancora una volta, in una situazione limite di oligomesotrofia. L’indagine sulle caratteristiche chimico-fisiche e microbiologiche delle acque della laguna nel periodo invernale (dati censiti e catalogati) evidenziano un habitat nel complesso abbastanza integro e solo marginalmente degradato dall’immissione di acque non depurate e/o non sufficientemente depurate. Infatti le concentrazioni di azoto e fosforo e della clorofilla “A” sono tali da attribuire alla laguna caratteristiche meso-oligotrofiche in relazione al rimescolamento continuo e costante con le acque del basso Adriatico, come noto a scarso contenuto di nutrienti e tra le più oligotrofiche del Mediterraneo. Nei mesi invernali la biomassa fitoplanctonica è piuttosto contenuta e i dati di clorofilla sono conformi a quelli comunemente riscontrabili nelle acque mesooligotrofiche. L’autodepurazione del bacino, certamente favorita dal ricambio con il mare e dalla salinità media di quasi 28 g/l, fa sì che la concentrazione microbica sia in generale molto contenuta tant’è che, per quanto riguarda i coliformi fecali, tutto il bacino risulta balneabile. Tuttavia nella laguna sono ancora presenti apporti inquinanti abbastanza consistenti ed in particolare quelli provenienti dai canali Antonino e S. Francesco che immettono acque di fogna non depurate con trasporto di quantità di sostanza organica e di nutrienti e con elevata carica microbica fecale di coliformi e di streptococchi. Anche gli altri canali afferenti al bacino, sebbene in minore quantità, apportano un certo arricchimento organico, spesso collegato ad una contaminazione microbica fecale; questo conferma che ancora oggi alcune acque che si versano nel bacino non sono adeguatamente depurate e costituiscono una fonte di contaminazione 117 cospicua potenzialmente innescante fenomeni distrofici che si possono verificare soprattutto in estate in alcune zone della laguna. La Laguna di Varano, insieme a quella della vicina Lesina, rappresenta un ambiente di estremo interesse sia naturalistico sia economico. La pesca, la mitilicoltura e l’acquacoltura costituiscono infatti una voce nient’affatto trascurabile nell’ambito dell’economia locale dei comuni limitrofi. Le indagini idrogeologiche e lo studio del bilancio idrico, hanno evidenziato un apporto di acqua oligoalina pari a circa 30.000.000 m3/anno nella Laguna, questo apporto idrico è responsabile del carico trofico in relazione alle diverse attività produttive gravanti sulla laguna (apporti domestici, attività di acquacoltura, attività agricole e zootecniche, ecc.). Da evidenziare che una funzione chiave svolta dagli ecosistemi lagunari è la “denitrificazione”. Con questo termine intendiamo una reazione o una serie di reazioni chimiche che operano la trasformazione da nitrati (NO3-) ad azoto molecolare N2. La denitrificazione è una reazione fondamentale per il mantenimento della vita sulla terra perché costituisce l’unico percorso attraverso cui l’azoto torna in atmosfera, di cui costituisce circa il 78 per cento; questa reazione contribuisce quindi al mantenimento della composizione chimica dell’atmosfera rendendo, a costo zero per l’uomo, realmente sostenibile la vita sulla terra. La denitrificazione è una reazione molto particolare, realizzata solo da pochi batteri (come ad esempio lo Pseudomonas denitrificans) in condizioni veramente particolari, con assenza di ossigeno, ricchezza di acqua, luce e materia organica. Queste condizioni si verificano quasi solo negli ecosistemi lagunari e nelle zone umide, rendendo questi ecosistemi un bene prezioso per l’umanità. ACQUE SOTTERRANEE In relazione al tipo permeabilità gli acquiferi si possono dividere in acquiferi permeabili per fessurazione e/o carsismo ed in acquiferi permeabili per porosità. Al primo gruppo afferiscono gli estesi acquiferi carsici del Promontorio del Gargano; al secondo gruppo afferiscono l’esteso acquifero superficiale che interessa la piana del Tavoliere di Foggia, i livelli idrici rinvenientisi nell’ambito della formazione delle argille grigioazzurre subappenniniche (sempre nell’area del Tavoliere), gli acquiferi alluvionali delle basse valli dei fiumi Saccione, Fortore ed Ofanto. Gli acquiferi carsici e fratturati competono agli ammassi rocciosi carbonatici. Le aree di affioramento delle rocce carbonatiche, che impegnano la parte del territorio del Gargano, risultano fortemente condizionate, tanto in superficie che in profondità, dal noto fenomeno carsico, che riveste una fondamentale importanza in termini sia di alimentazione del potente acquifero (di qui la denominazione di falda carsica), che di idrodinamica dello stesso. 118 La storia geologica, le vicende tettoniche e quindi paleogeografiche, nonché i fattori morfoevolutivi delle forme carsiche di superficie prima descritte, non hanno consentito lo sviluppo di una idrografia superficiale. L'unità idrogeologica del Gargano interessa l’intero omonimo promontorio ed è delimitata, sul margine sud occidentale, dal basso corso del fiume Candelaro. In questo comparto fisicogeofrafico, alle differenti caratteristiche sedimentologiche delle rocce carbonatiche sono legati sia il grado di carsificazione dell’ammasso roccioso, sia i meccanismi genetico-evolutivi del fenomeno carsico epigeo ed ipogeo. Il processo carsico, essendosi sviluppato in modo differente nelle diverse facies carbonatiche, ha condizionato, tanto quanto la distribuzione e l’orientamento delle superfici di discontinuità primarie, sia il deflusso orizzontale delle acque sotterranee nella zona satura, che i movimenti verticali della zona vadosa. L’influenza che la rete carsica determina sulle modalità di circolazione delle acque sotterranee è legato sostanzialmente alle consistenti variazioni del livello di base carsico. L’innalzamento dell’interfaccia tra la suddetta falda e le acque di intrusione marina, ha portato ad un incremento di pressione sulla rete carsica profonda dovuta ad una spinta, dal basso, da parte delle acque di mare. Verificatasi una tendenza alla dissoluzione per l’azione che la pressione svolge sulla reazione chimica di dissoluzione-precipitazione che governa gli equilibri del processo carsico, la rete carsica ha cominciato la sua migrazione verso l’alto al fine di riequilibrarsi con il nuovo livello di base. Il Gargano ospita due distinti sistemi acquiferi: uno occupante quasi tutta l’estensione del promontorio (falda principale) e il secondo limitato alla zona di Vico-Ischitella (falda secondaria che ha sede nei calcari organogeni e detritici; il substrato pressoché impermeabile di questo acquifero è rappresentato dall’appoggio di detti calcari sui calcari micritici con selce ed intercalazioni marnose). Il letto dell’acquifero si individua ad una quota di circa 100 m s.l.m. e tale falda superficiale non ha alcuna relazione con il mare. La falda idrica principale circola quasi ovunque in pressione e al di sotto del livello marino, assecondando vie d’acqua preferenziali, con carichi piezometrici apprezzabili che, nelle aree più interne, raggiungono e superano, talora, i 50 m. Gli scarsi dati disponibili non consentono una ricostruzione, sia pure media, della superficie piezometrica di questa falda, fortemente condizionata dall’assetto tettonico del Promontorio. Le principali direttrici di deflusso sono comunque dirette verso la zona dei Laghi di Lesina e di Varano, come testimoniano le numerose e importanti manifestazioni sorgentizie ivi presenti. Non mancano altre emergenze sorgentizie localizzate prevalentemente nell’area costiera di Rodi, tra Peschici e la Testa del Gargano, nonché nella zona di Siponto. I caratteri di permeabilità dell'acquifero profondo sono sensibilmente eterogenei e variabili da zona a zona; in particolare, alle quote alle quali si esplica la circolazione idrica sotterranea, sono 119 prevalentemente presenti facies carbonatiche dotate di un elevato grado di permeabilità per fratturazione e carsismo. Nell’unità idrogeologica del Gargano, a causa dell'instaurarsi di vie preferenziali di deflusso sotterraneo, coesistono, quindi, zone in cui l'acquifero è caratterizzato da un elevato grado di permeabilità a diretto contatto con zone a più ridotta permeabilità. Le precipitazioni che insistono nelle porzioni centrali del promontorio raggiungono il sottosuolo attraverso i diffusi punti di infiltrazione preferenziale di origine carsica. Dal settore centrale dell’acquifero, in cui la rete carsica interessata dalla circolazione acquifera è a sviluppo prevalentemente verticale, seguendo vie carsiche orizzontali, delineatesi nel corso dell’Olocene (e quindi in equilibrio con livelli di base più bassi di quello attuale), il flusso idrico sotterraneo ha un movimento prevalentemente di tipo radiale verso la costa, ove i carichi si approssimano al livello del mare. La tipologia degli acquiferi porosi e fessurati è rappresentata, nel contesto territoriale di riferimento, dall'unità idrogeologica del Tavoliere. Essa è delimitata inferiormente dal corso del fiume Ofanto, lateralmente dal Mare Adriatico e dall'arco collinare dell'Appennino Dauno, superiormente dal basso corso del fiume Saccione e dal corso del Torrente Candelaro; quest’ultimo la separa dall'unità Garganica. Gli affioramenti principali sono depositi quaternari in prevalenza in facies alluvionale e lacustre; nelle zone marginali occidentali localmente si rinvengono, in affioramento, argille grigioazzurre della serie pliocenico-calabriana. In sintesi, si rinvengono in successione i seguenti terreni: • un basamento impermeabile costituito da argille azzurre; • il ciclo sedimentario plio-calabriano sormontato da sabbie gialle; • una seconda serie di argille sabbiose grigio-azzurre e sabbie, sempre del Calabriano; • rocce conglomeratiche che in molte zone si presentano senza soluzione di continuità con i depositi recenti del Tavoliere. A tal proposito, è bene precisare che nel Tavoliere sono riconoscibili tre sistemi acquiferi principali (di cui uno di tipo carsico fessurativo): • l’acquifero superficiale, circolante nei depositi sabbioso-conglomeratici marini ed alluvionali pleistocenici; • l’acquifero profondo, circolante in profondità nei calcari mesozoici nel basamento carbonatico mesozoico, permeabile per fessurazione e carsismo; la circolazione idrica si esplica in pressione e le acque sotterranee sono caratterizzate da un elevato contenuto salino; • orizzonti acquiferi intermedi, interposti tra i precedenti acquiferi, che si rinvengono nelle lenti sabbiose artesiane contenute all’interno delle argille grigio-azzurre (complesso impermeabile) del ciclo sedimentario plio-pleistocenico. 120 La falda superficiale circola nei depositi sabbioso-ghiaiosi quaternari, essenzialmente nella parte più pianeggiante della Capitanata; tale falda superficiale ha potenzialità estremamente variabili da zona a zona, anche in base alle modalità del ravvenamento che avviene prevalentemente dove sono presenti in affioramento materiali sabbioso-ghiaiosi. Il basamento di questo acquifero superficiale è rappresentato dalla formazione impermeabile argillosa di base. La potenza dell'acquifero, costituito da materiale clastico grossolano, risulta variabile tra i 25 ed i 50 m. Si superano i 50 m solo in alcune aree a sud di Foggia e si hanno spessori minori di 25 m nelle zone più interne. I carichi piezometrici raggiungono valori di 200÷250 m s.l.m. nelle zone più interne, per poi ridursi spostandosi verso la costa, risultando sensibilmente inferiori al livello medio mare (fino a –25 m s.l.m.), nelle zone prossime alla costa, a causa dei sensibili attingimenti riscontrabili ormai in modo incontrovertibile. Va segnalato che, a seguito dei naturali processi di alimentazione e deflusso, nonché in relazione a massicci e incontrollati emungimenti (punti di prelievo oramai distribuiti su tutto il territorio di interesse), la superficie piezometrica subisce sensibili escursioni nell'arco dell'anno, raggiungendo oscillazioni stagionali dell’ordine anche della decina di metri. Le porzioni di acquifero aventi le migliori caratteristiche idrodinamiche si rinvengono per lo più nelle aree poste in prossimità del Tavoliere centro-meridionale. La falda circola generalmente a pelo libero, ma in estese aree prospicienti la costa adriatica ed il finitimo Gargano (basso Tavoliere), la circolazione idrica si esplica in pressione. In tale porzione di territorio, l'acquifero è ricoperto con continuità da depositi argilloso-limosi praticamente impermeabili, la cui potenza aumenta progressivamente procedendo verso nord-est e la costa. Nelle aree in cui la falda circola a pelo libero, gli spessori di tali terreni si attestano su valori medi di 5÷10 m ad esclusione della porzione di territorio limitata approssimativamente dai comuni di Carapelle, Ordona, Orta Nova, Stornara, Stornarella e S. Ferdinando. In tale areale, infatti, lo spessore delle coperture dei terreni impermeabili, sovrastanti l'acquifero, hanno mediamente valori superiori ai 20 m. In una specifica area nei dintorni del Torrente Cervaro, che si spinge a circa 7 ÷ 8 Km dalla costa, gli spessori della copertura sono dell’ordine di circa 10 m. Nella porzione di territorio in cui la falda circola in pressione, gli spessori delle coperture impermeabili risultano generalmente superiori ai 10 m, raggiungendo, in prossimità della costa, valori di oltre 50 m. Come già accennato la falda profonda, circolante nei calcari di base, stante la notevole profondità a cui sono dislocate le formazioni acquifere, è generalmente interessata da acque ad elevato tenore salino; fanno eccezione le porzioni meridionali dove gli apporti idrici dall’area murgiana e la limitata profondità dei calcari fanno rilevare acque a basso tenore salino intensamente utilizzate prevalentemente a scopi irrigui. 121 Le acque rinvenientesi nei livelli idrici sotterranei individuati in seno agli strati sabbiosi presenti nella formazione delle argille azzurre (di seguito denominato acquifero intermedio del Tavoliere), che in base a datazioni effettuate nell’ambito di indagini eseguite nell’area, risultano avere età superiore ai 12.000 anni, sono comunque utilizzate nel Tavoliere centrale per uso irriguo, ancorché siano spesso inidonee a tale fine. Si riportano nella tabella seguente i corpi idrici sotterranei presenti nel territorio d’interesse. (Tab. 13) CORPI IDRICI SOTTERRANEI PRESENTI NEL TERRITORIO DELL’AREA VASTA TIPOLOGIA DEL CORPO IDRICO SOTTERRANEO ACQUIFERI CARSICI E FESSURATI DENOMINAZIONE DEL CORPO IDRICO AUTORITÀ DI BACINO SOTTERRANEO ACQUIFERO DEL GARGANO Puglia ACQUIFERO SUPERFICIALE DI Puglia VICO-ISCHITELLA ACQUIFERI POROSI ACQUIFERO SUPERFICIALE DEL TAVOLIERE Puglia ACQUIFERO INTERMEDIO DEL TAVOLIERE Puglia ACQUIFERO ALLUVIONALE DELLA TBSF BASSA VALLE DEL SACCIONE ACQUIFERO ALLUVIONALE DELLA BASSA VALLE DEL FORTORE TBSF ACQUIFERO ALLUVIONALE DELLA BASSA VALLE DELL'OFANTO Puglia TBSF = Autorità di Bacino dei fiumi Trigno, Biferno e minori, Saccione e Fortore 122 ACQUIFERI Acquifero del Gargano L’acquifero carsico che impegna il Promontorio del Gargano rappresenta un serbatoio di notevole importanza che nelle sue parti marginali, specialmente nella porzione settentrionale, garantisce attraverso emergenze subaeree e subacque l’alimentazione dei laghi di Lesina e di Varano. Le porzioni centrali del promontorio, ancorché risultino ancora poco note sotto l’aspetto idrogeologico, sono quasi sicuramente suscettibili di prelievi, in considerazione dei notevoli apporti di ricarica naturale e del limitato utilizzo in atto, accompagnato da una scarsa antropizzazione del territorio. Ad essere compromesse da fenomeni di contaminazione salina risultano le aree costiere settentrionali del promontorio, a ridosso dei laghi di Lesina e di Varano, con estensioni verso la porzione nord occidentale (zona di Apricena). Porzioni di acquifero contaminate si rinvengono, inoltre, nell’area sud occidentale (Zona di Manfredonia). Tali situazioni sono dovute in parte a fattori naturali che facilitano la penetrazione entroterra delle acque marine di invasione continentale (assetto tettonico e grado di fratturazione delle formazioni acquifere), ciò non esclude comunque che un incremento dei prelievi dalla falda possano determinare un ulteriore degrado dello stato qualitativo della risorsa. Per quanto riguarda l’acquifero del Gargano la piovosità media è pari a 765 mm di pioggia. Nell’area del Tavoliere di Foggia è da ritenersi significativo l’esteso acquifero che interessa l’intera piana, intensamente sfruttato ed in condizioni di forte stress idrologico. L’area corrispondente all’acquifero superficiale del Tavoliere risulta la zona più calda e, allo stesso tempo, la meno piovosa della regione, con valori medi annui delle altezze di pioggia compresi tra 450 mm e 550 mm. 123 L’acquifero presenta uno stato di sovrasfruttamento, evidenziato dalla notevole riduzione dei carichi piezometrici. A questo si aggiunge che le attività agricole determinano un impatto notevole sullo stato qualitativo del corpo idrico evidenziato in maniera significativa dalle concentrazioni dei nitrati riscontrate nelle acque di falda. Nella porzione costiera del Golfo di Manfredonia, sono presenti problemi di contaminazione salina la circolazione idrica si esplica in condizioni confinate a notevole profondità dal piano campagna e si osservano sensibili riduzioni dei carichi piezometrici. Acquifero Vico-Ischitella Partendo dall'area garganica, una importante falda superficiale ha sede nei calcari organogeni e nei calcari detritici di Vico-Ischitella, permeabili per fessurazione e carsismo. Tale falda è sostenuta alla base dalle formazioni calcaree costituite da calcari bianchi con selce e con intercalazioni marnose, praticamente impermeabili, che si localizzano ad una quota di circa 100 m s.l.m. La superficie della falda si rinviene a profondità variabili dal piano campagna e viene a giorno in corrispondenza dei margini del bacino, ove a contatto tra l'acquifero e terreni impermeabili, si rinvengono manifestazioni sorgentizie di diversa importanza. Acquiferi alluvionali della bassa valle del Saccione e del Fortore Gli acquiferi in argomento sono ovviamente competenti i depositi alluvionali terrazzati, a vario ordine, così strettamente connessi alle diversificazioni dei fattori morfoevolutivi che, in cicli sedimenteri recenti, hanno caratterizzato gli assetti litostratigrafici degli elementi morfoidrologici del F. Fortore e del T.te. Saccione. Questi elementi morfoidrologici, proprio a seguito delle evoluzioni del corpo idrico e del proprio bacino drenante, hanno generato le alluvioni recenti che ricoprono (per un dominio territoriale anche consistente_ cfr. cartografia geolitologica) quasi l’intero areale vallivo, in logica connessione con il contesto fisico-morfoidrologico del F. Fortore e del T.te. Saccione. I terreni recenti che delimitano la piana sono rappresentati dagli estesi depositi sabbiosighiaiosociottolosi, che dalla foce del fiume Fortore si spingono verso la spiaggia di Chieuti, fino a raggiungere le falde occidentali del M. d'Elio, ad Est del Lago di Lesina: Tali materiali, nei quali abbondano gusci di conchiglie terrestri, provengono dalle piene dei fiumi del litorale adriatico, compresi fra Vasto e Lesina, e principalmente del Fortore. Essi, trasportati dalla corrente marina verso levante, hanno costituito la barriera litorale. Lo schema idrodinamico della piana costiera può essere sintetizzato come segue: • la falda defluisce da Sud/Ovest verso Nord/Est, con recapito in mare, mentre nella parte della valle del Fortore il corso d’acqua drena le acque di falda; 124 • la morfologia piezometrica appare molto articolata, evidenziando un’alternanza di assi di drenaggio preferenziale e di spartiacque sotterranei, allungati in direzione circa Sud/Ovest – Nord/Est; • più in dettaglio, gli spartiacque sotterranei tendono a coincidere con i corsi d’acqua ricadenti nell’area di interesse; • non è comunque da escludere che possa sussistere un richiamo di acque di mare nel corso di limitati periodi di tempo, associato alla depressione piezometrica indotta nel corso di emungimenti sporadici; fenomeno questo che non è facilmente determinabile attraverso la cadenza di rilievo di cui si dispone. Acquifero alluvionale della bassa valle dell’Ofanto Il campo di esistenza dell’acquifero in argomento possiede ovviamente, in modo congruo con gli usuali scostamenti tra corpo idrico sotterraneo e sua proiezione in superficie nell’ambito di un bacino idrografico, caratteri di estensione difformi da una delimitazione amministrativa. Ciò stante, il comparto fisico-geografico d’interesse per l’acquifero in argomento è strettamente quello rinvenibile nella cartografia degli acquiferi (piana di Loconia - Madonna di Ripalta, immissario T.Locone, bassa valle Ofanto). Il carattere interregionale del corpo idrico superficiale in argomento merita comunque una citazione anche in questo paragrafo, poiché l’assetto del territorio è fortemente condizionato dalle evoluzioni morfotettoniche e dalle grandi modificazioni geologiche a scala “regionale”. Nelle aree contermini il passaggio amministrativo Puglia-Basilicata, la macro struttura del Vulture ha un ruolo determinante; il Monte Vulture, nel suo accrescimento tronco conico, ha provocato la deviazione a nord e ad ovest dal Fiume Ofanto. I termini litologici significativi per questa area d’interesse sono: • Argille varicolori: si tratta di argilliti, marne argilloso-limose di colore grigio scuro, verde e rossastro, scagliose, alle quali si intercalano strati e banchi di brecce calcaree, calciruditi e calcareniti grigie e avana. La successione affiora sulla dorsale Torre della Cisterna-Monte Perrone come falda alloctona, con contatto discordante e giacitura caotica, all’interno dei depositi terrigeni miocenici del Bacino Irpino. • Argille marnose scagliose: collocata stratigraficamente nel Bacino Irpino, ha caratteristiche litologiche assimilabili alle argille varicolori sopra descritte. Si tratta di argilliti, argille marnose scagliettate, di colore grigio-verde e talvolta rossastro, alle quali si intercalano marne e calcari marnosi, grigio plumbeo. • Argille subappennine: sono costituite da argille limose di colore grigioazzurro fittamente stratificate e argille marnose, con rare intercalazioni di strati sabbiosi a grana fine, talora cementati. Affiorano in sinistra orografica dell’Ofanto, nei pressi della Stazione ferroviaria di 125 Rocchetta S. Antonio, e sulle colline ad est del sovrascorrimento. In questo tratto si rinvengono anche al di sotto dei sedimenti alluvionali del fiume Ofanto. • Alluvioni: costituiscono i depositi più recenti e sono rappresentati dai depositi alluvionali del fiume Ofanto. I depositi alluvionali terrazzati bassi sono localizzati a 8-10 m al di sopra dell’alveo attuale, mentre i depositi terrazzati medi si trovano a quote superiori ai 20 metri. Ricoprono ampie aree pianeggianti del tratto terminale dell’area. Sono costituiti da ghiaie poligeniche, immerse in abbondante matrice sabbiosa, con lenti ghiaiose e sabbioso-limose, dello spessore complessivo variabile tipicamente da 5 a 10 metri, provenienti dal disfacimento delle unità terrigene e vulcaniche. I depositi alluvionali attuali affiorano sul letto del fiume Ofanto con caratteristiche del tutto simili ai depositi alluvionali terrazzati. L’assetto idrogeologico dell’area è fortemente semplificato dal fatto che le Argille varicolori, le argille marnose scagliose e le Argille Azzurre o argille subappennine avendo composizione granulometrica di gran lunga spostata nel campo delle argille, risultano praticamente impermeabili. Le stesse unità argillose costituiscono il basamento eroso dal fiume e sul quale si sono depositati i sedimenti alluvionali del corso d’acqua, rinvenendosi con spessore massimo di 12-15 m circa dal p.c.. I depositi alluvionali terrazzati del fiume Ofanto e i detriti dei conoidi, affioranti sulla piana alluvionale in corrispondenza dei solchi, sono caratterizzati da lenti di ciottoli, granuli e sabbia con intercalati lenti e livelli di argille limose e/o limi sabbiosi. Gli elementi lapidei, eterometrici e di forma variabile da arrotondata a spigolosa, sono generalmente immersi in matrice sabbiosa, ma si possono trovare lenti ghiaiose clastosostenute. Conseguentemente, le alluvioni risultano permeabili per porosità, anche se evidentemente anisotrope (permeabilità notevole in direzione orizzontale, modesta su quella verticale) e disomogenea, variando sensibilmente con la granulometria e la matrice delle lenti alluvionali. I caratteri di permeabilità dell’unità dei depositi alluvionali e dei detriti di conoide, tra di loro coalescenti e interdigitati, sostenuti dal bedrock argilloso marnoso, consentono l’esistenza di un acquifero superficiale e talvolta confinato dai livelli limoso-argillosi intercalati nelle ghiaie, pressoché impermeabili, alimentato dal fiume, presente in corrispondenza dell’intera piana alluvionale. Anche gli olistoliti calcarei inglobati nelle argille varicolori, a causa della permeabilità per fratturazione, possono svolgere ruolo drenante rispetto alla formazione imballante (Ag), determinando modesti acquiferi isolati, ovvero essere in connessione con la più rilevante falda di subalvea, quando a contatto con le alluvioni o con il fiume. 126 La falda idrica è rinvenibile a profondità variabili da -5m a –10metri dal p.c.. Solo localmente si possono registrare risalite di 1-2 metri del livello idrico dopo perforazione, evidenziando una circolazione dell’acquifero, localmente in pressione. Le quote dei livelli di falda dei piezometri individuano, in linea di massima, una superficie piezometrica della subalvea avente le linee di flusso pressoché parallele al fiume con gradienti molto bassi. CORPI IDRICI ARTIFICIALI Data la scarsità di risorse idriche superficiali, i corpi idrici artificiali sono rappresentati dai canali di bonifica e da invasi artificiali. Gli invasi più importanti ricadono prevalentemente nei bacini interregionali del Fortore (Occhito) e dell’Ofanto (Monte Melillo e Marana Capacciotti), di minore rilevanza risultano l’invaso di Torre Bianca sul Torrente Celone. ll fabbisogno potabile è soddisfatto in gran parte facendo ricorso a risorse idriche di derivazione extra–regionale, ed in minor parte viene prelevato dalle falde idriche. Le risorse idriche regionali La maggiore risorsa idrica nella regione è, comunque, quella proveniente dalle fonti extraregionali e regionali degli invasi in Basilicata (Pertusillo e Sinni), in Molise e Puglia (Occhito) e quelle del pugliese invaso del Locone. E’ interessante notare i buoni andamenti dei volumi medi degli invasi d’acqua registrati negli anni dal gestore del servizio idrico AQP spa, che, dopo il minimo dell’emergenza nel 2002, evidenziano un più o meno costante andamento crescente con qualche lieve decremento fino al 2006. Medie annuali dei Volumi d’invaso (in Mmc) registrati da AQP spa negli anni 1997 – 2006 Fonte: RSA ARPA Puglia 2006 127 ACQUE SUPERFICIALI DESTINATE ALLA PRODUZIONE DI ACQUA POTABILE Si riportano di seguito i dati riferiti agli invasi presenti in provincia di Foggia. INVASO Diga di Occhito sul fiume Fortore Diga Capaccio sul torrente Celone CAPACITA’ TOTALE CAPACITA’ UTILIZZABILE (milioni di mc) (milioni di mc) 333 250 25,82 16,80 48 48 Diga Capacciotti Fonte: Consorzio Bonifica della Capitanata La Regione Puglia, per gli invasi artificiali Occhito (diga sul fiume Fortore) e Locone (diga sull’omonimo affluente del fiume Ofanto), ha effettuato con l’ARPA alcuni controlli dai quali è emerso, come si può osservare dai grafici seguenti che, nel corso del 2006, l’andamento delle concentrazioni di Nitrati rilevate si è rivelato costantemente al di sotto di quello manifestato nell’anno precedente e, solo in alcuni casi, coincidente o prossimo al valore corrispondente all’anno 2005. Concentrazione dei Nitrati nell’invaso del Fortore – periodo 2001/2006 C.M.A. = Concentrazione Massima Ammissibile. Fonte: RSA ARPA Puglia 2006 128 Concentrazione dei Nitrati nell’invaso del Locone - periodo 2001-2006 C.M.A. = Concentrazione Massima Ammissibile. Fonte: RSA ARPA Puglia 2006 USO IRRIGUO Le fonti di approvvigionamento di acque destinate all’uso irriguo sono rappresentate da acque superficiali per lo più di derivazione extraregionale e dalle acque sotterranee, estratte attraverso pozzi. Per valutare la evoluzione temporale della pratica irrigua sono stati elaborati i dati relativi alle superfici irrigate derivanti dai Censimenti Generali dell'Agricoltura 1991 e 2000 rilevati dall'ISTAT. Nella provincia di Foggia, che mostra complessivamente un aumento del 10% delle superfici irrigate, vanno distinte due situazioni diverse che interessano l’area del promontorio garganico e la piana del Tavoliere. Con riferimento alla prima area non si evidenziano sostanziali modificazioni, mentre significative variazioni interessano il Tavoliere ove gli incrementi delle superfici irrigate si riscontrano prevalentemente in comuni interessati da comprensori irrigui pubblici serviti da acque superficiali. Per contro, si osservano sensibili riduzioni delle superfici irrigate in comuni nei cui territori le acque sotterranee hanno subito un forte degrado qualitativo (Manfredonia) o quantitativo (OrtanovaStornarella). 129 (Tab. 14) Quadro Irriguo Territoriale dell’Area Vasta Var. di sup. irrigata 19912000 (ha) Var. di sup. irrigata 19912000 (%) Var. di sup. irrigata in rapporto alla sup. comunale (%) Sup. irrigata 2000 in rapporto alla sup. comunale (%) COMUNE Sup. irrigata Istat 1991 (ha) Sup. comunale (ha) Sup. irrigata Istat 2000 (ha) Apricena 1.452 14.144 2.267,97 816 56 4,8 13,2 Cagnano V. 62 15.883 39,63 -22 -36 -0,1 0,2 Carapelle 825 2.482 834,43 9 1 0,4 33,6 Carpino 194 8.250 183,52 -10 -5 -0,1 2,2 Cerignola 23.426 59.353 25.340,05 1.914 8 3,2 42,7 Chieuti 520 6.067 433,72 -86 -17 -1,4 7,1 Foggia 8.216 50.715 9.566,65 1.351 16 2,7 18,9 Ischitella 313 8,737 348,72 36 11 0,4 4 Lesina 1.674 15.871 1.842,15 168 10 1,1 11,6 Manfredonia 7.638 35.199 4.023,81 -3.614 -47 -10,3 11,4 Mattinata 229 7.281 44,84 213 93 2,9 6,1 Monte S. Angelo 27 24.277 68,69 42 154 0,2 0,3 Ordona 638 3.996 499,19 -139 -22 -3,5 12,5 Orsara 8 8.223 57,39 49 617 0,6 0,7 Ortanova 4,483 10.371 4.059,54 -423 -9 -4,1 39,1 Peschici 20 4.891 19,18 -1 -4 0 0,4 Poggio I. 969 5.237 805,54 -163 -17 -3,1 15,4 Rignano G. 1.357 8.892 824,26 -533 -39 -6 9,3 Rodi G. 236 1.323 236,41 0 S. Giovanni R. 1.044 25.973 752,01 -292 -28 -1,1 2,9 S. Marco in L. 771 23.355 188,51 -582 -76 -2,5 0,8 S. Paolo C. 811 9.068 1.064,47 253 31 2,8 11,7 Sannicandro G. 807 17.262 731,11 -76 -9 0,4 4,2 S. Severo 5.223 33.314 9.712 4.489 86 13,5 29,2 Serracapriola 838 14.278 1.424,02 586 70 4,1 10 Isole Tremiti 130 17,9 (Tab. 14) Quadro Irriguo Territoriale dell’Area Vasta Var. di sup. irrigata 19912000 (ha) Var. di sup. irrigata 19912000 (%) Var. di sup. irrigata in rapporto alla sup. comunale (%) Sup. irrigata 2000 in rapporto alla sup. comunale (%) COMUNE Sup. irrigata Istat 1991 (ha) Sup. comunale (ha) Sup. irrigata Istat 2000 (ha) Stornara 1.689 3.364 2.058,1 369 22 11 61,2 Stornarella 1.233 3.388 1.026,54 -206 -17 -6,1 30,3 Torremaggiore 558 20.861 3.645,61 3.088 553 14,8 17,5 Vico del G. 186 11.052 145,03 -41 -22 -0,4 1,3 Vieste 252 16.752 301,38 49 20 0,3 1,8 Zapponeta 681 4004 971,13 290 43 7,2 24,3 Prov. di Foggia 79.196 688.963 87.474 8.278 10 1,2 12,7 SCARICHI E DEPURAZIONE DELLE ACQUE REFLUE In Provincia di Foggia è stato considerato un elenco di 183 scarichi rivenienti da insediamenti non allacciati alla pubblica fognatura, in gran parte originati da industrie alimentari, in particolare imprese di trasformazione di prodotti ortofrutticoli. Il territorio della Capitanata è caratterizzato da un reticolo idrografico significativo, per cui circa un terzo degli scarichi recapita in corpi idrici superficiali, mentre è raro il ricorso a deroghe per lo scarico nel sottosuolo a mezzo di pozzi trivellati. CRITICITÀ AMBIENTALI L’emergenza idrica ha evidenziato la estrema vulnerabilità del territorio in relazione alla disponibilità delle fonti approvvigionamento. Tale circostanza impone il superamento di tale criticità muovendosi in un’ottica di differenziazione delle fonti, onde minimizzare il rischio di contemporaneo deficit di disponibilità. Le acque sotterranee, a causa dell’intenso sfruttamento, sono interessate da vistosi fenomeni di depauperamento e di contaminazione salina, specialmente nelle aree costiere. Inoltre, il sottosuolo e talora le falde, rappresentano il recapito finale degli scarichi delle acque reflue depurate; tali circostanze impongono la tempestiva attivazione di un sistema di 131 monitoraggio dei corpi idrici parallelamente alla realizzazione di interventi mirati alla riduzione dei carichi inquinanti derivanti dalle attività antropiche che si sviluppano sul territorio. Altra criticità di notevole rilevanza riguarda la mancanza di aree di tutela per i numerosi pozzi e sorgenti attualmente utilizzati per l’approvvigionamento civile; infatti i pozzi sono causa di alterazione di qualità della risorsa idrica sotterranea in quanto il gioco di pressioni suolo-aria-acqua che si innesca genera fenomeni di contaminazione salina da parte dell’acqua proveniente dal mare. Il fenomeno della “intrusione salina” è iniziato, ormai, da tempo nelle falde idriche della regione in prossimità della costa. Di qui la necessità di contenere le autorizzazioni per trivellazione di pozzi sul territorio, onde evitare il depauperamento di risorsa idrica sotterranea di qualità. Per quanto riguarda gli scarichi delle acque reflue nei corpi idrici recettori, la criticità più evidente è rappresentata dall’adeguamento degli impianti e dei recapiti finali, per renderli conformi alla normativa vigente. Considerando, in termini generali, il carico inquinante riversato nei corpi idrici recettori, la criticità deriva dalla parziale copertura del servizio di fognatura e di depurazione. Questo quadro conduce a considerare l’urgenza di attuare interventi volti alla riduzione del carico inquinante attuale rilasciato nell’ambiente. In tale ottica si inquadrano anche le iniziative volte al riutilizzo delle acque reflue depurate. Per quanto riguarda il servizio idrico, lo stato dell’infrastrutturazione mostra due principali criticità: • l’inadeguata capacità di trasporto di alcune condotte e di compenso dei serbatoi di linea e di testata; • l’elevato livello di perdite totali apparenti nelle adduttrici e nelle reti di distribuzione. Per quanto attiene al superamento della prima problematica, è necessario attuare interventi di potenziamento delle adduttrici e dei serbatoi; la seconda richiede invece il concorso di azioni diverse sinergicamente programmate, alcune delle quali riguardano la manutenzione straordinaria o il rifacimento delle reti; ma la maggior parte ineriscono ad azioni di studio-conoscenza dettagliata delle diverse situazioni e mirati interventi di riefficientamento e manutenzione ordinaria. Fra queste ultime assumono rilievo, anche sotto il profilo gestionale, l’aggiornamento del parco contatori, nonché il completamento e l’adeguamento della strumentazione di telecontrollo per la misura dei parametri idraulici relativi principalmente alle adduttrici e, immediatamente a seguire, alle reti di distribuzione. Infine le azioni di riduzione delle perdite, oltreché sul piano economico, manifestano un rilevante effetto benefico sia sulla riduzione dei volumi di approvvigionamento, che sull’incremento della dotazione idrica per gli utenti. I fitofarmaci sono prodotti concepiti per combattere forme di vita indesiderate; sono pertanto sostanze dannose in generale per gli organismi viventi. 132 Nonostante le attività di ricerca nel settore siano state orientate alla produzione di principi attivi specifici per le differenti esigenze agronomiche, i prodotti fitosanitari possono generare effetti negativi anche su organismi diversi dal bersaglio diretto della loro azione. Pertanto, la contaminazione del suolo da fonti d’inquinamento puntuali e diffuse ha implicazioni sulla qualità dei prodotti agro – alimentari, sulla qualità delle risorse idriche e, di conseguenza, sulla salute umana. L’esigenza di un uso dei pesticidi compatibile con la tutela dell’ambiente e della salute umana risulta di conseguenza un fatto ampiamente riconosciuto. I corpi idrici, specialmente quelli sotterranei, caratterizzati da lenti tempi di ricambio, sono soggetti ad una contaminazione sommativa derivante dell’accumulo dei metaboliti dei prodotti fitosanitari per effetto di un uso prolungato ed intenso. RISPARMIO E RECUPERO DELLE RISORSE IDRICHE Nel bilancio idrico complessivo, le perdite negli acquedotti, nonché i volumi persi in adduzione primaria e nella distribuzione, rappresentano ancora un problema rilevante se si pensa che queste ammontano ancora a più del 50% dei volumi immessi nelle reti del servizio di approvvigionamento idropotabile. Il risparmio, il recupero e l’uso appropriato delle risorse idriche costituiscono fattori strategici importanti ed esprimono una componente rilevante della cultura locale. Le azioni volte a questo scopo interessano i comportamenti dei cittadini, imprenditori, agricoltori ed amministratori. I regolamenti edilizi dovrebbero introdurre disposizioni per individuare le migliori opportunità di risparmio idrico. Altre iniziative utili sono le campagne informative e di sensibilizzazione purchè non intese unicamente rivolte alla popolazione, ma mirate sugli usi dell’acqua ai fini industriali e produttivi. 4.2.3.2 AMBIENTE MARINO COSTIERO La morfologia e la dinamica della fascia costiera compresa fra la foce del Fiume Fortore e quella del Fiume Ofanto è il risultato di delicati e complessi equilibri fra numerose variabili in gioco, quali la struttura e la morfologia dell’entroterra e del primo fondale, le condizioni meteorologiche, le caratteristiche del modo ondoso, delle correnti sottocosta, delle maree, l’attività antropica ed altre ancora. 133 Il perimetro costiero della provincia foggiana, ovvero il tratto di costa adriatica compreso fra la foce del Fiume Fortore e quella del Fiume Ofanto, misura all’incirca 200 km. Il litorale è prevalentemente basso, uniforme e sabbioso in tutto il tratto adriatico che va da Manfredonia a Bari. Nel Gargano le coste sono generalmente alte e scoscese e solo raramente si aprono in brevi insenature sabbiose. A nord del Gargano la fascia costiera si presenta paludosa, specie in corrispondenza dei laghi costieri di Varano e di Lesina che sono separati dal mare da sottili lingue sabbiose. La costa è interessata dallo sversamento di acque di fogna, prevalentemente trattate da impianti di depurazione degli scarichi di gran parte della popolazione pugliese. Dette acque sono sufficientemente depurate e, in molti casi, vengono immesse in mare mediante condotte sottomarine per favorire una più rapida diluizione e dispersione dei reflui. UTILIZZO PREVALENTE DEL TERRITORIO COSTIERO Le aree costiere della Capitanata sono fortemente antropizzate, gran parte del territorio costiero nei mesi estivi viene utilizzato per il turismo balneare e numerosi sono i villaggi turistici e le strutture balneari presenti sul Gargano. I maggiori insediamenti industriali si trovano nell’area costiera di Manfredonia. Tutti gli scarichi che hanno recapito in mare sono autorizzati dalla Provincia. Si tratta nella grande maggioranza di acque reflue provenienti dagli impianti di depurazione delle città, dei villaggi turistici, degli alberghi costieri, nonché delle industrie. L’urbanizzazione intensiva, soprattutto intorno ai centri abitati litoranei, implica una sottrazione di habitat per flora e fauna ed è all’origine di uno dei principali problemi ambientali, ovvero il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi, soprattutto nel periodo estivo. In tale periodo, infatti, la popolazione nei centri abitati costieri aumenta notevolmente, con conseguenti gravi problemi nella gestione dei rifiuti urbani troppo spesso rilasciati nell’ambiente senza il preventivo trattamento. Tipologia ed entità dei carichi zootecnici presenti che gravitano nel bacino che influenza il tratto costiero interessato Gli allevamenti zootecnici influenzano il tratto costiero del Golfo di Manfredonia e dell’area di Lesina. Gli impianti ittici intensivi presenti nelle aree costiere sversano notevoli quantità di acqua, senza alcun trattamento, arricchita di resti di mangime e dal metabolismo degli organismi allevati. 134 Spesso il versamento delle massicce quantità d’acqua, provenienti dagli impianti di allevamento intensivo, creano a mare areali eutrofici; il che spesso favorisce intensi bloom algali di microalghe planctoniche, nonché un eccessivo sviluppo di cloroficee bentoniche nitrofile dei generi Ulva ed Enteromorpha che, nei mesi estivi, generano estesi inconvenienti nella zona a Nord del Gargano. Tipologia ed entità degli allevamenti ittici in acque interne e vallicolture Gli impianti di vallicoltura sono presenti (n.3) nell’entroterra del Golfo di Manfredonia per una estensione complessiva di 1500 ettari. Le specie ittiche presenti sono i cefali e le anguille, molto rare le orate e spigole. Nelle lagune di Lesina e Varano viene esercitata la pesca stagionale alle anguille (paranze) nonché quelle di cefali e meno di orate e spigole. Si tratta della raccolta di specie che naturalmente migrano e si accrescono nei laghi. Le lagune di Lesina e Varano presentano due foci attraverso le quali, in base alle maree, le acque sfociano alternativamente in mare o rientrano in laguna. Nelle aree di foce, a mare, si creano indubbiamente areali leggermente eutrofici. Tipologia ed entità degli insediamenti industriali Lungo le coste sono presenti alcune industrie potenzialmente pericolose per quanto attiene lo scarico di acque reflue in mare. Operano stagionalmente anche numerosi impianti oleari che, spesso, determinano gravi fenomeni di inquinamento a mare per scarichi abusivi. Altre industrie che arrecano turbative all’ambiente sono quelle casearie molto numerose specie nel foggiano. Tipologia ed estensione di impianti di acquacoltura Gli impianti di acquacoltura intensiva, di specie marine, sono localizzati nella zona di Lesina, Varano, Manfredonia e Mattinatella. L’acqua di mare è prelevata in prevalenza da pozzi appositamente trivellati, mentre le acque reflue si sversano in mare. Sono state allestite, nelle acque costiere, gabbie galleggianti per l’allevamento ittico intensivo anche a Manfredonia e Mattinatella. L’allevamento è prevalentemente legato alla spigola e all’orata, solo in alcuni impianti di Lesina viene allevata anche l’anguilla. 135 La mitilicoltura è molto estesa in mare con impianti off – shore in Adriatico, lungo le coste del Lago di Varano nonché nelle aree costiere di Mattinata e Manfredonia. STATO DI QUALITA’ DELLE COSTE Tra i diversi aspetti negativi da considerare vi è inoltre: l’arretramento della linea di riva per l’instaurarsi di fenomeni erosivi dovuti all’antropizzazione delle coste per fini turistici, con smantellamento delle dune per far posto a centri balneari, villaggi residenziali e porticcioli turistici; la mancanza di regolazione dell’accesso alle grotte marine, con la conseguente concentrazione di residui di carburante dei natanti e di rifiuti; l’impoverimento dell’apporto solido dei fiumi al mare per l’indiscriminato asporto di materiale dal letto dei corsi d’acqua, la sistemazione degli stessi, nonché la costruzione di dighe di ritenuta. In tutto ciò si inseriscono eventi metereologici avversi caratterizzati da forti piogge, piene rovinose di corsi d’acqua e forti mareggiate che accrescono il degrado non solo della fascia costiera, ma anche della rete fluviale dell’entroterra costiero. STATO DI QUALITA’ DELLE ACQUE MARINE COSTIERE Indicatore rappresentativo della balneabilità è l’idoneità alla balneazione determinata attraverso la qualità delle acque e tradotta in Km di costa balneabile. L’ARPA Puglia, in collaborazione con il Ministero della Salute, ha il compito istituzionale di controllare le acque di balneazione ai sensi del DPR n. 470/82. Dal 2002 ad oggi, in seguito ai controlli effettuati, si è riscontrato un progressivo miglioramento dell’idoneità alla balneazione; la percentuale di costa balneabile risulta per la provincia di Foggia pari al 94%. Percentuale (%) di costa balneabile per la provincia di Foggia Fonte: RSA Arpa Puglia 2006 136 I punti dichiarati non balenabili sono comunque relativi a situazioni localizzate e coincidenti con le foci dei fiumi o torrenti, ovvero con i recapiti finali di depuratori. Pertanto le maggiori problematiche sono riconducibili alla presenza di contaminanti di origine civile, particolarmente evidenti nei mesi estivi, allorquando aumenta la pressione antropica sulla costa dovuta all’afflusso turistico. Aspetti biocenotici Il promontorio del Gargano, con le sue coste alte e rocciose a falesia e con la piattaforma alquanto ripida, rappresenta un’area di discontinuità tra due pianure alluvionali: quella di Lesina e quella di Manfredonia. Nell’area alluvionale i fondali di natura sedimentaria sono caratterizzati da un gradiente granulometrico regolare, con popolamenti bentonici tipici delle Sabbie Fini Ben Calibrate sino a quelli dei Fanghi Terrigeni Costieri. Zoocenosi prevalente a Chamelea gallina (vongola) sono presenti in questa fascia costiera, la qual cosa favorisce anche un’intensa attività di pesca alle vongole. Lungo il tratto costiero del promontorio garganico si evidenzia la presenza di centinaia di grotte sottomarine, con popolamenti sciafili estremamente interessanti e con presenza di specie rare (soprattutto Poriferi). Più al largo, biocenosi intatte a Sabbie Grossolane Sottoposte a Correnti di Fondo, a Detritico Costiero e a Fanghi del Largo rappresentano le tipiche strutture biocenotiche della zona. Tutta l’area è sottoposta ad attività di pesca e soprattutto quella localizzata a nord del promontorio. L’ampio golfo di Manfredonia, che dal Gargano giunge sino a Barletta, presenta coste basse e sabbiose. Le acque, grazie agli apporti continentali dell’Ofanto, del Cervaro e del Carapelle, sono caratterizzate da un elevato carico trofico che garantisce un’intensa attività di pesca tanto ai Molluschi Lamellibranchi, quanto di specie pelagiche (pesce azzurro). Nella fascia costiera risultano infatti abbondanti le sabbie fini a Chamelea gallina mentre va rilevato che questa zona presenta la più alta concentrazione di forme giovanili di alici (Eugraulis enctrasicholus) e di sarde (Sardina pulchardus) in grado di sostenere una marineria di varie centinaia di operatori. Sui fondali è presente un relitto cimodoceto, degradato continuamente dalle attività di pesca. Nella zona più meridionale sono presenti mattes di Posidonia oceanica mentre la pianta viva non riesce ad affermarsi nelle acque del golfo, sia per cause naturali (elevata sedimentazione dovuta al trasporto solido) che antropiche (elevata attività peschereccia). 137 Le praterie di Posidonia oceanica svolgono un ruolo ecologicamente importante nella salvaguardia degli ecosistemi costieri e nel mantenimento della loro elevata biodiversità. Le conoscenze attuali sull’estensione, sulla struttura e sullo stato di salute delle praterie di Posidonia oceanica si riferiscono a studi condotti nell’arco di diversi decenni. In seguito a tali indagini, esse sono state localizzate lungo la fascia costiera della provincia di Foggia, ed in particolare nelle località geografiche di Prateria di Cala Matano – Isole Tremiti, Foggia (~ 10 ha) Prateria del Cretaccio – Isole Tremiti, Foggia (~ 8 ha) Queste praterie, sulla base della Direttiva 92/43/CE relativa alla Conservazione degli Habitat naturali e seminaturali nonché della flora e della fauna selvatiche, sono considerati SIC – Siti di Importanza Comunitaria. Aree marine degradate La fascia costiera non presenta estesi fenomeni di degrado. Solo alcune zone risultano interessate da fenomeni di inquinamento. Innanzitutto è da citare la zona antistante la città di Manfredonia, caratterizzata da attività industriali chimiche sino ad un decennio orsono ed ora definita Area di Crisi Ambientale. Scarichi provenienti dagli impianti dell’ENICHEM hanno determinato accumuli significativi nei sedimenti marini, attualmente oggetto di approfondite analisi. Viceversa, l’area caratterizzata dalla foce dell’Ofanto presenta analoghi fenomeni di accumulo sia di inquinanti civili che industriali ed agricoli. Sono soprattutto questi ultimi quelli che determinano uno stato di eutrofizzazione lungo le aree costiere di queste località. Va citato il degrado presente lungo tutta la fascia costiera causato da una gestione “irrazionale” delle risorse biologiche imputabile ad overfishing da parte dei pescatori locali (es. ampie aree della marineria di Manfredonia), ad attività di acquicoltura sovradimensionata rispetto alla potenzialità produttive del sito e di smaltimento naturale dei reflui relativi nonché, infine, alla pratica devastante della pesca illegale (come quella dei datteri di mare o dei coralli). 138 4.2.3.3 RISCHIO IDRAULICO CARATTERIZZAZIONE QUALITATIVA DEI CORPI IDRICI SUPERFICIALI Lo scenario dello stato ecologico dei corsi d’acqua pugliesi appare, in sintesi, di livello qualitativo tra il sufficiente e il pessimo. Corsi d’acqua I dati analitici raccolti interessano vari punti di campionamento lungo i seguenti corsi d’acqua: Fiume Fortore, Fiume Ofanto, Torrente Candelaro, Torrente Carapelle, Torrente Cervaro, Torrente Saccione. Fiume Fortore L’andamento annuale della temperatura è risultato regolare con valori invernali intorno ai 10÷12 °C ed estive di ~20÷22 °C. L’Ossigeno disciolto risulta mediamente compreso fra 8÷10 mg/l durante tutto il corso dell’anno, mentre il BOD5 in media evidenzia valori intorno ai 6 mg/l con frequenti picchi intorno a 10÷12 mg/l e valori massimi occasionali compresi fra 20÷50 mg/l. In riferimento a tale parametro si ricorda che il limite per le acque destinate alla vita dei pesci e riportato dalla Tab. 1/B – D. Lgs. 152/99 è di 9 mg/l. Il COD presenta un andamento alquanto (Tab. 15) Classificazione dello Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua (SECA) della regione – anno 2007. LIM Bacino Saccione Fortore Fortore Candelaro Cervaro Cervaro Candelaro Candelaro Candelaro Carapelle Carapelle Ofanto Bradano Bradano Ofanto Ofanto NOTA: Fiume Saccione Fortore Fortore Salsola Cervaro Cervaro Candelaro Candelaro Candelaro Carapelle Carapelle Ofanto Gravina Fiumicello Ofanto Ofanto IBE Codice stazione CS1 CS2 CS3 CS4 CS5 CS6 CS7 CS8 CS9 CS10 CS11 CS12 CS13 CS14 CS15 CS16 Località IBE Provincia Punteggio FG 205 S.S. 16 ter (Ponte) FG 205 Ripalta Strada Torremaggiore-Mass.Piscicelli FG - SS16 km618215 FG 130 S.S.16 ponte FG-S.Severo FG 245 S.S. 161 pressi Bovino FG S.S.Ponte Incoronata FG 75 Str. S.Matteo e Posa Nuova FG 30 Ponte Villanova FG 45 Bonifica 24 (confl. Celone) FG 145 S.S. 161 Ponte Nuovo FG 45 S.S. 544 Ponte Bonassisi FG 200 S. Samuele di Cafiero BA 65 Ponticello sulla S.S. 96 TA 175 Str. Montescaglioso-Metaponto AV-FG 215 Rocchetta S. Antonio FG 130 Bellaveduta Livello Valore medio 3 3 3 3 2 4 5 5 3 5 3 4 3 3 3 6,0 6,2 5,0 6,0 6,9 7,0 3,0 1,8 4,8 6,8 1,5 5,6 6,3 6,3 8,5 6,0 SECA classe classe 3 3 4 3 3 3 5 5 4 3 5 3 3 3 2 3 giudizio 3 3 3 3 3 Sufficiente Sufficiente Sufficiente Sufficiente Sufficiente 4 5 5 3 5 3 4 3 3 3 Scadente Pessimo Pessimo Sufficiente Pessimo Sufficiente Scadente Sufficiente Sufficiente Sufficiente Nelle due celle in grigio vi sono valori non medi ma ricavati da unica analisi Fonte: elaborazione di dati parametrici esito delle analisi di monitoraggio dei DD.AA.PP dell’ARPA Puglia, aggiornamento anno 2007. 139 variabile nel corso dell’anno, con valori minimi intorno a 6÷10 mg/l e valori più elevati intorno a 30-40 mg/l. Solo occasionalmente si sono registrati valori superiori a 100 mg/l. Fra i nutrienti, i nitrati (N-NO3) risultano mediamente elevati (4÷10 mg/l) ed anche l’azoto totale (N-tot) risulta generalmente compreso fra 6÷12 mg/l; i composti del fosforo (P-PO4 e P-tot) risultano normalmente bassi o non rilevabili. La contaminazione fecale in genere risulta sempre elevata durante il corso dell’anno, con valori estremamente variabili e di solito superiori ai 1000 E. coli/100 ml. Valori medi relativamente più bassi sono riscontrabili generalmente nel periodo invernale-primaverile (in media ~2000 E. coli/100 ml) e più elevati in estate-autunno (in media ~5000 E. coli/100 ml). I Solidi Sospesi risultano in media intorno ai 10 mg/l. Valori più elevati si riscontrano in estate sino a 40÷50 mg/l. Dai dati osservati, risulta necessario eliminare le fonti di contaminazione microbiologica e contenere l’elevato apporto di sostanze azotate. Fiume Ofanto Andamento annuo della temperatura regolare; nel periodo invernale-primaverile si registrano temperature delle acque comprese fra 10÷14 °C mentre in estate-autunno si osservano temperature intorno ai 18÷22 °C. L’ossigenazione delle acque risulta generalmente buona, con valori medi annui compresi fra 8,5÷10,5 mg/l. Il BOD5 risulta alquanto variabile nel corso dell’anno, con valori compresi fra 3÷25 mg/l. Il COD si attesta intorno ai 25÷40 mg/l in media nel corso dell’anno. Per i nutrienti si osservano valori di nitrati (N-NO3) in media compresi fra 4÷8 mg/l, con picchi massimi occasionali sino a 14÷18 mg/l. L’Azoto totale (N-tot) si evidenzia generalmente compreso fra 6÷15 mg/l con picchi sino a 20÷27 mg/l. Gli ortofosfati (P-PO4) risultano generalmente non rilevabili, mentre il fosforo totale (P tot) mostra valori in media compresi fra 0,2÷0,4 mg/l. La colimetria risulta in genere molto variabile ed elevata, il che denota una chiara e periodica contaminazione di origine fecale. I valori di E. coli si mostrano generalmente < 1000 MPN/100 ml ma occasionalmente si spingono sino a valori di 11.000 e 28.000 MPN/100 ml. Solidi sospesi con valori alquanto variabili nel corso dell’anno: min 2 mg/l; max 40-50 mg/l; med 10-20 mg/l. È necessario migliorare il monitoraggio, integrando la limitata serie di parametri controllati da PMP ASL BA/4. Evidente apporto elevato di nutrienti (Fosforo e Azoto) da contenere nel corso dell’intero anno. Contaminazione microbiologica periodica dovuta forse a scarichi abusivi tipo autospurghi. Torrente Candelaro L’andamento annuo della temperatura delle acque del Torrente Candelaro evidenzia minimi invernali compresi fra 5÷10 °C e massimi estivi compresi fra i 20÷24 °C. Il tenore di ossigeno disciolto risulta generalmente compreso fra i 6÷10 mg/l nel corso dell’anno. Occasionali “deficit” 140 sono stati registrati nel periodo primaverile (maggio) con valori minimi sino a 2÷4 mg/l. Il BOD5 risulta generalmente al di sotto dei 20÷25 mg/l con occasionali picchi intorno ai 40 mg/l. Il COD evidenzia valori compresi in media fra 40÷60 mg/l con alcuni valori massimi sino a 100÷120 mg/l e un’occasionale valore vicino ai 400 mg/l. I composti dell’azoto (N-NO3 e N-tot) risultano generalmente più elevati nel periodo tardo invernale-primaverile: i nitrati evidenziano valori sino a 8÷10 mg/l, con picchi primaverili sino a 15÷18 mg/l; l’azoto totale manifesta in media valori compresi fra 9÷15 mg/l con picchi anche in questo caso inverno-primaverili sino a 30÷40 mg/l. Gli ortofosfati (P-PO4) e il fosforo totale (P-tot) evidenziano quasi sempre valori al di sotto della soglia strumentale (non rilevabili); raramente sono stati registrati valori intorno a 1-2 mg/l per il P-PO4 e di 4-5 mg/l al massimo per il P-tot. La carica microbica di origine fecale risulta generalmente elevata in tutto il corso dell’anno, con valori molto altalenanti e comunque quasi sempre di gran lunga superiori a 2000 E. coli/100 ml. Risultano infatti frequenti valori estremi compresi tra i 20000÷60000 E. coli/100 ml. Alla luce di quanto rilevato risultano necessari interventi tesi a mitigare principalmente gli apporti di nutrienti e a ridurre drasticamente gli sversamenti di origine cloacale. Torrente Carapelle Le temperature registrate per le acque del Torrente Carapelle evidenziano valori medi invernaliprimaverili compresi fra i 6÷11 °C e valori estivi intorno ai 18÷22 °C. Il tenore di ossigeno si mantiene intorno ai 9÷10 mg/l nel periodo invernali-primaverile scendendo lievemente (7÷8 mg/l) nel periodo più caldo estivo. Sporadici risultano i valori intorno ai 4-6 mg/l per altro registrati in mesi stagionalmente differenti (dicembre e febbraio). Il BOD5 risulta tendenzialmente compreso fra gli 8÷20 mg/l con valori di punta intorno ai 40 mg/l ed un solo valore estremo (dicembre) intorno ai 130 mg/l. Il COD risulta compreso in media tra 20÷50 mg/l con picchi sino a 130÷150 mg/l ed un singolo valore estremo intorno ai 500 mg/l. Per quanto concerne i nutrienti, si registrano valori di nitrati in media elevati e prevalentemente compresi fra 2÷8 mg/l con picchi sino a 12÷13 mg/l; l’azoto totale si attesta in un range compreso fra 6÷14 mg/l, con un unico picco isolato sino a ~32 mg/l. I composti del fosforo risultano quasi sempre non rilevabili nei campioni esaminati. La componente microbica evidenzia valori di E. coli che varia da 100 sino a 8000 mg/l con un valore estremo registrato sino a 76.000 E. coli/100 ml. In generale, quindi, il corso d’acqua necessita di miglioramenti che riguardano le concentrazioni dei composti dell’azoto nonché di misure tese a contenere i periodici aumenti del BOD5 e del COD. Di conseguenza, anche il contenimento della carica batterica di origine fecale risulta necessario ai fini del raggiungimento di uno standard qualitativo accettabile delle acque. 141 Torrente Cervaro Le acque del T.te Cervaro manifestano un andamento termico medio annuale caratterizzato da temperature minime invernali comprese fra i 5÷11 °C e temperature estive attestate intorno ai 19÷22 °C. Il tenore di ossigeno nelle acque risulta generalmente ottimale e compreso fra gli 8÷12 mg/l durante tutto l’anno. Il BOD5 evidenzia un buon tenore medio annuale con valori compresi fra 2÷7 mg/l ed anche il COD si attesta in media in un intervallo compreso fra 8÷12 mg/l, con valori di punta intorno a 20÷25 mg/l. L’apporto di composti azotati si manifesta con valori di nitrati (N-NO3) che risultano in media compresi fra 2÷8 mg/l con picchi sino a 10÷13 mg/l mentre l’azoto totale risulta generalmente compreso fra 6÷10 mg/l, con un unico valore estremo di ~28 mg/l. I composti del fosforo (P-PO4 e P-tot) risultano sempre non rilevabili nelle acque campionate. La componente microbica di origine fecale risulta decisamente più contenuta rispetto agli altri corsi d’acqua pugliesi esaminati. Non di meno sono rilevabili valori di E. coli durante il corso dell’anno in media compresi fra 100÷2000/100 ml, il che evidenzia una seppur contenuta contaminazione di origine fecale. La situazione di salute del corso d’acqua sembra generalmente buona o comunque accettabile, anche se un certo miglioramento va ulteriormente perseguito in termini di contaminazione fecale. Torrente Saccione L’andamento termometrico annuo del corso d’acqua in esame evidenzia temperature invernali comprese fra i 5÷10 °C e valori estivi compresi fra i 20÷24 °C. Il tenore di ossigeno nelle acque risulta soddisfacente durante tutto l’anno con valori fra i 10÷12 mg/l in inverno e i 7÷10 mg/l nel resto dei periodi stagionali. Il BOD5 risulta generalmente contenuto, con valori al di sotto dei 9÷10 mg/l mentre il COD si attesta intorno agli 8÷15 mg/l con picchi sino ad un massimo occasionale di 70 mg/l. Fra i sali di azoto, i nitrati evidenziano in media valori sensibilmente elevati e compresi fra i 4÷11 mg/l ed anche l’N-tot mostra tenori in genere compresi fra i 7÷15 mg/l. Assenti o non rilevabili i composti del fosforo. Decisamente elevata la contaminazione batterica di origine fecale. I valori di E. coli risultano generalmente superiori ai 1000/100 ml, con valori di punta da 8.000 sino a 13.000 E. coli per 100/ml. A fronte di quanto osservato dall’esame dai dati analitici, il corso d’acqua in questione necessita di interventi tesi ad abbattere gli apporti di sali azotati di presumibile derivazione antropica nonché di misure di deciso contenimento della contaminazione cloacale che emerge con evidenza dai dati microbiologici riportati. 142 ACQUE MARINE COSTIERE Per quanto concerne le acque pugliesi, i dati raccolti si riferiscono a 2 distinti programmi di monitoraggio della qualità degli ambienti marini costieri regionali condotti da vari Enti di ricerca locali. I due programmi di monitoraggio citati sono stati effettuati nel periodo 1998÷2002. L’analisi della temperatura delle acque evidenzia valori medi più bassi raggiunti di norma alla fine del periodo invernale (10-11°C). A partire da marzo-aprile si osserva un rapido incremento delle temperature delle acque dei due distinti ambiti marini, con valori che culminano in estate, in media intorno ai 26-27°C. La successiva diminuzione stagionale prende avvio già a partire da settembre, sino a raggiungere in media i 14-15°C in dicembre. Per quanto concerne la salinità, si raggiungono in piena estate (agosto, settembre) con valori in media compresi tra 37,2 e 38,5‰. Nel periodo invernale (dicembre) sono invece osservabili i valori più bassi (~36-37‰) soprattutto in prossimità della costa ed in aree maggiormente influenzate dagli apporti idrici continentali (Golfo di Manfredonia, nord del Gargano). I valori in media tendono a mantenersi nell’ambito compreso tra 37,9 e 38,6‰. Il tenore di ossigeno, espresso come percentuale di O2 disciolto, evidenzia valori mediamente compresi tra 90÷100% di saturazione e sovente superiori (100÷120%) soprattutto nel periodo primaverile-estivo e, per alcune zone, anche nel periodo autunnale. Valori sensibilmente più bassi (65÷85%) sono stati occasionalmente osservati in piena estate (giugno, agosto) o in autunno (ottobre, novembre) prevalentemente per zone del settore costiero nord garganico (Foce Acquarotta, foce Schiapparo). I nitriti (N-NO2) si attestano in media intorno a valori di 20÷40 µg/l, con valori di massima concentrazione compresi fra 50÷70 µg/l e solo occasionalmente superiori a 100 µg/l, soprattutto nei mesi autunno invernali (da novembre a febbraio), per quasi tutte le aree marine ed in particolare per quelle prossime alla foci dei corsi d’acqua (Ofanto, Candelaro, Cervaro e Carapelle) che sboccano nel Golfo di Manfredonia e per quelle poste lungo la costa nord garganica (foci della Laguna di lesina e del Lago di Varano). Nel periodo estivoprimaverile invece, i valori di NO2 presenti in queste stesse aree marine risultano più contenuti e generalmente al di sotto dei 10 µg/l. Anche l’esame dei nitrati (N-NO3) evidenzia una certa variabilità dei dati a seconda degli ambiti costieri considerati e dei periodi stagionali. In particolare, i siti marini indagati mostrano in media valori più elevati e compresi fra 400÷900 µg/l specie nel periodo autunnoinvernale, ma anche valori superiori a 1000÷2000 µg/l tanto nelle zone settentrionali direttamente interessate dagli apporti idrici continentali (es. Golfo di Manfredonia) 143 Le concentrazioni di ammoniaca indissociata (N-NH3) evidenziano lungo il settore costiero un andamento generalmente a carattere stagionale. Nel periodo tardo estivo e autunnale-invernale si riscontrano, infatti, i valori più elevati e generalmente compresi fra i 15÷30 µg/l, mentre nel periodo primaverile e all’inizio dell’estate i valori possono oscillare in media fra i 2÷12 µg/l. Infine, anche le concentrazioni relative agli ortofosfati (P-PO4) evidenziano una certa stagionalità, ma con andamenti differenti, però, a seconda dei diversi comprensori costieri. Più in dettaglio le zone marine nord-garganiche (Varano, Lesina, Peschici, Saccione) mostrano tenori in media più alti (8÷15 µg/l) nel periodo autunnale-invernale e più bassi (2÷6 µg/l) nel periodo estivo-primaverile; al contrario le zone costiere ricadenti nel Golfo di Manfredonia e quindi influenzate dagli apporti fluviali mostrano valori mediamente più alti nel periodo estivo (15÷25 µg/l) e meno elevati nel periodo che va da novembre a febbraio circa (2÷8 µg/l). Le misurazioni della clorofilla si attestano mediamente intorno a valori compresi fra 0,1÷0,4 µg/l con massimi primaverili e tardo-estivi intorno ai 0,7÷1 µg/l. In riferimento al nuovo Programma Nazionale di Monitoraggio dell’ambiente marinocostiero promosso dal Ministero dell’Ambiente (Servizio Difesa Mare) per il triennio 2001-2003, di seguito vengono analizzati i dati relativi agli anni 2001 e 2002 riferiti ai siti marini delle Isole Tremiti e di Manfredonia. Isole Tremiti La temperatura delle acque marine superficiali evidenzia un tipico andamento a carattere stagionale, con minime tardo-autunnali intorno ai 12 °C e massime anche superiori ai 25 °C nel periodo estivo (giugno-agosto). La percentuale di saturazione dell’ossigeno durante l’anno oscilla mediamente intorno al 90÷100%, con valori tendenzialmente più elevati nel periodo estivo e tardo-estivo ed un periodo di decremento (O2 = 50÷90% sat.) nei mesi autunnali (ottobre-novembre). La trasparenza delle acque risulta abbastanza elevata durante tutto l’anno, con un valore medio di 16,4±7,6 m e valori massimi sino a 35 m. Per quanto concerne i sali di azoto, i valori dei nitriti (N-NO2) risultano in media <9 µg/l, con valori tendenzialmente più alti (fino a 25 µg/l) nel periodo tardo estivo e autunno-invernale, nonché alcuni massimi compresi fra 45÷75 µg/l in agosto e settembre. I nitrati (N-NO3) nel corso dell’anno evidenziano un valore medio di circa 50 µg/l con ampie oscillazioni (±47 µg/l) e valori massimi sino a 240 µg/l per lo più nei mesi invernali. Infine, l’ammoniaca indissociata (N-NH3) evidenzia valori in gran parte compresi fra 4÷20 µg/l (med = 11,6±11,2) e valori massimi occasionali sino a 35÷50 µg/l. Per quanto riguarda i composti del fosforo, gli ortofosfati (P-PO4) evidenziano un valore medio di circa 21 µg/l con numerose ampie oscillazioni (±47 µg/l) nel corso dell’anno ed un valore massimo 144 di 315,4 µg/l. Il fosforo totale risulta quasi sempre <50 µg/l, con un valore medio intorno a 26 µg/l e valori tendenzialmente più alti da giugno a dicembre. Il valore più elevato, comunque (230 µg/l) risulta rilevato ad aprile. La clorofilla α presenta un valore medio annuale di 0,36 (±0,32) µg/l, con picchi compresi tra 0,8÷1,2 µg/l all’inizio delle primavera, in estate (luglio) ed in autunno (settembre-ottobre). Il calcolo dell’indice trofico TRIX effettuato per tutte le misurazioni condotte nel periodo di monitoraggio 2001-2002 alle Tremiti ha evidenziato un valore medio di 3,9 e quindi ricadente nella classe di stato qualitativo ELEVATO dell’ambiente marino. Per quanto riguarda il monitoraggio dei sedimenti marini, non sono state rilevate concentrazioni particolarmente elevate dei metalli pesanti analizzati, né sono risultati presenti IPA, PCB’s e pesticidi (DDT e analoghi) ricercati nella matrice inorganica caratterizzata sotto il profilo granulometrico, da una notevole prevalenza di sabbie (83÷99%). In relazione alle comunità planctoniche, è stata evidenziata una densità fitoplanctonica totale media annua di oltre 193.500 cell/l, con un picco in maggio con un valore medio di circa 9x105 cell/l ed un valore massimo assoluto (sempre a maggio) di oltre 1,8x106 cell/l. La comunità zooplanctonica è risultata decisamente più contenuta, con una densità totale media annua di 769,1 (±966) ind/m3 e periodi di maggiore abbondanza rilevati in febbraio-maggio e settembre-ottobre. Anche le rilevazioni effettuate sulla matrice biologica, costituita in prevalenza da bivalvi, hanno evidenziato livelli trascurabili o assenti degli xenobionti esaminati (metalli pesanti bioaccumulabili; pesticidi (DD’s, PCB’s e IPA). Infine, le indagini svolte sulla biocenosi a Posidonia oceanica presente solo su alcuni tratti dei fondali tremitesi, hanno evidenziato un posidonieto classificabile, secondo la scala di Giraud (1997), come “semiprateria” (densità assoluta ~140 fasci/m2) estesa sino ad una profondità di circa 21 m (limite inferiore), con un valore medio di L.A.I. (Leaf Area Index) intorno a 0,9 m2/m2 di prateria ed una produttività media totale (foglie + rizoma) annua di quasi 160 g/m2. Manfredonia L’andamento annuale medio della temperatura delle acque marine evidenzia minime tardoinvernali comprese fra 8÷11 °C e massime estive (giugno-agosto) in media comprese fra 25÷28 °C. La percentuale di saturazione dell’ossigeno disciolto si aggira in media intorno al 93% (±18%) durante tutto l’anno, anche se nel periodo estivo (giugno-agosto) si assiste ad un’ampia oscillazione dei valori in un range che va da valori minimi prossimi al 50-60% di saturazione a valori massimi anche vicini al 140%. I valori di trasparenza delle acque in quest’area marina risultano notoriamente alquanto ridotti. 145 In effetti il valore medio annuo risulta attestato intorno ai 3 m di profondità, con un minimo di 0,2 m ed un valore massimo registrato nel mese di settembre pari a 9,5 m. Per quanto concerne i nutrienti, i valori di N-NO2 risultano generalmente al di sotto dei 10 µg/l da gennaio sino ad agosto, per poi evidenziare un sensibile innalzamento nel resto dell’anno con valori compresi fra 20÷80 µg/l ed un picco a dicembre sino a circa 140 µg/l. Anche i nitrati (N-NO3) hanno evidenziato un andamento annuale sostanzialmente simile anche se caratterizzato da concentrazioni decisamente differenti. Infatti, da gennaio ad agosto i valori di NNO3 restano in media allineati intorno ai 100 µg/l, mentre da settembre in poi le concentrazioni tendono a raggiungere valori ben più elevati (~500÷600 µg/l) sino ad un picco in dicembre di poco superiore ai 1400 µg/l. Infine, l’ammoniaca indissociata (N-NH3) presenta nel periodo gennaio-luglio valori mediamente raggruppati intorno ai 20÷30 µg/l, anche se occasionalmente a maggio si rilevano picchi sino a 100 e 250 µg/l. A partire da agosto e sino a dicembre, invece, i valori dell’ammoniaca appaiono tendenzialmente più elevati raggiungendo con maggior frequenza i 100÷200 µg/l sino a picchi massimi di circa 330 µg/l (dicembre) e 460 µg/l (ottobre). Anche in riferimento ai composti del fosforo si osservano livelli decisamente elevati, caratterizzati da concentrazioni di ortofosfati solubili mediamente attestati intorno ai 24 (±37,4) µg/l, con un picco massimo sino a 191 µg/l rilevato in agosto; mentre il fosforo totale mostra concentrazioni medie annue di 38,5 (±65,5) µg/l, tendenzialmente più elevate ad aprile-maggio e nel periodo luglio-dicembre, con un valore massimo assoluto di quasi 600 µg/l misurato anch’esso ad agosto. Il tenore di clorofilla α risulta mediamente allineato sui 0,6 µg/l nel corso dell’anno, con valori tendenzialmente più elevati in aprile (0,8÷2,4 µg/l) e nel periodo settembre-dicembre (1÷2,6 µg/l). Infine, per quanto concerne l’indice TRIX il valore medio su base annuale si attesta sul valore 4,6 (±0,8) indicando generalmente uno stato BUONO della qualità delle acque, anche se sono riscontrabili valori compresi nella classe MEDIOCRE (5÷6), con maggior frequenza nel periodo da agosto a gennaio e più sporadicamente nel periodo aprile-maggio. In riferimento alle analisi condotte sui sedimenti, i tenori relativi ai metalli pesanti esaminati risultano alquanto contenuti, come anche trascurabili o assenti risultano i vari Idrocarburi Policiclici Aromatici ed i numerosi composti organoclorurati indagati. Alquanto contaminati da clostridi solfito-riduttori (2240 UFC/g) risultano invece i sedimenti sabbiopelitici dell’area marina antistante Manfredonia. Per quanto concerne la comunità fitoplanctonica, i valori di densità totale media annua si attestano intorno alle 232.000 cell/l, con valori più elevati (3x105÷6x105 cell/l) riscontrabili nel periodo estivo (giugno-settembre). 146 La densità media totale annua dello zooplancton si attesta, invece, su valori di 1190 (±1563) ind/m3 con valori mediamente più elevati (2400÷2700 ind/m3) nel periodo primaverile (aprilemaggio) e tardo estivo (agosto-settembre). Trascurabili o assenti, infine, risultano le concentrazioni di metalli pesanti, pesticidi organoclorurati e IPA rilevati nelle analisi condotte sulla matrice biologica (organismi marini). Acque di transizione I dati analitici raccolti si riferiscono ai tre corpi idrici principali definiti “di transizione”della regione Puglia: la Laguna di Lesina, il Lago di Varano ed i Laghi Alimini. Le rilevazioni ricadono complessivamente in un arco temporale compreso tra la fine del1994 e l’inizio del 1999 per i corpi idrici di Lesina e Varano Laguna di Lesina L’andamento annuale della temperatura delle acque della laguna di Lesina mostra valori compresi fra 3÷12 °C nei mesi invernali e valori che raggiungono mediamente i 24÷26 °C durante la stagione estiva con punte sino a 28÷29 °C registrabili durante il mese di agosto. La salinità delle acque risente anch’essa di un certo effetto stagionale, risultando più bassa e costante (~20 ‰) nel periodo tardo invernale-primaverile e più variabile, lungo tutto lo specchio d’acqua, nel periodo estivo-autunnale caratterizzato da valori di salinità più elevati (25÷35 ‰) in aree vicine alle foci di comunicazione col mare e valori relativamente più bassi (15÷25 ‰) in zone permanentemente influenzate dagli apporti sorgentizi subalvei. Il tenore di ossigeno disciolto risulta tendenzialmente più elevato nel periodo invernale-primaverile (9÷12 mg/l) e relativamente più basso (4÷8 mg/l) nel periodo estivo. I valori di clorofilla α risultano più bassi e regolari (4-5 µg/l) nel periodo inverno-autunnale caratterizzato dallo stagionale riposo vegetativo, mentre nel periodo estivo-primaverile i valori risultano tendenzialmente più alti e comunque variabili in un range alquanto ampio, compreso fra i 5÷50 µg/l a seconda dei vari ambiti lagunari indagati. Per quanto concerne i nutrienti, il fosforo totale (P tot.) evidenzia in media valori compresi fra 8÷100 µg/l per gran parte dell’anno, con valori che però si innalzano sino a 140÷160 µg/l in pieno periodo invernale (dicembre-gennaio) quando il naturale arresto del ciclo vegetazionale rallenta l’up-take di nutrienti dall’ambiente idrico ad opera degli organismi fotosintetici. Fra i composti azotati, i nitriti (N-NO2) evidenziano valori variabili tra 10÷100 µg/l; i nitrati (NNO3) risultano, invece, sensibilmente elevati, con valori mediamente compresi fra i 300÷2500 µg/l e punte invernali sino a 3400 µg/. Lo ione ammonio (N-NH+4) si presenta con valori normalmente compresi fra 50÷350 µg/l e valori tendenzialmente più elevati, compresi fra 400÷650 µg/l, a giugno e ad ottobre. 147 I dati relativi alla contaminazione microbiologica risultano purtroppo non sufficienti per un’esaustiva caratterizzazione qualitativa, anche sotto il profilo spazio/temporale della laguna. I dati a disposizione, comunque, sembrano indicare, limitatamente ai campioni analizzati, valori generalmente contenuti e non allarmanti. Lago di Varano L’andamento annuale della temperatura delle acque del Lago di Varano evidenzia temperature invernali intorno agli 8÷12 °C e temperature estive attestate intorno ai 25-26 °C e valori di punta (giugno) variabili tra 28-30 °C. La salinità risulta tendenzialmente costante durante il corso dell’anno o comunque generalmente compresa in un range non particolarmente ampio. In particolare, si registrano valori intorno al 23÷25‰ nel periodo invernale-primaverile e valori relativamente più elevati (24÷30 ‰) durante il periodo estivo-autunnale. I livelli di ossigeno disciolto risultano in media compresi fra 8÷10 mg/l, con tenori leggermente superiori (10÷12 mg/l) nei mesi freddi ed un sensibile calo (6÷8 mg/l) verso la fine dell’estate (agosto-settembre). La clorofilla α risulta compresa fra 1÷10 µg/l presentando un evidente picco stagionale all’inizio del periodo autunnale (ottobre) con valori sino a 40÷65 µg/l. Il tenore di nutrienti nelle acque mostra anche in questo caso un evidente andamento legato alle stagioni. Il fosforo totale (P tot) risulta tendenzialmente più elevato nei mesi autunno-invernali (20÷120 µg/l) e sensibilmente più contenuto (10÷20 µg/l) nel periodo tardo-primaverile estivo di “assorbimento” da parte delle comunità fitoplanctoniche presenti. Lo stesso andamento stagionale si evidenzia anche per i composti azotati. In particolare, i nitriti mostrano valori invernali in media compresi fra 10÷60 µg/l e valori estivo-autunnali generalmente al di sotto dei 10 µg/l; i nitrati, il cui tenore è in generale sempre elevato (~600 µg/l), evidenziano valori relativamente più alti in pieno inverno ed all’inizio della primavera compresi fra 700÷1500 µg/l e valori relativamente più contenuti in quasi tutto il periodo estivo-autunnale, fatta eccezione per il mese di settembre in cui sembra manifestarsi un certo rialzo dei valori (~3500 µg/l). Infine, lo ione ammonio (NH+4) risulta in genere al di sotto dei 50 µg/l anche se non mancano valori più elevati come quelli registrati in piena estate (agosto) sino a 170 µg/l e in pieno inverno (dicembre) sino a 220 µg/l. La contaminazione microbica generale del bacino in esame risulta, nonostante la scarsità di dati a disposizione, tendenzialmente contenuta, anche se dai dati derivanti soprattutto dai controlli operati nell’ambito della periodica classificazione delle aree balneabili (DPR 470/82), il Lago di Varano risulta interessato da fenomeni di contaminazione di origine fecale dovuta principalmente 148 agli apporti di reflui non sufficientemente depurati provenienti da: C.le Antonino, C.le S. Francesco, Idovora Muschiaturo presenti proprio lungo il versante orientale del bacino. Invaso di Occhito L’analisi complessiva dei dati analitici relativa al periodo 1995-2002, pur evidenziando una certa discontinuità dei dati soprattutto per il periodo 1995-1997 ed in particolare ad alcuni oligoelementi, ai fluoruri e solfati e ad alcuni parametri microbiologici, mostra in generale una qualità delle acque dell’invaso del tutto accettabile ed in massima parte rientrante nei limiti di accettabilità sanciti dalla Tab. 1.A, – D. Lgs. 152/99. Gli andamenti su base media annuale di alcuni dei principali parametri chimico-fisici e microbiologici hanno evidenziato una sostanziale costanza dei valori nel corso dell’anno, ad esclusione di alcuni normalmente sensibili alle influenze stagionali quali la temperatura e la conducibilità elettrica. Una certa variazione stagionale è stata anche osservata per il tenore relativo ai nutrienti ed in particolare ai nitrati. I livelli relativi ai vari metalli pesanti ricercati, ai fenoli, ai fluoruri, ai solfati, agli IPA ed agli indicatori microbiologici di contaminazione fecale sono risultati tutti trascurabili o decisamente inferiori ai limiti imposti dalle normative vigenti. Acque idonee alla vita dei pesci Per quanto attiene la classificazione e lo stato di qualità delle acque idonee alla vita dei pesci, le attività di monitoraggio, svolte dalle ASL/PMP di competenza si riferiscono al periodo 2000-2003. In riferimento ai parametri previsti per la classificazione delle acque idonee alla vita dei pesci, i corpi idrici monitorati ricadenti nella provincia di Foggia evidenziano in generale un’accettabile completezza dei dati analizzati con alcune discontinuità riferite principalmente ai parametri: materiali sospesi, fenoli, idrocarburi e ammoniaca indissociata (NH3). Per quanto riguarda la qualità delle acque dei vari corpi idrici esaminati, si osservano i seguenti aspetti: Buona parte dei parametri monitorati e presenti nella Tab. 1/B del D. Lgs. 152/99 ai fini della classificazione di idoneità per la vita dei pesci (Ciprinidi), evidenzia risultati analitici abbastanza contenuti rispetto ai limiti indicati nella suddetta tabella di riferimento. Fanno eccezione, per quasi tutti i corpi idrici considerati, i parametri BOD5, P totale e Tensioattivi anionici per i quali sono stati rilevati con una certa continuità, a seconda dei casi, valori ben al di sopra dei limiti imperativi imposti dalla normativa (BOD5 ≤ 9 mg/l; P tot ≤ 0,14 mg/l; Tens. an. ≤ 0,2 mg/l). I casi di maggior rilievo, comunque, sono rappresentati dalla IV Vasca Daunia Risi e dai torrenti Candelaro e Carapelle per quanto 149 concerne il BOD5 (valori medi annui tra 11÷17 mg/l; valori massimi assoluti tra 55÷98 mg/l); dalla IV e V Vasca Daunia Risi e sempre dagli stessi torrenti per quanto concerne i tenori di fosforo totale (media annuale = 1,39÷2,27 mg/l; max ass. = 5,9÷14 mg/l); dalla V Vasca Daunia Risi e dai torrenti Candelaro, Carapelle e Saccione per quanto riguarda le concentrazioni dei tensioattivi anionici (med. an. = 0,6÷1,9 mg/l; max ass. = 1,2÷32 mg/l). Occasionali valori elevati relativi ai composti ammoniacali (NH3; NH+4) sono stati rilevati per tutti i corpi idrici monitorati, escluso il lago di Lesina ed il torrente Saccione. Sporadici picchi al di sopra dei limiti indicati dalla Tab. 1/B D. Lgs. 152/99 sono stati rilevati per il mercurio (Hg) nel F. Fortore (33 µg/l), nel lago di Lesina (2 µg/l), nel T. Saccione (40 µg/l) e nel T. Salsola; mentre per il nichel (Ni) è stato registrato un unico picco di 100 mg/l nelle acque della IV Vasca Daunia Risi. SINTESI DELLO STATO QUALITATIVO DEI CORPI IDRICI SUPERFICIALI Si sintetizzano di seguito le principali criticità per le diverse tipologie di corpi idrici superficiali. Torrente Saccione Questo torrente, messo a confine tra due regioni (Puglia e Molise), evidenzia anch’esso una situazione di grave contaminazione microbiologica perdurante per tutto il corso dell’anno, a causa di continui apporti fognari non opportunamente depurati. Viceversa, la presenza di un elevato carico trofico azotato soprattutto nei periodi primaverili ed inizio-estivi, evidenzia che è l’intensa pratica agricola che, con il drenaggio delle acque meteoriche, determina tale fenomeno. Si evidenzia, infine, che le portate di questo torrente sono molto fluttuanti nel corso dell’anno, con riduzione significativa nei mesi tardo-estivi la qualcosa, ovviamente, non fa altro che aumentare la significatività del degrado microbiologico in tale periodo. Fiume Fortore L’analisi dei dati analitici evidenzia alcune situazioni ambientali che necessitano di essere approfondite attraverso un monitoraggio sistematico. Fra queste si sottolineano: a) anomalo incremento dei valori di BOD5 e di quelli microbiologici nel periodo tardo estivo ed autunnale; 150 b) alte concentrazioni di nitrati durante gran parte dell’anno. Con ogni probabilità, ad una riduzione significativa delle portate tardo-estive si accompagna un incremento di scarichi sia domestici (forse abusivi) che di acque di vegetazione nel periodo autunno-invernale. Fiume Ofanto La situazione generale del fiume Ofanto mostra un andamento quasi costante nel corso dell’anno con evidenti segni di stress ambientale. In particolare, la presenza di anomali picchi nei valori di BOD e di contaminazione microbiologica rappresenta l’effetto di sversamenti abusivi puntuali. i cui effetti vanno ad innestarsi su una situazione comunque compromessa. La presenza di un’intensa agricoltura, ormai industrializzata nell’uso di concimi chimici ed anticrittogamici, genera una qualità delle acque fluviali quanto mai scadente, così come evidenziabile dall’andamento dei sali azotati e del fosforo, per cui si ritiene necessario procedere ad un monitoraggio più completo e coordinato, esteso all’intero corso d’acqua finalizzato ad individuare sia i tratti fluviali nei quali si evidenziano impatti più significativi, sia i periodi in cui ciò avviene. È appena il caso di sottolineare, infatti, che il fiume Ofanto rappresenta, oltre che un area da salvaguardare per i suoi peculiari aspetti vegetazionali e faunistici, che la fanno annoverare tra i proposti Siti d’Importanza Comunitaria (pSIC), una delle più importanti risorse idriche della Puglia (e non solo), per cui merita un’attenta analisi onde evitare il progressivo deterioramento delle sue qualità chimiche e biologiche. Torrente Candelaro L’analisi dei dati analitici relativi al torrente Candelaro evidenzia la situazione di criticità ambientale in cui esso si trova. In effetti, le alte concentrazioni di azoto rilevabili per quasi tutto l’anno evidenziano il presumibile apporto di azoto proveniente dall’intensa agricoltura che si sviluppa all’interno del bacino e che risulta essere la causa principale del fenomeno. Ad esso però si accompagna anche uno stato di degrado dovuto all’elevato carico microbiologico che rende le acque del torrente di fatto inquinate e meritevoli di interventi finalizzati alla sua protezione e riqualificazione. 151 Torrente Carapelle Il torrente Carapelle soffre della stessa situazione in cui viene a trovarsi il Candelaro, vale a dire un eccesso di carico trofico, di tipo azotato e quindi di chiara origine agricola, e di puntuali e periodici fenomeni di degrado microbiologico. Le cause di questi problemi sono riconducibili prevalentemente all’attività agricola intensiva che spesso fa abuso di concimi azotati al di sopra delle necessità agronomiche e in subordine agli scarichi fognari. La riduzione delle portate che in genere si avverte nei mesi tardo-estivi si accompagna di conseguenza ad un incremento significativo delle concentrazioni microbiologiche, mentre il drenaggio legato alle piogge primaverili è di fatto la causa principale della presenza di alte concentrazioni di nitrati nel torrente nel periodo compreso tra marzo e maggio. Anche in questo caso si impone un monitoraggio sistematico che possa permettere il controllo dello stato qualitativo associato al regime idrologico, in vista di un miglioramento qualitativo delle acque del torrente. Torrente Cervaro I dati relativi al torrente Cervaro, se confrontati con quelli degli altri torrenti presenti nell’area del foggiano, evidenziano senza dubbio una situazione di maggiore tranquillità, con valori quasi sempre accettabili. Fanno eccezione, unicamente, episodi di contaminazione fecale con punte così elevate da far supporre scarichi abusivi di autocisterne spesso impiegate nello svuotamento di pozzi neri. Questa pratica, capillarmente diffusa, necessita di drastici interventi sia da parte delle Amministrazioni Pubbliche, che rilasciano i vari permessi autorizzativi, che ad opera dell’Autorità giudiziaria, al fine di ridurne la diffusione sul territorio regionale. Acque di transizione Laguna di Lesina La laguna di Lesina soffre di un evidente stato di eutrofizzazione che viene particolarmente esaltato durante i mesi estivi e tardo estivi. Numerose sono le concause che generano questo fenomeno. Innanzitutto i bassi fondali che caratterizzano la quasi totalità del bacino e che quindi favoriscono lo sviluppo spesso abnorme di una fitta vegetazione algale sul fondale, con situazioni di grave ipossia al momento della morte di tali organismi, alla fine del loro ciclo biologico. 152 Inoltre, la scarsa profondità determina altresì un forte surriscaldamento della colonna d’acqua durante l’estate (con conseguente ipossia) ed un forte raffreddamento delle stesse in pieno inverno, spesso causa di danni alla fauna ittica ivi presente. La presenza, sia pure non ancora completa, di un canale artificiale profondo circa 5 m all’interno del bacino, ha permesso di risolvere parzialmente alcuni di questi problemi. In secondo luogo, la presenza lungo le sponde della laguna dello sbocco di piccoli corsi d’acqua, contribuisce all’apporto nella laguna di sali nutrienti, come pure la presenza di allevamenti ittici determina un arricchimento delle acque della laguna in sali nutrienti ed organici. Si rende pertanto necessario limitare i fattori di rischio onde evitare che il sistema passi ad uno stato di completa distrofia da cui potrebbe risollevarsi solo con costi ambientali (morie diffuse di risorse della pesca) ed economici elevati. Lago di Varano Grazie ad una migliore situazione geomorfologia, il lago di Varano risente in misura minore della condizioni critiche riscontrate invece nella vicina laguna di Lesina. In particolare, il bacino risulta essere più profondo e dotato, soprattutto, di un migliore ricambio idrico collegato alla forzante mareale. Sebbene siano evidenti, soprattutto durante la stagione tardo-estiva, problemi di carico organico e trofico elevato, si ritiene che un opportuno trattamento delle acque reflue che giungono al lago, con abbattimento forzato dell’azoto e del fosforo in eccesso, oltre che della carica microbica a volte presente, nonché con un’ottimale gestione delle foci ed in assenza di ulteriori carichi sul bacino, sarà possibile recuperare la qualità ambientale del lago di Varano. Acque marino-costiere Isole Tremiti Le acque dell’arcipelago delle Tremiti, come è noto, fanno parte della Riserva Marina istituita ai sensi della legge sulla Difesa del Mare. Come tale, pertanto, dovrà essere sempre garantita la qualità delle acque e dei sedimenti marini ivi presenti anche mediante l’adozione di idonee misure di prevenzione. L’analisi dei dati, derivati dai vari monitoraggi ambientali, di fatto evidenzia una situazione di completa tranquillità per i vari parametri analizzati, fatta eccezione per alcuni mesi (es. tardo estivi). 153 In tali periodi, infatti, aumenta la concentrazione dei sali azotati e dell’ortofosfato probabilmente a causa dell’arrivo in mare dei reflui civili ormai mineralizzati, scaricati nell’isola soprattutto durante tale periodo. Qualora dovesse essere realizzata una condotta sottomarina collegata al depuratore di Punta Secca dell’isola di S. Domino, ciò dovrebbe permettere l’allontanamento della zona costiera di tale eccesso di carico trofico, con ulteriore miglioramento della qualità ambientale del sistema marinocostiero. Manfredonia Le acque del golfo di Manfredonia risentono in generale di un livello di media eutrofizzazione, presente soprattutto nei mesi estivi e tardo-estivi. Tale livello di eutrofizzazione è legato prevalentemente all’apporto dei numerosi torrenti e fiumi che si versano lungo le sue coste, a fattori concomitanti quali la bassa profondità, la natura dei sedimenti (in genere sedimenti molli che funzionano da trappola per i carichi trofici ed organici), nonché il regime delle correnti che proprio in questa zona determina un vortice in senso orario. Il tutto si riflette, ovviamente, in un’alta produttività biologica dell’area con benefici diretti sulle attività di pesca tanto pelagica (sarde e alici soprattutto) che demersale (molluschi, crostacei e pesci). La qualità delle acque va comunque attentamente monitorata soprattutto nei riguardi di situazioni a forte impatto e rischio ambientale (es. scarichi industriali) che potrebbero di fatto inficiare l’alta redditività di pesca di questa zona. A tale proposito, risultano significativi alcuni valori dei sedimenti marini che evidenziano situazioni preoccupanti di degrado e che necessitano di interventi ad hoc. Si evidenzia, infine, che Manfredonia è stata inserita nella lista dei siti a rischio d’inquinamento e come tale, pertanto, è prevista la sua bonifica e messa in sicurezza da un punto di vista ambientale. Invaso di Occhito Sebbene si ritenga opportuno intensificare il monitoraggio delle acque dell’invaso, onde verificare la loro qualità soprattutto a livello dell’interfaccia con i sedimenti, la situazione attuale non evidenzia alcuna situazione di degrado. 154 ACQUE DOLCI SUPERFICIALI IDONEE ALLA VITA DEI PESCI Con riferimento all’area del foggiano buona parte dei parametri monitorati e presenti nella Tab. 1/B del D. Lgs. 152/99 ai fini della classificazione di idoneità per la vita dei pesci (Ciprinidi), evidenzia risultati analitici abbastanza contenuti rispetto ai limiti indicati nella suddetta tabella di riferimento. Fanno eccezione, per quasi tutti i corpi idrici considerati, i parametri BOD5, P totale e Tensioattivi anionici per i quali sono stati rilevati con una certa continuità, a seconda dei casi, valori ben al di sopra dei limiti imperativi imposti dalla normativa, in particolare nel Candelaro, nel Carapelle e nelle vasche Daunia Risi. Con riferimento ai composti ammoniacali si rilevano occasionalmente valori elevati, con esclusione del Lago di Lesina e del T.te Saccione. Sempre occasionali risulta talora la presenza di metalli. ACQUE IDONEE ALLA BALNEAZIONE Lo stato qualitativo delle acque in argomento ha mostrato negli ultimi anni un costante miglioramento tanto che risultano in numero limitato le aree dichiarate “non balenabili”. I limitati punti non balenabili sono comunque relativi a situazioni localizzate e coincidenti con le foci dei fiumi o torrenti, ovvero con i recapiti finali di depuratori. Si ritiene che gli interventi di adeguamento dei sistemi di depurazione a servizio degli agglomerati già programmati dovrebbero consentire il recupero alla balneabilità di gran parte di tali siti. SINTESI DELLO STATO QUALI-QUANTITATIVO DEI CORPI IDRICI SOTTERRANEI L’acquifero del Gargano, nel complesso non evidenzia che poche aree nelle quali si possono ipotizzare fenomeni di sovrasfruttamento in atto, ciò sia per la notevole profondità della falda sotto il piano campagna, sia per la bassa domanda d’acqua; i processi di contaminazione salina possono ritenersi limitati alle zone bordanti i laghi di Lesina e di Varano, nell’area della Testa del Gargano e nella zona di Manfredonia, aree queste dove la prossimità della falda al piano campagna ha favorito lo sfruttamento della risorsa. Nella zona di Manfredonia, in particolare, l’intrusione marina entroterra è favorita dalla presenza di rocce altamente tettonizzate ad elevato grado di permeabilità. Per Acquifero superficiale del Tavoliere i maggiori problemi derivano dal sovrasfruttamento a cui è sottoposto, pertanto si rende necessario limitare lo stato di stress, anche se tale intervento richiederebbe necessariamente il ricorso a risorse sostitutive per non penalizzare l’economia locale basata sulla produzione agricola. 155 ACQUE DOLCI SUPERFICIALI DESTINATE ALLA PRODUZIONE DI ACQUA POTABILE Le acque dolci superficiali per essere utilizzate o destinate alla produzione di acqua potabile, sono classificate dalle regioni nelle categorie A1, A2 e A3 secondo le caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche di cui alla tabella 1/A dell'allegato 2 del D.Lgs. 152/99. A seconda della categoria di appartenenza, le acque dolci superficiali sono sottoposte ai seguenti trattamenti: a) categoria A1: trattamento fisico semplice e disinfezione; b) categoria A2: trattamento fisico e chimico normale e disinfezione; c) categoria A3: trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione. Il fabbisogno potabile è soddisfatto con apporti extraregionali in particolare da sorgenti site in Campania (Caposele e Cassano Irpino) e da invasi in Basilicata (Pertusillo e Sinni) ed in Molise (Occhito, tra Molise e Puglia, diviso dal confine tra le due Regioni) e con emungimenti da falda. Il bacino artificiale, destinato tra gli altri, anche all’utilizzo potabile è l’invaso di Occhito sul fiume Fortore al confine con la Regione Molise. Le acque di tale bacino, in base alle caratteristiche qualitative sono classificate A2, per cui necessitano di trattamento di potabilizzazione fisico-chimico “normale” e disinfezione. L’invaso di Occhito, costituisce fonte di approvvigionamento potabile per gran parte della Capitanata e del Gargano, integrando le risorse provenienti dallo schema Sele-Calore. La diga di sbarramento del corso del Fortore è stata realizzata ai piedi della collina a San Giovanni m. 640 s.l.m.. L’opera è realizzata in terrapieno argilloso, il cui rilevato a prisma è lungo circa 200 metri con una altezza centrale di metri 15 circa. La superficie dell’invaso di Occhito è pari 4 milioni di mq, con una profondità massima di 70 metri, la capacità di invaso è di circa 330 Mmc. L’acqua raccolta nell’invaso di Occhito è addotta attraverso una galleria lunga 15,94 km, con sbocco in contrada Finocchito, in agro di Casal vecchio di Puglia, prima in ampio e breve canale a cielo aperto e da questo in una vasca quadrangolare di 30.000 mc, dalla quale viene avviene la derivazione tra gli schemi irrigui del Nord e Sud-Tavoliere e l’acquedotto potabile del Fortore. L’impianto di potabilizzazione di Finocchito è in grado di trattare 2.4 mc/sec. Al potabilizzatore è annesso un serbatoio di accumulo delle acque grezze, della capacità di m3 60.000 circa. Dall’impianto di potabilizzazione suddetto, si diparte l’acquedotto potabile con due condotte fino al nodo di Foggia con una capacità di trasporto complessiva di circa 4200 l/s. Lungo tale tratto viene derivata dall’acquedotto un ulteriore condotta per l’alimentazione di San Severo per proseguire fino al serbatoio Besanese dal quale viene alimentata l’area Garganica Nord. Dal nodo di Foggia l’acquedotto prosegue verso Manfredonia per alimentare l’intera area Garganica Sud. 156 L’analisi complessiva dei dati analitici relativa al periodo 1995-2002 mostra in generale una qualità delle acque dell’invaso del tutto accettabile ed in massima parte rientrante nei limiti di accettabilità sanciti dalla Tab. 1.A, – D. Lgs. 152/99. Gli andamenti su base media annuale di alcuni dei principali parametri chimico-fisici e microbiologici hanno evidenziato una sostanziale costanza dei valori nel corso dell’anno, ad esclusione di alcuni normalmente sensibili alle influenze stagionali quali la temperatura e la conducibilità elettrica. Una certa variazione stagionale è stata anche osservata per il tenore relativo ai nutrienti ed in particolare ai nitrati con una concentrazione media annua attestata sui 9,3±3,6 mg/l ed un valore massimo assoluto risultato pari a 18 mg/l. I livelli relativi ai vari metalli pesanti ricercati, ai fenoli, ai fluoruri, ai solfati, agli IPA ed agli indicatori microbiologici di contaminazione fecale sono risultati tutti trascurabili o decisamente inferiori ai limiti imposti dalle normative vigenti. IMPIANTI DI DEPURAZIONE Si riportano di seguito gli impianti di depurazione a servizio degli agglomerati urbani del territorio di Area Vasta, il codice impianto, il tipo ed il nome del recettore. (Tab. 16) IMPIANTI DI DEPURAZIONE A SERVIZIO DEGLI AGGLOMERATI URBANI IN AREA VASTA NOME IMPIANTO ABITATI SERVITI TIPO RECETTORE NOME RECAPITO Apricena Apricena corso d’acqua Torrente Vallone Cagnano Varano Cagnano Varano corso d’acqua e lago C.le S. Francesco e Lago Varano Carapelle Carapelle corso d’acqua Torrente Carapelle Carpino Carpino corso d’acqua e lago C.le Antonino e Lago Varano Cerignola Cerignola corso d’acqua Torrente Acquamela Chieuti Chieuti corso d’acqua C.le Valle del Fico Foggia Foggia corso d’acqua C.le Faranello Ischitella Ischitella Isole Tremiti Isole Tremiti suolo Lesina Lesina e Poggio Imperiale corso d’acqua e lago Marina di Lesina Marina di Lesina sottosuolo corso d’acqua 157 C.le San Pietro C.le Felice e Lago di Lesina (Tab. 16) IMPIANTI DI DEPURAZIONE A SERVIZIO DEGLI AGGLOMERATI URBANI IN AREA VASTA NOME IMPIANTO ABITATI SERVITI TIPO RECETTORE Mattinata Mattinata suolo Monte Sant’Angelo Monte Sant’Angelo corso d’acqua Valle San Enrico Monte Sant’Angelo Monte Sant’Angelo corso d’acqua Vallone Stamporlando Ordona Ordona corso d’acqua Torrente Carapelle Ortanova Ortanova corso d’acqua C.le Zampine Peschici Peschici mare Mare Adriatico Rignano Garganico Rignano Garganico corso d’acqua Torrente Candelaro Rodi Garganico Rodi Garganico mare Mare Adriatico San Giovanni Rotondo San Giovanni Rotondo corso d’acqua V.ne Dell’Asinara San Marco in Lamis San Marco in Lamis corso d’acqua V.ne di Stignano San Paolo Civitate San Paolo Civitate corso d’acqua Torrente Radicosa San Severo San Severo, Torremaggiore corso d’acqua C.le Principato Sannicandro Sannicandro Garganico corso d’acqua e lago Valle di Trippa e Lago di Garganico Sannicandro NOME RECAPITO Lesina Torremileto corso d’acqua C.le Basso Serracapriola Serracapriola corso d’acqua C.le Don Ciccillo Stornara Stornara corso d’acqua Marana Pidocchio Stornarella Stornarella corso d’acqua Marana Pidocchio Vico Garganico Vico Garganico corso d’acqua C.le Asciatizza Vieste Vieste mare Mare Adriatico Zapponeta Zapponeta mare Mare Adriatico Torremileto Fonte: elaborazione dati Arpa Puglia e AQP S.p.A. (aggiornamento 2007). 158 Mappatura degli impianti di depurazione urbani esistenti in Puglia localizzati per conformità di recapito finale dello scarico. LEGENDA: AMC = Acque marine costiere, CIS =Corpo idrico superficiale, CIS-AS=Corpo idrico superficiale in Area Sensibile, CIS-NS= Corpo idrico sup. non significativo, S = Suolo, T = Trincea, SS = Sottosuolo. Fonte: Elaborazione di dati Arpa Puglia e AQP S.p.A. su impianti di depurazione urbani esistenti sul territori pugliese (aggiornamento 2007). 159 4.2.3.4 PROBLEMATICHE DELLA RETE IDRICA L’acqua captata dalle fonti segue percorsi ben precisi nelle grandi reti di adduzione e successivamente di distribuzione attraverso gli schemi acquedottistici esistenti all’interno dei centri urbani; ma non tutta arriva ai rubinetti per essere utilizzata. Alle perdite, che possono verificarsi lungo il percorso dell’acqua nell’acquedotto, bisogna aggiungere quelle cosiddette “apparenti” di tipo fisico, corrispondenti ai volumi d’acqua non contabilizzati, anche se risultanti come erogati all’utenza. Le aliquote delle perdite apparenti sono riconducibili soprattutto ai prelievi abusivi ed al cattivo funzionamento dei contatori delle utenze o alla errata rilevazione delle misure. Queste possono essere valutate insieme a quelle relative alle reti di distribuzione interna ai centri abitati attraverso i volumi d’acqua che risultano fatturati. Gli ultimi aggiornamenti dei valori delle perdite in volume (mc.) e in percentuale segnalati dal Gestore del Sistema Idrico Integrato hanno evidenziato lievi diminuzioni delle perdite nel 2006 in raffronto ai dati degli anni precedenti in migliaia di mc. Il contenimento delle perdite è stato uno degli obiettivi prioritari della società AQP spa nel proprio Piano Operativo Triennale 2003-2005 di gestione del Servizio Idrico Integrato (SII). Avviato nel corso dell’anno 2005, tale programma d’azione di contenimento delle perdite comincia a dare risultati sull’ammontare totale delle perdite. 160 (Tab. 17) Perdite totali e volumi erogati nelle reti idriche dell’Acquedotto Pugliese – (Periodo 1999-2006) OLUMI V all’incile Perdite adduttori 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 mc % mc % mc % mc % mc % mc % mc % mc % 632.060 100 646.065 100 617.608 100 589.602 100 623.164 100 604.152 100 543.389 100 543.236 100 86.396 13,67 94.401 14,61 91.983 14,89 84.721 14,37 59.620 9,57 62.073 10,27 61.276 11,28 61.658 11,35 545.664 86,33 551.664 85,39 525.625 85,11 504.881 85,63 563.544 90,43 517.545 85,66 474.309 88,72 472.393 88,65 24.534 4,1 Volumi immessi in rete Ceduto alla Basilicata Perdite nelle reti 265.783 42,05 263.261 40,75 236.847 38,35 214.323 36,35 271.350 43,54 37,92 229.488 48,38 222.770 47,16 279.881 44,28 288.403 44,64 288.778 46,76 290.558 49,28 292.194 46,89 47,75 252.625 46,49 244.308 47,64 352.179 55,72 357.662 55,36 328.830 53,24 299.044 50,72 330.970 53,11 48,19 290.764 53,51 284.429 52,36 interne Volumi erogati Totale perdite Fonte: RSA ARPA Puglia 2006 161 Dai dati forniti dall’Acquedotto Pugliese, si rileva però un aumento delle perdite nella distribuzione interna ai centri abitati che passa da un 11,28% del 2005 al 11,35% del 2006, mentre è agli adduttori principali che si registrano sensibili diminuzioni di perdite nelle reti, come evidenziato nelle percentuali stimate nel grafico seguente. L’entità delle perdite dipende, comunque, da una serie di altri fattori circostanziali quali: la pressione con cui circola l’acqua nella rete, i movimenti del suolo, il deterioramento delle condotte, ecc. Molti di quest’ultimi aspetti dipendono a loro volta dalle caratteristiche del sito in cui è localizzata la rete, dalle modalità di costruzione, dal materiale delle condotte stesse; aspetti, dunque, di non facile previsione o controllo. (Graf. 1) Perdite percentuali totali nelle reti dell’Acquedotto Pugliese Fonte: RSA ARPA Puglia 2006 162 4.2.4 SUOLO, SOTTOSUOLO E RISCHI NATURALI 4.2.4.1 RISCHIO GEOLOGICO La struttura tettonica più interessante della Puglia è la fossa bradanica, allineata in direzione NOSE che, partendo dalla zona del fiume Fortore (a nord di Foggia), si estende fino al Golfo di Taranto, delimitata ad occidente dal fronte della Catena Appenninica e ad oriente dal blocco rigido del Gargano-Murgia. Caratteristica dell’area in esame è una duplice circolazione sotterranea: una falda superficiale ed una particolarmente profonda, costituita da acque ad elevato contenuto salino per fenomeni di contaminazione marina. Il livello del franco acquifero superficiale presenta notevoli variazioni in base alle zone: ciò è determinato tanto dalla natura geologica del substrato tanto dagli incontrollati emungimenti (in prevalenza per uso irriguo) distribuiti in tutto il territorio. Gli spessori degli strati sopra l’acquifero si attestano mediamente tra i 10-20 metri. Le quote isopieziche degradano da ovest verso est passando dai 100 m s.l.m. ai 25 m s.l.m. riscontrati al confine orientale del territorio comunale di Foggia. Inoltre, i terreni del Medio e Basso Tavoliere si presentano a bassa e media permeabilità, contrariamente a livelli di permeabilità “scarsa e bassa” caratteristici della parte nord del territorio comunale. Il Promontorio del Gargano, a causa delle vicissitudini tettonico-strutturali e quindi di sedimentazione che lo hanno caratterizzato, risulta costituire un corpo isolato dal resto della Provincia e della Regione. A causa infatti di intensi sollevamenti prodottisi nel Miocene medio che condussero all'emersione della quasi totalità delle rocce attualmente affioranti e al contemporaneo instaurarsi di una rete di faglie distensive che favorivano lo sprofondamento delle regioni marginali del promontorio, il Gargano venne a costituire un'isola separata dall'Appennino e dalle Murge da un'ampio braccio di mare in corrispondenza della Fossa Bradanica. Il Gargano, come precedentemente esposto, fa parte dell'unità carbonatica apulo-Garganica mesozoica. Risulta pertanto formato prevalentemente, eccettuate le manifestazioni filoniane della Punta delle Pietre Nere, da un basamento calcareo-dolomitico, di età essenzialmente giurassico-cretacica e da una copertura di sedimenti terziari e quaternari in facies detritico-organogena. Il Tavoliere – ovvero la vasta pianura delimitata a Sud-Est dalla parte terminale del fiume Ofanto, ad Ovest da un arco collinare che da Ascoli Satriano, passando per Troia, Lucera e S. Severo, si spinge fino ad Apricena, a N-E dal torrente Candelaro che separa la pianura dal promontorio del Gargano – è un elemento geologico di grande rilevanza. 163 Esso può ritenersi la naturale continuazione verso settentrione della cosiddetta "Fossa Bradanica", fino a congiungersi, in corrispondenza del fiume Fortore, con la "Fossa padano-appenninica". L'intera area in argomento è ricoperta da depositi quaternari, in prevalenza di facies alluvionale. Tra questi depositi prevale, al centro del Tavoliere, un banco di argilla marnosa, di probabile origine lagunare, ricoperta a luoghi da lenti di conglomerati e da straterelli di calcare evaporitico (crosta). Sotto l'argilla si rinviene in generale un deposito clastico sabbioso-ghiaioso cui fa da basamento impermeabile il complesso delle argille azzurre pliocenico-calabriane che costituiscono il ciclo sedimentario più recente delle argille subappennine. Queste, trasgressive sulle argille azzurre infra medio-plioceniche (ciclo più antico) o sui terreni in facies di flysch a cui si addossano nella parte alta occidentale, costituiscono i principali affioramenti argillosi della regione Puglia. I depositi argillosi di entrambi i cicli sono indicativi di una facies neritica e mostrano d'essersi originati in un bacino lentamente subsidente. Sono costituiti da argille marnose più o meno siltososabbiose e da marne argillose di color grigioazzurro o giallastro, con giacitura generalmente suborizzontale. La potenza di questi depositi varia sensibilmente da punto a punto con spessori massimi dell'ordine di più centinaia di metri. Il ciclo argilloso plio-pleistocenico a luoghi poggia, in continuità di sedimentazione, su depositi calcarenitici trasgressivi sul basamento mesozoico. Il Gargano Quest’area è rappresentata da un tozzo ed imponente massiccio, che, emergendo bruscamente dal mare, con poche balze tocca i 1056 m (M.te Calvo). Geologicamente questo promontorio è la parte più settentrionale e più sollevata dell’avampaese. Separato dal resto dell'originaria piattaforma apula da potenti faglie, tuttora attive, è formato da termini evaporitici non affioranti, attribuiti al Carnico, da dolomie e calcari giurassico-cretacei di piattaforma variamente associati a calcari di scogliera. Le coperture terrigene d'età successiva sono di tipo organogeno-calcarenitico con caratteri tipicamente locali. Il Massiccio presenta da O verso E tre differenti tipi di terreni calcarei. Il margine occidentale fra Sannicandro Garganico e Coppa Guardiola è costituito da calcari oolitici e calcari bioclastici che si ritiene rappresentino un prodotto di retroscogliera: si ricordano la Formazione di Sannicandro, i Calcari di Rignano Garganico, la Formazione di M.te La Serra, i Calcari di M.te Quadrone, i Calcari di S. Giovanni Rotondo, i Calcari di M.te Spigno ed infine i Calcari oolitici di Coppa Guardiola. L’età di questi terreni è compresa tra il Malm ed il Cretaceo inferiore. In trasgressione su queste formazioni se ne rinvengono altre di età fino al Cretaceo superiore: Calcari di M.te Acuto, Calcari organogeni di M.te Sant’Angelo, Calcari di Casa Lauriola. Le 164 formazioni mesozoiche contraddistinte da una facies di scogliera affiorano invece nella parte mediana del Massiccio, più precisamente esse sono ubicabili secondo una linea diretta da NO a SE tra il lago di Varano, la Foresta Umbra e la costa a S di Mattinatella. Fanno parte di questo secondo gruppo di terreni i Calcari organogeni di M.te Sacro, i Calcari di M.te Pizzuto, la Formazione di Carpino. L’età più probabile è, anche in questo caso, compresa fra il Giura superiore ed il Cretaceo inferiore. La parte terminale del promontorio è formata da calcari clastici di tipo organogeno, da dolomie calcaree e da calcareniti. La facies sembra essere quella di termini di passaggio verso terreni tipicamente di avanscogliera; essi in effetti risultano eteropici con i calcari di scogliera innanzi citati. La Formazione di Rodi Garganico, la Formazione di Cagnano Varano, i Calcari dolomitici di M. Jacotenente, i Calcari di Mattinata hanno in comune la presenza di liste e noduli di selce. La loro età va dal Giura superiore al Cretaceo superiore. Per quel che concerne gli spessori si può dire che in affioramento se ne possono apprezzare fino a circa un migliaio di metri e non meno di un centinaio per ciascun corpo. Dati di perforazione consentono tuttavia di affermare che la potenza complessiva (perlomeno di alcune formazioni) è non inferiore a 4.000-5.000 m. Ai terreni giurassico-cretacei sono sovrapposte in trasgressione, soprattutto nelle aree marginali, formazioni di età paleogenica variamente estese: calcari a coralli e calcareniti a macroforaminiferi Calcari a nummuliti di Peschici, il cui spessore raggiunge i 400 metri. Il Neogene è rappresentato lungo i versanti settentrionali del Monte da sedimenti trasgressivi di età tortoniana. Va fatto notare che in alcune cave nei dintorni di Apricena sono stati ritrovati in livelli di terre rosse, poste alla base dei depositi miocenici, abbondanti resti di vertebrati (piccoli mammiferi, uccelli e rettili) riferiti al Vallesiano-Turoliano. Infine, muovendo a S verso il Tavoliere si incontra la parte basale della successione bradanica trasgressiva sui terreni calcarei: la Calcarenite di Gravina passante in alto alle Argille subappennine. Le faglie del sistema NE-SO, che interessano la parte settentrionale del Gargano, sono di tipo diretto e mostrano estensione e modesti rigetti. Rientra in questo gruppo, pur rappresentando un’eccezione, la trascorrente sinistra che passa nei pressi di Sannicandro Garganico e di Apricena con cospicuo rigetto verticale (Guerricchio, 1986). Le faglie a direzione O-E appaiono più importanti di quelle della categoria precedente. Esse coinvolgono soprattutto il Gargano centro-meridionale. La più nota è la faglia che attraversa la Valle Carbonara, conosciuta anche come “faglia di Mattinata”, essendo il trait d’union tra San Marco in Lamis e la stessa Mattinata. Si tratta di una struttura prevalentemente trascorrente, con spostamenti sia verticali che orizzontali rispettivamente dell’ordine di qualche centinaio di metri e di qualche chilometro. Parimenti importante è la faglia che corre tra Rignano Garganico e 165 Manfredonia, separando con una scarpata di qualche centinaio di metri il top del Gargano con la subpianeggiante superficie pedegarganica. Per quanto riguarda le faglie con direzione NO-SE, si può dire che pur essendo le più diffuse, sono quelle con rigetti minori, eccezion fatta per la faglia del Candelaro, che delimita il bordo sudoccidentale e sulla quale si è impiantato il fiume. Il Tavoliere I terreni che caratterizzano questa vasta pianura sono costituiti in gran prevalenza da sedimenti clastici di età plio-quaternaria appartenenti al ciclo della Fossa bradanica, di cui il Tavoliere rappresenta la principale ramificazione verso N-E. Questi terreni sono trasgressivi sui calcari della piattaforma carbonatica apula, sui flysch arenaceocalcarei e sulle argille policrome dell’Appennino. In particolare, i depositi dell’Avanfossa bradanica sono rappresentati, a partire dal basso, da biocalcareniti basali riferite nell’area ofantina al Pliocene medio-superiore e, sul bordo bradanico, al Pleistocene inferiore; da argille subappennine, marnose localmente sabbiose del Pleistocene inferiore; da sabbie calcaree, giallastre, in strati a luoghi cementati e a laminazione da piano parallela ad incrociata d’età infrapleistocenica; da conglomerati di chiusura, poligenici, alternati ad orizzonti sabbiosi fluvio-marini e continentali, riferibili in letteratura al Siciliano. La chiusura del ciclo bradanico, legata a fasi di sollevamento appenninico, ha fatto emergere dal mare la futura piana cominciando da occidente. A partire dal Pleistocene medio, periodi di stasi nel sollevamento, in combinazione con effetti glacioeustatici, hanno portato all’incisione-abrasione dei depositi bradanici e alla formazione di una serie di terrazzi marini sabbioso-conglomeratici, digradanti verso mare e raccordati ad altrettanti terrazzi fluviali della stessa natura. MORFOLOGIA E LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI Massiccio del Gargano Sul Promontorio coabitano ben cinque sub-distretti geomorfologici contraddistinti da differenze a luoghi assai marcate. Si possono distinguere: 1) il grande altopiano carsico centrale, ricco di forme epigee di notevoli dimensioni e di campi disseminati da piccole conche carsiche; 2) la regione dei terrazzi meridionali, d’origine tettonica, raccordati da scarpate assai ripide in gran parte obliterate da materiale detritico prodotto da fenomeni di degradazione dei versanti; 166 3) la regione dei terrazzi nord-occidentali; si tratta di ripiani bordati da scarpate meno ripide di quelle presenti sul versante meridionale; le forme sono parzialmente rimodellate da numerosi piccoli corsi d’acqua che scendono verso il mare ed i laghi; 4) il versante orientale fortemente rimodellato dai torrenti. Benché il substrato sia calcareo come in quasi tutto il Promontorio, quest’area, essendo molto più integra, non è dotata di una permeabilità in grande per fessurazione come le altre zone garganiche. I torrenti formano un ampio reticolo divergente, che si anima in occasione di piogge particolarmente intense; 5) un lembo del Tavoliere ascrivibile al dominio garganico, essendo separato dal Tavoliere vero e proprio da una profonda linea di faglia. L’influenza della tettonica sulla morfologia appare evidente su tutto il promontorio garganico. Esso corrisponde ad un horst allungato in direzione E-O, i cui principali allineamenti di faglie sono raggruppabili in tre distinti sistemi orientati E-O, NO-SE e NE-SO. Quasi tutte le dislocazioni sono caratterizzate da piani subverticali. Il Massiccio è tutto un susseguirsi di rilievi e di depressioni corrispondenti rispettivamente a blocchi sollevati alternati ad altri ribassati. Esempi di depressioni tettoniche sono il Pantano di S.Egidio, che può essere considerato un polje, e più ad E la Valle Carbonara allungata all’incirca da O ad E con versanti abbastanza ripidi e un fondo piatto ricolmo di terra rossa. Sono molto diffusi, del resto, su questa parte sommitale, i fenomeni carsici rappresentati in prevalenza da doline di varia forma e dimensione. La superficie sommitale, debolmente inclinata verso NordOvest, si estende fra i 900 ed i 500 metri s.l.m.; da questa superficie si elevano alcuni rilievi isolati, che possono raggiungere i 1.000 metri, come ad esempio il M. Calvo. Detta superficie sembra essersi prodotta nel corso di un lungo periodo di erosione subaerea, a partire dal Cretaceo superiore (Boenzi & Caldara, 1999), sotto condizioni climatiche di tipo subtropicale (Boenzi e Caldara, 1991; Caldara e Palmentola, 1991; Boenzi, Caldara & Pennetta, 1998). In effetti, che l’area garganica abbia potuto attraversare durante il Miocene superiore una fase climatica con le suddette caratteristiche, viene suggerito dalla presenza, in depositi continentali, rappresentati da terre rosse, di faune a vertebrati tipiche di climi subtropicali (Freudenthal, 1976). Le forme carsiche più comuni sono le doline. Queste sono particolarmente diffuse, per cause litologiche, soprattutto nelle aree centrale ed occidentale del Gargano, ed, in particolare, interessano la superficie sommitale ed i ripiani più elevati, concentrandosi al di sopra dei 600 metri. Si tratta di cavità, in genere di piccole dimensioni, a contorno subcircolare e a forma di scodella con fondo riempito da terre rosse. Frequenze di ben 105 doline/km2 sono raggiunte nella zona di Montenero. Le doline di grandi dimensioni sono rare. L’unica, che merita di essere menzionata, è la dolina “Pozzatina”, posta a Sud di Sannicandro Garganico. La forma, che ha un diametro di 600 metri ed una profondità di 100, si sarebbe originata soprattutto a causa di fenomeni di dissoluzione superficiale (Bissanti, 167 1966) con successivo crollo dei bordi ed ampliamento a spese di preesistenti e limitrofe cavità ipogee. Osservando, inoltre, i versanti meridionale ed occidentale del rilievo, si riconosce la presenza di ripiani (almeno due) delimitati verso valle da scarpate di chiara origine tettonica; quello più alto è ubicato sui 500-600 m s.l.m., quello più basso sui 100-150 metri. Le scarpate sono a luoghi incise da brevi e profondi solchi denominati genericamente “valloni”. Va aggiunto che il ripiano più elevato, largo fino a 7 km e lungo circa 40 km, si estende dal M.te della Donna alla Coppa D’Apolito ed è interessato da alcune ampie depressioni, tipo polje, occupate fino al secolo scorso da bacini lacustri oggi estinti. Grazie alle loro caratteristiche litologiche, i tratti di N-O del Gargano presentano forme più dolci con rilievi dalla sommità subarrotondata digradanti verso il mare. Per i fini perseguiti dal presente lavoro, la costa del promontorio appare interessante nel paraggio da Peschici a Mattinata, dove si presenta alta, tipo falesia, saltuariamente intervallata da piccole insenature nelle quali non di rado si manifestano fenomeni di crollo. L’idrografia è poco sviluppata, ad eccezione delle aree nord-orientali dove appare fitta e ramificata. Nel complesso, il reticolo idrografico che solca il rilievo, forse in relazione alle condizioni litologiche, ha un andamento a raggiera. Ciascun corso d’acqua, tuttavia, osservato nei particolari, presenta caratteri morfologici diversi da zona a zona. Infatti, il versante meridionale del Gargano, in particolare quello compreso tra Rignano e Monte Sant’Angelo, è inciso da corsi d’acqua brevi e profondi (ad es. Valle dell’Inferno), mentre i versanti settentrionale e nord-occidentale sono solcati da corsi d’acqua più lunghi e ramificati, alcuni dei quali con caratteri differenti da tratto a tratto. In particolare, la valle superiore può essere ampia e svasata e ciò in relazione al fatto che la testata del corso d’acqua, raggiungendo la superficie sommitale, ha, in alcuni casi, “catturato” una depressione carsica presente sulla superficie stessa. Il tratto intermedio può presentarsi profondamente incassato ed, infine, il tratto inferiore, che scorre sulla stretta piana costiera retrostante al lago di Lesina, può apparire appena inciso e interessato da opere di bonifica. Infine, va notato che il corso d’acqua, che scorre nella valle di San Giovanni e sfocia nel lago di Varano, è profondamente incassato, con pareti alte anche 150 metri. Inoltre, il suo tratto alto è rimontato fin quasi a raggiungere la conca dell’ex lago di S. Egidio (Caldara & Palmentola, 1991). Una interessante situazione geomorfologica, osservabile sui tratti più elevati dei fianchi delle valli di alcuni corsi d’acqua orientali, è rappresentata dalla presenza di tipiche falde detritiche stratificate, le quali, per i caratteri sedimentari e la forma degli elementi che le compongono, fanno pensare che si tratti di accumuli prodottisi in ambienti freddi riferibili verosimilmente all’ultimo glaciale (Boenzi, 1984). D’altro canto estesi e spessi depositi detritici sabbiosociottolosi, denotanti un clima freddo e secco, compaiono diffusamente alla base del versante meridionale del rilievo costituendo specie di vasti glacis di accumulo. 168 A luoghi, i sedimenti detritici, che hanno colmato le parti alte delle incisioni, in corrispondenza degli sbocchi su ripiani più bassi, passano a depositi alluvionali costituendo vaste conoidi singole o coalescenti. In particolare nelle zone di sfocio a mare (ad es. Mattinatella, baia delle Zagare) le estese conoidi alluvionali, prodottesi durante l’ultimo basso livello del mare wúrmiano, sono attualmente troncate da una ripida falesia. Le coste garganiche sono prevalentemente di sommersione e presentano stadi di evoluzione diversi. Le coste meridionali alte ed articolate sono contraddistinte da speroni, archi (l’arco di San Felice), faraglioni (ad es. Pizzomunno), e rare e strette pocket beach ciottolose. Le coste settentrionali, più mature, sono caratterizzate da lunghi tratti rettilinei sabbiosi, che hanno sbarrato laghi costieri (laghi di Lesina e di Varano), intervallati da falesie alte ed arretrate. Appariscenti e degne di nota sono le numerose grotte che si aprono lungo la costa. Si tratta di cavità dovute sia all’azione del carsismo, come dimostrano le numerose sorgenti marine presenti nelle stesse, che a processi meteomarini. In alcuni casi, infatti, si sono prodotti, pur se di ridotte dimensioni, veri e propri blow-hole (sfiatatoi). Molte grotte garganiche sono state utilizzate dall’uomo fin dalla preistoria. Come esempio, basti ricordare la grotta Paglicci, con le sue famose successioni paleolitiche, la grotta Scaloria, con il culto neolitico delle acque e la grotta di Manaccore (Baumgartel, 1953), con gli importanti arredi funebri ed armi dell’età del Bronzo. Il Promontorio del Gargano presenta, da Ovest verso Est, tre differenti tipi di terreni calcarei. Il margine occidentale, fra Sannicandro Garganico e Coppa Guardiola, è costituito da calcari oolitici e calcari bioclastici, riferibili ad un ambiente di retroscogliera: si ricordano la Formazione di Sannicandro, i Calcari di Rignano Garganico, la Formazione di M.te La Serra, i Calcari di M.te Quadrone, i Calcari di S. Giovanni Rotondo, i Calcari di M.te Spigno ed, infine, i Calcari oolitici di Coppa Guardiola. L'età di questi terreni è compresa tra il Malm ed il Cretaceo inferiore. In trasgressione su queste formazioni se ne rinvengono altre di età fino al Cretaceo superiore: i Calcari di M.te Acuto, i Calcari organogeni di M.te Sant'Angelo ed i Calcari di Casa Lauriola. Nella parte mediana del Massiccio affiorano le formazioni contraddistinte da una facies di scogliera, collocate secondo una linea diretta da Nord-Ovest a Sud-Est tra il lago di Varano, la Foresta Umbra e la costa a Sud di Mattinatella. Appartengono a questo secondo gruppo di terreni i Calcari organogeni di M.te Sacro, i Calcari di M.te Pizzuto, la Formazione di Carpino. L'età più probabile è compresa fra il Giurassico superiore ed il Cretaceo inferiore. La parte terminale del promontorio è formata da calcari clastici di tipo organogeno, da dolomie calcaree e da calcareniti. La facies sembra essere quella di termini di passaggio verso terreni tipicamente di avanscogliera; essi in effetti risultano eteropici con i calcari di scogliera dianzi citati. La Formazione di Rodi Garganico, la Formazione di Cagnano Varano, i Calcari dolomitici di M. Jacotenente ed i Calcari di Mattinata hanno in comune la presenza di liste e noduli di selce. La loro 169 età è compresa tra il Giurassico superiore ed il Cretaceo superiore. Per quel che concerne gli spessori, in affioramento si possono apprezzare fino a circa un migliaio di metri e non meno di un centinaio per ciascun corpo. Dati di perforazione consentono tuttavia di affermare che la potenza complessiva (per alcune formazioni) è non inferiore a 4.000-5.000 m. Ai terreni giurassico-cretacei sono sovrapposte in trasgressione, in particolare nelle aree marginali, formazioni di età paleogenica variamente estese: calcari a coralli e calcareniti a macroforaminiferi (Calcari a nummuliti di Peschici), il cui spessore raggiunge i 400 metri. Il Neogene è rappresentato lungo i versanti settentrionale del Promontorio del Gargano da sedimenti trasgressivi di età tortoniana. In alcune cave nei dintorni di Apricena, entro livelli di terre rosse poste alla base dei depositi miocenici, sono stati ritrovati abbondanti resti di vertebrati (piccoli mammiferi, uccelli e rettili) riferiti al Vallesiano-Turoniano. Infine, procedendo in direzione Sud verso il Tavoliere si incontra la parte basale della successione bradanica trasgressiva sui terreni calcarei: la Calcarenite di Gravina passante in alto alle Argille subappennine. Tavoliere Dopo la Piana del Po è la più estesa pianura d'Italia con i suoi 4000 km2. Si è originata con le fasi regressive quaternarie create dalla compensazione isostatica del sistema Catena-AvanfossaAvampaese (Ricchetti et alii, 1992), cui si sono sovrapposte le oscillazioni glacioeustatiche del livello marino. Il risultato di questi fenomeni è rappresentato morfologicamente da una serie di terrazzi digradanti verso il Golfo di Manfredonia per i tratti della piana centro-meridionale e verso la Foce del Fortore per la parte settentrionale. Nel Tavoliere non sono state individuate forme di dissesto per frana. L'unico fenomeno considerevole è rappresentato dalla subsidenza di vaste aree intorno ai centri di Foggia, Cerignola ed Ortanova (dove l'abbassamento del suolo è probabilmente legato agli eccessivi prelievi d'acqua dal sottosuolo) e di Lucera, Ascoli Satriano ed altri minori (dove il processo è innescato dal prelievo di gas e di idrocarburi). La costituzione litologica del Tavoliere può essere così riassunta: una formazione argillosa, con orizzonti e livelli lentiformi di argille - sabbiose, affiora per spessori rapidamente decrescenti, fino a scomparire, a mano a mano che ci si allontana dal margine appenninico; la sua potenza complessiva, determinata con l'analisi di stratigrafie di perforazioni, risulta molto variabile da luogo a luogo e compresa tra circa 200 e oltre 1.000 m; la formazione argillosa di base è coperta da sedimenti ghiaioso - sabbiosi, in lenti molto stirate e appiattite; nelle zone prossime all'Appennino, dove sono esposti completamente, 170 questi sedimenti hanno spessore complessivo variabile da pochi metri a qualche decina di metri. Si tratta di ghiaie ad elementi di varie dimensioni, con prevalenza statistica di quelli con diametro fra i 10 e i 30 cm, essenzialmente di natura calcarea e di provenienza appenninica, a luoghi alternate con orizzonti di calcarenite, altrove con subordinati letti di sabbie fini più o meno calcaree. Allontanandosi dall'Appennino, l'unità copre e nasconde progressivamente i corpi geologici sottostanti; nella stessa direzione presenta al tetto e a varie altezze frequenti e spessi orizzonti di crostoni di carbonato di calcio (caliche) di origine chimica che nell'immediato entroterra del Golfo di Manfredonia possono superare lo spessore di 15 metri. L'unità si appoggia sulla formazione argillosa descritta in precedenza, lungo una superficie debolmente inclinata verso mare, la cui regolarità è più volte interrotta da poco elevati gradini, probabilmente prodotti da fasi di stazionamento del livello del mare durante il Quaternario. Suolo Nell’ultimo decennio in provincia di Foggia non si è verificata alcuna sostanziale modifica delle destinazioni d’uso del suolo. L’uso agricolo rappresenta la destinazione preponderante. La superficie agricola utilizzata è pari a 66.400,59 ettari e, più nel dettaglio, circa il 66% di questa è destinata a seminativi, il 4% a prati permanenti e pascoli ed il 30% a coltivazioni permanenti. Come si evidenzia nella tabella sotto riportata, la quasi totalità dei terreni in provincia di Foggia è rappresentata da Superficie Agricola Utilizzata (SAU) . (Tab. 18) Destinazione d’uso dei terreni in provincia di Foggia (ettari) Utilizzazione dei terreni Prov. di Foggia Regione Puglia 43.769,28 652.693,74 19.961,25 506.862,98 2.670,06 90.088,20 66.400,59 1.249.644,92 4,00 692,78 Seminativi Coltivazioni legnose Superficie agricola agrarie utilizzata Prati permanenti e pascoli TOTALE Arboricoltura da legno Superficie agricola Boschi 7.590,90 78.058,29 non utilizzata Attività ricreative 15,95 450,70 Altra superficie 2.396,76 50.429,41 TOTALE 10.007,61 129.631,18 76.408,20 1.379.276,10 TOTALE Fonte: 5° Censimento Generale dell'Agricoltura - ISTAT, 2000 171 Relativamente alla superficie agricola destinata ad agricoltura biologica, nella tabella sottostante si rappresenta l’andamento della superficie agricola biologica negli anni 2002-2006. Ad una diminuzione sia degli operatori certificati sia, conseguentemente, degli ettari di superficie biologica osservabile fino al 2004, corrisponde un repentino incremento nel 2005 (di cui non si dispone dei dati relativi agli ettari di superficie destinata a biologico) ed una stabilizzazione del dato nel 2006. Ciò è correlabile alla riapertura dei bandi per il finanziamento delle operazioni di conversione da tradizionale a biologico, sulla scia delle Misure agroambientali previste dal Regolamento CE 1257/99 e finanziate attraverso il PSR 2000-2006. Si presume, pertanto, che questo dato sia destinato a mantenersi costante, almeno fino a quando non si aprirà una nuova tranche di finanziamenti con le Misure del PSR 2007-2013 secondo le condizioni previste dal nuovo Regolamento CE 1698/05. (Tab. 19) SAU biologica in provincia di Foggia Anno 2002 2003 2004 2005 2006 Aree Territoriali Operatori SAU biologica n. % ha % Prov. FG 1.191 20,7 25.817 23,7 Reg. Puglia 5.757 100,0 109.068 100,0 Prov. FG 1.067 23,3 26.576 28,3 Reg. Puglia 4.576 100,0 94.062 100,0 Prov. FG 987 27,2 24.674 28,5 Reg. Puglia 3.631 100,0 86.610 100,0 Prov. FG 1.410 23,1 n.d. - Reg. Puglia 6.105 100,0 Prov. FG 1.326 24,3 22.199 15,2 Reg. Puglia 5.457 100,0 145.699 100,0 n.d.: dato non reso disponibile Fonte: Rapporto sullo Stato dell’Ambiente ARPA Puglia – ed. 2006 Nella tabella sotto riportata le coltivazioni biologiche riferite all’anno 2006 sono distinte per tipologia. In termini di coltivazioni, la preponderanza del biologico interessa gli oliveti (44% circa) ed i seminativi (33%). 172 (Tab. 20) SAU biologica in Puglia per tipologia di coltivazione (Anno 2006) - ettari Colture Prov. Foggia Regione Puglia Oliveti 8.623 64.659 Seminativi 9.786 48.644 Fruttiferi 813 11.174 Foraggere 2.000 9.613 Vigneti 957 8.799 Leguminose 307 1.860 Orticole 1.129 1.850 Colt. Industriali 574 742 Altro 9 354 TOTALE 24.198 147.695 Fonte: Rapporto sullo Stato dell’Ambiente ARPA Puglia – ed. 2006 Per quanto attiene le attività estrattive, nella tabella seguente si riporta il numero delle cave attive in provincia di Foggia nel periodo compreso tra il 1998 e il 2007 durante il quale si osserva una rilevante contrazione delle unità estrattive a partire dal 2004. (Tab. 21) Cave attive in Puglia e in provincia di Foggia 1998 2002 2004 2005 2007 Prov. Foggia 161 161 123 123 122 Reg. Puglia 698 673 779 659 617 (*): Dati aggiornati al 31.08.2007 Fonte: Rapporto sullo Stato dell’Ambiente ARPA Puglia – ed. 2006 Per quanto riguarda la tipologia di materiale estratto, si evidenza che nelle cave presenti in provincia di Foggia si estraggono principalmente calcare da taglio, calcare per inerti ed inerti alluvionali; in minori quantità vengono estratti calcareniti, argilla e gesso (Tab. 22) Numero di cave per tipologia di materiale estratto (31.08.2007) Tipologie Prov. Foggia Regione Puglia Calcare da taglio 62 234 173 (Tab. 22) Numero di cave per tipologia di materiale estratto (31.08.2007) Tipologie Prov. Foggia Regione Puglia Calcare per inerti 24 196 Calcareniti 4 92 Argilla 8 20 Inerti alluvionali 23 32 Gesso 1 2 TOTALE 122 576 Mappa del rischio idraulico e per frana della provincia di Foggia Fonte: Piano di Bacino Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (perimetrazioni aggiornate al 31.08.2007) 174 4.2.5 4.2.5.1 CLIMA ED ENERGIA IL CLIMA La Puglia è caratterizzata da un clima tipicamente mediterraneo, con inverno mite e poco piovoso e stagione estiva calda e secca; appartiene dunque alle aree con climi marittimi temperati (o climi sub-tropicali ad estate secca). L'Appennino offre alla regione un certo riparo dai venti occidentali, mentre essa rimane esposta alle correnti atmosferiche provenienti dall'Adriatico e da Sud. Questo le conferisce una minore piovosità rispetto alle regioni del versante tirrenico ed è anche causa di frequenti passaggi bruschi tra tempi meteorologici diversi. I mesi estivi sono caratterizzati da siccità dovuta alle masse d'aria calda e secca tropicale che dominano sul bacino del Mediterraneo. I mesi invernali e autunnali presentano frequente nuvolosità e piogge relativamente abbondanti, recate in genere da venti sciroccali, avvicendate con periodi sereni e piuttosto freddi provocati da venti settentrionali e di NordEst. In primavera s'intercalano anche correnti da SudOvest, di provenienza africana, apportando caldi precoci ed aria soffocante. I giorni piovosi sono scarsi: il loro numero è compreso tra 60 e 80. La neve è fugace eccetto che per l'alto Gargano e per il Subappennino dauno. Annualmente la regione riceve in media poco più di 600 mm di pioggia; la maggiore piovosità si osserva sul Gargano con 1.100-1.200 mm totali annui, interessato da piogge di tipo orografico a cui si aggiungono quelle d'origine frontale legate alla ciclogenesi del Mediterraneo orientale. La minore piovosità si osserva sul Tavoliere. Nel Subappennino dauno si avvicina a 900 mm annui e la maggior parte delle aree pianeggianti ha meno di 700 mm annui. Le precipitazioni si concentrano per oltre il 60% nei mesi autunnoinvernali. Il ciclo annuo mostra un solo massimo di piovosità ben distinto in novembre o in dicembre, mentre il minimo quasi sempre ricade in luglio. La stagione estiva è caratterizzata da una generale aridità su tutto il territorio: infatti, ad eccezione del Gargano e del Subappennino dove si hanno precipitazioni di poco superiori a 50 mm, i valori sono inferiori a 30 mm; in alcuni anni i mesi estivi sono stati del tutto privi di pioggia. Succede, tuttavia, che non siano infrequenti i brevi ed intensi rovesci estivi con punte 30-50 mm in pochi minuti. Nella Figura seguente è riportata la mappa delle isoiete relative all’intero territorio provinciale. 175 La maggior parte della regione ha una temperatura media annua compresa tra 15° C e 17° C. Il mese più freddo è gennaio. I valori più bassi si registrano sul Gargano e sul Subappennino dauno con 3° C, mentre quelli più alti nelle zone costiere della penisola salentina. I mesi più caldi sono luglio e agosto con temperature medie di 27° C -28° C. Foggia, con medie estive intorno ai 29° C e con frequenti punte intorno ai 40° C è una delle città più calde d'Italia. I giorni di "gelo", con temperature sotto 0° C, sono 15-16 nel Subappennino, meno nelle altre aree. Nella Figura seguente è rappresentata la mappa delle temperature medie per il territorio provinciale. In assenza di altre cause perturbatrici e a parità di quota, la piovosità diminuisce man mano che le correnti di aria umida si allontanano dal mare, perché la loro umidità tende ad esaurirsi gradualmente. La presenza dei rilievi provoca, invece, l'ascensione delle correnti con conseguente raffreddamento e relative precipitazioni; per questo, sempre che non influiscano altri fattori locali, 176 l'altezza media annua delle precipitazioni aumenta con la quota. Per la concomitanza dei due fattori, distanza dal mare e altitudine, nelle zone a quota più alta poste trasversalmente alla direzione dei venti umidi, la piovosità è maggiore sui versanti colpiti direttamente dalle correnti. Bisogna tener presente, però, che le ondulazioni ravvicinate del terreno possono produrre un effetto d'insieme che si discosta dai concetti generali di distribuzione delle precipitazioni esposti finora. La temperatura media dell’aria al suolo decresce con l’altitudine secondo una legge lineare anche quando ci si riferisca ai valori medi mensili o annui. Contrariamente a quanto avviene per le precipitazioni, caso in cui possono esistere notevoli diversità di comportamento tra versanti diversi di uno stesso rilievo o della medesima valle, le variazioni di temperatura sono molto meno condizionate da fattori locali. 4.2.5.1.1 QUALITA’ DELL’ARIA In provincia di Foggia dove non vi sono né sorgenti naturali di inquinanti atmosferici (quali i vulcani o altre fonti naturali assimilabili), né vere e proprie metropoli, i più importanti fattori di pressione sull’atmosfera derivano dalle attività produttive, diversificate nella tipologia, e dalla concentrazione di popolazione. Tali pressioni, sia pure di diversa natura, costituiscono un impatto di tipo diretto, poiché possono modificare un habitat o una zona paesaggistica, e di tipo indiretto, poiché, generando traffico supplementare, contribuiscono al congestionamento di un’area, all’inquinamento atmosferico e all’incremento dell’emissione di gas serra. Dunque, alle driving forces primarie citate (attività produttive e popolazione) devono essere associate, nell’individuazione dei fattori di pressione, l’intensità e la qualità dei trasporti. La combinazione di questi generatori produce situazioni locali diversificate, che influenzano in modo differenziato la qualità dell’atmosfera attraverso le emissioni di specie chimiche esogene, ognuna delle quali è caratterizzata da particolari proprietà quali: • la tossicità per l’uomo • il tempo di vita • le reazioni di conversione in atmosfera nelle diverse condizioni meteorologiche. In funzione della persistenza, le singole specie possono essere caratterizzate da velocità di accumulo variabili e, sebbene i problemi si accentuino in alcune aree e città dove si registra la concentrazione di molte fonti inquinanti (attività industriali, trasporti e impianti di riscaldamento e condizionamento degli edifici) e laddove sono presenti particolari condizioni climatiche e 177 geografiche che causano una stagnazione, a causa della diffusione, gli effetti si sentono su scala più larga sul territorio regionale rispetto al sito di emissione. Conseguentemente, le emissioni puntuali finiscono per produrre un impatto su aree che non hanno sorgenti locali di inquinanti; gli effetti si hanno sia in termini di qualità dell’aria, che in termini di ricaduta al suolo e, quindi, di qualità delle acque, del suolo e di rischi per la salute dell’uomo, per lo sviluppo corretto di vegetali ed animali, nonché per la conservazione del patrimonio culturale. Questo fa sì che, al di là di quelle che sono state definite “aree ad alto rischio”, a causa dell’elevata concentrazione di industrie, che generano elevate quantità di emissioni in atmosfera, ed accanto alle aree urbane ad elevata concentrazione di traffico (grandi centri urbani), esistano “aree critiche” che, in funzione delle condizioni meteorologiche del momento, sentono gli effetti delle emissioni attraverso la diffusione degli inquinanti. La qualità dell’aria è definita oggettivamente confrontando le concentrazioni misurate o stimate di alcuni inquinanti in atmosfera con valori di concentrazione riferiti ad un particolare intervallo temporale. La normativa di riferimento nazionale definisce a tal proposito alcuni tipi di valori: • valori limite: limiti massimi di accettabilità di concentrazione e di esposizione per la salvaguardia della salute della popolazione; • valori guida: limiti di accettabilità di concentrazione e di esposizione per la protezione a lungo termine della salute e degli ecosistemi; • livelli di attenzione e di allarme, utilizzati nelle aree urbane a riguardo dell’esposizione della popolazione; • obiettivi di qualità, volti alla protezione a lungo termine della salute nelle aree urbane. L’inquinamento atmosferico è il risultato di due tipologie di situazioni: da una parte l’azione antropica determina l’immissione in atmosfera di sostanze prodotte dalle attività umane, industrializzazione ed urbanizzazione, dall’altra cause naturali come incendi, eruzioni vulcaniche e tutti i processi biologici determinano l’emissione di gas nocivi alla salute. Di questi due fattori il secondo può considerarsi costante nel tempo, mentre il primo è in continua crescita, da cui la necessità di controllare e monitorare lo stato di qualità dell’aria, le concentrazioni degli inquinanti e i loro impatti sugli ecosistemi. Si riporta nella tabella seguente l’andamento delle Emissioni complessive dei principali inquinanti in provincia di Foggia dal 1990 al 2000. 178 (Tab. 23) Emissioni complessive dei principali inquinanti in provincia di Foggia (Anni 1990-2000) 1990 1995 2000 (tonnellate) (tonnellate) (tonnellate) 26.322,78 24.428,29 19.324,61 DIOSSIDO DI ZOLFO (SO2) 4.012,52 2.037,18 461,36 MONOSSIDO DI CARBONIO (CO) 97.266,98 96.342,79 70.702,15 OSSIDI DI AZOTO (NOX) 20.245,46 19.213,61 16.538,45 PARTICOLATO (PM10) 2.810,86 2.432,47 2.501,70 COMPOSTI ORGANICI VOLATILI NON METANICI (COVNM) Fonte: PEAR Puglia Si riportano di seguito i dati definiti nell’ambito del Registro Nazionale delle Emissioni relative ai diversi settori. Per gli impianti di tipo residenziale in provincia di Foggia si è avuto un incremento, nel corso dei dieci anni analizzati, delle emissioni di tutti gli agenti inquinanti considerati, ad eccezione del diossido di zolfo che invece si attesta in decremento, passando da 179,63 ton. del 1990 a 43,91 ton. nel 2000 (-76%). (Tab. 24) Emissioni degli impianti di tipo residenziale in provincia di Foggia (Anni 1990-2000) 1990 1995 2000 %1990-2000 (tonnellate) (tonnellate) (tonnellate) MONOSSIDO DI CARBONIO (CO) 1.620,84 2.290,34 2.657,68 64% COMPOSTI ORGANICI VOLATILI 131,29 188,53 216,50 65% OSSIDI DI AZOTO (NOX) 164,99 270,70 228,89 39% PARTICOLATO (PM10) 80,29 102,23 115,74 44% DIOSSIDO DI ZOLFO (SO2) 179,63 79,99 43,91 -76% (COV) Fonte: PEAR Puglia - Andamento delle emissioni complessive di inquinanti da impianti residenziali Per quanto concerne le emissioni relative ad impianti commerciali, i maggiori quantitativi di agenti inquinanti, nel 2000 sono considerati gli ossidi di azoto, che fanno registrare un quantitativo 179 emesso pari a 53,57 ton; nello stesso anno se ne attestano 29,63 di monossido di carbonio, 13,26 di diossido di zolfo, 6 ton di composti organici e 4 ton di particolato. Emerge un evidente decremento molto significativo delle emissioni del diossido di zolfo (-80%): il particolato fa registrare un decremento delle proprie emissioni (-28%); per il monossido di carbonio si registra il picco massimo nel 1995 ed una fase di decrescita significativa nel quinquennio seguente, gli ossidi di azoto fanno registrare un andamento in crescita, i composti organici, infine, risultano in decremento (Tab. 25) Emissioni degli impianti commerciali in provincia di Foggia (Anni 1990-2000) 1990 1995 2000 %1990-2000 (tonnellate) (tonnellate) (tonnellate) MONOSSIDO DI CARBONIO (CO) 59,93 104,63 29,63 -51% COMPOSTI ORGANICI VOLATILI 7,76 15,54 6,02 -22% OSSIDI DI AZOTO (NOX) 50,32 90,34 53,37 6% PARTICOLATO (PM10) 5,57 5,85 4,00 -28% DIOSSIDO DI ZOLFO (SO2) 65,67 61,40 13,26 -80% (COV) Fonte: PEAR Puglia - Andamento delle emissioni complessive di inquinanti da impianti commerciali Le emissioni di gas climalteranti, suddividono le emissioni a seconda che i veicoli siano leggeri o pesanti, intendendo per veicoli leggeri quelli di peso inferiore alle 3,5 tonnellate e per veicoli pesanti quelli di peso maggiore alle 3,5 tonnellate. Analizzando i dati per tipologia di strada (autostrada, strade extraurbane, strade urbane), si possono delineare le seguenti osservazioni: • il decremento percentuale significativo delle emissioni di monossido di carbonio, avviene in maniera consistente nell’ambito di strade urbane ed autostrade per i veicoli leggeri (mentre risulta positivo il valore percentuale di differenza emissioni nell’ambito di strade extraurbane); al contrario, per i veicoli pesanti, il decremento è registrato nell’ambito di strade urbane ed extra-urbane (mentre risultano in incremento le emissioni dello stesso inquinante in ambito autostradale); • il decremento delle emissioni di diossido di zolfo, registrato sia nell’ambito dei veicoli leggeri che dei veicoli pesanti, è registrato in tutte le disaggregazioni di tipologia di strada; 180 • l’incremento degli ossidi di zolfo, invece, risulta particolarmente significativo nell’ambito dei percorsi extra-urbani (veicoli leggeri) e nell’ambito dei percorsi autostradali (veicoli leggeri e pesanti); negli altri casi, pur segnando un valore percentuale basso, risulta in decremento; • l’incremento di particolato si registra soprattutto nell’ambito della mobilità con veicoli leggeri, nelle strade extra-urbane ed in ambito autostradale, mentre per i veicoli pesanti si ha una diminuzione in strade urbane ed extraurbane. Per quanto concerne le emissioni in ambito agricolo, ha certamente rilevanza l’incremento massiccio di monossido di carbonio che passa da circa 5 ton. del 1990 a ben 447 ton. del 2000. Tale incremento è evidentemente avvenuto nel corso degli ultimi cinque anni analizzati dal momento che nel 1995 si registravano solo 8 ton. Anche i composti organici hanno subito un significativo incremento passando da circa 1 ton. del 1990 a circa 23,5 ton. del 2000; anche in tal caso l’incremento è avvenuto nel corso degli ultimi cinque anni analizzati. Infine, anche il particolato ha subito una crescita passando da 2 ton. del 1990 fino a raggiungere quota 20 ton. circa nel 2000, segnando una dinamica connotata da un sensibilissimo incremento nel corso del quinquennio 1995-2000. Decisamente significativa, risulta invece la dinamica evolutiva delle emissioni di diossido di zolfo che si sono significativamente e costantemente decrementate nell’arco dei dieci anni analizzati, infatti se nel 1990 si registravano circa 240 ton, tale valore nel 2000 risulta azzerato. (Tab. 26) Andamento delle emissioni complessive di inquinanti da impianti in agricoltura in provincia di Foggia 1990 1995 2000 (tonnellate) (tonnellate) (tonnellate) MONOSSIDO DI CARBONIO (CO) 4,94 8,19 446,91 COMPOSTI ORGANICI VOLATILI (COV) 1,09 1,17 23,50 OSSIDI DI AZOTO (NOX) 10,70 12,42 15,30 PARTICOLATO (PM10) 2,19 0,83 19,84 DIOSSIDO DI ZOLFO (SO2) 240,25 31,47 0,00 Fonte: PEAR Puglia - Andamento delle emissioni complessive di inquinanti da impianti in agricoltura 181 Nel 2007 ARPA ha gestito complessivamente 38 stazioni di monitoraggio. Tutti i dati di concentrazione registrati in questi punti di monitoraggio sono gestiti, validati ed elaborati secondo il protocollo unico dell’Agenzia. La collocazione delle suddette cabine di monitoraggio è mostrata nella figura seguente: Dalle rilevazioni effettuate dalle stazioni di monitoraggio emerge che le aree di Brindisi e di Taranto pesano sul bilancio regionale delle emissioni inquinanti in atmosfera in maniera assolutamente rilevante, come evidenziato dal I Inventario Regionale delle emissioni (cfr. RSA Regione Puglia 2006). Le maggiori emissioni si traducono in più elevate concentrazioni di inquinanti in atmosfera; a conferma di ciò basti evidenziare che i peggiori dati di qualità dell’aria di PM10 e di NO2 nel 2007 sono stati registrati a Taranto, nella stazione di Via Machiavelli, collocata nel quartiere Tamburi, a ridosso del polo industriale della città. Per il resto, i dati di qualità dell’aria del 2007 confermano quanto già noto: i livelli di concentrazione in atmosfera di SO2, CO e benzene sono ormai ampiamente inferiori ai limiti fissati dalla normativa a tutela della salute umana, mentre PM10, NO2 e ozono costituiscono ancora delle criticità. Il confronto tra gli andamenti mensili del PM10 in diversi siti di monitoraggio (cfr. grafico seguente) fornisce un’ulteriore conferma della peculiarità della realtà tarantina. PM10 – media annuale 182 PM10: valori medi annui, riferiti alla media su 24 ore - anno 2007 60 50 u g /m 3 40 30 20 10 BA BR RETI ARPA FG COMUNE DI BARI LE T a ra nt o- V ia M a c h ia v e lli T a ra n to - P ao lo V I S ta tt e - P o nt e W ind S ta t te - V ia de lle S orge n ti T a ra nt o - V ia A rc him ed e T a ra nt o - c o C a rc ere T als a no - T a ran to A rne s a n o G ua g na n o M a nf re d on ia V . le M ic h ela n ge lo M a nf re do n ia - V ia d e i M a n do rli T orc h ia ro lo S a n P a nc raz io S a le nt in o B rin d is i - S I S R I B rin dis i - C a s a le B rind is i - B o z z a n o B rin dis i - V ia d ei M ille B ari - V .le K en n ed Y B ari - V .le M . L. K in g B ari - V ia A rc h im e d e B a ri - S . N ic ola M o lf et ta - V erdi B a ri - v ia C a lda rola 0 TA LIMITE Questi dati evidenziano due aspetti particolari dell’inquinamento da PM10 nella nostra regione: la già citata forte criticità ambientale del comune di Taranto e, d’altro canto, la tendenziale uniformità delle concentrazioni di polveri sottili sul resto del territorio, con un andamento governato dalle condizioni meteoclimatiche. Nel 2007 il limite annuale per l’NO2 è stato superato in più siti di monitoraggio, prevalentemente nelle aree urbane e industriali. Tuttavia il D.M. 60/02 stabilisce che questo limite debba essere raggiunto entro il 2010, prevedendo un margine di tolleranza (MDT) per gli anni precedenti. Il valore limite incrementato del MDT per il 2007 era pari a 46 µg/m3: questo valore è stato superato solo nei Comuni di Taranto e di Molfetta. Il fenomeno di inquinamento da NO2 in Puglia non appare associato ad eventi acuti: in nessun sito si registra infatti il superamento del limite di 18 superamenti del valore giornaliero di 200 µg/m3 (cfr. grafico seguente). NO2 media annuale 183 NO2: valori medi annui - anno 2007 60 50 u g /m 3 40 30 20 10 B a ri C a ld a r o la B a ri - C IA P I M odugno E N A IP M o lf e t t a V e rd i M o lf e t t a ASM B a ri - S . N ic o la B a ri - V ia A rc h im e d e B a ri - V . le M . L . K in g B a ri - V . le K ennedY B r in d is i - V ia T a ra n to B r in d is i - V ia d e i M ille B rin d is i B ozzano B rin d is i C a s a le B rin d is i S IS R I M esagne T o r c h ia r o lo S . P ie t r o V e r n o t ic o S . P a n c r a z io S a le n t in o M a n f re d o n ia C a p . p o rto M a n f re d o n ia V . dei M a n f re d o n ia V .le M a n f re d o n ia S c u o la M o n te S . A n g e lo LE CCE - S . M . C e rra te S u rb o G uagnano A rn e s a n o G a la t in a T a ra n t o - V ia M a c h ia v e lli T a ra n to A rc h im e d e T a ra n t o - A lto A d ig e T a ra n to - S a n V it o S t a t t e - V ia d e lle S o rg e n t i T a ls a n o T a ra n to T a ra n to - c o C a rc e re T a ra n to P a o lo V I S ta tte P o n t e W in d G r o t t a g lie M a rt in a F ra n c a M a n d u r ia 0 BA BR RETI ARPA FG LE COMUNE DI BARI TA LIMITE LIMITE + MDT Superamenti dei limiti di legge per l’ozono sono stati registrati sull’intero territorio regionale. Quello dell’inquinamento da ozono è un fenomeno stagionale, concentrato nei mesi caratterizzati da maggior irraggiamento solare, e connaturato alle caratteristiche climatologiche della nostra regione. I valori più elevati si registrano nelle aree rurali, mentre le stazioni di monitoraggio collocate in area urbana rilevano concentrazioni inferiori: l’ozono viene infatti degradato da altre sostanze inquinati (come ad es. l’NOx) che sono presenti in maggiori quantità nelle aree urbanizzate o industrializzate (cfr. grafico seguente). O3 media annuale 80 O3: numero dei superamenti del limite giornaliero sulla media mobile delle 8 oredi 120 µg/m3, da non superare più di 25 volte all'anno 70 60 50 40 30 20 10 0 Bari -Caldarola Molfetta ASM Bari - V.le Kennedy BA RETI ARPA Brindisi Manfredonia Via dei Mandorli Lecce - S.M. Cerrate BR FG LE Taranto - Via Machiavelli COMUNE DI BARI 184 Grottaglie Manduria TA limite Martina Franca Come già negli anni passati, anche nel corso del 2007, per il benzene ed il CO, sono stati registrati valori inferiori ai limiti di normativa (v. grafici seguenti). BENZENE: media annuale Benzene: valori medi annui - anno 2007 10 9 8 7 g/m3 6 5 4 3 2 1 RETI ARPA COMUNE DI BARI Manduria LE Martina Franca FG Statte Ponte Wind Lecce - S. M Cerrate BR Taranto Via Machiavelli Manfredonia - Via dei Mandorli BA Brindisi Via Taranto Bari Fanelli Bari - V.le M. L. King Bari - Via Archimede Bari Caldarola 0 TA LIMITE + MDT LIMITE CO: valore massimo della media mobile sulle 8 ore CO: valori massimi della media mobile sulle 8 ore - anno 2007 12 10 m g /m3 8 6 4 BA RETI ARPA BR COMUNE DI BARI FG LE M anduria M artina F ranc a G rot taglie S t at te P onte W ind T aranto - V ia A rc him ede T aranto - V ia M ac hiav elli S urbo Lec c e S . M . Cerrate M anfredonia V . le M ic helangelo M anfredonia V . dei M andorli T orc hiarolo B rindis i S IS RI B rindis i - V ia t aranto B ari - C av our B ari- S av oia B ari - F anelli B ari - V .le M . L. K ing B ari - V ia A rc him ede B ari - S . Nic ola M odugno E NA IP B ari C aldarola 0 B ari G iov anni X X III 2 TA limite Per quanto attiene alle emissioni di CO2, la Puglia è tra le regioni quella in cui il suolo vi è maggiormente sottoposto con un valore pari a circa 27,7 tonnellate l’anno per ettaro secondo i dati APAT mentre, secondo i dati dell’inventario regionale, il valore risulta pari al 36,2 tonnellate per ettaro. Inoltre, la Puglia è la regione in cui il singolo abitante è sottoposto alla maggiore emissione in atmosfera di CO2 con un valore pari a circa 14,3 tonnellate l’anno per abitante, mentre il dato dell’inventario regionale risulta superiore e pari a 17,2 tonnellate/anno per abitante. Ad esclusione delle aree ad alta concentrazione a ridosso di Taranto, Brindisi, dell’area BariModugno-Molfetta e (con valori inferiori) di Barletta, la provincia di Foggia si allinea pressappoco sui valori medi regionali di emissione in atmosfera di CO2, così come evidenziato nella successiva Mappa delle emissioni di CO2 per i comuni pugliesi. 185 Mappa delle emissioni di CO2 per comune della Puglia nell’anno 2005 Regione Puglia – Inventario regionale delle emissioni in atmosfera Si riporta infine nella seguente (Tab. 26) l’inventario delle emissioni totali per ciascuno dei comuni dell’Area Vasta. Dall’esame di questi valori si deduce che sono le città più popolate quelle che risultano maggiormente in sofferenza in quanto assoggettate maggiormente a pressione antropica. (Tab. 26) Inventario delle emissioni totali nei comuni dell’Area Vasta. Comuni NH3 (t) CO (t) COV (t) NOx (t) SOx (t) CO2 (Kt) N2O (t) PTS (t) CH4 (t) Apricena 122,16 1361,12 315,14 840,73 492,04 253,26 43,22 84,44 189,81 Cagnano V. 51,50 610,61 300,99 126,01 92,54 31,12 12,50 43,13 183,46 Carapelle 11,93 376,22 72,37 174,95 14,50 30,74 5,73 15,66 4,08 Carpino 31,90 408,11 257,75 75,23 44,22 14,52 9,21 28,41 115,29 Cerignola 340,00 6565,35 1187,91 3544,81 552,07 607,72 136,60 326,98 212,31 Chieuti 27,77 769,19 126,14 365,05 35,17 56,38 12,11 102,16 30,04 Foggia 478,47 8657,39 2065,22 3834,30 2326,81 957,92 186,60 408,66 2279,02 Ischitella 17,90 235,57 148,66 87,12 126,77 28,94 8,99 10,07 29,92 Isole Tremiti 0,07 1,08 1,30 1,54 4,94 0,89 0,14 0,09 0,15 Lesina 59,19 759,64 155,50 412,24 111,37 77,05 21,25 39,51 51,62 186 (Tab. 26) Inventario delle emissioni totali nei comuni dell’Area Vasta. Comuni NH3 (t) CO (t) COV (t) NOx (t) SOx (t) CO2 (Kt) N2O (t) PTS (t) CH4 (t) Manfredonia 252,58 5304,07 1433,09 1700,58 1223,07 373,84 72,14 111,52 413,21 Mattinata 34,83 262,74 135,66 76,05 35,70 16,89 8,50 12,63 84,28 Monte S. Angelo 101,73 496,32 508,97 2343,78 1362,80 204,17 22,55 25,04 305,48 Ordona 15,90 98,04 28,73 41,36 20,37 9,51 4,10 26,14 7,63 Orsara 59,15 178,67 101,27 58,06 39,16 13,27 11,32 8,85 45,08 Ortanova 59,18 1159,37 255,34 542,88 79,20 100,13 23,56 94,30 33,32 Peschici 8,20 265,08 237,60 42,14 22,85 10,69 3,28 9,79 26,42 Poggio I. 28,31 689,10 95,28 410,33 120,79 73,85 14,45 38,08 20,11 Rignano G. 54,42 164,44 53,09 64,18 18,33 10,76 11,61 9,28 114,42 Rodi G. 19,64 137,13 32,93 30,49 27,01 9,34 4,97 3,42 4,88 S. Giovanni R. 239,52 1089,20 392,26 361,09 283,59 112,98 53,35 41,23 448,73 S. Marco in L. 123,88 591,83 543,39 175,87 102,56 42,76 25,18 30,47 279,86 S. Paolo C. 31,35 262,75 92,05 111,21 45,23 24,29 10,79 18,80 11,88 Sannicandro G. 86,08 677,12 343,66 191,54 161,41 54,35 20,80 21,07 248,05 S. Severo 218,17 3899,06 1117,51 1880,65 889,69 420,45 87,49 167,29 126,15 Serracapriola 71,04 756,72 166,46 353,38 52,36 54,93 22,23 61,82 15,98 Stornara 12,33 198,93 66,41 92,97 54,85 21,49 6,46 9,71 3,30 Stornarella 23,85 204,83 82,02 97,17 72,91 30,87 8,22 10,26 13,87 Torremaggiore 101,67 771,78 269,22 347,02 202,39 88,87 36,15 59,77 47,18 Vico del G. 29,52 437,36 358,49 79,53 50,71 26,39 9,43 11,62 41,45 Vieste 26,68 530,04 379,32 134,18 123,18 46,53 11,94 19,40 1313,65 Zapponeta 15,98 110,07 35,57 44,99 16,14 12,01 5,55 5,41 1,92 Fonte: Piano Regionale di Qualità dell’Aria 187 4.2.5.2 ENERGIA I consumi energetici nel territorio della provincia si Foggia, come si deduce dalla tabella sottostante, si hanno soprattutto nel settore dei trasporti, seguito da quello industriale. (Tab. 27) CONSUMI ENERGETICI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA PER SETTORI PRODUTTIVI RESIDENZIALE (Ktep) TERZIARIO (Ktep) AGRICOLTURA E PESCA (Ktep) INDUSTRIA (Ktep) TRASPORTI (Ktep) 162 70 167 185 372 Fonte: PEAR Puglia - Consumi energetici per settore - anno 2004 Il vettore maggiormente impiegato è il gasolio, seguito dal gas naturale; da evidenziare che in provincia di Foggia non è utilizzato il carbone. (Tab. 28) CONSUMI ENERGETICI PER VETTORE IN PROVINCIA DI FOGGIA ENERGIA ELETTRICA (Ktep) GAS NATURALE (Ktep) OLIO COMBUSTIBILE (Ktep) GASOLIO (Ktep) BENZINA (Ktep) GPL (Ktep) LEGNA (Ktep) 167 251 5 384 119 15 4 Fonte: PEAR Puglia - Consumi energetici per vettore – anno 2004 Analizzando i consumi per settori e per vettore si ha che in provincia di Foggia il vettore più utilizzato nel settore dei trasporti risulta il gasolio seguito dalla benzina. Nel settore industriale viene invece maggiormente utilizzato il gas naturale; in agricoltura e nella pesca il gasolio; nel settore terziario e in quello residenziale il gas naturale. (Tab. 29) CONSUMI ENERGETICI PER VETTORE E PER SETTORE IN PROVINCIA DI FOGGIA ENERGIA ELETTRICA (Ktep) GAS NATURALE (Ktep) OLIO COMBUSTIBILE (Ktep) GASOLIO (Ktep) BENZINA (Ktep) GPL (Ktep) LEGNA (Ktep) RESIDENZIALE 53 88 0 4 0 12 4 TERZIARIO 44 22 0 1 0 3 0 AGRICOLO E PESCA 10 0 0 156 0 0 0 INDUSTRIALE 54 126 5 0 0 0 0 TRASPORTI 5 15 0 223 119 0 0 Fonte: PEAR Puglia - Consumi energetici per vettore – anno 2004 La stima dell’evoluzione prevede un aumento dei consumi di energia di tutti i vettori e nei diversi settori. 188 Per quanto concerne il bilancio energetico, la provincia di Foggia si inserisce in un contesto regionale caratterizzato da una produzione energetica pari a più del doppio del consumo. Ad ogni buon conto – al fine di evitare l’aggravarsi di conseguenze negative sull’ambiente – la strategia energetica ambientale deve puntare allo sviluppo di nuove tecnologie, all’incremento dell’efficienza, allo svecchiamento del parco macchine, al crescente utilizzo delle fonti rinnovabili, all’opportunità di mettere in atto iniziative di compensazione ambientale ed alla capacità del sistema di trasporto dell’energia elettrica prodotta. Le fasi propositive appena elencate potranno realmente concretizzarsi mediante la messa a punto di strumenti adeguati che consentano il coinvolgimento dei soggetti pubblici e privati. Tali strumenti vanno ricercati tra quelli tradizionali di settore, come pure tra quelli recentemente introdotti a livello nazionale ed europeo. Tra i primi si possono citare i regolamenti edilizi, i diversi strumenti di pianificazione urbanistica, i piani di sviluppo rurale, i piani dei trasporti, ecc. L’interazione con questi piani mette in evidenza il carattere trasversale della tematica energetica. Per quanto riguarda i secondi, una notevole importanza è assunta da atti normativi quali i decreti sull’efficienza energetica, il recepimento della direttiva europea sull’efficienza energetica in edilizia, l’istituzione del sistema di emission-trading, ecc. LE FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI EOLICO Si riportano di seguito i dati sulla diffusione dell’eolico nei comuni della provincia di Foggia contenuti nel Rapporto “Comuni Rinnovabili 2008” realizzato da Legambiente. Il Comune che risulta aver maggiormente incrementato la propria potenza eolica è il Comune di Troia che, in un solo anno, passa da 90, 5 MW a 167,9 MW. (Tab. 30) DIFFUSIONE DELL’EOLICO NEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA COMUNE MW Troia 167,9 Sant’Agata di Puglia 97,2 Roseto Valfortore 71,8 Rocchetta Sant’Antonio 49,9 Alberona 36 Poggio Imperiale 30 189 (Tab. 30) DIFFUSIONE DELL’EOLICO NEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA COMUNE MW Faeto 26,4 Panni 19,8 Orsara di Puglia 18 Pietramontecorvino 17 Monteleone di Puglia 16,8 Volturara Appula 16,02 Accadia 15,9 Celle San Vito 14,55 Volturino 13,08 Motta Montecorvino 11,8 Anzano di Puglia 7,2 Castelnuovo della Daunia 2,6 Foggia 0,33 Fonte: Legambiente – Rapporto Comuni Rinnovabili 2008 SOLARE FOTOVOLTAICO (kW di potenza installata nel territorio comunale) La classifica mette in evidenza non la potenza installata nel Comune ma i kW ogni 1000 abitanti, proprio per evidenziare l’obiettivo di contribuire, attraverso gli impianti, a rispondere al fabbisogno elettrico delle comunità. (Tab. 31) DIFFUSIONE DEL FOTOVOLTAICO NEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA COMUNE N. ABIT. kW kW/1000 VIESTE 13430 62,30 4,64 MARGHERITA DI SAVOIA 12585 19,26 1,53 TORREMAGGIORE 17021 23,39 1,37 LUCERA 35162 38,81 1,10 SAN PAOLO DI CIVITATE 6119 6,000 0,98 190 (Tab. 31) DIFFUSIONE DEL FOTOVOLTAICO NEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA COMUNE N. ABIT. kW kW/1000 CASALVECCHIO DI PUGLIA 2167 1,92 0,89 MATTINATA 6333 5,10 0,81 ORTA NOVA 17665 12,91 0,73 STORNARA 4739 3,30 0,70 SANT'AGATA DI PUGLIA 2323 1,2 0,52 ASCOLI SATRIANO 6373 3,06 0,48 CAGNANO VARANO 8617 4,00 0,46 14361 4,95 0,34 TROIA 7495 1,98 0,26 APRICENA 13647 3,30 0,24 SAN SEVERO 55861 8,00 0,14 SAN GIOVANNI ROTONDO 26106 2,04 0,08 CERIGNOLA 57366 3,84 0,07 MANFREDONIA 57704 3,23 0,06 SAN FERDINANDO DI PUGLIA Fonte: Legambiente – Rapporto Comuni Rinnovabili 2008 4.2.5.3 INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO L’ARPA, sulla base della Legge Quadro n° 36/01, dell’art. 3 del D.P.C.M. 8 luglio 2003, della L.R. n° 5/02 e del R.R. n° 7/06 e successivo numero 14/06, effettua un’attività di monitoraggio dei livelli di Campo Elettromagnetico a R.F. Si riportano di seguito i valori dei monitoraggi effettuati per alcuni comuni dell’Area Vasta. In tutti i casi, il Valore Efficace Massimo di Campo Elettrico Misurato è risultato sempre inferiore al Valore di Attenzione pari a 6.0 V/m definito dal D.P.C.M. 8 luglio 2003. 191 Siti monitorati nella Città di Apricena Fonte Dati – Direzione Scientifica – ARPA Puglia Siti monitorati nella Città di Cerignola Fonte Dati – Direzione Scientifica – ARPA Puglia 192 Siti monitorati nella Città di Foggia 193 Fonte Dati – Direzione Scientifica – ARPA Puglia Siti monitorati nella Città di Manfredonia Fonte Dati – Direzione Scientifica – ARPA Puglia 194 Siti monitorati nella Città di San Giovanni Rotondo Fonte Dati – Direzione Scientifica – ARPA Puglia 4.2.5.4 INQUINAMENTO ACUSTICO L’inquinamento acustico rappresenta, date le proprie caratteristiche e la sua diffusione ubiquitaria, una delle problematiche ambientali più diffuse e complesse da trattare. Infatti, varie sono le sorgenti di rumore che contribuiscono considerevolmente all’aumentare delle criticità acustiche negli ambienti di vita. La tematica è regolamentata dalla Legge Quadro n. 447/95 e dai suoi successivi decreti attuativi. Arpa Puglia svolge attività di controllo sia su richiesta delle Istituzioni Locali, che su richiesta della popolazione direttamente interessata. Per definire i livelli di rumorosità a livello regionale e provinciale, sono riportati sia il numero di sorgenti controllate che la percentuale delle sorgenti per le quali è stato riscontrato almeno un superamento. Si può notare che le richieste di controllo interessano maggiormente le attività di servizio e/o commerciali (discoteche, ecc), per le quali si riscontra, nella maggior parte dei casi, il superamento dei limiti. Tale situazione si verifica essenzialmente per l’enorme diffusione di dette sorgenti negli ambienti urbanizzati, con conseguente difficoltà di gestione delle stesse. 195 (Tab. 32) - Numero di sorgenti controllate - Anno 2007 Cantieri, manifest. Attività di temporanee Infrastrutture Infrastrutture Infrastrutture Infrastrutture Attività Province servizio e/o Totale produttive ricreative, stradali ferroviarie aeroportuali portuali commerciali privati, altro Bari 12 38 2 1 0 1 0 Brindisi 17 43 8 6 0 1 0 Foggia 18 23 0 0 0 1 0 Lecce 33 50 107 (a) 0 0 0 0 Taranto 9 45 57 (a) 0 0 1 0 Totale 89 199 174 7 0 4 0 Legenda (a)=pareri = Fonte: Arpa Puglia – Relazione sullo stato dell’ambiente 2007. 54 75 42 190 112 473 (Tab. 33) Percentuale di sorgenti controllate per le quali si è riscontrato almeno un superamento dei limiti – (Anno 2007) Province Attività produttive Attività di servizio e/o commerciali Cantieri, manifest. temporanee ricreative, privati, altro Infrastrutture stradali Infrastrutture ferroviarie Infrastrutture aeroportuali Infrastrutture portuali 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Bari 50 29 0 0 0 Brindisi 47 63 75 67 0 Foggia 44 74 0 0 0 Lecce 39 64 0 0 0 Taranto 0 93 0 0 0 Fonte: Arpa Puglia – Relazione sullo stato dell’ambiente 2007. Ai sensi della Legge Quadro n. 447/95 e della Legge Regionale n. 03/02, i Comuni - in materia di prevenzione e protezione dal rumore ambientale – devono provvedere alla classificazione acustica del proprio territorio. Tale classificazione, strumento normativo essenziale per la gestione del territorio, prevede la suddivisione in 6 zone omogenee dal punto di vista della destinazione d’uso, ad ognuna delle quali è associato un livello massimo di rumorosità. La classificazione acustica del territorio comunale, vincolandone l’uso e le modalità di sviluppo, va realizzata dai Comuni, coordinandola con gli strumenti urbanistici già adottati. Per tale indicatore il trend è crescente, anche se è ancora minimo il numero dei Comuni che hanno attuato la classificazione, così come si evince dalla tabella di seguito riportata: 196 (Tab. 34) - Comuni che hanno approvato la classificazione acustica (nelle 6 classi I - VI)(a), per le diverse province Province Comuni che hanno approvato la classificazione acustica Numero Comuni n. n. % Bari 48 3 6,3 Brindisi 20 1 5,0 Foggia 64 4 6,2 Lecce 97 10 10.3 Taranto 29 0 0,0 TOTALE 258 18 6.9 LEGENDA: (a) Classe I: Aree particolarmente protette, Classe II: Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale, Classe III: Aree di tipo misto, Classe IV: Aree di intensa attività umana, Classe V: Aree prevalentemente industriali, Classe VI: Aree esclusivamente industriali. Fonte: Arpa Puglia – Relazione sullo stato dell’ambiente 2007. 4.2.6 RIFIUTI La produzione di rifiuti è direttamente collegata allo sviluppo demografico ed economico e all’inarrestabile aumento dei consumi. Essa è destinata a crescere sempre di più ed è coerente aspettarsi nei prossimi anni, se non interviene un cambiamento radicale negli schemi attuali di gestione, delle conseguenze sempre più dannose per l’ambiente. I rifiuti sono divisi in due grandi categorie: i rifiuti urbani e i rifiuti speciali. Tali macroclassi si dividono a loro volta in rifiuti pericolosi e non pericolosi. L’elevata diversificazione raggiunta oggi dai processi produttivi ha dato luogo a tipologie di rifiuti molto diversificate, aumentando conseguentemente la complessità e le problematiche di gestione. La gestione dei rifiuti è un processo caratterizzato da molteplici ed intricati aspetti di natura tecnica, economica, amministrativa, legale ed ambientale. Il quadro normativo nazionale e comunitario in materia di rifiuti è estremamente complesso ed in continua evoluzione. L’attuazione di una strategia basata su i principi della gestione integrata permetterebbe di affrontare in modo sostenibile il problema rifiuti. La gestione del problema rifiuti coinvolge sia l’intero ciclo di vita dei beni (dalla produzione, distribuzione, utilizzo e consumo del bene fino al suo successivo smaltimento) che la consapevolezza del consumatore. Il consenso della popolazione ha un ruolo spesso decisivo nel successo delle campagne di raccolta differenziata, così come nella costruzione di una discarica o di un impianto di incenerimento, ecc. L’organizzazione territoriale per la gestione del ciclo dei rifiuti urbani nella provincia di Foggia prevede l’articolazione in n. 4 ambiti territoriali ottimali (bacini di utenza), a seguito della aggregazione dei comuni del bacino FG/2, previsto dalla precedente programmazione regionale, a quelli del bacino FG/3. Infatti, con Decreto n. 296 del 30/09/2002 del C.D. per l’Emergenza 197 Ambientale, si è disposto l’accorpamento dei comuni del bacino FG/2, previsto dalla precedente programmazione regionale, con quelli del bacino FG/3, riducendo, in tal modo, il numero dei bacini ubicati nel territorio provinciale. La titolarità dei servizi per i rifiuti urbani è assegnata, a regime, per ciascun ambito territoriale, all’Autorità per la gestione dei rifiuti urbani. Nello specifico l’ATO FG/1 comprende i comuni di Apricena - Cagnano Varano - Carpino - Chieuti Ischitella - Isole Tremiti - Lesina - Peschici - Poggio Imperiale - Rodi Garganico - San Marco in Lamis - San Nicandro Garganico - San Paolo di Civitate - Serracapriola - Vico del Gargano – Vieste. L’ATO FG/3 i comuni di Alberona - Biccari - Carlantino - Casalnuovo Monterotaro - Casalvecchio di Puglia - Castelluccio dei Sauri - Castelluccio Valmaggiore - Castelnuovo della Daunia - Celenza Valfortore - Celle di San Vito - Faeto - Foggia - Lucera - Manfredonia - Mattinata - Monte Sant'Angelo - Motta Montecorvino - Orsara di Puglia - Pietramontecorvino - Rignano Garganico Roseto Valfortore - San Giovanni Rotondo - San Marco la Catola - San Severo - Torremaggiore Troia - Volturara Appula - Volturino – Zapponeta. L’ATO FG/4 i comuni di Carapelle - Cerignola - Margherita di Savoia - Ordona - Orta Nova - San Ferdinando di Puglia - Stornara - Stornarella – Trinitapoli. L’ATO FG/5 i comuni di Accadia - Anzano di Puglia - Ascoli Satriano - Bovino - Candela - Deliceto Monteleone di Puglia - Panni - Rocchetta Sant'Antonio - Sant'Agata di Puglia. Pertanto i comuni dell’area vasta sono tutti compresi nell’ATO FG/1, FG/3 e FG/4. Si riportano di seguito i dati riguardanti la produzione totale dei rifiuti urbani espressa in tonnellate per la Provincia di Foggia. (Tab. 35) PRODUZIONE DI RIFIUTI IN PROVINCIA DI FOGGIA (ANNI 2002-2007) 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Abitanti 688.902 688.001 686.856 684.273 681.546 682.456 Produzione totale (T) 261.592 261.776 291.257 305.015 321.822 334.884 380 380 424 446 472 491 244.133 233.933 270.155 287.799 100 652 0 0 2.354 1.636 17.360 27.191 21.101,94 17.216 22.551 26.288 6,64 10,39 7,25 5,64 7 7,8 Produzione pro capite (kg/ab*anno) Rifiuti urbani misti (T) Ingombranti a smaltimento (T) Raccolta differenziata (T) % Raccolta differenziata Fonte: APAT 198 Nel 2007 la produzione annuale pro capite di rifiuti urbani in provincia di Foggia (491 kg/ab*anno) è risultata inferiore a quella regionale (pari a 527 kg/ab*anno) e a quella nazionale (pari a 545,9 kg/ab*anno). Dal punto di vista normativo, si ha che l’art. 205 D.Lgs. 152/06 stabilisce che in ogni A.T.O. deve essere assicurata una raccolta differenziata dei RU pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti: a) almeno il 35% entro il 31/12/2006; b) almeno il 45% entro il 31/12/2008; c) almeno il 65% entro il 31/12/2012. Il Piano dei rifiuti della Regione Puglia, in linea con il Testo Unico Ambientale, fissa i seguenti obiettivi per la raccolta differenziata: • 55% entro il 2010; • >70% entro il 2015. Si può notare il valore estremamente basso della percentuale di raccolta differenziata in provincia di Foggia (7,9% nel 2007), ben lontana dal raggiungere i livelli di raccolta stabiliti dalla normativa, e – facendo riferimento ai dati del 2007 – anche inferiore ai valori riscontrati a livello nazionale (27,50%), ai valori del Sud Italia (11,6%) e a quelli regionali (8,9%). Si riporta nella tabella seguente la raccolta differenziata delle diverse frazioni merceologiche. (Tab. 36) RACCOLTA DIFFERENZIATA PER FRAZIONE MERCEOLOGICA IN PROVINCIA DI FOGGIA FRAZIONE MERCEOLOGICA PRODUZIONE (T) % R.D. 26.288,2 7,8 Frazione Umida 140,40 0,50 Verde 702,60 2,7 Carta 14.724,10 56 Vetro 4.457,10 17 Plastica 3409,90 13 Legno 43,1 0,2 Metalli 960,5 3,7 Alluminio 0,00 0,00 Tessili 514,00 2,00 RAEE 457,30 1,70 1,5 0,01 15,7 0,1 Ingomb. a recupero Raccolta Selettiva 199 (Tab. 36) RACCOLTA DIFFERENZIATA PER FRAZIONE MERCEOLOGICA IN PROVINCIA DI FOGGIA FRAZIONE MERCEOLOGICA PRODUZIONE (T) % Altro 862,2 3,3 Fonte: APAT – anno 2007 Nessuna delle amministrazioni comunali dell’Area Vasta ha deciso di effettuare il passaggio al sistema tariffario; da tener presente che – fino al 2006 – in Puglia solo 5 comuni hanno attuato il regime tariffario. Nel territorio dell’Area Vasta al 2005 erano presenti tre discariche per rifiuti urbani e precisamente a Cerignola, Foggia e Vieste rispettivamente con un volume autorizzato pari a 912.000 m3, 280.000 m3 e 202.000 m3; un impianto di compostaggio di rifiuti selezionati situato ad Orta Nova ed un impianto di trattamento meccanico biologico aerobico situato a Cerignola. Per quanto concerne i rifiuti speciali, nel 2004 e nel 2005 la loro produzione in provincia di Foggia si è espressa nelle consistenze appena sotto riportate. (Tab. 37) PRODUZIONE DI RIFIUTI SPECIALI IN PROVINCIA DI FOGGIA Rifiuti speciali non pericolosi Anno Rifiuti speciali esclusi i C&D (T) pericolosi (T) Rifiuti speciali con CER non determinato (T) Rifiuti speciali con attività ISTAT non Produzione determinata totale (T) (T) 2004 286.330 44.234 - 2.618 333.182 2005 284.797 35.743 2 1.073 321.615 Fonte: APAT La situazione al 31/12/06 delle discariche di Rifiuti Speciali presenti nel territorio di Area Vasta è riportata nella tabella seguente. (Tab. 38) DISCARICHE DI RIFIUTI SPECIALI PRESENTI IN AREA VASTA SEDE IMPIANTO DITTA TIPOLOGIA Apricena Masselli Discarica per inerti Apricena Conpietra Discarica per inerti Foggia Nuova San Michele RSNP Fonte: Arpa Puglia – RSA 2006 Nel territorio di Area Vasta risultano in esercizio ed in fase autorizzativa i seguenti impianti: 200 (Tab. 39) IMPIANTI IN FASE AUTORIZZATIVA IN AREA VASTA Capacità trattamento Proprietario/Gestore Ubicazione impianto ECOCAPITANATA s.r.l. Cerignola 250 kg/h in esercizio MESCIA ROCCO Foggia 250 kg/h in esercizio Comune di FOGGIA Foggia 150 kg/h in iter autorizzativo O.G.R. Casa Sollievo della Sofferenza Stato autorizzata San Giovanni Rotondo Fonte: Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali della Regione Puglia – anno 2007 Infine, al 31/12/06 risultavano presenti in provincia di Foggia 19 impianti di recupero rifiuti suddivisi per tipologia di materiale, così come riportato nella tabella seguente. (Tab. 40) IMPIANTI DI RECUPERO RIFIUTI PER TIPOLOGIA DI MATERIALE IN PROVINCIA DI FOGGIA (ANNO 2006) TIPOLOGIA IMPIANTO N. Messa in riserva 5 Recupero materie plastiche 2 Recupero inerti 5 Piattaforma di selezione 3 Recupero metalli 3 Recupero rifiuti 1 TOTALE 19 Fonte: Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali della Regione Puglia – anno 2007 Per quanto riguarda il ciclo integrato dei rifiuti, particolare rilevanza assume la qualità della governance locale, ovvero le modalità del coinvolgimento e dell’interazione tra i diversi Soggetti che partecipano, a vario titolo, alla progettazione ed implementazione delle varie fasi della politica. Al momento, l’interazione fra tali Soggetti risulta assai debole. Per rafforzarla, occorrono investimenti in campagne di informazione e sensibilizzazione da realizzarsi con il coinvolgimento di tutti gli attori interessati. 4.2.6.1 I SITI CONTAMINATI L’elenco ufficiale dei siti potenzialmente contaminati presenti nel territorio regionale è quello riportato nel Piano regionale delle bonifiche delle aree inquinate approvato con Decreto del Commissario Delegato n. 41/01. 201 (Tab. 41) - Siti potenzialmente contaminati in Puglia (dati al 31.12.1999) Provincia Siti Contaminati Totale BARI BRINDISI FOGGIA LECCE TARANTO Presenza 18 10 8 263 n.d. 299 Segnalazioni 52 48 35 71 61 267 Totale 70 58 43 334 61 566 Fonte: Piano di gestione dei rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate (Decreto Commissario Delegato Emergenza Rifiuti in Puglia n. 41 del 6 marzo 2001). Nel 2003 l’ARPA Puglia, sulla base delle ulteriori segnalazioni pervenute presso gli Uffici del Commissario Delegato, della Regione Puglia e della stessa ARPA, nonché dei siti per i quali sono stati finanziati interventi di caratterizzazione/bonifica tramite fondi POP ‘94-‘99 e POR Puglia 20002006, ha provveduto ad aggiornare l’elenco classificando i diversi siti in base alla causa di contaminazione presunta (Tab. 42). (Tab. 42) - Distribuzione provinciale dei siti inquinati in Puglia (dati al 31.12.2003) Tipologia contaminazione Provincia BA BR FG LE TA Totale Discariche 33 38 21 172 4 268 Scarico abus. 34 19 27 77 56 213 Fanghi 8 5 5 25 0 43 Oli combust. 15 12 12 18 10 67 Autodemol.. Amianto 4 3 0 29 0 36 5 4 5 2 1 17 180 160 140 120 100 80 60 40 20 0 BA Fonte: Elaborazioni su dati ARPA Puglia, 2003. 202 BR FG LE TA Cava abband. 2 0 0 3 1 6 TOTALE 101 81 70 326 72 650 Dal primo elenco ufficiale dei siti potenzialmente contaminati presenti nel territorio regionale ad oggi, il Commissario Delegato per l’Emergenza Ambientale in Puglia ha avviato diverse e numerose iniziative sia al fine di avere un quadro conoscitivo completo dell’esistenza e della localizzazione dei siti sul territorio regionale sia allo scopo di fornire strumenti finanziari a supporto degli interventi di caratterizzazione e bonifica degli stessi. In merito allo stato di attuazione degli interventi di bonifica dei siti contaminati va rilevato che negli ultimi anni è stata molto significativa l’attenzione delle amministrazioni comunali nel programmare e realizzare interventi sia di pulizia e rimozione di cumuli di rifiuti abbandonati sia di caratterizzazione e bonifica di aree interessate dalla presenza di discariche. Il territorio regionale pugliese è stato infatti caratterizzato nel passato da un proliferare di discariche d’emergenza autorizzate ex art. 12 del DPR 915/82 e art. 13 del D.Lgs. 22/97, costruite per rispondere allo stato di necessità in cui versava buona parte dei comuni pugliesi, prima che la creazione degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) per la gestione dell’intero ciclo dei rifiuti assicurasse la presenza di impianti per il trattamento e lo smaltimento degli stessi nell’ambito del bacino di utenza rappresentato da ogni singolo ATO. Tali discariche, proprio perché realizzate in regime d’emergenza, erano sprovviste delle misure di sicurezza impiantistiche e costruttive di cui ogni discarica controllata deve essere dotata. Sulla base dell’elenco disponibile presso l’Assessorato regionale all’Ecologia Settore Gestione Rifiuti e Bonifica relativo alla presenza di siti contaminati nel territorio regionale ove sono stati attuati o sono in corso indagini ambientali e interventi di ripristino ambientale, messa in sicurezza d’emergenza e/o bonifica, emerge il quadro seguente (Tab. 43): (Tab. 43) - Siti inquinati presenti nel territorio regionale oggetto di istruttoria Province BA BR FG LE TA Totale Siti Comuni coinvolti n. % n. % 43 12% 14 16% 31 35 9% 10% 10 14 12% 16% 163 91 45% 25% 35 13 41% 15% 363 100% 86 100% Fonte: Regione Puglia, Settore Gestione Rifiuti e Bonifica, gennaio 2008. Attualmente, quindi, nel territorio regionale sono in corso e, in alcuni casi sono ormai concluse, le fasi di istruttoria per le indagini ambientali presso 363 siti inquinati che erano stati censiti 203 nell’ambito dei programmi di monitoraggio precedentemente realizzati (cfr. RSA 2004). Per la maggior parte dei casi si tratta di interventi finanziati a favore dei Comuni attraverso fondi comunitari, statali e regionali. La mappa sotto riportata indica la distribuzione territoriale dei siti oggetto di intervento: Siti inquinati presenti nel territorio regionale oggetto di istruttoria Fonte: Elaborazioni ARPA Puglia su dati Settore regionale Gestione Rifiuti e Bonifica, gennaio 2008. Graficamente si è voluto rappresentare la densità della presenza dei siti per comune, da cui emerge una forte concentrazione di interventi presso i comuni di Laterza (TA) e Presicce (LE), dove la contaminazione è dovuta rispettivamente all’abbandono di rifiuti presso siti carsici (vale segnalare il preoccupante fenomeno di scarico e abbandono di rifiuti lungo le scarpate e sul fondo della gravina) e al degrado di alcune aree periferiche per lo scarico illecito di rifiuti. Le tipologie di contaminazione riscontrate si confermano essere: • abbandono di rifiuti • discariche abusive • spandimento di reflui e fanghi • sversamenti accidentali di oli, idrocarburi e rifiuti pericolosi • presenza di amianto e di materiali da demolizione • presenza di rifiuti da autodemolizione. 204 Le indagini ambientali in atto consistono in: • piano di caratterizzazione • investigazione iniziale ai fini della caratterizzazione dei siti • analisi di rischio sito specifica • bonifica e ripristino ambientale • rimozione di rifiuti • pulizia di siti carsici e di canali di irrigazione • risanamento di siti degradati. Per quanto attiene l’Anagrafe dei siti da bonificare, la Regione Puglia gestisce e aggiorna i dati relativi alla presenza di siti contaminati nel territorio regionale. Ad oggi i dati a disposizione sono incompleti in quanto non sono stati ancora inseriti i siti inquinati ricadenti nei Siti di Interesse Nazionale. Nella tabella sottostante (Tab. 44) i siti presenti in anagrafe (nella misura di un totale pari a 147) sono classificati in base allo stato di avanzamento dell’iter di bonifica. (Tab. 44) - Dati desunti dall’anagrafe regionale dei siti da bonificare (settembre 2007) Provincia Stato avanzamento BA PC 1 C 7 PP 0 D 2 PD 9 nd 26 Totali 45 % 31% BR FG 5 10 0 1 2 1 0 1 3 0 3 14 13 27 9% 18% LE TA 15 7 1 1 0 0 3 0 6 0 21 8 46 16 31% 11% Totali 38 10 3 6 18 72 147 100% % 26% 7% 2% 4% 12% 49% 100% Fonte: Anagrafe dei siti da bonificare, 2007. Legenda: PC = Presentazione del Piano di Caratterizzazione; C = Approvazione del Piano di Caratterizzazione; D = Presentazione del Progetto Definitivo; PP = Approvazione pel Progetto Preliminare; PD = Approvazione del Progetto Definitivo; nd = Non definito, perché da inserire La contaminazione dei siti riportati in anagrafe è ascrivibile quasi essenzialmente alla presenza di ex discariche comunali. Tra i siti che in tabella rientrano nella categoria “nd” ritroviamo essenzialmente ex discariche comunali e scarichi abusivi in zone periferiche cittadine e in zone rurali per le province di Foggia e Lecce, scarichi abusivi per la provincia di Brindisi, siti dismessi per la provincia di Taranto e grande variabilità di situazioni nella provincia di Bari (siti dismessi, litorali sabbiosi, aree di distribuzione di carburanti, scarichi abusivi, ecc.). Nel territorio pugliese, i Siti da bonificare dichiarati di Interesse Nazionale (SIN) sono: Manfredonia, Brindisi, Taranto (ai sensi della L. 426/98) e Fibronit-Bari (DMA 468/01). Tali siti, ad eccezione di Fibronit ove insisteva l’omonimo stabilimento di produzione e lavorazione di cementoamianto, comprendono aree sia marine che terrestri. Riguardo allo stato degli interventi di 205 caratterizzazione e bonifica per le zone marine dei tre siti pugliesi, le attività di caratterizzazione dei sedimenti, affidate all’ICRAM (Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica applicata al Mare) e a Sviluppo Italia Aree Produttive, sono tuttora in corso. SIN Manfredonia Il sito è stato caratterizzato per intero, fatta eccezione per quelle aree ove sono in corso le operazioni di demolizione e smontaggio degli impianti. Nell’area di proprietà Syndial gli interventi consistono nelle seguenti tre principali attività. 1. Bonifica discariche e suoli superficiali e rimozione in impianti autorizzati esterni al sito di suoli contaminati e di rifiuti stoccati in discariche: • gli interventi sui suoli, ormai sostanzialmente completati, hanno interessato prioritariamente le zone a maggiore rischio di contaminazione (isole 5 e 16) attraverso misure di messa in sicurezza d’emergenza ex DM 471/99 che sono consistite nell’asportazione di terreni contaminati da arsenico nell’Isola 5 e nella rimozione e smaltimento dei rifiuti dalle discariche presenti nell’Isola 16; • gli interventi sulle discariche presso le Isole 12, 14 e 17, approvati come progetti di bonifica, prevedevano l’ultimazione della rimozione dei rifiuti entro il 2008; • è stata disposta dal Ministero l’autorizzazione all’avvio dei lavori relativi al progetto definitivo di bonifica dei terreni dell’area “ex ENEL”. 2. Emungimento e sbarramento idraulico della falda tramite operazioni di messa in sicurezza di emergenze e bonifica ex DM 471/99. L’intervento consiste nell’estrazione dell’acqua contaminata da due gruppi di pozzi posizionati sia nelle aree interne al sito, maggiormente contaminate, sia all’esterno del recinto industriale per evitare il potenziale diffondersi della contaminazione. Le acque emunte dalla falda sono trattate e reiniettate con l’aggiunta delle acque dell’acquedotto del Fortore in un allineamento di pozzi, posto alla periferia del sito industriale, in modo da evitare il richiamo di acque salate e impedire la diffusione dei contaminanti dissolti. 3. Demolizione impianti e prove di trattamento dei suoli profondi. Sono in corso le attività di demolizione degli impianti dismessi in Isola 5 e la bonifica sui terreni profondi con un impianto pilota di flussaggio su piccola scala installato in Isola 16. Quanto alle discariche perimetrate nel SIN Manfredonia, per la discarica “Pariti I Liquami” il Commissario Delegato ha aggiudicato la gara per la bonifica delle pareti e del fondo scavo della stessa che seguirà all’asportazione e caratterizzazione dei rifiuti ivi presenti. Per quanto riguarda le discariche “Pariti I RSU” e “Conte di Troia”, sono previste attività di messa in sicurezza permanente consistenti in asportazione dei rifiuti presenti, stoccaggio su area esterna, loro classificazione e successivo riposizionamento 206 nel bacino di discarica, previa impermeabilizzazione dello stesso. Nel corso delle attività, nelle suddette discariche è inoltre previsto il prelievo di campioni di biogas nonché l’esecuzione di un test pilota di aspirazione del biogas. Le attività da svolgersi nell’area prevedono, inoltre, la caratterizzazione ambientale e geotecnica delle aree di stoccaggio temporaneo dei rifiuti. È inoltre prevista la messa in sicurezza d’emergenza della falda attraverso l’emungimento da 3 pozzi situati presso la discarica “Pariti I Liquami” e 2 pozzi situati presso la discarica “Conte di Troia”, nonché la successiva reimmissione in falda, previo trattamento, per la durata di 18 mesi con monitoraggio in continuo. Nel complesso, gli esiti delle attività di messa in sicurezza d’emergenza della falda saranno monitorati attraverso una rete di 26 piezometri, ubicati nelle aree limitrofe e di pertinenza delle discariche “Pariti I RSU”, “Pariti I Liquami” e “Conte di Troia”. Per la discarica “Pariti II” il Commissario Delegato ha affidato a Sviluppo Italia la redazione del Piano di Caratterizzazione che, presentato in sede di Conferenza dei Servizi, è stato approvato dal MATTM con prescrizioni. 4.2.6.2 PROBLEMATICHE DELLA RETE FOGNARIA Per la definizione della qualità delle acque sotterranee risulta quantomai restrittivo definirne lo stato qualitativo senza valutarne gli aspetti quantitativi relativi alla ricarica della falda idrica. Proprio per questo gli indici riferibili allo “stato ambientale” in generale delle acque sotterranee devono tener conto di entrambi gli aspetti. Particolare attenzione deve essere rivolta al controllo dell'impiego sempre più cospicuo di sostanze chimiche come fertilizzanti o pesticidi nelle produzioni agricole, considerate uno dei fattori principali di inquinamento, a seguito del dilavamento dei suoli, con effetti eutrofizzanti e, talvolta, tossici. Fondamentale è realizzare la salvaguardia delle “aree vulnerabili”, ai sensi delle direttive comunitarie e al quadro normativo nazionale (Allegato 7 - D. Lgs. 152/99), in quanto connesse con il sistema delle acque superficiali e sotterranee potenzialmente inquinabili dai “nitrati provenienti da fonti agricole”. Ai sensi della normativa vigente, si considerano vulnerabili da Nitrati le “zone di territorio che scaricano direttamente o indirettamente composti azotati in acque già inquinate o che potrebbero essere inquinate in conseguenza di tali scarichi”. In Puglia, il maggior pericolo da prevenire risulta quello dell’inquinamento delle falde idriche sotterranee data la nota permeabilità del suolo. I controlli iniziati nel corso dell’anno 2004, sono continuati nel 2005 e nel 2006. I valori delle concentrazioni di Nitrati (in mg/l), che all’interno delle aree considerate “critiche” hanno evidenziato condizioni varie a seconda delle zone interessate. Nella situazione riscontrata 207 appare una distribuzione di concentrazioni dei Nitrati in generale piuttosto elevate, considerato il valore limite “soglia” indicato dalla normativa vigente (50 mg/l). Nelle aree indagate della provincia di Foggia, invece, il tenore dei Nitrati riscontrato corrisponde a valori, (sebbene alti e oltre il limite previsto dalla normativa vigente), simili (FG45-Trinitapoli) o in molti casi inferiori rispetto a quelli rilevati nelle indagini del 2005 negli stessi pozzi, tranne per alcuni casi in zone agricole nella campagna della città di Foggia e dei comuni di Ordona e Cerignola, di cui sono apprezzabili i valori molto più alti rispetto a quelli dello scorso anno (pozzi FG23, FG25, FG38). Fonte: elaborazione dati dell’ARPA Puglia delle indagini nelle “aree vulnerabili da nitrati di origine agricola” dell’anno 2006. Le caratteristiche di “salinità” delle acque sotterranee sono valutabili essenzialmente attraverso i valori assunti da alcuni parametri quali la Conduttività rilevabile o la presenza di sali disciolti nelle stesse acque, in particolare di Cloruri. Durante la campagna di indagini, realizzata anche nel 2006, sulle aree designate “critiche” per la possibile presenza di nitrati, si sono effettuati, negli stessi pozzi di monitoraggio, anche controlli sulla salinità delle acque sotterranee. In particolare, i parametri monitorati sono stati la Conduttività a 20°C (in microSiemens/cm, ovvero µS/cm) e la concentrazione di Cloruri (in mg/l) entrambi indicatori della Salinità, esprimendo, secondo la propria opportuna scala di misura, le stesse caratteristiche e, dunque, un andamento di valori simile. 208 Conduttività e Cloruri nei pozzi in “zone vulnerabili”di Foggia nell’ anno 2006. Altrettanto non può certo dirsi per le situazioni più critiche ancora rilevate nelle aree di territorio più prossime alla costa o nel tavoliere nella provincia di Foggia, dove le caratteristiche del sottosuolo o la spiccata vocazione all’attività agricola dei luoghi, contribuiscono a compromettere molto la qualità delle acque, che quest’anno presentano valori simili o peggiorativi in alcuni degli stessi pozzi indagati nel 2005 (circa 50 pozzi). E’ d'esempio, il caso di alcuni pozzi in Trinitapoli (es. FG45) sia per le misure di Conduttività (valore max 7.180 nel 2006 rispetto al 5.600 dello stesso pozzo nel 2005) sia per quelle di concentrazione dei Cloruri (valore max 2.078 nel 2006 rispetto al 1288 del 2005), dunque, esprimendo una Salinità notevole della falda in zona. Gli scarichi nell’ambiente dovuti alle attività umane, che siano di tipo industriale o civile-urbano, costituiscono indicatori di pressione sull’ambiente idrico. Svolgono, quindi, un ruolo determinante gli impianti di trattamento delle acque reflue, il cui processo di depurazione più o meno “spinto” o, comunque, entro le conformità previste dalla normativa vigente può determinare un “carico organico potenziale” più o meno inquinante. Il sistema di depurazione delle acque reflue per eccellenza è quello che, attraverso l’ulteriore trattamento di affinamento delle acque di scarico depurate, possa consolidare la possibilità di riutilizzare le acque usate. Per quanto concerne gli impianti di depurazione, principale fonte di aggiornamento delle informazioni è l’Autorità dell’Ambito territoriale (ATO) insieme al Gestore del SII (Servizio Idrico Integrato). Nel Piano d’Ambito, infatti, è esposta la situazione attuale e quella prevista nel prossimo futuro con gli adeguamenti che sta subendo l’intero parco depurativo e che, attualmente, 209 risultano prorogati al 31 dicembre 2007 insieme al commissariamento per l’emergenza ambientale del settore acque. Con riferimento già al Decreto legislativo 11 maggio 1999, n.152, il divieto di recapito dei reflui nelle acque sotterranee e nel sottosuolo (all’art.30) ha posto in essere la necessità di individuare aree idonee al recapito sul suolo (campi di spandimento), laddove non fosse possibile il collettamento nei corpi idrici superficiali recettori. Ad oggi, il sistema di depurazione è ancora in una situazione di non totale conformità alla normativa vigente per quanto concerne soprattutto il tipo di recapito finale, con riferimento ai limiti esposti nelle Tabelle in Allegato 5 alla Parte III del D.Lgs. 152/2006, che rappresentano i valori massimi delle sostanze chimiche e organiche contenute nell’effluente da rispettare prima dello scarico finale nell’ambiente (corpo idrico superficiale o suolo). Il numero di impianti di depurazione per ogni provincia si è aggiornato secondo il recapito finale attuale. Nella Tabella seguente (Tab. 45) è riportato il numero degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane della Puglia (con potenzialità superiore ai 2.000 AE) suddivisi per classe di potenzialità (stabilita dalle norme) e per provincia. Con riferimento alla Direttiva 91/271/CEE, la conformità è stata valutata confrontando la media delle analisi allo scarico di ciascun impianto eseguite nel 2007 con i limiti imposti5 nelle tabelle in Allegato 5 alla Parte III del D.Lgs. 152/2006 di recepimento della Direttiva (per i parametri BOD5, COD e solidi sospesi in tabella 1, cui si aggiungono Azoto e Fosforo in tabella 2 se lo scarico dell’impianto è localizzato in “Area Sensibile”). (Tab. 45) - Numero di impianti di depurazione a servizio di agglomerati urbani con AE>2.000, funzionanti al 2007. Provincia 2.000-9.999 AE 10.00 - 49.999 AE Bari 2 20 Brindisi 5 15 Foggia 38 18 Lecce 11 22 Taranto 4 16 Totale 59 78 >50.000 AE 11 1 3 4 4 27 Totale 33 21 59 37 24 174 Fonte: elaborazione dati Arpa e AQP S.p.A. , aggiornamento 2007. Per quanto la provincia di Foggia annoveri il maggior numero di impianti (59) tra le diverse aree pugliesi, tuttavia la rispondenza alle conformità dettata dalla Direttiva, e rilevata a seguito dei controlli realizzati allo scarico dei depuratori, mostra un andamento percentuale che vede la Capitanata – con il 62% di conformità dei depuratori – posizionarsi all’ultimo posto tra le province pugliesi (Taranto = 79%; Brindisi = 71%; Lecce = 67%; Bari = 66%). 5 I limiti imposti rappresentano i valori massimi delle sostanze chimiche e organiche contenute nell’effluente da rispettare prima dello scarico finale nell’ambiente (corpo idrico superficiale o suolo). 210 Le modalità di adeguamento del sistema di depurazione in territorio pugliese, definite con l’attività del Commissario Delegato per l’emergenza ambientale (dal 2002), stanno richiedendo tempi lunghi, soprattutto in una regione come la Puglia che, certamente, non vanta una particolare rete idrografica. Con riferimento già al Decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152, il divieto di recapito dei reflui nelle acque sotterranee e nel sottosuolo (all’art. 30) ha posto in essere la necessità di individuare aree idonee al recapito sul suolo (campi di spandimento), laddove non fosse possibile il collettamento nei corpi idrici superficiali recettori. Nella tabella successiva è rappresentata la localizzazione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane (con potenzialità superiore ai 2.000 AE) con indicazione della tipologia di recapito. Come è possibile rilevare dalla mappatura degli scarichi, in provincia di Foggia gli impianti di depurazione recapitanti i reflui in aree sensibili si individuano nei seguenti (Tab. 46). (Tab. 46) Impianti di depurazione recapitanti i reflui in Aree Sensibili (Provincia di Foggia) Tipologia Aree Localizzazione Sensibili Classe di N° popolazione Impianti Comune Volturara Appula Roseto Laghi Diga del Artificiali Fortore P<2.000 5 Valfortore Carlantino S. Marco La Catola 2.000<P<10.000 1 Celenza Valfortore Carpino Cagnano Laghi Salmastri Cagnano 2.000<P<10.000 3 Varano e Varano Poggio Imperiale Lesina Lesina Zone Saline di Umide Margherita di Savoia P>15.000 1 2.000<P<10.000 1 10.000<P<15.000 2 211 Sannicandro Garganico Zapponeta Margherita di Savoia Abitanti Recapito Equivalenti Esistente 595 C.I.S. 980 C.I.S. 1.321 C.I.S. 1.355 C.I.S. 2.037 C.I.S. 4.830 L 9.384 C.I.S. 9.348 L - C.I.S. 21.106 C.I.S. 2.975 A.M.C. 12.790 A.M.C. (Tab. 46) Impianti di depurazione recapitanti i reflui in Aree Sensibili (Provincia di Foggia) Tipologia Aree Localizzazione Sensibili Classe di N° popolazione Impianti P>15.000 1 Abitanti Recapito Equivalenti Esistente Trinitapoli 14.460 C.I.S. Cerignola 56.520 C.I.S. Comune Fonte: Elaborazione di dati Arpa e AQP S.p.A. su impianti di depurazione urbani esistenti sul territorio pugliese (aggiornamento 2007). Abbreviazioni: AMC sono acque marino-costiere, CIS è corpo idrico superficiale, SS sta per sottosuolo, L rappresenta direttamente il lago interessato presente nell’area. La tendenza nelle recenti pianificazioni di gestione è, ormai, quella di concentrare il trattamento delle acque reflue urbane in impianti di dimensione medio-grandi. Il numero di impianti gestiti attualmente da AQP S.p.A. ammonta a 185 (sei sono però solo impianti di sollevamento reflui, senza scarico), ma è variabile per la presa in gestione che man mano si realizza da parte dell’Acquedotto Pugliese degli impianti rimasti ad altro gestore (in genere Comune o Regione). La normativa vigente stabilisce, secondo la potenzialità degli impianti depurativi urbani, in Abitanti Equivalenti (AE), il numero di “autocontrolli” all’anno che il Gestore degli impianti è tenuto a realizzare per assicurarne un buon funzionamento; mentre l’autorità di controllo (ARPA) attua proprie verifiche anch’esse dettate dalle norme vigenti. La capacità organica dei processi depurativi non sempre riesce, infatti, a far fronte alle esigenze di depurazione dettate dall’affluenza di acque reflue urbane in ingresso all’impianto delle più svariate tipologie. Ciò avviene perché la potenzialità o capacità “di progetto” di un impianto può, nel tempo, non essere più appropriata, ovvero le previsioni in fase progettuale possono discostarsi dalle situazioni reali che man mano si concretizzano sia con l’aumento degli scarichi in fognatura sia per la diversa tipologia di acque reflue inviate alla depurazione. Sono, infatti, molti i piccoli insediamenti industriali cittadini che si allacciano alla fognatura e le cui acque di scarico arrivano ai depuratori comunali, ed, soprattutto se si tratta di scarichi delle produzioni lattiero-casearie, le caratteristiche chimico-fisiche dell’affluente all’impianto depurativo possono variare in modo significativo. E’ stato necessario, pertanto, in alcune province, costruire nuovi e più sofisticati impianti depurativi e modificare parte degli esistenti per ottemperare alle norme ed alle scadenze comunitarie e nazionali, ma ancor più per garantire nel tempo un maggiore “affinamento” delle acque reflue depurate ai fini del riutilizzo. La Regione ha promosso al riguardo un Protocollo operativo tra ARPA Puglia e AQP SpA Acquedotto Pugliese sul monitoraggio degli scarichi urbani dei depuratori. 212 In campo legislativo regionale, dunque, va avanti il processo di attuazione degli adempimenti necessari onde ottemperare, a livello locale, ai dettami della normativa nazionale vigente. Dopo l’importante Deliberazione della Giunta Regionale n. 25 del 1 febbraio 2006, nella quale sono stati individuati gli agglomerati urbani ed i relativi impianti depurativi, è stata formalizzata la “Direttiva concernente le modalità di effettuazione del controllo degli scarichi degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane” (Deliberazione della G.R. n.1116 del 25/07/2006) che ha trovato piena attuazione con l’inizio dell’anno 2007, attivando il Protocollo Operativo suddetto. E’, infine, in corso di adozione il Piano di Tutela delle Acque regionale che delinea gli indirizzi per lo sviluppo delle azioni da intraprendere nel settore fognario-depurativo, nonché per l’attuazione delle altre iniziative ed interventi finalizzati ad assicurare la migliore tutela ambientale. 213 Mappatura degli impianti di depurazione urbani esistenti in Puglia localizzati per conformità di recapito finale dello scarico. (LEGENDA: AMC = Acque marine costiere, CIS = Corpo idrico superficiale, CIS-AS = Corpo idrico superficiale in Area Sensibile, CIS-NS = Corpo idrico sup. non significativo, S = Suolo, T = Trincea, SS = Sottosuolo. (Fonte: Elaborazione di dati Arpa e AQP S.p.A. su impianti di depurazione urbani esistenti sul territori pugliese, aggiornamento 2007). 214 4.2.7 POPOLAZIONE E SALUTE UMANA L’analisi demografica di un territorio evidenzia il livello di pressione fisica sulle matrici ambientali e l’analisi della dinamica della popolazione fornisce importanti indicazioni sui futuri andamenti di tale pressione, oltre ad interessanti informazioni sulla composizione del tessuto sociale. Le dinamiche demografiche hanno un impatto sull’ambiente naturale, in quanto le variazioni della struttura della popolazione per classi di età e il relativo invecchiamento, così come le trasformazioni delle tipologie famigliari, si traducono in cambiamenti negli stili di vita e nei consumi della popolazione. Ad esempio, l’aumento del numero delle famiglie si traduce in un aumento della domanda di abitazioni e di beni strumentali (auto, elettrodomestici) con tutte le conseguenze che questo ha sul territorio. La popolazione residente pugliese al 31 dicembre 2006 è pari a poco più di quattro milioni di unità, circa il 6,9 per cento dell’intera popolazione italiana, con una densità di popolazione elevata pari a circa 210 abitanti per chilometro quadrato, sensibilmente maggiore rispetto a quella dell’Italia meridionale e quasi in linea con i valori nazionali. Nello specifico la popolazione residente regionale al 31.12.06 risulta pari a 4.069.869 abitanti , mentre alla stessa data del 2005 era di 4.071.518 abitanti. Pertanto, la variazione annua è risultata negativa e leggermente in calo registrando un valore pari a -0,04 per cento rispetto all’anno precedente. Il Trend della popolazione residente tra il 1999 ed il 2000 presenta un calo a cui segue una crescita tra il 2001 ed il 2004 ed un andamento costante nel biennio 2004-06 intorno a 4 milioni di abitanti. La reale distribuzione della popolazione all’interno del territorio regionale risulta disomogenea, infatti, al 31 dicembre 2006 la provincia di Bari è quella con più abitanti (con circa 1.600.000 ab.) rappresentando il 39,2% della popolazione regionale seguita da Lecce (con 808.939 ab. pari al 19,9%), da Foggia (con 681.546 ab. par al 16,7%), da Taranto (con 580.189 ab. pari al 14,3%) e infine da Brindisi (402.831 ab. pari al 9,9%) . L’andamento della popolazione residente per provincia tra il 2005 e il 2006 vede la provincia di Bari mantenere ancora un leggero trend positivo mentre tutte le altre province segnano un andamento negativo. Alla base dell’evoluzione demografica di una popolazione sono le nascite e i decessi; l’intensità della differenza tra questi due processi dinamici, combinata in un certo territorio con l’intensità delle migrazioni, determina la velocità di accrescimento o di decremento di una popolazione. Il bilancio demografico 2006 è caratterizzato da un saldo tra gli iscritti ed i cancellati nelle anagrafi negativo di -5.904 unità, dovuto principalmente a fattori migratori piuttosto che naturali. 215 Popolazione residente provinciale pugliese - Anni 2005-2006 Distinguendo il bilancio demografico nelle sue componenti analizziamo l’andamento del movimento naturale da quello migratorio. Il movimento naturale registra un andamento positivo con +5.026 individui di cui 37.064 nati e 32.736 morti nel 2006. Il movimento migratorio, invece, registra un calo di circa 5.900 unità nell’anno dovuto prevalentemente all’immigrazione dei residenti pugliesi verso altre realtà nazionali. Il bilancio demografico del 2006 a livello provinciale è risultato abbastanza diversificato a seconda delle diverse realtà provinciali. Complessivamente il movimento naturale, anche nelle province che registrano un saldo positivo, appare notevolmente inferiore al saldo del movimento migratorio; ciò determina che la crescita della popolazione sia data principalmente da fattori migratori piuttosto che naturali, fenomeno oramai diffuso e tipico delle società postindustriali. L’andamento ha registrato una crescita dovuta alla componente naturale (numero di nati e di morti) ancora consistente nelle province di Bari, Foggia e Taranto (rispettivamente con +2,2, +1,6 e +1,0 unità per mille abitanti) a cui segue la leggera crescita delle province di Brindisi e Lecce (rispettivamente con +0,2 e +0,1 unità per mille abitanti). Il saldo del movimento migratorio per provincia risulta prevalentemente negativo (dal -6,7 unità per mille abitanti di Foggia e -1,5 di Bari) con l’unica eccezione della provincia di Lecce che registra un valore di +1,5 unità per mille abitanti (v. Tab. 8). Analizzando, infine, la crescita totale della popolazione per provincia solo le province di Lecce e Bari presentano dei valori positivi ed in crescita mentre per le altre si sta verificando un calo. 216 Bilancio demografico regionale e per provincia 2003-2006 (valori per 1000 abitanti) Area geografica Crescita Naturale Saldo Migratorio Totale Crescita Totale 2003 2004 2005 2006* 2003 2004 2005 2006* 2003 2004 2005 2006* Bari 2,6 3,1 2,3 2,2 2,1 11,0 -1,5 -1,5 4,7 14,1 0,8 0,7 Brindisi -0,1 1,3 0,3 0,2 -1,0 0,1 6,2 -1,6 -1,1 1,4 6,5 -1,4 Foggia 1,9 2,6 1,6 1,6 -3,2 -4,2 -5,3 -6,7 -1,3 -1,6 -3,7 -5,1 Lecce 0,1 1,1 0,0 0,1 13,0 4,2 2,6 1,5 13,1 5,3 2,6 1,6 Taranto 1,1 2,3 1,1 1,0 -0,6 -0,8 -0,9 -2,4 0,5 1,5 0,2 -1,4 PUGLIA 1,6 2,3 1,3 1,3 2,7 4,4 -0,5 -2,0 4,3 6,7 0,8 -0,7 Fonte: Istat - *Stima La salute ambientale è definita dal WHO come le “conseguenze sulla salute d’interazioni tra la popolazione e il complesso di fattori ambientali d’origine naturale e antropica”. Nel medesimo concetto si ritrova anche il riferimento "alla teoria e alla pratica dei sistemi di conoscenza, correzione, controllo e prevenzione di questi fattori, in grado di indurre potenziali effetti negativi sulla salute delle generazioni presenti e future". Da questa definizione emerge evidente che non vi è matrice ambientale la cui compromissione non abbia un effetto diretto o indiretto sulla salute umana: l’ambiente rappresenta uno dei determinanti fondamentali dello stato di benessere e della qualità della vita e le modalità con cui si realizza l’interazione sono molteplici e, spesso, di complicata identificazione. Gli agenti patogeni, i livelli di esposizione, le vie di assorbimento, la quantificazione degli effetti: sono tutti aspetti che devono essere correttamente caratterizzati e inseriti nel quadro più globale di ciò che definisce lo stato di salute, a partire dai fattori socio-economici fino ai comportamenti individuali. In questo senso è stata orientata la politica comunitaria che, avendo identificato nel Programma d’Azione sulla sanità pubblica 2003-2008 l’ambiente quale uno dei principali determinanti di salute, ha fatto discendere una serie di interventi e azioni specifiche. Tuttavia, il governo della tematica ambiente e salute prevede l’intersezione di molteplici percorsi che vanno dalla valutazione dell’esposizione della popolazione ai diversi fattori di rischio, alla definizione dello stato di salute in relazione allo stato dell’ambiente, alla identificazione di strategie di prevenzione che agiscano contestualmente sul versante sanitario e su quello ambientale. Il presupposto fondamentale è l’esistenza di un raccordo funzionale serrato tra le istituzioni che operano in questi campi: se la normativa nazionale delega alle Regioni, con il D.Lgs. 502/92, la individuazione delle modalità e i livelli di integrazione fra politiche sanitarie e politiche ambientali, manca ancora oggi un quadro di riferimento comune. Per raggiungere tali obiettivi, due sembrano gli aspetti da enfatizzare: • la programmazione congiunta delle attività di controllo ambientale; 217 • la valutazione periodica e sistematica dei risultati dei monitoraggi ambientali, alla luce anche del contesto sanitario. Il primo passo è evidentemente quello della produzione di conoscenze in merito alla tipologia dei fattori di rischio e all’entità dell’esposizione che si realizza nel contesto generale della popolazione, come punto di partenza per l’identificazione delle criticità e delle priorità di intervento. Un elemento critico degli studi è rappresentato dalla valutazione dell’esposizione della popolazione, che è evidentemente rilevante sia per la stima della relazione dose-risposta, sia per l’individuazione degli obiettivi strategici di riduzione dei livelli di inquinamento correnti rilevanti ai fini della tutela della salute pubblica. Venendo all’analisi territoriale, già si osservava nel paragrafo relativo alla “qualità dell’aria” (Par. 4.2.5.1.1) che la provincia di Foggia – a differenza delle aree di Brindisi e Taranto, nonché parzialmente di Bari e del Nord Barese – non presenta attualmente situazioni di particolare criticità sul versante delle emissioni complessive in atmosfera dei principali inquinanti come, ad esempio: • IL PARTICOLATO (PM10) • GLI OSSIDI DI AZOTO (NOX) • IL MONOSSIDO DI CARBONIO (CO) • IL DIOSSIDO DI ZOLFO (SO2) • I COMPOSTI ORGANICI VOLATILI NON METANICI (COVNM) • L’ANIDRIDE CARBONICA (CO2) Infatti, dall’analisi dei principali indicatori socio-sanitari, trova conferma la correlazione esistente tra la qualità dell’aria e l’insorgenza di talune gravi patologie. La confermerebbero – in proposito (Cfr. Tab. 47) – i tassi di mortalità per tumori e per malattie dell’apparato respiratorio che, in provincia di Foggia (rispettivamente: 21,03% e 5,17% dei decessi), esprimono i valori più bassi a livello regionale e sensibilmente lontani dalla media nazionale (rispettivamente: 28,88 % e 7,05% dei decessi). Per contro, spiccano i dati relativi ai tassi di mortalità per malattie del sistema cardio-vascolare (malattie del sistema circolatorio e dei disturbi circolatori dell’encefalo) che posizionano la Capitanata ai vertici delle rispettive graduatorie tra le province pugliesi. Tali patologie, associate all’indicatore relativo al tasso di mortalità per diabete mellito, illustrano una situazione in cui la più elevata frequenza di tali fattori come cause di morte sembra correlarsi più direttamente a peculiari stili di vita, livelli di reddito e abitudini alimentari della popolazione dauna, che ad una elevata concentrazione di fattori inquinanti in atmosfera. 218 (Tab. 47) PRINCIPALI INDICATORI SOCIO-SANITARI NELLE PROVINCE PUGLIESI E IN ITALIA (ISTAT – HEALTH FOR ALL – DICEMBRE 2008) Prov. Prov. Prov. Prov. Prov. Foggia Bari Brindisi Lecce Taranto Tasso di natalità (N. x 1000 residenti) 9,70 9,41 8,41 8,50 8,86 9,50 Tasso di mortalità (N. x 1000 residenti) 8,80 7,89 7,61 7,97 7,66 9,40 Tasso di mortalità infantile [(N. bambini morti nel corso del 1° anno di vita/N. bambini nati vivi) X 1000] 53,60 45,31 37,94 52,02 53,73 36,94 Tasso mortalità tumori (N. x 100 morti) 21,03 21,06 22,80 24,44 22,33 28,88 Tasso mortalità malattie apparato respiratorio (N. x 100 morti) 5,17 5,47 5,96 6,95 5,82 7,05 Tasso mortalità malattie sistema circolatorio (N. x 100 morti) 35,34 31,16 34,23 34,61 32,30 41,71 Tasso mortalità per diabete mellito (N. x 100 morti) 3,69 3,50 3,48 3,33 3,59 3,42 Tasso mortalità malattie apparato digerente (N. x 100 morti) 4,07 4,19 3,94 3,37 3,98 4,14 Tasso mortalità per cirrosi ed altre malattie croniche del fegato (N. x 100 morti) 2,14 2,45 2,18 1,89 2,02 1,68 Tasso mortalità disturbi circolatori encefalo (N. x 100 morti) 9,34 7,83 9,06 9,60 8,34 11,92 INDICATORI SOCIO-SANITARI Italia Legenda: Valore massimo in regione Procedendo alla disamina delle attività di controllo analitico sugli alimenti e sulle bevande, v’è da rilevare che, nella nostra regione, tali funzioni sono svolte da ARPA Puglia sulla base di quanto previsto dall’art. 3 della Legge Regionale del 22 Gennaio 1999 n. 6, modificata dalla Legge Regionale del 4 Ottobre 2006 n. 27. Le matrici alimentari analizzate nella Sezione Chimica Alimenti di Bari per il controllo ufficiale sono le più diverse: carni fresche e conservate, latte e derivati, oli e grassi, cereali, prodotti della macinazione, da forno e della pasticceria, conserve, prodotti ortofrutticoli, erbe, spezie e frutta secca, alimenti per l’infanzia, additivi, conservanti e coloranti, presidi fitosanitari e materiali destinati al contatto con alimenti. 219 E’ da qualche anno che nel laboratorio di Bari viene rivolta particolare attenzione ai contaminanti delle derrate alimentari (Reg. 1881/06 e mod.), non solo circa la natura merceologica e/o fraudolenta, ma soprattutto in relazione ai controlli di natura tossicologica. Questo nuovo obiettivo scaturisce dal fatto che la necessità di assicurare un livello di nutrizione accettabile, l’esigenza di distribuire prodotti alimentari in tempi e distanze dilatati, nonché il livello crescente di inquinamento ambientale, hanno portato al riscontro sempre più frequente di numerose sostanze chimiche negli alimenti. Additivi, coloranti, antiparassitari si aggiungono ai contaminanti di origine naturale (micotossine) e agli inquinanti ambientali (metalli pesanti, IPA, PCB, diossine, ecc.). Diversi bioindicatori della “qualità tossicologica” possono, da una parte ridurre il rischio o garantire il consumatore con una certificazione tossicologica di qualità e, d’altra parte, evidenziare precocemente il contaminante, la fonte di contaminazione e, di conseguenza, rendere possibile la sua eliminazione. Nel 2007, a fronte di 1.503 campioni esaminati, si è riscontrata una non conformità in 62 casi (4% del totale). Il 40% delle non conformità è stato rilevato sugli oli: si tratta, per la maggior parte, di oli presentati come extra vergini di oliva e risultati sofisticati e contraffatti in quanto oli di semi colorati (con clorofilla o ß-carotene); su tre campioni di oli invece è stata riscontrata la presenza di residui di pesticidi non autorizzati. Il 27% dei campioni non conformi riguarda cereali, prodotti della panetteria e pasticceria; in particolare taralli e focaccia, per la presenza di grassi estranei di qualità inferiore a quelli dichiarati (olio di sansa di oliva o oli di semi invece di oli extravergini di oliva). Il 5% delle non conformità riguarda l’ortofrutta poiché nella ricerca dei residui di prodotti fitosanitari è emersa la presenza di principi attivi non autorizzati (N.A.) o superiori ai limiti massimi regolamentari (L.M.R.). Per quanto riguarda la presenza di residui di sostanze attive di prodotti fitosanitari tollerati nei prodotti destinati all’alimentazione, nel 2007 sono stati prelevati e analizzati 655 campioni (pari al 43,7% del totale dei campioni di alimenti controllati). Per ogni singolo campione sono stati ricercati in media oltre 150 principi attivi. Sul totale dei campioni esaminati nel 2007, 181 (27,6%) presentavano residui e 9 (1,3%) sono stati classificati non conformi. E’ interessante osservare che, di questi, poco più della metà presentava un solo residuo mentre i restanti da 2 fino ad un caso con ben 8 residui. Le 9 non conformità riscontrate nel 2007 sono ascrivibili a tre tipologie di alimenti in parti uguali: verdura (bietola, carciofo, sedano), frutta (uva, pesche, arance) e olio. 220 La tipologia di campione con il più elevato numero di residui è rappresentata dall’uva, seguita dall’olio. Il principio attivo più frequentemente riscontrato è stato l’insetticida Clorpirifos (57 campioni) e il fungicida Procimidone (36 campioni). La presenza contemporanea di più residui sullo stesso alimento, anche se rientranti nei limiti massimi legali (LMR), è piuttosto ricorrente in molti prodotti di largo consumo (frutta, ortaggi e olio), costituenti importanti della tanto consigliata dieta mediterranea, nonché prodotti tipici della nostra regione. Si evidenzia soprattutto nell’uva e nell’olio l’ampia gamma di principi attivi riscontrati. Una consistente presenza di residui di principi attivi rappresenta una costante per alcune tipologie di frutta (clementini, pesche, pere, arance, mele). Invece, privi di residui o con presenza di residui inferiore ai limiti di rilevabilità sono risultati: alcune tipologie di frutta (banane, cachi, susine), di ortaggi (cipolla, cavoli, fagiolini, melanzane, prezzemolo, spinaci, cicoria), e di legumi (lenticchie, fagioli, piselli). In definitiva, è aumentato, rispetto agli anni precedenti, il numero di irregolarità riscontrate per la presenza di residui sui prodotti ortofrutticoli. In ogni caso, le percentuali di irregolarità riscontrate sono in linea con gli andamenti nazionali degli ultimi anni. In merito al Programma di Sorveglianza Ambientale della Legionella Spp., va rilevato che il genere Legionella comprende 52 specie e diversi sottogruppi di bacilli Gram negativi, generalmente idrofili, che colonizzano gli ambienti acquatici naturali e artificiali, prediligendo i sistemi periferici che distribuiscono acqua calda. La proliferazione batterica sembra essere favorita da temperature comprese tra 35 e 45 °C, condizione riscontrabile nelle acque termali, nel ristagno delle acque e nella formazione di sedimento di sostanze biodegradabili, favorendo così il grado di contaminazione. Dall’habitat acquatico i microrganismi passano in impianti di vario genere (impianti idrici, impianti di condizionamento, piscine, fontane). L’inalazione di aerosol contaminato da Legionella spp, attraverso l’uso di rubinetti o docce - i cui circuiti siano colonizzati dal batterio può determinare l’insorgenza della legionellosi o “Malattia del Legionario”, una malattia infettiva, a letalità elevata. La Legionella pneumophila del sierogruppo 1 è considerata a maggior rischio infettivo. Sino ad oggi non è stata documentata trasmissione interumana; pertanto l’unica sorgente di infezione risulta l’ambiente. Dal 1983 la Legionellosi è sottoposta ad un Sistema Nazionale di Sorveglianza. Nel 1986 è stato costituito il Gruppo di lavoro europeo per le Infezioni da Legionella con lo scopo di effettuare un'attività di sorveglianza e prevenzione per i casi di legionellosi associati a viaggi in Europa. La malattia provocata dalla Legionella è sottoposta ad un programma di sorveglianza speciale pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 5 maggio 2000 - serie generale - n. 103: "Linee guida per la prevenzione e il controllo della Legionellosi". 221 La Regione Puglia ha individuato nell’Osservatorio Epidemiologico Regionale il proprio Centro di Riferimento sulla Legionellosi che, dal 2006, ha attivato un database per valutare i risultati delle attività di campionamento e di analisi svolte a livello regionale nella rete idrica di strutture pubbliche e private, svolte dai Settori Microbiologici dei Dipartimenti Provinciali di ARPA Puglia. I prelievi sono stati eseguiti dai rubinetti e dalle docce dei bagni delle stanze alberghiere. In totale sono state esaminate 112 strutture e sono risultate contaminate 58 (52%). (Tab. 48) NUMERO DI STRUTTURE TURISTICO-RICETTIVE CONTROLLATE E SITI CONTAMINATI PER PROVINCIA Provincia N. strutture N. strutture contaminate Bari 12 2 Brindisi 25 8 Foggia 51 36 Lecce 12 5 Taranto 12 7 PERCENTUALE DI STRUTTURE CONTAMINATE SUL TOTALE DI QUELLE CONTROLLATE PER PROVINCIA 70 67 60 57 50 50 40 36 30 20 17 10 0 Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto La sorveglianza ambientale della Legionella spp. ha evidenziato maggiori criticità nell’area della provincia di Foggia (Cfr. Tab. 48), in cui si riscontra la maggiore percentuale di campioni positivi sul totale delle strutture esaminate, seguita dall’area di Taranto. L’attività si è concentrata prevalentemente sulle strutture turistico-ricettive, ma ha coinvolto anche strutture sanitarie, strutture termali, abitazioni private e, in un caso, anche un ambiente di lavoro. 222 La distribuzione dei sierogruppi varia tra le diverse province pugliesi: il sierogruppo 1, ritenuto a maggior rischio di infezione, non è stato riscontrato isolatamente in provincia di Bari e a Taranto, laddove rappresenta circa il 67% delle positività a Brindisi e a Lecce e quasi il 62% a Foggia. A Taranto, nel 37,5% dei casi è stata rilevata la copresenza dei sierogruppi 1 e 2-14, situazione che si è peraltro verificata proprio in uno dei due casi di malattia. I risultati dimostrano la necessità che tali attività di sorveglianza ambientale – che prevedono sia un’elevata qualificazione degli operatori sia una forte interazione tra strutture del SSR e ARPA Puglia – siano inquadrate all’interno di un processo di definizione di compiti e competenze per garantire l’ottimizzazione e l’efficacia degli interventi. 223 5. 5.1 APPROFONDIMENTI TEMATICI (I FATTORI ANTROPOGENICI) IL RISCHIO ANTROPOGENICO La regolamentazione del rischio industriale è stata avviata a livello comunitario con la Direttiva 82/501/CE, nota come “Direttiva Seveso” (dall’incidente verificatosi all’ICMESA di Seveso nel 1976). I gestori e i proprietari di depositi ed impianti in cui sono presenti determinate sostanze pericolose, in quantità tali da poter dar luogo a incidenti rilevanti, sono tenuti ad adottare idonee precauzioni al fine di prevenire il verificarsi di incidenti. La prevenzione del rischio industriale viene attuata mediante la progettazione, il controllo e la manutenzione degli impianti industriali e il rispetto degli standards di sicurezza fissati dalla normativa. In Italia la “Direttiva Seveso” è stata recepita con il DPR N. 175 del 1988 che distingue due categorie di regolamentazione per le attività industriali che utilizzano determinate sostanze (notifica e dichiarazione a seconda dei quantitativi di dette sostanze). Il gestore dell’impianto deve in ogni caso predisporre per le autorità competenti un’analisi dei rischi e una stima delle possibili conseguenze in caso di incidente (Rapporto di Sicurezza). Con la legge N. 137/97 è stato inoltre introdotto per i fabbricanti l’obbligo di compilare delle schede di informazione per il pubblico sulle misure di sicurezza da adottare e sulle norme di comportamento in caso di incidente, e per i sindaci il dovere di renderle note alla popolazione. Il quadro normativo sul rischio industriale è stato notevolmente innovato dal recepimento della direttiva comunitaria 96/82/CE (“Seveso II”) avvenuto con il Decreto Legislativo 17 agosto 1999, n. 334 recante il titolo “Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose” e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 228 del 28 settembre 1999 - Supplemento Ordinario n. 177. E’ innanzitutto mutata l’ottica di approccio al problema del rischio: ciò che ora viene preso in considerazione non è più l’attività industriale (come nel precedente DPR 175/88), bensì la presenza di specifiche sostanze pericolose o preparati che sono individuati per categorie di pericolo e in predefinite quantità. La definizione di “stabilimento” a rischio comprende, oltre ad aziende e depositi industriali, anche aziende private o pubbliche operanti in tutti quei settori merceologici che presentano al loro interno sostanze pericolose in quantità tali da superare i limiti definiti dalle normative stesse. Gli stabilimenti così definiti rientrano in diverse classi di rischio potenziale (non vi è più la suddivisione netta tra gli stabilimenti soggetti a Notifica e Dichiarazione, come nel precedente DPR 175/88), in funzione della loro tipologia di processo e della quantità e pericolosità delle sostanze o preparati pericolosi presenti al loro interno. 224 Nel nuovo decreto sono stati inoltre specificati gli obblighi a carico dei gestori degli stabilimenti, già introdotti nelle disposizioni legislative precedenti, e relativi alla redazione di documentazione sullo stabilimento (notifica, art. 6, e rapporto di sicurezza, art. 8), alle schede di informazione per i cittadini e i lavoratori e alla predisposizione di un piano di emergenza interno (art. 11). Sul fronte della sicurezza degli impianti il D.Lgs. 334/99 ha previsto, recependo i principi innovativi della “Seveso II”, l’adozione di un Sistema di Gestione della Sicurezza (art. 7) per una maggiore responsabilizzazione dei gestori degli stabilimenti. In tal modo i due strumenti già esistenti di pianificazione della sicurezza (piano di emergenza interno ed esterno) diventano parti integranti di una vera e propria politica aziendale di prevenzione del rischio industriale. Un’importante innovazione si è avuta sul fronte del controllo dei pericoli da incidente rilevante: • è stato introdotto l’effetto domino, ovvero la previsione di aree ad alta concentrazione di stabilimenti, in cui aumenta il rischio di incidente a causa della forte interconnessione tra le attività industriali; • si è dato risalto al controllo dell’urbanizzazione per contenere la vulnerabilità del territorio circostante ad un’attività a rischio di incidente rilevante, categorizzando tali aree in base al valore dell’indice di edificazione esistente e ai punti vulnerabili in essa presenti (ospedali, scuole, centri commerciali, ecc.). Anche il ruolo dell’informazione quale strumento di prevenzione e controllo delle conseguenze è stato ulteriormente sottolineato rispetto alla “Seveso I”. Il dovere dell’informazione, specificato dalla prima direttiva comunitaria e attuato in Italia dalla L. 137/97 viene precisato dal decreto 334/99 secondo cui l’informazione deve essere “tempestiva, resa comprensibile, aggiornata e diffusa” (art. 22, comma 4) in modo da assolvere efficacemente l’obbligo di legge e facilitare le scelte operative. Un maggiore coinvolgimento della popolazione è inoltre previsto nei processi decisionali (art. 23) riferiti alla costruzione di nuovi stabilimenti, a modifiche sostanziali degli stabilimenti esistenti e alla creazione di insediamenti e infrastrutture attorno agli stessi. Il parere - non vincolante - è espresso nell’ambito della progettazione dello strumento urbanistico o del procedimento di valutazione di impatto ambientale, eventualmente mediante la conferenza di servizi. ATTIVITÀ A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE NELLE PROVINCE PUGLIESI E IN AREA VASTA Il D.Lgs. 334/99 definisce gli obblighi e le procedure cui i gestori degli stabilimenti a rischio devono adempiere, classificando questi ultimi in funzione dei differenti obblighi di comunicazione alle autorità determinati dalle quantità di sostanze pericolose detenute. In particolare: • gli stabilimenti di cui all’art. 5, caratterizzati da un basso livello di rischio di incidente rilevante, sono tenuti a predisporre e presentare una relazione agli enti competenti; 225 • gli stabilimenti di cui agli artt. 6 e 7, caratterizzati da un medio livello di rischio di incidente rilevante devono predisporre e presentare una notifica agli enti competenti; • gli stabilimenti di cui all’art. 8, caratterizzati da un elevato livello di rischio di incidente rilevante, devono predisporre e presentare una notifica più dettagliata, rispetto a quanto previsto per la categoria precedente, agli enti competenti. La situazione in provincia di Foggia e in Puglia, ad ottobre del 2007, è quella riportata in dettaglio nella seguente Tab 1 a cura del Ministero dell’Ambiente in collaborazione con il Servizio Rischio Industriale dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e del Territorio (APAT). (Tab. 1) - Distribuzione provinciale degli Stabilimenti soggetti al D.Lgs. 238/05 ad ottobre 2007 in Puglia. Province Art. 6 Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto Totale 11 6 5 2 4 28 % su tot. regionale 39,29 21,43 17,86 7,14 14,29 100,00 Art. 8 7 2 2 3 4 18 % su tot. regionale 38,89 11,11 11,11 16,67 22,22 100,00 Totale Totale % 18 8 7 5 8 46 39,13 17,39 15,22 10,87 17,39 100,00 Fonte: M.A.T.T.M & ISPRA (ex. APAT) Si evince che risultano 5 gli impianti soggetti alla notifica di cui all’art. 6 del D.Lgs. 334/99 e 2 gli impianti soggetti alla notifica completa di rapporto di sicurezza di cui all’art. 8 del D.Lgs. 334/99. Complessivamente (art. 6 ed art. 8), in provincia di Foggia si contano 0,97 impianti per ogni 1.000 Km2, a fronte di una media regionale di consistenza nettamente superiore (2,48). Si riportano di seguito (Tab. 2) le attività soggette a rischio di incidente rilevante nel territorio di Area Vasta. (Tab. 2) Attività soggette a rischio di incidente rilevante in Area Vasta. N. COMUNE RAGIONE SOCIALE ATTIVITÀ (art. 6 D.Lgs. 334-99) 1 Carapelle CAVIRO s.c.r.l. Distillazione 2 Cerignola CI.BAR.GAS s.r.l. Deposito di gas liquefatti 3 Cerignola VERONA PETROLI s.a.s. Deposito di oli minerali 4 Foggia LIQUIGAS s.p.a. Deposito di gas liquefatti 5 Manfredonia ANASTASIA GAS s.p.a. Deposito di gas liquefatti (art. 8 D.Lgs. 334-99) 226 (Tab. 2) Attività soggette a rischio di incidente rilevante in Area Vasta. N. COMUNE RAGIONE SOCIALE ATTIVITÀ 1 Foggia ULTRAGAS CM s.p.a. Deposito di gas liquefatti 2 San Giovanni Rotondo S.E.I. SOCIETA’ ESPLOSIVI INDUSTRIALI s.p.a. Produzione e deposito di esplosivi Fonte: M.A.T.T.M & ISPRA (ex. APAT) Le aree ad elevato rischio di crisi ambientale sono ambiti territoriali caratterizzati da gravi alterazioni degli equilibri nei corpi idrici, nell’atmosfera o nel suolo, e che comportano rischio per l’ambiente e per la popolazione. L’area di Manfredonia, in provincia di Foggia, fu dichiarata area ad elevato rischio di crisi ambientale nel 1991 (L. 195/91 RSA 2001, Min. Amb.) e comprende il solo comune, con una popolazione di 57.978 abitanti ed una superficie di circa 352 Kmq. Tale dichiarazione non è stata rinnovata a seguito della chiusura dello stabilimento EniChem. Ad oggi, invece, Manfredonia è considerata sito di interesse nazionale per la bonifica. 5.2 5.2.1 IL SISTEMMA DELLA MOBILITA’ IL QUADRO INFRASTRUTTURALE La rete viaria extraurbana pugliese è costituita da 313 km di rete autostradale, da oltre 1.600 km di strade statali, da circa 1.400 km di strade ex-Statali trasferite da ANAS alla Regione e, per suo tramite alle Province, e da circa 8.200 km di strade provinciali. La tabella che segue, i cui dati sono tratti dal database ISTAT “Le infrastrutture in Italia – Un’analisi provinciale della dotazione e della funzionalità", pubblicato nel 2006, evidenzia per ciascuna provincia il peso delle diverse tipologie stradali; il dato relativo alle strade statali fa riferimento alla classificazione precedente al trasferimento della competenza sulle strade di interesse regionale. (Tab. 3) Variabili e indicatori relativi alla dotazione infrastrutturale relativa al trasporto stradale (Fonte: ISTAT) 227 Tenuto conto della disomogeneità e della datazione dei dati ISTAT sopra riportati, tali da non fornire un quadro esatto della rete attuale, si forniscono le misurazioni effettuate sul livello informativo “viabilità stradale” della base cartografica DB Prior 10k (Database Topografico degli Strati Prioritari) prodotta dalla Regione Puglia nell’ambito del progetto nazionale che rientra tra gli obiettivi di Intesa GIS (Intesa Stato-Regioni-Enti Locali per la realizzazione dei sistemi informativi geografici). Anche in questo caso, il dato relativo alle strade statali fa riferimento alla classificazione precedente al trasferimento della competenza sulle strade di interesse regionale. Figura 1. Reti stradali provinciali. Base cartografica: DB Prior 10k. (Tabella 4) Estensione in km della rete per tipologia. Fonte: DB Prior 10k. Provincia di Autostrade Statali Provinciali Altre strade Totale 174,14 968,88 2.227,97 1.019,10 4.428,40 315,88 2.998,00 7.572,26 4.109,79 15.034,24 Foggia Puglia 228 Grafico 1. Ripartizione delle strade extraurbane per competenza e provincia. Fonte: DB Prior 10k. Grafico 2. Ripartizione delle strade extraurbane per competenza e provincia. Fonte: DB Prior 10k. La modalità ferroviaria, che vede teoricamente la regione Puglia collocarsi sopra la media nazionale in termini di dotazione infrastrutturale, con 1.507 km di linee ferroviarie, a fronte di una produzione per il trasporto regionale di oltre 12 milioni di treni*km/anno ed una spesa corrente tra contributi per l’infrastruttura e contributi per l’esercizio che rasenta i 170 M€, solo ora inizia ad affermarsi come struttura potante della rete di trasporto pubblico regionale. La ferrovia è in grado di garantire una copertura territoriale elevatissima: 3.300.000 residenti di 149 comuni hanno a 229 disposizione una stazione ferroviaria e, di questi, poco meno di 800.000 risiedono a meno di 500 metri da una stazione. In provincia di Foggia 19 dei 63 comuni hanno accesso diretto alla ferrovia. Allo stato di progetto (cioè, del nuovo PRT 2009-2013), si prevede un incremento da 149 a 155 dei comuni pugliesi con accessibilità diretta alla ferrovia; tale dato esprime in Capitanata un’analoga crescita da 19 a 24 centri urbani. Sintetizzando lo schema topografico della rete viaria in Capitanata, si può rilevare che l’asse principale è costituito dall’autostrada Foggia-Bari-Taranto che, nei pressi di Canosa, si collega con la A16 che conduce a Napoli e Roma. La prima (A14), a partire da nord, consente di penetrare nelle aree sub regionali; la seconda (A16), più funzionale ai collegamenti esterni, interessa la parte più a nord della provincia di Foggia. Il sistema viario principale è completato da una serie di strade statali. Il livello secondario è rappresentato da una serie di strade (statali e provinciali) che, pur non essendo di grande scorrimento, hanno tuttavia l’importanza di costituire una fitta rete per i collegamenti all’interno. Lo sviluppo della rete ferroviaria ha seguito quasi esattamente lo schema delle “connessioni esterne” accentuando, in particolare, il carattere costiero della via Adriatica. Il non adeguato livello di efficienza del trasporto ferroviario ha contribuito allo sviluppo del servizio, sia pubblico che privato, di autolinee. Le infrastrutture viarie presenti nel territorio provinciale, eccetto il Comune di Foggia, si presentano, essenzialmente per le strade provinciali e comunali, in non perfetto stato di manutenzione, a causa dei ripetuti fenomeni calamitosi. Gli spostamenti (come vedremo meglio in seguito), dovuti soprattutto a motivi di studio e di lavoro, sono tipologicamente individuati dal flusso verso il comune capoluogo. Anche il sistema viario che va da Cerignola verso gli altri Comuni risulta inadeguato. In questa zona alle carenze della rete viaria si somma la carenza delle infrastrutture ferroviarie: Carapelle, Ordona, Stornara e Stornarella sono escluse dai circuiti delle Ferrovie dello Stato, mentre Orta Nova è considerata scalo secondario. Gli spostamenti intercomunali sono in gran parte serviti da linee di autobus. E’ dunque il trasporto su strada a supplire alle carenze della rete ferroviaria. Ma la circostanza non fa che rendere ancora più evidenti le carenze della rete viaria costretta a sopportare anche il transito dei pullman dei pendolari per lavoro o per studio. Sia nel Basso Tavoliere che nell’area del Medio ed Alto Tavoliere, la principale tipologia di trasporto è l’autovettura privata, rispetto a forme di trasporto pubblico, che evidenzia una forte persistenza di comportamenti individualistici contro l’utilizzo comune di autovetture per lo spostamento. Gli attuali livelli di congestione dei centri urbani determinano tempi medi di percorrenza più lunghi del dovuto, associati ad un utilizzo di mezzi di trasporto ancora di tecnologia convenzionale, con forti livelli di emissione (Cfr. Fig. 2 e Tabb. 3-4), aggravati dall’età media dei veicoli utilizzati. I livelli di congestione riscontrabili nei vari centri urbani sono, infatti, legati a consuetudini quali: - basso utilizzo del sistema pubblico di trasporto (dovuto anche a bassi livelli di efficienza del servizio stesso); 230 - basso utilizzo di mezzi alternativi di trasporto (bicicletta, moto, auto elettrico e/o a basso impatto inquinante); - basso livello di integrazione tra sistema di trasporto urbano ed extra-urbano; - cattive consuetudini da parte degli automobilisti, con limitato rispetto delle regole di circolazione (parcheggi fuori dalle aree consentite, parcheggi in doppia fila, etc); - struttura della rete viaria inadeguata rispetto ai volumi di traffico, con limitata offerta di aree di parcheggio. Fig. 2.– Mappa parco veicoli e autovetture circolanti per comune – Anno 2006 231 (Tab. 5) PARCO VEICOLI PER PROVINCIA E TIPOLOGIA MOTOCARRI MOTOVEICOLI RIMORCHI E RIMORCHI E TRATTORI AUTOCARRI AUTOVEICOLI E E SEMIRIMORCHI SEMIRIMORCHI STRADALI ALTRI Totale SPECIALI / Area geografica AUTOBUS TRASPORTO AUTOVETTURE QUADRICICLI MOTOCICLI QUADRICICLI VEICOLI SPECIALI / TRASPORTO O complessivo MERCI SPECIFICI TRASPORTO SPECIALI / SPECIFICI MERCI MOTRICI MERCI SPECIFICI BARI 1 2.631 74.894 12.054 831.097 9.309 98.636 396 11.620 6.234 3.953 1.050.825 BRINDISI 1 569 21.688 2.316 233.393 6.474 23.686 107 1.898 1.482 966 292.580 FOGGIA 1 669 37.561 4.927 331.207 4.365 30.315 353 3.669 3.545 1.653 418.265 LECCE 1 865 46.590 4.904 470.500 13.588 57.568 227 3.099 1.935 901 600.178 TARANTO 4 916 22.768 3.342 320.405 5.384 39.447 216 2.761 1.639 979 397.861 Totale PUGLIA 8 5.650 203.501 27.543 2.186.602 39.120 249.652 1.299 23.047 14.835 8.452 2.759.709 Totale ITALIA 354 96.419 3.842.995 594.643 35.680.097 305.590 5.590.259 48.944 523.557 294.577 153.912 47.131.347 Fonte: ACI 2007 (Tab. 6) - Consistenza del parco veicolare pugliese per tipologia di veicolo COPERT Fonte: ACI 232 Dalla Tab. 6 emerge che in Puglia – e soprattutto in provincia di Foggia – la ripartizione per classe COPERT dei veicoli vede una differenza, comune del resto a tutte le province pugliesi, rispetto alla media nazionale, con una marcata prevalenza di autovetture a maggiore vetustà, con maggiori emissioni di inquinanti sotto forma di gas di combustione e prodotti incombusti, rispetto a quelle con maggior grado di innovazione tecnologica e maggiori garanzie ambientali. Negli ultimi anni l’impatto ambientale correlato ai veicoli è diminuito, data la maggiore attenzione nei confronti delle tecnologie impiegate, ma tale miglioramento è stato controbilanciato da una crescita della domanda di trasporto, soprattutto stradale. La maggior parte delle emissioni dovute al trasporto sono da imputare al trasporto stradale (90%) e solo il 10% alle altre modalità. Particolarmente rilevanti appaiono gli effetti ambientali e sanitari, nei contesti urbani, potenziati da densità abitative che espongono all’inquinamento un quota significativa di popolazione e contribuiscono direttamente al peggioramento della qualità dell’aria. Il trasporto su strada è responsabile di una quota rilevante di emissioni in atmosfera per tutti i principali inquinanti (NOx, COVNM, CO, PM10) nonché allo sviluppo di fenomeni di inquinamento secondario come la formazione dell’Ozono (Cfr. Tab. 7). (Tab. 7) - Emissioni in atmosfera da trasporto stradale - Macrosettore 07 SNAP/CORINAIR – (Anno 2005) Tematica Inquinante GAS SERRA CO2 CH4 N2O LTRE SOSTANZE INQUINANTI CO SOx NOx PTS Provincia Automobili BA BR FG LE TA Tot. Puglia BA BR FG LE TA Tot. Puglia BA BR FG LE TA Tot. Puglia BA BR FG LE TA Tot. Puglia BA BR FG LE TA Tot. Puglia BA BR FG LE TA Tot. Puglia BA BR FG LE TA Tot. Puglia 1.829,19 366,58 1.238,12 738,17 609,17 4.781,23 575,15 146,08 258,29 307,61 206,97 1.494,10 242,39 45,63 171,29 92,62 80,29 632,22 49.334,85 12.000,33 27.651,40 24.523,37 17.030,22 130.540,17 173,61 32,60 129,45 63,22 57,52 456,40 8.182,33 1.596,22 6.160,30 3.125,21 2.634,20 21.698,26 695,98 132,44 554,15 244,83 228,07 1.855,48 Veicoli leggeri (<3,5t) 245,00 54,34 165,82 120,36 68,18 653,70 10,63 2,74 6,00 6,10 2,96 28,43 16,82 3,69 11,25 8,23 4,66 44,65 1.493,15 400,48 931,54 869,65 425,82 4.120,64 43,12 9,41 29,09 21,02 11,95 114,59 1.310,81 305,57 867,32 669,99 371,18 3.524,87 213,90 52,48 152,63 107,98 63,18 590,16 233 Veicoli pesanti (>3.5t e autobus) 720,49 86,50 674,46 136,86 173,65 1.791,96 67,22 9,52 57,93 15,15 16,64 166,47 32,55 4,12 30,24 6,56 7,85 81,31 2.124,52 332,67 1.843,55 538,59 552,08 5.391,40 135,32 17,20 125,27 27,34 32,78 337,90 6.742,69 894,47 6.351,84 1.384,28 1.719,91 17.093,20 520,15 75,53 471,67 120,64 133,98 1.321,97 Motocicli (>50 cm3) 43,82 10,13 16,34 24,00 17,11 111,41 97,10 22,69 34,96 53,77 38,05 246,57 0,97 0,23 0,35 0,54 0,38 2,47 7.584,63 1.819,61 3.064,85 4.305,34 2.979,45 19.753,88 1,79 0,41 0,68 0,98 0,70 4,56 94,02 20,40 39,31 48,32 35,71 237,76 14,15 3,55 5,35 8,42 5,68 37,15 Tot Un.Mis. 2.838,50 517,56 2.094,74 1.019,40 868,11 7.338,30 750,09 181,03 357,18 382,64 264,63 1.935,57 292,73 53,66 213,13 107,95 93,18 760,65 60.537,15 14.553,10 33.491,33 30.236,95 20.987,56 159.806,10 353,84 59,62 284,49 112,55 102,95 913,45 16.329,84 2.816,67 13.418,77 5.227,82 4.760,99 42.554,09 1.444,18 264,00 1.183,80 481,87 430,90 3.804,77 kt kt kt kt kt kt t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t t (Tab. 7) - Emissioni in atmosfera da trasporto stradale - Macrosettore 07 SNAP/CORINAIR – (Anno 2005) Tematica Inquinante COVNM NH3 Provincia BA BR FG LE TA Tot. Puglia BA BR FG LE TA Tot. Puglia Automobili 6.667,53 1.820,25 3.229,15 3.640,70 2.372,87 17.730,50 350,92 69,31 210,98 151,56 119,66 902,42 Veicoli leggeri (<3,5t) 225,01 60,87 124,94 136,84 63,99 611,65 3,02 0,62 2,06 1,35 0,78 7,84 Veicoli pesanti (>3.5t e autobus) 1.084,82 175,27 899,72 275,72 279,24 2.714,77 3,26 0,41 3,02 0,66 0,79 8,13 Motocicli (>50 cm3) 721,07 172,99 269,20 409,56 283,88 1.856,71 0,97 0,23 0,35 0,54 0,38 2,47 Tot Un.Mis. 8.698,43 2.229,38 4.523,01 4.462,83 2.999,99 22.913,63 358,17 70,57 216,41 154,10 121,60 920,86 t t t t t t t t t t t t Fonte: Inventario regionale delle emissioni in atmosfera - 2005 La sostanziale inattività del Porto di Manfredonia e dell’Interporto di Cerignola individua nell’Aeroporto “G. Lisa” di Foggia la sola alternativa alla mobilità (di persone e merci) viaria (stradale e ferroviaria) a livello provinciale e di Area Vasta. Il PRT 2009-2013 (Quadro Conoscitivo – Bozza) così di seguito sinottizza le caratteristiche infrastrutturali dei quattro scali aeroportuali pugliesi: (Tab. 8) CARATTERISTICHE DELLE INFRASTRUTTURE DEI QUATTRO SCALI AEROPORTUALI PUGLIESI. (FONTE: MASTER PLAN AEROPORTI DI PUGLIA, AGGIORNAMENTO 2007) 234 5.2.2 IL FLUSSO DELLA MOBILITA’ VEICOLARE Uno scenario abbastanza recente dei flussi veicolari presenti all’interno delle diverse aree subregionali riviene dalle campagne di indagini effettuate da Tecnopolis per conto della Regione Puglia nel corso del periodo 17 settembre-20 ottobre 20076. In sintesi, le attività di indagini effettuate sono consistite essenzialmente in: − rilievi automatici dei flussi di traffico sulla rete extraurbana; − indagini cordonali con interviste dirette ad un campione di veicoli leggeri e pesanti; − indagini ai varchi dei porti con traffico passeggeri e Ro-Pax. Il territorio regionale è stato analizzato sulla base dei dati dedotti dalla campagna di rilevamento, al fine di determinare l’entità complessiva dei volumi di traffico giornaliero, la ripartizione di tali volumi fra veicoli leggeri e mezzi pesanti, le direttrici maggiormente utilizzate e la fluttuazione oraria dei flussi. È stata effettuata un’analisi per capire in generale quali siano le principali criticità della rete, quindi sono state effettuate delle analisi di dettaglio per alcuni ambiti, amministrativi e territoriali (per ciascuna provincia, per ciascun capoluogo di provincia e per ambiti territoriali di particolare interesse). Per le analisi degli ambiti amministrativi sono stati individuati cordoni provinciali e cordoni dei capoluoghi di provincia; per l’analisi degli ambiti territoriali non amministrativi sono stati analizzati: il Gargano, il Sub Appennino Dauno, il Parco delle Murge, il Sud Salento. I dati relativi alle analisi al cordone di ciascuna provincia sono riportati nella successiva Tab. 9. (Tab. 9) FLUSSI RILEVATI AL CORDONE PROVINCIALE, PER TIPOLOGIA DI VEICOLI E PER DIREZIONE. 6 Durante la campagna di indagini, sono stati effettuati rilievi su 406 sezioni monodirezionali di cui 346 con l’utilizzo dei sistemi automatici di rilevamento della Nu-Metrics modello HI-STAR NC-97 e 60 con il sistema radar Techtronic DTS-COMPACT 1000 JR. La campagna di indagini realizzata da Tecnopolis è riportata nel PRT – Piano Attuativo 2009-2013 – Quadro Conoscitivo – Bozza. 235 Anche se l’analisi dei flussi rivela che la maggiore quantità di veicoli in ingresso e in uscita si concentra, rispettivamente, nel territorio delle province di Bari e Brindisi, tuttavia la composizione modale dei flussi a livello provinciale evidenzia per la provincia di Foggia una incidenza dei mezzi pesanti sul totale dei veicoli in ingresso e in uscita (20,47%) di gran lunga superiore alla media regionale (12,68%) e ai valori espressi dalle altre province pugliesi (quella di Lecce fa marcare il dato minimo dell’8,23%). Volendo visualizzare l’ulteriore suddivisione dei dati provinciali in ingressi ed uscite si ottiene: (Grafico 3) RIPARTIZIONE MODALE DEI FLUSSI VEICOLARI IN INGRESSO E USCITA DAI CORDONI PROVINCIALI. (DETTAGLIO PROVINCIALE) Va rilevato, inoltre, il dato assoluto inerente la mobilità complessiva dei mezzi pesanti che pone la provincia di Foggia al 2° posto tra le province pugliesi (dopo l’area provinciale di Bari). Analizzando i flussi veicolari di scambio riscontrati dai cordoni dei comuni capoluogo, si evidenziano per l’area di Foggia e degli altri comuni capoluogo di provincia i seguenti valori: (Tab. 10) FLUSSI RILEVATI AL CORDONE DEI COMUNI CAPOLUOGO, PER TIPOLOGIA DI VEICOLI E PER DIREZIONE. 236 (Figura 3) FLUSSI RILEVATI AL CORDONE DEL COMUNE CAPOLUOGO FOGGIA Confrontando i dati relativi ai flussi rilevati al cordone dei comuni capoluogo con quelli rilevati al cordone provinciale, si evince un indicatore relativo al dinamismo e al potere attrattivo e 237 gravitazionale dei vari comuni capoluogo, sia in relazione ai flussi di mobilità extra-provinciali, sia soprattutto in rapporto a quelli infra-provinciali. Nel caso specifico del capoluogo della Capitanata, il rapporto tra i due precitati flussi veicolari vede la città di Foggia attrarre flussi di traffico nettamente superiori a quelli in ingresso e uscita dal territorio provinciale; ciò significa che tale scarto è imputabile al traffico veicolare originato all’interno della stessa provincia e con destinazione Foggia. (Tab. 11) INDICE DI ATTRAZIONE DEI FLUSSI DI SCAMBIO DA PARTE DEI CAPOLUOGHI PROVINCIALI (Fonte: Nostre elaborazioni su PRT – Piano Attuativo 2009-2013 – Quadro Conoscitivo – Bozza) Capoluoghi (A) FLUSSI DA E VERSO I CAPOLUOGHI (B) FLUSSI DA E VERSO LE PROVINCE INDICE DI POLARITA’ GRAVITAZIONALE DELLA MOBILITA’ VEICOLARE (A)/(B)*100 Foggia 84.362 56.176 150,17 Bari 273.442 145.259 188,24 Brindisi 100.799 113.077 89,14 Taranto 142.749 86.826 164,41 Lecce 162.203 43.380 373,91 ANALISI SULLA VIABILITÀ IN AREE A DOMANDA DEBOLE ED IN AREE A PARTICOLARE VALENZA AMBIENTALE PRESENTI IN CAPITANATA I RILIEVI DI TRAFFICO AL CORDONE DELL’AMBITO TERRITORIALE DEL GARGANO (Tab. 12) 238 L’ambito territoriale del Gargano è interessato da un movimento di circa 39.000 veicoli, di cui il 95% leggeri ed il 5% pesanti. I RILIEVI DI TRAFFICO AL CORDONE DELL’AMBITO TERRITORIALE DEL SUB APPENNINO DAUNO (Tab. 13) L’ambito territoriale del Sub Appennino Dauno è interessato da un movimento di circa 19.000 veicoli, di cui l’80% leggeri ed il 20% pesanti. IL TRAFFICO AUTOSTRADALE I caselli autostradali localizzati in Capitanata accolgono traffico in accesso di veicoli leggeri che varia dal 39% (dei giorni feriali invernali) al 48,1% (dei giorni festivi estivi) del traffico totale in accesso dei veicoli leggeri presso i caselli autostradali dell’intera regione. In valore assoluto si passa, per la provincia di Foggia, dai 9.307 veicoli nei giorni feriali invernali ai 19.138 veicoli nei giorni festivi estivi. Tale ultimo dato pareggia pressoché la cifra complessiva inerente il traffico in accesso presso i caselli della rete autostradale pugliese da Canosa alla barriera di Taranto Nord nei giorni festivi del periodo estivo (20.649). Va sottolineato, altresì, che nei giorni feriali invernali solo il 23% dei veicoli che entrano nei caselli pugliesi sono destinati fuori regione, mentre nei giorni festivi estivi – a causa della componente turistica – tale valore sale al 51% ed è sostanzialmente controbilanciato dal traffico in uscita dagli stessi caselli autostradali7. 7 Nei giorni festivi estivi oltre 6.000 veicoli provengono da origini oltre Bologna; nei giorni festivi invernali tale componente supera di poco i 1.000 veicoli. 239 (Figura 4) Veicoli leggeri in accesso ai caselli autostradali pugliesi (Giorno feriale invernale) (Fonte PRT – Piano Attuativo 2009-2013 – Quadro Conoscitivo – Bozza) (Figura 5) Veicoli leggeri in accesso ai caselli autostradali pugliesi (Giorno festivo estivo) (Fonte PRT- Piano Attuativo 2009-2013 – Quadro Conoscitivo – Bozza) 240 Per quanto attiene l’analisi del traffico merci su strada, l’ISTAT non fornisce una disaggregazione della base statistica a livello provinciale. Tuttavia, l’analisi degli scambi commerciali per aree di origine e destinazione delle merci aiuta ad individuare le direttrici dei flussi di traffico e, quindi, il grado di coinvolgimento della rete stradale della Capitanata. Nel corso del 2005 (ultimo anno statisticamente disponibile), sono state trasportate 40.400.808 tonnellate di merci con origine in Puglia, di cui 26.082.869 dirette nella stessa Puglia, 13.946.254 tonnellate con destinazione verso le altre regioni italiane e 371.685 tonnellate all’estero. Le tonnellate di merci destinate in Puglia sono invece risultate 37.932.117, di cui 11.553.000 provenienti da altre regioni italiane e 296.248 tonnellate provenienti dall’estero (26.082.869 tonnellate, come già evidenziato, provenienti dalla stessa Puglia). In buona sostanza, il bilancio del traffico merci su strada vede la Puglia interessata da un interscambio con le altre regioni italiane per un volume di merci pari a circa 25.500.000 tonnellate, di cui il 54,7% originato dal suo stesso territorio, che si svolge lungo le direttrici esposte nella successiva Figura 6. (FIGURA 6) Da una rielaborazione dei dati ISTAT (2005) sul traffico merci e dei risultati dell’indagine Tecnopolis del 2007 sul traffico veicolare a livello provinciale, si ottiene una stima sufficientemente approssimata del traffico merci complessivo (originato, in transito e con destinazione finale) pertinente e gravante sull’area territoriale – e quindi sulla rete viaria – della Capitanata che 241 esprime il dato eloquente di circa 26.400.000 tonnellate, pari pressappoco al 50% dell’intero traffico merci della regione Puglia (52.250.056 tonnellate). CRITICITÀ DEL SISTEMA DELLA MOBILITÀ ATTUALE: L’INCIDENTALITÀ. I dati relativi all’incidentalità sulle strade regionali in ambito extraurbano, autostrade, statali, provinciali e comunali (Fonte ISTAT), coprono un arco temporale di 10 anni compreso tra il 1995 e il 2004. L’ampiezza delle informazioni a disposizione consente di affrontare la distribuzione, sul territorio e nel corso degli anni, delle condizioni critiche lungo le principali strade di pubblico interesse, indicando il numero e la localizzazione degli incidenti, il numero dei feriti, quello dei morti, la variazione nel corso degli anni e l’incidenza sulla popolazione residente per ogni comune. Nel corso del primo anno di indagine, il 1995, sono stati conteggiati 1.781 incidenti totali in tutta la Puglia, con 3.385 feriti e 292 morti; nel 2004, i medesimi indicatori testimoniano di 2.666 incidenti, 5.152 feriti e 265 morti. Dal confronto tra l’inizio e la fine del periodo di indagine emerge che gli incidenti sono aumentati del 50%, i feriti del 52% e i morti, invece, sono diminuiti del 10%. E’ interessante notare che i capoluoghi di provincia, tutti ad eccezione di Brindisi, si trovano ai primi posti per numero di incidenti e numero di feriti rilevati in un anno, con incrementi significativi nel 2004 rispetto al valore di riferimento dell’anno 1995; solo Brindisi ha, infatti, registrato una diminuzione di incidenti e di feriti tra il 1995 e il 2004. Situazione opposta si nota per quanto riguarda la mortalità, il cui dato assoluto decresce tra il 1995 e il 2004 per tutti i capoluoghi di provincia con l’eccezione di Taranto. Si può sintetizzare questo primo insieme di dati affermando che se il numero di incidenti e il numero di feriti aumenta nelle aree urbane di maggiori dimensioni (quali i comuni capoluogo di provincia), il numero di morti è più elevato e, generalmente, trova incrementi nei comuni di medie e piccole dimensioni, risultando stabile se non in discesa nelle grandi città. Le tabelle seguenti (Tabb. 14-15-16) permettono il confronto tra i dati di dettaglio dei 10 comuni maggiormente incidentati in ambito extraurbano (in giallo sono evidenziati i comuni localizzati in Area Vasta). 242 (Tab. 14) Elenco dei primi dieci comuni per numero di Incidenti rilevati nel 2004 e nel 1995. COMUNE 2004 1995 DIFFERENZA 1 BARI 204 147 57 2 FOGGIA 162 93 698 3 TARANTO 111 79 32 4 LECCE 78 17 61 5 ALTAMURA 75 10 65 6 FASANO 68 36 32 7 MODUGNO 60 40 20 8 BRINDISI 55 63 -8 9 MONOPOLI 54 22 32 10 S. SEVERO 52 50 2 PARZIALE 919 557 362 TOTALE 2.666 1.781 885 Di seguito si riporta (Tab. 15) il dettaglio numerico dei primi dieci comuni per numero di feriti registrati nel 2004, confrontando tale dato con quello del 1995. Come anticipato, gli incrementi maggiori si registrano nei capoluoghi di provincia, e risultano essere pari al 34% in più per Bari, al 70% in più per Foggia, al 47% in più per Taranto e addirittura al 243% in più per Lecce. Estremamente significativo il dato comunale di Altamura, per il quale l’incremento nel periodo 1995-2004 è stato pari a oltre il 1.000% di feriti in più (in giallo sono evidenziati i comuni localizzati in Area Vasta). 8 Valore più elevato a livello regionale . 243 (Tab. 15) Elenco dei primi dieci comuni per numero di FERITI rilevati nel 2004 e nel 1995. COMUNE 2004 1995 DIFFERENZA 1 BARI 394 294 100 2 FOGGIA 309 182 127 3 TARANTO 206 140 66 4 ALTAMURA 188 17 171 5 LECCE 144 42 102 6 FASANO 143 79 64 7 MONOPOLI 117 47 70 8 MODUGNO 114 78 36 9 CERIGNOLA 111 93 18 10 S. SEVERO 105 91 14 13 BRINDISI 91 112 -21 PARZIALE 1.922 1.175 747 TOTALE 5.152 3.385 1.767 Nella successiva (Tab. 16) si riporta il dettaglio numerico dei primi dieci comuni per numero di morti registrati nel 2004, confrontando tale dato con quello del 1995. Colpisce, al riguardo, la situazione relativa ad alcuni tra i maggiori comuni dell’Area Vasta che esprimono un dato in netta controtendenza rispetto alla media regionale ed occupano 5 delle prime 10 posizioni nella graduatoria regionale dei comuni per tasso di mortalità indotta da incidenti stradali. E ciò a dimostrazione dell’alto livello di criticità che interessa gran parte della rete viaria dell’Area Vasta, sia nella sub-area del Tavoliere che nell’ambito del comprensorio garganico. (Tab. 16) Elenco dei primi dieci comuni per numero di MORTI rilevati nel 2004 e nel 1995. COMUNE 2004 1995 DIFFERENZA 1 FOGGIA 15 14 1 2 S. SEVERO 9 2 7 3 TARANTO 9 11 -2 4 MANFREDONIA 8 6 2 5 ALTAMURA 7 1 6 6 BARI 7 13 -6 244 (Tab. 16) Elenco dei primi dieci comuni per numero di MORTI rilevati nel 2004 e nel 1995. COMUNE 2004 1995 DIFFERENZA 7 CERIGNOLA 7 6 1 8 TRANI 7 6 1 9 VERNOLE 7 0 7 10 LESINA 6 0 6 11 BRINDISI 5 12 -7 17 LECCE 4 6 -2 PARZIALE 91 77 14 TOTALE 265 292 -27 (Grafico 4) Elenco dei primi dieci comuni per numero di morti rilevati nel 2004 e nel 1995 Volendo schematizzare il quadro dell’incidentalità stradale in provincia di Foggia nel corso del decennio 1995-2004 (cfr. Tab. 17) si ha: (Tab. 17) Incidenti, feriti, morti – periodo 1995-2004 – Provincia di Foggia 245 La successiva Figura 7 esprime la topografia del rischio stradale in provincia di Foggia mediante gli indicatori di incidentalità, lesività (feriti) e mortalità determinati da sinistri verificatisi in ambito extra-urbano. 246 (FIGURA 7) MAPPA DEL RISCHIO STRADALE IN CAPITANATA Variazione N° Incidenti 1995-2004 Variazione N° Morti 1995-2004 Variazione N° Morti/100 Incidenti 1995-2004 Variazione N° Feriti/100 Incidenti 1995-2004 Fonte: PRT – Piano Attuativo 2009-2013 – Quadro Conoscitivo - Bozza 247 IL TRASPORTO FERROVIARIO La situazione di relativa sofferenza del trasporto ferroviario è da ascrivere a numerosi fattori tra cui il numero di aziende ferroviarie presenti sul territorio, elemento che negli ultimi anni ha costituito un handicap pesante sulla strada della implementazione di una rete integrata regionale. Le ulteriori principali criticità sono da ascriversi, nell’ordine: • alla vetustà di molte tratte, dei relativi impianti tecnologici e del materiale rotabile che incide pesantemente sulla qualità dei servizi offerti; • al relativo interesse da parte di aziende dotate di settore ferroviario e automobilistico ad accelerare interventi che portino alla riconversione di servizi sostitutivi in servizi ferroviari; • all’assenza di un modello di esercizio di riferimento a scala regionale rispetto al quale orientare e programmare gli investimenti; • alla mancanza di integrazione tra servizi ferroviari ed automobilistici che, in alcuni casi, sfocia in una palese concorrenza; • alla tendenza alla parcellizzazione degli interventi, sia infrastrutturali che di ammodernamento, del materiale rotabile che tendono a vanificare possibili economie di scala; • una scarsa percezione delle potenzialità della ferrovia da parte degli Enti locali che, non cogliendone la valenza strategica, indirizzano le loro istanze molto spesso verso interventi di semplice riduzione delle interferenze connesse all’esercizio ferroviario senza mettere in campo una seria politica insediativa che ricerchi tutte le possibili sinergie tra sistema territoriale e sistema trasportistico. È pressante l’esigenza di un nuovo approccio nella gestione dei servizi ferroviari improntata alla interoperabilità tra reti in modo da massimizzare la potenzialità del sistema giocando sull’effetto rete e su una più flessibile gestione degli impianti e del materiale rotabile con tutte le economie di scala che ciò comporta. Questa prospettiva appare decisamente promettente in ragione dei benefici diretti conseguibili tenuto conto dell’estensione e della copertura garantita dalle linee secondarie in ambito regionale, ma anche, in uno scenario di lungo periodo, per le possibili ricadute in termini occupazionali nel settore della costruzione e manutenzione di veicoli ferroviari, guardando sia al mercato nazionale che a quello internazionale dell’area balcanica e del mediterraneo sud orientale. Sul versante del trasporto merci, la ferrovia svolge un ruolo abbastanza modesto (17% rispetto al tutto strada che scende al 5% se si considera anche il traffico merci dei tre porti di Bari, Brindisi e Taranto). Su 3.600.000 tonnellate di merci movimentate da FS Cargo nel 2006, il segmento del Combinato, con circa 1.200.000 tonnellate in partenza e 800.000 tonnellate in arrivo, rappresenta oltre il 50% della domanda. 248 Le potenzialità sono notevoli se si considera che, sulle relazioni di traffico nazionale su strada, la componente con percorrenze superiori ai 500 Km generata da aziende di trasporto pugliesi in conto proprio o in conto terzi (7.000.000 di tonnellate) rappresenta circa il 35% del totale. Anche la componente di traffico estero, con 700.000 tonnellate di merci su strada, rappresenta una possibile sfida tenuto conto che, ad oggi (2006), le quote su ferro ammontano a 200.000 tonnellate (67% import; 33% export) con una forte flessione dei traffici verso la Puglia (-30% rispetto al 2004) che è stata solo marginalmente compensata dall’incremento delle merci in partenza dalla regione (+45%). L’ATTUALE OFFERTA DI MOBILITA’ Come già evidenziato, la rete ferroviaria pugliese si estende per oltre 1.500 chilometri. Nella seguente Tabella 18 si riporta l’estensione della stessa sul solo territorio pugliese, distinta per gestore della rete, e l’indicazione dell’operatore prevalente. (Tabella 18) Estensione della rete ferroviaria pugliese distinta per Gestore dell’infrastruttura. Nella Tabella 19 sotto riportata si evidenzia il quadro delle percorrenze sviluppate dagli operatori ferroviari sia per i servizi ferroviari che automobilistici sostitutivi/integrativi/aggiuntivi (limitatamente a quelli riconducibili al contratto ferroviario 2007-2009). (Tabella 19) Percorrenze annuali dei servizi eserciti dagli operatori ferroviari (Fonte AREM). 249 Analizzando le percorrenze dei treni Regionali nel giorno feriale tipo per operatore ferroviario (Tabella 20), si evince – a livello provinciale – che la Capitanata concentra valori di percorrenza dei servizi ferroviari (treni*Km/giorno) pari al 17,23% del totale regionale che rappresenta un valore in linea con la sua quota di popolazione. (Tabella 20) Percorrenze dei treni Regionali nel giorno feriale tipo, per provincia e per operatore ferroviario. (Fonte: Nostre elaborazioni su PRT – Piano Attuativo 2009-2013 – Quadro Conoscitivo – Bozza) Percorrenze/giorno Provincia Operatore Ferroviario feriale tipo Quota % sul totale (treni*Km/giorno) Foggia Trenitalia, Ferrovie del Gargano. regionale 7.202 17,23 20.792 49,74 3.774 9,03 4.203 10,06 5.828 13,94 41.799 100,00 Trenitalia, Ferrovie Bari Appulo-Lucane, Ferrotramviaria, Ferrovie del Sud-Est. Taranto Brindisi Lecce Trenitalia, Ferrovie del Sud-Est. Trenitalia, Ferrovie del Sud-Est. Trenitalia, Ferrovie del Sud-Est. TOTALE IL PENDOLARISMO Il pendolarismo è un fenomeno che quotidianamente induce circa 400.000 cittadini pugliesi a spostarsi dal proprio comune di residenza per recarsi nel luogo di lavoro, di studio, di cura, di consumo e di fruizione dei servizi di supporto alla gestione del tempo libero, ecc.. L’ISTAT (2001) ha censito gli spostamenti intercomunali a livello di ambiti provinciali di provenienza e destinazione dei flussi di pendolarismo, suddivisi per modalità di trasporto (Cfr. Tab. 21). 250 (Tab. 21) Dati di pendolarismo (fonte ISTAT 2001) – Esclusi spostamenti intracomunali. Dai dati espressi nella tabella sopra riportata emergono 2 elementi degni di attenta considerazione. Il primo attiene alla consistenza numerica del pendolarismo complessivamente in uscita dalla provincia di Foggia che eccede quello in ingresso di oltre 3.500 unità giornaliere (pari ad 1/3 dell’analogo differenziale regionale). E ciò a dimostrazione della minore attrattività del sistema produttivo della Capitanata rispetto a quello delle altre aree territoriali della regione e delle zone contermini delle regioni confinanti. Il secondo elemento di valutazione coglie la sensibile difformità nella ripartizione modale degli spostamenti tra i pendolari della provincia di Foggia e il dato medio regionale. Infatti, tra i pendolari originati in Capitanata il 56,4% utilizza l’auto privata (a fronte del 63,4% della media pugliese), il 36,9% l’autobus (rispetto ad una media regionale del 27,5%) ed il 6,7% il treno (in rapporto al 9,1% del dato medio pugliese). Lo stessa struttura modale degli spostamenti si riscontra a livello di destinazione del flusso di pendolarità. Ciò aiuta a comprendere meglio il fenomeno del pendolarismo dauno che: • si origina in aree territoriali morfologicamente complesse e difficili sotto il profilo della mobilità (Sub-Appennino Dauno, Gargano); • si localizza in zone poco e male servite dalla rete ferroviaria (Sub-Appennino Dauno, Gargano, Basso Tavoliere, area costiera, territori lagunari); • predilige e si struttura su spostamenti a breve e breve-medio raggio (dai 15 ai 65 chilometri di distanza dal comune di residenza). Nella successiva Fiig. 8 è riportata la mappa degli spostamenti giornalieri su gomma che conferma le caratteristiche del pendolarismo in Capitanata appena sopra evidenziate. (Fig. 8) Spostamenti giornalieri (ISTAT 2001) - Gomma 251 IL TRASPORTO AEREO Il trasporto aereo costituisce per la Regione Puglia uno strumento strategico per garantire la coesione e la competitività del sistema economico regionale rispetto allo scenario dello spazio euromediterraneo, naturale riferimento di ogni linea d’intervento regionale. Il sistema aeroportuale pugliese ha movimentato nel 2006 oltre 2.700.000, passeggeri offrendo mediamente circa 300 collegamenti di linea a settimana a partire dagli aeroporti di Bari e Brindisi di cui circa 30 internazionali e 270 nazionali, oltre a numerosi collegamenti charter stagionali. La dotazione impiantistica attuale lato aria è già più che soddisfacente e sarà ulteriormente potenziata grazie agli interventi programmati e finanziati, ovvero già in corso di realizzazione. I trend naturali di crescita del traffico passeggeri tra il 2002 e il 2006 sugli aeroporti di Bari (+12,3%) e di Brindisi (+8,7%) dimostrano lo stato di salute del sistema; un ulteriore significativo impulso allo sviluppo del trasporto aereo su base regionale verrà dai nuovi collegamenti resi disponibili dai diversi scali pugliesi, come risultato dei “bandi diretti alla concessione di contributi per l’attivazione di nuove rotte aeree” indetti da Aeroporti di Puglia S.p.A., per conto della Regione Puglia nel 2007. Per quanto riguarda l’offerta di voli, allo stato attuale (orario invernale 2008-2009) Bari offre 265 coppie di voli settimanali con origine/destinazione sia sul territorio nazionale che europeo, Brindisi ne offre 115, ed infine Foggia offre 26 collegamenti settimanali, tutti destinati in Italia (Milano, Roma, Torino e Palermo). Per quanto attiene al problema dell’accessibilità ad un’area aeroportuale, v’è da rilevare che essa non dipende esclusivamente dai tempi di collegamento a terra con l’aeroporto ma varia in funzione della tipologia di domanda e della frequenza di collegamenti offerti verso una determinata destinazione. Questa precisazione è fondamentale ai fini di una corretta pianificazione degli interventi complementari di potenziamento del trasporto aereo sul versante dell’accessibilità aeroportuale. La maggior parte dei comuni pugliesi dista in auto non più di un’ora dall’aeroporto più vicino; fanno eccezione alcuni comuni delle aree periferiche del Gargano e del Salento distanti comunque non più di due ore dagli aeroporti rispettivamente di Foggia e Brindisi. (Figura 9) Isocrone di accessibilità con mezzo privato agli aeroporti di Foggia, Bari e Brindisi. (Fonte: PRT – Piano Attuativo 2009-2013 – Quadro Conoscitivo – Bozza) 252 Risultati analoghi, seppure tutti incrementati mediamente di circa 30’, si ottengono analizzando l’accessibilità agli aeroporti mediante modalità ferroviaria (nell’ipotesi di collegamento finale in bus dalla stazione più vicina), a dimostrazione della capillarità della rete su ferro regionale. (Figura 10) Isocrone di accessibilità con modalità ferroviaria agli aeroporti di Foggia, Bari e Brindisi. (Fonte: PRT – Piano Attuativo 2009-2013 – Quadro Conoscitivo – Bozza) 5.2.3 IL NUOVO PIANO URBANO DELLA MOBILITA’ DI AREA VASTA (PUMAV) Il processo di redazione del Piano Urbano della Mobilità di Area Vasta (PUMAV) dell’aggregazione Capitanata 2020 ha dovuto affrontare una contraddizione in termini insita nella denominazione stessa dello strumento di pianificazione/programmazione. Le linee guida nazionali e quelle regionali (di cui si offre una breve sintesi appena oltre), le prime calibrate su un contesto prettamente urbano e le seconde aperte ad una visione di area vasta, impongono la definizione di un approccio metodologico alla progettazione del PUMAV che non può che essere declinato, da un lato sulle specifiche del contesto territoriale cui ci si riferisce e, dall’altro, sulla maturità e la solidità del quadro programmatico progettuale sovraordinato. Nel caso della Pianificazione Strategica Capitanata 2020, il percorso di elaborazione del Piano Strategico e la bozza del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) hanno consentito di delineare uno scenario di area vasta ad un livello di definizione tale da consentire al PUMAV di circoscrivere la propria azione sia dal punto di vista spaziale che dei contenuti, evitando inutili duplicazioni. Preso atto dello scenario infrastrutturale e funzionale delineato in campo extraurbano dalle dorsali “reti e mobilità” del Piano Strategico in armonia con il PTCP e, attraverso quest’ultimo, anche con le ipotesi avanzate dall’Area Vasta dei Monti Dauni, il PUMAV ha circoscritto la sua azione specifica a livello del comune capoluogo preoccupandosi di sostanziare lo scenario infrastrutturale e le 253 politiche-azioni di accompagnamento necessarie ad attuare a livello locale il disegno complessivo proposto dal PTCP e dai Piani Strategici. A questo scopo è stata effettuata una organica e puntuale ricostruzione del quadro programmatico progettuale in modo da evidenziare vincoli, propedeuticità, interrelazioni e potenzialità degli interventi e delle azioni immateriali proposti ai differenti livelli di pianificazione/programmazione. Questo approccio ha conferito al PUMAV un’impostazione snella, ma incisiva, che si focalizza sui temi strategici da affrontare in campo urbano al fine di realizzare compiutamente lo scenario sovraordinato a livello sovracomunale. L’obiettivo è in sostanza quello di coniugare le soluzioni sull’“ultimo miglio” per il flussi di mobilità provinciale in accesso al capoluogo con le esigenze di una rinnovata visione della città, del suo sviluppo e della qualità urbana che essa intende proporre ai suoi cittadini ed a visitatori e turisti. (A) (A.1) IL QUADRO NORMATIVO Le Linee Guida Ministeriali Il Piano Urbano della Mobilità (PUM) è stato istituito dalla Legge 24 novembre 2000, n. 340 "Disposizioni per la delegificazione di norme e per la semplificazione di procedimenti amministrativi – Legge di semplificazione 1999", art. 22. Il PUM è da intendersi quale "progetto del sistema della mobilità", di medio-lungo periodo, comprendente un insieme organico di interventi materiali e immateriali diretti al raggiungimento di specifici obiettivi che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha esplicitato nelle Linee guida predisposte per la redazione dei PUM: - soddisfare i fabbisogni di mobilità della popolazione; - abbattere i livelli di inquinamento atmosferico ed acustico nel rispetto degli accordi internazionali e delle normative comunitarie e nazionali in materia di abbattimento di emissioni inquinanti; - ridurre i consumi energetici; - aumentare i livelli di sicurezza del trasporto e della circolazione stradale; - minimizzare l’uso individuale dell’automobile privata e moderare il traffico; - incrementare la capacità di trasporto; - aumentare la percentuale di cittadini trasportati dai sistemi collettivi, anche con soluzioni di car pooling, car sharing, taxi collettivi, ecc.; - ridurre i fenomeni di congestione nelle aree urbane caratterizzate da una elevata densità di traffico, mediante l’individuazione di soluzioni integrate del sistema di trasporti e delle infrastrutture in grado di favorire un migliore assetto del territorio e dei sistemi urbani; 254 - favorire l’uso di mezzi alternativi di trasporto con impatto ambientale più ridotto possibile. Le Linee guida indicano inoltre le linee di intervento – materiali e immateriali – che il PUM è chiamato a definire: - le infrastrutture di trasporto pubblico relative a qualunque modalità; - le infrastrutture stradali, di competenza locale, con particolare attenzione alla viabilità a servizio dell’interscambio modale; - i parcheggi, con particolare riguardo a quelli di interscambio; - le tecnologie; - le iniziative dirette a incrementare e/o migliorare il parco veicoli; - il governo della domanda di trasporto e della mobilità, anche attraverso la struttura del mobility manager; - i sistemi di controllo e regolazione del traffico; - i sistemi d’informazione all’utenza; - la logistica e le tecnologie destinate alla riorganizzazione della distribuzione delle merci nelle città, nei comuni e nelle aree densamente urbanizzate. Sotto il profilo metodologico, il percorso progettuale prevede in primo luogo la ricostruzione e l’analisi della struttura attuale del sistema dei trasporti e del quadro programmatico progettuale esistente, con particolare riferimento agli interventi infrastrutturali e alle azioni immateriali in corso di realizzazione o finanziate. Tali interventi costituiscono gli elementi per la definizione dello scenario di riferimento a partire dal quale viene elaborato quello progettuale. L’esame delle criticità attuali e di quelle residue e/o emergenti nello scenario di riferimento a seguito delle ipotesi di evoluzione della domanda di trasporto viene effettuato alla luce degli obiettivi generali indicati dalle linee guida e di eventuali obiettivi specifici derivanti dalle peculiarità dell’area oggetto di studio il cui raggiungimento viene misurato attraverso l’individuazione di opportuni indicatori di performance. Successivamente si procede ad effettuare una serie di valutazioni preliminari su macroscenari alternativi che in genere si differenziano tra loro per l’assetto prefigurato dei sistemi portanti della mobilità e delle conseguenti politiche di governo-orientamento della domanda. Lo scenario progettuale si ottiene per successive approssimazioni e affinamenti, a partire dai macroscenari alternativi, secondo un processo in cui assume un peso rilevante il livello di conseguimento degli obiettivi prefissati. 255 (A.2) Le Linee Guida Regionali Il Nucleo di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici (NVVIP) della Regione Puglia/ Settore Programmazione e Politiche Comunitarie ha prodotto il documento “Linee guida per la pianificazione strategica territoriale di area vasta” (Atto NVVIP n. 144 del 30.1.2007), che riporta in APPENDICE (N. 2/ALLEGATI) le linee guida per la redazione dei Piani Urbani della Mobilità. L’obiettivo è quello di inquadrare la progettazione del PUM nell’ambito del processo di formazione del Piano Strategico in piena sintonia con l’approccio metodologico proposto dalle Linee Guida Ministeriali. La contestuale e sinergica predisposizione del Piano Strategico e del PUM scaturisce, secondo l'obiettivo generale del raggiungimento di traguardi reali di competitività degli ambiti sovracomunali, dalle relazioni d'interdipendenza tra i due strumenti. In particolare: - al Piano Strategico spetta declinare gli obiettivi e le azioni di medio-lungo periodo atti a rafforzare sia il sistema territoriale come nodo di eccellenza della rete infrastrutturale di rango nazionale ed europeo, sia le specifiche linee di azione locali; - al Piano della Mobilità spetta definire l’insieme di interventi sul sistema della mobilità, funzionali a ottimizzare le modalità di governo dei flussi esistenti e previsti in funzione delle scelte adottate dal Piano Strategico. (B) IL QUADRO PROGRAMMATICO PROGETTUALE DI RIFERIMENTO DEL PIANO URBANO DELLA MOBILITA’ DI AREA VASTA (PUMAV) (B.1) Il Documento Strategico Regionale (DSR) della Regione Puglia Il DSR della Regione Puglia è stato approvato con Deliberazione della Giunta Regionale il 1 agosto 2006, pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 102 del 9 agosto 2006. Gli obiettivi generali che il DSR ha individuato per la politica di sviluppo 2007-2013 sono: 1. rafforzare i fattori di attrattività del territorio, migliorando l’accessibilità, garantendo servizi di qualità e salvaguardando le potenzialità ambientali; 2. promuovere l’innovazione, l’imprenditoria e lo sviluppo dell’economia della conoscenza anche attraverso la valorizzazione del lavoro competente e dei distretti produttivi; 3. realizzare condizioni migliori di occupabilità, di coesione ed inclusione sociale. Il perseguimento di questi tre obiettivi generali, secondo la visione delineata dal DSR, deve essere sostenuto attraverso cinque obiettivi trasversali, da considerare in tutte le linee di intervento da attuarsi: 256 - ambiente; - pari opportunità; - dimensione territoriale dello sviluppo; - cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale europea e di prossimità; - sviluppo della partecipazione e contributo allo sviluppo di una nuova etica pubblica. (B.2) Le Proiezioni Territoriali del DSR Il Documento Strategico Regionale (DSR) e le relative Proiezioni Territoriali, di cui la Giunta Regionale ha preso atto con Delibera n. 42/2007, costituiscono lo scenario di riferimento rispetto al quale impostare e contestualizzare il Piano Regionale Trasporti (PRT): questi documenti forniscono infatti la visione, l’interpretazione del sistema insediativo, paesaggistico ed ambientale e gli indirizzi di sviluppo che la Regione Puglia ha inteso proporre alla Comunità Europea ai fini della Programmazione 2007-2013 dei Fondi Strutturali Comunitari. La visione del sistema Puglia proposta in seno alle Proiezioni Territoriali del Documento Strategico Regionale, individua come capisaldi della struttura relazionale i “poli di commutazione” intesi come luoghi vocati all’intersecazione di flussi materiali e immateriali che investono il territorio, riverberandone le opportunità socio-economiche nei contesti locali di influenza a favore della coesione territoriale e della competitività complessiva. Le Proiezioni hanno quindi scelto di perseguire un approccio fortemente orientato all’integrazione – verticale e orizzontale – tra tutte le realtà presenti in regione, nella consapevolezza che il complesso sistema regionale potesse trarre beneficio dalla reciproca valorizzazione delle potenzialità di ciascun elemento della rete: grandi poli funzionali e nodi di trasporto, distretti produttivi e turistici, centri di eccellenza del sapere e della ricerca. Questo ha portato ad una lettura per cui la capacità competitiva della piattaforma pugliese non si esaurisce nei sistemi portuali di Bari, Brindisi e Taranto, ma si consolida attraverso il coinvolgimento delle risorse territoriali, economiche, infrastrutturali della Capitanata e del Salento. Il sistema complessivo è stato interpretato per livelli: prima la piattaforma transnazionale, poi l’intreccio delle piattaforme nazionale e interregionali e infine l’organizzazione spaziale e relazionale del sistema Puglia, inteso nelle sue identità locali e relative opportunità. Al centro di questa visione si pone la città9 e, in particolare, i capoluoghi di provincia chiamati ad interpretare e valorizzare le peculiarità del proprio ambito territoriale di riferimento che la complessità del sistema insediativo pugliese diversifica fortemente da una provincia all’altra. 9 Questa lettura ben rappresenta la struttura insediativa pugliese, che ha al centro la “città” nelle sue diverse dimensioni: il grado di urbanizzazione regionale è molto elevato, superiore alla media italiana e a quella del Mezzogiorno: il 62,27% della popolazione risiede in comuni con più di 20.000 abitanti, contro il 52,49% della media italiana e il 55,7% del Mezzogiorno. 257 (B.2.1) Il nuovo Piano Regionale dei Trasporti (PRT) Il nuovo PRT (il cui testo è stato approvato con Legge Regionale N. 16 del 23.6.2008 “Principi, indirizzi e linee di intervento in materia di Piano Regionale dei Trasporti”) rappresenta un passaggio chiave per la pianificazione dei trasporti regionale. Esso risulta connotato da due elementi fondamentali che ne hanno caratterizzato il processo di elaborazione: - la concomitanza con una fase di pianificazione e programmazione particolarmente intensa che ha coinvolto, e tuttora impegna, diversi settori dell’Amministrazione Regionale e molti Enti Locali pugliesi10; - la volontà di adottare un approccio progettuale che facesse proprio il principio della comodalità11 e che garantisse, nel rispetto di tale principio, la sostenibilità delle scelte del Piano e il riconoscimento delle priorità strategiche. Per quanto riguarda le linee di intervento per le diverse modalità di trasporto, il PRT prevede: - Relativamente al trasporto stradale, il riconoscimento, la gerarchizzazione e la classifica funzionale di una rete di interesse regionale capace di garantire, con continuità, adeguati livelli di servizio, di sicurezza e di informazione a residenti, operatori economici e turisti che si muovono nella nostra regione. A questa rete appartengono, con pari dignità, sia i grandi assi di comunicazione, che gli indispensabili snodi per l’accesso a servizi a valenza strategica, a porti, aeroporti e interporti, che gli elementi di viabilità a servizio di poli produttivi e sistemi territoriali a valenza regionale strategica paesaggistico- ambientale (parchi, sistemi turistici, ecc.). - Relativamente al trasporto ferroviario, il PRT, considerata la struttura e gli investimenti in atto sul sistema ferroviario, ne riconosce il ruolo di elemento ordinatore della rete di trasporto pubblico. L’aspetto più innovativo è certamente costituito dalla prefigurazione di un modello di esercizio fondato sulla interoperabilità tra le reti e sulla gerarchizzazione dei servizi ferroviari passeggeri. Le peculiarità del sistema insediativo regionale consentono infatti alla ferrovia di esprimere pienamente le proprie potenzialità come servizio ferroviario regionale in grado di collegare tra loro le principali polarità della Puglia, come servizio ferroviario territoriale che nelle diverse province rappresenta il sistema strutturante del TPL, come servizio ferroviario 10 Ci si riferisce, in particolare: alla Programmazione 2007-2013 dei Fondi Strutturali Comunitari, al Documento Regionale di Assetto Generale (DRAG), al Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR), al Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), alla Pianificazione di Area Vasta (Piani Strategici e Piani Urbani della Mobilità), al Programma triennale di Promozione Turistica, allo Studio di fattibilità del sistema regionale della portualità turistica, ecc. 11 “Per co-modalità si intende l’uso efficiente dei modi di trasporto che operano singolarmente o secondo criteri integrati multimodali nel sistema europeo dei trasporti per sfruttare al meglio ed in maniera sostenibile le risorse.” (Cfr. Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni. Appendice: “Logistica delle merci in Europa – la chiave per una mobilità sostenibile”. del 28.6.2006). 258 metropolitano nell’Area Metropolitana di Bari ma anche, attraverso il ricorso a nuove tecnologie, in altre realtà della regione. - Le linee di intervento del PRT in materia di trasporto marittimo si focalizzano in particolare sugli strumenti – organizzativi, tecnologici, infrastrutturali – che possono mettere i porti pugliesi nelle condizioni di fare sistema, al fine di contribuire all’affermazione della Puglia come piattaforma logistica nel contesto internazionale, anche attraverso l’apertura di rotte di Autostrade del Mare e in un’ottica di sviluppo sul lungo periodo che sfrutta la connessione con il Corridoio VIII e il Corridoio I. Lo sforzo del PRT è quello di ricucire il variegato quadro di iniziative già in corso in una strategia regionale di competitività coerente ed efficace per l’intero sistema pugliese. - Anche rispetto al trasporto aereo, la funzione che il PRT si assume è quella di riconoscere quali interventi, in parte già delineati dal Masterplan degli aeroporti pugliesi e in parte derivanti dai meccanismi del mercato, possono assumere una valenza strategica rispetto al sistema complessivo della mobilità pugliese e quali azioni di supporto possono massimizzare i risultati delle strategie in corso, in particolare nell’ottica della co-modalità che conforma tutto il Piano. - Infine, per quanto riguarda la programmazione dei servizi minimi di TPL, il PRT assegna al trasporto pubblico su gomma un ruolo strategico e totalmente integrato con quello ferroviario. Lasciando al PTS gli aspetti di riorganizzazione della rete dei servizi, il PRT si occupa di focalizzare le correlazioni esistenti tra organizzazione dei servizi, ripensati anch’essi in un’ottica di gerarchizzazione, e interventi complementari, sia materiali che immateriali, alle diverse scale territoriali: infrastrutturazione dei nodi di scambio ferro-gomma e gomma-gomma, integrazione tariffaria, informazione all’utenza. (B.2.2) Il nuovo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) Il Piano Territoriale di Coordinamento della provincia di Foggia (PTCP) è stato adottato con Delibera del Consiglio Provinciale n. 58 del 11/12/2008. Il Piano, sul fronte della mobilità, ha inteso affrontare tre questioni di fondo rispetto alle quali è stato definito il sistema degli obiettivi e delle strategie progettuali e, conseguentemente, lo scenario di Piano con tutti gli interventi e le azioni immateriali di accompagnamento. La prima questione riguarda la riaffermazione del ruolo della Capitanata nello scenario di infrastrutturazione e organizzazione delle reti nazionali e internazionali per la mobilità di passeggeri e merci. Si tratta di recuperare una funzione, storicamente riconosciuta soprattutto per quanto riguarda il sistema ferroviario, capitalizzando sul territorio i benefici derivanti dal ruolo di potenziale cerniera tra il Tirreno, il corridoio VIII e quello Adriatico. La realizzazione della linea ferroviaria ad Alta Capacità Bari-Napoli e la terminalizzazione del Corridoio VIII devono costituire 259 l’occasione per “catturare” valore aggiunto e il volano per attivare iniziative di sviluppo economico sul territorio ben oltre i marginali benefici derivati dai flussi di traffico in transito. Il secondo tema che il PTCP ha inteso affrontare riguarda la necessità di configurare una rete di infrastrutture e servizi per la mobilità delle persone e delle merci interna alla provincia in grado di garantire coesione territoriale, inclusione sociale e competitività delle imprese. La provincia di Foggia costituisce sotto questo profilo una caso forse unico nel panorama italiano. La popolazione e il sistema delle imprese locali sopportano uno sforzo di accessibilità alla rete multimodale, e di conseguenza anche ai servizi di eccellenza presenti sul territorio, che ha pesantemente contribuito al declino di molte aree della provincia. La vastità del territorio si traduce in distanze, tempi di viaggio e conseguente impegno di risorse personali e collettive per l’esercizio della mobilità, che sono più consone ad una scala regionale che provinciale: ben 200 km e circa 3 ore di viaggio in auto separano Peschici da Anzano di Puglia; oltre la metà dei comuni della provincia presentano un tempo di accesso al capoluogo e ai servizi di eccellenza che vi sono insediati superiore ai 45 minuti. Obiettivo prioritario del PTCP è quello di elaborare uno scenario di assetto della rete di infrastrutture e servizi che, in sintonia con le più recenti indicazioni a livello europeo e nazionale, sia improntato alla co-modalità nell’ottica dell’efficienza, della sicurezza e della sostenibilità del funzionamento del sistema dei trasporti nel suo complesso. L’ultima questione, non certo in ordine di importanza, attiene la tutela e la valorizzazione del patrimonio paesaggistico e ambientale. Il paesaggio della Capitanata nella sua varietà e multiforme bellezza ed il sistema dei parchi e delle riserve naturali è prima di tutto una risorsa economica e come tale occorre supportarne uno sviluppo sostenibile sotto molteplici punti di vista. In primo luogo attraverso un approccio realmente multimodale alla soluzione dei problemi di accessibilità, in secondo luogo mediante soluzioni infrastrutturali rispettose delle caratteristiche dei luoghi, della domanda e dei modelli di mobilità prevalenti. L’urgenza di una risposta adeguata al problema è stata riproposta con forza dalla drammatica vicenda degli incendi verificatisi nell’estate 2007 nella costa settentrionale del Gargano: la soluzione, data la complessità dei luoghi, deve tuttavia rifuggire soluzioni semplicistiche. Obiettivi generali del PTCP A partire dalle tre questioni poste, che possono essere ritenute veri e propri macro-obiettivi, è stata definita una serie di obiettivi di carattere generale per il sistema dei trasporti di seguito rappresentati: - porre efficacemente in relazione la provincia di Foggia con lo spazio euro mediterraneo e con le regioni limitrofe; - cooperare allo sviluppo e al sostegno del sistema economico provinciale e alla sua competitività con particolare riferimento ai settori e alle filiere trainanti; 260 - realizzare un sistema coordinato e integrato del trasporto pubblico locale che garantisca le esigenze di mobilità interna nell’ottica della riduzione delle esternalità e a sostegno della coesione sociale; - promuovere la logistica e l’intermodalità nel trasporto merci; - elaborare un progetto sviluppabile per fasi che costituisca un punto di riferimento per la pianificazione settoriale della Provincia (PPB e PTVE) e dei Comuni (PUM e PGTU); - contribuire alla tutela e alla valorizzazione ambientale. Sotto obiettivi e strategie specifiche del PTCP Sulla base delle peculiarità, criticità e potenzialità della Capitanata, gli obiettivi di carattere generale sono stati inoltre ulteriormente declinati dal PTCP in una serie di sotto-obiettivi e strategie specifiche, distinte per settore. 1 Settore Viabilità e Trasporto Merci Il PTCP individua le seguenti strategie nel settore del trasporto stradale: - adeguare e mettere in sicurezza la viabilità di connessione con le province limitrofe con particolare riferimento a quelle dell’entroterra appenninico in modo da rendere competitivi, in termini di accessibilità, i servizi di eccellenza di rango sovra-provinciale che la Capitanata è in grado di offrire (porto di Manfredonia, Interporto di Cerignola, Università,…); - realizzare, in ambito provinciale, una rete stradale caratterizzata da continuità funzionale, adeguati standard di sicurezza e leggibilità; - innalzare la qualità della progettazione stradale in ambiti a particolare valenza ambientale in funzione della tutela e della valorizzazione paesaggistica dei luoghi attraversati e della corrispondenza delle caratteristiche della viabilità alle componenti di mobilità prevalenti; - promuovere l’integrazione verticale nelle politiche di gestione della mobilità tra Provincia e Comuni, con particolare riferimento a quelli tenuti a redigere PUT e PUM. Nel settore del trasporto delle merci e dell’intermodalità, il PTCP mira a: - creare un sistema logistico integrato a servizio della Capitanata e in grado di integrarsi efficacemente nell’ambito della Piattaforma logistica regionale fondata, in Capitanata, sull’Interporto di Cerignola, sull’Area di Sviluppo industriale di Incoronata e sul porto industriale di Manfredonia; - promuovere la logistica di filiera nel settore agroalimentare; - contribuire alla creazione di iniziative di logistica distributiva in campo urbano; - favorire la formazione professionale nel campo della logistica da parte delle imprese; - incentivare il ricorso agli ITS per la gestione ed il monitoraggio della mobilità delle merci. 261 (Figura 11) PTCP: Viabilità e Trasporto Merci 2 Settore Trasporto Pubblico Nel settore del trasporto collettivo il PTCP individua i seguenti obiettivi: - rilanciare il ruolo del trasporto aereo per i collegamenti verso gli Hub di Roma e Milano e a supporto del sistema turistico provinciale; - creare una rete di trasporto pubblico locale pienamente integrata sotto il profilo infrastrutturale, funzionale e tariffario in modo da sfruttare la modalità o la combinazione di modalità di trasporto complessivamente più efficienti; - rilanciare e potenziare il ruolo della ferrovia come sistema portante del trasporto pubblico locale provinciale; 262 - potenziare il ruolo del trasporto elicotteristico per i servizi di elisoccorso, protezione civile, trasporto di persone a favore di ambiti particolarmente svantaggiati sotto il profilo dell’accessibilità; - valorizzare il sistema dei porti della Capitanata e le possibili forme di navigazione interna a supporto della circuitazione turistica nell’area Garganica. A livello operativo, il PTCP punta fortemente sulla ferrovia, prevedendo innanzitutto un servizio ferroviario provinciale da integrare fortemente con il TPL automobilistico e supportato da adeguate strutture per l’intermodalità. Alla rete provinciale si connette la previsione di penetrazioni in campo urbano (innanzitutto a Foggia e a Manfredonia) con il ricorso alla tecnologia treno-tram, finalizzate a massimizzare la raccolta e la distribuzione dell’utenza nelle aree a maggior densità. (Figura 12) PTCP: Trasporto Pubblico e Intermodalità 263 (B.2.3) Il Piano Strategico di Area Vasta “Capitanata 2020” Il Piano Strategico di Area Vasta “Capitanata 2020” ha individuato, per il settore della mobilità, tre dorsali strategiche riguardanti rispettivamente: viabilità, merci e logistica, trasporto collettivo. Le previsioni inserite nelle dorsali costituiscono una focalizzatone dei temi già presenti nel PTCP e rappresentano il quadro di riferimento per la declinazione settoriale, in tema di mobilità, da effettuare nel PUMAV. 1 Settore Reti e Mobilità – Dorsale “VIABILITÀ” Tangenziale Est di San Severo-Variante alla SS16. Riconoscendo la priorità alla realizzazione della Tangenziale Est di San Severo, si prescrive che la soluzione adottata per la nuova viabilità consenta la creazione di un secondo fronte per l’accesso alla stazione ferroviaria di San Severo, raggiungibile mediante un raccordo specializzato di collegamento con la nuova tangenziale. Adeguamento e messa in sicurezza della viabilità tra Mattinata e Vieste. Il tema progettuale riguarda la ricerca di soluzioni di adeguamento/rettifica e potenziamento in sede della viabilità esistente al fine di migliorare il collegamento tra Mattinata e Vieste (potenziamento dell’arredo funzionale per la sosta dei turisti). Positivi riflessi potranno derivare da questo intervento sulla regolarità di marcia del TPL in approdo a Manfredonia, a vantaggio anche dell’intermodalità con il treno in direzione di Foggia. Riorganizzazione del corridoio ferro-stradale costiero tra Rodi Garganico e San Menaio. L’opzione riguarda la predisposizione di una complessiva riorganizzazione geometrico-funzionale del corridoio ferro-stradale Rodi Garganico-San Menaio, sfruttando la capacità residua e il declassamento reso possibile dalla realizzazione del prolungamento della strada a scorrimento veloce garganica. Lo studio dovrà integrarsi con le soluzioni proposte per la riorganizzazione ed il potenziamento del servizio ferroviario provinciale e con l’introduzione del treno-tram a Foggia con il quale costituisce un intervento unitario. 264 (Figura 13) Piano Strategico 2020: Settore Reti e Mobilità – Dorsale Viabilità 2 Settore Reti e Mobilità – Dorsale “LOGISTICA” Relativamente a questa dorsale, il PUMAV assume esclusivamente il tema della logistica distributiva in campo urbano. Tali soluzioni necessitano di una struttura logistica dove insediare un Centro di Distribuzione Urbana (CDU)12 e di una componente organizzativa, che necessariamente coinvolge, come soggetto attivo, la Pubblica Amministrazione che - attraverso misure di regolamentazione e/o incentivi finanziari - supporta l’operatività logistica, avendone in cambio benefici riconducibili alla riduzione degli impatti del traffico merci in ambito urbano. Il CDU troverà la sua collocazione naturale nel quadro di un progetto generale di rilancio della logistica e dell’ASI di Incoronata. Questa è una importante opportunità per lo sviluppo complessivo della logistica della Capitanata: l’ASI si presta infatti, per dotazioni infrastrutturali e localizzazione, ad ospitare attività riguardanti tutti i livelli gerarchici della logistica di supporto alle attività di 12 Per CDU si intende una piattaforma unica di interscambio, adiacente all’area urbana, in grado di accentrare il flusso in ingresso delle merci e di assicurarne la distribuzione attraverso un efficiente sistema di mezzi a basso o nullo impatto ambientale. 265 trasporto. Presso l’ASI possono infatti essere localizzati, oltre al CDU, altre due funzioni logistiche integrate con il territorio e con le altre strutture logistiche provinciali: la Piastra intermodale, in coordinamento con l’Interporto di Cerignola, e il Polo logistico a servizio delle imprese insediate nell’area industriale e nelle sue future espansioni. Il Centro di Distribuzione Urbana (CDU) può offrire una risposta efficiente e ambientalmente sostenibile al problema della distribuzione delle merci nel centro storico di Foggia, nell’ottica di una sua progressiva riqualificazione nella direzione di Centro Commerciale naturale e di un alleggerimento del traffico di mezzi pesanti. (Figura 14) Piano Strategico 2020: Settore Reti e Mobilità – Dorsale Merci e Logistica 3 Settore Reti e Mobilità – Dorsale “TRASPORTO COLLETTIVO” Il “Piano Strategico 2020” fa proprio, assegnando alcune priorità, il disegno proposto dal PTCP. Un particolare rilievo è assegnato a due linee di intervento: 1. la realizzazione di un Servizio Ferroviario Metropolitano Territoriale a servizio dell’intera Capitanata; 266 2. la penetrazione dei servizi ferroviari in campo urbano (a Foggia) con tecnologia treno-tram. Nella Figura seguente (Figura 15) è riportato lo schema della “dorsale trasporto collettivo”. Di seguito vengono descritte le singole linee di intervento, precisando che la priorità individuata dal Piano Strategico, ed assunta dal PUMAV, riguarda l’implementazione di servizi treno-tram su tutta la dorsale Lucera-Foggia-Manfredonia. (Figura 15) Piano Strategico 2020: Settore Reti e Mobilità – Dorsale Trasporto Collettivo Il Servizio Ferroviario Territoriale della Capitanata Come previsto dal PTCP, si propone di completare l’offerta ferroviaria in ambito provinciale, creando una rete di servizi a carattere territoriale che colleghi tra loro i centri della pentapoli e sia perfettamente integrata con la rete dei servizi automobilistici provinciali ai quali sarà affidato il duplice compito di collegamento dei centri minori con il centro principale di riferimento, di adduzione/distribuzione complementare al servizio ferroviario provinciale imperniato su ciascuna stazione ferroviaria principale. Queste, in sintesi, le indicazioni di carattere generale per le diverse linee: 267 - Dorsale (Termoli)-S.Severo-Foggia-Cerignola-(Barletta). Il servizio ha il triplice ruolo di garantire alcune connessioni strategiche extraprovinciali, di rafforzare l’offerta del servizio regionale veloce per i collegamenti principali interprovinciali e di garantire l’adduzione lungo la linea verso Foggia. - Linea Lucera-Foggia. Il servizio previsto è di tipo cadenzato su base oraria con rinforzi nell’ora di punta. - Linea Manfredonia-Foggia. Il servizio previsto è di tipo cadenzato su base oraria con rinforzi nell’ora di punta. Si prevede l’elettrificazione della linea per garantire l’interoperabilità completa con il resto della rete. In particolare l’ipotesi è quella di prevedere una progressiva integrazione dei servizi con la Lucera-Foggia sino alla creazione di una vera e propria trasversale in ambito provinciale. Sulla linea si prevede il ripristino di un punto di incrocio (Amendola) e avanza l’ipotesi di sperimentazione di una tecnologia Treno-Tram per eliminare l’effetto barriera creato dalla ferrovia all’interno della città di Manfredonia (come meglio descritto nel paragrafo successivo). - Linea (Benevento)-Orsara-Bovino-Foggia. L’entità del traffico potenziale non giustifica il cadenzamento ma esclusivamente un miglioramento degli orari con eventuale rinforzo nell’ora di punta delle frequenze e/o della composizione dei convogli e la creazione a Bovino di un sistema di rendez-vous con i servizi automobilistici di TPL che servono i comuni dell’area. - Linea (Melfi)-Rocchetta-Candela-Foggia. Anche in questo caso l’entità del traffico potenziale non giustifica il cadenzamento ma esclusivamente un miglioramento degli orari con eventuale rinforzo nell’ora di punta delle frequenze e/o della composizione dei convogli e la creazione a Candela di un sistema di rendez-vous con i servizi automobilistici di TPL che servono i comuni dell’area. Una ulteriore prospettiva è quella di un rafforzamento delle sinergie, sotto il profilo dell’offerta turistica, tra le aree del Vulture e quelle della Provincia di Foggia, dal Subappennino fino al Gargano, nei confronti della quale la ferrovia potrebbe giocare un ruolo di elemento aggregante a supporto della circuitazione turistica. - Linea S.Severo-Apricena-Rodi Garganico-Calenella-(Peschici-Vieste). La prima istanza riguarda il prolungamento della linea, in una prima fase verso Peschici e, in una seconda fase, verso il Mandrione e Vieste. L’ipotesi è quella di mantenere un esercizio prettamente ferroviario sulla linea da S.Severo a Rodi Garganico e di introdurre una tecnologia Treno-Tram da Rodi a Calenella (Peschici-Vieste) in modo da mitigare l’impatto sulla costa e, anzi, costituire l’elemento su cui impostare una valorizzazione di tutta l’area. La prima istanza riguarda il prolungamento della linea, in una prima fase verso Peschici e, in una seconda fase, verso il Mandrione e Vieste. L’ipotesi è quella di mantenere un esercizio prettamente ferroviario sulla linea da S.Severo a Rodi e di introdurre una tecnologia Treno-Tram da Rodi a Calenella (Peschici-Vieste) in modo da mitigare l’impatto sulla costa e, anzi, costituire l’elemento su cui 268 impostare una valorizzazione di tutta l’area. Il prolungamento verso Vieste, al pari della variante di Apricena, è in linea con il disegno generale di mettere in collegamento alcuni dei principali centri della costa settentrionale del Gargano con S.Severo, ma ha anche una importanza strategica nel ridisegnare tutto il comprensorio turistico costiero. L’ipotesi di trasformazione della tratta terminale in Treno-Tram consente di avviare un progetto di riqualificazione del litorale tra Rodi e S. Menaio, agevolato anche dalla previsione di completamento della SSV da Vico a Peschci, con conseguente eliminazione del traffico automobilistico di attraversamento dalla litoranea. La linea, per le caratteristiche del sistema insediativo servito, si presta infine anche allo studio di una possibile utilizzazione per trasporto dei rifiuti solidi urbani su ferrovia. Il progetto implica la riqualificazione di molte delle stazioni esistenti e la realizzazione di nuove. Nel carattere strategico degli interventi di riqualificazione dei nodi ferroviari si inserisce la previsione di parcheggi di interscambio alle seguenti stazioni ferroviarie, da offrire a titolo gratuito o a una tariffa integrata con quella del trasporto pubblico: - Ischitella - Manfredonia - Cerignola - Candela - Bovino - Lucera - San Severo Penetrazioni in campo urbano con tecnologia Treno-Tram In accordo con il disegno complessivo del PTCP, il Piano Strategico di Area Vasta “Capitanata 2020” propone di introdurre la tecnologia Treno-Tram su alcune linee ferroviarie per consentire la penetrazione in campo urbano. Tale applicazione, sviluppabile per fasi incrementali, viene affrontata con approccio sistemico al fine di ottenere tutte le possibili economie di scala. (Fase 1) Applicazione della tecnologia treno-tram sulla linea Lucera-Foggia-Manfredonia con penetrazioni urbane a Foggia e a Manfredonia. La penetrazione su Foggia coinvolge l’anello dei grandi poli (Università-Polo Scolastico-Ospedale), consentendo una distribuzione diretta del traffico pendolare verso i principali attrattori del capoluogo e aumentando la competitività del trasporto su ferro. Il collegamento al porto peschereccio di Manfredonia (tramite ripristino del collegamento) si lega al rilancio dell’approdo per i servizi marittimi di circumnavigazione del 269 Gargano. Aliscafi e Treno-Tram potrebbero effettuare interscambio di passeggeri, sostando a pochi metri di distanza presso la stazione marittima. (Figura 16) Collegamento tra la stazione ferroviaria e la fermata del metrò-mare al porto di Manfredonia (Fase 1bis) Questa sottofase prevede l’estensione dei servizi sulla rete RFI da S. Severo, Cerignola Campagna (Cerignola Scalo) e Bovino verso Foggia. (Fase 2) Tratta Rodi Garganico-Peschici. Linea della costa Ischitella-Peschici con possibile prosecuzione verso Vieste via Mandrione. Ad Ischitella è previsto un parcheggio di interscambio collegato alla strada a scorrimento veloce del Gargano. Il servizio di Treno-Tram collegherà il parcheggio alla stazione di Rodi Garganico ove è previsto il ripristino del pontile per l’approdo dei servizi di navigazione verso le Tremiti e il Gargano. Sul tratto di linea compreso tra la stazione di Rodi Garganico e quella di Peschici-Calenella sono previsti interventi di trasformazione radicale; l’obiettivo è quello di creare un lungomare servito dal tram in modo da riqualificare il contesto e garantire la permeabilità trasversale pedonale. 270 (Figura 17) Collegamento Rodi Garganico-Peschici-Vieste (Fase 3) Penetrazioni urbane di Lucera e Cerignola e completamento del collegamento garganico da Peschici a Vieste. Contestualmente, si prevede l’estensione della rete urbana Treno-Tram a Foggia. Per il collegamento Cerignola Scalo-Cerignola, la proposta prende le mosse da una previsione contenuta all’interno del nuovo PRG di Cerignola che ipotizza il ripristino della stazione ferroviaria all’interno della città, seppure in una posizione diversa rispetto all’originale, e il collegamento, sul sedime della vecchia tramvia, tramite un raccordo di circa 7 chilometri tra la stazione attuale e la città. A Lucera è prevista la penetrazione su linea tramviaria dalla stazione ferroviaria a Porta Troia, avvicinando all’area centrale il punto di accesso al servizio ferroviario. A supporto dell’Intermodalità privato-pubblico, il Piano Strategico prevede la realizzazione di nuove infrastrutture di parcheggio di scambio in prossimità dei principali punti della rete collettiva. Tali nodi di scambio vengono localizzati nei centri urbani di: - Cerignola, Candela, Bovino, Lucera, S.Severo per l’interscambio con il servizio ferroviario; - Ischitella, per l’interscambio con il servizio LRT verso Rodi, Peschici e Vieste; - Marina di Lesina per l’interscambio con i servizi verso le Tremiti. (B.2.4) Il Documento Programmatico Preliminare del Comune di Foggia Il Documento Programmatico Preliminare del PUG di Foggia, relativamente al settore della mobilità, introduce due esigenze fondamentali: 271 1. la realizzazione di una viabilità principale denominata Nuova Orbitale con il duplice obiettivo di riammagliare il sistema delle radiali, scaricando il loro tratto terminale e di costituire un segno di transizione tra il campo urbano e l’ambito extraurbano; 2. lo sfruttamento della rete ferroviaria per collegare la città con il territorio di riferimento. Tali previsioni sono state pienamente accolte e declinate, sotto l profilo progettuale, nel PUMAV (Piano Urbano della Mobilità di Area Vasta). (Figura 18) Documento Programmatico Preliminare del Comune di Foggia (B.2.5) Interventi Locali di Trasformazione Urbana Una serie di interventi in ambito urbano ma con ricadute di livello sovra-comunale interessano la città di Foggia. A seguire si elencano sinteticamente gli interventi principali. Polo Integrato per lo Sviluppo Economico In un’ottica di diversificazione dei servizi, finalizzata ad un miglioramento della fruibilità dell’area fieristica, il progetto di un nuovo Polo Integrato per lo Sviluppo Economico vedrà la realizzazione di sedi di servizi comunali, un centro integrato per il terziario e, in particolare, la sede 272 del centro servizi del Distretto Agricolo del Tavoliere, di cui al PIT “Tavoliere”, e la nuova sede della Camera di Commercio. (Figura 19) Polo Integrato per lo Sviluppo Economico Programmi Integrati di Riqualificazione delle Periferie (PIRP) Gli interventi previsti nell’ambito dei PIRP riguardano "processi di riqualificazione tesi ad integrare il risanamento del costruito, la riorganizzazione dell’assetto urbanistico e il miglioramento della qualità ambientale (finanziabili con i fondi stanziati dalla Regione) con la promozione dell’occupazione, dell’iniziativa imprenditoriale locale e di azioni di contrasto all’esclusione sociale, attivabili con altre fonti finanziarie”. Il Comune di Foggia ha attualmente in essere due PIRP: - Ambito A: Borgo Croci/Comparto Biccari; - Ambito B: Rioni Diaz-Martucci/Viale Fortore-Via Scillitani. (Figura 20) PIRP Ambito A 273 (Figura 21) PIRP Ambito B Business Park L’intervento prevede la realizzazione di un Business Park nell’area lungo Viale Fortore attualmente occupata dai depositi ATAF e COTRAP. Si rende necessaria la redazione di un apposito futuro P.I.P., non inserito ancora nelle previsioni PIRP. All’interno del Business Park è comunque prevista la realizzazione di un grande “polmone” di verde pubblico attrezzato, a servizio del quartiere Martucci. (Figura 22) Business Park di Viale Fortore (Planimetria Generale) 274 (B.2.6) Il PGTU e gli Interventi Strategici Nell’ambito del PGTU del Comune di Foggia sono stati individuati alcuni interventi di interesse strategico, sia per la città di Foggia che per la mobilità di interesse sovra-comunale. Se ne riporta di seguito una descrizione sintetica. La “Nuova Michelangelo” La proposta di nuova viabilità tangenziale, assunta dal DPP, da approfondire in sede di nuovo Piano Regolatore Generale, è finalizzata: - a decongestionare le aree urbane (in particolare il centro storico e il continuo urbano); - a migliorare le condizioni di circolazione nel continuo urbano in modo da ottenere velocità più regolari ("fluidificazione lenta del traffico") e mediamente più elevate, con conseguenze positive anche nei trasporti pubblici collettivi; - al rispetto dei valori ambientali attraverso l'eliminazione della componente di attraversamento e il riequilibrio di quella di penetrazione. La Nuova Porta Cittadina: il Nodo di Scambio della Stazione Il Piano Generale del Traffico individua il nodo della stazione ferroviaria e le zone contermini come aree strategiche per il ridisegno complessivo della mobilità urbana e territoriale. La zona viene ad essere alimentata da un duplice corridoio veicolare a tenaglia: - in collegamento con la strada statale per Manfredonia (lato ovest) in parte già realizzato; - in raccordo su Via Fortore attraverso un allargamento del cavalcavia esistente, in modo da inserire una nuova corsia di immissione. Si creano in questo modo la condizione per alimentare fluidamente sia il sistema privato dei parcheggi di scambio e di relazione, sia i nuovi terminal del servizio di pubblico trasporto urbano ed extraurbano. Per evitare carichi eccessivi su Via XXIV Maggio e la penetrazione del traffico veicolare privato, nell'area urbana attrattiva che si vuole proteggere (Piazza Cavour, Via Lanza e la nuova zona a traffico limitato), non si prevede un congiungimento tra i due nuovi rami di viabilità provenienti da est e da ovest. In questo modo si massimizza l'uso dei parcheggi a corona del centro storico, favorendo il trasferimento pedonale lungo le principali destinazioni della città compatta. La piazza antistante la stazione viene completamente riorganizzata, prevedendo un ampio spazio pedonale davanti al fabbricato viaggiatori, un intervento di traffic-calming con restringimento della 275 carreggiata nell'anello circolatorio intorno ai giardini di Piazzale Vittorio Veneto con la conferma dell'attuale parcheggio a pagamento a lato della stazione. (Figura 23) PGTU: Riorganizzazione del nodo di scambio alla Stazione Ferroviaria Nuovi Attraversamenti Ferroviari Sono previsti due nuovi attraversamenti della ferrovia di seguito sinteticamente citati: - Ponte di Sovrappasso: l’intervento prevede la realizzazione di un nuovo ponte che supera il fascio dei binari, partendo da Viale Fortore in corrispondenza con le Officine FF.SS. e arrivando lateralmente al quartiere Martucci in corrispondenza con via de Miro d’Ajeta. La progettualità 276 trova stretto collegamento con azioni già avviate, e in parte finanziate, dall’Amministrazione Comunale (PGTU e Business Park alla Fiera). - Sottopasso ferroviario di Via de Miro d’Ajeta. L’intervento riguarda un nuovo sottopasso al di sotto del fascio ferroviario Foggia-Manfredonia, che consenta il collegamento di Viale del Mare con Via de Miro d’Ajeta. (B.2.7) Progetti di Nicchia Progetto di Car Sharing (ID A01) Sono previste tre fasi di sviluppo del Car sharing in ognuna delle quali sono state individuate differenti aree da adibire a stazioni di Car Sharing. Nella prima fase (colore azzurro) sono stati individuati due parcheggi (Ginetto e Zuretti) che permettono, considerando un’area di influenza di 700 metri, di coprire una buona area centrale. Tale area di influenza potrà essere notevolmente ampliata, nella seconda fase del progetto, con l’individuazione di tre nuove aree di parcheggio, evidenziate in arancione. La terza fase è quella relativa all’espansione del servizio ed in tale fase i nuovi parcheggi (evidenziati in verde) permettono di soddisfare una domanda posizionata nell’area est del Comune di Foggia. In quest’ultima fase si può prevedere di posizionare una stazione di Car Sharing anche nell’area dell’aeroporto di Foggia. (Figura 24) Progetto Car Sharing: localizzazione parcheggi 277 Progetto CityLò. Dimostratore di logistica urbana Il progetto CityLò è finalizzato all’attuazione di una iniziativa dimostrativa di City Logistics nella città di Foggia. Come tutti i progetti di City Logistics, anche quello che si vuole attuare a Foggia ha come obiettivo quello di creare le condizioni infrastrutturali, funzionali ed organizzative necessarie per raggiungere una maggiore efficienza complessiva del sistema di movimentazione delle merci all’interno del centro urbano, riducendo così gli impatti negativi sull’ambiente causati dalle attività di trasporto, pur mantenendo costante o addirittura migliorando il livello del servizio di consegna delle merci. E’ noto che, per ridurre il traffico commerciale in entrata nei centri urbani, il metodo più accreditato è quello di “consolidare” i flussi in entrata, facendoli convergere verso un unico punto di raccolta (o anche più punti, se le dimensioni dei flussi lo rendono necessario) localizzato in prossimità del centro urbano e facilmente raggiungibile da mezzi provenienti dagli assi viari principali. Allo scopo, è già stata individuata un’area dove realizzare una piattaforma di smistamento delle merci per il consolidamento dei carichi diretti al centro cittadino, con servizi navetta effettuati da mezzi “a basso impatto”. Dato il carattere dimostrativo i cui esiti, soprattutto in termini di adesione da parte degli operatori, porranno le basi per la creazione di un servizio stabile, si è optato per l’utilizzo di una struttura esistente da attrezzare allo scopo. Tale struttura si preferirà localizzarla nella zona industriale/commerciale di Foggia, denominata “Villaggio Artigiani”, posta in ottima posizione rispetto ai principali flussi entranti in città ma non particolarmente distante dall’area di sperimentazione. La piattaforma dovrà svolgere il ruolo di transit-point urbano sul quale far convergere i flussi di merci provenienti dalle diverse direttrici esterne (autostrada A14, ecc.), consolidare i carichi, saturando i mezzi, ottimizzare i percorsi ed i viaggi per singolo veicolo. Requisito indispensabile della piattaforma logistica che si andrà ad adottare è la dotazione di una piattaforma telematica, supportata da un sistema di localizzazione dei veicoli con un magazzino in grado di gestire gli ordini in modo centralizzato, ottimizzare i percorsi e le consegne, gestire la flotta assegnando a ciascun veicolo un percorso di consegne efficiente. Al fine di raggiungere una maggiore sostenibilità ambientale, la distribuzione nella città di Foggia – coordinata dalla piattaforma urbana – dovrà avvenire con veicoli ecologici. I principali benefici perseguiti con l’attuazione del progetto si individuano: - nella razionalizzazione dei flussi di mobilità dei veicoli commerciali; - nella riduzione delle emissioni di inquinanti atmosferici e acustici. 278 (Figura 25) Area Centrale della Città di Foggia in cui attivare la sperimentazione del Progetto CityLò 279 5.3 ALTRI TEMI 5.3.1 GLI INDICATORI RELATIVI ALLA DOMANDA DI EMERGIA13 (La quantificazione degli indicatori riportati nella sottostante Tab. 22 è presente nel Paragrafo 4.2.5.2) (Tab. 22) Subtematica Nome indicatore Produzione Produzione totale lorda di energia [GWh] D Terna Distribuzione --- D GRTN Impianti Quota della produzione di energia da fonti rinnovabili sul totale regionale [%] R Terna Consumi totali di energia per settore economico [GWh] D Terna Consumi per categoria di utilizzatori e provincia. [GWh] D Terna Consumi totali di energia per fonti primarie [ktep] D/R ENEA D/R ENEA D/R ENEA D/R ENEA P PEAR/ONR Consumi Indicatori di efficienza energetica Impatto 5.3.2 DPSIR Fonte dei Dati Intensità energetica finale totale del PIL [tep/M€1995] Intensità elettrica del PIL [MWh/M€1995] Consumo pro-capite di energia [tep/ab.] Emissioni di co2 da processi energetici GLI INDICATORI RELATIVI ALLA DOMANDA IDRICA (La quantificazione degli indicatori riportati nella sottostante Tab. 23 è presente nei Paragrafi 4.2.3.3 e 4.2.3.4) (Tab. 23) Nome indicatore DPSIR Livello Inquinamento da Macrodescrittori - L.I.M. S (nei Corsi d’acqua significativi) QUALITÀ’ Indice Biotico Esteso - I.B.E. S DEI CORPI Stato Ecologico dei Corsi S IDRICI, d’Acqua - S.E.C.A. RISORSE Acque superficiali destinate IDRICHE E alla produzione di acqua S USI potabile (Classificazione SOSTENIBILI invasi artificiali) Subtematica Acque dolci idonee alla vita 13 S Fonte dei Dati Arpa Puglia Arpa Puglia Arpa Puglia Arpa Puglia Arpa Puglia Alcune voci del set di indicatori proposti, sono tratti dal rapporto “Energy and Environment in the European Union”. Quest’ultimo documento è stato redatto dall’Agenzia Europea dell’Ambiente con il preciso scopo di fornire ai “policy makers” dei riferimenti tecnici atti ad indicare in che modo le politiche ambientali siano collegate a quelle energetiche. Inoltre l’approccio metodologico adottato è quello del quadro di valutazione DPSIR (DeterminantiPressioni-Stato-Impatti-Risposte) dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, proposto dal “Transport and Enviroment Reporting Mechanism” (TERM) nel 1998 e redatto dal Consiglio congiunto Trasporti-Ambiente. 280 Subtematica 5.3.3 (Tab. 23) Nome indicatore DPSIR dei pesci Inquinamento da Nitrati di origine agricola S/P (indagini nelle zone vulnerabili) Salinità acque di falda S (Conducibilità-Clorinità) Prelievi d’acqua per uso idropotabile P (volumi per tipologia superficiale e sotterranea) Pozzi esistenti per P destinazione d’uso Perdite nelle reti acquedottistiche P (volumi persi in adduzione primaria e distribuzione) Fonte dei Dati Arpa e Regione Puglia Arpa Puglia AQP Regione Puglia- AQP AQP GLI INDICATORI RELATIVI ALLE ACQUE REFLUE URBANE14 (La quantificazione degli indicatori riportati nella sottostante Tab. 24 è presente nel Paragrafo 4.2.6.2) (Tab. 24) 14 L’indicatore fornisce informazioni sulla conformità dei sistemi di depurazione delle acque reflue urbane della Puglia a servizio di agglomerati con carico generato superiore ai 2.000 Abitanti Equivalenti (AE). Con riferimento alla Direttiva 91/271/CEE, la conformità è stata valutata confrontando la media delle analisi allo scarico di ciascun impianto eseguite nel 2007 con i limiti imposti nelle tabelle in Allegato 5 alla Parte III del D.Lgs. 152/2006 di recepimento della Direttiva (per i parametri BOD5, COD e solidi sospesi in tabella 1, cui si aggiungono Azoto e Fosforo in tabella 2 se lo scarico dell’impianto è localizzato in “Area Sensibile”). Le modalità di adeguamento del sistema di depurazione in territorio pugliese, definite con l’attività del Commissario Delegato per l’emergenza ambientale (dal 2002), stanno richiedendo tempi lunghi, soprattutto in una regione come la Puglia che certamente non vanta una particolare rete idrografica. Con riferimento al Decreto Legislativo 11 maggio 1999, n. 152, il divieto di recapito dei reflui nelle acque sotterranee e nel sottosuolo (all’art. 30) ha posto in essere la necessità di individuare aree idonee al recapito sul suolo (campi di spandimento), laddove non fosse possibile il collettamento nei corpi idrici superficiali recettori. Ad oggi, il sistema di depurazione è ancora in una situazione di non totale conformità per tipologia di scarico alla normativa vigente. In campo legislativo regionale, va avanti il processo di attuazione degli adempimenti necessari onde ottemperare, a livello locale, ai dettami della normativa nazionale vigente. Dopo l’importante Deliberazione della Giunta Regionale n. 25 del 1 febbraio 2006, nella quale sono stati individuati gli agglomerati urbani ed i relativi impianti depurativi, è stata formalizzata la “Direttiva concernente le modalità di effettuazione del controllo degli scarichi degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane” (Deliberazione della G.R. n. 1116 del 25/07/2006) che ha trovato piena attuazione con l’inizio dell’anno 2007. E’, infine, in corso di adozione il Piano di Tutela delle Acque regionale che delinea gli indirizzi per lo sviluppo delle azioni da intraprendere nel settore fognario-depurativo, nonché per l’attuazione delle altre iniziative ed interventi finalizzati ad assicurare la migliore tutela ambientale. 281 5.3.4 GLI INDICATORI RELATIVI AI RIFIUTI SOLIDI URBANI (La quantificazione degli indicatori riportati nella sottostante Tab. 26 è presente nel Paragrafo 4.2.6) (Tab. 26) 282 6. VALUTAZIONE DI POSSIBILI STRATEGICO DI AREA VASTA 6.1 APPROCCIO DI VALUTAZIONE EFFETTI DEL PIANO La definizione del PSAV “Capitanata 2020”, anche alla luce delle risultanze della la fase di scoping e della continua interazione con lo sviluppo del procedimento di valutazione ambientale strategica, ha consentito di far emergere in modo significativo gli elementi di valutazione dei potenziali effetti significativi sull’ambiente. La cornice di riferimento generale per gli obiettivi di sostenibilità ambientale del PSAV è costituita dalle quattro aree prioritarie di intervento del VI Piano di Azione per l’ambiente dell’Unione Europea e ad ognuna delle aree prioritarie sono collegati corrispondenti temi di sostenibilità ambientale, aggiornati tenendo conto dei più recenti documenti di politica ambientale ed energetica dell’UE. La valutazione dei possibili effetti significativi sull’ambiente da parte degli interventi previsti dalle Attività/Dorsali del PSAV viene svolta a livello qualitativo tramite lo strumento dell’analisi matriciale. Tale analisi è stata sviluppata valutando i possibili effetti ambientali significativi individuati per ogni Attività del Piano/Programma (Dorsali) ed una caratterizzazione della loro natura, sia diretta che indiretta, nonché delle ricadute ambientali rivenienti dalla eventuale mancata realizzazione delle azioni previste nel Piano/Programma (Ipotesi 0). I risultati della valutazione sono espressi mediante una scala cromatica: verde chiaro e verde scuro per segnalare possibili effetti positivi o molto positivi, giallo e rosso per gli effetti negativi o molto negativi, il grigio per gli effetti per i quali non è possibile a priori stabilire una valenza positiva o negativa, e il bianco per l’assenza di effetti sulla componente ambientale e quindi sul raggiungimento dell’obiettivo di sostenibilità ambientale. Questa elaborazione costituisce la base della individuazione sia delle eventuali misure di mitigazione, che di monitoraggio. La stessa metodologia e la stessa scala cromatica è stata utilizzata per la individuazione dei potenziali effetti ambientali delle attività del programma su aree ritenute di particolare rilevanza ambientale, e precisamente: le Aree Sensibili; le Zone Vulnerabili; le Aree Protette; le Aree Natura 2000. Inoltre, la valutazione è stata condotta anche per Obiettivi di Indirizzo del Programma, in modo da tenere conto dei potenziali effetti cumulativi, utili per qualificare – in definitiva – l’incidenza degli effetti potenziali dell’intero Piano/Programma sulle componenti ambientali considerate (cfr. Tab. 1). 283 (Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in presenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Legenda: Effetto potenzialmente molto positivo Legenda: Obiettivi di Indirizzo Dorsali Qualità dell’Aria (Emissioni di Gas Climalteranti) Reti e Mobilità Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente positivo Risorse Idriche (Qualità ed Uso delle Risorse Idriche) e Idrogeologia Int. Ipot. 0 Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive alla salute umana e all’ambiente Ipot. Int. 0 Effetto con esito incerto Suolo e Sottosuolo Int. Ipot. 0 A1) Studio/attuazione di interventi sulla rete stradale e ferroviaria volti a migliorare e potenziare l’accessibilità del Gargano, in particolare attraverso la messa in sicurezza della rete viaria e la sua rifunzionalizzazione A2) Rifunzionalizzazione e potenziamento del porto industriale di Manfredonia e specializzazione per le Autostrade del Mare e il trasporto combinato 284 Effetto atteso non significativo Biodiversità (Aree Sensibili, Zone Vulnerabili, Aree Protette e Aree Natura 2000) Int. Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Ipot. 0 Energia (Consumi Energetici ed Efficienza Energetica) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente negativo Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente molto negativo Rischio Tecnologico, Inquinamento Acustico ed Elettromagnetico Int. Ipot. 0 Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonicoculturali e archeologici Int. Ipot. 0 (Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in presenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Legenda: Effetto potenzialmente molto positivo Legenda: Obiettivi di Indirizzo Dorsali Qualità dell’Aria (Emissioni di Gas Climalteranti) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente positivo Risorse Idriche (Qualità ed Uso delle Risorse Idriche) e Idrogeologia Int. Ipot. 0 Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive alla salute umana e all’ambiente Ipot. Int. 0 Effetto con esito incerto Suolo e Sottosuolo Int. Ipot. 0 A3) Adeguamento e potenziamento del corridoio stradale Lucera-FoggiaManfredonia in un'ottica di interconnessione con la SR 1 pedesubappenninica A4) Adeguamento, potenziamento ed eventuale prolungamento della linea ferroviaria Lucera-FoggiaManfredonia, con sperimentazione di sistemi di trasporto innovativi (tecnologia TRENO- TRAM) 285 Effetto atteso non significativo Biodiversità (Aree Sensibili, Zone Vulnerabili, Aree Protette e Aree Natura 2000) Int. Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Ipot. 0 Energia (Consumi Energetici ed Efficienza Energetica) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente negativo Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente molto negativo Rischio Tecnologico, Inquinamento Acustico ed Elettromagnetico Int. Ipot. 0 Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonicoculturali e archeologici Int. Ipot. 0 (Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in presenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Legenda: Effetto potenzialmente molto positivo Legenda: Obiettivi di Indirizzo Dorsali Qualità dell’Aria (Emissioni di Gas Climalteranti) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente positivo Risorse Idriche (Qualità ed Uso delle Risorse Idriche) e Idrogeologia Int. Ipot. 0 Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive alla salute umana e all’ambiente Ipot. Int. 0 Effetto con esito incerto Suolo e Sottosuolo Int. Ipot. 0 A5) Adeguamento, potenziamento e interconnessione del corridoio ferrostradale Cerignola Foggia - San Severo e dei relativi nodi logistici (CerignolaIncoronata-San Severo) e sua messa a sistema con il porto di Manfredonia A6) Realizzazione di un sistema integrato per la logistica leggera e pesante A7) Sistema aereoportuale 286 Effetto atteso non significativo Biodiversità (Aree Sensibili, Zone Vulnerabili, Aree Protette e Aree Natura 2000) Int. Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Ipot. 0 Energia (Consumi Energetici ed Efficienza Energetica) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente negativo Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente molto negativo Rischio Tecnologico, Inquinamento Acustico ed Elettromagnetico Int. Ipot. 0 Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonicoculturali e archeologici Int. Ipot. 0 (Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in presenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Legenda: Effetto potenzialmente molto positivo Legenda: Obiettivi di Indirizzo Dorsali Qualità dell’Aria (Emissioni di Gas Climalteranti) Produzione e Servizi Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente positivo Risorse Idriche (Qualità ed Uso delle Risorse Idriche) e Idrogeologia Int. Ipot. 0 Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive alla salute umana e all’ambiente Ipot. Int. 0 Effetto con esito incerto Suolo e Sottosuolo Int. Ipot. 0 C1) Completamento ed adeguamento (nell'ottica della migliore tecnologia ambientale) di infrastrutture e impianti presenti negli agglomerati ASI C2) Promozione e sostegno di adeguate politiche di accesso al credito da parte delle PMI C3) Promozione e sostegno di sistemi organizzati ed alle aggregazioni di imprese nella filiera agroalimentare e della pesca (marina e lagunare) 287 Effetto atteso non significativo Biodiversità (Aree Sensibili, Zone Vulnerabili, Aree Protette e Aree Natura 2000) Int. Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Ipot. 0 Energia (Consumi Energetici ed Efficienza Energetica) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente negativo Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente molto negativo Rischio Tecnologico, Inquinamento Acustico ed Elettromagnetico Int. Ipot. 0 Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonicoculturali e archeologici Int. Ipot. 0 (Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in presenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Legenda: Effetto potenzialmente molto positivo Legenda: Obiettivi di Indirizzo Dorsali Qualità dell’Aria (Emissioni di Gas Climalteranti) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente positivo Risorse Idriche (Qualità ed Uso delle Risorse Idriche) e Idrogeologia Int. Ipot. 0 Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive alla salute umana e all’ambiente Ipot. Int. 0 Effetto con esito incerto Suolo e Sottosuolo Int. Ipot. 0 Ambiente e Spazio Rurale C4) Creazione di una filiera turistica organizzata in maniera da essere riconosciuta come Sistema Turistico Locale D1) Creazione di centri di produzione locale di energia da fonti alternative D2) Migliorata efficienza nell'utilizzo dell’acqua nel set tore agricolo, turistico e nelle aree urbane 288 Effetto atteso non significativo Biodiversità (Aree Sensibili, Zone Vulnerabili, Aree Protette e Aree Natura 2000) Int. Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Ipot. 0 Energia (Consumi Energetici ed Efficienza Energetica) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente negativo Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente molto negativo Rischio Tecnologico, Inquinamento Acustico ed Elettromagnetico Int. Ipot. 0 Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonicoculturali e archeologici Int. Ipot. 0 (Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in presenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Legenda: Effetto potenzialmente molto positivo Legenda: Obiettivi di Indirizzo Dorsali Qualità dell’Aria (Emissioni di Gas Climalteranti) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente positivo Risorse Idriche (Qualità ed Uso delle Risorse Idriche) e Idrogeologia Int. Ipot. 0 Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive alla salute umana e all’ambiente Ipot. Int. 0 Effetto con esito incerto Suolo e Sottosuolo Int. Ipot. 0 D3) Delimitazione, bonifica e rilancio produttivo sostenibile dei siti inquinati (in particolare quelli industriali e quelli a maggior valore e sensibilità ambientale) e delle discariche abusive (censimento siti) D4) Aumento dell’efficienza del ciclo integrato dei rifiuti 289 Effetto atteso non significativo Biodiversità (Aree Sensibili, Zone Vulnerabili, Aree Protette e Aree Natura 2000) Int. Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Ipot. 0 Energia (Consumi Energetici ed Efficienza Energetica) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente negativo Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente molto negativo Rischio Tecnologico, Inquinamento Acustico ed Elettromagnetico Int. Ipot. 0 Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonicoculturali e archeologici Int. Ipot. 0 (Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in presenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Legenda: Effetto potenzialmente molto positivo Legenda: Obiettivi di Indirizzo Dorsali Qualità dell’Aria (Emissioni di Gas Climalteranti) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente positivo Risorse Idriche (Qualità ed Uso delle Risorse Idriche) e Idrogeologia Int. Ipot. 0 Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive alla salute umana e all’ambiente Ipot. Int. 0 Effetto con esito incerto Suolo e Sottosuolo Int. Ipot. 0 D5) Sviluppo e sostegno della rete ecologica di scala vasta (APE, Parco Nazionale del Gargano, aree ZPS, aree SIC) attraverso la realizzazione di un'unica struttura logica gestita dal Parco Nazionale del Gargano, che consenta di organizzare servizi di raccolta dati, monitoraggio e controllo tra l'area Parco ed il resto del territorio di Area Vasta 290 Effetto atteso non significativo Biodiversità (Aree Sensibili, Zone Vulnerabili, Aree Protette e Aree Natura 2000) Int. Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Ipot. 0 Energia (Consumi Energetici ed Efficienza Energetica) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente negativo Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente molto negativo Rischio Tecnologico, Inquinamento Acustico ed Elettromagnetico Int. Ipot. 0 Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonicoculturali e archeologici Int. Ipot. 0 (Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in presenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Legenda: Effetto potenzialmente molto positivo Legenda: Obiettivi di Indirizzo Dorsali Qualità dell’Aria (Emissioni di Gas Climalteranti) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente positivo Risorse Idriche (Qualità ed Uso delle Risorse Idriche) e Idrogeologia Int. Ipot. 0 Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive alla salute umana e all’ambiente Ipot. Int. 0 Effetto con esito incerto Suolo e Sottosuolo Int. Ipot. 0 D6) Tutelare le formazioni boschive ed arbustive e riqualificazione del paesaggio attraverso un sistema integrato di monitoraggio del territorio D7) Definizione di un piano comune per la tutela delle spiagge e delle coste (con particolare enfasi per azioni mirate ad arginare il fenomeno dell'erosione costiera) e dell'ambiente marino - Idrogeologia D8) Progetti Integrati per la riqualificazione e rifunzionalizzazione delle borgate 291 Effetto atteso non significativo Biodiversità (Aree Sensibili, Zone Vulnerabili, Aree Protette e Aree Natura 2000) Int. Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Ipot. 0 Energia (Consumi Energetici ed Efficienza Energetica) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente negativo Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente molto negativo Rischio Tecnologico, Inquinamento Acustico ed Elettromagnetico Int. Ipot. 0 Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonicoculturali e archeologici Int. Ipot. 0 (Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in presenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Legenda: Effetto potenzialmente molto positivo Legenda: Obiettivi di Indirizzo Dorsali Qualità dell’Aria (Emissioni di Gas Climalteranti) Città e Solidarietà Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente positivo Risorse Idriche (Qualità ed Uso delle Risorse Idriche) e Idrogeologia Int. Ipot. 0 Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive alla salute umana e all’ambiente Ipot. Int. 0 Effetto con esito incerto Suolo e Sottosuolo Int. Ipot. 0 E1) Implementazione di strumenti in grado di contrastare i fenomeni di economia sommersa e del lavoro irregolare E2) Creazione/Miglioramento di servizi a supporto dei lavoratori: asili nido, mense, mobility management, ecc. E3) Riduzione del digital divide in Area Vasta favorendo lo sviluppo di competenze locali in ambito ICT e garantendo l'accesso alle reti a banda larga a tutti i cittadini di Area Vasta 292 Effetto atteso non significativo Biodiversità (Aree Sensibili, Zone Vulnerabili, Aree Protette e Aree Natura 2000) Int. Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Ipot. 0 Energia (Consumi Energetici ed Efficienza Energetica) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente negativo Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente molto negativo Rischio Tecnologico, Inquinamento Acustico ed Elettromagnetico Int. Ipot. 0 Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonicoculturali e archeologici Int. Ipot. 0 (Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in presenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Legenda: Effetto potenzialmente molto positivo Legenda: Obiettivi di Indirizzo Dorsali Qualità dell’Aria (Emissioni di Gas Climalteranti) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente positivo Risorse Idriche (Qualità ed Uso delle Risorse Idriche) e Idrogeologia Int. Ipot. 0 Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive alla salute umana e all’ambiente Ipot. Int. 0 Effetto con esito incerto Suolo e Sottosuolo Int. Ipot. 0 E4) Creazione/ammoder -namento di una rete integrata dei distretti socio-sanitari, ambulatori ASL e consultori E5) Centro Unico di Prenotazione per tutti i presidi ospedalieri di Area Vasta E6) Sviluppo e promozione di servizi di assistenza sanitaria di prossimità anche attraverso l’utilizzo di innovative tecnologie 293 Effetto atteso non significativo Biodiversità (Aree Sensibili, Zone Vulnerabili, Aree Protette e Aree Natura 2000) Int. Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Ipot. 0 Energia (Consumi Energetici ed Efficienza Energetica) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente negativo Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente molto negativo Rischio Tecnologico, Inquinamento Acustico ed Elettromagnetico Int. Ipot. 0 Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonicoculturali e archeologici Int. Ipot. 0 (Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in presenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Legenda: Effetto potenzialmente molto positivo Legenda: Obiettivi di Indirizzo Dorsali Qualità dell’Aria (Emissioni di Gas Climalteranti) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente positivo Risorse Idriche (Qualità ed Uso delle Risorse Idriche) e Idrogeologia Int. Ipot. 0 Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive alla salute umana e all’ambiente Ipot. Int. 0 Effetto con esito incerto Suolo e Sottosuolo Int. Ipot. 0 Governance e Processi* E7) Sostegno alle iniziative (pubbliche o private) volte al riutilizzo del patrimonio storicoculturale per finalità pubbliche o di interesse collettivo E8) Adozione di iniziative rivolte a promuovere lo sviluppo dell'Economia creativa (cultura, comunicazione, ICT) B1) Costituzione di un Soggetto dei comuni dell'area vasta con deleghe quali Organismo Intermedio alla Pianificazione e Gestione dei processi di sviluppo 294 Effetto atteso non significativo Biodiversità (Aree Sensibili, Zone Vulnerabili, Aree Protette e Aree Natura 2000) Int. Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Ipot. 0 Energia (Consumi Energetici ed Efficienza Energetica) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente negativo Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente molto negativo Rischio Tecnologico, Inquinamento Acustico ed Elettromagnetico Int. Ipot. 0 Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonicoculturali e archeologici Int. Ipot. 0 (Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in presenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Legenda: Effetto potenzialmente molto positivo Legenda: Obiettivi di Indirizzo Dorsali Qualità dell’Aria (Emissioni di Gas Climalteranti) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente positivo Risorse Idriche (Qualità ed Uso delle Risorse Idriche) e Idrogeologia Int. Ipot. 0 Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive alla salute umana e all’ambiente Ipot. Int. 0 Effetto con esito incerto Suolo e Sottosuolo Int. Ipot. 0 restando le specifiche competenze degli Enti Locali e Territoriali componenti l' Area Vasta B2) Creazione dell'Associazione degli Stakehoders di Area Vasta organizzati in Comitati di Indirizzo e Monitoraggio (la creazione dell'Associazione deve essere prevista nello Statuto del Soggetto gestore e i Comitati debbono essere Organi del Soggetto) B3) Certificazione di qualità dei processi operativi del 295 Effetto atteso non significativo Biodiversità (Aree Sensibili, Zone Vulnerabili, Aree Protette e Aree Natura 2000) Int. Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Ipot. 0 Energia (Consumi Energetici ed Efficienza Energetica) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente negativo Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente molto negativo Rischio Tecnologico, Inquinamento Acustico ed Elettromagnetico Int. Ipot. 0 Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonicoculturali e archeologici Int. Ipot. 0 (Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in presenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Legenda: Effetto potenzialmente molto positivo Legenda: Obiettivi di Indirizzo Dorsali Qualità dell’Aria (Emissioni di Gas Climalteranti) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente positivo Risorse Idriche (Qualità ed Uso delle Risorse Idriche) e Idrogeologia Int. Ipot. 0 Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive alla salute umana e all’ambiente Ipot. Int. 0 Effetto con esito incerto Suolo e Sottosuolo Int. Ipot. 0 Soggetto di gestione B4) Portale di Area Vasta con consultazione online dello stato di avanzamento di progetti/programmi/ processi B5) Definizione e attuazione delle procedure per la riorganizzazione degli uffici e delle strutture comunali in funzione dell'efficacia ed efficienza dei servizi al cittadino ed alle imprese B6) Certificazione in qualità dei servizi B7) Analisi funzionale 296 Effetto atteso non significativo Biodiversità (Aree Sensibili, Zone Vulnerabili, Aree Protette e Aree Natura 2000) Int. Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Ipot. 0 Energia (Consumi Energetici ed Efficienza Energetica) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente negativo Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente molto negativo Rischio Tecnologico, Inquinamento Acustico ed Elettromagnetico Int. Ipot. 0 Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonicoculturali e archeologici Int. Ipot. 0 (Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in presenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Legenda: Effetto potenzialmente molto positivo Legenda: Obiettivi di Indirizzo Dorsali Qualità dell’Aria (Emissioni di Gas Climalteranti) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente positivo Risorse Idriche (Qualità ed Uso delle Risorse Idriche) e Idrogeologia Int. Ipot. 0 Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive alla salute umana e all’ambiente Ipot. Int. 0 Effetto con esito incerto Suolo e Sottosuolo Int. Ipot. 0 dei processi di servizio dei Comuni e loro classificazione per omologia di servizio/classi di utenza/popolazione Reti e Mobilità Valutazione complessiva di sintesi Produzione e Servizi Valutazione complessiva di sintesi Ambiente e Spazio Rurale Valutazione complessiva di sintesi 297 Effetto atteso non significativo Biodiversità (Aree Sensibili, Zone Vulnerabili, Aree Protette e Aree Natura 2000) Int. Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Ipot. 0 Energia (Consumi Energetici ed Efficienza Energetica) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente negativo Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente molto negativo Rischio Tecnologico, Inquinamento Acustico ed Elettromagnetico Int. Ipot. 0 Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonicoculturali e archeologici Int. Ipot. 0 (Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in presenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Legenda: Effetto potenzialmente molto positivo Legenda: Obiettivi di Indirizzo Dorsali Qualità dell’Aria (Emissioni di Gas Climalteranti) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente positivo Risorse Idriche (Qualità ed Uso delle Risorse Idriche) e Idrogeologia Int. Ipot. 0 Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive alla salute umana e all’ambiente Ipot. Int. 0 Effetto con esito incerto Suolo e Sottosuolo Int. Ipot. 0 Effetto atteso non significativo Biodiversità (Aree Sensibili, Zone Vulnerabili, Aree Protette e Aree Natura 2000) Int. Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti nel Piano/Programma Ipot. 0 Energia (Consumi Energetici ed Efficienza Energetica) Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente negativo Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati Int. Ipot. 0 Effetto potenzialmente molto negativo Rischio Tecnologico, Inquinamento Acustico ed Elettromagnetico Int. Ipot. 0 Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonicoculturali e archeologici Int. Ipot. 0 Città e Solidarietà Valutazione complessiva di sintesi Governance e Processi* Valutazione complessiva di sintesi Piano Strategico di Area Vasta “Capitanata 2020” Valutazione complessiva di sintesi *Gli effetti potenzialmente esercitati dalle Azioni previste nell’Obiettivo di Indirizzo “Governance e Processi” sulle componenti ambientali, paesaggistiche ed architettonicoculturali potrebbero risultare di segno positivo, ovvero negativo (in caso di “Ipotesi 0”), solo in via indiretta, in quanto azioni orientate a favorire e qualificare l’attuazione del Programma. 298 6.2 VALUTAZIONE DEI SINGOLI P/P La riportata (Tab. 1) esprime, su scala cromatica connotata in Legenda, la “Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta” su 9 fattori ambientali, paesaggistici e architettonico-culturali di rilevanza strategica nel contesto del territorio di riferimento. La Griglia, come già evidenziato, è suddivisa in Dorsali ed Obiettivi di Indirizzo del Programma. Ne emerge un quadro connotato da una buona sostenibilità ambientale delle Attività proposte i cui effetti potenziali (diretti e indiretti), in qualche caso previsti di segno moderatamente negativo su talune componenti ambientali (come nel caso delle Dorsali A1, A2, A5, A7), risultano sufficientemente compensati da altre Azioni del Programma e, nell’ambito delle stesse Dorsali appena citate, dalla previsione di effetti positivi (o neutri) sugli altri fattori ambientali considerati. Va segnalato altresì che risulta nel complesso ampiamente positiva la valutazione dell’effetto potenziale esercitato dalla gran parte delle Attività del Programma sulle aree ritenute di particolare rilevanza ambientale; ovverosia le Aree Sensibili, le Zone Vulnerabili, le Aree Protette e le Aree Natura 2000. 6.3 VALUTAZIONE CUMULATIVA La Griglia di Valutazione (cfr. Tab. 1) esprime una architettura valutativa strutturata in strumenti di valutazione che consentono la valutazione cumulativa del Piano/Programma mediante la Valutazione Complessiva di Sintesi degli Obiettivi di Indirizzo e, ad un livello superiore, dello stesso Piano Strategico. A riguardo, l’analisi di dettaglio rivela che, complessivamente: l’Obiettivo di Indirizzo “Reti e Mobilità” manifesta un effetto potenziale di segno positivo sulla componente “Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonico-culturali e archeologici”, a fronte di una previsione di incidenza sostanzialmente neutra sulle altre componenti ambientali considerate. l’Obiettivo di Indirizzo “Produzione e Servizi” manifesta un effetto potenziale di segno positivo sulle componenti “Suolo e Sottosuolo” e “Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonico-culturali e archeologici”, a fronte di una previsione di incidenza sostanzialmente neutra sulle altre componenti ambientali considerate. l’Obiettivo di Indirizzo “Ambiente e Spazio Rurale” manifesta un effetto potenziale di segno positivo sulle componenti “Qualità dell’Aria”, “Risorse Idriche e Idrogeologia”, “Suolo e Sottosuolo”, “Energia”, “Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati”; molto positivo sulle componente “Biodiversità” e “Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni 299 architettonico-culturali e archeologici”, sostanzialmente neutro sulle componenti “Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive” e “Rischio Tecnologico, Inquinamento Acustico ed Elettromagnetico”. l’Obiettivo di Indirizzo “Città e Solidarietà” manifesta un effetto potenziale di segno molto positivo sulla sola componente “Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonico-culturali e archeologici” e sostanzialmente neutro sulle altre componenti ambientali. l’Obiettivo di Indirizzo “Governance e Processi” manifesta un effetto potenziale di segno positivo su tutte le componenti ambientali, paesaggistiche ed architettonico-culturali del Programma solo in via indiretta, in quanto annovera un complesso di Attività orientate a favorire e qualificare l’attuazione del Piano/Programma. 6.4 ANALISI DELLE ALTERNATIVE La definizione del Programma non ha comportato l’individuazione di vere e proprie alternative, bensì ha seguito un percorso caratterizzato da momenti concertativi/decisionali successivi che hanno condotto alla strutturazione finale del Piano Strategico. Nel corso di tale processo: il Programma si è arricchito di attività connesse al potenziamento del sistema di trasporto ferroviario sui grandi assi di connessione tra il capoluogo ed i maggiori centri urbani della Capitanata e dell’Area Vasta attraverso la sperimentazione di sistemi di trasporto innovativi fondati sulla tecnologia TRENO- TRAM. Tali innovativi sistemi di trasporto, capaci di rispondere ad una crescente domanda di mobilità urbana ed extra-urbana, manifestano una previsione di impatto ambientale significativamente inferiore a quella esercita dall’attuale e prevalente modalità di trasporto privato e pubblico su gomma; sono state inserite attività riguardanti il completamento e l’adeguamento (nell'ottica della migliore tecnologia ambientale) delle infrastrutture e degli impianti presenti negli agglomerati ASI; il Programma si è arricchito di interventi volti alla creazione di centri di produzione locale di energia da fonti alternative; sono state inserite attività orientate al miglioramento dell’efficienza nell'utilizzo dell’acqua nel settore agricolo, turistico e nelle aree urbane; sono stati presi in considerazione interventi strutturati sulla delimitazione, la bonifica e il rilancio produttivo sostenibile dei siti inquinati (in particolare quelli industriali e quelli a maggior valore e sensibilità ambientale) e delle discariche abusive (censimento siti); 300 il Programma si è arricchito di attività volte all’incremento dell’efficienza del ciclo integrato dei rifiuti; sono stati inseriti interventi finalizzati alla tutela delle formazioni boschive ed arbustive e alla riqualificazione del paesaggio attraverso un sistema integrato di monitoraggio del territorio; si è proceduto all’inserimento nel Piano/Programma di attività fondate sulla definizione di un piano comune per la tutela delle spiagge e delle coste (con particolare enfasi per le azioni mirate ad arginare il fenomeno dell'erosione costiera) e dell'ambiente marino; sono stati inseriti interventi di progettazione integrata per la riqualificazione e la rifunzionalizzazione delle borgate; il Programma si è arricchito di attività orientate al sostegno delle iniziative (pubbliche o private) volte al riutilizzo del patrimonio storico-culturale per finalità pubbliche o di interesse collettivo. Nel complesso, si ritiene che l’evoluzione del Programma abbia comportato un miglioramento dal punto di vista delle performance ambientali. Nel caso di mancata attuazione (in tutto ovvero in parte) del Piano Strategico (cosiddetta Ipotesi 0), verrebbe a mancare un sistema di interventi funzionale al raggiungimento degli obiettivi previsti nel PO FESR Puglia 2007/2013, nel Piano Regionale dei Trasporti (PRT), nel Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR), nel Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), nel Programma Triennale di Promozione Turistica e nello stesso Documento Regionale di Assetto Generale (DRAG). 6.5 MISURE DI MITIGAZIONE Alla luce dell’analisi del contesto ambientale per gli aspetti pertinenti al Programma, della definizione degli obiettivi di sostenibilità ambientale e dei risultati della valutazione dei potenziali effetti significativi, è possibile delineare le misure previste per impedire, ridurre e compensare gli eventuali effetti ambientali negativi significativi (pochi) derivanti dall’attuazione del Piano Strategico, nonché per massimizzare gli effetti positivi sull’ambiente e, più in generale, sulla sostenibilità dello sviluppo. L’approccio all’individuazione delle misure di mitigazione è concepito non solo come momento di mitigazione dei potenziali effetti negativi, ma anche come momento di attuazione di una strategia di sostenibilità e protezione ambientale fondata su un approccio preventivo ed integrato. Una sintesi delle misure di mitigazione individuate è riportata nel seguente (Tab. 2). 301 (Tab. 2) Fattori ambientali ed eventuali misure di mitigazione dell’incidenza delle Attività del Programma. Fattori ambientali Misure di mitigazione Qualità dell’Aria (Emissioni di Gas Climalteranti) • In zone di superamento dei valori limite per la tutela della qualità dell’aria, rispetto delle misure previste dai piani di risanamento. Risorse Idriche (Qualità ed Uso delle Risorse Idriche) e Idrogeologia • Interventi realizzati secondo le norme di prevenzione del rischio idrogeologico previste dai PAI. • In aree di sovrasfruttament o dei corpi idrici, esclusione di colture irrigue. Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive alla salute umana e all’ambien-te • In aree vulnerabili da nitrati di origine agricola, esclusione di colture incompatibili con gli obiettivi dei piani di azione previsti dalla Direttiva. • Rispetto degli impegni di condizionalità in termini di criteri di gestione obbligatori (CGO) e buone condizioni agronomiche ed ambientali (BCAA) per le attività agricole comprese nella filiera energetica. Suolo e Sottosuolo • Adesione alla certificazione ambientale di prodotto (EPD). • In aree di sovrasfruttament o dei corpi idrici, esclusione di colture irrigue. Biodiversità (Aree Sensibili, Zone Vulnerabili, Aree Protette e Aree Natura 2000) • In aree SIC e ZPS, verifica della necessità della valutazione di incidenza e adozione di misure di conservazione degli habitat interessati. • In aree protette, interventi compatibili con gli obiettivi dei piani di gestione e di sviluppo socioeconomico. 302 Energia (Consumi Energetici ed Efficienza Energetica) • Interventi progettati con LCA della produzione energetica di filiera. • Certificazione energetica degli edifici. Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati • Interventi orientati all’aumento dell’efficienz a del ciclo integrato dei rifiuti. Rischio Tecnologico, Inquinamento Acustico ed Elettromagne-tico • Interventi che comportano la razionalizzazione della rete esistente con azioni di risanamento e eliminazione di situazioni di superamento dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici. Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonicoculturali e archeologici • In aree di tutela architettonica e/o paesaggistica, interventi (inclusi assetti colturali) compatibili con gli obiettivi di tutela. • Edifici realizzati, ristrutturati o restaurati secondo i criteri dell’edilizia sostenibile. • Interventi che non comportino nuove superfici edificate. 6.6 SINTESI DELLA VALUTAZIONE Benché il Programma annoveri nel “Connettere” uno dei due Punti di Forza ed Obiettivi Strategici del Piano di Area Vasta, tuttavia l’analisi puntuale delle Attività previste non esplicita, in definitiva, fattori di pressione ambientale particolarmente significativi. Come già rilevato in sede di Valutazione Cumulativa (Cfr. Paragrafo 6.3), gli interventi che strutturano le Dorsali e gli Obiettivi di Indirizzo del PSAV – tra cui soprattutto quelli afferenti le “Reti e Mobilità” e l’”Ambiente e Spazio Rurale” – non presentano consistenze volumetriche di nuova infrastrutturazione, ovvero di movimentazione di fattori ecosistemici, tali da rappresentare una minaccia diretta e significativa per l’equilibrio del sistema ambientale, paesaggistico e architettonico-culturale del territorio di riferimento. Va rilevato in proposito che, anzi, in molti casi le Azioni proposte nelle varie Dorsali esprimono una incidenza di segno positivo sui 9 Fattori/Indicatori ambientali sinottizzati nella Griglia di Valutazione riportata in (Tab. 1), a fronte di una valutazione di segno negativo (o fortemente negativo) in presenza di uno scenario con “Ipotesi 0”. Se, dunque, per l’analisi puntuale della sostenibilità ambientale delle Attività previste nelle diverse sezioni del Programma (Dorsali ed Obiettivi di Indirizzo) si rimanda ancora una volta ai Paragrafi 6.3 (Valutazione Cumulativa) e 6.2 (Valutazione dei singoli P/P), in questa sede vale la pena rammentare che si deve proprio all’intensa e proficua attività concertativa realizzata tra gli Stakeholders del PSAV il progressivo inserimento nel Piano/Programma di Interventi innovativi e a bassa incidenza ambientale: nei sistemi di trasporto (tecnonologia Treno-Tram); nell’infrastrutturazione degli Agglomerati ASI; nella produzione di energia da fonti alternative (eolico, fotovoltaico, biomasse); nella rifunzionalizzazione dei siti inquinati; nell’utilizzo della risorsa idrica in settori dell’ecosistema connotati da un elevato (e spesso discontinuo) livello di domanda (agricoltura, turismo ed aree urbane); nel ciclo integrato dei rifiuti; nella riqualificazione del Paesaggio; nella tutela delle spiagge e delle coste; nella riqualificazione delle Borgate; nella tutela e nel riutilizzo del patrimonio storico-culturale. 303 7. MISURE PREVISTE PER IL MONITORAGGIO (IL SISTEMA DI MONITORAGGIO) Il sistema di monitoraggio degli effetti ambientali significativi del Programma che si intende attuare fa riferimento a quanto previsto, in particolare, dall’art. 9, comma 1 lett. c) e dall’art. 10 dalla Direttiva Comunitaria 2001/42/CE. L’attività di monitoraggio può genericamente essere definita come l’insieme delle procedure e delle attività finalizzate a fornire un costante flusso di informazioni sullo stato di avanzamento del Programma, sui problemi che si incontrano nella fase di attuazione, sull’efficienza con cui gli interventi vengono realizzati, sull’efficacia con cui gli obiettivi vengono raggiunti. Il monitoraggio serve dunque per verificare in itinere il processo di programmazione e di realizzazione dei singoli interventi attivati e ad individuare le eventuali criticità di attuazione degli interventi e la definizione delle azioni utili alla risoluzione delle stesse, al fine di garantire il perseguimento degli obiettivi generali del Programma. Ai fini della VAS, il monitoraggio degli effetti ambientali significativi del Programma ha la finalità di: osservare l’evoluzione del contesto ambientale di riferimento del Programma, anche al fine di individuare effetti ambientali imprevisti non direttamente riconducibili alla realizzazione degli interventi; individuare gli effetti ambientali significativi derivanti dall’attuazione del Programma; verificare l’adozione delle misure di mitigazione previste nella realizzazione dei singoli interventi; verificare la qualità delle informazioni contenute nel Rapporto Ambientale; verificare la rispondenza del Programma agli obiettivi di protezione dell’ambiente individuati nel Rapporto Ambientale; consentire di definire e adottare le opportune misure correttive che si rendano necessarie in caso di effetti ambientali significativi. Il monitoraggio rappresenta, quindi, un aspetto sostanziale del carattere strategico della Valutazione Ambientale, trattandosi di una fase pro – attiva, dalla quale trarre indicazioni per il progressivo riallineamento dei contenuti del Programma agli obiettivi di protezione ambientale stabiliti, con azioni specifiche correttive. In tal senso, il monitoraggio rappresenta un’attività più complessa e articolata della mera raccolta e aggiornamento di informazioni, ma è una attività di supporto alle decisioni, anche collegata ad analisi valutative. Come indicato nel QSN 2007-2013 (paragrafo VI.2.3), il monitoraggio previsto dalla procedura VAS costituisce “una opportunità e una base di partenza per la considerazione nelle valutazioni degli aspetti di impatto ambientale”. 304 7.1 PROPOSTA DI ADOZIONE DI UN SISTEMA DI INDICATORI AMBIENTALI La scelta metodologica è quella di focalizzare il monitoraggio sulle sollecitazioni ambientali direttamente generate dal Programma, e di effettuarne il monitoraggio attraverso i seguenti due tipi di informazione: l’evoluzione delle caratteristiche ambientali del contesto di riferimento attraverso l’aggiornamento del set di indicatori di contesto; l’analisi delle performance ambientali prodotte dall’attuazione delle linee d’intervento del Programma, in rapporto agli obiettivi di sostenibilità ed agli effetti ambientali individuati nel corso dello svolgimento della VAS, attraverso la costruzione di un set di indicatori specifici prestazionali, che hanno lo scopo di controllare stato di realizzazione, risultati conseguiti ed impatti generati. La filosofia dell’approccio è quella di costruire indicatori che consentano di valutare l’importanza degli effetti ambientali del PSAV rispetto al contesto e quindi, indirettamente, del potenziale effetto del Programma sullo stato dell’ambiente. Una elevata incidenza delle pressioni ambientali del Piano sul contesto, o in particolari aree caratterizzate da problematiche ambientali, verrebbe quindi ad essere interpretata come segnale di allerta ed eventualmente di necessità di misure correttive. Il primo dei due livelli del sistema di indicatori individuato (indicatori di contesto) fa riferimento al set di indicatori utilizzato per l’analisi di contesto ed è basato essenzialmente sulle pubblicazioni periodiche ISTAT, APAT e di altre Autorità ed Enti competenti per territorio. Gli indicatori di contesto sono utilizzati per aggiornare il quadro di riferimento ambientale analizzato nel Rapporto, al fine di evidenziarne le evoluzioni e far emergere eventuali effetti non previsti nella fase di valutazione ambientale (anche se non direttamente attribuibili all’attuazione del Programma), utili sia per orientare l’attuazione degli interventi, sia per verificare la direzione assunta dal Programma relativamente agli obiettivi di protezione ambientale individuati. Relativamente al secondo livello, gli indicatori prestazionali sono selezionati per stimare le ricadute ambientali scaturite dalle azioni del Programma: gli indicatori di realizzazione sono direttamente collegati all’attuazione delle varie linee di attività; gli indicatori di risultato sono direttamente legati agli effetti prodotti dall’attuazione delle linee d’intervento. Gli indicatori di contesto individuati nella successiva (Tab. 1) sono stati selezionati come particolarmente rappresentativi tra quelli utilizzati nell’analisi del contesto ambientale sviluppata nel Capitolo 4 del Rapporto Ambientale. 305 (Tab. 1) - Indicatori di Contesto per il monitoraggio degli effetti ambientali del Programma Energia da fonti rinnovabili: - Produzione di energia elettrica per fonte - Produzione di energia elettrica da cogenerazione - Potenza elettrica installata di impianti che usano fonti rinnovabili MWh - Produzione lorda di energia elettrica da fonti rinnovabili MWh/anno - Capacità produttiva di energia termica da fonti rinnovabili in MWt installati - Produzione di energia termica da fonti rinnovabili MWt/anno Consumi energetici: - Consumi finali di energia elettrica per settore economico - Consumi finali e totali di energia per settore economico Qualità dell’aria: - Emissioni di NOx complessive - Emissioni PM10 complessive - Emissioni di O3 complessive - Emissioni di CO - Emissioni di PTS Biodiversità e Paesaggio: - Stato di conservazione dei SIC/pSIC interessati - Lunghezza corridoi ecologici - Superficie di aree umide riqualificate - Diminuzione impatti negativi su aree umide Suolo e risorse idriche: - Incremento della Superficie urbanizzata - SAU - Entità degli incendi boschivi - Indice di biopotenzialità territoriale - Superficie forestale - Uso delle risorse idriche - Rinaturalizzazione dei corpi idrici stagionali Aree a rischio ambientale: - Aree a rischio desertificazione - Numero interventi di bonifica Valorizzazione aree costiere: - Metri lineari di spiaggia libera e accessibile - Metri lineari di strade litoranee depotenziate o rese pedonali/ciclabili - Criticità dell’erosione costiera Rigenerazione urbana e territoriale - Numero programmi di rigenerazione proposti - Presenza di politiche integrate - Numero servizi pubblici (n. Unità istruzione, sanità e servizi sociali, altri servizi pubblici, sociali e personali) per 1.000 abitanti - Superficie parchi urbani - Numero interventi mobilità sostenibile - Piano dei tratturi approvati Inquinamento elettromagnetico: - Superamento dei limiti per i campi elettrici e magnetici prodotti da elettrodotti, azioni di risanamento Gestione dei rifiuti: - Quantità di rifiuti avviati a recupero energetico - Quantità di rifiuti speciali pericolosi prodotti Seguono tabelle (Tabb. 2-6) in cui vengono individuati gli indicatori di realizzazione e gli indicatori di risultato15 per ogni Obiettivo di Indirizzo previsto dal Programma di Area Vasta “Capitanata 2020” ai fini del monitoraggio. 15 Il simbolo riportato a fianco del relativo indicatore esprime l’incidenza ambientale, più o meno diretta, di tale indicatore prestazionale. 306 (TAB. 2) OBIETTIVO INDIRIZZO: RETI E MOBILITA’ OBIETTIVO GENERALE OBIETTIVI SPECIFICI INDICATORI DI REALIZZAZIONE Accessibilità diffusa: tempi di percorrenza per garantire le reciproche connessioni a livello territoriale. Contribuire allo sviluppo socioeconomico e territoriale della Capitanata potenziando la sua accessibilità interna e la sua integrazione nello spazio euromediterraneo. Creazione di un sistema integrato e coordinato del trasporto pubblico e privato di persone e merci che garantisca le esigenze di mobilità interna in una ottica di sostenibilità ambientale e a sostegno della coesione sociale in Area Vasta. Accessibilità a poli e reti principali: tempi di accesso dal territorio ai poli funzionali a valenza provinciale e alla rete SNIT di I livello. Funzionalità e sicurezza della rete stradale: a) riduzione delle percorrenze sulla rete stradale; b) innalzamento del livello di servizio della rete stradale; c) riduzione dell'incidentalità. Attrattività della rete del trasporto pubblico locale: passeggeri trasportati sulla rete multimodale di TPL. Livelli di servizio garantiti della rete di trasporto pubblico locale: a) popolazione servita; b) numero di collegamenti offerti e tempi di viaggio per relazione; c) posti*km e posti*h. Sostenibilità ambientale: emissioni dei principali inquinanti. 307 INDICATORI DI RISULTATO (TAB. 3) OBIETTIVO INDIRIZZO: GOVERNANCE E PROCESSI OBIETTIVO GENERALE OBIETTIVI SPECIFICI INDICATORI DI REALIZZAZIONE INDICATORI DI RISULTATO Sondaggio per rilevare la percezione della popolazione di Area Vasta in merito a: - grado libertà civili e diritti politici; - stabilità politica; - qualità dei servizi pubblici; - credibilità delle Autorità Locali; - qualità apparato burocratico; - indipendenza dei funzionari pubblici dalle pressioni politiche; - fiducia nella capacità delle P.A. di applicare le leggi; - livello di sicurezza; - livello di corruzione. Processi integrati e unitari per il governo dello sviluppo territoriale Integrazione e coordinamento degli attori locali, pubblici e privati, nel governo, anche innovativo, dei processi di sviluppo Valutazione periodica dei tempi medi di presa delle decisioni e della relativa implementazione. Numero di iniziative riguardanti processi di sviluppo in cui è coinvolto il partenariato. Esistenza lista con la ripartizione delle competenze e delle responsabilità, validata da tutti gli attori locali. Numero di informazioni scambiate. Flussi di investimenti diretti dall'estero. Arrivi/presenze di turisti. Migliorata qualità dei servizi al cittadino ed alle imprese nei Comuni dell'Area Sondaggio rivolto ai cittadini e alle imprese in modo da valutarne il grado di soddisfazione. Numero e tipologia di servizi certificati. Partecipazione attiva e responsabile della cittadinanza e degli stakeholders nei processi di Pianificazione e nella relativa implementazione Numero iniziative in cui risulta attiva la partecipazione della cittadinanza, sia in fase di pianificazione che di implementazione. Sondaggio rivolto ai cittadini e agli stakeholders in modo da valutare il grado di partecipazione e il grado di conoscenza del PSAV. 308 (TAB. 4) OBIETTIVO INDIRIZZO: PRODUZIONE E SERVIZI OBIETTIVO GENERALE Accresciuta competitività territoriale con particolare enfasi per settore turistico ed agroalimentare OBIETTIVI SPECIFICI INDICATORI DI REALIZZAZIONE INDICATORI DI RISULTATO Tasso di crescita del PIL pro-capite. Numero progetti. Numero interventi. % della popolazione interessata. Elevato livello di innovazione di processo/prodotto/mercato Sistema delle piccole e medie imprese sostenuto e potenziato Numero nuovi brevetti concessi (interventi per il potenziamento di infrastrutture digitali e sostegno alle attività di sviluppo sperimentale e all'innovazione di processo e organizzativa delle PMI e aiuti alla nascita e sviluppo di piccole imprese innovative). Indice generale infrastrutture economiche Numero nuovi spin-off Indice di produttività della forza lavoro. Rafforzamento del potenziale tecnologico e infrastrutturale della Regione. Sondaggio tra gli attori dello sviluppo economico locale. Interventi per il potenziamento di infrastrutture digitali Numero di imprese che investono in R&S/ totale numero di imprese. Spesa privata in R&S in % del PIL. Spesa in R&S per settore produttivo. Incidenza della Spesa Pubblica in R&S Tasso di occupazione alla fine dei percorsi formativi. Tasso di apertura ai mercati esteri Numero progetti che impiegano totalmente il sovvenzionamento ottenuto/Numero progetti approvati. Propensione all'esportazione Numero imprese coinvolte in processi di internazionalizzazione. Variazione del fatturato e dell’export delle imprese del distretto – filiera. Numero imprese beneficiarie Sondaggio tra gli attori dello sviluppo economico locale: % di imprese che introducono innovazioni. 309 Nuovi distretti riconosciuti dalla Regione Puglia. (TAB. 4) OBIETTIVO INDIRIZZO: PRODUZIONE E SERVIZI OBIETTIVO GENERALE OBIETTIVI SPECIFICI INDICATORI DI REALIZZAZIONE INDICATORI DI RISULTATO Numero imprese insediate nelle aree create o completate. Numero di contrattazioni (intra e inter distretto) portate a buon fine. (TAB. 5) OBIETTIVO INDIRIZZO: AMBIENTE E SPAZIO RURALE OBIETTIVO GENERALE OBIETTIVI SPECIFICI Sviluppo e valorizzazione sostenibile delle risorse naturali INDICATORI DI REALIZZAZIONE INDICATORI DI RISULTATO Environmental Space Use. Aree Protette (IUCN class 3,4) (International Union for Conservation of Nature). Riduzione della pressione antropogenica sull'ambiente e sul paesaggio nell'Area Vasta di Capitanata Impronta ecologica Area Vasta Capitanata (calcolo). Consumo di acqua per uso domestico (m3 /anno e m3 per abitante), industriale (m3 /anno), agricolo-zootecnico (m3 /anno). Consumo pro-capite della risorsa idrica (m3/residenti/anno). Impianti di depurazione delle acque reflue urbane in esercizio che servono il Comune. Percentuale di popolazione residente nel comune servita da impianti di depurazione delle acque reflue urbane. Conformità dei sistemi di depurazione delle acque reflue urbane. Nuovi insediamenti sul territorio. Numero ONG-associazioni ambientali durante gli incontri inerenti alla progettazione/totale partecipanti. Numero di certificazioni ambientali rilasciate a strutture turistiche. Consumi di energia. Energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili (%). 310 (TAB. 5) OBIETTIVO INDIRIZZO: AMBIENTE E SPAZIO RURALE OBIETTIVO GENERALE OBIETTIVI SPECIFICI INDICATORI DI REALIZZAZIONE INDICATORI DI RISULTATO Energia prodotta da fonti rinnovabili. Energia prodotta da fonti fossili. Emissioni di gas serra da processi energetici. N. di aziende registrate EMAS presenti sul territorio di Area Vasta. Produzione procapite di rifiuti urbani (kg/abitante anno). Quantità di rifiuti urbani raccolti in modo differenziato. Incidenza della raccolta differenziata sui RU totali (%). N. di campagne di sensibilizzazione realizzate per la raccolta differenziata. N. di impianti di trattamento e smaltimento utilizzati per tipologia Agricultural Eco - efficiency (insieme di indicatori). N. aziende agricole che aderiscono a misure ecocompatibili e che praticano agricoltura biologica. Percentuale presenza pesticidi nelle acque del sottosuolo. Numero di aziende certificate UNIEN-ISO 14001 presenti sul territorio di Area Vasta. Confronto tra numero e stato (indice di biodiversità) aree protette ad inizio progetto e a fine progetto. Superficie di aree protette sul totale della superficie di competenza dell’amministrazione locale. N. di incendi boschivi/sup. boschiva. N. di cacciatori/sup. in cui è possibile cacciare (indice che misura la pressione venatoria). N. di abitanti per ettaro di superficie urbanizzata. Superficie artificiale sul totale della superficie di competenza 311 (TAB. 5) OBIETTIVO INDIRIZZO: AMBIENTE E SPAZIO RURALE OBIETTIVO GENERALE OBIETTIVI SPECIFICI INDICATORI DI REALIZZAZIONE INDICATORI DI RISULTATO dell’amministrazione locale: %. Densità di verde urbano (percentuale sulla superficie comunale). Numero e superficie delle aree che necessitano di interventi di bonifica. (TAB. 6) OBIETTIVO INDIRIZZO: CITTÀ E SOLIDARIETÀ OBIETTIVO GENERALE Miglioramento della coesione sociale in una logica di sviluppo sostenibile OBIETTIVI SPECIFICI INDICATORI DI REALIZZAZIONE INDICATORI DI RISULTATO Tasso "rischio di povertà". Coefficiente di Gini. Recupero, valorizzazione e sviluppo del capitale sociale, umano e culturale Sondaggio tra la popolazione di Area Vasta relativo alla percezione del benessere soggettivo. Numero di iniziative realizzate. Numero e tipologia di soggetti coinvolti nelle iniziative. Tasso di occupazione totale. Tasso di occupazione femminile. Tasso di disoccupazione giovanile. Indici su diversi aspetti delle condizioni lavorative (condizioni lavorative fisiche e psicologiche, autonomia e intensità di lavoro). Numero infortuni sul lavoro Indice di dotazione di strutture culturali e ricreative. Numero famiglie che hanno accesso ad Internet/numero totale di famiglie. Numero di imprese coperte dall’accesso a banda larga /Numero totale di imprese. Numero corsi di formazione gratuiti. Numero di partecipanti ai corsi. Sondaggio tra i partecipanti sulla qualità dei percorsi formativi. Spesa provinciale per 312 (TAB. 6) OBIETTIVO INDIRIZZO: CITTÀ E SOLIDARIETÀ OBIETTIVO GENERALE OBIETTIVI SPECIFICI INDICATORI DI REALIZZAZIONE INDICATORI DI RISULTATO interventi e servizi socioassistenziali a favore dei target group individuati. Indici di Inserimento territoriale degli immigrati in Area Vasta (Indice di Polarizzazione, Indice di diversificazione culturale, Indice di inserimento lavorativo, Indice di stabilità sociale). Indice di dotazione di strutture per l'istruzione. Tempo medio di attesa per cure mediche necessarie. Distanza dagli ospedali. Numero di residenti che si curano al di fuori del territorio di Area Vasta. Censimento sui progetti finanziati in Area Vasta Capitanata tramite il PSR Puglia 2007-2013. Indice di criminalità. Numero delitti denunciati/popolazione *100.000. Indice di dotazione di infrastrutture Sociali. Numero di minori di 18 anni denunciati per i quali l'Autorità Giudiziaria ha iniziato l'azione penale/ 100.000 minori. % forza lavoro coinvolta in percorsi formativi. Tasso di occupazione irregolare. Numero infrazioni denunciate relative a normativa sicurezza sui luoghi di lavoro. Popolazione coperta dall’accesso a banda larga /popolazione totale. Indice di dotazione di strutture sanitarie. Tempi medi di attesa per l'accesso alle prestazioni ambulatoriali prenotate tramite CUP di Area Vasta. Numero reclami per mancata funzionalità del CUP. 313 (TAB. 6) OBIETTIVO INDIRIZZO: CITTÀ E SOLIDARIETÀ OBIETTIVO GENERALE OBIETTIVI SPECIFICI INDICATORI DI REALIZZAZIONE INDICATORI DI RISULTATO Gli Indicatori di Realizzazione e di Risultato che implementano e connotano l’Obiettivo di Indirizzo “Città e Solidarietà” manifestano una correlazione diretta con la componente antropica dell’ecosistema di Area Vasta; ovverosia sulla Popolazione e la Salute Umana (Cfr. Par. 4.2.7). 7.2 RUOLI, COMPETENZE ED ATTUAZIONE DEL MONITORAGGIO La progettazione del sistema di monitoraggio del Piano Strategico di Area Vasta “Capitanata 2020” richiede: l’individuazione della batteria di indicatori ambientali e delle relative fonti; l’identificazione delle reti di monitoraggio e controllo esistenti utilizzabili e delle modalità di coordinamento con i sistemi di monitoraggio degli effetti ambientali predisposti per il PO FESR 2007/2013 della Regione Puglia; la definizione delle modalità e dei tempi di rilevazione e aggiornamento delle informazioni ambientali pertinenti, anche in relazione ai tempi di realizzazione degli interventi previsti nel Programma; la determinazione dei criteri in base ai quali valutare la necessità di adottare misure correttive; l’indicazione di orientamenti per l’individuazione e l’adozione delle misure opportune per una rimodulazione dei contenuti e delle azioni previste nel Programma; la definizione degli strumenti, delle modalità e dei tempi per la comunicazione delle informazioni derivanti dal monitoraggio (per esempio, attraverso report periodici al Comitato di Sorveglianza del PO FESR 2007/2013 della Regione Puglia); la definizione dei ruoli e delle responsabilità per la realizzazione del monitoraggio ambientale; la definizione delle modalità di coinvolgimento delle autorità con competenze ambientali e della rete delle Agenzie per la Protezione dell’Ambiente, anche al fine della raccolta di informazioni. Gli elementi del sistema di monitoraggio possono essere utilmente inclusi in un Piano di Monitoraggio da sottoporre all’approvazione del Comitato di Sorveglianza. Il sistema di monitoraggio sarà definito in tempo utile all’avvio tempestivo delle attività e contestualmente al Piano di Valutazione, poiché il monitoraggio rappresenta il necessario supporto informativo all’integrazione degli aspetti ambientali nelle attività di valutazione, come previsto nel QSN (paragrafo VI. 2.3). 314 7.3 LE RELAZIONI DI MONITORAGGIO Il report di monitoraggio si implementerà della verifica della dinamica degli indicatori individuati, attraverso una serie di informazioni da richiedere sia in fase di erogazione del contributo, sia durante l’attività di verifica e controllo periodico, anche mediante indagini conoscitive ad hoc, eventualmente collegate ad attività di valutazione. Ove possibile, le informazioni relative agli interventi realizzati dal PSAV “Capitanata 2020” e al contesto ambientale di riferimento saranno inserite in sistemi georeferenziati, anche utilizzando i sistemi attualmente implementati, come il SIPA della Regione Puglia. Nell’ottica dell’integrazione delle procedure VAS nel processo di programmazione, il monitoraggio degli effetti ambientali sarà armonizzato con il sistema complessivo di monitoraggio del Programma. Inoltre, allo scopo di evitare duplicazioni, saranno previste modalità di coordinamento con i sistemi di monitoraggio degli effetti ambientali predisposti per gli altri Piani di Area Vasta, con particolare riferimento al monitoraggio delle linee di intervento sulle fonti rinnovabili, sul risparmio energetico, sulle aree di particolare rilevanza ambientale (Biodiversità) e sul Paesaggio e i Beni ArchitettonicoCulturali. Saranno individuati i sistemi informativi esistenti ed in corso di implementazione, inclusi i sistemi di georeferenziazione utilizzati per altre procedure e/o richiesti da regolamenti e normative, che possono essere impiegati per la rilevazione delle informazioni, soprattutto quelle relative all’evoluzione del contesto ambientale. A tale proposito, appare opportuno un coinvolgimento dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi tecnici, dell’ARPA Puglia e delle Autorità Ambientali interessate dal Programma. Data la coincidenza tra obiettivi del Piano e obiettivi ambientali, per alcuni temi – in maniera precipua – gli indicatori di programma (di realizzazione e di risultato) collimano con gli indicatori per il monitoraggio ambientale. Intendiamo riferirci, in particolare: all’accessibilità diffusa; alla funzionalità e sicurezza della rete stradale; ai livelli di servizio e all’attrattività della rete di trasporto pubblico locale; alla sostenibilità ambientale del sistema trasportistico locale; agli interventi per il potenziamento delle infrastrutture digitali; all’Environment Space Use; al monitoraggio delle Aree Protette (IUCN class 3,4) (International Union for Conservation of Nature); al calcolo dell’impronta ecologica dell’Area Vasta Capitanata; 315 al monitoraggio della tipologia dei nuovi insediamenti sul territorio; alla consistenza numerica delle aziende registrate EMAS presenti sul territorio dell’Area Vasta; al numero di aziende certificate UNIEN-ISO 14001 presenti sul territorio dell’Area Vasta. Pertanto, alcuni valori target specificati per gli indicatori di programma risultano applicabili anche agli indicatori per il monitoraggio ambientale. In ogni caso, saranno definiti valori target specifici per gli indicatori di realizzazione e di risultato ambientali, con un aggiornamento intermedio al 2010. Il sistema potrà essere strutturato prevedendo un Soggetto Responsabile del Coordinamento (l’Amministrazione Provinciale attraverso gli Assessorati alla Programmazione e alle Risorse Ambientali) ed un gruppo di lavoro – strutturato nel NU.V.A.S. (Nucleo per la Valutazione Ambientale Strategica, con funzioni di supporto tecnico alla VAS e ai processi di Governance Ambientale) – che interagirà con il Comitato di Sorveglianza del Programma. 316 ALLEGATI ALLEGATO I - ELENCO DELLE AUTORITA’ DA CONSULTARE Di seguito si riporta l’elenco delle Autorità con competenze ambientali e i settori del pubblico già consultati in fase di elaborazione del Documento di Valutazione Ambientale Strategica e che saranno oggetto di consultazione nella fase di monitoraggio della realizzazione del Programma: • Regione Puglia • Provincia di Foggia • Comuni dell’Area Vasta (Apricena; Carapelle; Carpino; Cerignola; Chiesti; Foggia; Ischitella; Isole Tremiti; Lesina; Manfredonia; Mattinata; Monte Sant'Angelo; Ordina; Ortanova; Orsara; Peschici; Poggio Imperiale; Rignano Garganico; Rodi Garganico; San Giovanni Rotondo; San Marco in Lamis; San Paolo Civitate; Sannicandro Garganico; San Severo; Serracapriola; Stornara; Stornarella; Torremaggiore; Vico del Gargano; Vieste; Zapponeta) • Autorità di Bacino della Puglia • Protezione Civile • ARPA Puglia • Consorzio di Bonifica • ATO Puglia • Comunità Montana del Fortore • Comunità Montana Monti Dauni Settentrionali • Comunità Montana Gargano • Corpo Forestale dello Stato • Ente Parco del Gargano • Ente Parco dell’Incoronata • ASL • Sovrintendenza Archeologica della Puglia • Sovrintendenza dei Beni Architettonici per il Paesaggio • Associazioni Ambientaliste (Istituto Nazionale di Urbanistica, Legambiente, Lipu, WWF, Italia Nostra, ANEV, Lega Navale Italiana sez. Manfredonia) • Università degli Studi di Foggia • CNR • ANICAV • CCIAA • CIA • CNA 318 • COLDIRETTI • CONART • CONFAGRICOLTURA • CONFARTIGIANATO • CONFCOMMERCIO • CONFAPI • CONFESERCENTI • CONFETRA • CONFINDUSTRIA • CONSORZIO ASI • FEDERCOOPESCA • CGIL, CISL, UIL, UGL • Ordine Provinciale degli Ingegneri • Ordine Provinciale degli Architetti • Ordine Provinciale dei Geologi • Ordine Provinciale degli Agronomi • Ordine Provinciale dei Medici • Ordine Provinciale dei Dottori Commercialisti • Ordine dei Biologi • Ordine dei Chimici • Collegio Provinciale dei Geometri • Collegio Provinciale dei Periti Agrari • Collegio Provinciale dei Periti Industriali • Collegio Provinciale dei Ragionieri e dei Periti Commerciali • Ordine Provinciale dei Veterinari • Ordine Provinciale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali 319 ALLEGATO II - INDICATORI PER L’ANALISI DI CONTESTO Gli indicatori di contesto di seguito riportati sono già stati selezionati come particolarmente rappresentativi tra quelli utilizzati nell’analisi del contesto ambientale sviluppata nel Capitolo 4 del Rapporto Ambientale e verranno altresì utilizzati nell’attività di monitoraggio delle varie fasi di realizzazione del Programma: 1. Energia da fonti rinnovabili: - Produzione di energia elettrica per fonte - Produzione di energia elettrica da cogenerazione - Potenza elettrica installata di impianti che usano fonti rinnovabili MWh - Produzione lorda di energia elettrica da fonti rinnovabili MWh/anno - Capacità produttiva di energia termica da fonti rinnovabili in MWt installati - Produzione di energia termica da fonti rinnovabili MWt/anno 2. Consumi energetici: - Consumi finali di energia elettrica per settore economico - Consumi finali e totali di energia per settore economico 3. Qualità dell’aria: - Emissioni di NOx complessive - Emissioni PM10 complessive - Emissioni di O3 complessive - Emissioni di CO - Emissioni di PTS 4. Biodiversità e Paesaggio: - Stato di conservazione dei SIC/pSIC interessati - Lunghezza corridoi ecologici - Superficie di aree umide riqualificate - Diminuzione impatti negativi su aree umide 5. Suolo e risorse idriche: - Incremento della Superficie urbanizzata - SAU - Entità degli incendi boschivi - Indice di biopotenzialità territoriale - Superficie forestale - Uso delle risorse idriche - Rinaturalizzazione dei corpi idrici stagionali 6. Aree a rischio ambientale: - Aree a rischio desertificazione - Numero interventi di bonifica 7. Valorizzazione aree costiere: - Metri lineari di spiaggia libera e accessibile - Metri lineari di strade litoranee depotenziate o rese pedonali/ciclabili - Criticità dell’erosione costiera 8. Rigenerazione urbana e territoriale - Numero programmi di rigenerazione proposti 320 - Presenza di politiche integrate - Numero servizi pubblici (n. Unità istruzione, sanità e servizi sociali, altri servizi pubblici, sociali e personali) per 1.000 abitanti - Superficie parchi urbani - Numero interventi mobilità sostenibile - Piano dei tratturi approvati 9. Inquinamento elettromagnetico: - Superamento dei limiti per i campi elettrici e magnetici prodotti da elettrodotti, azioni di risanamento 10. Gestione dei rifiuti: - Quantità di rifiuti avviati a recupero energetico 321 ALLEGATO III – TABELLA COERENZA PIANI Come già precisato al Cap. 3, la “Vision di Area Vasta” risulta strutturata su cinque obiettivi di indirizzo, ciascuno dei quali è a sua volta declinato in più ambiti di intervento. L’articolazione degli obiettivi, pur nella sua semplicità e immediatezza dal punto di vista della comprensione e della comunicazione degli orizzonti strategici del Piano, si caratterizza per un elevato grado di trasversalità degli ambiti di intervento che lo compongono, essendo ciascuno di questi riconducibile direttamente e/o indirettamente non solo all’obiettivo di riferimento ma anche agli altri obiettivi, cui concorre per il conseguimento dei risultati attesi. L’attività di riallineamento rispetto al più generale quadro programmatico di livello regionale ha permesso, non solo di verificare la coerenza degli obiettivi che compongono la vision con la programmazione sovraordinata, ma anche di riannodare le coerenze interne alla stessa Vision. Gli strumenti regionali di programmazione su cui è stata effettuata la verifica di coerenza ed il relativo riallineamento sono di seguito riportati: 322 QUADRO SINOTTICO DI COERENZA DEL PIANO STRATEGICO DI AREA VASTA CON GLI ALTRI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE A LIVELLO REGIONALE DSR, POR- FESR, POR- FSE, PORFEASR PEAR, DRAG, Piano Triennale del Turismo Intesa Istituzionale di Programma e APQ Sono i principali strumenti che guidano la Programmazione Unitaria 2007-2013. Le verifiche di coerenza sono state condotte con riferimento alle Linee di Indirizzo Generale, alle Priorità, agli Obiettivi Generali, al fine di testare la tenuta della visione strategica di area vasta rispetto alle direttrici di sviluppo regionale per il ciclo di programmazione 2007/2013. Gli Sono importanti strumenti di programmazione settoriale rispetto ai quali la verifica di coerenza è stata condotta con riferimento alle componenti programmatiche, procedurali ed attuative. Tali strumenti, oltre a definire indirizzi di tipo strategico e programmatico, attribuiscono funzioni, delineano procedure, individuano ambiti di intervento ben definiti La programmazione dei Fondi FAS, al pari dei documenti regionali di programmazione relativi ai Fondi Comunitari, ha un rilevante impatto sulla Pianificazione Strategica di Area Vasta, soprattutto alla luce del quadro attuativo e finanziario disegnato dai singoli APQ. Le verifiche di coerenza sono state in questo caso condotte con un approccio di tipo retrospettivo, ricostruendo la complessa matrice degli interventi rilevanti per l’Area Vasta finanziati PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale): Strumenti di Panificazione e Programmazione a carattere locale1: Le verifiche di coerenza sono state realizzate con riferimento all’inquadramento generale ed alle linee di sviluppo tracciate. Le verifiche di coerenza, rispetto alle linee di indirizzo e agli obiettivi generali alla base della Pianificazione Strategica di Area Vasta, sono state condotte per evitare ridondanze e definire un quadro complessivo di interventi coerente e sinergico su scala locale. In tal senso, le verifiche effettuate hanno costantemente dialogato con le attività svolte nell’ambito del sottoprocesso “mappatura”. 1 Protocollo d’Intesa Istituzionale tra Regione Puglia e Provincia di Foggia Ha rappresentato il risultato di un processo concertativo promosso dalla Provincia di Foggia con la partecipazione attiva delle Autonomie locali e dei soggetti economici e sociali della Capitanata, che ha consentito di definire specifiche priorità programmatiche. Tale processo di lavoro ha trovato una puntuale La mappatura della programmazione in essere nel territorio dell’Area Vasta ha rivelato una notevole varietà degli strumenti di programmazione e degli attori locali coinvolti. Tra gli strumenti di programmazione attivati e/o compartecipati si annoverano: i PIT 1 e 10; 3 PIS (Gargano, Normanno-Svevo-Angioino e Barocco Pugliese-Alto Tavoliere); l’esperienza dei Programmi LEADER con la presenza di 4 presidi GAL (Gruppi di Azione Locale); la realizzazione di 6 Patti Territoriali e del Contratto d’Area di Manfredonia; l’attivazione dei Programmi EQUAL, C.A.R.E. e Dauniavalley. 323 QUADRO SINOTTICO DI COERENZA DEL PIANO STRATEGICO DI AREA VASTA CON GLI ALTRI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE A LIVELLO REGIONALE DSR, POR- FESR, POR- FSE, PORFEASR PEAR, DRAG, Piano Triennale del Turismo obiettivi specifici e le linee di intervento declinate all’interno dei Programmi Operativi hanno rappresentato inoltre una traccia su cui avviare una prima selezione di tipo operativo sugli investimenti e le iniziative che andranno a sostanziare la componente attuativa del Piano Strategico di Area Vasta. La verifica è stata in questo senso condotta anche con riferimento alle dotazioni finanziarie assegnate a ciascuna linea di intervento in sede di P.O. ed impattano sull’impianto generale del Piano Strategico di Area Vasta soprattutto per quel che riguarda la costruzione dei PUG, le scelte in materia energetica ed ambientale, le strategie sul turismo. Intesa Istituzionale di Programma e APQ attraverso lo strumento degli Accordi di Programma Quadro. In questo senso, le analisi hanno assunto quali documenti di riferimento gli APQ - con i relativi articolati e relazioni tecniche - e le relazioni di accompagnamento alle delibere regionali di ripartizione intersettoriale delle risorse FAS, all’interno delle quali si descrivono i criteri di assegnazione delle risorse e gli obiettivi generali per ogni settore di intervento da perseguire attraverso la sottoscrizione degli Accordi. E’ stato possibile consultare gli atti integrativi agli APQ 324 PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale): Strumenti di Panificazione e Programmazione a carattere locale1: Protocollo d’Intesa Istituzionale tra Regione Puglia e Provincia di Foggia definizione nell’ambito di una proposta, inoltrata alla Regione Puglia dalla Provincia di Foggia, finalizzata a promuovere un accordo tra Regione e Provincia per lo sviluppo territoriale provinciale. QUADRO SINOTTICO DI COERENZA DEL PIANO STRATEGICO DI AREA VASTA CON GLI ALTRI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE A LIVELLO REGIONALE DSR, POR- FESR, POR- FSE, PORFEASR PEAR, DRAG, Piano Triennale del Turismo Intesa Istituzionale di Programma e APQ stipulati a tutto ottobre 2007. Sono state inoltre considerate, in via indicativa, le ripartizioni dei Fondi FAS assegnati con la Delibera CIPE 3/2006. 325 PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale): Strumenti di Panificazione e Programmazione a carattere locale1: Protocollo d’Intesa Istituzionale tra Regione Puglia e Provincia di Foggia