programma di sala - Società del Quartetto

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programma di sala - Società del Quartetto
Martedì 4 novembre 2014
ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Khatia Buniatishvili
pianoforte
Musorgskij – Quadri di un’esposizione
Chopin – Scherzo n. 2 in si bemolle minore op. 31
Ravel – La Valse
Stravinskij – Tre movimenti da Petrushka
Stagione 2014-2015
Concerto n. 2
Di turno
AntonioBisceglia
Magnocavallo
Marco
Andrea Kerbaker
Luciano
Martini
Consulente Artistico
Artistico
Consulente
Paolo Arcà
Paolo
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È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni,
audio o video, anche con il cellulare.
Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione.
Si raccomanda di:
• disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici;
• evitare colpi di tosse e fruscii del programma;
• non lasciare la sala fino al congedo dell’artista.
Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdì precedente il concerto.
Modest Musorgskij
(Karevo, Pskov 1839 - San Pietroburgo 1881)
Quadri di un’esposizione (ca. 34’)
Promenade - 1. Gnomus - Promenade - 2. Il vecchio castello - Promenade 3. Tuileries (Dispute d’enfants après jeux) 4. Bydlo - Promenade - 5. Ballet
des poussins dans leurs coques 6. Deux juifs l’un riche et l’autre pauvre Promenade - 7. Limoges. Le marché (La grande nouvelle) 8. Catacombae.
Sepulcrum romanum [Con mortuis in lingua mortua] 9. La cabane sur des
pattes de poule (Baba-Jaga) 10. La grande porte. Dans la capitale de Kiev
Anno di composizione: 1874
Anno di pubblicazione: San Pietroburgo, 1886
Al momento della scomparsa, a soli quarantadue anni, il 28 marzo 1881 (il 16,
secondo il vecchio calendario russo) Musorgskij era considerato un povero alcolista e la sua musica, al di fuori della cerchia degli amici più cari, non destava il
minimo interesse. Non avrebbe forse lasciato traccia, se il critico Vladimir
Stasov e Nikolaj Rimskij-Korsakov non avessero conservato la memoria
dell’amico con scritti e la pubblicazione postuma delle sue musiche. Il loro impegno è stato fondamentale per tenere aperto il canale tra la musica di Musorgskij
e la cultura del Novecento, che ha visto nel suo spirito indipendente e visionario
un precursore dell’artista maudit e decadente.
Le revisioni di Rimskij-Korsakov non erano improntate però a criterî filologici,
ma le sue “correzioni” erano forse l’unico modo per far sopravvivere la musica
dell’amico. Un ottimo esempio di questo tradimento a fin di bene è rappresentato dai Tableaux d’une exposition, che nella trascrizione orchestrale di Ravel
(1922) sono diventati una delle composizioni più popolari del Novecento. Il lavoro era nato per pianoforte all’indomani della prematura scomparsa nel 1873
dell’architetto Viktor Hartmann, un giovane artista vicino al Gruppo dei
Cinque. A un anno dalla morte Stasov aveva radunato i suoi lavori in una mostra
commemorativa, che fornì a Musorgskij lo spunto per una serie di pezzi caratteristici. La traduzione più corretta sarebbe forse Immagini di un’esposizione,
perché in effetti si trattava soprattutto di disegni e acquerelli, in buona parte
frutto di impressioni di viaggio. Bydlo, per esempio, si riferiva a un tipico carro
polacco tirato dai buoi. Il vecchio castello con il trovatore invece è un ricordo
dell’Italia, così come le Catacombe e le Tuileries di Parigi. C’erano anche bozzetti per scenografie, come il Ballet des poussins, mentre la Grande porta di
Kiev era il disegno per il progetto di un monumento voluto dallo zar Alessandro
II. Il ciclo, scritto in poche settimane nel 1874, venne pubblicato postumo nel
1886, nella revisione di Rimskij-Korsakov. La prima versione conforme all’autografo risale al 1930, grazie all’Edizione completa di Musorgskij pubblicata in
Russia a cura di Paul Lamm.
Musorgskij, che era un eccellente pianista, aveva definito la raccolta come un
semplice “album”. In realtà i Quadri formano un ciclo vero e proprio, coerente
dal punto di vista della forma, unito da profonde relazioni armoniche e soprattutto fornito di una chiara traiettoria poetica, che culmina nel grandioso blocco
finale degli ultimi tre numeri. Il costante ritorno del tema della Promenade
conferisce alla successione degli episodi non solo una solida struttura, ma anche
una suggestiva lettura poetica. All’inizio infatti la Promenade incarna il punto
di vista dell’autore, in contrapposizione alla visione del mondo espressa dai
disegni. Man mano che procede la visita, però, le due dimensioni tendono a
sovrapporsi, finché negli ultimi numeri si fondono in un’unica prospettiva, quando il tema della Promenade viene inglobato all’interno delle ultime immagini.
Un altro elemento essenziale dei Quadri è il carattere russo, messo in evidenza
fin dall’inizio della Promenade, “Allegro giusto, nel modo russico, senza allegrezza, ma poco sostenuto”. Le storie suggerite dalle immagini forniscono
innumerevoli spunti per attingere al patrimonio della musica popolare russa,
persino dove ad azzuffarsi dovrebbero essere dei marmocchi francesi (Tuileries).
L’aspetto complementare del romanticismo slavofilo era il realismo, che abbonda nei Quadri. La ruvida scrittura pianistica di Musorgskij si adattava molto
bene a esprimere con precisione sonora certe caratteristiche delle illustrazioni,
come il pesante movimento del carro (Bydlo), il vivace battibecco delle comari
al mercato (Limoges) o il ritratto dei due ebrei. In maniera analoga ai giovani
intellettuali populisti, Musorgskij era animato da un profondo senso di dovere
morale e di compassione. Riteneva che l’arte avesse il compito di dire la verità
e di rappresentare la vita in tutti i suoi aspetti. I Quadri in effetti cercano di
esprimere tutte le forme in cui si manifesta l’esperienza umana, nei suoi aspetti di volta in volta banali e grotteschi, reali e fantastici, tragici e comici.
Frédéric Chopin
(Zelazowa Wola 1810 - Parigi 1849)
Scherzo n. 2 in si bemolle minore op. 31 (1837) (ca. 11’)
Con la generazione di Chopin, la musica per pianoforte imbocca una strada
nuova. Fino a quel momento, la Sonata rappresentava il genere di composizione
di gran lunga più importante. I giovani musicisti romantici, al contrario, consideravano la Sonata una forma problematica, inadatta a esprimere il loro tempo.
Questa diffidenza si estendeva anche alle forme legate alla Sonata come lo
Scherzo, che Chopin trasforma in un genere nuovo e indipendente. I suoi
Scherzi sono infatti lavori di sapore teatrale, dove il carattere eroico si mescola
al tragico e al comico, come nei drammi di Shakespeare. A differenza di Berlioz
e Mendelssohn, però, Chopin non era sensibile al lato soprannaturale dell’arte.
Nei suoi Scherzi non si trova la sfrenata vitalità e il frusciare di creature misteriose presente in tanta parte della produzione romantica. Lo Scherzo in si
bemolle minore op. 31, scritto nel 1837, gioca sul contrasto spettacolare tra
suono e silenzio, tra carattere ritmico ed espressione melodica. La sua vocazione teatrale però s’incarna in una forma musicale rigorosa e complessa, articola-
ta in quattro sezioni. Il percorso armonico tocca via via tonalità molto lontane
come re bemolle maggiore, la maggiore, do diesis minore. La scrittura pianistica è altrettanto variegata, alternando ariosi arabeschi in stile danzante alla
densa sonorità dei passi a quattro voci. Il senso architettonico è sempre molto
sviluppato in Chopin, tuttavia il tentativo di leggere lo Scherzo op. 31 attraverso lo schema della forma sonata è destinato all’insuccesso. La ripresa del materiale iniziale non esprime lo spirito della Sonata classica, bensì il senso di un
ritorno a casa dopo un lungo percorso.
Maurice Ravel
(Ciboure, Pirenei 1875 - Parigi 1937)
La Valse, trascrizione dell’autore per pianoforte solo (1920) (ca. 10’)
Ravel appartiene a una generazione che non mette più il soggetto al centro del
mondo. Una sola volta, però, la musica di Ravel si lancia a esplorare la fenomenologia dell’essere, scendendo nei vorticosi abissi della Valse. L’idea di scrivere
un omaggio sinfonico al mondo di Johann Strauss risaliva a prima della Guerra.
«Ho concepito quest’opera - afferma l’autore nel suo Schizzo biografico - come
una specie di apoteosi del valzer viennese (progetto 1906) al quale si mescola,
nel mio spirito, l’impressione di un volteggiare fantastico e fatale».
Nel 1919 Diaghilev propose a Ravel di comporre la musica per un nuovo balletto.
Il soggetto della Valse recita: «Un vortice di nubi lascia intravvedere, a squarci,
delle coppie che ballano il valzer. Le nubi si dissipano poco a poco: si distingue un
immenso salone popolato da una folla volteggiante. La scena si rischiara progressivamente. L’abbaglio dei lampadari risplende al ff. Una corte imperiale, verso il
1855». Ravel pensava alla grande Vienna dell’imperatrice Sissi e dei valzer di
Johann Strauss figlio, emblemi di una civiltà cancellata per sempre nella carneficina della Guerra. Mahler e Sibelius avevano già offerto degli esempi di valzer
come metafora dell’inquietudine moderna. Eppure la violenta espressività della
musica di Ravel colpisce con una forza nuova e selvaggia. Il vortice della danza
sembra mascherare orrori sconosciuti, e rivela una reazione emotiva senza precedenti. La Valse è la sola musica di Ravel a richiedere un sottile rubato, un
mezzo espressivo estraneo alla natura della sua musica.
L’inizio del pezzo è l’immagine di un’angoscia che prende forma nell’animo,
prima che nelle cose. La tonalità assume i contorni di re maggiore, ma viene
deformata da un velo di note estranee, come se la musica giungesse da lontano.
Il poème chorégraphique è articolato in diversi episodi, secondo la tradizione
viennese del valzer da concerto. La sequenza dei temi prende via via il carattere di un ricordo nostalgico e un po’ melanconico. Alla fine di questa lunga parentesi, il ritmo inquietante dell’officina infernale riemerge dalle profondità notturne. Ora la danza è sconvolta, squassata da un vento irrazionale che inghiotte
nel suo vortice suoni e figure, fino al collasso dello stesso ritmo di 3/4 nell’ultimo, brutale accordo che chiude il lavoro.
Igor Stravinskij
(Lomonosov, Russia 1882 - New York 1971)
Tre movimenti da Petrushka (1922) (ca. 15’)
Tra l’esordio parigino dell’Uccello di fuoco e lo scandalo del Sacre du Printemps,
Stravinskij compose un balletto ispirato alla figura popolare di Petrushka, allestito al Théâtre du Chatelet il 13 giugno 1911. L’autore stesso spiegava nelle
Chroniques de ma vie la particolare importanza del pianoforte: «Volli divertirmi
con un lavoro orchestrale in cui il pianoforte avesse una parte predominante,
una specie di Konzertstück. (...) Dopo aver compiuto questo pezzo bizzarro cercai un titolo che esprimesse con una sola parola il carattere della mia musica, e
di conseguenza la figura del mio personaggio. Un giorno feci un balzo di gioia:
Petrushka! L’eterno e infelice eroe di tutte le fiere e di tutti i paesi!». L’aspetto
più moderno di questa partitura è l’uso assolutamente libero della musica popolare, usata come una sorta di memoria infantile. Stravinskij attinge a un repertorio di melodie che vanno dalle vecchie canzoncine ai valzer di Lanner e ai canti
del folklore bielorusso, senza alcuna preoccupazione di tipo filologico o cronologico. La musica di Petrushka, così moderna e anticlassica, poteva riuscire familiare a un bambino di San Pietroburgo a cavallo del secolo. Una delle immediate conseguenze sullo stile è lo spiccato carattere diatonico di questa partitura,
in cui l’elemento cromatico si distingue solo, per contrasto, nella musica del
Ciarlatano. Il sovrapporsi delle tonalità crea attraverso l’urto delle dissonanze
una drammaturgia, come se il legno di Petrushka prendesse forma nella materia sonora.
Il posto privilegiato riservato al pianoforte spicca nella famosa trascrizione di
tre episodi del balletto, uno dei lavori considerati più impegnativi del moderno
virtuosismo. Il primo è la Danza russa che chiude il primo Quadro, una gragnuola di accordi che richiede all’interprete una forza di polso disumana. Il
secondo è la drammatica scena della camera di Petrushka, che viene letteralmente sbattuto in scena a calci. La scrittura pianistica evoca in maniera plastica
il groviglio di sentimenti che scuote il petto dell’infelice burattino, con una finezza di suono e di flessibilità temporale ineguagliabili. L’ultimo infine raffigura la
festa della settimana grassa, ultimo quadro del balletto, con la multiforme
varietà di colori del mondo popolare russo, che richiede alla tastiera una tavolozza di suoni degna di un’orchestra e una vitalità trascinante.
Oreste Bossini
Khatia Buniatishvili
Nata nel 1987 a Tbilisi, la pianista georgiana Khatia Buniatishvili e la sorella maggiore Gvantsa hanno iniziato a studiare pianoforte da giovanissime
sotto la guida della madre, grande appassionata di musica. Ancora oggi, esibirsi a quattro mani è una delle attività preferite delle due sorelle.
All’età di sei anni ha debuttato da solista con orchestra. Nel 2003, durante gli
studi presso il Conservatorio di Tbilisi, ha vinto un premio speciale al
Concorso Internazionale Horowitz per Giovani Pianisti di Kiev e la borsa di
studio “Elisabeth Leonskaya”. Nello stesso anno ha conosciuto Oleg
Maisenberg che l’ha incoraggiata a proseguire gli studi a Vienna. Nel 2008 ha
vinto la medaglia di bronzo al Concorso Arthur Rubinstein dove si è distinta
come miglior interprete di Chopin e come musicista “Preferita dal Pubblico”.
Nel 2008 ha debuttato alla Carnegie Hall nel Secondo Concerto per pianoforte
di Chopin. Tra il 2009 e il 2011 ha fatto parte del progetto New Generation
Artist della BBC Radio 3; nel 2010 ha ricevuto il Borletti-Buitoni Trust; per la
stagione 2011/2012 è stata inserita tra le “Rising Stars” del Musikverein e del
Konzerthaus di Vienna.
Khatia Buniatishvili si è esibita con orchestre di primo piano quali BBC
Philharmonic, Orchestra Sinfonica di Berlino, Orchestra Sinfonica della
Radio di Vienna, San Francisco Symphony, Orchestre de Paris e Orchestra
Filarmonica di Monaco, Orchestre National de France e Philharmonia
Orchestra di Londra. Ospite in recital della maggiori istituzioni musicali
europee e di festival prestigiosi quali Verbier, Lucerna, Ravinia, Aspen,
Gstaad e Amsterdam, collabora con musicisti del calibro di Gidon Kremer
e Renaud Capuçon.
Nella stagione scorsa ha suonato in recital al Musikverein di Vienna, alla
Salle Pleyel di Parigi, alla Philharmonie di Berlino e alla Wigmore Hall di
Londra, ed è stata protagonista di una tournée in Cina e Nord America e
di una serie di concerti con l’Orchestra Filarmonica di Monaco diretta da
Lorin Maazel.
Nel 2011 ha inciso per Sony Classical il suo primo CD dedicato a musiche
di Liszt; nel 2013, il Primo Concerto di Chopin con l’Orchestre de Paris e
Paavo Järvi.
È per la prima volta ospite della nostra Società.
Prossimo concerto:
Martedì 18 novembre 2014, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Quartetto Kelemen
Barnabás Kelemen è il primo violino del Quartetto che porta il suo nome, secondo
una tradizione di grandi artisti ungheresi fondatori di un ensemble come Jenö
Léner, Sándor Vegh, Vilmos Tátrai, Gábor Takács. Il Quartetto Kelemen si è aggiudicato a giugno il Primo premio al Concorso Borciani di Reggio Emilia, con una
superba interpretazione del Quinto Quartetto di Bartók. Una caratteristica singolare del Kelemen è l’alternanza tra secondo violino e viola, che si scambiano posizione senza alcuna difficoltà da un pezzo all’altro. Il programma del loro primo concerto al Quartetto prevede, oltre al capolavoro di Bartók, le “Quinte” di Haydn e il
Quartetto op. 13 di Mendelssohn, offrendo così un panorama completo delle qualità stilistiche dei giovani musicisti ungheresi.
Alle ore 11.30, sempre in Sala Verdi del Conservatorio, Oreste Bossini e i musicisti guidano all’ascolto del concerto. Per studenti e Soci ingresso gratuito su prenotazione (tel. 02 795393).
La campagna abbonamenti 2014-2015 prosegue
sino al 16 dicembre per la serie Barocco e oltre.
Per i Soci/regalo 1
Il libro “La musica borghese. Milano e la Società del Quartetto 1864-2014”.
Per i non Soci, è in vendita a 25 € in sede e nelle seguenti librerie: La Scala Shop,
Bookshop Piccolo Teatro in via Rovello, Libreria Cinema Anteo, Libreria degli
Atellani, La Bottega Discantica, Libreria Cortina.
Per i Soci/regalo 2
Il concerto di due giovani Quartetti italiani emergenti (Quartetto Guadagnini
e Quartetto Noûs) aperto a tutti e in omaggio per i Soci, martedì 3 febbraio
2015, ore 20.30.
Società del Quartetto di Milano - via Durini 24
20122 Milano - tel. 02.795.393
www.quartettomilano.it - [email protected]