Bologna 19 Maggio 2012 ERGONOMIA ED ERGOMOTRICITA` NEL
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Bologna 19 Maggio 2012 ERGONOMIA ED ERGOMOTRICITA` NEL
Bologna 19 Maggio 2012 ERGONOMIA ED ERGOMOTRICITA’ NEL METODO DI MOVIMENTAZIONE PAUL DOTTE: UNO STRUMENTO DEGLI OPERATORI SANITARI AL SERVIZIO DEL MALATO. In collaborazione SIFAM Formations Aspetti ergonomici nell’attività di assistenza ai pazienti Dott.ssa Edda Maria Capodaglio, Eur Erg Fondazione Salvatore Maugeri, IRCCS Istituto Scientifico di Pavia [email protected] Fattori di rischio e aspetti ergonomici nell’attività di assistenza e movimentazione dei pazienti - Attualmente i disturbi muscolo-scheletrici sono ancora tra i più frequenti problemi di salute segnalati dai lavoratori (4° European Working Conditions Survey, 2005 ), e soprattutto negli operatori sanitari, per i quali si registra aumento dei casi di patologie muscolo-scheletriche riconducibili al lavoro. Gli operatori più esposti sono quelli di “prima linea” (ausiliari, oss, infermieri) cioè chi è addetto principalmente alla cura, assistenza e mobilizzazione del paziente; ma anche terapisti, tecnici, portantini e tutte le altre professioni sanitarie che trattano pazienti non autonomi sono esposte al rischio - Il rischio fisicamente è dovuto non solo ai sollevamenti e trasferimenti del paziente, ma anche alle fasi assistenziali in cui per l’operatore esiste un impegno posturale, statico, biomeccanico; inoltre il rischio di sviluppare disturbi muscolo-scheletrici è anche legato a fattori organizzativi, psicosociali, relazionali - Le norme (D Lgs 81, 2008 - Capo III, Gestione della prevenzione nei luoghi di lavoro – Art 15) indicano la necessità di valutare tutti i rischi per la salute e sicurezza; il rispetto dei principi ergonomici nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro; l’informazione e formazione adeguate per i lavoratori; la programmazione delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza, anche attraverso l'adozione di codici di condotta e di buone prassi - La norma ISO 11228-1, che tratta del rischio legato alla movimentazione (Lifting and carrying), specifica gli aspetti relativi all’ambiente di lavoro, all’organizzazione del lavoro ed alle caratteristiche dei soggetti implicati nella movimentazione, evidenziando la necessità di sviluppare un piano programmatico individuale basato sul possibile recupero motorio del paziente La sicurezza e la qualità della cura: salute dell’operatore e recupero delle capacità residue nel paziente - Abbattere il rischio legato alla movimentazione e assistenza significa non solo ridurre il carico biomeccanico, ma anche migliorare lo svolgimento del lavoro a diversi livelli (psicologico, relazionale, organizzativo, ambientale) e orientare maggiormente gli interventi (assistenziali e di movimentazione) al recupero delle capacità del paziente; una maggiore attenzione alla diade “paziente-operatore” consente di aumentare la sicurezza sul lavoro e nel contempo alzare il livello di qualità della cura. Per l’operatore acquisire una migliore consapevolezza della propria motricità e di quella del paziente significa ridurre il rischio di incorrere in lesioni di tipo muscolo-scheletrico e proporre momenti terapeutici in diverse occasioni. La responsabilità e competenza dell’operatore è un punto fondamentale per impostare una cultura della sicurezza proattiva. Interventi per la prevenzione - Interventi monodimensionali e settoriali (inserimento di ausili, modifica degli spazi, informazione) non sono utili per abbattere il rischio da movimentazione. E’ molto importante elaborare politiche ampiamente condivise e supportate, creando un team di riferimento multidisciplinare, fornendo agli operatori una formazione e addestramento pratico calato in scenari reali. - L’abbattimento del rischio deve essere un traguardo progressivo e verificato contestualmente, e comunque sempre attuato nell’ottica dell’approccio terapeutico al paziente e del suo maggiore possibile coinvolgimento. Ergomotricità e Metodo Dotte, la formazione al Metodo, dalla teoria alla pratica, alla valutazione del rischio nei compiti di Movimentazione. Mosè Garbui Fisioterapista Formatore con omologazione Metodo Dotte Sifam Formations Montpellier (Fr)-ERMMES Bologna Specialista in Ergomotricità Castelfranco Veneto (Tv) [email protected] Il metodo Dotte® Il Metodo di Movimentazione dei malati – manutention – Ergomotricità nel campo della cura (Méthode de manutention des malades-ergomotricitè dans le domaine du soin) ideato dal fisioterapista francese Paul Dotte, sviluppato dalla scuola Sifam Formations di Montpellier (1979), e introdotto in Italia da ERMMES di Bologna nel 2000, si propone come obiettivo fondamentale il miglioramento del comportamento umano di fronte al carico di lavoro nel quadro della prevenzione delle lombalgie da sforzo, contribuendo così a ridurre l’assenza dal lavoro dovuta al mal di schiena(1), “Partendo dalla considerazione degli elementi centrali di sforzo, ergonomia e biomeccanica, il metodo propone tecniche manuali o ausiliate basate sul sistema della “coppia di forze” paziente-operatore, valorizzando le possibilità motorie del paziente e la gestione posturale-gestuale dell’operatore”(2) in una prospettiva di miglioramento qualitativo e non di performance quantitativa (1). Non da “ricette” pronte all’uso o formule miracolose che evitano totalmente i rischi e gli sforzi, ma mira a far acquisire automatismi intelligenti partendo da un apprendimento fisico codificato. (1) Paul Dotte ha voluto dare una connotazione precisa individuabile nel titolo « Méthode de manutention des malades, ergomotricité dans le domaine du soin » nel quale la parola “manutention” fa riferimento alla sua etimologia dal Latino “manu tenere”, “tenere per mano” (1) e da tradurre più come manutenzione che movimentazione. Infatti il dizionario Devoto-Oli definisce Manutenzione “Il complesso delle operazioni necessarie a conservare la conveniente funzionalità ed efficienza” dunque ciò che si avvera nel mantenimento e/o nella ricerca dell’autonomia del paziente e al contempo della tutela della salute dell’operatore. Questo concetto “manutenzione” è molto chiaro se lo adattiamo agli strumenti di lavoro. Ma troppo spesso l’operatore sanitario, l’assistente, dimentica che il proprio strumento di lavoro su cui esercitare la manutenzione è il suo corpo e l’oggetto delle sue attenzioni su cui fare manutenzione è un altro corpo, quello del malato. Ancora, il Devoto Oli definisce movimentazione come “organizzazione del movimento delle merci in un magazzino” e anche ”nella burocrazia militare, la pratica attuazione di spostamenti o trasferimenti” Fatte queste considerazioni si evince chiaramente che il termine Manutention “tenere con mano” “manutenzione” ha in sé una valenza etimologica molto più profonda e chiara del termine movimentazione, più freddo e anonimo rispetto a “ciò” che si deve fare e con “chi” si deve fare. (3, 4 ) Tuttavia, “per non distanziarci forzosamente dall’uso che se ne fa nella lingua italiana” (1) la traduzione italiana del titolo originale in “Metodo di movimentazione dei malati, ergomotricità nel campo della cura - manutention” vuole tener conto con manutention anche del significato originario e originale dato dall’autore al Metodo. La movimentazione dei malati è una vera e propria attività di cura (PAUL DOTTE) La movimentazione La movimentazione dei malati-manutention- è un fatto inevitabile: quotidiana, rischiosa più per la sua ripetitività che per l’atto specifico di movimentazione, saltuaria rischiosa per mancata preparazione o legata al gesto improvvisato . Come il carico di lavoro che, in relazione all’ambiente in cui fra l’altro la maggior parte degli operatori sono donne, può essere più gravoso/rischioso nelle U.U.O.O. ritenute pesanti come la lungodegenza; più facile da gestire in ospedale, dove si può ricorrere all’aiuto di altri operatori e/o di ausili, che a domicilio in cui sovente l’ambiente è più ingombrato, il familiare non può essere d’aiuto e spesso gli ausili scarseggiano o sono maldestramente utilizzati. È nella finalità del Metodo dunque l’apprendimento effettivo di un uso efficace e sicuro, meglio ancora di una gestione efficace e sicura del proprio corpo (ergomotricità) mediante una preparazione corporea adeguata che permetta all’operatore di percepire il rischio presente. Ergomotricità. M. Gendrier ha definito l’ergomotricità come “L’insieme dei comportamenti psicomotori che l’uomo deve integrare per agire nel proprio lavoro, con il massimo di comfort, di sicurezza e di efficacia”. Fin dall’inizio, (P.Dotte, Méthode de manutention manuelle des malades et handicapés, 1982) il metodo Dotte introduceva il concetto di Ergomotricità e il suo procedere “a) l’analisi dei compiti, b) la raccolta dei saper-fare come filiazione del concetto degli spostamenti spontanei, c) un apprendimento gestuale codificato basato su un numero limitato di fondamentali in posture e gesti utilitari, d) l’appropriazione di un’abilità particolare, derivata da effetti facilitatori. Risorse alle quali si aggiunge un pertinente ricorso agli ausili tecnici di movimentazione dei malati. (1) a)Sono dodici i compiti, cioè le situazioni di movimentazione individuate, e vengono rapportati ad una tecnica o esercizi di base stilizzati, le maniere tipo: rotolamenti sdraiati e ribaltamenti*, traslazioni sdraiate, rialzamenti sdraiati, rialzamenti seduti, sollevamenti sdraiati sul letto, raddrizzamenti da sdraiato a seduto e abbassamento seduto sdraiato*, raddrizzamenti da seduto a in piedi e abbassamento in piedi seduto*, trasferimenti verticalizzati, trasferimenti orizzontali, trasferimenti con dislivello, sollevamenti dal suolo, trasporti. Questi compiti, nella realtà operativa possono presentarsi singolarmente o più spesso in concatenazione tra loro. * stessa traiettoria ma pro o contro gravità. b) Saper fare: il Metodo si basa sul principio dello spostamento spontaneo “gesti e traiettorie compiuti dalla persona sana che effettua da se stessa lo spostamento considerato senza aver ricevuto né consegne, né insegnamenti, né modelli.” “In gruppi numericamente elevati ed eterogenei si evidenziano degli spostamenti spontanei, significativamente predominanti con costanti costitutive che trovano la loro giustificazione biomeccanica e una programmazione neuromotoria specifica”. (1) Di conseguenza qualsiasi tecnica di movimentazione idealmente efficace per l’operatore che si allontana dal principio dello spostamento spontaneo “sarebbe estremamente pericolosa: toglierebbe infatti al malato ogni possibilità di ritrovare o utilizzare la propria potenziale autonomia gestuale” (5) (fig.2) Nella pratica clinica, l’operatore deve rispettare lo spazio e la traiettoria del movimento del suo assistito (vedi fig.1,3,4). Fig.1 (6) Passaggio seduto-in piedi: spazio di autonomia. Nello spazio ombreggiato, qualsiasi ostacolo materiale o umano genera o impedisce lo svolgimento dell’azione della persona sana ... Fig. 2 Un aiuto che non è un aiuto ...dunque a maggior ragione nella persona in difficoltà (6) Fig.3 (1) Fig.4 (1) Passaggio seduto-in piedi: la traiettoria è aperta. L’operatrice è al di fuori dello spazio di autonomia lascia spazio, da tempo, incita. c) Apprendimento codificato: nel Metodo sono state individuate 2 posture base (panca e affondo laterale flesso) e 3 gesti base (sgabello, arciere, richiamo) fondamentali utilitari di sicurezza; da questi derivano altre posture o gesti adattabili alle situazioni incontrate. Postura corretta e gesto corretto hanno finalmente con questi termini una connotazione precisa e identificabile. Ciò permette agli operatori di porsi con sicurezza di fronte al carico di lavoro fisico quotidiano. La formazione pratica ne da l’evidenza. La sicurezza operativa dell’operatore si traduce in qualità assistenziale.(4) d) L’appropriazione di un’abilità particolare: -mediante l’utilizzazione di 7 Effetti facilitatori, bussola, basculla, spatola, conca, slittato, cingolo , dondolo, tecniche gestuali precise che favoriscono le attività di movimentazione dei malati, facendo scivolare, ruotare, spingere o tirare senza sollevare o portare; - mediante l’uso di ausili la cui utilizzazione non eliminerà mai l’operazione manuale del mettere e del togliere. Ciò richiede all’operatore una formazione pratica per “usare” l’ausilio (ergonomia=prevenzione passiva) e “gestire” il proprio corpo con un corretto comportamento motorio, (ergomotricità = prevenzione attiva). La prevenzione passiva associata alla prevenzione attiva costituiscono la prevenzione a tutto campo”(7). “L’ergomotricità apre la porta all’ergonomia, l’ergonomia come una unica risorsa chiude la porta all’Ergomotricità”(7, ERMMES Corso 3° grado Formazione qualificante Metodo Dotte®), cioè se l’operatore sa muoversi può utilizzare l’ausilio in sicurezza, ma avere l’ausilio e non sapersi muovere non da sicurezza. Peculiarità del Metodo Terminologia: una terminologia figurativa specifica (mano a cucchiaio, posizione a panca, effetto dondolo…) e di facile comprensione permette agli operatori e ai pazienti di entrare subito in sintonia. Non si utilizzano termini con riferimenti patologici: dire lato inattivo (es. plegico) o da proteggere (es. fratturato o dolente) è sufficiente per far comprendere l’atteggiamento operativo da tenere. Fondamentali in gesti e posture utilitari di sicurezza: Permettono all’operatore di far fronte a qualsiasi situazione di spostamento nello spazio del proprio corpo, particolarmente del tronco, in carico, generando il minimo di sforzi meccanici a livello del rachide. Si riferiscono a 4 principi : 1. utilizzazione degli arti inferiori 2. utilizzazione degli arti superiori 3. sovrapposizione dei centri di gravità (o il più vicino possibile, senza intralci) 4. utilizzazione di appoggi anteriori (8) 5. Inevitabilità assoluta dell’Educazione Corporea Specifica Nell’Educazione Corporea Specifica risiede l’originalità del Metodo Ha lo scopo di far scoprire e controllare i modi di esecuzione tipo stilizzati (analisi), di assicurare a ciascun operatore un miglioramento della propria “abilità gestuale”, e di far tenere “una certa connivenza col corpo e la personalità “dell’altro” (il malato) (1) Originariamente il Metodo definiva questa fase ”Educazione Gestuale Specifica”, ma nella continua evoluzione dello stesso il concetto è stato ridefinito in “Educazione Corporea Specifica” e presentato in modo nuovo senza risultare sostanzialmente mutato (9) Priorità dell’insegnamento pratico su quello teorico Si pone l’accento sul vissuto della persona in formazione che deve apprendere un nuovo comportamento psicomotorio come curante, e vivere, percepire sensorialmente la movimentazione come curato al fine di comprendere al meglio la stretta relazione che c’è tra i due “attori” coinvolti . Tutte le informazioni di carattere teorico (legislazione, biomeccanica, cinesiologia, ergonomia, anatomia, patologia, ecc. ) sono di supporto. Realizzazione dei compiti e rischio Relativamente al livello di sforzo/rischio dell’operatore sono state individuate tre classi di peso (rischio): non ponderale nella quale il ricorso alla forza da parte dell’operatore non è indispensabile o comunque non grava” sull’operatore come ad esempio nei rotolamenti sul letto; sub ponderale nella quale vi è un importante ricorso alla forza da parte dell’operatore, ad esempio nei raddrizzamenti sdraiato-seduto sul letto; ponderale ove tutto lo spostamento è a carico dell’operatore come nei trasporti (es. a braccia a tre operatori fortunatamente sempre più raro …). In rapporto al contributo dato dal malato, sono tre i modi di esecuzione: l’aiutato, destinato al malato parzialmente autonomo, ma inteso come aiuto reciproco malato/operatore, il controllato, destinato al malato in grado di collaborare minimamente (controllo capo – tronco nelle verticalizzazioni), il passivo, destinato al malato totalmente dipendente. (1) Ne deriva una stretta relazione di interdipendenza tra le classi di rischio e il modo di operare che possono variare nel tempo e nelle sequenze operative: più il paziente aiuta, meno è il carico sull’operatore. (1) Il peso della persona da spostare non è un indicatore assoluto dello sforzo dell’operatore né della sua esposizione al rischio. Il modo di procedere è più importante del peso stesso. (P.DOTTE) Posizione dell’operatore: generalmente dal lato inattivo (es. plegico) o da proteggere (es. fratturato o dolente). In qualsiasi tecnica del Metodo la posizione dell’operatore è studiata per assicurare la sicurezza del suo rachide e favorire la gestualità del paziente. La comunicazione. In qualsiasi situazione, diviene necessario “comunicare con l’altro“ per renderlo soggetto e non oggetto dell’azione. Questo fattore relazionale riguarda il linguaggio verbale e non verbale. Il linguaggio verbale, oltre la terminologia specifica, consiste in particolare in informazioni, ordini precisi e chiari, quasi stereotipati, univoci per la stessa azione richiesta e per tutti gli operatori e in funzione “di quel momento”. Mentre il fisioterapista, per la sua mission è addestrato a dare ordini verbali, a ricorrere a varie stimolazioni, gli altri operatori in genere non sono preparati a questa relazione direttiva con i loro pazienti.(6) Anche questo aspetto è oggetto della formazione DOTTE. Gli ordini non verbali, dallo sguardo all’indicazione, al contatto, all’invito devono rafforzare l’ordine verbale, se non sostituirsi ad esso come spesso avviene. Le prese: il termine prese è impiegato in maniera generica per esprimere un modo di prendere, afferrare, sostenere, tenere il malato, il suo vestiario o un ausilio (1). La presa a pugno serrato si ha solo nell’afferrare il vestiario del paziente. In situazioni particolari, come nelle verticalizzazioni, le prese sono reciproche, devono permettere al paziente di trovare appoggi sull’operatore e a questi di non essere avvinghiato, prigioniero del paziente, ma libero di potersi muovere creando spinte/trazioni movimenti in coppia efficaci e nella massima sicurezza posturale e gestuale. Le prese dell’operatore devono trasmettere al malato sicurezza e fiducia, non generare ansia e frustrazione”(R. Lehemann)(10). Gli ausili: l’introduzione degli ausili nelle movimentazioni ben si inserisce nell’attività pratica connessa al metodo Dotte. L’utilizzo dell’ausilio facilita l’intervento dell’operatore pur eliminando in alcuni contesti il ricorso al principio base del movimento spontaneo e la richiesta di intervento attivo del paziente. Tuttavia l’ausilio deve essere utilizzato con discernimento, non deve sostituirsi alle possibili attività motorie del paziente e all’attenzione posturale e gestuale da parte dell’operatore che insieme permettono l’approccio qualitativo ideale con il paziente e la massima tutela del proprio corpo. In rapporto alla morfologia dell’operatore e del compito da effettuare è fondamentale saper utilizzare al bisogno il letto ad altezza variabile, vero posto di lavoro e primo ausilio in assoluto. Tutti gli elementi citati (compiti, posture e gesti, classi, modi ecc.) andranno modulati in presenza di situazioni diverse al fine di facilitare, mantenere, potenziare, e/o evocare le capacità motorie residue del paziente, instaurando con esso nel contempo una relazione empatica e positiva (2) Bisogna lavorare in funzione del proprio corpo non del peso da spostare. (P.DOTTE) La formazione La formazione pratica, rivolta agli operatori sanitari di tutte le categorie, è divisa in due parti ben distinte: l’Educazione Corporea Specifica (ECS) e le Applicazioni Cliniche (AC). Nella ECS i discenti sono messi in condizioni facilitanti per poter apprendere e “sentire” su sé stessi le posture e i gesti del Metodo. L’interiorizzazione di ogni singola tecnica passa dunque attraverso una educazione, se non Ri-educazione per chi lavora da tanto tempo. Nella fase di A. C. si tratta di addestrarsi in situazioni simulate con i corsisti o di situazioni reali con il malato che permettono la ricerca, l’integrazione, l’utilizzazione e l’adattamento delle tecniche, imparate in ECS, alle diverse situazioni che si presentano nelle varie patologie, con o senza l’utilizzo di ausili. Una terza fase: Metodologia e Pedagogia pratica, è riservata a coloro che sono destinati a divenire animatori referenti formatori interni del Metodo Dotte nelle Aziende Sanitarie in cui lavorano. Qualunque sia il tipo di formazione impartita, l’insegnamento delle tecniche del Metodo segue questa progressione: sapere come si fa da soli, sapere come si può aiutare senza intralciare i movimenti dell’altro, sapere come agire al posto dell’altro. Nella pratica clinica, la successione delle tecniche nei confronti dello stesso malato dipenderà dall’affezione a) dalla fase acuta alla guarigione: dal modo di esecuzione passivo allo spontaneo, b)nelle malattie evolutive: dallo spontaneo al passivo, c) nelle malattie croniche: generalmente nel modo aiutato (5) La Formazione qualificante, l’animatore referente formatore interno e la valutazione del rischio. Lo scopo della formazione qualificante è quello di fornire alle strutture sanitarie personale con una formazione specifica approfondita, (pratica, metodologica, pedagogica) che renda l’istituzione autosufficiente per le formazioni interne alla movimentazione. La formazione qualificante richiede di superare prove pratiche, teoriche e test fisici del corso in tre gradi successivi: 1°grado EGS, 2° grado AC e 3° grado Metodologia e Pedagogia Pratica, per ottenere la certificazione di Animatore ReferenteFormatore Interno a servizio esclusivamente del personale dipendente della propria Azienda. Caratteristiche richieste al futuro Animatore Referente - Formatore Interno: deve essere motivato, impegnato quotidianamente sul campo, animato da spirito volontaristico; deve curare la propria forma, non avere problemi fisici agli arti inferiori, conoscere bene il metodo utilizzandolo sempre nel lavoro, effettuare un’autovalutazione costante, essere preparato a svolgere la mission, avere stabilità di servizio. Nel corso del 3° grado (Metodologia e Pedagogia pratica) il futuro AR-Formatore interno si approprierà del ® P.A.I.M.E. , strumento di rilevazione dati, di valutazione del rischio, di programmazione delle formazioni interne, e la cui finalità è quella di “migliorare le condizioni del lavoro fisico dell’operatore, ridurre i disturbi muscolo-scheletrici, ottimizzare la cura verso l’autonomia dei pazienti, associare benessere e dignità alle ® persone”. ( ERMMES Corso 3° grado Formazione Qualificante Metodo Dotte ) L’ AR Formatore interno è di indispensabile e di valido aiuto allo staff di formazione, al medico competente e al RSPP (Responsabile Servizio Prevenzione Protezione) con i quali, in qualità di esperto in ergo motricità, stila il progetto di formazione alla movimentazione. L’appoggio della “gerarchia” interessata (dal Caposala alla Direzione Sanitaria) gli permetterà di poter svolgere al meglio la propria mission. Si pianificherà il progetto rivolto ad una sola o più U.U.O.O., servizi o dipartimenti interessati. L’AR potrà avviare il programma che comprende sinteticamente: lo sviluppo dell’inchiesta, con rilevazione e identificazione dei compiti (numero), ad esempio in una U.O., da parte degli stessi operatori precedentemente coinvolti ed istruiti. Si potranno conoscere i compiti predominanti, i casi difficili, i problemi operatore/malato, le situazioni ritenute a rischio. Una rilevazione di questo tipo valorizza l’operatore e la formazione impartita perché l’operatore si sente coinvolto direttamente fin dalla programmazione, in prima persona e può “quantificare” il proprio lavoro fisico con stima reale. Questo facilita la relazione empatica con l’AR – formatore interno e l’accesso alla formazione. Il Formatore interno segue l’inchiesta sul campo. Successivamente fatta un’analisi dei dati, si recherà in loco per l’individuazione delle situazioni a rischio e delle procedure non pertinenti rilevate: farà la sua perizia avendo come base di riferimento le tecniche del Metodo Dotte. Queste attività potranno essere giudicate accettabili, modificabili, pericolose (espongono a rischi muscolo scheletrici o a dipendenza della persona curata); possono essere stimate fuori dai limiti ergonomici e richiedere un intervento urgente o uno studio ergonomico e/o di rimedio sanitario, o ancora il miglioramento della condizione di lavoro. Ne risulta un quadro reale sulle situazioni di rischio. Seguirà l’ elaborazione di un progetto di soluzioni, la formazione progettata in funzione dei dati reali e non supposti ed infine la valutazione dei risultati delle azioni messe in pratica, a medio e a lungo termine.( ® ERMMES Corso 3° grado Formazione Qualificante Metodo Dotte ) L’AR stenderà un rapporto, con i dati raccolti nelle varie fasi, che sarà consegnato a tutti i responsabili “gerarchici” coinvolti (Medico competente,RSPP, staff di formazione, ufficio infermieristico, direzione sanitaria, ecc.). Questi dati reali potranno essere utilizzati per stilare il MAPO. Il formatore preparato ed esperto diverrà un vero conoscitore dell’ambiente di provenienza degli operatori e saprà adattare/trovare le soluzioni tecniche che aiutano gli operatori a muoversi e muovere in sicurezza anche negli ambienti più difficili o ingombrati, es in rianimazione per la presenza di cateteri, monitor ecc., restando sempre il più vicino possibile alle posture e gesti fondamentali di sicurezza e nella qualità di cura per il paziente. La formazione impartita avrà ricadute sul personale solo se questo è disposto a cambiare le proprie abitudini, a proporsi, a mettersi in gioco con altri operatori che non hanno avuto la stessa formazione o che all’interno dell’Azienda dovranno farlo in un secondo momento. Per qualsiasi Metodo sussiste il rischio costante di degenerare in bricolage quando viene presuntuosamente impiegato da mani inesperte. (PR. MERLE d’AUBIGNÉ) (1) Modalità di diffusione della formazione Le formazioni sono di varia durata e il Metodo Dotte da una denominazione propria in riferimento al tempo destinato alla formazione e conseguentemente all’addestramento impartito. 1-Sessione di Sensibilizzazione*: fino a 8 ore 2-Sessione di Iniziazione*: da 9 a 23 ore 3-Formazione Elementare*: da 24 a 32 ore 4-Formazione Qualificante (FQ): per futuri Animatori Referenti /formatori interni, 96 ore 3 settimane, non consecutive. 1° grado Educazione Corporea Specifica 2° grado Applicazioni Cliniche 3° grado Metodologia e Pedagogia pratica ® (apprendimento del P.A.I.M.E. , strumento di rilevazione dati, di valutazione del rischio, di programmazione delle formazioni interne) 4a-Aggiornamento obbligatorio per AR/formatori interni: 1 settimana (32 ore) *All’interno di qualsiasi sessione/formazione l’Educazione Corporea Specifica (ECS) e le Applicazioni Cliniche (AC) vengono sempre praticate. ERMMES Scuola Italiana di Ergomotricità Manutenzione Movimentazione e Sicurezza s.n.c Via G.C. Aranzio 4, C.a.p – 40141 – Bologna tel.fax 051 44 0322 – cell.339 77 49 952 e-mail [email protected] www.ermmes.it BIBLIOGRAFIA 1 - DOTTE P., Metodo di Movimentazione dei malati. “Manutention”, Ergomotricità nel campo della cura. Traduzione italiana a cura di M.Garbui. Ed. Piccin, Padova 2009 2- CAPODAGLIO EM, RAGONESI M, GARBUI M, DELISA R., Revisione di recenti contributi per una rielaborazione nei concetti di movimentazione e assistenza di pazienti. Scienza Riabilitativa 2011;13(4): 19-35 3- GARBUI M., Il “Metodo di Manutenzione Manuale dei Malati”di P.Dotte. Atti del Seminario AITR-Scienza Riabilitativa F&R, Milano EXPO-SALUTE 13 marzo 1999 4- GARBUI M., Anziano e operatore, coppia di forze, RIVISTA PRO TERZA ETA’, anno VIII, giugno 2002, n° 20, 26-38. Ed. 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In EVENTI: documentazione EXPOSANITÀ 2010 Bologna, Convegno ERMMES 27 maggio 2010 “Stato dell’arte della formazione in Europa e la Formazione DOTTE in Italia” 2. In BIBLIOGRAFIA ERMMES (ErMM&S) Scuola Italiana di Ergomotricità Manutenzione Movimentazione e Sicurezza ERMMES, esclusivista in Italia per l’insegnamento del Metodo di movimentazione manuale dei Carichi, di Movimentazione dei Malati – manutention-, Gesti e Attivazione per Anziani, promuove una politica di prevenzione finalizzata al benessere del lavoratore e alla riduzione del tasso di assenteismo provocato dal Mal di Schiena. I Formatori ERMMES sono operatori sanitari di diversa estrazione professionale Paul Dotte, fisioterapista, già Direttore della Scuola dei Quadri di Kinesiterapia di Montpellier (Fr) ha fondato e diretto il SIFAM FORMATIONS (Montpellier), scuola di formazione per la diffusione del Metodo di Movimentazione Manuale dei Carichi, di Movimentazione dei Malati – manutention -, Gesti e Attivazione per Anziani. SIFAM FORMATIONS, creata nel 1979, ha sede a Montpellier (Francia). È stata una delle prime organizzazioni nel mondo a porre particolare attenzione al carico fisico provocato dal lavoro, in modo particolare nell’ambito ospedaliero e della Sanità. Nel 1984 ha ricevuto la Medaglia della Sicurezza e del Lavoro dell’INRS – Paris (Istituto Nazionale di Ricerca e Sicurezza nel Lavoro). I Formatori SIFAM sono operatori sanitari di diversa estrazione professionale COPYRIGHT DI ERMMES SNC - BOLOGNA.