Rapporto Ambientale

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Rapporto Ambientale
1.
INTRODUZIONE
La Direttiva 2001/42/CE (detta direttiva VAS) ha l’obiettivo “di garantire un elevato livello di
protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto
dell'elaborazione e dell'adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile,
assicurando che venga effettuata la valutazione ambientale di determinati piani e programmi che
possono avere effetti significativi sull'ambiente” (ex art. 1).
Il Piano Strategico di Area Vasta che il Laboratorio di Pianificazione Strategica del Comune di
Foggia, l’Ufficio di Pianificazione dell’Amministrazione Provinciale e i consulenti dei Local Lab hanno
elaborato nell’ambito della programmazione dei Fondi POR 2007-2013, rientra nella categoria di
pianificazione territoriale individuata dall’art. 3 della Direttiva VAS e, quindi, deve essere
obbligatoriamente soggetto a valutazione ambientale.
L’Autorità di Gestione del Piano Strategico di Area Vasta, responsabile della VAS, ha individuato
come valutatore ambientale i Signori: Dott. Pio Palieri e Dott. Giuseppe Zichella, con il compito di:
redigere il Rapporto Ambientale (di seguito RA) che rappresenta la valutazione ambientale del
Programma;
raccogliere, analizzare ed eventualmente integrare le proposte di modifica al RA e al
Programma che i portatori di interesse esprimeranno nel corso delle previste consultazioni;
predisporre il piano di monitoraggio del Programma, sulla base di indicatori, allo scopo di
misurarne le performance ambientali ed eventualmente apportarvi modifiche e correzioni.
1.1
INQUADRAMENTO E SCOPO DEL DOCUMENTO
Il Rapporto Ambientale (RA) è il documento che deve essere redatto, come stabilito dall’art. 5 della
Direttiva VAS, ogni qualvolta si attui un processo di Valutazione Ambientale Strategica. Nel RA
devono essere “individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l’attuazione del piano o del
programma potrebbe avere sull’ambiente nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e
dell’ambito territoriale”.
Le informazioni da includere nel RA, come previsto dall’Allegato I della Direttiva, sono le seguenti:
a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del Piano e del rapporto con altri
pertinenti Piani o Programmi;
b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza
l'attuazione del piano o del programma;
c) caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate;
d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al Piano o Programma, ivi compresi in
particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate
ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE;
e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati
membri pertinenti al Piano o al Programma e il modo in cui, durante la sua preparazione, si
è tenuto conto di detti obiettivi ed di ogni considerazione ambientale;
f) possibili effetti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la
popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l'aria, i fattori climatici, i
beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e
l’interrelazione tra i suddetti fattori;
g) misure previste per impedire, ridurre e compensare, nel modo più completo possibile, gli
eventuali effetti negativi significativi sull'ambiente rivenienti dall’attuazione del Piano o del
Programma;
h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è
stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio
carenze tecniche o mancanza di know-how) nella raccolta delle informazioni richieste;
i)
descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio di cui all’articolo 10;
j) sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti.
Il presente documento costituisce il Rapporto Ambientale del Piano Strategico di Area Vasta, la cui
portata e livello di dettaglio è stato condiviso con le Autorità Ambientali consultate nella fase di
Scoping, di seguito illustrata.
9
2.
LA PROCEDURA DELLA VAS
La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) rappresenta uno strumento utile per:
integrare le valutazioni ambientali nel contesto dell’attività di programmazione;
sviluppare la comprensione degli effetti ambientali degli interventi programmati;
incrementare la razionalità delle decisioni e favorire iter trasparenti e partecipativi,
coerentemente con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delineati con le Strategie di Lisbona e di
Göteborg.
La VAS, sebbene sia esplicitamente richiamata come strumento di valutazione, non deve essere
tuttavia interpretata come un momento esterno alla programmazione che, una volta conclusa
l’elaborazione del programma, ha il compito di valutarlo e di verificarne le conseguenze ambientali.
La VAS, infatti, come recita il D.Lgs. 4/2008 che ha recepito la Direttiva 2001/42/CE (Direttiva
VAS), non solo concerne la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente,
ma ne accompagna altresì gli stessi (piani e programmi) durante tutte le loro fasi attuative.
La VAS comprende, dunque:
lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità1;
l'elaborazione del Rapporto Ambientale (di seguito RA) che rappresenta la valutazione
ambientale del programma;
lo svolgimento di consultazioni con i portatori di interesse;
la valutazione del piano o del programma, del rapporto e degli esiti delle consultazioni;
l'espressione di un parere motivato;
la predisposizione del piano di monitoraggio del programma, sulla base di appositi indicatori,
allo scopo di misurarne le performance ambientali ed eventualmente apportarvi modifiche e
correzioni;
l'informazione sulla decisione ed il monitoraggio.
Il Rapporto Ambientale (RA), pertanto, “costituisce parte integrante del piano o del programma e
ne accompagna l'intero processo di elaborazione ed approvazione”2. “Nel rapporto ambientale
debbono essere individuati, descritti e valutati gli impatti significativi che l'attuazione del piano o
del programma proposto potrebbe avere sull'ambiente e sul patrimonio culturale, nonche' le
ragionevoli alternative che possono adottarsi in considerazione degli obiettivi e dell'ambito
territoriale del piano o del programma stesso”3.
Le informazioni da includere nel RA, come previsto nell’Allegato I della Direttiva 2001/42/CE e
nell’Allegato VI del D.Lgs. 4/2008, annoverano gli elementi di seguito riportati:
1
La verifica di assoggettabilità è “la verifica attivata allo scopo di valutare, ove previsto, se piani, programmi
o progetti possono avere un impatto significativo sull'ambiente e devono essere sottoposti alla fase di
valutazione secondo le disposizioni del presente decreto” [Cfr. D.Lgs. 4/2008 – Art 5 – Par. 1 m)].
2
(Cfr. D.Lgs. 4/2008 – Art 13 – Par 3).
3
(Cfr. D.Lgs. 4/2008 – Art 13 – Par 4).
10
illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del piano e del rapporto con altri
pertinenti piani o programmi;
aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza
l'attuazione del piano o del programma;
caratteristiche ambientali, culturali e paesaggistiche delle aree che potrebbero essere
significativamente interessate;
qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano o programma, ivi compresi in
particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, culturale e
paesaggistica, quali le zone designate come zone di protezione speciale per la conservazione
degli uccelli selvatici e quelli classificati come siti di importanza comunitaria per la protezione
degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatica, nonché i territori con produzioni
agricole di particolare qualità e tipicità, di cui all’articolo 21 del decreto legislativo 18 maggio
2001, n. 28;
obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati
membri, pertinenti al piano o al programma, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si
è tenuto conto di detti obiettivi ed di ogni considerazione ambientale;
possibili effetti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la
popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l'aria, i fattori climatici, i
beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e
l’interrelazione tra i suddetti fattori. Devono essere considerati tutti gli impatti significativi,
compresi quelli secondari, cumulativi, sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti
e temporanei, positivi e negativi;
misure previste per impedire, ridurre e compensare, nel modo più completo possibile, gli
eventuali effetti negativi, significativi sull'ambiente, rivenienti dall’attuazione del piano o del
programma;
sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è
stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio, carenze
tecniche o difficoltà derivanti dalla novità dei problemi e delle tecniche per risolverli) nella
raccolta delle informazioni richieste;
descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli impatti
ambientali significativi derivanti dall’attuazione del piano o del programma proposto
definendo, in particolare, le modalità di raccolta dei dati e di elaborazione degli indicatori
necessari alla valutazione degli impatti, la periodicità della produzione di un rapporto
illustrante i risultati della valutazione degli impatti e le misure correttive da adottare;
sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti.
11
2.1
QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO DELLA VAS
La Direttiva Europea 2001/42/CE rappresenta un importante passo avanti nel contesto del diritto
ambientale europeo. Ponendosi l’obiettivo di valutare gli effetti ambientali derivanti dall’attuazione
di determinati piani e programmi durante la loro elaborazione e prima della loro adozione, la VAS si
delinea come un processo sistematico inteso a valutare le conseguenze sul piano ambientale delle
azioni proposte – politiche, piani o iniziative nell’ambito di programmi nazionali, regionali e locali –
in modo che queste siano incluse e affrontate, alla pari delle considerazioni di ordine economico e
sociale, fin dalle prime fasi (strategiche) del processo decisionale. In altre parole, la VAS assolve al
compito di verificare la coerenza con gli obiettivi di sostenibilità delle proposte programmatiche e
pianificatorie, a differenza della VIA che si applica a singoli progetti di opere. La normativa italiana
ha recepito la Direttiva 2001/42/CE attraverso il Decreto Legislativo n. 152/2006 e,
successivamente, con il Decreto Legislativo n. 4 del 16 gennaio 2008 avente ad oggetto “Ulteriori
disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152,
recante norme in materia ambientale”. Il Sesto Programma d’Azione per l’Ambiente
(Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta. Decisione del Parlamento e del Consiglio
europeo 2002/1600//CE del 21 luglio 2002) indica, fra gli elementi strategici per conseguire gli
obiettivi ambientali, “l’integrazione delle tematiche ambientali nelle politiche economiche e
settoriali sin dalla fase embrionale del processo decisionale”. La Strategia dell’Unione Europea per
lo sviluppo sostenibile è stata rilanciata e precisata nel Consiglio europeo del giugno 2005 di
Bruxelles, con l’approvazione della “Dichiarazione sui principi guida dello sviluppo sostenibile”.
Tra i principi guida dello sviluppo sostenibile sono esplicitamente indicati:
l'integrazione delle considerazioni di natura economica, sociale e ambientale, utilizzando gli
strumenti finalizzati a legiferare meglio, quali la valutazione equilibrata dell'impatto e le
consultazioni tra le parti interessate;
la partecipazione dei cittadini e delle imprese al processo decisionale al fine di migliorare il
grado di consapevolezza, rafforzare la responsabilità sociale riguardo all'attuazione di metodi di
produzione e di consumo sostenibili.
In tema di accesso alle informazioni, consultazione e partecipazione dei cittadini, questi ultimi
elementi chiave della strategia per lo sviluppo sostenibile, l’applicazione della Direttiva dà
attuazione al Principio 10 della Dichiarazione di Rio ed alla Convenzione di Aarhus. In ragione del
quadro prefigurato, l’applicazione della Direttiva alla programmazione 2007-2013, persegue gli
obiettivi di sviluppo sostenibile delineati con le Strategie di Lisbona e di Göteborg, contribuendo a
consolidare la coerenza di piani e programmi con gli obiettivi strategici, ad incrementare la
razionalità delle decisioni ed a favorire iter trasparenti e partecipativi.
Ai sensi della citata Direttiva (art. 3), sono obbligatoriamente soggetti a VAS:
12
1. i piani e programmi elaborati per i settori:
•
agricolo
•
forestale
•
pesca
•
energetico
•
industriale
•
trasporti
•
gestione dei rifiuti
•
risorse idriche
•
telecomunicazioni
•
turistico
•
pianificazione territoriale
•
destinazione dei suoli
e che definiscono il quadro di riferimento per l'autorizzazione dei progetti elencati negli allegati I e
II della Direttiva 85/337/CEEE (Direttiva 85/337/CEE del Consiglio, del 27 giugno 1985, par 2.a);
2. i piani e programmi per i quali, in considerazione dei possibili effetti sui siti, si
ritiene necessaria una valutazione ai sensi degli articoli 6 e 7 della Direttiva Habitat
(par 2.b).
2.2
DEFINIZIONE DELL’AMBITO DI INFLUENZA DEI P/P (SCOPING)
Di seguito sono riportati i piani e programmi ambientali vigenti, o in corso di
approvazione, che sono interessati, in maniera più o meno diretta, dal Piano Strategico di Area
Vasta.
•
Piano triennale per la tutela dell’ambiente
•
Piano di tutela delle acque
•
Piani di bonifica
•
Piano d’ambito territoriale ottimale risorse idriche
•
Piano di assetto idrogeologico (PAI)
•
Piano regionale delle attività estrattive (PRAE)
•
Piano di risanamento qualità dell’aria
•
Programma d'azione per le "zone vulnerabili da nitrati"
•
Piano regionale di gestione dei rifiuti e successive modifiche e integrazioni
•
Piano regionale di gestione dei rifiuti. Integrazione Sezione Rifiuti speciali e pericolosi
•
Documento regionale di assetto generale (DRAG)
•
Piano energetico ambientale regionale (PEAR)
13
•
Piani di gestione delle aree protette e dei Siti Natura 2000
•
Piano urbanistico territoriale tematico
•
Piano dei trasporti
•
Adeguamento del Piano Paesaggistico regionale
•
Programma di Sviluppo rurale 2007-2013
•
Piano di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi
•
Piano Comunale di Protezione Civile di Foggia
14
2.3
ANALISI DEL CONTESTO
Lo stato dell’ambiente di un’area dipende dalle caratteristiche del territorio ed è influenzato
dagli aspetti demografici quali la densità abitativa e i flussi demografici (naturali e
migratori), dagli aspetti socio-economici locali, dagli stili di vita, dalla cultura nonché dal tipo
di sistema produttivo (industria, agricoltura, etc.). Si illustra dunque il modo con cui il
territorio, la popolazione, da un lato, e i settori di produzione (energia, industria, agricoltura,
ecc.), dall’altro, contribuiscono a determinare le principali pressioni ambientali in termini di
emissioni, produzione di rifiuti, consumi, ecc..
(Tav. A)
Superficie territoriale, popolazione residente e densità per provincia – Anno 2007
Province Superficie (ettari) % Regione Popolazione % Regione Densità (ab/km2)
BA
513.830
26,54
1.596.364
39,18
310
BR
183.953
9,50
402.831
9,92
220
FG
719.196
37,15
681.546
16,81
95
LE
275.940
14,25
808.939
19,83
293
TA
242.871
12,55
580.189
14,26
239
Puglia
1.935.790
100.00
4.069.869
0.06
210
Fonte ISTAT - Elaborazioni ARPA Puglia -
In Puglia, la provincia con la maggiore estensione territoriale è quella di Foggia (719.196
Ha) che annovera, per contro, la più bassa densità abitativa (95 ab./Km2). La Puglia è tra le
regioni italiane quella con la maggiore estensione di costa, con un dato di 865 km pari a
quasi il 12% del dato nazionale; a livello provinciale, la Capitanata – con i suoi 223 Km. di
coste – concentra circa il 26% del dato regionale e si posiziona al 2° posto, subito a ridosso
della provincia di Lecce.
15
2.3.1
PRODUTTIVITÀ, ACCUMULAZIONE DI CAPITALE E SVILUPPO
(Tab. 1) Valore aggiunto ai prezzi base (Anno 2006) – Valori a prezzi correnti (milioni di
euro).
Industria
Province e
Regioni
Agricoltur
a,
silvicoltur
a e pesca
FOGGIA
BARI
TARANTO
BRINDISI
LECCE
PUGLIA
684
861
416
214
252
2.426
Industri
a in
senso
stretto
Servizi
Commercio,
Intermediazione
riparazioni,
monetaria e
alberghi e
Altre
Costruzio
Totale
finanziaria;
ristoranti,
attività
ni
industria
attività
trasporti e
di servizi
immobiliari e
comunicazio
imprenditoriali
ni
1.043
635
1.678
4.059 2.000 6.059
1.656
521
2.177
937
387
1.324
1.385 1.013 2.398
9.080 4.556 13.636
273.51
353.99
0
9
ITALIA
27.902
80.489
Fonte: ISTAT
1.973
5.555
1.501
1.197
2.444
12.669
2.129
6.324
1.866
1.237
2.840
14.396
300.798
358.958
Tot.
servizi
2.375 6.476
6.384 18.263
2.804 6.171
1.570 4.004
3.022 8.306
16.155 43.220
277.84 937.60
5
1
Valore
aggiunto ai
prezzi base
- Totale
8.838
25.183
8.763
5.541
10.957
59.282
1.319.5
01
(Tab. 2) Valore aggiunto ai prezzi base per abitante (Anno 2006) – Valori a prezzi
correnti.
Province e
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Regioni
FOGGIA
11.434,3
11.726,2
11.673,6
12.150,3
12.558,8
12.941,6
BARI
14.949,4
15.103,6
15.149,7
15.392,4
15.216,7
15.779,9
TARANTO
12.091,0
12.772,7
13.609,9
14.533,8
14.794,7
15.098,6
BRINDISI
11.878,5
12.546,5
13.239,6
13.197,6
13.321,1
13.739,4
LECCE
11.459,3
12.218,5
12.555,2
12.701,7
13.159,5
13.557,0
PUGLIA
12.940,7
13.367,2
13.633,0
13.969,9
14.113,7
14.563,1
ITALIA
19.709,2
20.389,7
20.896,5
21.521,4
21.897,4
22.386,6
Fonte: ISTAT
Nel 2006, il reddito medio pro-capite provinciale (valore aggiunto/abitante) è risultato pari a
12.941,6 euro: poco meno del 90% di quello pugliese (il reddito foggiano è, in negativo,
quello più distante dal valore medio regionale) e appena il 57,8% di quello nazionale. Nel
biennio 2003-2005, la provincia di Foggia, inoltre, si indebolisce rispetto al resto d’Italia,
perde due posizioni nella scala territoriale, collocandosi al penultimo posto (102°) nella
graduatoria delle province italiane. Ciò è dovuto al suo instabile ritmo di crescita rispetto a
quello regionale e nazionale. Naturalmente, questi risultati sono connessi alla stessa
struttura produttiva della Provincia il cui valore aggiunto deriva prevalentemente dal settore
primario (7,7%) e da quello dei servizi (73,3%), mentre i comparti industriali contribuiscono
alla formazione del reddito complessivo (19%) in misura decisamente inferiore sia alla
media regionale (23%) che nazionale (26,8%): in altre parole, Foggia soffre della mancanza
di un corpo manifatturiero in grado di aumentarne la competitività e capace, in particolare,
16
di aggiungere valore alle sue risorse primarie. In riferimento alle componenti elementari e ai
gruppi intermedi, l’indice sintetico elaborato dal quotidiano “Il Sole 24 Ore” per il 2006
denota un miglioramento delle condizioni ambientali e di quelle relative al disagio sociale e
personale, così come di quelle attinenti il tempo libero; diventa più precario, invece, il
contesto relativo agli affari e al lavoro; peggiora la struttura dei servizi, sia di quelli sanitari
che di quelli riferibili all’ambito finanziario; aumenta la criminalità, mostrando, in questo
modo, le contraddizioni ancora sensibili che contraddistinguono il territorio della provincia di
Foggia.
2.3.2
COMPETITIVITÀ INTERNAZIONALE
Nel 2006, la propensione all’export della Capitanata si è attestata al 3,9%, ancora
significativamente distante da quella regionale (11,7%) e nazionale (23,6%). Un segnale di
positiva crescita è quello che arriva dall’agroalimentare, uno dei pochissimi comparti che ha i
numeri e le qualità necessarie per affrontare i mercati esteri. A ben vedere, le produzioni
endogene in grado di varcare “il confine” e di procurare un attivo alla bilancia commerciale
sono, quasi esclusivamente, quelle della filiera alimentare che, nel 2006, hanno fatto
marcare la cifra record di 144 milioni di euro, essendo cresciute ad un ritmo una volta e
mezzo superiore alla media dell’export provinciale (+35% rispetto all’anno precedente). Da
un lato, si registra la performance dell’export di prodotti dell’agricoltura (72 milioni,+13,4%
circa, var. ’06/’05) che vanno via come “prodotto sfuso” poiché non subiscono alcuna
trasformazione,
se
non
lo
stoccaggio;
dall’altro,
i
prodotti
della
trasformazione
agroalimentare (71,8 milioni, +54% circa, var. ’06/’05), che sembrano riscuotere notevole
successo: in particolare, pasta, biscotti, vino e, in misura modesta, olio. Con riferimento agli
altri prodotti, l’economia provinciale (ad eccezione di alcuni casi) denota una forte
dipendenza dall’estero, come testimonia il più elevato livello delle importazioni (pari a 507,8
milioni di euro,+29,8% var. ‘06/’05). Nel panorama locale solo alcune piccole realtà, spesso
di piccolissima dimensione, agricole e dell’agroalimentare, come pure del manifatturiero e
del commercio, hanno raggiunto un livello di confidenza con i mercati esteri ed ampliato i
propri scambi; solo dopo aver “specializzato” le proprie produzioni, oppure acquisito una
scala produttiva tale da consentire loro di operare con successo oltre confine. Punti di forza
di tali imprese sono il giusto grado di innovazione di prodotto, come pure un buon utilizzo
degli strumenti del marketing e della comunicazione, oltre che l’abilità dell’imprenditore ed
una efficiente organizzazione d’impresa. Ad oggi, l’insieme delle imprese daune che ha
effettuato operazioni nei mercati internazionali è risultato relativamente modesto: sono
17
soltanto 176 le imprese che hanno intrattenuto stabilmente e direttamente relazioni
commerciali di import-export, di cui 146 nell’ambito dei paesi dell’UE. Tra esse 126 hanno
effettuato esclusivamente operazioni di export e 97 solo di import; nell’area dell’Alto
Tavoliere, a vocazione agricola e manifatturiera (mobilio e pietra di Apricena), se ne contano
50 (di cui 29 a San Severo e 19 ad Apricena); 17 quelle localizzate tra Manfredonia e Monte
Sant’Angelo, territori della reindustrializzazione avviata con il Contratto d’Area; 44 quelle del
Basso Tavoliere (di cui 20 soltanto a Cerignola); 38 nel capoluogo Foggia. Molto si dovrà
fare per convincere il grosso delle imprese locali che l’innovazione, la ricerca e la capacità di
sapersi orientare nei mercati internazionali è, nell’economia globale, una necessità, non
un’opzione. C’è ancora molto da lavorare per fare crescere il grado di informazione, per
migliorare il livello di conoscenza dei mercati internazionali e per incrementare l’offerta,
rarissima, di servizi specialistici di assistenza e consulenza. Le imprese della provincia di
Foggia scambiano la quota più consistente di beni nell’ambito dei territori dell’Euro. Infatti, è
all’interno dei Paesi dell’Unione Europea a 25 che le stesse intrattengono le loro relazioni
commerciali le quali, nel complesso, fanno registrare una lieve ripresa dei volumi
(dell’import-export) scambiati a quota 691,1 milioni di euro (ovvero, pari ad un incremento
assoluto di 145,3 milioni e relativo, su base annua, del +26,6%).
2.3.3
MERCATO DEL LAVORO
(Tab. 3) Occupati interni dipendenti (Anno 2006) (media annua in migliaia)
Industria
Province
e Regioni
Foggia
Agricoltura
,
silvicoltura
e pesca
23,7
Servizi
Industri
a in
senso
stretto
Costruzio
ni
Totale
industria
Commercio,
riparazioni,
alberghi e
ristoranti,
trasporti e
comunicazio
ni
17,2
15,2
32,4
22,5
Intermediazion
e monetaria e
finanziaria;
attività
immobiliari e
imprenditoriali
Altre
attività di
servizi
Totale
servizi
Totale
13,4
50,0
85,9
142,0
Bari
25,9
83,0
46,3
129,3
76,4
52,6
142,1
271,1
426,3
Taranto
16,7
35,8
11,4
47,2
20,9
13,2
57,0
91,1
155,0
Brindisi
10,4
15,6
8,4
24,0
14,9
7,9
33,1
55,9
90,3
Lecce
9,4
31,2
21,1
52,3
30,2
19,2
70,8
120,2
181,9
Puglia
86,1
182,8
102,4
285,2
164,9
106,3
353,0
995,5
ITALIA
549,3
4.413,0
1.258,9
5.671,9
3.819,5
2.397,3
6.364,9
624,2
12.581,
7
Fonte: ISTAT
18
18.802,9
(Tab. 4) Occupati interni indipendenti (Anno 2006) (media annua in migliaia)
Industria
Agricoltur
a,
silvicoltura
e pesca
Province
Regioni
Industri
a in
senso
stretto
Servizi
Costruzio
ni
Totale
industri
a
Commercio,
riparazioni
alberghi e
ristoranti
trasporti e
comunicazio
ni
Intermediazio
ne monetaria
e finanziaria;
attività
immobiliari e
imprenditoriali
Altre
attivit Totale
à di servizi
servizi
Totale
Foggia
10,9
4,8
4,3
9,1
20,8
7,5
6,4
34,7
54,7
Bari
8,1
17,8
11,1
28,9
52,4
23,2
16,8
92,4
129,4
Taranto
5,6
3,2
2,4
5,6
13,0
6,0
4,7
23,7
34,9
Brindisi
3,3
2,8
2,3
5,1
11,7
4,2
4,0
19,9
28,3
Lecce
3,1
10,0
6,7
16,7
28,6
12,0
10,0
50,6
70,4
41,9
221,3
317,7
PUGLIA
31,0
38,6
26,8
65,4
126,5
52,9
ITALIA
489,4
794,0
625,5
1.419,5
2.239,8
1.205,5
724,7 4.170 6.078,9
Fonte: ISTAT
(Tab. 5) Occupati interni totali (Anno 2006) (media annua in migliaia)
Industria
Province
e
Regioni
Servizi
Agricoltura,
silvicoltura Industria
Totale
in senso Costruzioni
e pesca
industria
stretto
Commercio, Intermediazione
riparazioni,
monetaria e
Altre
alberghi e
finanziaria;
attività
ristoranti,
attività
di servizi
trasporti e
immobiliari e
comunicazioni imprenditoriali
Totale
servizi
Totale
Foggia
34,6
22,0
19,5
41,5
43,3
20,9
56,4
120,6
196,7
Bari
34,0
100,8
57,4
158,2
128,8
75,8
158,9
363,5
555,7
Taranto
22,3
39,0
13,8
52,8
33,9
19,2
61,7
114,8
189,9
Brindisi
13,7
18,4
10,7
29,1
26,6
12,1
37,1
75,8
118,6
Lecce
12,5
41,2
27,8
69,0
58,8
31,2
80,8
170,8
252,3
Puglia
117,1
221,4
129,2
350,6
291,4
159,2
394,9
845,5
1.313,2
ITALIA
1.038,7
5.207,0
1.884,4
7.091,4
6.059,3
3.602,8
7.089,6
16.751,7
24.881,8
Fonte: ISTAT
Dall’analisi dei dati relativi all’occupazione, emerge – a livello provinciale – una
realtà
caratterizzata:
•
da un carico occupazionale gravante sul settore primario (17,6%), non solo nettamente
superiore alla consistenza reddituale del comparto agricolo la cui quota di contribuzione
al reddito provinciale non supera il 7,7%, ma pari a circa il doppio dell’analogo dato
regionale (8,9% degli occupati complessivi) e, addirittura, quattro volte maggiore del
valore nazionale (4,2%);
•
da una consistenza dell’occupazione dipendente in agricoltura (16,7% del totale dei
dipendenti interni) che appare chiaramente pletorica in rapporto agli analoghi valori
regionale (8,6%) e, soprattutto, nazionale (2,9%) e che prefigura situazioni malcelate di
diffuso assistenzialismo (problema dei contributi agricoli versati a fronte di inesistenti
prestazioni occupazionali presso aziende compiacenti);
19
•
da una consistenza dell’occupazione industriale (21,1% degli occupati totali) che accusa
sensibili gap percentuali rispetto a tutte le altre province pugliesi (26,7% = valore medio
Puglia) e, ancor più, in rapporto al dato nazionale (28,5%);
•
da una marcata debolezza della struttura occupazionale nel comparto dei Servizi i cui
occupati concentrano il 61,3% del totale dell’occupazione a livello provinciale.
Tale risultato (già inferiore di 3 e 6 punti percentuali rispetto agli analoghi valori regionale e
nazionale), se confrontato con la quota di reddito provinciale prodotta dai Servizi, marca
uno spread negativo di 12 punti in Capitanata – a fronte degli 8,5 punti della Puglia e dei
3,7 punti della media italiana.
La realtà preoccupante che vive oggi il Mercato del Lavoro in provincia di Foggia trova una
conferma ancora più negativa nei 106.519 iscritti nelle liste di disoccupazione; a questi
vanno aggiunti i 21.378 assunti a tempo determinato per i quali non è nota la durata del
rapporto di lavoro. Infine, la provincia di Foggia si distingue per essere tra le ultime in Italia
relativamente al tasso di occupazione femminile, pari al 25,4% (dati ISTAT 2007 - fascia di
età 15-64 anni), contro una media nazionale del 45,1% e pugliese del 30%.
20
2.3.4
DOTAZIONE INFRASTRUTTURALE
(Tab. 6) INDICI DI DOTAZIONE INFRASTRUTTURALE PER PROVINCIA (INDICE ITALIA
= 100)
RETE STRADALE
RETE FERROVIARIA
PORTI (E BACINI DI
UTENZA)
AEROPORTI (E
BACINI DI UTENZA)
MPIANTI E RETI
ENERGETICOAMBIENTALI
STRUTTURE E RETI
PER LA TELEF. E LA
TELEM.
RETI BANCARIE E
DI SERVIZI VARI
STRUTTURE
CULTURALI E
RICREATIVE
STRUTTURE PER
L’ISTRUZIONE
STRUTTURE
SANITARIE
TOTALE
TOTALE SENZA
PORTI
TOTALE
(VARIAZIONI 19912004)
TOTALE SENZA
PORTI (VARIAZIONI
1991-2004)
BARI
66,0
117,4
BRINDISI
44,9
201,7
FOGGIA
104,5
114,3
LECCE
56,9
59,4
TARANTO
65,1
90,0
PUGLIA
72,6
111,3
MEZZOGIORNO
86,5
82,4
61,2
130,1
49,5
33,6
282,6
89,6
102,6
43,0
171,8
18,6
16,6
36,8
43,7
59,7
86,1
129,7
39,1
81,7
118,6
81,3
62,3
78,7
70,9
35,7
62,3
69,2
62,3
64,5
92,1
51,7
39,1
95,9
92,1
70,5
59,6
74,1
34,6
24,1
53,0
29,4
47,2
55,6
134,2
73,5
61,4
122,1
85,8
100,2
92,9
135,9
82,2
71,5
91,7
88,6
99,5
81,3
90,4
100,0
56,5
68,8
94,1
79.0
75,9
93,6
96,7
57,2
72,7
73,1
77,8
72,9
-5,5
15,9
-11,3
-2,8
2,9
-2,7
-2,3
-3,3
13,1
-3,7
9,5
3,9
0,3
-2,7
Fonte: Elaborazioni Unioncamere –Tagliacarne
Le deboli prospettive di crescita della provincia di Foggia sono in larga parte, e
direttamente, riconducibili alla svantaggiosa condizione del suo apparato infrastrutturale che
rende instabili le prestazioni del sistema produttivo anche in quei comparti che
rappresentano elementi di indubbio valore. Nel medio/lungo periodo, e in assenza di una
decisa inversione di tendenza, tale situazione può fare emergere il rischio di una graduale
marginalizzazione del territorio, di un progressivo isolamento sociale, ancor prima che
economico. È solo apparente, quindi, la contraddizione tra le pur importanti iniziative poste
in essere dalle istituzioni e dalle parti sociali ed i poco consistenti risultati ottenuti poiché,
come vedremo di seguito, accanto alle attività pattizie, alla Programmazione Negoziata ed
ad altri progetti orientati allo sviluppo del territorio, ancora sussistono quelle criticità –
diretta conseguenza della scarsa infrastrutturazione materiale ed immateriale – che rendono
difficili i processi di espansione di mercato, di internazionalizzazione delle imprese, di
integrazione, di innovazione. Pertanto, in presenza di una progressiva divaricazione dei
valori infrastrutturali della Capitanata rispetto a quelli regionali e meridionali, così come
testimoniano gli indicatori riportati nella relativa Tab. 6, è necessario individuare quelle
21
priorità già evidenziate nell’ “Accordo Quadro tra Provincia di Foggia e Regione Puglia”
sottoscritto dalle parti sociali e dalle istituzioni. In questo senso bisogna dare, tra le altre
cose, maggiore funzionalità alla viabilità interna e di connessione, recuperare rapidamente il
ruolo del porto di Manfredonia (strategico per l’intero sistema dei trasporti), attribuire un
nuovo e più efficiente assetto alle aree ed ai consorzi di sviluppo industriale e, sul piano
della logistica, valorizzare quelle strutture già presenti che hanno effettive capacità di fornire
adeguate risposte alle esigenze delle imprese.
2.3.5
•
FATTORI DI SVILUPPO SOCIO-ECONOMICO A PRESSIONE AMBIENTALE
Movimento Turistico ed Intensità Turistica
Nel 2007, in base ai dati forniti dall’Assessorato al Turismo della Regione Puglia sugli arrivi e
le presenze, si può affermare che i maggiori flussi turistici si sono concentrati nella provincia
di Foggia. Le altre province determinanti a livello regionale in termini di flussi turistici sono,
in ordine decrescente, quelle di Lecce e Bari cui seguono Brindisi e Taranto. La ripartizione
delle provenienze tra Italia ed estero evidenzia immediatamente come la Capitanata e la
stessa area regionale pugliese siano meta di turismo soprattutto di tipo domestico che, nel
2007, ha rappresentato oltre l’87% della clientela degli esercizi ricettivi.
(Tab. 7) MOVIMENTO TURISTICO PUGLIESE PER PROVINCIA NEL 2007
ARRIVI
PRESENZE
PROVINCE
Italiani
Stranieri
Totale
Italiani
Stranieri
Totale
Bari
511.703
136.878
648.581
1.148.981
316.762
146.5743
Brindisi
221.900
52.090
273.990
1.151.431
220.316
1.371.747
Foggia
760.908 107.375 868.283 3.568.445 532.992 4.101.437
Lecce
574.791
87.839
662.630
3.231.650
377.819
3.609.469
Taranto
207.100
33.297
240.397
780.186
153.021
933.207
Fonte: Assessorato al Turismo Regione Puglia
La crescita del settore se da un lato contribuisce positivamente allo sviluppo socioeconomico, dall’altro può generare impatti sull’ambiente. Le condizioni di criticità ambientale
sono determinate dal consumo di risorse energetiche, idriche, e di territorio (suolo,
vegetazione, etc.) e dalle pressioni generate sull’aria, sui rifiuti, sull’ambiente marino
costiero, sul suolo, sul paesaggio. In Capitanata, come in Puglia e nel resto d’Italia, la
stagionalità è una delle caratteristiche principali del fenomeno turistico. Il concentrarsi delle
presenze soprattutto nei mesi di Luglio e Agosto, e principalmente nelle località balneari,
comporta in quei periodi una pressione più marcata sull’ambiente oltre che un
peggioramento della qualità della vita delle comunità locali.
22
(Fig. 1) Presenze Gennaio - Dicembre 2007
Dicembre
Novembre
Ottobre
Settembre
Agosto
Luglio
Presenze
Giugno
Maggio
Aprile
Marzo
Febbraio
Gennaio
0
1.000.000
2.000.000
3.000.000
4.000.000
Fonte: Elaborazione ARPA su dati Assessorato al Turismo
Regione Puglia
Gli indicatori di pressione ambientale sono in grado di monitorare il carico del turismo sul
territorio, le pressioni e gli impatti esercitati sull'ambiente. Il rapporto "numero degli arrivi
per popolazione residente" rappresenta il peso del turismo sulle dimensioni dell’area, mentre
il rapporto "presenze per popolazione residente" offre l'idea dello sforzo sopportato dal
territorio e dalle sue strutture.
La tabella che segue (Tab. 8) mostra come
il turismo abbia un peso rilevante nella
provincia di Foggia seguita da quelle di Lecce e Brindisi con valori, solo nel caso di Foggia,
superiori a quelli nazionali.
(Tab. 8) - INTENSITÀ TURISTICA PER PROVINCIA IN PUGLIA E IN ITALIA
Bari
Brindisi
Foggia
Lecce
Taranto
Italia
Pop
residente
1.251.072
402985
640.752
811230
580.497
59131.000
Superficie
(Km2)
3821
1840
6965
2759
2430
30.134.000
Arrivi
Arrivi/abitanti
Presenze
Presenze/abitanti
648.581
273.990
868.283
662.630
240.397
93044000
0,5
0,7
1,3
0,8
0,4
1,6
1.465.743
1.371.747
4.101.437
3.609.469
933.207
366.765.000
1,2
3,4
6,4
4,4
1,6
6,20
Fonte: Elaborazione ARPA su dati Istat e dati Assessorato al Turismo Regione Puglia
•
Parco Veicoli Circolante e Trasporto Stradale
Il trasporto stradale, insieme alle attività industriali e alla gestione dei rifiuti, rappresenta –
al tempo stesso – un fattore di sviluppo di un’area ed uno delle principali determinanti delle
pressioni ambientali sul territorio. Le conseguenze negative che derivano dalla crescente
domanda di mobilità, soprattutto stradale (su cui torneremo più diffusamente nel
successivo Capitolo 5°), determina significativi impatti ambientali, sociali ed economici
sia diretti che indiretti:
23
•
impatti sociali, quali ad esempio quelli sulla salute umana determinati dalla crescente
incidentalità e mortalità, nonchè dal calo della sicurezza;
•
impatti ambientali, in termini di consumo energetico, di riscaldamento globale, di
inquinamento atmosferico, acustico, ecc.;
•
impatti naturali come l’uso, la trasformazione e la parcellizzazione del territorio, le
intrusioni visive, ecc.;.
•
impatti economici: congestione del traffico e la conseguente incidentalità, il
danneggiamento del patrimonio storico – artistico, ecc..
Negli ultimi decenni la causa prevalente della continua crescita del trasporto stradale è
costituita dal trasporto passeggeri in quanto il mezzo privato (l’auto) risulta essere ancora il
mezzo più utilizzato dalle famiglie mentre permane uno scarso utilizzo dei mezzi pubblici,
anche se in questi ultimi anni la situazione sta migliorando.
La maggior parte delle emissioni dovute al trasporto sono da imputare al trasporto stradale
(90%) e solo il 10% alle altre modalità. Per quanto riguarda le emissioni atmosferiche, il
trasporto su strada è responsabile di una quota rilevante per tutti i principali inquinanti:
NOx, COVNM, CO e PM10. Di seguito vengono riportati i dati relativi al trasporto merci su
strada, desunti da Istat, (Annuari Statistici dei Trasporti), da cui emerge come, a fronte di
un notevole aumento del tonnellaggio trasportato, sia diminuito il numero di chilometri
percorsi dagli autotrasportatori, ciò significa una tendenza ad effettuare viaggi sempre più
brevi. La maggior parte della movimentazione delle merci in Puglia ed in Capitanata avviene
su strada.
Secondo i dati Istat, tra il 2002 al 2005, in Puglia si è registrato un incremento di circa il
10% dei volumi di traffico merci su strada. Nel 2005 in Puglia sono state movimentate su
gomma in ingresso ed in uscita rispettivamente circa 38 e 40 milioni di tonnellate di merci
con un contributo regionale del 4,2% al dato nazionale. In questo quadro, la riduzione delle
pressioni ambientali legate al trasporto merci vede nell’affermazione dell’intermodalità tra
strada e rotaia una delle possibilità più promettenti.
L’analisi del parco veicolare circolante fornisce più chiaramente un quadro delle potenziali
pressioni che ne scaturiscono. I dati relativi ai veicoli circolanti in Italia sono forniti dall’ACI
che li individua in base alle risultanze sullo stato giuridico dei veicoli tratte dal P.R.A.. Al
momento, il dato consolidato del parco veicolare circolante è quello relativo all’anno 2007.
Negli ultimi anni la crescita del parco veicolare regionale e provinciale sembra seguire la
tendenza nazionale. Il numero di veicoli circolanti in Puglia nel 2007 supera i due milioni e
settecentomila di mezzi pari a circa il 5,8 per cento di quelli nazionali. La figura seguente
evidenzia l’andamento crescente dei dati relativi al parco veicolare della Puglia dal 1990 al
2007.
24
(Fig. 2)
Trend Parco Veicoli circolanti in Puglia - Anni 1990-2007
Migliaia
3.000
2.500
n.ro
2.000
1.500
1.000
500
0
Puglia
1990
1995
1.684.108
2.006.254
2000
2005
2.337.759
2.630.767
2006
2.706.134
2007
2.759.709
Anni
A livello provinciale, si osserva che la distribuzione numerica degli autoveicoli pugliesi vede
una ripartizione del parco autoveicolare che ricalca, sostanzialmente, quella della
popolazione. La maggior parte delle autovetture sono concentrate nella provincia di Bari e,
in ordine decrescente, seguono quelle di Lecce, Foggia, Taranto e Brindisi.
(Tab. 9) Regione Puglia - Autoveicoli per provincia - Anno 2007
PROVINCIA
TOTALE
BARI
831.097
BRINDISI
233.393
FOGGIA
331.207
LECCE
470.500
TARANTO
320.405
TOT. PUGLIA
2.186.602
(Fonte: ACI)
(Fig. 3)
Mappa parco veicoli e autovetture circolanti per comune – Anno 2006
(Elaborazione ARPA Puglia su dati ACI)
Come rileva dalla Fig. 3, è proprio il cuore dell’Area Vasta – ovverosia l’area del Capoluogo
Foggia e i comuni contermini – unitamente alla zona del Basso Tavoliere, quella più
25
interessata da fenomeni di congestionamento del parco veicolare che, specie in Capitanata,
si connota – per tipologia, sistema di alimentazione/combustione e cronologia di
fabbricazione – come sistema autotrasportistico ad elevato inquinamento atmosferico (Cfr.
Tab. 10).
(Tab. 10) Emissioni in atmosfera da trasporto stradale - Macrosettore 07
SNAP/CORINAIR - (Anno 2005)
Tematic
a
Inquinant
e
GAS SERRA
CO2
CH4
N2O
CO
Provincia
Automobil
i
BA
BR
FG
LE
TA
Tot. Puglia
BA
BR
FG
LE
TA
Tot. Puglia
BA
BR
FG
LE
TA
Tot. Puglia
BA
BR
FG
LE
TA
1.829,19
366,58
1.238,12
738,17
609,17
4.781,23
575,15
146,08
258,29
307,61
206,97
1.494,10
242,39
45,63
171,29
92,62
80,29
632,22
49.334,85
12.000,33
27.651,40
24.523,37
17.030,22
Tot. Puglia
130.540,17
Veicoli
Veicoli pesanti
leggeri
(>3.5t e
(<3,5t)
autobus)
245,00
720,49
54,34
86,50
165,82
674,46
120,36
136,86
68,18
173,65
653,70
1.791,96
10,63
67,22
2,74
9,52
6,00
57,93
6,10
15,15
2,96
16,64
28,43
166,47
16,82
32,55
3,69
4,12
11,25
30,24
8,23
6,56
4,66
7,85
44,65
81,31
1.493,15
2.124,52
400,48
332,67
931,54
1.843,55
869,65
538,59
425,82
552,08
4.120,64
5.391,40
ALTRE SOSTANZE INQUINANTI
BA
173,61
43,12
135,32
BR
32,60
9,41
17,20
FG
129,45
29,09
125,27
SOx
LE
63,22
21,02
27,34
TA
57,52
11,95
32,78
Tot. Puglia
456,40
114,59
337,90
BA
8.182,33
1.310,81
6.742,69
BR
1.596,22
305,57
894,47
FG
6.160,30
867,32
6.351,84
NOx
LE
3.125,21
669,99
1.384,28
TA
2.634,20
371,18
1.719,91
Tot. Puglia 21.698,26
3.524,87
17.093,20
BA
695,98
213,90
520,15
BR
132,44
52,48
75,53
FG
554,15
152,63
471,67
PTS
LE
244,83
107,98
120,64
TA
228,07
63,18
133,98
Tot. Puglia
1.855,48
590,16
1.321,97
BA
6.667,53
225,01
1.084,82
BR
1.820,25
60,87
175,27
FG
3.229,15
124,94
899,72
COVNM
LE
3.640,70
136,84
275,72
TA
2.372,87
63,99
279,24
Tot. Puglia 17.730,50
611,65
2.714,77
BA
350,92
3,02
3,26
BR
69,31
0,62
0,41
FG
210,98
2,06
3,02
NH3
LE
151,56
1,35
0,66
TA
119,66
0,78
0,79
Tot. Puglia
902,42
7,84
8,13
Fonte: Inventario regionale delle emissioni in atmosfera - 2005
26
Motocicli
(>50
cm3)
43,82
10,13
16,34
24,00
17,11
111,41
97,10
22,69
34,96
53,77
38,05
246,57
0,97
0,23
0,35
0,54
0,38
2,47
7.584,63
1.819,61
3.064,85
4.305,34
2.979,45
19.753,88
1,79
0,41
0,68
0,98
0,70
4,56
94,02
20,40
39,31
48,32
35,71
237,76
14,15
3,55
5,35
8,42
5,68
37,15
721,07
172,99
269,20
409,56
283,88
1.856,71
0,97
0,23
0,35
0,54
0,38
2,47
Totale
Un.Mis.
2.838,50
517,56
2.094,74
1.019,40
868,11
7.338,30
750,09
181,03
357,18
382,64
264,63
1.935,57
292,73
53,66
213,13
107,95
93,18
760,65
60.537,15
14.553,10
33.491,33
30.236,95
20.987,56
159.806,1
0
353,84
59,62
284,49
112,55
102,95
913,45
16.329,84
2.816,67
13.418,77
5.227,82
4.760,99
42.554,09
1.444,18
264,00
1.183,80
481,87
430,90
3.804,77
8.698,43
2.229,38
4.523,01
4.462,83
2.999,99
22.913,63
358,17
70,57
216,41
154,10
121,60
920,86
kt
kt
kt
kt
kt
kt
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
•
Attività antropiche principali ed emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti.
Dal confronto con le altre realtà regionali italiane, emerge che la Puglia è tra le regioni in cui
il suolo è maggiormente sottoposto alle emissione di CO2 con un valore pari a circa 27,7
tonnellate l’anno per ettaro secondo i dati APAT mentre secondo i dati dell’inventario
regionale i dato risulta pari al 36,2 tonnellate per ettaro. Inoltre, la Puglia è la regione in cui
il singolo abitante è sottoposto alla maggiore emissione in atmosfera di CO2 con un valore
pari a circa 14,3 tonnellate l’anno per abitante, mentre il dato dell’inventario regionale
risulta superiore e pari a 17,2 tonnellate/anno per abitante. Il rapporto tra il totale delle
emissione in atmosfera e il classico indicatore statistico-economico sul livello di ricchezza
prodotta dalla regione, ossia il Valore Aggiunto (VA), ha il solo scopo di fornire delle
indicazioni circa il peso ed il livello di inquinamento prodotto dal complesso delle attività
economiche in termini di euro. Dal confronto con le altre realtà regionali italiane emerge che
la Puglia è la regione nella quale il livello di emissione in atmosfera di CO2 è massima
rispetto al livello di ricchezza prodotta, o meglio le emissioni di CO2 prodotte in Puglia, e
originate prevalentemente dalle attività economiche e produttive, “rendono” meno ricchezza
rispetto a tutte le altre regioni d’Italia (Cfr. Fig. 4).
(Fig. 4) Rapporto Emissioni di CO2/Valore Aggiunto
Rapporto Emissioni di CO2 / Valore Aggiunto
1.600
1.200
1.000
800
600
400
(Elaborazione ARPA Puglia su dati Istat, ISPRA (ex. APAT) e Regione Puglia)
27
TRENTINO A. A.
TOSCANA
SICILIA
SARDEGNA
PUGLIA
PUGLIA (Inv. Reg)
PIEMONTE
MOLISE
MARCHE
LOMBARDIA
LIGURIA
LAZIO
FRIULI V. G.
EMILIA ROMAGNA
CAMPANIA
CALABRIA
0
BASILICATA
200
ABRUZZO
tonnellate anno per milione di euro
1.400
In Capitanata, dove le emissioni di CO2 si allineano alla media regionale (Cfr. Fig. 5) ma, per
contro, il Valore Aggiunto si posiziona intorno al 90% del dato medio pugliese, si può
stimare che la particolare struttura produttiva dell’area – indotta da un modello di sviluppo
poco orientato verso la tutela e la salvaguardia dell’ambiente – produca un valore del
Rapporto Emissioni di CO2/Valore Aggiunto pari, se non superiore, all’analogo indice
regionale (il più elevato tra le regioni italiane).
(Fig. 5) – Mappa delle emissioni di CO2 della Puglia per comune nell’anno 2005.
(Regione Puglia – Inventario regionale delle emissioni in
atmosfera)
28
2.4 INDIVIDUAZIONE DELLE AUTORITA’
CON COMPETENZE AMBIENTALI PER L’AREA VASTA
La Direttiva VAS stabilisce l’obbligo alla consultazione delle autorità ambientali e del pubblico sul
Rapporto Ambientale e sulla proposta di piano o di programma.
Le autorità da consultare, come previsto dalla Direttiva VAS, sono state individuate nell’ambito di
quelle autorità formali governative o pubbliche aventi specifiche competenze ambientali definite da
disposizioni giuridiche o amministrative.
Di seguito si riporta l’elenco delle autorità con competenze ambientali e i settori del pubblico
consultati.
•
Regione Puglia
•
Provincia di Foggia
•
Comuni dell’Area Vasta (Apricena; Carapelle; Carpino; Cerignola; Chiesti; Foggia; Ischitella;
Isole Tremiti; Lesina; Manfredonia; Mattinata; Monte Sant'Angelo; Ordina; Ortanova; Orsara;
Peschici; Poggio Imperiale; Rignano Garganico; Rodi Garganico; San Giovanni Rotondo; San
Marco in Lamis; San Paolo Civitate; Sannicandro Garganico; San Severo; Serracapriola;
Stornara; Stornarella; Torremaggiore; Vico del Gargano; Vieste; Zapponeta)
•
Autorità di Bacino della Puglia
•
Protezione Civile
•
ARPA Puglia
•
Consorzio di Bonifica
•
ATO Puglia
•
Comunità Montana del Fortore
•
Comunità Montana Monti Dauni Settentrionali
•
Comunità Montana Gargano
•
Corpo Forestale dello Stato
•
Ente Parco del Gargano
•
Ente Parco dell’Incoronata
•
ASL
•
Sovrintendenza Archeologica della Puglia
•
Sovrintendenza dei Beni Architettonici per il Paesaggio
•
Associazioni Ambientaliste (Istituto Nazionale di Urbanistica, Legambiente, Lipu, WWF, Italia
Nostra, ANEV, Lega Navale Italiana sez. Manfredonia)
•
Università degli Studi di Foggia
•
CNR
•
ANICAV
29
•
CCIAA
•
CIA
•
CNA
•
COLDIRETTI
•
CONART
•
CONFAGRICOLTURA
•
CONFARTIGIANATO
•
CONFCOMMERCIO
•
CONFAPI
•
CONFESERCENTI
•
CONFETRA
•
CONFINDUSTRIA
•
CONSORZIO ASI
•
FEDERCOOPESCA
•
CGIL, CISL, UIL, UGL
•
Ordine Provinciale degli Ingegneri
•
Ordine Provinciale degli Architetti
•
Ordine Provinciale dei Geologi
•
Ordine Provinciale degli Agronomi
•
Ordine Provinciale dei Medici
•
Ordine Provinciale dei Dottori Commercialisti
•
Ordine dei Biologi
•
Ordine dei Chimici
•
Collegio Provinciale dei Geometri
•
Collegio Provinciale dei Periti Agrari
•
Collegio Provinciale dei Periti Industriali
•
Collegio Provinciale dei Ragionieri e dei Periti Commerciali
•
Ordine Provinciale dei Veterinari
•
Ordine Provinciale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali
30
2.5 ESITI DELLE CONSULTAZIONI
I CONTRIBUTI DELLE AUTORITÀ AMBIENTALI (SCOPING)
Si riporta, di seguito, l’esito delle consultazioni sul documento di scoping presentato, fornendo
l’elenco delle osservazioni e dei contributi pervenuti. La consultazione è stata agevolata
dall’apertura di pagine web, appositamente dedicate a tale fase di consultazione, che ha messo a
disposizione delle Autorità Ambientali documenti normativi e metodologici. La formulazione dei
contributi e la loro valutazione è stata altresì facilitata attraverso la somministrazione di un
apposito questionario a risposta guidata, che ha comunque salvaguardato la possibilità di
osservazioni e contributi “liberi”.
In sintesi, dai questionari pervenuti emerge che:
-
la metodologia del processo è chiara e condivisa da tutte le Autorità consultate;
-
sono state proposte integrazioni riguardanti componenti e tematiche ambientali non
contemplate sulle quali è stato richiesto un approfondimento nella valutazione ambientale;
-
sono state proposte integrazioni su piani e programmi non contemplati dal documento di
scoping:
-
sono state proposte integrazioni relative ad atti normativi internazionali, nazionali e regionali
non contemplati nel documento di scoping per la definizione degli obiettivi di sostenibilità
ambientale;
-
la proposta di struttura-indice è stata condivisa dalle Autorità ambientali:
-
ulteriori e più approfondite osservazioni sono pervenute dall’Autorità di Bacino cui, per
maggiore trasparenza, si è risposto anche in forma diretta.
31
CONTENUTI,
3.
OBIETTIVI
E
COERENZE
DEL
PIANO
STRATEGICO DI AREA VASTA
INQUADRAMENTO GENERALE
Il Piano Strategico rappresenta il disegno politico dello sviluppo a medio e lungo termine sia delle
città, sia di aree territoriali più vaste, per perseguire la competitività in un’ottica sovra-locale.
Pertanto, il Piano Strategico rappresenta lo strumento aggiuntivo e non sostitutivo della
pianificazione territoriale, attraverso il quale le città (superando i limiti territoriali degli strumenti di
pianificazione urbanistica) definiscono una strategia per assolvere al loro ruolo di nodi di eccellenza
delle reti metropolitane, sovracomunali, interprovinciali, extra-regionale ed internazionali.
La delineazione della strategia per la Capitanata presenta una valenza necessariamente lunga,
valutabile in almeno 15-20 anni; questa dimensione temporale è necessaria per condividere, con la
rete dei soggetti istituzionali, sociali ed economici, un lungo percorso capace di innestare sul
territorio di Capitanata condizioni di sviluppo sufficientemente definite, rispetto ad uno scenario,
internazionale e nazionale, caratterizzato da turbolenze, cambiamenti ed incertezze.
Tali condizioni possono costituire un quadro di riferimento di lungo periodo per quei soggetti che
intendono, oggi e in futuro, realizzare iniziative e suscitare sviluppo in Capitanata.
3.1
LINEE DI PIANIFICAZIONE
Le linee di pianificazione hanno come obiettivo quello di raggiungere:
una sostenibilità economica;
una sostenibilità sociale;
una sostenibilità ambientale.
La sostenibilità economica presuppone che le azioni di intervento devono essere intraprese a
seguito di una loro valutazione in termini di costi economici richiesti e di benefici complessivi attesi,
sia di natura economica che sociale. Risultano assai frequenti, infatti, situazioni in cui le azioni di
intervento si palesano in conflitto tra maggiore efficienza e produttività e maggiori probabilità di
incrementare squilibri territoriali già abbastanza gravi.
Per sostenibilità sociale si intende che i processi di cambiamento/rottura degli equilibri debbano
essere accompagnati da politiche di inclusione sociale. Infatti, deve essere elevata la
consapevolezza che i processi di cambiamento sono fortemente ostacolati in assenza di politiche
sociali che riducono le possibili situazioni di disagio sociale per le diverse categorie interessate.
Questo processo richiede l’attivazione di strumenti di osservazione, di politiche e di risorse capaci
di accompagnare il percorso strategico di cambiamento.
32
La sostenibilità ambientale presuppone l’uso eco-compatibile delle risorse ambientali (aria, acqua,
suolo, paesaggio, energia, ecc...) e viene intesa come volano per la valorizzazione della risorsa
lavoro, offrendo nuove opportunità d’impresa con ricadute economiche dirette o indotte sul
territorio. Un sistema economico in crescita è sostenibile se l’ammontare delle risorse utilizzate in
quantità e qualità, rimane entro opportuni limiti di sfruttamento e non sovraccarica le capacità di
assorbimento fornite dall’ambiente. La sostenibilità ambientale delle azioni di intervento deve tener
conto pertanto degli equilibri ecologici, delle possibili modificazioni indotte sull’ambiente, dei
modelli di produzione e consumo, promuovendo l’ecoefficienza. Il fattore ambientale poggia sulla
capacità di ridurre il più possibile le pressioni all’interfaccia tra antroposfera ed ecosfera; riducendo
lo sfruttamento delle risorse naturali non rinnovabili e la produzione di fattori/elementi inquinanti;
contrastando le forme di erosione, di dissesto e di desertificazione; tutelando i paesaggi e gli
habitat, soprattutto quelli particolarmente sensibili.
3.2
LA COERENZA INTERNA DEL PIANO
Alla luce delle principali criticità emerse dalle analisi effettuate, dai documenti programmatici e di
pianificazione in essere, dalla discussione pubblica e dal confronto con i diversi soggetti del
partenariato istituzionale, economico, sociale e del variegato mondo dell’associazionismo, sono
stati individuati i seguenti obiettivi di indirizzo:
Reti e Mobilità;
Produzione e Servizi;
Ambiente e Spazio Rurale;
Città e Solidarietà;
Governance e Processi.
RETI E MOBILITÀ
Il Piano Urbano della Mobilità (PUM) è lo strumento che consente di definire, all'interno di un
processo di pianificazione integrato del sistema complessivo trasporti-territorio, un “progetto di
sistema” basato su uno scenario di assetto futuro del quadro strutturato su di un insieme di
investimenti e di innovazioni organizzativo-gestionali, di carattere strategico, da attuarsi nel mediolungo periodo alle possibili scale urbane, metropolitane e sovra-comunali.
La contestuale e sinergica predisposizione del Piano Strategico e del PUM scaturisce, secondo
l'obiettivo generale del raggiungimento di traguardi reali di competitività degli ambiti sovracomunali, dalle relazioni d'interdipendenza tra i due strumenti.
In particolare:
33
al Piano Strategico spetta declinare gli obiettivi e le azioni di medio-lungo periodo atti a
rafforzare sia il sistema territoriale, come nodo di eccellenza della rete infrastrutturale di
rango nazionale ed europeo, sia le specifiche linee di azione locali;
al Piano della Mobilità spetta definire l’insieme di interventi sul sistema della mobilità,
funzionali ad ottimizzare le modalità di governo dei flussi esistenti e previsti in funzione
delle scelte adottate dal Piano Strategico.
Uno dei mali storici ed endemici del Mezzogiorno è stato quello di aver sempre privilegiato la
domanda di quantità infrastrutturale, senza una chiara e premonitrice incidenza
strategica. Molte di queste infrastrutture non hanno prodotto la qualità territoriale attesa.
La mobilità generale di questi territori è in effetti rimasta lenta ed in affanno, raggiungendo tutte le
tipologie della criticità possibile e di divergenza con gli altri territori del Centro-Nord, fino alla stasi
di alcune parti, o addirittura perdendo pezzi di importanti e costose infrastrutture, come elementi
abbandonati sotto il sole. Oggetti costosi insabbiati nel deserto.
La provincia di Foggia rientra, in effetti, in questa casistica della grande categoria meridionale in
difficoltà, con l’aggiunta di alcuni handicaps specifici:
difficile geomorfologia territoriale (grande estensione, ed estrema varietà morfologica) mai
ribaltati da difficoltà a vantaggi di identità territoriali intrinseche invece irripetibili;
incertezze funzionali-posizionali (cerniera territoriale solo a parole, con il risultato inverso di una
inspiegabile marginalità regionale e territoriale più ampia);
incongruenze strutturali con reti di trasporto non perfettamente inquadrate, realizzate e non
utilizzate (Interporto di Cerignola), mal valorizzate od utilizzate al minimo livello concepibile
(Porto di Manfredonia), mai attentamente selezionate in termini strategici rispetto alle visioni
globali alle varie scale.
PRODUZIONE E SERVIZI
Lo sviluppo della competitività territoriale dell’area vasta della Capitanata passa attraverso una sua
maggior capacità di “produrre”, facendo riferimento all’accezione più ampia dei significati che il
termine può assumere: produrre valori monetari e territoriali, produrre beni e paesaggi, produrre
cultura e know how, produrre relazioni e capitale umano.
Nel territorio esistono risorse e potenzialità che hanno bisogno, per svilupparsi ed affermarsi
definitivamente, di fare “sistema” e di diventare luogo di insediamento delle attività connesse più
avanzate (servizi, ricerca, produzione, commercializzazione), area di concentrazione delle attività di
organizzazione materiale ed immateriale del trasporto dei flussi di beni e merci, della ricerca e della
formazione.
34
Ciò implica sviluppare filiere produttive strategiche, creare condizioni favorevoli allo sviluppo di
nuova imprenditorialità, sostenere lo sviluppo di un sistema fieristico, formulare una articolata e
coordinata strategia di offerta di aree per insediamenti produttivi, aree industriali ecologiche ed
aree industriali e artigianali.
Condizione per favorire la produzione è la riorganizzazione della mobilità quale sistema di
connessione tra aree produttive, culturali e ambientali, all’interno dell’area vasta, e lo sviluppo di
un sistema infrastrutturale di connessione a medio e lungo raggio.
Sistemi urbani e sistemi produttivi troverebbero una loro maggiore affermazione modernizzando il
proprio assetto infrastrutturale e migliorando il posizionamento strategico dell’area vasta,
valorizzando il suo ruolo di connessione tra corridoi europei e regioni limitrofe, a partire da una
razionalizzazione delle infrastrutture della mobilità di persone e merci, della logistica e
dell’intermodalità.
AMBIENTE E SPAZIO RURALE
In questa dimensione sono comprese sia le componenti ambientali che gli aspetti strutturali del
territorio e del paesaggio. Paesaggio ed ambiente sono termini e concetti fortemente integrati,
legati entrambi a componenti fisiche (suolo, acqua, aria) ed alle forme con cui queste risorse si
esprimono in termini paesaggistici e strutturali ed alle condizioni in cui queste stesse risorse si
trovano. Inoltre, nel caso della Capitanata, lo spazio rurale rappresenta parte fondamentale del
suo paesaggio e del suo ambiente.
In quest’area, pertanto, gli aspetti paesaggistici, gli aspetti agricoli, gli aspetti produttivi legati
all’uso del suolo, le condizioni d’uso delle risorse essenziali (suolo, acqua, aria, vegetazione), gli
aspetti ecologici ed energetici sono tutti diversamente presenti ed intrecciati.
Per quanto riguarda gli aspetti ambientali e paesaggistici che fanno riferimento alla qualità del
territorio ed al paesaggio come risorsa, occorre tutelare la qualità degli assetti fisici e ambientali,
sviluppare e sostenere la rete ecologica a scala vasta (APE, Parco Nazionale del Gargano, aree
ZPS, aree SIC), valorizzare e sviluppare il patrimonio culturale, artistico, naturalistico del territorio.
Tutto ciò come progetto di difesa e sviluppo del proprio patrimonio, nonché base per qualsiasi
attività ad esso legata, a partire da un turismo sostenibile e dalla integrazione di attività produttive
agricole, agro-ambientali ed agro-artigianali.
Rispetto alle componenti ambientali, occorre valorizzare la risorsa acqua intervenendo sul ciclo
integrato; perseguire la tutela e la difesa del suolo e dell’ambiente marino e costiero; controllare le
terre emerse e rinaturalizzare il territorio; costituire un Osservatorio sui fattori ambientali.
Si tratta di promuovere la cultura dell’ambiente, di assumere il metodo della sostenibilità, della
contabilità ambientale e della certificazione ambientale, di incentivare la creazione di attività
“verdi”, ecocompatibili e legate alla qualità dei prodotti, dei servizi e dell’ambiente.
35
Particolare attenzione richiede il tema dell’energia, dal suo uso consapevole alla programmazione
di un sistema energetico di area vasta più autosufficiente. Occorre, pertanto, una politica di
controllo e diminuzione dei consumi, ma anche un maggior ricorso all’utilizzo delle fonti
energetiche alternative, la ricerca di opzioni insediative e di modelli insediativi e costruttivi,
industriali ma non solo, ad alta innovazione, fino alla produzione di energia da esportare.
CITTÀ E SOLIDARIETÀ
La qualità fisica e funzionale dei centri urbani costituiscono fattori essenziali per determinare livelli
elevati di attrattività e di competitività dei territori.
Nel caso dei centri urbani di medie e piccole dimensioni, tali fattori – presenti in misura parziale o
insufficiente – devono essere ricercati e sviluppati, sia migliorando i singoli contesti urbani, sia
investendo diffusamente il territorio nel quale sono inseriti.
Per determinare livelli di attrattività e di competitività dei centri urbani e del sistema insediativo,
incidendo immediatamente sulla qualità della vita degli abitanti stessi, è necessario rivitalizzare le
aree urbane attraverso il miglioramento delle loro qualità fisiche, spaziali, materiali e funzionali,
come pure raccordare politiche di rinnovo urbano con politiche di valorizzazione del territorio,
mettendo a sistema il patrimonio insediativo ed il patrimonio territoriale e, al tempo stesso,
ridefinendo la rete urbana, la rete dei servizi ed il recupero dei centri minori e interni.
La politica delle reti – della connessione – diventa dunque strumento essenziale di attuazione di un
nuovo modello di «governance», funzionale alla valorizzazione delle diverse risorse di cui si
dispone, attraverso la messa in comune delle stesse risorse disponibili ed un conseguente,
sostanziale incremento della “massa critica” di capitale territoriale da valorizzare (capitale sociale,
economico, ambientale).
Qualità urbana e qualità territoriale sono alla base della qualità della vita, sono la condizione
essenziale per favorire la coesione sociale e il dinamismo culturale, componenti importanti di un
vero e duraturo sviluppo economico.
A questi obiettivi specifici si correlano appropriate politiche di Marketing Territoriale, capaci di
stimolare gli investimenti esogeni e quelli endogeni, di orientare le azioni verso una domanda
legata alle specifiche qualità del territorio, di sostenere un turismo di qualità che sappia valorizzare
e promuovere le risorse territoriali, storiche, paesaggistiche e culturali.
GOVERNANCE E PROCESSI
Sviluppare la governance territoriale ha lo scopo principale di promuovere la cultura del
cambiamento e di migliorare le relazioni territoriali tra i diversi soggetti.
La Capitanata ha bisogno di razionalizzare e completare l’esistente per mettere in funzione un
sistema, o una serie di sistemi che, in modo sinergico, diventino motori di sviluppo economico,
36
sociale e culturale. Perché tutto questo avvenga, occorre una Governance Innovativa che operi
contestualmente alla costruzione dei nuovi processi di sviluppo.
La Governance è anche pratica che può contribuire, migliorando la trasparenza, alla
semplificazione ed alla comunicazione con i cittadini, oltre a facilitare l’attuazione di politiche di
sviluppo locale e di crescita socio-economica, civile e culturale.
Essa costituisce una prima e visibile forma di innovazione e di cambiamento che dovrebbe essere
sostenuta da forme di pianificazione e di gestione intercomunale che aiutino ad operare nella
logica dell’«agglomerazione» per governare l’intercomunalità e nello sviluppare un “effetto rete”
tra territori diversamente trattati nelle distinte pianificazioni in atto.
Questo diverso clima è senz’altro condizione per favorire la coesione sociale, sviluppare la socialità
e la solidarietà, il senso d’appartenenza e la tolleranza, promuovere il dinamismo culturale. Fattori
indispensabili per un innalzamento della qualità della vita e per potenziare la sicurezza.
3.3
LA COERENZA ESTERNA DEL PIANO
Come detto in precedenza, la “Vision di Area Vasta” risulta strutturata su cinque obiettivi di
indirizzo, ciascuno dei quali è a sua volta declinato in più ambiti di intervento.
L’articolazione degli obiettivi, pur nella sua semplicità e immediatezza dal punto di vista della
comprensione e della comunicazione degli orizzonti strategici del Piano, si caratterizza per un
elevato grado di trasversalità degli ambiti di intervento che lo compongono, essendo ciascuno di
questi riconducibile direttamente e/o indirettamente non solo all’obiettivo di riferimento ma anche
agli altri obiettivi, cui concorre per il conseguimento dei risultati attesi.
L’attività di riallineamento rispetto al più generale quadro programmatico di livello regionale ha
permesso, non solo di verificare la coerenza degli obiettivi che compongono la vision con la
programmazione sovraordinata, ma anche di riannodare le coerenze interne alla stessa vision.
INDIVIDUAZIONE
DEI
PIANI
E
PROGRAMMI
PERTINENTI
AL
PIANO
STRATEGICO DI AREA VASTA
Gli strumenti regionali di programmazione su cui è stata effettuata la verifica di coerenza ed il
relativo riallineamento sono di seguito riportati:
-
DSR, POR FESR, POR FSE, POR FEASR: sono i principali strumenti che guideranno la
programmazione unitaria 2007-2013. Le verifiche di coerenza sono state condotte con
riferimento alle linee di indirizzo generale, alle priorità, agli obiettivi generali, al fine di
testare la tenuta della visione strategica di area vasta rispetto alle direttrici di sviluppo
regionale per il prossimo ciclo di programmazione. Gli obiettivi specifici e le linee di
intervento declinate all’interno dei Programmi Operativi hanno rappresentato inoltre una
traccia su cui avviare una prima selezione di tipo operativo sugli investimenti e le iniziative
37
che andranno a sostanziare la componente attuativa del piano strategico di area vasta. La
verifica è stata in questo senso condotta anche con riferimento alle dotazioni finanziarie
assegnate a ciascuna linea di intervento in sede di P.O.
-
PEAR, DRAG, Piano Triennale del Turismo: sono importanti strumenti di programmazione
settoriale rispetto ai quali la verifica di coerenza è stata condotta con riferimento alle
componenti programmatiche, procedurali ed attuative. Tali strumenti, oltre a definire
indirizzi di tipo strategico e programmatico, attribuiscono funzioni, delineano procedure,
individuano ambiti di intervento ben definiti ed impattano sull’impianto generale del piano
strategico di area vasta soprattutto per quel che riguarda la costruzione dei PUG, le scelte
in materia energetica ed ambientale, le strategie sul turismo.
-
Intesa Istituzionale di Programma e APQ: la programmazione dei Fondi FAS, al pari dei
documenti regionali di programmazione relativi ai Fondi Comunitari, ha un rilevante impatto
sulla pianificazione strategica di area vasta, soprattutto alla luce del quadro attuativo e
finanziario disegnato dai singoli APQ. Le verifiche di coerenza sono state in questo caso
condotte con un approccio di tipo retrospettivo, ricostruendo la complessa matrice degli
interventi rilevanti per l’area vasta finanziati attraverso lo strumento degli Accordi di
Programma Quadro. In questo senso, le analisi hanno assunto quali documenti di
riferimento gli APQ - con i relativi articolati e relazioni tecniche - e le relazioni di
accompagnamento alle delibere regionali di ripartizione intersettoriale delle risorse FAS,
all’interno delle quali si descrivono i criteri di assegnazione delle risorse e gli obiettivi
generali per ogni settore di intervento da perseguire attraverso la sottoscrizione degli
Accordi. E’ stato possibile consultare gli atti integrativi agli APQ stipulati a tutto ottobre
2007. Sono state inoltre considerate, in via indicativa, le ripartizioni dei Fondi FAS assegnati
con la Delibera CIPE 3/2006.
-
PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale): le verifiche di coerenza sono state
realizzate con riferimento all’inquadramento generale ed alle linee di sviluppo tracciate.
-
Strumenti di Panificazione e Programmazione a carattere locale4: le verifiche di coerenza,
rispetto alle linee di indirizzo e agli obiettivi generali alla base della pianificazione strategica
di area vasta, sono state condotte per evitare ridondanze e definire un quadro complessivo
di interventi coerente e sinergico su scala locale. In tal senso, le verifiche effettuate hanno
costantemente dialogato con le attività svolte nell’ambito del sottoprocesso “mappatura”.
4
La mappatura della programmazione in essere nel territorio dell’Area Vasta ha rivelato una notevole varietà
degli strumenti di programmazione e degli attori locali coinvolti. Tra gli strumenti di programmazione attivati
e/o compartecipati si annoverano: i PIT 1 e 10; 3 PIS (Gargano, Normanno-Svevo-Angioino e Barocco
Pugliese-Alto Tavoliere); l’esperienza dei Programmi LEADER con la presenza di 4 presidi GAL (Gruppi di
Azione Locale); la realizzazione di 6 Patti Territoriali e del Contratto d’Area di Manfredonia; l’attivazione dei
Programmi EQUAL, C.A.R.E. e Dauniavalley.
38
-
Protocollo d’Intesa Istituzionale tra Regione Puglia e Provincia di Foggia: ha rappresentato
il risultato di un processo concertativo promosso dalla Provincia di Foggia con la
partecipazione attiva delle Autonomie locali e dei soggetti economici e sociali della
Capitanata, che ha consentito di definire specifiche priorità programmatiche. Tale processo
di lavoro ha trovato una puntuale definizione nell’ambito di una proposta, inoltrata alla
Regione Puglia dalla Provincia di Foggia, finalizzata a promuovere un accordo tra Regione
e Provincia per lo sviluppo territoriale provinciale.
Per quanto concerne i diversi ambiti di intervento, le interazioni tra gli obiettivi di
indirizzo del Piano Strategico di Area Vasta ed i programmi individuati si possono
riassumere nei seguenti quadri sinottici:
39
Obiettivo di indirizzo: Produzioni e Servizi
Ambiti di intervento dell’Obiettivo di indirizzo
Infrastrutturazione
immateriale dei
principali poli
industriali
Sviluppare la
competitività
territoriale di Area
Vasta
Rafforzare il
sistema delle
attività produttive
per mezzo di una
articolazione di
aree
ecologicamente
attrezzate, aree
industriali,
artigianali e
commerciali
Promuovere
distretti produttivi
di nuova
generazione –
Favorire
l’insediamento di
attività avanzate
Programmare un
sistema energetico
di Area Vasta più
autosufficiente
Rete strutturale
per l’inclusione
sociale
Potenziamento e
connessione della
rete dell’offerta
turistica integrata
nell’ambito
dell’Area Vasta
“Ricerca, sviluppo e
trasferimento”
“Innovazione e
Pubblica
Amministrazione –
Società
dell’Informazione”
“Innovazione e
Pubblica
Amministrazione –
Società
dell’Informazione”
---“Sistemi produttivi
locali”
Politiche e obiettivi generali DSR
POLITICHE
DELLA
RICERCA E
DELL’
INNOVAZIONE
DEI SISTEMI
PRODUTTIVI
“Ricerca, sviluppo e
trasferimento”
----“Innovazione e
Pubblica
Amministrazione –
Società dell’
Informazione”
---“Sistemi produttivi
locali”
“Ricerca, sviluppo e
trasferimento”
---“Innovazione e
Pubblica
Amministrazione –
Società dell’
Informazione”
---“Sistemi produttivi
locali”
“Miglioramento reti di
trasporto e logistica”
---“Tutela e
valorizzazione
dell’ambiente –
Energia, Rifiuti e
Bonifica siti inquinati”
POLITICHE DI
CONTESTO
POLITICHE
DELL’INCLUSIO
NE SOCIALE, IL
LAVORO, LA
FORMAZIONE
ED IL WELFARE
“Ricerca, sviluppo e
trasferimento”
---“Sistemi produttivi
locali”
“Sistemi, qualità e
integrazione nel
territorio”
---“Formazione
superiore e alta
formazione”
40
“Miglioramento reti di
trasporto e logistica”
“Tutela e
valorizzazione dell’
ambiente - Energia”
sviluppo urbano
sostenibile
“Tutela e
valorizzazione
dell’ambiente – Aree
protette e
biodiversità”
ASSI e misure P.O. FESR
ASSE I
Ob. operativo 1b)
Linea intervento 1.2
---Ob. operativo 2a)
Linea intervento 1.3
Ob. operativo 1a)
Linea intervento 1.1
---Ob. operativo 2a)
Linea intervento 1.3
---Ob. operativo 2b)
Linea intervento 1.4
Ob. operativo 1a)
Linea intervento 1.1
---Ob. operativo 2b)
Linea intervento 1.4
Ob. Operativo 2a)
Linea intervento 2.4
---Ob. Operativo 1 e)
Linea intervento 2.5
ASSE II
Ob. operativo 2a)
Linea intervento
1.3
Ob.operativo 2a)
Linea intervento 2.4
Ob.operativo 1a)
Linea intervento 3.1
ASSE III
Ob. Operativi 1a),
1b), 1c)
Linee intervento 4.1,
4.2
Ob. operativo 1a)
Linea intervento 5.2
---Ob. operativo 1d)
Linea intervento 5.1
ASSE IV
ASSE V
ASSE VI
ASSE VII
ASSE VIII
Ob. operativo d)
Linea intervento
6.2
Ob. operativi a), b),
c), d)
Linee intervento 6.1
6.2, 6.3
Intero ASSE
Ob. operativo 1a)
Linea intervento 5.2
Ob. operativi a), c),
d)
Linee intervento 6.1,
6.2, 6.3
Ob.operativo a)
Linea intervento 6.1
Ob. operativi 2a),
2b),
Linea intervento 7.2
Ob. operativi 1a),
1b), 2a), 2b)
Ob. operativi 1a), 1b)
Linea intervento 7.1
ASSI e Obiettivi Specifici P.O. FSE
ASSE I
Obiettivi specifici:
a, b, c
Obiettivi specifici:
a, b, c
ASSE III
Obiettivi specifici:
a, b, c
Obiettivo specifico: g
41
Ob. operativo 2a)
Linea intervento 7.2
ASSE IV
Obiettivi specifici:
i2,l
ASSE V
Obiettivi specifici: m
Obiettivi specifici:
h, i1, i2, l
Obiettivi specifici: m
ASSI e misure P.O. FEASR
ASSE I
Tutto l’Asse
Mis. 216 – “sostegno
agli investimenti non
produttivi” - azione 1
---Mis.221 –
“imboschimento di
terreni agricoli” –
azione 3
ASSE II
Mis. 311 –
“diversificazione in
attività non agricole”
- azione 5
ASSE III
Mis. 311 –
“diversificazione in
attività non agricole”
- azione 1
---Mis. 313 –
“incentivazione di
attività turistiche”
Settori e linee operative di intervento della Programmazione triennale Turismo
Marketing to
Consumer
---Marketing to
Business
Marketing to
Consumer
---Marketing to
Business
---Azioni Sperimentali
Marketing to
Consumer
---Marketing to
Business
---Azioni Sperimentali
MARE
RURALE/
ENOGASTRONI
MICO
STORIA, ARTE,
CULTURA
42
SPORT
Azioni Sperimentali
RELIGIOSO
Marketing to
Consumer
---Marketing to
Business
Settori, Azioni e Strumenti PEAR
Supporto
all’implementazione
di sistemi di
contabilità e diagnosi
energetica nelle
aziende
---Supporto alla
diffusione delle
attività di
monitoraggio e di
Energy management
---Accordi volontari su
base territoriale
relativi alla direttiva
comunitaria
“Emission Trading”
---Promozione e
diffusione
informazioni sul
risparmio energetico
---Efficienza energetica
dei distretti produttivi
SETTORE
PRODUTTIVO
43
Rafforzamento delle
azioni delle ESCO nel
supporto alle
politiche di risparmio
energetico presso le
strutture del
commercio e del
turismo
---Promozione di criteri
di razionalità
energetica presso le
strutture commerciali
e turistiche
---Applicazione DPR
412/93 e s.m.i. per
gli edifici pubblici e di
proprietà pubblica
---Illuminazione
pubblica
SETTORE
TERZIARIO
Razionalizzazione dei
consumi energetici e
incremento della
quota di impiego di
biocombustibili
---Sviluppo di aziende
agri-energetiche
---Implementazione del
solare termico
SETTORE DELL’
AGRICOLTURA
E DELLA PESCA
Obiettivi prioritari e azioni PTCP
“OLTRE LA
PENTAPOLI”
“INTEGRARE I
CENTRI
MINORI”
“RIPENSARE IL
TERRITORIO
APERTO”
Azione 7
Tutte le azioni
Tutte le azioni
Azioni 5, 7, 8
Azioni 3, 6
Azioni 3, 7, 8, 9 10
Azione 3
Azione 1
Azione 6
44
“APRIRE
ALL’ESTERNO”
Politiche di sostegno
alle attività
produttive nelle aree
di relazione con il
Molise, il nord Barese
e il potentino
Impegni Protocollo d’Intesa Regione Puglia-Provincia di Foggia
Sviluppo integrato
dei sistemi produttivi
locali con particolare
riferimento al sistema
delle aree industriali
del territorio di
Capitanata
I.I.P. e APQ
SVILUPPO
LOCALE
Interventi di
infrastrutturazione
centri di servizio
previsti nel II Atto
Integrativo
Interventi di
infrastrutturazione e
urbanizzazione aree
di insediamento
produttivo previsti
nel IV Atto
Integrativo
45
Obiettivo di indirizzo: Ambiente e Spazio Rurale
Ambiti di intervento dell’Obiettivo di indirizzo
Affermare la
sostenibilità e la
valorizzazione del
paesaggio urbano e
rurale
Sicurezza del territorio
Integrazione e
scambio di
metodologie e processi
del territorio per uno
sviluppo sostenibile ed
ecocompatibile
Incentivazione delle
produzioni verdi legate
alla qualità del
prodotto
Sviluppare e sostenere
la rete ecologica di
scala vasta
Tutela e valorizzazione
del patrimonio
turistico ambientale
“Tutela e valorizzazione
dell’ambiente”:
Miglioramento della
conoscenza, del
monitoraggio e del
controllo dell’ambiente e
del territorio - Aree
protette e biodiversità
“Tutela e valorizzazione
dell’ambiente”:
Miglioramento della
conoscenza, del
monitoraggio e del
controllo dell’ambiente e
del territorio - Ambiente
marino costiero
Politiche e obiettivi generali DSR
POLITICHE DI
CONTESTO
“Sviluppo urbano
sostenibile”
---“Tutela e valorizzazione
dell’ambiente”: Aree
protette e biodiversità
“Tutela e valorizzazione
dell’ambiente”: Tutela
delle acque - Rifiuti e
bonifiche dei siti inquinati
- Difesa del suolo - Cave
e miniere - Ambiente
marino costiero
“Tutela e valorizzazione
dell’ambiente”:
Miglioramento della
conoscenza, del
monitoraggio e del
controllo dell’ambiente e
del territorio
POLITICHE
DELLA
RICERCA E
DELL’INNOV.
DEI SISTEMI
PRODUTTIVI
“Sistemi produttivi locali”
ASSI e misure P.O. FESR
Ob. operativo 1a)
Linea intervento 1.1
ASSE I
ASSE II
Ob. operativi 1a), 1b) 1c)
Linee intervento 2.1, 2.2,
2.5
Ob. operativi 1a), 1b),
1c), 1d), 1e)
---Linee intervento 2.1, 2.2,
2.3, 2.5
Ob. operativo 1c)
Linea intervento 2.3
Ob. operativi 1a), 1d)
Linee intervento 4.1, 4.4
ASSE IV
ASSE V
Ob. operativi 1c), 1d)
Linea intervento 2.3
Ob. operativo 2a)
Linea intervento 5.3
46
Ob. operativo 1a)
Linea intervento 4.1
Ob. operativo a)
Linea intervento 6.1
ASSE VI
ASSE VII
Ob. operativi 1a) 2a), 2b)
Linee intervento 7.1, 7.2
Ob. operativo 2b)
Linee intervento 7.2
ASSI e Obiettivi Specifici P.O. FSE
ASSE I
ASSE V
Obiettivo specifico b
Obiettivo specifico m
Obiettivo specifico m
ASSI e misure P.O. FEASR
Misura 124
“Cooperazione per lo
sviluppo di nuovi
prodotti, processi e
tecnologie nei settori
agricolo e
alimentare e in quello
forestale”
ASSE I
Misura 121
“Ammodernamento delle
aziende agricole”
---Misura 132
“Partecipazione degli
agricoltori ai sistemi di
qualità alimentare”
Misura 221
“Imboschimento di
terreni agricoli”
---Misura 223
“Imboschimento di
superfici non agricole”
ASSE II
ASSE III
Misura 311
“Diversificazione in
attività non agricole”
---Misura 313
“Incentivazione di attività
turistiche”
---Misure 323
“Tutela e riqualificazione
del patrimonio rurale”
Misura 323
“Tutela e riqualificazione
del patrimonio rurale”
Settori e linee operative di intervento della Programmazione triennale Turismo
MARE
RURALE/
ENOGASTRONO
MICO
Marketing to Consumer
Marketing to Consumer
---Azioni Sperimentali
Marketing to business
---Azioni sperimentali
47
Marketing to Consumer
---Azioni Sperimentali
Marketing to Business
---Marketing to Consumer
---Azioni Sperimentali
Marketing to Consumer
STORIA, ARTE
E CULTURA
Marketing to Consumer
---Azioni Sperimentali
Marketing to business
---Azioni sperimentali
Marketing to Consumer
SPORT
Marketing to Consumer
Azioni Sperimentali
RELIGIOSO
Marketin to Business
Settori, Azioni e Strumenti PEAR
Obiettivi prioritari e azioni PTCP
COSTRUIRE
UNA RETE
ECOLOGICA
Azioni 1,2,3,4,5
Azioni 1,3,4
Azioni 1,2,3,4,5
OLTRE LA
PENTAPOLI
INTEGRARE I
CENTRI
MINORI
VALORIZZARE
IL PATRIMONIO
CULTURALE
RIPENSARE IL
TERRITORIO
APERTO
Azione 1
Azioni 1,4,5
Azioni 1,5
Azioni 3
Azioni 1,2,3,4,5,6
Azioni 1,2,3,4,5
Azioni 1,2,3,4,6
Azioni 1,2
APRIRE
ALL’ESTERNO
Azioni 3,4,5
Impegni Protocollo d’Intesa Regione Puglia-Provincia di Foggia
I.I.P. e APQ
Interventi di
caratterizzazione e
bonifica in APQ + II e III
Atto Integrativo
Progetti Strategici e
Esplorativi nel settore
delle scienze
dell’alimentazione (APQ)
----
RICERCA
SCIENTIFICA
48
Azioni 1,2
Politiche ambientali
rivolte alle zone protette
di confine
Governo del ciclo
dell’acqua
Programma integrato per
il disinquinamento dei siti
inquinati e recupero e
riutilizzo delle acque
reflue
TUTELA E
RISANAMENTO
AMBIENTALE
DEL
TERRITORIO
Azioni 1,2,3,4,5
Azioni 1,2,3,6
Ristrutturazione e
adeguamento sede
Bioagrimed (I Atto
Integrativo)
DIFESA DEL
SUOLO
RISORSE
IDRICHE
Tutti gli interventi
ricompresi in APQ + I e II
Atto Integrativo
Tutti gli interventi
ricompresi in APQ + I
Atto Integrativo
49
Obiettivo di indirizzo: Città è solidarietà
Ambiti di intervento dell’Obiettivo di indirizzo
Determinare livelli di attrattività e
di competitività dei centri urbani
Raccordo delle strategie di sviluppo
delle città con quelle dei centri
minori
Aumentare la “massa critica” di
capitale territoriale da valorizzare
Realizzazione di strumenti di
gestione territoriale unificanti per il
miglioramento della qualità della
vita
Politiche e obiettivi generali DSR
POLITICHE DI
CONTESTO
“Sviluppo urbano sostenibile”
---“Miglioramento reti di trasporto e
logistica”
POLITICHE
DELLA
RICERCA E
DELL’
INNOVAZIONE
DEI SISTEMI
PRODUTTIVI
“Ricerca, sviluppo e trasferimento
tecnologico
---“Sistemi produttivi locali”
INCLUSIONE E
COESIONE
SOCIALE
“Sistemi, qualità e integrazione nel
territorio”
“Sviluppo urbano sostenibile”
“Sviluppo urbano sostenibile”
---“Tutela e valorizzazione dell’ambiente“
“Miglioramento della conoscenza, del
monitoraggio e del controllo
dell’ambiente e del territorio”
“Sistemi produttivi locali”
“Ricerca, sviluppo e trasferimento
tecnologico”
“Ricerca, sviluppo e trasferimento
tecnologico”
---“Innovazione e Pubblica”
Amministrazione – Società
dell’Informazione”
“Sistemi, qualità e integrazione nel
territorio”
“Sistemi, qualità e integrazione nel
territorio
formazione superiore e alta formazione”
---“Politiche attive del lavoro e formazione
permanente”
---“Formazione continua e politiche
dell’occupazione e adattabilità”
“Sviluppo urbano sostenibile”
ASSI e misure P.O. FESR
ASSE I
Ob. Operativo 1b)
Linea intervento 1.2
---Ob operativo 2c)
Linea intervento 1.5
Ob. operativo 1a)
Linea intervento 1.1
---Ob. operativo 1b)
Linea intervento 1.2
Ob. operativo 1c)
Linea intervento 2.3
ASSE II
50
Ob. operativo 2a)
Linea intervento 1.3
---Ob. operativo 2c)
Linea intervento 1.5
ASSE III
ASSE IV
ASSE V
Ob. operativo 1a)
Linea intervento 3.1
---Ob. operativo 2a)
Linea intervento 3.4
Ob. operativo 1b)
Linea intervento 4.2
---Ob. operativo 1c)
Linea intervento 4.3
Ob. operativo 2a)
Linea intervento 3.4
Ob. operativo 1c)
Linea intervento 4.2
---Ob. operativo 1c)
Linea intervento 4.3
Ob. operativo 1c)
Linea intervento 5.1
---Ob. operativi 1d), 1f), 2a)
Linee intervento 5.3
ASSE VI
Ob. operativo d)
Linea intervento 6.2
ASSE VII
Tutti gli obiettivi e le linee di intervento
previste dall’asse
Ob. operativo 1e)
Linea intervento 5.1
---Ob. operativo 2a)
Linea intervento 5.3
Ob. operativi a), b), d)
Linea intervento 6.2
Ob. operativo 1b)
Linea intervento 7.1
---Ob. operativo 2a)
Linea intervento 7.2
Ob. operativi 2a), 2b)
Linea intervento 7.2
ASSI e Obiettivi Specifici P.O. FSE
ASSE I
Ob. specifici a, b, c
Ob. specifici a, b, c
ASSE II
Ob. specifici d, e, f
Ob. specifici d, e, f
ASSE III
Ob. specifico g
Ob. specifico g
ASSE IV
Ob. specifici h, i1, i2, l
Ob. specifici h, i1, i2, l
ASSE V
Ob. specifico m
Ob. specifico m
ASSI e misure P.O. FEASR
Settori e linee operative di intervento della Programmazione triennale Turismo
RURALE/
ENOGASTRONO
MICO
STORIA, ARTE
E CULTURA
Marketing to Consumer
---Marketing to Business
Marketing to Consumer
---Marketiing to Business
---Azioni Sperimentali
Marketing to Business
---Azioni Sperimentali
Settori, Azioni e Strumenti PEAR
51
Ob. operativo 2b)
Linea intervento 7.2
Obiettivi prioritari e azioni PTCP
COSTRUIRE
UNA RETE
ECOLOGICA
OLTRE LA
PENTAPOLI
INTEGRARE I
CENTRI
MINORI
VALORIZZARE
IL PATRIMONIO
CULTURALE
RIPENSARE IL
TERRITORIO
APERTO
Azioni 1, 2, 3, 4, 5
Azioni 1, 2, 3, 5, 6, 7, 8
Azioni 1, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11
Azioni 1, 2, 3, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11
Azione 1
Azioni 1, 3, 4, 5, 6
Azioni 1, 3, 4, 5, 6
Azioni 1, 3, 4, 5
Azioni 1, 6
Azioni 1, 2, 3, 4, 5
Azioni 1, 2, 3, 4, 5
Azione 3
Impegni Protocollo d’Intesa Regione Puglia-Provincia di Foggia
I.I.P. e APQ
SVILUPPO
LOCALE
Tutte le iniziative previste
nell’ambito dell’APQ
52
Coerenza della Vision della Pianificazione strategica di Area Vasta con la programmazione regionale e provinciale
Obiettivo di indirizzo: Governare i processi
Ambiti di intervento dell’Obiettivo di indirizzo
Promuovere la cultura dell’innovazione e del
cambiamento, innovando i processi
Costruzione e istituzione della rete formale tra i
partner territoriali per l’elaborazione,
implementazione, valutazione dei contenuti del
Piano Strategico
Ottimizzazione funzionale della rete dei servizi
delle istituzioni pubbliche territoriali per i
cittadini, l’associazionismo e le imprese, con la
diffusione dell’ICT in un’ottica intercomunale
Politiche e obiettivi generali DSR
POLITICHE DELLA
RICERCA E
DELL’INNOV. DEI
SISTEMI
PRODUTTIVI
POLITICHE PER
L’INCLUSIONE E LA
COESIONE
SOCIALE
“Ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico”
“Innovazione e pubblica amministrazione – Società
dell’informazione”
“Formazione superiore e alta formazione”
“Innovazione e pubblica amministrazione – Società
dell’informazione”
“Sistemi, qualità e integrazione nel territorio”
ASSI e misure P.O. FESR
ASSE I
Ob operativo 2c)
Linea intervento 1.5
Ob operativo 2c)
Linea intervento 1.5
Ob operativo 2c)
Linea intervento 1.5
ASSI e Obiettivi Specifici P.O. FSE
ASSE V
Ob. specifico m
ASSE VII
Ob. specifici o, p
Ob. specifici o, p
ASSI e misure P.O. FEASR
ASSE I
ASSE IV
Misura 111
“Azioni nel campo della formazione professionale e
dell’informazione”
Misura 410
Strategie di sviluppo locale
Settori e linee operative di intervento della Programmazione triennale Turismo
PEAR
53
PTCP
OLTRE LA
PENTAPOLI
Azioni 4, 7
INTEGRARE I
CENTRI MINORI
Azioni 1, 6
Azione 6
Protocollo d’Intesa Regione Puglia-Provincia di Foggia
I.I.P. e APQ
E-GOVERNMENT
Tutti gli interventi previsti in APQ
54
3.4
SINTESI DEI PROGETTI IN AREA VASTA
PER OBIETTIVI DI INDIRIZZO
Reti
Produzione
Ambiente
Città
Governance
e
e
e
e
e
Mobilità
Servizi
Spazio Rurale
Solidarietà
Processi
• Progetto Pilota
Innovativo di
Treno-Tram
(Lucera - Foggia
- Manfredonia –
Cerignola - San
Severo Gargano), dove
centrali si
palesano le
grandi
trasformazioni a
cui indirizza il
Piano Urbano
della Mobilità di
Foggia.
• Realizzazione di
un sistema
integrato per la
logistica leggera
e pesante che
tocca i Poli di
FoggiaIncoronata, San
Severo,
Cerignola e
Manfredonia.
• Connessione
ferroviaria tra il
Polo “Foggia
Incoronata” e la
Stazione FS
Frattarolo nel
Comune di
Manfredonia.
• Adeguamento
strada laterale
all’agglomerato
ASI Foggia
Incoronata con
funzione di retrocasello
Autostrada A14.
• Sistemazione
• Piano di sviluppo
delle aree
industriali e
produttive
dell’Asi Foggia
Incoronata.
• Sede Authority
agro-alimentare
nell’area del Polo
Integrato per lo
sviluppo
economico
(PoInt) a Foggia.
• Via Sacra
Longobardorum:
percorsi turistici
religiosi per i
pellegrini del
culto Micaelico.
• Sistema dei
Tratturi:
recupero e
fruizione dei beni
culturale e
ambientali, rete
piste ciclabili.
• Piano di sviluppo
aree industriali e
produttive
dell’Asi Cerignola
all’interno del
PAP.
• Piano di sviluppo
aree industriali e
produttive
dell’Asi
Manfredonia.
• Piano di sviluppo
aree industriali e
produttive
dell’Asi San
Severo.
• Convenzione fra
l’Organismo
• Completamento
del ciclo
integrato dei
rifiuti urbani a
Foggia (Progetto
per la
costruzione di
una centrale
termoelettrica a
Biomassa da 12
Mwe).
• Parco
Incoronata:
difesa incendi
boschivi.
• Interventi per la
riduzione e/o
l'annullamento
del rischio
idraulico con
contestuale
messa in
sicurezza
dell'Agglomerato
ASI Foggia
Incoronata.
Sistema
Integrato di
Riqualificazione
delle Borgate:
Borgo Segezia,
Borgo
Incoronata,
Borgo Mezzanone
e Borgo
Tavernola nel
comune di
Foggia.
• Studio di
fattibilità della
rete ecologica
della Provincia di
Foggia e
Progettazione
• Sistema di
fruizione
dell'Archeologia e
del patrimonio
connesso: Parco
Archeologico
Diomede
(Foggia).
• Valorizzazione
Monumento
nazionale Chiesa
delle Croci e
chiese storiche
legate alla
transumanza
(Foggia).
• Sistema di
fruizione
dell'Archeologia e
del patrimonio
connesso:
Herdonia
(Cerignola).
• Sistema di
fruizione
dell'Archeologia e
del patrimonio
connesso:
Restauro
Urbanistico
Ambientale delle
Fosse Granarie in
Piazzale San
Rocco
(Cerignola).
• Sistema di
Fruizione
dell'Archeologia e
del patrimonio
connesso: Aree
archeologiche
Monte Pucci e
Monte Tabor
(Peschici – Vico
• Costituzione di un
soggetto dei
comuni dell'area
vasta con deleghe
quali Organismo
Intermedio alla
Pianificazione e
Gestione dei
processi di
sviluppo
territoriale, ferme
restando le
specifiche
competenze degli
Enti Locali e
Territoriali
componenti
l' Area Vasta.
• Creazione
dell'Associazione
degli Stakeholders
di Area Vasta
organizzati in
Comitati di
Indirizzo e
Monitoraggio (la
creazione
dell'Associazione
deve essere
prevista nello
Statuto del
Soggetto gestore e
i Comitati devono
essere Organi del
Soggetto).
• Certificazione di
qualità dei processi
operativi del
Soggetto di
gestione.
• Portale di Area
Vasta con
consultazione on
line dello stato di
55
3.4
SINTESI DEI PROGETTI IN AREA VASTA
PER OBIETTIVI DI INDIRIZZO
•
•
•
•
•
•
Reti
Produzione
Ambiente
Città
Governance
e
e
e
e
e
Mobilità
Servizi
Spazio Rurale
Solidarietà
Processi
del Gargano).
• Realizzazione di
un parco
archeologico a
Monte Granato
(San Marco in
Lamis) e Parco
archeologico e
paesaggistico di
Monte Saraceno
(Mattinata) e
messa in rete
con i siti e i
musei
archeologici del
Gargano.
• Sistema di
fruizione
dell'Archeologia e
del patrimonio
connesso: Parco
Archeologico
Siponto
(Manfredonia).
• Progetto TEC:
Carnevale
Dauno, Turismo
ed Economia
Creativa
(Manfredonia).
• Sistema di
Fruizione
dell'Archeologia e
del patrimonio
connesso: Parco
Archeologico
dell’Alto Tavoliere
a Castel
Fiorentino
(Torremaggiore),
Tiati (San Paolo
di Civitate),
Torretta, cave di
marmo
avanzamento di
progetti/programm
i/processi.
• Definizione e
attuazione delle
procedure per la
riorganizzazione
degli uffici e delle
strutture comunali
in funzione
dell'efficacia ed
efficienza dei
servizi al cittadino
ed alle imprese.
• Certificazione in
qualità dei servizi.
• Analisi funzionale
dei processi di
servizio dei
Comuni e loro
classificazione per
omologia di
servizio/classi di
utenza/popolazion
e.
funzionale della
SP 77 “Rivolese”
(CerignolaZapponetaManfredonia).
Realizzazione di
una
circumvallazione
all’abitato di
Cerignola
ricorrente lungo
la strada
provinciale n°
143
“dell’Ofanto”.
Collegamento tra
la SSV 693 e la
SS 89 (Vico del
Gargano,
Peschici e
Vieste).
Sistemazione
funzionale della
SP 53
“MattinataVieste”.
Sistemazione
funzionale della
SP 28
“Pedegarganica”.
Studio di
fattibilità della
strada
Tangenziale di
San Marco in
Lamis – Rignano
Garganico - San
Giovanni
Rotondo – S.P.
43 (Cagnano
Varano).
Studio di
fattibilità sul
sistema
Intermedio e
Banche,
Fondazioni
Bancarie e
Società di
Assicurazioni per
il sostegno alle
piccole e medie
imprese.
• Sportello Unico
per il Turismo.
• Consolidamento
del sistema
turistico di area
vasta (regimi di
aiuto, interventi
di adeguamento
a norma,
qualificazione
dell'offerta
turistica), con
funzioni
direzionali di
valore collocate
prevalentemente
sul Gargano.
• Realizzazione di
un sistema degli
Ipogei, presenti
in tutta l’area
vasta, attraverso
il loro
monitoraggio,
individuazione,
messa in
sicurezza,
valorizzazione e
fruizione.
•
•
•
•
•
esecutiva e
interventi
nell’Area di
approfondimento
del corridoio
ecologico fiume
Celone.
Realizzazione
della rete di
adduzione idrica
a servizio di
Borgo Tressanti e
Borgo Moschella
nel comune di
Cerignola.
Sviluppo e
sostegno della
rete ecologica di
Area Vasta.
Integrazione e
potenziamento
della rete di
telesorveglianza
per la tutela delle
formazioni
boschive ed
arbustive e rete
anti-incendio.
Interventi di
difesa del suolo a
Rignano
Garganico, Monte
Sant’Angelo,
Ischitella, San
Nicandro
Garganico,
Carpino, Vico del
Gargano,
Cagnano Varano
e Peschici.
Messa in
sicurezza
movimenti
franosi sulle
56
3.4
SINTESI DEI PROGETTI IN AREA VASTA
PER OBIETTIVI DI INDIRIZZO
Reti
Produzione
Ambiente
Città
Governance
e
e
e
e
e
Mobilità
Servizi
Spazio Rurale
Solidarietà
Processi
coste (Vieste) e
interventi urgenti
di
consolidamento
per la difesa delle
coste
dall'erosione
nell'isola di San
Nicola alle
Tremiti.
• Piano di fruizione
e valorizzazione
ambientale e
mobilità turistica
sostenibile del
polo turistico
dell’Alto
Tavoliere.
• Piano di difesa
della costa
dell’Alto
Tavoliere.
• Set di progetti
del Consorzio di
Bonifica di
Capitanata tesi al
recupero delle
acque reflue per
fini agricoli e a
realizzare sistemi
di consegna
dell’acqua
telecomandati e
telerilevati (con
un risparmio del
30% di acqua),
articolati nel
comprensorio
irriguo Lauro,
Fortore e nel
progetto
definitivo
sull'impianto di
affinamento delle
(Apricena).
• Piano per il
completamento e
la realizzazione
della rete dei
beni culturali
dell’Alto
Tavoliere: antica
sinagoga, SS.
Trinità e
complesso
monastico San
Francesco a San
Severo; ex
Convento dei
Capuccuni ed ex
complesso
monastico di
Sant’Agata ad
Apricena; chiesa
rurale di
Belmonte a San
Paolo di Civitate;
Castello Ducale a
Torremaggiore.
• Piano integrato di
sviluppo
territoriale e
marketing
urbano a
sostegno della
promozione
turistica ed enetwork
promozionale
diffuso di offerta
turistica dell’Alto
Tavoliere.
• Completamento
della copertura
WI MAX per tutta
l’area vasta.
• Centro Unico di
Prenotazione -
aeroportuale.
• Ripristino scalo
ferroviario
Frattarolo Porto
Alti Fondali
(Manfredonia).
• Completamento
nastri
trasportatori
ubicati nel porto
industriale di
ManfredoniaMonte
Sant’Angelo.
• Sistemazione
funzionale della
SP 141 “delle
Saline” che
riguarda
Manfredonia,
Zapponeta,
Margherita di
Savoia e
Trinitapoli.
• Tangenziale Est
di San SeveroVariante alla
SS16.
• Rete della
mobilità dell’Alto
Tavoliere che
riguarda le
connessioni tra
l’area delle cave
e la zona
industriale di
Apricena, la
circumvallazione
a San Paolo di
Civitate per il
traffico pesante
e la
circumvallazione
a Torremaggiore.
57
3.4
SINTESI DEI PROGETTI IN AREA VASTA
PER OBIETTIVI DI INDIRIZZO
Reti
Produzione
Ambiente
Città
Governance
e
e
e
e
e
Mobilità
Servizi
Spazio Rurale
Solidarietà
Processi
•
•
•
•
•
acque reflue
della città di
Foggia ai fini del
loro utilizzo
irriguo.
Progetto (AQP) di
costruzione della
condotta
sottomarina di
collegamento tra
le isole San
Nicola e San
Domino (Tremiti)
e costruzione
della rete idrica,
con sistemazione
dei serbatoi,
nell'Isola di San
Nicola alle
Tremiti.
Realizzazione
della rete di
raccolta e di
centri di
stoccaggio dei
rifiuti agricoli.
Azioni di
sicurezza
ambientale in
aree rurali con
sistemazione,
manutenzione,
promozione e
salvaguardia del
territorio agrario
e forestale.
Realizzazione di
opere sommerse
frangiflutti, con
recupero di
detriti da attività
estrattive.
Studi di fattibilità
riguardanti lo
58
Progetto “Salute
Assistita”.
• Atlante dei
Paesaggi Agrari e
censimento delle
Masserie presenti
nel territorio
dell’area vasta.
• Rete dei Sistemi
delle Biblioteche
e dei Musei con
funzioni
direzionali di
valore, collocate
prevalentemente
a Foggia.
3.4
SINTESI DEI PROGETTI IN AREA VASTA
PER OBIETTIVI DI INDIRIZZO
Reti
Produzione
Ambiente
Città
Governance
e
e
e
e
e
Mobilità
Servizi
Spazio Rurale
Solidarietà
Processi
sviluppo dello
sfruttamento
delle biomasse
(come fonti
energetiche) e lo
sviluppo dello
sfruttamento
dell’energia
geotermica.
59
4.
IL CONTESTO AMBIENTALE DI RIFERIMENTO
4.1
LA STRATEGIA AMBIENTALE E GLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITA’
AMBIENTALE
Gli obiettivi di sostenibilità ambientale sono stati definiti a partire dall’analisi delle normative e delle
strategie nazionali ed internazionali e degli strumenti di programmazione e pianificazione vigenti a
livello regionale.
Sono di seguito elencati alcuni degli atti di riferimento internazionale, nazionale e regionale per la
definizione degli obiettivi di sostenibilità ambientale.
Contesto internazionale
- Strategia di Goteborg del 2001
- Vertice delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile di Johannesburg del 2002:
• Piano di azione di Johannesburg
- Carta di Aalborg 2002-2010 e Aalborg +10 Commitments
- VI° Programma di Azione Ambiente 2010 dell’Unione Europea:
• Aree di Azione Prioritaria
• Strategie Tematiche
- Decisione 2002/358/CE del Consiglio, del 25 aprile 2002, relativa all'approvazione, in nome della
Comunità europea, del Protocollo di Kyoto allegato alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui
cambiamenti climatici e l'esecuzione congiunta degli impegni che ne derivano.
Contesto nazionale
- Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia (Delibera del CIPE del 2 agosto
2002);
Contesto regionale
- Valutazione Ambientale Strategica del Programma Operativo 2007-2013.
60
4.2
ANALISI DELLE COMPONENTI AMBIENTALI: CRITICITÅ E TENDENZE
Nei paragrafi successivi è sviluppata l’analisi del contesto ambientale che è stata realizzata
prendendo in considerazione le componenti ambientali primarie ed i temi di seguito elencati:
- biodiversità;
- paesaggio e beni culturali;
- acqua ed ambiente marino costiero;
- suolo sottosuolo e rischi naturali;
- clima ed energia;
- rifiuti;
- popolazione e salute umana;
- rischio antropogenico;
- mobilità e trasporto.
61
4.2.1
BIODIVERSITA’
Il Parco del Gargano è un Parco Nazionale; il territorio compreso entro i suoi confini è stato
suddiviso in due classi:
−
zona 1, definita "di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale con limitato o
inesistente grado di antropizzazione", per cui più restrittivo è il regime vincolistico;
−
zona 2, definita "di valore naturalistico, paesaggistico e culturale con maggior grado di
antropizzazione", con un regime di divieti meno restrittivo.
Sul territorio in questione è presente anche l’Area Naturale Protetta Marina delle Isole Tremiti.
Sul suo territorio sono altresì presenti le Aree Naturali Protette di Torre Fantine - Bosco Ramitelli e
del Bosco Incoronata.
4.2.1.1
ECOSISTEMI NATURALI E RETE NATURA 2000
Le Zone Umide
Le zone umide, secondo la Convenzione di Ramsar, comprendono “paludi, torbiere, acquitrini, e
comunque specchi d’acqua naturali o artificiali, permanenti o no, con acqua dolce, salmastra o
salata, ferma o corrente, incluse le coste marine, la cui profondità non superi i 6 m con la bassa
marea”.
Si potrebbe aggiungere che, per ambiente umido, si intende qualsiasi tipo di ambiente,
caratterizzato in qualche modo dalla presenza temporanea o permanente dell’acqua. Pur così
genericamente definiti, gli ambienti umidi si articolano in una serie molto complessa di aree
diverse, con caratteristiche molto differenti tra loro dal punto di vista floristico, faunistico,
ecologico.
Gli ambienti umidi vanno incontro ad una lenta evoluzione naturale, per la quale si modificano,
maturano e quindi possono scomparire attraverso molteplici modalità.
Si riporta di seguito l’elenco delle zone umide presenti nella provincia di Foggia.
−
Acquitrini di Ramitelli – Torre Fantine;
−
Laguna di Lesina;
−
Laguna di Varano;
−
Palude di Sfinale;
−
Palude di Frattarolo – Daunia Risi;
−
Valle Carapelle;
62
−
Valle S. Floriano;
−
Foce Ofanto;
−
Palude Ariscianne.
Macchia Mediterranea
La Macchia Mediterranea si identifica con la boscaglia sempreverde tipica delle regioni costiere
mediterranee, caratterizzate da clima mite con inverni piovosi ed estati notevolmente secche. La
macchia presenta una fisionomia uniforme anche se la composizione floristica può variare
localmente. Nonostante le ripetute manomissioni umane, questo tipo di vegetazione si incontra con
una certa frequenza nel suo aspetto tipico.
Essa è principalmente caratterizzata da arbusti o piccoli alberi sempreverdi e a foglie coriacee. La
vegetazione è solitamente resa densa e compatta dall’intreccio di numerose piante rampicanti.
Tale vegetazione limita la filtrazione della luce al suolo, riducendo grandemente il numero di piante
erbacee presenti.
La Macchia Mediterranea si rinviene nelle valli del Gargano dove l’esempio più rappresentativo è
dato sicuramente dal bosco Isola, presente sul cordone dunale che separa la laguna di Lesina dal
mare.
Nei suoi 1300 ha, quest’area conserva insieme ai Ginepri, al Lentisco, all’Erica multiflora, all’Alloro
ed al Rosmarino anche una pianta molto rara che risponde al nome di Cisto di Clusii, presente in
Italia solo a Lesina e sulle coste della Sicilia orientale.
Le pinete
I boschi di conifere sono estesamente rappresentati con il nucleo del Gargano.
Tali pinete sono costituite principalmente da Pino d’Aleppo e, misto a questo, a volte possono
essere presenti esemplari di pino domestico. Pochi lembi di territorio presentano copertura a pino
marittimo. Nel Gargano le pinete ricoprono oltre 7000 ha e risultano principalmente diffuse lungo
le ripide coste tra Mattinata e Vieste, tra Peschici e Rodi Garganico e lungo la fascia costiera del
lago di Varano.
Interessante risulta, inoltre, la pineta spontanea a Pino d’Aleppo presente sull’isola di San Domino
(Isole Tremiti). Tale pineta, che un tempo ricopriva l’intera isola, attualmente si estende lungo una
fascia costiera che borda quasi per intero l’isola.
Gargano
63
Il territorio del promontorio del Gargano deve molto della sua fama naturalistica alla presenza di
ampie faggete distribuite a quote normalmente insolite per il Faggio, specie che vegeta in maniera
ottimale tra gli 800 ed i 1800 m s. l. m., mentre nel territorio in esame scende fino a circa 300 m.
Le faggete garganiche, governate essenzialmente a fustaia, si estendono per circa 4000 ha
(Hofmann, 1991) divise in tre settori.
Da un punto di vista floristico nelle faggete garganiche sono presenti in maniera preponderante
elementi atlantici, grazie alla particolarità delle condizioni climatiche, anche se non mancano specie
mediterraneo-montane.
Tra le specie arboree che si accompagnano al faggio vale la pena di ricordare gli Aceri (Acer
obtusatum, A. campestre), il Farnetto (Quercus frainetto) specie molto interessante che a volte
forma gruppi puri di grande valore paesaggistico ed il Tasso (Taxus baccata) che assume a volte
dimensioni eccezionali.
I boschi a predominanza di Cerro (Quercus cerris) sul Gargano occupano una superficie valutabile
intorno ai 10.000 ha (Hofmann, 1969), anche se un tempo dovevano avere una diffusione molto
maggiore, avendo dovuto cedere terreno ai pascoli e ai coltivi.
Per quanto riguarda gli aspetti faunistici, le formazioni mesofile, con prevalenza di Faggio, sono
essenzialmente concentrate nell’area della Foresta Umbra e presentano una fauna di notevole
interesse perché qui si trovano, in condizione relittuale, un buon numero di specie erbivore,
prevalentemente di origine settentrionale. Tra i vertebrati la specie di maggiore significato, e tra le
più rilevanti dell’intera fauna garganica, è il Capriolo. Nella Foresta Umbra è presente altresì una
notevole popolazione di Gatto selvatico, mentre il Lupo è estinto dagli anni ’50; sono frequenti
altresì alcune specie di Insettivori, Roditori, tra cui lo Scoiattolo, Mustelidi, tra cui la Puzzola ed
anche il Cinghiale. Tra gli Uccelli la specie di maggior rilievo naturalistico è il Picchio di Lilford,
elemento a diffusione transadriatica, tipico delle foreste primarie mesofite.
Aree Protette Marine
Le Aree Protette Marine, previste dal D. M. 979/82, hanno lo scopo di tutelare gli ambienti marini,
dati dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicienti che presentano un rilevante interesse
per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche con particolare riguardo alla
flora e alla fauna marine e costiere e per l'importanza scientifica, ecologica, culturale, educativa ed
economica che rivestono (Titolo V, Art. 25).
Le Aree Marine Protette svolgono un ruolo fondamentale non soltanto nell’ecologia ma anche
nell’economia, queste infatti corrispondono a quanto sulla terraferma viene definito Parco
Nazionale garantendo il mantenimento di un alto valore di biodiversità (a tutti i livelli, da quella
genetica a quella degli habitat e delle comunità presenti). Tale situazione di diversità elevata
64
permette altresì la sopravvivenza di specie e di comunità chiave nel mantenimento della stessa
produttività dei mari, funzionando altresì da zone di rifugio e di nursery per specie divenute ormai
rare a livello dello stesso Mediterraneo.
Da un punto di vista economico tali AMP possono rappresentare un futuro traguardo di sviluppo di
un turismo ecocompatibile attento ai valori naturali presenti in loco e in grado di mantenerli e anzi
di incrementarli evitando dissennate politiche di turismo inteso come cementificazione della costa.
Si evidenzia inoltre che le norme di gestione di una riserva marina non coinvolgono unicamente
attività gestite dal demanio marittimo (es. pesca, navigazione) ma di fatto coinvolgono anche
quanto avviene sulla terra ferma.
Allo stato attuale è presente lungo le coste del territorio d’interesse la Riserva Marina delle Isole
Tremiti che è ricompresa, anche come gestione, nell’ambito del Parco Nazionale del Gargano.
Tale riserva è stata istituita con D.M. 14/07/89 ed ha una superficie 1.509,07 ha.
Dista dalla costa garganica circa 22 km e comprende tre isole: San Domino, Caprara e San Nicola
oltre la lontana Isola di Pianosa, nonché alcuni scogli (di cui i maggiori sono il Cretaccio e la
Vecchia). La costa alta e rocciosa, di costituzione calcarea, è movimentata dalla presenza di
numerose grotte. I fondali sono rocciosi declinanti poco ripidamente fino ai limiti della piattaforma
continentale. La copertura algale è ben evidente fino ad una profondità di circa 20 m; con
l’aumentare della profondità essa comincia a diradarsi ed è sostituita da poriferi (Haliclona
mediterranea, Axinella damicornis), cnidari (Eunicella cavolinii, E. stricta), briozoi (Myriozoum
truncatum) ed ascidiacei (Pyura dura, P. microcosmus). Si rinvengono inoltre aragoste (Palinurus
vulgaris) e numerose specie ittiche. Fra gli invertebrati particolarmente evidenti sono i poriferi, con
le colonie rosso-aranciate di Crambe crambe, il tunicato Halocintia papillosa, l’asteroide Echinaster
sepositus e le attinie della specie Bunodactis verrucosa. Le rocce sono ricoperte da coralligeno di
falesia, tra cui risaltano numerose specie: Alcyonium palmatum, Axinella spp., Parazoanthus
axinellae ecc.
Pur risultando queste specie comuni in altre zone dei mari italiani ciononostante va evidenziato che
è l’integrità e la varietà di biocenosi tanto di substrato duro che di substrato incoerente quello che
giustifica l’inserimento di questo arcipelago nell’ambito delle AMP. Inoltre vale la pena di ricordare
che queste isole sono le uniche isole italiane in adriatico.
AREE NATURALI E PROTETTE
Con la Legge Regionale 24 luglio 1997, n. 19, la Regione Puglia è entrata a far parte del novero
delle Regioni che hanno adeguato la propria legislazione alle norme ed ai principi della Legge
Quadro 394/91 (Legge Quadro sulle Aree Naturali Protette). Sotto il profilo dei contenuti, la Legge
Regionale Pugliese 19/97 segue in modo abbastanza rigoroso il percorso logico della legge 394/91
65
ma introduce anche alcuni elementi degni di sottolineatura. Tra questi, in particolare, la previsione
esplicita di istituire aree protette d’interesse provinciale in aggiunta a quelle a carattere regionale.
Si tratta di una scelta che, seppure consentita dalla Legge Quadro, non tutte le Regioni che hanno
provveduto all’adeguamento delle loro normative, hanno sino ad oggi realizzato. Un richiamo così
netto evidenzia una scelta ed una volontà politica ampiamente condivisibile nella prospettiva di
costituire un “Sistema Regionale per la Conservazione della Natura in Puglia” che veda impegnati
nell’opera di tutela tutti i livelli istituzionali coinvolti. Anche per quanto concerne il momento
gestionale, questo principio viene sottolineato e ripreso nella legge pugliese in quanto si prevede di
affidare la gestione delle aree protette di qualsiasi livello a Province, Comunità Montane, Città
Metropolitane, Comuni, che la eserciteranno attraverso l’istituzione di Enti di Diritto Pubblico.
Sebbene la L. R. n. 19/97 (“Norme per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette nella
regione Puglia”) non fornisca una esplicita definizione del Sistema di Aree Naturali Protette
regionali, un riferimento in tal senso è dato, invece, dalla Legge Quadro sulle Aree Naturali
Protette n. 394/91 che, all’art. 4, parla di un “sistema di aree naturali protette” con la finalità di
“garantire e di promuovere, in forma coordinata, la conservazione e valorizzazione del patrimonio
naturale del paese”. Tuttavia si può ritenere che il Sistema Regionale, rivolto nel suo complesso, al
raggiungimento dell’obiettivo primario di Conservazione della Natura, debba contenere al suo
interno le Aree Naturali Protette propriamente e giuridicamente definite (Aree Naturali Protette
Nazionali ex L. n. 394/91 e regionali ex L. R. n. 19/97) nonché le aree facenti parte della Rete
Natura 2000 europea Siti di Importanza Comunitaria (SIC) [proposti Siti d’Importanza Comunitaria
(pSIC) e Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.)] non ancora soggette a specifiche forme di tutela ma
assoggettate a norme procedurali di valutazione preventiva di incidenza di piani e progetti (ex art.
6 - Direttiva 92/43/CEE ed ex art. 5 D.P.R. n. 357/97).
La Direttiva Europea n. 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 “Habitat” (recepita dall’Italia
nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357) è relativa alla “conservazione
degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche” in modo tale da poter
costituire una rete a livello europeo. L’obiettivo della Direttiva è però più vasto della sola
costituzione della rete, avendo come scopo dichiarato quello di contribuire a salvaguardare la
biodiversità. Tale finalità verrà raggiunta mediante attività di conservazione non solo all’interno
delle aree della Rete Natura 2000 ma anche con misure di tutela diretta delle specie la cui
conservazione è considerata un interesse comune di tutta l’Unione. In particolare si vuole favorire
l’integrazione della tutela di habitat e specie animali e vegetali con le attività economiche e con le
esigenze sociali e culturali delle popolazioni che vivono all’interno delle aree che fanno parte della
rete Natura 2000. Infatti, nello stesso titolo della Direttiva Habitat, viene specificato l’obiettivo di
conservare non solo gli habitat naturali (quelli meno modificati dall’uomo) ma anche quelli
seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i boschi utilizzati, i pascoli ecc.). Con ciò
66
viene riconosciuto, ai fini della conservazione della biodiversità a livello europeo, il valore di tutte
quelle aree nelle quali la secolare presenza dell’uomo e delle sue attività tradizionali ha permesso il
mantenimento di un equilibrio tra uomo e natura. Alle aree agricole, ad esempio, sono legate
numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate per la cui sopravvivenza è necessaria
la prosecuzione e la valorizzazione delle attività tradizionali, come il pascolo o l’agricoltura non
intensiva.
L’articolo 4 della Direttiva Habitat permette agli Stati membri di definire sulla base di criteri chiari la
propria lista di Siti di Importanza Comunitaria proposti (pSIC). I siti vengono individuati sulla base
della presenza degli habitat e delle specie animali e vegetali elencati negli Allegati I e II della
direttiva Habitat, ritenuti perciò di importanza comunitaria. In questi allegati alcuni habitat e specie
vengono ritenuti prioritari per la conservazione della natura a livello europeo e sono contrassegnati
con un asterisco.
La Direttiva “Uccelli” (79/409/CEE), concernente la conservazione degli uccelli selvatici, prevede da
una parte una serie di azioni per la conservazione di numerose specie di uccelli, indicate negli
allegati della Direttiva stessa, e dall’altra l’individuazione da parte degli Stati membri dell’Unione di
aree da destinarsi alla loro conservazione, le cosiddette Zone di Protezione Speciale (ZPS). La
direttiva Uccelli ha posto le basi per la creazione di una prima rete europea di aree protette, in
questo caso specificamente destinata alla tutela delle specie minacciate di uccelli e dei loro habitat.
La Commissione Europea negli anni ‘80 ha commissionato un’analisi della distribuzione dei siti
importanti per la tutela delle specie di uccelli in tutti gli Stati dell’Unione (Important Bird Areas,
IBA).
Con deliberazione della Giunta Regionale n. 2305 del 30 maggio 1995, la Regione Puglia ha
accettato l’incarico del Ministero dell’Ambiente, a seguito di analogo incarico affidato dalla
Commissione U. E. allo stesso Ministero, di realizzare sul territorio regionale il censimento dei Siti
di Importanza Comunitaria e dei biotopi d’importanza regionale o locale.
È presente sul territorio oggetto di studio il Parco Nazionale del Gargano.
Istituito a partire dal 1991 (D. M. 04.12.91; D. M. 04.11.93; D. M. 17.11.94; D. P. R. 05.06.95),
interessa una superficie di 118.144 ha. Nel Parco Nazionale del Gargano sono compresi i territori
dei seguenti comuni, la maggior parte dei quali in tutta la loro estensione: Lesina, Cagnano
Varano, Ischitella, Carpino, Vico del Gargano, Rodi Garganico, Peschici, Vieste, Mattinata, Monte
Sant’Angelo, S. Giovanni Rotondo, S. Marco in Lamis, Manfredonia, Sannicandro Garganico,
Rignano, Serracapriola, Poggio Imperiale, Apricena, Tremiti.
È attivo e del tutto operante l’Ente Parco che ha già di fatto attivato tutte le competenze che
vengono ad esso delegate da parte della Legge Quadro 394/91.
Sono presenti sul territorio in questione 10 Riserve Nazionali, di cui le prime otto della tabella
sottostante sono comprese nell’ambito dello stesso Parco Nazionale del Gargano.
67
Di seguito si riporta l’elenco con l’indicazione dei decreti istitutivi, della loro denominazione
ufficiale, della loro tipologia, della loro superficie e dei Comuni che sono interessati.
Tab. 1 (Riserve Nazionali in provincia di Foggia)
n.
Decreto
Denominazione
Tipologia
Superf. (ha)
Istitutivo
1
D.M. 27.4.81
Comuni
interessati
Lago di Lesina (parte
Ris. N. P. A.
930
Lesina
Ris. N. P. A.
145
Cagnano Varano,
orientale)
2
D.M. 13.7.77
Isola Varano
Ischitella
3
D. 26.7.71
Falascone
Ris. N. B.
48
Monte Sant’Angelo
4
D.M. 13.7.77
Foresta Umbra
Ris. N. B.
399
Monte Sant’Angelo
5
D.M. 26.7.71
Sfilzi
Ris.integrale
56
Vico del Gargano
6
D.M. 13.7.77
Ischitella e Carpino
Ris. N. B.
299
Ischitella
7
D.M. 5.5.80
Palude di Frattarolo
Ris. N. P. A.
257
Manfredonia
8
D.M. 13.7.77
Monte Barone
Ris. N. B.
124
Mattinata
9
D.M. 10.7.77
Salina di Margherita di
Ris. N. P. A.
Z.U. Ramsar
3.871
Margherita di Savoia,
Zapponeta,
Trinitapoli, Cerignola
Ris. N. P. A.
130
Cerignola
Savoia
10
D.M. 15.7.82
Il Monte
Elenco delle Riserve Naturali Statali presenti (primavera 2003).
Ris. N. P. A. = Riserva Naturale di Popolamento Animale.
Ris. N. B. = Riserva Naturale Biogenetica
Z. U. Ramsar = Zona Umida prevista dalla Convenzione di Ramsar.
Ai soli fini descrittivi, vengono qui appresso elencate poche note informative contenenti le
motivazioni scientifiche che sono alla base della protezione di tali territori.
Riserva Statale “Lago di Lesina (Parte Orientale)”
Biotopo caratterizzato da distese di acqua libere e da formazioni tipiche delle lagune salmastre.
Ambiente importante per cormorano, garzetta, mignattaio, spatola, falco di palude, cavaliere
d’Italia, avocetta, gabbiano roseo, sterna zampenere, beccapesci e martin pescatore.
Riserva Statale “Isola Varano”
Collocata all’interno del Parco Nazionale del Gargano, costituita da pino d’Aleppo e pino marittimo,
è dotata di un ricco e denso corteggio floristico arbustivo ed erbaceo che svolge azione protettiva
dal sorrenamento e dai venti salsi.
68
Riserva Statale “Falascone”
Tipica faggeta naturale appenninica, compresa nel Parco Nazionale del Gargano, caratterizzata
dalla presenza di macchie di specie termofile di grande interesse scientifico; tra la fauna selvatica
stanziale sono da annoverare: capriolo, tasso, gatto selvatico, faina, ghiro e varie specie di uccelli.
Riserva Statale “Foresta Umbra”
Riserva naturale biogenetica posta all’interno del Parco Nazionale del Gargano. La vegetazione
predominante è costituita da una fustaia di faggio a struttura pluristratificata.
Riserva Statale “Sfilzi”
Area boscata a faggio del Parco Nazionale del Gargano, ove si individua l’unica sorgente d’acqua
esistente nel promontorio; di particolare interesse i riflessi sulla vegetazione muscinea, erbacea,
arbustiva ed arborea.
Riserva Statale “Ischitella e Carpino”
Bosco sperimentale del Parco Nazionale del Gargano, versante settentrionale del promontorio,
dove si può osservare una delle più belle faggete garganiche.
Riserva Statale “Palude di Frattarolo”
Biotopo sito nel golfo di Manfredonia, nel Parco Nazionale del Gargano, formato da ricca
vegetazione palustre; ambiente adatto alla sosta e alla nidificazione di uccelli tra i quali si
annoverano l’airone cinerino, il cavaliere d’Italia, la gallinella d’acqua, il falco di palude, l’avocetta.
Riserva Statale “Monte Barone”
Bosco sperimentale ubicato sul versante meridionale del promontorio garganico. La vegetazione è
costituita da una pineta naturale di pino d’Aleppo; tra le principali specie stanziali si annoverano
cinghiale, lepre, tasso, donnola.
Riserva Statale “Saline di Margherita di Savoia”
Riserva naturale di popolamento animale; zona umida di valore internazionale per la tutela
dell’avifauna e del relativo habitat.
Riserva Statale “Il Monte”
Ambiente complementare alla riserva naturale della Salina di Margherita di Savoia, di notevole
valore sia botanico che come area per la sosta, lo svernamento e la nidificazione per uccelli quali
69
garzetta, airone rosso, falco di palude, albanella minore, cavaliere d’Italia, sterna zampenere,
mignattino e martin pescatore.
Aree Naturali Protette Regionali (L. R. 19/97)
La legge 19/97 della Regione Puglia contiene al suo interno l’elencazione delle aree protette.
Vi è da dire che, confermando quanto espressamente previsto dalla Legge Quadro nazionale
(394/91), tutte le Aree Protette della Regione Puglia saranno soggette al divieto di esercizio
dell’attività venatoria.
Il processo di adeguamento delle normative regionali alla Legge 394/91, con questa legge
pugliese, consente di avvicinarsi al traguardo di una legislazione regionale complessivamente
omogenea su tutto il territorio nazionale, sia pure con le differenziazioni che ogni Regione ritiene di
dare al proprio sistema di protezione.
Le Aree Naturali Protette Regionali sono, per la provincia di Foggia, quelle indicate nella tabella di
seguito riportata.
Tab. 2 (Aree Naturali Protette in provincia di Foggia)
Denominazione
Comuni interessati
Provvedimento
Tipologia
istitutivo
Gargano
Isole Tremiti
Superficie
(ha)
Lesina, Cagnano Varano,
Ischitella, Carpino, Vico, Rodi,
Peschici, Vieste, Mattinata,
Monte Sant’Angelo, S.Giovanni
Rotondo, S.Marco in Lamis,
Manfredonia, Sannicandro
Garganico,
Rignano, Serracapriola, Poggio
Imperiale, Apricena, Tremiti
D.P.R. n. 228 del
Parco
01.10.2001
Nazionale
Tremiti (Caprara, Pianosa, S.
Nicola, S.
Domino, Cretaccio)
D.I. 14.07.89
Riserva
120.555,97
1.466,00
Naturale
Marina
Falascone
Monte Sant’Angelo
DD.MM.
Riserva Nat.le
26.07.71/02.02.77
Orientata e
46,46*
Biog.
Foresta Umbra
Monte Sant’Angelo
D.M. 13.07.77
Riserva
402,14*
Naturale
Biogenetica
Il Monte
Cerignola
D.M. 15.07.82
Riserva Nat. di
Pop. Animale
70
147,35
Tab. 2 (Aree Naturali Protette in provincia di Foggia)
Denominazione
Comuni interessati
Provvedimento
Tipologia
istitutivo
Ischitella e Carpino
Ischitella
D.M. 13.07.77
Superficie
(ha)
Riserva
310,76*
Naturale
Biogenetica
Isola di Varano
Cagnano Varano, Ischitella
D.M. 13.07.77
Riserva
127,27*
Naturale
Integrale
Salina di
Margherita di
Savoia
Margherita di Savoia, Zapponeta,
Trinitapoli,
Cerignola
D.M. 10.10.77
Lago di Lesina
Lesina
D.M. 27.04.81
4.860,48
Pop. Animale
(parte orientale)
Palude di Frattarolo
Riserva Nat. di
Riserva Nat. di
903,18*
Pop. Animale
Manfredonia
D.M. 05.05.80
Riserva Nat. di
266,90*
Pop. Animale
Masseria
Trinitapoli
D.M. 09.05.80
Combattenti
Monte Barone
Riserva Nat. di
81,97
Pop. Animale
Mattinata
D.M. 13.07.77
Riserva
142,89*
Naturale
Biogenetica
Sfilzi
Vico del Gargano
DD.MM.
Riserva Nat.le
26.07.71/02.03.77
Integrale e
64,91*
Biog.
Bosco Incoronata
Foggia
L.R. n. 10 del 15.05.2006
Parco Naturale
1.872,68
Regionale
* Ricomprese nel Parco Nazionale del Gargano
Con la legge regionale n. 37 del 14 dicembre 2007 è istituita la nuova area naturale protetta
"Fiume Ofanto", i cui confini ricadono nel territorio dei Comuni di Ascoli Satriano, Barletta,
Candela, Canosa di Puglia, Cerignola, Margherita di Savoia, Minervino Murge, Rocchetta
Sant'Antonio, San Ferdinando di Puglia, Spinazzola, Trinitapoli.
71
4.2.1.2
ZONE DI PARTICOLARE RILEVANZA AMBIENTALE
SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA (pSIC)
Tab. 3 – Superficie dei SIC per Provincia
Provincia
Bari
Brindisi
Foggia
Lecce
Taranto
Puglia
Superficie SIC
(ha)
150.226,97
1.842,45
156.951,82
10.045,47
71.051,58
390.118,28
Superficie SIC
(%)/tot. Puglia
38,51
0,47
40,23
2,57
18,21
100,00
Fonte: Elaborazione ARPA Puglia e Ns. elaborazioni su dati
Regione Puglia, Ufficio Parchi, ISTAT (2001)
Di seguito si riportano gli elenchi dei pSIC individuati nella provincia di Foggia, con l’indicazione del
codice internazionale e della superficie (espressa in ha). Tali elenchi sono stati aggiornati rispetto
alla prima definizione degli stessi, risalente al 1996, tenendo conto di quanto riportato nella
Deliberazione della Giunta Regionale 8 agosto 2002, n. 1157 (BURP 19/11/02, n. 115) che ha
recepito gli atti della revisione tecnica delle delimitazioni dei pSIC e delle Z.P.S. effettuata
dall’Ufficio Parchi e Riserve Naturali dell’Assessorato Regionale all’Ambiente.
(Tab. 4) Elenco dei pSIC presenti in provincia di Foggia (D. G. R. 08/10/02, n. 1157)
Codice
Denominazione
Comune/i
ufficiale del sito
IT9110001
Isola e Lago di Varano
Cagnano Varano, Ischitella, Carpino
Comunità
Superficie
montane
(ha)
Comunita' montana del
9523
Gargano
IT9110002
Valle Fortore, Lago di
Celenza Valfortore, Carlantino,
Comunita' montana dei
Occhito
Casalnuovo Monterotaro,
Monti Dauni settentrionali
9380
Casalvecchio di Puglia,
Torremaggiore, San Paolo di Civitate,
Serracapriola, Lesina
IT9110004
Foresta Umbra
Ischitella, Vico del Gargano, Peschici,
Comunita' montana del
Vieste, Mattinata, Monte S.Angelo,
Gargano
19130
Carpino
IT9110005
IT9110008
Zone umide della
Manfredonia, Zapponeta, Cerignola,
Capitanata
Trinitapoli, Margherita di Savoia
Valloni e steppe
Monte S.Angelo, Manfredonia, San
Comunita' montana del
Pedegarganiche
Giovanni Rotondo, San Marco in
Gargano
72
16099
30467
(Tab. 4) Elenco dei pSIC presenti in provincia di Foggia (D. G. R. 08/10/02, n. 1157)
Codice
Denominazione
Comune/i
ufficiale del sito
Comunità
Superficie
montane
(ha)
Comunita' montana del
5843
Lamis, Rignano Garganico
IT9110009
Valloni di Mattinata - Monte
Mattinata, Monte Sant'Angelo
Sacro
Gargano
IT9110011
Isole Tremiti
Tremiti
IT9110012
Testa del Gargano
Mattinata, Vieste
356
Comunita' montana del
6095
Gargano
IT9110014
Monte Saraceno
Mattinata, Monte Sant'Angelo
IT9110015
Duna e Lago di Lesina -
Chieuti Serracapriola, Lesina,
Comunita' montana del
Foce del Fortore
Sannicandro Garganico
Gargano
Pineta Marzini
Vico del Gargano, Peschici
Comunita' montana dei
IT9110016
223
10830
888
Monti Dauni settentrionali
IT9110024
Castagneto Pia - La Polda,
San Marco in Lamis
Comunita' montana del
Monte La Serra
IT9110025
323
Gargano
Manacore del Gargano
Vieste, Peschici
Comunita' montana del
1235
Gargano
IT9110026
IT9110027
Monte Calvo - Piana di
San Giovanni Rotondo, San Marco in
Comunita' montana del
Montenero
Lamis.
Gargano
Bosco Jancuglia - Monte
Rignano garganico, Apricena,
Comunita' montana del
Castello
Sannicandro garganico, San Marco in
Gargano
5238
2300
Lamis
IT9110030
IT9110032
Bosco Quarto - Monte
Cagnano Varano, Carpino, Monte S.
Comunita' montana del
Spigno
Angelo, San Giovanni Rotondo
Gargano
Valle del Cervaro, Bosco
Orsara di Puglia, Bovino, Deliceto,
Comunita' montana dei
dell’Incoronata
Panni, Castelluccio dei Sauri, Foggia
Monti Dauni meridionali
ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE (ZPS)
Tab. 5 – Superficie delle ZPS per Provincia
Provincia
Bari
Brindisi
Foggia
Lecce
Taranto
Puglia
Superficie ZPS Superficie ZPS
(ha)
(%)/tot. Puglia
123.675,69
48,70%
425,67
0,17%
99.913,16
39,34%
1.024,06
0,40%
28.906,39
11,38%
253.944,96
100,00%
Fonte: Elaborazione ARPA Puglia e Ns. elaborazioni su dati Regione
Puglia, Ufficio Parchi, ISTAT (2001)
73
70
4560
Nella tabella riportata di seguito sono elencate le Zone di Protezione Speciale (ZPS) presenti nel
territorio di Area Vasta. Si evidenzia che alcune ZPS risultano differenti dai pSIC, altre hanno lo
stesso nome del pSIC ma superficie differente, altre ancora coincidono con Riserve Naturali Statali
già istituite.
(Tab. 6) Elenco delle ZPS presenti nel territorio dell’Area Vasta
((DGR 08/10/02, n. 1157 e DGR 21/07/2005, n. 1022)
Codice
Denominazione
Comune/i
ufficiale del
Comunità
Superficie
montane
(ha)
Note
sito
IT9110006
Saline di Margherita
Cerignola, Margherita di
di Savoia
Savoia, Trinitapoli,
4860
Coincide con RNS
279
Coincide con RNS
Zapponeta
IT9110007
Palude di Frattarolo
IT9110008
Valloni e steppe
Manfredonia
Coincide con pSIC
Pedegarganiche
IT9110009
Valloni di Mattinata -
Coincide con pSIC
Monte Sacro
IT9110010
Monte Barone
Mattinata
Comunita' montana
177
del Gargano
IT9110017
Falascone
Monte Sant’Angelo
Comunita' montana
Riserva Statale
57
del Gargano
IT9110018
Foresta Umbra
Monte S.Angelo,
Comunita' montana
Manfredonia, San
del Gargano
Coincide con
Coincide con
Riserva Statale
30467
Coincide con pSIC
+ RNS
Giovanni Rotondo, San
Marco in Lamis, Rignano
Garganico.
IT9110019
Sfilzi
Vico del Gargano
Comunita' montana
69
del Gargano
IT9110031
IT9110036
Lago di Lesina (sacca
Comunita' montana
orientale)
del Gargano
Ischitella e Carpino
Monte Sant’Angelo
Comunita' montana
del Gargano
Coincide con
Riserva Statale
927
Coincide con
Riserva Statale
314
Coincide con
Riserva Statale
CARATTERISTICHE VEGETAZIONALI
Il Gargano
Il promontorio del Gargano, con i 1.065 m di M. Calvo e i 1.009 di M. Spigno, interrompe la
monotonia del paesaggio costiero del medio Adriatico.
74
Lo sperone d’Italia, costituito di bianca roccia calcarea, si protende per circa 30 km nell’Adriatico
verso i Balcani: ciò ha consentito il diffondersi nella regione di essenze vegetali di origine
balcanica, quali la vallonea (Quercus macrolepis Kotschy) e il fragno (Quercus troiana Webb), due
specie quercine presenti esclusivamente in Puglia (nel Gargano, nelle Murge e nel Salento).
Il Gargano è la subregione pugliese con il più alto indice di boscosità: all’elevata successione
altimetrica e all’eterogenea fisiografia corrisponde un complesso mosaico di tipologie vegetazionali
determinato dall’incontro delle componenti mediterranee con aspetti moderatamente continentali.
Sulle ripide scogliere si estendono ricche formazioni a pino d’Aleppo (Pinus halepensis), intrecciate
con formazioni sempreverdi mediterranee come il mirto (Myrtus communis L.), il rosmarino
(Rosmarinus officinalis L.), il leccio (Quercus ilex L.), il lentisco ( Pistacia lentiscus L.), il caprifoglio
(Lonicera capifolium L.); allontanandosi dal mare, con l’aumento di quota, il clima si fa più
continentale e si riscontrano formazioni a roverella (Quercus pubescens Willd) e cerreti (Quercus
cerris L.).
A quote più elevate appaiono le formazioni di faggio (Fagus selvatica), che sul Gargano è presente
alle più basse altitudini italiane; questa specie infatti, che in ambiente appenninico compare in
genere al di sopra dei 900-1.000 m, si trova nel bosco di Ischitella e nella foresta Umbra, a quote
di 270 m e 370 m, frammisto a specie arboree ed erbacee tipiche della macchia.
Il Tavoliere
È una estesa piana alluvionale che si estende in direzione SudEst-Nord-Ovest dal fiume Ofanto sino
al lago di Lesina. Il clima si mantiene pressoché uniforme, a parte il tratto sud- orientale aperto sul
mare Adriatico, sensibilmente più mite per l’effetto barriera del promontorio Garganico a NordNordEst. La temperatura media annua è di 15,5° C, con un massimo estivo di 25,5° C ed un
minimo invernale di 6° C e la quantità media annua di pioggia è la più bassa di tutta la regione
(<400 mm ).
La vegetazione spontanea è praticamente assente, perché sostituita da colture cerealicole e
orticole, diffuse in tutta l’area da tempi assai remoti. L’essenza arborea più diffusa è la roverella
che frequentemente si presenta in forma arbustiva e cespugliosa, a causa sia del disboscamento e
del pascolamento eccessivo sia della scarsa disponibilità idrica del suolo.
PRESSIONE VENATORIA
La pressione che l’attività venatoria esercita sulla fauna regionale cacciabile, calcolata come
rapporto tra il numero di cacciatori e la superficie regionale su cui è consentito cacciare.
75
Nel 2006 e nel 2007 la pressione venatoria in provincia di Foggia registra un valore pari a 0,012
leggermente inferiore rispetto al valore regionale che, nel 2007, risultava essere pari a 0,026.
Tale valore è inferiore a quello che si registra nelle altre province pugliesi e ciò è dovuto
essenzialmente all’ampia superficie utile alla caccia.
Risulta sostanzialmente invariato il numero totale di cacciatori e quello dei di cacciatori ammissibili,
a fronte di una contrazione della superficie utile alla caccia e del territorio cacciabile per cacciatore.
(Tab. 7) Attività venatoria in Puglia, annate venatorie 2006/2007 e 2007/2008
N. cacciatori
N. cacciatori ammissibili
Superficie Utile alla Caccia
(ha)
Territorio cacciabile per
cacciatore (ha)
Pressione venatoria
(n° cacc./ha)
A.V. 2006/2007
A.V. 2007/2008
A.V. 2006/2007
A.V. 2007/2008
A.V. 2006/2007
A.V. 2007/2008
A.V. 2006/2007
A.V. 2007/2008
A.V. 2006/2007
A.V. 2007/2008
Provincia/Ambito Territoriale di Caccia (ATC)
Foggia/
Lecce/
Taranto/
Bari/
Brindisi/
(BA/A)
(BR/A)
(FG/A)
(LE/A)
(TA/A)
5.243
6.640
5.327
5.933
5.217
5.144
6.615
5.387
6.128
5.485
12.063
6.218
22.363
9.699
7.300
12.042
6.218
22.347
9.695
7.300
229.327 118.206
425.124
185.254
138.770
228.930 118.206
424.821
184.304
138.770
43,74
17,80
79,80
31,22
26,60
44,50
17,87
78,86
30,07
25,30
0,022
0,056
0,012
0,032
0,037
0,022
0,055
0,012
0,033
0,039
Puglia
28.360
28.759
57.643
57.602
1.096.681
1.095.031
38,67
38,07
0,025
0,026
Fonte: BURP n. 115 del 16/08/2007 - DGR 3 agosto 2007, n. 1377 “Programma Venatorio regionale - annata 2007/2008”; BURP n.
105 del 17.08.2006 - DGR 4 agosto 2006, n. 1202 “Programma Venatorio regionale – annata 2006/2007”
Si riportano infine le superfici delle Zone di Ripopolamento e Cattura e delle Oasi di Protezione per
la provincia di Foggia relative all’annata venatoria 2006/2007; il valore complessivo è pari a 10.918
ettari per le prime e a 8.251 ettari per le seconde.
(Tab. 8) Superficie delle Zone di Ripopolamento e Cattura e delle Oasi di Protezione - A.V.
2006/2007
Zone di Ripopolamento e Cattura (ha)
Oasi di Protezione
(ha)
Prov. Foggia
Reg. Puglia
10.918
44.220
8.251
46.947
Fonte: Rapporto sullo Stato dell’Ambiente Arpa Puglia – ed. 2006
76
4.2.2
PAESAGGIO E BENI CULTURALI
Il paesaggio è l’aspetto visibile di un luogo.
La Convenzione europea del paesaggio, tenutasi a Firenze il 20 ottobre 2000 definisce il
paesaggio: “una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui
carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”.
La Convenzione, all’art. 5, riconosce il paesaggio quale parte essenziale dell’ambiente di vita delle
popolazioni e fondamento della loro identità e richiede di integrare il paesaggio nelle politiche di
pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo,
sociale ed economico.
L'art. 131, comma 1 del DLgs n. 42 del 2004 Codice dei beni culturali e del paesaggio riporta la
seguente definizione: “i fini del presente codice,per paesaggio si intendono parti di territorio i cui
caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni” La
definizione è simile a quella contenuta nella Convenzione europea del paesaggio, con la differenza
che non vi appaiono le parole: “osì come è percepita dalle popolazioni”
Molto importante è il comma 2 dello stesso articolo che così recita: “a tutela e la valorizzazione del
paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili”
Infatti, se il paesaggio deve essere bello, nel senso di essere armonioso, ordinato o anche vario o
singolare, un buon paesaggio deve essere anche identificativo del luogo di cui è l'aspetto.
Il paesaggio è il ponte fra conservazione e innovazione, consente alla cultura locale di “ripensare
se stessa”, di ancorare l’innovazione alla propria identità, ai propri miti, sviluppando “coscienza di
luogo” per non perdersi inseguendo i miti omologanti della globalizzazione economica. Un’identità
che si è costruita nell’azione umana di lunga durata, esito evolutivo di dinamiche relazionali nelle
quali le dimensioni dello spazio e del tempo sono indissolubilmente legate.
I paesaggi di Area Vasta sono le coste, i laghi costieri, gli altopiani carsici e gli agrumeti garganici,
la campagna ulivetata, i paesaggi cerealicoli del tavoliere e le Isole Tremiti ma anche le masserie, i
tanti centri storici, un patrimonio di storie e cultura immersi in una natura addomesticata di valore
inestimabile.
Ma i paesaggi di Area sono a rischio. Il degrado e la progressiva compromissione del patrimonio
paesaggistico sono sotto gli occhi di tutti. Ancora più aggressivi degli agenti ambientali (incendi,
erosione delle coste, desertificazione) sono i comportamenti sociali, i processi di sviluppo
economico e i nuovi stili di vita che incidono sempre più sul paesaggio e ne alterano la bellezza e
la integrità.
Un buon paesaggio, che sia piacevole e identificativo del luogo, è un bisogno per tutti noi. Un buon
paesaggio produce un senso di benessere. Il paesaggio incide anche sulle nostre azioni e sulle
nostre scelte: un paesaggio degradato riduce i freni inibitori e contribuisce al degrado sociale e alla
criminalità (teoria della finestra rotta). Il buon paesaggio ha anche una grande importanza
77
economica. In Italia il turismo produce circa il 30% del prodotto nazionale lordo, ma non
esisterebbe turismo se non esistessero luoghi belli e interessanti da andare a visitare.
La qualità del paesaggio deriva in varia misura da aspetti estetici, quali l'ordine, l'equilibrio formale, la
varietà ed anche il disordine pittoresco e le dissonanze singolari, ma anche da aspetti di identità, cioè
da forme di una struttura che riconosciamo adatta alla funzione del vivere, siano esse singole o nel
loro insieme.
Per scongiurare la prospettiva del progressivo degrado, in attuazione dei principi sanciti dall’art.9
della Costituzione, il D.Lgs 42, del 22 gennaio 2004, il cosiddetto “Codice Urbani”, disciplina i
contenuti della pianificazione paesaggistica (art.143), attribuendo alla Regione (art.135) il compito
di far sì “che il paesaggio sia adeguatamente tutelato e valorizzato”.
La Giunta regionale, affermando che “Il Piano Urbanistico Territoriale Tematico (PUTT/P),
elaborato ai sensi della legge regionale 56/1980…. appare non coerente con alcuni elementi di
innovazione introdotti dal Codice dei beni culturali e del paesaggio”, ha deliberato “la redazione del
nuovo Piano Paesaggistico regionale, adeguato al D.Lgs. 42/2004” .
A seguito di tale atto, la Giunta ha approvato il documento programmatico del Piano Paesaggistico
Territoriale della Regione Puglia che stabilisce i principali obiettivi del Piano: uno sviluppo locale
autosostenibile, fondato sul riconoscimento e la valorizzazione dell’identità dei luoghi, mediante lo
sviluppo della società locale basato sulla crescita della coscienza di luogo.
La coscienza di luogo è intesa come la consapevolezza, acquisita attraverso un percorso di
trasformazione culturale degli abitanti e dei produttori, del valore patrimoniale dei beni comuni
territoriali (materiali e relazionali), in quanto elementi essenziali per la riproduzione della vita
individuale e collettiva, biologica e culturale.
I contenuti del Piano sono definiti dall’art. 143 del D.Lgs. 42/2004. In particolare, di fronte al
continuo sviluppo del settore edilizio e al perdurare di una crescita incontrollata della superficie
edificata, che investe periferie urbane, campagne e zone costiere, è necessario dettare regole di
trasformazione che permettano:
•
di programmare gli interventi in armonia con il carattere identitario dei luoghi;
•
di qualificare i progetti di trasformazione;
•
di indirizzare le politiche e gli investimenti.
78
Si tratta dunque di definire regole di trasformazione del territorio che consentano di mantenerne e
svilupparne l’identità, i valori paesaggistici ed ecologici, e che ne elevino la qualità producendo
valore aggiunto territoriale.
Dalla conservazione alla valorizzazione: questo percorso metodologico consente di sviluppare
un’idea di Piano Paesaggistico che, superando il carattere vincolistico applicato ad alcune aree di
conservazione, si ponga l’obiettivo della valorizzazione attiva del patrimonio territoriale e
paesaggistico, coniugando identità di lunga durata ed innovazione di breve periodo, paesaggio ed
economia, valore di esistenza e valore d’uso in forme durevoli e sostenibili.
Ai fini di costituire un corredo conoscitivo del processo di Piano, la Giunta Regionale ha poi deciso
di redigere una Carta dei beni culturali della Regione Puglia, affidandone l’incarico alle Università di
Foggia, di Bari, di Lecce e al Politecnico di Bari, con il coordinamento scientifico di Giulio Volpe,
professore dell’Università di Foggia.
In un territorio di matrice rurale come quello Foggiano, uno degli elementi di qualità è
indubbiamente rappresentato dal paesaggio.
La provincia di Foggia vanta studi approfonditi sulle caratteristiche dei suoi territori rurali, studi che
sono
stati
ulteriormente
raffinati
nell’ambito
della
redazione
del
Piano
Territoriale
di
Coordinamento Provinciale attraverso la classificazione in Sistemi di Terre in grado di descrivere,
su basi ambientali di tipo strutturale, i paesaggi e le risorse che caratterizzano il territorio
provinciale.
La Carta dei Sistemi di terre si propone come strumento preliminare di analisi e valutazione a scala
provinciale delle risorse dello spazio rurale. L’attenzione è incentrata sulla capacità di quest’ultimo
di fornire produzioni agro-forestali e servizi ambientali diversificati, legati alla riproduzione del
capitale naturale, al mantenimento della biodiversità e dei cicli idrologici e biogeochimici, come
anche all’offerta di occasioni di vita all’aperto, per la fruizione estetica, ricreativa e culturale.
La legenda della Carta si articola in due livelli gerarchici:
grandi sistemi di terre;
sistemi di terre.
I grandi sistemi individuati a scala provinciale sono 6:
Appennino Dauno;
Rilievi calcarei ed altopiani carsici del promontorio del Gargano;
79
Tavoliere;
Terrazzi alluvionali dei fiumi Fortore ed Ofanto;
Fondovalli alluvionali;
Pianure costiere.
I grandi sistemi di terre rappresentano il repertorio essenziale di tipologie ambientali necessarie a
strutturare e descrivere la complessa articolazione territoriale della provincia di Foggia, a renderla
comprensibile,
intellegibile
agli
occhi
di
osservatori
afferenti
a
diverse
discipline.
L’elenco dei grandi sistemi è allo stesso tempo una lista ragionata dei differenti problemi e delle
opportunità con cui hanno dovuto confrontarsi nei secoli le popolazioni, per soddisfare le diverse
esigenze legate all’abitare e al difendersi, al reperimento delle materie prime ed alla produzione di
alimenti, alle comunicazioni ed agli scambi.
L’area del Tavoliere
L’area del Tavoliere è articolata in due Sistemi di terre: Sistema dell’Alto Tavoliere e Sistema del
Basso Tavoliere.
Il sistema dell’Alto Tavoliere comprende i rilievi a bassa energia e le superfici ondulate dell’Alto
Tavoliere, con i paesaggi cerealicoli tradizionali dell’alta pianura e della fascia pedecollinare.
Gli usi agricoli predominano, con la prevalenza del seminativo asciutto (78%, in larga
misura grano duro) e di quello irriguo (10%).
Il sistema del Basso Tavoliere comprende le aree meno rilevate, subpianeggianti del Tavoliere,
caratterizzate nell’ultimo quarantennio da più intense dinamiche di trasformazione colturale ed
urbana. Gli usi agricoli predominano, con la prevalenza del seminativo asciutto (54%), degli
arboreti, sovente irrigui (27,2) e del seminativo irriguo (12%).
La vulnerabilità delle risorse di base (acqua, suolo) è moderata per entrambi i sistemi.
La capacità di assorbimento visivo dei paesaggi dell’Alto Tavoliere, estremamente rarefatti e
caratterizzati da una morfologia armoniosamente ondulata, è molto elevata; per quanto è riferibile
al Basso Tavoliere la capacità di assorbimento visivo dei paesaggi è moderata, localmente bassa.
I paesaggi di eccellenza della provincia di Foggia
80
Se i vasti paesaggi cerealicoli del Tavoliere esercitano un fascino meditativo e consentono visuali
ampie e distese, le aree costiere della provincia offrono paesaggi di eccellenza da un punto di vista
naturalistico, fruitivi e percettivo.
Meritano di essere segnalati per la loro straordinaria qualità:
Il Grande Sistema della pianura costiera.
Il grande sistema comprende le aree costiere retrodunari, relativamente depresse, bonificate nei
primi decenni del ‘900, gli specchi d’acqua costieri, i sistemi dunari.
Esso comprende aree umide, ecosistemi agricoli e naturali di rilevantissimo valore ambientale,
paesaggistico, ricreativo. Le aree naturali o semi-naturali rappresentano il 13% circa del grande
sistema. Gli usi agricoli prevalenti sono il seminativo asciutto (45%) ed irriguo (32%).
La densità urbana è moderata, localmente elevata. La vulnerabilità delle risorse di base (acqua,
suolo, paesaggio) è estremamente elevata. Il potenziale di rinaturalizzazione è molto elevato, per il
possibile potenziamento della rete ecologica legata alle formazioni costiere ed a quelle ripariali.
Il Grande Sistema del Promontorio del Gargano.
Il Grande Sistema comprende i rilievi calcarei e gli altopiani carsici del Promontorio del Gargano,
caratterizzati
dalla
presenza
di
ecosistemi
di
assoluto
valore
naturalistico,
ambientale
e paesaggistico. Il Grande Sistema presenta condizioni prevalenti di naturalità (aree naturali pari al
65% della superficie), in rilevante misura frutto degli intensi processi di rinaturalizzazione
spontanea dell’ultimo quarantennio.
Il paesaggio è caratterizzato da matrice naturale prevalente, con una rete di ecosistemi
semiarbustivi, pascolativi ed agricoli aperti (35%), di importanza strategica per la conservazione
della biodiversità e del paesaggio. La vulnerabilità delle risorse di base (acqua, suoli, vegetazione)
è moderata, localmente elevata o estremamente elevata in corrispondenza delle “isole” di
ecosistemi forestali mesofili (faggete) poste ai limiti estremi degli areali di diffusione.
81
Parchi, Riserve, Oasi
Estensione
Tipologia
Localizzazione
Include diverse tipologie di
ambienti naturali e pertanto
Parco Nazionale del Gargano
121.000 ha
Gargano
ha un elevatissimo grado di
biodiversità
Riserva naturale “Foresta
Riserva biogenetica di Faggio
399 ha
Gargano centrale
Umbra”
Riserva naturale “Falascone”
misto a Carpino bianco
48 ha
Faggeta naturale
Gargano centrale
Riserva integrale con Faggio,
Riserva naturale “Sfilzi”
56 ha
Carpino, Leccio ad
Gargano centrale
elevatissima biodiversità
Faggete ubicate a bassa
Riserva naturale “Ischitella e
Gargano
299 ha
quota e pertanto definite
Carpino”
settentrionale
“depresse”
Riserva naturale “Monte
Pineta naturale di Pino
Gargano
d’Aleppo
meridionale
124 ha
Barone”
Gargano
Riserva naturale “Isola
Pinete a Pino d’Aleppo e Pino
settentrionale,
Marittimo
adiacente la
154 ha
Varano”
laguna di Varano
Laguna di Lesina,
Riserva naturale “Lago di
Paludi di acqua dolce e
930 ha
Gargano
Lesina”
salmastra
settentrionale
Prati allagati di Salicornia ed
Riserva naturale “Palude
Gargano
257 ha
altre specie resistenti alle
Frattarolo”
meridionale
acque salmastre
Riserva marina “Isole
Fondali sabbiosi e rocciosi
1509 ha
Isole Tremiti
Tremiti”
popolati da spugne, coralli
Macchia mediterranea in
Oasi LIPU "Dune di Lesina"
25 ha
Duna di Lesina
ambiente dunale
Ambiente ipogeo e sorgivo;
Oasi WWF "La Salata" anche
Costa garganica
3 ha
notevole anche il valore
di interesse archeologico
settentrionale
archeologico
Gargano
Oasi “Lago Salso”
490 ha
Paludi di acqua dolce
meridionale
82
La provincia di Foggia è caratterizzata da un ricco e vario patrimonio culturale che la rende
particolarmente interessante dal punto di vista storico, artistico e paesaggistico; con valenze che vanno
dal bene architettonico, al bene archeologico, a quello più propriamente ambientale, le cui prime tracce
risalgono a trecentomila anni fa, in piena età Paleolitica, quando lo sperone roccioso del Gargano,
ricco di giacimenti di selce, di boschi, con le sue numerose grotte ed i suoi ripari, offrì le condizioni
ideali per lo stanziamento umano.
La situazione attuale denota, purtroppo, che gran parte dei beni versa spesso in condizioni di abbandono
e degrado e non è in alcun modo censita o comunque rilevata da fonti ufficiali.
La conoscenza del patrimonio culturale nel suo complesso e la valorizzazione di beni di diversa
tipologia è fondamentale nell'ottica di un possibile sviluppo del turismo culturale. Infatti, alla presenza di
un ricco patrimonio storico-artistico (centri storici, abbazie, insediamenti fortificati, ecc.) non sempre
corrisponde un'adeguata rete di accesso, fruizione e gestione, limitando in tal modo le potenzialità del
ricco e diversificato patrimonio culturale di cui è dotata la provincia di Foggia.
Per poter valutare la stato attuale della componente "patrimonio culturale e paesaggistico" è stato scelto,
tra le varie fonti utilizzabili, il Piano Urbanìstico Territoriale Tematico (P.U.T.T.), poiché in grado di
rispondere all'esigenza di popolamento degli indicatori selezionati. Infatti, Il P.U.T.T. elenca a un livello
di disaggregazione comunale, tutti i beni culturali della regione, sia archeologici che architettonici,
vincolati e segnalati ai sensi della L. 1089/39, L. 1947/39 e L. 431/85, inclusi quelli paesaggistici.
Il dato presente in questo importante documento è stato integrato con l’esame di una monografia
relativa ai beni culturali allegata al PTCP della provincia di Foggia espressione di un lavoro di
ricerca empirico condotto nell’ambito provinciale e che ha spinto gli studiosi ad un censimento con
correlata lettura della trama dei siti archeologici della Daunia.
La distribuzione sul territorio regionale dei Beni Archeologici e Architettonici, vincolati e segnalati è
riportata, attraverso un'aggregazione dei dati a livello provinciale, nella Tabella 9.
Bari
Brindisi
Foggia
Lecce
Taranto
Totale Puglia
Beni
archeologici
vincolati
150
24
198
39
75
Beni
archeologici
segnalati
293
254
212
160
187
486
1106
Fonte: Elaborazione dati P.U.T.T.
83
Beni
Beni
architettonici architettonici
vincolati
segnalati
156
347
52
31
73
118
159
318
125
511
939
Totale
946
361
601
676
458
3042
Come mostra la tabella appena sopra riportata, esiste – a livello regionale – un notevole squilibrio tra i
beni vincolati e quelli segnalati ma, se consideriamo i dati relativi alla sola provincia di Foggia, la situazione
si dimostra abbastanza positiva. Infatti, per i beni archeologici la percentuale di quelli sottoposti a vincolo è
del 93%, mentre per i beni architettonici tale valore è del 62%.
Secondo la catalogazione del P.U.T.T., i beni culturali sono individuati attraverso la loro stratificazione
storica nell'arco di diversi migliaia di anni; in tal modo si distinguono: grotte risalenti all'età paleolitica (tra i
300 mila e gli 11 mila anni fa); torri e grotte dell'età neolitica (tra il VI ed il III millennio a.C); al II
millennio (età del bronzo) si fanno risalire grotte, abitati e necropoli; tra l'XI e il III secolo a.C. –
periodo compreso tra la prima età del ferro e la romanizzazione – si registra la nascita della Civiltà
Dauna. Risultano invece successivi alla romanizzazione (tra il III a.C. ed il V secolo d.C.) gli Abitati, veri e
propri insediamenti spesso coincidenti con delle necropoli, le Ville e gli Insediamenti Rurali e Produttivi. A
un periodo immediatamente successivo sono ascrivibili insediamenti rurali, recinti fortificati, necropoli,
chiese ed ipogei.
Concentrando il nostro esame su quella che è la situazione della sola provincia di Foggia, si esaminano di
seguito i beni che maggiormente la caratterizzano.
Le Grotte
Nella Figura seguente è riportata la distribuzione delle 1939 grotte censite su tutto il territorio regionale
dalla Federazione Speleologica Pugliese e riportate nel Catasto regionale delle Grotte, aggiornato al 1999.
800
703
Bari
600
508
Brindisi
400
243
302
175
200
Foggia
Lecce
Taranto
0
Bari
Brindisi
Foggia
Lecce
Taranto
Fonte: Elaborazione dati Catasto delle grotte
Come è evidente, nella provincia di Foggia c'è la maggior concentrazione di grotte, pari al 36% del dato
regionale.
Uno studio più recente e relativo al solo Parco Nazionale del Gargano è stato condotto dal Gruppo
Speleologico Dauno che ha effettuato il primo monitoraggio ambientale di grotte e aree carsiche a
rischio. Il risultato di quest'analisi ha portato all'individuazione di 40 cavità naturali e due aree carsiche
situate nelle località Difesa-Montenero e Sant'Egidio constatandone, purtroppo, il cattivo stato di
84
conservazione e l'elevato inquinamento in quanto, nella maggior parte dei casi, le grotte sono state
utilizzate come vere e proprie discariche, perdendo di conseguenza il proprio valore turistico-culturale.
Le Masserie
Complesso di fabbricati variamente articolati, a servizio di un'azienda estensiva prevalentemente
cerealicola. Si compone generalmente di più gruppi di fabbricati: la casa padronale, quasi sempre
a due piani fuori terra, con le abitazioni dei lavoranti fissi; un complesso comprendente le
cafonerie, dormitori per i lavoranti avventizi, la cucina, le stalle per gli animali da lavoro (se buoi,
si chiamano gualanerie). Nell'aia si trovano le fosse per la conservazione dei cereali. Può esservi
anche una chiesetta e, se l'azienda comprende anche un gregge ovino, lo scaraiazz(e). Le masserie
presentano tipologie differenti in base al territorio in cui sono ubicate; infatti, nell'area del Gargano, sono
inserite in un paesaggio privo di dimore permanenti e circondate da un latifondo in cui si svolgono le
attività agricole. Sono del tipo con corte interna oppure costituite da massicci edifìci a due piani con torri o
garitte pensili. Nel Tavoliere, lungo la costa, sono di dimensioni ridotte, mentre nell'interno diventano di
grandi dimensioni del tipo con corte.
Distribuzione sul territorio provinciale delle Masserie
Le masserie censite risultano in totale 1.036 di cui 21 non esistono più.
I territori interessati dal sistema organizzativo della Masseria fanno riferimento ai seguenti comuni
di Area Vasta e alle relative unità:
85
COMUNE
N° MASSERIE
Apricena
30
Cagnano Varano
10
Carapelle
2
Carpino
3
Cerignola
75
Chieuti
12
Foggia
66
Ischitella
14
Lesina
15
Manfredonia
62
Monte Sant'Angelo
35
Ordona
2
Orta Nova
13
Poggio Imperiale
14
Rignano Garganico
22
San Giovanni Rotondo
29
San Marco in Lamis
13
San Nicandro Garganico
4
San Paolo di Civitate
17
Sant'Agata di Puglia
19
Serracapriola
15
Stornara
5
Stornarella
6
Torremaggiore
39
Vico del Gargano
1
Vieste
1
Volturala Appula
15
Volturino
20
Zapponeta
5
Le Poste
Detta anche masseria di pecore, è la tipica azienda pastorale del Tavoliere. Generalmente edificata
a partire dai primi anni dell'Ottocento, consta di due gruppi di fabbricati: lo scaraiazz(e),
costruzione allungata esposta a sud, aperta a porticato, per il ricovero degli animali; il casone,
complesso di fabbricati per abitazione dei pastori e per la lavorazione del formaggio.
Distribuzione sul territorio provinciale delle Poste
86
Le poste censite risultano in totale 76, 2 di queste non esistono più.
I territori interessati dal sistema organizzativo della posta fanno riferimento ai seguenti comuni di
Area Vasta e ai relativi numeri di poste:
COMUNE
NUMERO POSTE
Cerignola
14
Chieuti
1
Foggia
13
Manfredonia
11
Monte Sant'Angelo
2
Ordona
1
San Giovanni Rotondo
8
San Severo
1
Vieste
1
Gli Sciali
Gli sciali, dimore rurali presenti nella fascia costiera tra Manfredonia e Zapponeta, dapprima di
utilizzo temporaneo e successivamente adibite ad uso permanente, realizzate in tufo, con tetto a
falde con coppi, presentano tra gli elementi caratteristici la garitta pensile ed il papaglione (camino
estradossato).
Distribuzione sul territorio provinciale degli Sciali
87
I territori interessati dal sistema organizzativo degli sciali fanno riferimento al seguente comune di
Area Vasta:
COMUNI
NUMERO SCIALI
Manfredonia
26
I Casini
Costruzione rurale a due piani fuori terra, diffusa soprattutto nelle zone a colture legnose del
Gargano. Generalmente con scala esterna, il pianterreno è utilizzato a stalla e magazzino e/o
cantina, il vano superiore a cucina e stanza da letto.
Distribuzione sul territorio provinciale dei Casini
88
I casini censiti risultano in totale 321 di cui 11 non esistono più.
I territori interessati dalla sistema organizzativo del casino fanno riferimento ai seguenti comuni di
Area Vasta e alle relative unità:
COMUNE
NUMERO CASINI
Apricena
16
Cagnano Varano
8
Carpino
6
Cerignola
17
Foggia
10
Ischitella
11
Lesina
8
Manfredonia
18
Monte Sant'Angelo
14
Peschici
1
Rignano Garganico
5
Rodi Garganico
1
San Giovanni Rotondo
4
San Marco in Lamis
17
San Nicandro Garganico
15
San Paolo di Civitate
4
89
COMUNE
NUMERO CASINI
San Severo
9
Serracapriola
11
Stornara
4
Stornarella
1
Torremaggiore
21
Vico del Gargano
5
Vieste
13
Zapponeta
1
Le Ville
Complessi isolati, con forti connotazioni di residenza suburbana, presenti a partire dagli inizi
dell'Ottocento in prevalenza nelle aree di particolare pregio naturalistico o in prossimità dei
maggiori centri abitati.
Distribuzione sul territorio provinciale delle Ville
90
Le ville censite risultano in totale 36, 1 delle quali non esiste più.
I tenitori interessati dalla sistema organizzativo della villa fanno riferimento ai seguenti comuni
di Area Vasta e alle relative unità :
COMUNE
NUMERO VILLE
Cerignola
3
Foggia
3
Rodi Garganico
7
Stornara
1
Vico del Gargano
1
I Poderi
Manufatti di nuova edificazione, realizzati tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del Novecento,
legati alle borgate e ai centri di servizio. Le loro caratteristiche architettoniche variano a seconda
dell'epoca e degli enti assegnatari.
91
Distribuzione sul territorio provinciale dei Poderi
I territori interessati dalla sistema organizzativo dei poderi fanno riferimento ai seguenti comuni di
Area Vasta e alle relative unità:
COMUNE
NUMERO PODERI
Apricena
5
Carapelle
19
Cerignola
78
Chieuti
58
Foggia
276
Manfredonia
128
Orta Nova
28
Poggio Imperiale
1
Rignano Garganico
6
San Giovanni Rotondo
14
San Marco in Lamis
4
San Severo
211
Serracapriola
75
Torremaggiore
139
Ordona
1
Zapponeta
2
92
Le Taverne
Manufatti di servizio posti generalmente lungo la viabilità principale, "di fabbrica" o naturale,
spesso di grandi dimensioni e in qualche caso ben conservate.
Distribuzione sul territorio provinciale delle Taverne
Le taverne censite risultano in totale 13, 2 delle quali non esistono più.
I territori interessati dal sistema organizzativo delle taverne fanno riferimento ai seguenti comuni
di Area Vasta:
COMUNI
NUMERO TAVERNE
Monte Sant'Angelo
1
San Giovanni Rotondo
1
San Paolo di Civitate
1
I Trabucchi
Si tratta di "macelline" per la pesca da terra, costruite in legno, sul modello delle attrezzature
militari utilizzate fino al Medioevo negli assedi. Sono collocate fondamentalmente lungo la costa
del Gargano.
93
Distribuzione sul territorio provinciale dei Trabucchi
I trabucchi censiti risultano in totale 7.
Il territorio interessato dal sistema organizzativo dei trabucchi fa riferimento al seguente comune
di area Vasta:
COMUNI
NUMERO TRABUCCHI
Peschici
7
Archeologia Produttiva
Complessi isolati, con connotazioni tipologiche legate alla produzione, trasformazione ed
immagazzinamento dei prodotti agricoli, delle argille e del sale. Si tratta di beni misti che
individuano un quadro di attività che si svolgevano nel territorio.
Distribuzione sul territorio provinciale di Archeologia Produttiva
94
I beni dell'archeologia produttiva censiti risultano in totale 44.
I territori interessati dalla sistema organizzativo dell’archeologia produttiva fanno riferimento ai
seguenti comuni di Area Vasta e alle relative unità:
COMUNE
NUMERO
Cerignola
3
Chieuti
1
Foggia
4
Manfredonia
1
Mattinata
2
San Nicandro Garganico
1
San Severo
1
Vieste
1
Le Torri
Il termine "torre" è usato nella toponomastica di alcune aree della provincia non solo con
riferimento alle "strutture difensive", ma anche, genericamente, con riferimento a luoghi non
propriamente fortificati ed usati talvolta come dimora rurale o con funzioni pubbliche (torre
dell'orologio). Di grande interesse storico sono in particolare le torri costiere, edificate nel
Cinquecento a difesa della costa, lungo il litorale del Gargano. Ad oggi sono abbandonate al degrado,
95
salvo alcuni casi di interventi di restauro che, però, non ne garantiscono la continua manutenzione
resa necessaria dalla loro particolare localizzazione nelle vicinanze del mare.
Distribuzione sul territorio provinciale di Torri e Fortificazioni
Le torri censite risultano in totale 87.
I territori interessati dal sistema organizzativo delle torri e fortificazioni fanno riferimento ai
seguenti comuni di Area Vasta e alle relative unità
N. TORRI E
COMUNE
FORTIFICAZIONI
Apricena
1
Carpino
1
Cerignola
2
Chieuti
5
Foggia
1
Ischitella
2
Isole Tremiti
2
Lesina
2
Manfredonia
8
Mattinata
3
Ordona
1
Orta Nova
2
Peschici
6
Rignano Garganico
1
Rodi Garganico
2
96
N. TORRI E
COMUNE
FORTIFICAZIONI
San Nicandro Garganico
5
San Paolo di Civitate
1
Serracapriola
1
Stornara
3
Vico del Gargano
2
Vieste
13
Zapponeta
1
I Castelli
L'architettura fortificata presenta sostanzialmente due tipologie di insediamenti castellari: una
legata all'azione di presidio delle aree poste lungo i confini naturali occidentali e settentrionali della
Capitanata, realizzata durante l'XI secolo dai Bizantini; un'altra, diffusa in generale dal Promontorio
garganico al Preappennino dauno, edificata in età normanna, sveva ed angioina. A queste strutture
si aggiungono quelle di tipo baronale realizzate dal XV secolo in poi (Torremaggiore, Serracapriola,
Celenza Valfortore, Vico del Gargano, San Nicandro Garganico, etc).
Distribuzione sul territorio provinciale dei Castelli
I castelli censiti risultano in totale 26.
I tenitori interessati dal sistema organizzativo dei castelli fanno riferimento ai seguenti comuni di
Area Vasta e ai relativi numeri di strutture castellari:
COMUNI
NUMERO CASTELLI
97
COMUNI
NUMERO CASTELLI
Apricena
2
Ascoli Satriano
1
Foggia
2
Manfredonia
1 e zona di rispetto
Monte Sant'Angelo
1
Peschici
1
Rodi Garganico
1
San Nicandro Garganico
1 e zona di rispetto
Serracapriola
1
Torremaggiore
2
Vico del Gargano
1
Vieste
1
Complessi civili e religiosi
Manufatti a carattere sia civile (palazzi signorili, teatri...) che religioso (abbazie, monasteri) sparsi
nel territorio o presenti nei centri abitati.
Distribuzione sul territorio provinciale dei Complessi Civili e Religiosi
I complessi civili e religiosi censiti risultano in totale 132, uno dei quali non esiste
più.
I tenitori interessati dai complessi civili e religiosi fanno riferimento ai seguenti comuni di Area
Vasta e alle relative unità:
98
COMUNE
NUMERO
Carpino
1
Cerignola
6
Foggia
23
Ischitella
1
Isole Tremiti
2
Lesina
2
Manfredonia
4
Mattinata
4
Monte Sant'Angelo
5
Rodi Gargarrico
2
San Giovanni Rotondo
5
San Nicandro Garganico
2
San Paolo di Civitate
1
San Severo
4
Serracapriola
2
Torremaggiore
1
Vico del Gargano
1
Zapponeta
1
Edifici religiosi ed edicole
Manufatti di varie dimensioni e tipologia, a carattere religioso. Prevalgono le chiese, le cappelle
rurali e urbane, le edicole votive e, in generale, le espressioni della caratteristica religiosità
popolare.
Distribuzione sul territorio provinciale degli Edifici Religiosi ed Edicole
99
Gli edifici religiosi e le edicole censite risultano in totale 241.
I territori interessati dal sistema degli edifici religiosi e delle edicole fanno riferimento ai
seguenti comuni di Area Vasta e ai relativi numeri:
NUMERO
COMUNE
EDIFICI RELIGIOSI ED
EDICOLE
Apricena
4
Carpino
2
Cerignola
9
Chieuti
2
Foggia
18
Ischitella
6
Isole Tremiti
1
Lesina
5
Manfredonia
11
Mattinata
5
100
NUMERO
COMUNE
EDIFICI RELIGIOSI ED
EDICOLE
Monte Sant'Angelo
7
Ordona
1
Orta Nova
2
Peschici
?
Rignano Garganico
1
Rodi Garganico
5
San Giovanni Rotondo
3
San Marco in Lamis
13
San Nicandro Garganico
3
San Paolo di Civitate
2
San Severo
5
Serracapriola
6
Stornarella
1
Torremaggiore
3
Vico del Gargano
12
Vieste
6
I Tratturi
Oltre alla tipologia di beni appena descritta, che ha caratteristiche puntuali o areali, hanno grande
rilevanza anche quei beni detti "lineari", costituiti dai tratti della viabilità di età romana (tra il I secolo a.C.
e l'età imperiale) che prendono il nome di tratturi ed erano utilizzati, per oltre sei secoli, per la
transumanza, o "mena", delle pecore. In epoca remota dovevano essere soltanto delle piste di terra
battuta che, per ragioni di convenienza, i pastori annualmente utilizzavano per le loro migrazioni e
che dovevano corrispondere in parte alle calles o viae publicae del periodo romano.
In seguito, in considerazione della loro necessità e con l'intento di impedire le appropriazioni che a
danno dei pastori ne facevano i proprietari confinanti, ne fu fissata la larghezza, con norma che
non ammetteva deroga.
Ogni tratturo, si decise fin dai tempi più antichi della Dogana, doveva essere largo 60 trapassi (m.
111 circa), “di modo che in esso le morre potessero rinvenire e il comodo transito e la possibilità di
una permanenza limitata alla notte nonché un qualche pascolo”.
Sui tratturi era vietato "mantenere vigne, ortali, arbusti, giardini, seminati, difese".
101
I tratturi si distinguevano in principali, propri e fissi, ed in casuali ed amovibili; il collegamento fra
loro ed i centri minori abitati era assicurato da percorsi meno spaziosi, detti tratturelli e bracci.
Tutti prendevano il nome distintivo dai paesi toccati dai loro punti estremi o dai più importanti
luoghi di attraversamento (ad es. tratturo Aquila-Foggia; Celano-Foggia; Lucera-Casteldisangro;
Pescasseroli-Candela; tratturello Orta-Tressanti; Canosa-Ruvo; Orsanese; dei Pini, ecc.).
I tratturi attraversavano i monti dell'Abruzzo, del Matese e del Gargano, le pianure del Tavoliere, del
Salento e del Metapontino.
Con il declino della transumanza, questa tipologia di bene vincolato è andata via via scomparendo e,
anche se tutelata dai vincoli delle leggi 1089/39 e 1939/39, oggi ne rimangono poche testimonianze che
andrebbero, per questa ragione, valorizzate.
4.2.3
ACQUA E AMBIENTE MARINO COSTIERO
4.2.3.1
QUALITÀ DELLE ACQUE
BACINI IDROGRAFICI
La porzione più settentrionale del Tavoliere è delimitata da una linea tettonica che localmente si
estende da Torre Mileto fino alla diga di Occhito sul Fortore. Tale discontinuità strutturale ha
determinato la formazione di uno spartiacque diretto parallelamente alla struttura ed un drenaggio
delle acque verso Nord.
In tempi successivi, la formazione di strutture minori trasversali rispetto alla principale, ha favorito
il rimontare, verso Nord-Ovest, di taluni affluenti del torrente Candelaro, la cattura dei tratti alti dei
corsi d’acqua del Tavoliere settentrionale e la conseguente migrazione verso Nord dello
spartiacque. Una caratteristica di quest’area è data dal notevole approfondimento degli alvei
fluviali attualmente in fase di notevole erosione regressiva.
Il Tavoliere centrale è attraversato dai torrenti Triolo, Salsola, Vulgano e Celone, affluenti del
torrente Candelaro, il quale scorre da Nord-Ovest verso Sud-Est costeggiando il Promontorio del
Gargano e riversa le proprie acque nel Golfo di Manfredonia. Qui i corsi d’acqua nascono
dall’Appennino e, nel settore più occidentale, a ridosso dei rilievi del Subappennino dauno,
scorrono in direzione da Ovest-NordOvest ad Est-NordEst per poi subire una piccola deviazione
verso Nord-Est ed immettersi, per la maggior parte, nel torrente Candelaro. Nella porzione più
orientale del Tavoliere centrale, che parte dai 100 m di quota e si raccorda con la piana costiera
attuale, i corsi d’acqua che oggi la solcano nel passato dovevano divagare a lungo prima di
immettersi nel torrente Candelaro, come testimoniano i numerosi tratti di paleoalvei con
102
andamento meandriforme. Nel corso degli ultimi due secoli le variazioni di percorso di questi
torrenti sono state anche determinate dalle numerose opere di sistemazione idraulica che si sono
succedute, a volte, con effetti contrastanti.
Il Basso Tavoliere è invece percorso dal Cervaro, dal Carapelle e da una serie di canali minori che
sfociano, quando non si impantanano, nel mare Adriatico. Tale reticolo idrografico minore è
costituito da corsi d’acqua che scorrono secondo una direzione ortogonale alla linea di costa sino
all’altezza di Cerignola, dove subiscono una rotazione verso Nord legata probabilmente a recenti
fasi di sollevamento differenziale.
In definitiva si tratta di incisioni povere d’acqua, poco approfondite, che hanno esercitato una
debole attività erosiva. Generalmente, le prime precipitazioni intense autunnali non determinano
deflussi idrici di interesse, tant’è che l’alveo resta asciutto a volte fino a dicembre. Soltanto quando
i terreni affioranti nel bacino imbrifero risultano saturati dalle precipitazioni liquide e solide
stagionali, allora improvvisamente si formano onde di piena caratterizzate da portate e coefficienti
di deflusso elevati e di durata contenuta.
Nel Gargano non è presente alcun corso d’acqua perenne. Sugli estesi pianori a doline, situati sulle
aree più elevate, è addirittura difficile individuare accenni di idrografia superficiale. Nelle altre
porzioni del promontorio, numerosi sono invece i brevi corsi vallivi e le incisioni più ampie e
profonde percorsi da acque torrentizie con abbondante trasporto solido in occasione di eventi
meteorologici di forte intensità e breve durata.
Nel Gargano occidentale, a Sud-Ovest della linea Rodi Garganico-Mattinata, è evidente che
l’istaurarsi della rete idrografica è stata in massima parte condizionata dalle dislocazioni tettoniche
e che, data la forte permeabilità delle rocce che favorisce l’infiltrazione in profondità della maggior
parte delle acque di pioggia, il ciclo erosivo si trova tuttora nella fase giovanile. Si osservano,
infatti, ripide e profonde incisioni vallive in corrispondenza delle maggiori linee di faglia. A questo
proposito esempi classici offrono la Valle Stignano e la Valle Carbonara, impostatesi lungo la stessa
linea di faglia con direzione Est-Ovest. La stessa cosa avviene per le valli (ad esempio, per la Valle
Stretta), che con andamento da Sud-Est verso Nord-Ovest, in corrispondenza di faglie e fratture di
direzione appenninica, scaricano le loro acque torrentizie, cariche di materiali solidi, nel Lago di
Lesina. Anche le innumerevoli lame e gravine cataclinali, solcanti da Nord a Sud le ripide scarpate
di faglia dirette Est-Ovest, sono una conseguenza diretta delle dislocazioni tettoniche.
Il Gargano orientale, a Nord-Est della linea Rodi Garganico-Mattinata, è invece solcato da
innumerevoli valli cataclinali, ad andamento pressoché radiale, in genere ripide e più fortemente
incise nelle testate, a debole pendenza e svasate nelle loro parti terminali; queste ultime non di
rado sono colmate da depositi alluvionali. Il gran numero e la disposizione delle valli, in questa
parte del promontorio, dipende dal fatto che il grado di permeabilità dei terreni è in media molto
minore che nel Gargano occidentale e che le dislocazioni tettoniche non hanno visibilmente
103
influenzato l’instaurazione della rete idrografica superficiale. Per le stesse ragioni il ciclo erosivo ha
potuto qui raggiungere una fase di maturità.
I bacini di maggiore importanza risultano essere quelli dei fiumi Fortore e Ofanto che interessano
solo parzialmente l’area di interesse.
Tra i bacini, invece, che riguardano l’area di interesse assumono rilievo quelli del Candelaro, del
Cervaro e del Carapelle che risultano gli unici per i quali le condizioni geomorfologiche consentono
l’esistenza di corsi d’acqua, sia pure con un comportamento idrologico sempre spiccatamente
torrentizio. Per questi la rete idrografica, nelle zone della piana del Tavoliere, si evidenzia una
talora sensibile modificazione antropica. Nell’area più prossima alla costa, interessata da opere di
bonifica, la rete idrografica assume talora carattere di marcata artificialità con molteplici situazioni
di scolo meccanico delle acque meteoriche (idrovore foce Candelaro e Cervaro).
La pluviometria media annua sui tre bacini in argomento è dell'ordine dei 620 mm, anche se
nell’ultimo quindicennio è risultata inferiore; la piovosità decresce al diminuire della quota e, in
generale, spostandosi verso est, partendo da valori anche superiori agli 800 mm sul
Subappennino, fino a valori dell’ordine di 450 mm verso la costa adriatica.
Si riportano nella tabella seguente i bacini presenti nell’Area Vasta con superficie maggiore di 50
km2.
(Tab. 9) Bacini idrografici presenti nel territorio dell’Area Vasta con superficie > 50 Km2
Denominazione
Macroarea
Tipologia
bacino
Autorità di
Superficie
Bacino
(kmq)
Fortore
Fortore
interregionale
TBSF
1619
Saccione
Saccione
interregionale
TBSF
290
Ofanto
Ofanto
interregionale
Puglia
3118
Romondato
Gargano
regionale
Puglia
51
Torrente Macchio
Gargano
regionale
Puglia
65
Valle Carbonara
Gargano
regionale
Puglia
71
Siponto
Gargano
regionale
Puglia
89
Candelaro
Candelaro
regionale
Puglia
2242
Cervaro
Cervaro
regionale
Puglia
776
Carapelle
Carapelle
regionale
Puglia
988
TBSF = Autorità di Bacino dei fiumi Trigno, Biferno e minori, Saccione e Fortore
Fonte: Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia
104
(Tab. 10) Caratteristiche generali dei bacini idrografici
della Puglia settentrionale
Bacino
Area
(Km2)
Perimetro
(Km)
Ofanto
2702.8
319.9
Cervaro
539.2
148.6
Carapelle
714.9
171.1
Candelaro
1777.9
221.0
Al di là del Gargano è presente il Fortore che segna il confine con il Molise.
Il Fortore è un fiume lungo 110 Km che scorre nelle province di Campobasso, Benevento e Foggia
e sfocia nel mar Adriatico, nel territorio del Comune di Serracapriola, a poca distanza dal lago di
Lesina.
In seguito alla realizzazione della diga di Occhito ed a causa di cave sorte lungo le sue sponde il
fiume ha di molto ridotto la propria portata ed anche il suo alveo risulta modificato.
Lo schema Fortore, per diversità orografica del territorio da esso sotteso, è suddiviso in due
comprensori: Nord Fortore e Sud Fortore..
Nel Nord Fortore l’adduzione primaria fa capo a 35 vasche di carico e compenso che servono a
gravità 5 distretti irrigui, per una estensione complessiva di circa 40.000 ettari.
Nel comprensorio Sud Fortore, attraverso il canale del Tavoliere (lungo 22 km e con portata
massima di 24 mc/s), l’acqua giunge ad una vasca (in attesa della realizzazione della diga sul
Triolo), dalla quale si dipartono le reti di adduzione primaria.
Vengono serviti 9 distretti irrigui a gravità per una estensione complessiva di circa 65.000 ettari.
Il Cervaro (80 km) ed il Carapelle (85 km) hanno un regime torrentizio con periodi di secca
durante l’estate.
Le portate medie di questi torrenti sono assai esigue, il regime è fortemente irregolare,
caratterizzato da magre estive e da piene autunnali-invernali, che in passato hanno dato luogo a
rovinose inondazioni.
Il torrente Carapelle soffre della stessa situazione in cui viene a trovarsi il Candelaro, vale a dire un
eccesso di carico trofico, di tipo azotato e quindi di chiara origine agricola, e di puntuali e periodici
fenomeni di degrado microbiologico.
Le cause di questi problemi sono riconducibili prevalentemente all’attività agricola intensiva che
spesso fa abuso di concimi azotati al di sopra delle necessità agronomiche e, in subordine, agli
scarichi fognari.
105
La riduzione delle portate che in genere si avverte nei mesi tardo-estivi si accompagna di
conseguenza ad un incremento significativo delle concentrazioni microbiologiche, mentre il
drenaggio legato alle piogge primaverili è di fatto la causa principale della presenza di alte
concentrazioni di nitrati nel torrente nel periodo compreso tra marzo e maggio.
I dati relativi al torrente Cervaro, se confrontati con quelli degli altri torrenti presenti nell’area del
foggiano, evidenziano senza dubbio una situazione di maggiore tranquillità, con valori quasi
sempre accettabili. Fanno eccezione, unicamente, episodi di contaminazione fecale con punte così
elevate da far supporre scarichi abusivi di autocisterne spesso impiegate nello svuotamento di
pozzi neri.
L’Ofanto è il più importante dei fiumi italiani del versante adriatico, a Sud del Reno. Per il suo
bacino idrografico si colloca al 16° posto tra i fiumi italiani.
Il fiume Ofanto ha un bacino che interessa il territorio di tre regioni, Campania, Basilicata e Puglia
ed ha forma pressoché trepezoidale, superficie di 2.790 Kmq, perimetro di 320 km, altitudine
media di 450 m ed una pendenza media pari a 5,33%.
L’altezza del bacino varia da un massimo di 1.453 metri, raggiunti in Campania nell’alta valle di
Conza, passando dai 700 metri in Basilicata, fino alla bassa valle in Puglia dove l’altezza media si
aggira sui 200-300 m. Il valore della piovosità media del bacino idrografico è di 780 mm annui.
Il regime dei deflussi è principalmente condizionato da quello degli afflussi, data la mancanza di
forti precipitazioni nevose e di apporti glaciali.
La portata delle sue acque è molto modesta, ad andamento stagionale, con punte di massimo
afflusso durante il mese di settembre e di dicembre e di minimo afflusso nei mesi estivi di luglio ed
agosto.
In particolare, la sua portata varia da un minimo di 1 mc/s in agosto ad un massimo di 35-40 mc/s
in gennaio, con media annuale di poco superiore ai 15 mc/s.
La densità di drenaggio è 22,16 km/kmq, l’afflusso medio annuo è di circa 720 mm. La
temperatura media annua è di poco superiore a 14 °C.
Gli affluenti più importanti sono: in destra, il torrente Ficocchia, la fiumara di Atella, il torrente
Olivento, il torrente Locone, mentre in sinistra il torrente Isca, il torrente Sarda, il torrente Orata, il
torrente Osento, e Marana Capaciotti.
L’Ofanto presenta acque abbastanza inquinate nella zona di foce, in particolare la presenza di
anomali picchi nei valori di BOD e di contaminazione microbiologica rappresenta l’effetto di
sversamenti abusivi puntuali i cui effetti vanno ad innestarsi su una situazione comunque
compromessa.
La presenza di un’intensa agricoltura, ormai industrializzata nell’uso di concimi chimici ed
anticrittogramici, genera una qualità delle acque fluviali quanto mai scadente.
106
Lo schema Ofanto è di interesse interregionale e ricade nel territorio di competenza della Autorità
di Bacino della Puglia.
Gli invasi presenti e7= d’interesse per il territorio pugliese sono cinque: Conza e Osento, in
Campania, Rendina, in Basilicata, Marana Capacciotti e Locone in Puglia.
Le risorse idriche rese disponibili da tale schema soddisfano i fabbisogni irrigui ed industriali dei
territori lucani e pugliesi del medio e basso Ofanto.
L’invaso di Conza è ubicato sull’asta principale del fiume Ofanto in Campania e presenta una
capacità utile di 54 Mmc.
L’invaso di Osento, ubicato sull’omonimo affluente del fiume Ofanto, presenta una capacità utile di
4 Mmc.
L’invaso di Rendina è ubicato in località Abate Alonia, sull’omonimo affluente in destra idraulica del
fiume Ofanto e presenta una capacità utile di 21,8 Mmc.
L’invaso del Locone è sito nella parte bassa del corso del fiume Ofanto e intercetta le acque del
torrente Locone e presenta una capacità utile di 105 Mmc
L’invaso di Marana Capacciotti è sito in Puglia (Basso Tavoliere) sulla sponda sinistra del fiume
Ofanto e presenta una capacità utile di 46 Mmc.
Ad ulteriore integrazione dell’analisi del sistema delle acque superficiali, si riassumono di seguito i
bacini idrografici rientranti nel territorio di Area Vasta con immissione nel mare Adriatico.
(Tab. 11) Complesso dei bacini idrografici rientranti nel territorio dell’Area Vasta
Autorità
Numero
Denominazione bacino
Macroarea
Tipologia
di
Bacino
Superficie
(kmq)
1
Fortore
Fortore
interregionale
TBSF
1619
2
Saccione
Saccione
interregionale
TBSF
290
3
Ofanto
Ofanto
interregionale
Puglia
3118
4
Canale acquarotta
Gargano
regionale
Puglia
35
5
Romondato
Gargano
regionale
Puglia
51
6
Rodi Garganico
Gargano
regionale
Puglia
5
7
Vico del Gargano
Gargano
regionale
Puglia
11
8
San Menaio
Gargano
regionale
Puglia
10
9
Torrente Catenella
Gargano
regionale
Puglia
19
10
Ulso
Gargano
regionale
Puglia
11
11
Chianara
Gargano
regionale
Puglia
31
107
(Tab. 11) Complesso dei bacini idrografici rientranti nel territorio dell’Area Vasta
Autorità
Numero
Denominazione bacino
Macroarea
Tipologia
di
Bacino
Superficie
(kmq)
12
Peschici
Gargano
regionale
Puglia
1
13
Peschici Est
Gargano
regionale
Puglia
1
14
Della Crapenese –
Gargano
regionale
Puglia
8
Calalunga
15
Sfinale
Gargano
regionale
Puglia
3
16
Sfinalicchio
Gargano
regionale
Puglia
5
17
Torrente Macchio
Gargano
regionale
Puglia
65
18
Santa Maria
Gargano
regionale
Puglia
4
19
Le Botti
Gargano
regionale
Puglia
2
20
San Giuliano
Gargano
regionale
Puglia
4
21
La Teglia
Gargano
regionale
Puglia
17
22
Canale Macinino
Gargano
regionale
Puglia
34
23
Vieste
regionale
Puglia
9
24
Valle del Palombaro
Gargano
regionale
Puglia
21
25
Chiara
Gargano
regionale
Puglia
4
26
Lama Le Canne
Gargano
regionale
Puglia
2
27
San Felice
Gargano
regionale
Puglia
2
28
Santa Maura- Campi
Gargano
regionale
Puglia
17
29
Porto Greco
Gargano
regionale
Puglia
1
30
Porto Piatto
Gargano
regionale
Puglia
1
31
La Chianca
Gargano
regionale
Puglia
2
32
Pugnochiuso
Gargano
regionale
Puglia
2
33
Cala della Pergola
Gargano
regionale
Puglia
1
34
Vignanotica
Gargano
regionale
Puglia
9
35
Valle dei Merli
Gargano
regionale
Puglia
5
36
Valle dei Mergoli
Gargano
regionale
Puglia
3
37
Valle Finocchio
Gargano
regionale
Puglia
4
38
Mattinatella
Gargano
regionale
Puglia
26
39
Valle Palombari
Gargano
regionale
Puglia
2
Gargano
108
(Tab. 11) Complesso dei bacini idrografici rientranti nel territorio dell’Area Vasta
Autorità
Numero
Denominazione bacino
Macroarea
Tipologia
di
Bacino
40
Valle della Vecchia
41
Superficie
(kmq)
Gargano
regionale
Puglia
11
Gargano
regionale
Puglia
9
42
Mattinata
Gargano
regionale
Puglia
11
43
Sacramento
Gargano
regionale
Puglia
31
Gargano
regionale
Puglia
1
44
45
Gargano
regionale
Puglia
1
46
Gargano
regionale
Puglia
0
47
Gargano
regionale
Puglia
2
48
Gargano
regionale
Puglia
1
49
Gargano
regionale
Puglia
5
Gargano
regionale
Puglia
4
51
Gargano
regionale
Puglia
1
52
Gargano
regionale
Puglia
1
53
Gargano
regionale
Puglia
2
54
Gargano
regionale
Puglia
2
Gargano
regionale
Puglia
7
50
55
Vallone Stamburando
Valle San Enrico
56
Gargano
regionale
Puglia
4
57
Gargano
regionale
Puglia
3
58
Gargano
regionale
Puglia
6
59
Gargano
regionale
Puglia
8
60
Ruggiano
Gargano
regionale
Puglia
32
61
Manfredonia
Gargano
regionale
Puglia
30
62
Siponto
Gargano
regionale
Puglia
89
63
Candelaro
Candelaro
regionale
Puglia
2242
64
Cervaro
Cervaro
regionale
Puglia
776
65
Carapelle
Carapelle
regionale
Puglia
988
Fonte: Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia
109
Le acque del Fortore e del fiume Ofanto sono utilizzate per il riempimento di bacini idrici per uso
potabile e soprattutto agricolo.
I torrenti che sfociano nel Golfo di Manfredonia presentano un alto carico organico per il
versamento delle acque reflue dei comuni del territorio, pertanto le acque del golfo di Manfredonia
risentono in generale di un livello di media eutrofizzazione, presente soprattutto nei mesi estivi e
tardo-estivi.
Con riferimento all’area del foggiano buona parte dei parametri monitorati e presenti nella Tab.
1/B del D. Lgs. 152/99 ai fini della classificazione di idoneità per la vita dei pesci (Ciprinidi),
evidenzia risultati analitici abbastanza contenuti rispetto ai limiti indicati nella suddetta tabella di
riferimento. Fanno eccezione, per quasi tutti i corpi idrici considerati, i parametri BOD5, P totale e
Tensioattivi anionici per i quali sono stati rilevati con una certa continuità, a seconda dei casi,
valori ben al di sopra dei limiti imperativi imposti dalla normativa, in particolare nel Candelaro, nel
Carapelle e nelle vasche Daunia Risi.
Con riferimento ai composti ammoniacali si rilevano occasionalmente valori elevati, con esclusione
del Lago di Lesina e del T.te Saccione. Sempre occasionale risulta talora la presenza di metalli.
La scarsa piovosità e la grande permeabilità dei terreni determina una scarsa idrografia
superficiale, ma una interessante idrografia sotterranea: le acque meteoriche penetrano nel
sottosuolo e a seconda della natura geologica del suolo o si fermano a pochi metri di profondità
originando le cosiddette falde di acqua freatica contenuta nelle calcareniti (permeabili per porosità
e per fessurazione) o scendono a profondità maggiori perché la falda è ospitata nei calcari di base
(falda profonda o carsica), la quale con lieve pendenza defluisce verso il mare e sfocia lungo la
linea di costa.
Fra le principali manifestazioni sorgentizie si possono ricordare quelle che bordano il Gargano,
alcune alimentano i laghi di Lesina e Varano, altre confluiscono direttamente in mare.
L'entità delle emergenze è piuttosto modesta, ascrivibile a pochi l/sec, tranne qualche raro caso.
La risorsa idrica è afflitta da una notevole dispersione del bene acqua a causa delle perdite di rete
prossime al 60% dell’erogazione. Va poi evidenziata una crescente pressione sulle falde sotterrane
ad opera delle attività agricole. Il depauperamento degli acquiferi è conseguente all’espansione dei
sistemi colturali in irriguo, dalla durata della stagione irrigua e non di meno dagli emungimenti
incontrollati da pozzi privati non autorizzati.
È evidente la necessità di porre rimedio all’emorragia delle infrastrutture poiché insostenibile ed
inaccettabile in un territorio che soffre cronicamente per la siccità e che evidenzia tracce di predesertificazione.
In tema di approvvigionamento idrico, si è verificata un’emergenza di settore nell’anno 2002
dettata dalla forte diminuzione degli eventi piovosi registrati sull’intero territorio.
110
L’anno 2003 ha, invece, dato inizio ad una ripresa nel bilancio idrico complessivo dovuta ai cospicui
apporti meteorici, che hanno determinato per il 2004 un sensibile incremento generale delle fonti
di approvvigionamento per il consumo idropotabile, come testimoniato dai volumi provenienti
dall’invaso del Fortore.
Le risorse idriche sono inoltre soggette a forti pressioni derivanti dall’elevata antropizzazione del
territorio, dalle dimensioni del sistema produttivo ed industriale e da un settore agricolo e
zootecnico molto sviluppato.
A tale antropizzazione contribuisce sia la densità di popolazione residente sia la rilevante presenza
turistica che si registra nella stagione estiva.
L’antropizzazione del territorio comporta un elevato prelievo di acqua per i diversi usi civili,
industriali, energetici e, in particolare, per scopi potabili e d’irrigazione.
I LAGHI
I più importanti bacini lacustri pugliesi sono quelli costieri di Lesina (51 kmq) e Varano (60 kmq).
La costituzione di barre costiere, alimentate dai detriti trasportati dal Fortore, dal Saccione, dal
Biferno e dagli altri corsi appulo-molisani, ha creato in epoca preistorica il bacino di Lesina e
successivamente in epoca romana quello di Varano.
La laguna di Lesina ha un’area di circa 51 km2 ed una profondità massima di 2 metri, quella di
Varano ha un’estensione di circa 60,5 km2 ed una profondità massima di 5 metri.
La profondità è importante per la caratterizzazione di questi ambienti poiché la penetrazione della
luce e il rimescolamento della colonna d’acqua dipendono proprio da questo parametro.
Entrambi godono di cattiva salute essendo avviati alla più completa eutrofizzazione.
Le lagune pugliesi costituiscono siti particolarmente adatti alla sosta e allo svernamento di
numerosi uccelli migratori, alcuni legati all’area per motivi riproduttivi.
Le lagune occupano, infatti, una posizione strategica sulle rotte migratorie degli uccelli acquatici
tra l’Africa e l’Europa centro-orientale, e sono interessate due volte l’anno da un flusso rilevante di
uccelli.
Dall’autunno alla primavera sono presenti molte specie svernanti o di passo, mentre a fine
primavera rimangono soprattutto specie nidificanti.
Si riportano di seguito i bacini idrografici con immissione nei Laghi di Lesina e di Varano.
(Tab. 12) Bacini idrografici con immissione nei Laghi di Lesina e di Varano
Numero
Denominazione
Macroarea
Tipologia
bacino
1
Canale Pontone
Gargano-Lesina
111
regionale
Autorità di
Superficie
Bacino
(kmq)
Puglia
6
(Tab. 12) Bacini idrografici con immissione nei Laghi di Lesina e di Varano
Numero
Denominazione
Macroarea
Tipologia
bacino
Autorità di
Superficie
Bacino
(kmq)
2
Canimpiso
Gargano-Lesina
regionale
Puglia
9
3
Canale Fucicchia
Gargano-Lesina
regionale
Puglia
32
4
Paccone
Gargano-Lesina
regionale
Puglia
5
5
Canale Elice
Gargano-Lesina
regionale
Puglia
24
6
Frammatteo-Nisi
Gargano-Lesina
regionale
Puglia
52
7
Canale S.Leonard
Gargano-Lesina
regionale
Puglia
11
8
Torrente Palombo
Gargano-Lesina
regionale
Puglia
17
9
Santannea
Gargano-Lesina
regionale
Puglia
74
10
Saprone
Gargano-Lesina
regionale
Puglia
2
11
Griaccia
Gargano-Lesina
regionale
Puglia
4
12
Canale Vallone
Gargano-Lesina
regionale
Puglia
70
13
Torrente Trippa
Gargano-Lesina
regionale
Puglia
106
14
Forguet
regionale
Puglia
6
15
S. Nicola Varano
regionale
Puglia
13
16
S. Giacomo
regionale
Puglia
17
17
Canale S Frances
regionale
Puglia
128
regionale
Puglia
38
regionale
Puglia
72
regionale
Puglia
32
regionale
Puglia
4
regionale
Puglia
4
regionale
Puglia
35
18
19
20
21
22
23
Gargano Varano
Gargano Varano
Gargano Varano
Gargano –
Varano
Diperillo-Lama
Gargano –
Ariola
Varano
Canale Antonino
Gargano –
Varano
Torrente
Gargano –
Correntino
Varano
Torre Farnaro
Gargano –
Varano
Crocifisso di
Gargano –
Varano
Varano
Campana
Gargano Varano
Fonte: Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia
112
L’area della laguna di Lesina è sede di una ricca circolazione sotterranea alimentata dal massiccio
garganico (Cotecchia, 1966). Questa circolazione consta di acque sorgentizie di notevole
importanza che affiorano per la gran parte in prossimità delle sponde sud orientali della laguna
dove si rinvengono sei sorgenti particolarmente abbondanti con una portata complessiva pari a
circa 1.135 l/s. Si tratta delle sorgenti: San Nazario, Caldoli, Mascolo, Mascione, Lauro e Milena.
Alcune di queste sorgenti sono caratterizzate da acqua con temperatura elevata, costante nell’arco
dell’anno, con valori compresi da 20 a 27°C, oggetto di ricerche in campo internazionale e per
questo meritevoli di salvaguardia, anche in considerazione della influenza negativa sul loro stato
quali-quantitativo derivante dalla presenza di impianti di acquacoltura intensiva che attingono alla
falda alimentante dette manifestazioni sorgentizie.
La laguna di Lesina, come già evidenziato, soffre di un evidente stato di eutrofizzazione che viene
particolarmente esaltato durante i mesi estivi e tardo estivi.
Numerose sono le concause che generano questo fenomeno. Innanzitutto i bassi fondali che
caratterizzano la quasi totalità del bacino e che quindi favoriscono lo sviluppo spesso abnorme di
una fitta vegetazione algale sul fondale, con situazioni di grave ipossia al momento della morte di
tali organismi, alla fine del loro ciclo biologico.
Inoltre, la scarsa profondità determina altresì un forte surriscaldamento della colonna d’acqua
durante l’estate (con conseguente ipossia) ed un forte raffreddamento delle stesse in pieno
inverno, spesso causa di danni alla fauna ittica ivi presente.
La presenza, sia pure non ancora completa, di un canale artificiale profondo circa 5 m all’interno
del bacino, ha permesso di risolvere parzialmente alcuni di questi problemi.
In secondo luogo, la presenza lungo le sponde della laguna dello sbocco di piccoli corsi d’acqua,
contribuisce all’apporto nella laguna di sali nutrienti, come pure la presenza di allevamenti ittici
determina un arricchimento delle acque della laguna in sali nutrienti ed organici.
Per quanto attiene il ricambio idrico, quest’aspetto da oltre due secoli ha impegnato le
Amministrazioni locali a promuovere progetti ed opere che facilitassero lo scambio con il mare
attraverso i canali di Acquarotta, con foce a Punta Pietre Nere, e Schiapparo ad est della laguna.
Il canale Acquarotta si estende per circa 2,8 km, ha un lume di 10-15 m e una profondità variabile
da 1 a 2 m. Il canale Schiapparo risulta più corto (800 m) e più largo, arginato con recenti
interventi di consolidamento delle sponde e profondità in alcuni tratti superiore ai 2 m. Su questo
canale è stata costruita una paratoia con griglie azionabili elettricamente per favorire il ricambio
idrico e le attività di pesca e acquacoltura.
In considerazione del modesto dislivello di marea (altezza sizigiale pari a circa 30 cm), gli scambi
con il mare sono piuttosto limitati anche in relazione ai frequenti interrimenti dei canali.
Nel bacino di Lesina si sversano reflui idrici di ben 24 corsi d’acqua torrentizi, i quali interessano
una superficie di bacino complessiva di 46.000 ettari. Questi corsi d’acqua convogliano verso la
113
laguna materiali solidi che pur non essendo rilevanti per la stabilità dei versanti contribuiscono al
lento interrimento del fondo lagunare che nel tempo ha subito un innalzamento soprattutto nella
parte orientale.
Le acque della laguna sono caratterizzate dall’estrema variabilità dei principali parametri chimicofisici (temperatura, ossigeno, pH, nutrienti).
In particolare la salinità presenta valori molto differenziati nell’arco dell’anno e soprattutto nelle
diverse zone della laguna; infatti la sacca orientale, a causa della ridotta circolazione e del
considerevole apporto rappresentato dalle acque delle sorgive, presenta valori intorno a 4 g/l
mentre la zona centrale può raggiungere valori, soprattutto nei mesi estivi, di 36-38 g/l.
La concentrazione dei sali di azoto e di fosforo, contrariamente a quanto si è indotti a credere, non
risulta eccessiva (N inferiore a 1 mg/l, P inferiore a 40 µg/l); tuttavia si tratta di acque
mesotrofiche che in ragione del lento ricambio idrico stagionalmente possono rientrare anche tra le
acque eutrofiche. Fra gli emissari, il fiume Lauro e le idrovore apportano in laguna le quantità
maggiori dei nutrienti.
Gli apporti eutrofici nella laguna riguardano anche gli scarichi delle acque reflue urbane provenienti
dai Comuni di Lesina, Poggio Imperiale, Sannicandro Garganico, per un totale di circa 35.000
abitanti equivalenti. Le acque dei Comuni di Lesina e di Poggio Imperiale confluiscono nello stesso
impianto di depurazione che si sversa nell’area occidentale, mentre quelle del Comune di
Sannicandro Garganico vanno nella zona orientale.
Inoltre nel territorio operano alcuni impianti di acquacoltura intensivi rivolti all’allevamento di
spigole, orate, anguille.
Gli impianti ittici si approvvigionano di acqua sorgiva e sversano nella laguna oltre 1200 l/s. La
portata eutrofizzante delle acque reflue degli allevamenti ittici non è certamente trascurabile per
l’habitat lagunare.
In base agli studi eseguiti (Piano Direttore approvato nel giugno 2002 dal C.D.) si evidenzia un
carico totale annuo di azoto pari a 420.000 kg. Il rapporto dei carichi globali di N:P risulta pari a
8,3 in accordo con quanto riportato in letteratura in sistemi lagunari similari con controllo
nutrizionale operato dai composti del fosforo.
Al riguardo, in base a valutazioni di natura idrogeologica e meteoclimatica, si stimano apporti idrici
in laguna, dai vari immissari (superficiali e sotterranei), pari a circa 80.000.000 m3/anno ed una
evaporazione media annua pari a 60.000.000 m3/anno. In queste condizioni si stima un ricambio
medio delle acque della laguna, Tw, pari a circa un anno.
Si deve anche considerare l’asportazione continua di fosforo dalla laguna, grazie alle intense
attività di pesca, che operano su specie ittiche accresciute nell’ambito della stessa laguna. Tale
esportazione, che a seconda degli anni può variare d’intensità, può essere considerata come una
114
vera e propria via di fuga di fosforo, azoto e altri sali minerali dall’ambiente acquatico verso il
territorio circostante.
La Laguna di Lesina rappresenta un biotopo di particolare interesse naturalistico ed ambientale. Gli
elementi fondamentali per la comprensione dell’ecosistema lagunare di Lesina sono così
riassumibili:
• collegamento attuale con il mare aperto alquanto difficoltoso attraverso due canali: Foce
Acquarotta, ad ovest, e Foce Schiapparo, ad Est. Le antiche foci sono attualmente chiuse a
causa di intensa sedimentazione;
• profondità media del bacino quanto mai ridotta, inferiore ad un metro; fanno eccezione
unicamente alcune zone della laguna in cui, in anni precedenti, sono stati scavati dei canali
finalizzati a favorire condizioni ambientali migliori per la componente floro-faunistica ivi
vivente;
• imponente sviluppo della biomassa vegetale bentonica che determina variazioni del tenore di
ossigeno e anidride carbonica nell’arco della giornata.
• imponente apporto di acqua dolce in laguna, soprattutto lungo il versante meridionale ed
orientale; tali acque derivano tanto da sorgenti localizzate nell’immediato entroterra lagunare
tanto dal drenaggio dei terreni palustri più direttamente interessati dalle precipitazioni e dalle
acque di falda, il tutto per circa 2,8 m3/s; a ciò vanno aggiunti gli apporti torrentizi derivanti
dai 17 bacini imbriferi che insistono sulla laguna;
• numerosi sversamenti di acque reflue provenienti tanto dai due depuratori che insistono
intorno alla laguna tanto da scarichi di attività agro-industriali e zootecniche.
La situazione in cui versano le acque del bacino è al limite tra meso ed eutrofia, con carichi di
fosforo orto di circa 70 mg/mc.
È evidente che la situazione analizzata non specifica ciò che si verifica in laguna nel periodo tardoestivo, allorquando la ridotta concentrazione di ossigeno, l’aumento di temperatura e di salinità,
l’incremento dell’evaporazione nel bacino ed il minor apporto di acque dolci dall’entroterra,
finiscono con il rendere più scadente la qualità delle acque.
In tal caso, con ogni probabilità, così come del resto è già noto dalla letteratura scientifica, il
bacino può passare da una fase di mesotrofia ad una di eutrofia con sviluppo di blooms algali e
conseguente incremento della concentrazione media della clorofilla A nelle acque.
La Laguna di Varano, situata lungo il versante settentrionale del promontorio del Gargano, ad
oriente rispetto alla vicina laguna di Lesina, ha l’aspetto di un vero e proprio lago tanto per la sua
forma, vagamente trapezoidale, che per le sue coste che, per lunghi tratti, si immergono a picco
nelle acque.
115
La Laguna di Varano risulta separata dal Mar Adriatico tramite una stretta fascia dunale,
localmente denominata «isola», che presenta ai suoi margini estremi due stretti canali che
permettono lo scambio con il mare.
La Laguna di Varano, che si estende per circa 6.500 ettari, è larga circa dieci chilometri e incassata
nel promontorio garganico per circa sette. Con un perimetro di circa 33 km ha profondità variabile
da 2 a 5 metri circa, a seconda dei luoghi, scendendo lentamente verso il centro del bacino,
rappresenta il più grande serbatoio idrico della Puglia, con un volume pari a circa 200 Mm3.
La duna che separa la laguna dal mare, lunga circa dieci chilometri e larga uno, risulta limitata
tanto ad occidente che ad oriente, da due canali, detti rispettivamente Foce di Capoiale e Foce
Varano, che collegano il mare Adriatico con la laguna grazie ad un equilibrio idrodinamico generato
da vari elementi (livelli di marea, apporti di acqua dolce dall’entroterra, vento, azione antropica).
Si fa notare che mentre la foce orientale, Foce Varano, fu originariamente modificata al fine di
ridurre i fenomeni di impaludamento, quella occidentale di Capoiale fu sistemata per scopi militari.
Prima che l’uomo intervenisse a sistemare queste foci, la comunicazione del lago con il mare
aperto risultava quanto mai scarsa: l’antica foce Varano era lunga circa quattro chilometri, contro
l’attuale un chilometro del «drizzagno» e quella di Capoiale funzionava molto male a causa di
continui e periodici fenomeni di interrimento, tanto che erano comuni dislivelli fra la laguna ed il
mare di circa 1,4 metri, con conseguenti fenomeni di allagamento della fascia costiera lacustre.
Infine, ulteriore elemento importante per la descrizione della Laguna di Varano è l’apporto delle
acque dolci che avviene non soltanto attraverso gli apporti superficiali provenienti dalle alture
circostanti, ma anche attraverso sorgenti localizzate, dette “pozzacchi”, presenti tanto ai bordi della
laguna stessa tanto sul fondale.
La laguna è attivamente utilizzata tanto per la pesca, mediante attrezzi fissi, tanto per
l’allevamento di mitili (Mytilus galloprovincialis) i cui impianti occupano soprattutto il versante
settentrionale della laguna.
Grazie ad una migliore situazione geomorfologia, il lago di Varano risente in misura minore della
condizioni critiche riscontrate invece nella vicina laguna di Lesina. In particolare, il bacino risulta
essere più profondo e dotato, soprattutto, di un migliore ricambio idrico collegato alla forzante
mareale.
Sono comunque presenti, soprattutto durante la stagione tardo-estiva, problemi di carico organico
e trofico elevato.
Gli apporti eutrofici nella laguna riguardano anche gli scarichi delle acque reflue urbane provenienti
dai Comuni Cagnano Varano e Carpino per un totale di circa 15.000 abitanti equivalenti.
Dati tecnici censiti e catalogati (Piano Direttore approvato dal C.D. giugno 2002) evidenziano un
carico totale annuo di azoto pari a 400.000 kg; il carico di fosforo ammonta a complessivi 41.400
kg di cui 32.500 kg (78,5%) associati ai carichi esterni (drenaggio) e 18.200 (21,5%) ai carichi
116
interni (sedimenti). Il rapporto fra i carichi globali di N:P risulta pari a 9,6 in accordo con quanto
riportato in letteratura in sistemi lagunari similari con controllo nutrizionale operato dai composti
del fosforo.
I quantitativi globali di nutrienti gravanti sul bacino idrico devono essere, pertanto, rapportati ai
ricambi idrici e ai regimi idraulici cui le acque della laguna sono soggette nell’arco dell’anno.
Al riguardo, in base a valutazioni di natura idrogeologica e meteoclimatica, si stimano apporti
volumetrici esterni dai vari immissari (superficiali e sotterranei) dell’ordine di circa 30 Mmc/anno e
un’evaporazione media annua delle acque pari a 50 Mmc /anno. Tenendo conto anche degli
scambi con il mare che avvengono attraverso i due canali si è stimato il tempo medio di ricambio
delle acque, Tw, della laguna in circa 1,3 anni.
La situazione, senz’altro meritevole di particolare attenzione, è confermata dalla valutazione
complessiva dello stato trofico del bacino, in base ad un altro modello che include (oltre le
concentrazioni effettive di fosforo e clorofilla A rivenienti nelle acque e del tempo di ricambio)
anche i quantitativi smaltiti dal bacino in base al rapporto fra il carico totale di fosforo valutato e i
volumi di acqua smaltiti dagli emissari. Il punto rappresentativo di quest’ultima valutazione in
riferimento al bacino di Varano si colloca, ancora una volta, in una situazione limite di
oligomesotrofia.
L’indagine sulle caratteristiche chimico-fisiche e microbiologiche delle acque della laguna nel
periodo invernale (dati censiti e catalogati) evidenziano un habitat nel complesso abbastanza
integro e solo marginalmente degradato dall’immissione di acque non depurate e/o non
sufficientemente depurate. Infatti le concentrazioni di azoto e fosforo e della clorofilla “A” sono tali
da attribuire alla laguna caratteristiche meso-oligotrofiche in relazione al rimescolamento continuo
e costante con le acque del basso Adriatico, come noto a scarso contenuto di nutrienti e tra le più
oligotrofiche del Mediterraneo. Nei mesi invernali la biomassa fitoplanctonica è piuttosto contenuta
e i dati di clorofilla sono conformi a quelli comunemente riscontrabili nelle acque mesooligotrofiche.
L’autodepurazione del bacino, certamente favorita dal ricambio con il mare e dalla salinità media di
quasi 28 g/l, fa sì che la concentrazione microbica sia in generale molto contenuta tant’è che, per
quanto riguarda i coliformi fecali, tutto il bacino risulta balneabile.
Tuttavia nella laguna sono ancora presenti apporti inquinanti abbastanza consistenti ed in
particolare quelli provenienti dai canali Antonino e S. Francesco che immettono acque di fogna non
depurate con trasporto di quantità di sostanza organica e di nutrienti e con elevata carica
microbica fecale di coliformi e di streptococchi. Anche gli altri canali afferenti al bacino, sebbene in
minore quantità, apportano un certo arricchimento organico, spesso collegato ad una
contaminazione microbica fecale; questo conferma che ancora oggi alcune acque che si versano
nel bacino non sono adeguatamente depurate e costituiscono una fonte di contaminazione
117
cospicua potenzialmente innescante fenomeni distrofici che si possono verificare soprattutto in
estate in alcune zone della laguna.
La Laguna di Varano, insieme a quella della vicina Lesina, rappresenta un ambiente di estremo
interesse sia naturalistico sia economico. La pesca, la mitilicoltura e l’acquacoltura costituiscono
infatti una voce nient’affatto trascurabile nell’ambito dell’economia locale dei comuni limitrofi.
Le indagini idrogeologiche e lo studio del bilancio idrico, hanno evidenziato un apporto di acqua
oligoalina pari a circa 30.000.000 m3/anno nella Laguna, questo apporto idrico è responsabile del
carico trofico in relazione alle diverse attività produttive gravanti sulla laguna (apporti domestici,
attività di acquacoltura, attività agricole e zootecniche, ecc.).
Da evidenziare che una funzione chiave svolta dagli ecosistemi lagunari è la “denitrificazione”.
Con questo termine intendiamo una reazione o una serie di reazioni chimiche che operano la
trasformazione da nitrati (NO3-) ad azoto molecolare N2. La denitrificazione è una reazione
fondamentale per il mantenimento della vita sulla terra perché costituisce l’unico percorso
attraverso cui l’azoto torna in atmosfera, di cui costituisce circa il 78 per cento; questa reazione
contribuisce quindi al mantenimento della composizione chimica dell’atmosfera rendendo, a costo
zero per l’uomo, realmente sostenibile la vita sulla terra.
La denitrificazione è una reazione molto particolare, realizzata solo da pochi batteri (come ad
esempio lo Pseudomonas denitrificans) in condizioni veramente particolari, con assenza di
ossigeno, ricchezza di acqua, luce e materia organica. Queste condizioni si verificano quasi solo
negli ecosistemi lagunari e nelle zone umide, rendendo questi ecosistemi un bene prezioso per
l’umanità.
ACQUE SOTTERRANEE
In relazione al tipo permeabilità gli acquiferi si possono dividere in acquiferi permeabili per
fessurazione e/o carsismo ed in acquiferi permeabili per porosità.
Al primo gruppo afferiscono gli estesi acquiferi carsici del Promontorio del Gargano; al secondo
gruppo afferiscono l’esteso acquifero superficiale che interessa la piana del Tavoliere di Foggia, i
livelli idrici rinvenientisi nell’ambito della formazione delle argille grigioazzurre subappenniniche
(sempre nell’area del Tavoliere), gli acquiferi alluvionali delle basse valli dei fiumi Saccione, Fortore
ed Ofanto.
Gli acquiferi carsici e fratturati competono agli ammassi rocciosi carbonatici. Le aree di
affioramento delle rocce carbonatiche, che impegnano la parte del territorio del Gargano, risultano
fortemente condizionate, tanto in superficie che in profondità, dal noto fenomeno carsico, che
riveste una fondamentale importanza in termini sia di alimentazione del potente acquifero (di qui la
denominazione di falda carsica), che di idrodinamica dello stesso.
118
La storia geologica, le vicende tettoniche e quindi paleogeografiche, nonché i fattori morfoevolutivi
delle forme carsiche di superficie prima descritte, non hanno consentito lo sviluppo di una
idrografia superficiale.
L'unità idrogeologica del Gargano interessa l’intero omonimo promontorio ed è delimitata, sul
margine sud occidentale, dal basso corso del fiume Candelaro. In questo comparto fisicogeofrafico, alle differenti caratteristiche sedimentologiche delle rocce carbonatiche sono legati sia il
grado di carsificazione dell’ammasso roccioso, sia i meccanismi genetico-evolutivi del fenomeno
carsico epigeo ed ipogeo. Il processo carsico, essendosi sviluppato in modo differente nelle diverse
facies carbonatiche, ha condizionato, tanto quanto la distribuzione e l’orientamento delle superfici
di discontinuità primarie, sia il deflusso orizzontale delle acque sotterranee nella zona satura, che i
movimenti verticali della zona vadosa.
L’influenza che la rete carsica determina sulle modalità di circolazione delle acque sotterranee è
legato sostanzialmente alle consistenti variazioni del livello di base carsico.
L’innalzamento dell’interfaccia tra la suddetta falda e le acque di intrusione marina, ha portato ad
un incremento di pressione sulla rete carsica profonda dovuta ad una spinta, dal basso, da parte
delle acque di mare.
Verificatasi una tendenza alla dissoluzione per l’azione che la pressione svolge sulla reazione
chimica di dissoluzione-precipitazione che governa gli equilibri del processo carsico, la rete carsica
ha cominciato la sua migrazione verso l’alto al fine di riequilibrarsi con il nuovo livello di base.
Il Gargano ospita due distinti sistemi acquiferi: uno occupante quasi tutta l’estensione del
promontorio (falda principale) e il secondo limitato alla zona di Vico-Ischitella (falda secondaria che
ha sede nei calcari organogeni e detritici; il substrato pressoché impermeabile di questo acquifero
è rappresentato dall’appoggio di detti calcari sui calcari micritici con selce ed intercalazioni
marnose).
Il letto dell’acquifero si individua ad una quota di circa 100 m s.l.m. e tale falda superficiale non ha
alcuna relazione con il mare. La falda idrica principale circola quasi ovunque in pressione e al di
sotto del livello marino, assecondando vie d’acqua preferenziali, con carichi piezometrici
apprezzabili che, nelle aree più interne, raggiungono e superano, talora, i 50 m.
Gli scarsi dati disponibili non consentono una ricostruzione, sia pure media, della superficie
piezometrica di questa falda, fortemente condizionata dall’assetto tettonico del Promontorio.
Le principali direttrici di deflusso sono comunque dirette verso la zona dei Laghi di Lesina e di
Varano, come testimoniano le numerose e importanti manifestazioni sorgentizie ivi presenti. Non
mancano altre emergenze sorgentizie localizzate prevalentemente nell’area costiera di Rodi, tra
Peschici e la Testa del Gargano, nonché nella zona di Siponto.
I caratteri di permeabilità dell'acquifero profondo sono sensibilmente eterogenei e variabili da zona
a zona; in particolare, alle quote alle quali si esplica la circolazione idrica sotterranea, sono
119
prevalentemente presenti facies carbonatiche dotate di un elevato grado di permeabilità per
fratturazione e carsismo.
Nell’unità idrogeologica del Gargano, a causa dell'instaurarsi di vie preferenziali di deflusso
sotterraneo, coesistono, quindi, zone in cui l'acquifero è caratterizzato da un elevato grado di
permeabilità a diretto contatto con zone a più ridotta permeabilità. Le precipitazioni che insistono
nelle porzioni centrali del promontorio raggiungono il sottosuolo attraverso i diffusi punti di
infiltrazione preferenziale di origine carsica. Dal settore centrale dell’acquifero, in cui la rete carsica
interessata dalla circolazione acquifera è a sviluppo prevalentemente verticale, seguendo vie
carsiche orizzontali, delineatesi nel corso dell’Olocene (e quindi in equilibrio con livelli di base più
bassi di quello attuale), il flusso idrico sotterraneo ha un movimento prevalentemente di tipo
radiale verso la costa, ove i carichi si approssimano al livello del mare.
La tipologia degli acquiferi porosi e fessurati è rappresentata, nel contesto territoriale di
riferimento, dall'unità idrogeologica del Tavoliere. Essa è delimitata inferiormente dal corso del
fiume Ofanto, lateralmente dal Mare Adriatico e dall'arco collinare dell'Appennino Dauno,
superiormente dal basso corso del fiume Saccione e dal corso del Torrente Candelaro; quest’ultimo
la separa dall'unità Garganica.
Gli affioramenti principali sono depositi quaternari in prevalenza in facies alluvionale e lacustre;
nelle zone marginali occidentali localmente si rinvengono, in affioramento, argille grigioazzurre
della serie pliocenico-calabriana.
In sintesi, si rinvengono in successione i seguenti terreni:
• un basamento impermeabile costituito da argille azzurre;
• il ciclo sedimentario plio-calabriano sormontato da sabbie gialle;
• una seconda serie di argille sabbiose grigio-azzurre e sabbie, sempre del Calabriano;
• rocce conglomeratiche che in molte zone si presentano senza soluzione di continuità con i
depositi recenti del Tavoliere.
A tal proposito, è bene precisare che nel Tavoliere sono riconoscibili tre sistemi acquiferi principali
(di cui uno di tipo carsico fessurativo):
• l’acquifero superficiale, circolante nei depositi sabbioso-conglomeratici marini ed alluvionali
pleistocenici;
• l’acquifero profondo, circolante in profondità nei calcari mesozoici nel basamento carbonatico
mesozoico, permeabile per fessurazione e carsismo; la circolazione idrica si esplica in
pressione e le acque sotterranee sono caratterizzate da un elevato contenuto salino;
• orizzonti acquiferi intermedi, interposti tra i precedenti acquiferi, che si rinvengono nelle lenti
sabbiose artesiane contenute all’interno delle argille grigio-azzurre (complesso impermeabile)
del ciclo sedimentario plio-pleistocenico.
120
La falda superficiale circola nei depositi sabbioso-ghiaiosi quaternari, essenzialmente nella parte
più pianeggiante della Capitanata; tale falda superficiale ha potenzialità estremamente variabili da
zona a zona, anche in base alle modalità del ravvenamento che avviene prevalentemente dove
sono presenti in affioramento materiali sabbioso-ghiaiosi.
Il basamento di questo acquifero superficiale è rappresentato dalla formazione impermeabile
argillosa di base. La potenza dell'acquifero, costituito da materiale clastico grossolano, risulta
variabile tra i 25 ed i 50 m. Si superano i 50 m solo in alcune aree a sud di Foggia e si hanno
spessori minori di 25 m nelle zone più interne.
I carichi piezometrici raggiungono valori di 200÷250 m s.l.m. nelle zone più interne, per poi ridursi
spostandosi verso la costa, risultando sensibilmente inferiori al livello medio mare (fino a –25 m
s.l.m.), nelle zone prossime alla costa, a causa dei sensibili attingimenti riscontrabili ormai in modo
incontrovertibile.
Va segnalato che, a seguito dei naturali processi di alimentazione e deflusso, nonché in relazione a
massicci e incontrollati emungimenti (punti di prelievo oramai distribuiti su tutto il territorio di
interesse), la superficie piezometrica subisce sensibili escursioni nell'arco dell'anno, raggiungendo
oscillazioni stagionali dell’ordine anche della decina di metri.
Le porzioni di acquifero aventi le migliori caratteristiche idrodinamiche si rinvengono per lo più
nelle aree poste in prossimità del Tavoliere centro-meridionale. La falda circola generalmente a
pelo libero, ma in estese aree prospicienti la costa adriatica ed il finitimo Gargano (basso
Tavoliere), la circolazione idrica si esplica in pressione. In tale porzione di territorio, l'acquifero è
ricoperto con continuità da depositi argilloso-limosi praticamente impermeabili, la cui potenza
aumenta progressivamente procedendo verso nord-est e la costa.
Nelle aree in cui la falda circola a pelo libero, gli spessori di tali terreni si attestano su valori medi
di 5÷10 m ad esclusione della porzione di territorio limitata approssimativamente dai comuni di
Carapelle, Ordona, Orta Nova, Stornara, Stornarella e S. Ferdinando. In tale areale, infatti, lo
spessore delle coperture dei terreni impermeabili, sovrastanti l'acquifero, hanno mediamente valori
superiori ai 20 m. In una specifica area nei dintorni del Torrente Cervaro, che si spinge a circa 7 ÷
8 Km dalla costa, gli spessori della copertura sono dell’ordine di circa 10 m.
Nella porzione di territorio in cui la falda circola in pressione, gli spessori delle coperture
impermeabili risultano generalmente superiori ai 10 m, raggiungendo, in prossimità della costa,
valori di oltre 50 m. Come già accennato la falda profonda, circolante nei calcari di base, stante la
notevole profondità a cui sono dislocate le formazioni acquifere, è generalmente interessata da
acque ad elevato tenore salino; fanno eccezione le porzioni meridionali dove gli apporti idrici
dall’area murgiana e la limitata profondità dei calcari fanno rilevare acque a basso tenore salino
intensamente utilizzate prevalentemente a scopi irrigui.
121
Le acque rinvenientesi nei livelli idrici sotterranei individuati in seno agli strati sabbiosi presenti
nella formazione delle argille azzurre (di seguito denominato acquifero intermedio del Tavoliere),
che in base a datazioni effettuate nell’ambito di indagini eseguite nell’area, risultano avere età
superiore ai 12.000 anni, sono comunque utilizzate nel Tavoliere centrale per uso irriguo, ancorché
siano spesso inidonee a tale fine.
Si riportano nella tabella seguente i corpi idrici sotterranei presenti nel territorio d’interesse.
(Tab. 13) CORPI IDRICI SOTTERRANEI PRESENTI NEL TERRITORIO DELL’AREA VASTA
TIPOLOGIA DEL CORPO
IDRICO
SOTTERRANEO
ACQUIFERI CARSICI
E FESSURATI
DENOMINAZIONE DEL
CORPO IDRICO
AUTORITÀ DI
BACINO
SOTTERRANEO
ACQUIFERO DEL GARGANO
Puglia
ACQUIFERO SUPERFICIALE DI
Puglia
VICO-ISCHITELLA
ACQUIFERI POROSI
ACQUIFERO SUPERFICIALE DEL
TAVOLIERE
Puglia
ACQUIFERO INTERMEDIO DEL
TAVOLIERE
Puglia
ACQUIFERO ALLUVIONALE DELLA
TBSF
BASSA VALLE DEL SACCIONE
ACQUIFERO ALLUVIONALE DELLA
BASSA VALLE DEL FORTORE
TBSF
ACQUIFERO ALLUVIONALE DELLA
BASSA VALLE DELL'OFANTO
Puglia
TBSF = Autorità di Bacino dei fiumi Trigno, Biferno e minori, Saccione e Fortore
122
ACQUIFERI
Acquifero del Gargano
L’acquifero carsico che impegna il Promontorio del Gargano rappresenta un serbatoio di notevole
importanza che nelle sue parti marginali, specialmente nella porzione settentrionale, garantisce
attraverso emergenze subaeree e subacque l’alimentazione dei laghi di Lesina e di Varano. Le
porzioni centrali del promontorio, ancorché risultino ancora poco note sotto l’aspetto idrogeologico,
sono quasi sicuramente suscettibili di prelievi, in considerazione dei notevoli apporti di ricarica
naturale e del limitato utilizzo in atto, accompagnato da una scarsa antropizzazione del territorio.
Ad essere compromesse da fenomeni di contaminazione salina risultano le aree costiere
settentrionali del promontorio, a ridosso dei laghi di Lesina e di Varano, con estensioni verso la
porzione nord occidentale (zona di Apricena). Porzioni di acquifero contaminate si rinvengono,
inoltre, nell’area sud occidentale (Zona di Manfredonia). Tali situazioni sono dovute in parte a
fattori naturali che facilitano la penetrazione entroterra delle acque marine di invasione
continentale (assetto tettonico e grado di fratturazione delle formazioni acquifere), ciò non esclude
comunque che un incremento dei prelievi dalla falda possano determinare un ulteriore degrado
dello stato qualitativo della risorsa.
Per quanto riguarda l’acquifero del Gargano la piovosità media è pari a 765 mm di pioggia.
Nell’area del Tavoliere di Foggia è da ritenersi significativo l’esteso acquifero che interessa l’intera
piana, intensamente sfruttato ed in condizioni di forte stress idrologico.
L’area corrispondente all’acquifero superficiale del Tavoliere risulta la zona più calda e, allo stesso
tempo, la meno piovosa della regione, con valori medi annui delle altezze di pioggia compresi tra
450 mm e 550 mm.
123
L’acquifero presenta uno stato di sovrasfruttamento, evidenziato dalla notevole riduzione dei
carichi piezometrici. A questo si aggiunge che le attività agricole determinano un impatto notevole
sullo stato qualitativo del corpo idrico evidenziato in maniera significativa dalle concentrazioni dei
nitrati riscontrate nelle acque di falda.
Nella porzione costiera del Golfo di Manfredonia, sono presenti problemi di contaminazione salina
la circolazione idrica si esplica in condizioni confinate a notevole profondità dal piano campagna e
si osservano sensibili riduzioni dei carichi piezometrici.
Acquifero Vico-Ischitella
Partendo dall'area garganica, una importante falda superficiale ha sede nei calcari organogeni e
nei calcari detritici di Vico-Ischitella, permeabili per fessurazione e carsismo. Tale falda è sostenuta
alla base dalle formazioni calcaree costituite da calcari bianchi con selce e con intercalazioni
marnose, praticamente impermeabili, che si localizzano ad una quota di circa 100 m s.l.m.
La superficie della falda si rinviene a profondità variabili dal piano campagna e viene a giorno in
corrispondenza dei margini del bacino, ove a contatto tra l'acquifero e terreni impermeabili, si
rinvengono manifestazioni sorgentizie di diversa importanza.
Acquiferi alluvionali della bassa valle del Saccione e del Fortore
Gli acquiferi in argomento sono ovviamente competenti i depositi alluvionali terrazzati, a vario
ordine, così strettamente connessi alle diversificazioni dei fattori morfoevolutivi che, in cicli
sedimenteri recenti, hanno caratterizzato gli assetti litostratigrafici degli elementi morfoidrologici
del F. Fortore e del T.te. Saccione.
Questi elementi morfoidrologici, proprio a seguito delle evoluzioni del corpo idrico e del proprio
bacino drenante, hanno generato le alluvioni recenti che ricoprono (per un dominio territoriale
anche consistente_ cfr. cartografia geolitologica) quasi l’intero areale vallivo, in logica connessione
con il contesto fisico-morfoidrologico del F. Fortore e del T.te. Saccione.
I terreni recenti che delimitano la piana sono rappresentati dagli estesi depositi sabbiosighiaiosociottolosi, che dalla foce del fiume Fortore si spingono verso la spiaggia di Chieuti, fino a
raggiungere le falde occidentali del M. d'Elio, ad Est del Lago di Lesina: Tali materiali, nei quali
abbondano gusci di conchiglie terrestri, provengono dalle piene dei fiumi del litorale adriatico,
compresi fra Vasto e Lesina, e principalmente del Fortore. Essi, trasportati dalla corrente marina
verso levante, hanno costituito la barriera litorale.
Lo schema idrodinamico della piana costiera può essere sintetizzato come segue:
• la falda defluisce da Sud/Ovest verso Nord/Est, con recapito in mare, mentre nella parte
della valle del Fortore il corso d’acqua drena le acque di falda;
124
• la morfologia piezometrica appare molto articolata, evidenziando un’alternanza di assi di
drenaggio preferenziale e di spartiacque sotterranei, allungati in direzione circa Sud/Ovest –
Nord/Est;
• più in dettaglio, gli spartiacque sotterranei tendono a coincidere con i corsi d’acqua ricadenti
nell’area di interesse;
• non è comunque da escludere che possa sussistere un richiamo di acque di mare nel corso di
limitati periodi di tempo, associato alla depressione piezometrica indotta nel corso di
emungimenti sporadici; fenomeno questo che non è facilmente determinabile attraverso la
cadenza di rilievo di cui si dispone.
Acquifero alluvionale della bassa valle dell’Ofanto
Il campo di esistenza dell’acquifero in argomento possiede ovviamente, in modo congruo con gli
usuali scostamenti tra corpo idrico sotterraneo e sua proiezione in superficie nell’ambito di un
bacino idrografico, caratteri di estensione difformi da una delimitazione amministrativa. Ciò stante,
il comparto fisico-geografico d’interesse per l’acquifero in argomento è strettamente quello
rinvenibile nella cartografia degli acquiferi (piana di Loconia - Madonna di Ripalta, immissario
T.Locone, bassa valle Ofanto).
Il carattere interregionale del corpo idrico superficiale in argomento merita comunque una
citazione anche in questo paragrafo, poiché l’assetto del territorio è fortemente condizionato dalle
evoluzioni morfotettoniche e dalle grandi modificazioni geologiche a scala “regionale”.
Nelle aree contermini il passaggio amministrativo Puglia-Basilicata, la macro struttura del Vulture
ha un ruolo determinante; il Monte Vulture, nel suo accrescimento tronco conico, ha provocato la
deviazione a nord e ad ovest dal Fiume Ofanto. I termini litologici significativi per questa area
d’interesse sono:
• Argille varicolori: si tratta di argilliti, marne argilloso-limose di colore grigio scuro, verde e
rossastro, scagliose, alle quali si intercalano strati e banchi di brecce calcaree, calciruditi e
calcareniti grigie e avana. La successione affiora sulla dorsale Torre della Cisterna-Monte
Perrone come falda alloctona, con contatto discordante e giacitura caotica, all’interno dei
depositi terrigeni miocenici del Bacino Irpino.
• Argille marnose scagliose: collocata stratigraficamente nel Bacino Irpino, ha caratteristiche
litologiche assimilabili alle argille varicolori sopra descritte. Si tratta di argilliti, argille marnose
scagliettate, di colore grigio-verde e talvolta rossastro, alle quali si intercalano marne e
calcari marnosi, grigio plumbeo.
• Argille subappennine: sono costituite da argille limose di colore grigioazzurro fittamente
stratificate e argille marnose, con rare intercalazioni di strati sabbiosi a grana fine, talora
cementati. Affiorano in sinistra orografica dell’Ofanto, nei pressi della Stazione ferroviaria di
125
Rocchetta S. Antonio, e sulle colline ad est del sovrascorrimento. In questo tratto si
rinvengono anche al di sotto dei sedimenti alluvionali del fiume Ofanto.
• Alluvioni: costituiscono i depositi più recenti e sono rappresentati dai depositi alluvionali del
fiume Ofanto. I depositi alluvionali terrazzati bassi sono localizzati a 8-10 m al di sopra
dell’alveo attuale, mentre i depositi terrazzati medi si trovano a quote superiori ai 20 metri.
Ricoprono ampie aree pianeggianti del tratto terminale dell’area. Sono costituiti da ghiaie
poligeniche, immerse in abbondante matrice sabbiosa, con lenti ghiaiose e sabbioso-limose,
dello spessore complessivo variabile tipicamente da 5 a 10 metri, provenienti dal
disfacimento delle unità terrigene e vulcaniche.
I depositi alluvionali attuali affiorano sul letto del fiume Ofanto con caratteristiche del tutto simili ai
depositi alluvionali terrazzati.
L’assetto idrogeologico dell’area è fortemente semplificato dal fatto che le Argille varicolori, le
argille marnose scagliose e le Argille Azzurre o argille subappennine avendo composizione
granulometrica di gran lunga spostata nel campo delle argille, risultano praticamente impermeabili.
Le stesse unità argillose costituiscono il basamento eroso dal fiume e sul quale si sono depositati i
sedimenti alluvionali del corso d’acqua, rinvenendosi con spessore massimo di 12-15 m circa dal
p.c..
I depositi alluvionali terrazzati del fiume Ofanto e i detriti dei conoidi, affioranti sulla piana
alluvionale in corrispondenza dei solchi, sono caratterizzati da lenti di ciottoli, granuli e sabbia con
intercalati lenti e livelli di argille limose e/o limi sabbiosi. Gli elementi lapidei, eterometrici e di
forma variabile da arrotondata a spigolosa, sono generalmente immersi in matrice sabbiosa, ma si
possono trovare lenti ghiaiose clastosostenute. Conseguentemente, le alluvioni risultano permeabili
per porosità, anche se evidentemente anisotrope (permeabilità notevole in direzione orizzontale,
modesta su quella verticale) e disomogenea, variando sensibilmente con la granulometria e la
matrice delle lenti alluvionali.
I caratteri di permeabilità dell’unità dei depositi alluvionali e dei detriti di conoide, tra di loro
coalescenti e interdigitati, sostenuti dal bedrock argilloso marnoso, consentono l’esistenza di un
acquifero superficiale e talvolta confinato dai livelli limoso-argillosi intercalati nelle ghiaie,
pressoché impermeabili, alimentato dal fiume, presente in corrispondenza dell’intera piana
alluvionale.
Anche gli olistoliti calcarei inglobati nelle argille varicolori, a causa della permeabilità per
fratturazione, possono svolgere ruolo drenante rispetto alla formazione imballante (Ag),
determinando modesti acquiferi isolati, ovvero essere in connessione con la più rilevante falda di
subalvea, quando a contatto con le alluvioni o con il fiume.
126
La falda idrica è rinvenibile a profondità variabili da -5m a –10metri dal p.c.. Solo localmente si
possono registrare risalite di 1-2 metri del livello idrico dopo perforazione, evidenziando una
circolazione dell’acquifero, localmente in pressione.
Le quote dei livelli di falda dei piezometri individuano, in linea di massima, una superficie
piezometrica della subalvea avente le linee di flusso pressoché parallele al fiume con gradienti
molto bassi.
CORPI IDRICI ARTIFICIALI
Data la scarsità di risorse idriche superficiali, i corpi idrici artificiali sono rappresentati dai canali di
bonifica e da invasi artificiali.
Gli invasi più importanti ricadono prevalentemente nei bacini interregionali del Fortore (Occhito) e
dell’Ofanto (Monte Melillo e Marana Capacciotti), di minore rilevanza risultano l’invaso di Torre
Bianca sul Torrente Celone.
ll fabbisogno potabile è soddisfatto in gran parte facendo ricorso a risorse idriche di derivazione
extra–regionale, ed in minor parte viene prelevato dalle falde idriche.
Le risorse idriche regionali
La maggiore risorsa idrica nella regione è, comunque, quella proveniente dalle fonti extraregionali
e regionali degli invasi in Basilicata (Pertusillo e Sinni), in Molise e Puglia (Occhito) e quelle del
pugliese invaso del Locone.
E’ interessante notare i buoni andamenti dei volumi medi degli invasi d’acqua registrati negli anni
dal gestore del servizio idrico AQP spa, che, dopo il minimo dell’emergenza nel 2002, evidenziano
un più o meno costante andamento crescente con qualche lieve decremento fino al 2006.
Medie annuali dei Volumi d’invaso (in Mmc) registrati da AQP spa negli anni 1997 – 2006
Fonte: RSA ARPA Puglia 2006
127
ACQUE SUPERFICIALI DESTINATE ALLA PRODUZIONE DI ACQUA POTABILE
Si riportano di seguito i dati riferiti agli invasi presenti in provincia di Foggia.
INVASO
Diga di Occhito sul fiume Fortore
Diga
Capaccio
sul
torrente
Celone
CAPACITA’ TOTALE
CAPACITA’ UTILIZZABILE
(milioni di mc)
(milioni di mc)
333
250
25,82
16,80
48
48
Diga Capacciotti
Fonte: Consorzio Bonifica della Capitanata
La Regione Puglia, per gli invasi artificiali Occhito (diga sul fiume Fortore) e Locone (diga
sull’omonimo affluente del fiume Ofanto), ha effettuato con l’ARPA alcuni controlli dai quali è
emerso, come si può osservare dai grafici seguenti che, nel corso del 2006, l’andamento delle
concentrazioni di Nitrati rilevate si è rivelato costantemente al di sotto di quello manifestato
nell’anno precedente e, solo in alcuni casi, coincidente o prossimo al valore corrispondente all’anno
2005.
Concentrazione dei Nitrati nell’invaso del Fortore – periodo
2001/2006
C.M.A. = Concentrazione Massima Ammissibile.
Fonte: RSA ARPA Puglia 2006
128
Concentrazione dei Nitrati nell’invaso del Locone - periodo 2001-2006
C.M.A. = Concentrazione Massima Ammissibile.
Fonte: RSA ARPA Puglia 2006
USO IRRIGUO
Le fonti di approvvigionamento di acque destinate all’uso irriguo sono rappresentate da acque
superficiali per lo più di derivazione extraregionale e dalle acque sotterranee, estratte attraverso
pozzi.
Per valutare la evoluzione temporale della pratica irrigua sono stati elaborati i dati relativi alle
superfici irrigate derivanti dai Censimenti Generali dell'Agricoltura 1991 e 2000 rilevati dall'ISTAT.
Nella provincia di Foggia, che mostra complessivamente un aumento del 10% delle superfici
irrigate, vanno distinte due situazioni diverse che interessano l’area del promontorio garganico e la
piana del Tavoliere. Con riferimento alla prima area non si evidenziano sostanziali modificazioni,
mentre significative variazioni interessano il Tavoliere ove gli incrementi delle superfici irrigate si
riscontrano prevalentemente in comuni interessati da comprensori irrigui pubblici serviti da acque
superficiali.
Per contro, si osservano sensibili riduzioni delle superfici irrigate in comuni nei cui territori le acque
sotterranee hanno subito un forte degrado qualitativo (Manfredonia) o quantitativo (OrtanovaStornarella).
129
(Tab. 14) Quadro Irriguo Territoriale dell’Area Vasta
Var. di
sup.
irrigata
19912000
(ha)
Var. di
sup.
irrigata
19912000
(%)
Var. di
sup.
irrigata
in
rapporto
alla sup.
comunale
(%)
Sup.
irrigata
2000 in
rapporto
alla sup.
comunale
(%)
COMUNE
Sup.
irrigata
Istat
1991
(ha)
Sup.
comunale
(ha)
Sup.
irrigata
Istat
2000
(ha)
Apricena
1.452
14.144
2.267,97
816
56
4,8
13,2
Cagnano V.
62
15.883
39,63
-22
-36
-0,1
0,2
Carapelle
825
2.482
834,43
9
1
0,4
33,6
Carpino
194
8.250
183,52
-10
-5
-0,1
2,2
Cerignola
23.426
59.353
25.340,05
1.914
8
3,2
42,7
Chieuti
520
6.067
433,72
-86
-17
-1,4
7,1
Foggia
8.216
50.715
9.566,65
1.351
16
2,7
18,9
Ischitella
313
8,737
348,72
36
11
0,4
4
Lesina
1.674
15.871
1.842,15
168
10
1,1
11,6
Manfredonia
7.638
35.199
4.023,81
-3.614
-47
-10,3
11,4
Mattinata
229
7.281
44,84
213
93
2,9
6,1
Monte S.
Angelo
27
24.277
68,69
42
154
0,2
0,3
Ordona
638
3.996
499,19
-139
-22
-3,5
12,5
Orsara
8
8.223
57,39
49
617
0,6
0,7
Ortanova
4,483
10.371
4.059,54
-423
-9
-4,1
39,1
Peschici
20
4.891
19,18
-1
-4
0
0,4
Poggio I.
969
5.237
805,54
-163
-17
-3,1
15,4
Rignano G.
1.357
8.892
824,26
-533
-39
-6
9,3
Rodi G.
236
1.323
236,41
0
S. Giovanni R.
1.044
25.973
752,01
-292
-28
-1,1
2,9
S. Marco in L.
771
23.355
188,51
-582
-76
-2,5
0,8
S. Paolo C.
811
9.068
1.064,47
253
31
2,8
11,7
Sannicandro
G.
807
17.262
731,11
-76
-9
0,4
4,2
S. Severo
5.223
33.314
9.712
4.489
86
13,5
29,2
Serracapriola
838
14.278
1.424,02
586
70
4,1
10
Isole Tremiti
130
17,9
(Tab. 14) Quadro Irriguo Territoriale dell’Area Vasta
Var. di
sup.
irrigata
19912000
(ha)
Var. di
sup.
irrigata
19912000
(%)
Var. di
sup.
irrigata
in
rapporto
alla sup.
comunale
(%)
Sup.
irrigata
2000 in
rapporto
alla sup.
comunale
(%)
COMUNE
Sup.
irrigata
Istat
1991
(ha)
Sup.
comunale
(ha)
Sup.
irrigata
Istat
2000
(ha)
Stornara
1.689
3.364
2.058,1
369
22
11
61,2
Stornarella
1.233
3.388
1.026,54
-206
-17
-6,1
30,3
Torremaggiore
558
20.861
3.645,61
3.088
553
14,8
17,5
Vico del G.
186
11.052
145,03
-41
-22
-0,4
1,3
Vieste
252
16.752
301,38
49
20
0,3
1,8
Zapponeta
681
4004
971,13
290
43
7,2
24,3
Prov. di Foggia
79.196
688.963
87.474
8.278
10
1,2
12,7
SCARICHI E DEPURAZIONE DELLE ACQUE REFLUE
In Provincia di Foggia è stato considerato un elenco di 183 scarichi rivenienti da insediamenti non
allacciati alla pubblica fognatura, in gran parte originati da industrie alimentari, in particolare
imprese di trasformazione di prodotti ortofrutticoli.
Il territorio della Capitanata è caratterizzato da un reticolo idrografico significativo, per cui circa un
terzo degli scarichi recapita in corpi idrici superficiali, mentre è raro il ricorso a deroghe per lo
scarico nel sottosuolo a mezzo di pozzi trivellati.
CRITICITÀ AMBIENTALI
L’emergenza idrica ha evidenziato la estrema vulnerabilità del territorio in relazione alla
disponibilità delle fonti approvvigionamento.
Tale circostanza impone il superamento di tale criticità muovendosi in un’ottica di differenziazione
delle fonti, onde minimizzare il rischio di contemporaneo deficit di disponibilità.
Le acque sotterranee, a causa dell’intenso sfruttamento, sono interessate da vistosi fenomeni di
depauperamento e di contaminazione salina, specialmente nelle aree costiere.
Inoltre, il sottosuolo e talora le falde, rappresentano il recapito finale degli scarichi delle acque
reflue depurate; tali circostanze impongono la tempestiva attivazione di un sistema di
131
monitoraggio dei corpi idrici parallelamente alla realizzazione di interventi mirati alla riduzione dei
carichi inquinanti derivanti dalle attività antropiche che si sviluppano sul territorio.
Altra criticità di notevole rilevanza riguarda la mancanza di aree di tutela per i numerosi pozzi e
sorgenti attualmente utilizzati per l’approvvigionamento civile; infatti i pozzi sono causa di
alterazione di qualità della risorsa idrica sotterranea in quanto il gioco di pressioni suolo-aria-acqua
che si innesca genera fenomeni di contaminazione salina da parte dell’acqua proveniente dal mare.
Il fenomeno della “intrusione salina” è iniziato, ormai, da tempo nelle falde idriche della regione in
prossimità della costa. Di qui la necessità di contenere le autorizzazioni per trivellazione di pozzi sul
territorio, onde evitare il depauperamento di risorsa idrica sotterranea di qualità.
Per quanto riguarda gli scarichi delle acque reflue nei corpi idrici recettori, la criticità più evidente è
rappresentata dall’adeguamento degli impianti e dei recapiti finali, per renderli conformi alla
normativa vigente.
Considerando, in termini generali, il carico inquinante riversato nei corpi idrici recettori, la criticità
deriva dalla parziale copertura del servizio di fognatura e di depurazione. Questo quadro conduce a
considerare l’urgenza di attuare interventi volti alla riduzione del carico inquinante attuale rilasciato
nell’ambiente.
In tale ottica si inquadrano anche le iniziative volte al riutilizzo delle acque reflue depurate.
Per quanto riguarda il servizio idrico, lo stato dell’infrastrutturazione mostra due principali criticità:
• l’inadeguata capacità di trasporto di alcune condotte e di compenso dei serbatoi di linea e di
testata;
• l’elevato livello di perdite totali apparenti nelle adduttrici e nelle reti di distribuzione.
Per quanto attiene al superamento della prima problematica, è necessario attuare interventi di
potenziamento delle adduttrici e dei serbatoi; la seconda richiede invece il concorso di azioni
diverse sinergicamente programmate, alcune delle quali riguardano la manutenzione straordinaria
o il rifacimento delle reti; ma la maggior parte ineriscono ad azioni di studio-conoscenza dettagliata
delle diverse situazioni e mirati interventi di riefficientamento e manutenzione ordinaria.
Fra queste ultime assumono rilievo, anche sotto il profilo gestionale, l’aggiornamento del parco
contatori, nonché il completamento e l’adeguamento della strumentazione di telecontrollo per la
misura dei parametri idraulici relativi principalmente alle adduttrici e, immediatamente a seguire,
alle reti di distribuzione.
Infine le azioni di riduzione delle perdite, oltreché sul piano economico, manifestano un rilevante
effetto benefico sia sulla riduzione dei volumi di approvvigionamento, che sull’incremento della
dotazione idrica per gli utenti.
I fitofarmaci sono prodotti concepiti per combattere forme di vita indesiderate; sono pertanto
sostanze dannose in generale per gli organismi viventi.
132
Nonostante le attività di ricerca nel settore siano state orientate alla produzione di principi attivi
specifici per le differenti esigenze agronomiche, i prodotti fitosanitari possono generare effetti
negativi anche su organismi diversi dal bersaglio diretto della loro azione.
Pertanto, la contaminazione del suolo da fonti d’inquinamento puntuali e diffuse ha implicazioni
sulla qualità dei prodotti agro – alimentari, sulla qualità delle risorse idriche e, di conseguenza,
sulla salute umana.
L’esigenza di un uso dei pesticidi compatibile con la tutela dell’ambiente e della salute umana
risulta di conseguenza un fatto ampiamente riconosciuto. I corpi idrici, specialmente quelli
sotterranei, caratterizzati da lenti tempi di ricambio, sono soggetti ad una contaminazione
sommativa derivante dell’accumulo dei metaboliti dei prodotti fitosanitari per effetto di un uso
prolungato ed intenso.
RISPARMIO E RECUPERO DELLE RISORSE IDRICHE
Nel bilancio idrico complessivo, le perdite negli acquedotti, nonché i volumi persi in adduzione
primaria e nella distribuzione, rappresentano ancora un problema rilevante se si pensa che queste
ammontano ancora a più del 50% dei volumi immessi nelle reti del servizio di approvvigionamento
idropotabile.
Il risparmio, il recupero e l’uso appropriato delle risorse idriche costituiscono fattori strategici
importanti ed esprimono una componente rilevante della cultura locale.
Le azioni volte a questo scopo interessano i comportamenti dei cittadini, imprenditori, agricoltori
ed amministratori.
I regolamenti edilizi dovrebbero introdurre disposizioni per individuare le migliori opportunità di
risparmio idrico. Altre iniziative utili sono le campagne informative e di sensibilizzazione purchè non
intese unicamente rivolte alla popolazione, ma mirate sugli usi dell’acqua ai fini industriali e
produttivi.
4.2.3.2
AMBIENTE MARINO COSTIERO
La morfologia e la dinamica della fascia costiera compresa fra la foce del Fiume Fortore e quella
del Fiume Ofanto è il risultato di delicati e complessi equilibri fra numerose variabili in gioco, quali
la struttura e la morfologia dell’entroterra e del primo fondale, le condizioni meteorologiche, le
caratteristiche del modo ondoso, delle correnti sottocosta, delle maree, l’attività antropica ed altre
ancora.
133
Il perimetro costiero della provincia foggiana, ovvero il tratto di costa adriatica compreso fra la
foce del Fiume Fortore e quella del Fiume Ofanto, misura all’incirca 200 km.
Il litorale è prevalentemente basso, uniforme e sabbioso in tutto il tratto adriatico che va da
Manfredonia a Bari.
Nel Gargano le coste sono generalmente alte e scoscese e solo raramente si aprono in brevi
insenature sabbiose. A nord del Gargano la fascia costiera si presenta paludosa, specie in
corrispondenza dei laghi costieri di Varano e di Lesina che sono separati dal mare da sottili lingue
sabbiose.
La costa è interessata dallo sversamento di acque di fogna, prevalentemente trattate da impianti di
depurazione degli scarichi di gran parte della popolazione pugliese.
Dette acque sono sufficientemente depurate e, in molti casi, vengono immesse in mare mediante
condotte sottomarine per favorire una più rapida diluizione e dispersione dei reflui.
UTILIZZO PREVALENTE DEL TERRITORIO COSTIERO
Le aree costiere della Capitanata sono fortemente antropizzate, gran parte del territorio costiero
nei mesi estivi viene utilizzato per il turismo balneare e numerosi sono i villaggi turistici e le
strutture balneari presenti sul Gargano.
I maggiori insediamenti industriali si trovano nell’area costiera di Manfredonia.
Tutti gli scarichi che hanno recapito in mare sono autorizzati dalla Provincia. Si tratta nella grande
maggioranza di acque reflue provenienti dagli impianti di depurazione delle città, dei villaggi
turistici, degli alberghi costieri, nonché delle industrie.
L’urbanizzazione intensiva, soprattutto intorno ai centri abitati litoranei, implica una sottrazione di
habitat per flora e fauna ed è all’origine di uno dei principali problemi ambientali, ovvero il
trattamento e lo smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi, soprattutto nel periodo estivo. In tale
periodo, infatti, la popolazione nei centri abitati costieri aumenta notevolmente, con conseguenti
gravi problemi nella gestione dei rifiuti urbani troppo spesso rilasciati nell’ambiente senza il
preventivo trattamento.
Tipologia ed entità dei carichi zootecnici presenti che gravitano nel bacino che
influenza il tratto costiero interessato
Gli allevamenti zootecnici influenzano il tratto costiero del Golfo di Manfredonia e dell’area di
Lesina.
Gli impianti ittici intensivi presenti nelle aree costiere sversano notevoli quantità di acqua, senza
alcun trattamento, arricchita di resti di mangime e dal metabolismo degli organismi allevati.
134
Spesso il versamento delle massicce quantità d’acqua, provenienti dagli impianti di allevamento
intensivo, creano a mare areali eutrofici; il che spesso favorisce intensi bloom algali di microalghe
planctoniche, nonché un eccessivo sviluppo di cloroficee bentoniche nitrofile dei generi Ulva ed
Enteromorpha che, nei mesi estivi, generano estesi inconvenienti nella zona a Nord del Gargano.
Tipologia ed entità degli allevamenti ittici in acque interne e vallicolture
Gli impianti di vallicoltura sono presenti (n.3) nell’entroterra del Golfo di Manfredonia per una
estensione complessiva di 1500 ettari. Le specie ittiche presenti sono i cefali e le anguille, molto
rare le orate e spigole.
Nelle lagune di Lesina e Varano viene esercitata la pesca stagionale alle anguille (paranze) nonché
quelle di cefali e meno di orate e spigole. Si tratta della raccolta di specie che naturalmente
migrano e si accrescono nei laghi.
Le lagune di Lesina e Varano presentano due foci attraverso le quali, in base alle maree, le acque
sfociano alternativamente in mare o rientrano in laguna. Nelle aree di foce, a mare, si creano
indubbiamente areali leggermente eutrofici.
Tipologia ed entità degli insediamenti industriali
Lungo le coste sono presenti alcune industrie potenzialmente pericolose per quanto attiene lo
scarico di acque reflue in mare.
Operano stagionalmente anche numerosi impianti oleari che, spesso, determinano gravi fenomeni
di inquinamento a mare per scarichi abusivi. Altre industrie che arrecano turbative all’ambiente
sono quelle casearie molto numerose specie nel foggiano.
Tipologia ed estensione di impianti di acquacoltura
Gli impianti di acquacoltura intensiva, di specie marine, sono localizzati nella zona di Lesina,
Varano, Manfredonia e Mattinatella.
L’acqua di mare è prelevata in prevalenza da pozzi appositamente trivellati, mentre le acque reflue
si sversano in mare.
Sono state allestite, nelle acque costiere, gabbie galleggianti per l’allevamento ittico intensivo
anche a Manfredonia e Mattinatella.
L’allevamento è prevalentemente legato alla spigola e all’orata, solo in alcuni impianti di Lesina
viene allevata anche l’anguilla.
135
La mitilicoltura è molto estesa in mare con impianti off – shore in Adriatico, lungo le coste del Lago
di Varano nonché nelle aree costiere di Mattinata e Manfredonia.
STATO DI QUALITA’ DELLE COSTE
Tra i diversi aspetti negativi da considerare vi è inoltre:
l’arretramento
della
linea
di
riva
per
l’instaurarsi
di
fenomeni
erosivi
dovuti
all’antropizzazione delle coste per fini turistici, con smantellamento delle dune per far posto
a centri balneari, villaggi residenziali e porticcioli turistici;
la mancanza di regolazione dell’accesso alle grotte marine, con la conseguente
concentrazione di residui di carburante dei natanti e di rifiuti;
l’impoverimento dell’apporto solido dei fiumi al mare per l’indiscriminato asporto di
materiale dal letto dei corsi d’acqua, la sistemazione degli stessi, nonché la costruzione di
dighe di ritenuta.
In tutto ciò si inseriscono eventi metereologici avversi caratterizzati da forti piogge, piene rovinose
di corsi d’acqua e forti mareggiate che accrescono il degrado non solo della fascia costiera, ma
anche della rete fluviale dell’entroterra costiero.
STATO DI QUALITA’ DELLE ACQUE MARINE COSTIERE
Indicatore rappresentativo della balneabilità è l’idoneità alla balneazione determinata attraverso la
qualità delle acque e tradotta in Km di costa balneabile.
L’ARPA Puglia, in collaborazione con il Ministero della Salute, ha il compito istituzionale di
controllare le acque di balneazione ai sensi del DPR n. 470/82. Dal 2002 ad oggi, in seguito ai
controlli effettuati, si è riscontrato un progressivo miglioramento dell’idoneità alla balneazione; la
percentuale di costa balneabile risulta per la provincia di Foggia pari al 94%.
Percentuale (%) di costa balneabile per la provincia di Foggia
Fonte: RSA Arpa Puglia 2006
136
I punti dichiarati non balenabili sono comunque relativi a situazioni localizzate e coincidenti con le
foci dei fiumi o torrenti, ovvero con i recapiti finali di depuratori.
Pertanto le maggiori problematiche sono riconducibili alla presenza di contaminanti di origine civile,
particolarmente evidenti nei mesi estivi, allorquando aumenta la pressione antropica sulla costa
dovuta all’afflusso turistico.
Aspetti biocenotici
Il promontorio del Gargano, con le sue coste alte e rocciose a falesia e con la piattaforma alquanto
ripida, rappresenta un’area di discontinuità tra due pianure alluvionali: quella di Lesina e quella di
Manfredonia.
Nell’area alluvionale i fondali di natura sedimentaria sono caratterizzati da un gradiente
granulometrico regolare, con popolamenti bentonici tipici delle Sabbie Fini Ben Calibrate sino a
quelli dei Fanghi Terrigeni Costieri.
Zoocenosi prevalente a Chamelea gallina (vongola) sono presenti in questa fascia costiera, la qual
cosa favorisce anche un’intensa attività di pesca alle vongole.
Lungo il tratto costiero del promontorio garganico si evidenzia la presenza di centinaia di grotte
sottomarine, con popolamenti sciafili estremamente interessanti e con presenza di specie rare
(soprattutto Poriferi). Più al largo, biocenosi intatte a Sabbie Grossolane Sottoposte a Correnti di
Fondo, a Detritico Costiero e a Fanghi del Largo rappresentano le tipiche strutture biocenotiche
della zona.
Tutta l’area è sottoposta ad attività di pesca e soprattutto quella localizzata a nord del
promontorio.
L’ampio golfo di Manfredonia, che dal Gargano giunge sino a Barletta, presenta coste basse e
sabbiose. Le acque, grazie agli apporti continentali dell’Ofanto, del Cervaro e del Carapelle, sono
caratterizzate da un elevato carico trofico che garantisce un’intensa attività di pesca tanto ai
Molluschi Lamellibranchi, quanto di specie pelagiche (pesce azzurro).
Nella fascia costiera risultano infatti abbondanti le sabbie fini a Chamelea gallina mentre va rilevato
che questa zona presenta la più alta concentrazione di forme giovanili di alici (Eugraulis
enctrasicholus) e di sarde (Sardina pulchardus) in grado di sostenere una marineria di varie
centinaia di operatori.
Sui fondali è presente un relitto cimodoceto, degradato continuamente dalle attività di pesca.
Nella zona più meridionale sono presenti mattes di Posidonia oceanica mentre la pianta viva non
riesce ad affermarsi nelle acque del golfo, sia per cause naturali (elevata sedimentazione dovuta al
trasporto solido) che antropiche (elevata attività peschereccia).
137
Le praterie di Posidonia oceanica svolgono un ruolo ecologicamente importante nella salvaguardia
degli ecosistemi costieri e nel mantenimento della loro elevata biodiversità.
Le conoscenze attuali sull’estensione, sulla struttura e sullo stato di salute delle praterie di
Posidonia oceanica si riferiscono a studi condotti nell’arco di diversi decenni. In seguito a tali
indagini, esse sono state localizzate lungo la fascia costiera della provincia di Foggia, ed in
particolare nelle località geografiche di
Prateria di Cala Matano – Isole Tremiti, Foggia (~ 10 ha)
Prateria del Cretaccio – Isole Tremiti, Foggia (~ 8 ha)
Queste praterie, sulla base della Direttiva 92/43/CE relativa alla Conservazione degli Habitat
naturali e seminaturali nonché della flora e della fauna selvatiche, sono considerati SIC – Siti di
Importanza Comunitaria.
Aree marine degradate
La fascia costiera non presenta estesi fenomeni di degrado. Solo alcune zone risultano interessate
da fenomeni di inquinamento.
Innanzitutto è da citare la zona antistante la città di Manfredonia, caratterizzata da attività
industriali chimiche sino ad un decennio orsono ed ora definita Area di Crisi Ambientale. Scarichi
provenienti dagli impianti dell’ENICHEM hanno determinato accumuli significativi nei sedimenti
marini, attualmente oggetto di approfondite analisi.
Viceversa, l’area caratterizzata dalla foce dell’Ofanto presenta analoghi fenomeni di accumulo sia di
inquinanti civili che industriali ed agricoli. Sono soprattutto questi ultimi quelli che determinano uno
stato di eutrofizzazione lungo le aree costiere di queste località.
Va citato il degrado presente lungo tutta la fascia costiera causato da una gestione “irrazionale”
delle risorse biologiche imputabile ad overfishing da parte dei pescatori locali (es. ampie aree della
marineria di Manfredonia), ad attività di acquicoltura sovradimensionata rispetto alla potenzialità
produttive del sito e di smaltimento naturale dei reflui relativi nonché, infine, alla pratica
devastante della pesca illegale (come quella dei datteri di mare o dei coralli).
138
4.2.3.3
RISCHIO IDRAULICO
CARATTERIZZAZIONE QUALITATIVA DEI CORPI IDRICI SUPERFICIALI
Lo scenario dello stato ecologico dei corsi d’acqua pugliesi appare, in sintesi, di livello qualitativo
tra il sufficiente e il pessimo.
Corsi d’acqua
I dati analitici raccolti interessano vari punti di campionamento lungo i seguenti corsi d’acqua:
Fiume Fortore, Fiume Ofanto, Torrente Candelaro, Torrente Carapelle, Torrente Cervaro, Torrente
Saccione.
Fiume Fortore
L’andamento annuale della temperatura è risultato regolare con valori invernali intorno ai 10÷12
°C ed estive di ~20÷22 °C. L’Ossigeno disciolto risulta mediamente compreso fra 8÷10 mg/l
durante tutto il corso dell’anno, mentre il BOD5 in media evidenzia valori intorno ai 6 mg/l con
frequenti picchi intorno a 10÷12 mg/l e valori massimi occasionali compresi fra 20÷50 mg/l. In
riferimento a tale parametro si ricorda che il limite per le acque destinate alla vita dei pesci e
riportato dalla Tab. 1/B – D. Lgs. 152/99 è di 9 mg/l. Il COD presenta un andamento alquanto
(Tab. 15) Classificazione dello Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua (SECA) della regione – anno 2007.
LIM
Bacino
Saccione
Fortore
Fortore
Candelaro
Cervaro
Cervaro
Candelaro
Candelaro
Candelaro
Carapelle
Carapelle
Ofanto
Bradano
Bradano
Ofanto
Ofanto
NOTA:
Fiume
Saccione
Fortore
Fortore
Salsola
Cervaro
Cervaro
Candelaro
Candelaro
Candelaro
Carapelle
Carapelle
Ofanto
Gravina
Fiumicello
Ofanto
Ofanto
IBE
Codice
stazione
CS1
CS2
CS3
CS4
CS5
CS6
CS7
CS8
CS9
CS10
CS11
CS12
CS13
CS14
CS15
CS16
Località
IBE
Provincia
Punteggio
FG
205
S.S. 16 ter (Ponte)
FG
205
Ripalta
Strada Torremaggiore-Mass.Piscicelli FG
- SS16 km618215
FG
130
S.S.16 ponte FG-S.Severo
FG
245
S.S. 161 pressi Bovino
FG
S.S.Ponte Incoronata
FG
75
Str. S.Matteo e Posa Nuova
FG
30
Ponte Villanova
FG
45
Bonifica 24 (confl. Celone)
FG
145
S.S. 161 Ponte Nuovo
FG
45
S.S. 544 Ponte Bonassisi
FG
200
S. Samuele di Cafiero
BA
65
Ponticello sulla S.S. 96
TA
175
Str. Montescaglioso-Metaponto
AV-FG
215
Rocchetta S. Antonio
FG
130
Bellaveduta
Livello
Valore
medio
3
3
3
3
2
4
5
5
3
5
3
4
3
3
3
6,0
6,2
5,0
6,0
6,9
7,0
3,0
1,8
4,8
6,8
1,5
5,6
6,3
6,3
8,5
6,0
SECA
classe classe
3
3
4
3
3
3
5
5
4
3
5
3
3
3
2
3
giudizio
3
3
3
3
3
Sufficiente
Sufficiente
Sufficiente
Sufficiente
Sufficiente
4
5
5
3
5
3
4
3
3
3
Scadente
Pessimo
Pessimo
Sufficiente
Pessimo
Sufficiente
Scadente
Sufficiente
Sufficiente
Sufficiente
Nelle due celle in grigio vi sono valori non medi ma ricavati da unica analisi
Fonte: elaborazione di dati parametrici esito delle analisi di monitoraggio dei DD.AA.PP dell’ARPA Puglia, aggiornamento anno 2007.
139
variabile nel corso dell’anno, con valori minimi intorno a 6÷10 mg/l e valori più elevati intorno a
30-40 mg/l. Solo occasionalmente si sono registrati valori superiori a 100 mg/l.
Fra i nutrienti, i nitrati (N-NO3) risultano mediamente elevati (4÷10 mg/l) ed anche l’azoto totale
(N-tot) risulta generalmente compreso fra 6÷12 mg/l; i composti del fosforo (P-PO4 e P-tot)
risultano normalmente bassi o non rilevabili.
La contaminazione fecale in genere risulta sempre elevata durante il corso dell’anno, con valori
estremamente variabili e di solito superiori ai 1000 E. coli/100 ml. Valori medi relativamente più
bassi sono riscontrabili generalmente nel periodo invernale-primaverile (in media ~2000 E. coli/100
ml) e più elevati in estate-autunno (in media ~5000 E. coli/100 ml). I Solidi Sospesi risultano in
media intorno ai 10 mg/l. Valori più elevati si riscontrano in estate sino a 40÷50 mg/l.
Dai dati osservati, risulta necessario eliminare le fonti di contaminazione microbiologica e
contenere l’elevato apporto di sostanze azotate.
Fiume Ofanto
Andamento annuo della temperatura regolare; nel periodo invernale-primaverile si registrano
temperature delle acque comprese fra 10÷14 °C mentre in estate-autunno si osservano
temperature intorno ai 18÷22 °C. L’ossigenazione delle acque risulta generalmente buona, con
valori medi annui compresi fra 8,5÷10,5 mg/l. Il BOD5 risulta alquanto variabile nel corso
dell’anno, con valori compresi fra 3÷25 mg/l. Il COD si attesta intorno ai 25÷40 mg/l in media nel
corso dell’anno.
Per i nutrienti si osservano valori di nitrati (N-NO3) in media compresi fra 4÷8 mg/l, con picchi
massimi occasionali sino a 14÷18 mg/l. L’Azoto totale (N-tot) si evidenzia generalmente compreso
fra 6÷15 mg/l con picchi sino a 20÷27 mg/l. Gli ortofosfati (P-PO4) risultano generalmente non
rilevabili, mentre il fosforo totale (P tot) mostra valori in media compresi fra 0,2÷0,4 mg/l. La
colimetria risulta in genere molto variabile ed elevata, il che denota una chiara e periodica
contaminazione di origine fecale. I valori di E. coli si mostrano generalmente < 1000 MPN/100 ml
ma occasionalmente si spingono sino a valori di 11.000 e 28.000 MPN/100 ml. Solidi sospesi con
valori alquanto variabili nel corso dell’anno: min 2 mg/l; max 40-50 mg/l; med 10-20 mg/l.
È necessario migliorare il monitoraggio, integrando la limitata serie di parametri controllati da PMP
ASL BA/4. Evidente apporto elevato di nutrienti (Fosforo e Azoto) da contenere nel corso dell’intero
anno. Contaminazione microbiologica periodica dovuta forse a scarichi abusivi tipo autospurghi.
Torrente Candelaro
L’andamento annuo della temperatura delle acque del Torrente Candelaro evidenzia minimi
invernali compresi fra 5÷10 °C e massimi estivi compresi fra i 20÷24 °C. Il tenore di ossigeno
disciolto risulta generalmente compreso fra i 6÷10 mg/l nel corso dell’anno. Occasionali “deficit”
140
sono stati registrati nel periodo primaverile (maggio) con valori minimi sino a 2÷4 mg/l. Il BOD5
risulta generalmente al di sotto dei 20÷25 mg/l con occasionali picchi intorno ai 40 mg/l. Il COD
evidenzia valori compresi in media fra 40÷60 mg/l con alcuni valori massimi sino a 100÷120 mg/l
e un’occasionale valore vicino ai 400 mg/l. I composti dell’azoto (N-NO3 e N-tot) risultano
generalmente più elevati nel periodo tardo invernale-primaverile: i nitrati evidenziano valori sino a
8÷10 mg/l, con picchi primaverili sino a 15÷18 mg/l; l’azoto totale manifesta in media valori
compresi fra 9÷15 mg/l con picchi anche in questo caso inverno-primaverili sino a 30÷40 mg/l. Gli
ortofosfati (P-PO4) e il fosforo totale (P-tot) evidenziano quasi sempre valori al di sotto della soglia
strumentale (non rilevabili); raramente sono stati registrati valori intorno a 1-2 mg/l per il P-PO4 e
di 4-5 mg/l al massimo per il P-tot.
La carica microbica di origine fecale risulta generalmente elevata in tutto il corso dell’anno, con
valori molto altalenanti e comunque quasi sempre di gran lunga superiori a 2000 E. coli/100 ml.
Risultano infatti frequenti valori estremi compresi tra i 20000÷60000 E. coli/100 ml.
Alla luce di quanto rilevato risultano necessari interventi tesi a mitigare principalmente gli apporti
di nutrienti e a ridurre drasticamente gli sversamenti di origine cloacale.
Torrente Carapelle
Le temperature registrate per le acque del Torrente Carapelle evidenziano valori medi invernaliprimaverili compresi fra i 6÷11 °C e valori estivi intorno ai 18÷22 °C. Il tenore di ossigeno si
mantiene intorno ai 9÷10 mg/l nel periodo invernali-primaverile scendendo lievemente (7÷8 mg/l)
nel periodo più caldo estivo. Sporadici risultano i valori intorno ai 4-6 mg/l per altro registrati in
mesi stagionalmente differenti (dicembre e febbraio). Il BOD5 risulta tendenzialmente compreso
fra gli 8÷20 mg/l con valori di punta intorno ai 40 mg/l ed un solo valore estremo (dicembre)
intorno ai 130 mg/l. Il COD risulta compreso in media tra 20÷50 mg/l con picchi sino a 130÷150
mg/l ed un singolo valore estremo intorno ai 500 mg/l.
Per quanto concerne i nutrienti, si registrano valori di nitrati in media elevati e prevalentemente
compresi fra 2÷8 mg/l con picchi sino a 12÷13 mg/l; l’azoto totale si attesta in un range compreso
fra 6÷14 mg/l, con un unico picco isolato sino a ~32 mg/l. I composti del fosforo risultano quasi
sempre non rilevabili nei campioni esaminati. La componente microbica evidenzia valori di E. coli
che varia da 100 sino a 8000 mg/l con un valore estremo registrato sino a 76.000 E. coli/100 ml.
In generale, quindi, il corso d’acqua necessita di miglioramenti che riguardano le concentrazioni dei
composti dell’azoto nonché di misure tese a contenere i periodici aumenti del BOD5 e del COD. Di
conseguenza, anche il contenimento della carica batterica di origine fecale risulta necessario ai fini
del raggiungimento di uno standard qualitativo accettabile delle acque.
141
Torrente Cervaro
Le acque del T.te Cervaro manifestano un andamento termico medio annuale caratterizzato da
temperature minime invernali comprese fra i 5÷11 °C e temperature estive attestate intorno ai
19÷22 °C.
Il tenore di ossigeno nelle acque risulta generalmente ottimale e compreso fra gli 8÷12 mg/l
durante tutto l’anno. Il BOD5 evidenzia un buon tenore medio annuale con valori compresi fra 2÷7
mg/l ed anche il COD si attesta in media in un intervallo compreso fra 8÷12 mg/l, con valori di
punta intorno a 20÷25 mg/l.
L’apporto di composti azotati si manifesta con valori di nitrati (N-NO3) che risultano in media
compresi fra 2÷8 mg/l con picchi sino a 10÷13 mg/l mentre l’azoto totale risulta generalmente
compreso fra 6÷10 mg/l, con un unico valore estremo di ~28 mg/l. I composti del fosforo (P-PO4
e P-tot) risultano sempre non rilevabili nelle acque campionate. La componente microbica di
origine fecale risulta decisamente più contenuta rispetto agli altri corsi d’acqua pugliesi esaminati.
Non di meno sono rilevabili valori di E. coli durante il corso dell’anno in media compresi fra
100÷2000/100 ml, il che evidenzia una seppur contenuta contaminazione di origine fecale.
La situazione di salute del corso d’acqua sembra generalmente buona o comunque accettabile,
anche se un certo miglioramento va ulteriormente perseguito in termini di contaminazione fecale.
Torrente Saccione
L’andamento termometrico annuo del corso d’acqua in esame evidenzia temperature invernali
comprese fra i 5÷10 °C e valori estivi compresi fra i 20÷24 °C. Il tenore di ossigeno nelle acque
risulta soddisfacente durante tutto l’anno con valori fra i 10÷12 mg/l in inverno e i 7÷10 mg/l nel
resto dei periodi stagionali. Il BOD5 risulta generalmente contenuto, con valori al di sotto dei 9÷10
mg/l mentre il COD si attesta intorno agli 8÷15 mg/l con picchi sino ad un massimo occasionale di
70 mg/l. Fra i sali di azoto, i nitrati evidenziano in media valori sensibilmente elevati e compresi fra
i 4÷11 mg/l ed anche l’N-tot mostra tenori in genere compresi fra i 7÷15 mg/l.
Assenti o non rilevabili i composti del fosforo. Decisamente elevata la contaminazione batterica di
origine fecale. I valori di E. coli risultano generalmente superiori ai 1000/100 ml, con valori di
punta da 8.000 sino a 13.000 E. coli per 100/ml.
A fronte di quanto osservato dall’esame dai dati analitici, il corso d’acqua in questione necessita di
interventi tesi ad abbattere gli apporti di sali azotati di presumibile derivazione antropica nonché di
misure di deciso contenimento della contaminazione cloacale che emerge con evidenza dai dati
microbiologici riportati.
142
ACQUE MARINE COSTIERE
Per quanto concerne le acque pugliesi, i dati raccolti si riferiscono a 2 distinti programmi di
monitoraggio della qualità degli ambienti marini costieri regionali condotti da vari Enti di ricerca
locali.
I due programmi di monitoraggio citati sono stati effettuati nel periodo 1998÷2002.
L’analisi della temperatura delle acque evidenzia valori medi più bassi raggiunti di norma alla fine
del periodo invernale (10-11°C).
A partire da marzo-aprile si osserva un rapido incremento delle temperature delle acque dei due
distinti ambiti marini, con valori che culminano in estate, in media intorno ai 26-27°C. La
successiva diminuzione stagionale prende avvio già a partire da settembre, sino a raggiungere in
media i 14-15°C in dicembre.
Per quanto concerne la salinità, si raggiungono in piena estate (agosto, settembre) con valori in
media compresi tra 37,2 e 38,5‰. Nel periodo invernale (dicembre) sono invece osservabili i
valori più bassi (~36-37‰) soprattutto in prossimità della costa ed in aree maggiormente
influenzate dagli apporti idrici continentali (Golfo di Manfredonia, nord del Gargano).
I valori in media tendono a mantenersi nell’ambito compreso tra 37,9 e 38,6‰.
Il tenore di ossigeno, espresso come percentuale di O2 disciolto, evidenzia valori mediamente
compresi tra 90÷100% di saturazione e sovente superiori (100÷120%) soprattutto nel periodo
primaverile-estivo e, per alcune zone, anche nel periodo autunnale. Valori sensibilmente più bassi
(65÷85%) sono stati occasionalmente osservati in piena estate (giugno, agosto) o in autunno
(ottobre, novembre) prevalentemente per zone del settore costiero nord garganico (Foce
Acquarotta, foce Schiapparo).
I nitriti (N-NO2) si attestano in media intorno a valori di 20÷40 µg/l, con valori di massima
concentrazione compresi fra 50÷70 µg/l e solo occasionalmente superiori a 100 µg/l, soprattutto
nei mesi autunno invernali (da novembre a febbraio), per quasi tutte le aree marine ed in
particolare per quelle prossime alla foci dei corsi d’acqua (Ofanto, Candelaro, Cervaro e Carapelle)
che sboccano nel Golfo di Manfredonia e per quelle poste lungo la costa nord garganica (foci della
Laguna di lesina e del Lago di Varano). Nel periodo estivoprimaverile invece, i valori di NO2
presenti in queste stesse aree marine risultano più contenuti e generalmente al di sotto dei 10
µg/l.
Anche l’esame dei nitrati (N-NO3) evidenzia una certa variabilità dei dati a seconda degli ambiti
costieri considerati e dei periodi stagionali. In particolare, i siti marini indagati mostrano in media
valori più elevati e compresi fra 400÷900 µg/l specie nel periodo autunnoinvernale, ma anche
valori superiori a 1000÷2000 µg/l tanto nelle zone settentrionali direttamente interessate dagli
apporti idrici continentali (es. Golfo di Manfredonia)
143
Le concentrazioni di ammoniaca indissociata (N-NH3) evidenziano lungo il settore costiero un
andamento generalmente a carattere stagionale. Nel periodo tardo estivo e autunnale-invernale si
riscontrano, infatti, i valori più elevati e generalmente compresi fra i 15÷30 µg/l, mentre nel
periodo primaverile e all’inizio dell’estate i valori possono oscillare in media fra i 2÷12 µg/l.
Infine, anche le concentrazioni relative agli ortofosfati (P-PO4) evidenziano una certa stagionalità,
ma con andamenti differenti, però, a seconda dei diversi comprensori costieri. Più in dettaglio le
zone marine nord-garganiche (Varano, Lesina, Peschici, Saccione) mostrano tenori in media più alti
(8÷15 µg/l) nel periodo autunnale-invernale e più bassi (2÷6 µg/l) nel periodo estivo-primaverile;
al contrario le zone costiere ricadenti nel Golfo di Manfredonia e quindi influenzate dagli apporti
fluviali mostrano valori mediamente più alti nel periodo estivo (15÷25 µg/l) e meno elevati nel
periodo che va da novembre a febbraio circa (2÷8 µg/l).
Le misurazioni della clorofilla si attestano mediamente intorno a valori compresi fra 0,1÷0,4 µg/l
con massimi primaverili e tardo-estivi intorno ai 0,7÷1 µg/l.
In riferimento al nuovo Programma Nazionale di Monitoraggio dell’ambiente marinocostiero
promosso dal Ministero dell’Ambiente (Servizio Difesa Mare) per il triennio 2001-2003, di seguito
vengono analizzati i dati relativi agli anni 2001 e 2002 riferiti ai siti marini delle Isole Tremiti e di
Manfredonia.
Isole Tremiti
La temperatura delle acque marine superficiali evidenzia un tipico andamento a carattere
stagionale, con minime tardo-autunnali intorno ai 12 °C e massime anche superiori ai 25 °C nel
periodo estivo (giugno-agosto).
La percentuale di saturazione dell’ossigeno durante l’anno oscilla mediamente intorno al 90÷100%,
con valori tendenzialmente più elevati nel periodo estivo e tardo-estivo ed un periodo di
decremento (O2 = 50÷90% sat.) nei mesi autunnali (ottobre-novembre).
La trasparenza delle acque risulta abbastanza elevata durante tutto l’anno, con un valore medio di
16,4±7,6 m e valori massimi sino a 35 m.
Per quanto concerne i sali di azoto, i valori dei nitriti (N-NO2) risultano in media <9 µg/l, con valori
tendenzialmente più alti (fino a 25 µg/l) nel periodo tardo estivo e autunno-invernale, nonché
alcuni massimi compresi fra 45÷75 µg/l in agosto e settembre. I nitrati (N-NO3) nel corso
dell’anno evidenziano un valore medio di circa 50 µg/l con ampie oscillazioni (±47 µg/l) e valori
massimi sino a 240 µg/l per lo più nei mesi invernali. Infine, l’ammoniaca indissociata (N-NH3)
evidenzia valori in gran parte compresi fra 4÷20 µg/l (med = 11,6±11,2) e valori massimi
occasionali sino a 35÷50 µg/l.
Per quanto riguarda i composti del fosforo, gli ortofosfati (P-PO4) evidenziano un valore medio di
circa 21 µg/l con numerose ampie oscillazioni (±47 µg/l) nel corso dell’anno ed un valore massimo
144
di 315,4 µg/l. Il fosforo totale risulta quasi sempre <50 µg/l, con un valore medio intorno a 26 µg/l
e valori tendenzialmente più alti da giugno a dicembre. Il valore più elevato, comunque (230 µg/l)
risulta rilevato ad aprile.
La clorofilla α presenta un valore medio annuale di 0,36 (±0,32) µg/l, con picchi compresi tra
0,8÷1,2 µg/l all’inizio delle primavera, in estate (luglio) ed in autunno (settembre-ottobre).
Il calcolo dell’indice trofico TRIX effettuato per tutte le misurazioni condotte nel periodo di
monitoraggio 2001-2002 alle Tremiti ha evidenziato un valore medio di 3,9 e quindi ricadente nella
classe di stato qualitativo ELEVATO dell’ambiente marino.
Per quanto riguarda il monitoraggio dei sedimenti marini, non sono state rilevate concentrazioni
particolarmente elevate dei metalli pesanti analizzati, né sono risultati presenti IPA, PCB’s e
pesticidi (DDT e analoghi) ricercati nella matrice inorganica caratterizzata sotto il profilo
granulometrico, da una notevole prevalenza di sabbie (83÷99%).
In relazione alle comunità planctoniche, è stata evidenziata una densità fitoplanctonica totale
media annua di oltre 193.500 cell/l, con un picco in maggio con un valore medio di circa 9x105
cell/l ed un valore massimo assoluto (sempre a maggio) di oltre 1,8x106 cell/l. La comunità
zooplanctonica è risultata decisamente più contenuta, con una densità totale media annua di 769,1
(±966) ind/m3 e periodi di maggiore abbondanza rilevati in febbraio-maggio e settembre-ottobre.
Anche le rilevazioni effettuate sulla matrice biologica, costituita in prevalenza da bivalvi, hanno
evidenziato livelli trascurabili o assenti degli xenobionti esaminati (metalli pesanti bioaccumulabili;
pesticidi (DD’s, PCB’s e IPA).
Infine, le indagini svolte sulla biocenosi a Posidonia oceanica presente solo su alcuni tratti dei
fondali tremitesi, hanno evidenziato un posidonieto classificabile, secondo la scala di Giraud
(1997), come “semiprateria” (densità assoluta ~140 fasci/m2) estesa sino ad una profondità di
circa 21 m (limite inferiore), con un valore medio di L.A.I. (Leaf Area Index) intorno a 0,9 m2/m2 di
prateria ed una produttività media totale (foglie + rizoma) annua di quasi 160 g/m2.
Manfredonia
L’andamento annuale medio della temperatura delle acque marine evidenzia minime tardoinvernali comprese fra 8÷11 °C e massime estive (giugno-agosto) in media comprese fra 25÷28
°C.
La percentuale di saturazione dell’ossigeno disciolto si aggira in media intorno al 93% (±18%)
durante tutto l’anno, anche se nel periodo estivo (giugno-agosto) si assiste ad un’ampia
oscillazione dei valori in un range che va da valori minimi prossimi al 50-60% di saturazione a
valori massimi anche vicini al 140%.
I valori di trasparenza delle acque in quest’area marina risultano notoriamente alquanto ridotti.
145
In effetti il valore medio annuo risulta attestato intorno ai 3 m di profondità, con un minimo di 0,2
m ed un valore massimo registrato nel mese di settembre pari a 9,5 m.
Per quanto concerne i nutrienti, i valori di N-NO2 risultano generalmente al di sotto dei 10 µg/l da
gennaio sino ad agosto, per poi evidenziare un sensibile innalzamento nel resto dell’anno con
valori compresi fra 20÷80 µg/l ed un picco a dicembre sino a circa 140 µg/l.
Anche i nitrati (N-NO3) hanno evidenziato un andamento annuale sostanzialmente simile anche se
caratterizzato da concentrazioni decisamente differenti. Infatti, da gennaio ad agosto i valori di NNO3 restano in media allineati intorno ai 100 µg/l, mentre da settembre in poi le concentrazioni
tendono a raggiungere valori ben più elevati (~500÷600 µg/l) sino ad un picco in dicembre di
poco superiore ai 1400 µg/l. Infine, l’ammoniaca indissociata (N-NH3) presenta nel periodo
gennaio-luglio valori mediamente raggruppati intorno ai 20÷30 µg/l, anche se occasionalmente a
maggio si rilevano picchi sino a 100 e 250 µg/l.
A partire da agosto e sino a dicembre, invece, i valori dell’ammoniaca appaiono tendenzialmente
più elevati raggiungendo con maggior frequenza i 100÷200 µg/l sino a
picchi massimi di circa 330 µg/l (dicembre) e 460 µg/l (ottobre).
Anche in riferimento ai composti del fosforo si osservano livelli decisamente elevati, caratterizzati
da concentrazioni di ortofosfati solubili mediamente attestati intorno ai 24 (±37,4) µg/l, con un
picco massimo sino a 191 µg/l rilevato in agosto; mentre il fosforo totale mostra concentrazioni
medie annue di 38,5 (±65,5) µg/l, tendenzialmente più elevate ad aprile-maggio e nel periodo
luglio-dicembre, con un valore massimo assoluto di quasi 600 µg/l misurato anch’esso ad agosto.
Il tenore di clorofilla α risulta mediamente allineato sui 0,6 µg/l nel corso dell’anno, con valori
tendenzialmente più elevati in aprile (0,8÷2,4 µg/l) e nel periodo settembre-dicembre (1÷2,6
µg/l). Infine, per quanto concerne l’indice TRIX il valore medio su base annuale si attesta sul
valore 4,6 (±0,8) indicando generalmente uno stato BUONO della qualità delle acque, anche se
sono riscontrabili valori compresi nella classe MEDIOCRE (5÷6), con maggior frequenza nel
periodo da agosto a gennaio e più sporadicamente nel periodo aprile-maggio.
In riferimento alle analisi condotte sui sedimenti, i tenori relativi ai metalli pesanti esaminati
risultano alquanto contenuti, come anche trascurabili o assenti risultano i vari Idrocarburi Policiclici
Aromatici ed i numerosi composti organoclorurati indagati.
Alquanto contaminati da clostridi solfito-riduttori (2240 UFC/g) risultano invece i sedimenti sabbiopelitici dell’area marina antistante Manfredonia.
Per quanto concerne la comunità fitoplanctonica, i valori di densità totale media annua si attestano
intorno alle 232.000 cell/l, con valori più elevati (3x105÷6x105 cell/l) riscontrabili nel periodo
estivo (giugno-settembre).
146
La densità media totale annua dello zooplancton si attesta, invece, su valori di 1190 (±1563)
ind/m3 con valori mediamente più elevati (2400÷2700 ind/m3) nel periodo primaverile (aprilemaggio) e tardo estivo (agosto-settembre).
Trascurabili o assenti, infine, risultano le concentrazioni di metalli pesanti, pesticidi organoclorurati
e IPA rilevati nelle analisi condotte sulla matrice biologica (organismi marini).
Acque di transizione
I dati analitici raccolti si riferiscono ai tre corpi idrici principali definiti “di transizione”della regione
Puglia: la Laguna di Lesina, il Lago di Varano ed i Laghi Alimini.
Le rilevazioni ricadono complessivamente in un arco temporale compreso tra la fine del1994 e
l’inizio del 1999 per i corpi idrici di Lesina e Varano
Laguna di Lesina
L’andamento annuale della temperatura delle acque della laguna di Lesina mostra valori compresi
fra 3÷12 °C nei mesi invernali e valori che raggiungono mediamente i 24÷26 °C durante la
stagione estiva con punte sino a 28÷29 °C registrabili durante il mese di agosto.
La salinità delle acque risente anch’essa di un certo effetto stagionale, risultando più bassa e
costante (~20 ‰) nel periodo tardo invernale-primaverile e più variabile, lungo tutto lo specchio
d’acqua, nel periodo estivo-autunnale caratterizzato da valori di salinità più elevati (25÷35 ‰) in
aree vicine alle foci di comunicazione col mare e valori relativamente più bassi (15÷25 ‰) in zone
permanentemente influenzate dagli apporti sorgentizi subalvei.
Il tenore di ossigeno disciolto risulta tendenzialmente più elevato nel periodo invernale-primaverile
(9÷12 mg/l) e relativamente più basso (4÷8 mg/l) nel periodo estivo.
I valori di clorofilla α risultano più bassi e regolari (4-5 µg/l) nel periodo inverno-autunnale
caratterizzato dallo stagionale riposo vegetativo, mentre nel periodo estivo-primaverile i valori
risultano tendenzialmente più alti e comunque variabili in un range alquanto ampio, compreso fra i
5÷50 µg/l a seconda dei vari ambiti lagunari indagati.
Per quanto concerne i nutrienti, il fosforo totale (P tot.) evidenzia in media valori compresi fra
8÷100 µg/l per gran parte dell’anno, con valori che però si innalzano sino a 140÷160 µg/l in pieno
periodo invernale (dicembre-gennaio) quando il naturale arresto del ciclo vegetazionale rallenta
l’up-take di nutrienti dall’ambiente idrico ad opera degli organismi fotosintetici.
Fra i composti azotati, i nitriti (N-NO2) evidenziano valori variabili tra 10÷100 µg/l; i nitrati (NNO3) risultano, invece, sensibilmente elevati, con valori mediamente compresi fra i 300÷2500 µg/l
e punte invernali sino a 3400 µg/. Lo ione ammonio (N-NH+4) si presenta con valori normalmente
compresi fra 50÷350 µg/l e valori tendenzialmente più elevati, compresi fra 400÷650 µg/l, a
giugno e ad ottobre.
147
I dati relativi alla contaminazione microbiologica risultano purtroppo non
sufficienti per
un’esaustiva caratterizzazione qualitativa, anche sotto il profilo spazio/temporale della laguna. I
dati a disposizione, comunque, sembrano indicare, limitatamente ai campioni analizzati, valori
generalmente contenuti e non allarmanti.
Lago di Varano
L’andamento annuale della temperatura delle acque del Lago di Varano evidenzia temperature
invernali intorno agli 8÷12 °C e temperature estive attestate intorno ai 25-26 °C e valori di punta
(giugno) variabili tra 28-30 °C.
La salinità risulta tendenzialmente costante durante il corso dell’anno o comunque generalmente
compresa in un range non particolarmente ampio. In particolare, si registrano valori intorno al
23÷25‰ nel periodo invernale-primaverile e valori relativamente più elevati (24÷30 ‰) durante
il periodo estivo-autunnale.
I livelli di ossigeno disciolto risultano in media compresi fra 8÷10 mg/l, con tenori leggermente
superiori (10÷12 mg/l) nei mesi freddi ed un sensibile calo (6÷8 mg/l) verso la fine dell’estate
(agosto-settembre).
La clorofilla α risulta compresa fra 1÷10 µg/l presentando un evidente picco stagionale all’inizio del
periodo autunnale (ottobre) con valori sino a 40÷65 µg/l.
Il tenore di nutrienti nelle acque mostra anche in questo caso un evidente andamento legato alle
stagioni. Il fosforo totale (P tot) risulta tendenzialmente più elevato nei mesi autunno-invernali
(20÷120 µg/l) e sensibilmente più contenuto (10÷20 µg/l) nel periodo tardo-primaverile estivo di
“assorbimento” da parte delle comunità fitoplanctoniche presenti.
Lo stesso andamento stagionale si evidenzia anche per i composti azotati. In particolare, i nitriti
mostrano valori invernali in media compresi fra 10÷60 µg/l e valori estivo-autunnali generalmente
al di sotto dei 10 µg/l; i nitrati, il cui tenore è in generale sempre elevato (~600 µg/l), evidenziano
valori relativamente più alti in pieno inverno ed all’inizio della primavera compresi fra 700÷1500
µg/l e valori relativamente più contenuti in quasi tutto il periodo estivo-autunnale, fatta eccezione
per il mese di settembre in cui sembra manifestarsi un certo rialzo dei valori (~3500 µg/l). Infine,
lo ione ammonio (NH+4) risulta in genere al di sotto dei 50 µg/l anche se non mancano valori più
elevati come quelli registrati in piena estate (agosto) sino a 170 µg/l e in
pieno inverno
(dicembre) sino a 220 µg/l.
La contaminazione microbica generale del bacino in esame risulta, nonostante la scarsità di dati a
disposizione, tendenzialmente contenuta, anche se dai dati derivanti soprattutto dai controlli
operati nell’ambito della periodica classificazione delle aree balneabili (DPR 470/82), il Lago di
Varano risulta interessato da fenomeni di contaminazione di origine fecale dovuta principalmente
148
agli apporti di reflui non sufficientemente depurati provenienti da: C.le Antonino, C.le S. Francesco,
Idovora Muschiaturo presenti proprio lungo il versante orientale del bacino.
Invaso di Occhito
L’analisi complessiva dei dati analitici relativa al periodo 1995-2002, pur evidenziando una certa
discontinuità dei dati soprattutto per il periodo 1995-1997 ed in particolare ad alcuni oligoelementi,
ai fluoruri e solfati e ad alcuni parametri microbiologici, mostra in generale una qualità delle acque
dell’invaso del tutto accettabile ed in massima parte rientrante nei limiti di accettabilità sanciti dalla
Tab. 1.A, – D. Lgs. 152/99.
Gli andamenti su base media annuale di alcuni dei principali parametri chimico-fisici e
microbiologici hanno evidenziato una sostanziale costanza dei valori nel corso dell’anno, ad
esclusione di alcuni normalmente sensibili alle influenze stagionali quali la temperatura e la
conducibilità elettrica.
Una certa variazione stagionale è stata anche osservata per il tenore relativo ai nutrienti ed in
particolare ai nitrati.
I livelli relativi ai vari metalli pesanti ricercati, ai fenoli, ai fluoruri, ai solfati, agli IPA ed agli
indicatori microbiologici di contaminazione fecale sono risultati tutti trascurabili o decisamente
inferiori ai limiti imposti dalle normative vigenti.
Acque idonee alla vita dei pesci
Per quanto attiene la classificazione e lo stato di qualità delle acque idonee alla vita dei pesci, le
attività di monitoraggio, svolte dalle ASL/PMP di competenza si riferiscono al periodo 2000-2003.
In riferimento ai parametri previsti per la classificazione delle acque idonee alla vita dei pesci, i
corpi idrici monitorati ricadenti nella provincia di Foggia evidenziano in generale un’accettabile
completezza dei dati analizzati con alcune discontinuità riferite principalmente ai parametri:
materiali sospesi, fenoli, idrocarburi e ammoniaca indissociata (NH3).
Per quanto riguarda la qualità delle acque dei vari corpi idrici esaminati, si osservano i seguenti
aspetti:
Buona parte dei parametri monitorati e presenti nella Tab. 1/B del D. Lgs. 152/99 ai fini
della classificazione di idoneità per la vita dei pesci (Ciprinidi), evidenzia risultati analitici
abbastanza contenuti rispetto ai limiti indicati nella suddetta tabella di riferimento.
Fanno eccezione, per quasi tutti i corpi idrici considerati, i parametri BOD5, P totale e
Tensioattivi anionici per i quali sono stati rilevati con una certa continuità, a seconda dei
casi, valori ben al di sopra dei limiti imperativi imposti dalla normativa (BOD5 ≤ 9 mg/l; P
tot ≤ 0,14 mg/l; Tens. an. ≤ 0,2 mg/l). I casi di maggior rilievo, comunque, sono
rappresentati dalla IV Vasca Daunia Risi e dai torrenti Candelaro e Carapelle per quanto
149
concerne il BOD5 (valori medi annui tra 11÷17 mg/l; valori massimi assoluti tra 55÷98
mg/l); dalla IV e V Vasca Daunia Risi e sempre dagli stessi torrenti per quanto concerne i
tenori di fosforo totale (media annuale = 1,39÷2,27 mg/l; max ass. = 5,9÷14 mg/l); dalla
V Vasca Daunia Risi e dai torrenti Candelaro, Carapelle e Saccione per quanto riguarda le
concentrazioni dei tensioattivi anionici (med. an. = 0,6÷1,9 mg/l; max ass. = 1,2÷32
mg/l).
Occasionali valori elevati relativi ai composti ammoniacali (NH3; NH+4) sono stati rilevati per
tutti i corpi idrici monitorati, escluso il lago di Lesina ed il torrente Saccione.
Sporadici picchi al di sopra dei limiti indicati dalla Tab. 1/B D. Lgs. 152/99 sono stati rilevati
per il mercurio (Hg) nel F. Fortore (33 µg/l), nel lago di Lesina (2 µg/l), nel T. Saccione (40
µg/l) e nel T. Salsola; mentre per il nichel (Ni) è stato registrato un unico picco di 100 mg/l
nelle acque della IV Vasca Daunia Risi.
SINTESI DELLO STATO QUALITATIVO DEI CORPI IDRICI SUPERFICIALI
Si sintetizzano di seguito le principali criticità per le diverse tipologie di corpi idrici superficiali.
Torrente Saccione
Questo torrente, messo a confine tra due regioni (Puglia e Molise), evidenzia anch’esso una
situazione di grave contaminazione microbiologica perdurante per tutto il corso dell’anno, a causa
di continui apporti fognari non opportunamente depurati.
Viceversa, la presenza di un elevato carico trofico azotato soprattutto nei periodi primaverili ed
inizio-estivi, evidenzia che è l’intensa pratica agricola che, con il drenaggio delle acque meteoriche,
determina tale fenomeno.
Si evidenzia, infine, che le portate di questo torrente sono molto fluttuanti nel corso dell’anno, con
riduzione significativa nei mesi tardo-estivi la qualcosa, ovviamente, non fa altro che aumentare la
significatività del degrado microbiologico in tale periodo.
Fiume Fortore
L’analisi dei dati analitici evidenzia alcune situazioni ambientali che necessitano di essere
approfondite attraverso un monitoraggio sistematico. Fra queste si sottolineano:
a) anomalo incremento dei valori di BOD5 e di quelli microbiologici nel periodo tardo estivo ed
autunnale;
150
b) alte concentrazioni di nitrati durante gran parte dell’anno.
Con ogni probabilità, ad una riduzione significativa delle portate tardo-estive si accompagna un
incremento di scarichi sia domestici (forse abusivi) che di acque di vegetazione nel periodo
autunno-invernale.
Fiume Ofanto
La situazione generale del fiume Ofanto mostra un andamento quasi costante nel corso dell’anno
con evidenti segni di stress ambientale. In particolare, la presenza di anomali picchi nei valori di
BOD e di contaminazione microbiologica rappresenta l’effetto di sversamenti abusivi puntuali. i cui
effetti vanno ad innestarsi su una situazione comunque compromessa.
La presenza di un’intensa agricoltura, ormai industrializzata nell’uso di concimi chimici ed
anticrittogamici, genera una qualità delle acque fluviali quanto mai scadente, così come
evidenziabile dall’andamento dei sali azotati e del fosforo, per cui si ritiene necessario procedere
ad un monitoraggio più completo e coordinato, esteso all’intero corso d’acqua finalizzato ad
individuare sia i tratti fluviali nei quali si evidenziano impatti più significativi, sia i periodi in cui ciò
avviene.
È appena il caso di sottolineare, infatti, che il fiume Ofanto rappresenta, oltre che un area da
salvaguardare per i suoi peculiari aspetti vegetazionali e faunistici, che la fanno annoverare tra i
proposti Siti d’Importanza Comunitaria (pSIC), una delle più importanti risorse idriche della Puglia
(e non solo), per cui merita un’attenta analisi onde evitare il progressivo deterioramento delle sue
qualità chimiche e biologiche.
Torrente Candelaro
L’analisi dei dati analitici relativi al torrente Candelaro evidenzia la situazione di criticità ambientale
in cui esso si trova. In effetti, le alte concentrazioni di azoto rilevabili per quasi tutto l’anno
evidenziano il presumibile apporto di azoto proveniente dall’intensa agricoltura che si sviluppa
all’interno del bacino e che risulta essere la causa principale del fenomeno.
Ad esso però si accompagna anche uno stato di degrado dovuto all’elevato carico microbiologico
che rende le acque del torrente di fatto inquinate e meritevoli di interventi finalizzati alla sua
protezione e riqualificazione.
151
Torrente Carapelle
Il torrente Carapelle soffre della stessa situazione in cui viene a trovarsi il Candelaro, vale a dire un
eccesso di carico trofico, di tipo azotato e quindi di chiara origine agricola, e di puntuali e periodici
fenomeni di degrado microbiologico.
Le cause di questi problemi sono riconducibili prevalentemente all’attività agricola intensiva che
spesso fa abuso di concimi azotati al di sopra delle necessità agronomiche e in subordine agli
scarichi fognari.
La riduzione delle portate che in genere si avverte nei mesi tardo-estivi si accompagna di
conseguenza ad un incremento significativo delle concentrazioni microbiologiche, mentre il
drenaggio legato alle piogge primaverili è di fatto la causa principale della presenza di alte
concentrazioni di nitrati nel torrente nel periodo compreso tra marzo e maggio.
Anche in questo caso si impone un monitoraggio sistematico che possa permettere il controllo
dello stato qualitativo associato al regime idrologico, in vista di un miglioramento qualitativo delle
acque del torrente.
Torrente Cervaro
I dati relativi al torrente Cervaro, se confrontati con quelli degli altri torrenti presenti nell’area del
foggiano, evidenziano senza dubbio una situazione di maggiore tranquillità, con valori quasi
sempre accettabili.
Fanno eccezione, unicamente, episodi di contaminazione fecale con punte così elevate da far
supporre scarichi abusivi di autocisterne spesso impiegate nello svuotamento di pozzi neri.
Questa pratica, capillarmente diffusa, necessita di drastici interventi sia da parte delle
Amministrazioni Pubbliche, che rilasciano i vari permessi autorizzativi, che ad opera dell’Autorità
giudiziaria, al fine di ridurne la diffusione sul territorio regionale.
Acque di transizione
Laguna di Lesina
La laguna di Lesina soffre di un evidente stato di eutrofizzazione che viene particolarmente
esaltato durante i mesi estivi e tardo estivi.
Numerose sono le concause che generano questo fenomeno.
Innanzitutto i bassi fondali che caratterizzano la quasi totalità del bacino e che quindi favoriscono
lo sviluppo spesso abnorme di una fitta vegetazione algale sul fondale, con situazioni di grave
ipossia al momento della morte di tali organismi, alla fine del loro ciclo biologico.
152
Inoltre, la scarsa profondità determina altresì un forte surriscaldamento della colonna d’acqua
durante l’estate (con conseguente ipossia) ed un forte raffreddamento delle stesse in pieno
inverno, spesso causa di danni alla fauna ittica ivi presente.
La presenza, sia pure non ancora completa, di un canale artificiale profondo circa 5 m all’interno
del bacino, ha permesso di risolvere parzialmente alcuni di questi problemi.
In secondo luogo, la presenza lungo le sponde della laguna dello sbocco di piccoli corsi d’acqua,
contribuisce all’apporto nella laguna di sali nutrienti, come pure la presenza di allevamenti ittici
determina un arricchimento delle acque della laguna in sali nutrienti ed organici.
Si rende pertanto necessario limitare i fattori di rischio onde evitare che il sistema passi ad uno
stato di completa distrofia da cui potrebbe risollevarsi solo con costi ambientali (morie diffuse di
risorse della pesca) ed economici elevati.
Lago di Varano
Grazie ad una migliore situazione geomorfologia, il lago di Varano risente in misura minore della
condizioni critiche riscontrate invece nella vicina laguna di Lesina.
In particolare, il bacino risulta essere più profondo e dotato, soprattutto, di un migliore ricambio
idrico collegato alla forzante mareale.
Sebbene siano evidenti, soprattutto durante la stagione tardo-estiva, problemi di carico organico e
trofico elevato, si ritiene che un opportuno trattamento delle acque reflue che giungono al lago,
con abbattimento forzato dell’azoto e del fosforo in eccesso, oltre che della carica microbica a volte
presente, nonché con un’ottimale gestione delle foci ed in assenza di ulteriori carichi sul bacino,
sarà possibile recuperare la qualità ambientale del lago di Varano.
Acque marino-costiere
Isole Tremiti
Le acque dell’arcipelago delle Tremiti, come è noto, fanno parte della Riserva Marina istituita ai
sensi della legge sulla Difesa del Mare.
Come tale, pertanto, dovrà essere sempre garantita la qualità delle acque e dei sedimenti marini
ivi presenti anche mediante l’adozione di idonee misure di prevenzione.
L’analisi dei dati, derivati dai vari monitoraggi ambientali, di fatto evidenzia una situazione di
completa tranquillità per i vari parametri analizzati, fatta eccezione per alcuni mesi (es. tardo
estivi).
153
In tali periodi, infatti, aumenta la concentrazione dei sali azotati e dell’ortofosfato probabilmente a
causa dell’arrivo in mare dei reflui civili ormai mineralizzati, scaricati nell’isola soprattutto durante
tale periodo.
Qualora dovesse essere realizzata una condotta sottomarina collegata al depuratore di Punta Secca
dell’isola di S. Domino, ciò dovrebbe permettere l’allontanamento della zona costiera di tale
eccesso di carico trofico, con ulteriore miglioramento della qualità ambientale del sistema marinocostiero.
Manfredonia
Le acque del golfo di Manfredonia risentono in generale di un livello di media eutrofizzazione,
presente soprattutto nei mesi estivi e tardo-estivi.
Tale livello di eutrofizzazione è legato prevalentemente all’apporto dei numerosi torrenti e fiumi
che si versano lungo le sue coste, a fattori concomitanti quali la bassa profondità, la natura dei
sedimenti (in genere sedimenti molli che funzionano da trappola per i carichi trofici ed organici),
nonché il regime delle correnti che proprio in questa zona determina un vortice in senso orario.
Il tutto si riflette, ovviamente, in un’alta produttività biologica dell’area con benefici diretti sulle
attività di pesca tanto pelagica (sarde e alici soprattutto) che demersale (molluschi, crostacei e
pesci).
La qualità delle acque va comunque attentamente monitorata soprattutto nei riguardi di situazioni
a forte impatto e rischio ambientale (es. scarichi industriali) che potrebbero di fatto inficiare l’alta
redditività di pesca di questa zona. A tale proposito, risultano significativi alcuni valori dei
sedimenti marini che evidenziano situazioni preoccupanti di degrado e che necessitano di interventi
ad hoc.
Si evidenzia, infine, che Manfredonia è stata inserita nella lista dei siti a rischio d’inquinamento e
come tale, pertanto, è prevista la sua bonifica e messa in sicurezza da un punto di vista
ambientale.
Invaso di Occhito
Sebbene si ritenga opportuno intensificare il monitoraggio delle acque dell’invaso, onde verificare
la loro qualità soprattutto a livello dell’interfaccia con i sedimenti, la situazione attuale non
evidenzia alcuna situazione di degrado.
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ACQUE DOLCI SUPERFICIALI IDONEE ALLA VITA DEI PESCI
Con riferimento all’area del foggiano buona parte dei parametri monitorati e presenti nella Tab.
1/B del D. Lgs. 152/99 ai fini della classificazione di idoneità per la vita dei pesci (Ciprinidi),
evidenzia risultati analitici abbastanza contenuti rispetto ai limiti indicati nella suddetta tabella di
riferimento.
Fanno eccezione, per quasi tutti i corpi idrici considerati, i parametri BOD5, P totale e Tensioattivi
anionici per i quali sono stati rilevati con una certa continuità, a seconda dei casi, valori ben al di
sopra dei limiti imperativi imposti dalla normativa, in particolare nel Candelaro, nel Carapelle e
nelle vasche Daunia Risi. Con riferimento ai composti ammoniacali si rilevano occasionalmente
valori elevati, con esclusione del Lago di Lesina e del T.te Saccione. Sempre occasionali risulta
talora la presenza di metalli.
ACQUE IDONEE ALLA BALNEAZIONE
Lo stato qualitativo delle acque in argomento ha mostrato negli ultimi anni un costante
miglioramento tanto che risultano in numero limitato le aree dichiarate “non balenabili”.
I limitati punti non balenabili sono comunque relativi a situazioni localizzate e coincidenti con le
foci dei fiumi o torrenti, ovvero con i recapiti finali di depuratori. Si ritiene che gli interventi di
adeguamento dei sistemi di depurazione a servizio degli agglomerati già programmati dovrebbero
consentire il recupero alla balneabilità di gran parte di tali siti.
SINTESI DELLO STATO QUALI-QUANTITATIVO DEI CORPI IDRICI SOTTERRANEI
L’acquifero del Gargano, nel complesso non evidenzia che poche aree nelle quali si possono
ipotizzare fenomeni di sovrasfruttamento in atto, ciò sia per la notevole profondità della falda sotto
il piano campagna, sia per la bassa domanda d’acqua; i processi di contaminazione salina possono
ritenersi limitati alle zone bordanti i laghi di Lesina e di Varano, nell’area della Testa del Gargano e
nella zona di Manfredonia, aree queste dove la prossimità della falda al piano campagna ha
favorito lo sfruttamento della risorsa.
Nella zona di Manfredonia, in particolare, l’intrusione marina entroterra è favorita dalla presenza di
rocce altamente tettonizzate ad elevato grado di permeabilità.
Per Acquifero superficiale del Tavoliere i maggiori problemi derivano dal sovrasfruttamento a cui è
sottoposto, pertanto si rende necessario limitare lo stato di stress, anche se tale intervento
richiederebbe necessariamente il ricorso a risorse sostitutive per non penalizzare l’economia locale
basata sulla produzione agricola.
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ACQUE DOLCI SUPERFICIALI DESTINATE ALLA PRODUZIONE DI ACQUA
POTABILE
Le acque dolci superficiali per essere utilizzate o destinate alla produzione di acqua potabile, sono
classificate dalle regioni nelle categorie A1, A2 e A3 secondo le caratteristiche fisiche, chimiche e
microbiologiche di cui alla tabella 1/A dell'allegato 2 del D.Lgs. 152/99.
A seconda della categoria di appartenenza, le acque dolci superficiali sono sottoposte ai seguenti
trattamenti:
a) categoria A1: trattamento fisico semplice e disinfezione;
b) categoria A2: trattamento fisico e chimico normale e disinfezione;
c) categoria A3: trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione.
Il fabbisogno potabile è soddisfatto con apporti extraregionali in particolare da sorgenti site in
Campania (Caposele e Cassano Irpino) e da invasi in Basilicata (Pertusillo e Sinni) ed in Molise
(Occhito, tra Molise e Puglia, diviso dal confine tra le due Regioni) e con emungimenti da falda.
Il bacino artificiale, destinato tra gli altri, anche all’utilizzo potabile è l’invaso di Occhito sul fiume
Fortore al confine con la Regione Molise.
Le acque di tale bacino, in base alle caratteristiche qualitative sono classificate A2, per cui
necessitano di trattamento di potabilizzazione fisico-chimico “normale” e disinfezione.
L’invaso di Occhito, costituisce fonte di approvvigionamento potabile per gran parte della
Capitanata e del Gargano, integrando le risorse provenienti dallo schema Sele-Calore.
La diga di sbarramento del corso del Fortore è stata realizzata ai piedi della collina a San Giovanni
m. 640 s.l.m.. L’opera è realizzata in terrapieno argilloso, il cui rilevato a prisma è lungo circa 200
metri con una altezza centrale di metri 15 circa. La superficie dell’invaso di Occhito è pari 4 milioni
di mq, con una profondità massima di 70 metri, la capacità di invaso è di circa 330 Mmc.
L’acqua raccolta nell’invaso di Occhito è addotta attraverso una galleria lunga 15,94 km, con
sbocco in contrada Finocchito, in agro di Casal vecchio di Puglia, prima in ampio e breve canale a
cielo aperto e da questo in una vasca quadrangolare di 30.000 mc, dalla quale viene avviene la
derivazione tra gli schemi irrigui del Nord e Sud-Tavoliere e l’acquedotto potabile del Fortore.
L’impianto di potabilizzazione di Finocchito è in grado di trattare 2.4 mc/sec. Al potabilizzatore è
annesso un serbatoio di accumulo delle acque grezze, della capacità di m3 60.000 circa.
Dall’impianto di potabilizzazione suddetto, si diparte l’acquedotto potabile con due condotte fino al
nodo di Foggia con una capacità di trasporto complessiva di circa 4200 l/s. Lungo tale tratto viene
derivata dall’acquedotto un ulteriore condotta per l’alimentazione di San Severo per proseguire fino
al serbatoio Besanese dal quale viene alimentata l’area Garganica Nord. Dal nodo di Foggia
l’acquedotto prosegue verso Manfredonia per alimentare l’intera area Garganica Sud.
156
L’analisi complessiva dei dati analitici relativa al periodo 1995-2002 mostra in generale una qualità
delle acque dell’invaso del tutto accettabile ed in massima parte rientrante nei limiti di accettabilità
sanciti dalla Tab. 1.A, – D. Lgs. 152/99.
Gli andamenti su base media annuale di alcuni dei principali parametri chimico-fisici e
microbiologici hanno evidenziato una sostanziale costanza dei valori nel corso dell’anno, ad
esclusione di alcuni normalmente sensibili alle influenze stagionali quali la temperatura e la
conducibilità elettrica.
Una certa variazione stagionale è stata anche osservata per il tenore relativo ai nutrienti ed in
particolare ai nitrati con una concentrazione media annua attestata sui 9,3±3,6 mg/l ed un valore
massimo assoluto risultato pari a 18 mg/l.
I livelli relativi ai vari metalli pesanti ricercati, ai fenoli, ai fluoruri, ai solfati, agli IPA ed agli
indicatori microbiologici di contaminazione fecale sono risultati tutti trascurabili o decisamente
inferiori ai limiti imposti dalle normative vigenti.
IMPIANTI DI DEPURAZIONE
Si riportano di seguito gli impianti di depurazione a servizio degli agglomerati urbani del territorio
di Area Vasta, il codice impianto, il tipo ed il nome del recettore.
(Tab. 16) IMPIANTI DI DEPURAZIONE A SERVIZIO DEGLI AGGLOMERATI URBANI IN AREA VASTA
NOME IMPIANTO
ABITATI SERVITI
TIPO RECETTORE
NOME RECAPITO
Apricena
Apricena
corso d’acqua
Torrente Vallone
Cagnano Varano
Cagnano Varano
corso d’acqua e lago
C.le S. Francesco e Lago
Varano
Carapelle
Carapelle
corso d’acqua
Torrente Carapelle
Carpino
Carpino
corso d’acqua e lago
C.le Antonino e Lago Varano
Cerignola
Cerignola
corso d’acqua
Torrente Acquamela
Chieuti
Chieuti
corso d’acqua
C.le Valle del Fico
Foggia
Foggia
corso d’acqua
C.le Faranello
Ischitella
Ischitella
Isole Tremiti
Isole Tremiti
suolo
Lesina
Lesina e Poggio Imperiale
corso d’acqua e lago
Marina di Lesina
Marina di Lesina
sottosuolo
corso d’acqua
157
C.le San Pietro
C.le Felice e Lago di Lesina
(Tab. 16) IMPIANTI DI DEPURAZIONE A SERVIZIO DEGLI AGGLOMERATI URBANI IN AREA VASTA
NOME IMPIANTO
ABITATI SERVITI
TIPO RECETTORE
Mattinata
Mattinata
suolo
Monte Sant’Angelo
Monte Sant’Angelo
corso d’acqua
Valle San Enrico
Monte Sant’Angelo
Monte Sant’Angelo
corso d’acqua
Vallone Stamporlando
Ordona
Ordona
corso d’acqua
Torrente Carapelle
Ortanova
Ortanova
corso d’acqua
C.le Zampine
Peschici
Peschici
mare
Mare Adriatico
Rignano Garganico
Rignano Garganico
corso d’acqua
Torrente Candelaro
Rodi Garganico
Rodi Garganico
mare
Mare Adriatico
San Giovanni Rotondo
San Giovanni Rotondo
corso d’acqua
V.ne Dell’Asinara
San Marco in Lamis
San Marco in Lamis
corso d’acqua
V.ne di Stignano
San Paolo Civitate
San Paolo Civitate
corso d’acqua
Torrente Radicosa
San Severo
San Severo, Torremaggiore
corso d’acqua
C.le Principato
Sannicandro
Sannicandro Garganico
corso d’acqua e lago
Valle di Trippa e Lago di
Garganico
Sannicandro
NOME RECAPITO
Lesina
Torremileto
corso d’acqua
C.le Basso
Serracapriola
Serracapriola
corso d’acqua
C.le Don Ciccillo
Stornara
Stornara
corso d’acqua
Marana Pidocchio
Stornarella
Stornarella
corso d’acqua
Marana Pidocchio
Vico Garganico
Vico Garganico
corso d’acqua
C.le Asciatizza
Vieste
Vieste
mare
Mare Adriatico
Zapponeta
Zapponeta
mare
Mare Adriatico
Torremileto
Fonte: elaborazione dati Arpa Puglia e AQP S.p.A. (aggiornamento 2007).
158
Mappatura degli impianti di depurazione urbani esistenti in Puglia localizzati per
conformità di recapito finale dello scarico.
LEGENDA: AMC = Acque marine costiere, CIS =Corpo idrico superficiale, CIS-AS=Corpo idrico superficiale in Area Sensibile,
CIS-NS= Corpo idrico sup. non significativo, S = Suolo, T = Trincea, SS = Sottosuolo.
Fonte: Elaborazione di dati Arpa Puglia e AQP S.p.A. su impianti di depurazione urbani esistenti sul territori pugliese
(aggiornamento 2007).
159
4.2.3.4
PROBLEMATICHE DELLA RETE IDRICA
L’acqua captata dalle fonti segue percorsi ben precisi nelle grandi reti di adduzione e
successivamente di distribuzione attraverso gli schemi acquedottistici esistenti all’interno dei centri
urbani; ma non tutta arriva ai rubinetti per essere utilizzata. Alle perdite, che possono verificarsi
lungo il percorso dell’acqua nell’acquedotto, bisogna aggiungere quelle cosiddette “apparenti” di
tipo fisico, corrispondenti ai volumi d’acqua non contabilizzati, anche se risultanti come erogati
all’utenza.
Le aliquote delle perdite apparenti sono riconducibili soprattutto ai prelievi abusivi ed al cattivo
funzionamento dei contatori delle utenze o alla errata rilevazione delle misure. Queste possono
essere valutate insieme a quelle relative alle reti di distribuzione interna ai centri abitati attraverso i
volumi d’acqua che risultano fatturati.
Gli ultimi aggiornamenti dei valori delle perdite in volume (mc.) e in percentuale segnalati dal
Gestore del Sistema Idrico Integrato hanno evidenziato lievi diminuzioni delle perdite nel 2006 in
raffronto ai dati degli anni precedenti in migliaia di mc.
Il contenimento delle perdite è stato uno degli obiettivi prioritari della società AQP spa nel proprio
Piano Operativo Triennale 2003-2005 di gestione del Servizio Idrico Integrato (SII). Avviato nel
corso dell’anno 2005, tale programma d’azione di contenimento delle perdite comincia a dare
risultati sull’ammontare totale delle perdite.
160
(Tab. 17) Perdite totali e volumi erogati nelle reti idriche dell’Acquedotto Pugliese – (Periodo 1999-2006)
OLUMI
V all’incile
Perdite
adduttori
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
mc
%
mc
%
mc
%
mc
%
mc
%
mc
%
mc
%
mc
%
632.060
100
646.065
100
617.608
100
589.602
100
623.164
100
604.152
100
543.389
100
543.236
100
86.396
13,67
94.401
14,61
91.983
14,89
84.721
14,37
59.620
9,57
62.073
10,27
61.276
11,28
61.658
11,35
545.664
86,33
551.664
85,39
525.625
85,11
504.881
85,63
563.544
90,43
517.545
85,66
474.309
88,72
472.393
88,65
24.534
4,1
Volumi
immessi
in rete
Ceduto
alla
Basilicata
Perdite
nelle reti
265.783
42,05
263.261
40,75
236.847
38,35
214.323
36,35
271.350
43,54
37,92
229.488
48,38
222.770
47,16
279.881
44,28
288.403
44,64
288.778
46,76
290.558
49,28
292.194
46,89
47,75
252.625
46,49
244.308
47,64
352.179
55,72
357.662
55,36
328.830
53,24
299.044
50,72
330.970
53,11
48,19
290.764
53,51
284.429
52,36
interne
Volumi
erogati
Totale
perdite
Fonte: RSA ARPA Puglia 2006
161
Dai dati forniti dall’Acquedotto Pugliese, si rileva però un aumento delle perdite nella distribuzione
interna ai centri abitati che passa da un 11,28% del 2005 al 11,35% del 2006, mentre è agli
adduttori principali che si registrano sensibili diminuzioni di perdite nelle reti, come evidenziato
nelle percentuali stimate nel grafico seguente.
L’entità delle perdite dipende, comunque, da una serie di altri fattori circostanziali quali: la
pressione con cui circola l’acqua nella rete, i movimenti del suolo, il deterioramento delle condotte,
ecc.
Molti di quest’ultimi aspetti dipendono a loro volta dalle caratteristiche del sito in cui è localizzata la
rete, dalle modalità di costruzione, dal materiale delle condotte stesse; aspetti, dunque, di non
facile previsione o controllo.
(Graf. 1) Perdite percentuali totali nelle reti dell’Acquedotto Pugliese
Fonte: RSA ARPA Puglia 2006
162
4.2.4
SUOLO, SOTTOSUOLO E RISCHI NATURALI
4.2.4.1
RISCHIO GEOLOGICO
La struttura tettonica più interessante della Puglia è la fossa bradanica, allineata in direzione NOSE che, partendo dalla zona del fiume Fortore (a nord di Foggia), si estende fino al Golfo di
Taranto, delimitata ad occidente dal fronte della Catena Appenninica e ad oriente dal blocco rigido
del Gargano-Murgia.
Caratteristica dell’area in esame è una duplice circolazione sotterranea: una falda superficiale ed
una particolarmente profonda, costituita da acque ad elevato contenuto salino per fenomeni di
contaminazione marina.
Il livello del franco acquifero superficiale presenta notevoli variazioni in base alle zone: ciò è
determinato tanto dalla natura geologica del substrato tanto dagli incontrollati emungimenti (in
prevalenza per uso irriguo) distribuiti in tutto il territorio. Gli spessori degli strati sopra l’acquifero si
attestano mediamente tra i 10-20 metri. Le quote isopieziche degradano da ovest verso est
passando dai 100 m s.l.m. ai 25 m s.l.m. riscontrati al confine orientale del territorio comunale di
Foggia. Inoltre, i terreni del Medio e Basso Tavoliere si presentano a bassa e media permeabilità,
contrariamente a livelli di permeabilità “scarsa e bassa” caratteristici della parte nord del territorio
comunale.
Il Promontorio del Gargano, a causa delle vicissitudini tettonico-strutturali e quindi di
sedimentazione che lo hanno caratterizzato, risulta costituire un corpo isolato dal resto della
Provincia e della Regione. A causa infatti di intensi sollevamenti prodottisi nel Miocene medio che
condussero all'emersione della quasi totalità delle rocce attualmente affioranti e al contemporaneo
instaurarsi di una rete di faglie distensive che favorivano lo sprofondamento delle regioni marginali
del promontorio, il Gargano venne a costituire un'isola separata dall'Appennino e dalle Murge da
un'ampio braccio di mare in corrispondenza della Fossa Bradanica. Il Gargano, come
precedentemente esposto, fa parte dell'unità carbonatica apulo-Garganica mesozoica. Risulta
pertanto formato prevalentemente, eccettuate le manifestazioni filoniane della Punta delle Pietre
Nere, da un basamento calcareo-dolomitico, di età essenzialmente giurassico-cretacica e da una
copertura di sedimenti terziari e quaternari in facies detritico-organogena.
Il Tavoliere – ovvero la vasta pianura delimitata a Sud-Est dalla parte terminale del fiume Ofanto,
ad Ovest da un arco collinare che da Ascoli Satriano, passando per Troia, Lucera e S. Severo, si
spinge fino ad Apricena, a N-E dal torrente Candelaro che separa la pianura dal promontorio del
Gargano – è un elemento geologico di grande rilevanza.
163
Esso può ritenersi la naturale continuazione verso settentrione della cosiddetta "Fossa Bradanica",
fino a congiungersi, in corrispondenza del fiume Fortore, con la "Fossa padano-appenninica".
L'intera area in argomento è ricoperta da depositi quaternari, in prevalenza di facies alluvionale.
Tra questi depositi prevale, al centro del Tavoliere, un banco di argilla marnosa, di probabile
origine lagunare, ricoperta a luoghi da lenti di conglomerati e da straterelli di calcare evaporitico
(crosta).
Sotto l'argilla si rinviene in generale un deposito clastico sabbioso-ghiaioso cui fa da basamento
impermeabile il complesso delle argille azzurre pliocenico-calabriane che costituiscono il ciclo
sedimentario più recente delle argille subappennine.
Queste, trasgressive sulle argille azzurre infra medio-plioceniche (ciclo più antico) o sui terreni in
facies di flysch a cui si addossano nella parte alta occidentale, costituiscono i principali affioramenti
argillosi della regione Puglia.
I depositi argillosi di entrambi i cicli sono indicativi di una facies neritica e mostrano d'essersi
originati in un bacino lentamente subsidente. Sono costituiti da argille marnose più o meno siltososabbiose e da marne argillose di color grigioazzurro o giallastro, con giacitura generalmente
suborizzontale.
La potenza di questi depositi varia sensibilmente da punto a punto con spessori massimi dell'ordine
di più centinaia di metri. Il ciclo argilloso plio-pleistocenico a luoghi poggia, in continuità di
sedimentazione, su depositi calcarenitici trasgressivi sul basamento mesozoico.
Il Gargano
Quest’area è rappresentata da un tozzo ed imponente massiccio, che, emergendo bruscamente dal
mare, con poche balze tocca i 1056 m (M.te Calvo).
Geologicamente questo promontorio è la parte più settentrionale e più sollevata dell’avampaese.
Separato dal resto dell'originaria piattaforma apula da potenti faglie, tuttora attive, è formato da
termini evaporitici non affioranti, attribuiti al Carnico, da dolomie e calcari giurassico-cretacei di
piattaforma variamente associati a calcari di scogliera. Le coperture terrigene d'età successiva
sono di tipo organogeno-calcarenitico con caratteri tipicamente locali.
Il Massiccio presenta da O verso E tre differenti tipi di terreni calcarei. Il margine occidentale fra
Sannicandro Garganico e Coppa Guardiola è costituito da calcari oolitici e calcari bioclastici che si
ritiene rappresentino un prodotto di retroscogliera: si ricordano la Formazione di Sannicandro, i
Calcari di Rignano Garganico, la Formazione di M.te La Serra, i Calcari di M.te Quadrone, i Calcari
di S. Giovanni Rotondo, i Calcari di M.te Spigno ed infine i Calcari oolitici di Coppa Guardiola. L’età
di questi terreni è compresa tra il Malm ed il Cretaceo inferiore.
In trasgressione su queste formazioni se ne rinvengono altre di età fino al Cretaceo superiore:
Calcari di M.te Acuto, Calcari organogeni di M.te Sant’Angelo, Calcari di Casa Lauriola. Le
164
formazioni mesozoiche contraddistinte da una facies di scogliera affiorano invece nella parte
mediana del Massiccio, più precisamente esse sono ubicabili secondo una linea diretta da NO a SE
tra il lago di Varano, la Foresta Umbra e la costa a S di Mattinatella. Fanno parte di questo
secondo gruppo di terreni i Calcari organogeni di M.te Sacro, i Calcari di M.te Pizzuto, la
Formazione di Carpino. L’età più probabile è, anche in questo caso, compresa fra il Giura superiore
ed il Cretaceo inferiore.
La parte terminale del promontorio è formata da calcari clastici di tipo organogeno, da dolomie
calcaree e da calcareniti. La facies sembra essere quella di termini di passaggio verso terreni
tipicamente di avanscogliera; essi in effetti risultano eteropici con i calcari di scogliera innanzi
citati. La Formazione di Rodi Garganico, la Formazione di Cagnano Varano, i Calcari dolomitici di M.
Jacotenente, i Calcari di Mattinata hanno in comune la presenza di liste e noduli di selce. La loro
età va dal Giura superiore al Cretaceo superiore.
Per quel che concerne gli spessori si può dire che in affioramento se ne possono apprezzare fino a
circa un migliaio di metri e non meno di un centinaio per ciascun corpo. Dati di perforazione
consentono tuttavia di affermare che la potenza complessiva (perlomeno di alcune formazioni) è
non inferiore a 4.000-5.000 m.
Ai terreni giurassico-cretacei sono sovrapposte in trasgressione, soprattutto nelle aree marginali,
formazioni di età paleogenica variamente estese: calcari a coralli e calcareniti a macroforaminiferi
Calcari a nummuliti di Peschici, il cui spessore raggiunge i 400 metri.
Il Neogene è rappresentato lungo i versanti settentrionali del Monte da sedimenti trasgressivi di
età tortoniana. Va fatto notare che in alcune cave nei dintorni di Apricena sono stati ritrovati in
livelli di terre rosse, poste alla base dei depositi miocenici, abbondanti resti di vertebrati (piccoli
mammiferi, uccelli e rettili) riferiti al Vallesiano-Turoliano. Infine, muovendo a S verso il Tavoliere
si incontra la parte basale della successione bradanica trasgressiva sui terreni calcarei: la
Calcarenite di Gravina passante in alto alle Argille subappennine.
Le faglie del sistema NE-SO, che interessano la parte settentrionale del Gargano, sono di tipo
diretto e mostrano estensione e modesti rigetti. Rientra in questo gruppo, pur rappresentando
un’eccezione, la trascorrente sinistra che passa nei pressi di Sannicandro Garganico e di Apricena
con cospicuo rigetto verticale (Guerricchio, 1986).
Le faglie a direzione O-E appaiono più importanti di quelle della categoria precedente. Esse
coinvolgono soprattutto il Gargano centro-meridionale. La più nota è la faglia che attraversa la
Valle Carbonara, conosciuta anche come “faglia di Mattinata”, essendo il trait d’union tra San
Marco in Lamis e la stessa Mattinata. Si tratta di una struttura prevalentemente trascorrente, con
spostamenti sia verticali che orizzontali rispettivamente dell’ordine di qualche centinaio di metri e
di qualche chilometro. Parimenti importante è la faglia che corre tra Rignano Garganico e
165
Manfredonia, separando con una scarpata di qualche centinaio di metri il top del Gargano con la
subpianeggiante superficie pedegarganica.
Per quanto riguarda le faglie con direzione NO-SE, si può dire che pur essendo le più diffuse, sono
quelle con rigetti minori, eccezion fatta per la faglia del Candelaro, che delimita il bordo sudoccidentale e sulla quale si è impiantato il fiume.
Il Tavoliere
I terreni che caratterizzano questa vasta pianura sono costituiti in gran prevalenza da sedimenti
clastici di età plio-quaternaria appartenenti al ciclo della Fossa bradanica, di cui il Tavoliere
rappresenta la principale ramificazione verso N-E.
Questi terreni sono trasgressivi sui calcari della piattaforma carbonatica apula, sui flysch arenaceocalcarei e sulle argille policrome dell’Appennino.
In particolare, i depositi dell’Avanfossa bradanica sono rappresentati, a partire dal basso, da
biocalcareniti basali riferite nell’area ofantina al Pliocene medio-superiore e, sul bordo bradanico, al
Pleistocene inferiore; da argille subappennine, marnose localmente sabbiose del Pleistocene
inferiore; da sabbie calcaree, giallastre, in strati a luoghi cementati e a laminazione da piano
parallela ad incrociata d’età infrapleistocenica; da conglomerati di chiusura, poligenici, alternati ad
orizzonti sabbiosi fluvio-marini e continentali, riferibili in letteratura al Siciliano.
La chiusura del ciclo bradanico, legata a fasi di sollevamento appenninico, ha fatto emergere dal
mare la futura piana cominciando da occidente.
A partire dal Pleistocene medio, periodi di stasi nel sollevamento, in combinazione con effetti
glacioeustatici, hanno portato all’incisione-abrasione dei depositi bradanici e alla formazione di una
serie di terrazzi marini sabbioso-conglomeratici, digradanti verso mare e raccordati ad altrettanti
terrazzi fluviali della stessa natura.
MORFOLOGIA E LINEAMENTI GEOMORFOLOGICI
Massiccio del Gargano
Sul Promontorio coabitano ben cinque sub-distretti geomorfologici contraddistinti da differenze a
luoghi assai marcate. Si possono distinguere:
1) il grande altopiano carsico centrale, ricco di forme epigee di notevoli dimensioni e di campi
disseminati da piccole conche carsiche;
2) la regione dei terrazzi meridionali, d’origine tettonica, raccordati da scarpate assai ripide in gran
parte obliterate da materiale detritico prodotto da fenomeni di degradazione dei versanti;
166
3) la regione dei terrazzi nord-occidentali; si tratta di ripiani bordati da scarpate meno ripide di
quelle presenti sul versante meridionale; le forme sono parzialmente rimodellate da numerosi
piccoli corsi d’acqua che scendono verso il mare ed i laghi;
4) il versante orientale fortemente rimodellato dai torrenti. Benché il substrato sia calcareo come in
quasi tutto il Promontorio, quest’area, essendo molto più integra, non è dotata di una permeabilità
in grande per fessurazione come le altre zone garganiche. I torrenti formano un ampio reticolo
divergente, che si anima in occasione di piogge particolarmente intense;
5) un lembo del Tavoliere ascrivibile al dominio garganico, essendo separato dal Tavoliere vero e
proprio da una profonda linea di faglia.
L’influenza della tettonica sulla morfologia appare evidente su tutto il promontorio garganico.
Esso corrisponde ad un horst allungato in direzione E-O, i cui principali allineamenti di faglie sono
raggruppabili in tre distinti sistemi orientati E-O, NO-SE e NE-SO. Quasi tutte le dislocazioni sono
caratterizzate da piani subverticali. Il Massiccio è tutto un susseguirsi di rilievi e di depressioni
corrispondenti rispettivamente a blocchi sollevati alternati ad altri ribassati.
Esempi di depressioni tettoniche sono il Pantano di S.Egidio, che può essere considerato un polje,
e più ad E la Valle Carbonara allungata all’incirca da O ad E con versanti abbastanza ripidi e un
fondo piatto ricolmo di terra rossa. Sono molto diffusi, del resto, su questa parte sommitale, i
fenomeni carsici rappresentati in prevalenza da doline di varia forma e dimensione.
La superficie sommitale, debolmente inclinata verso NordOvest, si estende fra i 900 ed i 500 metri
s.l.m.; da questa superficie si elevano alcuni rilievi isolati, che possono raggiungere i 1.000 metri,
come ad esempio il M. Calvo. Detta superficie sembra essersi prodotta nel corso di un lungo
periodo di erosione subaerea, a partire dal Cretaceo superiore (Boenzi & Caldara, 1999), sotto
condizioni climatiche di tipo subtropicale (Boenzi e Caldara, 1991; Caldara e Palmentola, 1991;
Boenzi, Caldara & Pennetta, 1998). In effetti, che l’area garganica abbia potuto attraversare
durante il Miocene superiore una fase climatica con le suddette caratteristiche, viene suggerito
dalla presenza, in depositi continentali, rappresentati da terre rosse, di faune a vertebrati tipiche di
climi subtropicali (Freudenthal, 1976).
Le forme carsiche più comuni sono le doline. Queste sono particolarmente diffuse, per cause
litologiche, soprattutto nelle aree centrale ed occidentale del Gargano, ed, in particolare,
interessano la superficie sommitale ed i ripiani più elevati, concentrandosi al di sopra dei 600
metri. Si tratta di cavità, in genere di piccole dimensioni, a contorno subcircolare e a forma di
scodella con fondo riempito da terre rosse.
Frequenze di ben 105 doline/km2 sono raggiunte nella zona di Montenero. Le doline di grandi
dimensioni sono rare. L’unica, che merita di essere menzionata, è la dolina “Pozzatina”, posta a
Sud di Sannicandro Garganico. La forma, che ha un diametro di 600 metri ed una profondità di
100, si sarebbe originata soprattutto a causa di fenomeni di dissoluzione superficiale (Bissanti,
167
1966) con successivo crollo dei bordi ed ampliamento a spese di preesistenti e limitrofe cavità
ipogee.
Osservando, inoltre, i versanti meridionale ed occidentale del rilievo, si riconosce la presenza di
ripiani (almeno due) delimitati verso valle da scarpate di chiara origine tettonica; quello più alto è
ubicato sui 500-600 m s.l.m., quello più basso sui 100-150 metri. Le scarpate sono a luoghi incise
da brevi e profondi solchi denominati genericamente “valloni”. Va aggiunto che il ripiano più
elevato, largo fino a 7 km e lungo circa 40 km, si estende dal M.te della Donna alla Coppa
D’Apolito ed è interessato da alcune ampie depressioni, tipo polje, occupate fino al secolo scorso
da bacini lacustri oggi estinti.
Grazie alle loro caratteristiche litologiche, i tratti di N-O del Gargano presentano forme più dolci
con rilievi dalla sommità subarrotondata digradanti verso il mare. Per i fini perseguiti dal presente
lavoro, la costa del promontorio appare interessante nel paraggio da Peschici a Mattinata, dove si
presenta alta, tipo falesia, saltuariamente intervallata da piccole insenature nelle quali non di rado
si manifestano fenomeni di crollo.
L’idrografia è poco sviluppata, ad eccezione delle aree nord-orientali dove appare fitta e ramificata.
Nel complesso, il reticolo idrografico che solca il rilievo, forse in relazione alle condizioni litologiche,
ha un andamento a raggiera. Ciascun corso d’acqua, tuttavia, osservato nei particolari, presenta
caratteri morfologici diversi da zona a zona. Infatti, il versante meridionale del Gargano, in
particolare quello compreso tra Rignano e Monte Sant’Angelo, è inciso da corsi d’acqua brevi e
profondi (ad es. Valle dell’Inferno), mentre i versanti settentrionale e nord-occidentale sono solcati
da corsi d’acqua più lunghi e ramificati, alcuni dei quali con caratteri differenti da tratto a tratto.
In particolare, la valle superiore può essere ampia e svasata e ciò in relazione al fatto che la
testata del corso d’acqua, raggiungendo la superficie sommitale, ha, in alcuni casi, “catturato” una
depressione carsica presente sulla superficie stessa. Il tratto intermedio può presentarsi
profondamente incassato ed, infine, il tratto inferiore, che scorre sulla stretta piana costiera
retrostante al lago di Lesina, può apparire appena inciso e interessato da opere di bonifica. Infine,
va notato che il corso d’acqua, che scorre nella valle di San Giovanni e sfocia nel lago di Varano, è
profondamente incassato, con pareti alte anche 150 metri. Inoltre, il suo tratto alto è rimontato fin
quasi a raggiungere la conca dell’ex lago di S. Egidio (Caldara & Palmentola, 1991).
Una interessante situazione geomorfologica, osservabile sui tratti più elevati dei fianchi delle valli di
alcuni corsi d’acqua orientali, è rappresentata dalla presenza di tipiche falde detritiche stratificate,
le quali, per i caratteri sedimentari e la forma degli elementi che le compongono, fanno pensare
che si tratti di accumuli prodottisi in ambienti freddi riferibili verosimilmente all’ultimo glaciale
(Boenzi, 1984). D’altro canto estesi e spessi depositi detritici sabbiosociottolosi, denotanti un clima
freddo e secco, compaiono diffusamente alla base del versante meridionale del rilievo costituendo
specie di vasti glacis di accumulo.
168
A luoghi, i sedimenti detritici, che hanno colmato le parti alte delle incisioni, in corrispondenza degli
sbocchi su ripiani più bassi, passano a depositi alluvionali costituendo vaste conoidi singole o
coalescenti. In particolare nelle zone di sfocio a mare (ad es. Mattinatella, baia delle Zagare) le
estese conoidi alluvionali, prodottesi durante l’ultimo basso livello del mare wúrmiano, sono
attualmente troncate da una ripida falesia.
Le coste garganiche sono prevalentemente di sommersione e presentano stadi di evoluzione
diversi. Le coste meridionali alte ed articolate sono contraddistinte da speroni, archi (l’arco di San
Felice), faraglioni (ad es. Pizzomunno), e rare e strette pocket beach ciottolose. Le coste
settentrionali, più mature, sono caratterizzate da lunghi tratti rettilinei sabbiosi, che hanno sbarrato
laghi costieri (laghi di Lesina e di Varano), intervallati da falesie alte ed arretrate.
Appariscenti e degne di nota sono le numerose grotte che si aprono lungo la costa. Si tratta di
cavità dovute sia all’azione del carsismo, come dimostrano le numerose sorgenti marine presenti
nelle stesse, che a processi meteomarini. In alcuni casi, infatti, si sono prodotti, pur se di ridotte
dimensioni, veri e propri blow-hole (sfiatatoi).
Molte grotte garganiche sono state utilizzate dall’uomo fin dalla preistoria. Come esempio, basti
ricordare la grotta Paglicci, con le sue famose successioni paleolitiche, la grotta Scaloria, con il
culto neolitico delle acque e la grotta di Manaccore (Baumgartel, 1953), con gli importanti arredi
funebri ed armi dell’età del Bronzo.
Il Promontorio del Gargano presenta, da Ovest verso Est, tre differenti tipi di terreni calcarei.
Il margine occidentale, fra Sannicandro Garganico e Coppa Guardiola, è costituito da calcari oolitici
e calcari bioclastici, riferibili ad un ambiente di retroscogliera: si ricordano la Formazione di
Sannicandro, i Calcari di Rignano Garganico, la Formazione di M.te La Serra, i Calcari di M.te
Quadrone, i Calcari di S. Giovanni Rotondo, i Calcari di M.te Spigno ed, infine, i Calcari oolitici di
Coppa Guardiola. L'età di questi terreni è compresa tra il Malm ed il Cretaceo inferiore.
In trasgressione su queste formazioni se ne rinvengono altre di età fino al Cretaceo superiore: i
Calcari di M.te Acuto, i Calcari organogeni di M.te Sant'Angelo ed i Calcari di Casa Lauriola.
Nella parte mediana del Massiccio affiorano le formazioni contraddistinte da una facies di scogliera,
collocate secondo una linea diretta da Nord-Ovest a Sud-Est tra il lago di Varano, la Foresta Umbra
e la costa a Sud di Mattinatella. Appartengono a questo secondo gruppo di terreni i Calcari
organogeni di M.te Sacro, i Calcari di M.te Pizzuto, la Formazione di Carpino. L'età più probabile è
compresa fra il Giurassico superiore ed il Cretaceo inferiore.
La parte terminale del promontorio è formata da calcari clastici di tipo organogeno, da dolomie
calcaree e da calcareniti. La facies sembra essere quella di termini di passaggio verso terreni
tipicamente di avanscogliera; essi in effetti risultano eteropici con i calcari di scogliera dianzi citati.
La Formazione di Rodi Garganico, la Formazione di Cagnano Varano, i Calcari dolomitici di M.
Jacotenente ed i Calcari di Mattinata hanno in comune la presenza di liste e noduli di selce. La loro
169
età è compresa tra il Giurassico superiore ed il Cretaceo superiore. Per quel che concerne gli
spessori, in affioramento si possono apprezzare fino a circa un migliaio di metri e non meno di un
centinaio per ciascun corpo. Dati di perforazione consentono tuttavia di affermare che la potenza
complessiva (per alcune formazioni) è non inferiore a 4.000-5.000 m.
Ai terreni giurassico-cretacei sono sovrapposte in trasgressione, in particolare nelle aree marginali,
formazioni di età paleogenica variamente estese: calcari a coralli e calcareniti a macroforaminiferi
(Calcari a nummuliti di Peschici), il cui spessore raggiunge i 400 metri.
Il Neogene è rappresentato lungo i versanti settentrionale del Promontorio del Gargano da
sedimenti trasgressivi di età tortoniana. In alcune cave nei dintorni di Apricena, entro livelli di terre
rosse poste alla base dei depositi miocenici, sono stati ritrovati abbondanti resti di vertebrati
(piccoli mammiferi, uccelli e rettili) riferiti al Vallesiano-Turoniano.
Infine, procedendo in direzione Sud verso il Tavoliere si incontra la parte basale della successione
bradanica trasgressiva sui terreni calcarei: la Calcarenite di Gravina passante in alto alle Argille
subappennine.
Tavoliere
Dopo la Piana del Po è la più estesa pianura d'Italia con i suoi 4000 km2. Si è originata con le fasi
regressive quaternarie create dalla compensazione isostatica del sistema Catena-AvanfossaAvampaese (Ricchetti et alii, 1992), cui si sono sovrapposte le oscillazioni glacioeustatiche del
livello marino.
Il risultato di questi fenomeni è rappresentato morfologicamente da una serie di terrazzi digradanti
verso il Golfo di Manfredonia per i tratti della piana centro-meridionale e verso la Foce del Fortore
per la parte settentrionale.
Nel Tavoliere non sono state individuate forme di dissesto per frana. L'unico fenomeno
considerevole è rappresentato dalla subsidenza di vaste aree intorno ai centri di Foggia, Cerignola
ed Ortanova (dove l'abbassamento del suolo è probabilmente legato agli eccessivi prelievi d'acqua
dal sottosuolo) e di Lucera, Ascoli Satriano ed altri minori (dove il processo è innescato dal prelievo
di gas e di idrocarburi).
La costituzione litologica del Tavoliere può essere così riassunta:
una formazione argillosa, con orizzonti e livelli lentiformi di argille - sabbiose, affiora per
spessori rapidamente decrescenti, fino a scomparire, a mano a mano che ci si allontana dal
margine appenninico; la sua potenza complessiva, determinata con l'analisi di stratigrafie di
perforazioni, risulta molto variabile da luogo a luogo e compresa tra circa 200 e oltre 1.000
m;
la formazione argillosa di base è coperta da sedimenti ghiaioso - sabbiosi, in lenti molto
stirate e appiattite; nelle zone prossime all'Appennino, dove sono esposti completamente,
170
questi sedimenti hanno spessore complessivo variabile da pochi metri a qualche decina di
metri. Si tratta di ghiaie ad elementi di varie dimensioni, con prevalenza statistica di quelli
con diametro fra i 10 e i 30 cm, essenzialmente di natura calcarea e di provenienza
appenninica, a luoghi alternate con orizzonti di calcarenite, altrove con subordinati letti di
sabbie fini più o meno calcaree.
Allontanandosi dall'Appennino, l'unità copre e nasconde progressivamente i corpi geologici
sottostanti; nella stessa direzione presenta al tetto e a varie altezze frequenti e spessi orizzonti di
crostoni di carbonato di calcio (caliche) di origine chimica che nell'immediato entroterra del Golfo
di Manfredonia possono superare lo spessore di 15 metri.
L'unità si appoggia sulla formazione argillosa descritta in precedenza, lungo una superficie
debolmente inclinata verso mare, la cui regolarità è più volte interrotta da poco elevati gradini,
probabilmente prodotti da fasi di stazionamento del livello del mare durante il Quaternario.
Suolo
Nell’ultimo decennio in provincia di Foggia non si è verificata alcuna sostanziale modifica delle
destinazioni d’uso del suolo. L’uso agricolo rappresenta la destinazione preponderante.
La superficie agricola utilizzata è pari a 66.400,59 ettari e, più nel dettaglio, circa il 66% di questa
è destinata a seminativi, il 4% a prati permanenti e pascoli ed il 30% a coltivazioni permanenti.
Come si evidenzia nella tabella sotto riportata, la quasi totalità dei terreni in provincia di Foggia è
rappresentata da Superficie Agricola Utilizzata (SAU) .
(Tab. 18) Destinazione d’uso dei terreni in provincia di Foggia (ettari)
Utilizzazione dei terreni
Prov. di Foggia
Regione Puglia
43.769,28
652.693,74
19.961,25
506.862,98
2.670,06
90.088,20
66.400,59
1.249.644,92
4,00
692,78
Seminativi
Coltivazioni legnose
Superficie agricola
agrarie
utilizzata
Prati permanenti e
pascoli
TOTALE
Arboricoltura da
legno
Superficie agricola
Boschi
7.590,90
78.058,29
non utilizzata
Attività ricreative
15,95
450,70
Altra superficie
2.396,76
50.429,41
TOTALE
10.007,61
129.631,18
76.408,20
1.379.276,10
TOTALE
Fonte: 5° Censimento Generale dell'Agricoltura - ISTAT, 2000
171
Relativamente alla superficie agricola destinata ad agricoltura biologica, nella tabella sottostante si
rappresenta l’andamento della superficie agricola biologica negli anni 2002-2006.
Ad una diminuzione sia degli operatori certificati sia, conseguentemente, degli ettari di superficie
biologica osservabile fino al 2004, corrisponde un repentino incremento nel 2005 (di cui non si
dispone dei dati relativi agli ettari di superficie destinata a biologico) ed una stabilizzazione del
dato nel 2006.
Ciò è correlabile alla riapertura dei bandi per il finanziamento delle operazioni di conversione da
tradizionale a biologico, sulla scia delle Misure agroambientali previste dal Regolamento CE
1257/99 e finanziate attraverso il PSR 2000-2006.
Si presume, pertanto, che questo dato sia destinato a mantenersi costante, almeno fino a quando
non si aprirà una nuova tranche di finanziamenti con le Misure del PSR 2007-2013 secondo le
condizioni previste dal nuovo Regolamento CE 1698/05.
(Tab. 19) SAU biologica in provincia di Foggia
Anno
2002
2003
2004
2005
2006
Aree
Territoriali
Operatori
SAU biologica
n.
%
ha
%
Prov. FG
1.191
20,7
25.817
23,7
Reg. Puglia
5.757
100,0
109.068
100,0
Prov. FG
1.067
23,3
26.576
28,3
Reg. Puglia
4.576
100,0
94.062
100,0
Prov. FG
987
27,2
24.674
28,5
Reg. Puglia
3.631
100,0
86.610
100,0
Prov. FG
1.410
23,1
n.d.
-
Reg. Puglia
6.105
100,0
Prov. FG
1.326
24,3
22.199
15,2
Reg. Puglia
5.457
100,0
145.699
100,0
n.d.: dato non reso disponibile
Fonte: Rapporto sullo Stato dell’Ambiente ARPA Puglia – ed. 2006
Nella tabella sotto riportata le coltivazioni biologiche riferite all’anno 2006 sono distinte per
tipologia. In termini di coltivazioni, la preponderanza del biologico interessa gli oliveti (44% circa)
ed i seminativi (33%).
172
(Tab. 20) SAU biologica in Puglia per tipologia di coltivazione (Anno 2006) - ettari
Colture
Prov. Foggia
Regione Puglia
Oliveti
8.623
64.659
Seminativi
9.786
48.644
Fruttiferi
813
11.174
Foraggere
2.000
9.613
Vigneti
957
8.799
Leguminose
307
1.860
Orticole
1.129
1.850
Colt. Industriali
574
742
Altro
9
354
TOTALE
24.198
147.695
Fonte: Rapporto sullo Stato dell’Ambiente ARPA Puglia – ed. 2006
Per quanto attiene le attività estrattive, nella tabella seguente si riporta il numero delle cave attive
in provincia di Foggia nel periodo compreso tra il 1998 e il 2007 durante il quale si osserva una
rilevante contrazione delle unità estrattive a partire dal 2004.
(Tab. 21) Cave attive in Puglia e in provincia di Foggia
1998
2002
2004
2005
2007
Prov. Foggia
161
161
123
123
122
Reg. Puglia
698
673
779
659
617
(*): Dati aggiornati al 31.08.2007
Fonte: Rapporto sullo Stato dell’Ambiente ARPA Puglia – ed. 2006
Per quanto riguarda la tipologia di materiale estratto, si evidenza che nelle cave presenti in
provincia di Foggia si estraggono principalmente calcare da taglio, calcare per inerti ed inerti
alluvionali; in minori quantità vengono estratti calcareniti, argilla e gesso
(Tab. 22) Numero di cave per tipologia di materiale estratto (31.08.2007)
Tipologie
Prov. Foggia
Regione Puglia
Calcare da taglio
62
234
173
(Tab. 22) Numero di cave per tipologia di materiale estratto (31.08.2007)
Tipologie
Prov. Foggia
Regione Puglia
Calcare per inerti
24
196
Calcareniti
4
92
Argilla
8
20
Inerti alluvionali
23
32
Gesso
1
2
TOTALE
122
576
Mappa del rischio idraulico e per frana della provincia di Foggia
Fonte: Piano di Bacino Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (perimetrazioni aggiornate al 31.08.2007)
174
4.2.5
4.2.5.1
CLIMA ED ENERGIA
IL CLIMA
La Puglia è caratterizzata da un clima tipicamente mediterraneo, con inverno mite e poco piovoso
e stagione estiva calda e secca; appartiene dunque alle aree con climi marittimi temperati (o climi
sub-tropicali ad estate secca). L'Appennino offre alla regione un certo riparo dai venti occidentali,
mentre essa rimane esposta alle correnti atmosferiche provenienti dall'Adriatico e da Sud. Questo
le conferisce una minore piovosità rispetto alle regioni del versante tirrenico ed è anche causa di
frequenti passaggi bruschi tra tempi meteorologici diversi. I mesi estivi sono caratterizzati da
siccità dovuta alle masse d'aria calda e secca tropicale che dominano sul bacino del Mediterraneo.
I mesi invernali e autunnali presentano frequente nuvolosità e piogge relativamente abbondanti,
recate in genere da venti sciroccali, avvicendate con periodi sereni e piuttosto freddi provocati da
venti settentrionali e di NordEst. In primavera s'intercalano anche correnti da SudOvest, di
provenienza africana, apportando caldi precoci ed aria soffocante.
I giorni piovosi sono scarsi: il loro numero è compreso tra 60 e 80. La neve è fugace eccetto che
per l'alto Gargano e per il Subappennino dauno. Annualmente la regione riceve in media poco più
di 600 mm di pioggia; la maggiore piovosità si osserva sul Gargano con 1.100-1.200 mm totali
annui, interessato da piogge di tipo orografico a cui si aggiungono quelle d'origine frontale legate
alla ciclogenesi del Mediterraneo orientale. La minore piovosità si osserva sul Tavoliere. Nel
Subappennino dauno si avvicina a 900 mm annui e la maggior parte delle aree pianeggianti ha
meno di 700 mm annui. Le precipitazioni si concentrano per oltre il 60% nei mesi autunnoinvernali.
Il ciclo annuo mostra un solo massimo di piovosità ben distinto in novembre o in dicembre, mentre
il minimo quasi sempre ricade in luglio.
La stagione estiva è caratterizzata da una generale aridità su tutto il territorio: infatti, ad eccezione
del Gargano e del Subappennino dove si hanno precipitazioni di poco superiori a 50 mm, i valori
sono inferiori a 30 mm; in alcuni anni i mesi estivi sono stati del tutto privi di pioggia. Succede,
tuttavia, che non siano infrequenti i brevi ed intensi rovesci estivi con punte 30-50 mm in pochi
minuti.
Nella Figura seguente è riportata la mappa delle isoiete relative all’intero territorio provinciale.
175
La maggior parte della regione ha una temperatura media annua compresa tra 15° C e 17° C. Il
mese più freddo è gennaio. I valori più bassi si registrano sul Gargano e sul Subappennino dauno
con 3° C, mentre quelli più alti nelle zone costiere della penisola salentina. I mesi più caldi sono
luglio e agosto con temperature medie di 27° C -28° C. Foggia, con medie estive intorno ai 29° C e
con frequenti punte intorno ai 40° C è una delle città più calde d'Italia. I giorni di "gelo", con
temperature sotto 0° C, sono 15-16 nel Subappennino, meno nelle altre aree.
Nella Figura seguente è rappresentata la mappa delle temperature medie per il territorio
provinciale.
In assenza di altre cause perturbatrici e a parità di quota, la piovosità diminuisce man mano che le
correnti di aria umida si allontanano dal mare, perché la loro umidità tende ad esaurirsi
gradualmente. La presenza dei rilievi provoca, invece, l'ascensione delle correnti con conseguente
raffreddamento e relative precipitazioni; per questo, sempre che non influiscano altri fattori locali,
176
l'altezza media annua delle precipitazioni aumenta con la quota. Per la concomitanza dei due
fattori, distanza dal mare e altitudine, nelle zone a quota più alta poste trasversalmente alla
direzione dei venti umidi, la piovosità è maggiore sui versanti colpiti direttamente dalle correnti.
Bisogna tener presente, però, che le ondulazioni ravvicinate del terreno possono produrre un
effetto d'insieme che si discosta dai concetti generali di distribuzione delle precipitazioni esposti
finora.
La temperatura media dell’aria al suolo decresce con l’altitudine secondo una legge lineare anche
quando ci si riferisca ai valori medi mensili o annui. Contrariamente a quanto avviene per le
precipitazioni, caso in cui possono esistere notevoli diversità di comportamento tra versanti diversi
di uno stesso rilievo o della medesima valle, le variazioni di temperatura sono molto meno
condizionate da fattori locali.
4.2.5.1.1
QUALITA’ DELL’ARIA
In provincia di Foggia dove non vi sono né sorgenti naturali di inquinanti atmosferici (quali i
vulcani o altre fonti naturali assimilabili), né vere e proprie metropoli, i più importanti fattori di
pressione sull’atmosfera derivano dalle attività produttive, diversificate nella tipologia, e dalla
concentrazione di popolazione. Tali pressioni, sia pure di diversa natura, costituiscono un impatto
di tipo diretto, poiché possono modificare un habitat o una zona paesaggistica, e di tipo indiretto,
poiché, generando traffico supplementare, contribuiscono al congestionamento di un’area,
all’inquinamento atmosferico e all’incremento dell’emissione di gas serra.
Dunque, alle driving forces primarie citate (attività produttive e popolazione) devono essere
associate, nell’individuazione dei fattori di pressione, l’intensità e la qualità dei trasporti.
La combinazione di questi generatori produce situazioni locali diversificate, che influenzano in
modo differenziato la qualità dell’atmosfera attraverso le emissioni di specie chimiche esogene,
ognuna delle quali è caratterizzata da particolari proprietà quali:
•
la tossicità per l’uomo
•
il tempo di vita
•
le reazioni di conversione in atmosfera nelle diverse condizioni meteorologiche.
In funzione della persistenza, le singole specie possono essere caratterizzate da velocità di
accumulo variabili e, sebbene i problemi si accentuino in alcune aree e città dove si registra la
concentrazione di molte fonti inquinanti (attività industriali, trasporti e impianti di riscaldamento e
condizionamento degli edifici) e laddove sono presenti particolari condizioni climatiche e
177
geografiche che causano una stagnazione, a causa della diffusione, gli effetti si sentono su scala
più larga sul territorio regionale rispetto al sito di emissione.
Conseguentemente, le emissioni puntuali finiscono per produrre un impatto su aree che non hanno
sorgenti locali di inquinanti; gli effetti si hanno sia in termini di qualità dell’aria, che in termini di
ricaduta al suolo e, quindi, di qualità delle acque, del suolo e di rischi per la salute dell’uomo, per
lo sviluppo corretto di vegetali ed animali, nonché per la conservazione del patrimonio culturale.
Questo fa sì che, al di là di quelle che sono state definite “aree ad alto rischio”, a causa dell’elevata
concentrazione di industrie, che generano elevate quantità di emissioni in atmosfera, ed accanto
alle aree urbane ad elevata concentrazione di traffico (grandi centri urbani), esistano “aree
critiche” che, in funzione delle condizioni meteorologiche del momento, sentono gli effetti delle
emissioni attraverso la diffusione degli inquinanti.
La qualità dell’aria è definita oggettivamente confrontando le concentrazioni misurate o stimate di
alcuni inquinanti in atmosfera con valori di concentrazione riferiti ad un particolare intervallo
temporale.
La normativa di riferimento nazionale definisce a tal proposito alcuni tipi di valori:
•
valori limite: limiti massimi di accettabilità di concentrazione e di esposizione per la
salvaguardia della salute della popolazione;
•
valori guida: limiti di accettabilità di concentrazione e di esposizione per la protezione a
lungo termine della salute e degli ecosistemi;
•
livelli di attenzione e di allarme, utilizzati nelle aree urbane a riguardo dell’esposizione della
popolazione;
•
obiettivi di qualità, volti alla protezione a lungo termine della salute nelle aree urbane.
L’inquinamento atmosferico è il risultato di due tipologie di situazioni: da una parte l’azione
antropica determina l’immissione in atmosfera di sostanze prodotte dalle attività umane,
industrializzazione ed urbanizzazione, dall’altra cause naturali come incendi, eruzioni vulcaniche e
tutti i processi biologici determinano l’emissione di gas nocivi alla salute.
Di questi due fattori il secondo può considerarsi costante nel tempo, mentre il primo è in continua
crescita, da cui la necessità di controllare e monitorare lo stato di qualità dell’aria, le concentrazioni
degli inquinanti e i loro impatti sugli ecosistemi.
Si riporta nella tabella seguente l’andamento delle Emissioni complessive dei principali inquinanti in
provincia di Foggia dal 1990 al 2000.
178
(Tab. 23) Emissioni complessive dei principali inquinanti in provincia di Foggia
(Anni 1990-2000)
1990
1995
2000
(tonnellate)
(tonnellate)
(tonnellate)
26.322,78
24.428,29
19.324,61
DIOSSIDO DI ZOLFO (SO2)
4.012,52
2.037,18
461,36
MONOSSIDO DI CARBONIO (CO)
97.266,98
96.342,79
70.702,15
OSSIDI DI AZOTO (NOX)
20.245,46
19.213,61
16.538,45
PARTICOLATO (PM10)
2.810,86
2.432,47
2.501,70
COMPOSTI ORGANICI VOLATILI NON
METANICI (COVNM)
Fonte: PEAR Puglia
Si riportano di seguito i dati definiti nell’ambito del Registro Nazionale delle Emissioni relative ai
diversi settori.
Per gli impianti di tipo residenziale in provincia di Foggia si è avuto un incremento, nel corso dei
dieci anni analizzati, delle emissioni di tutti gli agenti inquinanti considerati, ad eccezione del
diossido di zolfo che invece si attesta in decremento, passando da 179,63 ton. del 1990 a 43,91
ton. nel 2000 (-76%).
(Tab. 24) Emissioni degli impianti di tipo residenziale in provincia di Foggia
(Anni 1990-2000)
1990
1995
2000
%1990-2000
(tonnellate)
(tonnellate)
(tonnellate)
MONOSSIDO DI CARBONIO (CO)
1.620,84
2.290,34
2.657,68
64%
COMPOSTI ORGANICI VOLATILI
131,29
188,53
216,50
65%
OSSIDI DI AZOTO (NOX)
164,99
270,70
228,89
39%
PARTICOLATO (PM10)
80,29
102,23
115,74
44%
DIOSSIDO DI ZOLFO (SO2)
179,63
79,99
43,91
-76%
(COV)
Fonte: PEAR Puglia - Andamento delle emissioni complessive di inquinanti da impianti
residenziali
Per quanto concerne le emissioni relative ad impianti commerciali, i maggiori quantitativi di agenti
inquinanti, nel 2000 sono considerati gli ossidi di azoto, che fanno registrare un quantitativo
179
emesso pari a 53,57 ton; nello stesso anno se ne attestano 29,63 di monossido di carbonio, 13,26
di diossido di zolfo, 6 ton di composti organici e 4 ton di particolato.
Emerge un evidente decremento molto significativo delle emissioni del diossido di zolfo (-80%): il
particolato fa registrare un decremento delle proprie emissioni (-28%); per il monossido di
carbonio si registra il picco massimo nel 1995 ed una fase di decrescita significativa nel
quinquennio seguente, gli ossidi di azoto fanno registrare un andamento in crescita, i composti
organici, infine, risultano in decremento
(Tab. 25) Emissioni degli impianti commerciali in provincia di Foggia
(Anni 1990-2000)
1990
1995
2000
%1990-2000
(tonnellate)
(tonnellate)
(tonnellate)
MONOSSIDO DI CARBONIO (CO)
59,93
104,63
29,63
-51%
COMPOSTI ORGANICI VOLATILI
7,76
15,54
6,02
-22%
OSSIDI DI AZOTO (NOX)
50,32
90,34
53,37
6%
PARTICOLATO (PM10)
5,57
5,85
4,00
-28%
DIOSSIDO DI ZOLFO (SO2)
65,67
61,40
13,26
-80%
(COV)
Fonte: PEAR Puglia - Andamento delle emissioni complessive di inquinanti da impianti commerciali
Le emissioni di gas climalteranti, suddividono le emissioni a seconda che i veicoli siano leggeri o
pesanti, intendendo per veicoli leggeri quelli di peso inferiore alle 3,5 tonnellate e per veicoli
pesanti quelli di peso maggiore alle 3,5 tonnellate.
Analizzando i dati per tipologia di strada (autostrada, strade extraurbane, strade urbane), si
possono delineare le seguenti osservazioni:
•
il decremento percentuale significativo delle emissioni di monossido di carbonio, avviene in
maniera consistente nell’ambito di strade urbane ed autostrade per i veicoli leggeri (mentre
risulta positivo il valore percentuale di differenza emissioni nell’ambito di strade
extraurbane); al contrario, per i veicoli pesanti, il decremento è registrato nell’ambito di
strade urbane ed extra-urbane (mentre risultano in incremento le emissioni dello stesso
inquinante in ambito autostradale);
•
il decremento delle emissioni di diossido di zolfo, registrato sia nell’ambito dei veicoli leggeri
che dei veicoli pesanti, è registrato in tutte le disaggregazioni di tipologia di strada;
180
•
l’incremento degli ossidi di zolfo, invece, risulta particolarmente significativo nell’ambito dei
percorsi extra-urbani (veicoli leggeri) e nell’ambito dei percorsi autostradali (veicoli leggeri e
pesanti); negli altri casi, pur segnando un valore percentuale basso, risulta in decremento;
•
l’incremento di particolato si registra soprattutto nell’ambito della mobilità con veicoli
leggeri, nelle strade extra-urbane ed in ambito autostradale, mentre per i veicoli pesanti si
ha una diminuzione in strade urbane ed extraurbane.
Per quanto concerne le emissioni in ambito agricolo, ha certamente rilevanza l’incremento
massiccio di monossido di carbonio che passa da circa 5 ton. del 1990 a ben 447 ton. del 2000.
Tale incremento è evidentemente avvenuto nel corso degli ultimi cinque anni analizzati dal
momento che nel 1995 si registravano solo 8 ton.
Anche i composti organici hanno subito un significativo incremento passando da circa 1 ton. del
1990 a circa 23,5 ton. del 2000; anche in tal caso l’incremento è avvenuto nel corso degli ultimi
cinque anni analizzati.
Infine, anche il particolato ha subito una crescita passando da 2 ton. del 1990 fino a raggiungere
quota 20 ton. circa nel 2000, segnando una dinamica connotata da un sensibilissimo incremento
nel corso del quinquennio 1995-2000.
Decisamente significativa, risulta invece la dinamica evolutiva delle emissioni di diossido di zolfo
che si sono significativamente e costantemente decrementate nell’arco dei dieci anni analizzati,
infatti se nel 1990 si registravano circa 240 ton, tale valore nel 2000 risulta azzerato.
(Tab. 26) Andamento delle emissioni complessive di inquinanti
da impianti in agricoltura in provincia di Foggia
1990
1995
2000
(tonnellate)
(tonnellate)
(tonnellate)
MONOSSIDO DI CARBONIO (CO)
4,94
8,19
446,91
COMPOSTI ORGANICI VOLATILI (COV)
1,09
1,17
23,50
OSSIDI DI AZOTO (NOX)
10,70
12,42
15,30
PARTICOLATO (PM10)
2,19
0,83
19,84
DIOSSIDO DI ZOLFO (SO2)
240,25
31,47
0,00
Fonte: PEAR Puglia - Andamento delle emissioni complessive di inquinanti da
impianti in agricoltura
181
Nel 2007 ARPA ha gestito complessivamente 38 stazioni di monitoraggio. Tutti i dati di
concentrazione registrati in questi punti di monitoraggio sono gestiti, validati ed elaborati secondo
il protocollo unico dell’Agenzia.
La collocazione delle suddette cabine di monitoraggio è mostrata nella figura seguente:
Dalle
rilevazioni
effettuate
dalle
stazioni di monitoraggio emerge che le aree di Brindisi e di Taranto pesano sul bilancio regionale
delle emissioni inquinanti in atmosfera in maniera assolutamente rilevante, come evidenziato dal I
Inventario Regionale delle emissioni (cfr. RSA Regione Puglia 2006). Le maggiori emissioni si
traducono in più elevate concentrazioni di inquinanti in atmosfera; a conferma di ciò basti
evidenziare che i peggiori dati di qualità dell’aria di PM10 e di NO2 nel 2007 sono stati registrati a
Taranto, nella stazione di Via Machiavelli, collocata nel quartiere Tamburi, a ridosso del polo
industriale della città.
Per il resto, i dati di qualità dell’aria del 2007 confermano quanto già noto: i livelli di
concentrazione in atmosfera di SO2, CO e benzene sono ormai ampiamente inferiori ai limiti fissati
dalla normativa a tutela della salute umana, mentre PM10, NO2 e ozono costituiscono ancora delle
criticità.
Il confronto tra gli andamenti mensili del PM10 in diversi siti di monitoraggio (cfr. grafico seguente)
fornisce un’ulteriore conferma della peculiarità della realtà tarantina.
PM10 – media annuale
182
PM10: valori medi annui, riferiti alla media su 24 ore - anno 2007
60
50
u g /m 3
40
30
20
10
BA
BR
RETI ARPA
FG
COMUNE DI BARI
LE
T a ra nt o- V ia M a c h ia v e lli
T a ra n to - P ao lo V I
S ta tt e - P o nt e W ind
S ta t te - V ia de lle S orge n ti
T a ra nt o - V ia A rc him ed e
T a ra nt o - c o C a rc ere
T als a no - T a ran to
A rne s a n o
G ua g na n o
M a nf re d on ia V . le M ic h ela n ge lo
M a nf re do n ia - V ia d e i M a n do rli
T orc h ia ro lo
S a n P a nc raz io S a le nt in o
B rin d is i - S I S R I
B rin dis i - C a s a le
B rind is i - B o z z a n o
B rin dis i - V ia d ei M ille
B ari - V .le K en n ed Y
B ari - V .le M . L. K in g
B ari - V ia A rc h im e d e
B a ri - S . N ic ola
M o lf et ta - V erdi
B a ri - v ia C a lda rola
0
TA
LIMITE
Questi dati evidenziano due aspetti particolari dell’inquinamento da PM10 nella nostra regione: la
già citata forte criticità ambientale del comune di Taranto e, d’altro canto, la tendenziale uniformità
delle concentrazioni di polveri sottili sul resto del territorio, con un andamento governato dalle
condizioni meteoclimatiche.
Nel 2007 il limite annuale per l’NO2 è stato superato in più siti di monitoraggio, prevalentemente
nelle aree urbane e industriali. Tuttavia il D.M. 60/02 stabilisce che questo limite debba essere
raggiunto entro il 2010, prevedendo un margine di tolleranza (MDT) per gli anni precedenti. Il
valore limite incrementato del MDT per il 2007 era pari a 46 µg/m3: questo valore è stato superato
solo nei Comuni di Taranto e di Molfetta.
Il fenomeno di inquinamento da NO2 in Puglia non appare associato ad eventi acuti: in nessun sito
si registra infatti il superamento del limite di 18 superamenti del valore giornaliero di 200 µg/m3
(cfr. grafico seguente).
NO2 media annuale
183
NO2: valori medi annui - anno 2007
60
50
u g /m
3
40
30
20
10
B a ri C a ld a r o la
B a ri - C IA P I
M odugno E N A IP
M o lf e t t a V e rd i
M o lf e t t a ASM
B a ri - S .
N ic o la
B a ri - V ia
A rc h im e d e
B a ri - V . le
M . L . K in g
B a ri - V . le
K ennedY
B r in d is i - V ia
T a ra n to
B r in d is i - V ia
d e i M ille
B rin d is i B ozzano
B rin d is i C a s a le
B rin d is i S IS R I
M esagne
T o r c h ia r o lo
S . P ie t r o
V e r n o t ic o
S . P a n c r a z io
S a le n t in o
M a n f re d o n ia C a p . p o rto
M a n f re d o n ia V . dei
M a n f re d o n ia V .le
M a n f re d o n ia S c u o la
M o n te S .
A n g e lo
LE CCE - S .
M . C e rra te
S u rb o
G uagnano
A rn e s a n o
G a la t in a
T a ra n t o - V ia
M a c h ia v e lli
T a ra n to A rc h im e d e
T a ra n t o - A lto
A d ig e
T a ra n to - S a n
V it o
S t a t t e - V ia
d e lle S o rg e n t i
T a ls a n o T a ra n to
T a ra n to - c o
C a rc e re
T a ra n to P a o lo V I
S ta tte P o n t e W in d
G r o t t a g lie
M a rt in a
F ra n c a
M a n d u r ia
0
BA
BR
RETI ARPA
FG
LE
COMUNE DI BARI
TA
LIMITE
LIMITE + MDT
Superamenti dei limiti di legge per l’ozono sono stati registrati sull’intero territorio regionale.
Quello dell’inquinamento da ozono è un fenomeno stagionale, concentrato nei mesi caratterizzati da
maggior irraggiamento solare, e connaturato alle caratteristiche climatologiche della nostra regione.
I valori più elevati si registrano nelle aree rurali, mentre le stazioni di monitoraggio collocate in area
urbana rilevano concentrazioni inferiori: l’ozono viene infatti degradato da altre sostanze inquinati
(come ad es. l’NOx) che sono presenti in maggiori quantità nelle aree urbanizzate o industrializzate
(cfr. grafico seguente).
O3 media annuale
80
O3: numero dei superamenti del limite giornaliero sulla media mobile delle 8 oredi 120 µg/m3, da non superare più
di 25 volte all'anno
70
60
50
40
30
20
10
0
Bari -Caldarola Molfetta ASM
Bari - V.le
Kennedy
BA
RETI ARPA
Brindisi
Manfredonia Via dei
Mandorli
Lecce - S.M.
Cerrate
BR
FG
LE
Taranto - Via
Machiavelli
COMUNE DI BARI
184
Grottaglie
Manduria
TA
limite
Martina
Franca
Come già negli anni passati, anche nel corso del 2007, per il benzene ed il CO, sono stati registrati
valori inferiori ai limiti di normativa (v. grafici seguenti).
BENZENE: media annuale
Benzene: valori medi annui - anno 2007
10
9
8
7
g/m3
6
5
4
3
2
1
RETI ARPA
COMUNE DI BARI
Manduria
LE
Martina
Franca
FG
Statte Ponte Wind
Lecce - S.
M Cerrate
BR
Taranto Via
Machiavelli
Manfredonia
- Via dei
Mandorli
BA
Brindisi Via Taranto
Bari Fanelli
Bari - V.le
M. L. King
Bari - Via
Archimede
Bari Caldarola
0
TA
LIMITE + MDT
LIMITE
CO: valore massimo della media mobile sulle 8 ore
CO: valori massimi della media mobile sulle 8 ore - anno 2007
12
10
m g /m3
8
6
4
BA
RETI ARPA
BR
COMUNE DI BARI
FG
LE
M anduria
M artina
F ranc a
G rot taglie
S t at te P onte W ind
T aranto - V ia
A rc him ede
T aranto - V ia
M ac hiav elli
S urbo
Lec c e S . M . Cerrate
M anfredonia V . le
M ic helangelo
M anfredonia V . dei
M andorli
T orc hiarolo
B rindis i S IS RI
B rindis i - V ia
t aranto
B ari - C av our
B ari- S av oia
B ari - F anelli
B ari - V .le
M . L. K ing
B ari - V ia
A rc him ede
B ari - S .
Nic ola
M odugno E NA IP
B ari C aldarola
0
B ari G iov anni X X III
2
TA
limite
Per quanto attiene alle emissioni di CO2, la Puglia è tra le regioni quella in cui il suolo vi è
maggiormente sottoposto con un valore pari a circa 27,7 tonnellate l’anno per ettaro secondo i dati
APAT mentre, secondo i dati dell’inventario regionale, il valore risulta pari al 36,2 tonnellate per
ettaro. Inoltre, la Puglia è la regione in cui il singolo abitante è sottoposto alla maggiore emissione
in atmosfera di CO2 con un valore pari a circa 14,3 tonnellate l’anno per abitante, mentre il dato
dell’inventario regionale risulta superiore e pari a 17,2 tonnellate/anno per abitante.
Ad esclusione delle aree ad alta concentrazione a ridosso di Taranto, Brindisi, dell’area BariModugno-Molfetta e (con valori inferiori) di Barletta, la provincia di Foggia si allinea pressappoco
sui valori medi regionali di emissione in atmosfera di CO2, così come evidenziato nella successiva
Mappa delle emissioni di CO2 per i comuni pugliesi.
185
Mappa delle emissioni di CO2 per comune della Puglia nell’anno 2005
Regione Puglia – Inventario regionale delle emissioni in atmosfera
Si riporta infine nella seguente (Tab. 26) l’inventario delle emissioni totali per ciascuno dei comuni
dell’Area Vasta.
Dall’esame di questi valori si deduce che sono le città più popolate quelle che risultano
maggiormente in sofferenza in quanto assoggettate maggiormente a pressione antropica.
(Tab. 26) Inventario delle emissioni totali nei comuni dell’Area Vasta.
Comuni
NH3
(t)
CO
(t)
COV
(t)
NOx
(t)
SOx
(t)
CO2
(Kt)
N2O
(t)
PTS
(t)
CH4
(t)
Apricena
122,16
1361,12
315,14
840,73
492,04
253,26
43,22
84,44
189,81
Cagnano V.
51,50
610,61
300,99
126,01
92,54
31,12
12,50
43,13
183,46
Carapelle
11,93
376,22
72,37
174,95
14,50
30,74
5,73
15,66
4,08
Carpino
31,90
408,11
257,75
75,23
44,22
14,52
9,21
28,41
115,29
Cerignola
340,00
6565,35
1187,91
3544,81
552,07
607,72
136,60
326,98
212,31
Chieuti
27,77
769,19
126,14
365,05
35,17
56,38
12,11
102,16
30,04
Foggia
478,47
8657,39
2065,22
3834,30
2326,81
957,92
186,60
408,66
2279,02
Ischitella
17,90
235,57
148,66
87,12
126,77
28,94
8,99
10,07
29,92
Isole Tremiti
0,07
1,08
1,30
1,54
4,94
0,89
0,14
0,09
0,15
Lesina
59,19
759,64
155,50
412,24
111,37
77,05
21,25
39,51
51,62
186
(Tab. 26) Inventario delle emissioni totali nei comuni dell’Area Vasta.
Comuni
NH3
(t)
CO
(t)
COV
(t)
NOx
(t)
SOx
(t)
CO2
(Kt)
N2O
(t)
PTS
(t)
CH4
(t)
Manfredonia
252,58
5304,07
1433,09
1700,58
1223,07
373,84
72,14
111,52
413,21
Mattinata
34,83
262,74
135,66
76,05
35,70
16,89
8,50
12,63
84,28
Monte S. Angelo
101,73
496,32
508,97
2343,78
1362,80
204,17
22,55
25,04
305,48
Ordona
15,90
98,04
28,73
41,36
20,37
9,51
4,10
26,14
7,63
Orsara
59,15
178,67
101,27
58,06
39,16
13,27
11,32
8,85
45,08
Ortanova
59,18
1159,37
255,34
542,88
79,20
100,13
23,56
94,30
33,32
Peschici
8,20
265,08
237,60
42,14
22,85
10,69
3,28
9,79
26,42
Poggio I.
28,31
689,10
95,28
410,33
120,79
73,85
14,45
38,08
20,11
Rignano G.
54,42
164,44
53,09
64,18
18,33
10,76
11,61
9,28
114,42
Rodi G.
19,64
137,13
32,93
30,49
27,01
9,34
4,97
3,42
4,88
S. Giovanni R.
239,52
1089,20
392,26
361,09
283,59
112,98
53,35
41,23
448,73
S. Marco in L.
123,88
591,83
543,39
175,87
102,56
42,76
25,18
30,47
279,86
S. Paolo C.
31,35
262,75
92,05
111,21
45,23
24,29
10,79
18,80
11,88
Sannicandro G.
86,08
677,12
343,66
191,54
161,41
54,35
20,80
21,07
248,05
S. Severo
218,17
3899,06
1117,51
1880,65
889,69
420,45
87,49
167,29
126,15
Serracapriola
71,04
756,72
166,46
353,38
52,36
54,93
22,23
61,82
15,98
Stornara
12,33
198,93
66,41
92,97
54,85
21,49
6,46
9,71
3,30
Stornarella
23,85
204,83
82,02
97,17
72,91
30,87
8,22
10,26
13,87
Torremaggiore
101,67
771,78
269,22
347,02
202,39
88,87
36,15
59,77
47,18
Vico del G.
29,52
437,36
358,49
79,53
50,71
26,39
9,43
11,62
41,45
Vieste
26,68
530,04
379,32
134,18
123,18
46,53
11,94
19,40
1313,65
Zapponeta
15,98
110,07
35,57
44,99
16,14
12,01
5,55
5,41
1,92
Fonte: Piano Regionale di Qualità dell’Aria
187
4.2.5.2
ENERGIA
I consumi energetici nel territorio della provincia si Foggia, come si deduce dalla tabella
sottostante, si hanno soprattutto nel settore dei trasporti, seguito da quello industriale.
(Tab. 27) CONSUMI ENERGETICI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA PER SETTORI PRODUTTIVI
RESIDENZIALE
(Ktep)
TERZIARIO
(Ktep)
AGRICOLTURA E
PESCA
(Ktep)
INDUSTRIA
(Ktep)
TRASPORTI
(Ktep)
162
70
167
185
372
Fonte: PEAR Puglia - Consumi energetici per settore - anno 2004
Il vettore maggiormente impiegato è il gasolio, seguito dal gas naturale; da evidenziare che in
provincia di Foggia non è utilizzato il carbone.
(Tab. 28) CONSUMI ENERGETICI PER VETTORE IN PROVINCIA DI FOGGIA
ENERGIA
ELETTRICA
(Ktep)
GAS
NATURALE
(Ktep)
OLIO
COMBUSTIBILE
(Ktep)
GASOLIO
(Ktep)
BENZINA
(Ktep)
GPL
(Ktep)
LEGNA
(Ktep)
167
251
5
384
119
15
4
Fonte: PEAR Puglia - Consumi energetici per vettore – anno 2004
Analizzando i consumi per settori e per vettore si ha che in provincia di Foggia il vettore più
utilizzato nel settore dei trasporti risulta il gasolio seguito dalla benzina. Nel settore industriale
viene invece maggiormente utilizzato il gas naturale; in agricoltura e nella pesca il gasolio; nel
settore terziario e in quello residenziale il gas naturale.
(Tab. 29) CONSUMI ENERGETICI PER VETTORE E PER SETTORE IN PROVINCIA DI FOGGIA
ENERGIA
ELETTRICA
(Ktep)
GAS
NATURALE
(Ktep)
OLIO
COMBUSTIBILE
(Ktep)
GASOLIO
(Ktep)
BENZINA
(Ktep)
GPL
(Ktep)
LEGNA
(Ktep)
RESIDENZIALE
53
88
0
4
0
12
4
TERZIARIO
44
22
0
1
0
3
0
AGRICOLO E
PESCA
10
0
0
156
0
0
0
INDUSTRIALE
54
126
5
0
0
0
0
TRASPORTI
5
15
0
223
119
0
0
Fonte: PEAR Puglia - Consumi energetici per vettore – anno 2004
La stima dell’evoluzione prevede un aumento dei consumi di energia di tutti i vettori e nei diversi
settori.
188
Per quanto concerne il bilancio energetico, la provincia di Foggia si inserisce in un contesto
regionale caratterizzato da una produzione energetica pari a più del doppio del consumo.
Ad ogni buon conto – al fine di evitare l’aggravarsi di conseguenze negative sull’ambiente – la
strategia energetica ambientale deve puntare allo sviluppo di nuove tecnologie, all’incremento
dell’efficienza, allo svecchiamento del parco macchine, al crescente utilizzo delle fonti rinnovabili,
all’opportunità di mettere in atto iniziative di compensazione ambientale ed alla capacità del
sistema di trasporto dell’energia elettrica prodotta.
Le fasi propositive appena elencate potranno realmente concretizzarsi mediante la messa a punto
di strumenti adeguati che consentano il coinvolgimento dei soggetti pubblici e privati.
Tali strumenti vanno ricercati tra quelli tradizionali di settore, come pure tra quelli recentemente
introdotti a livello nazionale ed europeo.
Tra i primi si possono citare i regolamenti edilizi, i diversi strumenti di pianificazione urbanistica, i
piani di sviluppo rurale, i piani dei trasporti, ecc.
L’interazione con questi piani mette in evidenza il carattere trasversale della tematica energetica.
Per quanto riguarda i secondi, una notevole importanza è assunta da atti normativi quali i decreti
sull’efficienza energetica, il recepimento della direttiva europea sull’efficienza energetica in edilizia,
l’istituzione del sistema di emission-trading, ecc.
LE FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI
EOLICO
Si riportano di seguito i dati sulla diffusione dell’eolico nei comuni della provincia di Foggia
contenuti nel Rapporto “Comuni Rinnovabili 2008” realizzato da Legambiente.
Il Comune che risulta aver maggiormente incrementato la propria potenza eolica è il Comune di
Troia che, in un solo anno, passa da 90, 5 MW a 167,9 MW.
(Tab. 30) DIFFUSIONE DELL’EOLICO NEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA
COMUNE
MW
Troia
167,9
Sant’Agata di Puglia
97,2
Roseto Valfortore
71,8
Rocchetta Sant’Antonio
49,9
Alberona
36
Poggio Imperiale
30
189
(Tab. 30) DIFFUSIONE DELL’EOLICO NEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA
COMUNE
MW
Faeto
26,4
Panni
19,8
Orsara di Puglia
18
Pietramontecorvino
17
Monteleone di Puglia
16,8
Volturara Appula
16,02
Accadia
15,9
Celle San Vito
14,55
Volturino
13,08
Motta Montecorvino
11,8
Anzano di Puglia
7,2
Castelnuovo della Daunia
2,6
Foggia
0,33
Fonte: Legambiente – Rapporto Comuni Rinnovabili 2008
SOLARE FOTOVOLTAICO
(kW di potenza installata nel territorio comunale)
La classifica mette in evidenza non la potenza installata nel Comune ma i kW ogni 1000 abitanti,
proprio per evidenziare l’obiettivo di contribuire, attraverso gli impianti, a rispondere al fabbisogno
elettrico delle comunità.
(Tab. 31) DIFFUSIONE DEL FOTOVOLTAICO NEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA
COMUNE
N. ABIT.
kW
kW/1000
VIESTE
13430
62,30
4,64
MARGHERITA DI SAVOIA
12585
19,26
1,53
TORREMAGGIORE
17021
23,39
1,37
LUCERA
35162
38,81
1,10
SAN PAOLO DI CIVITATE
6119
6,000
0,98
190
(Tab. 31) DIFFUSIONE DEL FOTOVOLTAICO NEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA
COMUNE
N. ABIT.
kW
kW/1000
CASALVECCHIO DI PUGLIA
2167
1,92
0,89
MATTINATA
6333
5,10
0,81
ORTA NOVA
17665
12,91
0,73
STORNARA
4739
3,30
0,70
SANT'AGATA DI PUGLIA
2323
1,2
0,52
ASCOLI SATRIANO
6373
3,06
0,48
CAGNANO VARANO
8617
4,00
0,46
14361
4,95
0,34
TROIA
7495
1,98
0,26
APRICENA
13647
3,30
0,24
SAN SEVERO
55861
8,00
0,14
SAN GIOVANNI ROTONDO
26106
2,04
0,08
CERIGNOLA
57366
3,84
0,07
MANFREDONIA
57704
3,23
0,06
SAN FERDINANDO DI
PUGLIA
Fonte: Legambiente – Rapporto Comuni Rinnovabili 2008
4.2.5.3
INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO
L’ARPA, sulla base della Legge Quadro n° 36/01, dell’art. 3 del D.P.C.M. 8 luglio 2003, della L.R. n°
5/02 e del R.R. n° 7/06 e successivo numero 14/06, effettua un’attività di monitoraggio dei livelli di
Campo Elettromagnetico a R.F. Si riportano di seguito i valori dei monitoraggi effettuati per alcuni
comuni dell’Area Vasta. In tutti i casi, il Valore Efficace Massimo di Campo Elettrico Misurato è
risultato sempre inferiore al Valore di Attenzione pari a 6.0 V/m definito dal D.P.C.M. 8 luglio 2003.
191
Siti monitorati nella Città di Apricena
Fonte Dati – Direzione Scientifica – ARPA Puglia
Siti monitorati nella Città di Cerignola
Fonte Dati – Direzione Scientifica – ARPA Puglia
192
Siti monitorati nella Città di Foggia
193
Fonte Dati – Direzione Scientifica – ARPA Puglia
Siti monitorati nella Città di Manfredonia
Fonte Dati – Direzione Scientifica – ARPA Puglia
194
Siti monitorati nella Città di San Giovanni Rotondo
Fonte Dati – Direzione Scientifica – ARPA Puglia
4.2.5.4
INQUINAMENTO ACUSTICO
L’inquinamento acustico rappresenta, date le proprie caratteristiche e la sua diffusione ubiquitaria,
una delle problematiche ambientali più diffuse e complesse da trattare. Infatti, varie sono le
sorgenti di rumore che contribuiscono considerevolmente all’aumentare delle criticità acustiche
negli ambienti di vita. La tematica è regolamentata dalla Legge Quadro n. 447/95 e dai suoi
successivi decreti attuativi.
Arpa Puglia svolge attività di controllo sia su richiesta delle Istituzioni Locali, che su richiesta della
popolazione direttamente interessata.
Per definire i livelli di rumorosità a livello regionale e provinciale, sono riportati sia il numero di
sorgenti controllate che la percentuale delle sorgenti per le quali è stato riscontrato almeno un
superamento.
Si può notare che le richieste di controllo interessano maggiormente le attività di servizio e/o
commerciali (discoteche, ecc), per le quali si riscontra,
nella maggior parte dei casi, il
superamento dei limiti.
Tale situazione si verifica essenzialmente per l’enorme diffusione di dette sorgenti negli ambienti
urbanizzati, con conseguente difficoltà di gestione delle stesse.
195
(Tab. 32) - Numero di sorgenti controllate - Anno 2007
Cantieri,
manifest.
Attività di
temporanee Infrastrutture Infrastrutture Infrastrutture Infrastrutture
Attività
Province
servizio e/o
Totale
produttive
ricreative,
stradali
ferroviarie
aeroportuali
portuali
commerciali
privati,
altro
Bari
12
38
2
1
0
1
0
Brindisi
17
43
8
6
0
1
0
Foggia
18
23
0
0
0
1
0
Lecce
33
50
107 (a)
0
0
0
0
Taranto
9
45
57 (a)
0
0
1
0
Totale
89
199
174
7
0
4
0
Legenda (a)=pareri = Fonte: Arpa Puglia – Relazione sullo stato dell’ambiente 2007.
54
75
42
190
112
473
(Tab. 33) Percentuale di sorgenti controllate per le quali si è riscontrato almeno un
superamento dei limiti – (Anno 2007)
Province
Attività
produttive
Attività di
servizio e/o
commerciali
Cantieri,
manifest.
temporanee
ricreative,
privati,
altro
Infrastrutture
stradali
Infrastrutture
ferroviarie
Infrastrutture
aeroportuali
Infrastrutture
portuali
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Bari
50
29
0
0
0
Brindisi
47
63
75
67
0
Foggia
44
74
0
0
0
Lecce
39
64
0
0
0
Taranto
0
93
0
0
0
Fonte: Arpa Puglia – Relazione sullo stato dell’ambiente 2007.
Ai sensi della Legge Quadro n. 447/95 e della Legge Regionale n. 03/02, i Comuni - in materia di
prevenzione e protezione dal rumore ambientale – devono provvedere alla classificazione acustica
del proprio territorio.
Tale classificazione, strumento normativo essenziale per la gestione del territorio, prevede la
suddivisione in 6 zone omogenee dal punto di vista della destinazione d’uso, ad ognuna delle quali
è associato un livello massimo di rumorosità.
La classificazione acustica del territorio comunale, vincolandone l’uso e le modalità di sviluppo, va
realizzata dai Comuni, coordinandola con gli strumenti urbanistici già adottati.
Per tale indicatore il trend è crescente, anche se è ancora minimo il numero dei Comuni che hanno
attuato la classificazione, così come si evince dalla tabella di seguito riportata:
196
(Tab. 34) - Comuni che hanno approvato la classificazione acustica (nelle 6
classi I - VI)(a), per le diverse province
Province
Comuni che hanno approvato
la classificazione acustica
Numero Comuni
n.
n.
%
Bari
48
3
6,3
Brindisi
20
1
5,0
Foggia
64
4
6,2
Lecce
97
10
10.3
Taranto
29
0
0,0
TOTALE
258
18
6.9
LEGENDA:
(a)
Classe I: Aree particolarmente protette, Classe II: Aree destinate ad uso
prevalentemente residenziale, Classe III: Aree di tipo misto, Classe IV: Aree di intensa
attività umana, Classe V: Aree prevalentemente industriali, Classe VI: Aree esclusivamente
industriali.
Fonte: Arpa Puglia – Relazione sullo stato dell’ambiente 2007.
4.2.6 RIFIUTI
La produzione di rifiuti è direttamente collegata allo sviluppo demografico ed economico e
all’inarrestabile aumento dei consumi. Essa è destinata a crescere sempre di più ed è coerente
aspettarsi nei prossimi anni, se non interviene un cambiamento radicale negli schemi attuali di
gestione, delle conseguenze sempre più dannose per l’ambiente.
I rifiuti sono divisi in due grandi categorie: i rifiuti urbani e i rifiuti speciali. Tali macroclassi si
dividono a loro volta in rifiuti pericolosi e non pericolosi.
L’elevata diversificazione raggiunta oggi dai processi produttivi ha dato luogo a tipologie di rifiuti
molto diversificate, aumentando conseguentemente la complessità e le problematiche di gestione.
La gestione dei rifiuti è un processo caratterizzato da molteplici ed intricati aspetti di natura
tecnica, economica, amministrativa, legale ed ambientale. Il quadro normativo nazionale e
comunitario in materia di rifiuti è estremamente complesso ed in continua evoluzione.
L’attuazione di una strategia basata su i principi della gestione integrata permetterebbe di
affrontare in modo sostenibile il problema rifiuti. La gestione del problema rifiuti coinvolge sia
l’intero ciclo di vita dei beni (dalla produzione, distribuzione, utilizzo e consumo del bene fino al
suo successivo smaltimento) che la consapevolezza del consumatore.
Il consenso della popolazione ha un ruolo spesso decisivo nel successo delle campagne di raccolta
differenziata, così come nella costruzione di una discarica o di un impianto di incenerimento, ecc.
L’organizzazione territoriale per la gestione del ciclo dei rifiuti urbani nella provincia di Foggia
prevede l’articolazione in n. 4 ambiti territoriali ottimali (bacini di utenza), a seguito della
aggregazione dei comuni del bacino FG/2, previsto dalla precedente programmazione regionale, a
quelli del bacino FG/3. Infatti, con Decreto n. 296 del 30/09/2002 del C.D. per l’Emergenza
197
Ambientale, si è disposto l’accorpamento dei comuni del bacino FG/2, previsto dalla precedente
programmazione regionale, con quelli del bacino FG/3, riducendo, in tal modo, il numero dei bacini
ubicati nel territorio provinciale.
La titolarità dei servizi per i rifiuti urbani è assegnata, a regime, per ciascun ambito territoriale,
all’Autorità per la gestione dei rifiuti urbani.
Nello specifico l’ATO FG/1 comprende i comuni di Apricena - Cagnano Varano - Carpino - Chieuti Ischitella - Isole Tremiti - Lesina - Peschici - Poggio Imperiale - Rodi Garganico - San Marco in
Lamis - San Nicandro Garganico - San Paolo di Civitate - Serracapriola - Vico del Gargano – Vieste.
L’ATO FG/3 i comuni di Alberona - Biccari - Carlantino - Casalnuovo Monterotaro - Casalvecchio di
Puglia - Castelluccio dei Sauri - Castelluccio Valmaggiore - Castelnuovo della Daunia - Celenza
Valfortore - Celle di San Vito - Faeto - Foggia - Lucera - Manfredonia - Mattinata - Monte
Sant'Angelo - Motta Montecorvino - Orsara di Puglia - Pietramontecorvino - Rignano Garganico Roseto Valfortore - San Giovanni Rotondo - San Marco la Catola - San Severo - Torremaggiore Troia - Volturara Appula - Volturino – Zapponeta.
L’ATO FG/4 i comuni di Carapelle - Cerignola - Margherita di Savoia - Ordona - Orta Nova - San
Ferdinando di Puglia - Stornara - Stornarella – Trinitapoli.
L’ATO FG/5 i comuni di Accadia - Anzano di Puglia - Ascoli Satriano - Bovino - Candela - Deliceto Monteleone di Puglia - Panni - Rocchetta Sant'Antonio - Sant'Agata di Puglia.
Pertanto i comuni dell’area vasta sono tutti compresi nell’ATO FG/1, FG/3 e FG/4.
Si riportano di seguito i dati riguardanti la produzione totale dei rifiuti urbani espressa in tonnellate
per la Provincia di Foggia.
(Tab. 35) PRODUZIONE DI RIFIUTI IN PROVINCIA DI FOGGIA (ANNI 2002-2007)
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Abitanti
688.902
688.001
686.856
684.273
681.546
682.456
Produzione totale (T)
261.592
261.776
291.257
305.015
321.822
334.884
380
380
424
446
472
491
244.133
233.933
270.155
287.799
100
652
0
0
2.354
1.636
17.360
27.191
21.101,94
17.216
22.551
26.288
6,64
10,39
7,25
5,64
7
7,8
Produzione pro capite
(kg/ab*anno)
Rifiuti urbani misti (T)
Ingombranti a
smaltimento (T)
Raccolta differenziata
(T)
% Raccolta differenziata
Fonte: APAT
198
Nel 2007 la produzione annuale pro capite di rifiuti urbani in provincia di Foggia (491 kg/ab*anno)
è risultata inferiore a quella regionale (pari a 527 kg/ab*anno) e a quella nazionale (pari a 545,9
kg/ab*anno).
Dal punto di vista normativo, si ha che l’art. 205 D.Lgs. 152/06 stabilisce che in ogni A.T.O. deve
essere assicurata una raccolta differenziata dei RU pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti
prodotti:
a) almeno il 35% entro il 31/12/2006;
b) almeno il 45% entro il 31/12/2008;
c) almeno il 65% entro il 31/12/2012.
Il Piano dei rifiuti della Regione Puglia, in linea con il Testo Unico Ambientale, fissa i seguenti
obiettivi per la raccolta differenziata:
•
55% entro il 2010;
•
>70% entro il 2015.
Si può notare il valore estremamente basso della percentuale di raccolta differenziata in provincia
di Foggia (7,9% nel 2007), ben lontana dal raggiungere i livelli di raccolta stabiliti dalla normativa,
e – facendo riferimento ai dati del 2007 – anche inferiore ai valori riscontrati a livello nazionale
(27,50%), ai valori del Sud Italia (11,6%) e a quelli regionali (8,9%).
Si riporta nella tabella seguente la raccolta differenziata delle diverse frazioni merceologiche.
(Tab. 36) RACCOLTA DIFFERENZIATA PER FRAZIONE MERCEOLOGICA
IN PROVINCIA DI FOGGIA
FRAZIONE MERCEOLOGICA
PRODUZIONE (T)
%
R.D.
26.288,2
7,8
Frazione Umida
140,40
0,50
Verde
702,60
2,7
Carta
14.724,10
56
Vetro
4.457,10
17
Plastica
3409,90
13
Legno
43,1
0,2
Metalli
960,5
3,7
Alluminio
0,00
0,00
Tessili
514,00
2,00
RAEE
457,30
1,70
1,5
0,01
15,7
0,1
Ingomb. a
recupero
Raccolta Selettiva
199
(Tab. 36) RACCOLTA DIFFERENZIATA PER FRAZIONE MERCEOLOGICA
IN PROVINCIA DI FOGGIA
FRAZIONE MERCEOLOGICA
PRODUZIONE (T)
%
Altro
862,2
3,3
Fonte: APAT – anno 2007
Nessuna delle amministrazioni comunali dell’Area Vasta ha deciso di effettuare il passaggio al
sistema tariffario; da tener presente che – fino al 2006 – in Puglia solo 5 comuni hanno attuato il
regime tariffario.
Nel territorio dell’Area Vasta al 2005 erano presenti tre discariche per rifiuti urbani e precisamente
a Cerignola, Foggia e Vieste rispettivamente con un volume autorizzato pari a 912.000 m3, 280.000
m3 e 202.000 m3; un impianto di compostaggio di rifiuti selezionati situato ad Orta Nova ed un
impianto di trattamento meccanico biologico aerobico situato a Cerignola.
Per quanto concerne i rifiuti speciali, nel 2004 e nel 2005 la loro produzione in provincia di Foggia
si è espressa nelle consistenze appena sotto riportate.
(Tab. 37) PRODUZIONE DI RIFIUTI SPECIALI IN PROVINCIA DI FOGGIA
Rifiuti speciali
non pericolosi
Anno
Rifiuti speciali
esclusi i C&D
(T)
pericolosi
(T)
Rifiuti speciali
con CER non
determinato
(T)
Rifiuti speciali
con attività
ISTAT non
Produzione
determinata
totale (T)
(T)
2004
286.330
44.234
-
2.618
333.182
2005
284.797
35.743
2
1.073
321.615
Fonte: APAT
La situazione al 31/12/06 delle discariche di Rifiuti Speciali presenti nel territorio di Area Vasta è
riportata nella tabella seguente.
(Tab. 38) DISCARICHE DI RIFIUTI SPECIALI PRESENTI IN AREA VASTA
SEDE IMPIANTO
DITTA
TIPOLOGIA
Apricena
Masselli
Discarica per inerti
Apricena
Conpietra
Discarica per inerti
Foggia
Nuova San Michele
RSNP
Fonte: Arpa Puglia – RSA 2006
Nel territorio di Area Vasta risultano in esercizio ed in fase autorizzativa i seguenti impianti:
200
(Tab. 39) IMPIANTI IN FASE AUTORIZZATIVA IN AREA VASTA
Capacità trattamento
Proprietario/Gestore
Ubicazione impianto
ECOCAPITANATA s.r.l.
Cerignola
250 kg/h
in esercizio
MESCIA ROCCO
Foggia
250 kg/h
in esercizio
Comune di FOGGIA
Foggia
150 kg/h
in iter autorizzativo
O.G.R. Casa Sollievo della
Sofferenza
Stato
autorizzata
San Giovanni Rotondo
Fonte: Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali della Regione Puglia – anno 2007
Infine, al 31/12/06 risultavano presenti in provincia di Foggia 19 impianti di recupero rifiuti
suddivisi per tipologia di materiale, così come riportato nella tabella seguente.
(Tab. 40) IMPIANTI DI RECUPERO RIFIUTI
PER TIPOLOGIA DI MATERIALE IN PROVINCIA DI FOGGIA (ANNO 2006)
TIPOLOGIA IMPIANTO
N.
Messa in riserva
5
Recupero materie plastiche
2
Recupero inerti
5
Piattaforma di selezione
3
Recupero metalli
3
Recupero rifiuti
1
TOTALE
19
Fonte: Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali della Regione Puglia – anno 2007
Per quanto riguarda il ciclo integrato dei rifiuti, particolare rilevanza assume la qualità della
governance locale, ovvero le modalità del coinvolgimento e dell’interazione tra i diversi Soggetti
che partecipano, a vario titolo, alla progettazione ed implementazione delle varie fasi della politica.
Al momento, l’interazione fra tali Soggetti risulta assai debole. Per rafforzarla, occorrono
investimenti in campagne di informazione e sensibilizzazione da realizzarsi con il coinvolgimento di
tutti gli attori interessati.
4.2.6.1
I SITI CONTAMINATI
L’elenco ufficiale dei siti potenzialmente contaminati presenti nel territorio regionale è quello
riportato nel Piano regionale delle bonifiche delle aree inquinate approvato con Decreto del
Commissario Delegato n. 41/01.
201
(Tab. 41) - Siti potenzialmente contaminati in Puglia (dati al 31.12.1999)
Provincia
Siti Contaminati
Totale
BARI
BRINDISI
FOGGIA
LECCE
TARANTO
Presenza
18
10
8
263
n.d.
299
Segnalazioni
52
48
35
71
61
267
Totale
70
58
43
334
61
566
Fonte: Piano di gestione dei rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate (Decreto Commissario Delegato
Emergenza Rifiuti in Puglia n. 41 del 6 marzo 2001).
Nel 2003 l’ARPA Puglia, sulla base delle ulteriori segnalazioni pervenute presso gli Uffici del
Commissario Delegato, della Regione Puglia e della stessa ARPA, nonché dei siti per i quali sono
stati finanziati interventi di caratterizzazione/bonifica tramite fondi POP ‘94-‘99 e POR Puglia 20002006, ha provveduto ad aggiornare l’elenco classificando i diversi siti in base alla causa di
contaminazione presunta (Tab. 42).
(Tab. 42) - Distribuzione provinciale dei siti inquinati in Puglia (dati al 31.12.2003)
Tipologia contaminazione
Provincia
BA
BR
FG
LE
TA
Totale
Discariche
33
38
21
172
4
268
Scarico
abus.
34
19
27
77
56
213
Fanghi
8
5
5
25
0
43
Oli
combust.
15
12
12
18
10
67
Autodemol.. Amianto
4
3
0
29
0
36
5
4
5
2
1
17
180
160
140
120
100
80
60
40
20
0
BA
Fonte: Elaborazioni su dati ARPA Puglia, 2003.
202
BR
FG
LE
TA
Cava
abband.
2
0
0
3
1
6
TOTALE
101
81
70
326
72
650
Dal primo elenco ufficiale dei siti potenzialmente contaminati presenti nel territorio regionale ad
oggi, il Commissario Delegato per l’Emergenza Ambientale in Puglia ha avviato diverse e numerose
iniziative sia al fine di avere un quadro conoscitivo completo dell’esistenza e della localizzazione dei
siti sul territorio regionale sia allo scopo di fornire strumenti finanziari a supporto degli interventi di
caratterizzazione e bonifica degli stessi.
In merito allo stato di attuazione degli interventi di bonifica dei siti contaminati va rilevato che
negli ultimi anni è stata molto significativa l’attenzione delle amministrazioni comunali nel
programmare e realizzare interventi sia di pulizia e rimozione di cumuli di rifiuti abbandonati sia di
caratterizzazione e bonifica di aree interessate dalla presenza di discariche. Il territorio regionale
pugliese è stato infatti caratterizzato nel passato da un proliferare di discariche d’emergenza
autorizzate ex art. 12 del DPR 915/82 e art. 13 del D.Lgs. 22/97, costruite per rispondere allo stato
di necessità in cui versava buona parte dei comuni pugliesi, prima che la creazione degli Ambiti
Territoriali Ottimali (ATO) per la gestione dell’intero ciclo dei rifiuti assicurasse la presenza di
impianti per il trattamento e lo smaltimento degli stessi nell’ambito del bacino di utenza
rappresentato da ogni singolo ATO. Tali discariche, proprio perché realizzate in regime
d’emergenza, erano sprovviste delle misure di sicurezza impiantistiche e costruttive di cui ogni
discarica controllata deve essere dotata.
Sulla base dell’elenco disponibile presso l’Assessorato regionale all’Ecologia Settore Gestione Rifiuti
e Bonifica relativo alla presenza di siti contaminati nel territorio regionale ove sono stati attuati o
sono in corso indagini ambientali e interventi di ripristino ambientale, messa in sicurezza
d’emergenza e/o bonifica, emerge il quadro seguente (Tab. 43):
(Tab. 43) - Siti inquinati presenti nel territorio regionale oggetto di
istruttoria
Province
BA
BR
FG
LE
TA
Totale
Siti
Comuni coinvolti
n.
%
n.
%
43
12%
14
16%
31
35
9%
10%
10
14
12%
16%
163
91
45%
25%
35
13
41%
15%
363
100%
86
100%
Fonte: Regione Puglia, Settore Gestione Rifiuti e Bonifica, gennaio
2008.
Attualmente, quindi, nel territorio regionale sono in corso e, in alcuni casi sono ormai concluse, le
fasi di istruttoria per le indagini ambientali presso 363 siti inquinati che erano stati censiti
203
nell’ambito dei programmi di monitoraggio precedentemente realizzati (cfr. RSA 2004). Per la
maggior parte dei casi si tratta di interventi finanziati a favore dei Comuni attraverso fondi
comunitari, statali e regionali.
La mappa sotto riportata indica la distribuzione territoriale dei siti oggetto di intervento:
Siti inquinati presenti nel territorio regionale oggetto di istruttoria
Fonte: Elaborazioni ARPA Puglia su dati Settore regionale Gestione Rifiuti e Bonifica,
gennaio 2008.
Graficamente si è voluto rappresentare la densità della presenza dei siti per comune, da cui
emerge una forte concentrazione di interventi presso i comuni di Laterza (TA) e Presicce (LE),
dove la contaminazione è dovuta rispettivamente all’abbandono di rifiuti presso siti carsici (vale
segnalare il preoccupante fenomeno di scarico e abbandono di rifiuti lungo le scarpate e sul fondo
della gravina) e al degrado di alcune aree periferiche per lo scarico illecito di rifiuti.
Le tipologie di contaminazione riscontrate si confermano essere:
•
abbandono di rifiuti
•
discariche abusive
•
spandimento di reflui e fanghi
•
sversamenti accidentali di oli, idrocarburi e rifiuti pericolosi
•
presenza di amianto e di materiali da demolizione
•
presenza di rifiuti da autodemolizione.
204
Le indagini ambientali in atto consistono in:
•
piano di caratterizzazione
•
investigazione iniziale ai fini della caratterizzazione dei siti
•
analisi di rischio sito specifica
•
bonifica e ripristino ambientale
•
rimozione di rifiuti
•
pulizia di siti carsici e di canali di irrigazione
•
risanamento di siti degradati.
Per quanto attiene l’Anagrafe dei siti da bonificare, la Regione Puglia gestisce e aggiorna i dati
relativi alla presenza di siti contaminati nel territorio regionale. Ad oggi i dati a disposizione sono
incompleti in quanto non sono stati ancora inseriti i siti inquinati ricadenti nei Siti di Interesse
Nazionale.
Nella tabella sottostante (Tab. 44) i siti presenti in anagrafe (nella misura di un totale pari a 147)
sono classificati in base allo stato di avanzamento dell’iter di bonifica.
(Tab. 44) - Dati desunti dall’anagrafe regionale dei siti da bonificare (settembre 2007)
Provincia
Stato avanzamento
BA
PC
1
C
7
PP
0
D
2
PD
9
nd
26
Totali
45
%
31%
BR
FG
5
10
0
1
2
1
0
1
3
0
3
14
13
27
9%
18%
LE
TA
15
7
1
1
0
0
3
0
6
0
21
8
46
16
31%
11%
Totali
38
10
3
6
18
72
147
100%
%
26%
7%
2%
4%
12%
49%
100%
Fonte: Anagrafe dei siti da bonificare, 2007.
Legenda: PC = Presentazione del Piano di Caratterizzazione; C = Approvazione del Piano di Caratterizzazione; D =
Presentazione del Progetto Definitivo; PP = Approvazione pel Progetto Preliminare; PD = Approvazione del Progetto
Definitivo; nd = Non definito, perché da inserire
La contaminazione dei siti riportati in anagrafe è ascrivibile quasi essenzialmente alla presenza di
ex discariche comunali. Tra i siti che in tabella rientrano nella categoria “nd” ritroviamo
essenzialmente ex discariche comunali e scarichi abusivi in zone periferiche cittadine e in zone
rurali per le province di Foggia e Lecce, scarichi abusivi per la provincia di Brindisi, siti dismessi per
la provincia di Taranto e grande variabilità di situazioni nella provincia di Bari (siti dismessi, litorali
sabbiosi, aree di distribuzione di carburanti, scarichi abusivi, ecc.).
Nel territorio pugliese, i Siti da bonificare dichiarati di Interesse Nazionale (SIN) sono:
Manfredonia, Brindisi, Taranto (ai sensi della L. 426/98) e Fibronit-Bari (DMA 468/01). Tali siti, ad
eccezione di Fibronit ove insisteva l’omonimo stabilimento di produzione e lavorazione di cementoamianto, comprendono aree sia marine che terrestri. Riguardo allo stato degli interventi di
205
caratterizzazione e bonifica per le zone marine dei tre siti pugliesi, le attività di caratterizzazione
dei sedimenti, affidate all’ICRAM (Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica applicata
al Mare) e a Sviluppo Italia Aree Produttive, sono tuttora in corso.
SIN Manfredonia
Il sito è stato caratterizzato per intero, fatta eccezione per quelle aree ove sono in corso le
operazioni di demolizione e smontaggio degli impianti. Nell’area di proprietà Syndial gli interventi
consistono nelle seguenti tre principali attività.
1. Bonifica discariche e suoli superficiali e rimozione in impianti autorizzati esterni al sito di suoli
contaminati e di rifiuti stoccati in discariche:
•
gli
interventi
sui
suoli,
ormai
sostanzialmente
completati,
hanno
interessato
prioritariamente le zone a maggiore rischio di contaminazione (isole 5 e 16) attraverso
misure di messa in sicurezza d’emergenza ex DM 471/99 che sono consistite
nell’asportazione di terreni contaminati da arsenico nell’Isola 5 e nella rimozione e
smaltimento dei rifiuti dalle discariche presenti nell’Isola 16;
•
gli interventi sulle discariche presso le Isole 12, 14 e 17, approvati come progetti di
bonifica, prevedevano l’ultimazione della rimozione dei rifiuti entro il 2008;
•
è stata disposta dal Ministero l’autorizzazione all’avvio dei lavori relativi al progetto
definitivo di bonifica dei terreni dell’area “ex ENEL”.
2. Emungimento e sbarramento idraulico della falda tramite operazioni di messa in sicurezza di
emergenze e bonifica ex DM 471/99. L’intervento consiste nell’estrazione dell’acqua
contaminata da due gruppi di pozzi posizionati sia nelle aree interne al sito, maggiormente
contaminate, sia all’esterno del recinto industriale per evitare il potenziale diffondersi della
contaminazione. Le acque emunte dalla falda sono trattate e reiniettate con l’aggiunta delle
acque dell’acquedotto del Fortore in un allineamento di pozzi, posto alla periferia del sito
industriale, in modo da evitare il richiamo di acque salate e impedire la diffusione dei
contaminanti dissolti.
3. Demolizione impianti e prove di trattamento dei suoli profondi. Sono in corso le attività di
demolizione degli impianti dismessi in Isola 5 e la bonifica sui terreni profondi con un impianto
pilota di flussaggio su piccola scala installato in Isola 16.
Quanto alle discariche perimetrate nel SIN Manfredonia, per la discarica “Pariti I Liquami” il
Commissario Delegato ha aggiudicato la gara per la bonifica delle pareti e del fondo scavo della
stessa che seguirà all’asportazione e caratterizzazione dei rifiuti ivi presenti.
Per quanto riguarda le discariche “Pariti I RSU” e “Conte di Troia”, sono previste attività di messa
in sicurezza permanente consistenti in asportazione dei rifiuti presenti, stoccaggio su area esterna,
loro
classificazione
e
successivo
riposizionamento
206
nel
bacino
di
discarica,
previa
impermeabilizzazione dello stesso. Nel corso delle attività, nelle suddette discariche è inoltre
previsto il prelievo di campioni di biogas nonché l’esecuzione di un test pilota di aspirazione del
biogas. Le attività da svolgersi nell’area prevedono, inoltre, la caratterizzazione ambientale e
geotecnica delle aree di stoccaggio temporaneo dei rifiuti.
È inoltre prevista la messa in sicurezza d’emergenza della falda attraverso l’emungimento da 3
pozzi situati presso la discarica “Pariti I Liquami” e 2 pozzi situati presso la discarica “Conte di
Troia”, nonché la successiva reimmissione in falda, previo trattamento, per la durata di 18 mesi
con monitoraggio in continuo. Nel complesso, gli esiti delle attività di messa in sicurezza
d’emergenza della falda saranno monitorati attraverso una rete di 26 piezometri, ubicati nelle aree
limitrofe e di pertinenza delle discariche “Pariti I RSU”, “Pariti I Liquami” e “Conte di Troia”.
Per la discarica “Pariti II” il Commissario Delegato ha affidato a Sviluppo Italia la redazione del
Piano di Caratterizzazione che, presentato in sede di Conferenza dei Servizi, è stato approvato dal
MATTM con prescrizioni.
4.2.6.2
PROBLEMATICHE DELLA RETE FOGNARIA
Per la definizione della qualità delle acque sotterranee risulta quantomai restrittivo definirne lo
stato qualitativo senza valutarne gli aspetti quantitativi relativi alla ricarica della falda idrica.
Proprio per questo gli indici riferibili allo “stato ambientale” in generale delle acque sotterranee
devono tener conto di entrambi gli aspetti.
Particolare attenzione deve essere rivolta al controllo dell'impiego sempre più cospicuo di sostanze
chimiche come fertilizzanti o pesticidi nelle produzioni agricole, considerate uno dei fattori principali
di inquinamento, a seguito del dilavamento dei suoli, con effetti eutrofizzanti e, talvolta, tossici.
Fondamentale è realizzare la salvaguardia delle “aree vulnerabili”, ai sensi delle direttive
comunitarie e al quadro normativo nazionale (Allegato 7 - D. Lgs. 152/99), in quanto connesse con
il sistema delle acque superficiali e sotterranee potenzialmente inquinabili dai “nitrati provenienti
da fonti agricole”. Ai sensi della normativa vigente, si considerano vulnerabili da Nitrati le “zone di
territorio che scaricano direttamente o indirettamente composti azotati in acque già inquinate o
che potrebbero essere inquinate in conseguenza di tali scarichi”.
In Puglia, il maggior pericolo da prevenire risulta quello dell’inquinamento delle falde idriche
sotterranee data la nota permeabilità del suolo. I controlli iniziati nel corso dell’anno 2004, sono
continuati nel 2005 e nel 2006.
I valori delle concentrazioni di Nitrati (in mg/l), che all’interno delle aree considerate “critiche”
hanno evidenziato condizioni varie a seconda delle zone interessate. Nella situazione riscontrata
207
appare una distribuzione di concentrazioni dei Nitrati in generale piuttosto elevate, considerato il
valore limite “soglia” indicato dalla normativa vigente (50 mg/l).
Nelle aree indagate della provincia di Foggia, invece, il tenore dei Nitrati riscontrato corrisponde a
valori, (sebbene alti e oltre il limite previsto dalla normativa vigente), simili (FG45-Trinitapoli) o in
molti casi inferiori rispetto a quelli rilevati nelle indagini del 2005 negli stessi pozzi, tranne per
alcuni casi in zone agricole nella campagna della città di Foggia e dei comuni di Ordona e
Cerignola, di cui sono apprezzabili i valori molto più alti rispetto a quelli dello scorso anno (pozzi
FG23, FG25, FG38).
Fonte: elaborazione dati dell’ARPA Puglia delle indagini nelle “aree vulnerabili da nitrati di origine agricola” dell’anno 2006.
Le caratteristiche di “salinità” delle acque sotterranee sono valutabili essenzialmente attraverso i
valori assunti da alcuni parametri quali la Conduttività rilevabile o la presenza di sali disciolti nelle
stesse acque, in particolare di Cloruri. Durante la campagna di indagini, realizzata anche nel 2006,
sulle aree designate “critiche” per la possibile presenza di nitrati, si sono effettuati, negli stessi
pozzi di monitoraggio, anche controlli sulla salinità delle acque sotterranee. In particolare, i
parametri monitorati sono stati la Conduttività a 20°C (in microSiemens/cm, ovvero µS/cm) e la
concentrazione di Cloruri (in mg/l) entrambi indicatori della Salinità, esprimendo, secondo la
propria opportuna scala di misura, le stesse caratteristiche e, dunque, un andamento di valori
simile.
208
Conduttività e Cloruri nei pozzi in “zone vulnerabili”di Foggia nell’ anno 2006.
Altrettanto non può certo dirsi per le situazioni più critiche ancora rilevate nelle aree di territorio
più prossime alla costa o nel tavoliere nella provincia di Foggia, dove le caratteristiche del
sottosuolo o la spiccata vocazione all’attività agricola dei luoghi, contribuiscono a compromettere
molto la qualità delle acque, che quest’anno presentano valori simili o peggiorativi in alcuni degli
stessi pozzi indagati nel 2005 (circa 50 pozzi). E’ d'esempio, il caso di alcuni pozzi in Trinitapoli (es.
FG45) sia per le misure di Conduttività (valore max 7.180 nel 2006 rispetto al 5.600 dello stesso
pozzo nel 2005) sia per quelle di concentrazione dei Cloruri (valore max 2.078 nel 2006 rispetto al
1288 del 2005), dunque, esprimendo una Salinità notevole della falda in zona.
Gli scarichi nell’ambiente dovuti alle attività umane, che siano di tipo industriale o civile-urbano,
costituiscono indicatori di pressione sull’ambiente idrico. Svolgono, quindi, un ruolo determinante
gli impianti di trattamento delle acque reflue, il cui processo di depurazione più o meno “spinto” o,
comunque, entro le conformità previste dalla normativa vigente può determinare un “carico
organico potenziale” più o meno inquinante. Il sistema di depurazione delle acque reflue per
eccellenza è quello che, attraverso l’ulteriore trattamento di affinamento delle acque di scarico
depurate, possa consolidare la possibilità di riutilizzare le acque usate.
Per quanto concerne gli impianti di depurazione, principale fonte di aggiornamento delle
informazioni è l’Autorità dell’Ambito territoriale (ATO) insieme al Gestore del SII (Servizio Idrico
Integrato). Nel Piano d’Ambito, infatti, è esposta la situazione attuale e quella prevista nel
prossimo futuro con gli adeguamenti che sta subendo l’intero parco depurativo e che, attualmente,
209
risultano prorogati al 31 dicembre 2007 insieme al commissariamento per l’emergenza ambientale
del settore acque.
Con riferimento già al Decreto legislativo 11 maggio 1999, n.152, il divieto di recapito dei reflui
nelle acque sotterranee e nel sottosuolo (all’art.30) ha posto in essere la necessità di individuare
aree idonee al recapito sul suolo (campi di spandimento), laddove non fosse possibile il
collettamento nei corpi idrici superficiali recettori. Ad oggi, il sistema di depurazione è ancora in
una situazione di non totale conformità alla normativa vigente per quanto concerne soprattutto il
tipo di recapito finale, con riferimento ai limiti esposti nelle Tabelle in Allegato 5 alla Parte III del
D.Lgs. 152/2006, che rappresentano i valori massimi delle sostanze chimiche e organiche
contenute nell’effluente da rispettare prima dello scarico finale nell’ambiente (corpo idrico
superficiale o suolo). Il numero di impianti di depurazione per ogni provincia si è aggiornato
secondo il recapito finale attuale.
Nella Tabella seguente (Tab. 45) è riportato il numero degli impianti di trattamento delle acque
reflue urbane della Puglia (con potenzialità superiore ai 2.000 AE) suddivisi per classe di
potenzialità (stabilita dalle norme) e per provincia. Con riferimento alla Direttiva 91/271/CEE, la
conformità è stata valutata confrontando la media delle analisi allo scarico di ciascun impianto
eseguite nel 2007 con i limiti imposti5 nelle tabelle in Allegato 5 alla Parte III del D.Lgs. 152/2006
di recepimento della Direttiva (per i parametri BOD5, COD e solidi sospesi in tabella 1, cui si
aggiungono Azoto e Fosforo in tabella 2 se lo scarico dell’impianto è localizzato in “Area
Sensibile”).
(Tab. 45) - Numero di impianti di depurazione a servizio di
agglomerati urbani con AE>2.000, funzionanti al 2007.
Provincia 2.000-9.999 AE 10.00 - 49.999 AE
Bari
2
20
Brindisi
5
15
Foggia
38
18
Lecce
11
22
Taranto
4
16
Totale
59
78
>50.000 AE
11
1
3
4
4
27
Totale
33
21
59
37
24
174
Fonte: elaborazione dati Arpa e AQP S.p.A. , aggiornamento 2007.
Per quanto la provincia di Foggia annoveri il maggior numero di impianti (59) tra le diverse aree
pugliesi, tuttavia la rispondenza alle conformità dettata dalla Direttiva, e rilevata a seguito dei
controlli realizzati allo scarico dei depuratori, mostra un andamento percentuale che vede la
Capitanata – con il 62% di conformità dei depuratori – posizionarsi all’ultimo posto tra le province
pugliesi (Taranto = 79%; Brindisi = 71%; Lecce = 67%; Bari = 66%).
5
I limiti imposti rappresentano i valori massimi delle sostanze chimiche e organiche contenute nell’effluente da rispettare
prima dello scarico finale nell’ambiente (corpo idrico superficiale o suolo).
210
Le modalità di adeguamento del sistema di depurazione in territorio pugliese, definite con l’attività
del Commissario Delegato per l’emergenza ambientale (dal 2002), stanno richiedendo tempi
lunghi, soprattutto in una regione come la Puglia che, certamente, non vanta una particolare rete
idrografica. Con riferimento già al Decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152, il divieto di recapito
dei reflui nelle acque sotterranee e nel sottosuolo (all’art. 30) ha posto in essere la necessità di
individuare aree idonee al recapito sul suolo (campi di spandimento), laddove non fosse possibile il
collettamento nei corpi idrici superficiali recettori.
Nella tabella successiva è rappresentata la localizzazione degli impianti di trattamento delle acque
reflue urbane (con potenzialità superiore ai 2.000 AE) con indicazione della tipologia di recapito.
Come è possibile rilevare dalla mappatura degli scarichi, in provincia di Foggia gli impianti di
depurazione recapitanti i reflui in aree sensibili si individuano nei seguenti (Tab. 46).
(Tab. 46) Impianti di depurazione recapitanti i reflui in Aree Sensibili
(Provincia di Foggia)
Tipologia
Aree
Localizzazione
Sensibili
Classe di
N°
popolazione
Impianti
Comune
Volturara
Appula
Roseto
Laghi
Diga del
Artificiali
Fortore
P<2.000
5
Valfortore
Carlantino
S. Marco La
Catola
2.000<P<10.000
1
Celenza
Valfortore
Carpino
Cagnano
Laghi
Salmastri
Cagnano
2.000<P<10.000
3
Varano e
Varano
Poggio
Imperiale
Lesina
Lesina
Zone
Saline di
Umide
Margherita di
Savoia
P>15.000
1
2.000<P<10.000
1
10.000<P<15.000
2
211
Sannicandro
Garganico
Zapponeta
Margherita
di Savoia
Abitanti
Recapito
Equivalenti
Esistente
595
C.I.S.
980
C.I.S.
1.321
C.I.S.
1.355
C.I.S.
2.037
C.I.S.
4.830
L
9.384
C.I.S.
9.348
L
-
C.I.S.
21.106
C.I.S.
2.975
A.M.C.
12.790
A.M.C.
(Tab. 46) Impianti di depurazione recapitanti i reflui in Aree Sensibili
(Provincia di Foggia)
Tipologia
Aree
Localizzazione
Sensibili
Classe di
N°
popolazione
Impianti
P>15.000
1
Abitanti
Recapito
Equivalenti
Esistente
Trinitapoli
14.460
C.I.S.
Cerignola
56.520
C.I.S.
Comune
Fonte: Elaborazione di dati Arpa e AQP S.p.A. su impianti di depurazione urbani esistenti sul
territorio pugliese (aggiornamento 2007).
Abbreviazioni: AMC sono acque marino-costiere, CIS è corpo idrico superficiale, SS sta per sottosuolo, L rappresenta
direttamente il lago interessato presente nell’area.
La tendenza nelle recenti pianificazioni di gestione è, ormai, quella di concentrare il trattamento
delle acque reflue urbane in impianti di dimensione medio-grandi. Il numero di impianti gestiti
attualmente da AQP S.p.A. ammonta a 185 (sei sono però solo impianti di sollevamento reflui,
senza scarico), ma è variabile per la presa in gestione che man mano si realizza da parte
dell’Acquedotto Pugliese degli impianti rimasti ad altro gestore (in genere Comune o Regione).
La normativa vigente stabilisce, secondo la potenzialità degli impianti depurativi urbani, in Abitanti
Equivalenti (AE), il numero di “autocontrolli” all’anno che il Gestore degli impianti è tenuto a
realizzare per assicurarne un buon funzionamento; mentre l’autorità di controllo (ARPA) attua
proprie verifiche anch’esse dettate dalle norme vigenti.
La capacità organica dei processi depurativi non sempre riesce, infatti, a far fronte alle esigenze di
depurazione dettate dall’affluenza di acque reflue urbane in ingresso all’impianto delle più svariate
tipologie. Ciò avviene perché la potenzialità o capacità “di progetto” di un impianto può, nel tempo,
non essere più appropriata, ovvero le previsioni in fase progettuale possono discostarsi dalle
situazioni reali che man mano si concretizzano sia con l’aumento degli scarichi in fognatura sia per
la diversa tipologia di acque reflue inviate alla depurazione.
Sono, infatti, molti i piccoli insediamenti industriali cittadini che si allacciano alla fognatura e le cui
acque di scarico arrivano ai depuratori comunali, ed, soprattutto se si tratta di scarichi delle
produzioni lattiero-casearie, le caratteristiche chimico-fisiche dell’affluente all’impianto depurativo
possono variare in modo significativo.
E’ stato necessario, pertanto, in alcune province, costruire nuovi e più sofisticati impianti depurativi
e modificare parte degli esistenti per ottemperare alle norme ed alle scadenze comunitarie e
nazionali, ma ancor più per garantire nel tempo un maggiore “affinamento” delle acque reflue
depurate ai fini del riutilizzo.
La Regione ha promosso al riguardo un Protocollo operativo tra ARPA Puglia e AQP SpA Acquedotto Pugliese sul monitoraggio degli scarichi urbani dei depuratori.
212
In campo legislativo regionale, dunque, va avanti il processo di attuazione degli adempimenti
necessari onde ottemperare, a livello locale, ai dettami della normativa nazionale vigente.
Dopo l’importante Deliberazione della Giunta Regionale n. 25 del 1 febbraio 2006, nella quale sono
stati individuati gli agglomerati urbani ed i relativi impianti depurativi, è stata formalizzata la
“Direttiva concernente le modalità di effettuazione del controllo degli scarichi degli impianti di
trattamento delle acque reflue urbane” (Deliberazione della G.R. n.1116 del 25/07/2006) che ha
trovato piena attuazione con l’inizio dell’anno 2007, attivando il Protocollo Operativo suddetto.
E’, infine, in corso di adozione il Piano di Tutela delle Acque regionale che delinea gli indirizzi per lo
sviluppo delle azioni da intraprendere nel settore fognario-depurativo, nonché per l’attuazione delle
altre iniziative ed interventi finalizzati ad assicurare la migliore tutela ambientale.
213
Mappatura degli impianti di depurazione urbani esistenti in Puglia localizzati per conformità di recapito finale dello scarico.
(LEGENDA: AMC = Acque marine costiere, CIS = Corpo idrico superficiale, CIS-AS = Corpo idrico superficiale in Area Sensibile, CIS-NS = Corpo idrico sup. non significativo, S = Suolo, T =
Trincea, SS = Sottosuolo. (Fonte: Elaborazione di dati Arpa e AQP S.p.A. su impianti di depurazione urbani esistenti sul territori pugliese, aggiornamento 2007).
214
4.2.7
POPOLAZIONE E SALUTE UMANA
L’analisi demografica di un territorio evidenzia il livello di pressione fisica sulle matrici ambientali e
l’analisi della dinamica della popolazione fornisce importanti indicazioni sui futuri andamenti di tale
pressione, oltre ad interessanti informazioni sulla composizione del tessuto sociale.
Le dinamiche demografiche hanno un impatto sull’ambiente naturale, in quanto le variazioni della
struttura della popolazione per classi di età e il relativo invecchiamento, così come le
trasformazioni delle tipologie famigliari, si traducono in cambiamenti negli stili di vita e nei consumi
della popolazione. Ad esempio, l’aumento del numero delle famiglie si traduce in un aumento della
domanda di abitazioni e di beni strumentali (auto, elettrodomestici) con tutte le conseguenze che
questo ha sul territorio.
La popolazione residente pugliese al 31 dicembre 2006 è pari a poco più di quattro milioni di unità,
circa il 6,9 per cento dell’intera popolazione italiana, con una densità di popolazione elevata pari a
circa 210 abitanti per chilometro quadrato, sensibilmente maggiore rispetto a quella dell’Italia
meridionale e quasi in linea con i valori nazionali. Nello specifico la popolazione residente regionale
al 31.12.06 risulta pari a 4.069.869 abitanti , mentre alla stessa data del 2005 era di 4.071.518
abitanti. Pertanto, la variazione annua è risultata negativa e leggermente in calo registrando un
valore pari a -0,04 per cento rispetto all’anno precedente. Il Trend della popolazione residente tra
il 1999 ed il 2000 presenta un calo a cui segue una crescita tra il 2001 ed il 2004 ed un andamento
costante nel biennio 2004-06 intorno a 4 milioni di abitanti.
La reale distribuzione della popolazione all’interno del territorio regionale risulta disomogenea,
infatti, al 31 dicembre 2006 la provincia di Bari è quella con più abitanti (con circa 1.600.000 ab.)
rappresentando il 39,2% della popolazione regionale seguita da Lecce (con 808.939 ab. pari al
19,9%), da Foggia (con 681.546 ab. par al 16,7%), da Taranto (con 580.189 ab. pari al 14,3%) e
infine da Brindisi (402.831 ab. pari al 9,9%) .
L’andamento della popolazione residente per provincia tra il 2005 e il 2006 vede la provincia di Bari
mantenere ancora un leggero trend positivo mentre tutte le altre province segnano un andamento
negativo.
Alla base dell’evoluzione demografica di una popolazione sono le nascite e i decessi; l’intensità
della differenza tra questi due processi dinamici, combinata in un certo territorio con l’intensità
delle migrazioni, determina la velocità di accrescimento o di decremento di una popolazione.
Il bilancio demografico 2006 è caratterizzato da un saldo tra gli iscritti ed i cancellati nelle anagrafi
negativo di -5.904 unità, dovuto principalmente a fattori migratori piuttosto che naturali.
215
Popolazione residente provinciale pugliese - Anni 2005-2006
Distinguendo il bilancio demografico nelle sue componenti analizziamo l’andamento del movimento
naturale da quello migratorio. Il movimento naturale registra un andamento positivo con +5.026
individui di cui 37.064 nati e 32.736 morti nel 2006. Il movimento migratorio, invece, registra un
calo di circa 5.900 unità nell’anno dovuto prevalentemente all’immigrazione dei residenti pugliesi
verso altre realtà nazionali.
Il bilancio demografico del 2006 a livello provinciale è risultato abbastanza diversificato a seconda
delle diverse realtà provinciali. Complessivamente il movimento naturale, anche nelle province che
registrano un saldo positivo, appare notevolmente inferiore al saldo del movimento migratorio; ciò
determina che la crescita della popolazione sia data principalmente da fattori migratori piuttosto
che naturali, fenomeno oramai diffuso e tipico delle società postindustriali. L’andamento ha
registrato una crescita dovuta alla componente naturale (numero di nati e di morti) ancora
consistente nelle province di Bari, Foggia e Taranto (rispettivamente con +2,2, +1,6 e +1,0 unità
per mille abitanti) a cui segue la leggera crescita delle province di Brindisi e Lecce (rispettivamente
con +0,2 e +0,1 unità per mille abitanti). Il saldo del movimento migratorio per provincia risulta
prevalentemente negativo (dal -6,7 unità per mille abitanti di Foggia e -1,5 di Bari) con l’unica
eccezione della provincia di Lecce che registra un valore di +1,5 unità per mille abitanti (v. Tab. 8).
Analizzando, infine, la crescita totale della popolazione per provincia solo le province di Lecce e
Bari presentano dei valori positivi ed in crescita mentre per le altre si sta verificando un calo.
216
Bilancio demografico regionale e per provincia 2003-2006 (valori per 1000 abitanti)
Area
geografica
Crescita Naturale
Saldo Migratorio Totale
Crescita Totale
2003
2004
2005
2006*
2003
2004
2005
2006*
2003
2004
2005
2006*
Bari
2,6
3,1
2,3
2,2
2,1
11,0
-1,5
-1,5
4,7
14,1
0,8
0,7
Brindisi
-0,1
1,3
0,3
0,2
-1,0
0,1
6,2
-1,6
-1,1
1,4
6,5
-1,4
Foggia
1,9
2,6
1,6
1,6
-3,2
-4,2
-5,3
-6,7
-1,3
-1,6
-3,7
-5,1
Lecce
0,1
1,1
0,0
0,1
13,0
4,2
2,6
1,5
13,1
5,3
2,6
1,6
Taranto
1,1
2,3
1,1
1,0
-0,6
-0,8
-0,9
-2,4
0,5
1,5
0,2
-1,4
PUGLIA
1,6
2,3
1,3
1,3
2,7
4,4
-0,5
-2,0
4,3
6,7
0,8
-0,7
Fonte: Istat - *Stima
La salute ambientale è definita dal WHO come le “conseguenze sulla salute d’interazioni tra la
popolazione e il complesso di fattori ambientali d’origine naturale e antropica”. Nel medesimo
concetto si ritrova anche il riferimento "alla teoria e alla pratica dei sistemi di conoscenza,
correzione, controllo e prevenzione di questi fattori, in grado di indurre potenziali effetti negativi
sulla salute delle generazioni presenti e future". Da questa definizione emerge evidente che non vi
è matrice ambientale la cui compromissione non abbia un effetto diretto o indiretto sulla salute
umana: l’ambiente rappresenta uno dei determinanti fondamentali dello stato di benessere e della
qualità della vita e le modalità con cui si realizza l’interazione sono molteplici e, spesso, di
complicata identificazione.
Gli agenti patogeni, i livelli di esposizione, le vie di assorbimento, la quantificazione degli effetti:
sono tutti aspetti che devono essere correttamente caratterizzati e inseriti nel quadro più globale di
ciò che definisce lo stato di salute, a partire dai fattori socio-economici fino ai comportamenti
individuali.
In questo senso è stata orientata la politica comunitaria che, avendo identificato nel Programma
d’Azione sulla sanità pubblica 2003-2008 l’ambiente quale uno dei principali determinanti di salute,
ha fatto discendere una serie di interventi e azioni specifiche.
Tuttavia, il governo della tematica ambiente e salute prevede l’intersezione di molteplici percorsi
che vanno dalla valutazione dell’esposizione della popolazione ai diversi fattori di rischio, alla
definizione dello stato di salute in relazione allo stato dell’ambiente, alla identificazione di strategie
di prevenzione che agiscano contestualmente sul versante sanitario e su quello ambientale.
Il presupposto fondamentale è l’esistenza di un raccordo funzionale serrato tra le istituzioni che
operano in questi campi: se la normativa nazionale delega alle Regioni, con il D.Lgs. 502/92, la
individuazione delle modalità e i livelli di integrazione fra politiche sanitarie e politiche ambientali,
manca ancora oggi un quadro di riferimento comune.
Per raggiungere tali obiettivi, due sembrano gli aspetti da enfatizzare:
•
la programmazione congiunta delle attività di controllo ambientale;
217
•
la valutazione periodica e sistematica dei risultati dei monitoraggi ambientali, alla luce
anche del contesto sanitario.
Il primo passo è evidentemente quello della produzione di conoscenze in merito alla tipologia dei
fattori di rischio e all’entità dell’esposizione che si realizza nel contesto generale della popolazione,
come punto di partenza per l’identificazione delle criticità e delle priorità di intervento.
Un elemento critico degli studi è rappresentato dalla valutazione dell’esposizione della popolazione,
che è evidentemente rilevante sia per la stima della relazione dose-risposta, sia per l’individuazione
degli obiettivi strategici di riduzione dei livelli di inquinamento correnti rilevanti ai fini della tutela
della salute pubblica.
Venendo all’analisi territoriale, già si osservava nel paragrafo relativo alla “qualità dell’aria” (Par.
4.2.5.1.1) che la provincia di Foggia – a differenza delle aree di Brindisi e Taranto, nonché
parzialmente di Bari e del Nord Barese – non presenta attualmente situazioni di particolare criticità
sul versante delle emissioni complessive in atmosfera dei principali inquinanti come, ad esempio:
•
IL PARTICOLATO (PM10)
•
GLI OSSIDI DI AZOTO (NOX)
•
IL MONOSSIDO DI CARBONIO (CO)
•
IL DIOSSIDO DI ZOLFO (SO2)
•
I COMPOSTI ORGANICI VOLATILI NON METANICI (COVNM)
•
L’ANIDRIDE CARBONICA (CO2)
Infatti, dall’analisi dei principali indicatori socio-sanitari, trova conferma la correlazione esistente
tra la qualità dell’aria e l’insorgenza di talune gravi patologie.
La confermerebbero – in proposito (Cfr. Tab. 47) – i tassi di mortalità per tumori e per malattie
dell’apparato respiratorio che, in provincia di Foggia (rispettivamente: 21,03% e 5,17% dei
decessi), esprimono i valori più bassi a livello regionale e sensibilmente lontani dalla media
nazionale (rispettivamente: 28,88 % e 7,05% dei decessi).
Per contro, spiccano i dati relativi ai tassi di mortalità per malattie del sistema cardio-vascolare
(malattie del sistema circolatorio e dei disturbi circolatori dell’encefalo) che posizionano la
Capitanata ai vertici delle rispettive graduatorie tra le province pugliesi.
Tali patologie, associate all’indicatore relativo al tasso di mortalità per diabete mellito, illustrano
una situazione in cui la più elevata frequenza di tali fattori come cause di morte sembra correlarsi
più direttamente a peculiari stili di vita, livelli di reddito e abitudini alimentari della popolazione
dauna, che ad una elevata concentrazione di fattori inquinanti in atmosfera.
218
(Tab. 47) PRINCIPALI INDICATORI SOCIO-SANITARI
NELLE PROVINCE PUGLIESI E IN ITALIA
(ISTAT – HEALTH FOR ALL – DICEMBRE 2008)
Prov.
Prov.
Prov.
Prov.
Prov.
Foggia
Bari
Brindisi
Lecce
Taranto
Tasso di natalità
(N. x 1000 residenti)
9,70
9,41
8,41
8,50
8,86
9,50
Tasso di mortalità
(N. x 1000 residenti)
8,80
7,89
7,61
7,97
7,66
9,40
Tasso di mortalità infantile
[(N. bambini morti nel corso del 1° anno di
vita/N. bambini nati vivi) X 1000]
53,60
45,31
37,94
52,02
53,73
36,94
Tasso mortalità tumori
(N. x 100 morti)
21,03
21,06
22,80
24,44
22,33
28,88
Tasso mortalità malattie apparato
respiratorio
(N. x 100 morti)
5,17
5,47
5,96
6,95
5,82
7,05
Tasso mortalità malattie sistema
circolatorio
(N. x 100 morti)
35,34
31,16
34,23
34,61
32,30
41,71
Tasso mortalità per diabete mellito
(N. x 100 morti)
3,69
3,50
3,48
3,33
3,59
3,42
Tasso mortalità malattie apparato
digerente
(N. x 100 morti)
4,07
4,19
3,94
3,37
3,98
4,14
Tasso mortalità per cirrosi ed altre
malattie croniche del fegato
(N. x 100 morti)
2,14
2,45
2,18
1,89
2,02
1,68
Tasso mortalità disturbi circolatori
encefalo
(N. x 100 morti)
9,34
7,83
9,06
9,60
8,34
11,92
INDICATORI SOCIO-SANITARI
Italia
Legenda: Valore massimo in regione Procedendo alla disamina delle attività di controllo analitico sugli alimenti e sulle bevande, v’è da
rilevare che, nella nostra regione, tali funzioni sono svolte da ARPA Puglia sulla base di quanto
previsto dall’art. 3 della Legge Regionale del 22 Gennaio 1999 n. 6, modificata dalla Legge
Regionale del 4 Ottobre 2006 n. 27.
Le matrici alimentari analizzate nella Sezione Chimica Alimenti di Bari per il controllo ufficiale sono
le più diverse: carni fresche e conservate, latte e derivati, oli e grassi, cereali, prodotti della
macinazione, da forno e della pasticceria, conserve, prodotti ortofrutticoli, erbe, spezie e frutta
secca, alimenti per l’infanzia, additivi, conservanti e coloranti, presidi fitosanitari e materiali
destinati al contatto con alimenti.
219
E’ da qualche anno che nel laboratorio di Bari viene rivolta particolare attenzione ai contaminanti
delle derrate alimentari (Reg. 1881/06 e mod.), non solo circa la natura merceologica e/o
fraudolenta, ma soprattutto in relazione ai controlli di natura tossicologica.
Questo nuovo obiettivo scaturisce dal fatto che la necessità di assicurare un livello di nutrizione
accettabile, l’esigenza di distribuire prodotti alimentari in tempi e distanze dilatati, nonché il livello
crescente di inquinamento ambientale, hanno portato al riscontro sempre più frequente di
numerose sostanze chimiche negli alimenti. Additivi, coloranti, antiparassitari si aggiungono ai
contaminanti di origine naturale (micotossine) e agli inquinanti ambientali (metalli pesanti, IPA,
PCB, diossine, ecc.).
Diversi bioindicatori della “qualità tossicologica” possono, da una parte ridurre il rischio o garantire
il consumatore con una certificazione tossicologica di qualità e, d’altra parte, evidenziare
precocemente il contaminante, la fonte di contaminazione e, di conseguenza, rendere possibile la
sua eliminazione.
Nel 2007, a fronte di 1.503 campioni esaminati, si è riscontrata una non conformità in 62 casi (4%
del totale).
Il 40% delle non conformità è stato rilevato sugli oli: si tratta, per la maggior parte, di oli
presentati come extra vergini di oliva e risultati sofisticati e contraffatti in quanto oli di semi
colorati (con clorofilla o ß-carotene); su tre campioni di oli invece è stata riscontrata la presenza di
residui di pesticidi non autorizzati.
Il 27% dei campioni non conformi riguarda cereali, prodotti della panetteria e pasticceria; in
particolare taralli e focaccia, per la presenza di grassi estranei di qualità inferiore a quelli dichiarati
(olio di sansa di oliva o oli di semi invece di oli extravergini di oliva).
Il 5% delle non conformità riguarda l’ortofrutta poiché nella ricerca dei residui di prodotti
fitosanitari è emersa la presenza di principi attivi non autorizzati (N.A.) o superiori ai limiti massimi
regolamentari (L.M.R.).
Per quanto riguarda la presenza di residui di sostanze attive di prodotti fitosanitari tollerati nei
prodotti destinati all’alimentazione, nel 2007 sono stati prelevati e analizzati 655 campioni (pari al
43,7% del totale dei campioni di alimenti controllati). Per ogni singolo campione sono stati ricercati
in media oltre 150 principi attivi.
Sul totale dei campioni esaminati nel 2007, 181 (27,6%) presentavano residui e 9 (1,3%) sono
stati classificati non conformi. E’ interessante osservare che, di questi, poco più della metà
presentava un solo residuo mentre i restanti da 2 fino ad un caso con ben 8 residui.
Le 9 non conformità riscontrate nel 2007 sono ascrivibili a tre tipologie di alimenti in parti uguali:
verdura (bietola, carciofo, sedano), frutta (uva, pesche, arance) e olio.
220
La tipologia di campione con il più elevato numero di residui è rappresentata dall’uva, seguita
dall’olio. Il principio attivo più frequentemente riscontrato è stato l’insetticida Clorpirifos (57
campioni) e il fungicida Procimidone (36 campioni).
La presenza contemporanea di più residui sullo stesso alimento, anche se rientranti nei limiti
massimi legali (LMR), è piuttosto ricorrente in molti prodotti di largo consumo (frutta, ortaggi e
olio), costituenti importanti della tanto consigliata dieta mediterranea, nonché prodotti tipici della
nostra regione.
Si evidenzia soprattutto nell’uva e nell’olio l’ampia gamma di principi attivi riscontrati.
Una consistente presenza di residui di principi attivi rappresenta una costante per alcune tipologie
di frutta (clementini, pesche, pere, arance, mele). Invece, privi di residui o con presenza di residui
inferiore ai limiti di rilevabilità sono risultati: alcune tipologie di frutta (banane, cachi, susine), di
ortaggi (cipolla, cavoli, fagiolini, melanzane, prezzemolo, spinaci, cicoria), e di legumi (lenticchie,
fagioli, piselli).
In definitiva, è aumentato, rispetto agli anni precedenti, il numero di irregolarità riscontrate per la
presenza di residui sui prodotti ortofrutticoli. In ogni caso, le percentuali di irregolarità riscontrate
sono in linea con gli andamenti nazionali degli ultimi anni.
In merito al Programma di Sorveglianza Ambientale della Legionella Spp., va rilevato che il genere
Legionella comprende 52 specie e diversi sottogruppi di bacilli Gram negativi, generalmente idrofili,
che colonizzano gli ambienti acquatici naturali e artificiali, prediligendo i sistemi periferici che
distribuiscono acqua calda. La proliferazione batterica sembra essere favorita da temperature
comprese tra 35 e 45 °C, condizione riscontrabile nelle acque termali, nel ristagno delle acque e
nella formazione di sedimento di sostanze biodegradabili, favorendo così il grado di
contaminazione. Dall’habitat acquatico i microrganismi passano in impianti di vario genere
(impianti idrici, impianti di condizionamento, piscine, fontane). L’inalazione di aerosol contaminato
da Legionella spp, attraverso l’uso di rubinetti o docce - i cui circuiti siano colonizzati dal batterio può determinare l’insorgenza della legionellosi o “Malattia del Legionario”, una malattia infettiva, a
letalità elevata. La Legionella pneumophila del sierogruppo 1 è considerata a maggior rischio
infettivo. Sino ad oggi non è stata documentata trasmissione interumana; pertanto l’unica sorgente
di infezione risulta l’ambiente.
Dal 1983 la Legionellosi è sottoposta ad un Sistema Nazionale di Sorveglianza. Nel 1986 è stato
costituito il Gruppo di lavoro europeo per le Infezioni da Legionella con lo scopo di effettuare
un'attività di sorveglianza e prevenzione per i casi di legionellosi associati a viaggi in Europa. La
malattia provocata dalla Legionella è sottoposta ad un programma di sorveglianza speciale
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 5 maggio 2000 - serie generale - n. 103: "Linee guida per la
prevenzione e il controllo della Legionellosi".
221
La Regione Puglia ha individuato nell’Osservatorio Epidemiologico Regionale il proprio Centro di
Riferimento sulla Legionellosi che, dal 2006, ha attivato un database per valutare i risultati delle
attività di campionamento e di analisi svolte a livello regionale nella rete idrica di strutture
pubbliche e private, svolte dai Settori Microbiologici dei Dipartimenti Provinciali di ARPA Puglia.
I prelievi sono stati eseguiti dai rubinetti e dalle docce dei bagni delle stanze alberghiere. In totale
sono state esaminate 112 strutture e sono risultate contaminate 58 (52%).
(Tab. 48) NUMERO DI STRUTTURE TURISTICO-RICETTIVE
CONTROLLATE E SITI CONTAMINATI PER PROVINCIA
Provincia
N. strutture
N. strutture contaminate
Bari
12
2
Brindisi
25
8
Foggia
51
36
Lecce
12
5
Taranto
12
7
PERCENTUALE DI STRUTTURE CONTAMINATE
SUL TOTALE DI QUELLE CONTROLLATE PER PROVINCIA
70
67
60
57
50
50
40
36
30
20
17
10
0
Bari
Brindisi
Foggia
Lecce
Taranto
La sorveglianza ambientale della Legionella spp. ha evidenziato maggiori criticità nell’area della
provincia di Foggia (Cfr. Tab. 48), in cui si riscontra la maggiore percentuale di campioni positivi
sul totale delle strutture esaminate, seguita dall’area di Taranto.
L’attività si è concentrata prevalentemente sulle strutture turistico-ricettive, ma ha coinvolto anche
strutture sanitarie, strutture termali, abitazioni private e, in un caso, anche un ambiente di lavoro.
222
La distribuzione dei sierogruppi varia tra le diverse province pugliesi: il sierogruppo 1, ritenuto a
maggior rischio di infezione, non è stato riscontrato isolatamente in provincia di Bari e a Taranto,
laddove rappresenta circa il 67% delle positività a Brindisi e a Lecce e quasi il 62% a Foggia. A
Taranto, nel 37,5% dei casi è stata rilevata la copresenza dei sierogruppi 1 e 2-14, situazione che
si è peraltro verificata proprio in uno dei due casi di malattia.
I risultati dimostrano la necessità che tali attività di sorveglianza ambientale – che prevedono sia
un’elevata qualificazione degli operatori sia una forte interazione tra strutture del SSR e ARPA
Puglia – siano inquadrate all’interno di un processo di definizione di compiti e competenze per
garantire l’ottimizzazione e l’efficacia degli interventi.
223
5.
5.1
APPROFONDIMENTI TEMATICI (I FATTORI ANTROPOGENICI)
IL RISCHIO ANTROPOGENICO
La regolamentazione del rischio industriale è stata avviata a livello comunitario con la Direttiva
82/501/CE, nota come “Direttiva Seveso” (dall’incidente verificatosi all’ICMESA di Seveso nel
1976).
I gestori e i proprietari di depositi ed impianti in cui sono presenti determinate sostanze pericolose,
in quantità tali da poter dar luogo a incidenti rilevanti, sono tenuti ad adottare idonee precauzioni
al fine di prevenire il verificarsi di incidenti. La prevenzione del rischio industriale viene attuata
mediante la progettazione, il controllo e la manutenzione degli impianti industriali e il rispetto degli
standards di sicurezza fissati dalla normativa.
In Italia la “Direttiva Seveso” è stata recepita con il DPR N. 175 del 1988 che distingue due
categorie di regolamentazione per le attività industriali che utilizzano determinate sostanze
(notifica e dichiarazione a seconda dei quantitativi di dette sostanze). Il gestore dell’impianto deve
in ogni caso predisporre per le autorità competenti un’analisi dei rischi e una stima delle possibili
conseguenze in caso di incidente (Rapporto di Sicurezza).
Con la legge N. 137/97 è stato inoltre introdotto per i fabbricanti l’obbligo di compilare delle
schede di informazione per il pubblico sulle misure di sicurezza da adottare e sulle norme di
comportamento in caso di incidente, e per i sindaci il dovere di renderle note alla popolazione.
Il quadro normativo sul rischio industriale è stato notevolmente innovato dal recepimento della
direttiva comunitaria 96/82/CE (“Seveso II”) avvenuto con il Decreto Legislativo 17 agosto 1999,
n. 334 recante il titolo “Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di
incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose”
e pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale n. 228 del 28 settembre 1999 - Supplemento Ordinario n. 177.
E’ innanzitutto mutata l’ottica di approccio al problema del rischio: ciò che ora viene preso in
considerazione non è più l’attività industriale (come nel precedente DPR 175/88), bensì la presenza
di specifiche sostanze pericolose o preparati che sono individuati per categorie di pericolo e in
predefinite quantità.
La definizione di “stabilimento” a rischio comprende, oltre ad aziende e depositi industriali, anche
aziende private o pubbliche operanti in tutti quei settori merceologici che presentano al loro
interno sostanze pericolose in quantità tali da superare i limiti definiti dalle normative stesse. Gli
stabilimenti così definiti rientrano in diverse classi di rischio potenziale (non vi è più la suddivisione
netta tra gli stabilimenti soggetti a Notifica e Dichiarazione, come nel precedente DPR 175/88), in
funzione della loro tipologia di processo e della quantità e pericolosità delle sostanze o preparati
pericolosi presenti al loro interno.
224
Nel nuovo decreto sono stati inoltre specificati gli obblighi a carico dei gestori degli stabilimenti, già
introdotti nelle disposizioni legislative precedenti, e relativi alla redazione di documentazione sullo
stabilimento (notifica, art. 6, e rapporto di sicurezza, art. 8), alle schede di informazione per i
cittadini e i lavoratori e alla predisposizione di un piano di emergenza interno (art. 11).
Sul fronte della sicurezza degli impianti il D.Lgs. 334/99 ha previsto, recependo i principi innovativi
della “Seveso II”, l’adozione di un Sistema di Gestione della Sicurezza (art. 7) per una maggiore
responsabilizzazione dei gestori degli stabilimenti. In tal modo i due strumenti già esistenti di
pianificazione della sicurezza (piano di emergenza interno ed esterno) diventano parti integranti di
una vera e propria politica aziendale di prevenzione del rischio industriale.
Un’importante innovazione si è avuta sul fronte del controllo dei pericoli da incidente rilevante:
•
è stato introdotto l’effetto domino, ovvero la previsione di aree ad alta concentrazione di
stabilimenti, in cui aumenta il rischio di incidente a causa della forte interconnessione tra le
attività industriali;
•
si è dato risalto al controllo dell’urbanizzazione per contenere la vulnerabilità del territorio
circostante ad un’attività a rischio di incidente rilevante, categorizzando tali aree in base al
valore dell’indice di edificazione esistente e ai punti vulnerabili in essa presenti (ospedali,
scuole, centri commerciali, ecc.).
Anche il ruolo dell’informazione quale strumento di prevenzione e controllo delle conseguenze è
stato ulteriormente sottolineato rispetto alla “Seveso I”.
Il dovere dell’informazione, specificato dalla prima direttiva comunitaria e attuato in Italia dalla L.
137/97 viene precisato dal decreto 334/99 secondo cui l’informazione deve essere “tempestiva,
resa comprensibile, aggiornata e diffusa” (art. 22, comma 4) in modo da assolvere efficacemente
l’obbligo di legge e facilitare le scelte operative.
Un maggiore coinvolgimento della popolazione è inoltre previsto nei processi decisionali (art. 23)
riferiti alla costruzione di nuovi stabilimenti, a modifiche sostanziali degli stabilimenti esistenti e alla
creazione di insediamenti e infrastrutture attorno agli stessi. Il parere - non vincolante - è espresso
nell’ambito della progettazione dello strumento urbanistico o del procedimento di valutazione di
impatto ambientale, eventualmente mediante la conferenza di servizi.
ATTIVITÀ A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE
NELLE PROVINCE PUGLIESI E IN AREA VASTA
Il D.Lgs. 334/99 definisce gli obblighi e le procedure cui i gestori degli stabilimenti a rischio devono
adempiere, classificando questi ultimi in funzione dei differenti obblighi di comunicazione alle
autorità determinati dalle quantità di sostanze pericolose detenute. In particolare:
•
gli stabilimenti di cui all’art. 5, caratterizzati da un basso livello di rischio di incidente
rilevante, sono tenuti a predisporre e presentare una relazione agli enti competenti;
225
•
gli stabilimenti di cui agli artt. 6 e 7, caratterizzati da un medio livello di rischio di
incidente rilevante devono predisporre e presentare una notifica agli enti competenti;
•
gli stabilimenti di cui all’art. 8, caratterizzati da un elevato livello di rischio di incidente
rilevante, devono predisporre e presentare una notifica più dettagliata, rispetto a
quanto previsto per la categoria precedente, agli enti competenti.
La situazione in provincia di Foggia e in Puglia, ad ottobre del 2007, è quella riportata in dettaglio
nella seguente Tab 1 a cura del Ministero dell’Ambiente in collaborazione con il Servizio Rischio
Industriale dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e del Territorio (APAT).
(Tab. 1) - Distribuzione provinciale degli Stabilimenti soggetti al D.Lgs. 238/05 ad ottobre
2007 in Puglia.
Province
Art. 6
Bari
Brindisi
Foggia
Lecce
Taranto
Totale
11
6
5
2
4
28
% su tot.
regionale
39,29
21,43
17,86
7,14
14,29
100,00
Art. 8
7
2
2
3
4
18
% su tot.
regionale
38,89
11,11
11,11
16,67
22,22
100,00
Totale
Totale %
18
8
7
5
8
46
39,13
17,39
15,22
10,87
17,39
100,00
Fonte: M.A.T.T.M & ISPRA (ex. APAT)
Si evince che risultano 5 gli impianti soggetti alla notifica di cui all’art. 6 del D.Lgs. 334/99 e 2 gli
impianti soggetti alla notifica completa di rapporto di sicurezza di cui all’art. 8 del D.Lgs. 334/99.
Complessivamente (art. 6 ed art. 8), in provincia di Foggia si contano 0,97 impianti per ogni 1.000
Km2, a fronte di una media regionale di consistenza nettamente superiore (2,48).
Si riportano di seguito (Tab. 2) le attività soggette a rischio di incidente rilevante nel territorio di
Area Vasta.
(Tab. 2) Attività soggette a rischio di incidente rilevante in Area Vasta.
N.
COMUNE
RAGIONE SOCIALE
ATTIVITÀ
(art. 6 D.Lgs. 334-99)
1
Carapelle
CAVIRO s.c.r.l.
Distillazione
2
Cerignola
CI.BAR.GAS s.r.l.
Deposito di gas liquefatti
3
Cerignola
VERONA PETROLI s.a.s.
Deposito di oli minerali
4
Foggia
LIQUIGAS s.p.a.
Deposito di gas liquefatti
5
Manfredonia
ANASTASIA GAS s.p.a.
Deposito di gas liquefatti
(art. 8 D.Lgs. 334-99)
226
(Tab. 2) Attività soggette a rischio di incidente rilevante in Area Vasta.
N.
COMUNE
RAGIONE SOCIALE
ATTIVITÀ
1
Foggia
ULTRAGAS CM s.p.a.
Deposito di gas liquefatti
2
San Giovanni Rotondo
S.E.I. SOCIETA’ ESPLOSIVI
INDUSTRIALI s.p.a.
Produzione e deposito
di esplosivi
Fonte: M.A.T.T.M & ISPRA (ex. APAT)
Le aree ad elevato rischio di crisi ambientale sono ambiti territoriali caratterizzati da gravi
alterazioni degli equilibri nei corpi idrici, nell’atmosfera o nel suolo, e che comportano rischio per
l’ambiente e per la popolazione.
L’area di Manfredonia, in provincia di Foggia, fu dichiarata area ad elevato rischio di crisi
ambientale nel 1991 (L. 195/91 RSA 2001, Min. Amb.) e comprende il solo comune, con una
popolazione di 57.978 abitanti ed una superficie di circa 352 Kmq.
Tale dichiarazione non è stata rinnovata a seguito della chiusura dello stabilimento EniChem.
Ad oggi, invece, Manfredonia è considerata sito di interesse nazionale per la bonifica.
5.2
5.2.1
IL SISTEMMA DELLA MOBILITA’
IL QUADRO INFRASTRUTTURALE
La rete viaria extraurbana pugliese è costituita da 313 km di rete autostradale, da oltre 1.600 km
di strade statali, da circa 1.400 km di strade ex-Statali trasferite da ANAS alla Regione e, per suo
tramite alle Province, e da circa 8.200 km di strade provinciali.
La tabella che segue, i cui dati sono tratti dal database ISTAT “Le infrastrutture in Italia –
Un’analisi provinciale della dotazione e della funzionalità", pubblicato nel 2006, evidenzia per
ciascuna provincia il peso delle diverse tipologie stradali; il dato relativo alle strade statali fa
riferimento alla classificazione precedente al trasferimento della competenza sulle strade di
interesse regionale.
(Tab. 3) Variabili e indicatori relativi alla dotazione infrastrutturale
relativa al trasporto stradale (Fonte: ISTAT)
227
Tenuto conto della disomogeneità e della datazione dei dati ISTAT sopra riportati, tali da non
fornire un quadro esatto della rete attuale, si forniscono le misurazioni effettuate sul livello
informativo “viabilità stradale” della base cartografica DB Prior 10k (Database Topografico degli
Strati Prioritari) prodotta dalla Regione Puglia nell’ambito del progetto nazionale che rientra tra gli
obiettivi di Intesa GIS (Intesa Stato-Regioni-Enti Locali per la realizzazione dei sistemi informativi
geografici). Anche in questo caso, il dato relativo alle strade statali fa riferimento alla
classificazione precedente al trasferimento della competenza sulle strade di interesse regionale.
Figura 1. Reti stradali provinciali. Base cartografica: DB Prior 10k.
(Tabella 4) Estensione in km della rete per tipologia. Fonte: DB Prior 10k.
Provincia di
Autostrade
Statali
Provinciali
Altre strade
Totale
174,14
968,88
2.227,97
1.019,10
4.428,40
315,88
2.998,00
7.572,26
4.109,79
15.034,24
Foggia
Puglia
228
Grafico 1. Ripartizione delle strade extraurbane per competenza e provincia. Fonte: DB Prior 10k.
Grafico 2. Ripartizione delle strade extraurbane per competenza e provincia. Fonte: DB Prior 10k.
La modalità ferroviaria, che vede teoricamente la regione Puglia collocarsi sopra la media nazionale
in termini di dotazione infrastrutturale, con 1.507 km di linee ferroviarie, a fronte di una
produzione per il trasporto regionale di oltre 12 milioni di treni*km/anno ed una spesa corrente tra
contributi per l’infrastruttura e contributi per l’esercizio che rasenta i 170 M€, solo ora inizia ad
affermarsi come struttura potante della rete di trasporto pubblico regionale. La ferrovia è in grado
di garantire una copertura territoriale elevatissima: 3.300.000 residenti di 149 comuni hanno a
229
disposizione una stazione ferroviaria e, di questi, poco meno di 800.000 risiedono a meno di 500
metri da una stazione. In provincia di Foggia 19 dei 63 comuni hanno accesso diretto alla ferrovia.
Allo stato di progetto (cioè, del nuovo PRT 2009-2013), si prevede un incremento da 149 a 155 dei
comuni pugliesi con accessibilità diretta alla ferrovia; tale dato esprime in Capitanata un’analoga
crescita da 19 a 24 centri urbani.
Sintetizzando lo schema topografico della rete viaria in Capitanata, si può rilevare che l’asse
principale è costituito dall’autostrada Foggia-Bari-Taranto che, nei pressi di Canosa, si collega con
la A16 che conduce a Napoli e Roma. La prima (A14), a partire da nord, consente di penetrare
nelle aree sub regionali; la seconda (A16), più funzionale ai collegamenti esterni, interessa la parte
più a nord della provincia di Foggia. Il sistema viario principale è completato da una serie di strade
statali. Il livello secondario è rappresentato da una serie di strade (statali e provinciali) che, pur
non essendo di grande scorrimento, hanno tuttavia l’importanza di costituire una fitta rete per i
collegamenti all’interno. Lo sviluppo della rete ferroviaria ha seguito quasi esattamente lo schema
delle “connessioni esterne” accentuando, in particolare, il carattere costiero della via Adriatica. Il
non adeguato livello di efficienza del trasporto ferroviario ha contribuito allo sviluppo del servizio,
sia pubblico che privato, di autolinee. Le infrastrutture viarie presenti nel territorio provinciale,
eccetto il Comune di Foggia, si presentano, essenzialmente per le strade provinciali e comunali, in
non perfetto stato di manutenzione, a causa dei ripetuti fenomeni calamitosi. Gli spostamenti
(come vedremo meglio in seguito), dovuti soprattutto a motivi di studio e di lavoro, sono
tipologicamente individuati dal flusso verso il comune capoluogo.
Anche il sistema viario che va da Cerignola verso gli altri Comuni risulta inadeguato.
In questa zona alle carenze della rete viaria si somma la carenza delle infrastrutture ferroviarie:
Carapelle, Ordona, Stornara e Stornarella sono escluse dai circuiti delle Ferrovie dello Stato,
mentre Orta Nova è considerata scalo secondario. Gli spostamenti intercomunali sono in gran parte
serviti da linee di autobus. E’ dunque il trasporto su strada a supplire alle carenze della rete
ferroviaria. Ma la circostanza non fa che rendere ancora più evidenti le carenze della rete viaria
costretta a sopportare anche il transito dei pullman dei pendolari per lavoro o per studio.
Sia nel Basso Tavoliere che nell’area del Medio ed Alto Tavoliere, la principale tipologia di trasporto
è l’autovettura privata, rispetto a forme di trasporto pubblico, che evidenzia una forte persistenza
di comportamenti individualistici contro l’utilizzo comune di autovetture per lo spostamento.
Gli attuali livelli di congestione dei centri urbani determinano tempi medi di percorrenza più lunghi
del dovuto, associati ad un utilizzo di mezzi di trasporto ancora di tecnologia convenzionale, con
forti livelli di emissione (Cfr. Fig. 2 e Tabb. 3-4), aggravati dall’età media dei veicoli utilizzati. I
livelli di congestione riscontrabili nei vari centri urbani sono, infatti, legati a consuetudini quali:
-
basso utilizzo del sistema pubblico di trasporto (dovuto anche a bassi livelli di efficienza del
servizio stesso);
230
-
basso utilizzo di mezzi alternativi di trasporto (bicicletta, moto, auto elettrico e/o a basso
impatto inquinante);
-
basso livello di integrazione tra sistema di trasporto urbano ed extra-urbano;
-
cattive consuetudini da parte degli automobilisti, con limitato rispetto delle regole di
circolazione (parcheggi fuori dalle aree consentite, parcheggi in doppia fila, etc);
-
struttura della rete viaria inadeguata rispetto ai volumi di traffico, con limitata offerta di
aree di parcheggio.
Fig. 2.– Mappa parco veicoli e autovetture circolanti per comune – Anno 2006
231
(Tab. 5) PARCO VEICOLI PER PROVINCIA E TIPOLOGIA
MOTOCARRI
MOTOVEICOLI
RIMORCHI E
RIMORCHI E
TRATTORI
AUTOCARRI AUTOVEICOLI
E
E
SEMIRIMORCHI SEMIRIMORCHI STRADALI
ALTRI
Totale
SPECIALI /
Area geografica
AUTOBUS TRASPORTO
AUTOVETTURE QUADRICICLI MOTOCICLI QUADRICICLI
VEICOLI
SPECIALI /
TRASPORTO
O
complessivo
MERCI
SPECIFICI
TRASPORTO
SPECIALI /
SPECIFICI
MERCI
MOTRICI
MERCI
SPECIFICI
BARI
1
2.631
74.894
12.054
831.097
9.309
98.636
396
11.620
6.234
3.953
1.050.825
BRINDISI
1
569
21.688
2.316
233.393
6.474
23.686
107
1.898
1.482
966
292.580
FOGGIA
1
669
37.561
4.927
331.207
4.365
30.315
353
3.669
3.545
1.653
418.265
LECCE
1
865
46.590
4.904
470.500
13.588
57.568
227
3.099
1.935
901
600.178
TARANTO
4
916
22.768
3.342
320.405
5.384
39.447
216
2.761
1.639
979
397.861
Totale PUGLIA
8
5.650
203.501
27.543
2.186.602
39.120
249.652
1.299
23.047
14.835
8.452
2.759.709
Totale ITALIA
354
96.419
3.842.995
594.643
35.680.097
305.590
5.590.259
48.944
523.557
294.577
153.912
47.131.347
Fonte: ACI 2007
(Tab. 6) - Consistenza del parco veicolare pugliese per tipologia di veicolo COPERT
Fonte: ACI
232
Dalla Tab. 6 emerge che in Puglia – e soprattutto in provincia di Foggia – la ripartizione per classe
COPERT dei veicoli vede una differenza, comune del resto a tutte le province pugliesi, rispetto alla
media nazionale, con una marcata prevalenza di autovetture a maggiore vetustà, con maggiori
emissioni di inquinanti sotto forma di gas di combustione e prodotti incombusti, rispetto a quelle
con maggior grado di innovazione tecnologica e maggiori garanzie ambientali.
Negli ultimi anni l’impatto ambientale correlato ai veicoli è diminuito, data la maggiore attenzione
nei confronti delle tecnologie impiegate, ma tale miglioramento è stato controbilanciato da una
crescita della domanda di trasporto, soprattutto stradale. La maggior parte delle emissioni dovute
al trasporto sono da imputare al trasporto stradale (90%) e solo il 10% alle altre modalità.
Particolarmente rilevanti appaiono gli effetti ambientali e sanitari, nei contesti urbani, potenziati da
densità abitative che espongono all’inquinamento un quota significativa di popolazione e
contribuiscono direttamente al peggioramento della qualità dell’aria. Il trasporto su strada è
responsabile di una quota rilevante di emissioni in atmosfera per tutti i principali inquinanti (NOx,
COVNM, CO, PM10) nonché allo sviluppo di fenomeni di inquinamento secondario come la
formazione dell’Ozono (Cfr. Tab. 7).
(Tab. 7) - Emissioni in atmosfera da trasporto stradale - Macrosettore 07 SNAP/CORINAIR –
(Anno 2005)
Tematica
Inquinante
GAS SERRA
CO2
CH4
N2O
LTRE SOSTANZE INQUINANTI
CO
SOx
NOx
PTS
Provincia
Automobili
BA
BR
FG
LE
TA
Tot. Puglia
BA
BR
FG
LE
TA
Tot. Puglia
BA
BR
FG
LE
TA
Tot. Puglia
BA
BR
FG
LE
TA
Tot. Puglia
BA
BR
FG
LE
TA
Tot. Puglia
BA
BR
FG
LE
TA
Tot. Puglia
BA
BR
FG
LE
TA
Tot. Puglia
1.829,19
366,58
1.238,12
738,17
609,17
4.781,23
575,15
146,08
258,29
307,61
206,97
1.494,10
242,39
45,63
171,29
92,62
80,29
632,22
49.334,85
12.000,33
27.651,40
24.523,37
17.030,22
130.540,17
173,61
32,60
129,45
63,22
57,52
456,40
8.182,33
1.596,22
6.160,30
3.125,21
2.634,20
21.698,26
695,98
132,44
554,15
244,83
228,07
1.855,48
Veicoli leggeri
(<3,5t)
245,00
54,34
165,82
120,36
68,18
653,70
10,63
2,74
6,00
6,10
2,96
28,43
16,82
3,69
11,25
8,23
4,66
44,65
1.493,15
400,48
931,54
869,65
425,82
4.120,64
43,12
9,41
29,09
21,02
11,95
114,59
1.310,81
305,57
867,32
669,99
371,18
3.524,87
213,90
52,48
152,63
107,98
63,18
590,16
233
Veicoli pesanti
(>3.5t e autobus)
720,49
86,50
674,46
136,86
173,65
1.791,96
67,22
9,52
57,93
15,15
16,64
166,47
32,55
4,12
30,24
6,56
7,85
81,31
2.124,52
332,67
1.843,55
538,59
552,08
5.391,40
135,32
17,20
125,27
27,34
32,78
337,90
6.742,69
894,47
6.351,84
1.384,28
1.719,91
17.093,20
520,15
75,53
471,67
120,64
133,98
1.321,97
Motocicli
(>50 cm3)
43,82
10,13
16,34
24,00
17,11
111,41
97,10
22,69
34,96
53,77
38,05
246,57
0,97
0,23
0,35
0,54
0,38
2,47
7.584,63
1.819,61
3.064,85
4.305,34
2.979,45
19.753,88
1,79
0,41
0,68
0,98
0,70
4,56
94,02
20,40
39,31
48,32
35,71
237,76
14,15
3,55
5,35
8,42
5,68
37,15
Tot
Un.Mis.
2.838,50
517,56
2.094,74
1.019,40
868,11
7.338,30
750,09
181,03
357,18
382,64
264,63
1.935,57
292,73
53,66
213,13
107,95
93,18
760,65
60.537,15
14.553,10
33.491,33
30.236,95
20.987,56
159.806,10
353,84
59,62
284,49
112,55
102,95
913,45
16.329,84
2.816,67
13.418,77
5.227,82
4.760,99
42.554,09
1.444,18
264,00
1.183,80
481,87
430,90
3.804,77
kt
kt
kt
kt
kt
kt
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
(Tab. 7) - Emissioni in atmosfera da trasporto stradale - Macrosettore 07 SNAP/CORINAIR –
(Anno 2005)
Tematica
Inquinante
COVNM
NH3
Provincia
BA
BR
FG
LE
TA
Tot. Puglia
BA
BR
FG
LE
TA
Tot. Puglia
Automobili
6.667,53
1.820,25
3.229,15
3.640,70
2.372,87
17.730,50
350,92
69,31
210,98
151,56
119,66
902,42
Veicoli leggeri
(<3,5t)
225,01
60,87
124,94
136,84
63,99
611,65
3,02
0,62
2,06
1,35
0,78
7,84
Veicoli pesanti
(>3.5t e autobus)
1.084,82
175,27
899,72
275,72
279,24
2.714,77
3,26
0,41
3,02
0,66
0,79
8,13
Motocicli
(>50 cm3)
721,07
172,99
269,20
409,56
283,88
1.856,71
0,97
0,23
0,35
0,54
0,38
2,47
Tot
Un.Mis.
8.698,43
2.229,38
4.523,01
4.462,83
2.999,99
22.913,63
358,17
70,57
216,41
154,10
121,60
920,86
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
t
Fonte: Inventario regionale delle emissioni in atmosfera - 2005
La sostanziale inattività del Porto di Manfredonia e dell’Interporto di Cerignola individua
nell’Aeroporto “G. Lisa” di Foggia la sola alternativa alla mobilità (di persone e merci) viaria
(stradale e ferroviaria) a livello provinciale e di Area Vasta.
Il PRT 2009-2013 (Quadro Conoscitivo – Bozza) così di seguito sinottizza le caratteristiche
infrastrutturali dei quattro scali aeroportuali pugliesi:
(Tab. 8) CARATTERISTICHE DELLE INFRASTRUTTURE DEI QUATTRO
SCALI AEROPORTUALI PUGLIESI.
(FONTE: MASTER PLAN AEROPORTI DI PUGLIA, AGGIORNAMENTO 2007)
234
5.2.2
IL FLUSSO DELLA MOBILITA’ VEICOLARE
Uno scenario abbastanza recente dei flussi veicolari presenti all’interno delle diverse aree subregionali riviene dalle campagne di indagini effettuate da Tecnopolis per conto della Regione Puglia
nel corso del periodo 17 settembre-20 ottobre 20076.
In sintesi, le attività di indagini effettuate sono consistite essenzialmente in:
− rilievi automatici dei flussi di traffico sulla rete extraurbana;
− indagini cordonali con interviste dirette ad un campione di veicoli leggeri e pesanti;
− indagini ai varchi dei porti con traffico passeggeri e Ro-Pax.
Il territorio regionale è stato analizzato sulla base dei dati dedotti dalla campagna di rilevamento,
al fine di determinare l’entità complessiva dei volumi di traffico giornaliero, la ripartizione di tali
volumi fra veicoli leggeri e mezzi pesanti, le direttrici maggiormente utilizzate e la fluttuazione
oraria dei flussi. È stata effettuata un’analisi per capire in generale quali siano le principali criticità
della rete, quindi sono state effettuate delle analisi di dettaglio per alcuni ambiti, amministrativi e
territoriali (per ciascuna provincia, per ciascun capoluogo di provincia e per ambiti territoriali di
particolare interesse). Per le analisi degli ambiti amministrativi sono stati individuati cordoni
provinciali e cordoni dei capoluoghi di provincia; per l’analisi degli ambiti territoriali non
amministrativi sono stati analizzati: il Gargano, il Sub Appennino Dauno, il Parco delle Murge, il
Sud Salento.
I dati relativi alle analisi al cordone di ciascuna provincia sono riportati nella successiva Tab. 9.
(Tab. 9) FLUSSI RILEVATI AL CORDONE PROVINCIALE,
PER TIPOLOGIA DI VEICOLI E PER DIREZIONE.
6
Durante la campagna di indagini, sono stati effettuati rilievi su 406 sezioni monodirezionali di cui 346 con
l’utilizzo dei sistemi automatici di rilevamento della Nu-Metrics modello HI-STAR NC-97 e 60 con il sistema
radar Techtronic DTS-COMPACT 1000 JR. La campagna di indagini realizzata da Tecnopolis è riportata nel
PRT – Piano Attuativo 2009-2013 – Quadro Conoscitivo – Bozza.
235
Anche se l’analisi dei flussi rivela che la maggiore quantità di veicoli in ingresso e in uscita si
concentra, rispettivamente, nel territorio delle province di Bari e Brindisi, tuttavia la composizione
modale dei flussi a livello provinciale evidenzia per la provincia di Foggia una incidenza dei mezzi
pesanti sul totale dei veicoli in ingresso e in uscita (20,47%) di gran lunga superiore alla media
regionale (12,68%) e ai valori espressi dalle altre province pugliesi (quella di Lecce fa marcare il
dato minimo dell’8,23%).
Volendo visualizzare l’ulteriore suddivisione dei dati provinciali in ingressi ed uscite si ottiene:
(Grafico 3) RIPARTIZIONE MODALE DEI FLUSSI VEICOLARI IN INGRESSO E USCITA DAI
CORDONI PROVINCIALI. (DETTAGLIO PROVINCIALE)
Va rilevato, inoltre, il dato assoluto inerente la mobilità complessiva dei mezzi pesanti che pone la
provincia di Foggia al 2° posto tra le province pugliesi (dopo l’area provinciale di Bari).
Analizzando i flussi veicolari di scambio riscontrati dai cordoni dei comuni capoluogo, si evidenziano
per l’area di Foggia e degli altri comuni capoluogo di provincia i seguenti valori:
(Tab. 10) FLUSSI RILEVATI AL CORDONE DEI COMUNI CAPOLUOGO,
PER TIPOLOGIA DI VEICOLI E PER DIREZIONE.
236
(Figura 3) FLUSSI RILEVATI AL CORDONE DEL COMUNE CAPOLUOGO FOGGIA
Confrontando i dati relativi ai flussi rilevati al cordone dei comuni capoluogo con quelli rilevati al
cordone provinciale, si evince un indicatore relativo al dinamismo e al potere attrattivo e
237
gravitazionale dei vari comuni capoluogo, sia in relazione ai flussi di mobilità extra-provinciali, sia
soprattutto in rapporto a quelli infra-provinciali.
Nel caso specifico del capoluogo della Capitanata, il rapporto tra i due precitati flussi veicolari vede
la città di Foggia attrarre flussi di traffico nettamente superiori a quelli in ingresso e uscita dal
territorio provinciale; ciò significa che tale scarto è imputabile al traffico veicolare originato
all’interno della stessa provincia e con destinazione Foggia.
(Tab. 11) INDICE DI ATTRAZIONE DEI FLUSSI DI SCAMBIO
DA PARTE DEI CAPOLUOGHI PROVINCIALI
(Fonte: Nostre elaborazioni su PRT – Piano Attuativo 2009-2013 – Quadro
Conoscitivo – Bozza)
Capoluoghi
(A)
FLUSSI DA
E VERSO I
CAPOLUOGHI
(B)
FLUSSI DA
E VERSO LE
PROVINCE
INDICE DI
POLARITA’
GRAVITAZIONALE
DELLA MOBILITA’
VEICOLARE
(A)/(B)*100
Foggia
84.362
56.176
150,17
Bari
273.442
145.259
188,24
Brindisi
100.799
113.077
89,14
Taranto
142.749
86.826
164,41
Lecce
162.203
43.380
373,91
ANALISI SULLA VIABILITÀ IN AREE A DOMANDA DEBOLE
ED IN AREE A PARTICOLARE VALENZA AMBIENTALE
PRESENTI IN CAPITANATA
I RILIEVI DI TRAFFICO AL CORDONE DELL’AMBITO TERRITORIALE
DEL GARGANO
(Tab. 12)
238
L’ambito territoriale del Gargano è interessato da un movimento di circa 39.000 veicoli, di cui il
95% leggeri ed il 5% pesanti.
I RILIEVI DI TRAFFICO AL CORDONE DELL’AMBITO TERRITORIALE
DEL SUB APPENNINO DAUNO
(Tab. 13)
L’ambito territoriale del Sub Appennino Dauno è interessato da un movimento di circa 19.000
veicoli, di cui l’80% leggeri ed il 20% pesanti.
IL TRAFFICO AUTOSTRADALE
I caselli autostradali localizzati in Capitanata accolgono traffico in accesso di veicoli leggeri che
varia dal 39% (dei giorni feriali invernali) al 48,1% (dei giorni festivi estivi) del traffico totale in
accesso dei veicoli leggeri presso i caselli autostradali dell’intera regione. In valore assoluto si
passa, per la provincia di Foggia, dai 9.307 veicoli nei giorni feriali invernali ai 19.138 veicoli nei
giorni festivi estivi. Tale ultimo dato pareggia pressoché la cifra complessiva inerente il traffico in
accesso presso i caselli della rete autostradale pugliese da Canosa alla barriera di Taranto Nord nei
giorni festivi del periodo estivo (20.649).
Va sottolineato, altresì, che nei giorni feriali invernali solo il 23% dei veicoli che entrano nei caselli
pugliesi sono destinati fuori regione, mentre nei giorni festivi estivi – a causa della componente
turistica – tale valore sale al 51% ed è sostanzialmente controbilanciato dal traffico in uscita dagli
stessi caselli autostradali7.
7
Nei giorni festivi estivi oltre 6.000 veicoli provengono da origini oltre Bologna; nei giorni festivi invernali
tale componente supera di poco i 1.000 veicoli.
239
(Figura 4) Veicoli leggeri in accesso ai caselli autostradali pugliesi
(Giorno feriale invernale)
(Fonte PRT – Piano Attuativo 2009-2013 – Quadro Conoscitivo – Bozza)
(Figura 5) Veicoli leggeri in accesso ai caselli autostradali pugliesi
(Giorno festivo estivo)
(Fonte PRT- Piano Attuativo 2009-2013 – Quadro Conoscitivo – Bozza)
240
Per quanto attiene l’analisi del traffico merci su strada, l’ISTAT non fornisce una disaggregazione
della base statistica a livello provinciale. Tuttavia, l’analisi degli scambi commerciali per aree di
origine e destinazione delle merci aiuta ad individuare le direttrici dei flussi di traffico e, quindi, il
grado di coinvolgimento della rete stradale della Capitanata.
Nel corso del 2005 (ultimo anno statisticamente disponibile), sono state trasportate 40.400.808
tonnellate di merci con origine in Puglia, di cui 26.082.869 dirette nella stessa Puglia, 13.946.254
tonnellate con destinazione verso le altre regioni italiane e 371.685 tonnellate all’estero.
Le tonnellate di merci destinate in Puglia sono invece risultate 37.932.117, di cui 11.553.000
provenienti da altre regioni italiane e 296.248 tonnellate provenienti dall’estero (26.082.869
tonnellate, come già evidenziato, provenienti dalla stessa Puglia).
In buona sostanza, il bilancio del traffico merci su strada vede la Puglia interessata da un
interscambio con le altre regioni italiane per un volume di merci pari a circa 25.500.000 tonnellate,
di cui il 54,7% originato dal suo stesso territorio, che si svolge lungo le direttrici esposte nella
successiva Figura 6.
(FIGURA 6)
Da una rielaborazione dei dati ISTAT (2005) sul traffico merci e dei risultati dell’indagine
Tecnopolis del 2007 sul traffico veicolare a livello provinciale, si ottiene una stima sufficientemente
approssimata del traffico merci complessivo (originato, in transito e con destinazione finale)
pertinente e gravante sull’area territoriale – e quindi sulla rete viaria – della Capitanata che
241
esprime il dato eloquente di circa 26.400.000 tonnellate, pari pressappoco al 50% dell’intero
traffico merci della regione Puglia (52.250.056 tonnellate).
CRITICITÀ DEL SISTEMA DELLA MOBILITÀ ATTUALE: L’INCIDENTALITÀ.
I dati relativi all’incidentalità sulle strade regionali in ambito extraurbano, autostrade, statali,
provinciali e comunali (Fonte ISTAT), coprono un arco temporale di 10 anni compreso tra il 1995 e
il 2004.
L’ampiezza delle informazioni a disposizione consente di affrontare la distribuzione, sul territorio e
nel corso degli anni, delle condizioni critiche lungo le principali strade di pubblico interesse,
indicando il numero e la localizzazione degli incidenti, il numero dei feriti, quello dei morti, la
variazione nel corso degli anni e l’incidenza sulla popolazione residente per ogni comune.
Nel corso del primo anno di indagine, il 1995, sono stati conteggiati 1.781 incidenti totali in tutta la
Puglia, con 3.385 feriti e 292 morti; nel 2004, i medesimi indicatori testimoniano di 2.666 incidenti,
5.152 feriti e 265 morti.
Dal confronto tra l’inizio e la fine del periodo di indagine emerge che gli incidenti sono aumentati
del 50%, i feriti del 52% e i morti, invece, sono diminuiti del 10%.
E’ interessante notare che i capoluoghi di provincia, tutti ad eccezione di Brindisi, si trovano ai
primi posti per numero di incidenti e numero di feriti rilevati in un anno, con incrementi significativi
nel 2004 rispetto al valore di riferimento dell’anno 1995; solo Brindisi ha, infatti, registrato una
diminuzione di incidenti e di feriti tra il 1995 e il 2004.
Situazione opposta si nota per quanto riguarda la mortalità, il cui dato assoluto decresce tra il 1995
e il 2004 per tutti i capoluoghi di provincia con l’eccezione di Taranto.
Si può sintetizzare questo primo insieme di dati affermando che se il numero di incidenti e il
numero di feriti aumenta nelle aree urbane di maggiori dimensioni (quali i comuni capoluogo di
provincia), il numero di morti è più elevato e, generalmente, trova incrementi nei comuni di medie
e piccole dimensioni, risultando stabile se non in discesa nelle grandi città.
Le tabelle seguenti (Tabb. 14-15-16) permettono il confronto tra i dati di dettaglio dei 10 comuni
maggiormente incidentati in ambito extraurbano (in giallo sono evidenziati i comuni localizzati in
Area Vasta).
242
(Tab. 14) Elenco dei primi dieci comuni per numero di Incidenti rilevati nel 2004 e nel 1995.
COMUNE
2004
1995
DIFFERENZA
1
BARI
204
147
57
2
FOGGIA
162
93
698
3
TARANTO
111
79
32
4
LECCE
78
17
61
5
ALTAMURA
75
10
65
6
FASANO
68
36
32
7
MODUGNO
60
40
20
8
BRINDISI
55
63
-8
9
MONOPOLI
54
22
32
10
S. SEVERO
52
50
2
PARZIALE
919
557
362
TOTALE
2.666
1.781
885
Di seguito si riporta (Tab. 15) il dettaglio numerico dei primi dieci comuni per numero di feriti
registrati nel 2004, confrontando tale dato con quello del 1995.
Come anticipato, gli incrementi maggiori si registrano nei capoluoghi di provincia, e risultano
essere pari al 34% in più per Bari, al 70% in più per Foggia, al 47% in più per Taranto e
addirittura al 243% in più per Lecce.
Estremamente significativo il dato comunale di Altamura, per il quale l’incremento nel periodo
1995-2004 è stato pari a oltre il 1.000% di feriti in più (in giallo sono evidenziati i comuni
localizzati in Area Vasta).
8
Valore più elevato a livello regionale .
243
(Tab. 15) Elenco dei primi dieci comuni per numero di FERITI rilevati nel 2004 e nel 1995.
COMUNE
2004
1995
DIFFERENZA
1
BARI
394
294
100
2
FOGGIA
309
182
127
3
TARANTO
206
140
66
4
ALTAMURA
188
17
171
5
LECCE
144
42
102
6
FASANO
143
79
64
7
MONOPOLI
117
47
70
8
MODUGNO
114
78
36
9
CERIGNOLA
111
93
18
10
S. SEVERO
105
91
14
13
BRINDISI
91
112
-21
PARZIALE
1.922
1.175
747
TOTALE
5.152
3.385
1.767
Nella successiva (Tab. 16) si riporta il dettaglio numerico dei primi dieci comuni per numero di
morti registrati nel 2004, confrontando tale dato con quello del 1995.
Colpisce, al riguardo, la situazione relativa ad alcuni tra i maggiori comuni dell’Area Vasta che
esprimono un dato in netta controtendenza rispetto alla media regionale ed occupano 5 delle
prime 10 posizioni nella graduatoria regionale dei comuni per tasso di mortalità indotta da incidenti
stradali. E ciò a dimostrazione dell’alto livello di criticità che interessa gran parte della rete viaria
dell’Area Vasta, sia nella sub-area del Tavoliere che nell’ambito del comprensorio garganico.
(Tab. 16) Elenco dei primi dieci comuni per numero di MORTI rilevati nel 2004 e nel 1995.
COMUNE
2004
1995
DIFFERENZA
1
FOGGIA
15
14
1
2
S. SEVERO
9
2
7
3
TARANTO
9
11
-2
4
MANFREDONIA
8
6
2
5
ALTAMURA
7
1
6
6
BARI
7
13
-6
244
(Tab. 16) Elenco dei primi dieci comuni per numero di MORTI rilevati nel 2004 e nel 1995.
COMUNE
2004
1995
DIFFERENZA
7
CERIGNOLA
7
6
1
8
TRANI
7
6
1
9
VERNOLE
7
0
7
10
LESINA
6
0
6
11
BRINDISI
5
12
-7
17
LECCE
4
6
-2
PARZIALE
91
77
14
TOTALE
265
292
-27
(Grafico 4) Elenco dei primi dieci comuni per numero di morti rilevati nel 2004 e nel 1995
Volendo schematizzare il quadro dell’incidentalità stradale in provincia di Foggia nel corso del
decennio 1995-2004 (cfr. Tab. 17) si ha:
(Tab. 17) Incidenti, feriti, morti – periodo 1995-2004 – Provincia di Foggia
245
La successiva Figura 7 esprime la topografia del rischio stradale in provincia di Foggia mediante gli
indicatori di incidentalità, lesività (feriti) e mortalità determinati da sinistri verificatisi in ambito
extra-urbano.
246
(FIGURA 7) MAPPA DEL RISCHIO STRADALE IN CAPITANATA
Variazione N° Incidenti
1995-2004
Variazione N° Morti
1995-2004
Variazione N° Morti/100
Incidenti 1995-2004
Variazione N° Feriti/100
Incidenti 1995-2004
Fonte: PRT – Piano Attuativo 2009-2013 – Quadro Conoscitivo - Bozza
247
IL TRASPORTO FERROVIARIO
La situazione di relativa sofferenza del trasporto ferroviario è da ascrivere a numerosi fattori tra cui
il numero di aziende ferroviarie presenti sul territorio, elemento che negli ultimi anni ha costituito
un handicap pesante sulla strada della implementazione di una rete integrata regionale. Le ulteriori
principali criticità sono da ascriversi, nell’ordine:
•
alla vetustà di molte tratte, dei relativi impianti tecnologici e del materiale rotabile che
incide pesantemente sulla qualità dei servizi offerti;
•
al relativo interesse da parte di aziende dotate di settore ferroviario e automobilistico ad
accelerare interventi che portino alla riconversione di servizi sostitutivi in servizi ferroviari;
•
all’assenza di un modello di esercizio di riferimento a scala regionale rispetto al quale
orientare e programmare gli investimenti;
•
alla mancanza di integrazione tra servizi ferroviari ed automobilistici che, in alcuni casi,
sfocia in una palese concorrenza;
•
alla
tendenza
alla
parcellizzazione
degli
interventi,
sia
infrastrutturali
che
di
ammodernamento, del materiale rotabile che tendono a vanificare possibili economie di
scala;
•
una scarsa percezione delle potenzialità della ferrovia da parte degli Enti locali che, non
cogliendone la valenza strategica, indirizzano le loro istanze molto spesso verso interventi di
semplice riduzione delle interferenze connesse all’esercizio ferroviario senza mettere in
campo una seria politica insediativa che ricerchi tutte le possibili sinergie tra sistema
territoriale e sistema trasportistico.
È pressante l’esigenza di un nuovo approccio nella gestione dei servizi ferroviari improntata alla
interoperabilità tra reti in modo da massimizzare la potenzialità del sistema giocando sull’effetto
rete e su una più flessibile gestione degli impianti e del materiale rotabile con tutte le economie di
scala che ciò comporta.
Questa prospettiva appare decisamente promettente in ragione dei benefici diretti conseguibili
tenuto conto dell’estensione e della copertura garantita dalle linee secondarie in ambito regionale,
ma anche, in uno scenario di lungo periodo, per le possibili ricadute in termini occupazionali nel
settore della costruzione e manutenzione di veicoli ferroviari, guardando sia al mercato nazionale
che a quello internazionale dell’area balcanica e del mediterraneo sud orientale.
Sul versante del trasporto merci, la ferrovia svolge un ruolo abbastanza modesto (17% rispetto al
tutto strada che scende al 5% se si considera anche il traffico merci dei tre porti di Bari, Brindisi e
Taranto). Su 3.600.000 tonnellate di merci movimentate da FS Cargo nel 2006, il segmento del
Combinato, con circa 1.200.000 tonnellate in partenza e 800.000 tonnellate in arrivo, rappresenta
oltre il 50% della domanda.
248
Le potenzialità sono notevoli se si considera che, sulle relazioni di traffico nazionale su strada, la
componente con percorrenze superiori ai 500 Km generata da aziende di trasporto pugliesi in
conto proprio o in conto terzi (7.000.000 di tonnellate) rappresenta circa il 35% del totale. Anche
la componente di traffico estero, con 700.000 tonnellate di merci su strada, rappresenta una
possibile sfida tenuto conto che, ad oggi (2006), le quote su ferro ammontano a 200.000
tonnellate (67% import; 33% export) con una forte flessione dei traffici verso la Puglia (-30%
rispetto al 2004) che è stata solo marginalmente compensata dall’incremento delle merci in
partenza dalla regione (+45%).
L’ATTUALE OFFERTA DI MOBILITA’
Come già evidenziato, la rete ferroviaria pugliese si estende per oltre 1.500 chilometri. Nella
seguente Tabella 18 si riporta l’estensione della stessa sul solo territorio pugliese, distinta per
gestore della rete, e l’indicazione dell’operatore prevalente.
(Tabella 18) Estensione della rete ferroviaria pugliese distinta per Gestore dell’infrastruttura.
Nella Tabella 19 sotto riportata si evidenzia il quadro delle percorrenze sviluppate dagli operatori
ferroviari
sia
per
i
servizi
ferroviari
che
automobilistici
sostitutivi/integrativi/aggiuntivi
(limitatamente a quelli riconducibili al contratto ferroviario 2007-2009).
(Tabella 19) Percorrenze annuali dei servizi eserciti dagli operatori ferroviari (Fonte AREM).
249
Analizzando le percorrenze dei treni Regionali nel giorno feriale tipo per operatore ferroviario
(Tabella 20), si evince – a livello provinciale – che la Capitanata concentra valori di percorrenza dei
servizi ferroviari (treni*Km/giorno) pari al 17,23% del totale regionale che rappresenta un valore in
linea con la sua quota di popolazione.
(Tabella 20) Percorrenze dei treni Regionali nel giorno feriale tipo,
per provincia e per operatore ferroviario.
(Fonte: Nostre elaborazioni su PRT – Piano Attuativo 2009-2013 – Quadro Conoscitivo – Bozza)
Percorrenze/giorno
Provincia
Operatore Ferroviario
feriale tipo
Quota % sul totale
(treni*Km/giorno)
Foggia
Trenitalia, Ferrovie
del Gargano.
regionale
7.202
17,23
20.792
49,74
3.774
9,03
4.203
10,06
5.828
13,94
41.799
100,00
Trenitalia, Ferrovie
Bari
Appulo-Lucane,
Ferrotramviaria,
Ferrovie del Sud-Est.
Taranto
Brindisi
Lecce
Trenitalia, Ferrovie
del Sud-Est.
Trenitalia, Ferrovie
del Sud-Est.
Trenitalia, Ferrovie
del Sud-Est.
TOTALE
IL PENDOLARISMO
Il pendolarismo è un fenomeno che quotidianamente induce circa 400.000 cittadini pugliesi a
spostarsi dal proprio comune di residenza per recarsi nel luogo di lavoro, di studio, di cura, di
consumo e di fruizione dei servizi di supporto alla gestione del tempo libero, ecc..
L’ISTAT (2001) ha censito gli spostamenti intercomunali a livello di ambiti provinciali di
provenienza e destinazione dei flussi di pendolarismo, suddivisi per modalità di trasporto (Cfr. Tab.
21).
250
(Tab. 21) Dati di pendolarismo (fonte ISTAT 2001) – Esclusi spostamenti intracomunali.
Dai dati espressi nella tabella sopra riportata emergono 2 elementi degni di attenta considerazione.
Il primo attiene alla consistenza numerica del pendolarismo complessivamente in uscita dalla
provincia di Foggia che eccede quello in ingresso di oltre 3.500 unità giornaliere (pari ad 1/3
dell’analogo differenziale regionale). E ciò a dimostrazione della minore attrattività del sistema
produttivo della Capitanata rispetto a quello delle altre aree territoriali della regione e delle zone
contermini delle regioni confinanti.
Il secondo elemento di valutazione coglie la sensibile difformità nella ripartizione modale degli
spostamenti tra i pendolari della provincia di Foggia e il dato medio regionale.
Infatti, tra i pendolari originati in Capitanata il 56,4% utilizza l’auto privata (a fronte del 63,4%
della media pugliese), il 36,9% l’autobus (rispetto ad una media regionale del 27,5%) ed il 6,7% il
treno (in rapporto al 9,1% del dato medio pugliese). Lo stessa struttura modale degli spostamenti
si riscontra a livello di destinazione del flusso di pendolarità.
Ciò aiuta a comprendere meglio il fenomeno del pendolarismo dauno che:
•
si origina in aree territoriali morfologicamente complesse e difficili sotto il profilo della mobilità
(Sub-Appennino Dauno, Gargano);
•
si localizza in zone poco e male servite dalla rete ferroviaria (Sub-Appennino Dauno, Gargano,
Basso Tavoliere, area costiera, territori lagunari);
•
predilige e si struttura su spostamenti a breve e breve-medio raggio (dai 15 ai 65 chilometri di
distanza dal comune di residenza).
Nella successiva Fiig. 8 è riportata la mappa degli spostamenti giornalieri su gomma che conferma
le caratteristiche del pendolarismo in Capitanata appena sopra evidenziate.
(Fig. 8) Spostamenti giornalieri (ISTAT 2001) - Gomma
251
IL TRASPORTO AEREO
Il trasporto aereo costituisce per la Regione Puglia uno strumento strategico per garantire la
coesione e la competitività del sistema economico regionale rispetto allo scenario dello spazio
euromediterraneo, naturale riferimento di ogni linea d’intervento regionale. Il sistema aeroportuale
pugliese ha movimentato nel 2006 oltre 2.700.000, passeggeri offrendo mediamente circa 300
collegamenti di linea a settimana a partire dagli aeroporti di Bari e Brindisi di cui circa 30
internazionali e 270 nazionali, oltre a numerosi collegamenti charter stagionali. La dotazione
impiantistica attuale lato aria è già più che soddisfacente e sarà ulteriormente potenziata grazie
agli interventi programmati e finanziati, ovvero già in corso di realizzazione. I trend naturali di
crescita del traffico passeggeri tra il 2002 e il 2006 sugli aeroporti di Bari (+12,3%) e di Brindisi
(+8,7%) dimostrano lo stato di salute del sistema; un ulteriore significativo impulso allo sviluppo
del trasporto aereo su base regionale verrà dai nuovi collegamenti resi disponibili dai diversi scali
pugliesi, come risultato dei “bandi diretti alla concessione di contributi per l’attivazione di nuove
rotte aeree” indetti da Aeroporti di Puglia S.p.A., per conto della Regione Puglia nel 2007.
Per quanto riguarda l’offerta di voli, allo stato attuale (orario invernale 2008-2009) Bari offre 265
coppie di voli settimanali con origine/destinazione sia sul territorio nazionale che europeo, Brindisi
ne offre 115, ed infine Foggia offre 26 collegamenti settimanali, tutti destinati in Italia
(Milano, Roma, Torino e Palermo).
Per quanto attiene al problema dell’accessibilità ad un’area aeroportuale, v’è da rilevare che essa
non dipende esclusivamente dai tempi di collegamento a terra con l’aeroporto ma varia in funzione
della tipologia di domanda e della frequenza di collegamenti offerti verso una determinata
destinazione. Questa precisazione è fondamentale ai fini di una corretta pianificazione degli
interventi complementari di potenziamento del trasporto aereo sul versante dell’accessibilità
aeroportuale. La maggior parte dei comuni pugliesi dista in auto non più di un’ora dall’aeroporto
più vicino; fanno eccezione alcuni comuni delle aree periferiche del Gargano e del Salento distanti
comunque non più di due ore dagli aeroporti rispettivamente di Foggia e Brindisi.
(Figura 9) Isocrone di accessibilità con mezzo privato agli aeroporti di Foggia, Bari e Brindisi.
(Fonte: PRT – Piano Attuativo 2009-2013 – Quadro Conoscitivo – Bozza)
252
Risultati analoghi, seppure tutti incrementati mediamente di circa 30’, si ottengono analizzando
l’accessibilità agli aeroporti mediante modalità ferroviaria (nell’ipotesi di collegamento finale in bus
dalla stazione più vicina), a dimostrazione della capillarità della rete su ferro regionale.
(Figura 10) Isocrone di accessibilità con modalità ferroviaria agli aeroporti
di Foggia, Bari e Brindisi.
(Fonte: PRT – Piano Attuativo 2009-2013 – Quadro Conoscitivo – Bozza)
5.2.3 IL NUOVO PIANO URBANO DELLA MOBILITA’ DI AREA VASTA (PUMAV)
Il processo di redazione del Piano Urbano della Mobilità di Area Vasta (PUMAV) dell’aggregazione
Capitanata 2020 ha dovuto affrontare una contraddizione in termini insita nella denominazione
stessa dello strumento di pianificazione/programmazione. Le linee guida nazionali e quelle
regionali (di cui si offre una breve sintesi appena oltre), le prime calibrate su un contesto
prettamente urbano e le seconde aperte ad una visione di area vasta, impongono la definizione di
un approccio metodologico alla progettazione del PUMAV che non può che essere declinato, da un
lato sulle specifiche del contesto territoriale cui ci si riferisce e, dall’altro, sulla maturità e la solidità
del quadro programmatico progettuale sovraordinato.
Nel caso della Pianificazione Strategica Capitanata 2020, il percorso di elaborazione del Piano
Strategico e la bozza del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) hanno consentito
di delineare uno scenario di area vasta ad un livello di definizione tale da consentire al PUMAV di
circoscrivere la propria azione sia dal punto di vista spaziale che dei contenuti, evitando inutili
duplicazioni.
Preso atto dello scenario infrastrutturale e funzionale delineato in campo extraurbano dalle dorsali
“reti e mobilità” del Piano Strategico in armonia con il PTCP e, attraverso quest’ultimo, anche con
le ipotesi avanzate dall’Area Vasta dei Monti Dauni, il PUMAV ha circoscritto la sua azione specifica
a livello del comune capoluogo preoccupandosi di sostanziare lo scenario infrastrutturale e le
253
politiche-azioni di accompagnamento necessarie ad attuare a livello locale il disegno complessivo
proposto dal PTCP e dai Piani Strategici. A questo scopo è stata effettuata una organica e puntuale
ricostruzione del quadro programmatico progettuale in modo da evidenziare vincoli, propedeuticità,
interrelazioni e potenzialità degli interventi e delle azioni immateriali proposti ai differenti livelli di
pianificazione/programmazione.
Questo approccio ha conferito al PUMAV un’impostazione snella, ma incisiva, che si focalizza sui
temi strategici da affrontare in campo urbano al fine di realizzare compiutamente lo scenario
sovraordinato a livello sovracomunale. L’obiettivo è in sostanza quello di coniugare le soluzioni
sull’“ultimo miglio” per il flussi di mobilità provinciale in accesso al capoluogo con le
esigenze di una rinnovata visione della città, del suo sviluppo e della qualità urbana che
essa intende proporre ai suoi cittadini ed a visitatori e turisti.
(A)
(A.1)
IL QUADRO NORMATIVO
Le Linee Guida Ministeriali
Il Piano Urbano della Mobilità (PUM) è stato istituito dalla Legge 24 novembre 2000, n. 340
"Disposizioni per la delegificazione di norme e per la semplificazione di procedimenti amministrativi
– Legge di semplificazione 1999", art. 22.
Il PUM è da intendersi quale "progetto del sistema della mobilità", di medio-lungo periodo,
comprendente un insieme organico di interventi materiali e immateriali diretti al raggiungimento di
specifici obiettivi che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha esplicitato nelle Linee
guida predisposte per la redazione dei PUM:
-
soddisfare i fabbisogni di mobilità della popolazione;
-
abbattere i livelli di inquinamento atmosferico ed acustico nel rispetto degli accordi
internazionali e delle normative comunitarie e nazionali in materia di abbattimento di emissioni
inquinanti;
-
ridurre i consumi energetici;
-
aumentare i livelli di sicurezza del trasporto e della circolazione stradale;
-
minimizzare l’uso individuale dell’automobile privata e moderare il traffico;
-
incrementare la capacità di trasporto;
-
aumentare la percentuale di cittadini trasportati dai sistemi collettivi, anche con soluzioni di car
pooling, car sharing, taxi collettivi, ecc.;
-
ridurre i fenomeni di congestione nelle aree urbane caratterizzate da una elevata densità di
traffico, mediante l’individuazione di soluzioni integrate del sistema di trasporti e delle
infrastrutture in grado di favorire un migliore assetto del territorio e dei sistemi urbani;
254
-
favorire l’uso di mezzi alternativi di trasporto con impatto ambientale più ridotto possibile.
Le Linee guida indicano inoltre le linee di intervento – materiali e immateriali – che il PUM è
chiamato a definire:
-
le infrastrutture di trasporto pubblico relative a qualunque modalità;
-
le infrastrutture stradali, di competenza locale, con particolare attenzione alla viabilità a servizio
dell’interscambio modale;
-
i parcheggi, con particolare riguardo a quelli di interscambio;
-
le tecnologie;
-
le iniziative dirette a incrementare e/o migliorare il parco veicoli;
-
il governo della domanda di trasporto e della mobilità, anche attraverso la struttura del mobility
manager;
-
i sistemi di controllo e regolazione del traffico;
-
i sistemi d’informazione all’utenza;
-
la logistica e le tecnologie destinate alla riorganizzazione della distribuzione delle merci nelle
città, nei comuni e nelle aree densamente urbanizzate.
Sotto il profilo metodologico, il percorso progettuale prevede in primo luogo la ricostruzione e
l’analisi della struttura attuale del sistema dei trasporti e del quadro programmatico progettuale
esistente, con particolare riferimento agli interventi infrastrutturali e alle azioni immateriali in corso
di realizzazione o finanziate.
Tali interventi costituiscono gli elementi per la definizione dello scenario di riferimento a partire dal
quale viene elaborato quello progettuale. L’esame delle criticità attuali e di quelle residue e/o
emergenti nello scenario di riferimento a seguito delle ipotesi di evoluzione della domanda di
trasporto viene effettuato alla luce degli obiettivi generali indicati dalle linee guida e di eventuali
obiettivi specifici derivanti dalle peculiarità dell’area oggetto di studio il cui raggiungimento viene
misurato attraverso l’individuazione di opportuni indicatori di performance.
Successivamente si procede ad effettuare una serie di valutazioni preliminari su macroscenari
alternativi che in genere si differenziano tra loro per l’assetto prefigurato dei sistemi portanti della
mobilità e delle conseguenti politiche di governo-orientamento della domanda.
Lo scenario progettuale si ottiene per successive approssimazioni e affinamenti, a partire dai
macroscenari alternativi, secondo un processo in cui assume un peso rilevante il livello di
conseguimento degli obiettivi prefissati.
255
(A.2)
Le Linee Guida Regionali
Il Nucleo di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici (NVVIP) della Regione Puglia/ Settore
Programmazione e Politiche Comunitarie ha prodotto il documento “Linee guida per la
pianificazione strategica territoriale di area vasta” (Atto NVVIP n. 144 del 30.1.2007), che riporta in
APPENDICE (N. 2/ALLEGATI) le linee guida per la redazione dei Piani Urbani della Mobilità.
L’obiettivo è quello di inquadrare la progettazione del PUM nell’ambito del processo di formazione
del Piano Strategico in piena sintonia con l’approccio metodologico proposto dalle Linee Guida
Ministeriali.
La contestuale e sinergica predisposizione del Piano Strategico e del PUM scaturisce, secondo
l'obiettivo generale del raggiungimento di traguardi reali di competitività degli ambiti
sovracomunali, dalle relazioni d'interdipendenza tra i due strumenti.
In particolare:
-
al Piano Strategico spetta declinare gli obiettivi e le azioni di medio-lungo periodo atti a
rafforzare sia il sistema territoriale come nodo di eccellenza della rete infrastrutturale di rango
nazionale ed europeo, sia le specifiche linee di azione locali;
-
al Piano della Mobilità spetta definire l’insieme di interventi sul sistema della mobilità, funzionali
a ottimizzare le modalità di governo dei flussi esistenti e previsti in funzione delle scelte
adottate dal Piano Strategico.
(B)
IL QUADRO PROGRAMMATICO PROGETTUALE DI RIFERIMENTO DEL
PIANO URBANO DELLA MOBILITA’ DI AREA VASTA (PUMAV)
(B.1)
Il Documento Strategico Regionale (DSR) della Regione Puglia
Il DSR della Regione Puglia è stato approvato con Deliberazione della Giunta Regionale il 1 agosto
2006, pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 102 del 9 agosto 2006.
Gli obiettivi generali che il DSR ha individuato per la politica di sviluppo 2007-2013 sono:
1. rafforzare i fattori di attrattività del territorio, migliorando l’accessibilità, garantendo servizi
di qualità e salvaguardando le potenzialità ambientali;
2. promuovere l’innovazione, l’imprenditoria e lo sviluppo dell’economia della conoscenza
anche attraverso la valorizzazione del lavoro competente e dei distretti produttivi;
3. realizzare condizioni migliori di occupabilità, di coesione ed inclusione sociale.
Il perseguimento di questi tre obiettivi generali, secondo la visione delineata dal DSR, deve essere
sostenuto attraverso cinque obiettivi trasversali, da considerare in tutte le linee di intervento da
attuarsi:
256
-
ambiente;
-
pari opportunità;
-
dimensione territoriale dello sviluppo;
-
cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale europea e di prossimità;
-
sviluppo della partecipazione e contributo allo sviluppo di una nuova etica pubblica.
(B.2)
Le Proiezioni Territoriali del DSR
Il Documento Strategico Regionale (DSR) e le relative Proiezioni Territoriali, di cui la Giunta
Regionale ha preso atto con Delibera n. 42/2007, costituiscono lo scenario di riferimento rispetto al
quale impostare e contestualizzare il Piano Regionale Trasporti (PRT): questi documenti forniscono
infatti la visione, l’interpretazione del sistema insediativo, paesaggistico ed ambientale e gli indirizzi
di sviluppo che la Regione Puglia ha inteso proporre alla Comunità Europea ai fini della
Programmazione 2007-2013 dei Fondi Strutturali Comunitari.
La visione del sistema Puglia proposta in seno alle Proiezioni Territoriali del Documento Strategico
Regionale, individua come capisaldi della struttura relazionale i “poli di commutazione” intesi come
luoghi vocati all’intersecazione di flussi materiali e immateriali che investono il territorio,
riverberandone le opportunità socio-economiche nei contesti locali di influenza a favore della
coesione territoriale e della competitività complessiva.
Le Proiezioni hanno quindi scelto di perseguire un approccio fortemente orientato all’integrazione –
verticale e orizzontale – tra tutte le realtà presenti in regione, nella consapevolezza che il
complesso sistema regionale potesse trarre beneficio dalla reciproca valorizzazione delle
potenzialità di ciascun elemento della rete: grandi poli funzionali e nodi di trasporto, distretti
produttivi e turistici, centri di eccellenza del sapere e della ricerca.
Questo ha portato ad una lettura per cui la capacità competitiva della piattaforma pugliese non si
esaurisce nei sistemi portuali di Bari, Brindisi e Taranto, ma si consolida attraverso il
coinvolgimento delle risorse territoriali, economiche, infrastrutturali della Capitanata e del Salento.
Il sistema complessivo è stato interpretato per livelli: prima la piattaforma transnazionale, poi
l’intreccio delle piattaforme nazionale e interregionali e infine l’organizzazione spaziale e relazionale
del sistema Puglia, inteso nelle sue identità locali e relative opportunità.
Al centro di questa visione si pone la città9 e, in particolare, i capoluoghi di provincia chiamati ad
interpretare e valorizzare le peculiarità del proprio ambito territoriale di riferimento che la
complessità del sistema insediativo pugliese diversifica fortemente da una provincia all’altra.
9
Questa lettura ben rappresenta la struttura insediativa pugliese, che ha al centro la “città” nelle sue diverse
dimensioni: il grado di urbanizzazione regionale è molto elevato, superiore alla media italiana e a quella del
Mezzogiorno: il 62,27% della popolazione risiede in comuni con più di 20.000 abitanti, contro il 52,49% della
media italiana e il 55,7% del Mezzogiorno.
257
(B.2.1)
Il nuovo Piano Regionale dei Trasporti (PRT)
Il nuovo PRT (il cui testo è stato approvato con Legge Regionale N. 16 del 23.6.2008 “Principi,
indirizzi e linee di intervento in materia di Piano Regionale dei Trasporti”) rappresenta
un passaggio chiave per la pianificazione dei trasporti regionale.
Esso risulta connotato da due elementi fondamentali che ne hanno caratterizzato il processo di
elaborazione:
-
la concomitanza con una fase di pianificazione e programmazione particolarmente intensa
che ha coinvolto, e tuttora impegna, diversi settori dell’Amministrazione Regionale e molti Enti
Locali pugliesi10;
-
la volontà di adottare un approccio progettuale che facesse proprio il principio della comodalità11 e che garantisse, nel rispetto di tale principio, la sostenibilità delle scelte del Piano
e il riconoscimento delle priorità strategiche.
Per quanto riguarda le linee di intervento per le diverse modalità di trasporto, il PRT prevede:
-
Relativamente al trasporto stradale, il riconoscimento, la gerarchizzazione e la classifica
funzionale di una rete di interesse regionale capace di garantire, con continuità, adeguati livelli
di servizio, di sicurezza e di informazione a residenti, operatori economici e turisti che si
muovono nella nostra regione. A questa rete appartengono, con pari dignità, sia i grandi assi di
comunicazione, che gli indispensabili snodi per l’accesso a servizi a valenza strategica, a porti,
aeroporti e interporti, che gli elementi di viabilità a servizio di poli produttivi e sistemi territoriali
a valenza regionale strategica paesaggistico- ambientale (parchi, sistemi turistici, ecc.).
-
Relativamente al trasporto ferroviario, il PRT, considerata la struttura e gli investimenti in
atto sul sistema ferroviario, ne riconosce il ruolo di elemento ordinatore della rete di trasporto
pubblico. L’aspetto più innovativo è certamente costituito dalla prefigurazione di un modello di
esercizio fondato sulla interoperabilità tra le reti e sulla gerarchizzazione dei servizi ferroviari
passeggeri. Le peculiarità del sistema insediativo regionale consentono infatti alla ferrovia di
esprimere pienamente le proprie potenzialità come servizio ferroviario regionale in grado di
collegare tra loro le principali polarità della Puglia, come servizio ferroviario territoriale che nelle
diverse province rappresenta il sistema strutturante del TPL, come servizio ferroviario
10
Ci si riferisce, in particolare: alla Programmazione 2007-2013 dei Fondi Strutturali Comunitari, al
Documento Regionale di Assetto Generale (DRAG), al Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR), al
Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), alla Pianificazione di Area Vasta (Piani Strategici e Piani
Urbani della Mobilità), al Programma triennale di Promozione Turistica, allo Studio di fattibilità del sistema
regionale della portualità turistica, ecc.
11
“Per co-modalità si intende l’uso efficiente dei modi di trasporto che operano singolarmente o secondo
criteri integrati multimodali nel sistema europeo dei trasporti per sfruttare al meglio ed in maniera sostenibile
le risorse.” (Cfr. Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato
Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni. Appendice: “Logistica delle merci in Europa – la
chiave per una mobilità sostenibile”. del 28.6.2006).
258
metropolitano nell’Area Metropolitana di Bari ma anche, attraverso il ricorso a nuove
tecnologie, in altre realtà della regione.
-
Le linee di intervento del PRT in materia di trasporto marittimo si focalizzano in particolare
sugli strumenti – organizzativi, tecnologici, infrastrutturali – che possono mettere i porti pugliesi
nelle condizioni di fare sistema, al fine di contribuire all’affermazione della Puglia come
piattaforma logistica nel contesto internazionale, anche attraverso l’apertura di rotte di
Autostrade del Mare e in un’ottica di sviluppo sul lungo periodo che sfrutta la connessione con
il Corridoio VIII e il Corridoio I. Lo sforzo del PRT è quello di ricucire il variegato quadro di
iniziative già in corso in una strategia regionale di competitività coerente ed efficace per l’intero
sistema pugliese.
-
Anche rispetto al trasporto aereo, la funzione che il PRT si assume è quella di riconoscere
quali interventi, in parte già delineati dal Masterplan degli aeroporti pugliesi e in parte derivanti
dai meccanismi del mercato, possono assumere una valenza strategica rispetto al sistema
complessivo della mobilità pugliese e quali azioni di supporto possono massimizzare i risultati
delle strategie in corso, in particolare nell’ottica della co-modalità che conforma tutto il Piano.
-
Infine, per quanto riguarda la programmazione dei servizi minimi di TPL, il PRT assegna al
trasporto pubblico su gomma un ruolo strategico e totalmente integrato con quello ferroviario.
Lasciando al PTS gli aspetti di riorganizzazione della rete dei servizi, il PRT si occupa di
focalizzare le correlazioni esistenti tra organizzazione dei servizi, ripensati anch’essi in un’ottica
di gerarchizzazione, e interventi complementari, sia materiali che immateriali, alle diverse scale
territoriali: infrastrutturazione dei nodi di scambio ferro-gomma e gomma-gomma, integrazione
tariffaria, informazione all’utenza.
(B.2.2)
Il nuovo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)
Il Piano Territoriale di Coordinamento della provincia di Foggia (PTCP) è stato adottato con
Delibera del Consiglio Provinciale n. 58 del 11/12/2008. Il Piano, sul fronte della mobilità, ha inteso
affrontare tre questioni di fondo rispetto alle quali è stato definito il sistema degli obiettivi e
delle strategie progettuali e, conseguentemente, lo scenario di Piano con tutti gli interventi e le
azioni immateriali di accompagnamento.
La prima questione riguarda la riaffermazione del ruolo della Capitanata nello scenario di
infrastrutturazione e organizzazione delle reti nazionali e internazionali per la mobilità di
passeggeri e merci. Si tratta di recuperare una funzione, storicamente riconosciuta soprattutto per
quanto riguarda il sistema ferroviario, capitalizzando sul territorio i benefici derivanti dal ruolo di
potenziale cerniera tra il Tirreno, il corridoio VIII e quello Adriatico. La realizzazione della linea
ferroviaria ad Alta Capacità Bari-Napoli e la terminalizzazione del Corridoio VIII devono costituire
259
l’occasione per “catturare” valore aggiunto e il volano per attivare iniziative di sviluppo economico
sul territorio ben oltre i marginali benefici derivati dai flussi di traffico in transito.
Il secondo tema che il PTCP ha inteso affrontare riguarda la necessità di configurare una rete
di infrastrutture e servizi per la mobilità delle persone e delle merci interna alla provincia in
grado di garantire coesione territoriale, inclusione sociale e competitività delle
imprese. La provincia di Foggia costituisce sotto questo profilo una caso forse unico nel panorama
italiano. La popolazione e il sistema delle imprese locali sopportano uno sforzo di accessibilità alla
rete multimodale, e di conseguenza anche ai servizi di eccellenza presenti sul territorio, che ha
pesantemente contribuito al declino di molte aree della provincia. La vastità del territorio si traduce
in distanze, tempi di viaggio e conseguente impegno di risorse personali e collettive per l’esercizio
della mobilità, che sono più consone ad una scala regionale che provinciale: ben 200 km e circa 3
ore di viaggio in auto separano Peschici da Anzano di Puglia; oltre la metà dei comuni della
provincia presentano un tempo di accesso al capoluogo e ai servizi di eccellenza che vi sono
insediati superiore ai 45 minuti. Obiettivo prioritario del PTCP è quello di elaborare uno scenario di
assetto della rete di infrastrutture e servizi che, in sintonia con le più recenti indicazioni a livello
europeo e nazionale, sia improntato alla co-modalità nell’ottica dell’efficienza, della sicurezza e
della sostenibilità del funzionamento del sistema dei trasporti nel suo complesso.
L’ultima questione, non certo in ordine di importanza, attiene la tutela e la valorizzazione del
patrimonio paesaggistico e ambientale. Il paesaggio della Capitanata nella sua varietà e multiforme
bellezza ed il sistema dei parchi e delle riserve naturali è prima di tutto una risorsa economica e
come tale occorre supportarne uno sviluppo sostenibile sotto molteplici punti di vista. In primo
luogo attraverso un approccio realmente multimodale alla soluzione dei problemi di accessibilità, in
secondo luogo mediante soluzioni infrastrutturali rispettose delle caratteristiche dei luoghi, della
domanda e dei modelli di mobilità prevalenti. L’urgenza di una risposta adeguata al problema è
stata riproposta con forza dalla drammatica vicenda degli incendi verificatisi nell’estate 2007 nella
costa settentrionale del Gargano: la soluzione, data la complessità dei luoghi, deve tuttavia
rifuggire soluzioni semplicistiche.
Obiettivi generali del PTCP
A partire dalle tre questioni poste, che possono essere ritenute veri e propri macro-obiettivi, è
stata definita una serie di obiettivi di carattere generale per il sistema dei trasporti di seguito
rappresentati:
-
porre efficacemente in relazione la provincia di Foggia con lo spazio euro mediterraneo e con le
regioni limitrofe;
-
cooperare allo sviluppo e al sostegno del sistema economico provinciale e alla sua competitività
con particolare riferimento ai settori e alle filiere trainanti;
260
-
realizzare un sistema coordinato e integrato del trasporto pubblico locale che garantisca le
esigenze di mobilità interna nell’ottica della riduzione delle esternalità e a sostegno della
coesione sociale;
-
promuovere la logistica e l’intermodalità nel trasporto merci;
-
elaborare un progetto sviluppabile per fasi che costituisca un punto di riferimento per la
pianificazione settoriale della Provincia (PPB e PTVE) e dei Comuni (PUM e PGTU);
-
contribuire alla tutela e alla valorizzazione ambientale.
Sotto obiettivi e strategie specifiche del PTCP
Sulla base delle peculiarità, criticità e potenzialità della Capitanata, gli obiettivi di carattere
generale sono stati inoltre ulteriormente declinati dal PTCP in una serie di sotto-obiettivi e
strategie specifiche, distinte per settore.
1
Settore Viabilità e Trasporto Merci
Il PTCP individua le seguenti strategie nel settore del trasporto stradale:
-
adeguare e mettere in sicurezza la viabilità di connessione con le province limitrofe con
particolare riferimento a quelle dell’entroterra appenninico in modo da rendere competitivi, in
termini di accessibilità, i servizi di eccellenza di rango sovra-provinciale che la Capitanata è in
grado di offrire (porto di Manfredonia, Interporto di Cerignola, Università,…);
-
realizzare, in ambito provinciale, una rete stradale caratterizzata da continuità funzionale,
adeguati standard di sicurezza e leggibilità;
-
innalzare la qualità della progettazione stradale in ambiti a particolare valenza ambientale in
funzione della tutela e della valorizzazione paesaggistica dei luoghi attraversati e della
corrispondenza delle caratteristiche della viabilità alle componenti di mobilità prevalenti;
-
promuovere l’integrazione verticale nelle politiche di gestione della mobilità tra Provincia e
Comuni, con particolare riferimento a quelli tenuti a redigere PUT e PUM.
Nel settore del trasporto delle merci e dell’intermodalità, il PTCP mira a:
-
creare un sistema logistico integrato a servizio della Capitanata e in grado di integrarsi
efficacemente nell’ambito della Piattaforma logistica regionale fondata, in Capitanata,
sull’Interporto di Cerignola, sull’Area di Sviluppo industriale di Incoronata e sul porto industriale
di Manfredonia;
-
promuovere la logistica di filiera nel settore agroalimentare;
-
contribuire alla creazione di iniziative di logistica distributiva in campo urbano;
-
favorire la formazione professionale nel campo della logistica da parte delle imprese;
-
incentivare il ricorso agli ITS per la gestione ed il monitoraggio della mobilità delle merci.
261
(Figura 11) PTCP: Viabilità e Trasporto Merci
2
Settore Trasporto Pubblico
Nel settore del trasporto collettivo il PTCP individua i seguenti obiettivi:
-
rilanciare il ruolo del trasporto aereo per i collegamenti verso gli Hub di Roma e Milano e a
supporto del sistema turistico provinciale;
-
creare una rete di trasporto pubblico locale pienamente integrata sotto il profilo
infrastrutturale, funzionale e tariffario in modo da sfruttare la modalità o la combinazione di
modalità di trasporto complessivamente più efficienti;
-
rilanciare e potenziare il ruolo della ferrovia come sistema portante del trasporto pubblico locale
provinciale;
262
-
potenziare il ruolo del trasporto elicotteristico per i servizi di elisoccorso, protezione civile,
trasporto di persone a favore di ambiti particolarmente svantaggiati sotto il profilo
dell’accessibilità;
-
valorizzare il sistema dei porti della Capitanata e le possibili forme di navigazione interna a
supporto della circuitazione turistica nell’area Garganica.
A livello operativo, il PTCP punta fortemente sulla ferrovia, prevedendo innanzitutto un servizio
ferroviario provinciale da integrare fortemente con il TPL automobilistico e supportato da
adeguate strutture per l’intermodalità. Alla rete provinciale si connette la previsione di
penetrazioni in campo urbano (innanzitutto a Foggia e a Manfredonia) con il ricorso alla
tecnologia treno-tram, finalizzate a massimizzare la raccolta e la distribuzione dell’utenza nelle
aree a maggior densità.
(Figura 12) PTCP: Trasporto Pubblico e Intermodalità
263
(B.2.3)
Il Piano Strategico di Area Vasta “Capitanata 2020”
Il Piano Strategico di Area Vasta “Capitanata 2020” ha individuato, per il settore della mobilità, tre
dorsali strategiche riguardanti rispettivamente: viabilità, merci e logistica, trasporto collettivo. Le
previsioni inserite nelle dorsali costituiscono una focalizzatone dei temi già presenti nel PTCP e
rappresentano il quadro di riferimento per la declinazione settoriale, in tema di mobilità, da
effettuare nel PUMAV.
1
Settore Reti e Mobilità – Dorsale “VIABILITÀ”
Tangenziale Est di San Severo-Variante alla SS16.
Riconoscendo la priorità alla realizzazione della Tangenziale Est di San Severo, si prescrive che la
soluzione adottata per la nuova viabilità consenta la creazione di un secondo fronte per l’accesso
alla stazione ferroviaria di San Severo, raggiungibile mediante un raccordo specializzato di
collegamento con la nuova tangenziale.
Adeguamento e messa in sicurezza della viabilità tra Mattinata e Vieste.
Il tema progettuale riguarda la ricerca di soluzioni di adeguamento/rettifica e potenziamento in
sede della viabilità esistente al fine di migliorare il collegamento tra Mattinata e Vieste
(potenziamento dell’arredo funzionale per la sosta dei turisti). Positivi riflessi potranno derivare da
questo intervento sulla regolarità di marcia del TPL in approdo a Manfredonia, a vantaggio anche
dell’intermodalità con il treno in direzione di Foggia.
Riorganizzazione del corridoio ferro-stradale costiero tra
Rodi Garganico e San Menaio.
L’opzione riguarda la predisposizione di una complessiva riorganizzazione geometrico-funzionale
del corridoio ferro-stradale Rodi Garganico-San Menaio, sfruttando la capacità residua e il
declassamento reso possibile dalla realizzazione del prolungamento della strada a scorrimento
veloce garganica. Lo studio dovrà integrarsi con le soluzioni proposte per la riorganizzazione ed il
potenziamento del servizio ferroviario provinciale e con l’introduzione del treno-tram a Foggia con
il quale costituisce un intervento unitario.
264
(Figura 13) Piano Strategico 2020: Settore Reti e Mobilità – Dorsale Viabilità
2
Settore Reti e Mobilità – Dorsale “LOGISTICA”
Relativamente a questa dorsale, il PUMAV assume esclusivamente il tema della logistica
distributiva in campo urbano. Tali soluzioni necessitano di una struttura logistica dove
insediare un Centro di Distribuzione Urbana (CDU)12 e di una componente organizzativa, che
necessariamente coinvolge, come soggetto attivo, la Pubblica Amministrazione che - attraverso
misure di regolamentazione e/o incentivi finanziari - supporta l’operatività logistica, avendone in
cambio benefici riconducibili alla riduzione degli impatti del traffico merci in ambito urbano.
Il CDU troverà la sua collocazione naturale nel quadro di un progetto generale di rilancio della
logistica e dell’ASI di Incoronata. Questa è una importante opportunità per lo sviluppo complessivo
della logistica della Capitanata: l’ASI si presta infatti, per dotazioni infrastrutturali e localizzazione,
ad ospitare attività riguardanti tutti i livelli gerarchici della logistica di supporto alle attività di
12
Per CDU si intende una piattaforma unica di interscambio, adiacente all’area urbana, in grado di
accentrare il flusso in ingresso delle merci e di assicurarne la distribuzione attraverso un efficiente sistema di
mezzi a basso o nullo impatto ambientale.
265
trasporto. Presso l’ASI possono infatti essere localizzati, oltre al CDU, altre due funzioni logistiche
integrate con il territorio e con le altre strutture logistiche provinciali: la Piastra intermodale, in
coordinamento con l’Interporto di Cerignola, e il Polo logistico a servizio delle imprese insediate
nell’area industriale e nelle sue future espansioni.
Il Centro di Distribuzione Urbana (CDU) può offrire una risposta efficiente e ambientalmente
sostenibile al problema della distribuzione delle merci nel centro storico di Foggia, nell’ottica di una
sua progressiva riqualificazione nella direzione di Centro Commerciale naturale e di un
alleggerimento del traffico di mezzi pesanti.
(Figura 14) Piano Strategico 2020: Settore Reti e Mobilità – Dorsale Merci e Logistica
3
Settore Reti e Mobilità – Dorsale “TRASPORTO COLLETTIVO”
Il “Piano Strategico 2020” fa proprio, assegnando alcune priorità, il disegno proposto dal PTCP. Un
particolare rilievo è assegnato a due linee di intervento:
1. la realizzazione di un Servizio Ferroviario Metropolitano Territoriale a servizio dell’intera
Capitanata;
266
2. la penetrazione dei servizi ferroviari in campo urbano (a Foggia) con tecnologia treno-tram.
Nella Figura seguente (Figura 15) è riportato lo schema della “dorsale trasporto collettivo”. Di
seguito vengono descritte le singole linee di intervento, precisando che la priorità individuata dal
Piano Strategico, ed assunta dal PUMAV, riguarda l’implementazione di servizi treno-tram su tutta
la dorsale Lucera-Foggia-Manfredonia.
(Figura 15) Piano Strategico 2020: Settore Reti e Mobilità – Dorsale Trasporto Collettivo
Il Servizio Ferroviario Territoriale della Capitanata
Come previsto dal PTCP, si propone di completare l’offerta ferroviaria in ambito provinciale,
creando una rete di servizi a carattere territoriale che colleghi tra loro i centri della pentapoli e sia
perfettamente integrata con la rete dei servizi automobilistici provinciali ai quali sarà affidato il
duplice compito di collegamento dei centri minori con il centro principale di riferimento, di
adduzione/distribuzione complementare al servizio ferroviario provinciale imperniato su ciascuna
stazione ferroviaria principale.
Queste, in sintesi, le indicazioni di carattere generale per le diverse linee:
267
-
Dorsale (Termoli)-S.Severo-Foggia-Cerignola-(Barletta). Il servizio ha il triplice ruolo di
garantire alcune connessioni strategiche extraprovinciali, di rafforzare l’offerta del servizio
regionale veloce per i collegamenti principali interprovinciali e di garantire l’adduzione lungo la
linea verso Foggia.
-
Linea Lucera-Foggia. Il servizio previsto è di tipo cadenzato su base oraria con rinforzi
nell’ora di punta.
-
Linea Manfredonia-Foggia. Il servizio previsto è di tipo cadenzato su base oraria con rinforzi
nell’ora di punta. Si prevede l’elettrificazione della linea per garantire l’interoperabilità completa
con il resto della rete. In particolare l’ipotesi è quella di prevedere una progressiva integrazione
dei servizi con la Lucera-Foggia sino alla creazione di una vera e propria trasversale in ambito
provinciale. Sulla linea si prevede il ripristino di un punto di incrocio (Amendola) e avanza
l’ipotesi di sperimentazione di una tecnologia Treno-Tram per eliminare l’effetto barriera creato
dalla ferrovia all’interno della città di Manfredonia (come meglio descritto nel paragrafo
successivo).
-
Linea (Benevento)-Orsara-Bovino-Foggia. L’entità del traffico potenziale non giustifica il
cadenzamento ma esclusivamente un miglioramento degli orari con eventuale rinforzo nell’ora
di punta delle frequenze e/o della composizione dei convogli e la creazione a Bovino di un
sistema di rendez-vous con i servizi automobilistici di TPL che servono i comuni dell’area.
-
Linea (Melfi)-Rocchetta-Candela-Foggia. Anche in questo caso l’entità del traffico
potenziale non giustifica il cadenzamento ma esclusivamente un miglioramento degli orari con
eventuale rinforzo nell’ora di punta delle frequenze e/o della composizione dei convogli e la
creazione a Candela di un sistema di rendez-vous con i servizi automobilistici di TPL che
servono i comuni dell’area. Una ulteriore prospettiva è quella di un rafforzamento delle
sinergie, sotto il profilo dell’offerta turistica, tra le aree del Vulture e quelle della Provincia di
Foggia, dal Subappennino fino al Gargano, nei confronti della quale la ferrovia potrebbe giocare
un ruolo di elemento aggregante a supporto della circuitazione turistica.
-
Linea S.Severo-Apricena-Rodi Garganico-Calenella-(Peschici-Vieste). La prima istanza
riguarda il prolungamento della linea, in una prima fase verso Peschici e, in una seconda fase,
verso il Mandrione e Vieste. L’ipotesi è quella di mantenere un esercizio prettamente ferroviario
sulla linea da S.Severo a Rodi Garganico e di introdurre una tecnologia Treno-Tram da Rodi a
Calenella (Peschici-Vieste) in modo da mitigare l’impatto sulla costa e, anzi, costituire
l’elemento su cui impostare una valorizzazione di tutta l’area. La prima istanza riguarda il
prolungamento della linea, in una prima fase verso Peschici e, in una seconda fase, verso il
Mandrione e Vieste. L’ipotesi è quella di mantenere un esercizio prettamente ferroviario sulla
linea da S.Severo a Rodi e di introdurre una tecnologia Treno-Tram da Rodi a Calenella
(Peschici-Vieste) in modo da mitigare l’impatto sulla costa e, anzi, costituire l’elemento su cui
268
impostare una valorizzazione di tutta l’area. Il prolungamento verso Vieste, al pari della
variante di Apricena, è in linea con il disegno generale di mettere in collegamento alcuni dei
principali centri della costa settentrionale del Gargano con S.Severo, ma ha anche una
importanza strategica nel ridisegnare tutto il comprensorio turistico costiero. L’ipotesi di
trasformazione della tratta terminale in Treno-Tram consente di avviare un progetto di
riqualificazione del litorale tra Rodi e S. Menaio, agevolato anche dalla previsione di
completamento della SSV da Vico a Peschci, con conseguente eliminazione del traffico
automobilistico di attraversamento dalla litoranea. La linea, per le caratteristiche del
sistema insediativo servito, si presta infine anche allo studio di una possibile
utilizzazione per trasporto dei rifiuti solidi urbani su ferrovia.
Il progetto implica la riqualificazione di molte delle stazioni esistenti e la realizzazione di nuove.
Nel carattere strategico degli interventi di riqualificazione dei nodi ferroviari si inserisce la
previsione di parcheggi di interscambio alle seguenti stazioni ferroviarie, da offrire a titolo
gratuito o a una tariffa integrata con quella del trasporto pubblico:
-
Ischitella
-
Manfredonia
-
Cerignola
-
Candela
-
Bovino
-
Lucera
-
San Severo
Penetrazioni in campo urbano con tecnologia Treno-Tram
In accordo con il disegno complessivo del PTCP, il Piano Strategico di Area Vasta “Capitanata
2020” propone di introdurre la tecnologia Treno-Tram su alcune linee ferroviarie per consentire la
penetrazione in campo urbano. Tale applicazione, sviluppabile per fasi incrementali, viene
affrontata con approccio sistemico al fine di ottenere tutte le possibili economie di scala.
(Fase 1) Applicazione della tecnologia treno-tram sulla linea Lucera-Foggia-Manfredonia con
penetrazioni urbane a Foggia e a Manfredonia. La penetrazione su Foggia coinvolge l’anello dei
grandi poli (Università-Polo Scolastico-Ospedale), consentendo una distribuzione diretta del traffico
pendolare verso i principali attrattori del capoluogo e aumentando la competitività del trasporto su
ferro. Il collegamento al porto peschereccio di Manfredonia (tramite ripristino del
collegamento) si lega al rilancio dell’approdo per i servizi marittimi di circumnavigazione del
269
Gargano. Aliscafi e Treno-Tram potrebbero effettuare interscambio di passeggeri, sostando a pochi
metri di distanza presso la stazione marittima.
(Figura 16) Collegamento tra la stazione ferroviaria e la fermata
del metrò-mare al porto di Manfredonia
(Fase 1bis) Questa sottofase prevede l’estensione dei servizi sulla rete RFI da S. Severo,
Cerignola Campagna (Cerignola Scalo) e Bovino verso Foggia.
(Fase 2) Tratta Rodi Garganico-Peschici. Linea della costa Ischitella-Peschici con possibile
prosecuzione verso Vieste via Mandrione. Ad Ischitella è previsto un parcheggio di interscambio
collegato alla strada a scorrimento veloce del Gargano. Il servizio di Treno-Tram collegherà il
parcheggio alla stazione di Rodi Garganico ove è previsto il ripristino del pontile per l’approdo dei
servizi di navigazione verso le Tremiti e il Gargano. Sul tratto di linea compreso tra la stazione di
Rodi Garganico e quella di Peschici-Calenella sono previsti interventi di trasformazione radicale;
l’obiettivo è quello di creare un lungomare servito dal tram in modo da riqualificare il contesto e
garantire la permeabilità trasversale pedonale.
270
(Figura 17) Collegamento Rodi Garganico-Peschici-Vieste
(Fase 3) Penetrazioni urbane di Lucera e Cerignola e completamento del collegamento garganico
da Peschici a Vieste. Contestualmente, si prevede l’estensione della rete urbana Treno-Tram a
Foggia. Per il collegamento Cerignola Scalo-Cerignola, la proposta prende le mosse da una
previsione contenuta all’interno del nuovo PRG di Cerignola che ipotizza il ripristino della stazione
ferroviaria all’interno della città, seppure in una posizione diversa rispetto all’originale, e il
collegamento, sul sedime della vecchia tramvia, tramite un raccordo di circa 7 chilometri tra la
stazione attuale e la città. A Lucera è prevista la penetrazione su linea tramviaria dalla stazione
ferroviaria a Porta Troia, avvicinando all’area centrale il punto di accesso al servizio ferroviario.
A supporto dell’Intermodalità privato-pubblico, il Piano Strategico prevede la realizzazione di
nuove infrastrutture di parcheggio di scambio in prossimità dei principali punti della rete
collettiva. Tali nodi di scambio vengono localizzati nei centri urbani di:
-
Cerignola, Candela, Bovino, Lucera, S.Severo per l’interscambio con il servizio ferroviario;
-
Ischitella, per l’interscambio con il servizio LRT verso Rodi, Peschici e Vieste;
-
Marina di Lesina per l’interscambio con i servizi verso le Tremiti.
(B.2.4)
Il Documento Programmatico Preliminare del Comune di Foggia
Il Documento Programmatico Preliminare del PUG di Foggia, relativamente al settore della
mobilità, introduce due esigenze fondamentali:
271
1. la realizzazione di una viabilità principale denominata Nuova Orbitale con il duplice obiettivo
di riammagliare il sistema delle radiali, scaricando il loro tratto terminale e di costituire un
segno di transizione tra il campo urbano e l’ambito extraurbano;
2. lo sfruttamento della rete ferroviaria per collegare la città con il territorio di riferimento.
Tali previsioni sono state pienamente accolte e declinate, sotto l profilo progettuale, nel PUMAV
(Piano Urbano della Mobilità di Area Vasta).
(Figura 18) Documento Programmatico Preliminare del Comune di Foggia
(B.2.5)
Interventi Locali di Trasformazione Urbana
Una serie di interventi in ambito urbano ma con ricadute di livello sovra-comunale interessano la
città di Foggia. A seguire si elencano sinteticamente gli interventi principali.
Polo Integrato per lo Sviluppo Economico
In un’ottica di diversificazione dei servizi, finalizzata ad un miglioramento della fruibilità dell’area
fieristica, il progetto di un nuovo Polo Integrato per lo Sviluppo Economico vedrà la
realizzazione di sedi di servizi comunali, un centro integrato per il terziario e, in particolare, la sede
272
del centro servizi del Distretto Agricolo del Tavoliere, di cui al PIT “Tavoliere”, e la nuova sede
della Camera di Commercio.
(Figura 19) Polo Integrato per lo Sviluppo Economico
Programmi Integrati di Riqualificazione delle Periferie (PIRP)
Gli interventi previsti nell’ambito dei PIRP riguardano "processi di riqualificazione tesi ad integrare il
risanamento del costruito, la riorganizzazione dell’assetto urbanistico e il miglioramento della
qualità ambientale (finanziabili con i fondi stanziati dalla Regione) con la promozione
dell’occupazione, dell’iniziativa imprenditoriale locale e di azioni di contrasto all’esclusione sociale,
attivabili con altre fonti finanziarie”. Il Comune di Foggia ha attualmente in essere due PIRP:
-
Ambito A: Borgo Croci/Comparto Biccari;
-
Ambito B: Rioni Diaz-Martucci/Viale Fortore-Via Scillitani.
(Figura 20) PIRP Ambito A
273
(Figura 21) PIRP Ambito B
Business Park
L’intervento prevede la realizzazione di un Business Park nell’area lungo Viale Fortore attualmente
occupata dai depositi ATAF e COTRAP. Si rende necessaria la redazione di un apposito futuro
P.I.P., non inserito ancora nelle previsioni PIRP. All’interno del Business Park è comunque prevista
la realizzazione di un grande “polmone” di verde pubblico attrezzato, a servizio del quartiere
Martucci.
(Figura 22) Business Park di Viale Fortore (Planimetria Generale)
274
(B.2.6)
Il PGTU e gli Interventi Strategici
Nell’ambito del PGTU del Comune di Foggia sono stati individuati alcuni interventi di interesse
strategico, sia per la città di Foggia che per la mobilità di interesse sovra-comunale. Se ne riporta
di seguito una descrizione sintetica.
La “Nuova Michelangelo”
La proposta di nuova viabilità tangenziale, assunta dal DPP, da approfondire in sede di nuovo
Piano Regolatore Generale, è finalizzata:
-
a decongestionare le aree urbane (in particolare il centro storico e il continuo urbano);
-
a migliorare le condizioni di circolazione nel continuo urbano in modo da ottenere velocità più
regolari ("fluidificazione lenta del traffico") e mediamente più elevate, con conseguenze positive
anche nei trasporti pubblici collettivi;
-
al rispetto dei valori ambientali attraverso l'eliminazione della componente di attraversamento e
il riequilibrio di quella di penetrazione.
La Nuova Porta Cittadina: il Nodo di Scambio della Stazione
Il Piano Generale del Traffico individua il nodo della stazione ferroviaria e le zone contermini come
aree strategiche per il ridisegno complessivo della mobilità urbana e territoriale.
La zona viene ad essere alimentata da un duplice corridoio veicolare a tenaglia:
-
in collegamento con la strada statale per Manfredonia (lato ovest) in parte già realizzato;
-
in raccordo su Via Fortore attraverso un allargamento del cavalcavia esistente, in modo da
inserire una nuova corsia di immissione.
Si creano in questo modo la condizione per alimentare fluidamente sia il sistema privato dei
parcheggi di scambio e di relazione, sia i nuovi terminal del servizio di pubblico trasporto urbano
ed extraurbano. Per evitare carichi eccessivi su Via XXIV Maggio e la penetrazione del traffico
veicolare privato, nell'area urbana attrattiva che si vuole proteggere (Piazza Cavour, Via Lanza e la
nuova zona a traffico limitato), non si prevede un congiungimento tra i due nuovi rami di viabilità
provenienti da est e da ovest. In questo modo si massimizza l'uso dei parcheggi a corona del
centro storico, favorendo il trasferimento pedonale lungo le principali destinazioni della città
compatta.
La piazza antistante la stazione viene completamente riorganizzata, prevedendo un ampio spazio
pedonale davanti al fabbricato viaggiatori, un intervento di traffic-calming con restringimento della
275
carreggiata nell'anello circolatorio intorno ai giardini di Piazzale Vittorio Veneto con la conferma
dell'attuale parcheggio a pagamento a lato della stazione.
(Figura 23) PGTU: Riorganizzazione del nodo di scambio alla Stazione Ferroviaria
Nuovi Attraversamenti Ferroviari
Sono previsti due nuovi attraversamenti della ferrovia di seguito sinteticamente citati:
-
Ponte di Sovrappasso: l’intervento prevede la realizzazione di un nuovo ponte che supera il
fascio dei binari, partendo da Viale Fortore in corrispondenza con le Officine FF.SS. e arrivando
lateralmente al quartiere Martucci in corrispondenza con via de Miro d’Ajeta. La progettualità
276
trova stretto collegamento con azioni già avviate, e in parte finanziate, dall’Amministrazione
Comunale (PGTU e Business Park alla Fiera).
-
Sottopasso ferroviario di Via de Miro d’Ajeta. L’intervento riguarda un nuovo sottopasso
al di sotto del fascio ferroviario Foggia-Manfredonia, che consenta il collegamento di Viale del
Mare con Via de Miro d’Ajeta.
(B.2.7)
Progetti di Nicchia
Progetto di Car Sharing (ID A01)
Sono previste tre fasi di sviluppo del Car sharing in ognuna delle quali sono state individuate
differenti aree da adibire a stazioni di Car Sharing. Nella prima fase (colore azzurro) sono stati
individuati due parcheggi (Ginetto e Zuretti) che permettono, considerando un’area di influenza di
700 metri, di coprire una buona area centrale. Tale area di influenza potrà essere notevolmente
ampliata, nella seconda fase del progetto, con l’individuazione di tre nuove aree di parcheggio,
evidenziate in arancione. La terza fase è quella relativa all’espansione del servizio ed in tale fase i
nuovi parcheggi (evidenziati in verde) permettono di soddisfare una domanda posizionata nell’area
est del Comune di Foggia. In quest’ultima fase si può prevedere di posizionare una stazione di Car
Sharing anche nell’area dell’aeroporto di Foggia.
(Figura 24) Progetto Car Sharing: localizzazione parcheggi
277
Progetto CityLò. Dimostratore di logistica urbana
Il progetto CityLò è finalizzato all’attuazione di una iniziativa dimostrativa di City Logistics nella
città di Foggia. Come tutti i progetti di City Logistics, anche quello che si vuole attuare a Foggia ha
come obiettivo quello di creare le condizioni infrastrutturali, funzionali ed organizzative necessarie
per raggiungere una maggiore efficienza complessiva del sistema di movimentazione delle merci
all’interno del centro urbano, riducendo così gli impatti negativi sull’ambiente causati dalle attività
di trasporto, pur mantenendo costante o addirittura migliorando il livello del servizio di consegna
delle merci.
E’ noto che, per ridurre il traffico commerciale in entrata nei centri urbani, il metodo più
accreditato è quello di “consolidare” i flussi in entrata, facendoli convergere verso un unico punto
di raccolta (o anche più punti, se le dimensioni dei flussi lo rendono necessario) localizzato in
prossimità del centro urbano e facilmente raggiungibile da mezzi provenienti dagli assi viari
principali.
Allo scopo, è già stata individuata un’area dove realizzare una piattaforma di smistamento delle
merci per il consolidamento dei carichi diretti al centro cittadino, con servizi navetta effettuati da
mezzi “a basso impatto”. Dato il carattere dimostrativo i cui esiti, soprattutto in termini di adesione
da parte degli operatori, porranno le basi per la creazione di un servizio stabile, si è optato per
l’utilizzo di una struttura esistente da attrezzare allo scopo. Tale struttura si preferirà localizzarla
nella zona industriale/commerciale di Foggia, denominata “Villaggio Artigiani”, posta in ottima
posizione rispetto ai principali flussi entranti in città ma non particolarmente distante dall’area di
sperimentazione.
La piattaforma dovrà svolgere il ruolo di transit-point urbano sul quale far convergere i flussi di
merci provenienti dalle diverse direttrici esterne (autostrada A14, ecc.), consolidare i carichi,
saturando i mezzi, ottimizzare i percorsi ed i viaggi per singolo veicolo.
Requisito indispensabile della piattaforma logistica che si andrà ad adottare è la dotazione di una
piattaforma telematica, supportata da un sistema di localizzazione dei veicoli con un magazzino in
grado di gestire gli ordini in modo centralizzato, ottimizzare i percorsi e le consegne, gestire la
flotta assegnando a ciascun veicolo un percorso di consegne efficiente. Al fine di raggiungere una
maggiore sostenibilità ambientale, la distribuzione nella città di Foggia – coordinata dalla
piattaforma urbana – dovrà avvenire con veicoli ecologici.
I principali benefici perseguiti con l’attuazione del progetto si individuano:
-
nella razionalizzazione dei flussi di mobilità dei veicoli commerciali;
-
nella riduzione delle emissioni di inquinanti atmosferici e acustici.
278
(Figura 25) Area Centrale della Città di Foggia in cui attivare la sperimentazione
del Progetto CityLò
279
5.3
ALTRI TEMI
5.3.1
GLI INDICATORI RELATIVI ALLA DOMANDA DI EMERGIA13
(La quantificazione degli indicatori riportati nella sottostante
Tab. 22 è presente nel Paragrafo 4.2.5.2)
(Tab. 22)
Subtematica
Nome indicatore
Produzione
Produzione totale lorda di energia [GWh]
D
Terna
Distribuzione
---
D
GRTN
Impianti
Quota della produzione di energia da fonti rinnovabili
sul totale regionale [%]
R
Terna
Consumi totali di energia per settore economico [GWh]
D
Terna
Consumi per categoria di utilizzatori e provincia. [GWh]
D
Terna
Consumi totali di energia per fonti primarie [ktep]
D/R
ENEA
D/R
ENEA
D/R
ENEA
D/R
ENEA
P
PEAR/ONR
Consumi
Indicatori di
efficienza
energetica
Impatto
5.3.2
DPSIR Fonte dei Dati
Intensità energetica finale totale del PIL
[tep/M€1995]
Intensità elettrica del PIL
[MWh/M€1995]
Consumo pro-capite di energia
[tep/ab.]
Emissioni di co2 da processi energetici
GLI INDICATORI RELATIVI ALLA DOMANDA IDRICA
(La quantificazione degli indicatori riportati nella sottostante
Tab. 23 è presente nei Paragrafi 4.2.3.3 e 4.2.3.4)
(Tab. 23)
Nome indicatore
DPSIR
Livello Inquinamento da
Macrodescrittori - L.I.M.
S
(nei Corsi d’acqua
significativi)
QUALITÀ’
Indice Biotico Esteso - I.B.E.
S
DEI CORPI
Stato Ecologico dei Corsi
S
IDRICI,
d’Acqua - S.E.C.A.
RISORSE
Acque superficiali destinate
IDRICHE E
alla produzione di acqua
S
USI
potabile (Classificazione
SOSTENIBILI
invasi artificiali)
Subtematica
Acque dolci idonee alla vita
13
S
Fonte dei Dati
Arpa Puglia
Arpa Puglia
Arpa Puglia
Arpa Puglia
Arpa Puglia
Alcune voci del set di indicatori proposti, sono tratti dal rapporto “Energy and Environment in the European
Union”. Quest’ultimo documento è stato redatto dall’Agenzia Europea dell’Ambiente con il preciso scopo di fornire
ai “policy makers” dei riferimenti tecnici atti ad indicare in che modo le politiche ambientali siano collegate a quelle
energetiche. Inoltre l’approccio metodologico adottato è quello del quadro di valutazione DPSIR (DeterminantiPressioni-Stato-Impatti-Risposte) dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, proposto dal “Transport and Enviroment
Reporting Mechanism” (TERM) nel 1998 e redatto dal Consiglio congiunto Trasporti-Ambiente.
280
Subtematica
5.3.3
(Tab. 23)
Nome indicatore
DPSIR
dei pesci
Inquinamento da Nitrati di
origine agricola
S/P
(indagini nelle zone
vulnerabili)
Salinità acque di falda
S
(Conducibilità-Clorinità)
Prelievi d’acqua per uso
idropotabile
P
(volumi per tipologia
superficiale e sotterranea)
Pozzi esistenti per
P
destinazione d’uso
Perdite nelle reti
acquedottistiche
P
(volumi persi in adduzione
primaria e distribuzione)
Fonte dei Dati
Arpa e Regione Puglia
Arpa Puglia
AQP
Regione Puglia- AQP
AQP
GLI INDICATORI RELATIVI ALLE ACQUE REFLUE URBANE14
(La quantificazione degli indicatori riportati nella sottostante
Tab. 24 è presente nel Paragrafo 4.2.6.2)
(Tab. 24)
14
L’indicatore fornisce informazioni sulla conformità dei sistemi di depurazione delle acque reflue urbane della
Puglia a servizio di agglomerati con carico generato superiore ai 2.000 Abitanti Equivalenti (AE). Con riferimento
alla Direttiva 91/271/CEE, la conformità è stata valutata confrontando la media delle analisi allo scarico di ciascun
impianto eseguite nel 2007 con i limiti imposti nelle tabelle in Allegato 5 alla Parte III del D.Lgs. 152/2006 di
recepimento della Direttiva (per i parametri BOD5, COD e solidi sospesi in tabella 1, cui si aggiungono Azoto e
Fosforo in tabella 2 se lo scarico dell’impianto è localizzato in “Area Sensibile”). Le modalità di adeguamento del
sistema di depurazione in territorio pugliese, definite con l’attività del Commissario Delegato per l’emergenza
ambientale (dal 2002), stanno richiedendo tempi lunghi, soprattutto in una regione come la Puglia che certamente
non vanta una particolare rete idrografica. Con riferimento al Decreto Legislativo 11 maggio 1999, n. 152, il divieto
di recapito dei reflui nelle acque sotterranee e nel sottosuolo (all’art. 30) ha posto in essere la necessità di
individuare aree idonee al recapito sul suolo (campi di spandimento), laddove non fosse possibile il collettamento
nei corpi idrici superficiali recettori. Ad oggi, il sistema di depurazione è ancora in una situazione di non totale
conformità per tipologia di scarico alla normativa vigente. In campo legislativo regionale, va avanti il processo di
attuazione degli adempimenti necessari onde ottemperare, a livello locale, ai dettami della normativa nazionale
vigente. Dopo l’importante Deliberazione della Giunta Regionale n. 25 del 1 febbraio 2006, nella quale sono stati
individuati gli agglomerati urbani ed i relativi impianti depurativi, è stata formalizzata la “Direttiva concernente le
modalità di effettuazione del controllo degli scarichi degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane”
(Deliberazione della G.R. n. 1116 del 25/07/2006) che ha trovato piena attuazione con l’inizio dell’anno 2007. E’,
infine, in corso di adozione il Piano di Tutela delle Acque regionale che delinea gli indirizzi per lo sviluppo delle
azioni da intraprendere nel settore fognario-depurativo, nonché per l’attuazione delle altre iniziative ed interventi
finalizzati ad assicurare la migliore tutela ambientale.
281
5.3.4
GLI INDICATORI RELATIVI AI RIFIUTI SOLIDI URBANI
(La quantificazione degli indicatori riportati nella sottostante
Tab. 26 è presente nel Paragrafo 4.2.6)
(Tab. 26)
282
6.
VALUTAZIONE
DI
POSSIBILI
STRATEGICO DI AREA VASTA
6.1
APPROCCIO DI VALUTAZIONE
EFFETTI
DEL
PIANO
La definizione del PSAV “Capitanata 2020”, anche alla luce delle risultanze della la fase di scoping e
della continua interazione con lo sviluppo del procedimento di valutazione ambientale strategica,
ha consentito di far emergere in modo significativo gli elementi di valutazione dei potenziali effetti
significativi sull’ambiente.
La cornice di riferimento generale per gli obiettivi di sostenibilità ambientale del PSAV è costituita
dalle quattro aree prioritarie di intervento del VI Piano di Azione per l’ambiente dell’Unione
Europea e ad ognuna delle aree prioritarie sono collegati corrispondenti temi di sostenibilità
ambientale, aggiornati tenendo conto dei più recenti documenti di politica ambientale ed
energetica dell’UE.
La valutazione dei possibili effetti significativi sull’ambiente da parte degli interventi previsti dalle
Attività/Dorsali del PSAV viene svolta a livello qualitativo tramite lo strumento dell’analisi matriciale.
Tale analisi è stata sviluppata valutando i possibili effetti ambientali significativi individuati per ogni
Attività del Piano/Programma (Dorsali) ed una caratterizzazione della loro natura, sia diretta che
indiretta, nonché delle ricadute ambientali rivenienti dalla eventuale mancata realizzazione delle
azioni previste nel Piano/Programma (Ipotesi 0). I risultati della valutazione sono espressi
mediante una scala cromatica: verde chiaro e verde scuro per segnalare possibili effetti positivi o
molto positivi, giallo e rosso per gli effetti negativi o molto negativi, il grigio per gli effetti per i
quali non è possibile a priori stabilire una valenza positiva o negativa, e il bianco per l’assenza di
effetti sulla componente ambientale e quindi sul raggiungimento dell’obiettivo di sostenibilità
ambientale. Questa elaborazione costituisce la base della individuazione sia delle eventuali misure
di mitigazione, che di monitoraggio.
La stessa metodologia e la stessa scala cromatica è stata utilizzata per la individuazione dei
potenziali effetti ambientali delle attività del programma su aree ritenute di particolare rilevanza
ambientale, e precisamente:
le Aree Sensibili;
le Zone Vulnerabili;
le Aree Protette;
le Aree Natura 2000.
Inoltre, la valutazione è stata condotta anche per Obiettivi di Indirizzo del Programma, in modo da
tenere conto dei potenziali effetti cumulativi, utili per qualificare – in definitiva – l’incidenza degli
effetti potenziali dell’intero Piano/Programma sulle componenti ambientali considerate (cfr. Tab.
1).
283
(Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta
Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica
in presenza degli interventi previsti nel
Piano/Programma
Legenda:
Effetto
potenzialmente
molto positivo
Legenda:
Obiettivi
di
Indirizzo
Dorsali
Qualità
dell’Aria
(Emissioni
di Gas
Climalteranti)
Reti e Mobilità
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
positivo
Risorse
Idriche
(Qualità ed
Uso delle
Risorse
Idriche)
e
Idrogeologia
Int.
Ipot.
0
Impatto dei
pesticidi e
delle
sostanze
chimiche
nocive alla
salute
umana e
all’ambiente
Ipot.
Int.
0
Effetto con esito
incerto
Suolo
e
Sottosuolo
Int.
Ipot.
0
A1)
Studio/attuazione di
interventi sulla rete
stradale e ferroviaria
volti a migliorare e
potenziare
l’accessibilità del
Gargano, in
particolare
attraverso la messa
in sicurezza della
rete viaria
e la sua
rifunzionalizzazione
A2)
Rifunzionalizzazione
e potenziamento del
porto industriale di
Manfredonia e
specializzazione per
le Autostrade del
Mare e il trasporto
combinato
284
Effetto atteso non
significativo
Biodiversità
(Aree
Sensibili,
Zone
Vulnerabili,
Aree
Protette e
Aree Natura
2000)
Int.
Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato
dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti
nel Piano/Programma
Ipot.
0
Energia
(Consumi
Energetici ed
Efficienza
Energetica)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
negativo
Gestione
dei
Rifiuti
e
Siti
Inquinati
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
molto negativo
Rischio
Tecnologico,
Inquinamento
Acustico ed
Elettromagnetico
Int.
Ipot.
0
Tutela e
valorizzazione
del paesaggio,
dei beni
architettonicoculturali
e archeologici
Int.
Ipot.
0
(Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta
Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica
in presenza degli interventi previsti nel
Piano/Programma
Legenda:
Effetto
potenzialmente
molto positivo
Legenda:
Obiettivi
di
Indirizzo
Dorsali
Qualità
dell’Aria
(Emissioni
di Gas
Climalteranti)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
positivo
Risorse
Idriche
(Qualità ed
Uso delle
Risorse
Idriche)
e
Idrogeologia
Int.
Ipot.
0
Impatto dei
pesticidi e
delle
sostanze
chimiche
nocive alla
salute
umana e
all’ambiente
Ipot.
Int.
0
Effetto con esito
incerto
Suolo
e
Sottosuolo
Int.
Ipot.
0
A3)
Adeguamento e
potenziamento del
corridoio stradale
Lucera-FoggiaManfredonia in
un'ottica di
interconnessione
con la SR 1
pedesubappenninica
A4)
Adeguamento,
potenziamento ed
eventuale
prolungamento della
linea ferroviaria
Lucera-FoggiaManfredonia, con
sperimentazione di
sistemi di trasporto
innovativi (tecnologia
TRENO- TRAM)
285
Effetto atteso non
significativo
Biodiversità
(Aree
Sensibili,
Zone
Vulnerabili,
Aree
Protette e
Aree Natura
2000)
Int.
Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato
dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti
nel Piano/Programma
Ipot.
0
Energia
(Consumi
Energetici ed
Efficienza
Energetica)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
negativo
Gestione
dei
Rifiuti
e
Siti
Inquinati
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
molto negativo
Rischio
Tecnologico,
Inquinamento
Acustico ed
Elettromagnetico
Int.
Ipot.
0
Tutela e
valorizzazione
del paesaggio,
dei beni
architettonicoculturali
e archeologici
Int.
Ipot.
0
(Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta
Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica
in presenza degli interventi previsti nel
Piano/Programma
Legenda:
Effetto
potenzialmente
molto positivo
Legenda:
Obiettivi
di
Indirizzo
Dorsali
Qualità
dell’Aria
(Emissioni
di Gas
Climalteranti)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
positivo
Risorse
Idriche
(Qualità ed
Uso delle
Risorse
Idriche)
e
Idrogeologia
Int.
Ipot.
0
Impatto dei
pesticidi e
delle
sostanze
chimiche
nocive alla
salute
umana e
all’ambiente
Ipot.
Int.
0
Effetto con esito
incerto
Suolo
e
Sottosuolo
Int.
Ipot.
0
A5)
Adeguamento,
potenziamento e
interconnessione del
corridoio ferrostradale Cerignola Foggia - San Severo
e dei relativi nodi
logistici (CerignolaIncoronata-San
Severo) e sua
messa a sistema
con il porto di
Manfredonia
A6)
Realizzazione di un
sistema integrato per
la logistica leggera e
pesante
A7)
Sistema
aereoportuale
286
Effetto atteso non
significativo
Biodiversità
(Aree
Sensibili,
Zone
Vulnerabili,
Aree
Protette e
Aree Natura
2000)
Int.
Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato
dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti
nel Piano/Programma
Ipot.
0
Energia
(Consumi
Energetici ed
Efficienza
Energetica)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
negativo
Gestione
dei
Rifiuti
e
Siti
Inquinati
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
molto negativo
Rischio
Tecnologico,
Inquinamento
Acustico ed
Elettromagnetico
Int.
Ipot.
0
Tutela e
valorizzazione
del paesaggio,
dei beni
architettonicoculturali
e archeologici
Int.
Ipot.
0
(Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta
Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica
in presenza degli interventi previsti nel
Piano/Programma
Legenda:
Effetto
potenzialmente
molto positivo
Legenda:
Obiettivi
di
Indirizzo
Dorsali
Qualità
dell’Aria
(Emissioni
di Gas
Climalteranti)
Produzione
e Servizi
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
positivo
Risorse
Idriche
(Qualità ed
Uso delle
Risorse
Idriche)
e
Idrogeologia
Int.
Ipot.
0
Impatto dei
pesticidi e
delle
sostanze
chimiche
nocive alla
salute
umana e
all’ambiente
Ipot.
Int.
0
Effetto con esito
incerto
Suolo
e
Sottosuolo
Int.
Ipot.
0
C1)
Completamento ed
adeguamento
(nell'ottica della
migliore tecnologia
ambientale) di
infrastrutture e
impianti presenti
negli agglomerati
ASI
C2)
Promozione e
sostegno di
adeguate politiche di
accesso al credito
da parte delle PMI
C3)
Promozione e
sostegno di sistemi
organizzati ed alle
aggregazioni di
imprese nella filiera
agroalimentare e
della pesca (marina
e lagunare)
287
Effetto atteso non
significativo
Biodiversità
(Aree
Sensibili,
Zone
Vulnerabili,
Aree
Protette e
Aree Natura
2000)
Int.
Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato
dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti
nel Piano/Programma
Ipot.
0
Energia
(Consumi
Energetici ed
Efficienza
Energetica)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
negativo
Gestione
dei
Rifiuti
e
Siti
Inquinati
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
molto negativo
Rischio
Tecnologico,
Inquinamento
Acustico ed
Elettromagnetico
Int.
Ipot.
0
Tutela e
valorizzazione
del paesaggio,
dei beni
architettonicoculturali
e archeologici
Int.
Ipot.
0
(Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta
Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica
in presenza degli interventi previsti nel
Piano/Programma
Legenda:
Effetto
potenzialmente
molto positivo
Legenda:
Obiettivi
di
Indirizzo
Dorsali
Qualità
dell’Aria
(Emissioni
di Gas
Climalteranti)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
positivo
Risorse
Idriche
(Qualità ed
Uso delle
Risorse
Idriche)
e
Idrogeologia
Int.
Ipot.
0
Impatto dei
pesticidi e
delle
sostanze
chimiche
nocive alla
salute
umana e
all’ambiente
Ipot.
Int.
0
Effetto con esito
incerto
Suolo
e
Sottosuolo
Int.
Ipot.
0
Ambiente e
Spazio Rurale
C4)
Creazione di una
filiera turistica
organizzata in
maniera da essere
riconosciuta come
Sistema Turistico
Locale
D1)
Creazione di centri
di produzione locale
di energia da fonti
alternative
D2)
Migliorata efficienza
nell'utilizzo
dell’acqua nel set
tore agricolo,
turistico e nelle aree
urbane
288
Effetto atteso non
significativo
Biodiversità
(Aree
Sensibili,
Zone
Vulnerabili,
Aree
Protette e
Aree Natura
2000)
Int.
Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato
dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti
nel Piano/Programma
Ipot.
0
Energia
(Consumi
Energetici ed
Efficienza
Energetica)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
negativo
Gestione
dei
Rifiuti
e
Siti
Inquinati
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
molto negativo
Rischio
Tecnologico,
Inquinamento
Acustico ed
Elettromagnetico
Int.
Ipot.
0
Tutela e
valorizzazione
del paesaggio,
dei beni
architettonicoculturali
e archeologici
Int.
Ipot.
0
(Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta
Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica
in presenza degli interventi previsti nel
Piano/Programma
Legenda:
Effetto
potenzialmente
molto positivo
Legenda:
Obiettivi
di
Indirizzo
Dorsali
Qualità
dell’Aria
(Emissioni
di Gas
Climalteranti)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
positivo
Risorse
Idriche
(Qualità ed
Uso delle
Risorse
Idriche)
e
Idrogeologia
Int.
Ipot.
0
Impatto dei
pesticidi e
delle
sostanze
chimiche
nocive alla
salute
umana e
all’ambiente
Ipot.
Int.
0
Effetto con esito
incerto
Suolo
e
Sottosuolo
Int.
Ipot.
0
D3)
Delimitazione,
bonifica e rilancio
produttivo
sostenibile dei siti
inquinati (in
particolare quelli
industriali e quelli a
maggior valore e
sensibilità
ambientale) e delle
discariche abusive
(censimento siti)
D4)
Aumento
dell’efficienza del
ciclo integrato dei
rifiuti
289
Effetto atteso non
significativo
Biodiversità
(Aree
Sensibili,
Zone
Vulnerabili,
Aree
Protette e
Aree Natura
2000)
Int.
Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato
dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti
nel Piano/Programma
Ipot.
0
Energia
(Consumi
Energetici ed
Efficienza
Energetica)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
negativo
Gestione
dei
Rifiuti
e
Siti
Inquinati
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
molto negativo
Rischio
Tecnologico,
Inquinamento
Acustico ed
Elettromagnetico
Int.
Ipot.
0
Tutela e
valorizzazione
del paesaggio,
dei beni
architettonicoculturali
e archeologici
Int.
Ipot.
0
(Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta
Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica
in presenza degli interventi previsti nel
Piano/Programma
Legenda:
Effetto
potenzialmente
molto positivo
Legenda:
Obiettivi
di
Indirizzo
Dorsali
Qualità
dell’Aria
(Emissioni
di Gas
Climalteranti)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
positivo
Risorse
Idriche
(Qualità ed
Uso delle
Risorse
Idriche)
e
Idrogeologia
Int.
Ipot.
0
Impatto dei
pesticidi e
delle
sostanze
chimiche
nocive alla
salute
umana e
all’ambiente
Ipot.
Int.
0
Effetto con esito
incerto
Suolo
e
Sottosuolo
Int.
Ipot.
0
D5)
Sviluppo e sostegno
della rete ecologica
di scala vasta (APE,
Parco Nazionale del
Gargano, aree ZPS,
aree SIC)
attraverso la
realizzazione di
un'unica struttura
logica gestita dal
Parco Nazionale del
Gargano, che
consenta di
organizzare servizi
di raccolta dati,
monitoraggio e
controllo tra l'area
Parco ed il resto del
territorio di Area
Vasta
290
Effetto atteso non
significativo
Biodiversità
(Aree
Sensibili,
Zone
Vulnerabili,
Aree
Protette e
Aree Natura
2000)
Int.
Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato
dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti
nel Piano/Programma
Ipot.
0
Energia
(Consumi
Energetici ed
Efficienza
Energetica)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
negativo
Gestione
dei
Rifiuti
e
Siti
Inquinati
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
molto negativo
Rischio
Tecnologico,
Inquinamento
Acustico ed
Elettromagnetico
Int.
Ipot.
0
Tutela e
valorizzazione
del paesaggio,
dei beni
architettonicoculturali
e archeologici
Int.
Ipot.
0
(Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta
Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica
in presenza degli interventi previsti nel
Piano/Programma
Legenda:
Effetto
potenzialmente
molto positivo
Legenda:
Obiettivi
di
Indirizzo
Dorsali
Qualità
dell’Aria
(Emissioni
di Gas
Climalteranti)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
positivo
Risorse
Idriche
(Qualità ed
Uso delle
Risorse
Idriche)
e
Idrogeologia
Int.
Ipot.
0
Impatto dei
pesticidi e
delle
sostanze
chimiche
nocive alla
salute
umana e
all’ambiente
Ipot.
Int.
0
Effetto con esito
incerto
Suolo
e
Sottosuolo
Int.
Ipot.
0
D6)
Tutelare le
formazioni boschive
ed arbustive e
riqualificazione del
paesaggio attraverso
un sistema integrato
di monitoraggio del
territorio
D7)
Definizione di un
piano comune per la
tutela delle spiagge
e delle coste (con
particolare enfasi per
azioni mirate ad
arginare il fenomeno
dell'erosione
costiera) e
dell'ambiente marino
- Idrogeologia
D8)
Progetti Integrati per
la riqualificazione e
rifunzionalizzazione
delle borgate
291
Effetto atteso non
significativo
Biodiversità
(Aree
Sensibili,
Zone
Vulnerabili,
Aree
Protette e
Aree Natura
2000)
Int.
Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato
dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti
nel Piano/Programma
Ipot.
0
Energia
(Consumi
Energetici ed
Efficienza
Energetica)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
negativo
Gestione
dei
Rifiuti
e
Siti
Inquinati
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
molto negativo
Rischio
Tecnologico,
Inquinamento
Acustico ed
Elettromagnetico
Int.
Ipot.
0
Tutela e
valorizzazione
del paesaggio,
dei beni
architettonicoculturali
e archeologici
Int.
Ipot.
0
(Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta
Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica
in presenza degli interventi previsti nel
Piano/Programma
Legenda:
Effetto
potenzialmente
molto positivo
Legenda:
Obiettivi
di
Indirizzo
Dorsali
Qualità
dell’Aria
(Emissioni
di Gas
Climalteranti)
Città e Solidarietà
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
positivo
Risorse
Idriche
(Qualità ed
Uso delle
Risorse
Idriche)
e
Idrogeologia
Int.
Ipot.
0
Impatto dei
pesticidi e
delle
sostanze
chimiche
nocive alla
salute
umana e
all’ambiente
Ipot.
Int.
0
Effetto con esito
incerto
Suolo
e
Sottosuolo
Int.
Ipot.
0
E1)
Implementazione di
strumenti in grado di
contrastare i
fenomeni di
economia sommersa
e del lavoro
irregolare
E2)
Creazione/Miglioramento di servizi a
supporto dei
lavoratori: asili nido,
mense, mobility
management, ecc.
E3)
Riduzione del digital
divide in Area Vasta
favorendo lo
sviluppo di
competenze locali in
ambito ICT e
garantendo
l'accesso alle reti a
banda larga a tutti i
cittadini di Area
Vasta
292
Effetto atteso non
significativo
Biodiversità
(Aree
Sensibili,
Zone
Vulnerabili,
Aree
Protette e
Aree Natura
2000)
Int.
Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato
dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti
nel Piano/Programma
Ipot.
0
Energia
(Consumi
Energetici ed
Efficienza
Energetica)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
negativo
Gestione
dei
Rifiuti
e
Siti
Inquinati
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
molto negativo
Rischio
Tecnologico,
Inquinamento
Acustico ed
Elettromagnetico
Int.
Ipot.
0
Tutela e
valorizzazione
del paesaggio,
dei beni
architettonicoculturali
e archeologici
Int.
Ipot.
0
(Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta
Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica
in presenza degli interventi previsti nel
Piano/Programma
Legenda:
Effetto
potenzialmente
molto positivo
Legenda:
Obiettivi
di
Indirizzo
Dorsali
Qualità
dell’Aria
(Emissioni
di Gas
Climalteranti)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
positivo
Risorse
Idriche
(Qualità ed
Uso delle
Risorse
Idriche)
e
Idrogeologia
Int.
Ipot.
0
Impatto dei
pesticidi e
delle
sostanze
chimiche
nocive alla
salute
umana e
all’ambiente
Ipot.
Int.
0
Effetto con esito
incerto
Suolo
e
Sottosuolo
Int.
Ipot.
0
E4)
Creazione/ammoder
-namento di una rete
integrata dei distretti
socio-sanitari,
ambulatori ASL e
consultori
E5)
Centro Unico di
Prenotazione per
tutti i presidi
ospedalieri di Area
Vasta
E6)
Sviluppo e
promozione di
servizi di assistenza
sanitaria di
prossimità anche
attraverso l’utilizzo di
innovative tecnologie
293
Effetto atteso non
significativo
Biodiversità
(Aree
Sensibili,
Zone
Vulnerabili,
Aree
Protette e
Aree Natura
2000)
Int.
Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato
dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti
nel Piano/Programma
Ipot.
0
Energia
(Consumi
Energetici ed
Efficienza
Energetica)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
negativo
Gestione
dei
Rifiuti
e
Siti
Inquinati
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
molto negativo
Rischio
Tecnologico,
Inquinamento
Acustico ed
Elettromagnetico
Int.
Ipot.
0
Tutela e
valorizzazione
del paesaggio,
dei beni
architettonicoculturali
e archeologici
Int.
Ipot.
0
(Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta
Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica
in presenza degli interventi previsti nel
Piano/Programma
Legenda:
Effetto
potenzialmente
molto positivo
Legenda:
Obiettivi
di
Indirizzo
Dorsali
Qualità
dell’Aria
(Emissioni
di Gas
Climalteranti)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
positivo
Risorse
Idriche
(Qualità ed
Uso delle
Risorse
Idriche)
e
Idrogeologia
Int.
Ipot.
0
Impatto dei
pesticidi e
delle
sostanze
chimiche
nocive alla
salute
umana e
all’ambiente
Ipot.
Int.
0
Effetto con esito
incerto
Suolo
e
Sottosuolo
Int.
Ipot.
0
Governance
e
Processi*
E7)
Sostegno alle
iniziative (pubbliche
o private) volte al
riutilizzo del
patrimonio storicoculturale per finalità
pubbliche o di
interesse collettivo
E8)
Adozione di iniziative
rivolte a promuovere
lo sviluppo
dell'Economia
creativa (cultura,
comunicazione, ICT)
B1)
Costituzione di un
Soggetto dei comuni
dell'area vasta con
deleghe quali
Organismo
Intermedio alla
Pianificazione e
Gestione dei
processi di sviluppo
294
Effetto atteso non
significativo
Biodiversità
(Aree
Sensibili,
Zone
Vulnerabili,
Aree
Protette e
Aree Natura
2000)
Int.
Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato
dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti
nel Piano/Programma
Ipot.
0
Energia
(Consumi
Energetici ed
Efficienza
Energetica)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
negativo
Gestione
dei
Rifiuti
e
Siti
Inquinati
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
molto negativo
Rischio
Tecnologico,
Inquinamento
Acustico ed
Elettromagnetico
Int.
Ipot.
0
Tutela e
valorizzazione
del paesaggio,
dei beni
architettonicoculturali
e archeologici
Int.
Ipot.
0
(Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta
Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica
in presenza degli interventi previsti nel
Piano/Programma
Legenda:
Effetto
potenzialmente
molto positivo
Legenda:
Obiettivi
di
Indirizzo
Dorsali
Qualità
dell’Aria
(Emissioni
di Gas
Climalteranti)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
positivo
Risorse
Idriche
(Qualità ed
Uso delle
Risorse
Idriche)
e
Idrogeologia
Int.
Ipot.
0
Impatto dei
pesticidi e
delle
sostanze
chimiche
nocive alla
salute
umana e
all’ambiente
Ipot.
Int.
0
Effetto con esito
incerto
Suolo
e
Sottosuolo
Int.
Ipot.
0
restando le
specifiche
competenze degli
Enti Locali e
Territoriali
componenti l' Area
Vasta
B2)
Creazione
dell'Associazione
degli Stakehoders di
Area Vasta
organizzati in
Comitati di Indirizzo
e Monitoraggio (la
creazione
dell'Associazione
deve essere prevista
nello Statuto del
Soggetto gestore e i
Comitati debbono
essere Organi del
Soggetto)
B3)
Certificazione di
qualità dei processi
operativi del
295
Effetto atteso non
significativo
Biodiversità
(Aree
Sensibili,
Zone
Vulnerabili,
Aree
Protette e
Aree Natura
2000)
Int.
Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato
dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti
nel Piano/Programma
Ipot.
0
Energia
(Consumi
Energetici ed
Efficienza
Energetica)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
negativo
Gestione
dei
Rifiuti
e
Siti
Inquinati
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
molto negativo
Rischio
Tecnologico,
Inquinamento
Acustico ed
Elettromagnetico
Int.
Ipot.
0
Tutela e
valorizzazione
del paesaggio,
dei beni
architettonicoculturali
e archeologici
Int.
Ipot.
0
(Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta
Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica
in presenza degli interventi previsti nel
Piano/Programma
Legenda:
Effetto
potenzialmente
molto positivo
Legenda:
Obiettivi
di
Indirizzo
Dorsali
Qualità
dell’Aria
(Emissioni
di Gas
Climalteranti)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
positivo
Risorse
Idriche
(Qualità ed
Uso delle
Risorse
Idriche)
e
Idrogeologia
Int.
Ipot.
0
Impatto dei
pesticidi e
delle
sostanze
chimiche
nocive alla
salute
umana e
all’ambiente
Ipot.
Int.
0
Effetto con esito
incerto
Suolo
e
Sottosuolo
Int.
Ipot.
0
Soggetto di gestione
B4)
Portale di Area
Vasta con
consultazione online dello stato di
avanzamento di
progetti/programmi/
processi
B5)
Definizione e
attuazione delle
procedure per la
riorganizzazione
degli uffici e delle
strutture comunali in
funzione
dell'efficacia ed
efficienza dei servizi
al cittadino ed alle
imprese
B6)
Certificazione in
qualità dei servizi
B7)
Analisi funzionale
296
Effetto atteso non
significativo
Biodiversità
(Aree
Sensibili,
Zone
Vulnerabili,
Aree
Protette e
Aree Natura
2000)
Int.
Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato
dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti
nel Piano/Programma
Ipot.
0
Energia
(Consumi
Energetici ed
Efficienza
Energetica)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
negativo
Gestione
dei
Rifiuti
e
Siti
Inquinati
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
molto negativo
Rischio
Tecnologico,
Inquinamento
Acustico ed
Elettromagnetico
Int.
Ipot.
0
Tutela e
valorizzazione
del paesaggio,
dei beni
architettonicoculturali
e archeologici
Int.
Ipot.
0
(Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta
Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica
in presenza degli interventi previsti nel
Piano/Programma
Legenda:
Effetto
potenzialmente
molto positivo
Legenda:
Obiettivi
di
Indirizzo
Dorsali
Qualità
dell’Aria
(Emissioni
di Gas
Climalteranti)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
positivo
Risorse
Idriche
(Qualità ed
Uso delle
Risorse
Idriche)
e
Idrogeologia
Int.
Ipot.
0
Impatto dei
pesticidi e
delle
sostanze
chimiche
nocive alla
salute
umana e
all’ambiente
Ipot.
Int.
0
Effetto con esito
incerto
Suolo
e
Sottosuolo
Int.
Ipot.
0
dei processi di
servizio dei Comuni
e loro classificazione
per omologia di
servizio/classi di
utenza/popolazione
Reti e Mobilità
Valutazione complessiva
di sintesi
Produzione e Servizi
Valutazione complessiva
di sintesi
Ambiente e Spazio Rurale
Valutazione complessiva
di sintesi
297
Effetto atteso non
significativo
Biodiversità
(Aree
Sensibili,
Zone
Vulnerabili,
Aree
Protette e
Aree Natura
2000)
Int.
Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato
dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti
nel Piano/Programma
Ipot.
0
Energia
(Consumi
Energetici ed
Efficienza
Energetica)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
negativo
Gestione
dei
Rifiuti
e
Siti
Inquinati
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
molto negativo
Rischio
Tecnologico,
Inquinamento
Acustico ed
Elettromagnetico
Int.
Ipot.
0
Tutela e
valorizzazione
del paesaggio,
dei beni
architettonicoculturali
e archeologici
Int.
Ipot.
0
(Tab. 1) Griglia di Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta
Int. = Effetto potenziale esercitato dall’Azione specifica
in presenza degli interventi previsti nel
Piano/Programma
Legenda:
Effetto
potenzialmente
molto positivo
Legenda:
Obiettivi
di
Indirizzo
Dorsali
Qualità
dell’Aria
(Emissioni
di Gas
Climalteranti)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
positivo
Risorse
Idriche
(Qualità ed
Uso delle
Risorse
Idriche)
e
Idrogeologia
Int.
Ipot.
0
Impatto dei
pesticidi e
delle
sostanze
chimiche
nocive alla
salute
umana e
all’ambiente
Ipot.
Int.
0
Effetto con esito
incerto
Suolo
e
Sottosuolo
Int.
Ipot.
0
Effetto atteso non
significativo
Biodiversità
(Aree
Sensibili,
Zone
Vulnerabili,
Aree
Protette e
Aree Natura
2000)
Int.
Ipot. 0 (Ipotesi 0) = Effetto potenziale esercitato
dall’Azione specifica in assenza degli interventi previsti
nel Piano/Programma
Ipot.
0
Energia
(Consumi
Energetici ed
Efficienza
Energetica)
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
negativo
Gestione
dei
Rifiuti
e
Siti
Inquinati
Int.
Ipot.
0
Effetto potenzialmente
molto negativo
Rischio
Tecnologico,
Inquinamento
Acustico ed
Elettromagnetico
Int.
Ipot.
0
Tutela e
valorizzazione
del paesaggio,
dei beni
architettonicoculturali
e archeologici
Int.
Ipot.
0
Città e Solidarietà
Valutazione complessiva
di sintesi
Governance e Processi*
Valutazione complessiva
di sintesi
Piano Strategico di
Area Vasta “Capitanata
2020”
Valutazione
complessiva di sintesi
*Gli effetti potenzialmente esercitati dalle Azioni previste nell’Obiettivo di Indirizzo “Governance e Processi” sulle componenti ambientali, paesaggistiche ed architettonicoculturali potrebbero risultare di segno positivo, ovvero negativo (in caso di “Ipotesi 0”), solo in via indiretta, in quanto azioni orientate a favorire e qualificare l’attuazione del
Programma.
298
6.2
VALUTAZIONE DEI SINGOLI P/P
La riportata (Tab. 1) esprime, su scala cromatica connotata in Legenda, la “Griglia di
Valutazione dei possibili effetti del Piano Strategico di Area Vasta” su 9 fattori ambientali,
paesaggistici e architettonico-culturali di rilevanza strategica nel contesto del territorio di
riferimento. La Griglia, come già evidenziato, è suddivisa in Dorsali ed Obiettivi di Indirizzo del
Programma.
Ne emerge un quadro connotato da una buona sostenibilità ambientale delle Attività proposte i cui
effetti potenziali (diretti e indiretti), in qualche caso previsti di segno moderatamente negativo su
talune componenti ambientali (come nel caso delle Dorsali A1, A2, A5, A7), risultano
sufficientemente compensati da altre Azioni del Programma e, nell’ambito delle stesse Dorsali
appena citate, dalla previsione di effetti positivi (o neutri) sugli altri fattori ambientali considerati.
Va segnalato altresì che risulta nel complesso ampiamente positiva la valutazione dell’effetto
potenziale esercitato dalla gran parte delle Attività del Programma sulle aree ritenute di particolare
rilevanza ambientale; ovverosia le Aree Sensibili, le Zone Vulnerabili, le Aree Protette e le Aree
Natura 2000.
6.3
VALUTAZIONE CUMULATIVA
La Griglia di Valutazione (cfr. Tab. 1) esprime una architettura valutativa strutturata in strumenti di
valutazione che consentono la valutazione cumulativa del Piano/Programma mediante la
Valutazione Complessiva di Sintesi degli Obiettivi di Indirizzo e, ad un livello superiore, dello stesso
Piano Strategico.
A riguardo, l’analisi di dettaglio rivela che, complessivamente:
l’Obiettivo di Indirizzo “Reti e Mobilità” manifesta un effetto potenziale di segno positivo sulla
componente “Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni architettonico-culturali
e archeologici”, a fronte di una previsione di incidenza sostanzialmente neutra sulle altre
componenti ambientali considerate.
l’Obiettivo di Indirizzo “Produzione e Servizi” manifesta un effetto potenziale di segno
positivo sulle componenti “Suolo e Sottosuolo” e “Tutela e valorizzazione del
paesaggio, dei beni architettonico-culturali e archeologici”, a fronte di una previsione
di incidenza sostanzialmente neutra sulle altre componenti ambientali considerate.
l’Obiettivo di Indirizzo “Ambiente e Spazio Rurale” manifesta un effetto potenziale di segno
positivo sulle componenti “Qualità dell’Aria”, “Risorse Idriche e Idrogeologia”, “Suolo e
Sottosuolo”, “Energia”, “Gestione dei Rifiuti e Siti Inquinati”; molto positivo sulle
componente “Biodiversità” e “Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni
299
architettonico-culturali e
archeologici”,
sostanzialmente
neutro
sulle
componenti
“Impatto dei pesticidi e delle sostanze chimiche nocive” e “Rischio Tecnologico,
Inquinamento Acustico ed Elettromagnetico”.
l’Obiettivo di Indirizzo “Città e Solidarietà” manifesta un effetto potenziale di segno molto
positivo sulla sola componente “Tutela e valorizzazione del paesaggio, dei beni
architettonico-culturali e archeologici” e sostanzialmente neutro sulle altre componenti
ambientali.
l’Obiettivo di Indirizzo “Governance e Processi” manifesta un effetto potenziale di segno
positivo su tutte le componenti ambientali, paesaggistiche ed architettonico-culturali del
Programma solo in via indiretta, in quanto annovera un complesso di Attività orientate a
favorire e qualificare l’attuazione del Piano/Programma.
6.4
ANALISI DELLE ALTERNATIVE
La definizione del Programma non ha comportato l’individuazione di vere e proprie alternative,
bensì ha seguito un percorso caratterizzato da momenti concertativi/decisionali successivi che
hanno condotto alla strutturazione finale del Piano Strategico. Nel corso di tale processo:
il Programma si è arricchito di attività connesse al potenziamento del sistema di trasporto
ferroviario sui grandi assi di connessione tra il capoluogo ed i maggiori centri urbani della
Capitanata e dell’Area Vasta attraverso la sperimentazione di sistemi di trasporto innovativi
fondati sulla tecnologia TRENO- TRAM. Tali innovativi sistemi di trasporto, capaci di rispondere
ad una crescente domanda di mobilità urbana ed extra-urbana, manifestano una previsione di
impatto ambientale significativamente inferiore a quella esercita dall’attuale e prevalente
modalità di trasporto privato e pubblico su gomma;
sono state inserite attività riguardanti il completamento e l’adeguamento (nell'ottica della
migliore tecnologia ambientale) delle infrastrutture e degli impianti presenti negli agglomerati
ASI;
il Programma si è arricchito di interventi volti alla creazione di centri di produzione locale di
energia da fonti alternative;
sono state inserite attività orientate al miglioramento dell’efficienza nell'utilizzo dell’acqua nel
settore agricolo, turistico e nelle aree urbane;
sono stati presi in considerazione interventi strutturati sulla delimitazione, la bonifica e il
rilancio produttivo sostenibile dei siti inquinati (in particolare quelli industriali e quelli a maggior
valore e sensibilità ambientale) e delle discariche abusive (censimento siti);
300
il Programma si è arricchito di attività volte all’incremento dell’efficienza del ciclo integrato dei
rifiuti;
sono stati inseriti interventi finalizzati alla tutela delle formazioni boschive ed arbustive e alla
riqualificazione del paesaggio attraverso un sistema integrato di monitoraggio del territorio;
si è proceduto all’inserimento nel Piano/Programma di attività fondate sulla definizione di un
piano comune per la tutela delle spiagge e delle coste (con particolare enfasi per le azioni
mirate ad arginare il fenomeno dell'erosione costiera) e dell'ambiente marino;
sono stati inseriti interventi di progettazione integrata per la riqualificazione e la
rifunzionalizzazione delle borgate;
il Programma si è arricchito di attività orientate al sostegno delle iniziative (pubbliche o private)
volte al riutilizzo del patrimonio storico-culturale per finalità pubbliche o di interesse collettivo.
Nel complesso, si ritiene che l’evoluzione del Programma abbia comportato un
miglioramento dal punto di vista delle performance ambientali.
Nel caso di mancata attuazione (in tutto ovvero in parte) del Piano Strategico (cosiddetta Ipotesi
0), verrebbe a mancare un sistema di interventi funzionale al raggiungimento degli obiettivi previsti
nel PO FESR Puglia 2007/2013, nel Piano Regionale dei Trasporti (PRT), nel Piano Paesaggistico
Territoriale Regionale (PPTR), nel Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), nel Programma
Triennale di Promozione Turistica e nello stesso Documento Regionale di Assetto Generale (DRAG).
6.5
MISURE DI MITIGAZIONE
Alla luce dell’analisi del contesto ambientale per gli aspetti pertinenti al Programma, della
definizione degli obiettivi di sostenibilità ambientale e dei risultati della valutazione dei potenziali
effetti significativi, è possibile delineare le misure previste per impedire, ridurre e compensare gli
eventuali effetti ambientali negativi significativi (pochi) derivanti dall’attuazione del Piano
Strategico, nonché per massimizzare gli effetti positivi sull’ambiente e, più in generale, sulla
sostenibilità dello sviluppo.
L’approccio all’individuazione delle misure di mitigazione è concepito non solo come momento di
mitigazione dei potenziali effetti negativi, ma anche come momento di attuazione di una strategia
di sostenibilità e protezione ambientale fondata su un approccio preventivo ed integrato.
Una sintesi delle misure di mitigazione individuate è riportata nel seguente (Tab. 2).
301
(Tab. 2) Fattori ambientali ed eventuali misure di mitigazione dell’incidenza delle Attività del Programma.
Fattori
ambientali
Misure di
mitigazione
Qualità
dell’Aria
(Emissioni di
Gas Climalteranti)
•
In zone di
superamento
dei valori
limite per la
tutela della
qualità
dell’aria,
rispetto delle
misure
previste dai
piani di
risanamento.
Risorse Idriche
(Qualità ed Uso
delle Risorse
Idriche)
e
Idrogeologia
•
Interventi
realizzati
secondo le
norme di
prevenzione del
rischio
idrogeologico
previste dai PAI.
• In aree di
sovrasfruttament
o dei corpi idrici,
esclusione di
colture irrigue.
Impatto dei
pesticidi e
delle sostanze
chimiche
nocive alla
salute
umana e
all’ambien-te
• In aree
vulnerabili da
nitrati di origine
agricola,
esclusione di
colture
incompatibili
con gli obiettivi
dei piani di
azione previsti
dalla Direttiva.
• Rispetto degli
impegni di
condizionalità
in termini di
criteri di
gestione
obbligatori
(CGO) e buone
condizioni
agronomiche
ed ambientali
(BCAA) per le
attività agricole
comprese nella
filiera
energetica.
Suolo
e Sottosuolo
•
Adesione alla
certificazione
ambientale di
prodotto (EPD).
• In aree di
sovrasfruttament
o dei corpi idrici,
esclusione di
colture irrigue.
Biodiversità
(Aree Sensibili,
Zone
Vulnerabili,
Aree Protette e
Aree Natura
2000)
•
In aree SIC e
ZPS, verifica
della necessità
della
valutazione di
incidenza e
adozione di
misure di
conservazione
degli habitat
interessati.
• In aree
protette,
interventi
compatibili con
gli obiettivi dei
piani di
gestione e di
sviluppo socioeconomico.
302
Energia
(Consumi
Energetici ed
Efficienza
Energetica)
•
Interventi
progettati con
LCA della
produzione
energetica di
filiera.
• Certificazione
energetica
degli edifici.
Gestione
dei
Rifiuti
e
Siti
Inquinati
•
Interventi
orientati
all’aumento
dell’efficienz
a del ciclo
integrato dei
rifiuti.
Rischio
Tecnologico,
Inquinamento
Acustico ed
Elettromagne-tico
•
Interventi che
comportano la
razionalizzazione
della rete
esistente con
azioni di
risanamento e
eliminazione di
situazioni di
superamento dei
limiti di
esposizione ai
campi
elettromagnetici.
Tutela e
valorizzazione
del paesaggio,
dei beni
architettonicoculturali
e archeologici
•
In aree di tutela
architettonica
e/o
paesaggistica,
interventi
(inclusi assetti
colturali)
compatibili con
gli obiettivi di
tutela.
• Edifici
realizzati,
ristrutturati o
restaurati
secondo i
criteri
dell’edilizia
sostenibile.
• Interventi che
non comportino
nuove superfici
edificate.
6.6
SINTESI DELLA VALUTAZIONE
Benché il Programma annoveri nel “Connettere” uno dei due Punti di Forza ed Obiettivi Strategici
del Piano di Area Vasta, tuttavia l’analisi puntuale delle Attività previste non esplicita, in definitiva,
fattori di pressione ambientale particolarmente significativi.
Come già rilevato in sede di Valutazione Cumulativa (Cfr. Paragrafo 6.3), gli interventi che
strutturano le Dorsali e gli Obiettivi di Indirizzo del PSAV – tra cui soprattutto quelli afferenti le
“Reti e Mobilità” e l’”Ambiente e Spazio Rurale” – non presentano consistenze volumetriche di
nuova infrastrutturazione, ovvero di movimentazione di fattori ecosistemici, tali da rappresentare
una minaccia diretta e significativa per l’equilibrio del sistema ambientale, paesaggistico e
architettonico-culturale del territorio di riferimento.
Va rilevato in proposito che, anzi, in molti casi le Azioni proposte nelle varie Dorsali esprimono una
incidenza di segno positivo sui 9 Fattori/Indicatori ambientali sinottizzati nella Griglia di Valutazione
riportata in (Tab. 1), a fronte di una valutazione di segno negativo (o fortemente negativo) in
presenza di uno scenario con “Ipotesi 0”.
Se, dunque, per l’analisi puntuale della sostenibilità ambientale delle Attività previste nelle diverse
sezioni del Programma (Dorsali ed Obiettivi di Indirizzo) si rimanda ancora una volta ai Paragrafi
6.3 (Valutazione Cumulativa) e 6.2 (Valutazione dei singoli P/P), in questa sede vale la pena
rammentare che si deve proprio all’intensa e proficua attività concertativa realizzata tra gli
Stakeholders del PSAV il progressivo inserimento nel Piano/Programma di Interventi innovativi e a
bassa incidenza ambientale:
nei sistemi di trasporto (tecnonologia Treno-Tram);
nell’infrastrutturazione degli Agglomerati ASI;
nella produzione di energia da fonti alternative (eolico, fotovoltaico, biomasse);
nella rifunzionalizzazione dei siti inquinati;
nell’utilizzo della risorsa idrica in settori dell’ecosistema connotati da un elevato (e spesso
discontinuo) livello di domanda (agricoltura, turismo ed aree urbane);
nel ciclo integrato dei rifiuti;
nella riqualificazione del Paesaggio;
nella tutela delle spiagge e delle coste;
nella riqualificazione delle Borgate;
nella tutela e nel riutilizzo del patrimonio storico-culturale.
303
7.
MISURE PREVISTE PER IL MONITORAGGIO
(IL SISTEMA DI MONITORAGGIO)
Il sistema di monitoraggio degli effetti ambientali significativi del Programma che si intende attuare
fa riferimento a quanto previsto, in particolare, dall’art. 9, comma 1 lett. c) e dall’art. 10 dalla
Direttiva Comunitaria 2001/42/CE.
L’attività di monitoraggio può genericamente essere definita come l’insieme delle procedure e delle
attività finalizzate a fornire un costante flusso di informazioni sullo stato di avanzamento del
Programma, sui problemi che si incontrano nella fase di attuazione, sull’efficienza con cui gli
interventi vengono realizzati, sull’efficacia con cui gli obiettivi vengono raggiunti.
Il monitoraggio serve dunque per verificare in itinere il processo di programmazione e di
realizzazione dei singoli interventi attivati e ad individuare le eventuali criticità di attuazione degli
interventi e la definizione delle azioni utili alla risoluzione delle stesse, al fine di garantire il
perseguimento degli obiettivi generali del Programma.
Ai fini della VAS, il monitoraggio degli effetti ambientali significativi del Programma ha la finalità di:
osservare l’evoluzione del contesto ambientale di riferimento del Programma, anche al fine di
individuare effetti ambientali imprevisti non direttamente riconducibili alla realizzazione degli
interventi;
individuare gli effetti ambientali significativi derivanti dall’attuazione del Programma;
verificare l’adozione delle misure di mitigazione previste nella realizzazione dei singoli
interventi;
verificare la qualità delle informazioni contenute nel Rapporto Ambientale;
verificare la rispondenza del Programma agli obiettivi di protezione dell’ambiente individuati nel
Rapporto Ambientale;
consentire di definire e adottare le opportune misure correttive che si rendano necessarie in
caso di effetti ambientali significativi.
Il monitoraggio rappresenta, quindi, un aspetto sostanziale del carattere strategico della
Valutazione Ambientale, trattandosi di una fase pro – attiva, dalla quale trarre indicazioni per il
progressivo riallineamento dei contenuti del Programma agli obiettivi di protezione ambientale
stabiliti, con azioni specifiche correttive.
In tal senso, il monitoraggio rappresenta un’attività più complessa e articolata della mera raccolta
e aggiornamento di informazioni, ma è una attività di supporto alle decisioni, anche collegata ad
analisi valutative.
Come indicato nel QSN 2007-2013 (paragrafo VI.2.3), il monitoraggio previsto dalla procedura VAS
costituisce “una opportunità e una base di partenza per la considerazione nelle
valutazioni degli aspetti di impatto ambientale”.
304
7.1
PROPOSTA DI ADOZIONE DI UN SISTEMA DI INDICATORI AMBIENTALI
La scelta metodologica è quella di focalizzare il monitoraggio sulle sollecitazioni ambientali
direttamente generate dal Programma, e di effettuarne il monitoraggio attraverso i seguenti due
tipi di informazione:
l’evoluzione
delle
caratteristiche
ambientali
del
contesto
di
riferimento
attraverso
l’aggiornamento del set di indicatori di contesto;
l’analisi delle performance ambientali prodotte dall’attuazione delle linee d’intervento del
Programma, in rapporto agli obiettivi di sostenibilità ed agli effetti ambientali individuati nel
corso dello svolgimento della VAS, attraverso la costruzione di un set di indicatori specifici
prestazionali, che hanno lo scopo di controllare stato di realizzazione, risultati conseguiti ed
impatti generati.
La filosofia dell’approccio è quella di costruire indicatori che consentano di valutare l’importanza
degli effetti ambientali del PSAV rispetto al contesto e quindi, indirettamente, del potenziale effetto
del Programma sullo stato dell’ambiente. Una elevata incidenza delle pressioni ambientali del Piano
sul contesto, o in particolari aree caratterizzate da problematiche ambientali, verrebbe quindi ad
essere interpretata come segnale di allerta ed eventualmente di necessità di misure correttive.
Il primo dei due livelli del sistema di indicatori individuato (indicatori di contesto) fa riferimento
al set di indicatori utilizzato per l’analisi di contesto ed è basato essenzialmente sulle pubblicazioni
periodiche ISTAT, APAT e di altre Autorità ed Enti competenti per territorio.
Gli indicatori di contesto sono utilizzati per aggiornare il quadro di riferimento ambientale
analizzato nel Rapporto, al fine di evidenziarne le evoluzioni e far emergere eventuali effetti non
previsti nella fase di valutazione ambientale (anche se non direttamente attribuibili all’attuazione
del Programma), utili sia per orientare l’attuazione degli interventi, sia per verificare la direzione
assunta dal Programma relativamente agli obiettivi di protezione ambientale individuati.
Relativamente al secondo livello, gli indicatori prestazionali sono selezionati per stimare le
ricadute ambientali scaturite dalle azioni del Programma:
gli indicatori di realizzazione sono direttamente collegati all’attuazione delle varie linee di
attività;
gli indicatori di risultato sono direttamente legati agli effetti prodotti dall’attuazione delle
linee d’intervento.
Gli indicatori di contesto individuati nella successiva (Tab. 1) sono stati selezionati come
particolarmente rappresentativi tra quelli utilizzati nell’analisi del contesto ambientale sviluppata
nel Capitolo 4 del Rapporto Ambientale.
305
(Tab. 1) - Indicatori di Contesto per il monitoraggio degli effetti ambientali del Programma
Energia da fonti rinnovabili:
- Produzione di energia elettrica per fonte
- Produzione di energia elettrica da cogenerazione
- Potenza elettrica installata di impianti che usano fonti rinnovabili MWh
- Produzione lorda di energia elettrica da fonti rinnovabili MWh/anno
- Capacità produttiva di energia termica da fonti rinnovabili in MWt installati
- Produzione di energia termica da fonti rinnovabili MWt/anno
Consumi energetici:
- Consumi finali di energia elettrica per settore economico
- Consumi finali e totali di energia per settore economico
Qualità dell’aria:
- Emissioni di NOx complessive
- Emissioni PM10 complessive
- Emissioni di O3 complessive
- Emissioni di CO
- Emissioni di PTS
Biodiversità e Paesaggio:
- Stato di conservazione dei SIC/pSIC interessati
- Lunghezza corridoi ecologici
- Superficie di aree umide riqualificate
- Diminuzione impatti negativi su aree umide
Suolo e risorse idriche:
- Incremento della Superficie urbanizzata
- SAU
- Entità degli incendi boschivi
- Indice di biopotenzialità territoriale
- Superficie forestale
- Uso delle risorse idriche
- Rinaturalizzazione dei corpi idrici stagionali
Aree a rischio ambientale:
- Aree a rischio desertificazione
- Numero interventi di bonifica
Valorizzazione aree costiere:
- Metri lineari di spiaggia libera e accessibile
- Metri lineari di strade litoranee depotenziate o rese pedonali/ciclabili
- Criticità dell’erosione costiera
Rigenerazione urbana e territoriale
- Numero programmi di rigenerazione proposti
- Presenza di politiche integrate
- Numero servizi pubblici (n. Unità istruzione, sanità e servizi sociali, altri servizi pubblici, sociali e personali)
per 1.000 abitanti
- Superficie parchi urbani
- Numero interventi mobilità sostenibile
- Piano dei tratturi approvati
Inquinamento elettromagnetico:
- Superamento dei limiti per i campi elettrici e magnetici prodotti da elettrodotti, azioni di risanamento
Gestione dei rifiuti:
- Quantità di rifiuti avviati a recupero energetico
- Quantità di rifiuti speciali pericolosi prodotti
Seguono tabelle (Tabb. 2-6) in cui vengono individuati gli indicatori di realizzazione e gli indicatori
di risultato15 per ogni Obiettivo di Indirizzo previsto dal Programma di Area Vasta “Capitanata
2020” ai fini del monitoraggio.
15
Il simbolo riportato a fianco del relativo indicatore esprime l’incidenza ambientale, più o meno diretta,
di tale indicatore prestazionale.
306
(TAB. 2) OBIETTIVO INDIRIZZO: RETI E MOBILITA’
OBIETTIVO
GENERALE
OBIETTIVI
SPECIFICI
INDICATORI DI
REALIZZAZIONE
Accessibilità diffusa:
tempi di percorrenza per
garantire le reciproche
connessioni a livello
territoriale.
Contribuire allo
sviluppo socioeconomico e
territoriale
della Capitanata
potenziando la
sua accessibilità
interna e
la sua
integrazione nello
spazio euromediterraneo.
Creazione di un
sistema integrato e
coordinato del
trasporto
pubblico e privato di
persone e merci che
garantisca
le esigenze di
mobilità interna in
una ottica di
sostenibilità
ambientale e a
sostegno della
coesione sociale in
Area Vasta.
Accessibilità a poli e reti
principali:
tempi di accesso dal
territorio ai poli funzionali
a valenza provinciale e
alla rete SNIT
di I livello.
Funzionalità e sicurezza
della rete stradale:
a) riduzione delle
percorrenze sulla rete
stradale;
b) innalzamento del livello
di servizio della rete
stradale;
c) riduzione
dell'incidentalità.
Attrattività della rete
del trasporto pubblico
locale:
passeggeri trasportati
sulla rete multimodale di
TPL.
Livelli di servizio
garantiti della rete di
trasporto pubblico locale:
a) popolazione servita;
b) numero di
collegamenti offerti e
tempi di viaggio per
relazione;
c) posti*km e posti*h.
Sostenibilità
ambientale: emissioni dei
principali inquinanti.
307
INDICATORI DI
RISULTATO
(TAB. 3) OBIETTIVO INDIRIZZO: GOVERNANCE E PROCESSI
OBIETTIVO
GENERALE
OBIETTIVI
SPECIFICI
INDICATORI DI
REALIZZAZIONE
INDICATORI DI
RISULTATO
Sondaggio per rilevare la
percezione della
popolazione di Area Vasta
in merito a:
- grado libertà civili e
diritti politici;
- stabilità politica;
- qualità dei servizi
pubblici;
- credibilità delle
Autorità Locali;
- qualità apparato
burocratico;
- indipendenza dei
funzionari pubblici
dalle pressioni
politiche;
- fiducia nella capacità
delle P.A. di applicare
le leggi;
- livello di sicurezza;
- livello di corruzione.
Processi integrati
e unitari per il
governo dello
sviluppo
territoriale
Integrazione e
coordinamento degli
attori locali, pubblici
e privati, nel
governo, anche
innovativo, dei
processi
di sviluppo
Valutazione periodica
dei tempi medi di presa
delle decisioni e della
relativa
implementazione.
Numero di iniziative
riguardanti processi di
sviluppo in cui è coinvolto
il partenariato.
Esistenza lista con la
ripartizione delle competenze
e delle responsabilità, validata
da tutti gli attori locali.
Numero di informazioni
scambiate.
Flussi di investimenti diretti
dall'estero.
Arrivi/presenze di turisti.
Migliorata qualità dei
servizi al cittadino ed
alle imprese
nei Comuni dell'Area
Sondaggio rivolto ai
cittadini e alle imprese in
modo da valutarne il
grado di soddisfazione.
Numero e tipologia di servizi
certificati.
Partecipazione attiva
e responsabile della
cittadinanza
e degli stakeholders
nei processi di
Pianificazione e nella
relativa
implementazione
Numero iniziative in cui
risulta attiva la
partecipazione della
cittadinanza, sia
in fase di pianificazione
che di implementazione.
Sondaggio rivolto ai
cittadini e agli stakeholders in
modo da valutare il grado di
partecipazione e il grado di
conoscenza del PSAV.
308
(TAB. 4) OBIETTIVO INDIRIZZO: PRODUZIONE E SERVIZI
OBIETTIVO
GENERALE
Accresciuta
competitività
territoriale con
particolare
enfasi per
settore turistico
ed
agroalimentare
OBIETTIVI
SPECIFICI
INDICATORI DI
REALIZZAZIONE
INDICATORI DI
RISULTATO
Tasso di crescita del
PIL pro-capite.
Numero progetti.
Numero interventi.
% della popolazione
interessata.
Elevato livello di
innovazione di
processo/prodotto/mercato
Sistema delle piccole e
medie imprese sostenuto e
potenziato
Numero nuovi
brevetti concessi
(interventi per il
potenziamento di
infrastrutture digitali e
sostegno alle attività di
sviluppo
sperimentale e
all'innovazione
di processo e
organizzativa delle PMI
e aiuti alla nascita e
sviluppo di piccole
imprese innovative).
Indice generale
infrastrutture economiche
Numero nuovi spin-off
Indice di produttività della
forza lavoro.
Rafforzamento del
potenziale tecnologico
e infrastrutturale della
Regione.
Sondaggio tra gli attori
dello sviluppo
economico locale.
Interventi per il
potenziamento di
infrastrutture digitali
Numero di imprese che
investono in
R&S/ totale numero di
imprese.
Spesa privata in R&S
in % del PIL.
Spesa in R&S per settore
produttivo.
Incidenza della Spesa
Pubblica in R&S
Tasso di occupazione alla
fine dei
percorsi formativi.
Tasso di apertura ai
mercati esteri
Numero progetti che
impiegano totalmente il
sovvenzionamento
ottenuto/Numero progetti
approvati.
Propensione
all'esportazione
Numero imprese coinvolte
in processi di
internazionalizzazione.
Variazione del fatturato
e dell’export delle
imprese del distretto –
filiera. Numero imprese
beneficiarie
Sondaggio tra gli attori
dello sviluppo economico
locale: % di imprese che
introducono innovazioni.
309
Nuovi distretti riconosciuti
dalla Regione Puglia.
(TAB. 4) OBIETTIVO INDIRIZZO: PRODUZIONE E SERVIZI
OBIETTIVO
GENERALE
OBIETTIVI
SPECIFICI
INDICATORI DI
REALIZZAZIONE
INDICATORI DI
RISULTATO
Numero imprese insediate
nelle aree
create o completate.
Numero di contrattazioni
(intra e inter distretto)
portate a buon fine.
(TAB. 5) OBIETTIVO INDIRIZZO: AMBIENTE E SPAZIO RURALE
OBIETTIVO
GENERALE
OBIETTIVI
SPECIFICI
Sviluppo e
valorizzazione
sostenibile delle
risorse naturali
INDICATORI DI
REALIZZAZIONE
INDICATORI DI
RISULTATO
Environmental Space
Use.
Aree Protette (IUCN
class 3,4) (International
Union for Conservation of
Nature).
Riduzione della
pressione
antropogenica
sull'ambiente
e sul paesaggio
nell'Area Vasta di
Capitanata
Impronta ecologica
Area Vasta Capitanata
(calcolo).
Consumo di acqua per uso
domestico (m3 /anno e m3
per abitante), industriale (m3
/anno), agricolo-zootecnico
(m3 /anno).
Consumo pro-capite della
risorsa idrica
(m3/residenti/anno).
Impianti di depurazione
delle acque reflue urbane in
esercizio che servono il
Comune.
Percentuale di popolazione
residente nel comune servita
da impianti di depurazione
delle acque reflue urbane.
Conformità dei sistemi di
depurazione delle acque
reflue urbane.
Nuovi insediamenti sul
territorio.
Numero ONG-associazioni
ambientali durante gli incontri
inerenti alla
progettazione/totale
partecipanti.
Numero di certificazioni
ambientali rilasciate a
strutture turistiche.
Consumi di energia.
Energia elettrica prodotta
da fonti rinnovabili (%).
310
(TAB. 5) OBIETTIVO INDIRIZZO: AMBIENTE E SPAZIO RURALE
OBIETTIVO
GENERALE
OBIETTIVI
SPECIFICI
INDICATORI DI
REALIZZAZIONE
INDICATORI DI
RISULTATO
Energia prodotta da fonti
rinnovabili.
Energia prodotta da fonti
fossili.
Emissioni di gas serra da
processi energetici.
N. di aziende registrate
EMAS presenti sul
territorio di Area Vasta.
Produzione procapite di
rifiuti urbani (kg/abitante
anno).
Quantità di rifiuti urbani
raccolti in modo differenziato.
Incidenza della raccolta
differenziata sui RU totali
(%).
N. di campagne di
sensibilizzazione realizzate
per la raccolta differenziata.
N. di impianti di
trattamento e smaltimento
utilizzati per tipologia
Agricultural Eco - efficiency
(insieme di indicatori).
N. aziende agricole che
aderiscono a misure
ecocompatibili e che praticano
agricoltura biologica.
Percentuale presenza
pesticidi nelle acque del
sottosuolo.
Numero di aziende
certificate UNIEN-ISO
14001 presenti sul
territorio di Area Vasta.
Confronto tra numero e
stato (indice di biodiversità)
aree protette ad inizio
progetto e a fine progetto.
Superficie di aree protette
sul totale della superficie di
competenza
dell’amministrazione locale.
N. di incendi boschivi/sup.
boschiva.
N. di cacciatori/sup. in cui è
possibile cacciare (indice che
misura la pressione
venatoria).
N. di abitanti per ettaro di
superficie urbanizzata.
Superficie artificiale sul
totale della superficie di
competenza
311
(TAB. 5) OBIETTIVO INDIRIZZO: AMBIENTE E SPAZIO RURALE
OBIETTIVO
GENERALE
OBIETTIVI
SPECIFICI
INDICATORI DI
REALIZZAZIONE
INDICATORI DI
RISULTATO
dell’amministrazione locale:
%.
Densità di verde urbano
(percentuale sulla superficie
comunale).
Numero e superficie delle
aree che necessitano di
interventi di bonifica.
(TAB. 6) OBIETTIVO INDIRIZZO: CITTÀ E SOLIDARIETÀ
OBIETTIVO
GENERALE
Miglioramento
della coesione
sociale in una
logica di
sviluppo
sostenibile
OBIETTIVI
SPECIFICI
INDICATORI DI
REALIZZAZIONE
INDICATORI DI
RISULTATO
Tasso "rischio di povertà".
Coefficiente di Gini.
Recupero,
valorizzazione e
sviluppo del capitale
sociale, umano e
culturale
Sondaggio tra la
popolazione di Area Vasta
relativo alla percezione
del benessere soggettivo.
Numero di iniziative
realizzate.
Numero e tipologia di soggetti
coinvolti nelle iniziative.
Tasso di occupazione totale.
Tasso di occupazione
femminile.
Tasso di disoccupazione
giovanile.
Indici su diversi aspetti delle
condizioni lavorative
(condizioni lavorative fisiche e
psicologiche, autonomia e
intensità di lavoro).
Numero infortuni sul lavoro
Indice di dotazione di
strutture culturali e
ricreative.
Numero famiglie che hanno
accesso ad Internet/numero
totale di famiglie.
Numero di imprese coperte
dall’accesso a banda larga
/Numero totale di imprese.
Numero corsi di formazione
gratuiti.
Numero di partecipanti ai
corsi.
Sondaggio tra i partecipanti
sulla qualità dei percorsi
formativi.
Spesa provinciale per
312
(TAB. 6) OBIETTIVO INDIRIZZO: CITTÀ E SOLIDARIETÀ
OBIETTIVO
GENERALE
OBIETTIVI
SPECIFICI
INDICATORI DI
REALIZZAZIONE
INDICATORI DI
RISULTATO
interventi e servizi socioassistenziali a favore dei
target group individuati.
Indici di Inserimento
territoriale degli immigrati in
Area Vasta (Indice di
Polarizzazione, Indice di
diversificazione culturale,
Indice di inserimento
lavorativo, Indice di stabilità
sociale).
Indice di dotazione di
strutture per l'istruzione.
Tempo medio di attesa per
cure mediche necessarie.
Distanza dagli ospedali.
Numero di residenti che si
curano al di fuori del territorio
di Area Vasta.
Censimento sui progetti
finanziati in Area Vasta
Capitanata tramite il PSR
Puglia 2007-2013.
Indice di criminalità.
Numero delitti
denunciati/popolazione
*100.000.
Indice di dotazione di
infrastrutture Sociali.
Numero di minori di 18 anni
denunciati per i quali
l'Autorità Giudiziaria ha
iniziato l'azione penale/
100.000 minori.
% forza lavoro coinvolta in
percorsi formativi.
Tasso di occupazione
irregolare.
Numero infrazioni denunciate
relative a normativa sicurezza
sui luoghi di lavoro.
Popolazione coperta
dall’accesso a banda larga
/popolazione totale.
Indice di dotazione di
strutture sanitarie.
Tempi medi di attesa per
l'accesso alle prestazioni
ambulatoriali prenotate
tramite CUP di Area Vasta.
Numero reclami per mancata
funzionalità del CUP.
313
(TAB. 6) OBIETTIVO INDIRIZZO: CITTÀ E SOLIDARIETÀ
OBIETTIVO
GENERALE
OBIETTIVI
SPECIFICI
INDICATORI DI
REALIZZAZIONE
INDICATORI DI
RISULTATO
Gli Indicatori di Realizzazione e di Risultato che implementano e connotano l’Obiettivo di
Indirizzo “Città e Solidarietà” manifestano una correlazione diretta con la componente
antropica dell’ecosistema di Area Vasta; ovverosia sulla Popolazione e la Salute Umana (Cfr.
Par. 4.2.7).
7.2
RUOLI, COMPETENZE ED ATTUAZIONE DEL MONITORAGGIO
La progettazione del sistema di monitoraggio del Piano Strategico di Area Vasta “Capitanata 2020”
richiede:
l’individuazione della batteria di indicatori ambientali e delle relative fonti;
l’identificazione delle reti di monitoraggio e controllo esistenti utilizzabili e delle modalità di
coordinamento con i sistemi di monitoraggio degli effetti ambientali predisposti per il PO FESR
2007/2013 della Regione Puglia;
la definizione delle modalità e dei tempi di rilevazione e aggiornamento delle informazioni
ambientali pertinenti, anche in relazione ai tempi di realizzazione degli interventi previsti nel
Programma;
la determinazione dei criteri in base ai quali valutare la necessità di adottare misure correttive;
l’indicazione di orientamenti per l’individuazione e l’adozione delle misure opportune per una
rimodulazione dei contenuti e delle azioni previste nel Programma;
la definizione degli strumenti, delle modalità e dei tempi per la comunicazione delle
informazioni derivanti dal monitoraggio (per esempio, attraverso report periodici al Comitato di
Sorveglianza del PO FESR 2007/2013 della Regione Puglia);
la definizione dei ruoli e delle responsabilità per la realizzazione del monitoraggio ambientale;
la definizione delle modalità di coinvolgimento delle autorità con competenze ambientali e della
rete delle Agenzie per la Protezione dell’Ambiente, anche al fine della raccolta di informazioni.
Gli elementi del sistema di monitoraggio possono essere utilmente inclusi in un Piano di
Monitoraggio da sottoporre all’approvazione del Comitato di Sorveglianza. Il sistema di
monitoraggio sarà definito in tempo utile all’avvio tempestivo delle attività e contestualmente al
Piano di Valutazione, poiché il monitoraggio rappresenta il necessario supporto informativo
all’integrazione degli aspetti ambientali nelle attività di valutazione, come previsto nel QSN
(paragrafo VI. 2.3).
314
7.3
LE RELAZIONI DI MONITORAGGIO
Il report di monitoraggio si implementerà della verifica della dinamica degli indicatori individuati,
attraverso una serie di informazioni da richiedere sia in fase di erogazione del contributo, sia
durante l’attività di verifica e controllo periodico, anche mediante indagini conoscitive ad hoc,
eventualmente collegate ad attività di valutazione. Ove possibile, le informazioni relative agli
interventi realizzati dal PSAV “Capitanata 2020” e al contesto ambientale di riferimento saranno
inserite in sistemi georeferenziati, anche utilizzando i sistemi attualmente implementati, come il
SIPA della Regione Puglia.
Nell’ottica dell’integrazione delle procedure VAS nel processo di programmazione, il monitoraggio
degli effetti ambientali sarà armonizzato con il sistema complessivo di monitoraggio del
Programma.
Inoltre, allo scopo di evitare duplicazioni, saranno previste modalità di coordinamento con i sistemi
di monitoraggio degli effetti ambientali predisposti per gli altri Piani di Area Vasta, con particolare
riferimento al monitoraggio delle linee di intervento sulle fonti rinnovabili, sul risparmio energetico,
sulle aree di particolare rilevanza ambientale (Biodiversità) e sul Paesaggio e i Beni ArchitettonicoCulturali.
Saranno individuati i sistemi informativi esistenti ed in corso di implementazione, inclusi i sistemi di
georeferenziazione utilizzati per altre procedure e/o richiesti da regolamenti e normative, che
possono essere impiegati per la rilevazione delle informazioni, soprattutto quelle relative
all’evoluzione del contesto ambientale. A tale proposito, appare opportuno un coinvolgimento
dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi tecnici, dell’ARPA Puglia e delle Autorità
Ambientali interessate dal Programma.
Data la coincidenza tra obiettivi del Piano e obiettivi ambientali, per alcuni temi – in maniera
precipua – gli indicatori di programma (di realizzazione e di risultato) collimano con gli indicatori
per il monitoraggio ambientale.
Intendiamo riferirci, in particolare:
all’accessibilità diffusa;
alla funzionalità e sicurezza della rete stradale;
ai livelli di servizio e all’attrattività della rete di trasporto pubblico locale;
alla sostenibilità ambientale del sistema trasportistico locale;
agli interventi per il potenziamento delle infrastrutture digitali;
all’Environment Space Use;
al monitoraggio delle Aree Protette (IUCN class 3,4) (International Union for Conservation of
Nature);
al calcolo dell’impronta ecologica dell’Area Vasta Capitanata;
315
al monitoraggio della tipologia dei nuovi insediamenti sul territorio;
alla consistenza numerica delle aziende registrate EMAS presenti sul territorio dell’Area Vasta;
al numero di aziende certificate UNIEN-ISO 14001 presenti sul territorio dell’Area Vasta.
Pertanto, alcuni valori target specificati per gli indicatori di programma risultano applicabili anche
agli indicatori per il monitoraggio ambientale.
In ogni caso, saranno definiti valori target specifici per gli indicatori di realizzazione e di risultato
ambientali, con un aggiornamento intermedio al 2010.
Il sistema potrà essere strutturato prevedendo un Soggetto Responsabile del Coordinamento
(l’Amministrazione Provinciale attraverso gli Assessorati alla Programmazione e alle Risorse
Ambientali) ed un gruppo di lavoro – strutturato nel NU.V.A.S. (Nucleo per la Valutazione
Ambientale Strategica, con funzioni di supporto tecnico alla VAS e ai processi di Governance
Ambientale) – che interagirà con il Comitato di Sorveglianza del Programma.
316
ALLEGATI
ALLEGATO I - ELENCO DELLE AUTORITA’ DA CONSULTARE
Di seguito si riporta l’elenco delle Autorità con competenze ambientali e i settori del pubblico già
consultati in fase di elaborazione del Documento di Valutazione Ambientale Strategica e che
saranno oggetto di consultazione nella fase di monitoraggio della realizzazione del Programma:
•
Regione Puglia
•
Provincia di Foggia
•
Comuni dell’Area Vasta (Apricena; Carapelle; Carpino; Cerignola; Chiesti; Foggia; Ischitella;
Isole Tremiti; Lesina; Manfredonia; Mattinata; Monte Sant'Angelo; Ordina; Ortanova; Orsara;
Peschici; Poggio Imperiale; Rignano Garganico; Rodi Garganico; San Giovanni Rotondo; San
Marco in Lamis; San Paolo Civitate; Sannicandro Garganico; San Severo; Serracapriola;
Stornara; Stornarella; Torremaggiore; Vico del Gargano; Vieste; Zapponeta)
•
Autorità di Bacino della Puglia
•
Protezione Civile
•
ARPA Puglia
•
Consorzio di Bonifica
•
ATO Puglia
•
Comunità Montana del Fortore
•
Comunità Montana Monti Dauni Settentrionali
•
Comunità Montana Gargano
•
Corpo Forestale dello Stato
•
Ente Parco del Gargano
•
Ente Parco dell’Incoronata
•
ASL
•
Sovrintendenza Archeologica della Puglia
•
Sovrintendenza dei Beni Architettonici per il Paesaggio
•
Associazioni Ambientaliste (Istituto Nazionale di Urbanistica, Legambiente, Lipu, WWF, Italia
Nostra, ANEV, Lega Navale Italiana sez. Manfredonia)
•
Università degli Studi di Foggia
•
CNR
•
ANICAV
•
CCIAA
•
CIA
•
CNA
318
•
COLDIRETTI
•
CONART
•
CONFAGRICOLTURA
•
CONFARTIGIANATO
•
CONFCOMMERCIO
•
CONFAPI
•
CONFESERCENTI
•
CONFETRA
•
CONFINDUSTRIA
•
CONSORZIO ASI
•
FEDERCOOPESCA
•
CGIL, CISL, UIL, UGL
•
Ordine Provinciale degli Ingegneri
•
Ordine Provinciale degli Architetti
•
Ordine Provinciale dei Geologi
•
Ordine Provinciale degli Agronomi
•
Ordine Provinciale dei Medici
•
Ordine Provinciale dei Dottori Commercialisti
•
Ordine dei Biologi
•
Ordine dei Chimici
•
Collegio Provinciale dei Geometri
•
Collegio Provinciale dei Periti Agrari
•
Collegio Provinciale dei Periti Industriali
•
Collegio Provinciale dei Ragionieri e dei Periti Commerciali
•
Ordine Provinciale dei Veterinari
•
Ordine Provinciale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali
319
ALLEGATO II - INDICATORI PER L’ANALISI DI CONTESTO
Gli indicatori di contesto di seguito riportati sono già stati selezionati come particolarmente
rappresentativi tra quelli utilizzati nell’analisi del contesto ambientale sviluppata nel Capitolo 4 del
Rapporto Ambientale e verranno altresì utilizzati nell’attività di monitoraggio delle varie fasi di
realizzazione del Programma:
1. Energia da fonti rinnovabili:
- Produzione di energia elettrica per fonte
- Produzione di energia elettrica da cogenerazione
- Potenza elettrica installata di impianti che usano fonti rinnovabili MWh
- Produzione lorda di energia elettrica da fonti rinnovabili MWh/anno
- Capacità produttiva di energia termica da fonti rinnovabili in MWt installati
- Produzione di energia termica da fonti rinnovabili MWt/anno
2. Consumi energetici:
- Consumi finali di energia elettrica per settore economico
- Consumi finali e totali di energia per settore economico
3. Qualità dell’aria:
- Emissioni di NOx complessive
- Emissioni PM10 complessive
- Emissioni di O3 complessive
- Emissioni di CO
- Emissioni di PTS
4. Biodiversità e Paesaggio:
- Stato di conservazione dei SIC/pSIC interessati
- Lunghezza corridoi ecologici
- Superficie di aree umide riqualificate
- Diminuzione impatti negativi su aree umide
5. Suolo e risorse idriche:
- Incremento della Superficie urbanizzata
- SAU
- Entità degli incendi boschivi
- Indice di biopotenzialità territoriale
- Superficie forestale
- Uso delle risorse idriche
- Rinaturalizzazione dei corpi idrici stagionali
6. Aree a rischio ambientale:
- Aree a rischio desertificazione
- Numero interventi di bonifica
7. Valorizzazione aree costiere:
- Metri lineari di spiaggia libera e accessibile
- Metri lineari di strade litoranee depotenziate o rese pedonali/ciclabili
- Criticità dell’erosione costiera
8. Rigenerazione urbana e territoriale
- Numero programmi di rigenerazione proposti
320
- Presenza di politiche integrate
- Numero servizi pubblici (n. Unità istruzione, sanità e servizi sociali, altri servizi pubblici, sociali e
personali) per 1.000 abitanti
- Superficie parchi urbani
- Numero interventi mobilità sostenibile
- Piano dei tratturi approvati
9. Inquinamento elettromagnetico:
- Superamento dei limiti per i campi elettrici e magnetici prodotti da elettrodotti, azioni di
risanamento
10.
Gestione dei rifiuti:
- Quantità di rifiuti avviati a recupero energetico
321
ALLEGATO III – TABELLA COERENZA PIANI
Come già precisato al Cap. 3, la “Vision di Area Vasta” risulta strutturata su cinque obiettivi di
indirizzo, ciascuno dei quali è a sua volta declinato in più ambiti di intervento.
L’articolazione degli obiettivi, pur nella sua semplicità e immediatezza dal punto di vista della
comprensione e della comunicazione degli orizzonti strategici del Piano, si caratterizza per un
elevato grado di trasversalità degli ambiti di intervento che lo compongono, essendo ciascuno di
questi riconducibile direttamente e/o indirettamente non solo all’obiettivo di riferimento ma anche
agli altri obiettivi, cui concorre per il conseguimento dei risultati attesi.
L’attività di riallineamento rispetto al più generale quadro programmatico di livello regionale ha
permesso, non solo di verificare la coerenza degli obiettivi che compongono la vision con la
programmazione sovraordinata, ma anche di riannodare le coerenze interne alla stessa Vision.
Gli strumenti regionali di programmazione su cui è stata effettuata la verifica di coerenza ed il
relativo riallineamento sono di seguito riportati:
322
QUADRO SINOTTICO DI COERENZA DEL PIANO STRATEGICO DI AREA VASTA
CON GLI ALTRI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE A LIVELLO REGIONALE
DSR, POR- FESR,
POR- FSE, PORFEASR
PEAR, DRAG, Piano
Triennale del
Turismo
Intesa Istituzionale
di Programma e APQ
Sono i principali
strumenti che
guidano la
Programmazione
Unitaria 2007-2013.
Le verifiche di
coerenza sono state
condotte con
riferimento alle Linee
di Indirizzo Generale,
alle Priorità, agli
Obiettivi Generali, al
fine di testare la
tenuta della visione
strategica di area
vasta rispetto alle
direttrici di sviluppo
regionale per il ciclo
di programmazione
2007/2013. Gli
Sono importanti
strumenti di
programmazione
settoriale rispetto ai
quali la verifica di
coerenza è stata
condotta con
riferimento alle
componenti
programmatiche,
procedurali ed
attuative. Tali
strumenti, oltre a
definire indirizzi di tipo
strategico e
programmatico,
attribuiscono funzioni,
delineano procedure,
individuano ambiti di
intervento ben definiti
La programmazione dei
Fondi FAS, al pari dei
documenti regionali di
programmazione relativi
ai Fondi Comunitari, ha
un rilevante impatto
sulla Pianificazione
Strategica di Area Vasta,
soprattutto alla luce del
quadro attuativo e
finanziario disegnato dai
singoli APQ. Le verifiche
di coerenza sono state in
questo caso condotte
con un approccio di tipo
retrospettivo,
ricostruendo la
complessa matrice degli
interventi rilevanti per
l’Area Vasta finanziati
PTCP (Piano
Territoriale di
Coordinamento
Provinciale):
Strumenti di
Panificazione e
Programmazione a
carattere locale1:
Le verifiche di coerenza
sono state realizzate
con riferimento
all’inquadramento
generale ed alle linee
di sviluppo tracciate.
Le verifiche di coerenza,
rispetto alle linee di
indirizzo e agli obiettivi
generali alla base della
Pianificazione Strategica
di Area Vasta, sono state
condotte per evitare
ridondanze e definire un
quadro complessivo di
interventi coerente e
sinergico su scala locale.
In tal senso, le verifiche
effettuate hanno
costantemente dialogato
con le attività svolte
nell’ambito del
sottoprocesso
“mappatura”.
1
Protocollo
d’Intesa
Istituzionale tra
Regione Puglia e
Provincia di
Foggia
Ha rappresentato il
risultato di un
processo
concertativo
promosso dalla
Provincia di Foggia
con la
partecipazione
attiva delle
Autonomie locali e
dei soggetti
economici e sociali
della Capitanata,
che ha consentito
di definire
specifiche priorità
programmatiche.
Tale processo di
lavoro ha trovato
una puntuale
La mappatura della programmazione in essere nel territorio dell’Area Vasta ha rivelato una notevole varietà degli strumenti di programmazione e degli attori locali coinvolti. Tra gli
strumenti di programmazione attivati e/o compartecipati si annoverano: i PIT 1 e 10; 3 PIS (Gargano, Normanno-Svevo-Angioino e Barocco Pugliese-Alto Tavoliere); l’esperienza dei
Programmi LEADER con la presenza di 4 presidi GAL (Gruppi di Azione Locale); la realizzazione di 6 Patti Territoriali e del Contratto d’Area di Manfredonia; l’attivazione dei Programmi
EQUAL, C.A.R.E. e Dauniavalley.
323
QUADRO SINOTTICO DI COERENZA DEL PIANO STRATEGICO DI AREA VASTA
CON GLI ALTRI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE A LIVELLO REGIONALE
DSR, POR- FESR,
POR- FSE, PORFEASR
PEAR, DRAG, Piano
Triennale del
Turismo
obiettivi specifici e le
linee di intervento
declinate all’interno
dei Programmi
Operativi hanno
rappresentato inoltre
una traccia su cui
avviare una prima
selezione di tipo
operativo sugli
investimenti e le
iniziative che
andranno a
sostanziare la
componente attuativa
del Piano Strategico di
Area Vasta. La verifica
è stata in questo
senso condotta anche
con riferimento alle
dotazioni finanziarie
assegnate a ciascuna
linea di intervento in
sede di P.O.
ed impattano
sull’impianto generale
del Piano Strategico di
Area Vasta soprattutto
per quel che riguarda
la costruzione dei PUG,
le scelte in materia
energetica ed
ambientale, le
strategie sul turismo.
Intesa Istituzionale
di Programma e APQ
attraverso lo strumento
degli Accordi di
Programma Quadro. In
questo senso, le analisi
hanno assunto quali
documenti di riferimento
gli APQ - con i relativi
articolati e relazioni
tecniche - e le relazioni
di accompagnamento
alle delibere regionali di
ripartizione
intersettoriale delle
risorse FAS, all’interno
delle quali si descrivono i
criteri di assegnazione
delle risorse e gli
obiettivi generali per
ogni settore di
intervento da perseguire
attraverso la
sottoscrizione degli
Accordi. E’ stato
possibile consultare gli
atti integrativi agli APQ
324
PTCP (Piano
Territoriale di
Coordinamento
Provinciale):
Strumenti di
Panificazione e
Programmazione a
carattere locale1:
Protocollo
d’Intesa
Istituzionale tra
Regione Puglia e
Provincia di
Foggia
definizione
nell’ambito di una
proposta, inoltrata
alla Regione Puglia
dalla Provincia di
Foggia, finalizzata
a promuovere un
accordo tra
Regione e
Provincia per lo
sviluppo territoriale
provinciale.
QUADRO SINOTTICO DI COERENZA DEL PIANO STRATEGICO DI AREA VASTA
CON GLI ALTRI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE A LIVELLO REGIONALE
DSR, POR- FESR,
POR- FSE, PORFEASR
PEAR, DRAG, Piano
Triennale del
Turismo
Intesa Istituzionale
di Programma e APQ
stipulati a tutto ottobre
2007. Sono state inoltre
considerate, in via
indicativa, le ripartizioni
dei Fondi FAS assegnati
con la Delibera CIPE
3/2006.
325
PTCP (Piano
Territoriale di
Coordinamento
Provinciale):
Strumenti di
Panificazione e
Programmazione a
carattere locale1:
Protocollo
d’Intesa
Istituzionale tra
Regione Puglia e
Provincia di
Foggia