Questione di Stile Cosa ci aspettiamo quando ci apprestiamo ad

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Questione di Stile Cosa ci aspettiamo quando ci apprestiamo ad
 Questione di Stile
Cosa ci aspettiamo quando ci apprestiamo ad assistere ad un
concerto di una cover band? Mi ponevo questo interrogativo nel
momento in cui stavo dando un'occhiata alle "clips" presenti nel
sito web - davvero ben fatto - della B.M.B., solida tribute band
bergamasca formata da Alessandro Stucchi (Voce), Simone Pirola
(Chitarra), Roberto Chelo (Tastiere), Luca Cruini (Basso), Dario
Foschetti (Batteria)
Personalmente quando mi trovo ad un concerto di una tribute non
considero mai un aspetto fondamentale ne' la presenza scenica, ne' il
look, ne' tantomeno l'imitazione pedissequa del modello di riferimento.
Certo sono fattori comunque importanti, ma d'altra parte, forse perche'
sono anch'io musicista, cio' che veramente colpisce la mia attenzione, la
"molla" che desta la mia curiosita' verso una tribute band piuttosto che
un'altra, e' il grado di personalita' e di caratura tecnica con cui la stessa
si cimenta nel riproporre i brani della band di riferimento. Intendiamoci,
da un punto di vista "scenico" alla B.M.B. non manca nulla (del resto la
provata esperienza dei singoli componenti offre una garanzia in tal
senso) ma cio' che colpisce, anzitutto, e' l'approccio libero e sfrontato
con cui la band affronta il repertorio bonjoviano, con grande umilta',
certamente, ma allo stesso tempo senza alcun timore reverenziale.
"Noi intendiamo il concetto di tributo nel senso più lato del termine - spiega Roberto Chelo, tastierista e vera e propria colonna portante della
formazione lombarda - cioe' celebriamo il piacere di suonare i pezzi di un gruppo storico come i Bon Jovi e di proporli ad un pubblico di
appassionati, suonandoli spesso in modo personale, in parte riarrangiati con inserti blues, o finali un po' prog, ma sempre con l'umiltà di chi
sa di partire da pietre miliari della musica, che hanno fatto la storia del rock e non solo."
Insomma, se il vostro concetto di "cover band" e' quello di un gruppo di musicisti che, attraverso l'esperienza, la creativita' ed un
considerevole bagaglio tecnico si cimenta nel reinterpretare alla propria maniera, seppur senza stravorglerle, le hit della vostra band
preferita, beh allora vi consigliamo vivamente di assistere ad un concerto di questa formidabile tribute band!
Allora Roberto, presentaci la band. Che tipo di approccio avete nell'affrontare il repertorio Bonjoviano?
ROBERTO CHELO: "Innanzitutto, a nome di tutta la band, ringrazio Bonjovitalia per lo spazio concesso e, piu' in generale, per l'attenzione
dimostrata verso tutte le BJ Tribute italiane. La B.M.B., nell'attuale formazione, e' nata nel marzo 2004. L'idea originale e' pero' di alcuni mesi
prima, diciamo fine 2003, e c'è voluto qualche tempo prima di decidere i componenti definitivi. Non tanto per irreperibilita', quanto per oculata
scelta musicale ed artistica. I componenti sono decisamente eterogenei per estrazione musicale, attitudini, carattere e (come ormai gli utenti
che mi conoscono da tempo ben sanno…) anche per età anagrafica. In generale, comunque, i gusti di tutti noi sono piu' orientati verso il
metal, nelle sue varie sfaccettature, più che su un rock propriamente alla Bon Jovi. L'elemento piu' "soft" forse e' Alessandro che, nella sua
lunga carriera di singer, ha spaziato davvero su tutti i generi. Una citazione a parte merita sicuramente il chitarrista Simone che, della band, è
il musicista più vero: lui vive di musica, in tutti i sensi, e la B.M.B. è solo uno dei suoi innumerevoli impegni musicali. Ha il grande merito di
essere uno dei due ideatori e fondatori, tra l'altro l'unico rimasto. Per i dettagli biografici suoi e degli altri componenti rimando i lettori al nostro
sito. Il periodo piu' rappresentato nelle nostre scalette è quello che va da meta' anni 80 a meta' anni 90, ma la nostra setlist include brani di
ogni album dei Bon Jovi. Il nostro modo di suonare i Bon Jovi e' certamente meno "imitativo" di molti altri nostri colleghi: noi intendiamo il
concetto di tributo nel senso più lato del termine, cioè celebriamo il piacere di suonare i pezzi di un gruppo storico come i Bon Jovi e di
proporli ad un pubblico di appassionati, suonandoli spesso in modo personale, in parte riarrangiati con inserti blues, o finali un po' prog, ma
sempre con l'umiltà di chi sa di partire da pietre miliari della musica, che hanno fatto la storia del rock e non solo."
Se dovessi fare una graduatoria tra i seguenti aspetti: tecnica, presenza sul palco, look, affiatamento, emulazione fedele dei
suoni e della voce di Jon, cura dei cori… quali ritieni piu' importanti e quali meno?
"Noi crediamo che al primo posto ci sia certamente la tecnica (l'amalgama delle parti viene di conseguenza), nel senso che la riteniamo la
base indispensabile da cui partire. A patto naturalmente che non sia fine a se stessa e che invece sia solo uno strumento per trasmettere le
meravigliose sensazioni che noi proviamo suonando, celebrando insieme al pubblico, come dicevo prima, la gioia di far musica insieme. Piu'
specificatamente, trattandosi dei Bon Jovi, è altresì fondamentale la presenza sul palco (che va di pari passo con il look) ed il conseguente
coinvolgimento del pubblico, oltre ad una particolare cura dei cori che sono lo strumento aggiuntivo che caratterizza i nostri beniamini e che
può fare la differenza. L'imitazione della voce e', a nostro parere, una forzatura da evitare: la timbrica di Ale è più simile a quella di Sambora
e non avrebbe alcun senso perdere in naturalità solo per assomigliare vagamente a quella unica ed irripetibile di Jon. Senza nulla togliere ai
colleghi che hanno la fortuna di somigliargli vocalmente di più e che quindi fanno benissimo ad enfatizzare alcuni aspetti caratteristici. Faccio
un piccolo appunto che mi riguarda direttamente, parlando dei suoni di tastiera che, al contrario della voce, cerco di avvicinare il piu' possibile
a quelli di David. Io pero' ho l'elettronica che mi aiuta…"
Come reputi, attualmente, lo stato di salute della musica dal vivo in Italia? Basandoti sulla tua esperienza, quanta difficoltà c'e' per
una band nel trovare locali dove suonare, ricevere un compenso adeguato, ecc.?
"Caro Marco, tocchi purtroppo un tasto dolente. Non mi addentro in giudizi sulla qualita' della musica proposta in questi ultimi tempi da chi fa
pezzi propri, ti dico solo che il mercato della musica live e' da tempo rovinato da gestori senza scrupoli e musicisti miopi. Fino a quando un
gestore sara' certo di trovare un gruppo disposto a suonare gratis o quasi, che magari si porta dietro un po' di amici interessati piu' a qualche
birra in compagnia che alla musica proposta, non avra' alcun interesse a pagare cifre non dico onorevoli ma almeno dignitose a chi propone
un vero spettacolo musicale. La nostra scelta e' stata categorica: rifiutare qualunque proposta offensiva (e' questo il termine esatto), a costo
di diluire notevolmente i nostri possibili impegni. E ti assicuro che di proposte indecenti ce ne arrivano davvero tante, e anche da locali in cui
ci piacerebbe molto suonare. E' una questione di principio e, permetticelo, di orgoglio personale."
Dando uno sguardo alle "clip" presenti nel vostro sito il mio parere e' che il vostro
grande punto di forza consiste nella grande preparazione tecnica di ogni singolo
componente. Non vi sentite un po' "sprecati" nel ruolo di cover band?
"Ti ringrazio per il complimento, anche se fin troppo generoso. La risposta è no. Non ci
sentiamo affatto sprecati, perchè suonare i Bon Jovi ci piace molto e le soddisfazioni che questo
ci da', insieme con la risposta del pubblico che non ci fa mai mancare il suo grande calore, sono
il sale di ogni musicista. Il gusto personale dell'originalita' ce lo prendiamo comunque con gli
arrangiamenti e le "chicche" che qua e là distribuiamo all'interno dei pezzi."
Un tuo giudizio su David Bryan… Quanto ritieni sia importante il suo apporto nella
composizione e nell'arrangiamento dei brani?
"Nonostante il tastierista non sia di solito fra gli elementi piu' in vista di un gruppo rock (tranne
particolari eccezioni quali ad esempio i Genesis e, prima ancora, gli Emerson Lake & Palmer),
ritengo che la scelta stessa di introdurre o meno quello strumento nella formazione, cambi
totalmente la connotazione del gruppo. L'impatto di una band senza tastiere e' certamente piu'
crudo e diretto, meno votato a pezzi più introspettivi, mentre l'utilizzo di keyboards amalgama il
tutto, facendo forse perdere un po' di "pacca", ma aggiungendo feeling all'esecuzione generale.
Secondo me David e' tra gli esempi piu' calzanti di questo pensiero: cosa sarebbero i Bon Jovi
senza le parti di piano delle loro celebri ballads, o che effetto avrebbe fatto una Livin' senza i
tappeti e le aperture di tastiere? La conclusione, sebbene ovvia, è che i Bon Jovi senza David
sarebbero quasi irriconoscibili. Però lui c'e', per fortuna."
Qualche tempo fa mi e' capitato di ascoltare un brano originale che registrasti, anni fa, con la tua band precedente…eravate
davvero forti! Come mai hai abbandonato quel progetto?
"A quanto pare la tua missione e' lusingarmi. Continua pure, se ti va, tanto se arrossisco non si vede via web…;-).. La mia precedente
esperienza, la piu importante da me fatta prima della B.M.B., e' durata addirittura 15 anni. Facevamo musica di non facile ascolto e
tecnicamente molto impegnativa. Tanto per darti un metro di paragone, per preparare a dovere un nuovo pezzo dei Bon Jovi la B.M.B.
impiega qualche ora (un paio di prove, diciamo), mentre la stesura di un pezzo del mio precedente gruppo ci impegnava per un paio di mesi.
La crescente difficolta' di proporre ad un pubblico sufficientemente vasto il risultato del nostro lavoro è stato l'inizio della fine, a cui si sono poi
aggiunti problemi di tipo più personale. Comunque, per un gruppo di musica propria, sopravvivere per così tanto tempo ritengo che sia già un
buon risultato. Estendo i tuoi complimenti anche a Luca, che è stato bassista dello stesso gruppo, seguendo poi (quasi per caso) la mia
stessa sorte nella B.M.B.."
Come e' stato il tuo approccio alla musica dei BJ? Ricordi il loro primo album che hai ascoltato?
"Ho conosciuto i Bon Jovi con Slippery. Io gia' ascoltavo e suonavo rock da tempo (Pink Floyd, Yes…) quando un giorno, a casa di amici, mi
è stato fatto ascoltare quell'LP (sì, in vinile…), da loro acquistato perché conteneva Wanted. Io già avevo ascoltato Livin' e You Give Love,
più vicine ai miei gusti, ma loro mi hanno fatto una musicassetta con l'album completo e me l'hanno data. Ho quindi cominciato da subito ad
apprezzarli per l'energia e la varieta' dei pezzi, innamorandomi in particolare dell'intro di Let It Rock. Allora non ero in grado di suonarlo, ed
ora che l'ho imparato non sono ancora riuscito ad infilarlo da qualche parte in scaletta, avendo il resto del gruppo bocciato quel pezzo. Ho poi
perso un po' di vista la band ai tempi di Crush e Bounce ma, per ovvie ragioni, ho rispolverato il tutto dal 2004 in poi."
C'e' una canzone dei BJ a cui sei legato particolarmente? A cui magari associ un ricordo, un determinato periodo della tua vita…
"Beh, direi tutto Slippery, di cui ho consumato la cassetta in auto con la persona che sarebbe da li' a poco diventata la mia consorte e la
madre dei miei due figli."
Ti ringrazio e speriamo di vedervi finalmente a suonare anche qui nella capitale!
"Sono io che ringrazio te, ancora una volta, e spero di incontrare te e la folta utenza romana del tuo forum in qualche occasione. Del resto,
se Federico ed i suoi Jersey Cowboys sono venuti a suonare nelle nostre valli (e sono andato a trovarli, ovviamente), non vedo perche' non
potremmo ricambiare la visita. Se vi viene in mente di organizzare qualcosa, magari a più gruppi, ricordatevi di noi…"
di Marco Serra
foto Gabriele Salvadori