5 aprile 1730, Beauvais † 24 settembre 1814, Roma

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5 aprile 1730, Beauvais † 24 settembre 1814, Roma
Séroux
d’Agincourt
* 5 aprile 1730, Beauvais
† 24 settembre 1814, Roma
Il periodo francese. Un uomo dallo spirito illuminato, ben inserito nella società francese
dell’Ancien Régime
Jean-Baptiste-Louis-Georges Séroux
d’Agincourt nacque a Beauvais il 5 aprile 1730
da una famiglia della piccola nobiltà. Destinato
inizialmente alla carriera militare, optò per la
carriera diplomatica e divenne infine membro
della Ferme générale. Questo gli consentí un
confortevole tenore di vita e tempo e denaro a
disposizione. Séroux si interessò di arte così
come di botanica e di mineralogia,
condividendo questi interessi con Jean-Jacques
Rousseau. Possedeva un gabinetto da
collezionista, in cui raccolse soprattutto disegni:
la sua collezione era formata in gran parte da
disegni originali di artisti italiani. Fu amico di
grandi artisti quali Boucher, Van Loo, VigierLe Brun, degli Enciclopedisti e di altri eruditi;
frequentò i salotti parigini e, da ultimo, il
mondo degli antiquari.
Il Grand Tour in Europa.
L’Inghilterra e la moda gotica
Illuminista e uomo di mondo,
all’età di 47 anni, dopo la morte di
Luigi XV, venne spinto dai suoi
numerosi interessi a desiderare di
scoprire l’Europa, dando inizio al
suo lungo viaggio dall’Inghilterra,
che aveva affascinato gli
Enciclopedisti ed i Philosophes
dell’età dei Lumi. Séroux vi
conobbe un gran numero di
collezionisti. Visitò la collezione di
Sir Charles Townley e fece visita a
Horace Walpole nella sua residenza
gotica di Strawberry Hill.
L’incontro con questa sorta di
‹moda del Medioevo› è all’origine
del grande interesse rivolto in
seguito da Séroux a questo periodo
storico. A partire da quel momento
Séroux iniziò a raccogliere i primi
disegni di monumenti. Si interessò
anche alla pittura dei ‹primitivi›
che scoprì presso i collezionisti del
luogo.
Il Grand Tour in Italia
Gli incontri con i bibliotecari e gli autori di ‹Historiae›
italiani fatti nel corso del suo pellegrinaggio ispirarono e
guidarono Séroux nelle sue ricerche. I contatti avuti gli
fecero comprendere la necessità di riprodurre con
precisione le opere per permetterne lo studio, inteso come
una ‹autentica storia figurativa› dell’arte medievale. La
documentazione raccolta era già molto ricca prima ancora
che Séroux si trovasse di fronte alle antichità in Italia.
Residenza a Roma
Casa e giardino nel villino oggi
Stroganoff in via Gregoriana
Roma (1779-1814)
Séroux giunse a Roma nel novembre del 1779
ed andò ad abitare nei pressi del Pincio e, a
partire dal 1800, in via Gregoriana. La sua
casa, in cui era possibile ammirare i frutti delle
sue ricerche e la sua collezione di oggetti
medievali, divenne rapidamente una tappa
obbligata per i viaggiatori ed i curiosi di ogni
nazionalità impegnati nel Grand Tour; tra di
essi Gustavo III di Svezia (1784) e Goethe
(luglio 1787). Séroux d’Agincourt non si
allontanò più da Roma se non per alcune
escursioni, trovandovi rifugio dai rivolgimenti
rivoluzionari di Parigi, ma soprattutto le risorse
finanziarie per portare a termine la sua opera.
In questa città, che aveva già visto nascere le
teorie di Winckelmann, ebbe a disposizione dei
collaboratori fidati, sia italiani che francesi, ed
il sostegno della sede romana dell’Accademia di
Francia. Egli occupò una posizione di rilievo
all’interno dell’ambiente culturale francese ed
internazionale presente a Roma ed anche
presso le personalità eminenti del luogo.
Negli anni dell’assedio di Roma da parte
dell’esercito napoleonico e della Repubblica
Romana Séroux ottenne la residenza a Roma
ed in seguito scelse, ancorché autorizzato a
rientrare in Francia, di rimanere nella sua città
di adozione fino alla morte, avvenuta nel 1814.
Qui sotto:
La zona intorno a piazza Trinità de’Monti con
via Gregoriana e via Sistina sul Catasto Urbano
del 1824. Nel rettangolo la casa ed il giardino
del d’Agincourt, il futuro villino Stroganoff.
Il monumento funebre
nella chiesa S. Luigi dei
Francesi (quinta
cappella a destra).
Photo Robert van Poppelen
Histoire de l’art
par les monumens
depuis sa décadence au IVe siècle
jusqu’à son renouvellement au XVIe
L’influsso delle raccolte antiquarie
Prima di lasciare Parigi nel 1776 Séroux studiò le
opere d’arte attraverso edizioni illustrate, con
attenzione alla qualità delle riproduzioni. Venne
quindi a trovarsi all’incrocio tra i due grandi filoni di
opere: il trattato illustrato ed il repertorio o la raccolta
di incisioni.
La storia della decadenza delle arti
Séroux si dedicò in particolare allo studio del basso
impero, del medioevo e de ‹les siècles de décadence›.
Mentre lo sguardo di tutti gli storici, estimatori d’arte
ed artisti era prevalentemente rivolto ai modelli
antichi, Séroux si impegnò a fondo nell’esplorazione
di questo ‹désert immense›.
Mostrare lo sviluppo dell’arte: ‹la marche›
Anziché creare un mero repertorio di
oggetti artistici, Séroux tentò di
presentare la storia dell’arte nella sua
evoluzione attraverso il mutamento
delle forme nel corso dei secoli. Le
tavole dovevano offrire una sintesi
visiva di queste trasformazioni grazie
al raffronto tra le immagini. Nella sua
‹Histoire de l’art› Séroux presentò,
per la prima volta, una ‹summa›
documentaria ed un sistema di
classificazione focalizzato in primo
luogo sull’arte medievale.
Suddividere per offrire una visione dettagliata ed organizzata
Per realizzare uno studio comparativo
di tale ampiezza Séroux ripartì in
gruppi le opere selezionate: in base
alla tipologia e alla tecnica, alla
scuola di pittura o scultura, alla
provenienza. All’interno di ognuna
delle tre grandi categorie tradizionali
da lui mantenute – Architettura,
Scultura, Pittura – egli collocò
elementi selezionati lungo le diverse
epoche in modo tale da creare
associazioni perspicue.
L’impostazione cronologica del
trattato porta con sé tale visione
‹suddivisa› della stessa opera d’arte.
La necessità di spazio
La ‹summa› documentaria raccolta
da Séroux inizialmente non aveva
paragoni. La separazione delle
immagini dal testo aveva però anche
degli svantaggi. Per la consultazione
era infatti necessario aprire contemporaneamente tre volumi: i ‹Discours
historiques›; le tavole illustrate
corrispondenti; infine l’indice delle
tavole che consentiva di risalire
dall’immagine al testo.
Storia dell’arte
col mezzo dei
suoi monumenti
dalla sua decadenza nel IV sec. fino al suo
risorgimento nel XVI sec. con aggiunte
La prima edizione italiana del testo qui
esposto è anche la prima traduzione
dall’originale in lingua francese. Nella sua
ambizione di tratteggiare una visione
d’insieme, Séroux si scontrò con le difficoltà
di gestire lo spazio disponibile sulle tavole.
Quasi ispirate da un vero ‹horror vacui›, le
tavole comparative di ognuna delle tre
sezioni raggruppano cronologicamente la
produzione di ciascun periodo sforzandosi di
conservare nelle riproduzioni delle opere le
loro corrette proporzioni.
La prima traduzione italiana offre già una
parziale soluzione al disagio della
consultazione dell’edizione francese: le
didascalie presenti nella ‹Table des planches›
sono qui pubblicate a fronte della tavola
illustrata corrispondente. In tal modo il
numero dei volumi da consultare
contemporaneamente si riduce a due. A tal
fine le tavole furono incise ex novo. Pur
trattandosi indubbiamente della traduzione
più fedele, si notano alcune differenze nelle
incisioni del secondo gruppo di artisti
rispetto al primo.
Un’eco della decadenza delle arti nel XVIII secolo?
L’obiettivo di prevenire una ‹dégradation du
goût› è tanto più evidente nel contesto artistico
della seconda metà del XVIII secolo. A partire da
queste critiche nacque nel corso della seconda
metà del secolo un nuovo orientamento
dell’Accademia, che riportava in auge in
particolare l’osservazione del modello greco
classico e la pratica del disegno per recuperare il
‹bon goût›.
Come facendo eco a tali polemiche, che avevano
avuto luogo qualche anno prima nell’ambiente
artistico francese, Séroux inaugurò nella sua
opera un nuovo modello di formazione in campo
artistico individuandone il ‹contre-exemple› nei
prodotti dell’arte medievale divenuti, dopo il
Rinascimento e grazie al recupero dell’arte
classica alla fine del XVIII secolo, sinonimo di
decadenza.
Studi e lavori
preparativi
Il ‹Prospectus› e le prove di stampa
Preparazione della stampa
Nella vetrina si presentano facsimili di
materiali conservati nell’Archivio Lanciani
(BIASA, Palazzo Venezia). La maggior parte
della documentazione preparatoria però,
utilizzata solo in parte nella pubblicazione, è
riunita in quattordici album e conservata nella
Biblioteca Apostolica Vaticana in virtù del
lascito del Séroux.
La raccolta delle prove di stampa eseguite per
le tavole de l’«Histoire de l’Art» apparteneva al
Séroux. Prima di inviare, nel 1805, le tavole a
Parigi, egli ne aveva conservato qualche copia
per farne dono ai suoi amici. La raccolta
contiene anche disegni preparatori e
riproduzioni di opere d’arte (qui accanto).
Sulle prove di stampa i titoli talvolta non sono
precisati, oppure sono scritti a mano: questi
comparvero difatti soltanto nell’edizione
definitiva, inseriti nelle incisioni a cura
dell’editore.
Il ‹Prospectus› del 1810
Il ‹Prospectus› in otto
pagine è un vero e proprio
dépliant, nel quale sono
riassunti, oltre al
contenuto, agli scopi, alla
storia, ai modi di
esecuzione, al progetto ed
alla distribuzione
dell’opera, anche le
condizioni di
sottoscrizione. Sulla prima
pagina è incollata una
velina con il ritratto del
d’Agincourt.
Le incisioni
Per le sue tavole Séroux scelse la
tecnica dell’acquaforte, con
scarso uso di chiaroscuro,
privilegiando in tal modo la
semplicità dell’oggetto
raffigurato. La
schematizzazione del disegno
promuoveva lo studio
comparativo e tipologico. Un
eccezione era la pittura dove gli
incisori cercarono di
compensare la mancanza del
colore con tecniche ed effetti.