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Comune di Padova Assessorato alla Cultura Settore Attività Culturali Bernard Aubertin Padova, Galleria Cavour 20 dicembre 2012 - 20 gennaio 2013 Comune di Padova Assessorato alla Cultura Settore Attività Culturali Direzione della mostra Mirella Cisotto Nalon Catalogo a cura di Carlo Silvestrin Cura della mostra Carlo Silvestrin Coordinamento ufficio mostre Fiorenza Scarpa Testi Melania Gazzotti Flaminio Gualdoni Carlo Silvestrin Davide Tramarin Segreteria organizzativa Lucia Bertolin, Francesca M. Tedeschi Progetto grafico Giuseppe Rampazzo Segreteria amministrativa Daniela Corsato - coordinamento Loredana Fanton Licia Moretti Maurizio Paccagnella Franco Zanon Fotografie RGB Pietro Paolo Bettella Altri autori sconosciuti Allestimento Squadra allestimenti Servizio Mostre Settore Attività Culturali Valter Spedicato (coordinamento) Gianni Bernardi, Antonio Breggion, Luca Galtarossa, Moreno Michielan, Franco Paccagnella, Silvano Perin, Claudio Spinello Stampa Turco srl Ringraziamenti Claudio Bassi Roberto Ceccarelli Massimo Pasquinucci Mirco Piccolo Galleria Rosemberg Milano Giancarlo Rovetta Dominique Stella In collaborazione con: Archivio Aubertin 4 media com Promozione Patrizia Cavinato Rocco Roselli Emanuela Taglietti con il sostegno di digital Sommario 8 Millenovecentocinquantasette: inizio di un’avventura d’arte Carlo Silvestrin 9 Aubertin attraverso l’occhio della telecamera: il video-documento della performance Davide Tramarin 11 Il Rosso Fuoco di Bernard Aubertin Melania Gazzotti 17 Bernard Aubertin. Dessins de feu Flaminio Gualdoni 21 Opere 148 Bernard Aubertin note biografiche 150 5 Mostre personali Bernard Aubertin o “del fuoco”. La mostra che chiude l’edizione di RAM 2012 è dedicata a questo grande maestro del novecento ancora vivente; l’edizione di RAM di quest’anno indaga sui quattro elementi della natura: Aria, Acqua, Terra e Fuoco e, poiché gran parte della produzione artistica di Aubertin è stata contrassegnata dall’utilizzo del “Fuoco”, sia come mezzo espressivo durante le sue performances, sia come medium per raggiungere i risultati stupefacenti che caratterizzano i suoi lavori, ecco nascere spontaneo il connubio... Il maestro francese, che vive e lavora da moltissimi anni in Germania, continua ad affascinare con opere che spaziano dalle tele/tavole monocrome con applicati fiammiferi – dessin de feu - che poi brucia (lasciando al fuoco il compito di creare ), a lavori tridimensionali realizzati bruciando oggetti tra i più disparati (automobili, motociclette, strumenti musicali, libri...) che poi vengono parzialmente ricoperti di colore rosso in una sorta di rito di iniziazione, di rinascita a vita nuova.... Durante l’inaugurazione di questa mostra, presso la Civica Galleria Cavour, l’artista si esibirà in una sua performance che permetterà al pubblico di essere parte della creazione dell’opera, confondendo i limiti tra creatore e fruitore d’arte. La nostra Città continua a produrre eventi che confermano la Sua vocazione artistica e rendono onore alla qualifica di Padova come Città d’Arte. Mirella Cisotto Nalon Capo Settore Attività Culturali 6 Anche quest’anno nell’ambito di RAM – Ricerche Artistiche Metropolitane – Padova, Città d’ Arte, ha voluto offrire ai suoi cittadini l’opportunità di approfondire la conoscenza dell’opera di uno dei grandi maestri dell’arte contemporanea internazionale. Nato a Fontenay-aux Roses in Francia nel 1934, Bernard Aubertin è uno degli artisti viventi che ha ha fatto della ricerca e della sperimentazione uno dei capisaldi della sua vita ed è questo uno dei motivi per cui l’Amministrazione Patavina lo ha scelto per onorarlo con una grande esposizione in Galleria Cavour. Folgorante è stato per Aubertin l’incontro con Yves Klein, nel 1957, che lo porta a realizzare, l’anno successivo, le sue prime quattro tavole monocrome rosse; la scelta di questo colore è spontanea, impulsiva, e lo libera da ogni manipolazione cromatica del disegno, del grafismo e della composizione; la sua ricerca si caratterizza per l’uso quasi esclusivo del rosso, tinta privilegiata e simbolo di sangue ed al tempo stesso dell’elemento fuoco. La sua è una curiosità legata al lavoro del fuoco ed al riflesso della fiamma. Dice della sua opera: «...ci sono due colori nella mia opera, quello del fuoco, della caramellizzazione, della cremazione del nero o quello rosso della pittura dei monocromi.» Dai tableaux clous (quadri chiodi) che essendo ricoperti di vernice, rappresentano perfettamente le fiamme; ai tableaux fils de fer (quadri fil di ferro), ai dessin de feu (disegni di fuoco) o ancora i parcours d’allumettes (percorsi di fiammiferi), fino ad arrivare alle performances dei pianoforti dati alle fiamme che risalgono al 1988, alle automobili bruciate e alle semema degli anni Novanta. Celebrato in tutto il mondo con una serie di mostre personali, tra le più recenti citiamo la mostra di Parigi, al Palais de Tokio, e di Milano, a Le Stelline, a Padova il maestro Franco-Tedesco esporrà una serie di lavori che ripercorrono la sua carriera dagli anni settanta ad oggi con la presentazione di una serie di opere realizzate in esclusiva per questa mostra. L’Assessore alla Cultura Il Sindaco Andrea Colasio Flavio Zanonato 7 Millenovecentocinquantasette: inizio di un’avventura d’arte di Carlo Silvestrin l’uso del fuoco che distrugge ma contemporaneamente crea si fonde con il rosso del fondo delle tavole o con l’argento delle lastre d’alluminio realizzando opere suggestive nelle quali la casualità si sposa con la progettualità dell’artista. , anno in cui Bernard Aubertin incontra sul proprio cammino Yves Klein; sarà questa un’esperienza fondamentale che lo condurrà ad accogliere l’idea della monocromia come principio fondante di una profonda espressione artistica, egli sceglie di utilizzare il rosso, un colore vivo, attivo, che rimanda alle fiamme, al fuoco. Nel 1961 Bernard Aubertin è tra i fondatori del Gruppo Zero con il quale condivide l’idea di una rifondazione assoluta dell’arte: ripartire daccapo, eliminare tutto ciò che è preesistente per tentare di dare un nuovo significato al fare artistico È il momento dei materiali, dei chiodi, delle tavole di legno, del fuoco. A questo proposito sono da citare i Tableaux-feu cui seguiranno i Tableaux clous realizzati tra gli anni sessanta e settanta ed i Dessins de feu degli anni ottanta e novanta capaci di incorporare lo spettatore, di eliminare in modo definitivo lo spazio che separa opera e pubblico, di far divenire quest’ultimo non solo parte attiva del processo artistico, ma processo artistico vivente, reale. È solo così che Aubertin ritiene possibile catturare la realtà, è solo così che gli è possibile diventare un Realista. Ed è il fuoco che diventa strumento del ”fare”; l’Artista Aubertin progetta le sue opere ma è il fuoco a crearle! La caramellizzazione ottenuta attraverso 1957 Osservando un opera di Aubertin sembra sempre che la stessa non sia finita, che sia in attesa di essere ultimata, che l’artista si sia preso una pausa di riflessione per dare il tocco finale alla sua creatura. E l’osservatore si sente coinvolto ed immagina un ”suo” finale per l’opera che ha di fronte, ecco forse questa è la chiave di lettura giusta per analizzare il lavoro di Bernard Aubertin: ognuno è fruitore e contemporaneamente creatore d’arte, con la propria fantasia, con la propria sensibilità, con le proprie emozioni. Un discorso a parte meritano le performances che l’artista realizza in occasione delle sue più importanti esposizioni; in queste situazioni il pubblico è fisicamente coinvolto nella creazione dell’opera d’arte non solo perchè con la sua presenza “fisica” condiziona il lavoro delle fiamme e di conseguenza il risultato finale ma anche e soprattutto perché ”vive” le varie fasi di trasformazione dell’oggetto dato alle fiamme ed è testimone di una serie di passaggi che rimarranno solo ”suoi”, stampati in maniera indelebile nella sua memoria. Aubertin ci indica la strada ma ognuno di noi la percorre a proprio modo traendone soddisfazioni ed emozioni ineguagliabili poiché ognuno di noi leggerà la sua opera d’arte in maniera esclusiva. 8 Aubertin attraverso l’occhio della telecamera: il video-documento della performance di Davide Tramarin Conscio dell’approccio performativo all’oggetto e della tecnica utilizzata da Bernard Aubertin, una volta giunto davanti alle opere finite, lo spettatore potrebbe credere che queste siano solamente il frutto di un fenomeno incontrollato o imprevedibile. Ma l’arte ne padroneggia l’impulso e procede al rinnovamento dell’oggetto dotandolo di una nuova essenza. Il gesto è assoluto e la richiesta di partecipazione rivolta allo spettatore, sul piano concettuale, eleva l’evento ad un rituale in cui l’artista diventa guida di un avvicinamento percettivo al reale ogni volta nuovo. Le opere compiute recano quindi fisicamente le bruciature dell’originario atto simbolico alla base della loro nascita. Il colore rosso poi, che, per i suoi significati, contraddistingue da sempre la ricerca artistica di Aubertin ed è direttamente complementare al fuoco, è infine utilizzato per infondere un’ulteriore sfumatura di vita a quanto appena creato: è il sigillo finale dell’artista sull’opera d’arte. Aver documentato tutto ciò permettendo allo spettatore una partecipazione virtuale il più possibile tangibile e vicina al processo creativo che ha interessato alcune delle opere esposte, non solo ha grande utilità critica, ma diventa un fattore culturale di estrema importanza. Allora le immagini messe a disposizione del fruitore della mostra raccontano, per iniziare, la realizzazione della Raquette brûlé. Il primo piano delle corde che si spezzano, si consumano e si arricciano sotto la fiamma di Aubertin ha un notevole impatto visivo. Emergono poi la cura con cui l’artista trasforma e dipinge l’oggetto bruciandolo, il suo pensiero, il significato della ricerca cromatica da storicamente si è sempre prodotta e non è un prodotto del caso; nemmeno quando l’artista decide di adoperare il caso stesso, perché questo sarebbe comunque determinato a priori da una sua scelta. Perciò, osservando la pratica artistica di Aubertin nelle scene registrate per questa mostra, si afferma l’evidenza di come egli tragga enorme forza da un approccio riflessivo, pacato e profondo. Il controllo di una reazione definitiva quale la combustione, conduce l’artista ad un’appropriazione del reale ed alla sua trasformazione. Il maestro si impossessa dell’elemento fuoco, simbolo della vita e dell’energia che anima il mondo, con esso dipinge, 9 L’accuratezza tecnica ed i pensieri di Aubertin sono facilmente esemplificabili guardando alle immagini riguardanti queste opere. Infatti il libro non viene distrutto, sono incredibilmente pochi i frammenti di cenere che si distaccano. Il maestro vuole ricercare il fascino della carta che accartocciandosi vira verso il nero e non vuole permetterne il totale di- lui svolta durante i vari passaggi della performance; dalla bellezza fugace del fuoco, fino al colore nero della caramellizazione finale. Altrettanto coinvolgenti sono le immagini riguardanti il Violon brulè. Per quanto il violino sia un soggetto ricorrente nell’arte contemporanea, esso non è mai rifiutabile perché fonte inesauribile d’ispirazione, sinonimo di complessità nella pratica musicale e, soprattutto, oggetto seducente per la bellezza delle sue forme. Rispetto a quanto avvenuto durante la realizzazione della Raquette, da questa sequenza performativa scaturiscono delle dinamiche percettive di maggiore intensità. Aubertin fa divampare il fuoco nella cassa dello strumento lasciandolo “suonare” un’ultima volta durante la sua trasformazione in opera d’arte. Le fiamme catturate dall’occhio della telecamera sprigionano energia, le reazioni si ravvivano, la vernice si irruvidisce e si scioglie; la comunicazione con chi osserva è immediata. Il variare irreversibile della materia che lo costituisce porta il violino in una nuova dimensione del reale, emotivamente vicina, per esempio, agli ideali alla base delle destrutturalizzazioni attuate da Arman. Una volta giunti al termine del procedimento concettuale, saranno i tocchi di rosso ad imporsi, anche in quanto dato estetico completo ed allo stesso tempo essenziale, nel loro contrasto con il nero. Venendo ad oggetti ancor più comuni, come un libro o un tappeto, lo sforzo di proporre allo spettatore una differente prospettiva della quotidianità assume una tensione maggiore perché l’artista contiene la forza del fuoco esercitata sulla materia. sfacimento. Nel contempo, il tappeto non necessita di una caramellizazione totale, le bruciature vengono inserite nello spazio secondo un semplice schema geometrico attuato dal centro agli estremi che marchia l’oggetto dotandolo, ancora una volta, di una nuova essenza. È infine riconducibile ad un medesimo gusto per l’applicazione di una soluzione geometrica, la scelta di tracciare a pennello una spirale su di un gong. In questo caso l’artista decide di sfruttare la materia estendendone l’aspetto formale. Il rosso applicato in quest’opera si presta a riflessioni assolutamente significative: il rimando ai contemporanei fatti storici riguardanti il Tibet è evidente. Nel corso della mostra, il video sul processo creativo alla base della performance di Bernard Aubertin renderà dunque lo spettatore ancor più partecipe dell’essenza dell’arte esposta in galleria. Pertanto, la scelta di arricchire l’allestimento con un filmato nel quale la tecnologia soddisfi l’esigenza di fornire immagini di qualità e permetta di scorgere i dettagli della realizzazione delle opere da parte dell’artista, è indubbiamente uno straordinario valore aggiunto messo a disposizione del pubblico. 10 Il Rosso Fuoco di Bernard Aubertin di Melania Gazzotti Punto di partenza dell’avventura artistica di Bernard Aubertin è la scelta del monocromo alla quale arriva nel 1958, dopo aver conosciuto Yves Klein. L’incontro tra i due avviene in modo del tutto casuale in un ristorante di Parigi un anno prima. È in quell’oc- di pittura monocroma, non ho capito subito di cosa si trattasse così mi ha invitato nel suo atelier. Ci sono andato e sono rimasto sbalordito. Ecco cosa stavo cercando, ecco la pittura che volevo fare! Non aveva niente a che vedere con quello che si faceva in quel periodo: non era arte figurativa, non era astratta e nemmeno lirica.” Fin dalla suo primo quadro dipinto di un unico colore Aubertin sceglie istintivamente di lavorare con il rosso, riconoscendolo come portatore di una forza primordiale e liberatoria, capace di incarnare quell’ansia di ridefinizione dei canoni stilistici ed estetici che sentiva sempre più pressante. La potenza visiva del pigmento è amplificata dalla tecnica che l’artista utilizza per stenderlo sulla tela. Guidato da una sorta di automatismo, Aubertin stratifica la materia servendosi di spatole ma anche di oggetti di uso comune come forchette, cucchiai o del palmo della propria mano, trasformando il dipingere in un’esperienza fortemente fisica. Nasce così la serie dei Monochromes rouges. allora frequentava l’Accademia di Belle Arti, sente parlare per la prima volta del dipingere con un unico colore e ne rimane fortemente colpito, stupore che aumenta dopo aver visitato lo studio di Klein. Vedere quelle tele realizzate con pigmenti puri di differenti colori: verde, giallo, arancio, nero, bianco, rosso e blu – Klein all’epoca non dipingeva ancora prevalentemente con quella tonalità di blu che poi rimarrà indissolubilmente legata al suo nome – è per Aubertin un’esperienza tanto folgorante da far maturare in lui la necessità di un cambiamento radicale: “Quando Klein mi ha parlato 11 L’utilizzo del colore rosso torna anche in un gruppo di opere successive i Tableaux-clous del 1960. L’artista pianta dei chiodi su tavole di legno, trapassandole da parte a parte. Li dispone, con grande precisione, ad intervalli regolari nei punti di intersezione di linee precedentemente tracciate in modo da formare un reticolo, alla ricerca di un effetto seriale che ha il rigore delle composizioni optical. Ricopre poi la superficie della tavola e perciò anche gli elementi metallici di pigmento nel tentativo di creare un modo di dipingere capace di rompere con la bidimensionalità della pittura e di conferire “una nuova vibrazione al monocromo”. Nel medesimo periodo anche Günther Uecker inizia a utilizzare questi oggetti di uso comune nel proprio lavoro. Pianta dei chiodi su delle tavole creando con le capocchie giochi di luce e ombra che riescono a evocare una sensazione di movimento. L’artista tedesco considera la superficie ricoperta di chiodi, a differenza di Aubertin, totalmente in antitesi con quella dipinta, tanto che fin da subito utilizza la medesima tecnica anche su mobili e televisori. Un anno dopo aver realizzato i Tableaux-clous Aubertin, continuando a lavorare sulla dimensione del quadro, inizia a dedicarsi alla serie dei Tableaux-feu. Applica su un supporto di legno una lastra di alluminio sulla quale opera con grande precisione centinaia di fori nei quali inserisce in posizione ortogonale dei fiammiferi, destinati alla combustione. Il passaggio dai chiodi ai fiammiferi avviene per l’artista in modo del tutto naturale come anche quello dal colore alle fiamme: “Il rosso era per me il mezzo per raggiungere il fuoco, era il simbolo stesso dell’energia, la sua visualizzazione”. È il 1961, nello stesso anno in cui introduce nella propria sperimentazione la combustione, Aubertin entra a far parte del Gruppo Zero, movi12 tore che non può rimanere indifferente alla potenza dell’energia generata da questo gesto che non porta con se una volontà di negazione, di annullamento della materia, ma al contrario una forza liberatoria che purifica e rigenera, che interviene sulla realtà per vivificarla. mento di rottura, con base a Düsseldorf. Il maestro francese condivide con i tedeschi la necessità di fare “tabula rasa” di tutte le esperienze artistiche precedenti, in particolare di mettere fine a quella celebrazione della soggettività tipica dell’espressione informale, che aveva dominato il panorama dell’arte dall’immediato dopoguerra, in favore di un “anonimato dell’autore”. Ed proprio Yves Klein a creare il contatto tra Aubertin e Heinz Mack e Otto Piene, fondatori del gruppo. Grazie all’intervento del maestro del Nouveau Réalisme il testo teorico di Aubertin - intitolato Situation picturale du rouge dans un concept spatial (La situazione pittorica del rosso in un concetto spaziale) - compare insieme a scritti e immagini di Enrico Castellani, Lucio Fontana, Yves Klein, Piero Manzoni, Daniel Spoerri, Arnulf Rainer, Dieter Roth, Jean Tinguely, Günther Uecker oltre naturalmente che di Mack e Piene, nel terzo e ultimo numero della rivista “Zero”, mezzo attraverso il quale vengono diffuse le idee e documentata l’attività del gruppo. A partire dalla pubblicazione di questo saggio Aubertin partecipa a numerose esposizioni dedicate al movimento in Germania, Francia, Olanda, Belgio, Italia e Canada. L’incontro con i tedeschi coincide per Aubertin anche con un periodo di febbrile creatività, in cui parallelamente alla produzione dei Monochromes rouges, dei Tableaux-clous e dei Tableaux-feu inizia a incendiare oggetti di uso comune da automobili a strumenti musicali, compiendo così un ulteriore passaggio verso la terza dimensione. Realizza queste azioni quasi sempre in presenza di un pubblico il quale assistendo alla performance partecipa ad un vero e proprio rituale in cui il fuoco, innescato dall’artista, dà forma, guidato dal caso, alla scultura. Il calore, la luce, il fumo stimolano i sensi dello spetta- Tra le serie di oggetti bruciati da Aubertin vi sono anche dei libri. Il primo volume che viene dato alle fiamme dall’artista (1962) è del romanziere francese Jules Verne. Diventano poi Livres brûlés testi che hanno avuto una particolare influenza sulla cultura e la storia occidentale come il Manifesto del Partito Comunista, il Libretto rosso, la Bibbia, Mein Kampf, tra questi vi sono anche numerosi saggi e cataloghi d’arte. Il suo interesse per la tridimensionalità dell’opera non gli impedisce di portare avanti nel corso degli anni la sperimentazione sulla dimensione del quadro, perchè Aubertin non ha mai dimenticato di provenire dalla pittura. La combustione è dunque protagonista nel tempo anche di numerosi lavori su carta dai Dessins de feu degli anni Settanta, in cui applica su cartone grezzo o dipinto di rosso fiammiferi per disegnare linee o figure geometriche che vengono poi ridefinite dalle fiamme - tipologia di opera questa che l’artista realizzerà poi anche su alluminio - ai fogli bruciati dei Semema degli anni Novanta. Un percorso quello di Aubertin contraddistinto dunque da una grande coerenza, documentata e argomentata a livello teorico negli anni anche da numerosi suoi scritti. Ed è forse proprio questa coerenza che ha permesso al lavoro del maestro francese di attraversare la storia dell’arte degli ultimi cinquant’anni e di ricevere quest’anno l’invito a partecipare alla 54. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, in occasione della quale presenta, nel padiglione della Siria, un nuovo progetto dedicato alla Mode brûlé . 13 14 15 16 Bernard Aubertin. Dessins de feu di Flaminio Gualdoni “La passionnante aventure du réel perçu en soi et non à travers le prisme de la transcription conceptuelle ou imaginative”, è quanto Pierre Restany annuncia nel maggio 1960 in Les Nouveaux Réalistes, alla galleria Apollinaire di Milano. Ovvero, l’assunzione diretta, la manipolazione concreta, la trasformazione frequentando sin dal 1957 Klein, l’autore con il quale la sua ricerca più intensamente dialoga, e avviando nel 1959 lo spettro d’esperienze di cui la monocromia del rosso e la combustione fisica sono protagoniste assolute. Vengono poi, è storia, le partecipazioni alle attività di Zero, in testa la partecipazione alla leggendaria Tentoonstelling Nul nel marzo 1962 allo Stedelijk Museum di Amsterdam, e le tangenze con il versante spettacolare e performativo di Fluxsus, i cui germi pure si scorgono già in plurime pratiche dell’area di riferimento in cui egli opera. fisica di oggetti e processi che al reale appartengono, e che la pratica artistica può far esistere ulteriormente come qualità espressive autonome e forti. Il clima è quello che si vede incrociarsi la vicenda estrema di Azimut, Manzoni in specie, con le esperienze “à quarante degrés au-dessus du zéro dada” - cito ancora Restany - di Yves Klein et Tinguely, Hains et Arman, e con quelle nordiche del “neue idealismus” di Zero. Bernard Aubertin matura in questi clima, Alla monocromia del rosso Aubertin affida le implicazioni simboliche, in odore di metafisico, in un’ardore in cui l’idea stessa di fuoco si coagula. Ma è nell’esperienza diretta del bruciare, nella modificazione intima della materia e della sua costituzione visiva attraverso un processo solo in piccola parte padroneggiabile, che risiede l’aspetto più intellettualmente e linguisticamente vitale del suo operare. Aubertin sceglie la combustione, quel suo 17 essere generatrice di luce perfetta ed insieme della nerità ossidata e fisicamente impura del segno. E la identifica come matrice d’un segno in odore d’assolutezza. Segno assoluto. Cioè perfettamente sottratto all’arbitrio dell’artificio fabrile della pittura, ma non demateriato, non concentrato sul possibile zen che pure molti, e grandi, in quegli anni perseguono. Un segno, per Aubertin, che sia intrinseco e frutto dello stesso processo fisiologicamente vitale della materia, in cui si ritrovi e si dica la sua interna dynamis e il suo flusso ininterrotto di vita/morte. Per certi versi, è il segno originario, ritrovato antropologicamente nel momento primo d’identità tra il corpo agente dell’artista e le materie che gli fanno da complici nell’esperienza, e radiante, aperto allo spettro tutto dei possibili, a contenere il tutto pensa- bile ed affettivo: dunque, un monema altissimo di senso. Nel clima allora montante, di ripresa della lezione dada, è anche segno anartistico in una dimensione esistenziale e di pensiero più alta e complessa, implicante un valore irrelativo di opera, antinominalistico ed anticonvenzionale: soprattutto totale, specchiante la soggettività tutta dell’individuo agente e la frequenza e ragione del suo rapporto con il mondo. In questo senso, Aubertin assume la combustione come fattore costruttivo, costitutivo dell’opera, estraneo alle pure pulsioni sovversive ed épatantes che pure - era inevitabile agli inizi molti leggevano come immediatamente evidenti. La combustione, e gli oggetti per convenzione tipici del generare fuoco, i fiammiferi. 18 anestetica, si fa ambito possibile del costruire per signa fisici di Aubertin. L’artista esplora e verifica, in sottoserie interne di grande compattezza e coerenza, in cui la componete ludica stessa non è mera esibizione e suggestione, ma coscienza distillata della ragione problematica del fare. I fiammiferi si pongono ortogonali alla superficie, secondo sagome geometriche elementari e chiuse, subito vivendo la contraddizione della perfezione astratta attraverso l’apparenza dimessa, desolata, irregolare, imperfetta, che la combustione conferisce loro. Oppure determinano, stesi orizzontalmente, sagome diverse, come campiture d’un dipingere radicalmente sottratto a se stesso: che cadenzano il quadrato dato, lo compartiscono e lo ritmano, vere cellule grafiche d’un costruire che, nel costeggiare le logiche interne della geometria, non dismettono né fingono tuttavia altra identità e presenza che quella appropriata. Aubertin procede, così, per moduli e iterazioni, implicazioni d’esattezza e inneschi profondi d’alea, a esplorare un mondo di oggetti visivi che, nella piena corporeità di cui si fanno vessilli, sul piano dell’esperienza estetica che attivano agiscono su piani diversi, schiudendo misure intellettuali ed espressive ulteriori. Ancora bisogna affidarsi alle parole di Restany, e a quel suo testo fondativo: “L’homme, s’il parvient à se réintégrer au réel, l’identifie à sa propre trascendance, qui est émotion, sentiment et finalement poésie, encore”. I quali sono a loro volta oggetti adespoti, privi in se stessi di identità e suggestione e storia, figli minori di una objecthood teoricamente non riscattabile nell’artistico e dall’artistico. La serie di lavori che qui presenta vale, in seno al percorso tutto di Aubertin, come crocevia perfetto tra l’identità complessiva della sua pratica e l’orizzonte dei possibili ancora esplorabile, e capace di senso ulteriore. Si tratta di lastre metalliche, tutte della stessa misura secondo una consuetudine largamente invalsa in Aubertin, sulle quali la combustione afferma, in modo concettualmente nitido, la sua vocazione a farsi formatività primaria. Stabiliscono, per certi versi, lo spazio di quello che l’identità accademica affermava essere il disegno: matrice d’ogni fare, punto in cui le figure e le ipotesi della mente trovano la prima epifania concreta, in uno spazio ad alto, e neutralissimo, valore di codice. Aubertin non ammetterebbe il blank teoristico del foglio, d’altronde. Sia perché la sua esperienza si preclude ogni clausola d’alterità rispetto alla concretezza oggettiva dell’esperienza, sia perché, in presenza di fuoco, la carta s’identificherebbe immediatamente nel suo carattere di materia combustibile: dunque, non come campo neutralizzato e teoricamente trasparente dell’artistico, ma sostanza concreta dai cui caratteri è impossibile trascendere. Ecco che dunque il lucore algido del metallo, quella sua superficie potente e a sua volta 19 20 Opere 21 1 1969 Tableau clous cm 40x40 2 1970 Tableau clous cm 30x30 3 1970 Tableau clous cm 30 x 30 4 1970 Tableau clous cm 50x50 22 5 1970 Tableau clous cm 30x30 23 6 1973 Livre brûlé sur bois rouge cm 48x68 7 1973 Livre brûlé sur bois rouge cm 50X70 24 8 1973 Dessin de feu sur carton cm 50x65 9 1973 Dessin de feu circular sur aluminium cm 90X90 25 10 1974 Boîtes d’allumettes brûlées cm 104x 70 11 1974 Boîtes d’allumettes brûlées cm 104x70 26 12. 1974 Boîtes d’allumettes brûlées 27 cm 104x70. 14 1974 Boîtes d’allumettes brûlées cm 45 x 45 13 1974 Boîtes d’allumettes brûlées cm 45 x 45 15 1974 Boîtes d’allumettes brûlées cm 45 x 45 28 16 1974 Dessin de feu cm 45 x 65 17 1974 Dessin de feu cm 50 x 65 29 18 1974 Dessin de feu cm 65x50 30 19 1974 Dessin de feu cm 50x65 20 1974 Dessin de feu sur carton cm 50x65 31 22 1974 Dessin de feu cm 65x50 23 1974 Dessin de feu sur carton cm 100x70 21 1974 Dessin de feu cm 65x50 32 24 1974 Dessin de feu sur carton cm 100x70 33 26 1974 Dessin de feu sur carton cm 101x71 25 1974 Dessin de feu sur carton cm 101x71 34 27 1974 Dessin de feu sur carton cm 50x65 35 28 1974 Dessin de feu sur aluminium cm 90x90 36 29 1974 Dessin de feu sur carton cm 70x100 30 1974 Dessin de feu sur carton cm 70x100 37 31 1974 Livre brûlé cm 60x40 38 32 1974 Livre brûlé cm 50x70 39 33 1974 Livre brûlé sur bois rougé cm 50x70 40 34 1974 Livre brûlé sur bois rouge cm 40x70 41 35 1974 Livre brûlé sur métal cm 40x50 42 36 1990 Semema cm 100x70 43 37 1990 Livres brûlés cm 67x97 44 38 1990 Livres brûlés cm 67x97 45 46 Devo dire che mi annoio quando lavoro. Lavorare non mi dà piacere. Ma quando il quadro è finito, nonostante la fatica e l’energia impiegata per realizzarlo, davanti al risultato mi sento pieno di gioia pura. Certo a volte mi preoccupo quando mi accorgo di un’imperizia nell’esecuzione e mi dico che avrei potuto far meglio e che la prossima volta farò sicuramente meglio. Ma la perfezione non è umana ed anche questo lo so. In effetti, sul piano dell’esecuzione cosa mi attende la prossima volta? Senza dubbio altre imperfezioni. Ma cosa fondamentale è che ogni volta io realizzi la mia ambizione. E poiché non posso vedere i miei quadri - appena terminati sono riposti nel magazzino della Fondazione - ho occasione di scoprirli di nuovo (quando li ho già dimenticati) soltanto al momento di una presentazione delle mie opere. Ed è sempre uno shock emotivo. Ogni volta mi stupisco di essere riuscito a fare delle cose così belle e mi chiedo se sarei capace di rifarle e come le ho fatte, con quale strumento, ecc. Perché da una serie di quadri all’altra, dimentico il procedimento di lavoro, di esecuzione; dimentico la tecnica. Intanto sto realizzando un’altra serie, che lavoro in modo diverso dalla precedente. Poiché l’artista è un ricercatore, egli è un uomo serio. Sì, penso davvero che l’arte c’è quando ci si annoia. Coloro che traggono piacere dal dipingere sono pittori della domenica o quelli che dipingono cose al di fuori della realtà del secolo in cui vivono; in qualche modo, coloro che non trattano il soggetto. In breve: coloro che esprimono, coloro che si divertono a dipingere. L’arte, quando è quella dell’epoca nella quale si vive, è un lavoro noioso. Sono certo che Cézanne, ad esempio, non si è mai divertito con la sua arte. Ma quando si fa una scoperta si prova una grande emozione. Appunti riscritti il 12 agosto in base a quelli del 27 luglio 1999 47 39 2006 Dessin de feu cm 60X60 48 40 2006 Dessin de feu cm 70X70 49 42 2006 Dessin de feu sur bois cm 60x60 41 2006 Dessin de feu sur bois cm 40x40 43 2006 Dessin de feu sur bois cm 70x70 50 44 2006/2011 Dessin de feu sur bois cm 100x200 51 45 2007 Dessin de feu sur bois cm 100x200 46 2007 Dessin de feu sur bois cm 100x200 52 47 2007 Dessin de feu sur bois cm 100x200 48 2007 Dessin de feu sur bois cm 100x200 53 49 2007 Livre brûlé́ cm 60x60 54 50 2007/2009 Dessin de feu cm 60x60 55 51 2008 Dessin de feu sur bois cm 40x40 52 2008 Dessin de feu sur bois cm 60x60 53 2008 Dessin de feu sur bois cm 70x70 56 55 2008 Dessin de feu sur bois cm 100x100 54 2008 Dessin de feu sur bois cm 100x100 57 56 2008 Dessin de feu sur bois cm 60x50 57 2008 Dessin de feu sur bois cm 50x60 58 2008 Dessin de feu sur bois cm 60x60 59 2008 Dessin de feu sur bois cm 50x50 58 60 2008 Boîtes d'allumettes brûlées sur alluminium cm 40X40 59 61 2008 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40 62 2008 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40 63 2008 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30 64 2008 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30 60 65 2008 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30 66 2008 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40 67 2008 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30 68 2008 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30 61 69 2008 Dessin de feu cm 30x40 62 70 2008 Livre brulé cm 60x70 63 71 2008 Monochrome jaune cm 40X30 64 72 2008 Monochrome rouge cm 40X30 73 2008 Monochrome argent cm 30X30 74 2008 Monochrome argent cm 38x29 65 66 67 75 2009 Boîte d'allumettes brûlées cm 62,5X40 68 76 2009 Boîte d'allumettes brûlées cm 62,5X40 69 78 2009 Boîtes d'allumettes brulées sur aluminium cm 40X30 77 2009 Boîtes d'allumettes brulées sur aluminium cm 40X30 70 79 2009 Boîtes d'allumettes brulées sur aluminium cm 40X40 71 80 2009 Boîtes d'allumettes brulées cm 40X40 81 2009 Boîtes d'allumettes brulées cm 35x45 72 82 2009 Dessin de feu cm 60X60 73 83 2009 Dessin de feu cm 60X60 84 2009 Dessin de feu cm 70X70 85 2009 Dessin de feu cm 70X70 74 86 2009 Dessin de feu cm 60x50 75 87 2009 Dessin de feu cm 30x40 88 2009 Boîtes d'allumettes brûlées cm 35x45 76 89 2009 Dessin de feu cm 40x35 77 90 2009 Livre brûlé cm 30x30 78 91 2009 La mode brûlée cm 30x30 79 92 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40 93 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40 94 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30 80 95 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40 96 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40 97 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40 81 99 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40 98 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40 100 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40 82 101 2009 Voiture brûlée cm 30x40 83 102 2009 Voiture brûlée cm 30x40 103 2009 Voiture brûlée cm 30x40 84 104 2010 Voiture brûlée cm 30x40 105 2010 Voiture brûlée cm 30x40 106 2010 Voiture brûlée cm 30x40 85 107 2010 Voiture brûlée cm 20x29 86 108 2010 Voiture brûlée cm 20x29 87 109 2010 Boîte d'allumettes brûlée cm 30X20 110 2010 Boîte d'allumettes brûlée cm 30X20 88 111 2010 Boîtes d'allumettes brûlées cm 40x40 112 2010 Boîtes d'allumettes brûlées cm 50x50 113 2010 Boîtes d'allumettes brûlées cm 50x50 89 114 2010 Boîtes d'allumettes brûlées cm 20x30 90 115 2010 Dessin de feu cm 50x50 116 2010 Dessin de feu cm 45x35 117 2010 Dessin de feu cm 60x50 91 118 2010 Dessin de feu cm 50x50 92 119 2010 Boîtes d'allumettes brûlées cm 35x45 93 120 2010 Dessin de feu cm 40x30 94 122 2010 Boîtes d'allumettes brûlées sur aluminium cm 40x30 121 2010 Dessin de feu sur aluminium cm 40x30 95 123 2010 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30 124 2010 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30 125 2010 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30 96 126 2010 Le pantalon de Claudio cm 105x50 97 127 2010 Che Guevara brûlé cm 28,5x40 98 128 2010 Marilyn brûlée cm 98x67 99 129 2010 Marilyn brûlée cm 92x61 100 130 2010 Marilyn brûlée cm 98x67 101 131 2010 Group Zéro brûlé cm 100x71 102 132 2010 Rotella brûlé cm 87x67 103 133 2010 Rotella brûlé cm 93x68 104 134 2010 Performance brûlée cm 107x75 105 135 2010 Performance brûlée cm 107x75 106 136 2010 Performance brûlée cm 107x75 107 137 2010 Fer brûlé cm 29x48 108 138 2010 Fer brûlé cm 48x29 109 139 2010 Dessin de feu cm 50x50 140 2010 Dessin de feu cm 50x50 110 141 2010 Guitare brûlée cm 40x30 142 2010 Guitare brûlée cm 40x30 111 143 2010 Livre brûlé cm 60x60 112 144 2010 Livre brûlé cm 60x80 113 145 2010 Telephone brûlé cm 28x20 146 2011 Telephone brûlé cm 28x20 147 2011 Telephone brûlé cm 40x30 114 148 2011 Telephones brûlées cm 30x40 115 149 2011 Livre brûlé́ sur aluminium cm 50x50 150 2011 Livre brûlé́ sur aluminium cm 50x50 116 151 2011 Dessin de feu circular t/m sur papier cm 70X70 117 152 2011 Dessin de feu circular t/m sur papier cm 70X70 118 153 2011 Dessin de feu circular t/m sur papier cm 70X70 119 154 2011 Dessin de feu sur livre cm 30x45 120 155 2011 Dessin de feu sur livre cm 30x45 121 156 2011 Tableau bouchons cm 40X40 122 157 2011 Tableau clous cavalier cm 40X30 123 124 158 159 160 161 125 162 163 164 165 126 158. 159.160.161.162.163.164.165.166 2011 Violoncelles brûlés 127 167 2012 Dessin de feu avec cochon 128 168 2012 Gong brûlé 129 169.170.171.172.173.174.175.176.177.178.179.180.181.182.183. 184.185.186.187.188.189.190.191.192.193.194.195.196.197.198 2012 Violons brûlées 130 170 171 172 173 174 175 131 176 177 178 179 180 181 132 182 183 184 185 186 187 133 188 189 190 191 192 193 134 194 195 197 198 196 135 199 2012 Raquette brûlée 136 200 2012 Tapis brûlé 137 201 2012 Tapis brûlé 202 2012 Tapis brûlé 203 2012 Tapis brûlé 204 2012 Tapis brûlé 138 205 2012 Tapis brûlé 206 2012 Tapis brûlé 207 2012 Tapis brûlé 208 2012 Tapis brûlé 139 209 2012 Livre brûlé 210 2012 Livre brûlé 211 2012 Livre brûlé 212 2012 Livre brûlé 140 213 2012 Livre brûlé 141 214 2012 Livre brûlé 215 2012 Livre brûlé 216 2012 Livre brûlé 217 2012 Livre brûlé 142 218 2012 Livre brûlé 219 2012 Livre brûlé 220 2012 Livre brûlé 221 2012 Livre brûlé 143 222.223.224.225.226.227 2012 Boîtes de cigares brûlées 222 223 224 225 226 227 144 228 2012 La valise de Bernard le pyromane 145 Performance 20 novembre 2012 146 147 BERNARD AUBERTIN è nato nel 1934 a Fontenay-aux-Roses, in Francia. Compiuti gli studi presso la Scuola Statale di Decorazione, da autodidatta si avvicina al cubismo ed al futurismo; folgorante è l’incontro con Yves Klein nel 1957. Per comprendere la sua poetica sono riportate, di seguito, alcune sue dichiarazioni che ben specificano la sua posizione artistica: ”L’artista che inventa non fa essenzialmente altra cosa che fermare lo spazio-tempo al fine di appropriarsene per riconsegnarlo successivamente al pubblico. Le teorie sull’oggettività e le sue conseguenze materiali, vale a dire le opere, appaiono prima o poi impregnate della soggettività dei loro autori. Queste si iscrivono nella modernità per una ragione: il creatore, nel proprio lavoro tende fatalmente all’estensione del proprio spazio vitale: esplorazione del mondo, in seno al proprio tempo, e nei secoli futuri. Ecco perché si può parlare, nell’artista, di una tendenza all’espansione delle sue idee e delle sue opere. Da molto tempo l’arte è scesa in strada, secondo l’espressione linguistica della critica, ed ha realizzato un’influenza in tutti i sensi nella società: eppure l’arte continua a separare il pubblico dal privato.… Credo che un tipo d’arte psedudo-realista, poiché prosaica, si sia diffusa… Il contenuto di questa arte è l’accusa, la denuncia, la dimostrazione, la pedagogia; la formulazione è giornalistica. Ed ancora, il prosaicismo invalida il sentimento del reale. La società attuale esige una tale arte realistica che apprezza … coloro che la praticano. Se è evidente che l’interpretazione della realtà è insopportabile, è altrettanto certo che dobbiamo lavorare sul concreto, dobbiamo, a mio avviso, conservare l’ideale dell’arte: la sperimentazione, il campo infinito dell’investigazione. Ora questa arte dicendosi realista ha il maggior difetto di essere privata della possibilità sperimentale: sopratttto nessuna sperimentazione sembra essere il messaggio trasmesso. Questa constatazione significa che il tempo manca totalmente di contenuto politico. Si dà da leggere, non da guardare, da contemplare. Non si suscita il desiderio della ricerca… Io penso che un’arte della ricerca dove nasce la scoperta faccia progredire l’umanità: in questo senso l’arte è un atto politico antidemagogico…” Nel 1961 partecipa al gruppo Zéro di Düsseldorf insieme a Mack, Piene, Uecker e nel 1957/58 al gruppo NUL di Amsterdam. Entra in contatto anche con Piero Manzoni e Lucio Fontana. Parallelamente ai monocromi nel 1961 realizza i suoi primi tableaux feu (quadri 148 fuoco) e, nel 1962, i primi libri bruciati che riprenderà con Livres brûlés et à brûler (libri bruciati e da bruciare) aggiungendo fiammiferi esplosivi, micce, bastoncini di fulminato, sacchetti di polvere fumogena, ceri, fiammiferi candidi ecc. all’interno di ogni pagina del libro e invitando lo spettatore a bruciare il libro. La sua è una curiosità legata al lavoro del fuoco ed al riflesso della fiamma. Dice della sua opera: «Ci sono due colori nella mia opera, quello del fuoco, della caramellizzazione, della cremazione del nero o quello rosso della pittura dei monocromi.» Dai tableaux clous (quadri chiodi) che essendo ricoperti di vernice, rappresentano perfettamente le fiamme; ai tableaux fils de fer (quadri fil di ferro), ai dessin de feu (disegni di fuoco) o ancora i parcours d’allumettes (percorsi di fiammiferi), fino ad arrivare alle performances dei pianoforti dati alle fiamme che risalgono al 1988, alle automobili bruciate e alle semema degli anni Novanta. La sua attività artistica si è svolta principalmente a Parigi, poi a Brest ed è stata costellata da frequenti soggiorni italiani tra gli anni ’70 e gli anni ’90. La sua opera monocroma recentemente si è sviluppata verso monocromie nere, bianche od oro. Attualmente vive e lavora a Reutlingen, in Germania. 149 MOSTRE PERSONALI 1962 Galerie Wulfengasse 14, Klagenfurt, Germania 1964 Galerie Weiller, Parigi, Francia 1967 Galerie Weiller, Parigi, Francia Galerie M.E. Thelen, Essen, Germania 1968 Galerie Riquelme, Parigi, Francia Maison des quatre vents, Parigi, Francia Kleine Galerie, Francoforte sul Meno, Germania 1969 Galerie Senatore, Stoccarda, Germania 1971 Galerie Ursula Lichter, Francoforte sul Meno, Germania 1972 Centre National d’Art Contemporain, Parigi, Francia 1973 Musée de l’Abbaye Sainte-Croix, Les Sables d’Olonne, Francia Galerie Toni Brechbuhl, Grenchen, Svizzera 1973-1974 Galerie Seebacher, Bludenz-Nuziders, Austria 1974 Galerie 2, Stoccarda, Germania Studio Brescia, Brescia, Italia Galleria Banco, Brescia, Italia Studio F 22, Brescia, Italia Studio Firenze, Firenze, Italia Galleria Dei Mille, Bergamo, Italia Galeria Salò, Salò, Italia Galleria Delta, Salerno, Italia 1975 Studio Brescia, Brescia, Italia Galleria Il Canale, Venezia, Italia Galleria Il Punto, Torino, Italia 1977 Galleria Rebus, Firenze, Italia 1978 Palazzetto dello Sport, Abano Terme, Italia Galerie 44, Kaarst by Düsseldorf, Germania 1979 Galerie Weiller, Parigi, Francia 1983 Galerie J & J, Donguy, Parigi, Francia Galerie Toni Brechbuhl, Grenchen, Svizzera 1986 Galerie Charley Chevalier, Parigi, Francia 1987 Galerie Beatrix Wilhelm, Stoccarda, Germania 1988 Galerie Gilbert Brownstone & Cie, Parigi, Francia Trous de clous, Stiftung für konkrete Kunst, Reutlingen, Germania 1989 Galerie Schoeller, Düsseldorf, Germania Galerie Oscar Ascanio, Caracas, Venezuela 1990 Galerie Gilbert Brownstone & Cie, Parigi, Francia Galleria Vinciano, Milano, Italia Galerie Jousse Seguin, Parigi, Francia 1991 Kunsthaus Schaller, Stoccarda, Germania Galerie Wack, Kaiserslautern, Germania Domus Jani, Verona, Italia 1991-1992 Galerie von Braunbehrens, Monaco, Germania 1993 Galerie Jousse Seguin, Parigi, Francia Bernard Aubertin. Le rouge. Rétrospective, Stiftung für konkrete Kunst, Reutlingen, Germania 150 1994 Galerie Gudrun Spielvogel, Monaco, Germania Le Feu de la couleur. Hommage à Bernard Aubertin accompagné de ses amis du mouvement Zéro, Espace de l’Art Concret, Mouans-Sartoux, Francia 1995 100 x Aubertin. Konsequenzen einer Ausstellung, Stiftung für konkrete Kunst, Reutlingen, Germania 1996 Institut Français, Colonia, Germania Galerie Schoeller, Düsseldorf, Germania Galerie A, Amsterdam, Paesi Bassi 1997 Bernard Aubertin Dokumentarisch, Stiftung für konkrete Kunst, Reutlingen, Germania Bernard Aubertin. Le feu et le rouge, Ludwig Museum im Deutschherrenhaus, Coblenza, Germania 1998 Bernard Aubertin. L’ancien et le nouveau rouge, Stiftung für konkrete Kunst, Reutlingen, Germania Galerie Durhammer, Francoforte sul Meno, Germania 1999 Tout rouge. Bernard Aubertin. Zum 65. Geburstag, Stiftung für konkrete Kunst, Reutlingen, Germania Das Feuer und das Rot, Galerie Benden & Klimczak, Colonia, Germania 2000 Galerie Wack, Kaiserslautern, Germania Galerie Benden & Klimezak, Koln, Germania 2001 Aubertin Actuel, Stiftung für konkrete Kunst, Reutlingen, Germania Galerie Konstruktiv Tendens, Stoccolma, Svezia Austellung Raumformat, Stiftung für konkrete Kunst, Reutlingen, Germania Biancorosso - Il Rosso, Associazione Culturale Area Brescia, Italia 10 ans, Centre d’Art Contemporain Bouvet Ladubay, Saumur, Francia Ausstellung en Gros & Detail. Werke von A bis Z, Reutlingen, Germania 2001-2002 Bernard Aubertin. Opere, Galleria Cidacarte, Brescia, Italia Galerie Scholler, Düsseldorf, Germania 2002-2003 Galerie Schoeller, Düsseldorf, Germania 2003 Bernard Aubertin – Picard de Gennes, Galerie Arlette Gimaray, Parigi, Francia 2004 Bernard Aubertin. Blanc libre, Stiftung für Konkrete Kunst, Reutlingen, Germania 2005 Aubertin. Le voyage à Rome / die Reise nach Rom, Stiftung für konkrete Kunst, Reutlingen, Germania 2006 Bernard Aubertin. Peintures monochromes, Galerie Jean Brolly, Parigi, Francia Bernard Aubertin. Le rouge total, Galleria CIDAC Arte Contemporanea, Brescia, Italia Museum Kunst Palast, Düsseldorf, Germania Musee D’Art Moderne Saint-Etienne, Francia Bernard Aubertin. Opere, Galleria Cidacarte, Brescia, Italia 2007 Galleria Wack, Kauserslautern, Germania Dessin de feu, Galleria Proposte D’Arte contemporanea, Pietrasanta, Lucca, Italia XXVI Edizione Asolo Art Film Festival, Treviso, Italia Energia Rosso Fuoco, ARTantide.com, Verona, Italia 2008 Galleria Rosemberg, Milano, Italia 2009 Galerie De Rijk, Den Haag, Paesi Bassi 75xAubertin. Werke 1958-2008. Retrospective, Stiftung für Konkrete Kunst, Reutlingen, Germania 2010 Il Fuoco e il Rosso, Galleria d’arte Rosemberg, Milano, Italia Livres d’Art Brùlés, ARTantide.com, Verona, Italia Bernard Aubertin. Peintures monochromes, Galerie Jean Brolly, Parigi, Francia Rosso Assoluto, Galleria l’Incontro di Colussi E., Chiari, Italia Sacrifice, Palazzo Ducale di Arezzo, Italia Piano et Violon Brùlés, Fondazione Berardelli, Brescia, Italia Poesia Azione e Parole, Porto di Santa Teresa di Gallura, Italia 2011 Bernard Aubertin, Museo Civico Parisi, Valle Maccagno, Italia Bernard Aubertin, Galleria Kanalidarte, Brescia, Italia 2012 Bernard Aubertin, Palais de Tokyo, Parigi, Francia Bernard Aubertin, Tornabuoni Arte, Parigi, Francia Bernard Aubertin, Galerie Jean Brolly, Parigi, Francia Bernard Aubertin, Galleria Civica Desenzano del Grada, Verona, Italia 151 Bernard Aubertin, Galleria Civica San Donà di Piave, Treviso, Italia Bernard Aubertin, Centro Culturale Francese ”Le Stelline”, Milano, Italia Bernard Aubertin, Galleria Rosemberg, Milano, Italia Bernard Aubertin, Galleria Bettini & Co, Villa Godi Piovene, Sarmego di Grumolo delle Abbadesse, Vicenza, Italia Bernard Aubertin, Galleria PlanetOut, Lodi, Italia Bernard Aubertin, Galleria Orlando, Roncadelle, Brescia, Italia Bernard Aubertin, Galleria Civica Cavour, Padova, Italia Bernard Aubertin, C.D. Studio d’Arte, Padova, Italia Piano droit brûlé, performance 2012, Villa Godi Piovene, Sarmego di Grumolo delle Abbadesse (Vi)