Il pointer ausiliare di caccia e protagonista nelle prove

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Il pointer ausiliare di caccia e protagonista nelle prove
IL POINTER IN CITTADELLA
Alessandria 2 – 3 maggio 2009
L’IMPIEGO DEL POINTER A CACCIA
E NELLE PROVE
JEAN CLAUDE DARRIGADE
Il pointer è prima di tutto un cane da caccia ed è auspicabile che così resti ancora
per tanto tempo anche se la caccia è sempre più minacciata in ogni paese.
La lettura dell’opera di William Arkwrigt “ Il pointer e i suoi predecessori”
ci da una immagine precisa della sua origine e della evoluzione della razza e
soprattutto della sua utilizzazione nella caccia alle grouses e nei moors britannici.
Dalla sua comparsa sul continente, il nostro pointer ha conosciuto uno sviluppo
straordinario sviluppatori particolarmente nei paesi mediterranei.
Gli inglesi l’avevano concepito e i latini lo hanno forgiato e l’influenza di talentuosi
cinofili quali Solaro hanno perfezionato la struttura di questo meraviglioso animale da
caccia.
Il pointer ha dimostrato su tutti i terreni la sua adattabilità alla caccia. Le sua
eccezionali qualità atletiche gli permettono di affrontare i più diversi terreni. Ha
sedotto gli utilizzatori più esigenti per il suo stile e le sue qualità.
Si utilizza, oggi, in pianura, in montagna, nelle paludi e nel bosco. Ovunque dimostra
l’immensità dei suoi mezzi e il suo talento. Ha esclusivi ammiratori che per nulla al
mondo accetterebbero di cacciare con una razza diversa.
Le prive sono venute più tardi, iniziati da proprietari sportivi che desideravano
confrontare i lori cani condotti dai rispettivi guardiacaccia. Le prime prove sono state
organizzate in primavera su starne. Voi sapete che sviluppo ha conosciuto questo
fenomeno da quando le varie e numerose competizioni si svolgono ogni anno non
solamente su starne ma praticamente su tutti i selvatici. La caccia si riduce, la
competizione si sviluppa…
L’obiettivo della competizione è di valorizzare i cani che potranno essere
utilizzati come riproduttori di futuri cani da caccia. Non bisogna perdere di vista
questo che secondo me è un principio essenziale, una finalità incontrovertibile.
Allorquando un cacciatore assiste per la prima volta a un concorso, il primo dubbio
che gli viene in mente è che si trova ad assistere ad una competizione di cani, ma
soprattutto ad una corsa di velocità.
Effettivamente la rapidità dei galoppi induce a questa impressione. Le distanze e le
ampiezze della cerca sono sovente esagerate e poca selvaggina viene utilizzata dai
cani. Niente di quello che vede gli ricorda la caccia. Io penso che ciò sia
inquietante.
Io ho cacciato molto prima di diventare giudice e quando giudico una prova io ho
sempre l’impressione di essere a caccia. Questo spiega come sovente io ricordi ai
conduttori i consigli del cacciatore: camminate più piano, siate più discreti nell’uso del
fischietto.
IL POINTER IN CITTADELLA
Alessandria 2 – 3 maggio 2009
Certamente amo le belle andature, i bei stili di galoppo e di ferma, ma il cacciatore
che non mi dimentico mai di essere preferisce ammirare il cane che è sul terreno per
cercarmi e farmi sparare alla selvaggina.
Cosa serve al cacciatore un pointer che divora il terreno con un magnifico galoppo se
è incapace di fermargli la selvaggina…A niente.
IL POINTER A CACCIA
Secondo me il cane andrebbe immaginato così : una testa, cioè un cervello, diviso in
due emisferi ciascuno in grado di trasmettere
- la voglia di correre
- e la voglia di cacciare
Se la voglia di correre è estrema, il vostro cane galoppa veloce e a lungo ma non
caccia. Al contrario, se la voglia di cacciare è predominante, esso vi resta vicino,
naso a terra ed esplora con circospezione tutte le tracce di selvaggina.
Voi comprenderete chiaramente che l’ideale è un armonico equilibrio tra i due poli di
attività.
Questo equilibrio non è mai fissato. E’ importante saper analizzare il comportamento
del cane che spinto dalla sua attitudine naturale sa mantenersi concentrato nella
ricerca del selvatico.
Molti cani corrono ma non sono affatto concentrati sull’azione della caccia.
Far correre un cane su un terreno privo di selvaggina non sviluppa i suoi istinti di
caccia. Se il suo istinto di cerca non è sollecitato spesso, tale funzione si impoverisce,
e allora non pensa che a correre, a divorare gli spazi senza cacciare, senza utilizzare
il naso.
Se durante una prova il cane è sempre ben posizionato nelle condizioni ideali per
esplorare il terreno, non è sempre questa la condizione durante la caccia.
Là dovrà dare prova d’intelligenza per superare le difficoltà che va incontrando, ad
esempio nel dover cacciare con il vento contrario o in un terreno che ha una
topografia complessa. L’esempio più calzante è l’utilizzazione in montagna
dove il cane deve gestire il suo sforzo fisico utilizzando al tempo stesso la direzione
del vento che viene spesso del basso, e le curve di livello per economizzare le sue
forze.
L’intelligenza e a mio avviso la qualità principale perchè sublima tutte le altre.
L’istinto della caccia si sviluppa in un giovane cane in presenza di selvaggina. Grazie
alla sua intelligenza capirà le lezioni che derivano dalle cose riuscite o dagli scacchi
subiti e a costruire ciò che si chiama l'esperienza.
Esso memorizza le situazioni favorevoli acquisendo la sagacia necessaria per aver
ragione del selvatico e così esacerba la sua passione per la caccia.
IL POINTER IN CITTADELLA
Alessandria 2 – 3 maggio 2009
Evidentemente un giovane cane deve saper dimostrare di trarre insegnamento dalla
successione dei suoi incontri. Se non impara si può pensare che non è intelligente…
e di cani stupidi ne abbiamo già troppi.
Il cacciatore deve aiutare il suo cane ad acquisire l’esperienza indirizzandone la
cerca verso i settori più propizi dove avrà la possibilità di incontrare selvaggina. Così
noi sappiamo che in un campo di grano la densità di starne e più forte sulle bordure e
ciò nonostante io constato che durante le prove molti cani non vanno ad esplorare gli
ultimi trenta metri sicuramente perché non hanno imparato questa malizia durante la
loro educazione.
Dopo l’istinto della caccia, andiamo adesso a considerare un organo essenziale al
pointer: il naso.
Il naso del pointer: un radar meraviglioso capace di identificare l’impercettibile
emanazione di una molecola di selvaggina.
Penso che tutti i cani hanno naso. Hanno cioè tutti la possibilità di percepire
l’emanazione ma solo alcuni sono capaci di analizzarla perché non tutti si trovano
nella condizione adeguata sia perché manca la concentrazione oppure perché
manca l’intelligenza.
Certi nasi di pointer si adattano perfettamente alle condizioni del secco estivo mentre
tutti sanno che le emanazioni sono portate meglio da una atmosfera umida.
Certe linee sono molto apprezzare e molto ricercate in Spagna per la caccia alla
quaglia sulle pianure di Castiglia.
La caccia richiede al cane molteplici qualità e in particolare una di queste non è ben
verificata nelle prove : la resistenza. Io penso che la passione per il selvatico e il
coraggio sono il motore della resistenza. La volontà di cacciare per molte ore, sotto
una pioggia fredda e persistente, è una qualità molto apprezzata dagli utilizzatori.
Essa è il frutto della passione, la stessa passione che spinge il vostro pointer a
esplorare gli angoli più reconditi alla ricerca della beccaccia sedentaria.
E’ importante mettere il vostro giovane pointer nelle condizioni difficili e varie, e di
preferenza con sua madre perché gli possa servire da esempio e a vincere le
difficoltà del terreno.
Essa gli insegnerà a conoscere il selvatico e se è intelligente capirà che per trovarlo
è necessario accettare di superare la prova.
Io considero questa tecnica di iniziazione essenziale per l’educazione di un pointer a
beccacce.
Certo questa selvaggina può incontrarsi su dei biotopi molto differenti, talvolta facili,
altri molto duri. Senza questa esperienza precoce, il cane rifiuterà di penetrare nel
bosco intricato… e, non sono io solo a dirlo, è sempre sgradevole alla caccia lasciare
dei punti inesplorati.
Pointer specialista o polivalente?
Se è intelligente, il vostro pointer si adatterà a tutte le cacce.
Sappiate però che il confronto con gli uccelli di allevamento non migliorerà le sue
qualità.
IL POINTER IN CITTADELLA
Alessandria 2 – 3 maggio 2009
Per le qualità che sono proprie ai cani di razza inglesi (cerca e estesa e solidità di
ferma), il pointer è il cane ideale per la ricerca di selvatici infrequenti. E’ evidente che
in questo caso, per approfittare pienamente delle sue capacità, l’utilizzatore deve
lasciare che il suo cane esprima tutto il suo potenziale, cioè consentirgli di sviluppare
una cerca ampia con un collegamento sufficiente per un impiego utile.
Il cane dovrà restare al servizio del suo maestro e questo dovrà lasciare al cane
l’iniziativa sufficiente per una eccellente esplorazione del terreno a disposizione.
E’ sfortunatamente su questo punto che la grande maggioranza dei cacciatori non
arriva a trovare un giusto compromesso. Troppi cacciatori impongono al loro pointer
una cerca a tiro di fucile, non avendo fiducia nella solidità della ferma di quest’ultimo.
Quando siete certi di questa qualità primordiale, lasciate pure al vostro pointer di
esprimere il suo meraviglioso talento di cacciatore e voi potrete apprezzare il piacere
con cui lui si mette a vostra completa disposizione. Voi vedrete nei suoi occhi la
soddisfazione di svolgere il suo lavoro con le generose possibilità di cui la natura l’ha
generosamente dotato per soddisfare la sua e la vostra passione per la caccia.
Sappiate anche che il pointer può essere dotato di un'eccellente memoria.
Questa facoltà può far guadagnare tempo durante l’addestramento ma è un’arma a
doppio taglio e pertanto è necessario evitare errori durante il dressaggio.
Questa meraviglia cinegetica vi mostrerà allora appieno il suo potenziale e tra di voi
nascerà una complicità senza eguali. Uno sguardo, un gesto discreto per sostenerlo
in una sua iniziativa, ed eccolo rassicurato, confidente, pronto a una nuova
esplorazione alla ricerca del selvatico tanto desiderato.
Questi momento eccezionali in compagnia di una tale macchina da caccia… voi non
li dimenticherete mai.
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IL POINTER IN PROVA
Nell’autunno della mia carriera di Giudice, i pointer mi hanno regalato una
impressionante collezione di immagini e di ricordi.
Questa razza possiede, e da molto tempo, il migliore rapporto tra i numeri dei cani
che lavorano ed il numero di nascite.
Questo significa la sua formidabile disposizione ad essere differentemente utilizzata
nella caccia e nelle prove.
L’obiettivo della competizione è di valorizzare i cani che potranno essere
utilizzati come riproduttori di futuri cani da caccia. L’ho già detto ed è la casa
essenziale.
I giudici non dovranno mai discostarsi dall’idea che fa riferimento alla caccia.
Ma se a caccia la qualità fondamentale di un cane è la sua efficacia, la prova integra
un parametro supplementare: lo stile di razza.
Lo stile è l’abito di un cane…un cane senza stile è un cane senza razza.
Ora il pointer il cane che possiede il miglior guardaroba, le più belle attitudini, le più
pure, le più specifiche e nel modo di manifestarle quella brutalità che gli è
caratteristica.
IL POINTER IN CITTADELLA
Alessandria 2 – 3 maggio 2009
Il suo galoppo impetuoso si trasforma in un baleno in una fiera e statuaria posa,
dominatrice, tesa e legata ad un filo invisibile al selvatico…questo è il pointer.
La ferma esplode nella piana come un colpo di fucile, la polvere schizza dalle sue
zampe impietrite dalla violenza dell’azione.
Questa tipicità delle sue attitudini è essenziale, in una prova, per attribuirgli la
ricompensa più alta.
Gli obiettivi dei concorso sono diversi a secondo della natura stessa della prova e dei
differenti selvatici. A mio avviso le prove a grande cerca permettono di mettere in
evidenza i riproduttori, così come le prove di caccia su selvaggina naturale servono a
verificare le qualità cinegetiche della loro discendenza.
Non parlo delle gare su selvaggina liberata che, secondo me, non apportano gran
cosa salvo il fatto di evidenziare i cani che sono suscettibili di ricevere un dressaggio
forte.
Valuterei come fenomeno a se stante le classiche a quaglie che sono concorsi
specifici su questo animale che non un selvatico nel senso naturale. Si esige, in
queste prove, una cerca perfettamente regolare e bilanciata e qualità stilistiche molto
marcate. Il selvatico impiegato, in questo caso la quaglia, è un supporto che non
presenta particolari difficoltà.
Vi sono grandi trialler che concorrono a queste prove, molto apprezzate in Italia.
Esse raccolgono soprattutto l’interesse e la curiosità del pubblico che può vedere
cani che abitualmente non ha la possibilità di ammirare poiché le prove a grande
cerca si realizzano al di là delle frontiere della penisola.
Ma i trialers che partecipano alle prove a quaglie conserveranno sempre quel
metodo di cerca che non è affatto l’ideale per ricercare le starne: è il rovescio
della medaglia.
I beccaccini, la beccaccia, il gallo di monte, i fagiani naturali e ben inteso le pernici
rosse o le starne sono selvatici che hanno ciascuno la loro specificità e possono
essere eccellenti tests per i nostri pointer.
I concorsi su beccaccini si svolgono su prati umidi (marais) o sovente nelle risaie in
Italia. Questo cane deve possedere un naso selettivo in grado di analizzare il
campionario di emanazioni lasciate dalle numerose presenze nel marais (vanneaux,
râles, mulots, rats, ragondins) ed essere concentrato soltanto su quella del
beccaccino. Il cane beccaccinista deve conoscere perfettamente l’ambiente
favorevole per trovare questo selvatico prediletto. Stesso discorso per le prove a
beccacce dove la conoscenza del terreno è altrettanto importante della passione
necessaria a vincere le difficoltà di esplorazione negli ambienti più difficili.
I concorsi in montagna necessitano di un adattamento particolare alla topografia e
particolarmente al metodo di esplorazione. Nei concorsi alpini su galli l’altezza della
vegetazione aggiunge una difficoltà ulteriore che non si incontra invece nei concorsi
su starne nei Pirenei, ma la montagna resta sempre un temibile banco di prova.
IL POINTER IN CITTADELLA
Alessandria 2 – 3 maggio 2009
Queste prove devono rimanere l’immagine della caccia.
Conduttori e giudici devono procedere lentamente per permettere ai cani una perfetta
esplorazione del terreno. Che sia il marais, il bosco o la montagna il terreno su cui
caccia il pointer si adatta ovunque.
Durante la mia carriera ho visto favolosi pointer in tutte queste discipline sempre
presentati personalmente dal loro proprietari che erano anche cacciatori specialisti di
queste cacce.
I giudici hanno una pesante responsabilità. Che senso ha svolgere concorsi di
diversa categoria se poi sono giudicati nella medesima maniera?
In queste prove bisogna sempre fare riferimento alla caccia e soprattutto valorizzare
quelle azioni che permettono al conduttore di sparare al selvatico.
Ancora una volta: a cosa serve in caccia un cane che ferma un selvatico a cui no si
può tirare?... a niente.
Infine parliamo dei concorsi su starne in primavera e in autunno che sono la più
prestigiosa disciplina: la grande cerca.
Grande cerca in primavera su terreni e in condizioni differenti: l’Andalusia, clima
dolce e pernici rosse nei verdi ondulati dei suoi terreni seminati di ulivi, poi i grandi
spazi della Beauce e dello Champagne col vento freddo e le sue starne inavvicinabili;
la Grecia che presente un po’ tutte le condizione accennate, la Serbia e le sue starne
dalle ali metalliche. Grande cerca d’autunno in Polonia o in inverno in
Francia…senza dubbio i migliori concorsi per la selezione e le difficoltà. Io ho molto
apprezzato in Polonia l’autorità necessaria per una buona conclusione di una guidata
su branchi in pedina in un campo di patate, un misto di calma e di decisione
indispensabile per concretizzare una ferma.
Questa disciplina unisce pointer, dresseur e giudici di carattere, non c’è spazio qui
per del sangue annacquato. Quando si conosce il grande impegno dei conduttori per
condurre un cane a questo livello di qualità, quando si conoscono gli sforzi finanziari
sostenuti dai proprietari, i giudici devono essere consapevoli dell’importanza
della loro missione.
La Grande cerca, così come il pointer, non ammette la mediocrità.
Tutto si svolge con una grande rapidità e l’attenzione deve essere permanente. I
giudici devono essere ben piazzati per avere i cani bene in vista e saper anticipare le
loro azioni. I conduttori devono avanzare affiancati ad una velocità ragionevole.
Devono evitare di disturbare il cane del concorrente con l’uso del fischio, evitare di
correre avanti per vedere dove si trova il proprio cane.
Quando concorrono tutte queste condizioni, tanto chi conduce che chi giudica, è
accomunato dall’attesa di una azione che procurerà loro una emozione intensa e
vibrante.
Il giudice avrà sempre l’obbligo di valutare la qualità. Il suo parere sarà talvolta
diverso da quello di un conduttore, potrà esserci qualche divergenza di
apprezzamento, ma devo riconoscere che la grande maggioranza dei presentatori
sono sportivi e che nell’insieme anche quelli che sono errori umani sempre possibili
non impediscono ai grandi pointer di imporsi.
IL POINTER IN CITTADELLA
Alessandria 2 – 3 maggio 2009
Io deve rendere merito ai miei maestri e in particolare a Jean Pierre Bouin se ho ben
presente lo spirito di questa regola che egli mi ha insegnato e che ho messo in
pratica: “In caso di dubbio durante un’azione, l’interpretazione deve sempre
essere a favore del cane”
Non ho la pretesa di aver trattato l’argomento della utilizzazione del pointer nella
caccia e nelle prove con la completezza che forse vi sareste aspettati. Manca anche
il tempo per approfondire tutti gli aspetti. Avevo, devo avere la preoccupazione di
indirizzarvi qualche messaggio. Nel mondo della competizione come in quello della
caccia, l’umiltà ci permette di non sottovalutare i nostri errori.
Errori nel giudicare o errori di comportamento ne possiamo commettere tutti ma c’è
un principio che dobbiamo aver sempre presente: si impara sempre con dei buoni
pointer.
Con la speranza che i nostri allevatori continuino a fornirci pointer che possano
arricchire il grande libro di immagini della caccia e della cinofilia.