IL GIOCO DELLE REGOLE: corso di aggiornamento tenutosi presso

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IL GIOCO DELLE REGOLE: corso di aggiornamento tenutosi presso
IL GIOCO DELLE REGOLE: corso di aggiornamento tenutosi presso la scuola nei
mesi di novembre2008-gennaio 2009
Vi hanno partecipato tutti i docenti di scuola primaria e di scuola dell’ infanzia
unitamente a tutto il personale A.T.A.
ESPERTO : Prof.Dott. Saverio Abbruzzese
Psicologo psicoterapeuta
Criminologo clinico
• ALCUNI COMPORTAMENTI, CHE AD UN’ETÀ POSSONO ESSERE
CONSIDERATI FISIOLOGICI,AD UN’ALTRA ETÀ DIVENTANO
PATOLOGICI
• ALCUNI EVENTI AD UN’ETÀ SONO PARTICOLARMENTE
RUSTRANTI, MENTRE AD UN’ALTRA ETÀ POSSONO RISULTARE
QUASI INDIFFERENTI
• CONDIZIONI DI DISAGIO E DISADATTAMENTO INSICUREZZA E
FRUSTRAZIONE
• IL BAMBINO È SICURO DI SÉ QUANDO È SICURO DELL’AFFETTO
DELLE PERSONE DA CUI DIPENDE
SITUAZIONE FRUSTRANTE
STATO DI FRUSTRAZIONE
SOGLIA ALLA FRUSTRAZIONE
MODALITÀ REATTIVE
SINTOMI PSICOSOMATICI
ORGANI BERSAGLIO O COMPLICI
SINTOMI VISCERALI
SINTOMI RESPIRATORI
SINTOMI CUTANEI
I FIGLI NON SONO ALBUM DA COLORARE COME PIACE A NOI
Khaled Hosseini
RUOLI GENITORIALI
I genitori hanno smesso di farsi obbedire per paura e hanno deciso di farsi obbedire per
amore; una delle conseguenze sembra consistere nel fatto che i bambini sono meno
costretti a doverli idealizzare e gli adolescenti non hanno più il compito di
deidealizzare i loro genitori.
G. Pietropolli Charmet
LE NUOVE FAMIGLIE
FAMIGLIA MATRIARCALE
FAMIGLIA PATRIARCALE
FAMIGLIA “FIGLIALE”
Avere il coraggio di educare significa
- prima di tutto avere il coraggio di esercitare la disciplina.
La disciplina è il figlio non amato della pedagogia e tuttavia costituisce il
fondamentodell’intera educazione.
B. Bueb
In che cosa consiste questa crisi? In un cambiamento di segno del futuro: dal futuropromessa al futuro-minaccia. E siccome la psiche è sana quando è aperta al futuro (a
differenza della psiche depressa tutta raccolta nel passato e della psiche maniacale, tutta
concentrata sul presente), quando il futuro chiude le sue porte o, se le apre, è
inquietudine, allora, come dice Heidegger, “il terribile è già accaduto”, perché le iniziative
si spengono, le speranze appaiono vuote, la demotivazione cresce, l’energia vitale
implode.
U.Galimberti
BULLISMO
- PREPOTENZA
- ESIBIZIONISMO
- EROTISMO
VIOLENZA
AGITA
SUBITA
ASSISTITA
PARTECIPATA
BULLI E PUPE
I bulli utilizzano maggiormente le mani
Le bulle utilizzano preferibilmente la parola
IL RUOLO DI BULLO
VITTIMA DEL PROPRIO RUOLO
UN RUOLO CHE NON SEMPRE PIACE
SPESSO VOGLIONO CAMBIARE VITA MA NON POSSONO
CI CHIEDONO DI FERMARLI NEL CORSO DI INTERVENTI
Giustificazione morale
Questa pratica di disimpegno morale opera sull’interpretazione del comportamento: il
danno arrecato ad altri viene reso personalmente e socialmente accettabile facendo
appello a scopi altamente meritevoli. Attraverso una re-interpretazione cognitiva
dell’azione deplorevole, la persona evita di sentirsi colpevole poiché agisce dietro un
imperativo morale.
I cambiamenti più radicali osservabili nel comportamento distruttivo per opera del
meccanismo della giustificazione morale sono particolarmente evidenti nella condotta
militare. Persone educate a condannare l’atto di uccidere possono trasformarsi in bravi
combattenti contro “spietati oppressori che hanno una grande fame di conquista”, o
essere addirittura orgogliosi di essere i “custodi della pace nel mondo”.
Alcuni esempi del ricorso al meccanismo della giustificazione morale li troviamo in alcune
affermazioni che i ragazzi sono soliti usare quali, ad esempio:
Va bene ricorrere alla forza se è necessario per proteggere i propri amici
E’ bene dire bugie se ciò serve ad evitare che i tuoi amici vengano rimproverati o puniti
Va bene mentire se ciò può evitare che gli amici vengano perseguiti penalmente
E’ lecito battersi per difendere l’onore del proprio gruppo
Etichettamento eufemistico
Si tratta di un meccanismo che utilizza il linguaggio eufemistico per ingentilire e
mascherare offese e atrocità, conferendo loro una maggiore tollerabilità o, addirittura,
uno status di rispettabilità. Attraverso l’uso contorto delle parole, l’azione riprovevole
appare benevola, sollevando in tal modo chi la compie dal sentirsi personalmente
responsabile del danno arrecato. L’utilizzo di espressioni palliative è una delle
strategie a cui si ricorre per rendere rispettabile una azione reprensibile. Definirsi
“combattenti per la libertà” anziché terroristi ne è un tipico esempio di utilizzo. Anche
gli eufemismi svolgono la stessa funzione: un’azienda che decide di licenziare alcuni
dipendenti potrebbe preferire parlare di un ridimensionamento delle proprie operazioni
a un livello di opportunità di mercato più vantaggiose.
Frasi del tipo:
È bene lasciarsi un po’ andare nelle feste
Fa bene essere un po’ “brilli” di tanto in tanto
Il gioco d’azzardo è un “passatempo” come tutti gli altri
Va bene “raccontare storie” se ciò può giovare a far bella figura con una donna/un
uomo
Confronto vantaggioso
Questo meccanismo sfrutta il principio del contrasto secondo cui, presentando due eventi
uno vicino all’altro, il primo condiziona il modo in cui l’altro viene percepito e
valutato. Un giudizio morale, quindi, può essere manipolato strutturando abilmente
ciò con cui ci si confronta. Azione deplorate possono apparire accettabili se messe a
confronto con azioni ancora più riprovevoli. Tanto più oltraggioso sarà l’operato
confrontato, tanto più la propria condotta reprensibile apparirà giustificata, innocua o
addirittura benefica.
Esempi di confronto vantaggioso possono essere affermazioni del tipo:
Le menzogne dei ragazzi non sono niente al confronto della falsità del mondo degli
adulti
Di fronte alla corruzione dello stato non pagare tutte le tasse dovute è più che normale
Gli scontri tra i giovani negli stadi non sono nulla al confronto degli scontri tra
opposte fazioni politiche
Non si può condannare chi si rifiuta di pagare le multe, vista la corruzione che c’è nei
tutori dell’ordine
Dislocamento della responsabilità
Il dislocamento della responsabilità fa parte dei meccanismi che operano attraverso una
distorsione nella relazione causa-effetto. Attribuendo la responsabilità ad altre
persone, specie se autorevoli, si offusca completamente il proprio coinvolgimento
personale. Espressioni che indicano il ricorso al dislocamento della responsabilità
possono essere:
I ragazzi non possono essere puniti se, istigati dagli altri, fanno a botte
Se uno perde le staffe durante una rissa, non gli si può dare tutta la responsabilità
delle conseguenze delle sue azioni
Quando il traffico scorre velocemente non si possono multare gli automobilisti che per
stare al passo superano i limiti di velocità
I ragazzi non possono essere incolpati se fumano qualche spinello perché la maggior
parte degli adulti usa droghe ben pesanti
Diffusione della responsabilità
Ricorrendo a tale meccanismo si attenua la responsabilità individuale facendo in modo
che la colpa non possa ricadere sul singolo, dal momento che si tratta di una colpa
“collettiva”. Così come le decisioni di gruppo costituiscono un buon espediente per non
assumersi la responsabilità di comportamenti poco accettabili, allo stesso modo ci si
sente autorizzati a comportarsi in maniera più disdicevole rispetto al proprio modo
abituale di agire quando la responsabilità personale è offuscata dall’intervento
collettivo. Espressioni quali:
Non ha senso che l’individuo si rammarichi per le ingiustizie le cui responsabilità sono
della collettività intera
Ci sono violenze di gruppo che non possono essere imputate ad alcun individuo
Quando opposte fazioni vengono a confronto, i singoli militanti non sono responsabili
di eventuali offese arrecate agli avversari
Il singolo non può essere ritenuto responsabile degli scontri nei quali si trova coinvolto
quando diversi gruppi di tifosi si trovano a confronto
Distorsione delle conseguenze
Questo meccanismo di disimpegno morale agisce attraverso la noncuranza o la distorsione
delle conseguenze di un’azione in modo da indebolire il ricorso a reazioni
autodeterrenti. Quando si agisce in modo scorretto per trarne un vantaggio personale,
l’unico modo per non sentirsi in colpa è quello di evitare di guardare in faccia il danno
arrecato agli altri o di minimizzarlo. Fintanto che l’individuo riesce, infatti, a
ignorare, minimizzare, distorcere o non credere ai risultati negativi della propria
condotta, l’autocensura può rimanere disattivata. E’ più facile, in altri termini, fare
del male agli altri se la loro sofferenza non è immediatamente visibile, o quando le
azioni riprovevoli sono fisicamente e temporalmente lontane dalle loro conseguenze
osservabili. Espressioni tipiche del meccanismo di distorsione delle conseguenze in
azione possono essere affermazioni quali:
La maggior parte delle persone esagera nel parlare dei pericoli della droga
Agire con la forza è il miglior modo per ristabilire l’ordine
Molte donne provano piacere quando sono fisicamente maltrattate
Distruggere le cose vecchie è un modo per convincere la scuola a dotarsi di nuove
attrezzature
Deumanizzazione della vittima
Questo meccanismo di disimpegno morale agisce attraverso una diversa valutazione della
vittima; quest’ultima viene del tutto privata della sua dignità umana in modo tale che
si possa escludere, nei suoi confronti, qualsiasi sentimento di identificazione. È noto,
infatti, come esista una propensione naturale e fisiologica a non esercitare violenza nei
confronti dei nostri simili nel momento in cui li consideriamo tali. Rendendo la vittima
non più nostro simile, invece, attraverso il ricorso alla sua deumanizzazione, diventa
più facile a giustificare la propria condotta. Espressioni quali:
Le prostitute non meritano alcun rispetto dal momento che sono avide di guadagni
La maggior parte dei poliziotti non sono altro che porci
E’ arduo riconoscere alle prostitute il rispetto che normalmente si prova per gli esseri
umani
La maggior parte dei poliziotti non sono altro che dei gran “bastardi”
Attribuzione di colpa alla vittima
L’attivazione di questo meccanismo porta l’individuo a ribaltare la responsabilità
dell’offesa sul destinatario di essa. Si tratta di una modalità di disimpegno morale
frequentemente usata laddove la cultura porta a ritenere che se a una persona è
successo qualcosa di negativo, in qualche modo se lo è meritato. Le espressioni che
seguono costituiscono degli esempi tipici dell’attribuzione di colpa alla vittima:
Se le persone lasciano in giro le proprie cose è colpa loro se poi qualcuno le prende o le
ruba
E’ comprensibile il mettere a tacere, anche usando maniere dure, quelli che continuano
a dar fastidio, nonostante siano stati invitati a smettere.
E’ giusto punire chi parla male della tua famiglia
Va bene picchiare qualcuno che mostra l’intenzione i offendere i tuoi amici o la tua
famiglia
Una che va vestita in quel modo …
RIFLETTIAMO INSIEME
“Se fossi il genitore del bullo impedirei di fargli fare gli sbagli che ho fatto io”
Che cosa faresti per impedire episodi di prepotenza?
Direi ai prepotenti che con la violenza si riceve solo altra violenza
Parlerei con la persona che mi insulta facendogli capire che non deve giudicare le
persone dall’aspetto fisico.
Metterei delle telecamere in tutta la scuola e dei giovani bidelli muscolosi.
Chiederei aiuto ad adulto anche se è un estraneo
Io racconterei tutto agli insegnanti e ai genitori
Boo e che ne so, metti che per difendere i deboli le prendo pure io.
Essendo una femmina non potrei fare nulla.
Io ormai ci sono abituato e me ne sto zitto e buono sennò poi fuori dalla scuola passo i
guai.
Io personalmente niente perché intromettendomi fra due ragazzi che litigano con le
mani potrei rischiare la mia incolumità.
Lo direi alla maestra prima di tutto e poi lo direi io stessa a tutta la scuola
Beh, io non farei niente, perché come dicono i miei genitori se mi intrometto il resto lo
devo avere io
Conosco un modo per impedire alcune prepotenze: basta distogliere il cacciatore dalla
p r ed a
Mi indurirei e cercherei di non aver paura per nessun motivo
Farei fare delle classi formate da meno bambini così c’è più silenzio e si studia di più
Farei io stesso degli episodi di prepotenza
RIFLETTIAMO INSIEME
“Scapperei….”
“Non molto, ma i grandi si”
“Più sicurezza nei corridoi, fuori le classi, nei bagni, in palestra, nel cortile negli
spogliatoi, all’uscita della scuola vigili sia alle 8:00 che alle 13:00 e alle 14:00”
“Mi comporterei come vogliono i prepotenti”
“Farei mettere un braccialetto elettronico che ogni volta che i prepotenti si comportano
male subiscono una scarica elettrica”
Secondo me queste prepotenze non ci dovrebbero essere perché noi siamo i genitori del
domani e non credo che il mondo voglia degli abitanti maleducati e incivili!
Se fossi un genitore che cosa faresti?
Prima di tutto cercherei di tranquillizzarlo e di metterlo al sicuro e poi cercherei di
capire chi è stato.
Chiederei a mio figlio di perdonarlo.
Parlerei con i genitori del ragazzo che ha aggredito mio figlio senza alzare le mani.
Lo farei controllare da un ottimo psichiatra perché non c’è da vergognarsi se non
girano tutte le rotelle.
Cercherei di capire perché mio figlio è così violento.
Penserei che non ho educato bene mio figlio e gli farei fare un altro anno di catechismo.
Prenderei quel bambino che ha fatti del male e lo porterei in collegio con il suo genitore
Se fossi un insegnante che cosa faresti?
Gli farei una bella nota sul diario e sul registro,lo caricherei di compiti,telefonerei ai
suoi genitori e lo sospenderei per tre settimane.
Lo espellerei per sempre dalla scuola.
Boccerei il prepotente anche se ha dei buoni voti.
Prenderei una mazza sottile “abbattendoli” sulle mani la mazza
Gli farei capire che essere dei bulli non è una bella cosa per il suo bene, anzi, i
compagni lo escludono ancora di più perché hanno paura
Lo metterei con il banco vicino la cattedra, non gli farei fare ricreazione e non lo
manderei in bagno
Perderei tempo ad ascoltare i bambini dandogli dei consigli
Metterei una crocetta al comportamento e lo farei vedere ai genitori dicendo: dovete
comunicare di più con vostro figlio sennò si chiude dentro e fa monellerie
Chiamerei direttamente il Tribunale.
Se io fossi un insegnante andrei in fondo fino alla fine e vorrei capire cosa spinge
questo bambino a comportarsi così
Chiamerei i genitori a colloquio dalla preside per decidere insieme la giusta punizione
da dare al bullo.
Parlerei con i genitori di entrambi i bambini
Se fossi un giudice che cosa faresti?
• Se il colpevole avesse più di quattordici anni lo metterei in un penitenziario
minorile, se fosse più piccolo darei una multa alla famiglia.
• In relazione all’accaduto e alla sua gravità farei sottoporre il ragazzo a cure
psichiatriche, lo sottometterei agli assistenti sociali ed infine, in casi molto gravi,
imporrei il carcere minorile
• Darei una punizione esemplare ai genitori del prepotente perché sono loro ad
avergli insegnato ad alzare le mani.
• Gli farei fare un periodo in un istituto tipo militare molto severo.
• Lo farei stare un mese in galera.
• Farei provare al prepotente l’esperienza del carcere minorile. così loro possono
capire che è meglio essere liberi e buoni che cattivi e rinchiusi in celle.
• Manderei a casa del bullo i servizi sociali.
Condannerei questi bambini per mesi senza poter parlare con altri bambini
Multe di prepotenza
Giustificherei i bambini che sono stati maltrattati e darei una punizione ai bambini
che non sanno rispettare gli altri
Io li metterei subito in collegio, senza toccare cibo e li farei lavorare invece di fare i
prepotenti
Ordinerei ai maestri di aiutare i bimbi che usano prepotenza per farsi ascoltare
Farei mettere dei poliziotti in classe a osservare chi è prepotente
I giudici non perdono tempo per queste cavolate
Gli farei fare dei lavori per migliorare la città. Lo condannerei a pulire pavimenti dalla
fine delle lezioni al pomeriggio
Sceglierei una risposta alternativa: se il bambino cattivo non fa più male all’altro (il
bambino buono) lo proteggerà nel caso venisse maltrattato
Farei decidere al bambino che ha subito la prepotenza la condanna al bullo
Descrivi brevemente un episodio di prepotenza che hai visto, subito a scuola
• Io ho subito un episodio di prepotenza: in bagno un ragazzo, senza motivo, mi ha
sbattuto forte sul vetro; per fortuna io sono riuscito a farlo ragionare.
Successivamente mi ha minacciato, , io non gli ho dato retta e adesso non mi dà
più fastidio anche perché i collaboratori scolastici hanno preso provvedimenti.
• Un ragazzo più grande, nel tragitto scuola-casa, mi ha minacciata dicendomi che
avrei dovuto portargli dei soldi.
• Gli episodi che subisco da un mio compagno: minacce, violenze fisiche e verbali,
bestemmie sulla mia famiglia. Non lo racconto mai a nessuno
un mio amico di classe è stato prepotente:mi ha preso in giro sul mio cognome e sul mio
corpo. Mi sono sentito molto male e mi è sembrato che non gli voglio parlare per molto
tempo
A me è successo che mi hanno preso in giro e mi hanno dato pugni e calci e altre molte
co s e
In poche parole tutto avviene in modo strano! Cerchi di fare il meglio di te, ma ad
essere contenta è solo la maestra; infatti mi è capitato di essere considerata “secchiona”
da un gruppo di bambini.. In genere sono un po’ tutti e questo mi fa sentire un po’
diversa dagli altri. Io non me la prendo molto... So rispondere, fare una brillante
battuta, ma come quella volta la tristezza mi è un po’ assalita
Io ho subito moltissime prepotenze: ora vi spiego. Io ho subito maltrattamenti da un
certo bambino che è figlio di boss e io sono costretto a fare quello che mi dicono oppure
ho mazzate. ma non ho mai dato mazzate ad un estraneo, ma questo bambino mi
costringe. Io ho paura e dico che anche se da grande mi sparano io non diventerò
mafioso ma diventerò un cattolico. E loro mi chiamano “peccato”. E io di queste
persone ho paura
Per un po’ di tempo mi prendevano in giro per il cognome di mia madre, ma io facevo
finta di niente anche se a volte mi sentivo male e mi veniva voglia di piangere. Un bel
giorno tutto questo finì prendendo in giro un altro mio amico.
"Oh Grande Spirito,
concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare,
e la saggezza di capirne la differenza".
preghiera Cherokee
Se esiste un uomo non violento,
perché non può esistere una famiglia non violenta?
E perché non un villaggio?
una città, un paese, un mondo non violento?
Gandhi( 1869-1948)
Grazie per l’attenzione.
Saverio Abbruzzese