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OrchiBò2015
16 e 17 Maggio 2015 dalle 10:00 alle 19:00
Segnatevi la data!
Anche quest’anno, alla nostra mostra, potrete:
 ammirare esemplari rari e spettacolari di orchidee alla mostra di Sala
Franceschini
 conoscere le attività dell’Associazione
 comprare bellissime orchidee dai fornitori presenti (italiani e stranieri)
 assistere alle dimostrazioni che AERADO terrà all’interno della propria
serra, situata nel Parco della Villa
 togliervi DUBBI, soddisfare CURIOSITA’, condividere l’AMORE per queste
magnifiche piante!
E non mancherà l’assegnazione della “Best in show“!!I Giudici Internazionali
della AIO (Associazione Italiana Orchidologia), infatti, assegneranno un premio
alle orchidee più belle PORTATE DA VOI!Le piante andranno consegnate
SABATO entro le 12.00 e presentate, entro le 15.00, indicando il nome della
specie botanica o, per gli ibridi, delle specie genitrici.Andrà inoltre specificato
se la pianta è già stata vincitrice di altri premi.
Per tutta la durata della mostra i Soci A.E.R.A.D.O. saranno a disposizione per
consigli e informazioni.Sarà inoltre possibile prenotarsi per i corsi in programma ed
iscriversi all’Associazione.
Parco e Villa Aldrovandi Mazzacorati
La Villa sorge sul territorio della tenuta di Camaldoli acquisita da Annibale
Marescotti nel 1616. Alcuni anni più tardi, dopo la morte di Raniero nel
1690, la nobile dimora con giardino passò alla famiglia Aldrovandi. Nel 1696
la casata degli Aldrovandi acquistò la seicentesca tenuta dei Marescotti che
sorgeva lungo quella che allora si chiamava Strada di Toscana. Alla fine del
’700 la villa divenne proprietà dei marchesi Mazzacorati.
Nonostante alcuni lavori condotti sulla casa per renderla degna di
un'importante famiglia senatoria, essa mantenne pressoché inalterata la
propria struttura ad un solo piano con loggia passante fino al 1761 quando
cominciarono i lavori in vista delle nozze di Gianfrancesco Aldrovandi
Marescotti con Lucrezia Fontanelli.
Il 24 settembre 1763 fu inaugurato il
teatrino a due ordini di logge
sorrette da cariatidi e telamoni di
stucco di Petronio Tadolini, con busti
di F. Balugani e pitture del Basoli. Nel
1765 fu compiuta la sopraelevazione
del secondo piano della villa. Il
progetto definitivo è di Francesco
Tadolini che dalla prima metà del
1770 al 1772, ispirato ai moduli
neoclassici, portò a compimento il
nuovo aspetto della villa con il corpo
centrale porticato a sei colonne, timpano ed ali porticate semiellittiche.
Costituisce la trasformazione in ambito bolognese di una villa veneta con
barchesse di chiara ispirazione palladiana.
Giardino Ferruccio Busoni di Villa Mazzacorati
Dalla solenne cancellata d’ingresso si apre il giardino all’italiana: due prati,
al centro dei quali si trovano le fontane, ornati da alberelli di arancio spinoso,
aiuole di rose antiche e siepi. La restante porzione del parco presenta
caratteristiche più paesaggistiche e romantiche, con viali alberati, zone
d’ombra e panchine.
Si estende intorno alla monumentale villa, antica residenza suburbana di nobili
famiglie bolognesi come i Marescotti, gli Aldrovandi e i Mazzacorati, che la
abitarono dai primi del ‘600 fino al secolo scorso (l’aspetto neoclassico è
dovuto a trasformazioni e ampliamenti della seconda metà del ‘700).
Fin dalla costruzione, alla villa faceva da contorno uno sfarzoso giardino che si
prolungava nella grande tenuta circostante. Nelle linee essenziali il disegno è
rimasto quello di un tempo: lo spazio davanti alla villa è occupato da un
giardino all’italiana con aiuole fiorite (fra cui una collezione di rose antiche),
siepi, due grandi esemplari di leccio e tasso, alberelli di arancio spinoso e
fontane; alle spalle dell’edificio, viali alberati fiancheggiano composite macchie
boscate che conservano qualche notevole esemplare sopravvissuto agli scempi
dell’ultima guerra; la serra ospita una collezione di orchidee tropicali.
Il giardino, di proprietà dell’Azienda USL Città di Bologna, ha una superficie di
3,6 ettari; è intitolato al celebre pianista e compositore Ferruccio Busoni
(1866-1924), per un periodo direttore del liceo musicale bolognese.
Teatro di Villa Aldrovandi Mazzacorati
Questo autentico gioiello celato nell'ala
sinistra della Villa Aldrovandi Mazzacorati
costituisce l'unico esempio di teatro privato
suburbano a noi pervenuto nel bolognese.
Espressione della vivacità culturale del secolo
dei lumi, il teatrino viene realizzato per
volontà di Giovan Francesco Aldrovandi,
attore dilettante commediografo e cultore
appassionato di teatro.
L'inaugurazione avviene il 24 settembre
1763 con la tragedia scritta da Voltaire nel
1736 l'Alzira e tradotta da Vincenzo
Fontanelli, esponente della corte degli Estensi
di Modena e suocero del proprietario.
Su una planimetria rettangolare due ordini di
balconate si svolgono con andamento
ininterrotto ad “U”.
La raffinatezza dell’ambiente è conferita dalla
delicatezza dei colori pastello degli affreschi e dai corpi sinuosi di venti tritoni e
cariatidi che sorreggono le balconate. Nelle mani di queste figure si
appoggiavano lanterne, ghirlande di fiori, ramoscelli o festoni in occasione di
particolari festeggiamenti.
Il teatro, famoso per la sua acustica, può ospitare fino ad 80 persone. Grazie
alla gestione da parte dell’Associazione “Cultura e Arte del ’700“, si svolge una
regolare ed intensa stagione di rappresentazioni, concerti, opere liriche e
conferenze da oltre 15 anni.
L’Associazione “Cultura e Arte del ‘700”
L’Associazione “Cultura e Arte del ‘700” è nata per volere dell’allora Presidente
del Quartiere Savena Dott. Franco Sisto Malagrinò che nel 1993, chiese ad
alcuni di noi, facenti parte della Commissione Cultura del Quartiere, di creare
un’Associazione LFA (libera forma associativa) a tutela del “ Teatro 1763”, sulla
base di una convenzione col Quartiere Savena, per custodire, conservare e
riaprire un Teatro rimasto chiuso fino allora e la cui esistenza era sconosciuta
ai più, anche ai bolognesi.
Seguendo le indicazioni della Sovrintendenza con l’allora Svrintendente
Dott.ssa Jadranka Bentini e con l’aiuto economico dovuto all’interessamento
dell’Ing.Bottino, seguendo le indicazioni delle storiche AnnaMaria Matteucci,
Deanna Lenzi e l’architetto del Comune Sara Franceschini, furono eseguiti i
lavori di ritocchi pittorici.
Grazie al lavoro, alla professionalità dei volontari dell’Associazione “Cultura e
Arte del ‘700” ed al loro entusiasmo, grazie alla conduzione della Dott.ssa Frati
che seppe coinvolgere i dirigenti e grazie all’intensa attività teatrale di alto
livello e spessore culturale svolta, il Teatro, da noi chiamato “Teatro 1763”, è
decollato al pari di Teatri già avvalorati nel tempo.
Per interessamento della Dott.ssa Frati, dal 2002 il Teatro è iscritto
all’Associazione Europea dei Teatri Storici PERSPECTIV e partecipa alla “Route
of Historical Theatres” approvato dalla Comunità Europea. Dal 2007 ad oggi,
con Progetti presentati alla Comunità Europea fino al 2017 PERSPECTIV ha
ottenuto sussidi dalla CCE per fare conoscere e tutelare i Teatri Storici iscritti
nella rete europea.
Ogni nazione Europea partecipante ha evidenziato la posizione dei propri Teatri
Storici in una Mappa, corredando con notizie storiche ed orari di apertura per
visite onde incrementare il turismo e divulgare l’esistenza dei teatri stessi.
Collegando come in un Puzzle i Dépliants di ogni nazione, si forma l’Europa dei
Teatri. Questa importante “Route” parte dal Nord dell’Europa per arrivare a
Malta ed è sempre in estensione. L’ultimo Progetto da realizzare entro il 2017
ha già dato i suoi frutti: espansione verso Est come la Croazia ed il Libano.
Uno degli scopi fondamentali di PERSPECTIV, oltre a quelli già esposti quali: il
rispetto della storicità, il loro mantenimento e la divulgazione della conoscenza,
è l’ interscambio culturale fra i popoli, per una migliore conoscenza e fruizione
intelligente e proficua dei Teatri e per la loro conservazione a testimonianza di
un passato da non distruggere.
Marilena Frati
Presidente Associazione Cultura e Arte del ‘70
Museo Storico del Soldatino "Mario Massacesi"
All'interno della villa è ospitato il Museo Storico del Soldatino "Mario
Massacesi". I materiali con cui sono costruite le figure sono dei più vari: carta,
piombo, stagno, stucco, latta, pasta di legno, plastica, così come è varia la
provenienza e il tipo di produzione (pezzi unici e in serie).
Tra le curiosità si segnalano i soldatini in cartoncino dipinto, appartenuti a
Giacomo Leopardi, i soldatini piatti di stagno "di Norimberga", modellini in
pasta, gesso, plastica e gomma dura, dipinti a mano e i soldatini in piombo
della metà del XIX sec. fino ai primi anni del XX sec. Inoltre collezioni
tematiche (Carabinieri, la Legione Straniera) e ricostruzioni. Fra le rarità,
soldatini in carta dell'esercito pontificio (1820), Hillpert di Norimberga (inizi
'800), Pellerin d'Epinal (1870), Adam Schweitzer (1820), Lucotte (1900), G.
Schneider (1903), Furth (1880-1910); inoltre stampi, attrezzatura da wargame, diorami, macchine da guerra di latta degli anni 1910-40.
Da “il Resto del Carlino” del 15/02/2015
Un esercito di carta, piombo e stagno.
"Qui si impara la storia giocando"
Colloquio con Andrea Ventura, direttore del Museo Nazionale del Soldatino e
Figurino storico di Bologna “MARIO MASSACCESI”
di Luca Orsi
Bologna, 15 febbraio 2015 - Sulla giacca non porta gradi né mostrine. Ma
comanda un esercito di 14mila uomini. Che (per fortuna) non spareranno
mai un colpo. Andrea Ventura – 55 anni, bancario, uno stage in scenografia
con il tre volte premio Oscar Carlo Rambaldi – dal 2007 è il direttore del
Museo nazionale del soldatino ‘Mario Massaccesi’. «Il terzo in Europa per
importanza», precisa. Nato nel 1974, su iniziativa di un cenacolo di collezionisti
e appassionati che si riuniva da Piero Rossi, storico negozio di giocattoli di
via D’Azeglio, il museo ebbe la prima sede in piazza Calderini. Dal 1992 è a
Villa Mazzacorati. Oggi – con 32 associati – vuole essere «la casa di tutti i
collezionisti d’Italia».
Da bambino giocava con i soldatini?«Ci passavo interi pomeriggi. I primi
furono dell’Airfix, soldati italiani e francesi della Grande guerra».
Confessi: ogni tanto ci gioca ancora.«No, ma solo perché non ho tempo.
Però li colleziono».
Quanti ne ha?«Circa 16mila pezzi».
Più dell’intero museo?«Beh, per motivi di spazio ne esponiamo 14mila. Ma il
patrimonio del museo, frutto di donazioi, lasciti e collezioni private, è di circa
280mila pezzi».
Quanto spazio vi servirebbe?«Diciamo 1600-1800 metri quadrati. Oggi
stiamo in 160. E dire che, dal 1994, c’è un’assegnazione al Baraccano...».
Chi sono i soci?«Andiamo dal grafico al notaio. C’è anche il sindaco Virginio
Merola. È un appassionato. In ufficio, a Palazzo d’Accursio, tiene alcuni
soldatini con uniformi risorgimentali».
Che tipo di soldatini esponete, al museo?«C’è davvero di tutto. Dalla carta
al legno, dalla latta allo stagno, dal piombo alla plastica».
Che periodo storico coprite?«Dagli antichi egizi alle guerre più recenti».
Quali sono i pezzi più belli?«Difficile dirlo, perché ciascuno ha la propria
passione».
Proviamo.«Sono molto interessanti i soldati dell’esercito pontificio in
cartoncino leggero, disegnati e dipinti a mano. Sono dei primi dell’800,
vengono dalla casa di Giacomo Leopardi, a Recanati».
Altre curiosità?«La serie dei marescialli di Francia ritagliati da un foglio edito
dalla Imagérie d’Epinal nel 1870, ritoccati dallo sconosciuto proprietario di
allora, che ne ha dipinto i volti».
I pezzi più preziosi?«I soldatini di piombo che Napoleone Bonaparte regalò
per il battesimo al figlio Francesco, il Re di Roma, soprannominato l’Aiglon».
Quanto valgono?«Molto, molto. Tanto che, per motivi di sicurezza, non li
esponiamo al museo. Almeno finché non avremo una sede adeguata».
Altri pezzi a lei cari?«I soldatini legati alla storia di Bologna. Sono pezzi
unici, realizzati in sinergia con il Museo Medievale. Loro ci danno la
documentazione storica, noi realizziamo i soldatini. È un po’ un modo di
ripassare la storia giocando».
Ne costruisce anche lei?«Sì, con tutte le scenografie di contorno: mura.
case, corsi d’acqua, alberi ...».
Dove ha imparato?«La scenografia è sempre stata la mia passione. Alla fine
degli anni 90 ho anche frequentato uno
stage tenuto da Carlo Rambaldi, il papà
di ET, organizzato al Centro giovanile dei
Giardini Margherita».
I bambini giocano ancora con i
soldatini?«Meno di un tempo. Ma i
nostri laboratori didattici con le scuole
hanno un grande successo. I bambini si
appassionano, e questo mi fa ben
sperare».
Viene mai preso in giro per questa
sua passione?«Da mia madre. Ogni
tanto scuote la testa e mi dice: hai
cinquant’anni e giochi ancora con i
soldatini».
di Luca Orsi
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Notizie dal passato
MUSEO MEDIEVALE, FANTI, CAVALIERI E RE
I SOLDATINI RACCONTANO BOLOGNA E IL MEDIOEVO
Inaugurata venerdì 3 ottobre 2014 al Museo Medievale, in via Manzoni
4, la mostra “Fanti, Cavalieri e Re. I soldatini raccontano Bologna e il
Medioevo”. Realizzata dal Museo Nazionale del Soldatino e Figurino storico di
Bologna "Mario Massaccesi" in collaborazione con Istituzione Bologna
Musei/Museo Civico Medievale, l'esposizione si pone l'obiettivo di ripercorrere
la storia della città tra il XII e il XV secolo, anche attraverso i suoi personaggi
più rappresentativi come Taddeo Pepoli o Giovanni II Bentivoglio, e di
ricostruire quello che contemporaneamente accadeva in Europa. Un viaggio per
rivivere la storia attraverso soldatini in miniatura che riproducono
fedelmente le araldiche e gli stendardi delle famiglie nobili bolognesi,
mostrando - attraverso ricostruzioni di scene realizzate con grande dovizia di
particolari - come si svolgeva la vita nella Bologna Guelfa e in Italia nel
periodo della battaglia della Fossalta (1249), evento che vide i Bolognesi
prevalere sulle truppe dell'Imperatore Federico II di Svevia e decretò l'inizio
del tramonto del Sacro Romano Impero. Sono ricostruiti inoltre lo sviluppo di
Bologna e le vicende di quegli stessi anni nell'Europa attraversata e martoriata
dalla guerra dei Cent'anni, guerra che si combatté per rivalità dinastiche e per
supremazie territoriali fra Regno d'Inghilterra e Regno di Francia.
All'interno della mostra potranno essere ammirati oltre duecento soldatini in
miniatura, di cui alcuni realizzati appositamente per l'occasione, costruiti e
dipinti anche da campioni del mondo del settore, insieme ad altri provenienti
da varie collezioni private italiane ed estere.
Si segnala inoltre la presenza di una serie di soldatini “toys”, figurini in fusione
unica prodotti e dipinti in serie, realizzati in esclusiva per il Museo del
Soldatino, che riproducono fedelmente i simboli delle Società e delle
Corporazioni attive a Bologna nel XIII secolo. Sempre allo stesso periodo
rimandano i soldatini autocostruiti (“models”), cioè formati da più pezzi
assemblati fra loro, magistralmente dipinti, raffiguranti portabandiera delle
milizie.
A corredo dell'esposizione verranno inoltre esposti per la prima volta al
pubblico due plastici che riproducono fedelmente, il primo l'entrata del
Carroccio del Comune di Bologna attraverso le mura della città, il secondo il
“Borgo del Tordello”, amena località della Toscana, durante un giorno di festa
nel XIII secolo.