Anno 3 - N. 11 Novembre 2005

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Anno 3 - N. 11 Novembre 2005
Novembre 2005
Anno 3 - N. 11
DISTRIBUZIONE GRATUITA
Spedizione in A.P. 70% - Filiale di Ancona
I continui disagi di Via Carducci
Continuano i disagi per
commercianti e residenti
di Via Carducci. I lavori
avviati ad aprile rischiano
di non rispettare i tempi.
Alle pagine 12-13
In bici alla scoperta del territorio
L’entroterra senigalliese
si presta per lunghe passeggiate in bicicletta. Lo
ha detto anche il commentatore tv Davide Cassani.
A pagina 20
Il rilancio dell’atletica leggera
L’Atletica Senigallia è intenzionata a tornare ai fasti di un tempo. La società è impegnata in una politica di rilancio.
A pagina 23
Foto di Marco Principi
Novembre 2005
2 l’Eco
[email protected]
Novembre 2005
COMMENTI & OPINIONI
Quale futuro per il Foro Annonario?
Sono molti a chiedersi quale sarà il
futuro del Foro Annonario. Già
l’immagine architettonica uscita
dal recente rifacimento della pavimentazione non ci sembra più la
stessa che ha caratterizzato per due
secoli il principale spazio commerciale della città: l’elevazione della
quota del pavimento infatti e l’eliminazione della fascia sopraelevata lungo il colonnato hanno prodotto un evidente effetto di schiacciamento, trasformando quella che era
stata concepita come piazza del
mercato in una specie anfiteatro o
salotto all’aperto.
Se è questo il progetto finale, allora si spiega anche l’intenzione di
ridimensionare in spazi angusti e
inadatti il tradizionale mercato della frutta e verdura, cancellando o
sminuendo il ruolo che ha sempre
avuto questo luogo nel contesto e
nell’economia della città.
La fine del mercato (che questo è
poi in sostanza quello cui si va incontro) significherebbe cancellare
un’immagine storica della città e
con essa un pezzo della memoria
collettiva; penalizzare il piccolo
commercio di frutta e verdura insieme alla piccola produzione, spesso anche di qualità, se non altro per
la sua freschezza; marginalizzare
un luogo frequentato giornalmente da una folla di cittadini, rischiando anche di danneggiare l’attività
economica dei negozi sottostanti il
porticato; sottrarre il mercato di
quartiere agli abitanti del centro storico e del rione porto, soprattutto
agli anziani, e con esso la funzione
calmieratrice che svolge questa forma di commercializzazione diret-
ta.
Ma soprattutto si eliminerebbe un
momento importante di vita collettiva all’interno del centro storico e
insieme quella nota di colore e di
pittoresca animazione tipica dei
mercati all’aperto: senza la piacevole confusione di tendoni e bancarelle, senza i colori e gli odori
della frutta e della verdura messa
in mostra su tutto lo spazio della
piazza (che non hanno certo bisogno di essere omologati con il bel
progetto da affidare all’architetto di
turno), senza il vocio della folla e
le grida degli ambulanti che significato avrebbero un mercato pubblico e la piazza stessa?
Le ragioni e la convenienza di questa scelta non le comprendiamo,
come non comprendiamo come si
possa decidere il destino di un pez-
zo così importante della città (ma
questa sembra ormai una prassi
consolidata) senza un confronto
con i cittadini.
Ma è lo stesso ruolo e significato
di uno dei monumenti più importanti della città che viene messo in
discussione.
L’architettura dei monumenti infatti trova sempre la sua ragione di
essere nella sintesi di forma e funzione: modificata la forma, sottratta la funzione, c’è il rischio che il
Foro Annonario diventi un vuoto
simulacro, impoverito della sua
funzione sociale e un’altra inutile
testimonianza di un progetto ambizioso quanto velleitario di trasformare la città prima di capirla.
Il Consiglio Direttivo
del Gruppo Società e Ambiente
di Senigallia
Diritto di voto agli immigrati
di MARIO CAVALLARI*
Il fenomeno dell’immigrazione
appartiene alla storia dell’uomo da
quando di lui abbiamo traccia sulla
terra: storicamente non ha mai conosciuto soste ed ha portato tanta
gente, spesso interi popoli, da un
luogo ad un altro del pianeta, per
motivi diversi, ma quasi sempre per
necessità di sopravvivenza o di fuga
da situazioni di vita difficili o insostenibili.
L’Italia ha conosciuto questa triste
necessità in tempi non molto lontani : ora siamo noi, insieme con
tanti paesi europei, i destinatari di
questo fenomeno storico. Esso va
affrontato con lucida analisi storica, appunto, con intelligenza capace di cogliere il senso della storia ,
rivolta al futuro e, quindi, con sensibilità umana, civile e sociale. Al
di fuori di queste coordinate , il fenomeno può assumere, come ha
già assunto, aspetti tragici che richiamano alla memoria vicende
drammatiche che diciamo sempre
di non voler ripetere.
I dati ISTAT riportano 2,4 milioni
di stranieri presenti sul territorio nazionale.. A Senigallia si registrano
circa 2000 presenze di immigrati
regolari. Scriveva poco tempo fa il
consigliere comunale aggiunto
Mihaela Rjoiu Rodica : “La nostra
città è già in cammino verso un
futuro che sarà sempre più multiculturale: 2000 stranieri residenti.
Si tratta di persone sempre più integrate nel tessuto sociale , economico della città e lo dimostra il crescente numero di coniugati, donne
e giovani con meno di 15 anni. Sta
crescendo la seconda generazione
di immigrati, quella dei figli, quella decisiva per l’integrazione…non
può andare lontana una società di
chi ha diritto e di chi non ne ha”.
Quali, dunque, le vie dell’integrazione e della piena cittadinanza per
essi ? Il diritto al voto amministrativo, obiettivo programmatico di
questa amministrazione, rappresenta, a mio parere, la via maestra.
E’ fondamentale che i cittadini immigrati possano farsi ascoltare nelle istituzioni locali non solo sui problemi che li riguardano, ma anche
su tutti gli altri perché essi non sono
una “parte separata” della comunità cittadina e quando è così ciò è
fonte di gravi problemi, come si è
visto anche recentemente.
Per una piena integrazione essi de-
vono poter assumere responsabilità sociali e civili ed amministrative, diventando attori, con gli altri
cittadini, del progresso sociale e
culturale di tutta la comunità. L’assunzione diretta di responsabilità è
un forte strumento di autoregolamentazione ed autocontrollo di
comportamenti , di situazione difficili e, talvolta, conflittuali, in
quanto si diventa corresponsabili
sul piano istituzionale del buon andamento della vita cittadina. Gli
uomini e le donne che hanno lasciato il loro paese per venire a lavorare nel nostro, in condizione di
regolarità, devono essere considerati membri a pieno titolo della comunità : in linea di principio a uguali doveri devono corrispondere
uguali diritti. L’elezione del Consigliere Comunale Aggiunto( accezione che ha una connotazione di
estraneità ) già in atto nel nostro
Comune, costituisce un’occasione
di visibilità, di espressione dei bisogni e delle esigenze da parte degli immigrati, di possibile influenzamento delle scelte politico-amministrative : ma non è sufficiente .
L’integrazione autentica e piena
non può arrestarsi al Consigliere
Aggiunto, dovendo a mio avviso,
calarsi sulla cittadinanza di residenza.. Questo è l’obiettivo su cui
muoversi: favorire processi partecipativi e di corresponsabilizzazione per promuovere un esercizio
della cittadinanza attiva sulle scelte amministrative e sulle scelte politiche, culturali e sociali.
Il nostro Statuto prevede e regola
all’art. 16 l’elezione del Consigliere straniero aggiunto ma senza diritto di voto. Il Documento sulle
Linee Programmatiche del Governo Cittadino esposte dal sindaco il
26 luglio esprime un preciso impegno di “grande democrazia e reale
integrazione “ che è quello di rendere possibile l’accesso al voto
amministrativo degli stranieri regolarmente residenti in città : l’avverbio indica tutte le condizioni necessarie per compiere questo grande
passo non solo di democrazia ma
soprattutto, ne sono sicuro, di più
serena ordinata convivenza civile
all’interno della nostra comunità
cittadina.
* presidente
della I° Commissione Consiliare
Affari Istituzionali e Personale
del Comune di Senigallia
l’Eco 3
L’aspetto naturalistico
dei corsi d’acqua
troppo spesso trascurato
di NIKI MORGANTI
Spesso capita di ascoltare da amministratori locali e dagli stessi competenti al settore ambientale che i fiumi non sono altro che dei canali in cui
l’acqua scorre dalla montagna al mare. Ma un canale è un manufatto
antropico, una costruzione dell’uomo. Può un fiume essere definito come
tale? Ovviamente no. Un fiume ha una sua origine, un suo corso e una
sua “morte”, tutti naturali. Certamente le popolazioni umane nella storia
hanno modificato in alcuni fiumi, o per tratti di essi, il loro corso, per
esempio apportando argini, al fine di poter sfruttare la risorsa fiume al
meglio, adattandola al proprio bisogno.
Ma definire un fiume un canale significa sottrarre al fiume la sua naturalità, il suo valore ecologico, il suo straordinario potere di fonte di vita; un
corso d’acqua non è soltanto acqua, ma vita, vita espressa in molteplici
forme e, oggi più che mai, rifugio di animali e piante che altrimenti sarebbero minacciati: la modifica antropica dell’ambiente ha fatto in modo
che dove un tempo cresceva un bosco ora resistano poche “isole” di alberi (questo è solo un esempio di ciò che viene chiamato frammentazione degli habitat), mentre intorno ai fiumi si è mantenuto un discreto livello di vegetazione, al quale è corrisposto un elevato grado di biodiversità;
in questi “corridoi verdi” che uniscono i boschi della montagna alle città
costiere, infatti, si sono conservati i caratteri naturali, in questo caso, del
nostro territorio.
Facendo una passeggiata nei sentieri del fiume Misa, per esempio, è sempre più frequente l’incontro con segni e tracce che ci indicano la presenza di cinghiali e caprioli, oltre che del tasso, dell’istrice, della talpa...,
mentre si è sempre riparati da un tetto di rami e foglie di alberi anche
secolari, come roverelle e pioppi, ma non mancano salici, olmi, arbusti
come il biancospino, il sambuco..., erbe quali il tarassaco, gli anemoni
dei campi, il farfaraccio, la vitalba...; lungo il nostro corso d’acqua trovano sosta anche numerosi uccelli acquatici (ad esempio aironi, garzette,
cavalieri d’Italia) ma non solo (usignolo di fiume, rigogolo, poiana, rampichino...), senza tralasciare il mondo di rettili, anfibi e insetti, rappresentati da natrici, ramarri, rospi, gechi, tritoni, farfalle, mantidi... E l’elenco
potrebbe continuare.
Da questo se ne deduce che il fiume non è un ambiente morto come un
canale, ma è un’esplosione di vita, e gli interventi che vengono fatti lungo i corsi d’acqua per tenerli “puliti” a volte causano più danni che benefici, sia in termini ambientali che umani: ecologicamente si ha perdita di
alcune specie, animali e/o vegetali (qualche anno fa il taglio di alberi
vecchi o morti nella zona delle Casine ha costretto il picchio a fare ritorno in montagna!), a favore di altre magari non appartenenti al nostro
territorio (è il caso di acacie ed ailanti), alterando così l’equilibrio naturale dell’ambiente; inoltre con la “pulizia” degli alvei, benché l’acqua scorra più facilmente verso il mare, fluisce più velocemente, e più velocità
significa più energia dell’acqua e quindi più erosione, con tutti i problemi
che questo processo porta alle attività umane.
Anche alcuni interventi atti a ridurre l’erosione, come quelli che in questi giorni interessano il nostro fiume, in realtà spostano solo il problema,
non lo risolvono. Bisogna partire a monte, conoscere il “sistema fiume”
nella sua intera complessità, non solo come opera di ingegneria, ma anche e soprattutto dal punto di vista dinamico e naturalistico. La bellezza
evocata spesso da amministratori locali nei riguardi del fiume, non rispecchia il più delle volte il valore del fiume stesso. Konrad Lorenz, nel
suo libro “L’anello di Re Salomone”, scrive“...chi ha contemplato una
volta con i propri occhi la bellezza della natura è destinato alla natura
stessa, di cui ha intravisto le meraviglie. E se ha davvero degli occhi per
vedere, costui diverrà inevitabilmente un naturalista...”: un fiume “pulito”, agli occhi del naturalista, non è bello, ma è sterile.
“Ci impegneremo nonostante i tagli della Finanziaria”
di STEFANO SCHIAVONI*
Durante l’ultimo consiglio comunale il sindaco Angeloni ha presentato l’ordine del giorno sulle previsioni
della Legge Finanziaria per gli Enti locali che è stato
votato ed approvato non esclusivamente dai consiglieri
di maggioranza ed è stato oggetto di un serrato confronto tra le parti. Per una corretta informazione, a
mio avviso, è giusto siano sottolineate le argomentazioni portate dalla maggioranza consiliare durante il
dibattito. Il documento specifica correttamente la necessità di un’azione di riequilibrio finanziario da parte
del nostro paese nei confronti dell’Europa.
Un dato importante da sottolineare è il seguente: il
97% dei comuni italiani ha rispettato i parametri di
stabilità interna, contribuendo quindi ad un potenziale rilancio dell’economia e al riequilibrio della finanza
pubblica.
La domanda d’obbligo è se il governo centrale si sia
mosso con la stessa puntualità e capacità d’azione o
se abbia rivolto la sua attività prevalentemente alle
auto-tutele personali, evidenziando una chiara de-responsabilizzazione nei confronti degli obblighi e degli
impegni da corrispondere verso i cittadini italiani e i
governi dell’ Unione Europea.
Di fatto il peso di questo riequilibrio, ancora di più in
questa manovra finanziaria, risulta a carico delle autonomie locali e, purtroppo, i tagli previsti, stimati intorno al 13% del nostro bilancio, dovranno essere applicati sui trasporti pubblici, l’inclusione sociale, il diritto allo studio, le scuole materne etc.. Per Senigallia
possiamo quantificare la cifra di 2.544.000 euro di
taglio dei trasferimenti dal governo al Comune.
Vorrei chiedere ai colleghi della minoranza, come del
resto già fatto in consiglio, a quale modello di città
pensino e se biblioteche, musei, attività culturali, turismo, sicurezza, servizi relativi alla qualità urbana ed
interurbana e promozione turistica possano essere elementi da considerare opzionali per un civile e qualitativo sviluppo di Senigallia. Dobbiamo anche aggiungere che il documento approvato, in sostanza, richiede la riapertura di un confronto tra il governo e le associazioni delle autonomie locali, che a loro volta hanno predisposto specifici o.d.g..
I colleghi di minoranza ci hanno elencato una loro
priorità di ipotetici risparmi, denunciando 230.000
euro di spese superflue effettuate dal nostro Comune.
Il conto delle spese, riportato dai consiglieri di minoranza, riguarda, tra le altre, attività culturali, sociali, di
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promozione turistico – produttiva e di carattere funzionale che essi ritengono superflue per il nostro Comune.
Considerata anche l’esiguità del risparmio proposto
in rapporto al taglio dei trasferimenti dal governo al
Comune di ben 2.544.000 euro, ritengo che il diritto
allo studio, la scuola, l’inclusione sociale, la cultura, i
servizi urbani fondamentali, le attività dell’associazionismo locale e la promozione turistica, siano elementi
essenziali per l’effettivo e qualitativo sviluppo di Senigallia. Vogliamo infatti pensare, programmare ed
attuare progetti ed atti amministrativi che, partendo
da precisi valori civili, democratici ed innovativi, costruiscano una città evoluta, ancora più bella, nel rispetto di ogni diritto di cittadinanza.
* capogruppo consiliare Ds Senigallia
4 l’Eco
ATTUALITA’
Novembre 2005
I rilevamenti dell’Assessorato all’Ambiente della Provincia
Stazione eco a pieno regime
L’assessorato all’Ambiente della
Provincia di Ancona, di cui è responsabile la senigalliese Patrizia
Casagrande, sempre sensibile alle
problematiche locali di inquinamento, si prodiga costantemente
con un notevole impegno finanziario e tecnico, per assicurare il più
possibile un’ampia copertura e informazione dei rilevamenti dei dati
sulla qualità dell’aria.
Così è anche per la stazione ecometeo di Jesi, installata nel 1998,
che è predisposta per l’acquisizione dei valori di concentrazione dei
seguenti inquinanti: Idrocarburi
(NMHC) – Benzene (BTX) – Ossidi di Azoto (NOX) – Polveri sottili (PM10). I dati sono validati dall’Arpam e pubblicati quotidianamente sul sito web della Provincia.
La configurazione della stazione è
visualizzabile sia sul sito della Provincia che su quello nazionale dell’APAT.
Dopo un periodo di manutenzione
che non ha dato gli esiti sperati,
l’analizzatore di PM10 è stato sostituito con uno strumento nuovo
arrivato direttamente dalla casa
madre americana.
E’ stato installato alla fine di giugno e sta funzionando a regime
(cioè i dati di PM10 validati dall’Arpam) dal 1 luglio.
E’ anche previsto un ulteriore potenziamento della stazione con l’installazione di un nuovo analizzatore di polveri sottili PM2,5 e di uno
di monossido di carbonio (CO). Si
ricorda comunque che i valori delle concentrazioni degli inquinanti
sono disponibili sul sito web
(www.provincia.ancona.it).
Una riunione in Provincia presieduta dall’assessore al Turismo
Uniti per promuovere le eccellenze
Per dare impulso alle forme associative
Pronto il piano regionale
per le politiche giovanili
La Giunta regionale ha deliberato il Piano annuale degli interventi di
promozione e coordinamento delle politiche in favore dei giovani per il
2005. Lo stanziamento regionale ammonta complessivamente ad euro
408.258,84.
Si tratta del piano attuativo del Programma triennale regionale per i giovani, elaborato secondo questi indirizzi generali: promuovere la partecipazione sociale e il benessere individuale dei giovani compresi nella fascia di età 18 - 29 anni; sostenere forme associative e aggregazioni formali e informali tra i giovani; operare affinché si creino presupposti per
l’acquisizione di identit°, competenze e autonomia nei giovani.
Il Piano garantisce la sostanziale continuità con le annualità precedenti,
attribuendo un forte ruolo di coordinamento alle Province, ma introduce
anche importanti elementi di novità, finalizzati al miglior uso delle risorse e al miglioramento della qualità dei servizi per i giovani: promuove,
infatti, il progressivo coordinamento delle attività degli Informagiovani,
inerenti le opportunità lavorative, con quelle dei Centri per l’Impiego e la
Formazione (CIF); promuove, inoltre, il raccordo e l’integrazione con i
progetti di prevenzione degli Ambiti territoriali sociali/Distretti sanitari
rivolti a giovani e adolescenti, già finanziati dalla Regione, per il 2005/
2006, con euro 2.000.000.
“E’ importante fare sistema”. E’
questo il punto di forza dell’incontro svoltosi all’Assessorato al Turismo della Provincia di Ancona.
“Bisogna unire le forze, razionalizzare i costi, promuovere le eccellenze del territorio”: è questa la sintesi dei contenuti espressi dai soggetti partecipanti alla riunione.
All’incontro, promosso e presieduto dall’assessore al Turismo della
Provincia di Ancona, Luciano
Montesi, per una programmazione
delle attività di promozione 2006,
hanno partecipato Fabrizio Giuliani, presidente del Parco della Gola
della Rossa, Andrea Aguzzi assessore al Turismo della Comunità
Montana, Riccardo Maderloni presidente del Gal (Gruppo di Azione
Locale) “Colli Esini San Vicino”,
Giorgio Mangani, direttore del Sistema Museale della Provincia di
Ancona, Mario Mingarelli, presidente del Consorzio Frasassi, Gior-
dano Vecchietti, rappresentante del
Consorzio Parco del Conero, Paolo Mattei, in rappresentanza del
Sistema Turistico Locale di Senigallia, Domenico Guerra presidente del Consorzio Suasa, Laura Cerasa di “Aerdorica”.
Al termine dell’incontro si è deciso di attivare le seguenti iniziative,
comuni a tutti i soggetti:
la condivisione e sottoscrizione di
un protocollo d’intesa al fine di
coordinare tutte le attività di promozione turistica del territorio;
la costituzione di una banca dati su
tutte le iniziative dei vari Enti in
programmazione per il 2006 al fine
di evitare sovrapposizioni e favorire aggregazioni tra le Istituzioni;
la possibilità di istituire un “infopoint” presso la stazione arrivi dell’aeroporto di Falconara.
Tutte queste attività verranno messe a punto in un successivo incontro, previsto in tempi brevi.
l’Eco
mensile di informazione attualità e costume
Direttore responsabile: Letizia Stortini
Direttore editoriale: Patrizio Casagrande
Anno 3
Novembre 2005
Numero 11
Redazione
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l’Eco
è stato registrato presso il Tribunale di Ancona
in data 3 novembre 2003 con numero 22/03
La collaborazione a l’Eco è aperta a tutti, compatibilmente con lo
spazio disponibile e previo benestare della direzione, con riserva di
dare la precedenza nella pubblicazione dei testi agli argomenti di vasto ed immediato interesse generale. Le opinioni espresse negli articoli impegnano unicamente la responsabilità degli autori.
LA DROGA
Il cancro del secolo o meglio di sempre. Fin dall’antichità l’uomo ha usato ciò che i francesi chiamano “l’addiction” vale a
dire un qualcosa che si aggiunge per sentirsi meglio; per colmare una carenza affettiva di sicurezza o altro, sempre legata
alle emozioni, alla parte dell’uomo più intima e personale. Per
i giovani è anche una moda, una moda che uccide.
L’indifferenza, la poca attenzione o un comportamento troppo
possessivo da parte dei genitori può essere la causa di malessere nei figli. La società e le famiglie spesso non accolgono in
modo adeguato le richieste e le esigenze dei giovani. La famiglia non è più un porto sicuro un nido caldo dove rifugiarsi nei
momenti difficili.
La società offre notizie allarmanti: i disastri ecologici fanno
tremare e intravedere un futuro incerto e angosciante. La sessualità liberata dai tabù non da più emozioni. C’è un vuoto
che fa male. L’amore è vissuto come un sentimento che porta
sofferenza e che fa paura, la paura di vivere con se stessi, con
i propri limiti, fragilità, insicurezze. C’è la tentazione di andare oltre in un altro mondo, in un mondo artificiale dove il
sogno diventa realtà ma “una realtà di morte”.
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LA DISABILITA’
E’ NELLE NOSTRE TESTE
A cura di Samuele Alfonsi
Una vita di forza
Per cercare di far crescere la cultura delle persone nei confronti di chi
convive con la disabilità, è importante parlare non soltanto delle loro difficoltà, ma anche della forza con la quale riescono ad ottenere le cose che
normalmente nel nostro vivere quotidiano ci sembrano scontate, normali, talmente immediate che mentre le facciamo, solitamente pensiamo ad
altro. Parlo delle cose pratiche, di tutti i giorni, come mangiare, dormire,
muoversi, uscire di casa, stare in mezzo alla gente.
La Grande Forza che mettono queste persone – e io ne ho conosciute
tante - non è semplice forza di volontà, o forza fisica intesa come energia,
ma vivendola, io stesso sulla mia pelle, posso dire che si tratta di qualcosa
di diverso. Tutte le persone disabili che, con lucidità affrontano la propria
vita, si scontrano quotidianamente contro l’inibizione che, parte da se
stessi e che viene riflessa dalla società, di ritrovare in qualche modo un
ruolo, una passione, un hobby, un lavoro, un affetto, un’amicizia... un
amore. Questa inibizione è dovuta al fatto che, anche le più piccole insignificanti cose, devono essere purtroppo organizzate, impostate, inconsciamente vissute prima ancora di realizzarle, prima di uscire, prima di
vedere o di parlare con qualcuno. Devi sempre sgombrare la tua mente
da ogni brutto pensiero e soprattutto, per chi come me la disabilità l’ ha
conosciuta dopo essere stato un ragazzo senza problemi fisici, sgombrarla dal ricordo di come si aveva vissuto la vita passata (gli stessi luoghi, le
stesse persone, gli stessi ambienti che via via si rincontrano). Le emozioni salgono e prendono completamente il sopravvento, ma bisogna essere
più forti, ancora più forti di tutte le emozioni che passano dentro. Chi
conosce la disabilità, incontrandola sulla sua strada, ma senza esserci
nato come è successo a me e a moltissime persone che ho conosciuto,
deve fare i conti con il confronto. Le stesse cose ora le deve vivere con un
approccio completamente diverso. Prima gli approcci interpersonali erano molto fisici e sicuramente più sereni più autonomi... e soprattutto senza lo sguardo delle tante persone che curiosamente ti osservano come un
diverso, come qualcosa da capire, da esplorare, mentre prima nemmeno
si accorgevano di te. In fondo è anche normale, ma sarebbe bello, un
giorno, invece di essere solamente capaci di osservare, immaginare, scovare, noi tutti fossimo in grado di offrire una parola di amicizia, abbattendo la barriera dell’imbarazzo che, l’incontro con le persone disabili, ci
offre. Forse questi sono discorsi un po’ complicati, ma qualcosa di semplice da capire c’è. E’ che molto spesso si parla della forza delle persone
con difficoltà senza neanche immaginare che ciò che appare è molto
diverso da quello che ciò che c’è dentro. Questo rende insicuri ed è una
difficoltà non semplice da spiegare, accompagna le persone disabili lungo la propria strada e difficilmente si riesce a tornare le persone spontanee che si era, fondamentalmente perché si è persa definitivamente la
capacità di essere spontanei. Si perde la consapevolezza di noi stessi.
Spesso, infatti, sottovalutiamo soprattutto l’importanza della nostra consapevolezza fisica, oltre che mentale, una cosa per la quale impieghiamo
anni a raggiungere, ma che può essere persa in un secondo. Fermiamoci
quindi a parlare, a confrontarci, e soprattutto a condividere con le persone apparentemente più fragili, più deboli, più in difficoltà perché malate
o disabili. Troveremo dei grandi tesori e aiuteremo loro e noi stessi a
vincere le nostre insicurezze, diventando persone migliori. Non solo potremo confrontarci ma potremo aiutare concretamente e fisicamente tutte quelle persone che hanno bisogno e che soltanto con l’aiuto degli altri
possono “ vivere”.
INFO / SITI INTERNET:
www.Inail.it
www.superabile.it
www.serviziocivile.it
www.aiutaunamico.it (è oramai operativo il sito della nostra associazione. Si tratta di un blog, aperto a tutti per suggerimenti, commenti, proposte, scambi di opinione, notizie utili sul mondo della disabilità)
NOTIZIE UTILI:
Chi fosse interessato al servizio civile di un anno, potrà rivolgersi all’ufficio comunale preposto, il quale attraverso l’individuazione di un progetto mette in contatto il giovane con un ente locale comunale o un ente
privato che appartiene alla categoria sociale no profit. Tra le nostre realtà
la più consolidata è la Caritas, ma negli ultimi tempi c’è stato un calo
drammatico di richiesta. Le associazioni stesse dovrebbero cercare di richiamare su di sé l’attenzione dei giovani su questa esperienza formativa.
UNA PROPOSTA AL MESE PER LA GIUNTA COMUNALE:
Molto interessante sarebbe dotare la nostra città di un’ulteriore nota di
modernità sociale.Quando i tanti lavori in esecuzione in questo momento saranno finiti e la viabilità di Senigallia sarà migliorata, troveremo una
città diversa, nuova, con tante migliorie, ma quello che forse mancherà come del resto manca dappertutto - saranno i riferimenti per le persone
disabili. La proposta potrebbe essere quella di dotare la città di una segnaletica in cui siano evidenziati i punti più importanti (parcheggi, ristoranti…) accessibili per chi ha problemi di mobilità. Perché non dotare
anche la cartina che il Comune stampa, di una legenda in cui siano riportati gli stessi punti, soprattutto la mappa dei parcheggi per disabili? Evidenziarne i percorsi preferenziali. Potrebbero giovarne non solo i cittadini disabili, ma anche i tanti turisti che in estate affollano i nostri alberghi,
costretti alla sedia a rotelle. Molti disabili stanno in casa perché quella
città che sta fuori dalla loro porta li spaventa molto. Senza limitarci a
scriverlo soltanto, noi come associazione “Aiuta un amico” cercheremo
di concretizzare la proposta.
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l’Eco 5
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Novembre 2005
6 l’Eco
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Novembre 2005
ATTUALITA’
l’Eco 7
In Europa sono presenti 191 centrali, in Italia 21 depositi di scorie
Il nucleare, minaccia o speranza?
di WALTER TOMASSONI
Gli Italiani nel 1987 hanno votato
NO ad un Referendum popolare,
certamente sotto l’influenza di
un’intensa attività costruttiva ed
esplosiva delle bombe atomiche.
L’energia nucleare sfruttata solo a
scopi militari da alcuni Paesi, fra di
loro non proprio amici, in pieno
periodo di guerra fredda (19461947).
La via alla realizzazione di armi
nucleari fu aperta da Enrico Fermi.
La prima esplosione nucleare avvenne il 16 Luglio 1945 ad Alamagord (U.S.A). Il mese successivo
due bombe atomiche di 20 Kiliton
furono fatte esplodere, a 550 metri
di altezza, sulle città giapponesi di
Hiroshima (il 6 Agosto) e Nagasaki
(il 9 agosto). La ricerca e l’utilizzazione dell’energia atomica non si è
fermata anche dopo la fine della
Seconda Guerra Mondiale. Molti
ordigni nucleari furono fatti esplodere fra il settembre 1952 ed il
1964
da
Americani,Russi,Francesi,Cinesi –
in terra, in aria, in mare – . Il 10
Ottobre 1964 molti Paesi (105)
aderirono ad una moratoria per la
sospensione degli esperimenti nucleari (Francia e Cina continuarono ad effettuare esperimenti nucleari sotterranei). Intanto in tutto il
mondo fin dal 1959 si costituivano Comitati per il disarmo atomico, di fronte al pericolo che questi
ordigni rappresentavano per le popolazioni. Di questo concetto e di
queste preoccupazioni si sono fatti
banditori gruppi di persone che, riunite in Comitati per il disarmo nucleare, nel 1959 si costituivano in
Federazione Europea, iniziata in Inghilterra con a capo Bertrand Russel (filosofo), in Germania Max
Born (fisico) e in Francia Francois
Mauriac (scrittore).
In Italia grandi personalità delle
Scienze, Letteratura ed Arte, si univano con altri Paesi del mondo di
civiltà avanzata, coscienti del pericolo che le armi atomiche rappresentavano sulla terra per l’umanità
intera. In Italia un Comitato simile
fu voluto dal Prof. Rodolfo Margarina, Accademico dei Lincei, che
ne assunse la Presidenza. Fra gli
anni ’60-’70 molte manifestazioni
vennero fatte anche a Senigallia
dove era sorto un Comitato cittadino antinucleare con la presenza di
tutti i partiti dell’arco costituzionale, retta dall’insegnante Mario
Mancinelli,con sede presso il Palazzetto Baviera dove il sottoscritto reggeva la segreteria. L’attività
intensa di questo Comitato ebbe un
grande effetto sui cittadini poiché
venivano distribuiti,ciclostilati libri
sul pericolo del Fallout atomico che
lasciavano il lettore ora pensoso,ora
commosso, ora sbalordito trasportandolo in un mondo raramente
esplorato dalle normali conoscenze letterarie.
John M.Fowler, professore incaricato di fisica all’Università di
Washington, ci informava che il
“Fallout”, è l’espressione che si usa
ormai comunemente per indicare
sostanze radioattive, diffuse da
un’esplosione nucleare, le quali
dopo essere state disperse per un
certo periodo di tempo nell’atmosfera, trasportate dai venti, precipitano sulla terra e vengono assorbite dalle piante, incorporate nei tessuti vegetali e trasmesse poi attraverso il bestiame all’uomo che se
ne nutre. Anche se la radioattività
dell’ambiente non si eleva in modo
da produrre danni chiaramente visibili, le radiazioni colpiscono l’uomo nei suoi nuclei cellulari con effetti cancerosi oppure lo colgono
nelle cellule germinative: allora
l’effetto si manifesta a distanza di
decenni nei figli nati da persone
colpite.
La parte nucleare che cade dall’alto mina dunque l’uomo nei centri
segreti del suo corpo agendo lentamente ed inesorabilmente nel futuro della razza. Il problema sembra così ingente, tragico,terrificante
come molti studiosi ci prospettano.
L’umanità sta avviandosi all’auto-
distruzione come avvertono i moralisti oppure questo pericolo è teorico e ha conseguenze limitate e
limitabili?
L’esperienza di uomini di scienza,
preoccupati circa il destino dell’umanità, espongono “sine ira et
studio” che potrebbe accadere tutto ciò che è già accaduto e molti di
questi libri, illustrati da foto, sono
un grido d’allarme per l’uomo cosciente e responsabile del proprio
avvenire.
L’atomo, intanto, sembrava perdere di quota a livello militare; ma
solo l’Italia smantellava le sue centrali perché il Referendum del 1987
dava poche possibilità di manovre
a deleghe per seguitare la ricerca e
l’attività sull’atomo. L’America
intanto effettuava nel 1992 un nuovo esperimento nel deserto del Nevada in profondità. Molte polemiche nascevano poiché Clinton aveva assunto l’impegno di abbandonare gli esperimenti nucleari con
Russia e Cina- in realtà questo non
avvenne mai -. Intanto incidenti
molto gravi sono accaduti nelle
centrali nucleari: 1957-Windscal
(Inghilterra); 1979 – Istand
(U.S.A); 1980 – Saintlanrent
(Francia); 1999 – Tokimura (Giappone); 1986 – Chernobyl (Russia).
Questo colpiva tutta l’Europa e
l’Italia maggiormente.
La caduta del Fallout nella Regione Marche fu consistente tanto che
il consigliere Massimo Pandolfi
fece una vibrante protesta in Regione affinché si facesse chiarezza
verso la popolazione sul pericolo
della radioattività. Nel Montefeltro
la caduta di Cesio 137 e di Stronzio 90 causò l’arresto della commercializzazione di vari alimenti
poiché nella zona di Cagli era stato
misurato in percentuale la presenza di 417 Nano Curie ( misurazione non più in uso, ora sostituita da
becquerel) per ogni litro di latte. La
U.S.L n^1 di Montefeltro distribuiva il Lugol,il quale ha la proprietà
di frenare l’assorbimento dello Iodio radioattivo, in particolare gli isotopi 131 e 132 nella tiroide dei bambini. E’ un fatto assiomatico che
l’alta percentuale referendaria del
NO fu il risultato del danno subito
in tutta Italia dallo scoppio della
vecchia Centrale Russa di Chernobyl. Caorso – Latina – Trino –
Montaldo – le quattro centrali nucleari italiane, vennero fermate in
ogni loro attività costruttiva ed operativa immediatamente. Per un periodo abbastanza lungo (circa 20
anni) vennero utilizzate poi solo a
titolo di esperimenti di laboratorio.
Noi, in Italia, per colpe dirette, non
avremo nessun incidente nucleare
però è possibile che i 23 mila metri
cubi di residui radioattivi e i 21 depositi di scorie nucleari disseminati sulla penisola, alcuni in stato liquido (sistemati in appositi barili)
non facciano dormire sonni tranquilli.
Le 191 centrali nucleari, sparse sul
territorio europeo, che non hanno
subito alcun adeguamento nella
gestione e nella sicurezza, a due
passi da casa nostra, sono attive e
pericolose. Francia, Svizzera, Germania, ex Jugoslavia producono
energia elettrica la quale viene fornita anche alle nostre industrie nazionali e private, commercializzata a costi certamente non competitivi per la globalizzazione dei prodotti. L’Italia produce attualmente
il 69% di energia elettrica a olio/
gas, il 13% a carbone, il 18% idroelettrico.
La Francia produce il 79% nucleare, il 5% olio/gas, il 4% a carbone,
il 12% idroelettrico. La Germania
produce il 30% nucleare, il 53%
carbone, il 12% olio/gas, il 5% idroelettrico. Il Regno Unito produce
23% nucleare, il 42% olio/gas, il
33% carbone, il 2% idroelettrico.
India e Cina, nei paesi emergenti,
hanno programmato un piano fino
al 2020 per la totale indipendenza
energetica, certamente rivolta al
nucleare. Da un lato basta pensare
alla Cina che oggi ha un ‘auto ogni
200 abitanti;se la motorizzazione di
questo Paese continua a crescere
sul modello occidentale (un’auto
ogni abitante e mezzo) – la crescita esponenziale ce lo conferma continuamente - allora “addio petro-
Il mondo colpito da catastrofi sempre più frequenti, violente e distruttive
Per un futuro sostenibile
di LUCIA FERRONI
Due uragani nel giro di poco tempo sugli stati d’America affacciati
sul Golfo del Messico mettono
momentaneamente in crisi la produzione di greggio e il presidente
Bush chiede agli americani di risparmiare carburante e usare l’auto meno possibile.
Si parla addirittura di cominciare a
trivellare la Riserva naturale Artica; la decisione verrà presa dal Congresso. E la cosa ancora più allarmante è che secondo i sondaggi la
percentuale degli americani d’accordo su iniziative del genere è aumentata arrivando a più della metà
della popolazione. Per questa percentuale di cittadini americani trovare nuovo petrolio è più importan-
te che salvaguardare la natura.
Di fronte a tutto questo non si può
evitare di chiedersi se ci si sia impegnati a sufficienza sulla strada
delle energie rinnovabili da parte
degli USA ma anche di tutto il resto del mondo occidentale, così
strettamente legato al petrolio.
Le fonti di energia rinnovabili sono
le uniche che, lo dice il nome stesso, garantiscono una durata illimitata, cosa non poco importante visto che per quanto riguarda il greggio nel giro di qualche decennio la
domanda supererà l’offerta.
Sono anche le uniche che, non immettendo anidride carbonica nell’atmosfera, non contribuiscono ad
alimentare l’effetto serra e il riscaldamento del globo.
Fenomeni questi, che, tra le altre
cose, hanno determinato un incremento delle catastrofi naturali di
grande portata.
I disastri naturali infatti ci sono
sempre stati ma lo sfruttamento
intensivo dell’ecosistema da parte
dell’uomo li ha fatti raddoppiare
dagli anni Ottanta ad oggi, secondo i dati presentati recentemente al
Forum internazionale dell’Informazione per la salvaguardia dell’ambiente svoltosi a Roma.
Non solo queste catastrofi sono diventate più frequenti ma anche più
violente e distruttive.
Nel caso specifico degli uragani
questo è accaduto proprio a causa
del riscaldamento globale visto che
questi fenomeni si formano nelle
[email protected]
zone tropicali grazie alla temperatura dell’acqua.
E guarda caso la zona colpita è stata il Golfo del Messico, una zona
ad elevato inquinamento, causa del
surriscaldamento. Tutti i conti sembrano tornare, dunque. Se ne deduce che, anche in considerazione
dei devastanti e drammatici effetti
sulle popolazioni che questi eventi
catastrofici hanno, sarebbe davvero il caso di ripensare tutta la politica energetica dell’Occidente. Per
assicurarci un futuro in cui non ci
manchi l’energia, scongiurare i disastri naturali della portata di quelli visti di recente e anche per non
dare il colpo di grazia ad un ecosistema già duramente provato dagli
interventi dell’uomo.
lio”. Il gruppo J.V. Pirelli sbarca in
Cina con una fabbrica di pneumatici, a Sud di Pechino, con ingenti
investimenti; l’obiettivo è quello di
inserirsi sul mercato locale dove il
trasporto su gomma cresce a ritmi
vertiginosi (più 80% rispetto allo
scorso anno). I 750 dipendenti producono 540 mila pezzi dell’autotrasporto, programmandone l’aumento produttivo a 1,2 milioni, una
fetta del 3% del mercato cinese.
Non vanno quindi dimenticate le
fonti di energia alternativa rinnovabili poiché il trattato di Kioto, al
quale abbiamo aderito, ci impone
di operare in modo che il C02 rimanga nel mondo, affinché l’effetto serra possa diminuire del 5%. E’
evidente che queste vanno protette ed aiutate poiché le fonti: eolica,
solare, biogas, geotermica, etanolo
ed altre ancora in fase di ricerca
potrebbero diventare alternative, in
grande percentuale, per il nostro
Paese. L’iniziativa del titolare del
Dicastero nazionale che ha, fra l’altro, la diretta responsabilità dell’uso
delle fonti di energia in Italia sta
aprendo di fatto una nuova stagione di dibattito energetico, democratico e parlamentare, sul destino dell’atomo in forma di civile utilizzazione. La collaborazione della Francia è importante per riaprire il capitolo nucleare. Le industrie nazionali: Ansaldo – Enel – Edison sono
già interessate alla rimodernizzazione della Centrale di Cernovada
(Romania) poiché in Italia il Referendum popolare di circa 20 anni
fa non dà deleghe di nessun genere sulle attività nucleari nel territorio nazionale.
La politica energetica del nostro
Paese va sicuramente rivista.
L’obiettivo resta quello di sempre:
l’Energia. Non bisogna contare
troppo sul Petrolio di quei paesi
fornitori di poca sicurezza politica,
economica e religiosa continuamente in conflitto tra loro. E’ certamente necessario uscire dalla totale dipendenza energetica mirando alla diminuzione del costo di
produzione, elemento questo di
primaria importanza nel pacchetto
concorrenziale per le industrie e per
i servizi civili. L’utilizzo del nucleare civile non è certamente facile,
richiede infatti tempi lunghi ed il
suo cammino è spesso cosparso di
insidie. Molti paesi asiatici emergenti stanno prendendo, oggi, la
strada del ricatto atomico militare
per risolvere problemi interni relativi alle loro miserie economiche,
sociali e politiche.
Se tutti i paesi bandissero dalla terra la minaccia della guerra si potrebbe vivere tranquilli in un clima
di libertà politica dove il nucleare
“domato” faccia camminare le
macchine e non rappresenti più una
minaccia, ma una risorsa per migliorare la qualità della vita di tutta
l’umanità.
8 l’Eco
ATTUALITA’
Novembre 2005
L’11 novembre resta un giorno carico di significato per il nostro calendario
Martino, il santo che “cambiò” il clima
di FRANCESCO DE FINIS
L’11 novembre si festeggia San
Martino, vescovo di Tours, giorno
carico di significato per il nostro calendario. Martino, così chiamato in
onore del dio della guerra Marte,
nato fra il 316 ed il 317 nella Pannonia inferiore, l’attuale Ungheria,
entrò giovanissimo nell’esercito
romano seguendo la carriera del
padre. Ma ben presto si rivelarono
altre le sue aspirazioni: iscrittosi già
all’età di dieci anni fra i catecumeni, solo a ventuno ricevette il battesimo. A trentotto anni, abbandonato l’esercito, si dedicò all’evangelizzazione delle terre galliche,
cercando di estirpare con decisa
intransigenza, derivata probabilmente dal duro spirito della vita
militare, ogni antica cerimonia o
“superstizione” pagana, distrusse
con autorità i vecchi templi e simboli religiosi sostituendoli con la
costruzione di chiese e dei primi
monasteri.
L’episodio più popolare avvenne
però durante la sua militanza nelle
legioni romane: Martino in una perlustrazione notturna in una cittadina gallica, l’odierna Amiens, incontrando un povero mendicante infreddolito, dall’alto del suo cavallo
Una raffigurazione della consegna di mezza cappa al bisognoso
tagliò in due la sua cappa e la consegnò al bisognoso; proprio grazie
a questo gesto di carità ci fu un mi-
Filariosi cardio-polmonare: scoperto un caso ad Ostra
La filariosi cardio - polmonare, una malattia trasmessa dalla zanzara ai
carnivori domestici, cani, furetti e in minor percentuale i gatti è la patologia che attualmente preoccupa maggiormente gli operatori del settore
veterinario. Subdola nell’insorgenza della sintomatologia che la caratterizza, è di diffusione molto imprevedibile, in quanto il parassita, un nematode denominato “dirofilaria immitis” si trasmette da soggetto a soggetto trasportato da un insetto ematofago: la zanzara.
In un Ambulatorio veterinario nel comune di Ostra, due veterinari operanti nel settore animali d’affezione, a seguito di segnalazioni anamnestiche dei proprietari di uno splendido pastore tedesco di quattro anni che
lamentavano per il loro animale scarso rendimento atletico e ridotta resistenza allo sforzo, hanno, dopo alcune procedure diagnostiche, rinvenuto nel soggetto in questione un’infestazione da filaria. Conseguentemente hanno prontamente adottato i protocolli terapeutici per minimizzare i
danni cardiaci che la prolungata permanenza del parassita nel cuore provoca.
Scongiurare il “pericolo filaria” è possibile: in primavera si può effettuare un test di semplice esecuzione sul sangue degli animali, e a seguito
d’esito negativo instaurare un’adeguata profilassi che elimina il pericolo
di sviluppo del nematode all’interno del muscolo cardiaco. La filariosi
cardio-polmonare provoca infatti una sintomatologia caratterizzata da
affaticamento e scarsa resistenza allo sforzo fisico prolungato quindi, in
presenza di tali sintomi è sempre bene consultare il proprio veterinario.
Ad oggi i dati relativi alla diffusione della filariosi cardio-polmonare lasciavano la nostra zona geografica relativamente non a rischio, con qualche sporadico caso segnalato, ma il recente rinvenimento di animali positivi al test sierologico, che mai avevano lasciato anche per brevi periodi il
nostro territorio, indica la progressiva diffusione della zanzara infetta.
Alla luce di quanto riportato tutti coloro che hanno soprattutto un cane è
bene che s’informino presso il proprio veterinario sulle misure da adottare: questa malattia se sottovalutata può portare alla morte il nostro miglior amico.
racoloso miglioramento del clima,
la cosiddetta “Estate di San Martino” la quale “dura tre giorni e un
pochino”. Cosicché negli anni a seguire la sua morte, avvenuta nel
397, quella che venne considerata
la sua mantella fu conservata con
gran cura nella cappella reale di
Francia dalla dinastia dei re Merovingi; gli stessi “cappellani” erano
appunto i custodi della “cappa” che
in latino significava “mantello corto”.
Attraverso la creazione di questa
leggenda possiamo comprendere
uno dei tanti modi attraverso i quali
la chiesa Cristiana cercò di cancellare le vecchie divinità pagane a cui
il popolo era inevitabilmente legato. Infatti nel calendario celtico
dopo la notte di Halloween, il capodanno, iniziava per dodici giorni
la festa di Samain, che celebrava il
passaggio al nuovo anno.
Padrone di questo periodo era un
“Dio Cavaliere”, che indossava una
nera mantellina corta, il quale in
sella al proprio cavallo nero, rappresentante il mondo degli inferi,
riusciva a superare la morte attra-
verso la stessa morte, simboleggiando la rinascita della natura
dopo il lungo e tetro periodo invernale.
Ma con l’avvento della religione
cristiana il bene ed il male assunsero un significato assoluto: non
esisteva più quel concetto di complementarietà tra forze opposte ispiratosi allo stesso ciclo cosmico.
Il male ora andava completamente
distrutto, era un nemico da abbattere: la Chiesa, visto che San Martino divenne uno dei santi più popolari del primo medioevo, pensò
che la sua immagine avesse la forza di sostituire il “Dio Cavaliere”.
Il cavallo divenne bianco, la corta
mantella fu ripresa con la vicenda
del povero e la cappa, il regno infero che simboleggiava un momento
di passaggio si trasformò nel Diavolo in persona con cui Martino nel
corso della sua esistenza si dovette
ripetutamente affrontare. Il culto
del Santo venne in questo modo
facilmente assorbito dal popolo, si
pensi che nella sola Francia più di
cinquecento paesi portano il suo
nome, la sua festa assunse il carattere di un nuovo capodanno rispetto alla ricorrenza di Ognissanti che
aveva completamente stravolto lo
spirito originario della tradizione
celtica. San Martino divenne e tuttora è patrono dei poveri per il suo
atto di carità, dei sarti per la sua
“cappa”, dei soldati e soprattutto
dei vignaioli, degli osti, dei bevitori
e degli ubriachi, poiché “A San
Martino ogni mosto è vino”.
E’ anche il santo protettore dei
“cornuti”, incerta e discussa è l’origine di questa ricorrenza: probabilmente poiché con l’11 novembre
inizia di fatto l’Avvento al Natale,
periodo nei tempi passati di digiuni e castità, la malizia popolare ironizzando proprio sulla possibilità di
tali pratiche rese Martino patrono
dei poveri mariti traditi. Quindi
tutti coloro che sanno o non sanno
scherzare con se stessi invito a festeggiar com’è usanza con grandi
bevute, correte nelle cantine, aprite le botti, perché la vita con il vino,
soprattutto se novello, è sempre più
dolce. Ricordatevi però: non esagerate troppo, il vino deve bastare
per tutto l’anno.
Forse non tutti gli aspiranti scrittori sanno
che nelle Marche esistono
ben 193 Case Editrici, ma non tutte
le librerie marchigiane hanno in vendita
libri editi nelle Marche
I “nostri” scrittori hanno davvero poca
visibilità.
[email protected]
L’ACCONTO DELLE TASSE DI NOVEMBRE
Iniziamo la nostra collaborazione con la pubblicazione “l’Eco” con
l’obbiettivo di portare a “misura di lettore” quelle tematiche ritenute
dai più complesse. Cercheremo di fornire con la massima semplicità
di linguaggio il panorama giuridico - fiscale più chiaro al lettore che si
trova ad affrontare gli adempimenti trattati, senza che quanto descritto possa essere considerato esaustivo della materia.
Questo primo articolo affronta un tema di attualità per il mese di novembre, quello che comunemente è definito “acconto delle tasse”,
ovvero il versamento degli acconti di imposta sul reddito basato sul
criterio dell’“autotassazione”.
Di seguito ci occuperemo esclusivamente degli acconti d’imposta sul
reddito delle persone fisiche che rappresentano la platea più vasta dei
contribuenti meglio conosciuta come IRPEF.
Bisogna innanzitutto dire che il criterio dell’autotassazione consiste
nel determinare un acconto dell’IRPEF sul reddito dell’anno in corso, per poi procedere, nel successivo mese di giugno, all’eventuale
saldo per la dichiarazione dei redditi.
Per sapere se è dovuto l’acconto per l’anno 2005 il contribuente persona fisica che ha presentato una dichiarazione dei redditi per l’anno
2004 tramite modello Unico o 730 e che abbia versato la relativa
imposta, deve verificare se l’IRPEF sia superiore ai 51,65 euro, limite
entro il quale si è esonerati dal versamento degli acconti. Verificata
l’obbligatorietà dell’adempimento, il contribuente deve provvedere,
a calcolare l’acconto nella misura del 98% dell’imposta a debito evidenziata per il 2004 tenendo presente che, qualora il risultato di detta
moltiplicazione non superi la somma di 257,52 euro egli deve provvedere al versamento dell’intera somma in un’unica soluzione entro
il 30 novembre 2005 .
Nel caso in cui sia superiore al predetto limite il contribuente deve
versare sempre entro la stessa data la seconda rata di acconto, avendo
già provveduto a versare la prima entro il mese di giugno.
Il contribuente ha la possibilità di calcolare l’acconto in misura inferiore rispetto alle risultanze derivanti dal metodo predetto, qualora si
presuma di realizzare nell’anno in corso un reddito verosimilmente
inferiore rispetto a quello dichiarato l’anno precedente. In questo caso
comunque l’entità dell’acconto non dovrà mai risultare inferiore al
98% delle imposte che risulteranno a debito per l’anno 2005, tenendo ben presente che, in caso di errore per difetto, l’amministrazione
finanziaria, ovvero l’organo preposto al controllo delle dichiarazioni,
applicherà una sanzione nella misura del 30%, oltre all’applicazione
degli interessi di legge, sul minor importo versato, fatta salva per il
contribuente la possibilità di ricorrere alla disciplina del “ravvedimento operoso”.
Determinata correttamente la misura degli acconti, i contribuenti che
dichiarano i propri redditi per mezzo del modello Unico, devono provvedere al versamento tramite delega di pagamento unificata “modello
F24”, indicando il codice tributo 4034, presso gli sportelli di un qualsiasi istituto di credito, uffici postali e/o sportelli del concessionario
della riscossione, mentre coloro che per dichiarare i propri redditi si
sono avvalsi del modello 730 si vedranno trattenere, dal proprio datore di lavoro, quanto dovuto direttamente dalle retribuzioni corrisposte.
SCHEMA ACCONTO IRPEF
Irpef – importo del rigo RN 25 – Mod. Unico Persone Fisiche
Fino a euro 51,65
Non è dovuto alcun acconto
Da euro 51,66 a euro 257,52
Acconto nella misura del 98%
Versamento in unica rata entro il mese di novembre
Oltre 257,52 euro
1° Acconto entro il 20/06/2005
(nella misura del 40% del 98%)
2° Acconto entro il mese di novembre
(nella misura del 60% del 98%)
Novembre 2005
ATTUALITA’
l’Eco 9
A trent’anni dalla morte del grande scrittore e regista L’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia
In memoria di Pasolini Il Paese delle meraviglie
di STEFANO PERINI
Un uomo fa quello che è
suo dovere fare,
quali che siano le conseguenze personali,
quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni.
Questa è la base di tutta la
moralità umana.
(J.F.Kennedy)
Parlare di Pier Paolo Pasolini coinvolge e sconvolge. Non c’è credo
autore del Novecento che tanto
abbia cercato di rivelarci la sua anima e tanto abbia provato a scoprire
la più segreta piega del suo cuore.
Un frenetico e vitale bisogno di
scrivere (basti pensare che Walter
Siti ha calcolato ventimila pagine
in poco più di trent’anni escluse le
riscritture) per dirsi ma anche e soprattutto per dire, proponendo una
lettura diversa, coraggiosa, provocatoria, acuta e intelligente ma scomoda della realtà circostante che
inevitabilmente ha dato adito ad
una fiumana di critiche e mortificazioni.
Pier Paolo Pasolini per divulgare le
proprie idee ha usato ogni canale
di trasmissione: dalla poesia alla
narrativa, dalla critica letteraria alla
critica d’arte per poi essere pittore
lui stesso, dal teatro al cinema fino
ad arrivare alla critica politico-sociologica attraverso i giornali.
È il 1942 quando, per la prima volta, Pasolini fa parlare di sé nel milieu letterario italiano, pubblicando
a proprie spese un piccolo volume
di poesie in dialetto friulano intitolato Poesie a Casarsa che attrae
subito l’attenzione di un grande
critico come Gianfranco Contini.
Quasi fosse un rifugio, il dialetto
friulano inteso come lingua materna, aurorale e pura serve a Pasolini
per tracciare le prime linee dell’eretico mito del peccato innocente:
l’innocenza involontariamente peccaminosa dei bambini costantemente minacciata dalla colpevole
peccaminosità volontaria degli
adulti. Non son queste le uniche
poesie in dialetto di Pasolini che
infatti continuerà a scriverne delle
altre nel corso del tempo, finchè nel
1954 non usciranno tutte nella raccolta La meglio gioventù. Insieme
alla poesia dialettale bisogna ricordare le poesie in lingua italiana che
egli scrive sin dal 1943 (i testi che
vanno dal 1943 al 1949 verranno
raccolti nell’opera L’usignolo della Chiesa Cattolica e pubblicati soltanto nel 1958). Nel 1957 esce
l’opera che resterà più rappresentativa del Pasolini poeta e cioè Le
ceneri di Gramsci, dove egli si cede
al lettore in tutta la sua passionalità
e inquietudine, dove guardando alla
realtà sente la necessità di offrirsi e
di raccontare attraverso modi e forme di pascoliana memoria, dove si
sente il cuore palpitante di un io in
un certo modo legato alla borghesia ma quasi inerme nel doverla
rappresentare e che con un atto di
profondo sacrificio rivoluzionario
si desta per mutare la società partendo proprio dal fondo di essa.
Nello stesso anno in cui verrà fondata la rivista Officina (1955), nella quale Pasolini tra i vari Leonetti,
Romanò, Roversi, Scalia e Fortini
avrà un ruolo pressochè principale, esce Ragazzi di vita, il romanzo
più originale del Nostro, che però
lo porterà incontro ad una serie di
polemiche e contestazioni, nonché
in tribunale, luogo che col passare
degli anni diventerà per Pasolini
come “familiare” viste le tante accuse alle quali sarà chiamato a rispondere.
Come succederà qualche anno più
tardi con il romanzo Una vita violenta (1959), in Ragazzi di vita
Pasolini si immerge nel mondo sottoproletario delle borgate romane,
un mondo quasi al di fuori del tempo e dello spazio ai margini della
grande città, dove la vita dondola
tra spensierate avventure giovanili, quasi sempre adombrate da una
tenue ma soffocante insoddisfazione, delinquenza e esperienze amorose spesso scandalose ma intrise
di ingenua dolcezza. Le creature
che popolano questo piccolo grande universo portano però addosso
un’innocenza e una bellezza contraddistinte da una squisita autenticità che l’autore contrappone alla
delinquenza e alla corruzione della
grande città e che cerca di proteggere ricorrendo, ancora una volta,
al dialetto (stavolta il romanesco
spesso e volentieri deformato) che
non si ferma sulle bocche dei protagonisti ma penetra pure nella
struttura linguistica dell’intera opera.
Gli anni Sessanta e Settanta sono
per Pasolini all’insegna del cinema
(il primo film Accattone esce nel
1961 al quale seguono numerosi
altri titoli fino a Salò o le 120 giornate di Sodoma che è del 1975).
Nei film di Pasolini entrano le scoperte che egli fa attraverso il suo
lavoro di critica sia letteraria sia
politico-sociale e di conseguenza
attraverso il cinema, considerato il
canale migliore per mezzo del quale si può narrare la realtà, Pasolini
può ancora e sempre più forte manifestare le proprie idee eretiche
che infastidiscono e scatenano l’ira
e l’ingiuria di tutti coloro che vedono, alle parole dinamitarde di
questo intellettuale isolato e profondamente solo, vacillare e scricchiolare il mondo che con tanta falsità
e corruzione e con mille ipocriti
compromessi hanno creato e giustificato.
Abbiamo cercato di dare con queste poche parole un’immagine del
Pasolini che risulterà senz’altro
parziale e frammentaria.. Analizzare i suoi scritti, le sue opere per esteso sarebbe materia troppo estesa
per un articolo, forse anche per una
tesi o per un libro, e senza dubbio
troppo ardita.
Il nostro intento è quello di stimolare il lettore ad una personale ri-
cerca attraverso parte dell’opera
pasoliniana, o magari attraverso
tutta, perché confrontarsi con una
delle menti più brillanti che ha saputo scandagliare la società del secondo Novecento crediamo valga
proprio la pena. Troppo spesso con
Pasolini ci si è fermati al vile pettegolezzo, troppo spesso sulla base
di quest’ultimo si è puntato l’indice contro il solitario corsaro che con
fervore passionale ha messo in gioco tutto se stesso per proporre una
diversa interpretazione (figlia di
una spirituale necessità di poeta)
della realtà per cercare di illuminare le menti delle persone offuscate
dalla nebbia del perbenismo e del
compromesso. Si leggano le opere
di Pasolini e si interpreti il suo discorso abbandonando completamente il pregiudizio figlio di una
cieca rabbia irrazionale.
Ogni volta che si pronuncia il nome
di Pier Paolo Pasolini c’è come un
senso di inquietudine che ci accompagna, c’è la sensazione di voler
chiedere perdono a chi ha pagato
con la vita la colpa di essere un intellettuale: il 14 novembre 1974
egli stesso terminava un articolo
molto arguto e pungente sul Corriere della Sera scrivendo: “Io so
perché sono un intellettuale, uno
scrittore, che cerca di seguire tutto
ciò che succede, di conoscere tutto
ciò che se ne scrive, d’immaginare
tutto ciò che non si sa o che si tace;
che coordina fatti anche lontani,
che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero
coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano
regnare l’arbitrarietà, la follia e il
mistero”.
Pier Paolo Pasolini venne ucciso
circa un anno dopo nella notte di
Ognissanti del 1975. Sulla sua
morte ci sono ancora molti misteri
e molte diverse interpretazioni:
quello che sembrava un omicidio
figlio di una lite a sfondo omosessuale con il passare del tempo e con
le nuove scoperte (che poi tanto
nuove spesso non si sono rivelate)
e testimonianze è sembrato essere
un omicidio a sfondo politico. Resta la certezza di aver perso troppo
presto un poeta che con la penna e
la macchina da presa ha saputo scrivere le pagine più intime, sconvolgenti e dolorose del secondo Novecento con le quali noi possiamo
ancora confrontarci, ma che pur
essendo migliaia sembrano sempre
lasciare qualcosa in sospeso che
rimpiangiamo di non poter conoscere profondamente e totalmente.
di LUCIA FERRONI
La cosa più normale dopo una visita ad un’esposizione d’arte sarebbe dare un parere generale sul livello delle opere ed approfondire
quelle più meritevoli ed è quello
che avevo in mente prima della visita alla Biennale di Venezia. Ma,
in realtà, anche se ci sono delle
opere che mi hanno colpito più di
altre, non credo sia questa la cosa
più importante da raccontare. Quello che voglio invece descrivere è la
sensazione, il genuino piacere che
si prova a visitare questa mostra.
Per chi ha avuto, attraverso il percorso di studi, una panoramica dall’arte antica fino a quella dei giorni
nostri ed è abituato a visitare un po’
di mostre, la Biennale di Arti Visive è un’esperienza molto diversa
dalla solita visita ad un museo. Non
si vanno ad ammirare opere antiche, spiegate dagli insegnanti e studiate nei libri, ormai assimilate,
universalmente riconosciute ed
ammirate come opere di grande
pregio, circondate da un’aura che
suscita particolare rispetto e ammirazione. Non è questa la sensazione che si ha. Si entra invece in un
luogo di ricerca, una sorta di terra
di frontiera, si guardano opere di
nascita sempre abbastanza recente, che hanno appena cominciato
ad emanare l’aura tipica delle opere d’arte. Per me la Biennale e specialmente quella di quest’anno, è
stata una passeggiata in un paese
delle meraviglie. Letteralmente. In
particolare nei locali dell’Arsenale
il connubio tra le opere e gli spazi
della sede è risultato estremamente efficace.
L’atmosfera che si percepisce è affascinante, coinvolgente e le opere, per la maggior parte, non stanno in uno spazio proprio, divise
dalle altre, ma dialogano tra di loro
oltre che con l’architettura circo-
stante. Ne risulta un’esperienza
fantastica, un viaggio in cui ad ogni
angolo puoi trovare qualcosa di
sorprendente, curioso, incredibile e
che ti lascia a bocca aperta; ci si
immerge in questo universo lasciandosi riempire di suggestioni.
Una festa per gli occhi, ma non
solo, perché ovviamente viene anche il momento della riflessione,
dell’approfondimento del significato attribuito all’opera dall’artista. Il
potere di un’opera d’arte, però, credo non stia soltanto nella sua capacità di comunicare le intenzioni da
cui è nata ma anche di evocare, stimolare emozioni ed associazioni
che possono poi portare verso altre
regioni mentali.
Del resto ognuno di noi interpreta
la realtà in modo differente e diverse suggestioni nate dalla stessa opera non possono che arricchire quest’ultima di significati e rendere più
attivo il ruolo dello spettatore.
Torna la scuola di clown dell’associazione Acchiappasogni di Falconara
Per ridere prima di tutto di noi stessi
Dopo la pausa estiva che ha visto
gli allievi partecipare alla rassegna
Inteatro di Polverigi e alle Notti
Bianche di Ancona con “Durerà?”-Intervento di teatro urbano,
eccoli di nuovo sui banchi di scuola. A dirigere il gruppo è sempre
lui, Andrea Bartola direttore artistico della scuola e capobanda delle
escursioni comiche. La scuola, al
suo secondo anno, continua lo studio del clown di teatro, colui che
riesce a trovare la leggerezza per
porsi nella realtà, scardinandone le
apparenti certezze, perché vi si
pone in modo puro e vero. “Il
clown non è propriamente un personaggio - spiega Andrea Bartola
- quanto piuttosto uno stato d’animo in cui l’attore esplora coscientemente le sue debolezze, i suoi limiti e le sue contraddizioni e le tra-
[email protected]
sforma in risata”.
La scuola dell’Associazione Culturale l’Acchiappasogni, nata grazie
alla Provincia di Ancona che l’ha
inserita nel ciclo di iniziative di
“Leggere il ‘900”, rafforza quel
legame con il territorio che ha sempre generosamente accolto i suoi
clown. Anche quest’anno la scuola è arricchita dall’intervento di insegnanti esterni che propongono
seminari di studio sempre legati al
mondo del teatro comico e del
clown di teatro. La scuola, quindi,
conferma la sua peculiarità non di
formare attori, bensì di “insegnare” a ridere prima di tutto di se stessi
per strappare un sorriso agli altri alleggerendo la tensione che notoriamente ci caratterizza come animali del secolo corrente.
Una postilla sul nuovo logo del-
l’Associazione che è stato appositamente studiato e realizzato dall’artista Roberta Conti, che da diversi anni collabora con l’Associazione “ho pensato ad un simbolo
che conciliasse l’essenza dell’Associazione ed il mio percorso artistico. I miei pupetti richiamano il
teatro danza, la rotondità, il movimento che ben sintetizzano le relazioni tra le persone. Ho scelto i colori caldi quali simbolo di attività
mentale, artisticità e creatività”.
(www.robertaconti.it) Per chi ha
visto gli allievi dell’Acchiappasogni” in azione nelle varie piazze e
parchi della provincia, ed ha espresso il desiderio di vivere la stessa
esperienza, questo il numero della
segreteria da contattare: 071
913382
o
via
e-mail:
[email protected]
10 l’Eco
ATTUALITA’
Novembre 2005
Ritornando con la mente all’estate / Su un anello ottagonale davanti al Lazzaretto
I Bagni in Ancona prima che a Senigallia
di ALESSANDRO CASAVOLA
Dalle colonne di questo giornale,
l’estate scorsa, ho parlato del primo Stabilimento Bagni sorto a Senigallia, nel 1853, là dove oggi c’è,
e speriamo per molto tempo ancora, l’Hotel Marche (Centro per
l’Impiego e la Formazione) …
Ora vorrei segnalare ai curiosi di
questo genere di cronache che i
Bagni Dorici, in Ancona, nacquero molto prima che nella nostra città, nel 1835. Poggiavano su di un
anello ottagonale galleggiante, collegato con un pontile al molo che
circondava il Lazzaretto. Ecco la
prima differenza con il Bagno di
Senigallia, che aveva sulla spiaggia
una costruzione in muratura e poi
un pontile che raggiungeva una
piattaforma su pali, destinata ai bagnanti…
La costruzione galleggiante era,
quindi, una soluzione più artigianale e più vecchia se a Trieste era
apparsa nel 1823. La sala del soggiorno dove era possibile incontrarsi, conversare, bere il caffè era, pertanto, sul galleggiante assieme ai
camerini, arredati con l’essenziale.
Solo un gruppo di bagnanti dello
stesso sesso, se lo avessero voluto
potevano occuparli. I coniugi quin-
di dovevano separarsi… Solitamente quelli destinati alle donne
erano verso la spiaggia, perché qui
le acque del mare erano poco profonde. In acqua si scivolava su scale, tutti vestiti: le donne con le cappe, una sorta di accappatoio sino ai
piedi, gli uomini con le mutande.
Gli stranieri allo Stabilimento sulla
vicina spiaggia o di passaggio su
battelli non dovevano curiosare…
Insomma le ordinanze tutelavano
la “privacy” diremmo oggi delle
persone… che erano quasi tutte del
ceto borghese. Lo si è capito.
Gli altri, gli anconetani qualunque
frequentavano la scogliera della
Darsena. E qui i divieti non venivano mai rispettati, talché nel 1815
il Delegato Apostolico monsignor
Gazzoli ricordava “che la moralità
e la decenza reclamavano altamente contro l’abuso del nuoto e del
bagno a nudo, introdotto senza distinzione di luogo e di sesso in questa città…”ma neppure l’impiego
dei gendarmi con l’incarico di tenere separati i sessi si rivelava efficace, perché i divieti erano a volte
eccessivi. Come quello per il bagno
anche con mutande su tutta la
spiaggia che da Porta Pia, sullo stradone di fronte al Lazzaretto, porta-
Un corso del WWF
Operatori
di Fattoria
didattica
va alla Palombella.
Esenti dal divieto erano solo gli scolari della Scuola di Nuoto. Gli anconetani delle classi basse, gli operai, i poveracci dovevano probabilmente fare schiamazzi e richiamarsi in dialetto…sicché ecco finalmente sul galleggiante un luogo
gradevole per stare al fresco e par-
lare e bere il caffè. L’unico divieto
quello di portare al guinzaglio i cagnolini per le signore; quello di fumare dolci sigari per qualche signore, e perché no? Anche per qualche signora…
In questo scenario balneare cerchiamo di vedere che qualcosa si
sta movendo…la voglia di sole, di
aria, di bagni, di pulizia che un tempo non tutti avevano, sta veramente trasformando il costume. E poi
in quel lontano 1835 si annunciò
che nel Palazzo Comunale era disponibile una “macchina asfittica”
pronta per essere trasportata ovunque occorresse rianimare gli annegati…
Nuovo corso di spiritualità medievale
Il sito “Medio & evo- Lo spirito
dell’uomo medievale” del senigalliese Claudio Attardi, specialista di
storia e spiritualità medievale, propone anche quest’anno il corso di
spiritualità medievale e psicologia
contemporanea, dal titolo “Sentieri spirituali per un cammino nel
Terzo millennio”. Il programma
completo e le informazioni sono
presenti nel sito “Medio & evo” alla
pagina http://www.medio-evo.org/
corso.htm
Il corso è arrivato alla quarta edizione, dopo un triennio di ricerche
e con un crescente numero di iscrit-
ti alla lista . Si tenta con questo corso un esperimento: usare i mezzi
multimediali per un corso gratuito
on line di spiritualità medievale
confrontata al cammino psicologico dell’uomo mederno, dell’uomo
del Duemila.
L’iscrizione è gratuita ed è possi-
bile effettuarla dalla pagina del
sommario del sito http://
w w w. m e d i o - e v o . o rg /
sommario.htm .
Essa è collegata alla lista di Yahoo
Gruppi “Medio & evo – spiritualità medievale”
L’introduzione al corso è a dispo-
sizione nella cartella documenti del
gruppo, in formato pdf.
E’ anche pubblicata una nuova pagina sul sito, scritta dallo stesso
autore. Questa volta si parla del
Santo Graal, secondo lo spirito dell’uomo medievale e secondo le fonti letterarie e religiose del tempo.
Il WWF Marche ha comunicato l’apertura delle iscrizioni al
primo corso regionale per Operatore di Fattoria didattica, organizzato dall’Assessorato Regionale all’Agricoltura della
Regione Marche e dal WWF
Italia, con la collaborazione delle associazioni agricole professionali.
L’esigenza di attivare un programma regionale di formazione è vista come requisito fondamentale per qualificare l’offerta in fattoria e preparare specificatamente le figure coinvolte dalle aziende nelle attività didattico-educative.
Il corso ha il fine di avviare un
dialogo/confronto tra gli operatori delle fattorie didattiche, sulla base di esperienze di realtà
regionali ed extra-regionali già
affermate.
Il corso gratuito avrà luogo in
ogni provincia. Per informazioni: 0733.266168-0733.260396
[email protected].
La segreteria del corso è aperta
nei giorni martedì, giovedì, venerdì dalle 9,30 alle 13 e dalle
15,30 alle 19,30.
BREVI DI STORIA / Montecucco di San Giorgio Rischi del mestiere per fotografi dilettanti
Una vedetta Longobarda Curiosità o diffidenza?
di GIUSEPPE PIERANGELI
Montecucco è un toponimo assai
comune che si trova disseminato in
diverse parti delle Marche. L’origine della nostra località è conservata nel nome stesso: “skulk”, cioè
vedetta. Quindi Montecucco è il
“monte della vedetta”. Il vocabolo
originario germanico, poi latinizzato in “skulka”, si trova registrato in
diversi documenti nelle seguenti
forme: monte scolcolum; monte
sculczi; montem cuccum e definitivamente in Montecucco già fin
dal 1069.
Il sito cui ci riferiamo è un posto su
un’altura eccezionale (m. 230 sul
livello del mare), a cavallo fra le vallate del Metauro e del Cesano, ed è
proprio questa caratteristica posizione che ne ha fatto, in passato
uno strategico avamposto militare.
Questa organizzazione difensiva
era probabilmente collegata al Castello di Bono di Girardo (di cui si
rintracciano sulla carta I.G.M. il to-
ponimo Monte Bonello – alto e
basso – e il Rio di Monte Bonello)
che venne per metà donato da Giovanni, figlio di Baroncello e da Froga sua moglie, all’Eremo di Fonte
Avellana, intorno al 1126. Insieme
a detto Castello, fra le altre proprietà, venne donata anche parte della
Chiesa di Santa Maria di Lo Rovereto, essa pure rintracciabile in
I.G.M. Mondavio con i toponimi:
La Roveta; Roveta; Rio del Roveto e C.S. Maria, nei pressi di Spicello.
La strada che, partendo da Orciano e Mondavio, transitando per
Montecucco scendeva fino al guado di S.Angelo di Camminate e
conduceva fino a Fano, è stata utilizzata fino a dopo l’Unità d’Italia.
Tenace fu la resistenza di Monteporzio che si oppose con ogni mezzo alla realizzazione della nuova
strada per S.Costanzo, voluta da un
Consorzio di Comuni (strada che
dalla provinciale di Orciano avrebbe condotto nella Corriera Flaminia Lauretana presso il ponte sul
fiume Metauro), con la motivazione che ci avrebbe perso in vitalità
commerciale. Il nostro Montecucco si trova nominato nel documento del 24 Ottobre 1428, per l’infeudazione di Guido di Montevecchio sul territorio Monteporzio e
Castelvecchio; tra i confini troviamo: Monte Cucchium.
di LUCIA FERRONI
Un semplice giro dei paesi dell’entroterra con una macchina fotografica in mano può far scaturire alcune riflessioni ed è quello che mi
è successo nelle ultime settimane.
Alla ricerca di scatti suggestivi ho
girato per vari piccoli centri della
provincia di Ancona fotografando
piazze, chiese, scorci e monumenti vari. Non credevo ci fosse nulla
di strano, del resto potevo passare
per una qualunque turista in vacanza. E ai primi sguardi un po’ di traverso mi è venuto da ridere; sarà
perché nei paesi più piccoli i turisti
sono rari, pensavo….. e in effetti
nei centri un pochino più grandi e
con un po’ di turismo passavo quasi
inosservata.
Ma, dopo aver girato un bel numero di paesi, posso dire che tra le tante reazioni solo un paio sono stati
sorrisi abbozzati mentre per la maggior parte ho ricevuto sguardi insistenti e interrogativi.
[email protected]
E mi immaginavo cosa potevano
pensare quelle persone: “Cosa
fa?”; “Non è di qui”; “Cosa ci sarà
poi da fotografare…”.
Devo dire che da un certo punto di
vista può anche essere divertente
ma alla lunga risulta imbarazzante
e non ci si sente più a proprio agio.
Si perde il gusto di esplorare i luoghi alla ricerca di inquadrature originali perché quegli sguardi ti fanno sentire come se facessi qualcosa di male.
Come se la macchina fotografica
fosse un’arma. Come se davvero
una foto potesse rubare l’anima.
Fossi stata davvero una turista avrei
pensato ad un’altra meta per l’anno successivo…
Oltre all’ipotesi della semplice curiosità in luoghi dove di solito non
succede granché si potrebbe forse
interpretare questa banale esperienza personale come un segnale rivelatore di un fenomeno più ampio e diffuso.
La presenza cioè di un velo di diffidenza che tutti noi abbiamo adottato nel guardare il mondo e che
ormai non risparmia più nessuno.
Viviamo infatti in un mondo pieno
di allarmi e minacce di ogni genere, dall’influenza dei polli, agli attacchi terroristici, agli uragani (anche se non qui da noi)… più o
meno realistici, ma che i mass media amplificano in un modo che a
volte finisce per confonderci più
che informarci davvero.
E se nelle grandi città ci si prepara
agli attacchi terroristici con le esercitazioni e si deve aver paura a girare di notte da soli, anche nei piccoli paesi ci sono “pericoli” di vario genere: dai ladri d’appartamento ai truffatori porta a porta.
Dunque è forse questo un segno
dei tempi, una caratteristica dell’epoca che stiamo vivendo, un atteggiamento che, giustificato oppure no, non si può però che constatare con un velo di amarezza.
Novembre 2005
l’Eco 11
[email protected]
12 l’Eco
SENIGALLIA
Novembre 2005
VIA CARDUCCI / Una convivenza sempre più complicata con i residenti
Il “ghetto” degli extracomunitari
di LETIZIA STORTINI
Quando si parla di Via Carducci
non si può non parlare di immigrazione
L’immigrazione in Italia, come nelle Marche e come a Senigallia dura
da trent’anni, ma l’emotività con
la quale il fenomeno oggi viene affrontato è nuova e per certi aspetti
è anche sorprendente. Si ascoltano
voci di contrappunto come se i flussi migratori fossero accadimento
improvviso e imprevisto. Basterebbe entrare nelle nostre scuole e rendersi conto della meravigliosa mescolanza di razze. Le Marche sono
al primo posto in Italia con la percentuale più alta di presenze di minori extracomunitari, da 0 a 18
anni. Non meravigliamoci allora e
quando facciamo certe affermazioni non dimentichiamoci anche
un’altra realtà, che le nostre imprese non possono rinunciare all’apporto di lavoratori immigrati. Gli
immigrati rappresentano una forza
economica, questo è imprescindibile. Senza la loro manodopera, è
un dato di fatto, declinerebbero la
ricchezza e la qualità della vita di
molti italiani. Nel Nord Italia senza lavoratori stranieri chiuderebbero una buona parte dei comparti
produttivi. Nel Mezzogiorno – sebbene ci sia un altissimo tasso di disoccupazione, ma questa è un’altra storia – senza il contributo di
lavoratori immigrati si raccoglierebbero meno olive, cereali, meno po-
modori. Se andiamo all’estero, negli Stati Uniti, in Europa, notiamo
immigrati perfettamente integrati
nel tessuto sociale, lavoratori nelle
industrie e nei servizi. Sono gli immigrati che vengono definiti qualificati, quelli che lavorano, utili all’incremento della produttività del
paese che li ospita. Trasportiamoci
nella nostra piccola realtà senigalliese. Qui, l’economia non si basa
sull’industria e probabilmente non
si percepisce una grande forza ed
una vera necessità di migliorare
una politica d’accoglienza e di integrazione. E’ vero che la si percepisce poco? A Senigallia, inoltre –
sono ipotesi che vogliono avere
l’unica pretesa di dare adito a riflessioni - come in moltissime altre
parti del resto, esiste sempre meno
un mercato del lavoro attraente e
l’insoddisfazione, soprattutto tra i
giovani, regna sovrana e si fa fatica ad accettare in alcuni casi che
uno straniero viva in condizioni
migliori delle nostre. Hanno più
possibilità rispetto ai nostri sfortunati concittadini di usufruire di vantaggi per l’affitto e l’acquisto di
immobili, ad esempio. E ancora aggiungiamo, quelli che abbiamo definito immigrati “qualificati”, vanno là dove mercato del lavoro e
condizioni di vita sono migliori e
allora si rischia di assistere sempre
più all’afflusso di stranieri delinquenti e di disadattati. Questo è
vero? E’ un dato che ci appartie-
ne? Siamo andati sul posto, nella
zona della città dove risiede la più
alta percentuale di cittadini extracomunitari, ovviamente parliamo
di via Carducci e delle vie limitrofe, via A.Costa, via Mamiani. “Il
ghetto” , così popolarmente è stato
nominato questo concentrato nucleo.
“E’ un fenomeno cui assistiamo
ormai da anni – parlano alcuni residenti italiani di via Corinto, via
Smirne – non ci sono ottimi rapporti. Noi siamo tolleranti, ma la
loro cultura è diversa, non abbiamo le stesse abitudini, gli stessi
modi di affrontare anche le piccole
questioni di vicinato”. Poi c’è la
Chiesa, una voce che conta per un
quartiere costruito intorno alla parrocchia, e alla parrocchia del Porto
c’è don Gesualdo che a Messa parla di Tolleranza e organizza cene di
socializzazione. “Io me ne sono andata prima che finisse – interviene
una signora – ma proprio la sera
prima della festa del Crocifisso la
si doveva fare?, una tradizione religiosa tutta nostra”. “C’è un disagio – interviene un altro – inevitabile, sono tanti, sono di più di noi,
sono forti, se dovessero decidere di
non rispettare più le regole?”Altre
voci si uniscono “chiediamo maggiore controllo da parte delle forze
dell’ordine”. C’è un progetto in atto
che si legherà al termine dei lavori
di riqualificazione di via Carducci,
con la sistemazione dei giardini di
fronte la chiesa, con la sorveglianza di telecamere a circuito chiuso
“speriamo che venga attuato. I vi-
[email protected]
gili ce l’ hanno promesso. E’ l’unico aiuto che abbiamo ricevuto”.
Alla domanda se hanno paura e se
la zona sia diventata pericolosa tentennano (per omertà?) e a nessuno
degli intervistati è mai successo
nulla, nessun furto, nessuna rapina, ma la sera preferiscono non
uscire per passeggiare. In fondo
tutto ciò che è diverso fa paura.
Non sappiamo quali siano le regole per formare una collettività consapevole che unisca individui di
ogni etnia. Certo è che gli immigrati che hanno la volontà di ascoltare e di rispondere alle esigenze
della nostra società, se ben inseriti
e formati, sono di grande aiuto anche per la nostra crescita culturale.
Ma basta un piccolo nucleo poco
propenso a rispettare regole d’integrazione sociale-economica-culturale per issare voci di dissenso.
Una situazione difficile che ha costretto alla chiusura vari esercizi
commerciali e conseguentemente
alla proliferazione continua, tuttora in crescendo, di attività esclusivamente destinate agli extracomunitari. Abbiamo chiesto il parere di
quei (pochi) esercenti italiani rimasti: “ci vorrebbe una giusta misura” e ancora “a così poca distanza
l’uno dall’altro, si uccidono fra
loro, si fanno concorrenza”. “Una
guerra tra poveri che poi tanto poveri non sono. Altrimenti come farebbero a pagarsi 400/500 euro
d’affitto se hanno una/due clienti
al massimo per tutta la settimana?
Mi dicono che devo fare gli affari
miei, ma ho un dubbio.Gli italiani,
a queste condizioni, ci riuscirebbero ad andare avanti? Perché ho più
domande di quante risposte sappiano darmi?”
E a questo punto ci chiediamo, ultimati i lavori di riqualificazione,
cosa accadrà, quale sarà la destinazione della via? Rimarrà un quartiere, come ce ne sono tanti in tutto il mondo, che assembla gruppi
di extracomunitari? E’ un atteggiamento comprensibile e naturale
quello di aggregarsi fra loro, di
“ghettizzarsi”per stare uniti in un
paese straniero. Una risposta democratica ce l’ ha data un commerciante: “con il rinnovo della via ci
auguriamo che avvenga anche una
sorta di guarigione, di risanamento. Ci sarà un ripopolamento e chi
è male intenzionato se ne dovrà
andare”.
Ma allora i malintenzionati, quella
che volgarmente viene definita
“marmaglia” è presente a Senigallia? C’è da dire che via Carducci è
uno dei principali punti di spaccio
di droga della città. Ma la sera noi
là ci siamo andati, siamo stati in uno
dei tre call center, abbiamo dialogato, interagito con loro e con disarmante, provocatoria semplicità
affermiamo che non ci è successo
niente, anzi abbiamo come cominciato, lentamente, a liberare le paure e a cambiare atteggiamento.
Novembre 2005
SENIGALLIA
l’Eco 13
VIA CARDUCCI / Tempi sempre più lunghi per i lavori e il commercio langue
Tanti disagi nel cantiere senza fine
L’area è un cantiere aperto, il più
problematico della città per la serie
di disagi che sta provocando. “I lavori stanno proseguendo alacremente – ci spiega l’assessore comunale alle infrastrutture, Maurizio Mangialardi, che abbiamo contattato – l’Amministrazione comunale ha aperto diversi cantieri in
città. Molti dei lavori in corso che
l’Amministrazione Comunale ha
avviato per riqualificare importanti aree della città stanno giungendo
in questi mesi a completamento”.
“Va sottolineata con particolare
evidenza – prosegue l’assessore
Mangialardi - l’importanza dei lavori di riqualificazione delle due
fondamentali arterie cittadine di Via
Carducci e Via Matteotti perché
oltre al pregio estetico con cui sono
stati realizzati, essi finiranno per
creare un percorso unico e caratterizzato da grande continuità, dalla
Chiesa del Portone fino a Porta
Lambertina. Questo consentirà di
ottenere un concreto ampliamento
del centro storico, accrescendo il
potere di attrattiva del cuore cittadino e di conseguenza la sua animazione commerciale, senza trascurare infine la superiore fluidità
che potrà derivarne per il traffico
delle aree limitrofe”.
Su Via Carducci, per il principale
intervento di ristrutturazione della
pavimentazione sono stati spesi
778.000 euro. La consegna dei lavori (sono dati forniti dallo stesso
Le immagini che proponiamo sono la dimostrazione di come stanno
procedendo i lavori in Via Carducci e i commercianti ormai temono, dopo aver trascorso un’estate negativa, di dover passare un Natale ancora più nero. Ma c’è sempre qualche barlume di speranza
assessorato) è stata fatta il 20 aprile. I lavori dovrebbero terminare
alla fine di novembre, ma crediamo che i tempi saranno più lunghi
“dipende dalle condizioni climatiche – risponde così l’assessore”. A
fine aprile dunque sono cominciati
i lavori e da allora i disagi, soprattutto per chi ha lì un’attività commerciale, sono evidenti. La zona è
transennata, è chiusa al passaggio.
Una mattina là ci siamo recati per
meglio renderci conto e abbiamo
visto gli stessi commercianti intenti ad abbassare dalle impalcature il
telo “così, per quanto poco, ci scopriamo un po’ di più, fino a che non
finiranno i lavori, rimaniamo isolati da tutto e da tutti, ma con il telo
più basso, perlomeno non soffochiamo”. “L’esercizio è comprensibilmente fermo. Chi passa più di
qua a parte quelli che sono costretti per tornare a casa?”
Aumentano le voci di malcontento, anche alcuni residenti si uniscono: “dovete chiedere il risarcimento dei danni!”. Pronto risponde uno
storico commerciante della via: “ci
abbiamo provato, ma niente da
fare. Nessuno vuole risarcirci”. “Lo
fanno apposta – ironizza amaramente un altro – vogliono farci
chiudere tutti”. Il commercio nella
via è disgraziatamente sofferente,
nel giro di poco tempo ben quattro
negozi hanno abbassato definitivamente la saracinesca. Sono rimasti
in piedi, ma traballanti “ancora per
[email protected]
poco – tengono a sottolineare – non
riusciamo neanche ripagarci le spese con questa moria di clienti” negozi storici, quelli che da tanti anni
caratterizzano la via. Educati e rispettosi nel loro sfogo: “abbiamo
passato la nostra peggiore estate, ci
hanno detto che i lavori saranno
consegnati a fine novembre, ma ci
crediamo poco. Ci vogliono far passare anche il Natale a queste condizioni?”. “Ci vorrebbe la bacchetta magica”. Sarebbe bello, ma la
magia non c’è.
“Tra gli aspetti negativi ce n’è uno
positivo, qualcosa di costruttivo
deve pur venir fuori – entra nel discorso con un intervento che sa di
poesia, Rodolfo Montanari della
Tabaccheria Lambertina, ad angolo con via XX Settembre – la bra-
vura di questa ditta che si sta occupando dei lavori. Hanno una grande professionalità. Lastricatori che
vengono dal Sud Italia, da Orta di
Atella (Caserta). Li vedi lavorare e
sembra un’immagine antica, di inizio ‘900. Laboriosi e seri sono un
esempio di vera italianità, esempio
di grandi valori, quelli di un tempo”. Diligentemente i commercianti di via Carducci continuano a pazientare in attesa della fine della
storia.
“Non solo da parte nostra – prosegue e conclude Rodolfo Montanari – c’è voluta pazienza, ma anche
da parte di tutta la cittadinanza. La
città è di tutti. Questo è un punto
strategico per la viabilità. Coinvolge tutti quanti”.
(Letizia Stortini)
14 l’Eco
Novembre 2005
SENIGALLIA
La Cna Commercio e Turismo invita ad intervenire sull’arredo urbano e sulla viabilità
Valorizzare il lungomare
potenziando i servizi
“Il lungomare è il primo biglietto
da visita per i turisti – afferma Giovanna Curto, vice presidente della
CNA di Senigallia e membro della
Direzione Provinciale CNA Commercio e Turismo - per questo occorre valorizzarlo con interventi di
riqualificazione mirati ed efficaci.
In particolare è necessario predisporre un piano generale di arredo
urbano realizzabile attraverso stralci, che preveda una ripavimentazione dei vecchi marciapiede, panchine e la sistemazione del verde pubblico”. Aggiunge ancora Giovanna
Curto: “Occorre potenziare la presenza di servizi igienici pubblici,
oggi insufficienti, e migliorare il
servizio di pulizia sia attraverso l’installazione di nuovi contenitori che
con più frequenti interventi da parte
degli addetti di Verde Ambiente. Va,
inoltre, rafforzato il trasporto pubblico, garantendo anche nelle ore
serali la prestazione del servizio ed
il rispetto degli orari. Va effettuato
un maggior controllo da parte delle forze di polizia, per garantire
maggiore sicurezza e contrastare
l’abusivismo. Per eliminare la vendita abusiva sulla spiaggia sarebbe
opportuno individuare alcune aree
alternative all’arenile, per ospitare
gli ambulanti, garantendo con adeguati controlli regolarità fiscale e
ostacolare la vendita di prodotti
contraffatti”.
“Occorre pensare – aggiunge Albertina Scaloni Nicolini della Presindenza CNA di Senigallia - anche all’introduzione di punti di informazione turistici: la segnaletica
è insufficiente e non c’è alcuna
struttura di accoglienza capace di
dare la giusta informazione sulle
opportunità e sull’offerta turistica
nella città e nel territorio. L’ideale
sarebbe predisporre almeno nei
punti strategici della città spazi in-
formativi multimediali, in grado di
indirizzare i turisti sia verso le strutture ricettive, commerciali e di tutti i servizi utili. Potrebbero essere
efficaci anche dei kit informativi
cartacei, provvisti di depliant e itinerari turistici della costa e dell’entroterra, da distribuire nei diversi
negozi e attività in grado di ospitarli”.
Secondo la CNA deve essere favorito l’associazionismo fra le imprese del lungomare, per la promozione turistica e la realizzazione di iniziative ed eventi capaci di accogliere ed attrarre nuovi turisti. Per fare
ciò, le associazioni di categoria, in
sintonia con la Pubblica Amministrazione che ne dovrà garantire il
sostegno anche attraverso attività
di promozione, possono svolgere
un ruolo fondamentale, con il compito di individuare progetti sostenibili sul piano finanziario.
“L’idea - conclude Giovanna Curto - è anche quella di far vivere il
lungomare tutto l’anno. Il lungomare non chiude d’inverno. Ci
sono diverse attività imprenditoriali
che restano aperte e che oggi sono
Giovanna Curto, vice presidente della Cna di Senigallia
penalizzate rispetto al resto della senti sul lungomare e rendere mecittà. Per questo pensiamo che rein- glio disponibili alcune aree di sosta
trodurre il doppio senso di marcia più vicine al centro città. Questo è
in inverno può essere un interven- possibile anche mantenendo la pito utile non solo per decongestio- sta ciclabile, eliminando i parchegnare il traffico locale dal tratto del- gi e spostando i cassonetti per la
la strada Statale, ma anche per fa- raccolta dei rifiuti nelle vie parallevorire la fruibilità delle attività pre- le”.
Orietta Olivetti alla presidenza della zona di Ostra, Ripe e Ostra Vetere
Ostra realtà strategica per la Cna
La CNA della zona di Ostra, Ripe
e Ostra Vetere si è riunita a congresso nella Sala Grande del Palazzo Comunale di Ostra, per eleggere la nuova Presidenza. Al vertice
territoriale dell’organizzazione è
stata eletta la restauratrice Orietta
Olivetti. Della nuova Presidenza
fanno parte, oltre alla stessa Orietta Olivetti, Paola Candi, Maila
Menghini, Ivan Spadoni, Luca Minardi, Luigino Procicchiani, Dario
Sbaffi, Giordano Petrolati, Francesco Tarsi. Invitati permanenti:
Gianni Romagnoli e Luigi Di Leo.
Nella relazione introduttiva il segretario CNA della Zona di Senigallia
Marzio Sorrentino ha sottolineato
come “Ostra venga considerata
dalla CNA una realtà strategica, il
vero baricentro dell’economia produttiva e manifatturiera di tutto il
territorio Senigalliese”.
L’ampliamento dell’area del Consorzio ZIPA con l’insediamento di
nuove attività artigianali ed industriali, l’allargamento della SS Arceviese, e la realizzazione della strada intervalliva, nuova direttrice veloce che collegherà la zona industriale con le aree produttive di Jesi,
La presidente Orietta Olivetti e - a destra - il nuovo vertice con il segretario Cna Marzio Sorrentino
passando per l’Interporto, e la del- il Paese ed affrontare i cambiamenti Incentivi pubblici, formazione, sila zona Sud di Ancona, Recanati, che investono l’intero sistema in- stema del credito, lotta alle illegaliLoreto e Castelfidardo, renderan- dustriale italiano. Paradossalmen- tà e al lavoro nero individuando i
no in futuro questa zona partico- te, infatti, nell’era della globalizza- laboratori clandestini che operano
larmente appetibile per le imprese. zione, anche piccoli sistemi locali, in assoluta tranquillità. EliminazioGli interventi, previsti dal Piano se ben organizzati, possono com- ne della burocrazia che ancora sofTerritoriale di Coordinamento ed petere sia a livello nazionale che foca le imprese.
adottato dalla Provincia di Ancona, internazionale. Per farlo è necessa- Al congresso hanno partecipato
miglioreranno la competitività del- rio creare tutte quelle condizioni come invitati il sindaco di Ostra
l’intero territorio della Valle del per favorire lo sviluppo e creare un Lorenzo Cioccolanti ed il vice preMisa, favorendo la crescita del tes- clima favorevole all’impresa. Oltre sidente della Provincia di Ancona
suto economico.
a risolvere i problemi legati alle in- Giancarlo Sagramola. Il sindaco
La CNA ritiene che il ruolo svolto frastrutture, occorre articolare una Cioccolanti ha sottolineato come
dalle economie locali possa essere serie di interventi mirati e coordi- nonostante la crisi, ci siano alcuni
decisivo per superare la preoccu- nati, capaci di cogliere al meglio segnali di ripresa. “Per fronteggiapante crisi economica che investe tutte le potenzialità di un territorio. re la concorrenza selvaggia occor-
[email protected]
re concentrare gli sforzi e puntare
su quegli aspetti come l’innovazione, la ricerca, la formazione. La
formazione - ha affermato Cioccolanti – è essenziale e si avverte l’assenza nel territorio di un istituto
tecnico”. “La Provincia – ha detto
il vice presidente Giancarlo Sagramola - negli ultimi 5 anni ha stanziato circa 28 milioni di euro per le
infrastrutture in questo territorio,
destinati in gran parte per il potenziamento della viabilità. Bisogna
spingere di più sulla qualità e ritrovare una maggiore aggressività. La
nostra Regione, infatti, troppo
esposta nei settori manifatturieri
tradizionali, risente molto della concorrenza internazionale. Le istituzioni devono sostenere le imprese
a fare più innovazione ma soprattutto a puntare sulla internazionalizzazione. Occorre puntare di più
sul capitale umano, mettere la persona nel cuore della nostra attività.
Nei prossimi mesi la Provincia punterà molto sull’informatizzazione e
sulla dotazione in tutto il territorio
di reti informatiche tecnologicamente avanzate, per dare ancora
più competitività al sistema”.
Novembre 2005
SENIGALLIA
Uno degli obiettivi dell’assessore Luigi Rebecchini
Dal porto il rilancio del turismo
“Senigallia è legata ad eventi importanti
di grande richiamo internazionale
come la Fiera di Londra, quella di Milano
e ad altre manifestazioni di punta
per dare alla città visibilità tutto l’anno”
L’assessore comunale
al Turismo Luigi Rebecchini
di PATRIZIO CASAGRANDE
Ad Autunno inoltrato, conclusa ormai la stagione delle vacanze, abbiamo incontrato l’assessore al
Turismo Luigi Rebecchini.
- Com’è andata la stagione estiva? Un suo giudizio personale
Sicuramente le condizioni meteo
non hanno aiutato la passata stagione estiva. La nostra estate è caratterizzata per lo più da un turismo mordi e fuggi. Chi sceglie il
mare per il week-end e trova il tempo avverso, una condizione questa
che ha diminuito il numero delle
presenze. La categoria più penaliz-
zata è stata soprattutto quella degli
imprenditori balneari. A soffrire
meno la crisi sono stati gli stabilimenti balneari centrali, dove c’è
una maggiore concentrazione. Ancor meno gli alberghi, dove c’è stata una tenuta complessiva. C’è da
dire che negli ultimi anni il modo
di fare vacanza del turista, è cambiato. Il turista sceglie, sempre più
di frequente, vacanze brevi, limitate a dei periodi precisi. Le possibilità economiche sono minori e il
turista se sceglie di andare in vacanza lo fa miratamene.
- In che modo il Comune inten-
de promuovere Senigallia nel circuito turistico europeo?
L’Amministrazione comunale di
Senigallia sta cercando di muoversi su vari fronti e con svariate modalità, puntando alla promozione
fuori regione. In Lombardia, in
Veneto, nelle regioni del Nord abbiamo portato il nostro nome e l’abbiamo legato anche a grandi colossi commerciali dove quotidianamente c’è un immane afflusso di
visitatori. Senigallia è legata anche
ad eventi importanti, di grande richiamo internazionale, come la Fiera di Londra, la Fiera di Milano e
ad altre manifestazioni di punta che
si svolgono durante tutto l’anno.
Per dare alla città visibilità tutto
l’anno.
- Su quali valori il Comune intende vincere questa sfida?
Senza esitare rispondo che la sfida
si vince puntando sulla qualità.
Importante è aiutare le categorie
che si adoperano per l’offerta turistica affinché la migliorino e in
questo devono essere coadiuvati
dall’Amministrazione comunale.
Mi riferisco, ad esempio, alla possibilità di creare nuovi spazi negli
alberghi. Gli albergatori sono una
di quelle categorie che devono trovarsi nella condizione di poter svolgere il loro lavoro in modo professionale e sempre più attento alle
esigenze del turista. Puntare alla
promozione del Turismo sportivo,
promovendo la realizzazione di
nuove strutture capaci di attirare
una fascia di turisti anche nei mesi
non estivi. Il turismo tutto l’anno è
il nostro obiettivo.
- A proposito di obiettivi. Uno dei
più imminenti che intendete concretizzare?
Il Porto. Terminare la sistemazione dell’area portuale, perché è una
risorsa che ci darà la possibilità di
avere un turismo di qualità.
[email protected]
l’Eco 15
Presentate all’assessore Solari
Al Musinf nuove
collezioni d’arte
Nell’ambito degli incontri programmati tra gli esponenti della
Giunta regionale e l’Amministrazione comunale di Senigallia, c’è
stata una visita dell’assessore alla
Cultura della Regione Marche,
Giampiero Solari, alla struttura del
Museo Comunale d’Arte Moderna, dell’Informazione e della Fotografia di Senigallia.
L’incontro, a cui erano presenti
anche l’assessore alla cultura del
Comune di Senigallia Velia Papa e
il direttore del Musinf Carlo Emanuele Bugatti, ha rappresentato
un’utile occasione per illustrare all’amministratore regionale le iniziative in corso dell’istituzione museale senigalliese, che rappresenta
uno dei centri più dinamici di produzione culturale non solo in ambito
regionale.
Grande attenzione è stata posta dall’assessore Solari alle molteplici e
importanti collezioni d’arte conservate dal Museo senigalliese, in particolare alla prestigiosa raccolta civica delle opere lasciate dal fotografo di fama mondiale Mario Giacomelli, assieme alle importanti raccolte di fotografie degli esponenti della cosiddetta “Scuola Misa” che
con Cavalli, Branzi, Ferroni, Camisa, Malfagia, Bocci e Pellegrini
rappresenta una parte significativa della storia italiana della fotografia
d’arte del secondo dopoguerra.
Il biglietto da visita presentato all’assessore Solari dal direttore del
Musinf Carlo Emanuele Bugatti è stato eclatante, a dimostrazione
della continua opera di acquisizione che il Musinf di Senigallia persegue con successo. E’ di questi giorni infatti l’arrivo al Musinf di un
primo stralcio della donazione fatta dagli eredi dell’artista ed editore
d’arte Elena Lacava. Si tratta di importantissimi opere di maestri del
Novecento quali Piero Dorazio, Giulio Turcato, Giacomo Balla, Mirella Bentivoglio, Bice Lazzari, Achille Perilli e numerosi altri.
16 l’Eco
SENIGALLIA
Novembre 2005
Ma per l’autorità sanitaria non ci sarebbero rischi per la popolazione
L’amianto nei tubi dell’acqua
IL MAGICO ROBOT
Untitled – Keith Haring
Signori, ho discusso un mese per raccontare ancora un fatto della fine
degli anni ’60 dove gli interpreti sono: l’imprenditore, l’inventore, il commesso. L’imprenditore è Raffaele Natale Marzi (Babele). In uno dei suoi
viaggi a Parigi, nella via degli artisti, dei pittori a Montmartre, vide un
giovane con uno strano arnese. Una scatola con una manovella e i passanti si fermavano a curiosare. Nella scatola si introduceva un foglio di
carta bianco, sopra si versava della vernice di diverso colore e fin qui
tutto normale fino a che si metteva in funzione, con la mano, la manovella. Girandola si formava un vortice all’interno della scatola e la vernice si
espandeva creando un quadro astratto molto vicino alla POP ART, all’insaputa del maestro americano Andy Warhol.
L’imprenditore rubò l’idea innovandola e me ne parlò una volta, di ritorno a Senigallia. Un inventore-elettricista, Alfio Governatori (Alfietto),
ebbe la brillante idea di riproporre la stessa cosa adoperando il cestello
della lavatrice. Allora, ricapitolando, il “magico Robot”, un cubo ben solido in lamiera e non più una scatola; la centrifuga della lavatrice al posto
della manovella, un pedale da pigiare con il piede ed ecco fatto, la nuova
macchina che fa quadri con la complicità dell’uomo.
Un’idea moderna per quei tempi. L’imprenditore Babele doveva collocarla da qualche parte, pensò a posti di villeggiatura, Cortina, Riccione,
Senigallia e proprio qui aprì “POSTER SHOP”, sotto l’hotel City. Un
negozio di poster che arrivavano da tutto il mondo, dai migliori fotografi
e dove c’era il MAGICO ROBOT. Farci un quadro costava 1000 lire e si
aveva un bel ricordo di Senigallia. Un via e vai di gente, tutti che diventavano pittori Pop con quadri pieni di colori. Era un modo per dare a
chiunque la possibilità di giocare con l’estro, con la fantasia, bastava
pigiare un piede su di una leva.
Parlandone oggi mi vien da dire che era molto moderna e c’era, un tempo, spazio per chi aveva idee. Oggi tutti fanno tutto così e così, senza
fantasia; la televisione ci ha mangiato il cervello con i reality e il gossip,
ma forse va bene così. Non rimpiango quei tempi per gli anni che sono
passati, ma per la fantasia che galoppava, si diceva “aguzza l’ingegno e
buttati”. Oggi l’espressione moderna del Magico Robot potrebbero essere i GRAFFITI, con le bombolette spray, espressioni di strada non tanto
condivise dai cittadini, ma molto artistiche. Basquiat e Keith Haring sono
Rock come la chitarra di Jimi Hendrix, che suonava ballate d’amore e di
pace, e come il Magico Robot.
Poesie in corsivo
di ALESSANDRO CASAVOLA
Vorrei tu dicessi: sono uno specchio in pezzi…rimando immagini
contraddittorie e distorte…Qualcuno con pazienza, con amore, con
fede mi aiuti a ricomporlo. Vi supplico, vorrei rivedermi com’ero
bambina…come avrei voluto essere sempre…
Un giorno mi sarà difficile rivederti…Chiuderò gli occhi e allora?
Solo un’immagine di impudica, ostinata, poetica follia? Ma sconfitta
dal tempo tu cominci ad essere diversa…Mistero…tu cominci ad
essere più bella.
Le nostre tubature dell’acqua contengono residui di cemento-amianto, ma secondo fonti scientifiche
l’ingestione di fibre di amianto non
porterebbe all’insorgenza di tumori. La certezza dell’insorgenza è
soltanto per inalazione. L’importante questione è stata sollevata
dall’A.L.A ( Associazione Lotta all’Amianto), presieduta da Carlo
Montanari, che ha anche chiesto
delle precisazioni, relativamente al
rischio di ingerenza di detriti di cemento amianto, materiale che fu
utilizzato per il nostro acquedotto,
all’autorità sanitaria.
Pronta la risposta del dottor Giovanni Fiorenzuolo del Dipartimento prevenzione della Sezione territoriale n. 4 di Senigallia. “E’ ormai
noto che l’inalazione delle sottilissime fibre di amianto causa patologie quali l’asbestosi, il carcinoma
polmonare e il mesotelioma maligno della pleura e del peritoneo.
L’ipotesi che l’amianto avesse effetti cancerogeni - scrive il dottor
Fiorenzuolo - anche a livello dell’apparato digerente si è sviluppata
all’inizio degli anni ’70, con i primi tentativi di individuare il rischio
legato all’ingestione di fibre veicolate da cibi, bevande, farmaci e soprattutto acqua potabile. Finora studi a livello internazionale non hanno ancora fornito chiare evidenze
di un’associazione fra eccesso di
tumori gastrointestinali e consumo
di acqua potabile contenente fibre
di amianto.
“L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) - aggiunge il responsabile del Dipartimento di prevenzione - non ha peraltro definito
un valore di linea guida relativo alla
presenza di amianto nelle acque
potabili. Secondo il Safe Drinking
Water Committee della National
Academy of Sciences statunitense
il rischio tumorale sarebbe all’ordine di 1 tumore gastroenterico
ogni 100.000 abitanti che abbiano
ingerito per 70 anni di vita acque
con concentrazioni di amianto pari
a 0.1 –0.2 MFL ( milioni di fibre
per litro).
“Si ritiene che, qualora il tubo si
mantenga integro, non esista un
rischio reale di cessione di fibre di
amianto all’acqua condotta, specialmente in quei casi in cui si forma uno strato protettivo di carbo-
nato di calcio sulla superficie interna, cosa altamente probabile in considerazione del tempo trascorso
dalla posa in opera delle tubazioni.
Il rilascio di fibre dipende dalla solubilizzazione della matrice cementizia, dovuta soprattutto alla sottrazione di ioni calcio; in tale situazione le fibre possono essere liberate e cedute all’acqua.
“Una Circolare del Ministero della
Sanità suggerisce un indice di aggressività (I.A.) dell’acqua pari a 12
(da usare come riferimento per l’individuazione delle situazioni in cui
potrebbe aversi rilascio di fibre dalle
tubazioni in cemento amianto).
“L’acqua distribuita dalla Multiservizi S.p.A sul territorio di Senigallia presenta un I.A. pari a 11,6.
Dunque tutte le fonti scientifiche
internazionali riconosciute allo stato delle attuali conoscenze - afferma sempre il dottor Giovanni Fiorenzuolo - non correlano l’insorgenza di tumori gastroenterici all’ingestione di fibre di amianto. La
certezza, unica, è quella dell’insorgenza, per inalazione delle fibre di
amianto, di tumori a livello polmonare e delle membrane sierose”.
Presentata ai partners dell’Adriatico l’Agenda 21 locale
Per uno sviluppo sostenibile
Senigallia ha avuto di recente due
importanti occasioni per presentare in contesti internazionali la propria Agenda 21 Locale, e quindi il
quadro delle azioni svolte e dei progetti in corso orientati allo sviluppo sostenibile del nostro territorio.
Il 14 ottobre la città ha infatti partecipato ufficialmente alla Conferenza Internazionale dal titolo
“AAP 2020 - Technical Workshop
n.9 - Conference”, svoltasi a Patrasso; pochi giorni dopo, il 19 ottobre, il Comune di Senigallia, in
qualità di capofila del Sistema Turistico Locale Misa-Esino-Frassas-
si, ha invece ospitato un incontro
con i partners croati e bosniaci del
progetto “Poli Locali di Sviluppo e
Gestione Integrata delle Coste”, finanziato dal Ministero degli Affari
Esteri Italiano.
La Conferenza di Patrasso è stata
occasione per un proficuo confronto di esperienze tra i partners (27
tra Comuni, Regioni e Stati) del
progetto transfrontaliero “AAP
2020 - Adriatic Action Plan”, finanziato dal Programma Europeo Interreg III C East.
La partecipazione a questo progetto internazionale rappresenta per
In Via Arceviese, a Borgo Bicchia
Il Falco: un’inaugurazione
senza badare a spese
con le novità dell’Argentina
di MARIA ANTONIA MARTINES
IL FALCO: un’inaugurazione senza badare a spese. La proprietaria è
torinese e dopo aver lavorato per 15 anni, in vari locali, ha coinvolto suo
figlio Matteo e la coppia Bettina e Juan per “fare da sola” in un settore,
quello della ristorazione, dove vi è sempre movimento. E’ stato così inaugurato il suo ristorante “il Falco” in una tranquilla e mite sera di fine
estate. Il buffet-libero offerto mi ha stupito per la quantità d’assaggi che
ha compreso anche le alte e grandi bistecche di carne argentina la famosa
“Asado”, cotte a vista dall’esperto Juan Rodrigues. Non è mancata però
la classica porchetta intera e ben arrostita poi le pizze salate ripiene, l’insalata di riso, il melone con il prosciutto e dulcis in fundo buone crostate
di frutta. Per essere stato un buffet d’inaugurazione debbo dire davvero:
“Complimenti per la serata”.
Il Falco ristorante: Via Arceviese 12-Senigallia- loc. Borgo Bicchiatel.071.60626-chiuso il giovedì e sabato a pranzo.
[email protected]
Senigallia l’occasione di coordinare e confrontare la propria Agenda
21 locale, cioè il proprio piano di
azione per uno sviluppo sostenibile del territorio, con quella dei “vicini” delle sponde dell’Adriatico
(città e regioni dell’Albania, della
Croazia, della Grecia, della Slovenia e della Serbia-Montenegro).
L’obiettivo del progetto è infatti
quello di migliorare l’efficienza
delle politiche e degli strumenti di
sviluppo locale tramite la creazione di una “rete delle città adriatiche”, funzionale a un ampio scambio di informazioni e di esperienze
e alla partecipazione a futuri bandi
di finanziamento della Comunità
Europea.
Nel corso della giornata di lavoro
svoltasi a Patrasso hanno giocato
un ruolo di protagonisti proprio il
Comune di Senigallia e quello di
Patrasso, in quanto appena entrati
nel progetto e chiamati a presentare le proprie realtà territoriali, sociali ed economiche, sotto il punto
di vista delle risorse ma anche delle criticità e dei maggiori impatti
sull’ambiente.
In questo senso è stato condotto
l’intervento da parte della delegazione senigalliese, guidata dall’assessore all’Ambiente, Simone Ceresoni, e dall’assessore all’Urbanistica, Francesco Stefanelli, che ha
fatto apprezzare in maniera particolare le numerosi azioni intraprese per la riduzione degli impatti
delle attività sul territorio, per la valorizzazione delle sue potenzialità,
e per la promozione della “governance”, in altre parole del “buon
governo” attuato attraverso la partecipazione dei cittadini.
Con Cedroni e Uliassi
La grande
cucina
abita
sempre
in città
Senigallia si conferma capitale
della buona cucina: Moreno Cedroni e Mauro Uliassi, oltre a confermarsi ancora una volta ai primissimi posti nella guida ai ristoranti dell’Espresso, figurano infatti entrambi tra gli appena ventidue ristoranti italiani che hanno
ottenuto il prestigioso simbolo
delle “tre forchette” nella famosa guida del Gambero rosso.
Anche il sindaco di Senigallia,
Luana Angeloni, esprime pubblicamente la sua soddisfazione:
“Voglio rivolgere le mie congratulazioni a Moreno Cedroni e
Mauro Uliassi per gli importanti
riconoscimenti, che confermano
Senigallia ai vertici del panorama
italiano per quanto riguarda la
buona tavola e il buon mangiare.
Gli attestati ottenuti rappresentano un giusto tributo alla passione
e competenza professionale dei
due grandi chef e alla straordinaria capacità inventiva della loro
cucina che, a giusto titolo, deve
essere considerata come una forma di espressione artistica. Come
Amministrazione comunale – ha
concluso il sindaco – siamo molto soddisfatti anche per il significato più generale che il premio a
Cedroni e Uliassi assume per Senigallia: promuovere sempre più
un turismo di qualità per tutto
l’anno, facendo dell’enogastronomia una delle leve strategiche
della nostra offerta turistica”.
In ricordo
di Alfiero
Manoni
E’ venuto a mancare all’età
di 59 anni, Alfiero Manoni.
Figura di primo piano nel
mondo dell’agricoltura e della cooperazione marchigiana,
ma soprattutto uomo generosissimo di parole e d’animo,
di grande ironia.
Ultimamente si occupava, tra
i vari impegni professionali,
di “Agrifoglio” , un trimestrale d’informazione sulla
realtà agricola del territorio
e la sua sede era accanto alla
nostra.
Ci mancano le sue idee, la sua
simpatia, i suoi racconti, le
sue passioni. Noi di Infomarche insieme alle altre attività
di Via Copernico, 3 Agorà,
Marche Servizi, Ing. Scacchi,
Millennium e Copagri ci addoloriamo della perdita e ci
uniamo al dolore della sua
famiglia.
Novembre 2005
SENIGALLIA
l’Eco 17
Il concorso Spiaggia di Velluto dell’associazione La Fenice ha fatto ancora centro
Non dimentichiamoci della poesia
di LETIZIA STORTINI
“Non è per me
l’ardere lento
io sono della fiamma
bruciante come il freddo”
(Monica Pavani da “Luce
ritirata” Ed.La Fenice)
Nella ormai abituale ma sempre
bellissima cornice, l’Auditorium
San Rocco, ha avuto luogo la Premiazione del XXVI concorso
Spiaggia di Velluto. Il consolidato
concorso di poesia che – come afferma Domenico Pergolesi, anima
dell’evento - “permette ad alcuni
autori di grande valore ma fuori dal
giro delle importanti case editrici,
di arrivare alla pubblicazione dei
loro testi”. Ad un’apposita e qualificata giura presieduta, quest’anno
purtroppo per l’ultima volta, da
Raffaele Crovi, spetta il difficile
compito della scelta. La giuria, oltre al già citato Crovi che lascia il
Premio a malincuore, era così composta: Alberto Bertoni, Bianca Garavelli, Vincenzo Guarracino, Pasquale Maffeo, Francesco Scarabicchi, Massimo Scrignoli. Il Concorso è diviso in due Sezioni: la
sezione A (Silloge) che prevede
L’attrice Maddalena Crippa e il tavolo della giuria del concorso, presieduta da Raffaele Crovi
l’invio di non meno di trenta poesie, minimo per realizzare una pubblicazione. Il premio consiste proprio nella pubblicazione dell’opera
edita dall’Associazione culturale La
Fenice. Quest’anno l’opportunità è
stata data alla meritevole Monica
Pavani di Ferrara che oltre alla pubblicazione di “Luce ritirata” ha vinto un premio in denaro di 1000
euro.
Il “premio Internazionale per la
poesia Edita” che, sempre su segnalazione della giuria, è stato dato
a Luciano Luisi, poeta di grande
impatto, molto noto anche per il
suo impegno in Rai per le riprese
di tipo culturale (Premio Strega,
Premio Campiello ecc.). Il premio
consiste in 3000 euro. Oltre alla Sezione A c’è una sezione B che prevede l’invio di tre poesie ed ha per
premio una medaglia d’oro e 500
euro. Vincitore è stato Valentino
Ronchi di Milano. Il Premio Valerio Volpini di 1000 euro che è stato
istituito a memoria del grande critico fanese già presidente della giuria del Premio, è stato vinto da
Franca Mancinelli di Fano (Il premio è riservato ad un poeta marchigiano). Il Premio Eugenio Rossi (poeta di notevole spessore scomparso qualche anno fa a
Senigallia)è stato vinto da Luciana
Vecchi di Senigallia cui sono an-
dati 500 euro.
Come è ormai noto intervengono
alla cerimonia di premiazione le più
belle voci del teatro italiano. Quest’anno era presente Maddalena
Crippa che vanta un curriculum
esemplare, basta dire che il suo
esordio fu a soli 17 anni al Piccolo
Teatro di Milano. Una voce perfettamente intonata ha dato alle poesie lette uno splendore unico, che
riusciva a vibrare in sala. E’ stata
particolarmente talentuosa nell’interpretazione del personaggio di
Camille Claudel, presente nelle
poesie di Monica Pavani, conferendole una partecipata inquietudine
femminile. E così ha recitato poesie di passioni, di amori, di ricordi,
di urla dolorose e tormentati silenzi. Ma il culmine del pathos è arrivato nel finale, con l’esibizione
dell’intensa Medea di Euripide, che
portò lo scorso anno al teatro greco di Siracusa. Commovente.
Un’iniziativa che dà lustro al premio è la realizzazione di un’Edizione d’Arte in 100 copie del libro vincitore allegandone una grafica, tirata sempre in 100 copie, di un artista. Per la XXVI edizione è stato
scelto Oscar Piattella (approfondimento a pag. ).
La manifestazione è organizzata
dalla Associazione Culturale La
Fenice con la collaborazione del
Comune di Senigallia, Provincia di
Ancona, Fondazione Carifano, Lions Club, Kiwanis Club, Rotary
Club. Main sponsor: Fiorini Industrial Packaging. Introduzione musicale di Lorenzo Baci, al pianoforte.
Per la stagione 2005-2006 continua la collaborazione con Inteatro e Amat Organizzati dall’associazione “Il Melograno”
Si è alzato il sipario della Fenice
Per il cartellone della stagione teatrale 2005-2006 del Cinema-Teatro “La Fenice” il Comune ha voluto la collaborazione, già consolidata dallo scorso anno, di Inteatro
(associazione di cui l’assessore comunale alla Cultura Velia Papa ne
è il direttore) e dell’Amat, che vanta gestioni teatrali di tutto rispetto.
Il sipario si è alzato il 4 novembre.
L’overtoure in esclusiva nazionale
è stata affidata al “Big art group”
con House of no more di Jemma
Nelson per la regia di Caden Manson. Esclusiva regionale per lo spettacolo del pomeriggio di domenica
27 novembre con la compagnia di
Mimmo Cuticchio che presenta
“Don Giovanni all’opera dei pupi”,
ispirato al Don Giovanni di Mozart.
In esclusiva regionale anche lo spettacolo di Alessandro Bergonzoni
con il nuovo” Predisporsi al micidiale” in scena il 17 dicembre. Altra esclusiva regionale, questa volta dedicata alla danza, il 15 gennaio con David Parsone Dance Company.
Il 22 gennaio torna la prosa con
“l’ereditiera” di Annibale Ruccello e Lello Guida con Salvatore Caruso, Arturo Cirillo, Michelangelo
Dalisi, Rosario Giglio, Giovanni
Ludeno, Monica Piseddu, Antonella Romano. Regia di Arturo Cirillo. Sabato 11 e replica domenica 12
febbraio La Fura Dels Baus in
Metamorfosi tratto da Franz Kafka
con Ruben Metllè, Angeline Longiueras, Arthur Trias Sara Rosa
Losilla, Isak Fèrriz. Il 19 febbraio,
domenica, quindi è pomeridiano lo
spettacolo, “l’uccello di fuoco”,
una fiaba in musica allestita dal
Teatro Gioco Vita e Ater Balletto.
9 marzo in scena “Le Serve” (les
bonnes) di Jean Genet con Franca
Valeri, Anna Maria Guarnieri, Patrizia Zappa Mulas. Il 31 Marzo “Il
silenzio” di Pippo Delbono, il suo
capolavoro poetico.
Venerdì 21 aprile, sabato 22 e domenica 23 “ il brutto anatroccolo”
, spettacolo per ragazzi, presentato
dal Teatro delle Briciole. La chiusura è affidata – con data da definire – al “Misantropo” di Moliere che
ha come protagonisti due nomi noti
alla città di Senigallia, Mariano Sigillo e Anna Teresa Rossini. Dunque un cartellone di Prosa e di Danza che si affaccia su di un panorama internazionale, quello realizzato dal Comune di Senigallia insieme all’Associazione di Polverigi
Inteatro e all’Amat.
Ma non dimentichiamoci che La
Fenice è anche un Cinema e come ha detto in un’intervista l’attrice Maddalena Crippa, presente
a Senigallia in occasione del premio Spiaggia di Velluto - “Non ci
sarebbe nulla di male nel mettere
insieme buon cinema e teatro, ma
quando si mescolano i films di Vanzina con Pirandello si rischia di
prendere lucciole per lanterne. Si
depaupera l’immagine e il ruolo del
teatro all’interno di una comunità
cittadina”.
(l.s.)
Al Consorzio Urbania la gestione delle aree di sosta
Si è concluso il rapporto tra l’Amministrazione comunale e la ditta SIS
s.r.l. di Perugia, che ha gestito fino ad ora le aree di sosta a pagamento
nella città. Dal primo novembre la gestione è passata al Consorzio “Urbania”, che si è aggiudicato la gara di appalto svolta nelle scorse settimane.
La Polizia municipale, in collaborazione con l’Ufficio Strade, ha coordi-
nato le procedure di disattivazione dei vecchi parcometri e la contestuale
attivazione dei nuovi, affiggendo sul posto cartelli di chiarimento con
tutte le informazioni necessarie per gli utenti.
I nuovi parcometri sono stati attivati per la prima volta mercoledì 2 novembre, in quanto martedì 1, risultando giorno festivo, la sosta è stata
gratuita, come previsto abitualmente.
[email protected]
Al via a Roncitelli
i nuovi corsi di teatro
Ritornano a Roncitelli i corsi di teatro organizzati dall’associazione
Teatrale “Il Melograno” di Senigallia. Quest’anno oltre ai consueti
corsi per i ragazzi ed adulti, a seguito delle continue richieste da
parte dei genitori, l’associazione ha
deciso di predisporre un corso proprio per i bambini dai 6 ai 10 anni.
Gli spettacoli di fine corso hanno
sempre riscosso molto successo, si
ricordi ad esempio l’anno scorso lo
spettacolo “Alice” prodotto con il
gruppo dei ragazzi e “Suburb Dreams” tratto da un testo di Tennesse
Williams e realizzato dagli attori “in
erba” del corso adulti che il 19 ottobre è stato messo in scena, in replica, ad Ascoli Piceno, dove ha riscosso un ottimo successo di pubblico.
Gli insegnanti hanno tutti esperienza decennale sia come attori, sia
come operatori teatrali nella docenza, maturata soprattutto nelle scuole della regione.
Sono Catia Urbinelli, regista ed attrice teatrale e cinematografica. Da
ultimo infatti ha interpretato il ruolo di protagonista nel corto “Il giorno più bello”, diretto dal noto regista senigalliese Lorenzo Cicconi
Massi, che ha vinto il premio AGIS
al Fano Video Festival e che verrà
proiettato al Teatro della Fortuna il
28 novembre prossimo.
Graziella Urbinelli si occuperà del
corso dei ragazzi. Attrice e scrittrice di testi teatrali, anche lei lavora
da più di dieci anni con Il melograno avendo partecipato a tutte le numerose produzioni della compagnia.
Ed infine una giovane leva, ma con
ormai tanta esperienza maturata sul
campo, Loris Barzon, anch’esso attore e regista, impegnato costantemente nella formazione in numerosi stages in giro per la penisola.
A lui sarà affidata la prossima produzione della compagnia dal titolo
“Fuochi” tratto da un testo dell’autrice Marguerite Yourcenar.
Info ai numeri 339-6791150, 3334713595.
18 l’Eco
SENIGALLIA
Novembre 2005
Il gioco dello Steccato, una tradizione praticata anche nel Senigalliese
L’antica “Corrida” marchigiana
di MATTEO MARIANI
Quando si parla di spettacoli con i
tori, la nostra mente corre direttamente fino alla Spagna. E lì si ferma. Ma in realtà le cose non stanno proprio così. La tauromachia è
un’arte (anche se per molti non è
altro che una mera tortura) diffusa
anche in Francia, in Portogallo e in
molte repubbliche del Sudamerica.
Ebbene, questa pratica, fino alla
metà del 1800, era diffusa anche
nel Centro Italia, col nome di caccia, giostra o più semplicemente
steccato.
Secondo alcuni, l’uso fu importato
in Italia dagli spagnoli Aragonesi,
divenuti Re di Napoli nel XIV secolo, ma è già attestato nel Trecento di come a Roma si tenessero regolarmente spettacoli di caccia al
Apre questo mese la rubrica “il ciambotto”. Questa nuova rubrica tratterà argomenti di carattere naturalistico che riguardano il nostro territorio:
la denominazione “il ciambotto”, infatti, è stata scelta per rimarcare l’ambito in cui verranno presi in considerazione gli aspetti della Natura del
nostro territorio. Come sapete, “ciambotto” in dialetto significa persona
stupida, sciocca; ma con questa parola si indica anche il Rospo, ed è da
questo animale che inizio a raccontarvi la Natura delle nostre zone.
Ciambotto quindi significa Rospo, ma senza una distinzione tra le due
specie di rospi presenti a Senigallia: il Rospo comune (nome scientifico
Bufo bufo) e il Rospo smeraldino (Bufo viridis). In questo numero mi
soffermo sul primo dei due rospi. Il Rospo comune è un Anfibio, che dal
greco significa “dalla doppia vita” (sia in terra che in acqua), appartenente all’ordine degli Anuri, cioè gli anfibi che, negli individui adulti, sono
senza coda (come le rane). Gli Anfibi sono animali eterotermi, ossia la
temperatura corporea, e quindi la loro attività, è regolata dalla temperatura dell’ambiente in cui vivono; pertanto nelle nostre zone, il Rospo comune espleta il suo ciclo vitale nel periodo che va da febbraio a novembre, nei mesi restanti sverna in tane sotterranee in stato di ibernazione.
Una volta “risvegliatosi”, il nostro rospo dà vita insieme a suoi cospecifici a spettacolari migrazioni di massa dal luogo di svernamento ai siti di
riproduzione (zone umide), compiendo spostamenti anche notevoli (qualche km); è in questo periodo che si osserva il più alto tasso di mortalità
del Rospo comune, specialmente quando la rotta di migrazione comprende l’attraversamento di tratti stradali. La riproduzione avviene tra
marzo e luglio; in questo periodo è facile osservare il maschio (più piccolo, al massimo 11 cm) in groppa alla femmina (anche 20 cm): la femmina è in cerca del sito adatto a depositare le migliaia di uova che produrrà,
mentre il maschio si tiene stretto al dorso di lei con le potenti zampe
anteriori, mantenendo libere le posteriori per scalciare altri maschi pretendenti, in modo che potrà essere lui a fecondare poi le uova (la fecondazione è quindi esterna).
Dopo alcune settimane nascono i girini, le larve acquatiche di futuri rospi. I girini sono piccoli, neri, dotati di coda per compiere piccoli spostamenti, e quindi disperdersi, muniti di branchie per respirare ossigeno
dall’acqua e sono erbivori. Nell’arco di 2-3 mesi si compie quell’incredibile processo che è la metamorfosi: durante la quale le strutture larvali
adatte alla vita acquatica del girino vengono perdute per fare posto a
quelle terrestri proprie dell’adulto (tornerà all’acqua solo per la riproduzione): le zampe posteriori si sviluppano precocemente; la struttura della
bocca viene riorganizzata, le branchie regrediscono e la respirazione diventa polmonare; gli arti anteriori emergono dal corpo; l’intestino si accorcia per adeguarsi all’alimentazione carnivora (Invertebrati, soprattutto Insetti, Chiocciole e Lombrichi); infine i tessuti della coda vengono
riassorbiti. In autunno la metamorfosi è completa. Bufo bufo ha abitudini notturne; come tecnica di caccia, data la sua scarsa agilità (le zampe
posteriori sono corte e poco muscolose), adotta l’agguato: grazie ai grandi occhi riesce ad individuare la preda, apre la bocca (che è sprovvista di
denti) ed estroflette la lingua nella quale, nella punta appiccicosa, rimane
attaccata la preda. Quando invece è lui preda, si difende “gonfiandosi”,
cercando di aumentare di dimensioni per spaventare il predatore (Serpenti, Mammiferi o Uccelli) o secernendo un liquido irritante da speciali
ghiandole del collo (capita anche quando lo si tiene in mano!). La pelle è
verrucosa, e la colorazione bruno-giallastra-grigio rende il Rospo comune mimetizzato con gli ambienti che frequenta (boschi, orti, campagne,
torrenti, stagni, fiumi, laghi).
È l’Anfibio più comune e più diffuso in Italia, solo in Sardegna è assente,
nonostante questo è seriamente minacciato dall’inquinamento delle acque superficiali, dalle pratiche agricole e dal traffico veicolare. A Senigallia è presente in tutto il territorio comunale, a dimostrazione del fatto che
... “Snigaja è piena de ciambotti!”
bove, tanto che negli annali (apocrifi) di Lodovico Monaldeschi si
afferma che “Nel secolo XIV era
costume dei romani il fare la caccia dei tori non domati nell’anfiteatro di Tito” ovvero nel Colosseo.
L’origine di queste pratiche, o di
pratiche a questa riconducibili, in
realtà, risale a prima del Medio Evo.
Già Marziale riporta ampiamente di
lotte tra belve esotiche, tori e cani,
diffuse in tutto il bacino del mare
Mediterraneo.
Non è da escludere che un tale costume sia collegabile all’antico culto del dio Mitra, di origine persiana, diffusosi a Roma attraverso
l’Asia Minore nel I secolo dopo
Cristo, come alternativa alla religione pagana.
Uno degli aspetti più rilevanti del
rituale mitriaco, infatti, è proprio il
sacrificio del toro (tauroctonia) necessario per garantire fecondità a
tutto l’universo.
In ogni caso, una volta perso ogni
significato religioso, gli spettacoli
con i tori restarono ben radicati in
Europa come spettacoli popolari.
Lo steccato è qualcosa di simile ad
una corrida spagnola, ma era organizzata assai differente.
Il termine steccato si riferisce chiaramente alla recinzione di legno
che veniva innalzata nella piazza
del popolo, per dividere il luogo
dell’azione dagli spettatori, formando per questi apposite gradinate
tanto da costituire un “anfiteatro”
fittizio.
Gli steccati erano di due tipi: con
buoi, cani e uomini, o soltanto con
buoi e cani. Durante la “caccia”, i
cani addestrati tentavano di immobilizzare i buoi azzannandogli la
radice dell’orecchio, mentre i buoi
li respingevano a cornate. Quando
interveniva anche l’uomo, invece,
come accadeva a Roma, si parlava
di “giostra”, dove l’uomo partecipava con prodezze e acrobazie sull’animale eccitato e agitato dal
cane, che veniva poi infilato con
una spada.
I “giostrai” erano perlopiù macellai del luogo, che sfidavano forestieri, dilettanti e professionisti, detti “ercoli” o “alcidi”, tra cui si dice
eccellessero sopra tutti gli abitanti
di Terni. Nelle Marche, però, gli
steccati con l’uomo erano assai rari,
mentre diffusi e acclamati erano
quelli tra tori e cani.
Il procedimento del gioco era piuttosto uniforme nello Stato Pontificio. Lo steccato veniva chiuso alle
ore 12, i tori erano numerati e immessi nell’arena uno alla volta.
Contro di essi veniva poi lanciato
un cane, addestrato a mordere
l’orecchio del bove. Vinceva chi
per primo riusciva a staccare l’orecchio, anche se non era cosa rara che
il bove inforcasse il cane con le
corna e lo sbudellasse.
In tempi recenti, lo troviamo anche
nella nostra zona delle Marche centrali. Le cronache ne parlano spesso. Nel 1620, ad esempio, venne
organizzata a Senigallia (dove di
solito era usato il Foro Annonario)
Una rappresentazione grafica della caccia al bove
una “Caccia dei tori” per festeggia- sorta, in quanto questa era rovinare il quindicenne Federico Ubaldo ta sì dalla tramontana e dall’acqua,
Della Rovere in visita alla città. ma anche dal salirvi del popolo in
Sono ricordate ancora delle giostre occasione degli steccati.
da Vincenzo Monti per Fano, e da In pratica, le persone che non troGioacchino Belli per Roma, da cui vavano spazio intorno allo steccasi deduce che il periodo di maggior to di legno, si calavano giù dai fidiffusione fu tra la fine del 1600 e nestroni della torre, fino ai tetti dei
i primi quarant’anni del 1800.
palazzi circostanti, per godere al
Molto radicato era anche nella lo- meglio lo spettacolo sottostante.
calità di Massaccio, a Cupra Mon- Ma non solo in piazza si tenevano
tana, ed anche a Jesi. Afferma Raf- gli steccati. Anche al Borgo ne fufaele Molinelli, che “quando al rono organizzati, dove il 28 gennaSabbado si fa la caccia al bove, io 1830 si tenne uno steccato con
molti Gentiluomini scordandosi del 14 bovi, “tre de’ quali sono stati
Sangue Nobile, e della Cavalleria, Fieri”. Se ne tenne uno anche in
corrono e giostrano a piedi intorno occasione del matrimonio di Giual bove, mesticati fra due cento o seppe Maurizj con Piernia Mentre cento Birri, co’ quali fanno a ghettoni di Montalboddo, ed altri
spinte, e qualche volta anche a ca- pure durante il carnevale.
pelli”. “E ho veduto correre dietro Il montenovese Francesco Procacal bove – assicura ancora lo stesso cini scrive che in Barbara (probaMulinelli –, a cascare per terra bilmente ultimo comune dello Stacome stracci nel fangaccio, non to Pontificio ad organizzare steccasolamente Gentiluomini Secolari, ti) si tenne una festa grande nell’11
ma anche taluni di essi col Collari- novembre del 1824. Molta gente
no e col Canonicato”.
accorse, e vi uno spettacolo teatraA Montenovo era pratica diffusa le che non raccolse molto succesnel Settecento organizzarne in so. Scrive il Procaccini: “Non dePiazza Grande, l’attuale Piazza del- scrivo gl’urli, le strida, le fischiate
la Libertà, che fungeva da arena, che fecero i Forastieri per compaschiusa com’è su tre lati, mentre il sione de’ Barbaresi”. Ma così tanquarto veniva sbarrato con pali di ta gente non era accorsa a Barbara
legno realizzate da falegnami del per il teatro, bensì per un grande
posto. Il popolo circondava lo stec- steccato di otto bovi, toro e vacca
cato, mentre nobili e borghesi si di masseria.
affacciavano dalle finestre dei pa- Anche nel maceratese e nell’ascolazzi circostanti.
lano la tradizione era assai radicaUna perizia di Pietro Bellini del 12 ta. Se ne registra un costante alleagosto 1747 sullo stato dei “beni stimento ad Offida, (dove l’ultima
della Comunità”, a seguito di un caccia avvenne il 14 novembre
forte terremoto, svela che il popo- 1849) dove si invitavano i giostrai
lino faceva di tutto per poter assi- dei paesi vicini quali Fermo, Ascostere al meglio allo spettacolo. Scri- li, Montalto, Ripatransone, Grotve infatti il Bellini che la necessità tammare, San Benedetto, Santa
di riparare la torre dell’orologio era Vittoria, Porto di Fermo, Monte-
rubbiano, Cossignano, tutte Comunità dove nel periodo tra settembre
e febbraio si svolgevano simili divertimenti.
Il gioco però non ebbe buon gradimento presso i francesi, che lo ritenevano segno di poca civiltà, abitudine e usanza grossolana e sanguinaria. Cercarono pertanto, durante la loro presenza, dal 1797 al
1815, di ostacolarlo con ogni mezzo. Vi fu un tentativo, durante gli
anni del regno d’Italia napoleonico, di proibire lo steccato come
spettacolo orribile e crudele. La
passione polare, però, unita a presumibili ragioni di ordine politico
interno, riuscì a prevalere sulle iniziative dei Prefetti, e gli spettacoli
continuarono ancora per decenni.
Nonostante le restrizioni napoleoniche, infatti, in numerose piccole
e grandi località marchigiane, come
Ancona, Jesi, Senigallia, Chiaravalle, Castelplanio, Maiolati, Ostra, si
tennero regolarmente steccati come
da tradizione, visto che gli steccati
erano garantiti anche dagli antichi
statuti comunali.
Non riuscendovi, i francesi provarono quindi a disciplinarlo con regolamentazioni più precise e severe, specialmente riguardo alla salvaguardia degli spettatori, sempre
in grandissimo numero e molto
entusiasti
Col ritorno del Governo Pontificio,
però, gli steccati riprendono con
maggior frequenza a divertire la
gente in feste sacre e profane. A
Jesi, nel primo S. Settimio della liberazione, nel settembre 1815, si
tenne uno steccato con 30 tori. Ma
nel secondo ’800, con l’avvento
dello Stato unitario e la successiva
unificazione della legislazione nazionale, il gioco cessò definitivamente, a Montenovo come nel resto d’Italia.
-------------------------* Le informazioni generali e della zona di Ostra Vetere sono tratte dal libro di Alberto di Fiorani
“Lo Steccato o Caccia del Bove”,
Ostra Vetere, 1990, Ed. Centro
Cultura Popolare.
Altre informazioni sono tratte dall’articolo di Mario Vannicola “La
caccia al bue”, pubblicato su
Ophys, Periodico del Centro Studi “Guglielmo Allevi” di Offida,
numero 6, anno 2, nuova serie, dicembre 2003. Si ringrazia entrambi per la gentile concessione.
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Novembre 2005
SENIGALLIA
l’Eco 19
Il sindaco ha chiesto alla Regione collaborazione per avere strade migliori
Serve una viabilità più adeguata
di PAOLO BERDINI
Collaborazione, dialogo, volontà di
mantenere la fiducia dei cittadini
nei confronti delle istituzioni locali. Questi i principi che caratterizzeranno sempre di più i rapporti tra
il Comune di Senigallia e la Regione Marche, ribaditi nel corso della
seduta congiunta dei due esecutivi
svoltasi presso la Residenza Municipale senigalliese.
Il sindaco Luana Angeloni nella sua
introduzione, dopo aver ringraziato la Giunta regionale per l’attenzione dimostrata nei confronti della città, ha sinteticamente illustrato
i temi fondamentali sui quali l’Amministrazione comunale attende un
deciso sostegno da parte dell’Istituzione regionale.
“Sul versante delle infrastrutture –
ha sottolineato Luana Angeloni –
è di fondamentale importanza che
Senigallia riesca ad ottenere, contestualmente all’avvio dei lavori
della terza corsia della A14, che
vengano realizzate due bretelle di
accesso nord-sud collegate alla viabilità cittadina, perché non è più
possibile tollerare che per entrare e
uscire dall’autostrada si attraversino quartieri residenziali. Ci atten-
Il sindaco Luana Angeloni consegna al presidente della Giunta
regionale Gian Mario Spacca un ricordo della città
diamo quindi pieno aiuto da parte
della Regione all’interno del tavolo di concertazione con Anas e Società Autostrade. Analogo impegno
lo auspichiamo per ottenere il completamento dei lavori del nuovo
porto in maniera tale da risolvere il
problema dell’insabbiamento e
proporre questa struttura come volano dello sviluppo economico e
turistico locale e strumento per il
pieno inserimento di Senigallia nel
nuovo distretto della nautica”.
Il sindaco Angeloni ha poi sottolineato la necessità che Senigallia
veda confermati e potenziati quei
livelli di welfare locale che hanno
sempre caratterizzato la vita della
comunità. “C’è bisogno – ha ribadito- di un rafforzamento del ruolo
e dei servizi del nostro ospedale,
attraverso il riconoscimento di gastroenterologia, eccellenza nota a
livello regionale, quale Unità Operativa Complessa, il potenziamento delle attrezzature mediante una
nuova tac e la realizzazione della
Rsa di Senigallia. Sempre sul versante sociale, è molto importante
definire un’intesa per la gestione
della struttura residenzale protetta
“Il Rosciolo”, che si occupa di malati psichici, e tenere nella giusta
considerazione la rilevanza che in
una città ad alta densità abitativa
come Senigallia, assume il problema casa”.
Non poteva mancare un riferimento del sindaco alle esigenze del tessuto economico cittadino ed in particolar modo all’industria turistica.
“Chiediamo che la Regione riconosca a Senigallia quella centralità nel sistema che merita una città
che fa turismo fin dalla seconda
metà del 1800.
C’è bisogno quindi di una adeguata promozione, di una ristrutturazione delle strutture ricettive e riqualificazione urbanistica delle
zone costiere. Fondamentale strumento di promozione turistica può
I problemi al vaglio della Cdl
Dopo l’ incontro tra la Giunta regionale e quella comunale c’è stato un vertice della Casa delle libertà, al
quale hanno preso parte i consiglieri regionali Giacomo Bugaro (Forza Italia), Carlo Ciccioli (Alleanza
Nazionale) e Francesco Massi (Udc), che hanno incontrato i consiglieri comunali Alessandro Cicconi
Massi, Gabriele Cameruccio, Lucio Massaccesi e Gabriele Girolimetti, nonché Massimo Bello, consigliere
provinciale di An e sindaco di Ostra Vetere. Durante il
vertice sono stati affrontati i principali problemi di
Senigallia: Porto, Sacelit, viabilità, Hotel Marche,
Rotonda.
[email protected]
essere considerata l’offerta culturale. La nostra è la città di Giacomelli, che ha stretto legami con
Enzo Cucchi ed altri importanti
artisti contemporanei e che si appresta a riaprire un monumento
unico in Italia come la Rotonda.
Insomma abbiamo tutte le carte in
regola per diventare il polo regionale per l’arte contemporanea”.
Il presidente Gian Mario Spacca nel
suo intervento ha sottolineato le
grandi potenzialità e le importanti
vocazioni di Senigallia e del suo
territorio.
“Mi sento di ringraziare l’Amministrazione comunale per la serietà
con la quale è stato preparato questo incontro. Condividiamo con
l’amministrazione senigalliese lo
stesso periodo di mandato, la medesima identità politica ed un modo
comune di guardare ai problemi
delle comunità locali. Del resto
quello della modalità concertata
dell’azione amministrativa, è una
necessità sempre più stringente,
specie in un momento come questo nel quale gli Enti Locali devono subire un attacco frontale da
parte del governo centrale, che taglia loro risorse per erogare fonda-
mentali servizi ai cittadini. Il Presidente Spacca ha assicurato pieno
sostegno al Comune nel tavolo di
concertazione con Anas e Società
Autostrade, per ridisegnare l’assetto viario della città in maniera corrispondente alle esigenze dei cittadini. “Per quanto riguarda il porto
di Senigallia – ha sottolineato il
Presidente – vi destineremo le risorse necessarie per un suo completamento.
“Del resto la Regione ha già investito in passato per il porto di Senigallia 6 milioni di euro, e sarebbe
quindi un grave errore non completare questa fondamentale opera”.
Il presidente della Giunta regionale ha sottolineato l’impegno della
Regione Marche per sostenere le
esigenze dello sviluppo turistico a
Senigallia, a cominciare dalla riqualificazione dell’accoglienza. Analogo impegno è stato assicurato per
le esigenze di rafforzamento dei
servizi sociali e ospedalieri, con il
riconoscimento di gastroenterologia come unità operativa complessa, e per la destinazione di adeguate risorse per l’edilizia residenziale
pubblica a Senigallia.
20 l’Eco
Novembre 2005
SENIGALLIA
Davide Cassani elogia le nostre strade, particolarmente adatte ai cicloturisti
In bicicletta a scoprire il territorio
di LETIZIA STORTINI
Andare a vedere il ciclismo è una
cosa che se ci pensi non ci credi.
Stai sul bordo di una strada, aspetti, aspetti, poi ad un certo punto arrivano, come una ventata colorata,
i ciclisti, e ti strisciano negli occhi.
E’ una faccenda di trenta, quaranta secondi. Gruppo compatto. Hai
tempo di dire arrivano che già li
vedi di schiena. Strade piene quando passano quelli, paesi interi usciti da casa a vedere, e plaid sull’erba, e thermos, radioline, giacche a
vento, e la rosea aperta alla pagina
giusta per leggere i numeri dei ciclisti e sapere chi erano.
Una festa. Per l’occasione ho scelto una curva controcurva un po’ in
salita, tanto per cuccarli dove proprio non sfrecciavano ai cinquanta
all’ora. Cielo grigio, naturalmente,
e un’umidità dell’ostia. Intorno a
me, nell’attesa, cicloturisti a mazzi. Vanno su e giù pedalando con
grande serietà, davanti e dietro alla
corsa vera: sono come i gabbiani
che volano intorno ai pescherecci
che tornano alla sera.
Rispettabili signori anche di una
certa età fasciati da clamorosi fuseaux neri, scarpette da astronauta, casco comico in testa. A furia di
vederli avanti e indietro ho capito
in che cosa consisteva il gioco: tut-
ti gli altri giorni possono pedalare,
ma solo quel giorno lì, possono
pedalare tra due ali di folla. Non
deve essere male.
Il prossimo anno affitto una bici e
provo. Quando ti va bene trovi perfino quello che dalla strada ti grida
Vai Bartali! Sono soddisfazioni.
Poi, quando incomincia ad infittirsi il tran tran di polizia e sponsor, i
ciclogabbiani si posano sui guardrail, e un silenzio irreale cala sull’anomalo parterre. Liturgica preparazione a quaranta secondi di
emozione.
La gente si spacca ideologicamente in due: quelli che guarderanno e
quelli che scatteranno le foto. Impensabile fare tutte e due le cose,
in quella manciata di secondi. Mi
schiero tacitamente con quelli che
decidono di guardare. E guardo.
Guardo. Guardo. Guardo. Guardo.
Finito. Ce n’è due rimasti indietro.
E’ una specie di piccolo bis. Guardo. Spariscono dietro la curva. Finito davvero. (Alessandro Baricco, scrittore)
E gli amanti della bicicletta, i ciclogabbiani, come l’ha definiti Baricco, hanno avuto una grande occasione. A Senigallia è stata organizzata dall’Hotel Universal, col Patrocinio del Comune, una tre giorni “Pedalando col Campione”. Più
L’assessore Fabrizio Volpini omaggia Davide Cassani con la raccolta civica di Mario Giacomelli
di 120 ciclisti si sono ritrovati davanti l’Hotel per partire alla volta
delle colline del nostro invidiato
entroterra. Corinaldo, Castelleone
di Suasa, Barbara, Serra de’ Conti,
Montecarotto, Fornace e Ostra,
questi i paesi attraversati durante il
percorso, che si è concluso con un
pranzo e uno scambio di premi in
compagnia del Campione.
Il Campione in questione, il ciclista Davide Cassani. Alle spalle una
lunghissima carriera. Comincia a
correre in bici nel 1976; nel 1982
diviene professionista.
Tante le vittorie, anche ai Mondiali
del ’93 a Oslo e in Colombia nel
’95. Nel ’96 smette di far le gare,
ma non interrompe il suo “amore”,
fonda una scuola di ciclismo e diviene il commentatore Rai di riferimento per questo sport che lui
stesso, durante il nostro incontro a
Senigallia, ha definito “Importante, anche perché può esser tranquillamente praticato a qualunque età
ed ha un gran potere di aggregazione, accomuna, non fa differen-
[email protected]
za neanche fra le diverse classi sociali. Uno sport che mi ha dato, mi
ha insegnato tanto. È la mi vita”.
Iniziative come questa tre giorni si
prestano bene in un territorio dolce come quello marchigiano “Io
Romagnolo, sostengo che le Marche sono bellissime, assolutamente adatte al cicloturismo. Un fenomeno sempre più diffuso. Esistono addirittura, in tutta Europa, dei
Bike-Hotels, segno questo di una
nuova e strabiliante cultura intorno alla bicicletta”.
Davide Cassani pubblica un libro
“Un eroe tragico”, sulla commovente storia di vita di Marco Pantani, “il pirata” che tutto vinse ma
che fu condannato a morte come
responsabile di un ciclismo marcio
“Sono diversi anni che il ciclismo
sta cercando di risolvere il problema del doping – afferma Cassani –
più di altri sport che hanno messo
la testa sotto la sabbia. I ciclisti sono
stati i primi a chiedere i controlli
sul sangue, a mettersi a disposizione della ricerca. Negli ultimi anni
si è fatto molto, ma il problema non
è risolto, solo arginato. Il doping è
sempre più avanti rispetto all’antidoping.
Il problema esiste, ma l’opinione
pubblica deve fare in modo che
questo non allontani i giovani dallo sport. Dobbiamo cercare di avvicinare i ragazzi allo sport facendogli capire cosa è bene e cosa è
male. E cosa è male lo sappiamo
benissimo. E’ inutile usare medicine per migliorare la prestazione
quando queste non sono importanti
e indispensabili. Ho un figlio di 16
anni che gioca a calcio, non gli chiedo se vince o se perde ma se si diverte. Alla base è fondamentale
sensibilizzare i genitori, la gente,
coloro che indirizzano i giovani
nelle varie discipline sportive”.
Novembre 2005
VALLI MISA NEVOLA CESANO
l’Eco 21
Comune e Soprintendenza mirano a far conoscere i tesori nascosti di Ostra Vetere
Un’area da valorizzare meglio
Il Progetto di valorizzazione dell’area archeologica di Ostra Vetere, voluto dall’Amministrazione
comunale, sta proseguendo con
successo anche grazie alla preziosa collaborazione della Soprintendenza ai beni archeologici delle
Marche e del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna. Un’iniziativa, quella messa in
piedi dal sindaco Massimo Bello e
dall’assessore ai beni ed ai servizi
culturali Susanna Massi, che ha
l’obiettivo di recuperare e ridare
vita ad un insediamento romano
importante. Insediamento, tra l’altro, che in questo anno ha già avuto centinaia di visitatori e turisti.
“Il nostro interesse, quello della
Soprintendenza e dell’Università
coincidono - dice il sindaco di Ostra
Vetere Massimo Bello - perchè è
negli obiettivi del Comune fare il
possibile per giungere alla piena valorizzazione dell’area, e in quest’ottica si inquadra anche il Protocollo
d’intesa sottoscritto con la stessa
Soprintendenza e col Dipartimento di Archeologia dell’Università di
Bologna, che prevede di metter in
esecuzione un progetto di ricerca
archeologica finalizzato alla ricostruzione dell’antico insediamento
romano, alla sua tutela ed all’inserimento quindi di Ostra Vetere all’interno dei percorsi storici, culturali e turistici nazionali ed internazionali.”
INei giorni scorsi è partita anche la
campagna di scavi sull’area del teatro, seguita dalla Soprintendenza
Archeologica con il coordinamento del dottor Maurizio Landolfi.
Sono partiti, infatti, nella zona archeologica delle “Muracce” i sondaggi col metodo stratigrafico, in
un quadro di notevole spessore
scientifico, se si considera appunto
che quel tratto di area archeologica non risulta più indagato da oltre
cento anni, ovvero da quanto il
maggiore Baldoni effettuò, ai primi del novecento, i primi importanti
scavi sulla città romana.
Della nuova campagna avviata a
Ostra Vetere, Maurizio Landolfi
delinea metodica e finalità: “Abbiamo deciso di muoverci con una in-
dagine “mirata” sul teatro - afferma il dottor Landolfi - e l’obiettivo
è quello di conoscere meglio il
monumento, del quale il Baldoni
fece una prima rilevazione. Occorre verificare se quel rilievo corrisponde allo stato di fatto attuale, ed
è necessario procedere con cautela, specie quando inizieremo a trovare sulle strutture terra “viva” e
non di riporto.” Indagare il teatro continua Landolfi - ha richiesto da
parte nostra un paziente e circostanziato approfondimento documentale: in questi casi si procede
contestualmente con lo scavo materiale e con una consultazione
metodica di tutte le fonti e gli studi
a disposizione.
Non è possibile anticipare quali risultati potrà dare questo lavoro.
L’ultimo intervento, però, effettuato nell’area archeologica di Ostra
Vetere ci aveva portato ad una interessante scoperta: sull’area delle
terme era stato posto in luce un
pavimento d’età tardo-repubblicana sottostante a quello che affiorava in superficie. Negli obiettivi,
l’indagine sul teatro dovrebbe concludersi, se sarà possibile, con l’approntamento delle condizioni che
rendano fruibile il monumento. Il
vero problema -conclude Landolfi- è quello dei finanziamenti. Disponiamo di fondi modesti, e l’auspicio è che un intervento esterno,
anche da parte di uno sponsor, ci
permetta di fruire di fondi supplementari.”
Su questo fronte è impegnata anche l’Amministrazione comunale.
“A breve scadenza promuoveremo
un altro importante convegno sull’area archeologica e sul rilievo
delle emergenze archeologiche per
la promozione e la valorizzazione
del territorio. Quanto alla indagine
sull’area del teatro, e non solo, siamo pronti a fornire ogni collaborazione e ad attivarci per verificare la
praticabilità di canali di finanziamento suppletivo, con l’ottica, condivisa anche dalla Soprintendenza,
di conoscere meglio questo importante monumento e, ove possibile,
di renderlo interamente di pubblica fruizione”.
Iniziativa voluta a Ostra Vetere
Un progetto
per imparare
un mestiere
Negli ultimi anni è aumentato il degrado a causa degli eventi atmosferici
Allarme rosso per le antiche mura
Allarme rosso per le mura che circondano Arcevia, in grave stato di
degrado dovuto principalmente agli
eventi atmosferici degli ultimi anni.
“Le nostre mura in pietra - spiega
l’assessore ai Lavori Pubblici del
comune di Arcevia Andrea Bomprezzi - sono lunghe un chilometro e mezzo circa, sono tra le più
antiche della Marche e quindi costituiscono un patrimonio storico
non solo per la nostra comunità ma
per l’intera regione. Tutta l’amministrazione è impegnata con passione e decisione a reperire fondi che
permettano di intervenire, in maniera significativa, non solo per
tamponare l’emergenza immediata dei due crolli, ma per ripristinare
condizioni di sicurezza sull’intero
circuito murario che da segni preoccupanti di cedimento in più punti. Per questa ragione sono stati da
subito attivati contatti istituzionali
importanti, per riuscire in tempi
brevi a sbloccare la situazione”.
L’Amministrazione comunale ha
presentato un progetto di manutenzione per il tratto delle mura che
va dalla porta di S. Agostino alla ex
Salvarani, per un importo di
110.000 euro alla Soprintendenza
per i beni ambientali e architettonici, che intende inserirlo nel programma triennale delle opere pubbliche finanziate dal Ministero.
Sono stati pressoché ultimati, in
anticipo rispetto ai tempi contrattuali, i lavori di consolidamento di
una piccola porzione di cinta muraria nei pressi del torrione del
monastero delle Clarisse (circa 50
m di lunghezza con un’altezza che
raggiunge i 10 m) che possono essere presi ad esempio per la qualità
del ripristino e per gli interventi che
si andranno a fare. Inoltre la Soprintendenza sta ultimando i lavori all’interno della porta di S. Agostino
che diventerà uno spazio funziona-
Approvato il consolidamento
delle mura di Castelleone
La Giunta comunale di Castelleone di Suasa ha approvato il progetto
tecnico esecutivo dei lavori di consolidamento di due tratti delle mura
che delimitano il Centro Storico, per un importo complessivo di 80.000
euro, finanziato dalla Provincia di Ancona ai sensi della legge 1010/
48. Il finanziamento è stato concesso dopo che il Comune di Castelleone di Suasa ha segnalato in data 13 dicembre 2004, un dissesto in
atto nel lato nord-ovest delle mura e ne ha richiesto contestualmente
un intervento.
I lavori in questione prevedono la realizzazione e consolidamento,
fondazioni, restauro e riparazione della muratura, drenaggi, convogliamento delle acque meteoriche, sistemazione della scarpata sottostante. Questo importante intervento permetterà di restituire alla comunità Castelleonese uno dei angoli più belli e caratteristici del Centro Storico.
In questo modo si realizza un altro punto importante del programma
dell’Amministrazione Comunale di Castelleone di Suasa.
le oltre che splendido esempio di
fortificazione.
“Riguardo i due crolli più gravi, che
tra l’altro - puntualizza l’Assessore Bomprezzi - costituiscono un
pericolo per la sicurezza dei cittadini, oltre che minacciano entrambi gli accessi ad Arcevia, chiariamo subito che la giunta ritiene prioritario intervenire, arrivino o non
arrivino i finanziamenti. Complessivamente i due interventi di recupero costano circa 700.000 euro;
l’intenzione dell’amministrazione è
di inserire questa cifra nel Bilancio
2006. Ad oggi abbiamo solo la certezza dei 42.000 euro concessi dalla Provincia di Ancona. Crediamo
comunque di avere buone possibilità di finanziamento soprattutto
legato ai fondi Cipe che la Regione Marche eroga per i dissesti idrogeologici”.
Dopo due incontri con l’assessore
regionale al Bilancio, l’Amministrazione comunale ha inoltrato
una richiesta di finanziamento per
il recupero di tutta la cinta muraria
segnalando che la spesa stimata è
di 5.000.000 di euro di cui circa
1.000.000 da reperire nell’immediato per intervenire almeno sulle
emergenze.
“Entro la fine dell’anno” annuncia
il sindaco di Arcevia Silvio Purgatori “avremo le prime risposte da
parte degli enti coinvolti e ci attendiamo riscontri positivi anche alle
nostre richieste di contributo inoltrate alla provincia di Ancona, che
finanzia interventi di pronto intervento”.
[email protected]
Il sindaco Bello con alcuni responsabili della Confartigianato
L’iniziativa per le attività di orientamento ed apprendimento della manualità artigiana ha come finalità quella di avvicinare i giovani al mondo
del lavoro.
Ed è per questo che l’Amministrazione Comunale di Ostra Vetere ha
aderito al Progetto “Bottega Scuola” promosso dalla Confartigianato
per coinvolgere gli allievi delle classi prime e seconde della scuola
media inferiore in corsi-laboratori di apprendimento ed avvicinamento
al mondo dell’artigianato.
L’adesione al Progetto da parte dell’Amministrazione comunale è il
risultato di un incontro svoltosi qualche mese fa con i rappresentanti
della Confartigianato: con Daniela Larice, responsabile dell’Ufficio
Scuola della Confederazione, Filippo La Rosa e Giacomo Cicconi
Massi rispettivamente responsabile sindacale e promotore sindacale
del Mandamento della Confartigianato di Senigallia, Giordano Rotatori presidente del Comitato Intercomunale Artigiani di Ostra Vetere e
Barbara e Claudio Artibani responsabile dell’ufficio locale della Confartigianato.
Il progetto è un’opportunità di conoscenza pratica che l’Amministrazione comunale vuole offrire ai ragazzi delle scuole medie investendo
sulle loro potenzialità perché la valorizzazione delle peculiarità soggettive possano sfociare poi anche in una vocazione professionale
autonoma come quella appunto dell’artigiano.
Inoltre, attraverso i laboratori di orientamento che si svolgeranno presso la loro scuola, nell’ambito delle ore per attività opzionali, con un
percorso pratico-didattico della durata di almeno 20 ore, si conferiscono ai ragazzi tutte le nozioni necessarie alla comprensione del valore del lavoro e soprattutto di quello creativo, mettendo in evidenza
l’importanza di mantenere e tramandare professionalità ed esperienze per non disperdere il patrimonio culturale tradizionale ed artistico
che ha sempre contraddistinto l’italiano nel mondo del lavoro manuale anche all’estero.
La scelta delle materie di laboratorio terrà conto delle specificità eventuali legate alla tradizione ed alla storia locale e verranno effettuate in
accordo con i docenti responsabili delle attività e del piano di programmazione didattica.
Il calendario delle lezioni verrà definito con la scuola e i maestri artigiani coinvolti; a conclusione dei laboratori, agli allievi verrà offerta
l’opportunità di rendere visibili i manufatti attraverso l’allestimento
di una mostra aperta a tutta la cittadinanza.
CULTURA
22 l’Eco
Novembre 2005
Oscar Piattella, eclettico artista marchigiano
L’acconciatore di materie
di ELENA PIAGGESI
“…ma lei riuscirebbe a vivere senza dipingere?”
“no, io non ne posso fare a meno.”
Così mi sentii rispondere in un afoso pomeriggio d’agosto, sotto le
pendici del Monte Catria da Oscar
Piattella.
La mia non era una domanda retorica, scelta e ponderata secondo
uno schema logico di comprensione ma in quel momento avrei
scommesso una fortuna sulla risposta.
Nell’anticamera del suo studio alcuni degli ultimi lavori, i più prossimi al distacco, nel corridoio un
archivio, quasi impercettibili le tele,
vista la collocazione per formato
che rende la serialità delle coste un
tutt’uno omogeneo. In fondo un
laboratorio\fucina, si perde, lo
sguardo, nella vastità di materiali e
d’oggetti, di odori e di colori: un
laboratorio d’artista o un laboratorio di natura?
La natura non dispone le materie
in contenitori, non le lavora su un
piano d’appoggio, ma allora come
si arrende la materia inerme alla rivelazione del quadro?
Uno dei quadri già pronti, il più
grande, continuava a cambiare
d’aspetto ogni volta che, da punti
diversi della stanza, lo fissavo; giocava con scorci di luce che non erano doni del cocente sole d’agosto
ma proprietà intrinseche del quadro stesso, sennonché, solo in un
secondo momento, mi accorsi che
quei piccoli pannelli erano adagiati
su un nero colore intenso; non una
stesura omogenea di tinta diluita
per la tela, ma corposo colore-materia.
Disposti ritmicamente, piccoli rettangoli abbastanza uniformi tendenti a volte ad un lucido bianco,
altrimenti, all’opposto, capaci di diventare grigi scuri, neri: madreperle.
Da un contenitore di plastica, ne
tirò fuori varie forme, mi fece vedere come si lavorano, le toccai;
mi disse che occorreva ascoltarla,
la materia, altrimenti la sua non
duttilità l’avrebbe scheggiata; fare
attenzione, molta attenzione nel tagliarla, nel levigarla; non mi disse
come si scelgono, ma mesceva,
mesceva un rumore quasi metallico, silenzio; ne tirava fuori una e
ogni volta era sempre la più bella.
“ Quanta pazienza ci vuole nel deporre sulla tela una ad una ogni singola madreperla” dissi; “si, molta”
mi rispose “ma infinitamente di più
ce ne vuole per riuscire a trovare
per ognuna di esse il giusto posto,
loro sanno qual è, io, invece, devo
scoprirlo e se sbaglio, troncano
immediatamente quel dialogo tacito intrapreso a monte, non si donano, non brillano, non fanno luce”.
Di contenitori nello studio ce ne
sono una moltitudine, la madreperla è una delle ultime materie con
La casa del sogno, 2003, materiali vari su tavola
cui l’artista ha accentuato quel rapporto agonistico intrapreso già da
molto tempo e che lo vede tutt’ora
protagonista di un dialogo proficuo
e incessante con la natura.
Una serie infinita di polveri, di terre, di sabbie c’era quella quasi dorata di Ladispoli, poi sabbie più comuni, terre gialle, rossastre, nere,
verdognole, bianche e azzurre; conchiglie, tritare, spezzettate, intere;
foglie secche, frantumate, foglie
appena raccolte; “insomma un
universo di materiali”.
Un universo di materiali scelti chissà quando e chissà dove ordinati in
un deposito che sa più di deposito
della memoria che altro. Ogni elemento, povero, trovava straordinaria dimora in ogni tela sfilata dall’archivio; il loro connubio prendeva forma bellissima, struttura estetica, manifestazione di un’identità
artistica che si affida alla qualità
assoluta e totale dei propri materiali.
La materia da mezzo si fa soggetto
ed è soprattutto la matericità che
Petite Ecole
Riaperte
le iscrizioni
Riaprono le iscrizioni alla Scuola di teatro Petite Ecole di Jesi,
che è giunta al quindicesimo
anno. Da due vanta uno spazio
originale: 280 mq a Jesi in via
dell’Esino 13 che, grazie all’intervento di ingegneri, architetti, geometri, falegnami, elettricisti e saldatori, da bottega di falegname è diventato “Bottega
Teatrale”. Un bellissimo “limen” tra città e campagna, attrezzato come teatro con una
capienza di 100 posti a sedere.
prende il sopravvento, cioè la capacità intrinseca di ogni materia, la
resa che la materia possiede e che
l’artista deve saper cogliere. Qual
è che sia il luogo ideale della pittura, forse non ci è dato sapere ma
che la natura si ponga all’arte come
imprescindibile sfera di ragionamento questo è ormai cosa ovvia;
sennonché non si tratta di afferrarne il paesaggio, di esplicitare il
manifesto ma di coglierne quell’atomo tutto sensoriale che dietro
l’artificio di natura si cela.
All’arte il compito di riprodurre all’infinito questo meccanismo di
intuizione, in cui in primis è l’umore della cosa che affiora
La materia non è inerme, Piattella
direbbe “silenziosa ma non muta”;
è memoria, rivelazione è struttura
primaria, è archetipo.
“La ragione da sola non li afferra
(gli archetipi), perché coglie soltanto i significati, non la significatività. Soltanto superando l’isolamento della ragione, facendo confluire
nell’apice dell’anima, come si chiamava un tempo, la più fine sensitività e la più fulminea capacità di
calcolo mentale, si può apprendere
un archetipo”. (E. Zolla, 2002)
È su questo background che Piattella innesta il proprio lavoro, abolita ogni barriera di linguaggio, rese
estroverse le proprie mozioni
espressive, muove i primi passi già
alla fine degli anni Cinquanta, in
seno all’arte informale.
Nasce a Pesaro nel 1932, nel 1957
decise di trasferirsi a Cantiano, luogo ideale per l’artista ove il suo
viaggio introspettivo, alle radici
della condizione esistenziale, si interroga e interroga la natura, lì così
prossima. “E’ l’ansia della domanda che ci fa vivere, non la soddisfazione della risposta, e dalla infinità di questa eco si compone il silenzio del nostro sguardo. Non ci
ha detto anche questo Leopardi? Ci
chiediamo che fa in cielo la gentile
ma anche silente luna, sapendo che
non potrà risponderci, anzi la interroghiamo perché siamo sicuri che
la nostra domanda non potrà che
rimbalzare come respinta da uno
spazio silente, muto.” (Piattella,
2004)
Nel 1958, Franco Russoli, allora
direttore di Brera, autorevolissimo
esperto d’arte, gli organizza una
personale alla Galleria dell’Ariete,
a Milano, centro nevralgico in quegli anni, entrò in rapporto con artisti quali Lucio Fontana, Piero Dorazio, Enrico Castellani, Claudio
Olivieri ed altri, all’incirca negli
stessi anni a Pesaro promuove un
sodalizio artistico di grande interesse, con Loreno Sguanci, Nanni
Valentini, Giuliano Vangi, Arnaldo
e Giò Pomodoro.
Di natura eclettica, da tempo interagisce con alcuni importanti poeti: Yves Bonnefoy, Gianni D’Elia,
Mario Luzi, Anna Bouninsegni e
Fabio Scotto.
Molte le mostre in Italia e all’estero e molti i premi vinti, tra i più recenti il Premio Fortino e il riconoscimento che Senigallia ha voluto
donargli in occasione del XXVI
Premio Senigallia di Poesia 2005.
MACHUCA
Regia: Andrès Wood Cile/Spagna 2004
La storia di due ragazzini di 11 anni fa da sfondo all’abisso della storia.
Entrambi vivono a Santiago, ma il primo, Gonzalo, è un membro dell’alta borghesia cilena, mentre Machuca, è un piccolo indio che vive di espedienti con la sua famiglia nella baraccopoli. Siamo nel 1973, all’approssimarsi di quel fatale 11 settembre che caratterizza per alcuni un tragico
anticipo dell’11 settembre che tutti conosciamo: il golpe militare di Augusto Pinochet. Tutta l’estetica del film è basata su atmosfere rarefatte
ed esenziali, sembra che la storia degli uomini sorvoli quella dei bambini,
finché alla fine non perde quota e precipita sulle loro piccole teste. Un
film davvero godibile e che fa riflettere, dove ogni personaggio del film è
definito nella sua quasi interezza. Toccante.
ROMANZO CRIMINALE
Regia: Michele Placido Italia 2005
Int. Stefano Accorsi, Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria
A detta di giornalisti e opinionisti Rai, questa produzione non poteva
capitare in un momento migliore, almeno per quanto riguarda l’interesse
verso la famigerata banda della Magliana (quartiere periferico di Roma),
tornato in auge dopo che si è saputo che uno dei suoi componenti uccisi,
non si sa perché, riposa in basilica accanto a santi e cardinali. Detto questo, ci troviamo di fronte ad uno dei film più interessanti e avvincenti
degli ultimi anni, soprattutto se siete appassionati di film un po’ movimentati (in quanto ad azione, direi che questo eguaglia, se non supera,
molti film americani, se non altro per la qualità), e se siete fans di Carlo
Lucarelli e dei suoi “misteri d’Italia”, qui ce n’è per stuzzicare la vostra
curiosità. Anche se bisogna ammettere che a quest’ultimo aspetto è riservata un’attenzione più di tipo emblematico che reale. Comunque sia Placido stavolta ha fatto centro.
GOOD NIGHT AND GOOD LUCK
Regia: Gorge Clooney USA 2005
Se me lo avessero detto prima non ci avrei creduto, che il “bel” George di
“Prima ti sposo e poi ti rovino” avesse partorito un’idea così brillante e
attuale. Siamo In America negli anni del Maccartismo, cioè anni ’50,
quando chiunque si permetteva di esprimere dissenso sulle politiche ultraconservatrici del governo o manifestasse interesse per i diritti civili
poteva venir tacciato di “essere un comunista”. Un giornalista coraggioso sfida la censura e prende le difese di un membro della marina espulso
perché ha il padre socialista. Intelligente metafora dei giorni nostri, dove
nell’ambito della guerra al terrorismo, è difficile sostenere le tesi della
Pace senza che qualcuno ti dia del “traditore dell’Occidente”, valido tanto più, a detta del regista, nell’America del Patriot Act. Guardate e pensateci su!
TERRA PROMESSA
Regia: Amos Gitai Israele 2004
C’è solo una cosa che oggi sembra mettere d’accordo israeliani e palestinesi spingendoli addirittura a fare affari insieme, il traffico umano della
prostituzione. Così pensa il regista israeliano raccontandoci le vicende di
un gruppo di ragazze dell’Est europeo e portate con l’inganno di un lavoro nella “Terra Promessa” Israele/Palestina. Qui scoprono un mondo cupo
e brutale circondate a profughi, trafficanti senza scrupoli, militari e luoghi santi. Tutto il marasma di contorno però ci appare quasi muto, in
quanto con sapiente tecnica orientale(già per altro riscontrata nei film
afgani), il regista fa sì che siano solo le voci dei protagonisti ad essere
bene udite, mentre le altre sono quasi impercettibili. Molto lente le battute, per chi sa concentrarsi.
Visite d’autunno: il Museo delle Terre Marchigiane
“L’arte e il gusto si trovano racchiusi e diffusi in modo organico e coerente sia nelle grazie del manico
tornito della roncola usata per svettare gli aceri, sia nel candelabro
dorato della chiesa parrocchiale”
Sede della collezione di Alfiero
Straccini, questo Museo, a San
Lorenzo in Campo, è testimone
fedele della civiltà rurale e artistica
della nostra regione in una sorta di
ricerca socio-culturale dei luoghi e
degli oggetti utilizzati tra la fine del
‘800 e i primi decenni del ‘900.
L’allestimento e la ricostruzione di
più ambienti, animati da immagini
e suoni, sono stati ispirati dalle
macchine e dalle piccole utensilerie che nel quotidiano erano usate
dalle genti marchigiane.
Il Museo, frutto di un lungo lavoro
di ricerca e conservazione, è stato
pensato sia per mantenere vivo il
ricordo di vecchi mestieri, usanze
e abitudini ormai scomparse sia
come luogo di incontro, approfondimento, studio e collaborazioni
progettuali e didattiche.
Più di tremila pezzi sono ospitati
in quattro diversi percorsi: i luoghi
della vita con ambientazioni della
casa rurale del mezzadro; quelli
[email protected]
d’incontro con spazi dello svago e
del contatto con la realtà sociale; i
vecchi mestieri con le botteghe e i
luoghi di lavoro degli artigiani; le
collezioni dedicate alla ceramica e
agli oggetti in rame e ferro.
Grazie anche al suo lavoro di antiquario, Alfiero Straccini, ha voluto
mettere insieme i segni e gli strumenti del culto, della cultura e delle colture che sulle terre marchigiane si erano intrecciati e sedimentati negli ultimi due secoli.
Una visita in questo luogo è come
calarsi nel passato e nei ricordi di
una vita che non c’è più; è un’espe-
rienza molto piacevole, veramente
interessante, da non perdere.
-----------------Museo delle Terre Marchigiane
Via Leopardi
San Lorenzo in Campo (PU)
Orari dal 15 settembre al 30 maggio: sabato, domenica e festivi
15.30-18.30; dal 1 giugno al 14
settembre: sabato, domenica e festivi 10.00-12.00 – Visite su prenotazione 0721 776904/805099 –
Per attività didattica 335-7333830E-mail: informazioni@museo
terremarchigiane.it Sito: www.
museoterremarchigiane.it.
Novembre 2005
Programmati interventi di qualificazione
Ostra Vetere migliora
gli impianti polivalenti
di SILVIO OTTAVIANI
Rilancio degli impianti sportivi e riqualificazione della passeggiata di Via
Marconi. Sono questi due degli interventi, di cui la Giunta municipale di
Ostra Vetere ha approvato i progetti esecutivi e su cui, gli uffici stanno
predisponendo le procedure d’appalto. Due opere pubbliche importanti
per quasi trecentomila euro di investimento.
“Due opere che puntano – come hanno sottolineato il sindaco Massimo
Bello, l’assessore alla Qualità urbana ed edilizia sportiva Carlo Casagrande e l’assessore ai Lavori pubblici Gaetano Truffellini – non solo a
migliorare e ad incentivare la sicurezza e la circolazione pedonale, ma
anche a migliorare i servizi offerti e la fruizione degli stessi da parte della
comunità”.
Si interverrà, in particolare, sulla passeggiata che fiancheggia via Marconi nel tratto ricompresso fra il centro commerciale “La Ginestra” e l’edificio delle scuole medie. Il progetto prevede la costruzione di un nuovo
marciapiede più comodo e la posa in opera di una ringhiera in ferro sul
lato del marciapiede che dà verso valle.
Verranno anche rifatte alcune sezioni della pavimentazione, rimosse le
barriere architettoniche, realizzati due nuovi attraversamenti pedonali con
posa in opera di specchi parabolici per migliorare le condizioni di sicurezza nella circolazione dei veicoli e dei pedoni.
Notevoli anche le modifiche strutturali in progetto (sono previsti due lotti
funzionali) per quanto riguarda la riqualificazione degli impianti sportivi
di via San Giovanni, che attualmente ospitano una pista polivalente e due
campi da tennis.
Gli attuali impianti, orami quasi inutilizzati e poco fruibili a causa di una
serie di disfunzioni, saranno integralmente sostituiti da due nuovi campi
polivalenti e da un ampia area parcheggio che potrà, all’occorrenza, essere utilizzata anche come spazio polifunzionale per feste, raduni ed altre
manifestazioni anche di carattere sportivo. L’intera zona sarà messa in
sicurezza,saranno realizzati nuovi servizi igienici, verranno completati i
percorsi pedonali e sistemati gli accessi in modo tale che sia facilitato
l’ingresso al “campus sportivo” da parte di macchine operatrici per i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria o dei mezzi di soccorso in
caso di necessità.
SPORT
l’Eco 23
Ha avviato una politica di rilancio per essere sempre più competitiva
L’Atletica Senigallia punta in alto
di PAOLO BERDINI
L’Atletica Senigallia è intenzionata a tornare ai fasti di un tempo. In
questi mesi la società senigalliese
è impegnata in una politica di rilancio con l’obiettivo principale di
formare una squadra agonistica capace di competere a livelli sempre
più elevati.
Ultimamente sono stati organizzati dei corsi per l’avviamento all’atletica leggera dei ragazzi delle scuole elementari e medie. Corsi che si
svolgono il martedì, giovedì e sabato, dalle ore 15 in poi, al campo
delle Saline, coordinati dagli istruttori della società Carlo Mattioli e
Sandro Petrolati.
Ma quest’anno, al di là dell’attività promozionale, capace di dare risultati in prospettiva, la società senigalliese ha preso parte, con la sua
squadra giovanile, a numerose
competizioni, sia a livello regionale, sia a livello nazionale, riscuotendo risultati più che soddisfacenti.
Il punto di forza della società è indubbiamente il mezzofondista
Matteo Pericoli (classe 1987), vincitore di manifestazioni di rilievo e
realizzatore del miglior tempo di
categoria (Juniores) a livello regionale (1’57”19) sugli 800 metri.
Da seguire con attenzione anche
Alessio Monti (classe 1989) che
Un gruppo di giovani e giovanissimi dell’Atletica Senigallia con i loro istruttori
nella categoria Allievi - 400 e 800
metri - si è sempre posizionato ai
primissimi posti. Il giovanotto ha
certamente potenzialità e caratteristiche per poter migliorare ulteriormente i suoi già buoni risultati.
Nel settore femminile quattro atlete su tutte meritano attenzione e
considerazione per quanto di buono sono riuscite a fare nel 2005. Si
tratta della mezzofondista Arianna
D’Amico (classe 1989), che è da
considerare tra le migliori, a livello
regionale, negli 800 metri Allievi.
Validissima e capace di offrire ri-
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sultati sempre più soddisfacenti
Alissa Casagrande (classe 1989)
campionessa regionale nel lancio
del giavellotto e protagonista di
un’ottima prova ai campionati italiani Allievi di Rieti.
Due giovanissime promesse, infine, nella categoria Ragazze. Si tratta di Yessica Perez (classe 1992)
che ha conquistato il titolo regionale nei 60 metri e si è poi classificata al secondo posto in altre tre
specialità: salto in lungo, triathlon
e cross; e Giulia Lattanzi (classe
1993) che ha ottenuto risultati più
che lusinghieri che lasciano ben
sperare per il futuro nella velocità
e nel triathlon.
Va inoltre aggiunto che Monti,
Casagrande, D’Amico, Perez e
Lattanzi sono anche risultati tra i
protagonisti nelle finali provinciali
e regionali dei campionati studenteschi, contribuendo alle affermazioni dei loro istituti. Per l’Atletica
Senigallia sta quindi per andare in
archivio una stagione più che positiva, nella speranza di riuscire, il
prossimo anno, a conquistare risultati ancora più importanti.
Novembre 2005
24 l’Eco
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