Catalogo

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Catalogo
Comune di Padova
Assessorato alla Cultura
Settore Attività Culturali
Bernard Aubertin
Padova, Galleria Cavour
20 dicembre 2012 - 20 gennaio 2013
Comune di Padova
Assessorato alla Cultura
Settore Attività Culturali
Direzione della mostra
Mirella Cisotto Nalon
Catalogo a cura di
Carlo Silvestrin
Cura della mostra
Carlo Silvestrin
Coordinamento ufficio mostre
Fiorenza Scarpa
Testi
Melania Gazzotti
Flaminio Gualdoni
Carlo Silvestrin
Davide Tramarin
Segreteria organizzativa
Lucia Bertolin, Francesca M. Tedeschi
Progetto grafico
Giuseppe Rampazzo
Segreteria amministrativa
Daniela Corsato - coordinamento
Loredana Fanton
Licia Moretti
Maurizio Paccagnella
Franco Zanon
Fotografie
RGB
Pietro Paolo Bettella
Altri autori sconosciuti
Allestimento
Squadra allestimenti Servizio Mostre
Settore Attività Culturali
Valter Spedicato (coordinamento)
Gianni Bernardi, Antonio Breggion,
Luca Galtarossa, Moreno Michielan,
Franco Paccagnella, Silvano Perin,
Claudio Spinello
Stampa
Turco srl
Ringraziamenti
Claudio Bassi
Roberto Ceccarelli
Massimo Pasquinucci
Mirco Piccolo
Galleria Rosemberg Milano
Giancarlo Rovetta
Dominique Stella
In collaborazione con: Archivio Aubertin
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media
com
Promozione
Patrizia Cavinato
Rocco Roselli
Emanuela Taglietti
con il sostegno di
digital
Sommario
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Millenovecentocinquantasette: inizio
di un’avventura d’arte
Carlo Silvestrin
9
Aubertin attraverso l’occhio della
telecamera: il video-documento
della performance
Davide Tramarin
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Il Rosso Fuoco di Bernard Aubertin
Melania Gazzotti
17
Bernard Aubertin. Dessins de feu
Flaminio Gualdoni
21
Opere
148
Bernard Aubertin
note biografiche
150
5
Mostre personali
Bernard Aubertin o “del
fuoco”. La mostra che
chiude l’edizione di RAM
2012 è dedicata a questo
grande maestro del novecento ancora vivente;
l’edizione di RAM di quest’anno indaga sui quattro
elementi della natura: Aria,
Acqua, Terra e Fuoco e,
poiché gran parte della
produzione artistica di
Aubertin è stata contrassegnata dall’utilizzo del “Fuoco”, sia come mezzo espressivo durante le sue performances, sia come medium per
raggiungere i risultati stupefacenti che caratterizzano i
suoi lavori, ecco nascere spontaneo il connubio...
 Il maestro francese, che vive e lavora da moltissimi
anni in Germania, continua ad affascinare con opere che
spaziano dalle tele/tavole monocrome con applicati
fiammiferi – dessin de feu - che poi brucia (lasciando
al fuoco il compito di creare ), a lavori tridimensionali
realizzati bruciando oggetti tra i più disparati (automobili, motociclette, strumenti musicali, libri...) che poi
vengono parzialmente ricoperti di colore rosso in una
sorta di rito di iniziazione, di rinascita a vita nuova....
Durante l’inaugurazione di questa mostra, presso la
Civica Galleria Cavour, l’artista si esibirà in una sua
performance che permetterà al pubblico di essere parte
della creazione dell’opera, confondendo i limiti tra
creatore e fruitore d’arte.
 La nostra Città continua a produrre eventi che
confermano la Sua vocazione artistica e rendono onore
alla qualifica di Padova come Città d’Arte.
Mirella Cisotto Nalon
Capo Settore Attività Culturali
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Anche quest’anno nell’ambito di RAM –
Ricerche Artistiche Metropolitane – Padova, Città d’ Arte, ha voluto offrire ai
suoi cittadini l’opportunità di approfondire la conoscenza dell’opera di uno dei
grandi maestri dell’arte contemporanea internazionale.
 Nato a Fontenay-aux Roses in Francia
nel 1934, Bernard Aubertin è uno degli artisti viventi che ha ha fatto della ricerca e
della sperimentazione uno dei capisaldi
della sua vita ed è questo uno dei motivi
per cui l’Amministrazione Patavina lo ha scelto per onorarlo con una grande esposizione in Galleria Cavour.
 Folgorante è stato per Aubertin l’incontro con Yves Klein, nel 1957, che lo
porta a realizzare, l’anno successivo, le sue prime quattro tavole monocrome rosse;
la scelta di questo colore è spontanea, impulsiva, e lo libera da ogni manipolazione
cromatica del disegno, del grafismo e della composizione; la sua ricerca si caratterizza per l’uso quasi esclusivo del rosso, tinta privilegiata e simbolo di sangue ed al
tempo stesso dell’elemento fuoco.
 La sua è una curiosità legata al lavoro del fuoco ed al riflesso della fiamma.
Dice della sua opera: «...ci sono due colori nella mia opera, quello del fuoco, della
caramellizzazione, della cremazione del nero o quello rosso della pittura dei monocromi.»

Dai tableaux clous (quadri chiodi) che essendo ricoperti di vernice, rappresentano perfettamente le fiamme; ai tableaux fils de fer (quadri fil di ferro), ai dessin
de feu (disegni di fuoco) o ancora i parcours d’allumettes (percorsi di fiammiferi),
fino ad arrivare alle performances dei pianoforti dati alle fiamme che risalgono al
1988, alle automobili bruciate e alle semema degli anni Novanta.
 Celebrato in tutto il mondo con una serie di mostre personali, tra le più recenti
citiamo la mostra di Parigi, al Palais de Tokio, e di Milano, a Le Stelline, a Padova
il maestro Franco-Tedesco esporrà una serie di lavori che ripercorrono la sua carriera dagli anni settanta ad oggi con la presentazione di una serie di opere realizzate in esclusiva per questa mostra.
L’Assessore alla Cultura
Il Sindaco
Andrea Colasio
Flavio Zanonato
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Millenovecentocinquantasette: inizio di un’avventura d’arte
di Carlo Silvestrin
l’uso del fuoco che distrugge ma contemporaneamente crea si fonde con il rosso del fondo delle tavole o con l’argento delle lastre d’alluminio
realizzando opere suggestive nelle quali la casualità
si sposa con la progettualità dell’artista.
, anno in cui Bernard Aubertin incontra sul proprio
cammino Yves
Klein; sarà questa
un’esperienza fondamentale che lo
condurrà ad accogliere l’idea della monocromia come principio fondante di una profonda espressione artistica, egli
sceglie di utilizzare il rosso, un colore vivo, attivo,
che rimanda alle fiamme, al fuoco.
 Nel 1961 Bernard Aubertin è tra i fondatori
del Gruppo Zero con il quale condivide l’idea di
una rifondazione assoluta dell’arte: ripartire daccapo, eliminare tutto ciò che è preesistente per tentare di dare un nuovo significato al fare artistico
 È il momento dei materiali, dei chiodi, delle
tavole di legno, del fuoco. A questo proposito sono
da citare i Tableaux-feu cui seguiranno i Tableaux
clous realizzati tra gli anni sessanta e settanta ed i
Dessins de feu degli anni ottanta e novanta capaci di
incorporare lo spettatore, di eliminare in modo definitivo lo spazio che separa opera e pubblico, di far
divenire quest’ultimo non solo parte attiva del processo artistico, ma processo artistico vivente, reale.
È solo così che Aubertin ritiene possibile catturare
la realtà, è solo così che gli è possibile diventare un
Realista.
Ed è il fuoco che diventa strumento del ”fare”; l’Artista Aubertin progetta le sue opere ma è il fuoco a
crearle! La caramellizzazione ottenuta attraverso
1957
 Osservando un opera di Aubertin sembra sempre che la stessa non sia finita, che sia in attesa di
essere ultimata, che l’artista si sia preso una pausa
di riflessione per dare il tocco finale alla sua creatura.
E l’osservatore si sente coinvolto ed immagina un
”suo” finale per l’opera che ha di fronte, ecco forse
questa è la chiave di lettura giusta per analizzare il
lavoro di Bernard Aubertin: ognuno è fruitore e
contemporaneamente creatore d’arte, con la propria fantasia, con la propria sensibilità, con le proprie emozioni.
 Un discorso a parte meritano le performances
che l’artista realizza in occasione delle sue più importanti esposizioni; in queste situazioni il pubblico è fisicamente coinvolto nella creazione
dell’opera d’arte non solo perchè con la sua presenza “fisica” condiziona il lavoro delle fiamme e
di conseguenza il risultato finale ma anche e soprattutto perché ”vive” le varie fasi di trasformazione
dell’oggetto dato alle fiamme ed è testimone di una
serie di passaggi che rimarranno solo ”suoi”, stampati in maniera indelebile nella sua memoria.
 Aubertin ci indica la strada ma ognuno di noi
la percorre a proprio modo traendone soddisfazioni
ed emozioni ineguagliabili poiché ognuno di noi
leggerà la sua opera d’arte in maniera esclusiva.
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Aubertin attraverso l’occhio della telecamera: il video-documento della performance
di Davide Tramarin
Conscio dell’approccio
performativo all’oggetto e
della tecnica utilizzata da
Bernard Aubertin, una volta
giunto davanti alle opere finite, lo spettatore potrebbe
credere che queste siano solamente il frutto di un fenomeno incontrollato o
imprevedibile. Ma l’arte
ne padroneggia l’impulso e procede al rinnovamento dell’oggetto dotandolo di una nuova essenza. Il gesto è assoluto e la richiesta di
partecipazione rivolta allo spettatore, sul piano
concettuale, eleva l’evento ad un rituale in cui l’artista diventa guida di un avvicinamento percettivo
al reale ogni volta nuovo.
 Le opere compiute recano quindi fisicamente
le bruciature dell’originario atto simbolico alla
base della loro nascita. Il colore rosso poi, che, per
i suoi significati, contraddistingue da sempre la ricerca artistica di Aubertin ed è direttamente complementare al fuoco, è infine utilizzato per
infondere un’ulteriore sfumatura di vita a quanto
appena creato: è il sigillo finale dell’artista sull’opera d’arte.
 Aver documentato tutto ciò permettendo allo
spettatore una partecipazione virtuale il più possibile tangibile e vicina al processo creativo che ha
interessato alcune delle opere esposte, non solo ha
grande utilità critica, ma diventa un fattore culturale di estrema importanza. Allora le immagini
messe a disposizione del fruitore della mostra raccontano, per iniziare, la realizzazione della Raquette brûlé. Il primo piano delle corde che si
spezzano, si consumano e si arricciano sotto la
fiamma di Aubertin ha un notevole impatto visivo. Emergono poi la cura con cui l’artista trasforma e dipinge l’oggetto bruciandolo, il suo
pensiero, il significato della ricerca cromatica da
storicamente si è sempre prodotta e non è un prodotto del caso; nemmeno quando l’artista decide
di adoperare il caso stesso, perché questo sarebbe
comunque determinato a priori da una sua scelta.
Perciò, osservando la pratica artistica di Aubertin
nelle scene registrate per questa mostra, si afferma
l’evidenza di come egli tragga enorme forza da un
approccio riflessivo, pacato e profondo. Il controllo di una reazione definitiva quale la combustione, conduce l’artista ad un’appropriazione del
reale ed alla sua trasformazione. Il maestro si impossessa dell’elemento fuoco, simbolo della vita e
dell’energia che anima il mondo, con esso dipinge,
9
L’accuratezza tecnica ed i pensieri di Aubertin sono
facilmente esemplificabili guardando alle immagini
riguardanti queste opere. Infatti il libro non viene
distrutto, sono incredibilmente pochi i frammenti
di cenere che si distaccano. Il maestro vuole ricercare il fascino della carta che accartocciandosi vira
verso il nero e non vuole permetterne il totale di-
lui svolta durante i vari passaggi della performance;
dalla bellezza fugace del fuoco, fino al colore nero
della caramellizazione finale.
 Altrettanto coinvolgenti sono le immagini riguardanti il Violon brulè. Per quanto il violino sia
un soggetto ricorrente nell’arte contemporanea,
esso non è mai rifiutabile perché fonte inesauribile
d’ispirazione, sinonimo di complessità nella pratica
musicale e, soprattutto, oggetto seducente per la
bellezza delle sue forme. Rispetto a quanto avvenuto durante la realizzazione della Raquette, da questa sequenza performativa scaturiscono delle
dinamiche percettive di maggiore intensità. Aubertin
fa divampare il fuoco nella cassa dello strumento lasciandolo “suonare” un’ultima volta durante la sua
trasformazione in opera d’arte. Le fiamme catturate
dall’occhio della telecamera sprigionano energia, le
reazioni si ravvivano, la vernice si irruvidisce e si
scioglie; la comunicazione con chi osserva è immediata. Il variare irreversibile della materia che lo costituisce porta il violino in una nuova dimensione del
reale, emotivamente vicina, per esempio, agli ideali
alla base delle destrutturalizzazioni attuate da
Arman. Una volta giunti al termine del procedimento
concettuale, saranno i tocchi di rosso ad imporsi,
anche in quanto dato estetico completo ed allo stesso
tempo essenziale, nel loro contrasto con il nero.
 Venendo ad oggetti ancor più comuni, come
un libro o un tappeto, lo sforzo di proporre allo
spettatore una differente prospettiva della quotidianità assume una tensione maggiore perché l’artista
contiene la forza del fuoco esercitata sulla materia.
sfacimento. Nel contempo, il tappeto non necessita
di una caramellizazione totale, le bruciature vengono inserite nello spazio secondo un semplice
schema geometrico attuato dal centro agli estremi
che marchia l’oggetto dotandolo, ancora una volta,
di una nuova essenza.
 È infine riconducibile ad un medesimo gusto
per l’applicazione di una soluzione geometrica, la
scelta di tracciare a pennello una spirale su di un
gong. In questo caso l’artista decide di sfruttare la
materia estendendone l’aspetto formale. Il rosso
applicato in quest’opera si presta a riflessioni assolutamente significative: il rimando ai contemporanei fatti storici riguardanti il Tibet è evidente.
 Nel corso della mostra, il video sul processo
creativo alla base della performance di Bernard
Aubertin renderà dunque lo spettatore ancor più
partecipe dell’essenza dell’arte esposta in galleria.
Pertanto, la scelta di arricchire l’allestimento con
un filmato nel quale la tecnologia soddisfi l’esigenza di fornire immagini di qualità e permetta di
scorgere i dettagli della realizzazione delle opere
da parte dell’artista, è indubbiamente uno straordinario valore aggiunto messo a disposizione del
pubblico.
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Il Rosso Fuoco di Bernard Aubertin
di Melania Gazzotti
Punto di partenza dell’avventura artistica di Bernard
Aubertin è la scelta del monocromo alla quale arriva
nel 1958, dopo aver conosciuto Yves Klein. L’incontro tra i due avviene in
modo del tutto casuale in
un ristorante di Parigi un
anno prima. È in quell’oc-
di pittura monocroma, non ho capito subito di cosa si
trattasse così mi ha invitato nel suo atelier. Ci sono andato e sono rimasto sbalordito. Ecco cosa stavo cercando, ecco la pittura che volevo fare! Non aveva niente
a che vedere con quello che si faceva in quel periodo: non
era arte figurativa, non era astratta e nemmeno lirica.”

Fin dalla suo primo quadro dipinto di un
unico colore Aubertin sceglie istintivamente di lavorare con il rosso, riconoscendolo come portatore di una forza primordiale e liberatoria, capace
di incarnare quell’ansia di ridefinizione dei canoni
stilistici ed estetici che sentiva sempre più pressante. La potenza visiva del pigmento è amplificata dalla tecnica che l’artista utilizza per stenderlo
sulla tela. Guidato da una sorta di automatismo,
Aubertin stratifica la materia servendosi di spatole
ma anche di oggetti di uso comune come forchette, cucchiai o del palmo della propria mano,
trasformando il dipingere in un’esperienza fortemente fisica. Nasce così la serie dei Monochromes
rouges.
allora frequentava l’Accademia di Belle Arti, sente
parlare per la prima volta del dipingere con un
unico colore e ne rimane fortemente colpito, stupore che aumenta dopo aver visitato lo studio di
Klein. Vedere quelle tele realizzate con pigmenti
puri di differenti colori: verde, giallo, arancio,
nero, bianco, rosso e blu – Klein all’epoca non dipingeva ancora prevalentemente con quella tonalità di blu che poi rimarrà indissolubilmente legata
al suo nome – è per Aubertin un’esperienza tanto
folgorante da far maturare in lui la necessità di un
cambiamento radicale: “Quando Klein mi ha parlato

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L’utilizzo del colore rosso torna anche in un
gruppo di opere successive i Tableaux-clous del
1960. L’artista pianta dei chiodi su tavole di legno,
trapassandole da parte a parte. Li dispone, con
grande precisione, ad intervalli regolari nei punti
di intersezione di linee precedentemente tracciate
in modo da formare un reticolo, alla ricerca di un
effetto seriale che ha il rigore delle composizioni
optical. Ricopre poi la superficie della tavola e perciò anche gli elementi metallici di pigmento nel
tentativo di creare un modo di dipingere capace di
rompere con la bidimensionalità della pittura e di
conferire “una nuova vibrazione al monocromo”.
 Nel medesimo periodo anche Günther Uecker
inizia a utilizzare questi oggetti di uso comune nel
proprio lavoro. Pianta dei chiodi su delle tavole
creando con le capocchie giochi di luce e ombra
che riescono a evocare una sensazione di movimento. L’artista tedesco considera la superficie ricoperta di chiodi, a differenza di Aubertin,
totalmente in antitesi con quella dipinta, tanto che
fin da subito utilizza la medesima tecnica anche su
mobili e televisori.
 Un anno dopo aver realizzato i Tableaux-clous
Aubertin, continuando a lavorare sulla dimensione
del quadro, inizia a dedicarsi alla serie dei Tableaux-feu. Applica su un supporto di legno una lastra di alluminio sulla quale opera con grande
precisione centinaia di fori nei quali inserisce in
posizione ortogonale dei fiammiferi, destinati alla
combustione. Il passaggio dai chiodi ai fiammiferi
avviene per l’artista in modo del tutto naturale
come anche quello dal colore alle fiamme: “Il
rosso era per me il mezzo per raggiungere il fuoco,
era il simbolo stesso dell’energia, la sua visualizzazione”.
 È il 1961, nello stesso anno in cui introduce
nella propria sperimentazione la combustione, Aubertin entra a far parte del Gruppo Zero, movi12
tore che non può rimanere indifferente alla potenza
dell’energia generata da questo gesto che non porta
con se una volontà di negazione, di annullamento
della materia, ma al contrario una forza liberatoria
che purifica e rigenera, che interviene sulla realtà per
vivificarla.
mento di rottura, con base a Düsseldorf. Il maestro
francese condivide con i tedeschi la necessità di fare
“tabula rasa” di tutte le esperienze artistiche precedenti, in particolare di mettere fine a quella celebrazione della soggettività tipica dell’espressione
informale, che aveva dominato il panorama dell’arte
dall’immediato dopoguerra, in favore di un “anonimato dell’autore”.
 Ed proprio Yves Klein a creare il contatto tra Aubertin e Heinz Mack e Otto Piene, fondatori del
gruppo. Grazie all’intervento del maestro del Nouveau Réalisme il testo teorico di Aubertin - intitolato
Situation picturale du rouge dans un concept spatial (La
situazione pittorica del rosso in un concetto spaziale) - compare insieme a scritti e immagini di Enrico Castellani, Lucio Fontana, Yves Klein, Piero
Manzoni, Daniel Spoerri, Arnulf Rainer, Dieter
Roth, Jean Tinguely, Günther Uecker oltre naturalmente che di Mack e Piene, nel terzo e ultimo numero della rivista “Zero”, mezzo attraverso il quale
vengono diffuse le idee e documentata l’attività del
gruppo.
 A partire dalla pubblicazione di questo saggio
Aubertin partecipa a numerose esposizioni dedicate
al movimento in Germania, Francia, Olanda, Belgio,
Italia e Canada.
L’incontro con i tedeschi coincide per Aubertin
anche con un periodo di febbrile creatività, in cui
parallelamente alla produzione dei Monochromes rouges, dei Tableaux-clous e dei Tableaux-feu inizia a incendiare oggetti di uso comune da automobili a
strumenti musicali, compiendo così un ulteriore passaggio verso la terza dimensione. Realizza queste
azioni quasi sempre in presenza di un pubblico il
quale assistendo alla performance partecipa ad un
vero e proprio rituale in cui il fuoco, innescato dall’artista, dà forma, guidato dal caso, alla scultura. Il
calore, la luce, il fumo stimolano i sensi dello spetta-

Tra le serie di oggetti bruciati da Aubertin vi
sono anche dei libri. Il primo volume che viene dato
alle fiamme dall’artista (1962) è del romanziere francese Jules Verne. Diventano poi Livres brûlés testi che
hanno avuto una particolare influenza sulla cultura e
la storia occidentale come il Manifesto del Partito
Comunista, il Libretto rosso, la Bibbia, Mein Kampf, tra
questi vi sono anche numerosi saggi e cataloghi
d’arte.
 Il suo interesse per la tridimensionalità dell’opera
non gli impedisce di portare avanti nel corso degli
anni la sperimentazione sulla dimensione del quadro, perchè Aubertin non ha mai dimenticato di
provenire dalla pittura. La combustione è dunque
protagonista nel tempo anche di numerosi lavori su
carta dai Dessins de feu degli anni Settanta, in cui applica su cartone grezzo o dipinto di rosso fiammiferi
per disegnare linee o figure geometriche che vengono poi ridefinite dalle fiamme - tipologia di opera
questa che l’artista realizzerà poi anche su alluminio
- ai fogli bruciati dei Semema degli anni Novanta.
Un percorso quello di Aubertin contraddistinto dunque da una grande coerenza, documentata e argomentata a livello teorico negli anni anche da
numerosi suoi scritti. Ed è forse proprio questa coerenza che ha permesso al lavoro del maestro francese
di attraversare la storia dell’arte degli ultimi cinquant’anni e di ricevere quest’anno l’invito a partecipare
alla 54. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, in occasione della quale presenta, nel padiglione della Siria, un nuovo progetto dedicato alla
Mode brûlé .
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Bernard Aubertin. Dessins de feu
di Flaminio Gualdoni
“La
passionnante aventure
du réel perçu en soi et non à travers le prisme de la transcription
conceptuelle ou imaginative”, è
quanto Pierre Restany annuncia nel maggio 1960 in
Les Nouveaux Réalistes, alla
galleria Apollinaire di Milano. Ovvero, l’assunzione
diretta, la manipolazione
concreta, la trasformazione
frequentando sin dal 1957 Klein, l’autore con il
quale la sua ricerca più intensamente dialoga, e
avviando nel 1959 lo spettro d’esperienze di
cui la monocromia del rosso e la combustione
fisica sono protagoniste assolute. Vengono poi,
è storia, le partecipazioni alle attività di Zero,
in testa la partecipazione alla leggendaria Tentoonstelling Nul nel marzo 1962 allo Stedelijk Museum di Amsterdam, e le tangenze con il
versante spettacolare e performativo di Fluxsus,
i cui germi pure si scorgono già in plurime pratiche dell’area di riferimento in cui egli opera.
fisica di oggetti e processi che al reale appartengono, e che la pratica artistica può far esistere
ulteriormente come qualità espressive autonome e forti. Il clima è quello che si vede incrociarsi la vicenda estrema di Azimut,
Manzoni in specie, con le esperienze “à quarante degrés au-dessus du zéro dada” - cito ancora Restany - di Yves Klein et Tinguely, Hains
et Arman, e con quelle nordiche del “neue
idealismus” di Zero.
 Bernard Aubertin matura in questi clima,

Alla monocromia del rosso Aubertin affida
le implicazioni simboliche, in odore di metafisico, in un’ardore in cui l’idea stessa di fuoco si
coagula. Ma è nell’esperienza diretta del bruciare, nella modificazione intima della materia
e della sua costituzione visiva attraverso un
processo solo in piccola parte padroneggiabile,
che risiede l’aspetto più intellettualmente e linguisticamente vitale del suo operare.
 Aubertin sceglie la combustione, quel suo
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essere generatrice di luce perfetta ed insieme
della nerità ossidata e fisicamente impura del
segno. E la identifica come matrice d’un
segno in odore d’assolutezza.
Segno assoluto. Cioè perfettamente sottratto
all’arbitrio dell’artificio fabrile della pittura,
ma non demateriato, non concentrato sul
possibile zen che pure molti, e grandi, in quegli anni perseguono. Un segno, per Aubertin,
che sia intrinseco e frutto dello stesso processo fisiologicamente vitale della materia, in
cui si ritrovi e si dica la sua interna dynamis e
il suo flusso ininterrotto di vita/morte.
 Per certi versi, è il segno originario, ritrovato antropologicamente nel momento
primo d’identità tra il corpo agente dell’artista e le materie che gli fanno da complici nell’esperienza, e radiante, aperto allo spettro
tutto dei possibili, a contenere il tutto pensa-
bile ed affettivo: dunque, un monema altissimo di senso.
 Nel clima allora montante, di ripresa
della lezione dada, è anche segno anartistico
in una dimensione esistenziale e di pensiero
più alta e complessa, implicante un valore irrelativo di opera, antinominalistico ed anticonvenzionale: soprattutto totale,
specchiante la soggettività tutta dell’individuo agente e la frequenza e ragione del suo
rapporto con il mondo.
In questo senso, Aubertin assume la combustione come fattore costruttivo, costitutivo
dell’opera, estraneo alle pure pulsioni sovversive ed épatantes che pure - era inevitabile agli inizi molti leggevano come immediatamente evidenti.
 La combustione, e gli oggetti per convenzione tipici del generare fuoco, i fiammiferi.
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anestetica, si fa ambito possibile del costruire per
signa fisici di Aubertin. L’artista esplora e verifica, in sottoserie interne di grande compattezza
e coerenza, in cui la componete ludica stessa
non è mera esibizione e suggestione, ma coscienza distillata della ragione problematica del
fare.
 I fiammiferi si pongono ortogonali alla superficie, secondo sagome geometriche elementari
e chiuse, subito vivendo la contraddizione della
perfezione astratta attraverso l’apparenza dimessa, desolata, irregolare, imperfetta, che la
combustione conferisce loro.
 Oppure determinano, stesi orizzontalmente,
sagome diverse, come campiture d’un dipingere
radicalmente sottratto a se stesso: che cadenzano
il quadrato dato, lo compartiscono e lo ritmano,
vere cellule grafiche d’un costruire che, nel costeggiare le logiche interne della geometria, non
dismettono né fingono tuttavia altra identità e
presenza che quella appropriata.
 Aubertin procede, così, per moduli e iterazioni, implicazioni d’esattezza e inneschi profondi d’alea, a esplorare un mondo di oggetti
visivi che, nella piena corporeità di cui si fanno
vessilli, sul piano dell’esperienza estetica che attivano agiscono su piani diversi, schiudendo misure intellettuali ed espressive ulteriori. Ancora
bisogna affidarsi alle parole di Restany, e a quel
suo testo fondativo: “L’homme, s’il parvient à se
réintégrer au réel, l’identifie à sa propre trascendance,
qui est émotion, sentiment et finalement poésie, encore”.
I quali sono a loro volta oggetti adespoti, privi in
se stessi di identità e suggestione e storia, figli
minori di una objecthood teoricamente non riscattabile nell’artistico e dall’artistico. La serie di lavori che qui presenta vale, in seno al percorso
tutto di Aubertin, come crocevia perfetto tra
l’identità complessiva della sua pratica e l’orizzonte dei possibili ancora esplorabile, e capace
di senso ulteriore. Si tratta di lastre metalliche,
tutte della stessa misura secondo una consuetudine largamente invalsa in Aubertin, sulle quali
la combustione afferma, in modo concettualmente nitido, la sua vocazione a farsi formatività
primaria.
 Stabiliscono, per certi versi, lo spazio di
quello che l’identità accademica affermava essere
il disegno: matrice d’ogni fare, punto in cui le figure e le ipotesi della mente trovano la prima
epifania concreta, in uno spazio ad alto, e neutralissimo, valore di codice.
 Aubertin non ammetterebbe il blank teoristico del foglio, d’altronde. Sia perché la sua
esperienza si preclude ogni clausola d’alterità rispetto alla concretezza oggettiva dell’esperienza,
sia perché, in presenza di fuoco, la carta s’identificherebbe immediatamente nel suo carattere di
materia combustibile: dunque, non come campo
neutralizzato e teoricamente trasparente dell’artistico, ma sostanza concreta dai cui caratteri è impossibile trascendere.
 Ecco che dunque il lucore algido del metallo, quella sua superficie potente e a sua volta
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Opere
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1 1969 Tableau clous cm 40x40
2 1970 Tableau clous cm 30x30
3 1970 Tableau clous cm 30 x 30
4 1970 Tableau clous cm 50x50
22
5 1970 Tableau clous cm 30x30
23
6 1973 Livre brûlé sur bois rouge cm 48x68
7 1973 Livre brûlé sur bois rouge cm 50X70
24
8 1973 Dessin de feu sur carton cm 50x65
9 1973 Dessin de feu circular sur aluminium cm 90X90
25
10 1974 Boîtes d’allumettes brûlées cm 104x 70
11 1974 Boîtes d’allumettes brûlées cm 104x70
26
12. 1974 Boîtes d’allumettes brûlées
27
cm 104x70.
14 1974 Boîtes d’allumettes brûlées cm 45 x 45
13 1974 Boîtes d’allumettes brûlées cm 45 x 45
15 1974 Boîtes d’allumettes brûlées cm 45 x 45
28
16 1974 Dessin de feu cm 45 x 65
17 1974 Dessin de feu cm 50 x 65
29
18 1974 Dessin de feu cm 65x50
30
19 1974 Dessin de feu cm 50x65
20 1974 Dessin de feu sur carton cm 50x65
31
22 1974 Dessin de feu cm 65x50
23 1974 Dessin de feu sur carton cm 100x70
21 1974 Dessin de feu cm 65x50
32
24 1974 Dessin de feu sur carton cm 100x70
33
26 1974 Dessin de feu sur carton cm 101x71
25 1974 Dessin de feu sur carton cm 101x71
34
27 1974 Dessin de feu sur carton cm 50x65
35
28 1974 Dessin de feu sur aluminium cm 90x90
36
29 1974 Dessin de feu sur carton cm 70x100
30 1974 Dessin de feu sur carton cm 70x100
37
31 1974 Livre brûlé cm 60x40
38
32 1974 Livre brûlé cm 50x70
39
33 1974 Livre brûlé sur bois rougé cm 50x70
40
34 1974 Livre brûlé sur bois rouge cm 40x70
41
35 1974 Livre brûlé sur métal cm 40x50
42
36 1990 Semema cm 100x70
43
37 1990 Livres brûlés cm 67x97
44
38 1990 Livres brûlés cm 67x97
45
46
Devo dire che mi annoio quando lavoro. Lavorare non mi dà
piacere. Ma quando il quadro è finito, nonostante la fatica e
l’energia impiegata per realizzarlo, davanti al risultato mi sento
pieno di gioia pura.
Certo a volte mi preoccupo quando mi accorgo di un’imperizia nell’esecuzione e mi dico che avrei potuto far meglio e che
la prossima volta farò sicuramente meglio. Ma la perfezione
non è umana ed anche questo lo so. In effetti, sul piano dell’esecuzione cosa mi attende la prossima volta? Senza dubbio
altre imperfezioni. Ma cosa fondamentale è che ogni volta io
realizzi la mia ambizione. E poiché non posso vedere i miei
quadri - appena terminati sono riposti nel magazzino della
Fondazione - ho occasione di scoprirli di nuovo (quando li ho
già dimenticati) soltanto al momento di una presentazione
delle mie opere. Ed è sempre uno shock emotivo. Ogni volta
mi stupisco di essere riuscito a fare delle cose così belle e mi
chiedo se sarei capace di rifarle e come le ho fatte, con quale
strumento, ecc. Perché da una serie di quadri all’altra, dimentico il procedimento di lavoro, di esecuzione; dimentico la tecnica. Intanto sto realizzando un’altra serie, che lavoro in modo
diverso dalla precedente. Poiché l’artista è un ricercatore, egli è
un uomo serio. Sì, penso davvero che l’arte c’è quando ci si
annoia. Coloro che traggono piacere dal dipingere sono pittori
della domenica o quelli che dipingono cose al di fuori della
realtà del secolo in cui vivono; in qualche modo, coloro che
non trattano il soggetto. In breve: coloro che esprimono, coloro che si divertono a dipingere. L’arte, quando è quella dell’epoca nella quale si vive, è un lavoro noioso.
Sono certo che Cézanne, ad esempio, non si è mai divertito
con la sua arte. Ma quando si fa una scoperta si prova una
grande emozione.
Appunti riscritti il 12 agosto in base a quelli del 27 luglio 1999
47
39 2006 Dessin de feu cm 60X60
48
40 2006 Dessin de feu cm 70X70
49
42 2006 Dessin de feu sur bois cm 60x60
41 2006 Dessin de feu sur bois cm 40x40
43 2006 Dessin de feu sur bois cm 70x70
50
44 2006/2011 Dessin de feu sur bois cm 100x200
51
45 2007 Dessin de feu sur bois cm 100x200
46 2007 Dessin de feu sur bois cm 100x200
52
47 2007 Dessin de feu sur bois cm 100x200
48 2007 Dessin de feu sur bois cm 100x200
53
49 2007 Livre brûlé́ cm 60x60
54
50 2007/2009 Dessin de feu cm 60x60
55
51 2008 Dessin de feu sur bois cm 40x40
52 2008 Dessin de feu sur bois cm 60x60
53 2008 Dessin de feu sur bois cm 70x70
56
55 2008 Dessin de feu sur bois cm 100x100
54 2008 Dessin de feu sur bois cm 100x100
57
56 2008 Dessin de feu sur bois cm 60x50
57 2008 Dessin de feu sur bois cm 50x60
58 2008 Dessin de feu sur bois cm 60x60
59 2008 Dessin de feu sur bois cm 50x50
58
60 2008 Boîtes d'allumettes brûlées sur alluminium cm 40X40
59
61 2008 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40
62 2008 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40
63 2008 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30
64 2008 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30
60
65 2008 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30
66 2008 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40
67 2008 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30
68 2008 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30
61
69 2008 Dessin de feu cm 30x40
62
70 2008 Livre brulé cm 60x70
63
71 2008 Monochrome jaune cm 40X30
64
72 2008 Monochrome rouge cm 40X30
73 2008 Monochrome argent cm 30X30
74 2008 Monochrome argent cm 38x29
65
66
67
75 2009 Boîte d'allumettes brûlées cm 62,5X40
68
76 2009 Boîte d'allumettes brûlées cm 62,5X40
69
78 2009 Boîtes d'allumettes brulées
sur aluminium cm 40X30
77 2009 Boîtes d'allumettes brulées
sur aluminium cm 40X30
70
79 2009 Boîtes d'allumettes brulées sur aluminium cm 40X40
71
80 2009 Boîtes d'allumettes brulées cm 40X40
81 2009 Boîtes d'allumettes brulées cm 35x45
72
82 2009 Dessin de feu cm 60X60
73
83 2009 Dessin de feu cm 60X60
84 2009 Dessin de feu cm 70X70
85 2009 Dessin de feu cm 70X70
74
86 2009 Dessin de feu cm 60x50
75
87 2009 Dessin de feu cm 30x40
88 2009 Boîtes d'allumettes brûlées cm 35x45
76
89 2009 Dessin de feu cm 40x35
77
90 2009 Livre brûlé cm 30x30
78
91 2009 La mode brûlée cm 30x30
79
92 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40
93 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40
94 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30
80
95 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40
96 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40
97 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40
81
99 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40
98 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40
100 2009 Dessin de feu sur aluminium cm 40x40
82
101 2009 Voiture brûlée cm 30x40
83
102 2009 Voiture brûlée cm 30x40
103 2009 Voiture brûlée cm 30x40
84
104 2010 Voiture brûlée cm 30x40
105 2010 Voiture brûlée cm 30x40
106 2010 Voiture brûlée cm 30x40
85
107 2010 Voiture brûlée cm 20x29
86
108 2010 Voiture brûlée cm 20x29
87
109 2010 Boîte d'allumettes brûlée cm 30X20
110 2010 Boîte d'allumettes brûlée cm 30X20
88
111 2010 Boîtes d'allumettes brûlées cm 40x40
112 2010 Boîtes d'allumettes brûlées cm 50x50
113 2010 Boîtes d'allumettes brûlées cm 50x50
89
114 2010 Boîtes d'allumettes brûlées cm 20x30
90
115 2010 Dessin de feu cm 50x50
116 2010 Dessin de feu cm 45x35
117 2010 Dessin de feu cm 60x50
91
118 2010 Dessin de feu cm 50x50
92
119 2010 Boîtes d'allumettes brûlées cm 35x45
93
120 2010 Dessin de feu cm 40x30
94
122 2010 Boîtes d'allumettes brûlées
sur aluminium cm 40x30
121 2010 Dessin de feu sur aluminium cm 40x30
95
123 2010 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30
124 2010 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30
125 2010 Dessin de feu sur aluminium cm 30x30
96
126 2010 Le pantalon de Claudio cm 105x50
97
127 2010 Che Guevara brûlé cm 28,5x40
98
128 2010 Marilyn brûlée cm 98x67
99
129 2010 Marilyn brûlée cm 92x61
100
130 2010 Marilyn brûlée cm 98x67
101
131 2010 Group Zéro brûlé cm 100x71
102
132 2010 Rotella brûlé cm 87x67
103
133 2010 Rotella brûlé cm 93x68
104
134 2010 Performance brûlée cm 107x75
105
135 2010 Performance brûlée cm 107x75
106
136 2010 Performance brûlée cm 107x75
107
137 2010 Fer brûlé cm 29x48
108
138 2010 Fer brûlé cm 48x29
109
139 2010 Dessin de feu cm 50x50
140 2010 Dessin de feu cm 50x50
110
141 2010 Guitare brûlée cm 40x30
142 2010 Guitare brûlée cm 40x30
111
143 2010 Livre brûlé cm 60x60
112
144 2010 Livre brûlé cm 60x80
113
145 2010 Telephone brûlé cm 28x20
146 2011 Telephone brûlé cm 28x20
147 2011 Telephone brûlé cm 40x30
114
148 2011 Telephones brûlées cm 30x40
115
149 2011 Livre brûlé́ sur aluminium cm 50x50
150 2011 Livre brûlé́ sur aluminium cm 50x50
116
151 2011 Dessin de feu circular t/m sur papier cm 70X70
117
152 2011 Dessin de feu circular t/m sur papier cm 70X70
118
153 2011 Dessin de feu circular t/m sur papier cm 70X70
119
154 2011 Dessin de feu sur livre cm 30x45
120
155 2011 Dessin de feu sur livre cm 30x45
121
156 2011 Tableau bouchons cm 40X40
122
157 2011 Tableau clous cavalier cm 40X30
123
124
158
159
160
161
125
162
163
164
165
126
158. 159.160.161.162.163.164.165.166 2011 Violoncelles brûlés
127
167 2012 Dessin de feu avec cochon
128
168 2012 Gong brûlé
129
169.170.171.172.173.174.175.176.177.178.179.180.181.182.183.
184.185.186.187.188.189.190.191.192.193.194.195.196.197.198
2012 Violons brûlées
130
170
171
172
173
174
175
131
176
177
178
179
180
181
132
182
183
184
185
186
187
133
188
189
190
191
192
193
134
194
195
197
198
196
135
199 2012 Raquette brûlée
136
200 2012 Tapis brûlé
137
201 2012 Tapis brûlé
202 2012 Tapis brûlé
203 2012 Tapis brûlé
204 2012 Tapis brûlé
138
205 2012 Tapis brûlé
206 2012 Tapis brûlé
207 2012 Tapis brûlé
208 2012 Tapis brûlé
139
209 2012 Livre brûlé
210 2012 Livre brûlé
211 2012 Livre brûlé
212 2012 Livre brûlé
140
213 2012 Livre brûlé
141
214 2012 Livre brûlé
215 2012 Livre brûlé
216 2012 Livre brûlé
217 2012 Livre brûlé
142
218 2012 Livre brûlé
219 2012 Livre brûlé
220 2012 Livre brûlé
221 2012 Livre brûlé
143
222.223.224.225.226.227 2012 Boîtes de cigares brûlées
222
223
224
225
226
227
144
228 2012 La valise de Bernard le pyromane
145
Performance
20 novembre 2012
146
147
BERNARD AUBERTIN
è nato nel 1934 a Fontenay-aux-Roses, in
Francia.
Compiuti gli studi presso la Scuola Statale
di Decorazione, da autodidatta si avvicina
al cubismo ed al futurismo; folgorante è
l’incontro con Yves Klein nel 1957. Per
comprendere la sua poetica sono riportate,
di seguito, alcune sue dichiarazioni che
ben specificano la sua posizione artistica:
”L’artista che inventa non fa essenzialmente
altra cosa che fermare lo spazio-tempo al fine di
appropriarsene per riconsegnarlo successivamente al pubblico. Le teorie sull’oggettività e le
sue conseguenze materiali, vale a dire le opere,
appaiono prima o poi impregnate della soggettività dei loro autori. Queste si iscrivono nella
modernità per una ragione: il creatore, nel proprio lavoro tende fatalmente all’estensione del
proprio spazio vitale: esplorazione del mondo,
in seno al proprio tempo, e nei secoli futuri.
Ecco perché si può parlare, nell’artista, di una
tendenza all’espansione delle sue idee e delle sue
opere. Da molto tempo l’arte è scesa in strada,
secondo l’espressione linguistica della critica, ed
ha realizzato un’influenza in tutti i sensi nella
società: eppure l’arte continua a separare il
pubblico dal privato.…
Credo che un tipo d’arte psedudo-realista, poiché prosaica, si sia diffusa… Il contenuto di
questa arte è l’accusa, la denuncia, la dimostrazione, la pedagogia; la formulazione è giornalistica. Ed ancora, il prosaicismo invalida il
sentimento del reale. La società attuale esige
una tale arte realistica che apprezza … coloro
che la praticano.
Se è evidente che l’interpretazione della realtà è
insopportabile, è altrettanto certo che dobbiamo
lavorare sul concreto, dobbiamo, a mio avviso,
conservare l’ideale dell’arte: la sperimentazione,
il campo infinito dell’investigazione. Ora questa arte dicendosi realista ha il maggior difetto
di essere privata della possibilità sperimentale:
sopratttto nessuna sperimentazione sembra essere il messaggio trasmesso. Questa constatazione significa che il tempo manca totalmente
di contenuto politico. Si dà da leggere, non da
guardare, da contemplare. Non si suscita il desiderio della ricerca… Io penso che un’arte della
ricerca dove nasce la scoperta faccia progredire
l’umanità: in questo senso l’arte è un atto politico antidemagogico…”
Nel 1961 partecipa al gruppo Zéro di Düsseldorf insieme a Mack, Piene, Uecker e
nel 1957/58 al gruppo NUL di Amsterdam. Entra in contatto anche con Piero
Manzoni e Lucio Fontana.
Parallelamente ai monocromi nel 1961
realizza i suoi primi tableaux feu (quadri
148
fuoco) e, nel 1962, i primi
libri bruciati che riprenderà
con Livres brûlés et à brûler
(libri bruciati e da bruciare)
aggiungendo fiammiferi
esplosivi, micce, bastoncini
di fulminato, sacchetti di
polvere fumogena, ceri,
fiammiferi candidi ecc. all’interno di ogni pagina del
libro e invitando lo spettatore a bruciare il libro. La
sua è una curiosità legata al
lavoro del fuoco ed al riflesso della fiamma.
Dice della sua opera: «Ci
sono due colori nella mia opera,
quello del fuoco, della caramellizzazione, della cremazione del nero o quello rosso della pittura dei monocromi.» Dai tableaux clous (quadri chiodi) che
essendo ricoperti di vernice, rappresentano
perfettamente le fiamme; ai tableaux fils de fer
(quadri fil di ferro), ai dessin de feu (disegni di
fuoco) o ancora i parcours d’allumettes (percorsi
di fiammiferi), fino ad arrivare alle performances dei pianoforti dati alle fiamme che risalgono al 1988, alle automobili bruciate e alle
semema degli anni Novanta.
La sua attività artistica si è svolta principalmente a Parigi, poi a Brest ed è stata costellata
da frequenti soggiorni italiani tra gli anni ’70 e
gli anni ’90.
La sua opera monocroma recentemente si è
sviluppata verso monocromie nere, bianche
od oro.
Attualmente vive e lavora a Reutlingen, in
Germania.
149
MOSTRE PERSONALI
1962
Galerie Wulfengasse 14, Klagenfurt, Germania
1964
Galerie Weiller, Parigi, Francia
1967
Galerie Weiller, Parigi, Francia
Galerie M.E. Thelen, Essen, Germania
1968
Galerie Riquelme, Parigi, Francia
Maison des quatre vents, Parigi, Francia
Kleine Galerie, Francoforte sul Meno, Germania
1969
Galerie Senatore, Stoccarda, Germania
1971
Galerie Ursula Lichter, Francoforte sul
Meno, Germania
1972
Centre National d’Art Contemporain, Parigi, Francia
1973
Musée de l’Abbaye Sainte-Croix, Les Sables
d’Olonne, Francia
Galerie Toni Brechbuhl, Grenchen, Svizzera
1973-1974
Galerie Seebacher, Bludenz-Nuziders, Austria
1974
Galerie 2, Stoccarda, Germania
Studio Brescia, Brescia, Italia
Galleria Banco, Brescia, Italia
Studio F 22, Brescia, Italia
Studio Firenze, Firenze, Italia
Galleria Dei Mille, Bergamo, Italia
Galeria Salò, Salò, Italia
Galleria Delta, Salerno, Italia
1975
Studio Brescia, Brescia, Italia
Galleria Il Canale, Venezia, Italia
Galleria Il Punto, Torino, Italia
1977
Galleria Rebus, Firenze, Italia
1978
Palazzetto dello Sport, Abano Terme, Italia
Galerie 44, Kaarst by Düsseldorf, Germania
1979
Galerie Weiller, Parigi, Francia
1983
Galerie J & J, Donguy, Parigi, Francia
Galerie Toni Brechbuhl, Grenchen, Svizzera
1986
Galerie Charley Chevalier, Parigi, Francia
1987
Galerie Beatrix Wilhelm, Stoccarda, Germania
1988
Galerie Gilbert Brownstone & Cie, Parigi,
Francia
Trous de clous, Stiftung für konkrete Kunst,
Reutlingen, Germania
1989
Galerie Schoeller, Düsseldorf, Germania
Galerie Oscar Ascanio, Caracas, Venezuela
1990
Galerie Gilbert Brownstone & Cie, Parigi,
Francia
Galleria Vinciano, Milano, Italia
Galerie Jousse Seguin, Parigi, Francia
1991
Kunsthaus Schaller, Stoccarda, Germania
Galerie Wack, Kaiserslautern, Germania
Domus Jani, Verona, Italia
1991-1992
Galerie von Braunbehrens, Monaco, Germania
1993
Galerie Jousse Seguin, Parigi, Francia
Bernard Aubertin. Le rouge. Rétrospective, Stiftung für konkrete Kunst, Reutlingen, Germania
150
1994
Galerie Gudrun Spielvogel, Monaco, Germania
Le Feu de la couleur. Hommage à Bernard Aubertin accompagné de ses amis du mouvement
Zéro,
Espace de l’Art Concret, Mouans-Sartoux,
Francia
1995
100 x Aubertin. Konsequenzen einer Ausstellung,
Stiftung für konkrete Kunst, Reutlingen,
Germania
1996
Institut Français, Colonia, Germania
Galerie Schoeller, Düsseldorf, Germania
Galerie A, Amsterdam, Paesi Bassi
1997
Bernard Aubertin Dokumentarisch, Stiftung für
konkrete Kunst, Reutlingen, Germania
Bernard Aubertin. Le feu et le rouge, Ludwig
Museum im Deutschherrenhaus, Coblenza,
Germania
1998
Bernard Aubertin. L’ancien et le nouveau rouge,
Stiftung für konkrete Kunst, Reutlingen,
Germania
Galerie Durhammer, Francoforte sul Meno,
Germania
1999
Tout rouge. Bernard Aubertin. Zum 65. Geburstag, Stiftung für konkrete Kunst, Reutlingen, Germania
Das Feuer und das Rot, Galerie Benden &
Klimczak, Colonia, Germania
2000
Galerie Wack, Kaiserslautern, Germania
Galerie Benden & Klimezak, Koln, Germania
2001
Aubertin Actuel, Stiftung für konkrete Kunst,
Reutlingen, Germania
Galerie Konstruktiv Tendens, Stoccolma,
Svezia
Austellung Raumformat, Stiftung für konkrete
Kunst, Reutlingen, Germania
Biancorosso - Il Rosso, Associazione Culturale
Area Brescia, Italia
10 ans, Centre d’Art Contemporain Bouvet
Ladubay, Saumur, Francia
Ausstellung en Gros & Detail. Werke von A bis
Z, Reutlingen, Germania
2001-2002
Bernard Aubertin. Opere, Galleria Cidacarte,
Brescia, Italia
Galerie Scholler, Düsseldorf, Germania
2002-2003
Galerie Schoeller, Düsseldorf, Germania
2003
Bernard Aubertin – Picard de Gennes, Galerie
Arlette Gimaray, Parigi, Francia
2004
Bernard Aubertin. Blanc libre, Stiftung für
Konkrete Kunst, Reutlingen, Germania
2005
Aubertin. Le voyage à Rome / die Reise nach
Rom, Stiftung für konkrete Kunst, Reutlingen, Germania
2006
Bernard Aubertin. Peintures monochromes, Galerie Jean Brolly, Parigi, Francia
Bernard Aubertin. Le rouge total, Galleria
CIDAC Arte Contemporanea, Brescia, Italia
Museum Kunst Palast, Düsseldorf, Germania
Musee D’Art Moderne Saint-Etienne, Francia
Bernard Aubertin. Opere, Galleria Cidacarte,
Brescia, Italia
2007
Galleria Wack, Kauserslautern, Germania
Dessin de feu, Galleria Proposte D’Arte contemporanea, Pietrasanta, Lucca, Italia
XXVI Edizione Asolo Art Film Festival, Treviso, Italia
Energia Rosso Fuoco, ARTantide.com, Verona,
Italia
2008
Galleria Rosemberg, Milano,
Italia
2009
Galerie De Rijk,
Den Haag, Paesi
Bassi
75xAubertin.
Werke 1958-2008.
Retrospective, Stiftung für Konkrete Kunst,
Reutlingen, Germania
2010
Il Fuoco e il Rosso,
Galleria d’arte Rosemberg, Milano, Italia
Livres d’Art Brùlés, ARTantide.com, Verona,
Italia
Bernard Aubertin. Peintures monochromes, Galerie Jean Brolly, Parigi, Francia
Rosso Assoluto, Galleria l’Incontro di Colussi
E., Chiari, Italia
Sacrifice, Palazzo Ducale di Arezzo, Italia
Piano et Violon Brùlés,
Fondazione Berardelli,
Brescia, Italia
Poesia Azione e Parole,
Porto di Santa Teresa
di Gallura, Italia
2011
Bernard Aubertin,
Museo Civico Parisi,
Valle Maccagno, Italia
Bernard Aubertin, Galleria Kanalidarte, Brescia, Italia
2012
Bernard Aubertin, Palais
de Tokyo, Parigi, Francia
Bernard Aubertin, Tornabuoni Arte, Parigi,
Francia
Bernard Aubertin, Galerie Jean Brolly, Parigi,
Francia
Bernard Aubertin, Galleria Civica Desenzano
del Grada, Verona, Italia
151
Bernard Aubertin, Galleria Civica San Donà
di Piave, Treviso, Italia
Bernard Aubertin, Centro Culturale Francese
”Le Stelline”, Milano, Italia
Bernard Aubertin, Galleria Rosemberg, Milano, Italia
Bernard Aubertin, Galleria Bettini & Co, Villa
Godi Piovene, Sarmego di Grumolo delle
Abbadesse, Vicenza, Italia
Bernard Aubertin, Galleria PlanetOut, Lodi,
Italia
Bernard Aubertin, Galleria Orlando, Roncadelle, Brescia, Italia
Bernard Aubertin, Galleria Civica Cavour, Padova, Italia
Bernard Aubertin, C.D. Studio d’Arte, Padova, Italia
Piano droit brûlé, performance 2012, Villa Godi Piovene, Sarmego di Grumolo delle Abbadesse (Vi)