Omelia nel funerale di don Sergio Bruschi

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Omelia nel funerale di don Sergio Bruschi
Omelia nel funerale di don Sergio Bruschi
Galgagnano, 3 novembre 2008
Celebriamo la s. Messa in suffragio dell’anima del sacerdote don Sergio Bruschi, parroco
di Galgagnano dal 2005 (prima, dal ’97 Amministratore parrocchiale).
Ordinato presbitero il 20 giugno 1964 don Sergio ha ricoperto numerosi incarichi in
Diocesi e fuori diocesi: Vice rettore al Collegio vescovile e insegnante in Seminario a
Lodi; Cappellano degli emigranti in Belgio per ben 24 anni prima a Namur e poi a
Bruxelles; Direttore della Caritas lodigiana dal 1995 al 2007 e Responsabile per la
Cartisa Lombarda della collaborazione con la Caritas Europa; collaboratore pastorale a
Mignete dal 1995 al 1997; infine, come già ricordato, amministratore parrocchiale prima
e parroco poi di Galgagnano.
Una vita, quella di don Sergio, totalmente dedicata agli altri, ai poveri, agli ultimi, per i
quali ha speso la sua esistenza sacerdotale, con i poveri di qui, dei nostri territori, e con i
poveri di Paesi lontani, gli emigranti di allora, gli immigrati di oggi.
Sentiremo su questo la testimonianza di padre Bruno Ducoli, suo collega e amico
nell’impegno in Belgio e in Europa.
In questa breve omelia desidero innanzitutto, con il Vicario Generale, il Direttore della
Caritas lodigiana, il Vicario foraneo, presentare le più sentite condoglianze ai famigliari,
alla parrocchia, ai colleghi di Bruxelles, a tutti gli Operatori e ai volontari della Caritas, ai
compagni di Messa, ai tanti amici che perdono un riferimento sicuro, capace di fede, di
speranza e di carità, testimone coraggioso e coerente di una concezione della vita che
privilegia il dare sull’avere, la comprensione sulla ricerca di sè, la solidarietà e la
giustizia sull’individualismo egoista.
A tutti assicuriamo la nostra vicinanza e la nostra preghiera.
Desidero poi richiamare i grandi valori con cui la fede, specie in questi giorni, in questa
ottava dei morti, ci invita a dare senso religioso, cristiano, alla vita e alla morte.
Le letture bibliche appena ascoltate ci invitano a continuare, per così dire, la meditazione
intorno al mistero della morte evocato dalla liturgia di ieri (Commemorazione di tutti i
defunti), un mistero, quello della morte, che ci supera, ci trascende, ci inquieta e che
soprattutto ci interroga: Perchè la morte? Perchè dobbiamo morire? Perchè si muore
anche quando si è ancora nel pieno delle forze?
In un recente articolo comparso su alcuni quotidiani nazionali il card. Carlo Maria
Martini, arcivescovo emerito di Milano, commentando il famoso scritto di Papa Paolo VI
“Pensiero alla morte” così si esprime: “Io mi sono più volte lamentato col Signore perchè
morendo non ha tolto a noi la necessità di morire. Sarebbe stato così bello poter dire:
Gesù ha affrontato la morte anche al nostro posto e morti potremmo andare in Paradiso
per un sentiero fiorito. Invece Dio ha voluto che passassimo per questo duro calle che è
la morte ed entrassimo nell’oscurità, che fa sempre un pò paura. Mi sono rappacificato
col pensiero di dover morire quando ho compreso che senza la morte non arriveremmo
mai a fare un atto di piena fiducia in Dio. Di fatto in ogni scelta impegnativa abbiamo
sempre delle “uscite di sicurezza”. Invece la morte ci obbliga a fidarci totalmente di
Dio”.
“La morte ci obbliga a fidarci totalmente di Dio”, dice il card. Martini. Si, è proprio
vero: di fronte alla morte la fede di ciascuno viene posta al vaglio, viene, per così dire,
misurata, nella sua autenticità, perchè è lì, nel momento della morte, che noi siamo
chiamati a fidarci totalmente di Dio.
Del resto è quanto ci ricorda il brano di Vangelo appena ascoltato: di fronte al dramma
della morte del fratello Lazzaro, che getta Marta e Maria nello sconforto, Gesù le invita a
fidarsi di lui nonostante tutto.
Cari fratelli e sorelle, noi camminiamo nella fede e non ancora in visione chiara, e questo
vale anche per la morte. Non abbiamo descrizioni dell'adilà, molte cose non le sappiamo.
Ma viviamo nella speranza, perchè Gesù ha detto che "chi crede in me, anche se muore,
vivrà". Allora il morire diventa una pasqua, un passaggio verso una vita nuova, bella e
definitiva.
Nella prima lettura tratta dall’Apocalisse di san Giovanni abbiamo sentito risuonare
queste parole: “Beati fin d’ora i morti che muoiono nel Signore....riposeranno dalle loro
fatiche, perchè le loro opere li seguono”. Don Sergio, siamo sicuri, sta riposando nel
Signore in attesa di godere della beatitudine eterna. Egli portà con sè le tante buone opere
compiute durante la sua vita sacerdotale con le quali ha aiutato tanti fratelli e sorelle che
erano nel bisogno.
Preghiamo per la sua salvezza eterna. E chiediamo a lui di pregare per noi, per la nostra
salvezza, per la nostra fedeltà e perseveranza, per le vocazioni sacerdotali e religiose, per
il servizio della carità.
Caro don Sergio, con la liturgia della Chiesa noi, oggi, vogliamo dirti in coro: "In
paradisum deducant te Angeli...", "In paradiso ti accompagnino gli Angeli, al tuo arrivo ti
accolgano i martiri e ti conducano nella santa Gerusalemme. Ti accolga il coro degli
Angeli e con Lazzaro, povero in terra, tu possa godere il riposo eterno nel cielo”.
Ricordati in Paradiso di tutti i poveri e gli emarginati che hai amato e aiutato. Ricordati
dei tuoi amici. Ricordati delle tue sorelle e dei tuoi famigliari.. Ricordati della tua
parrocchia, che anche noi ringraziamo fraternamente per la collaborazione che ti ha
prestato in questi anni, con il nuovo Oratorio e con tutta la Comunità