Anno 3 - N. 11 Novembre 2005
Transcript
Anno 3 - N. 11 Novembre 2005
Novembre 2005 Anno 3 - N. 11 DISTRIBUZIONE GRATUITA Spedizione in A.P. 70% - Filiale di Ancona I continui disagi di Via Carducci Continuano i disagi per commercianti e residenti di Via Carducci. I lavori avviati ad aprile rischiano di non rispettare i tempi. Alle pagine 12-13 In bici alla scoperta del territorio L’entroterra senigalliese si presta per lunghe passeggiate in bicicletta. Lo ha detto anche il commentatore tv Davide Cassani. A pagina 20 Il rilancio dell’atletica leggera L’Atletica Senigallia è intenzionata a tornare ai fasti di un tempo. La società è impegnata in una politica di rilancio. A pagina 23 Foto di Marco Principi Novembre 2005 2 l’Eco [email protected] Novembre 2005 COMMENTI & OPINIONI Quale futuro per il Foro Annonario? Sono molti a chiedersi quale sarà il futuro del Foro Annonario. Già l’immagine architettonica uscita dal recente rifacimento della pavimentazione non ci sembra più la stessa che ha caratterizzato per due secoli il principale spazio commerciale della città: l’elevazione della quota del pavimento infatti e l’eliminazione della fascia sopraelevata lungo il colonnato hanno prodotto un evidente effetto di schiacciamento, trasformando quella che era stata concepita come piazza del mercato in una specie anfiteatro o salotto all’aperto. Se è questo il progetto finale, allora si spiega anche l’intenzione di ridimensionare in spazi angusti e inadatti il tradizionale mercato della frutta e verdura, cancellando o sminuendo il ruolo che ha sempre avuto questo luogo nel contesto e nell’economia della città. La fine del mercato (che questo è poi in sostanza quello cui si va incontro) significherebbe cancellare un’immagine storica della città e con essa un pezzo della memoria collettiva; penalizzare il piccolo commercio di frutta e verdura insieme alla piccola produzione, spesso anche di qualità, se non altro per la sua freschezza; marginalizzare un luogo frequentato giornalmente da una folla di cittadini, rischiando anche di danneggiare l’attività economica dei negozi sottostanti il porticato; sottrarre il mercato di quartiere agli abitanti del centro storico e del rione porto, soprattutto agli anziani, e con esso la funzione calmieratrice che svolge questa forma di commercializzazione diret- ta. Ma soprattutto si eliminerebbe un momento importante di vita collettiva all’interno del centro storico e insieme quella nota di colore e di pittoresca animazione tipica dei mercati all’aperto: senza la piacevole confusione di tendoni e bancarelle, senza i colori e gli odori della frutta e della verdura messa in mostra su tutto lo spazio della piazza (che non hanno certo bisogno di essere omologati con il bel progetto da affidare all’architetto di turno), senza il vocio della folla e le grida degli ambulanti che significato avrebbero un mercato pubblico e la piazza stessa? Le ragioni e la convenienza di questa scelta non le comprendiamo, come non comprendiamo come si possa decidere il destino di un pez- zo così importante della città (ma questa sembra ormai una prassi consolidata) senza un confronto con i cittadini. Ma è lo stesso ruolo e significato di uno dei monumenti più importanti della città che viene messo in discussione. L’architettura dei monumenti infatti trova sempre la sua ragione di essere nella sintesi di forma e funzione: modificata la forma, sottratta la funzione, c’è il rischio che il Foro Annonario diventi un vuoto simulacro, impoverito della sua funzione sociale e un’altra inutile testimonianza di un progetto ambizioso quanto velleitario di trasformare la città prima di capirla. Il Consiglio Direttivo del Gruppo Società e Ambiente di Senigallia Diritto di voto agli immigrati di MARIO CAVALLARI* Il fenomeno dell’immigrazione appartiene alla storia dell’uomo da quando di lui abbiamo traccia sulla terra: storicamente non ha mai conosciuto soste ed ha portato tanta gente, spesso interi popoli, da un luogo ad un altro del pianeta, per motivi diversi, ma quasi sempre per necessità di sopravvivenza o di fuga da situazioni di vita difficili o insostenibili. L’Italia ha conosciuto questa triste necessità in tempi non molto lontani : ora siamo noi, insieme con tanti paesi europei, i destinatari di questo fenomeno storico. Esso va affrontato con lucida analisi storica, appunto, con intelligenza capace di cogliere il senso della storia , rivolta al futuro e, quindi, con sensibilità umana, civile e sociale. Al di fuori di queste coordinate , il fenomeno può assumere, come ha già assunto, aspetti tragici che richiamano alla memoria vicende drammatiche che diciamo sempre di non voler ripetere. I dati ISTAT riportano 2,4 milioni di stranieri presenti sul territorio nazionale.. A Senigallia si registrano circa 2000 presenze di immigrati regolari. Scriveva poco tempo fa il consigliere comunale aggiunto Mihaela Rjoiu Rodica : “La nostra città è già in cammino verso un futuro che sarà sempre più multiculturale: 2000 stranieri residenti. Si tratta di persone sempre più integrate nel tessuto sociale , economico della città e lo dimostra il crescente numero di coniugati, donne e giovani con meno di 15 anni. Sta crescendo la seconda generazione di immigrati, quella dei figli, quella decisiva per l’integrazione…non può andare lontana una società di chi ha diritto e di chi non ne ha”. Quali, dunque, le vie dell’integrazione e della piena cittadinanza per essi ? Il diritto al voto amministrativo, obiettivo programmatico di questa amministrazione, rappresenta, a mio parere, la via maestra. E’ fondamentale che i cittadini immigrati possano farsi ascoltare nelle istituzioni locali non solo sui problemi che li riguardano, ma anche su tutti gli altri perché essi non sono una “parte separata” della comunità cittadina e quando è così ciò è fonte di gravi problemi, come si è visto anche recentemente. Per una piena integrazione essi de- vono poter assumere responsabilità sociali e civili ed amministrative, diventando attori, con gli altri cittadini, del progresso sociale e culturale di tutta la comunità. L’assunzione diretta di responsabilità è un forte strumento di autoregolamentazione ed autocontrollo di comportamenti , di situazione difficili e, talvolta, conflittuali, in quanto si diventa corresponsabili sul piano istituzionale del buon andamento della vita cittadina. Gli uomini e le donne che hanno lasciato il loro paese per venire a lavorare nel nostro, in condizione di regolarità, devono essere considerati membri a pieno titolo della comunità : in linea di principio a uguali doveri devono corrispondere uguali diritti. L’elezione del Consigliere Comunale Aggiunto( accezione che ha una connotazione di estraneità ) già in atto nel nostro Comune, costituisce un’occasione di visibilità, di espressione dei bisogni e delle esigenze da parte degli immigrati, di possibile influenzamento delle scelte politico-amministrative : ma non è sufficiente . L’integrazione autentica e piena non può arrestarsi al Consigliere Aggiunto, dovendo a mio avviso, calarsi sulla cittadinanza di residenza.. Questo è l’obiettivo su cui muoversi: favorire processi partecipativi e di corresponsabilizzazione per promuovere un esercizio della cittadinanza attiva sulle scelte amministrative e sulle scelte politiche, culturali e sociali. Il nostro Statuto prevede e regola all’art. 16 l’elezione del Consigliere straniero aggiunto ma senza diritto di voto. Il Documento sulle Linee Programmatiche del Governo Cittadino esposte dal sindaco il 26 luglio esprime un preciso impegno di “grande democrazia e reale integrazione “ che è quello di rendere possibile l’accesso al voto amministrativo degli stranieri regolarmente residenti in città : l’avverbio indica tutte le condizioni necessarie per compiere questo grande passo non solo di democrazia ma soprattutto, ne sono sicuro, di più serena ordinata convivenza civile all’interno della nostra comunità cittadina. * presidente della I° Commissione Consiliare Affari Istituzionali e Personale del Comune di Senigallia l’Eco 3 L’aspetto naturalistico dei corsi d’acqua troppo spesso trascurato di NIKI MORGANTI Spesso capita di ascoltare da amministratori locali e dagli stessi competenti al settore ambientale che i fiumi non sono altro che dei canali in cui l’acqua scorre dalla montagna al mare. Ma un canale è un manufatto antropico, una costruzione dell’uomo. Può un fiume essere definito come tale? Ovviamente no. Un fiume ha una sua origine, un suo corso e una sua “morte”, tutti naturali. Certamente le popolazioni umane nella storia hanno modificato in alcuni fiumi, o per tratti di essi, il loro corso, per esempio apportando argini, al fine di poter sfruttare la risorsa fiume al meglio, adattandola al proprio bisogno. Ma definire un fiume un canale significa sottrarre al fiume la sua naturalità, il suo valore ecologico, il suo straordinario potere di fonte di vita; un corso d’acqua non è soltanto acqua, ma vita, vita espressa in molteplici forme e, oggi più che mai, rifugio di animali e piante che altrimenti sarebbero minacciati: la modifica antropica dell’ambiente ha fatto in modo che dove un tempo cresceva un bosco ora resistano poche “isole” di alberi (questo è solo un esempio di ciò che viene chiamato frammentazione degli habitat), mentre intorno ai fiumi si è mantenuto un discreto livello di vegetazione, al quale è corrisposto un elevato grado di biodiversità; in questi “corridoi verdi” che uniscono i boschi della montagna alle città costiere, infatti, si sono conservati i caratteri naturali, in questo caso, del nostro territorio. Facendo una passeggiata nei sentieri del fiume Misa, per esempio, è sempre più frequente l’incontro con segni e tracce che ci indicano la presenza di cinghiali e caprioli, oltre che del tasso, dell’istrice, della talpa..., mentre si è sempre riparati da un tetto di rami e foglie di alberi anche secolari, come roverelle e pioppi, ma non mancano salici, olmi, arbusti come il biancospino, il sambuco..., erbe quali il tarassaco, gli anemoni dei campi, il farfaraccio, la vitalba...; lungo il nostro corso d’acqua trovano sosta anche numerosi uccelli acquatici (ad esempio aironi, garzette, cavalieri d’Italia) ma non solo (usignolo di fiume, rigogolo, poiana, rampichino...), senza tralasciare il mondo di rettili, anfibi e insetti, rappresentati da natrici, ramarri, rospi, gechi, tritoni, farfalle, mantidi... E l’elenco potrebbe continuare. Da questo se ne deduce che il fiume non è un ambiente morto come un canale, ma è un’esplosione di vita, e gli interventi che vengono fatti lungo i corsi d’acqua per tenerli “puliti” a volte causano più danni che benefici, sia in termini ambientali che umani: ecologicamente si ha perdita di alcune specie, animali e/o vegetali (qualche anno fa il taglio di alberi vecchi o morti nella zona delle Casine ha costretto il picchio a fare ritorno in montagna!), a favore di altre magari non appartenenti al nostro territorio (è il caso di acacie ed ailanti), alterando così l’equilibrio naturale dell’ambiente; inoltre con la “pulizia” degli alvei, benché l’acqua scorra più facilmente verso il mare, fluisce più velocemente, e più velocità significa più energia dell’acqua e quindi più erosione, con tutti i problemi che questo processo porta alle attività umane. Anche alcuni interventi atti a ridurre l’erosione, come quelli che in questi giorni interessano il nostro fiume, in realtà spostano solo il problema, non lo risolvono. Bisogna partire a monte, conoscere il “sistema fiume” nella sua intera complessità, non solo come opera di ingegneria, ma anche e soprattutto dal punto di vista dinamico e naturalistico. La bellezza evocata spesso da amministratori locali nei riguardi del fiume, non rispecchia il più delle volte il valore del fiume stesso. Konrad Lorenz, nel suo libro “L’anello di Re Salomone”, scrive“...chi ha contemplato una volta con i propri occhi la bellezza della natura è destinato alla natura stessa, di cui ha intravisto le meraviglie. E se ha davvero degli occhi per vedere, costui diverrà inevitabilmente un naturalista...”: un fiume “pulito”, agli occhi del naturalista, non è bello, ma è sterile. “Ci impegneremo nonostante i tagli della Finanziaria” di STEFANO SCHIAVONI* Durante l’ultimo consiglio comunale il sindaco Angeloni ha presentato l’ordine del giorno sulle previsioni della Legge Finanziaria per gli Enti locali che è stato votato ed approvato non esclusivamente dai consiglieri di maggioranza ed è stato oggetto di un serrato confronto tra le parti. Per una corretta informazione, a mio avviso, è giusto siano sottolineate le argomentazioni portate dalla maggioranza consiliare durante il dibattito. Il documento specifica correttamente la necessità di un’azione di riequilibrio finanziario da parte del nostro paese nei confronti dell’Europa. Un dato importante da sottolineare è il seguente: il 97% dei comuni italiani ha rispettato i parametri di stabilità interna, contribuendo quindi ad un potenziale rilancio dell’economia e al riequilibrio della finanza pubblica. La domanda d’obbligo è se il governo centrale si sia mosso con la stessa puntualità e capacità d’azione o se abbia rivolto la sua attività prevalentemente alle auto-tutele personali, evidenziando una chiara de-responsabilizzazione nei confronti degli obblighi e degli impegni da corrispondere verso i cittadini italiani e i governi dell’ Unione Europea. Di fatto il peso di questo riequilibrio, ancora di più in questa manovra finanziaria, risulta a carico delle autonomie locali e, purtroppo, i tagli previsti, stimati intorno al 13% del nostro bilancio, dovranno essere applicati sui trasporti pubblici, l’inclusione sociale, il diritto allo studio, le scuole materne etc.. Per Senigallia possiamo quantificare la cifra di 2.544.000 euro di taglio dei trasferimenti dal governo al Comune. Vorrei chiedere ai colleghi della minoranza, come del resto già fatto in consiglio, a quale modello di città pensino e se biblioteche, musei, attività culturali, turismo, sicurezza, servizi relativi alla qualità urbana ed interurbana e promozione turistica possano essere elementi da considerare opzionali per un civile e qualitativo sviluppo di Senigallia. Dobbiamo anche aggiungere che il documento approvato, in sostanza, richiede la riapertura di un confronto tra il governo e le associazioni delle autonomie locali, che a loro volta hanno predisposto specifici o.d.g.. I colleghi di minoranza ci hanno elencato una loro priorità di ipotetici risparmi, denunciando 230.000 euro di spese superflue effettuate dal nostro Comune. Il conto delle spese, riportato dai consiglieri di minoranza, riguarda, tra le altre, attività culturali, sociali, di [email protected] promozione turistico – produttiva e di carattere funzionale che essi ritengono superflue per il nostro Comune. Considerata anche l’esiguità del risparmio proposto in rapporto al taglio dei trasferimenti dal governo al Comune di ben 2.544.000 euro, ritengo che il diritto allo studio, la scuola, l’inclusione sociale, la cultura, i servizi urbani fondamentali, le attività dell’associazionismo locale e la promozione turistica, siano elementi essenziali per l’effettivo e qualitativo sviluppo di Senigallia. Vogliamo infatti pensare, programmare ed attuare progetti ed atti amministrativi che, partendo da precisi valori civili, democratici ed innovativi, costruiscano una città evoluta, ancora più bella, nel rispetto di ogni diritto di cittadinanza. * capogruppo consiliare Ds Senigallia 4 l’Eco ATTUALITA’ Novembre 2005 I rilevamenti dell’Assessorato all’Ambiente della Provincia Stazione eco a pieno regime L’assessorato all’Ambiente della Provincia di Ancona, di cui è responsabile la senigalliese Patrizia Casagrande, sempre sensibile alle problematiche locali di inquinamento, si prodiga costantemente con un notevole impegno finanziario e tecnico, per assicurare il più possibile un’ampia copertura e informazione dei rilevamenti dei dati sulla qualità dell’aria. Così è anche per la stazione ecometeo di Jesi, installata nel 1998, che è predisposta per l’acquisizione dei valori di concentrazione dei seguenti inquinanti: Idrocarburi (NMHC) – Benzene (BTX) – Ossidi di Azoto (NOX) – Polveri sottili (PM10). I dati sono validati dall’Arpam e pubblicati quotidianamente sul sito web della Provincia. La configurazione della stazione è visualizzabile sia sul sito della Provincia che su quello nazionale dell’APAT. Dopo un periodo di manutenzione che non ha dato gli esiti sperati, l’analizzatore di PM10 è stato sostituito con uno strumento nuovo arrivato direttamente dalla casa madre americana. E’ stato installato alla fine di giugno e sta funzionando a regime (cioè i dati di PM10 validati dall’Arpam) dal 1 luglio. E’ anche previsto un ulteriore potenziamento della stazione con l’installazione di un nuovo analizzatore di polveri sottili PM2,5 e di uno di monossido di carbonio (CO). Si ricorda comunque che i valori delle concentrazioni degli inquinanti sono disponibili sul sito web (www.provincia.ancona.it). Una riunione in Provincia presieduta dall’assessore al Turismo Uniti per promuovere le eccellenze Per dare impulso alle forme associative Pronto il piano regionale per le politiche giovanili La Giunta regionale ha deliberato il Piano annuale degli interventi di promozione e coordinamento delle politiche in favore dei giovani per il 2005. Lo stanziamento regionale ammonta complessivamente ad euro 408.258,84. Si tratta del piano attuativo del Programma triennale regionale per i giovani, elaborato secondo questi indirizzi generali: promuovere la partecipazione sociale e il benessere individuale dei giovani compresi nella fascia di età 18 - 29 anni; sostenere forme associative e aggregazioni formali e informali tra i giovani; operare affinché si creino presupposti per l’acquisizione di identit°, competenze e autonomia nei giovani. Il Piano garantisce la sostanziale continuità con le annualità precedenti, attribuendo un forte ruolo di coordinamento alle Province, ma introduce anche importanti elementi di novità, finalizzati al miglior uso delle risorse e al miglioramento della qualità dei servizi per i giovani: promuove, infatti, il progressivo coordinamento delle attività degli Informagiovani, inerenti le opportunità lavorative, con quelle dei Centri per l’Impiego e la Formazione (CIF); promuove, inoltre, il raccordo e l’integrazione con i progetti di prevenzione degli Ambiti territoriali sociali/Distretti sanitari rivolti a giovani e adolescenti, già finanziati dalla Regione, per il 2005/ 2006, con euro 2.000.000. “E’ importante fare sistema”. E’ questo il punto di forza dell’incontro svoltosi all’Assessorato al Turismo della Provincia di Ancona. “Bisogna unire le forze, razionalizzare i costi, promuovere le eccellenze del territorio”: è questa la sintesi dei contenuti espressi dai soggetti partecipanti alla riunione. All’incontro, promosso e presieduto dall’assessore al Turismo della Provincia di Ancona, Luciano Montesi, per una programmazione delle attività di promozione 2006, hanno partecipato Fabrizio Giuliani, presidente del Parco della Gola della Rossa, Andrea Aguzzi assessore al Turismo della Comunità Montana, Riccardo Maderloni presidente del Gal (Gruppo di Azione Locale) “Colli Esini San Vicino”, Giorgio Mangani, direttore del Sistema Museale della Provincia di Ancona, Mario Mingarelli, presidente del Consorzio Frasassi, Gior- dano Vecchietti, rappresentante del Consorzio Parco del Conero, Paolo Mattei, in rappresentanza del Sistema Turistico Locale di Senigallia, Domenico Guerra presidente del Consorzio Suasa, Laura Cerasa di “Aerdorica”. Al termine dell’incontro si è deciso di attivare le seguenti iniziative, comuni a tutti i soggetti: la condivisione e sottoscrizione di un protocollo d’intesa al fine di coordinare tutte le attività di promozione turistica del territorio; la costituzione di una banca dati su tutte le iniziative dei vari Enti in programmazione per il 2006 al fine di evitare sovrapposizioni e favorire aggregazioni tra le Istituzioni; la possibilità di istituire un “infopoint” presso la stazione arrivi dell’aeroporto di Falconara. Tutte queste attività verranno messe a punto in un successivo incontro, previsto in tempi brevi. l’Eco mensile di informazione attualità e costume Direttore responsabile: Letizia Stortini Direttore editoriale: Patrizio Casagrande Anno 3 Novembre 2005 Numero 11 Redazione Via Copernico n. 3 - Senigallia Telefono: 071.7939689 - 333.2091555 Fax: 071.7939689 e-mail: [email protected] Editore InfoMarche sas Via Copernico n. 3 - Senigallia Telefono: 071.7939689 - Fax: 071.7939689 e-mail: [email protected] Stampa Rotopress International srl - Via Brecce - 60025 Loreto (An) l’Eco è stato registrato presso il Tribunale di Ancona in data 3 novembre 2003 con numero 22/03 La collaborazione a l’Eco è aperta a tutti, compatibilmente con lo spazio disponibile e previo benestare della direzione, con riserva di dare la precedenza nella pubblicazione dei testi agli argomenti di vasto ed immediato interesse generale. Le opinioni espresse negli articoli impegnano unicamente la responsabilità degli autori. LA DROGA Il cancro del secolo o meglio di sempre. Fin dall’antichità l’uomo ha usato ciò che i francesi chiamano “l’addiction” vale a dire un qualcosa che si aggiunge per sentirsi meglio; per colmare una carenza affettiva di sicurezza o altro, sempre legata alle emozioni, alla parte dell’uomo più intima e personale. Per i giovani è anche una moda, una moda che uccide. L’indifferenza, la poca attenzione o un comportamento troppo possessivo da parte dei genitori può essere la causa di malessere nei figli. La società e le famiglie spesso non accolgono in modo adeguato le richieste e le esigenze dei giovani. La famiglia non è più un porto sicuro un nido caldo dove rifugiarsi nei momenti difficili. La società offre notizie allarmanti: i disastri ecologici fanno tremare e intravedere un futuro incerto e angosciante. La sessualità liberata dai tabù non da più emozioni. C’è un vuoto che fa male. L’amore è vissuto come un sentimento che porta sofferenza e che fa paura, la paura di vivere con se stessi, con i propri limiti, fragilità, insicurezze. C’è la tentazione di andare oltre in un altro mondo, in un mondo artificiale dove il sogno diventa realtà ma “una realtà di morte”. [email protected] LA DISABILITA’ E’ NELLE NOSTRE TESTE A cura di Samuele Alfonsi Una vita di forza Per cercare di far crescere la cultura delle persone nei confronti di chi convive con la disabilità, è importante parlare non soltanto delle loro difficoltà, ma anche della forza con la quale riescono ad ottenere le cose che normalmente nel nostro vivere quotidiano ci sembrano scontate, normali, talmente immediate che mentre le facciamo, solitamente pensiamo ad altro. Parlo delle cose pratiche, di tutti i giorni, come mangiare, dormire, muoversi, uscire di casa, stare in mezzo alla gente. La Grande Forza che mettono queste persone – e io ne ho conosciute tante - non è semplice forza di volontà, o forza fisica intesa come energia, ma vivendola, io stesso sulla mia pelle, posso dire che si tratta di qualcosa di diverso. Tutte le persone disabili che, con lucidità affrontano la propria vita, si scontrano quotidianamente contro l’inibizione che, parte da se stessi e che viene riflessa dalla società, di ritrovare in qualche modo un ruolo, una passione, un hobby, un lavoro, un affetto, un’amicizia... un amore. Questa inibizione è dovuta al fatto che, anche le più piccole insignificanti cose, devono essere purtroppo organizzate, impostate, inconsciamente vissute prima ancora di realizzarle, prima di uscire, prima di vedere o di parlare con qualcuno. Devi sempre sgombrare la tua mente da ogni brutto pensiero e soprattutto, per chi come me la disabilità l’ ha conosciuta dopo essere stato un ragazzo senza problemi fisici, sgombrarla dal ricordo di come si aveva vissuto la vita passata (gli stessi luoghi, le stesse persone, gli stessi ambienti che via via si rincontrano). Le emozioni salgono e prendono completamente il sopravvento, ma bisogna essere più forti, ancora più forti di tutte le emozioni che passano dentro. Chi conosce la disabilità, incontrandola sulla sua strada, ma senza esserci nato come è successo a me e a moltissime persone che ho conosciuto, deve fare i conti con il confronto. Le stesse cose ora le deve vivere con un approccio completamente diverso. Prima gli approcci interpersonali erano molto fisici e sicuramente più sereni più autonomi... e soprattutto senza lo sguardo delle tante persone che curiosamente ti osservano come un diverso, come qualcosa da capire, da esplorare, mentre prima nemmeno si accorgevano di te. In fondo è anche normale, ma sarebbe bello, un giorno, invece di essere solamente capaci di osservare, immaginare, scovare, noi tutti fossimo in grado di offrire una parola di amicizia, abbattendo la barriera dell’imbarazzo che, l’incontro con le persone disabili, ci offre. Forse questi sono discorsi un po’ complicati, ma qualcosa di semplice da capire c’è. E’ che molto spesso si parla della forza delle persone con difficoltà senza neanche immaginare che ciò che appare è molto diverso da quello che ciò che c’è dentro. Questo rende insicuri ed è una difficoltà non semplice da spiegare, accompagna le persone disabili lungo la propria strada e difficilmente si riesce a tornare le persone spontanee che si era, fondamentalmente perché si è persa definitivamente la capacità di essere spontanei. Si perde la consapevolezza di noi stessi. Spesso, infatti, sottovalutiamo soprattutto l’importanza della nostra consapevolezza fisica, oltre che mentale, una cosa per la quale impieghiamo anni a raggiungere, ma che può essere persa in un secondo. Fermiamoci quindi a parlare, a confrontarci, e soprattutto a condividere con le persone apparentemente più fragili, più deboli, più in difficoltà perché malate o disabili. Troveremo dei grandi tesori e aiuteremo loro e noi stessi a vincere le nostre insicurezze, diventando persone migliori. Non solo potremo confrontarci ma potremo aiutare concretamente e fisicamente tutte quelle persone che hanno bisogno e che soltanto con l’aiuto degli altri possono “ vivere”. INFO / SITI INTERNET: www.Inail.it www.superabile.it www.serviziocivile.it www.aiutaunamico.it (è oramai operativo il sito della nostra associazione. Si tratta di un blog, aperto a tutti per suggerimenti, commenti, proposte, scambi di opinione, notizie utili sul mondo della disabilità) NOTIZIE UTILI: Chi fosse interessato al servizio civile di un anno, potrà rivolgersi all’ufficio comunale preposto, il quale attraverso l’individuazione di un progetto mette in contatto il giovane con un ente locale comunale o un ente privato che appartiene alla categoria sociale no profit. Tra le nostre realtà la più consolidata è la Caritas, ma negli ultimi tempi c’è stato un calo drammatico di richiesta. Le associazioni stesse dovrebbero cercare di richiamare su di sé l’attenzione dei giovani su questa esperienza formativa. UNA PROPOSTA AL MESE PER LA GIUNTA COMUNALE: Molto interessante sarebbe dotare la nostra città di un’ulteriore nota di modernità sociale.Quando i tanti lavori in esecuzione in questo momento saranno finiti e la viabilità di Senigallia sarà migliorata, troveremo una città diversa, nuova, con tante migliorie, ma quello che forse mancherà come del resto manca dappertutto - saranno i riferimenti per le persone disabili. La proposta potrebbe essere quella di dotare la città di una segnaletica in cui siano evidenziati i punti più importanti (parcheggi, ristoranti…) accessibili per chi ha problemi di mobilità. Perché non dotare anche la cartina che il Comune stampa, di una legenda in cui siano riportati gli stessi punti, soprattutto la mappa dei parcheggi per disabili? Evidenziarne i percorsi preferenziali. Potrebbero giovarne non solo i cittadini disabili, ma anche i tanti turisti che in estate affollano i nostri alberghi, costretti alla sedia a rotelle. Molti disabili stanno in casa perché quella città che sta fuori dalla loro porta li spaventa molto. Senza limitarci a scriverlo soltanto, noi come associazione “Aiuta un amico” cercheremo di concretizzare la proposta. Novembre 2005 l’Eco 5 [email protected] Novembre 2005 6 l’Eco [email protected] Novembre 2005 ATTUALITA’ l’Eco 7 In Europa sono presenti 191 centrali, in Italia 21 depositi di scorie Il nucleare, minaccia o speranza? di WALTER TOMASSONI Gli Italiani nel 1987 hanno votato NO ad un Referendum popolare, certamente sotto l’influenza di un’intensa attività costruttiva ed esplosiva delle bombe atomiche. L’energia nucleare sfruttata solo a scopi militari da alcuni Paesi, fra di loro non proprio amici, in pieno periodo di guerra fredda (19461947). La via alla realizzazione di armi nucleari fu aperta da Enrico Fermi. La prima esplosione nucleare avvenne il 16 Luglio 1945 ad Alamagord (U.S.A). Il mese successivo due bombe atomiche di 20 Kiliton furono fatte esplodere, a 550 metri di altezza, sulle città giapponesi di Hiroshima (il 6 Agosto) e Nagasaki (il 9 agosto). La ricerca e l’utilizzazione dell’energia atomica non si è fermata anche dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Molti ordigni nucleari furono fatti esplodere fra il settembre 1952 ed il 1964 da Americani,Russi,Francesi,Cinesi – in terra, in aria, in mare – . Il 10 Ottobre 1964 molti Paesi (105) aderirono ad una moratoria per la sospensione degli esperimenti nucleari (Francia e Cina continuarono ad effettuare esperimenti nucleari sotterranei). Intanto in tutto il mondo fin dal 1959 si costituivano Comitati per il disarmo atomico, di fronte al pericolo che questi ordigni rappresentavano per le popolazioni. Di questo concetto e di queste preoccupazioni si sono fatti banditori gruppi di persone che, riunite in Comitati per il disarmo nucleare, nel 1959 si costituivano in Federazione Europea, iniziata in Inghilterra con a capo Bertrand Russel (filosofo), in Germania Max Born (fisico) e in Francia Francois Mauriac (scrittore). In Italia grandi personalità delle Scienze, Letteratura ed Arte, si univano con altri Paesi del mondo di civiltà avanzata, coscienti del pericolo che le armi atomiche rappresentavano sulla terra per l’umanità intera. In Italia un Comitato simile fu voluto dal Prof. Rodolfo Margarina, Accademico dei Lincei, che ne assunse la Presidenza. Fra gli anni ’60-’70 molte manifestazioni vennero fatte anche a Senigallia dove era sorto un Comitato cittadino antinucleare con la presenza di tutti i partiti dell’arco costituzionale, retta dall’insegnante Mario Mancinelli,con sede presso il Palazzetto Baviera dove il sottoscritto reggeva la segreteria. L’attività intensa di questo Comitato ebbe un grande effetto sui cittadini poiché venivano distribuiti,ciclostilati libri sul pericolo del Fallout atomico che lasciavano il lettore ora pensoso,ora commosso, ora sbalordito trasportandolo in un mondo raramente esplorato dalle normali conoscenze letterarie. John M.Fowler, professore incaricato di fisica all’Università di Washington, ci informava che il “Fallout”, è l’espressione che si usa ormai comunemente per indicare sostanze radioattive, diffuse da un’esplosione nucleare, le quali dopo essere state disperse per un certo periodo di tempo nell’atmosfera, trasportate dai venti, precipitano sulla terra e vengono assorbite dalle piante, incorporate nei tessuti vegetali e trasmesse poi attraverso il bestiame all’uomo che se ne nutre. Anche se la radioattività dell’ambiente non si eleva in modo da produrre danni chiaramente visibili, le radiazioni colpiscono l’uomo nei suoi nuclei cellulari con effetti cancerosi oppure lo colgono nelle cellule germinative: allora l’effetto si manifesta a distanza di decenni nei figli nati da persone colpite. La parte nucleare che cade dall’alto mina dunque l’uomo nei centri segreti del suo corpo agendo lentamente ed inesorabilmente nel futuro della razza. Il problema sembra così ingente, tragico,terrificante come molti studiosi ci prospettano. L’umanità sta avviandosi all’auto- distruzione come avvertono i moralisti oppure questo pericolo è teorico e ha conseguenze limitate e limitabili? L’esperienza di uomini di scienza, preoccupati circa il destino dell’umanità, espongono “sine ira et studio” che potrebbe accadere tutto ciò che è già accaduto e molti di questi libri, illustrati da foto, sono un grido d’allarme per l’uomo cosciente e responsabile del proprio avvenire. L’atomo, intanto, sembrava perdere di quota a livello militare; ma solo l’Italia smantellava le sue centrali perché il Referendum del 1987 dava poche possibilità di manovre a deleghe per seguitare la ricerca e l’attività sull’atomo. L’America intanto effettuava nel 1992 un nuovo esperimento nel deserto del Nevada in profondità. Molte polemiche nascevano poiché Clinton aveva assunto l’impegno di abbandonare gli esperimenti nucleari con Russia e Cina- in realtà questo non avvenne mai -. Intanto incidenti molto gravi sono accaduti nelle centrali nucleari: 1957-Windscal (Inghilterra); 1979 – Istand (U.S.A); 1980 – Saintlanrent (Francia); 1999 – Tokimura (Giappone); 1986 – Chernobyl (Russia). Questo colpiva tutta l’Europa e l’Italia maggiormente. La caduta del Fallout nella Regione Marche fu consistente tanto che il consigliere Massimo Pandolfi fece una vibrante protesta in Regione affinché si facesse chiarezza verso la popolazione sul pericolo della radioattività. Nel Montefeltro la caduta di Cesio 137 e di Stronzio 90 causò l’arresto della commercializzazione di vari alimenti poiché nella zona di Cagli era stato misurato in percentuale la presenza di 417 Nano Curie ( misurazione non più in uso, ora sostituita da becquerel) per ogni litro di latte. La U.S.L n^1 di Montefeltro distribuiva il Lugol,il quale ha la proprietà di frenare l’assorbimento dello Iodio radioattivo, in particolare gli isotopi 131 e 132 nella tiroide dei bambini. E’ un fatto assiomatico che l’alta percentuale referendaria del NO fu il risultato del danno subito in tutta Italia dallo scoppio della vecchia Centrale Russa di Chernobyl. Caorso – Latina – Trino – Montaldo – le quattro centrali nucleari italiane, vennero fermate in ogni loro attività costruttiva ed operativa immediatamente. Per un periodo abbastanza lungo (circa 20 anni) vennero utilizzate poi solo a titolo di esperimenti di laboratorio. Noi, in Italia, per colpe dirette, non avremo nessun incidente nucleare però è possibile che i 23 mila metri cubi di residui radioattivi e i 21 depositi di scorie nucleari disseminati sulla penisola, alcuni in stato liquido (sistemati in appositi barili) non facciano dormire sonni tranquilli. Le 191 centrali nucleari, sparse sul territorio europeo, che non hanno subito alcun adeguamento nella gestione e nella sicurezza, a due passi da casa nostra, sono attive e pericolose. Francia, Svizzera, Germania, ex Jugoslavia producono energia elettrica la quale viene fornita anche alle nostre industrie nazionali e private, commercializzata a costi certamente non competitivi per la globalizzazione dei prodotti. L’Italia produce attualmente il 69% di energia elettrica a olio/ gas, il 13% a carbone, il 18% idroelettrico. La Francia produce il 79% nucleare, il 5% olio/gas, il 4% a carbone, il 12% idroelettrico. La Germania produce il 30% nucleare, il 53% carbone, il 12% olio/gas, il 5% idroelettrico. Il Regno Unito produce 23% nucleare, il 42% olio/gas, il 33% carbone, il 2% idroelettrico. India e Cina, nei paesi emergenti, hanno programmato un piano fino al 2020 per la totale indipendenza energetica, certamente rivolta al nucleare. Da un lato basta pensare alla Cina che oggi ha un ‘auto ogni 200 abitanti;se la motorizzazione di questo Paese continua a crescere sul modello occidentale (un’auto ogni abitante e mezzo) – la crescita esponenziale ce lo conferma continuamente - allora “addio petro- Il mondo colpito da catastrofi sempre più frequenti, violente e distruttive Per un futuro sostenibile di LUCIA FERRONI Due uragani nel giro di poco tempo sugli stati d’America affacciati sul Golfo del Messico mettono momentaneamente in crisi la produzione di greggio e il presidente Bush chiede agli americani di risparmiare carburante e usare l’auto meno possibile. Si parla addirittura di cominciare a trivellare la Riserva naturale Artica; la decisione verrà presa dal Congresso. E la cosa ancora più allarmante è che secondo i sondaggi la percentuale degli americani d’accordo su iniziative del genere è aumentata arrivando a più della metà della popolazione. Per questa percentuale di cittadini americani trovare nuovo petrolio è più importan- te che salvaguardare la natura. Di fronte a tutto questo non si può evitare di chiedersi se ci si sia impegnati a sufficienza sulla strada delle energie rinnovabili da parte degli USA ma anche di tutto il resto del mondo occidentale, così strettamente legato al petrolio. Le fonti di energia rinnovabili sono le uniche che, lo dice il nome stesso, garantiscono una durata illimitata, cosa non poco importante visto che per quanto riguarda il greggio nel giro di qualche decennio la domanda supererà l’offerta. Sono anche le uniche che, non immettendo anidride carbonica nell’atmosfera, non contribuiscono ad alimentare l’effetto serra e il riscaldamento del globo. Fenomeni questi, che, tra le altre cose, hanno determinato un incremento delle catastrofi naturali di grande portata. I disastri naturali infatti ci sono sempre stati ma lo sfruttamento intensivo dell’ecosistema da parte dell’uomo li ha fatti raddoppiare dagli anni Ottanta ad oggi, secondo i dati presentati recentemente al Forum internazionale dell’Informazione per la salvaguardia dell’ambiente svoltosi a Roma. Non solo queste catastrofi sono diventate più frequenti ma anche più violente e distruttive. Nel caso specifico degli uragani questo è accaduto proprio a causa del riscaldamento globale visto che questi fenomeni si formano nelle [email protected] zone tropicali grazie alla temperatura dell’acqua. E guarda caso la zona colpita è stata il Golfo del Messico, una zona ad elevato inquinamento, causa del surriscaldamento. Tutti i conti sembrano tornare, dunque. Se ne deduce che, anche in considerazione dei devastanti e drammatici effetti sulle popolazioni che questi eventi catastrofici hanno, sarebbe davvero il caso di ripensare tutta la politica energetica dell’Occidente. Per assicurarci un futuro in cui non ci manchi l’energia, scongiurare i disastri naturali della portata di quelli visti di recente e anche per non dare il colpo di grazia ad un ecosistema già duramente provato dagli interventi dell’uomo. lio”. Il gruppo J.V. Pirelli sbarca in Cina con una fabbrica di pneumatici, a Sud di Pechino, con ingenti investimenti; l’obiettivo è quello di inserirsi sul mercato locale dove il trasporto su gomma cresce a ritmi vertiginosi (più 80% rispetto allo scorso anno). I 750 dipendenti producono 540 mila pezzi dell’autotrasporto, programmandone l’aumento produttivo a 1,2 milioni, una fetta del 3% del mercato cinese. Non vanno quindi dimenticate le fonti di energia alternativa rinnovabili poiché il trattato di Kioto, al quale abbiamo aderito, ci impone di operare in modo che il C02 rimanga nel mondo, affinché l’effetto serra possa diminuire del 5%. E’ evidente che queste vanno protette ed aiutate poiché le fonti: eolica, solare, biogas, geotermica, etanolo ed altre ancora in fase di ricerca potrebbero diventare alternative, in grande percentuale, per il nostro Paese. L’iniziativa del titolare del Dicastero nazionale che ha, fra l’altro, la diretta responsabilità dell’uso delle fonti di energia in Italia sta aprendo di fatto una nuova stagione di dibattito energetico, democratico e parlamentare, sul destino dell’atomo in forma di civile utilizzazione. La collaborazione della Francia è importante per riaprire il capitolo nucleare. Le industrie nazionali: Ansaldo – Enel – Edison sono già interessate alla rimodernizzazione della Centrale di Cernovada (Romania) poiché in Italia il Referendum popolare di circa 20 anni fa non dà deleghe di nessun genere sulle attività nucleari nel territorio nazionale. La politica energetica del nostro Paese va sicuramente rivista. L’obiettivo resta quello di sempre: l’Energia. Non bisogna contare troppo sul Petrolio di quei paesi fornitori di poca sicurezza politica, economica e religiosa continuamente in conflitto tra loro. E’ certamente necessario uscire dalla totale dipendenza energetica mirando alla diminuzione del costo di produzione, elemento questo di primaria importanza nel pacchetto concorrenziale per le industrie e per i servizi civili. L’utilizzo del nucleare civile non è certamente facile, richiede infatti tempi lunghi ed il suo cammino è spesso cosparso di insidie. Molti paesi asiatici emergenti stanno prendendo, oggi, la strada del ricatto atomico militare per risolvere problemi interni relativi alle loro miserie economiche, sociali e politiche. Se tutti i paesi bandissero dalla terra la minaccia della guerra si potrebbe vivere tranquilli in un clima di libertà politica dove il nucleare “domato” faccia camminare le macchine e non rappresenti più una minaccia, ma una risorsa per migliorare la qualità della vita di tutta l’umanità. 8 l’Eco ATTUALITA’ Novembre 2005 L’11 novembre resta un giorno carico di significato per il nostro calendario Martino, il santo che “cambiò” il clima di FRANCESCO DE FINIS L’11 novembre si festeggia San Martino, vescovo di Tours, giorno carico di significato per il nostro calendario. Martino, così chiamato in onore del dio della guerra Marte, nato fra il 316 ed il 317 nella Pannonia inferiore, l’attuale Ungheria, entrò giovanissimo nell’esercito romano seguendo la carriera del padre. Ma ben presto si rivelarono altre le sue aspirazioni: iscrittosi già all’età di dieci anni fra i catecumeni, solo a ventuno ricevette il battesimo. A trentotto anni, abbandonato l’esercito, si dedicò all’evangelizzazione delle terre galliche, cercando di estirpare con decisa intransigenza, derivata probabilmente dal duro spirito della vita militare, ogni antica cerimonia o “superstizione” pagana, distrusse con autorità i vecchi templi e simboli religiosi sostituendoli con la costruzione di chiese e dei primi monasteri. L’episodio più popolare avvenne però durante la sua militanza nelle legioni romane: Martino in una perlustrazione notturna in una cittadina gallica, l’odierna Amiens, incontrando un povero mendicante infreddolito, dall’alto del suo cavallo Una raffigurazione della consegna di mezza cappa al bisognoso tagliò in due la sua cappa e la consegnò al bisognoso; proprio grazie a questo gesto di carità ci fu un mi- Filariosi cardio-polmonare: scoperto un caso ad Ostra La filariosi cardio - polmonare, una malattia trasmessa dalla zanzara ai carnivori domestici, cani, furetti e in minor percentuale i gatti è la patologia che attualmente preoccupa maggiormente gli operatori del settore veterinario. Subdola nell’insorgenza della sintomatologia che la caratterizza, è di diffusione molto imprevedibile, in quanto il parassita, un nematode denominato “dirofilaria immitis” si trasmette da soggetto a soggetto trasportato da un insetto ematofago: la zanzara. In un Ambulatorio veterinario nel comune di Ostra, due veterinari operanti nel settore animali d’affezione, a seguito di segnalazioni anamnestiche dei proprietari di uno splendido pastore tedesco di quattro anni che lamentavano per il loro animale scarso rendimento atletico e ridotta resistenza allo sforzo, hanno, dopo alcune procedure diagnostiche, rinvenuto nel soggetto in questione un’infestazione da filaria. Conseguentemente hanno prontamente adottato i protocolli terapeutici per minimizzare i danni cardiaci che la prolungata permanenza del parassita nel cuore provoca. Scongiurare il “pericolo filaria” è possibile: in primavera si può effettuare un test di semplice esecuzione sul sangue degli animali, e a seguito d’esito negativo instaurare un’adeguata profilassi che elimina il pericolo di sviluppo del nematode all’interno del muscolo cardiaco. La filariosi cardio-polmonare provoca infatti una sintomatologia caratterizzata da affaticamento e scarsa resistenza allo sforzo fisico prolungato quindi, in presenza di tali sintomi è sempre bene consultare il proprio veterinario. Ad oggi i dati relativi alla diffusione della filariosi cardio-polmonare lasciavano la nostra zona geografica relativamente non a rischio, con qualche sporadico caso segnalato, ma il recente rinvenimento di animali positivi al test sierologico, che mai avevano lasciato anche per brevi periodi il nostro territorio, indica la progressiva diffusione della zanzara infetta. Alla luce di quanto riportato tutti coloro che hanno soprattutto un cane è bene che s’informino presso il proprio veterinario sulle misure da adottare: questa malattia se sottovalutata può portare alla morte il nostro miglior amico. racoloso miglioramento del clima, la cosiddetta “Estate di San Martino” la quale “dura tre giorni e un pochino”. Cosicché negli anni a seguire la sua morte, avvenuta nel 397, quella che venne considerata la sua mantella fu conservata con gran cura nella cappella reale di Francia dalla dinastia dei re Merovingi; gli stessi “cappellani” erano appunto i custodi della “cappa” che in latino significava “mantello corto”. Attraverso la creazione di questa leggenda possiamo comprendere uno dei tanti modi attraverso i quali la chiesa Cristiana cercò di cancellare le vecchie divinità pagane a cui il popolo era inevitabilmente legato. Infatti nel calendario celtico dopo la notte di Halloween, il capodanno, iniziava per dodici giorni la festa di Samain, che celebrava il passaggio al nuovo anno. Padrone di questo periodo era un “Dio Cavaliere”, che indossava una nera mantellina corta, il quale in sella al proprio cavallo nero, rappresentante il mondo degli inferi, riusciva a superare la morte attra- verso la stessa morte, simboleggiando la rinascita della natura dopo il lungo e tetro periodo invernale. Ma con l’avvento della religione cristiana il bene ed il male assunsero un significato assoluto: non esisteva più quel concetto di complementarietà tra forze opposte ispiratosi allo stesso ciclo cosmico. Il male ora andava completamente distrutto, era un nemico da abbattere: la Chiesa, visto che San Martino divenne uno dei santi più popolari del primo medioevo, pensò che la sua immagine avesse la forza di sostituire il “Dio Cavaliere”. Il cavallo divenne bianco, la corta mantella fu ripresa con la vicenda del povero e la cappa, il regno infero che simboleggiava un momento di passaggio si trasformò nel Diavolo in persona con cui Martino nel corso della sua esistenza si dovette ripetutamente affrontare. Il culto del Santo venne in questo modo facilmente assorbito dal popolo, si pensi che nella sola Francia più di cinquecento paesi portano il suo nome, la sua festa assunse il carattere di un nuovo capodanno rispetto alla ricorrenza di Ognissanti che aveva completamente stravolto lo spirito originario della tradizione celtica. San Martino divenne e tuttora è patrono dei poveri per il suo atto di carità, dei sarti per la sua “cappa”, dei soldati e soprattutto dei vignaioli, degli osti, dei bevitori e degli ubriachi, poiché “A San Martino ogni mosto è vino”. E’ anche il santo protettore dei “cornuti”, incerta e discussa è l’origine di questa ricorrenza: probabilmente poiché con l’11 novembre inizia di fatto l’Avvento al Natale, periodo nei tempi passati di digiuni e castità, la malizia popolare ironizzando proprio sulla possibilità di tali pratiche rese Martino patrono dei poveri mariti traditi. Quindi tutti coloro che sanno o non sanno scherzare con se stessi invito a festeggiar com’è usanza con grandi bevute, correte nelle cantine, aprite le botti, perché la vita con il vino, soprattutto se novello, è sempre più dolce. Ricordatevi però: non esagerate troppo, il vino deve bastare per tutto l’anno. Forse non tutti gli aspiranti scrittori sanno che nelle Marche esistono ben 193 Case Editrici, ma non tutte le librerie marchigiane hanno in vendita libri editi nelle Marche I “nostri” scrittori hanno davvero poca visibilità. [email protected] L’ACCONTO DELLE TASSE DI NOVEMBRE Iniziamo la nostra collaborazione con la pubblicazione “l’Eco” con l’obbiettivo di portare a “misura di lettore” quelle tematiche ritenute dai più complesse. Cercheremo di fornire con la massima semplicità di linguaggio il panorama giuridico - fiscale più chiaro al lettore che si trova ad affrontare gli adempimenti trattati, senza che quanto descritto possa essere considerato esaustivo della materia. Questo primo articolo affronta un tema di attualità per il mese di novembre, quello che comunemente è definito “acconto delle tasse”, ovvero il versamento degli acconti di imposta sul reddito basato sul criterio dell’“autotassazione”. Di seguito ci occuperemo esclusivamente degli acconti d’imposta sul reddito delle persone fisiche che rappresentano la platea più vasta dei contribuenti meglio conosciuta come IRPEF. Bisogna innanzitutto dire che il criterio dell’autotassazione consiste nel determinare un acconto dell’IRPEF sul reddito dell’anno in corso, per poi procedere, nel successivo mese di giugno, all’eventuale saldo per la dichiarazione dei redditi. Per sapere se è dovuto l’acconto per l’anno 2005 il contribuente persona fisica che ha presentato una dichiarazione dei redditi per l’anno 2004 tramite modello Unico o 730 e che abbia versato la relativa imposta, deve verificare se l’IRPEF sia superiore ai 51,65 euro, limite entro il quale si è esonerati dal versamento degli acconti. Verificata l’obbligatorietà dell’adempimento, il contribuente deve provvedere, a calcolare l’acconto nella misura del 98% dell’imposta a debito evidenziata per il 2004 tenendo presente che, qualora il risultato di detta moltiplicazione non superi la somma di 257,52 euro egli deve provvedere al versamento dell’intera somma in un’unica soluzione entro il 30 novembre 2005 . Nel caso in cui sia superiore al predetto limite il contribuente deve versare sempre entro la stessa data la seconda rata di acconto, avendo già provveduto a versare la prima entro il mese di giugno. Il contribuente ha la possibilità di calcolare l’acconto in misura inferiore rispetto alle risultanze derivanti dal metodo predetto, qualora si presuma di realizzare nell’anno in corso un reddito verosimilmente inferiore rispetto a quello dichiarato l’anno precedente. In questo caso comunque l’entità dell’acconto non dovrà mai risultare inferiore al 98% delle imposte che risulteranno a debito per l’anno 2005, tenendo ben presente che, in caso di errore per difetto, l’amministrazione finanziaria, ovvero l’organo preposto al controllo delle dichiarazioni, applicherà una sanzione nella misura del 30%, oltre all’applicazione degli interessi di legge, sul minor importo versato, fatta salva per il contribuente la possibilità di ricorrere alla disciplina del “ravvedimento operoso”. Determinata correttamente la misura degli acconti, i contribuenti che dichiarano i propri redditi per mezzo del modello Unico, devono provvedere al versamento tramite delega di pagamento unificata “modello F24”, indicando il codice tributo 4034, presso gli sportelli di un qualsiasi istituto di credito, uffici postali e/o sportelli del concessionario della riscossione, mentre coloro che per dichiarare i propri redditi si sono avvalsi del modello 730 si vedranno trattenere, dal proprio datore di lavoro, quanto dovuto direttamente dalle retribuzioni corrisposte. SCHEMA ACCONTO IRPEF Irpef – importo del rigo RN 25 – Mod. Unico Persone Fisiche Fino a euro 51,65 Non è dovuto alcun acconto Da euro 51,66 a euro 257,52 Acconto nella misura del 98% Versamento in unica rata entro il mese di novembre Oltre 257,52 euro 1° Acconto entro il 20/06/2005 (nella misura del 40% del 98%) 2° Acconto entro il mese di novembre (nella misura del 60% del 98%) Novembre 2005 ATTUALITA’ l’Eco 9 A trent’anni dalla morte del grande scrittore e regista L’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia In memoria di Pasolini Il Paese delle meraviglie di STEFANO PERINI Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana. (J.F.Kennedy) Parlare di Pier Paolo Pasolini coinvolge e sconvolge. Non c’è credo autore del Novecento che tanto abbia cercato di rivelarci la sua anima e tanto abbia provato a scoprire la più segreta piega del suo cuore. Un frenetico e vitale bisogno di scrivere (basti pensare che Walter Siti ha calcolato ventimila pagine in poco più di trent’anni escluse le riscritture) per dirsi ma anche e soprattutto per dire, proponendo una lettura diversa, coraggiosa, provocatoria, acuta e intelligente ma scomoda della realtà circostante che inevitabilmente ha dato adito ad una fiumana di critiche e mortificazioni. Pier Paolo Pasolini per divulgare le proprie idee ha usato ogni canale di trasmissione: dalla poesia alla narrativa, dalla critica letteraria alla critica d’arte per poi essere pittore lui stesso, dal teatro al cinema fino ad arrivare alla critica politico-sociologica attraverso i giornali. È il 1942 quando, per la prima volta, Pasolini fa parlare di sé nel milieu letterario italiano, pubblicando a proprie spese un piccolo volume di poesie in dialetto friulano intitolato Poesie a Casarsa che attrae subito l’attenzione di un grande critico come Gianfranco Contini. Quasi fosse un rifugio, il dialetto friulano inteso come lingua materna, aurorale e pura serve a Pasolini per tracciare le prime linee dell’eretico mito del peccato innocente: l’innocenza involontariamente peccaminosa dei bambini costantemente minacciata dalla colpevole peccaminosità volontaria degli adulti. Non son queste le uniche poesie in dialetto di Pasolini che infatti continuerà a scriverne delle altre nel corso del tempo, finchè nel 1954 non usciranno tutte nella raccolta La meglio gioventù. Insieme alla poesia dialettale bisogna ricordare le poesie in lingua italiana che egli scrive sin dal 1943 (i testi che vanno dal 1943 al 1949 verranno raccolti nell’opera L’usignolo della Chiesa Cattolica e pubblicati soltanto nel 1958). Nel 1957 esce l’opera che resterà più rappresentativa del Pasolini poeta e cioè Le ceneri di Gramsci, dove egli si cede al lettore in tutta la sua passionalità e inquietudine, dove guardando alla realtà sente la necessità di offrirsi e di raccontare attraverso modi e forme di pascoliana memoria, dove si sente il cuore palpitante di un io in un certo modo legato alla borghesia ma quasi inerme nel doverla rappresentare e che con un atto di profondo sacrificio rivoluzionario si desta per mutare la società partendo proprio dal fondo di essa. Nello stesso anno in cui verrà fondata la rivista Officina (1955), nella quale Pasolini tra i vari Leonetti, Romanò, Roversi, Scalia e Fortini avrà un ruolo pressochè principale, esce Ragazzi di vita, il romanzo più originale del Nostro, che però lo porterà incontro ad una serie di polemiche e contestazioni, nonché in tribunale, luogo che col passare degli anni diventerà per Pasolini come “familiare” viste le tante accuse alle quali sarà chiamato a rispondere. Come succederà qualche anno più tardi con il romanzo Una vita violenta (1959), in Ragazzi di vita Pasolini si immerge nel mondo sottoproletario delle borgate romane, un mondo quasi al di fuori del tempo e dello spazio ai margini della grande città, dove la vita dondola tra spensierate avventure giovanili, quasi sempre adombrate da una tenue ma soffocante insoddisfazione, delinquenza e esperienze amorose spesso scandalose ma intrise di ingenua dolcezza. Le creature che popolano questo piccolo grande universo portano però addosso un’innocenza e una bellezza contraddistinte da una squisita autenticità che l’autore contrappone alla delinquenza e alla corruzione della grande città e che cerca di proteggere ricorrendo, ancora una volta, al dialetto (stavolta il romanesco spesso e volentieri deformato) che non si ferma sulle bocche dei protagonisti ma penetra pure nella struttura linguistica dell’intera opera. Gli anni Sessanta e Settanta sono per Pasolini all’insegna del cinema (il primo film Accattone esce nel 1961 al quale seguono numerosi altri titoli fino a Salò o le 120 giornate di Sodoma che è del 1975). Nei film di Pasolini entrano le scoperte che egli fa attraverso il suo lavoro di critica sia letteraria sia politico-sociale e di conseguenza attraverso il cinema, considerato il canale migliore per mezzo del quale si può narrare la realtà, Pasolini può ancora e sempre più forte manifestare le proprie idee eretiche che infastidiscono e scatenano l’ira e l’ingiuria di tutti coloro che vedono, alle parole dinamitarde di questo intellettuale isolato e profondamente solo, vacillare e scricchiolare il mondo che con tanta falsità e corruzione e con mille ipocriti compromessi hanno creato e giustificato. Abbiamo cercato di dare con queste poche parole un’immagine del Pasolini che risulterà senz’altro parziale e frammentaria.. Analizzare i suoi scritti, le sue opere per esteso sarebbe materia troppo estesa per un articolo, forse anche per una tesi o per un libro, e senza dubbio troppo ardita. Il nostro intento è quello di stimolare il lettore ad una personale ri- cerca attraverso parte dell’opera pasoliniana, o magari attraverso tutta, perché confrontarsi con una delle menti più brillanti che ha saputo scandagliare la società del secondo Novecento crediamo valga proprio la pena. Troppo spesso con Pasolini ci si è fermati al vile pettegolezzo, troppo spesso sulla base di quest’ultimo si è puntato l’indice contro il solitario corsaro che con fervore passionale ha messo in gioco tutto se stesso per proporre una diversa interpretazione (figlia di una spirituale necessità di poeta) della realtà per cercare di illuminare le menti delle persone offuscate dalla nebbia del perbenismo e del compromesso. Si leggano le opere di Pasolini e si interpreti il suo discorso abbandonando completamente il pregiudizio figlio di una cieca rabbia irrazionale. Ogni volta che si pronuncia il nome di Pier Paolo Pasolini c’è come un senso di inquietudine che ci accompagna, c’è la sensazione di voler chiedere perdono a chi ha pagato con la vita la colpa di essere un intellettuale: il 14 novembre 1974 egli stesso terminava un articolo molto arguto e pungente sul Corriere della Sera scrivendo: “Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, d’immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero”. Pier Paolo Pasolini venne ucciso circa un anno dopo nella notte di Ognissanti del 1975. Sulla sua morte ci sono ancora molti misteri e molte diverse interpretazioni: quello che sembrava un omicidio figlio di una lite a sfondo omosessuale con il passare del tempo e con le nuove scoperte (che poi tanto nuove spesso non si sono rivelate) e testimonianze è sembrato essere un omicidio a sfondo politico. Resta la certezza di aver perso troppo presto un poeta che con la penna e la macchina da presa ha saputo scrivere le pagine più intime, sconvolgenti e dolorose del secondo Novecento con le quali noi possiamo ancora confrontarci, ma che pur essendo migliaia sembrano sempre lasciare qualcosa in sospeso che rimpiangiamo di non poter conoscere profondamente e totalmente. di LUCIA FERRONI La cosa più normale dopo una visita ad un’esposizione d’arte sarebbe dare un parere generale sul livello delle opere ed approfondire quelle più meritevoli ed è quello che avevo in mente prima della visita alla Biennale di Venezia. Ma, in realtà, anche se ci sono delle opere che mi hanno colpito più di altre, non credo sia questa la cosa più importante da raccontare. Quello che voglio invece descrivere è la sensazione, il genuino piacere che si prova a visitare questa mostra. Per chi ha avuto, attraverso il percorso di studi, una panoramica dall’arte antica fino a quella dei giorni nostri ed è abituato a visitare un po’ di mostre, la Biennale di Arti Visive è un’esperienza molto diversa dalla solita visita ad un museo. Non si vanno ad ammirare opere antiche, spiegate dagli insegnanti e studiate nei libri, ormai assimilate, universalmente riconosciute ed ammirate come opere di grande pregio, circondate da un’aura che suscita particolare rispetto e ammirazione. Non è questa la sensazione che si ha. Si entra invece in un luogo di ricerca, una sorta di terra di frontiera, si guardano opere di nascita sempre abbastanza recente, che hanno appena cominciato ad emanare l’aura tipica delle opere d’arte. Per me la Biennale e specialmente quella di quest’anno, è stata una passeggiata in un paese delle meraviglie. Letteralmente. In particolare nei locali dell’Arsenale il connubio tra le opere e gli spazi della sede è risultato estremamente efficace. L’atmosfera che si percepisce è affascinante, coinvolgente e le opere, per la maggior parte, non stanno in uno spazio proprio, divise dalle altre, ma dialogano tra di loro oltre che con l’architettura circo- stante. Ne risulta un’esperienza fantastica, un viaggio in cui ad ogni angolo puoi trovare qualcosa di sorprendente, curioso, incredibile e che ti lascia a bocca aperta; ci si immerge in questo universo lasciandosi riempire di suggestioni. Una festa per gli occhi, ma non solo, perché ovviamente viene anche il momento della riflessione, dell’approfondimento del significato attribuito all’opera dall’artista. Il potere di un’opera d’arte, però, credo non stia soltanto nella sua capacità di comunicare le intenzioni da cui è nata ma anche di evocare, stimolare emozioni ed associazioni che possono poi portare verso altre regioni mentali. Del resto ognuno di noi interpreta la realtà in modo differente e diverse suggestioni nate dalla stessa opera non possono che arricchire quest’ultima di significati e rendere più attivo il ruolo dello spettatore. Torna la scuola di clown dell’associazione Acchiappasogni di Falconara Per ridere prima di tutto di noi stessi Dopo la pausa estiva che ha visto gli allievi partecipare alla rassegna Inteatro di Polverigi e alle Notti Bianche di Ancona con “Durerà?”-Intervento di teatro urbano, eccoli di nuovo sui banchi di scuola. A dirigere il gruppo è sempre lui, Andrea Bartola direttore artistico della scuola e capobanda delle escursioni comiche. La scuola, al suo secondo anno, continua lo studio del clown di teatro, colui che riesce a trovare la leggerezza per porsi nella realtà, scardinandone le apparenti certezze, perché vi si pone in modo puro e vero. “Il clown non è propriamente un personaggio - spiega Andrea Bartola - quanto piuttosto uno stato d’animo in cui l’attore esplora coscientemente le sue debolezze, i suoi limiti e le sue contraddizioni e le tra- [email protected] sforma in risata”. La scuola dell’Associazione Culturale l’Acchiappasogni, nata grazie alla Provincia di Ancona che l’ha inserita nel ciclo di iniziative di “Leggere il ‘900”, rafforza quel legame con il territorio che ha sempre generosamente accolto i suoi clown. Anche quest’anno la scuola è arricchita dall’intervento di insegnanti esterni che propongono seminari di studio sempre legati al mondo del teatro comico e del clown di teatro. La scuola, quindi, conferma la sua peculiarità non di formare attori, bensì di “insegnare” a ridere prima di tutto di se stessi per strappare un sorriso agli altri alleggerendo la tensione che notoriamente ci caratterizza come animali del secolo corrente. Una postilla sul nuovo logo del- l’Associazione che è stato appositamente studiato e realizzato dall’artista Roberta Conti, che da diversi anni collabora con l’Associazione “ho pensato ad un simbolo che conciliasse l’essenza dell’Associazione ed il mio percorso artistico. I miei pupetti richiamano il teatro danza, la rotondità, il movimento che ben sintetizzano le relazioni tra le persone. Ho scelto i colori caldi quali simbolo di attività mentale, artisticità e creatività”. (www.robertaconti.it) Per chi ha visto gli allievi dell’Acchiappasogni” in azione nelle varie piazze e parchi della provincia, ed ha espresso il desiderio di vivere la stessa esperienza, questo il numero della segreteria da contattare: 071 913382 o via e-mail: [email protected] 10 l’Eco ATTUALITA’ Novembre 2005 Ritornando con la mente all’estate / Su un anello ottagonale davanti al Lazzaretto I Bagni in Ancona prima che a Senigallia di ALESSANDRO CASAVOLA Dalle colonne di questo giornale, l’estate scorsa, ho parlato del primo Stabilimento Bagni sorto a Senigallia, nel 1853, là dove oggi c’è, e speriamo per molto tempo ancora, l’Hotel Marche (Centro per l’Impiego e la Formazione) … Ora vorrei segnalare ai curiosi di questo genere di cronache che i Bagni Dorici, in Ancona, nacquero molto prima che nella nostra città, nel 1835. Poggiavano su di un anello ottagonale galleggiante, collegato con un pontile al molo che circondava il Lazzaretto. Ecco la prima differenza con il Bagno di Senigallia, che aveva sulla spiaggia una costruzione in muratura e poi un pontile che raggiungeva una piattaforma su pali, destinata ai bagnanti… La costruzione galleggiante era, quindi, una soluzione più artigianale e più vecchia se a Trieste era apparsa nel 1823. La sala del soggiorno dove era possibile incontrarsi, conversare, bere il caffè era, pertanto, sul galleggiante assieme ai camerini, arredati con l’essenziale. Solo un gruppo di bagnanti dello stesso sesso, se lo avessero voluto potevano occuparli. I coniugi quin- di dovevano separarsi… Solitamente quelli destinati alle donne erano verso la spiaggia, perché qui le acque del mare erano poco profonde. In acqua si scivolava su scale, tutti vestiti: le donne con le cappe, una sorta di accappatoio sino ai piedi, gli uomini con le mutande. Gli stranieri allo Stabilimento sulla vicina spiaggia o di passaggio su battelli non dovevano curiosare… Insomma le ordinanze tutelavano la “privacy” diremmo oggi delle persone… che erano quasi tutte del ceto borghese. Lo si è capito. Gli altri, gli anconetani qualunque frequentavano la scogliera della Darsena. E qui i divieti non venivano mai rispettati, talché nel 1815 il Delegato Apostolico monsignor Gazzoli ricordava “che la moralità e la decenza reclamavano altamente contro l’abuso del nuoto e del bagno a nudo, introdotto senza distinzione di luogo e di sesso in questa città…”ma neppure l’impiego dei gendarmi con l’incarico di tenere separati i sessi si rivelava efficace, perché i divieti erano a volte eccessivi. Come quello per il bagno anche con mutande su tutta la spiaggia che da Porta Pia, sullo stradone di fronte al Lazzaretto, porta- Un corso del WWF Operatori di Fattoria didattica va alla Palombella. Esenti dal divieto erano solo gli scolari della Scuola di Nuoto. Gli anconetani delle classi basse, gli operai, i poveracci dovevano probabilmente fare schiamazzi e richiamarsi in dialetto…sicché ecco finalmente sul galleggiante un luogo gradevole per stare al fresco e par- lare e bere il caffè. L’unico divieto quello di portare al guinzaglio i cagnolini per le signore; quello di fumare dolci sigari per qualche signore, e perché no? Anche per qualche signora… In questo scenario balneare cerchiamo di vedere che qualcosa si sta movendo…la voglia di sole, di aria, di bagni, di pulizia che un tempo non tutti avevano, sta veramente trasformando il costume. E poi in quel lontano 1835 si annunciò che nel Palazzo Comunale era disponibile una “macchina asfittica” pronta per essere trasportata ovunque occorresse rianimare gli annegati… Nuovo corso di spiritualità medievale Il sito “Medio & evo- Lo spirito dell’uomo medievale” del senigalliese Claudio Attardi, specialista di storia e spiritualità medievale, propone anche quest’anno il corso di spiritualità medievale e psicologia contemporanea, dal titolo “Sentieri spirituali per un cammino nel Terzo millennio”. Il programma completo e le informazioni sono presenti nel sito “Medio & evo” alla pagina http://www.medio-evo.org/ corso.htm Il corso è arrivato alla quarta edizione, dopo un triennio di ricerche e con un crescente numero di iscrit- ti alla lista . Si tenta con questo corso un esperimento: usare i mezzi multimediali per un corso gratuito on line di spiritualità medievale confrontata al cammino psicologico dell’uomo mederno, dell’uomo del Duemila. L’iscrizione è gratuita ed è possi- bile effettuarla dalla pagina del sommario del sito http:// w w w. m e d i o - e v o . o rg / sommario.htm . Essa è collegata alla lista di Yahoo Gruppi “Medio & evo – spiritualità medievale” L’introduzione al corso è a dispo- sizione nella cartella documenti del gruppo, in formato pdf. E’ anche pubblicata una nuova pagina sul sito, scritta dallo stesso autore. Questa volta si parla del Santo Graal, secondo lo spirito dell’uomo medievale e secondo le fonti letterarie e religiose del tempo. Il WWF Marche ha comunicato l’apertura delle iscrizioni al primo corso regionale per Operatore di Fattoria didattica, organizzato dall’Assessorato Regionale all’Agricoltura della Regione Marche e dal WWF Italia, con la collaborazione delle associazioni agricole professionali. L’esigenza di attivare un programma regionale di formazione è vista come requisito fondamentale per qualificare l’offerta in fattoria e preparare specificatamente le figure coinvolte dalle aziende nelle attività didattico-educative. Il corso ha il fine di avviare un dialogo/confronto tra gli operatori delle fattorie didattiche, sulla base di esperienze di realtà regionali ed extra-regionali già affermate. Il corso gratuito avrà luogo in ogni provincia. Per informazioni: 0733.266168-0733.260396 [email protected]. La segreteria del corso è aperta nei giorni martedì, giovedì, venerdì dalle 9,30 alle 13 e dalle 15,30 alle 19,30. BREVI DI STORIA / Montecucco di San Giorgio Rischi del mestiere per fotografi dilettanti Una vedetta Longobarda Curiosità o diffidenza? di GIUSEPPE PIERANGELI Montecucco è un toponimo assai comune che si trova disseminato in diverse parti delle Marche. L’origine della nostra località è conservata nel nome stesso: “skulk”, cioè vedetta. Quindi Montecucco è il “monte della vedetta”. Il vocabolo originario germanico, poi latinizzato in “skulka”, si trova registrato in diversi documenti nelle seguenti forme: monte scolcolum; monte sculczi; montem cuccum e definitivamente in Montecucco già fin dal 1069. Il sito cui ci riferiamo è un posto su un’altura eccezionale (m. 230 sul livello del mare), a cavallo fra le vallate del Metauro e del Cesano, ed è proprio questa caratteristica posizione che ne ha fatto, in passato uno strategico avamposto militare. Questa organizzazione difensiva era probabilmente collegata al Castello di Bono di Girardo (di cui si rintracciano sulla carta I.G.M. il to- ponimo Monte Bonello – alto e basso – e il Rio di Monte Bonello) che venne per metà donato da Giovanni, figlio di Baroncello e da Froga sua moglie, all’Eremo di Fonte Avellana, intorno al 1126. Insieme a detto Castello, fra le altre proprietà, venne donata anche parte della Chiesa di Santa Maria di Lo Rovereto, essa pure rintracciabile in I.G.M. Mondavio con i toponimi: La Roveta; Roveta; Rio del Roveto e C.S. Maria, nei pressi di Spicello. La strada che, partendo da Orciano e Mondavio, transitando per Montecucco scendeva fino al guado di S.Angelo di Camminate e conduceva fino a Fano, è stata utilizzata fino a dopo l’Unità d’Italia. Tenace fu la resistenza di Monteporzio che si oppose con ogni mezzo alla realizzazione della nuova strada per S.Costanzo, voluta da un Consorzio di Comuni (strada che dalla provinciale di Orciano avrebbe condotto nella Corriera Flaminia Lauretana presso il ponte sul fiume Metauro), con la motivazione che ci avrebbe perso in vitalità commerciale. Il nostro Montecucco si trova nominato nel documento del 24 Ottobre 1428, per l’infeudazione di Guido di Montevecchio sul territorio Monteporzio e Castelvecchio; tra i confini troviamo: Monte Cucchium. di LUCIA FERRONI Un semplice giro dei paesi dell’entroterra con una macchina fotografica in mano può far scaturire alcune riflessioni ed è quello che mi è successo nelle ultime settimane. Alla ricerca di scatti suggestivi ho girato per vari piccoli centri della provincia di Ancona fotografando piazze, chiese, scorci e monumenti vari. Non credevo ci fosse nulla di strano, del resto potevo passare per una qualunque turista in vacanza. E ai primi sguardi un po’ di traverso mi è venuto da ridere; sarà perché nei paesi più piccoli i turisti sono rari, pensavo….. e in effetti nei centri un pochino più grandi e con un po’ di turismo passavo quasi inosservata. Ma, dopo aver girato un bel numero di paesi, posso dire che tra le tante reazioni solo un paio sono stati sorrisi abbozzati mentre per la maggior parte ho ricevuto sguardi insistenti e interrogativi. [email protected] E mi immaginavo cosa potevano pensare quelle persone: “Cosa fa?”; “Non è di qui”; “Cosa ci sarà poi da fotografare…”. Devo dire che da un certo punto di vista può anche essere divertente ma alla lunga risulta imbarazzante e non ci si sente più a proprio agio. Si perde il gusto di esplorare i luoghi alla ricerca di inquadrature originali perché quegli sguardi ti fanno sentire come se facessi qualcosa di male. Come se la macchina fotografica fosse un’arma. Come se davvero una foto potesse rubare l’anima. Fossi stata davvero una turista avrei pensato ad un’altra meta per l’anno successivo… Oltre all’ipotesi della semplice curiosità in luoghi dove di solito non succede granché si potrebbe forse interpretare questa banale esperienza personale come un segnale rivelatore di un fenomeno più ampio e diffuso. La presenza cioè di un velo di diffidenza che tutti noi abbiamo adottato nel guardare il mondo e che ormai non risparmia più nessuno. Viviamo infatti in un mondo pieno di allarmi e minacce di ogni genere, dall’influenza dei polli, agli attacchi terroristici, agli uragani (anche se non qui da noi)… più o meno realistici, ma che i mass media amplificano in un modo che a volte finisce per confonderci più che informarci davvero. E se nelle grandi città ci si prepara agli attacchi terroristici con le esercitazioni e si deve aver paura a girare di notte da soli, anche nei piccoli paesi ci sono “pericoli” di vario genere: dai ladri d’appartamento ai truffatori porta a porta. Dunque è forse questo un segno dei tempi, una caratteristica dell’epoca che stiamo vivendo, un atteggiamento che, giustificato oppure no, non si può però che constatare con un velo di amarezza. Novembre 2005 l’Eco 11 [email protected] 12 l’Eco SENIGALLIA Novembre 2005 VIA CARDUCCI / Una convivenza sempre più complicata con i residenti Il “ghetto” degli extracomunitari di LETIZIA STORTINI Quando si parla di Via Carducci non si può non parlare di immigrazione L’immigrazione in Italia, come nelle Marche e come a Senigallia dura da trent’anni, ma l’emotività con la quale il fenomeno oggi viene affrontato è nuova e per certi aspetti è anche sorprendente. Si ascoltano voci di contrappunto come se i flussi migratori fossero accadimento improvviso e imprevisto. Basterebbe entrare nelle nostre scuole e rendersi conto della meravigliosa mescolanza di razze. Le Marche sono al primo posto in Italia con la percentuale più alta di presenze di minori extracomunitari, da 0 a 18 anni. Non meravigliamoci allora e quando facciamo certe affermazioni non dimentichiamoci anche un’altra realtà, che le nostre imprese non possono rinunciare all’apporto di lavoratori immigrati. Gli immigrati rappresentano una forza economica, questo è imprescindibile. Senza la loro manodopera, è un dato di fatto, declinerebbero la ricchezza e la qualità della vita di molti italiani. Nel Nord Italia senza lavoratori stranieri chiuderebbero una buona parte dei comparti produttivi. Nel Mezzogiorno – sebbene ci sia un altissimo tasso di disoccupazione, ma questa è un’altra storia – senza il contributo di lavoratori immigrati si raccoglierebbero meno olive, cereali, meno po- modori. Se andiamo all’estero, negli Stati Uniti, in Europa, notiamo immigrati perfettamente integrati nel tessuto sociale, lavoratori nelle industrie e nei servizi. Sono gli immigrati che vengono definiti qualificati, quelli che lavorano, utili all’incremento della produttività del paese che li ospita. Trasportiamoci nella nostra piccola realtà senigalliese. Qui, l’economia non si basa sull’industria e probabilmente non si percepisce una grande forza ed una vera necessità di migliorare una politica d’accoglienza e di integrazione. E’ vero che la si percepisce poco? A Senigallia, inoltre – sono ipotesi che vogliono avere l’unica pretesa di dare adito a riflessioni - come in moltissime altre parti del resto, esiste sempre meno un mercato del lavoro attraente e l’insoddisfazione, soprattutto tra i giovani, regna sovrana e si fa fatica ad accettare in alcuni casi che uno straniero viva in condizioni migliori delle nostre. Hanno più possibilità rispetto ai nostri sfortunati concittadini di usufruire di vantaggi per l’affitto e l’acquisto di immobili, ad esempio. E ancora aggiungiamo, quelli che abbiamo definito immigrati “qualificati”, vanno là dove mercato del lavoro e condizioni di vita sono migliori e allora si rischia di assistere sempre più all’afflusso di stranieri delinquenti e di disadattati. Questo è vero? E’ un dato che ci appartie- ne? Siamo andati sul posto, nella zona della città dove risiede la più alta percentuale di cittadini extracomunitari, ovviamente parliamo di via Carducci e delle vie limitrofe, via A.Costa, via Mamiani. “Il ghetto” , così popolarmente è stato nominato questo concentrato nucleo. “E’ un fenomeno cui assistiamo ormai da anni – parlano alcuni residenti italiani di via Corinto, via Smirne – non ci sono ottimi rapporti. Noi siamo tolleranti, ma la loro cultura è diversa, non abbiamo le stesse abitudini, gli stessi modi di affrontare anche le piccole questioni di vicinato”. Poi c’è la Chiesa, una voce che conta per un quartiere costruito intorno alla parrocchia, e alla parrocchia del Porto c’è don Gesualdo che a Messa parla di Tolleranza e organizza cene di socializzazione. “Io me ne sono andata prima che finisse – interviene una signora – ma proprio la sera prima della festa del Crocifisso la si doveva fare?, una tradizione religiosa tutta nostra”. “C’è un disagio – interviene un altro – inevitabile, sono tanti, sono di più di noi, sono forti, se dovessero decidere di non rispettare più le regole?”Altre voci si uniscono “chiediamo maggiore controllo da parte delle forze dell’ordine”. C’è un progetto in atto che si legherà al termine dei lavori di riqualificazione di via Carducci, con la sistemazione dei giardini di fronte la chiesa, con la sorveglianza di telecamere a circuito chiuso “speriamo che venga attuato. I vi- [email protected] gili ce l’ hanno promesso. E’ l’unico aiuto che abbiamo ricevuto”. Alla domanda se hanno paura e se la zona sia diventata pericolosa tentennano (per omertà?) e a nessuno degli intervistati è mai successo nulla, nessun furto, nessuna rapina, ma la sera preferiscono non uscire per passeggiare. In fondo tutto ciò che è diverso fa paura. Non sappiamo quali siano le regole per formare una collettività consapevole che unisca individui di ogni etnia. Certo è che gli immigrati che hanno la volontà di ascoltare e di rispondere alle esigenze della nostra società, se ben inseriti e formati, sono di grande aiuto anche per la nostra crescita culturale. Ma basta un piccolo nucleo poco propenso a rispettare regole d’integrazione sociale-economica-culturale per issare voci di dissenso. Una situazione difficile che ha costretto alla chiusura vari esercizi commerciali e conseguentemente alla proliferazione continua, tuttora in crescendo, di attività esclusivamente destinate agli extracomunitari. Abbiamo chiesto il parere di quei (pochi) esercenti italiani rimasti: “ci vorrebbe una giusta misura” e ancora “a così poca distanza l’uno dall’altro, si uccidono fra loro, si fanno concorrenza”. “Una guerra tra poveri che poi tanto poveri non sono. Altrimenti come farebbero a pagarsi 400/500 euro d’affitto se hanno una/due clienti al massimo per tutta la settimana? Mi dicono che devo fare gli affari miei, ma ho un dubbio.Gli italiani, a queste condizioni, ci riuscirebbero ad andare avanti? Perché ho più domande di quante risposte sappiano darmi?” E a questo punto ci chiediamo, ultimati i lavori di riqualificazione, cosa accadrà, quale sarà la destinazione della via? Rimarrà un quartiere, come ce ne sono tanti in tutto il mondo, che assembla gruppi di extracomunitari? E’ un atteggiamento comprensibile e naturale quello di aggregarsi fra loro, di “ghettizzarsi”per stare uniti in un paese straniero. Una risposta democratica ce l’ ha data un commerciante: “con il rinnovo della via ci auguriamo che avvenga anche una sorta di guarigione, di risanamento. Ci sarà un ripopolamento e chi è male intenzionato se ne dovrà andare”. Ma allora i malintenzionati, quella che volgarmente viene definita “marmaglia” è presente a Senigallia? C’è da dire che via Carducci è uno dei principali punti di spaccio di droga della città. Ma la sera noi là ci siamo andati, siamo stati in uno dei tre call center, abbiamo dialogato, interagito con loro e con disarmante, provocatoria semplicità affermiamo che non ci è successo niente, anzi abbiamo come cominciato, lentamente, a liberare le paure e a cambiare atteggiamento. Novembre 2005 SENIGALLIA l’Eco 13 VIA CARDUCCI / Tempi sempre più lunghi per i lavori e il commercio langue Tanti disagi nel cantiere senza fine L’area è un cantiere aperto, il più problematico della città per la serie di disagi che sta provocando. “I lavori stanno proseguendo alacremente – ci spiega l’assessore comunale alle infrastrutture, Maurizio Mangialardi, che abbiamo contattato – l’Amministrazione comunale ha aperto diversi cantieri in città. Molti dei lavori in corso che l’Amministrazione Comunale ha avviato per riqualificare importanti aree della città stanno giungendo in questi mesi a completamento”. “Va sottolineata con particolare evidenza – prosegue l’assessore Mangialardi - l’importanza dei lavori di riqualificazione delle due fondamentali arterie cittadine di Via Carducci e Via Matteotti perché oltre al pregio estetico con cui sono stati realizzati, essi finiranno per creare un percorso unico e caratterizzato da grande continuità, dalla Chiesa del Portone fino a Porta Lambertina. Questo consentirà di ottenere un concreto ampliamento del centro storico, accrescendo il potere di attrattiva del cuore cittadino e di conseguenza la sua animazione commerciale, senza trascurare infine la superiore fluidità che potrà derivarne per il traffico delle aree limitrofe”. Su Via Carducci, per il principale intervento di ristrutturazione della pavimentazione sono stati spesi 778.000 euro. La consegna dei lavori (sono dati forniti dallo stesso Le immagini che proponiamo sono la dimostrazione di come stanno procedendo i lavori in Via Carducci e i commercianti ormai temono, dopo aver trascorso un’estate negativa, di dover passare un Natale ancora più nero. Ma c’è sempre qualche barlume di speranza assessorato) è stata fatta il 20 aprile. I lavori dovrebbero terminare alla fine di novembre, ma crediamo che i tempi saranno più lunghi “dipende dalle condizioni climatiche – risponde così l’assessore”. A fine aprile dunque sono cominciati i lavori e da allora i disagi, soprattutto per chi ha lì un’attività commerciale, sono evidenti. La zona è transennata, è chiusa al passaggio. Una mattina là ci siamo recati per meglio renderci conto e abbiamo visto gli stessi commercianti intenti ad abbassare dalle impalcature il telo “così, per quanto poco, ci scopriamo un po’ di più, fino a che non finiranno i lavori, rimaniamo isolati da tutto e da tutti, ma con il telo più basso, perlomeno non soffochiamo”. “L’esercizio è comprensibilmente fermo. Chi passa più di qua a parte quelli che sono costretti per tornare a casa?” Aumentano le voci di malcontento, anche alcuni residenti si uniscono: “dovete chiedere il risarcimento dei danni!”. Pronto risponde uno storico commerciante della via: “ci abbiamo provato, ma niente da fare. Nessuno vuole risarcirci”. “Lo fanno apposta – ironizza amaramente un altro – vogliono farci chiudere tutti”. Il commercio nella via è disgraziatamente sofferente, nel giro di poco tempo ben quattro negozi hanno abbassato definitivamente la saracinesca. Sono rimasti in piedi, ma traballanti “ancora per [email protected] poco – tengono a sottolineare – non riusciamo neanche ripagarci le spese con questa moria di clienti” negozi storici, quelli che da tanti anni caratterizzano la via. Educati e rispettosi nel loro sfogo: “abbiamo passato la nostra peggiore estate, ci hanno detto che i lavori saranno consegnati a fine novembre, ma ci crediamo poco. Ci vogliono far passare anche il Natale a queste condizioni?”. “Ci vorrebbe la bacchetta magica”. Sarebbe bello, ma la magia non c’è. “Tra gli aspetti negativi ce n’è uno positivo, qualcosa di costruttivo deve pur venir fuori – entra nel discorso con un intervento che sa di poesia, Rodolfo Montanari della Tabaccheria Lambertina, ad angolo con via XX Settembre – la bra- vura di questa ditta che si sta occupando dei lavori. Hanno una grande professionalità. Lastricatori che vengono dal Sud Italia, da Orta di Atella (Caserta). Li vedi lavorare e sembra un’immagine antica, di inizio ‘900. Laboriosi e seri sono un esempio di vera italianità, esempio di grandi valori, quelli di un tempo”. Diligentemente i commercianti di via Carducci continuano a pazientare in attesa della fine della storia. “Non solo da parte nostra – prosegue e conclude Rodolfo Montanari – c’è voluta pazienza, ma anche da parte di tutta la cittadinanza. La città è di tutti. Questo è un punto strategico per la viabilità. Coinvolge tutti quanti”. (Letizia Stortini) 14 l’Eco Novembre 2005 SENIGALLIA La Cna Commercio e Turismo invita ad intervenire sull’arredo urbano e sulla viabilità Valorizzare il lungomare potenziando i servizi “Il lungomare è il primo biglietto da visita per i turisti – afferma Giovanna Curto, vice presidente della CNA di Senigallia e membro della Direzione Provinciale CNA Commercio e Turismo - per questo occorre valorizzarlo con interventi di riqualificazione mirati ed efficaci. In particolare è necessario predisporre un piano generale di arredo urbano realizzabile attraverso stralci, che preveda una ripavimentazione dei vecchi marciapiede, panchine e la sistemazione del verde pubblico”. Aggiunge ancora Giovanna Curto: “Occorre potenziare la presenza di servizi igienici pubblici, oggi insufficienti, e migliorare il servizio di pulizia sia attraverso l’installazione di nuovi contenitori che con più frequenti interventi da parte degli addetti di Verde Ambiente. Va, inoltre, rafforzato il trasporto pubblico, garantendo anche nelle ore serali la prestazione del servizio ed il rispetto degli orari. Va effettuato un maggior controllo da parte delle forze di polizia, per garantire maggiore sicurezza e contrastare l’abusivismo. Per eliminare la vendita abusiva sulla spiaggia sarebbe opportuno individuare alcune aree alternative all’arenile, per ospitare gli ambulanti, garantendo con adeguati controlli regolarità fiscale e ostacolare la vendita di prodotti contraffatti”. “Occorre pensare – aggiunge Albertina Scaloni Nicolini della Presindenza CNA di Senigallia - anche all’introduzione di punti di informazione turistici: la segnaletica è insufficiente e non c’è alcuna struttura di accoglienza capace di dare la giusta informazione sulle opportunità e sull’offerta turistica nella città e nel territorio. L’ideale sarebbe predisporre almeno nei punti strategici della città spazi in- formativi multimediali, in grado di indirizzare i turisti sia verso le strutture ricettive, commerciali e di tutti i servizi utili. Potrebbero essere efficaci anche dei kit informativi cartacei, provvisti di depliant e itinerari turistici della costa e dell’entroterra, da distribuire nei diversi negozi e attività in grado di ospitarli”. Secondo la CNA deve essere favorito l’associazionismo fra le imprese del lungomare, per la promozione turistica e la realizzazione di iniziative ed eventi capaci di accogliere ed attrarre nuovi turisti. Per fare ciò, le associazioni di categoria, in sintonia con la Pubblica Amministrazione che ne dovrà garantire il sostegno anche attraverso attività di promozione, possono svolgere un ruolo fondamentale, con il compito di individuare progetti sostenibili sul piano finanziario. “L’idea - conclude Giovanna Curto - è anche quella di far vivere il lungomare tutto l’anno. Il lungomare non chiude d’inverno. Ci sono diverse attività imprenditoriali che restano aperte e che oggi sono Giovanna Curto, vice presidente della Cna di Senigallia penalizzate rispetto al resto della senti sul lungomare e rendere mecittà. Per questo pensiamo che rein- glio disponibili alcune aree di sosta trodurre il doppio senso di marcia più vicine al centro città. Questo è in inverno può essere un interven- possibile anche mantenendo la pito utile non solo per decongestio- sta ciclabile, eliminando i parchegnare il traffico locale dal tratto del- gi e spostando i cassonetti per la la strada Statale, ma anche per fa- raccolta dei rifiuti nelle vie parallevorire la fruibilità delle attività pre- le”. Orietta Olivetti alla presidenza della zona di Ostra, Ripe e Ostra Vetere Ostra realtà strategica per la Cna La CNA della zona di Ostra, Ripe e Ostra Vetere si è riunita a congresso nella Sala Grande del Palazzo Comunale di Ostra, per eleggere la nuova Presidenza. Al vertice territoriale dell’organizzazione è stata eletta la restauratrice Orietta Olivetti. Della nuova Presidenza fanno parte, oltre alla stessa Orietta Olivetti, Paola Candi, Maila Menghini, Ivan Spadoni, Luca Minardi, Luigino Procicchiani, Dario Sbaffi, Giordano Petrolati, Francesco Tarsi. Invitati permanenti: Gianni Romagnoli e Luigi Di Leo. Nella relazione introduttiva il segretario CNA della Zona di Senigallia Marzio Sorrentino ha sottolineato come “Ostra venga considerata dalla CNA una realtà strategica, il vero baricentro dell’economia produttiva e manifatturiera di tutto il territorio Senigalliese”. L’ampliamento dell’area del Consorzio ZIPA con l’insediamento di nuove attività artigianali ed industriali, l’allargamento della SS Arceviese, e la realizzazione della strada intervalliva, nuova direttrice veloce che collegherà la zona industriale con le aree produttive di Jesi, La presidente Orietta Olivetti e - a destra - il nuovo vertice con il segretario Cna Marzio Sorrentino passando per l’Interporto, e la del- il Paese ed affrontare i cambiamenti Incentivi pubblici, formazione, sila zona Sud di Ancona, Recanati, che investono l’intero sistema in- stema del credito, lotta alle illegaliLoreto e Castelfidardo, renderan- dustriale italiano. Paradossalmen- tà e al lavoro nero individuando i no in futuro questa zona partico- te, infatti, nell’era della globalizza- laboratori clandestini che operano larmente appetibile per le imprese. zione, anche piccoli sistemi locali, in assoluta tranquillità. EliminazioGli interventi, previsti dal Piano se ben organizzati, possono com- ne della burocrazia che ancora sofTerritoriale di Coordinamento ed petere sia a livello nazionale che foca le imprese. adottato dalla Provincia di Ancona, internazionale. Per farlo è necessa- Al congresso hanno partecipato miglioreranno la competitività del- rio creare tutte quelle condizioni come invitati il sindaco di Ostra l’intero territorio della Valle del per favorire lo sviluppo e creare un Lorenzo Cioccolanti ed il vice preMisa, favorendo la crescita del tes- clima favorevole all’impresa. Oltre sidente della Provincia di Ancona suto economico. a risolvere i problemi legati alle in- Giancarlo Sagramola. Il sindaco La CNA ritiene che il ruolo svolto frastrutture, occorre articolare una Cioccolanti ha sottolineato come dalle economie locali possa essere serie di interventi mirati e coordi- nonostante la crisi, ci siano alcuni decisivo per superare la preoccu- nati, capaci di cogliere al meglio segnali di ripresa. “Per fronteggiapante crisi economica che investe tutte le potenzialità di un territorio. re la concorrenza selvaggia occor- [email protected] re concentrare gli sforzi e puntare su quegli aspetti come l’innovazione, la ricerca, la formazione. La formazione - ha affermato Cioccolanti – è essenziale e si avverte l’assenza nel territorio di un istituto tecnico”. “La Provincia – ha detto il vice presidente Giancarlo Sagramola - negli ultimi 5 anni ha stanziato circa 28 milioni di euro per le infrastrutture in questo territorio, destinati in gran parte per il potenziamento della viabilità. Bisogna spingere di più sulla qualità e ritrovare una maggiore aggressività. La nostra Regione, infatti, troppo esposta nei settori manifatturieri tradizionali, risente molto della concorrenza internazionale. Le istituzioni devono sostenere le imprese a fare più innovazione ma soprattutto a puntare sulla internazionalizzazione. Occorre puntare di più sul capitale umano, mettere la persona nel cuore della nostra attività. Nei prossimi mesi la Provincia punterà molto sull’informatizzazione e sulla dotazione in tutto il territorio di reti informatiche tecnologicamente avanzate, per dare ancora più competitività al sistema”. Novembre 2005 SENIGALLIA Uno degli obiettivi dell’assessore Luigi Rebecchini Dal porto il rilancio del turismo “Senigallia è legata ad eventi importanti di grande richiamo internazionale come la Fiera di Londra, quella di Milano e ad altre manifestazioni di punta per dare alla città visibilità tutto l’anno” L’assessore comunale al Turismo Luigi Rebecchini di PATRIZIO CASAGRANDE Ad Autunno inoltrato, conclusa ormai la stagione delle vacanze, abbiamo incontrato l’assessore al Turismo Luigi Rebecchini. - Com’è andata la stagione estiva? Un suo giudizio personale Sicuramente le condizioni meteo non hanno aiutato la passata stagione estiva. La nostra estate è caratterizzata per lo più da un turismo mordi e fuggi. Chi sceglie il mare per il week-end e trova il tempo avverso, una condizione questa che ha diminuito il numero delle presenze. La categoria più penaliz- zata è stata soprattutto quella degli imprenditori balneari. A soffrire meno la crisi sono stati gli stabilimenti balneari centrali, dove c’è una maggiore concentrazione. Ancor meno gli alberghi, dove c’è stata una tenuta complessiva. C’è da dire che negli ultimi anni il modo di fare vacanza del turista, è cambiato. Il turista sceglie, sempre più di frequente, vacanze brevi, limitate a dei periodi precisi. Le possibilità economiche sono minori e il turista se sceglie di andare in vacanza lo fa miratamene. - In che modo il Comune inten- de promuovere Senigallia nel circuito turistico europeo? L’Amministrazione comunale di Senigallia sta cercando di muoversi su vari fronti e con svariate modalità, puntando alla promozione fuori regione. In Lombardia, in Veneto, nelle regioni del Nord abbiamo portato il nostro nome e l’abbiamo legato anche a grandi colossi commerciali dove quotidianamente c’è un immane afflusso di visitatori. Senigallia è legata anche ad eventi importanti, di grande richiamo internazionale, come la Fiera di Londra, la Fiera di Milano e ad altre manifestazioni di punta che si svolgono durante tutto l’anno. Per dare alla città visibilità tutto l’anno. - Su quali valori il Comune intende vincere questa sfida? Senza esitare rispondo che la sfida si vince puntando sulla qualità. Importante è aiutare le categorie che si adoperano per l’offerta turistica affinché la migliorino e in questo devono essere coadiuvati dall’Amministrazione comunale. Mi riferisco, ad esempio, alla possibilità di creare nuovi spazi negli alberghi. Gli albergatori sono una di quelle categorie che devono trovarsi nella condizione di poter svolgere il loro lavoro in modo professionale e sempre più attento alle esigenze del turista. Puntare alla promozione del Turismo sportivo, promovendo la realizzazione di nuove strutture capaci di attirare una fascia di turisti anche nei mesi non estivi. Il turismo tutto l’anno è il nostro obiettivo. - A proposito di obiettivi. Uno dei più imminenti che intendete concretizzare? Il Porto. Terminare la sistemazione dell’area portuale, perché è una risorsa che ci darà la possibilità di avere un turismo di qualità. [email protected] l’Eco 15 Presentate all’assessore Solari Al Musinf nuove collezioni d’arte Nell’ambito degli incontri programmati tra gli esponenti della Giunta regionale e l’Amministrazione comunale di Senigallia, c’è stata una visita dell’assessore alla Cultura della Regione Marche, Giampiero Solari, alla struttura del Museo Comunale d’Arte Moderna, dell’Informazione e della Fotografia di Senigallia. L’incontro, a cui erano presenti anche l’assessore alla cultura del Comune di Senigallia Velia Papa e il direttore del Musinf Carlo Emanuele Bugatti, ha rappresentato un’utile occasione per illustrare all’amministratore regionale le iniziative in corso dell’istituzione museale senigalliese, che rappresenta uno dei centri più dinamici di produzione culturale non solo in ambito regionale. Grande attenzione è stata posta dall’assessore Solari alle molteplici e importanti collezioni d’arte conservate dal Museo senigalliese, in particolare alla prestigiosa raccolta civica delle opere lasciate dal fotografo di fama mondiale Mario Giacomelli, assieme alle importanti raccolte di fotografie degli esponenti della cosiddetta “Scuola Misa” che con Cavalli, Branzi, Ferroni, Camisa, Malfagia, Bocci e Pellegrini rappresenta una parte significativa della storia italiana della fotografia d’arte del secondo dopoguerra. Il biglietto da visita presentato all’assessore Solari dal direttore del Musinf Carlo Emanuele Bugatti è stato eclatante, a dimostrazione della continua opera di acquisizione che il Musinf di Senigallia persegue con successo. E’ di questi giorni infatti l’arrivo al Musinf di un primo stralcio della donazione fatta dagli eredi dell’artista ed editore d’arte Elena Lacava. Si tratta di importantissimi opere di maestri del Novecento quali Piero Dorazio, Giulio Turcato, Giacomo Balla, Mirella Bentivoglio, Bice Lazzari, Achille Perilli e numerosi altri. 16 l’Eco SENIGALLIA Novembre 2005 Ma per l’autorità sanitaria non ci sarebbero rischi per la popolazione L’amianto nei tubi dell’acqua IL MAGICO ROBOT Untitled – Keith Haring Signori, ho discusso un mese per raccontare ancora un fatto della fine degli anni ’60 dove gli interpreti sono: l’imprenditore, l’inventore, il commesso. L’imprenditore è Raffaele Natale Marzi (Babele). In uno dei suoi viaggi a Parigi, nella via degli artisti, dei pittori a Montmartre, vide un giovane con uno strano arnese. Una scatola con una manovella e i passanti si fermavano a curiosare. Nella scatola si introduceva un foglio di carta bianco, sopra si versava della vernice di diverso colore e fin qui tutto normale fino a che si metteva in funzione, con la mano, la manovella. Girandola si formava un vortice all’interno della scatola e la vernice si espandeva creando un quadro astratto molto vicino alla POP ART, all’insaputa del maestro americano Andy Warhol. L’imprenditore rubò l’idea innovandola e me ne parlò una volta, di ritorno a Senigallia. Un inventore-elettricista, Alfio Governatori (Alfietto), ebbe la brillante idea di riproporre la stessa cosa adoperando il cestello della lavatrice. Allora, ricapitolando, il “magico Robot”, un cubo ben solido in lamiera e non più una scatola; la centrifuga della lavatrice al posto della manovella, un pedale da pigiare con il piede ed ecco fatto, la nuova macchina che fa quadri con la complicità dell’uomo. Un’idea moderna per quei tempi. L’imprenditore Babele doveva collocarla da qualche parte, pensò a posti di villeggiatura, Cortina, Riccione, Senigallia e proprio qui aprì “POSTER SHOP”, sotto l’hotel City. Un negozio di poster che arrivavano da tutto il mondo, dai migliori fotografi e dove c’era il MAGICO ROBOT. Farci un quadro costava 1000 lire e si aveva un bel ricordo di Senigallia. Un via e vai di gente, tutti che diventavano pittori Pop con quadri pieni di colori. Era un modo per dare a chiunque la possibilità di giocare con l’estro, con la fantasia, bastava pigiare un piede su di una leva. Parlandone oggi mi vien da dire che era molto moderna e c’era, un tempo, spazio per chi aveva idee. Oggi tutti fanno tutto così e così, senza fantasia; la televisione ci ha mangiato il cervello con i reality e il gossip, ma forse va bene così. Non rimpiango quei tempi per gli anni che sono passati, ma per la fantasia che galoppava, si diceva “aguzza l’ingegno e buttati”. Oggi l’espressione moderna del Magico Robot potrebbero essere i GRAFFITI, con le bombolette spray, espressioni di strada non tanto condivise dai cittadini, ma molto artistiche. Basquiat e Keith Haring sono Rock come la chitarra di Jimi Hendrix, che suonava ballate d’amore e di pace, e come il Magico Robot. Poesie in corsivo di ALESSANDRO CASAVOLA Vorrei tu dicessi: sono uno specchio in pezzi…rimando immagini contraddittorie e distorte…Qualcuno con pazienza, con amore, con fede mi aiuti a ricomporlo. Vi supplico, vorrei rivedermi com’ero bambina…come avrei voluto essere sempre… Un giorno mi sarà difficile rivederti…Chiuderò gli occhi e allora? Solo un’immagine di impudica, ostinata, poetica follia? Ma sconfitta dal tempo tu cominci ad essere diversa…Mistero…tu cominci ad essere più bella. Le nostre tubature dell’acqua contengono residui di cemento-amianto, ma secondo fonti scientifiche l’ingestione di fibre di amianto non porterebbe all’insorgenza di tumori. La certezza dell’insorgenza è soltanto per inalazione. L’importante questione è stata sollevata dall’A.L.A ( Associazione Lotta all’Amianto), presieduta da Carlo Montanari, che ha anche chiesto delle precisazioni, relativamente al rischio di ingerenza di detriti di cemento amianto, materiale che fu utilizzato per il nostro acquedotto, all’autorità sanitaria. Pronta la risposta del dottor Giovanni Fiorenzuolo del Dipartimento prevenzione della Sezione territoriale n. 4 di Senigallia. “E’ ormai noto che l’inalazione delle sottilissime fibre di amianto causa patologie quali l’asbestosi, il carcinoma polmonare e il mesotelioma maligno della pleura e del peritoneo. L’ipotesi che l’amianto avesse effetti cancerogeni - scrive il dottor Fiorenzuolo - anche a livello dell’apparato digerente si è sviluppata all’inizio degli anni ’70, con i primi tentativi di individuare il rischio legato all’ingestione di fibre veicolate da cibi, bevande, farmaci e soprattutto acqua potabile. Finora studi a livello internazionale non hanno ancora fornito chiare evidenze di un’associazione fra eccesso di tumori gastrointestinali e consumo di acqua potabile contenente fibre di amianto. “L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) - aggiunge il responsabile del Dipartimento di prevenzione - non ha peraltro definito un valore di linea guida relativo alla presenza di amianto nelle acque potabili. Secondo il Safe Drinking Water Committee della National Academy of Sciences statunitense il rischio tumorale sarebbe all’ordine di 1 tumore gastroenterico ogni 100.000 abitanti che abbiano ingerito per 70 anni di vita acque con concentrazioni di amianto pari a 0.1 –0.2 MFL ( milioni di fibre per litro). “Si ritiene che, qualora il tubo si mantenga integro, non esista un rischio reale di cessione di fibre di amianto all’acqua condotta, specialmente in quei casi in cui si forma uno strato protettivo di carbo- nato di calcio sulla superficie interna, cosa altamente probabile in considerazione del tempo trascorso dalla posa in opera delle tubazioni. Il rilascio di fibre dipende dalla solubilizzazione della matrice cementizia, dovuta soprattutto alla sottrazione di ioni calcio; in tale situazione le fibre possono essere liberate e cedute all’acqua. “Una Circolare del Ministero della Sanità suggerisce un indice di aggressività (I.A.) dell’acqua pari a 12 (da usare come riferimento per l’individuazione delle situazioni in cui potrebbe aversi rilascio di fibre dalle tubazioni in cemento amianto). “L’acqua distribuita dalla Multiservizi S.p.A sul territorio di Senigallia presenta un I.A. pari a 11,6. Dunque tutte le fonti scientifiche internazionali riconosciute allo stato delle attuali conoscenze - afferma sempre il dottor Giovanni Fiorenzuolo - non correlano l’insorgenza di tumori gastroenterici all’ingestione di fibre di amianto. La certezza, unica, è quella dell’insorgenza, per inalazione delle fibre di amianto, di tumori a livello polmonare e delle membrane sierose”. Presentata ai partners dell’Adriatico l’Agenda 21 locale Per uno sviluppo sostenibile Senigallia ha avuto di recente due importanti occasioni per presentare in contesti internazionali la propria Agenda 21 Locale, e quindi il quadro delle azioni svolte e dei progetti in corso orientati allo sviluppo sostenibile del nostro territorio. Il 14 ottobre la città ha infatti partecipato ufficialmente alla Conferenza Internazionale dal titolo “AAP 2020 - Technical Workshop n.9 - Conference”, svoltasi a Patrasso; pochi giorni dopo, il 19 ottobre, il Comune di Senigallia, in qualità di capofila del Sistema Turistico Locale Misa-Esino-Frassas- si, ha invece ospitato un incontro con i partners croati e bosniaci del progetto “Poli Locali di Sviluppo e Gestione Integrata delle Coste”, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri Italiano. La Conferenza di Patrasso è stata occasione per un proficuo confronto di esperienze tra i partners (27 tra Comuni, Regioni e Stati) del progetto transfrontaliero “AAP 2020 - Adriatic Action Plan”, finanziato dal Programma Europeo Interreg III C East. La partecipazione a questo progetto internazionale rappresenta per In Via Arceviese, a Borgo Bicchia Il Falco: un’inaugurazione senza badare a spese con le novità dell’Argentina di MARIA ANTONIA MARTINES IL FALCO: un’inaugurazione senza badare a spese. La proprietaria è torinese e dopo aver lavorato per 15 anni, in vari locali, ha coinvolto suo figlio Matteo e la coppia Bettina e Juan per “fare da sola” in un settore, quello della ristorazione, dove vi è sempre movimento. E’ stato così inaugurato il suo ristorante “il Falco” in una tranquilla e mite sera di fine estate. Il buffet-libero offerto mi ha stupito per la quantità d’assaggi che ha compreso anche le alte e grandi bistecche di carne argentina la famosa “Asado”, cotte a vista dall’esperto Juan Rodrigues. Non è mancata però la classica porchetta intera e ben arrostita poi le pizze salate ripiene, l’insalata di riso, il melone con il prosciutto e dulcis in fundo buone crostate di frutta. Per essere stato un buffet d’inaugurazione debbo dire davvero: “Complimenti per la serata”. Il Falco ristorante: Via Arceviese 12-Senigallia- loc. Borgo Bicchiatel.071.60626-chiuso il giovedì e sabato a pranzo. [email protected] Senigallia l’occasione di coordinare e confrontare la propria Agenda 21 locale, cioè il proprio piano di azione per uno sviluppo sostenibile del territorio, con quella dei “vicini” delle sponde dell’Adriatico (città e regioni dell’Albania, della Croazia, della Grecia, della Slovenia e della Serbia-Montenegro). L’obiettivo del progetto è infatti quello di migliorare l’efficienza delle politiche e degli strumenti di sviluppo locale tramite la creazione di una “rete delle città adriatiche”, funzionale a un ampio scambio di informazioni e di esperienze e alla partecipazione a futuri bandi di finanziamento della Comunità Europea. Nel corso della giornata di lavoro svoltasi a Patrasso hanno giocato un ruolo di protagonisti proprio il Comune di Senigallia e quello di Patrasso, in quanto appena entrati nel progetto e chiamati a presentare le proprie realtà territoriali, sociali ed economiche, sotto il punto di vista delle risorse ma anche delle criticità e dei maggiori impatti sull’ambiente. In questo senso è stato condotto l’intervento da parte della delegazione senigalliese, guidata dall’assessore all’Ambiente, Simone Ceresoni, e dall’assessore all’Urbanistica, Francesco Stefanelli, che ha fatto apprezzare in maniera particolare le numerosi azioni intraprese per la riduzione degli impatti delle attività sul territorio, per la valorizzazione delle sue potenzialità, e per la promozione della “governance”, in altre parole del “buon governo” attuato attraverso la partecipazione dei cittadini. Con Cedroni e Uliassi La grande cucina abita sempre in città Senigallia si conferma capitale della buona cucina: Moreno Cedroni e Mauro Uliassi, oltre a confermarsi ancora una volta ai primissimi posti nella guida ai ristoranti dell’Espresso, figurano infatti entrambi tra gli appena ventidue ristoranti italiani che hanno ottenuto il prestigioso simbolo delle “tre forchette” nella famosa guida del Gambero rosso. Anche il sindaco di Senigallia, Luana Angeloni, esprime pubblicamente la sua soddisfazione: “Voglio rivolgere le mie congratulazioni a Moreno Cedroni e Mauro Uliassi per gli importanti riconoscimenti, che confermano Senigallia ai vertici del panorama italiano per quanto riguarda la buona tavola e il buon mangiare. Gli attestati ottenuti rappresentano un giusto tributo alla passione e competenza professionale dei due grandi chef e alla straordinaria capacità inventiva della loro cucina che, a giusto titolo, deve essere considerata come una forma di espressione artistica. Come Amministrazione comunale – ha concluso il sindaco – siamo molto soddisfatti anche per il significato più generale che il premio a Cedroni e Uliassi assume per Senigallia: promuovere sempre più un turismo di qualità per tutto l’anno, facendo dell’enogastronomia una delle leve strategiche della nostra offerta turistica”. In ricordo di Alfiero Manoni E’ venuto a mancare all’età di 59 anni, Alfiero Manoni. Figura di primo piano nel mondo dell’agricoltura e della cooperazione marchigiana, ma soprattutto uomo generosissimo di parole e d’animo, di grande ironia. Ultimamente si occupava, tra i vari impegni professionali, di “Agrifoglio” , un trimestrale d’informazione sulla realtà agricola del territorio e la sua sede era accanto alla nostra. Ci mancano le sue idee, la sua simpatia, i suoi racconti, le sue passioni. Noi di Infomarche insieme alle altre attività di Via Copernico, 3 Agorà, Marche Servizi, Ing. Scacchi, Millennium e Copagri ci addoloriamo della perdita e ci uniamo al dolore della sua famiglia. Novembre 2005 SENIGALLIA l’Eco 17 Il concorso Spiaggia di Velluto dell’associazione La Fenice ha fatto ancora centro Non dimentichiamoci della poesia di LETIZIA STORTINI “Non è per me l’ardere lento io sono della fiamma bruciante come il freddo” (Monica Pavani da “Luce ritirata” Ed.La Fenice) Nella ormai abituale ma sempre bellissima cornice, l’Auditorium San Rocco, ha avuto luogo la Premiazione del XXVI concorso Spiaggia di Velluto. Il consolidato concorso di poesia che – come afferma Domenico Pergolesi, anima dell’evento - “permette ad alcuni autori di grande valore ma fuori dal giro delle importanti case editrici, di arrivare alla pubblicazione dei loro testi”. Ad un’apposita e qualificata giura presieduta, quest’anno purtroppo per l’ultima volta, da Raffaele Crovi, spetta il difficile compito della scelta. La giuria, oltre al già citato Crovi che lascia il Premio a malincuore, era così composta: Alberto Bertoni, Bianca Garavelli, Vincenzo Guarracino, Pasquale Maffeo, Francesco Scarabicchi, Massimo Scrignoli. Il Concorso è diviso in due Sezioni: la sezione A (Silloge) che prevede L’attrice Maddalena Crippa e il tavolo della giuria del concorso, presieduta da Raffaele Crovi l’invio di non meno di trenta poesie, minimo per realizzare una pubblicazione. Il premio consiste proprio nella pubblicazione dell’opera edita dall’Associazione culturale La Fenice. Quest’anno l’opportunità è stata data alla meritevole Monica Pavani di Ferrara che oltre alla pubblicazione di “Luce ritirata” ha vinto un premio in denaro di 1000 euro. Il “premio Internazionale per la poesia Edita” che, sempre su segnalazione della giuria, è stato dato a Luciano Luisi, poeta di grande impatto, molto noto anche per il suo impegno in Rai per le riprese di tipo culturale (Premio Strega, Premio Campiello ecc.). Il premio consiste in 3000 euro. Oltre alla Sezione A c’è una sezione B che prevede l’invio di tre poesie ed ha per premio una medaglia d’oro e 500 euro. Vincitore è stato Valentino Ronchi di Milano. Il Premio Valerio Volpini di 1000 euro che è stato istituito a memoria del grande critico fanese già presidente della giuria del Premio, è stato vinto da Franca Mancinelli di Fano (Il premio è riservato ad un poeta marchigiano). Il Premio Eugenio Rossi (poeta di notevole spessore scomparso qualche anno fa a Senigallia)è stato vinto da Luciana Vecchi di Senigallia cui sono an- dati 500 euro. Come è ormai noto intervengono alla cerimonia di premiazione le più belle voci del teatro italiano. Quest’anno era presente Maddalena Crippa che vanta un curriculum esemplare, basta dire che il suo esordio fu a soli 17 anni al Piccolo Teatro di Milano. Una voce perfettamente intonata ha dato alle poesie lette uno splendore unico, che riusciva a vibrare in sala. E’ stata particolarmente talentuosa nell’interpretazione del personaggio di Camille Claudel, presente nelle poesie di Monica Pavani, conferendole una partecipata inquietudine femminile. E così ha recitato poesie di passioni, di amori, di ricordi, di urla dolorose e tormentati silenzi. Ma il culmine del pathos è arrivato nel finale, con l’esibizione dell’intensa Medea di Euripide, che portò lo scorso anno al teatro greco di Siracusa. Commovente. Un’iniziativa che dà lustro al premio è la realizzazione di un’Edizione d’Arte in 100 copie del libro vincitore allegandone una grafica, tirata sempre in 100 copie, di un artista. Per la XXVI edizione è stato scelto Oscar Piattella (approfondimento a pag. ). La manifestazione è organizzata dalla Associazione Culturale La Fenice con la collaborazione del Comune di Senigallia, Provincia di Ancona, Fondazione Carifano, Lions Club, Kiwanis Club, Rotary Club. Main sponsor: Fiorini Industrial Packaging. Introduzione musicale di Lorenzo Baci, al pianoforte. Per la stagione 2005-2006 continua la collaborazione con Inteatro e Amat Organizzati dall’associazione “Il Melograno” Si è alzato il sipario della Fenice Per il cartellone della stagione teatrale 2005-2006 del Cinema-Teatro “La Fenice” il Comune ha voluto la collaborazione, già consolidata dallo scorso anno, di Inteatro (associazione di cui l’assessore comunale alla Cultura Velia Papa ne è il direttore) e dell’Amat, che vanta gestioni teatrali di tutto rispetto. Il sipario si è alzato il 4 novembre. L’overtoure in esclusiva nazionale è stata affidata al “Big art group” con House of no more di Jemma Nelson per la regia di Caden Manson. Esclusiva regionale per lo spettacolo del pomeriggio di domenica 27 novembre con la compagnia di Mimmo Cuticchio che presenta “Don Giovanni all’opera dei pupi”, ispirato al Don Giovanni di Mozart. In esclusiva regionale anche lo spettacolo di Alessandro Bergonzoni con il nuovo” Predisporsi al micidiale” in scena il 17 dicembre. Altra esclusiva regionale, questa volta dedicata alla danza, il 15 gennaio con David Parsone Dance Company. Il 22 gennaio torna la prosa con “l’ereditiera” di Annibale Ruccello e Lello Guida con Salvatore Caruso, Arturo Cirillo, Michelangelo Dalisi, Rosario Giglio, Giovanni Ludeno, Monica Piseddu, Antonella Romano. Regia di Arturo Cirillo. Sabato 11 e replica domenica 12 febbraio La Fura Dels Baus in Metamorfosi tratto da Franz Kafka con Ruben Metllè, Angeline Longiueras, Arthur Trias Sara Rosa Losilla, Isak Fèrriz. Il 19 febbraio, domenica, quindi è pomeridiano lo spettacolo, “l’uccello di fuoco”, una fiaba in musica allestita dal Teatro Gioco Vita e Ater Balletto. 9 marzo in scena “Le Serve” (les bonnes) di Jean Genet con Franca Valeri, Anna Maria Guarnieri, Patrizia Zappa Mulas. Il 31 Marzo “Il silenzio” di Pippo Delbono, il suo capolavoro poetico. Venerdì 21 aprile, sabato 22 e domenica 23 “ il brutto anatroccolo” , spettacolo per ragazzi, presentato dal Teatro delle Briciole. La chiusura è affidata – con data da definire – al “Misantropo” di Moliere che ha come protagonisti due nomi noti alla città di Senigallia, Mariano Sigillo e Anna Teresa Rossini. Dunque un cartellone di Prosa e di Danza che si affaccia su di un panorama internazionale, quello realizzato dal Comune di Senigallia insieme all’Associazione di Polverigi Inteatro e all’Amat. Ma non dimentichiamoci che La Fenice è anche un Cinema e come ha detto in un’intervista l’attrice Maddalena Crippa, presente a Senigallia in occasione del premio Spiaggia di Velluto - “Non ci sarebbe nulla di male nel mettere insieme buon cinema e teatro, ma quando si mescolano i films di Vanzina con Pirandello si rischia di prendere lucciole per lanterne. Si depaupera l’immagine e il ruolo del teatro all’interno di una comunità cittadina”. (l.s.) Al Consorzio Urbania la gestione delle aree di sosta Si è concluso il rapporto tra l’Amministrazione comunale e la ditta SIS s.r.l. di Perugia, che ha gestito fino ad ora le aree di sosta a pagamento nella città. Dal primo novembre la gestione è passata al Consorzio “Urbania”, che si è aggiudicato la gara di appalto svolta nelle scorse settimane. La Polizia municipale, in collaborazione con l’Ufficio Strade, ha coordi- nato le procedure di disattivazione dei vecchi parcometri e la contestuale attivazione dei nuovi, affiggendo sul posto cartelli di chiarimento con tutte le informazioni necessarie per gli utenti. I nuovi parcometri sono stati attivati per la prima volta mercoledì 2 novembre, in quanto martedì 1, risultando giorno festivo, la sosta è stata gratuita, come previsto abitualmente. [email protected] Al via a Roncitelli i nuovi corsi di teatro Ritornano a Roncitelli i corsi di teatro organizzati dall’associazione Teatrale “Il Melograno” di Senigallia. Quest’anno oltre ai consueti corsi per i ragazzi ed adulti, a seguito delle continue richieste da parte dei genitori, l’associazione ha deciso di predisporre un corso proprio per i bambini dai 6 ai 10 anni. Gli spettacoli di fine corso hanno sempre riscosso molto successo, si ricordi ad esempio l’anno scorso lo spettacolo “Alice” prodotto con il gruppo dei ragazzi e “Suburb Dreams” tratto da un testo di Tennesse Williams e realizzato dagli attori “in erba” del corso adulti che il 19 ottobre è stato messo in scena, in replica, ad Ascoli Piceno, dove ha riscosso un ottimo successo di pubblico. Gli insegnanti hanno tutti esperienza decennale sia come attori, sia come operatori teatrali nella docenza, maturata soprattutto nelle scuole della regione. Sono Catia Urbinelli, regista ed attrice teatrale e cinematografica. Da ultimo infatti ha interpretato il ruolo di protagonista nel corto “Il giorno più bello”, diretto dal noto regista senigalliese Lorenzo Cicconi Massi, che ha vinto il premio AGIS al Fano Video Festival e che verrà proiettato al Teatro della Fortuna il 28 novembre prossimo. Graziella Urbinelli si occuperà del corso dei ragazzi. Attrice e scrittrice di testi teatrali, anche lei lavora da più di dieci anni con Il melograno avendo partecipato a tutte le numerose produzioni della compagnia. Ed infine una giovane leva, ma con ormai tanta esperienza maturata sul campo, Loris Barzon, anch’esso attore e regista, impegnato costantemente nella formazione in numerosi stages in giro per la penisola. A lui sarà affidata la prossima produzione della compagnia dal titolo “Fuochi” tratto da un testo dell’autrice Marguerite Yourcenar. Info ai numeri 339-6791150, 3334713595. 18 l’Eco SENIGALLIA Novembre 2005 Il gioco dello Steccato, una tradizione praticata anche nel Senigalliese L’antica “Corrida” marchigiana di MATTEO MARIANI Quando si parla di spettacoli con i tori, la nostra mente corre direttamente fino alla Spagna. E lì si ferma. Ma in realtà le cose non stanno proprio così. La tauromachia è un’arte (anche se per molti non è altro che una mera tortura) diffusa anche in Francia, in Portogallo e in molte repubbliche del Sudamerica. Ebbene, questa pratica, fino alla metà del 1800, era diffusa anche nel Centro Italia, col nome di caccia, giostra o più semplicemente steccato. Secondo alcuni, l’uso fu importato in Italia dagli spagnoli Aragonesi, divenuti Re di Napoli nel XIV secolo, ma è già attestato nel Trecento di come a Roma si tenessero regolarmente spettacoli di caccia al Apre questo mese la rubrica “il ciambotto”. Questa nuova rubrica tratterà argomenti di carattere naturalistico che riguardano il nostro territorio: la denominazione “il ciambotto”, infatti, è stata scelta per rimarcare l’ambito in cui verranno presi in considerazione gli aspetti della Natura del nostro territorio. Come sapete, “ciambotto” in dialetto significa persona stupida, sciocca; ma con questa parola si indica anche il Rospo, ed è da questo animale che inizio a raccontarvi la Natura delle nostre zone. Ciambotto quindi significa Rospo, ma senza una distinzione tra le due specie di rospi presenti a Senigallia: il Rospo comune (nome scientifico Bufo bufo) e il Rospo smeraldino (Bufo viridis). In questo numero mi soffermo sul primo dei due rospi. Il Rospo comune è un Anfibio, che dal greco significa “dalla doppia vita” (sia in terra che in acqua), appartenente all’ordine degli Anuri, cioè gli anfibi che, negli individui adulti, sono senza coda (come le rane). Gli Anfibi sono animali eterotermi, ossia la temperatura corporea, e quindi la loro attività, è regolata dalla temperatura dell’ambiente in cui vivono; pertanto nelle nostre zone, il Rospo comune espleta il suo ciclo vitale nel periodo che va da febbraio a novembre, nei mesi restanti sverna in tane sotterranee in stato di ibernazione. Una volta “risvegliatosi”, il nostro rospo dà vita insieme a suoi cospecifici a spettacolari migrazioni di massa dal luogo di svernamento ai siti di riproduzione (zone umide), compiendo spostamenti anche notevoli (qualche km); è in questo periodo che si osserva il più alto tasso di mortalità del Rospo comune, specialmente quando la rotta di migrazione comprende l’attraversamento di tratti stradali. La riproduzione avviene tra marzo e luglio; in questo periodo è facile osservare il maschio (più piccolo, al massimo 11 cm) in groppa alla femmina (anche 20 cm): la femmina è in cerca del sito adatto a depositare le migliaia di uova che produrrà, mentre il maschio si tiene stretto al dorso di lei con le potenti zampe anteriori, mantenendo libere le posteriori per scalciare altri maschi pretendenti, in modo che potrà essere lui a fecondare poi le uova (la fecondazione è quindi esterna). Dopo alcune settimane nascono i girini, le larve acquatiche di futuri rospi. I girini sono piccoli, neri, dotati di coda per compiere piccoli spostamenti, e quindi disperdersi, muniti di branchie per respirare ossigeno dall’acqua e sono erbivori. Nell’arco di 2-3 mesi si compie quell’incredibile processo che è la metamorfosi: durante la quale le strutture larvali adatte alla vita acquatica del girino vengono perdute per fare posto a quelle terrestri proprie dell’adulto (tornerà all’acqua solo per la riproduzione): le zampe posteriori si sviluppano precocemente; la struttura della bocca viene riorganizzata, le branchie regrediscono e la respirazione diventa polmonare; gli arti anteriori emergono dal corpo; l’intestino si accorcia per adeguarsi all’alimentazione carnivora (Invertebrati, soprattutto Insetti, Chiocciole e Lombrichi); infine i tessuti della coda vengono riassorbiti. In autunno la metamorfosi è completa. Bufo bufo ha abitudini notturne; come tecnica di caccia, data la sua scarsa agilità (le zampe posteriori sono corte e poco muscolose), adotta l’agguato: grazie ai grandi occhi riesce ad individuare la preda, apre la bocca (che è sprovvista di denti) ed estroflette la lingua nella quale, nella punta appiccicosa, rimane attaccata la preda. Quando invece è lui preda, si difende “gonfiandosi”, cercando di aumentare di dimensioni per spaventare il predatore (Serpenti, Mammiferi o Uccelli) o secernendo un liquido irritante da speciali ghiandole del collo (capita anche quando lo si tiene in mano!). La pelle è verrucosa, e la colorazione bruno-giallastra-grigio rende il Rospo comune mimetizzato con gli ambienti che frequenta (boschi, orti, campagne, torrenti, stagni, fiumi, laghi). È l’Anfibio più comune e più diffuso in Italia, solo in Sardegna è assente, nonostante questo è seriamente minacciato dall’inquinamento delle acque superficiali, dalle pratiche agricole e dal traffico veicolare. A Senigallia è presente in tutto il territorio comunale, a dimostrazione del fatto che ... “Snigaja è piena de ciambotti!” bove, tanto che negli annali (apocrifi) di Lodovico Monaldeschi si afferma che “Nel secolo XIV era costume dei romani il fare la caccia dei tori non domati nell’anfiteatro di Tito” ovvero nel Colosseo. L’origine di queste pratiche, o di pratiche a questa riconducibili, in realtà, risale a prima del Medio Evo. Già Marziale riporta ampiamente di lotte tra belve esotiche, tori e cani, diffuse in tutto il bacino del mare Mediterraneo. Non è da escludere che un tale costume sia collegabile all’antico culto del dio Mitra, di origine persiana, diffusosi a Roma attraverso l’Asia Minore nel I secolo dopo Cristo, come alternativa alla religione pagana. Uno degli aspetti più rilevanti del rituale mitriaco, infatti, è proprio il sacrificio del toro (tauroctonia) necessario per garantire fecondità a tutto l’universo. In ogni caso, una volta perso ogni significato religioso, gli spettacoli con i tori restarono ben radicati in Europa come spettacoli popolari. Lo steccato è qualcosa di simile ad una corrida spagnola, ma era organizzata assai differente. Il termine steccato si riferisce chiaramente alla recinzione di legno che veniva innalzata nella piazza del popolo, per dividere il luogo dell’azione dagli spettatori, formando per questi apposite gradinate tanto da costituire un “anfiteatro” fittizio. Gli steccati erano di due tipi: con buoi, cani e uomini, o soltanto con buoi e cani. Durante la “caccia”, i cani addestrati tentavano di immobilizzare i buoi azzannandogli la radice dell’orecchio, mentre i buoi li respingevano a cornate. Quando interveniva anche l’uomo, invece, come accadeva a Roma, si parlava di “giostra”, dove l’uomo partecipava con prodezze e acrobazie sull’animale eccitato e agitato dal cane, che veniva poi infilato con una spada. I “giostrai” erano perlopiù macellai del luogo, che sfidavano forestieri, dilettanti e professionisti, detti “ercoli” o “alcidi”, tra cui si dice eccellessero sopra tutti gli abitanti di Terni. Nelle Marche, però, gli steccati con l’uomo erano assai rari, mentre diffusi e acclamati erano quelli tra tori e cani. Il procedimento del gioco era piuttosto uniforme nello Stato Pontificio. Lo steccato veniva chiuso alle ore 12, i tori erano numerati e immessi nell’arena uno alla volta. Contro di essi veniva poi lanciato un cane, addestrato a mordere l’orecchio del bove. Vinceva chi per primo riusciva a staccare l’orecchio, anche se non era cosa rara che il bove inforcasse il cane con le corna e lo sbudellasse. In tempi recenti, lo troviamo anche nella nostra zona delle Marche centrali. Le cronache ne parlano spesso. Nel 1620, ad esempio, venne organizzata a Senigallia (dove di solito era usato il Foro Annonario) Una rappresentazione grafica della caccia al bove una “Caccia dei tori” per festeggia- sorta, in quanto questa era rovinare il quindicenne Federico Ubaldo ta sì dalla tramontana e dall’acqua, Della Rovere in visita alla città. ma anche dal salirvi del popolo in Sono ricordate ancora delle giostre occasione degli steccati. da Vincenzo Monti per Fano, e da In pratica, le persone che non troGioacchino Belli per Roma, da cui vavano spazio intorno allo steccasi deduce che il periodo di maggior to di legno, si calavano giù dai fidiffusione fu tra la fine del 1600 e nestroni della torre, fino ai tetti dei i primi quarant’anni del 1800. palazzi circostanti, per godere al Molto radicato era anche nella lo- meglio lo spettacolo sottostante. calità di Massaccio, a Cupra Mon- Ma non solo in piazza si tenevano tana, ed anche a Jesi. Afferma Raf- gli steccati. Anche al Borgo ne fufaele Molinelli, che “quando al rono organizzati, dove il 28 gennaSabbado si fa la caccia al bove, io 1830 si tenne uno steccato con molti Gentiluomini scordandosi del 14 bovi, “tre de’ quali sono stati Sangue Nobile, e della Cavalleria, Fieri”. Se ne tenne uno anche in corrono e giostrano a piedi intorno occasione del matrimonio di Giual bove, mesticati fra due cento o seppe Maurizj con Piernia Mentre cento Birri, co’ quali fanno a ghettoni di Montalboddo, ed altri spinte, e qualche volta anche a ca- pure durante il carnevale. pelli”. “E ho veduto correre dietro Il montenovese Francesco Procacal bove – assicura ancora lo stesso cini scrive che in Barbara (probaMulinelli –, a cascare per terra bilmente ultimo comune dello Stacome stracci nel fangaccio, non to Pontificio ad organizzare steccasolamente Gentiluomini Secolari, ti) si tenne una festa grande nell’11 ma anche taluni di essi col Collari- novembre del 1824. Molta gente no e col Canonicato”. accorse, e vi uno spettacolo teatraA Montenovo era pratica diffusa le che non raccolse molto succesnel Settecento organizzarne in so. Scrive il Procaccini: “Non dePiazza Grande, l’attuale Piazza del- scrivo gl’urli, le strida, le fischiate la Libertà, che fungeva da arena, che fecero i Forastieri per compaschiusa com’è su tre lati, mentre il sione de’ Barbaresi”. Ma così tanquarto veniva sbarrato con pali di ta gente non era accorsa a Barbara legno realizzate da falegnami del per il teatro, bensì per un grande posto. Il popolo circondava lo stec- steccato di otto bovi, toro e vacca cato, mentre nobili e borghesi si di masseria. affacciavano dalle finestre dei pa- Anche nel maceratese e nell’ascolazzi circostanti. lano la tradizione era assai radicaUna perizia di Pietro Bellini del 12 ta. Se ne registra un costante alleagosto 1747 sullo stato dei “beni stimento ad Offida, (dove l’ultima della Comunità”, a seguito di un caccia avvenne il 14 novembre forte terremoto, svela che il popo- 1849) dove si invitavano i giostrai lino faceva di tutto per poter assi- dei paesi vicini quali Fermo, Ascostere al meglio allo spettacolo. Scri- li, Montalto, Ripatransone, Grotve infatti il Bellini che la necessità tammare, San Benedetto, Santa di riparare la torre dell’orologio era Vittoria, Porto di Fermo, Monte- rubbiano, Cossignano, tutte Comunità dove nel periodo tra settembre e febbraio si svolgevano simili divertimenti. Il gioco però non ebbe buon gradimento presso i francesi, che lo ritenevano segno di poca civiltà, abitudine e usanza grossolana e sanguinaria. Cercarono pertanto, durante la loro presenza, dal 1797 al 1815, di ostacolarlo con ogni mezzo. Vi fu un tentativo, durante gli anni del regno d’Italia napoleonico, di proibire lo steccato come spettacolo orribile e crudele. La passione polare, però, unita a presumibili ragioni di ordine politico interno, riuscì a prevalere sulle iniziative dei Prefetti, e gli spettacoli continuarono ancora per decenni. Nonostante le restrizioni napoleoniche, infatti, in numerose piccole e grandi località marchigiane, come Ancona, Jesi, Senigallia, Chiaravalle, Castelplanio, Maiolati, Ostra, si tennero regolarmente steccati come da tradizione, visto che gli steccati erano garantiti anche dagli antichi statuti comunali. Non riuscendovi, i francesi provarono quindi a disciplinarlo con regolamentazioni più precise e severe, specialmente riguardo alla salvaguardia degli spettatori, sempre in grandissimo numero e molto entusiasti Col ritorno del Governo Pontificio, però, gli steccati riprendono con maggior frequenza a divertire la gente in feste sacre e profane. A Jesi, nel primo S. Settimio della liberazione, nel settembre 1815, si tenne uno steccato con 30 tori. Ma nel secondo ’800, con l’avvento dello Stato unitario e la successiva unificazione della legislazione nazionale, il gioco cessò definitivamente, a Montenovo come nel resto d’Italia. -------------------------* Le informazioni generali e della zona di Ostra Vetere sono tratte dal libro di Alberto di Fiorani “Lo Steccato o Caccia del Bove”, Ostra Vetere, 1990, Ed. Centro Cultura Popolare. Altre informazioni sono tratte dall’articolo di Mario Vannicola “La caccia al bue”, pubblicato su Ophys, Periodico del Centro Studi “Guglielmo Allevi” di Offida, numero 6, anno 2, nuova serie, dicembre 2003. Si ringrazia entrambi per la gentile concessione. NAIO ’05 MOTORE DIESEL EURO 4 GARANZIA OPEL ITALIA 15.000 KM FULL OPTIONAL NERA CON VETRI OSCURATI. PER INFO TEL. 3358024647 I MIEI massaggi sono le migliori cure per far passare tutti i mali. Se vuoi sentirti meglio, in salute e in forma, più giovane e più bella chiamami: 3398837640 OCCASIONE Vendesi cameret- ta in legno frassino composta da letto singolo, grande scrivania con cassettone, sedia con appoggio in pelle a soli 50 euro. 071/63353 (ore pasti) VENDESI 2 seggiolini per auto della ditta CAM. 6/15 Kg.in ottime condizioni. Prezzo interessante. Tel 071 7930300 VENDESI seggiolone da tavolo con ruote Peg-Perego in ottimo stato. Tel 071 7930300 Se cercate, affittate, vendete articoli di vario genere, questo è lo spazio studiato per voi. Un box dedicato agli Annunci. Se volete usufruirne, lasciate un messaggio alla segreteria telefonica dello 071 7939689 o inviate un fax allo 071 7939689 o una e-mail: [email protected] VENDESI OPEL MERIVA GEN- [email protected] Novembre 2005 SENIGALLIA l’Eco 19 Il sindaco ha chiesto alla Regione collaborazione per avere strade migliori Serve una viabilità più adeguata di PAOLO BERDINI Collaborazione, dialogo, volontà di mantenere la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni locali. Questi i principi che caratterizzeranno sempre di più i rapporti tra il Comune di Senigallia e la Regione Marche, ribaditi nel corso della seduta congiunta dei due esecutivi svoltasi presso la Residenza Municipale senigalliese. Il sindaco Luana Angeloni nella sua introduzione, dopo aver ringraziato la Giunta regionale per l’attenzione dimostrata nei confronti della città, ha sinteticamente illustrato i temi fondamentali sui quali l’Amministrazione comunale attende un deciso sostegno da parte dell’Istituzione regionale. “Sul versante delle infrastrutture – ha sottolineato Luana Angeloni – è di fondamentale importanza che Senigallia riesca ad ottenere, contestualmente all’avvio dei lavori della terza corsia della A14, che vengano realizzate due bretelle di accesso nord-sud collegate alla viabilità cittadina, perché non è più possibile tollerare che per entrare e uscire dall’autostrada si attraversino quartieri residenziali. Ci atten- Il sindaco Luana Angeloni consegna al presidente della Giunta regionale Gian Mario Spacca un ricordo della città diamo quindi pieno aiuto da parte della Regione all’interno del tavolo di concertazione con Anas e Società Autostrade. Analogo impegno lo auspichiamo per ottenere il completamento dei lavori del nuovo porto in maniera tale da risolvere il problema dell’insabbiamento e proporre questa struttura come volano dello sviluppo economico e turistico locale e strumento per il pieno inserimento di Senigallia nel nuovo distretto della nautica”. Il sindaco Angeloni ha poi sottolineato la necessità che Senigallia veda confermati e potenziati quei livelli di welfare locale che hanno sempre caratterizzato la vita della comunità. “C’è bisogno – ha ribadito- di un rafforzamento del ruolo e dei servizi del nostro ospedale, attraverso il riconoscimento di gastroenterologia, eccellenza nota a livello regionale, quale Unità Operativa Complessa, il potenziamento delle attrezzature mediante una nuova tac e la realizzazione della Rsa di Senigallia. Sempre sul versante sociale, è molto importante definire un’intesa per la gestione della struttura residenzale protetta “Il Rosciolo”, che si occupa di malati psichici, e tenere nella giusta considerazione la rilevanza che in una città ad alta densità abitativa come Senigallia, assume il problema casa”. Non poteva mancare un riferimento del sindaco alle esigenze del tessuto economico cittadino ed in particolar modo all’industria turistica. “Chiediamo che la Regione riconosca a Senigallia quella centralità nel sistema che merita una città che fa turismo fin dalla seconda metà del 1800. C’è bisogno quindi di una adeguata promozione, di una ristrutturazione delle strutture ricettive e riqualificazione urbanistica delle zone costiere. Fondamentale strumento di promozione turistica può I problemi al vaglio della Cdl Dopo l’ incontro tra la Giunta regionale e quella comunale c’è stato un vertice della Casa delle libertà, al quale hanno preso parte i consiglieri regionali Giacomo Bugaro (Forza Italia), Carlo Ciccioli (Alleanza Nazionale) e Francesco Massi (Udc), che hanno incontrato i consiglieri comunali Alessandro Cicconi Massi, Gabriele Cameruccio, Lucio Massaccesi e Gabriele Girolimetti, nonché Massimo Bello, consigliere provinciale di An e sindaco di Ostra Vetere. Durante il vertice sono stati affrontati i principali problemi di Senigallia: Porto, Sacelit, viabilità, Hotel Marche, Rotonda. [email protected] essere considerata l’offerta culturale. La nostra è la città di Giacomelli, che ha stretto legami con Enzo Cucchi ed altri importanti artisti contemporanei e che si appresta a riaprire un monumento unico in Italia come la Rotonda. Insomma abbiamo tutte le carte in regola per diventare il polo regionale per l’arte contemporanea”. Il presidente Gian Mario Spacca nel suo intervento ha sottolineato le grandi potenzialità e le importanti vocazioni di Senigallia e del suo territorio. “Mi sento di ringraziare l’Amministrazione comunale per la serietà con la quale è stato preparato questo incontro. Condividiamo con l’amministrazione senigalliese lo stesso periodo di mandato, la medesima identità politica ed un modo comune di guardare ai problemi delle comunità locali. Del resto quello della modalità concertata dell’azione amministrativa, è una necessità sempre più stringente, specie in un momento come questo nel quale gli Enti Locali devono subire un attacco frontale da parte del governo centrale, che taglia loro risorse per erogare fonda- mentali servizi ai cittadini. Il Presidente Spacca ha assicurato pieno sostegno al Comune nel tavolo di concertazione con Anas e Società Autostrade, per ridisegnare l’assetto viario della città in maniera corrispondente alle esigenze dei cittadini. “Per quanto riguarda il porto di Senigallia – ha sottolineato il Presidente – vi destineremo le risorse necessarie per un suo completamento. “Del resto la Regione ha già investito in passato per il porto di Senigallia 6 milioni di euro, e sarebbe quindi un grave errore non completare questa fondamentale opera”. Il presidente della Giunta regionale ha sottolineato l’impegno della Regione Marche per sostenere le esigenze dello sviluppo turistico a Senigallia, a cominciare dalla riqualificazione dell’accoglienza. Analogo impegno è stato assicurato per le esigenze di rafforzamento dei servizi sociali e ospedalieri, con il riconoscimento di gastroenterologia come unità operativa complessa, e per la destinazione di adeguate risorse per l’edilizia residenziale pubblica a Senigallia. 20 l’Eco Novembre 2005 SENIGALLIA Davide Cassani elogia le nostre strade, particolarmente adatte ai cicloturisti In bicicletta a scoprire il territorio di LETIZIA STORTINI Andare a vedere il ciclismo è una cosa che se ci pensi non ci credi. Stai sul bordo di una strada, aspetti, aspetti, poi ad un certo punto arrivano, come una ventata colorata, i ciclisti, e ti strisciano negli occhi. E’ una faccenda di trenta, quaranta secondi. Gruppo compatto. Hai tempo di dire arrivano che già li vedi di schiena. Strade piene quando passano quelli, paesi interi usciti da casa a vedere, e plaid sull’erba, e thermos, radioline, giacche a vento, e la rosea aperta alla pagina giusta per leggere i numeri dei ciclisti e sapere chi erano. Una festa. Per l’occasione ho scelto una curva controcurva un po’ in salita, tanto per cuccarli dove proprio non sfrecciavano ai cinquanta all’ora. Cielo grigio, naturalmente, e un’umidità dell’ostia. Intorno a me, nell’attesa, cicloturisti a mazzi. Vanno su e giù pedalando con grande serietà, davanti e dietro alla corsa vera: sono come i gabbiani che volano intorno ai pescherecci che tornano alla sera. Rispettabili signori anche di una certa età fasciati da clamorosi fuseaux neri, scarpette da astronauta, casco comico in testa. A furia di vederli avanti e indietro ho capito in che cosa consisteva il gioco: tut- ti gli altri giorni possono pedalare, ma solo quel giorno lì, possono pedalare tra due ali di folla. Non deve essere male. Il prossimo anno affitto una bici e provo. Quando ti va bene trovi perfino quello che dalla strada ti grida Vai Bartali! Sono soddisfazioni. Poi, quando incomincia ad infittirsi il tran tran di polizia e sponsor, i ciclogabbiani si posano sui guardrail, e un silenzio irreale cala sull’anomalo parterre. Liturgica preparazione a quaranta secondi di emozione. La gente si spacca ideologicamente in due: quelli che guarderanno e quelli che scatteranno le foto. Impensabile fare tutte e due le cose, in quella manciata di secondi. Mi schiero tacitamente con quelli che decidono di guardare. E guardo. Guardo. Guardo. Guardo. Guardo. Finito. Ce n’è due rimasti indietro. E’ una specie di piccolo bis. Guardo. Spariscono dietro la curva. Finito davvero. (Alessandro Baricco, scrittore) E gli amanti della bicicletta, i ciclogabbiani, come l’ha definiti Baricco, hanno avuto una grande occasione. A Senigallia è stata organizzata dall’Hotel Universal, col Patrocinio del Comune, una tre giorni “Pedalando col Campione”. Più L’assessore Fabrizio Volpini omaggia Davide Cassani con la raccolta civica di Mario Giacomelli di 120 ciclisti si sono ritrovati davanti l’Hotel per partire alla volta delle colline del nostro invidiato entroterra. Corinaldo, Castelleone di Suasa, Barbara, Serra de’ Conti, Montecarotto, Fornace e Ostra, questi i paesi attraversati durante il percorso, che si è concluso con un pranzo e uno scambio di premi in compagnia del Campione. Il Campione in questione, il ciclista Davide Cassani. Alle spalle una lunghissima carriera. Comincia a correre in bici nel 1976; nel 1982 diviene professionista. Tante le vittorie, anche ai Mondiali del ’93 a Oslo e in Colombia nel ’95. Nel ’96 smette di far le gare, ma non interrompe il suo “amore”, fonda una scuola di ciclismo e diviene il commentatore Rai di riferimento per questo sport che lui stesso, durante il nostro incontro a Senigallia, ha definito “Importante, anche perché può esser tranquillamente praticato a qualunque età ed ha un gran potere di aggregazione, accomuna, non fa differen- [email protected] za neanche fra le diverse classi sociali. Uno sport che mi ha dato, mi ha insegnato tanto. È la mi vita”. Iniziative come questa tre giorni si prestano bene in un territorio dolce come quello marchigiano “Io Romagnolo, sostengo che le Marche sono bellissime, assolutamente adatte al cicloturismo. Un fenomeno sempre più diffuso. Esistono addirittura, in tutta Europa, dei Bike-Hotels, segno questo di una nuova e strabiliante cultura intorno alla bicicletta”. Davide Cassani pubblica un libro “Un eroe tragico”, sulla commovente storia di vita di Marco Pantani, “il pirata” che tutto vinse ma che fu condannato a morte come responsabile di un ciclismo marcio “Sono diversi anni che il ciclismo sta cercando di risolvere il problema del doping – afferma Cassani – più di altri sport che hanno messo la testa sotto la sabbia. I ciclisti sono stati i primi a chiedere i controlli sul sangue, a mettersi a disposizione della ricerca. Negli ultimi anni si è fatto molto, ma il problema non è risolto, solo arginato. Il doping è sempre più avanti rispetto all’antidoping. Il problema esiste, ma l’opinione pubblica deve fare in modo che questo non allontani i giovani dallo sport. Dobbiamo cercare di avvicinare i ragazzi allo sport facendogli capire cosa è bene e cosa è male. E cosa è male lo sappiamo benissimo. E’ inutile usare medicine per migliorare la prestazione quando queste non sono importanti e indispensabili. Ho un figlio di 16 anni che gioca a calcio, non gli chiedo se vince o se perde ma se si diverte. Alla base è fondamentale sensibilizzare i genitori, la gente, coloro che indirizzano i giovani nelle varie discipline sportive”. Novembre 2005 VALLI MISA NEVOLA CESANO l’Eco 21 Comune e Soprintendenza mirano a far conoscere i tesori nascosti di Ostra Vetere Un’area da valorizzare meglio Il Progetto di valorizzazione dell’area archeologica di Ostra Vetere, voluto dall’Amministrazione comunale, sta proseguendo con successo anche grazie alla preziosa collaborazione della Soprintendenza ai beni archeologici delle Marche e del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna. Un’iniziativa, quella messa in piedi dal sindaco Massimo Bello e dall’assessore ai beni ed ai servizi culturali Susanna Massi, che ha l’obiettivo di recuperare e ridare vita ad un insediamento romano importante. Insediamento, tra l’altro, che in questo anno ha già avuto centinaia di visitatori e turisti. “Il nostro interesse, quello della Soprintendenza e dell’Università coincidono - dice il sindaco di Ostra Vetere Massimo Bello - perchè è negli obiettivi del Comune fare il possibile per giungere alla piena valorizzazione dell’area, e in quest’ottica si inquadra anche il Protocollo d’intesa sottoscritto con la stessa Soprintendenza e col Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna, che prevede di metter in esecuzione un progetto di ricerca archeologica finalizzato alla ricostruzione dell’antico insediamento romano, alla sua tutela ed all’inserimento quindi di Ostra Vetere all’interno dei percorsi storici, culturali e turistici nazionali ed internazionali.” INei giorni scorsi è partita anche la campagna di scavi sull’area del teatro, seguita dalla Soprintendenza Archeologica con il coordinamento del dottor Maurizio Landolfi. Sono partiti, infatti, nella zona archeologica delle “Muracce” i sondaggi col metodo stratigrafico, in un quadro di notevole spessore scientifico, se si considera appunto che quel tratto di area archeologica non risulta più indagato da oltre cento anni, ovvero da quanto il maggiore Baldoni effettuò, ai primi del novecento, i primi importanti scavi sulla città romana. Della nuova campagna avviata a Ostra Vetere, Maurizio Landolfi delinea metodica e finalità: “Abbiamo deciso di muoverci con una in- dagine “mirata” sul teatro - afferma il dottor Landolfi - e l’obiettivo è quello di conoscere meglio il monumento, del quale il Baldoni fece una prima rilevazione. Occorre verificare se quel rilievo corrisponde allo stato di fatto attuale, ed è necessario procedere con cautela, specie quando inizieremo a trovare sulle strutture terra “viva” e non di riporto.” Indagare il teatro continua Landolfi - ha richiesto da parte nostra un paziente e circostanziato approfondimento documentale: in questi casi si procede contestualmente con lo scavo materiale e con una consultazione metodica di tutte le fonti e gli studi a disposizione. Non è possibile anticipare quali risultati potrà dare questo lavoro. L’ultimo intervento, però, effettuato nell’area archeologica di Ostra Vetere ci aveva portato ad una interessante scoperta: sull’area delle terme era stato posto in luce un pavimento d’età tardo-repubblicana sottostante a quello che affiorava in superficie. Negli obiettivi, l’indagine sul teatro dovrebbe concludersi, se sarà possibile, con l’approntamento delle condizioni che rendano fruibile il monumento. Il vero problema -conclude Landolfi- è quello dei finanziamenti. Disponiamo di fondi modesti, e l’auspicio è che un intervento esterno, anche da parte di uno sponsor, ci permetta di fruire di fondi supplementari.” Su questo fronte è impegnata anche l’Amministrazione comunale. “A breve scadenza promuoveremo un altro importante convegno sull’area archeologica e sul rilievo delle emergenze archeologiche per la promozione e la valorizzazione del territorio. Quanto alla indagine sull’area del teatro, e non solo, siamo pronti a fornire ogni collaborazione e ad attivarci per verificare la praticabilità di canali di finanziamento suppletivo, con l’ottica, condivisa anche dalla Soprintendenza, di conoscere meglio questo importante monumento e, ove possibile, di renderlo interamente di pubblica fruizione”. Iniziativa voluta a Ostra Vetere Un progetto per imparare un mestiere Negli ultimi anni è aumentato il degrado a causa degli eventi atmosferici Allarme rosso per le antiche mura Allarme rosso per le mura che circondano Arcevia, in grave stato di degrado dovuto principalmente agli eventi atmosferici degli ultimi anni. “Le nostre mura in pietra - spiega l’assessore ai Lavori Pubblici del comune di Arcevia Andrea Bomprezzi - sono lunghe un chilometro e mezzo circa, sono tra le più antiche della Marche e quindi costituiscono un patrimonio storico non solo per la nostra comunità ma per l’intera regione. Tutta l’amministrazione è impegnata con passione e decisione a reperire fondi che permettano di intervenire, in maniera significativa, non solo per tamponare l’emergenza immediata dei due crolli, ma per ripristinare condizioni di sicurezza sull’intero circuito murario che da segni preoccupanti di cedimento in più punti. Per questa ragione sono stati da subito attivati contatti istituzionali importanti, per riuscire in tempi brevi a sbloccare la situazione”. L’Amministrazione comunale ha presentato un progetto di manutenzione per il tratto delle mura che va dalla porta di S. Agostino alla ex Salvarani, per un importo di 110.000 euro alla Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici, che intende inserirlo nel programma triennale delle opere pubbliche finanziate dal Ministero. Sono stati pressoché ultimati, in anticipo rispetto ai tempi contrattuali, i lavori di consolidamento di una piccola porzione di cinta muraria nei pressi del torrione del monastero delle Clarisse (circa 50 m di lunghezza con un’altezza che raggiunge i 10 m) che possono essere presi ad esempio per la qualità del ripristino e per gli interventi che si andranno a fare. Inoltre la Soprintendenza sta ultimando i lavori all’interno della porta di S. Agostino che diventerà uno spazio funziona- Approvato il consolidamento delle mura di Castelleone La Giunta comunale di Castelleone di Suasa ha approvato il progetto tecnico esecutivo dei lavori di consolidamento di due tratti delle mura che delimitano il Centro Storico, per un importo complessivo di 80.000 euro, finanziato dalla Provincia di Ancona ai sensi della legge 1010/ 48. Il finanziamento è stato concesso dopo che il Comune di Castelleone di Suasa ha segnalato in data 13 dicembre 2004, un dissesto in atto nel lato nord-ovest delle mura e ne ha richiesto contestualmente un intervento. I lavori in questione prevedono la realizzazione e consolidamento, fondazioni, restauro e riparazione della muratura, drenaggi, convogliamento delle acque meteoriche, sistemazione della scarpata sottostante. Questo importante intervento permetterà di restituire alla comunità Castelleonese uno dei angoli più belli e caratteristici del Centro Storico. In questo modo si realizza un altro punto importante del programma dell’Amministrazione Comunale di Castelleone di Suasa. le oltre che splendido esempio di fortificazione. “Riguardo i due crolli più gravi, che tra l’altro - puntualizza l’Assessore Bomprezzi - costituiscono un pericolo per la sicurezza dei cittadini, oltre che minacciano entrambi gli accessi ad Arcevia, chiariamo subito che la giunta ritiene prioritario intervenire, arrivino o non arrivino i finanziamenti. Complessivamente i due interventi di recupero costano circa 700.000 euro; l’intenzione dell’amministrazione è di inserire questa cifra nel Bilancio 2006. Ad oggi abbiamo solo la certezza dei 42.000 euro concessi dalla Provincia di Ancona. Crediamo comunque di avere buone possibilità di finanziamento soprattutto legato ai fondi Cipe che la Regione Marche eroga per i dissesti idrogeologici”. Dopo due incontri con l’assessore regionale al Bilancio, l’Amministrazione comunale ha inoltrato una richiesta di finanziamento per il recupero di tutta la cinta muraria segnalando che la spesa stimata è di 5.000.000 di euro di cui circa 1.000.000 da reperire nell’immediato per intervenire almeno sulle emergenze. “Entro la fine dell’anno” annuncia il sindaco di Arcevia Silvio Purgatori “avremo le prime risposte da parte degli enti coinvolti e ci attendiamo riscontri positivi anche alle nostre richieste di contributo inoltrate alla provincia di Ancona, che finanzia interventi di pronto intervento”. [email protected] Il sindaco Bello con alcuni responsabili della Confartigianato L’iniziativa per le attività di orientamento ed apprendimento della manualità artigiana ha come finalità quella di avvicinare i giovani al mondo del lavoro. Ed è per questo che l’Amministrazione Comunale di Ostra Vetere ha aderito al Progetto “Bottega Scuola” promosso dalla Confartigianato per coinvolgere gli allievi delle classi prime e seconde della scuola media inferiore in corsi-laboratori di apprendimento ed avvicinamento al mondo dell’artigianato. L’adesione al Progetto da parte dell’Amministrazione comunale è il risultato di un incontro svoltosi qualche mese fa con i rappresentanti della Confartigianato: con Daniela Larice, responsabile dell’Ufficio Scuola della Confederazione, Filippo La Rosa e Giacomo Cicconi Massi rispettivamente responsabile sindacale e promotore sindacale del Mandamento della Confartigianato di Senigallia, Giordano Rotatori presidente del Comitato Intercomunale Artigiani di Ostra Vetere e Barbara e Claudio Artibani responsabile dell’ufficio locale della Confartigianato. Il progetto è un’opportunità di conoscenza pratica che l’Amministrazione comunale vuole offrire ai ragazzi delle scuole medie investendo sulle loro potenzialità perché la valorizzazione delle peculiarità soggettive possano sfociare poi anche in una vocazione professionale autonoma come quella appunto dell’artigiano. Inoltre, attraverso i laboratori di orientamento che si svolgeranno presso la loro scuola, nell’ambito delle ore per attività opzionali, con un percorso pratico-didattico della durata di almeno 20 ore, si conferiscono ai ragazzi tutte le nozioni necessarie alla comprensione del valore del lavoro e soprattutto di quello creativo, mettendo in evidenza l’importanza di mantenere e tramandare professionalità ed esperienze per non disperdere il patrimonio culturale tradizionale ed artistico che ha sempre contraddistinto l’italiano nel mondo del lavoro manuale anche all’estero. La scelta delle materie di laboratorio terrà conto delle specificità eventuali legate alla tradizione ed alla storia locale e verranno effettuate in accordo con i docenti responsabili delle attività e del piano di programmazione didattica. Il calendario delle lezioni verrà definito con la scuola e i maestri artigiani coinvolti; a conclusione dei laboratori, agli allievi verrà offerta l’opportunità di rendere visibili i manufatti attraverso l’allestimento di una mostra aperta a tutta la cittadinanza. CULTURA 22 l’Eco Novembre 2005 Oscar Piattella, eclettico artista marchigiano L’acconciatore di materie di ELENA PIAGGESI “…ma lei riuscirebbe a vivere senza dipingere?” “no, io non ne posso fare a meno.” Così mi sentii rispondere in un afoso pomeriggio d’agosto, sotto le pendici del Monte Catria da Oscar Piattella. La mia non era una domanda retorica, scelta e ponderata secondo uno schema logico di comprensione ma in quel momento avrei scommesso una fortuna sulla risposta. Nell’anticamera del suo studio alcuni degli ultimi lavori, i più prossimi al distacco, nel corridoio un archivio, quasi impercettibili le tele, vista la collocazione per formato che rende la serialità delle coste un tutt’uno omogeneo. In fondo un laboratorio\fucina, si perde, lo sguardo, nella vastità di materiali e d’oggetti, di odori e di colori: un laboratorio d’artista o un laboratorio di natura? La natura non dispone le materie in contenitori, non le lavora su un piano d’appoggio, ma allora come si arrende la materia inerme alla rivelazione del quadro? Uno dei quadri già pronti, il più grande, continuava a cambiare d’aspetto ogni volta che, da punti diversi della stanza, lo fissavo; giocava con scorci di luce che non erano doni del cocente sole d’agosto ma proprietà intrinseche del quadro stesso, sennonché, solo in un secondo momento, mi accorsi che quei piccoli pannelli erano adagiati su un nero colore intenso; non una stesura omogenea di tinta diluita per la tela, ma corposo colore-materia. Disposti ritmicamente, piccoli rettangoli abbastanza uniformi tendenti a volte ad un lucido bianco, altrimenti, all’opposto, capaci di diventare grigi scuri, neri: madreperle. Da un contenitore di plastica, ne tirò fuori varie forme, mi fece vedere come si lavorano, le toccai; mi disse che occorreva ascoltarla, la materia, altrimenti la sua non duttilità l’avrebbe scheggiata; fare attenzione, molta attenzione nel tagliarla, nel levigarla; non mi disse come si scelgono, ma mesceva, mesceva un rumore quasi metallico, silenzio; ne tirava fuori una e ogni volta era sempre la più bella. “ Quanta pazienza ci vuole nel deporre sulla tela una ad una ogni singola madreperla” dissi; “si, molta” mi rispose “ma infinitamente di più ce ne vuole per riuscire a trovare per ognuna di esse il giusto posto, loro sanno qual è, io, invece, devo scoprirlo e se sbaglio, troncano immediatamente quel dialogo tacito intrapreso a monte, non si donano, non brillano, non fanno luce”. Di contenitori nello studio ce ne sono una moltitudine, la madreperla è una delle ultime materie con La casa del sogno, 2003, materiali vari su tavola cui l’artista ha accentuato quel rapporto agonistico intrapreso già da molto tempo e che lo vede tutt’ora protagonista di un dialogo proficuo e incessante con la natura. Una serie infinita di polveri, di terre, di sabbie c’era quella quasi dorata di Ladispoli, poi sabbie più comuni, terre gialle, rossastre, nere, verdognole, bianche e azzurre; conchiglie, tritare, spezzettate, intere; foglie secche, frantumate, foglie appena raccolte; “insomma un universo di materiali”. Un universo di materiali scelti chissà quando e chissà dove ordinati in un deposito che sa più di deposito della memoria che altro. Ogni elemento, povero, trovava straordinaria dimora in ogni tela sfilata dall’archivio; il loro connubio prendeva forma bellissima, struttura estetica, manifestazione di un’identità artistica che si affida alla qualità assoluta e totale dei propri materiali. La materia da mezzo si fa soggetto ed è soprattutto la matericità che Petite Ecole Riaperte le iscrizioni Riaprono le iscrizioni alla Scuola di teatro Petite Ecole di Jesi, che è giunta al quindicesimo anno. Da due vanta uno spazio originale: 280 mq a Jesi in via dell’Esino 13 che, grazie all’intervento di ingegneri, architetti, geometri, falegnami, elettricisti e saldatori, da bottega di falegname è diventato “Bottega Teatrale”. Un bellissimo “limen” tra città e campagna, attrezzato come teatro con una capienza di 100 posti a sedere. prende il sopravvento, cioè la capacità intrinseca di ogni materia, la resa che la materia possiede e che l’artista deve saper cogliere. Qual è che sia il luogo ideale della pittura, forse non ci è dato sapere ma che la natura si ponga all’arte come imprescindibile sfera di ragionamento questo è ormai cosa ovvia; sennonché non si tratta di afferrarne il paesaggio, di esplicitare il manifesto ma di coglierne quell’atomo tutto sensoriale che dietro l’artificio di natura si cela. All’arte il compito di riprodurre all’infinito questo meccanismo di intuizione, in cui in primis è l’umore della cosa che affiora La materia non è inerme, Piattella direbbe “silenziosa ma non muta”; è memoria, rivelazione è struttura primaria, è archetipo. “La ragione da sola non li afferra (gli archetipi), perché coglie soltanto i significati, non la significatività. Soltanto superando l’isolamento della ragione, facendo confluire nell’apice dell’anima, come si chiamava un tempo, la più fine sensitività e la più fulminea capacità di calcolo mentale, si può apprendere un archetipo”. (E. Zolla, 2002) È su questo background che Piattella innesta il proprio lavoro, abolita ogni barriera di linguaggio, rese estroverse le proprie mozioni espressive, muove i primi passi già alla fine degli anni Cinquanta, in seno all’arte informale. Nasce a Pesaro nel 1932, nel 1957 decise di trasferirsi a Cantiano, luogo ideale per l’artista ove il suo viaggio introspettivo, alle radici della condizione esistenziale, si interroga e interroga la natura, lì così prossima. “E’ l’ansia della domanda che ci fa vivere, non la soddisfazione della risposta, e dalla infinità di questa eco si compone il silenzio del nostro sguardo. Non ci ha detto anche questo Leopardi? Ci chiediamo che fa in cielo la gentile ma anche silente luna, sapendo che non potrà risponderci, anzi la interroghiamo perché siamo sicuri che la nostra domanda non potrà che rimbalzare come respinta da uno spazio silente, muto.” (Piattella, 2004) Nel 1958, Franco Russoli, allora direttore di Brera, autorevolissimo esperto d’arte, gli organizza una personale alla Galleria dell’Ariete, a Milano, centro nevralgico in quegli anni, entrò in rapporto con artisti quali Lucio Fontana, Piero Dorazio, Enrico Castellani, Claudio Olivieri ed altri, all’incirca negli stessi anni a Pesaro promuove un sodalizio artistico di grande interesse, con Loreno Sguanci, Nanni Valentini, Giuliano Vangi, Arnaldo e Giò Pomodoro. Di natura eclettica, da tempo interagisce con alcuni importanti poeti: Yves Bonnefoy, Gianni D’Elia, Mario Luzi, Anna Bouninsegni e Fabio Scotto. Molte le mostre in Italia e all’estero e molti i premi vinti, tra i più recenti il Premio Fortino e il riconoscimento che Senigallia ha voluto donargli in occasione del XXVI Premio Senigallia di Poesia 2005. MACHUCA Regia: Andrès Wood Cile/Spagna 2004 La storia di due ragazzini di 11 anni fa da sfondo all’abisso della storia. Entrambi vivono a Santiago, ma il primo, Gonzalo, è un membro dell’alta borghesia cilena, mentre Machuca, è un piccolo indio che vive di espedienti con la sua famiglia nella baraccopoli. Siamo nel 1973, all’approssimarsi di quel fatale 11 settembre che caratterizza per alcuni un tragico anticipo dell’11 settembre che tutti conosciamo: il golpe militare di Augusto Pinochet. Tutta l’estetica del film è basata su atmosfere rarefatte ed esenziali, sembra che la storia degli uomini sorvoli quella dei bambini, finché alla fine non perde quota e precipita sulle loro piccole teste. Un film davvero godibile e che fa riflettere, dove ogni personaggio del film è definito nella sua quasi interezza. Toccante. ROMANZO CRIMINALE Regia: Michele Placido Italia 2005 Int. Stefano Accorsi, Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria A detta di giornalisti e opinionisti Rai, questa produzione non poteva capitare in un momento migliore, almeno per quanto riguarda l’interesse verso la famigerata banda della Magliana (quartiere periferico di Roma), tornato in auge dopo che si è saputo che uno dei suoi componenti uccisi, non si sa perché, riposa in basilica accanto a santi e cardinali. Detto questo, ci troviamo di fronte ad uno dei film più interessanti e avvincenti degli ultimi anni, soprattutto se siete appassionati di film un po’ movimentati (in quanto ad azione, direi che questo eguaglia, se non supera, molti film americani, se non altro per la qualità), e se siete fans di Carlo Lucarelli e dei suoi “misteri d’Italia”, qui ce n’è per stuzzicare la vostra curiosità. Anche se bisogna ammettere che a quest’ultimo aspetto è riservata un’attenzione più di tipo emblematico che reale. Comunque sia Placido stavolta ha fatto centro. GOOD NIGHT AND GOOD LUCK Regia: Gorge Clooney USA 2005 Se me lo avessero detto prima non ci avrei creduto, che il “bel” George di “Prima ti sposo e poi ti rovino” avesse partorito un’idea così brillante e attuale. Siamo In America negli anni del Maccartismo, cioè anni ’50, quando chiunque si permetteva di esprimere dissenso sulle politiche ultraconservatrici del governo o manifestasse interesse per i diritti civili poteva venir tacciato di “essere un comunista”. Un giornalista coraggioso sfida la censura e prende le difese di un membro della marina espulso perché ha il padre socialista. Intelligente metafora dei giorni nostri, dove nell’ambito della guerra al terrorismo, è difficile sostenere le tesi della Pace senza che qualcuno ti dia del “traditore dell’Occidente”, valido tanto più, a detta del regista, nell’America del Patriot Act. Guardate e pensateci su! TERRA PROMESSA Regia: Amos Gitai Israele 2004 C’è solo una cosa che oggi sembra mettere d’accordo israeliani e palestinesi spingendoli addirittura a fare affari insieme, il traffico umano della prostituzione. Così pensa il regista israeliano raccontandoci le vicende di un gruppo di ragazze dell’Est europeo e portate con l’inganno di un lavoro nella “Terra Promessa” Israele/Palestina. Qui scoprono un mondo cupo e brutale circondate a profughi, trafficanti senza scrupoli, militari e luoghi santi. Tutto il marasma di contorno però ci appare quasi muto, in quanto con sapiente tecnica orientale(già per altro riscontrata nei film afgani), il regista fa sì che siano solo le voci dei protagonisti ad essere bene udite, mentre le altre sono quasi impercettibili. Molto lente le battute, per chi sa concentrarsi. Visite d’autunno: il Museo delle Terre Marchigiane “L’arte e il gusto si trovano racchiusi e diffusi in modo organico e coerente sia nelle grazie del manico tornito della roncola usata per svettare gli aceri, sia nel candelabro dorato della chiesa parrocchiale” Sede della collezione di Alfiero Straccini, questo Museo, a San Lorenzo in Campo, è testimone fedele della civiltà rurale e artistica della nostra regione in una sorta di ricerca socio-culturale dei luoghi e degli oggetti utilizzati tra la fine del ‘800 e i primi decenni del ‘900. L’allestimento e la ricostruzione di più ambienti, animati da immagini e suoni, sono stati ispirati dalle macchine e dalle piccole utensilerie che nel quotidiano erano usate dalle genti marchigiane. Il Museo, frutto di un lungo lavoro di ricerca e conservazione, è stato pensato sia per mantenere vivo il ricordo di vecchi mestieri, usanze e abitudini ormai scomparse sia come luogo di incontro, approfondimento, studio e collaborazioni progettuali e didattiche. Più di tremila pezzi sono ospitati in quattro diversi percorsi: i luoghi della vita con ambientazioni della casa rurale del mezzadro; quelli [email protected] d’incontro con spazi dello svago e del contatto con la realtà sociale; i vecchi mestieri con le botteghe e i luoghi di lavoro degli artigiani; le collezioni dedicate alla ceramica e agli oggetti in rame e ferro. Grazie anche al suo lavoro di antiquario, Alfiero Straccini, ha voluto mettere insieme i segni e gli strumenti del culto, della cultura e delle colture che sulle terre marchigiane si erano intrecciati e sedimentati negli ultimi due secoli. Una visita in questo luogo è come calarsi nel passato e nei ricordi di una vita che non c’è più; è un’espe- rienza molto piacevole, veramente interessante, da non perdere. -----------------Museo delle Terre Marchigiane Via Leopardi San Lorenzo in Campo (PU) Orari dal 15 settembre al 30 maggio: sabato, domenica e festivi 15.30-18.30; dal 1 giugno al 14 settembre: sabato, domenica e festivi 10.00-12.00 – Visite su prenotazione 0721 776904/805099 – Per attività didattica 335-7333830E-mail: informazioni@museo terremarchigiane.it Sito: www. museoterremarchigiane.it. Novembre 2005 Programmati interventi di qualificazione Ostra Vetere migliora gli impianti polivalenti di SILVIO OTTAVIANI Rilancio degli impianti sportivi e riqualificazione della passeggiata di Via Marconi. Sono questi due degli interventi, di cui la Giunta municipale di Ostra Vetere ha approvato i progetti esecutivi e su cui, gli uffici stanno predisponendo le procedure d’appalto. Due opere pubbliche importanti per quasi trecentomila euro di investimento. “Due opere che puntano – come hanno sottolineato il sindaco Massimo Bello, l’assessore alla Qualità urbana ed edilizia sportiva Carlo Casagrande e l’assessore ai Lavori pubblici Gaetano Truffellini – non solo a migliorare e ad incentivare la sicurezza e la circolazione pedonale, ma anche a migliorare i servizi offerti e la fruizione degli stessi da parte della comunità”. Si interverrà, in particolare, sulla passeggiata che fiancheggia via Marconi nel tratto ricompresso fra il centro commerciale “La Ginestra” e l’edificio delle scuole medie. Il progetto prevede la costruzione di un nuovo marciapiede più comodo e la posa in opera di una ringhiera in ferro sul lato del marciapiede che dà verso valle. Verranno anche rifatte alcune sezioni della pavimentazione, rimosse le barriere architettoniche, realizzati due nuovi attraversamenti pedonali con posa in opera di specchi parabolici per migliorare le condizioni di sicurezza nella circolazione dei veicoli e dei pedoni. Notevoli anche le modifiche strutturali in progetto (sono previsti due lotti funzionali) per quanto riguarda la riqualificazione degli impianti sportivi di via San Giovanni, che attualmente ospitano una pista polivalente e due campi da tennis. Gli attuali impianti, orami quasi inutilizzati e poco fruibili a causa di una serie di disfunzioni, saranno integralmente sostituiti da due nuovi campi polivalenti e da un ampia area parcheggio che potrà, all’occorrenza, essere utilizzata anche come spazio polifunzionale per feste, raduni ed altre manifestazioni anche di carattere sportivo. L’intera zona sarà messa in sicurezza,saranno realizzati nuovi servizi igienici, verranno completati i percorsi pedonali e sistemati gli accessi in modo tale che sia facilitato l’ingresso al “campus sportivo” da parte di macchine operatrici per i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria o dei mezzi di soccorso in caso di necessità. SPORT l’Eco 23 Ha avviato una politica di rilancio per essere sempre più competitiva L’Atletica Senigallia punta in alto di PAOLO BERDINI L’Atletica Senigallia è intenzionata a tornare ai fasti di un tempo. In questi mesi la società senigalliese è impegnata in una politica di rilancio con l’obiettivo principale di formare una squadra agonistica capace di competere a livelli sempre più elevati. Ultimamente sono stati organizzati dei corsi per l’avviamento all’atletica leggera dei ragazzi delle scuole elementari e medie. Corsi che si svolgono il martedì, giovedì e sabato, dalle ore 15 in poi, al campo delle Saline, coordinati dagli istruttori della società Carlo Mattioli e Sandro Petrolati. Ma quest’anno, al di là dell’attività promozionale, capace di dare risultati in prospettiva, la società senigalliese ha preso parte, con la sua squadra giovanile, a numerose competizioni, sia a livello regionale, sia a livello nazionale, riscuotendo risultati più che soddisfacenti. Il punto di forza della società è indubbiamente il mezzofondista Matteo Pericoli (classe 1987), vincitore di manifestazioni di rilievo e realizzatore del miglior tempo di categoria (Juniores) a livello regionale (1’57”19) sugli 800 metri. Da seguire con attenzione anche Alessio Monti (classe 1989) che Un gruppo di giovani e giovanissimi dell’Atletica Senigallia con i loro istruttori nella categoria Allievi - 400 e 800 metri - si è sempre posizionato ai primissimi posti. Il giovanotto ha certamente potenzialità e caratteristiche per poter migliorare ulteriormente i suoi già buoni risultati. Nel settore femminile quattro atlete su tutte meritano attenzione e considerazione per quanto di buono sono riuscite a fare nel 2005. Si tratta della mezzofondista Arianna D’Amico (classe 1989), che è da considerare tra le migliori, a livello regionale, negli 800 metri Allievi. Validissima e capace di offrire ri- [email protected] sultati sempre più soddisfacenti Alissa Casagrande (classe 1989) campionessa regionale nel lancio del giavellotto e protagonista di un’ottima prova ai campionati italiani Allievi di Rieti. Due giovanissime promesse, infine, nella categoria Ragazze. Si tratta di Yessica Perez (classe 1992) che ha conquistato il titolo regionale nei 60 metri e si è poi classificata al secondo posto in altre tre specialità: salto in lungo, triathlon e cross; e Giulia Lattanzi (classe 1993) che ha ottenuto risultati più che lusinghieri che lasciano ben sperare per il futuro nella velocità e nel triathlon. Va inoltre aggiunto che Monti, Casagrande, D’Amico, Perez e Lattanzi sono anche risultati tra i protagonisti nelle finali provinciali e regionali dei campionati studenteschi, contribuendo alle affermazioni dei loro istituti. Per l’Atletica Senigallia sta quindi per andare in archivio una stagione più che positiva, nella speranza di riuscire, il prossimo anno, a conquistare risultati ancora più importanti. Novembre 2005 24 l’Eco [email protected]